Il Nuovo CIttadino n.0 - 2007

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Il nuovo c ttadino Un gruppo di amici uniti dalla stessa convinzione: l’i - dea che il cristianesimo non può essere alieno da responsa - bilità verso la vita civile. Sem - bra incredibile che ogni gene - razione dei seguaci di Cristo si debba porre questa domanda: quale deve essere il livello di coinvolgimento nella città de - gli uomini. La tentazione del - la fuga o, per lo meno, di un certo distacco è sempre pre - sente. Eppure la questione è stata dibattuta e risolta e i cri - stiani sono stati sempre e ovunque attori principi dell’a - zione sociale. La spinta viene dalla fede , dal desiderio di ve - rità, dalla carità verso il pros - simo. C’è anche la questione del come. Interessarsi della cosa pubblica malati da un profondo e costante sospetto verso la politica non è il modo migliore per contribuire a co - struire il bene comune. Ecco, introduciamo il concetto chiave: il bene co - mune. Questo va fatto matu - rare e crescere prima di tutto nel cuore degli uomini per - ché possa diventare un luogo di norme condivise, una prassi di attività amministra - tiva pulita, efficiente, sicura, oggettiva ed economica. Quindi l’opera del costruire il bene comune è la più alta, è una missione, se ben fatta ci guadagna il Paradiso come la clausura, il sacerdozio, una vita di assoluta povertà. Anzi potremmo dire che la costruzione del bene comune è la vera vocazione del cri - stiano laico. Ebbene, chiarito questo, dicevamo che il vero problema è il come. Cinismo, distacco, ironia verso la poli - tica giudicata quale inevita - bile luogo dei corrotti e della corruzione, non è la strada giusta. Bisogna starci dentro e starci bene. Bisogna amare l’istituzione che si sta serven - do. Al Convegno Ecclesiale di Verona si è molto parlato di cittadinanza. Questa, unita - mente al bene comune, che sarà invece il tema della Set - timana Sociale dei Cattolici, anno centenario 2007, è la chiave di lettura fondamen - tale. Starci dentro significa v i v e re sinceramente la no - stra cittadinanza. “Un cittadino nuovo” è quello che il cristiano deve offrire di essere sempre, in ogni epoca, in ogni circ o - stanza. Nuovo perché capace di ricominciare ogni volta, di coniugare in modo nuovo la sua presenza nella città. La nostra storia democratica in Italia è breve e lo Stato è s e m p re risultato troppo de - bole per la mancanza di quell’elemento chiave che a v rebbe consentito di condi - videre quei valori non scritti che diventano regola civile per tutti. Nei paesi del nord Europa e del nord America il cittadino borghese è stato la base di quel blocco sociale capace di assumere piena re - sponsabilità verso lo Stato. Questo blocco sociale ha sempre sentito lo Stato come suo, pagando le tasse, difen - dendolo da aggressioni ester - ne ed interne, anche parten - do come volontario al fronte. La nostra è stata una sto - ria diversa, ma oggi possia - mo guardare ai sessanta anni di vita repubblicana trascor - sa con l’ambizione di cercare un percorso per una nuova cittadinanza, che ami di più la Comunità Statale rispetto al proprio partito, alle pro - prie idee, al proprio sindaca - to, alla propria valle o comu - ne o quartiere. Forse è il tem - po. Noi vogliamo contribuire da cattolici, da laici, nel no - stro piccolo, da cittadini au - tentici alla costruzione della Repubblica quale comunità sacra e inviolabile, casa co - mune di ogni italiano, che protegge, promuove ed esige, assicura i diritti, ma prima pretende da ciascuno l’assol - vimento diligente e responsa - bile di tutti i doveri che la cit - tadinanza impone. Editoriale Editoriale I l nuovo cittadino è un’Associazione che vuole dialogare con tutti. Per questo ha fat- to un giornale che ha un obiettivo ambizioso: autofinanziarsi per non avere padroni. Cer- cheremo di fare quattro numeri l’anno, ma potremmo anche aumentare. Certo c’è anche il rischio di arretrare. Cerchiamo sostenitori, amici che voglio- no contribuire liberamente alla causa. Lo scopo è nobile e vale la pena di impegnarsi un poco per perseguirlo. Vogliamo darci al- cuni obbiettivi: unire un gruppo di amici per la testimonianza dei valori cristiani; cre d e re di più e meglio nei principi della Costituzio- ne Repubblicana; unire queste due comples- se idealità perché ci siano le coordinate per far nascere e crescere un Nuovo Cittadino ca- pace di stare in piedi di fronte al Potere senza chinare la testa. Obiettivi troppo ambiziosi? Strumento piccolo e inadeguato? Forse si, ma resta il fatto che non siamo i soli ad avere questo desiderio nel cuore. Poli- tici, giornalisti, professionisti, altri presidenti di associazioni con i quali mi sono già incon- trato, militanti di partiti e associazioni o mo- vimenti cristiani uniti da un’unica volontà: non vogliamo essere vinti dallo scoraggia- mento, vogliamo provarci a rimettere in moto il nostro Paese; lo facciamo per i nostri figli e per noi stessi, per un fatto di dignità e di fede. Dignità per l’uomo e fede in Dio che ci per- mettono di dire che l’onestà è un valore con- diviso dalla grande maggioranza degli italiani, che la democrazia è amata dall’84% che va an- cora a votare e vuole, nonostante tutto, anda- re avanti, insomma che esiste un popolo che vive al di sopra dei governi e dei parlamenti, delle confindustrie e dei sindacati. Questo primato vogliamo affermare: quello del popolo fatto da tanti singoli e bravi cittadini. Scrivi a: [email protected] Direttore responsabile: Giovanni Fermani Redazione: Umberto Spalletti Grafica e impaginazione: Studio CM Roma Tipografia: Colgraf - Roma L’Associazione vuole dialogare con tutti di Francesco Garofolo TRIMESTRALE di informazione politico-sociale N. 0 - anno 2007 sen. Luca Marconi Nelle pagine Nelle pagine Anno 2007 N. 0 2 La responsabilità di educare di Paolo Ciccarelli 2 Se non fai il buono ti riformo di Uno D.C. 3 In fumo lo spinello libero di Antonella Fornaro 3 Regione Marche: cercasi piano sanitario di Giovanni Fermani 4 Riscalda- mento globale, calma e sangue freddo di Umberto Spalletti 4 Il P o s t c o n c i l i o di Umberto Spalletti 5 Aborto chimico la Pillola RU-486 di Antonella Fornaro 5 Sui C o m u n i s t i di Enzo Nardi 6 Della legalità, ovvero dell’elasticità di Marco Cardarelli

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Il Nuovo CIttadino n.0 - 2007

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Il nuovo c t t a d i n oUn gruppo di amici unitidalla stessa convinzione: l’i -dea che il cristianesimo nonpuò essere alieno da re s p o n s a -bilità verso la vita civile. Sem -bra incredibile che ogni gene -razione dei seguaci di Cristo sidebba porre questa domanda:quale deve essere il livello dicoinvolgimento nella città de -gli uomini. La tentazione del -la fuga o, per lo meno, di unc e rto distacco è sempre pre -sente. Eppure la questione èstata dibattuta e risolta e i cri -stiani sono stati sempre eovunque attori principi dell’a -zione sociale. La spinta vienedalla fede , dal desiderio di ve -rità, dalla carità verso il pro s -simo. C’è anche la questionedel come. Interessarsi dellacosa pubblica malati da unp rofondo e costante sospettoverso la politica non è il modom i g l i o re per contribuire a co -s t ru i re il bene comune.

Ecco, introduciamo ilconcetto chiave: il bene co -mune. Questo va fatto matu -rare e crescere prima di tuttonel cuore degli uomini per -ché possa diventare un luogodi norme condivise, unaprassi di attività amministra -tiva pulita, efficiente, sicura,oggettiva ed economica.Quindi l’opera del costruire ilbene comune è la più alta, èuna missione, se ben fatta ciguadagna il Paradiso comela clausura, il sacerd o z i o ,una vita di assoluta povertà.Anzi potremmo dire che lacostruzione del bene comuneè la vera vocazione del cri -stiano laico. Ebbene, chiaritoquesto, dicevamo che il veroproblema è il come. Cinismo,distacco, ironia verso la poli -tica giudicata quale inevita -bile luogo dei corrotti e dellac o rruzione, non è la stradagiusta. Bisogna starci dentroe starci bene. Bisogna amarel’istituzione che si sta serven -do. Al Convegno Ecclesiale diVerona si è molto parlato dicittadinanza. Questa, unita -mente al bene comune, che

sarà invece il tema della Set -timana Sociale dei Cattolici,anno centenario 2007, è lachiave di lettura fondamen -tale. Starci dentro significav i v e re sinceramente la no -stra cittadinanza.

“Un cittadino nuovo” èquello che il cristiano deveo ff r i re di essere sempre, inogni epoca, in ogni circ o -stanza. Nuovo perché capacedi ricominciare ogni volta, diconiugare in modo nuovo lasua presenza nella città. Lanostra storia democratica inItalia è breve e lo Stato ès e m p re risultato troppo de -bole per la mancanza diquell’elemento chiave chea v rebbe consentito di condi -videre quei valori non scrittiche diventano regola civileper tutti. Nei paesi del nordEuropa e del nord America ilcittadino borghese è stato labase di quel blocco socialecapace di assumere piena re -sponsabilità verso lo Stato.Questo blocco sociale hasempre sentito lo Stato comesuo, pagando le tasse, difen -dendolo da aggressioni ester -ne ed interne, anche parten -do come volontario al fronte.

La nostra è stata una sto -ria diversa, ma oggi possia -mo guardare ai sessanta annidi vita repubblicana trascor -sa con l’ambizione di cercareun percorso per una nuovacittadinanza, che ami di piùla Comunità Statale rispettoal proprio partito, alle pro -prie idee, al proprio sindaca -to, alla propria valle o comu -ne o quartiere. Forse è il tem -po. Noi vogliamo contribuireda cattolici, da laici, nel no -stro piccolo, da cittadini au -tentici alla costruzione dellaRepubblica quale comunitàsacra e inviolabile, casa co -mune di ogni italiano, cheprotegge, promuove ed esige,assicura i diritti, ma primapretende da ciascuno l’assol -vimento diligente e responsa -bile di tutti i doveri che la cit -tadinanza impone.

EditorialeEditoriale

Il nuovo cittadino è un’Associazione chevuole dialogare con tutti. Per questo ha fat-

to un giornale che ha un obiettivo ambizioso:autofinanziarsi per non avere padroni. Cer-c h e remo di fare quattro numeri l’anno, mapotremmo anche aumentare. Certo c’è ancheil rischio di arretrare.

C e rchiamo sostenitori, amici che voglio-no contribuire liberamente alla causa. Loscopo è nobile e vale la pena di impegnarsiun poco per perseguirlo. Vogliamo darci al-cuni obbiettivi: unire un gruppo di amici perla testimonianza dei valori cristiani; cre d e redi più e meglio nei principi della Costituzio-ne Repubblicana; unire queste due comples-se idealità perché ci siano le coordinate perfar nascere e cre s c e re un Nuovo Cittadino ca-pace di stare in piedi di fronte al Potere senzac h i n a re la testa.

Obiettivi troppo ambiziosi?Strumento piccolo e inadeguato?

Forse si, ma resta il fatto che non siamo isoli ad avere questo desiderio nel cuore. Poli-tici, giornalisti, professionisti, altri presidentidi associazioni con i quali mi sono già incon-trato, militanti di partiti e associazioni o mo-

vimenti cristiani uniti da un’unica volontà:non vogliamo essere vinti dallo scoraggia-mento, vogliamo provarci a rimettere in motoil nostro Paese; lo facciamo per i nostri figli eper noi stessi, per un fatto di dignità e di fede.

Dignità per l’uomo e fede in Dio che ci per-mettono di dire che l’onestà è un valore con-diviso dalla grande maggioranza degli italiani,che la democrazia è amata dall’84% che va an-cora a votare e vuole, nonostante tutto, anda-re avanti, insomma che esiste un popolo chevive al di sopra dei governi e dei parlamenti,delle confindustrie e dei sindacati.

Questo primato vogliamo aff e rm a re: quellodel popolo fatto da tanti singoli e bravi cittadini.

Scrivi a:I l n u o v o c i t t a d i n o @ t i s c a l i . i t

D i re t t o re re s p o n s a b i l e :Giovanni Ferm a n i

R e d a z i o n e :U m b e rto Spalletti

Grafica e impaginazione:Studio CM Roma

Ti p o g r a f i a :Colgraf - Roma

L’Associazione vuoled i a l o g a re con tuttidi Francesco Garofolo

TRIMESTRALE di informazione politico-sociale N. 0 - anno 2007

sen. Luca Marconi

Nelle pagineNelle pagine Anno 2007 N. 0

2 Laresponsabilità

di educaredi

Paolo Ciccarelli

2 Senon fai il buono

ti riformodiUno D.C.

3 In fumolo spinello

liberodi

Antonella Fornaro

3 RegioneM a rche: cerc a s ipiano sanitario

diGiovanni Fermani

4 Riscalda-mento globale,calma e sangue

f re d d odi

Umberto Spalletti

4 IlP o s t c o n c i l i o

diUmberto Spalletti

5 Abortochimico la

Pillola RU-486di

Antonella Fornaro

5 SuiC o m u n i s t i

diEnzo Nardi

6 Dellalegalità, ovverodell’elasticità

diMarco Cardarelli

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L’educazione è un tema as-sai complesso oggi al

c e n t ro del dibattito politico,sociale e culturale. Affrontarel ’ a rgomento in poche righea p p a re quanto meno ard u o ,ma vorrei soff e rm a rmi sudue aspetti sicuramente fon-damentali: chi deve educare ecome si deve educare.

Chi deve educare?La parola del Magistero su

questo punto è chiara: “Il com-pito dell’educazione aff o n d a leradici nella primordiale voca-zione dei coniugi a partecipa-re all’opera creatrice di Dio:generando nell'amore e pera m o re una nuova persona,che in sé ha la vocazione allac rescita ed allo sviluppo, i ge-nitori si assumono perciò stes-so il compito di aiutarla eff i c a-cemente a vivere una vita pie-namente umana… Questal o ro funzione educativa ètanto importante che, semanca, può appena essere

supplita”. (Familiaris Con-sortio).

Le varie istituzioni socialisono quindi solo un support oalla famiglia che rimane il pri-mo e fondamentale agenteeducativo: tale compito è aff i-dato prima di tutto ai genito-ri, insito proprio nella loro vo-cazione di essere padre e ma-d re. Sottrarsi alla consegna die d u c a re i figli equivale ad untradimento della paternità em a t e rnità affidata da Dio.

Come si deve educare?Nessuno ha la bacchetta

magica per dare una rispostap recisa sul come educare i fi-gli. Capita, e capita ogni gior-no, che un genitore anchecon le migliori intenzioni pos-sa sbagliare. Qualche re g o l apuò aiutare a sostenere l'im-pegno quotidiano di accompa-g n a re i figli verso una piena ecompleta maturazione ed unaconseguente crescita sana in“età, sapienza e grazia”:

1 . P a s s a re il tempo con if i g l i : essi vengono prima del-la carriera e dell'aff e rm a z i o n epersonale. Quando questonon avviene è il segno eviden-te di una società che ponel ’ a ff e rmazione del proprio ioprima di tutto e che pro d u c epersone ansiose e depre s s e ,incapaci di donare ed amare. Ifigli sono un dono pre z i o s o ,danno senso e gioia alla vita,una sorgente a cui attingere ,ogni giorno, per essere sere-ni, lieti e santi: “Se non ritor-n e rete come bambini non en-t re rete nel Regno dei cieli”.

2. Dare una testimonian-za concreta e positiva ai figli:i genitori, per i propri figli,sono il primo modello di vita,la testimonianza più impor-

tante ed autorevole. I figliche vedono un papà ed unamamma che si amano impa-rano ad amare, i figli che ve-dono i genitori che preganoimparano a pregare.

3 . Comunicazione e di-s c e rnimento sui metodi daa d o t t a re : sembra scontato,ma spesso si educa per iner-zia, per abitudine, invece avolte è importante ferm a r s i ,p a r l a re, compre n d e re se iln e rvosismo di un figlio, piut-tosto che la pigrizia o il carat-t e re chiuso dell’altro, dipen-dano anche da un appro c c i oeducativo sbagliato. Ogni fi-glio è un mistero di Dio e co-me tale ognuno è diverso dal-l ’ a l t ro: l’educazione non puòe s s e re standardizzata, ma de-ve necessariamente rispettarele peculiarità e le specificitàdi ognuno. La comunicazionetra genitori in questo ambito,o l t re che rappre s e n t a re uncollante incredibile tra papà emamma, è fondamentale. Avolte essa passa in secondoo rdine subordinata alle milleesigenze familiari, alla televi-sione, agli hobby domestici,a l l ’ o rganizzazione delle atti-vità di domani.

Due genitori che non co-municano sono due genitoriche non sanno educare inquanto necessariamente in-terpretano le funzioni educa-tive in maniera diversa, enulla è più nocivo e devastan-te, sulla formazione del fi-glio, che avere un padre eduna madre contrapposti sullemisure da applicare, sulle re-gole da adottare.

4 . F o rm a re i figli ai valorie s s e n z i a l i : a tal riguardo laFamiliaris Consortio aff e rm a :“…i genitori devono con fidu-cia e coraggio form a re i figli aivalori essenziali della vitaumana. I figli devono cre s c e rein una giusta libertà di fro n t eai beni materiali, adottandouno stile di vita semplice eda u s t e ro, ben convinti chel'uomo vale più per quello cheè che per quello che ha”. Af-

finché ci sia questa form a z i o-ne occorre che i genitori re-sponsabilizzino i figli perm e t-tendogli di vivere esperienzeche li aprano al dono di sé. Altempo stesso occorre re n d e recoscienti i figli che la vita èfatta di gioie, ma anche di sof-f e renze, di limiti. Ad esempionon nascondere ad essi il li-mite per eccellenza, cioè lam o rte, è certamente un'espe-rienza del cui valore fare teso-ro, un'esperienza che li aiu-terà a non trovarsi impre p a r a-ti da adulti.

5. Pregare con i figli: Ma-dre Teresa diceva “È necessa-rio riport a re la pre g h i e r ad e n t ro la famiglia. Quandouna famiglia prega, non crol-la: la famiglia che prega, stain piedi!”. Oggi molti bambi-ni non sanno neppure fare ilsegno della Croce, non sannoil significato del Natale e del-la Pasqua.

La preghiera è l’antidoto atutte le paure, ansie, pre o c-cupazioni, è la chiave cheapre gli occhi alla famiglia ela rende partecipe di esserep a rte integrante, stupenda emeravigliosa di quel progettos t r a o rdinario disegnato daun Dio amorevole e miseri-c o rdioso per ciascuno dinoi… E i bambini, se prega-no, gli occhi li aprono molto,molto prima dei grandi!

La responsabilità di educaredi Paolo Ciccarelli L’educazione è uno strumento unico

per trasmettere ai figli la speranza cristiana e prepararlialla vita. Nessun genitore può venir meno a questo compito.

Se non fai il buonoti riform odi Uno D.C.

Inonni hanno un'intesa speciale con i nipoti.Era cosi anche ai tempi di nonna Nena e dei

suoi numerosi nipoti. Ricordo che quando ciradunava, la sera prima di cena, attorno alfuoco domestico per comandare una terz aparte del Santo Rosario ci ammoniva: «e ades-so se non fate i buoni “ve riformo”».

Così dicendo “ve riformo” indicava con los g u a rdo severo, più dolce che mai, l'attizzatoio,a significare che l’avrebbe usato su di noi.

Noi, i nipoti, capivamo che il termine vir i f o rmo aveva per lei un significato negativo,era come dicesse che ci avrebbe picchiato conl’attizzatoio fino a cambiare i nostri connotatial punto che saremmo stati riformati anche als e rvizio militare, evento ancora consideratograve all’epoca.

Associo il ricordo di allora, e spero chenonna non me ne vorrà, al confusionale dibat-tito che si fa oggi sulle riforme spesso intesein modo regressivo e negativo.

Basta ricord a re ad esempio alcune questionisulle cosiddette riforme: i pacs - dico - cus,e s p ressione di desideri individuali, e la pretesa difarli diventare diritti, la legge Biagi sulla flessibi-lità del lavoro bollata come strumento di pre c a-rietà, le tratte per i treni ad alta velocità che non

si devono costru i re, l’età pensionabile al fine dinon ru b a re il futuro ai giovani, non può essereelevata, le mille e più aziende municipalizzatec reate dai comuni, non si possono privatizzarecosì da abbassare le tariffe dei servizi domesticiessenziali. E ancora alle Regioni, Provincie, Co-munità Montane, Comuni e consigli di quart i e revengono aggiunti Consorzi, Ambiti, Compre n-sori e via fantasiosamente sperperando denaropubblico con il risultato di sgovern a re aff o g a n d oi cittadini in un mare di norme.

Mia cara Nonna, ora che sono nonno an-ch’io e capisco quanto mi volevi bene, voglioche tu sappia che ti voglio maggiormente be-ne e lo testimonio votando come votavi tu.

Come faccio a saperlo? Lo diceva il babboche a causa della tua quasi cecità doveva ac-compagnarti a votare e, secondo le tue indica-zione, doveva mettere il segno sulla Democra-zia di De Gasperi che ti aveva riconosciuto, ol-tre al voto alle donne, anche la pensione. Orasi chiama UDC e bisogna aumentarne i voti.

Io prometto che farò del mio meglio, ma tucara Nonna una volta tanto torna con il tuo “ver i f o rmo” e l’attizzatoio usalo per le teste di que-sti infelici riformisti: chissà che non cambino eseguano il buon senso una volta per tutte!

La PoesiaLa PoesiaCOPPIA DI FATTO

Io prendo te, Bolscevica,come mia dica,fino a quando

non trovo un’altra amica.

Io prendo te, Enrico,come mio dico,

fino a quando non trovoun nuovo fico.

E dopo questo rito(che chiamiamo dico

ma più che dicoè un brico),

balleremo il Tico Tico.

Quindi fondo darem al nostro amor lubricosu un divano amico.

E se poi ci scapperàanche il plico,ricorreremo

ad un rimedio antico.

Per bontà di Prodiil catto-lìco.

Enzo Nardi

Anno 2007 - N. 0

R i f o rmisti da passerella dominano lascena politica. Veri politici al serv i z i odi tutti desideriamo rivedere pre s t o .

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Si è fatto un gran parlare,nei mesi scorsi del de-

c reto Tu rco del 04 agosto2006, soprattutto in re l a z i o-ne alla sentenza del TAR delLazio che lo ha bocciato sututta la linea.

Un rapido excursus stori-co delle vicende norm a t i v eche ruotano attorno a que-sta piaga sociale può aiutarea capire meglio il dibattitoin corso.

Il panorama norm a t i v oitaliano era, agli albori deglianni novanta, permeato dalD e c reto del Presidente dellaRepubblica N. 309 del 1980,il cui sistema sanzionatoriot rovava il suo fondamentonel concetto di “dose mediag i o rnaliera” individuata perciascuna sostanza; le sanzio-ni erano di tipo penale qua-lora si fosse trattato di desti-n a re a terzi la sostanza stu-pefacente (a pre s c i n d e re dalquantitativo) e in ogni casoqualora il quantitativo fossestato superiore alla “dosemedia giornaliera”. Rilevan-za amministrativa avevano,come residuo, solo le con-dotte di importazione, acqui-sto e detenzione caratterizza-te dall’uso personale e da unquantitativo non superiorealla “dose media giornaliera”.

Il re f e rendum del 18 e19 aprile 1993 ha radical-mente cambiato la pro s p e t-t i v a a p p l i c a t i v a , a v e n d oa b rogato il concetto giuri-dico di “dose media giorn a-liera” e le sanzioni a m m i n i-strative di competenza del-l’Autorità Giudiziaria. Ne èderivata incertezza nell’ap-plicazione della disciplinasanzionatoria ed anche un si-stema sanzionatorio ammi-nistrativo carente, poiché lesole sanzioni prefettizie ri-sultavano inadeguate a con-trastare le condotte più gravi.Inoltre, in assenza di flagran-za, la prova della destinazio-ne a terzi (spaccio) andava ri-cavata sulla base di elementiindiziari frutto di mera inter-p retazione giurispru d e n z i a-le, col rischio di un ingiusti-ficato margine di discre z i o-nalità in capo all’AutoritàGiudiziaria chiamata a pro-nunciarsi sulla vicenda.

E’ per colmare queste trale più evidenti lacune, che sispiega l’intervento legislativodella Legge n. 49 del 21 feb-braio 2006. Aspetto precipuodi questa legge è il supera-mento del concetto di “dosemedia giornaliera”, ricondot-to nell’alveo dell’uso esclusi-vamente personale indivi-duato, su base di conoscenzee studi scientifici, in relazio-ne a ciascun tipo di sostanza.

Scompare il concettodi droga leggera

Innanzitutto questa leggeha operato un salto di qualitànel superare la distinzione trad roghe (ex-) leggere e dro g h epesanti equiparandole, quan-to al disvalore insito nel lorouso e alla loro nocività; si leg-ge infatti nella relazione diaccompagnamento al pro g e t-to di legge, dell’esigenza dia d e r i re alle “più recenti eda c c reditate conclusioni dellascienza tossicologica” secon-do cui il principio attivo pre-sente in alcune sostanze stu-pefacenti è “incomparabil-mente” maggiore che in pas-sato: ciò è stato appre z z a t osoprattutto con riguardo allacannabis, rispetto alla quale ilprincipio attivo (tetraidro-cannabinolo o Thc) è passatodallo 0,5 / 1,5% che caratte-rizzava i derivati della canna-bis negli anni ’70 – ’80 a valo-

ri attuali pari a 20 / 25%, conpunte anche superiori.

Queste considerazionihanno portato il legislatoredel 2006 ad eliminare il con-cetto di droga leggera, ele-vandola a droga a tutti gli ef-fetti, anche in considerazio-ne dell’aspetto sanzionato-rio: vale a dire che tutta lad roga è illegale e farne uso ès e m p re illecito.

Cosa era nell’intenzionedell’On. Turco? A meno di un

anno dall’entrata in vigoredella legge 49, grazie al de-c reto del ministro Tu rco lad roga “leggera” cambiava dinuovo: la quantità di Thc, ilprincipio attivo contenutonella marijuana e nell’hashi-sh che si può detenere senzarischiare l’arresto, passava da500 a 1000 mg.

È difficile compre n d e rep e rché a Sinistra si pre f e r i-sca un decreto, concord a t onelle aule dei ministeri e di

fatto sottratto alla verificadel Legislatore, alla discus-sione nelle aule parlamenta-ri; e perché si sia pratica-mente disatteso il pare redella Commissione Scienti-fica che fu istituita nel feb-braio 2006 in contempora-neità all’emanazione dellaLegge 49/2006.

P roprio questi sono, fragli altri, i rilievi che il Tar delLazio ha mosso al decreto delm i n i s t ro Tu rco e che hannoportato alla sua bocciatura.

La sensazione è che sisia voluto modificare la leg-ge solo perché pro m u l g a t adal governo precedente; nons a rebbe la prima volta, pur-t roppo!

In fumo lo spinello liberodi A. F.

Anno 2007 - N. 0

La bocciaturadel decreto “piùcanne per tutti”,arbitrario e incongruente– dunqueillegale – vanificail tentativo di smantellarela Legge Fini-Giovanardianti-droga e anti-spaccio(ma non anti-drogato).

Regione Marche: c e rcasi piano sanitariodi Giovanni Fermani

Troppo debole l’azione amministrativa della Regione Marche che si mo -stra incapace di decidere. Nel frattempo l’ingente debito sanitario noncala e i marchigiani pagano tasse regionali altissime.

La proposta di legge sul nuovo piano Sanita-rio Regionale è forse la più annunciata e la

più disattesa delle leggi di questa Giunta Re-gionale. Una reticenza preoccupante puntual-mente evidenziata dall’opposizione di centrodestra che ha puntato diritta al cuore del pro-blema, quello che tutti conoscono. La man-canza di concordia circa le strategie da segui-re tra i vertici della ASUR, l’Agenzia SanitariaRegionale e dell’Assessore Regionale alla Sa-nità Mezzolani che, preoccupato delle insisten-ti voci circa il “fallimento” del progetto Asur,ha vietato a dipendenti, amministratori, diri-genti dell’ente di rilasciare qualsiasi tipo di di-chiarazione. Che la Sanità Regionale con quelp rogetto abbia pensato un po’ troppo in grandeera comunque chiaro e lo si era compreso conla vendita dell’ex Ospedale Umberto Primo, unoperazione fatta in gran fretta per evitare unc a rtellino rosso in arrivo da Roma visto il pe-sante deficit accumulato. Una vendita, 70 mi-lioni di Euro, quindi voluta per ossigenare lecasse della Sanità Regionale. Un operazioneche ha allarmato, e non poco, anche ammini-stratori di scuderia come il sindaco di AnconaSturani, il quale ha ammonito i vertici dellasanità regionale a non spendere il ricavato pers a n a re il deficit accumulato, ma di usarlo perc o m p l e t a re le opere ospedaliere anconetane ri-maste al palo, prima fra tutte il nuovo Salesi.

Non è difficile comunque riconoscere chealla radice del dissesto c’è la nascita e la cre-scita del dispendioso Polo Ospedaliero di Tor-rette voluto fortemente dalla “baronia uni-versitaria” a scapito di una politica sanitaria

rivolta al territorio. Accorpamenti rimasti talisenza una programmazione seria che potreb-be part o r i re ancora presidi ospedalieri chenon rispondono ad una logica rispettosa delterritorio e delle loro stesse funzioni. Lo spo-stamento dell’Inrca da Ancona ad Osimo nem o d i f i c h e rebbe l’originaria missione di entedi ricerca. Resta un mistero infatti come que-sta “manovra” rientri nella logica di un nuovoOspedale ad Osimo. Forse è difficile ammette-re che questo progetto è oramai impraticabilee comunque dannoso, visto che metterebbe indiscussione l’intesa raggiunta dalla RegioneMarche e dal Comune di Ancona, che prevede-va la realizzazione all’Inrca di un pronto soc-corso per la città di Ancona.

Nella totale mancanza di programmazionee progettualità trovano terreno fertile ora igrandi gruppi privati, che nella ricerca e nellaalta specializzazione trovano possibilità di ot-timi affari. Così il CIR di De Benedetti acqui-sta il Santo Stefano, il gruppo Tombolini chie-de spazi e finanziamenti per la produzione diCiclotrone, il gruppo abruzzese De Nicola ac-quisisce cliniche private a San Benedetto delTronto “Villa Anna, Stella Maris”.

In attesa di conoscere finalmente le strate-gie di questa Giunta Regionale in tema sanita-rio, suggeriamo di tenere in considerazione ilp rogetto di “aree vaste” che sono necessarieper re a l i z z a re quelle economie di scala checonsentono di abbassare i costi senza penaliz-zare i servizi sanitari. Fiduciosi restiamo in at-tesa, con la speranza di avere sempre e co-munque una salute di ferro.

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Una foto su “Il Giorn a l e ”del 15 febbraio mostrava

una Washington nella morsadel gelo, tanto che l’audizio-ne del Congresso america-n o dedicata al riscaldamentoglobale è saltata per il freddo.

P rendiamo spunto daquesto divertente episodioper stemperare, con un po’di sana ironia, un dibattitotroppo spesso urlato.

Nell’isteria collettiva chec i rconda i vertici sul clima itoni apocalittici da profeta disventura sono ormai diventatila norm a l i t à . È suff i c i e n t eun'estate piovosa o un invern omeno freddo del solito per in-d u rre la sensazione di stravol-gimenti climatici in atto, peri-colosi per il futuro del pianeta;ma la realtà appare alquantodiversa da quella che i cata-s t rofisti cercano di dipingere .

Anzitutto bisogna averc h i a ro che il riscaldamento

globale di cui tanto si parla èpiù un timore per il futuro cheun fatto del presente. Standoai dati dello stesso Interg o-v e rnmental Panel on ClimateChange (I P C C)- commissioneONU nata nel 1988- negli ulti-mi 150 anni l'aumento com-plessivo della temperatura glo-bale è stato tra 0.4 e 0.8 gra-di centigradi, un incre m e n t ocioè molto modesto. Anche seè vero che la maggiore impen-nata c'è stata dal 1975 a oggi(da qui l'allarme sugli eff e t t idei gas serra), un analogo pe-riodo di incremento si è re g i-strato tra il 1910 e il 1945; ilt rentennio centrale del secoloscorso ha invece visto un de-c remento della temperaturaglobale, il che esclude una cor-relazione diretta (almeno perquesto intervallo di tempo) tral’emissione di sostanze da par-te dell'uomo e l’aumento ditemperatura. Non a caso il re a-

le impatto delle attività umanenei cambiamenti del clima èmateria discussa.

Uno scienziato come Ri-c h a rd Lindzen, docente dim e t e o rologia al pre s t i g i o s oM . I . T. è molto chiaro su que-sto punto, quando aff e rm ache le emissioni di anidridecarbonica non c'entrano nullacon i cambiamenti climatici acui assisteranno i nostri ni-poti tra un secolo, per il sem-plice fatto che le mutazioniatmosferiche sono la norm aper un sistema in equilibriodinamico come è appunto ilclima del nostro pianeta.

Si pensi alla “piccola eraglaciale” che portò nell’Euro-pa del XVII e XVIII secolo ne-ve e ghiacciai. O al periodomedievale, mille anni fa,quando la parola inquina-mento non esisteva ancora,ma l’Islanda e la Groenlandiaerano zone temperate. Le

temperature allora erano trai due e i cinque gradi centi-gradi più elevate di oggi. Ma-gari tra mille anni sarà la vol-ta di una nuova era glaciale,ma l'effetto serra non è cor-relato a questi cicli.

La verità è che non abbia-mo una spiegazione vera eplausibile per capire glisconvolgimenti meteorologi-ci del presente e del passatoe chi azzarda pre v i s i o n iscientifiche sull'innalzamen-to del livello del mare o dellatemperatura globale da qui acento anni non fa scienza.

P roprio questa è la criticaavanzata al recente seminarioi n t e rnazionale “Cambiamenticlimatici e sviluppo” org a n i z-zato dal Pontificio ConsiglioGiustizia e Pace; gli scienziatilì intervenuti hanno messo in

dubbio che i modelli matema-tici usati dall'IPCC per inter-p re t a re i cambiamenti del cli-ma siano modelli scientifica-mente corretti.

È evidente allora che indi-viduare nell'attività umana ilprincipale motore dei cam-biamenti del clima trascu-rando fenomeni naturali co-me l'attività di migliaia divulcani e l'attività solare è so-lo frutto di una precisa sceltaideologica e non una conclu-sione scientifica.

Il Protocollo di KyotoSulla base di quanto detto

fino a qui sembre rebbe più unrito propiziatorio che la rispo-sta scientifica ad un pro b l e m acon troppe variabili ancoraignote. Gli stessi sostenitoridel protocollo riconosconoche è un palliativo inutile perd o m a re un fenomeno chenessuno conosce davvero .

Sanno altrettanto beneche per abbattere sul serio inmodo drastico l’emissionedel tanto temuto “gas serra”(cioè la naturalissima anidri-de carbonica) si dovrebbe farricorso all’esecrato nucleare;p e rciò si accontentano deipalliativi. La realtà è piùcomplessa della propaganda.

La sensazione è che si gio-chi con la paura della gente en-fatizzando mediaticamenteuragani, alluvioni ed ognievento naturale (perfino lo Ts u-nami del dicembre 2004) perfar sì che governi e opinionepubblica finanzino genero s a-mente organizzazioni “scienti-fiche” che tali non sono. È im-p o rtante rendersi conto che leassociazioni ambientaliste sonoo rmai delle vere e proprie mul-tinazionali con bilanci miliar-dari e grandi capacità di pre s-sione ad ogni livello,una lobbycome tante altre .

Se l’estate dovesse pro-prio essere torrida? Nientepanico, il ghiaccio per legranite non mancherà; a di-spetto di tutte le pre v i s i o n ic a t a s t rofiche le rilevazioniin Antartide danno in cre s c i-ta lo spessore del ghiaccio alPolo Sud.

Riscaldamento globale,calma e sangue fre d d odi Spallè

Anno 2007 - N. 0

Va l u t a re la questione climaticae ambientale con corre t t e z z ascientifica. È un obbligo per tutti,i tecnici e politici. Altrimentinasce il sospetto che altri sianoi fini di tanto allarmismo e puroc a t a s t ro f i s m o !

Negli anni successivi al Concilio Vati-cano II non sono mancate dichiara-

zioni dei Pontefici che prendevano attocon dolore di risultati contrari alle atte-se di un evento che aveva suscitato entu-siasmo e grandi speranze.

Due di loro si sono espressi in term i n iben noti e con parole che se certo nonsono un bilancio, costituiscono però ladiagnosi di una crisi profonda interna allaChiesa. Paolo VI disse che si sperava in“una nuova primavera” per la Chiesa ma,al contrario, sembrava proprio che “il fu-mo di satana” vi fosse penetrato “da qual-che fessura”, tanto da generare “una sort adi autodemolizione”. A tre decenni di di-stanza, così si espresse Giovanni PaoloII: “Bisogna ammettere re a l i s t i c a m e n t ee con profonda e sofferta sensibilità che icristiani si sentono smarriti, confusi,perplessi e persino delusi. Si sono sparsea piene mani idee contrastanti con la ve-rità rivelata e da sempre insegnata. Sisono diffuse vere e proprie eresie incampo dogmatico e morale, cre a n d odubbi, confusioni, ribellioni. Si è mano-messa la liturgia…”.

L’attuale Papa, da cardinale e da Pre-fetto della Congregazione per la Dottri-

na della Fede aveva fatto sue quelle dia-gnosi severe riconoscendo che i guastidegli anni successivi al Concilio andava-no attribuiti a chi nel Vaticano II avevavoluto vedere una rottura con la Tradi-zione, una sorta di nuovo inizio. Questaprospettiva errata forniva un pretesto achi rifiutava il Vaticano II in nome del -la fedeltà a quelli precedenti, e dall'altrap a rte dava al sedicente pro g re s s i s m ocattolico la possibilità di fughe in avantiin virtù di un “pernicioso quanto inesi -stente spirito del Concilio”.

Ancora Ratzinger: “È dunque neces-sario opporsi a questo schematismo diun prima e di un dopo nella storia dellaChiesa, del tutto ingiustificato daglistessi documenti del Vaticano II che nonfanno che riaff e rm a re la continuità delcattolicesimo.

Non c’è una Chiesa “pre” o “post”conciliare, c'è una sola ed unica Chiesache cammina verso il Signore compren-dendo e approfondendo sempre meglioquel deposito della fede che Egli stessole ha affidato.

È quella continuità che non permettené nostalgie anacronistiche né impa-zienze ingiustificate; essere fedeli alla

Tradizione significa essere fedeli a quel-l'oggi della Chiesa che sono i documentidel Concilio Vaticano II nella loro auten-ticità; senza riserve che li amputino esenza arbitrii che li sfigurino.” (“Rap-porto sulla Fede” pagg. 28-30).

Dunque il Concilio autentico comec u r a dei mali della Chiesa e non cert ocausa di essi.

In occasione del 40° anniversariodella chiusura del Concilio, 8 dicembre2005, Benedetto XVI è tornato a ribadirequesti concetti fondamentali, segno chec’è chi continua a brandire un pre t e s o“spirito del Concilio” con un’ostinazionedegna di miglior causa; se ne è sentitaqualche eco in occasione del referendumsulla legge 40 e durante la polemica sul-le coppie di fatto.

Gli appelli-manifesto firmati da intel-lettuali clericali senza popolo sembranoaver fatto il loro tempo, se non altro, permotivi generazionali; quelli che eranogiovani nei Sessanta e Settanta stannocedendo il posto alle nuove generazioni,quelle di Giovanni Paolo II, il “parro c odel mondo”, e dei nuovi movimenti ec-clesiali; forse davvero il “postconcilio”ha i giorni contati.

Il Postconcil i odi Umberto Spalletti

Un pensiero non cattolico ha cercato di strumentalizzare il Concilio Vaticano IIper distruggere i fondamenti della dottrinacristiana.

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Chi non ha sentito dire chele donne soff rono nell’a-

bortire, che si tratta di una de-cisione molto difficile e soffer-ta, che le donne che abortisco-no subiscono traumi che mi-nano la loro salute psichica?L ' a b o rto chimico viene pre-sentato come la soluzione atutto questo, non richiedendointerventi chirurgici e ricoveriin ospedale. Un paio di pillole eil problema è risolto.

La realtà è diversa. Chi af-f e rma che la pillola RU-486rende più facile e meno doloro-so l’aborto, mente; invece di di-f e n d e re la donna, fa l’intere s s edi medici e ospedali che spera-no in questo modo di liberarsidi molti interventi. Le donnedevono essere alleggerite ditutto il peso terribile dell’abor-to, non devono sentirsi in col-pa; è inammissibile per gli in-dividui liberi il sentirsi in col-pa; rientra in questa tendenzaalla normalizzazione anche ilmutamento del termine abort ocon la denominazione IVG (In-t e rruzione Volontaria di Gravi-danza), oppure “ripristino dellaregolarità mestruale”, quasi lagravidanza fosse una malattiada curare, una irregolarità dac a n c e l l a re .

I sostenitori della RU-486mentono dicendo che non cisono rischi in chi la assume ementono ancora descrivendolacome una sdrammatizzazionedell’aborto. Mentono consape-volmente, perché la donnaabortisce da sola, da sola si as-sume questa terribile re s p o n-sabilità e da sola rimane a con-trollare che tutto avvenga co-me stabilito. La verità è checon l’aborto farmacologico èimpossibile conoscere quando,dove, come e se si abortirà. Lafase espulsiva può avvenire do-po la prima pillola, la RU-486,che atrofizza l’embrione, op-pure entro tre giorni, cioè ven-t i q u a t t ro ore dopo il secondo

f a rmaco, quello con cui siespelle l’embrione, oppure neisuccessivi quindici-venti gior-ni. La campagna di disinfor-mazione tace sui tempi lunghiin cui l’aborto si consuma, ta-ce sui più comuni effetti colla-terali; si parla di “sgradite sor-p rese”, senza specificare, si

glissa sul fatto che più dellametà delle donne vede l’em-brione abortito. Davvero la-sciare sola una donna in questifrangenti significa garantirlelibertà e autodeterminazione eautonomia?

È bene sapere che di RU-486 si muore

L a c o m m e rc i a l i z z a z i o n edella RU-486 è stata autorizza-ta negli Usa nel settembre2000. Il primo decesso di unadonna che aveva assunto la pil-lola abortiva risale al 2001, se-guito da un secondo nel 2003.Solo in California, nel 2005,

sono morte altre quattro don-ne. Le morti da aborto chimi-co sono 1 su 100.000, unamortalità dieci volte maggiorerispetto a quelle per abort oc h i ru rgico (0,1 su 100.000).Un quinto caso in Canada nel2001. Attualmente sono stateaccertate tredici morti in tuttoil mondo e nel febbraio scorsouno studio scientifico ha iden -tificato 637 casi di effetti col -laterali della RU-486.

“La mancanza di consape-volezza della gravità della si-tuazione è pericolosa” scriveDidier Sicard che, oltre ad es-sere il presidente del ComitatoConsultivo nazionale di eticain Francia, è il padre di OrianeShevin vittima nel giugno2005 dell’aborto chimico.

“La RU-486 è l’ultimo pas-so di una cultura che va sem-p re più contro la donna, la-sciata sola in una decisionedrammatica come l’aborto cheha ricadute soprattutto psico-logiche oltre che sulla salute”

sottolinea Enrico Larg h e ro ,medico anestesista torinese,p residente dell’associazione“Bioetica & Persona”, gru p p ocattolico che opera nella dio-cesi di Torino. Aggirare l’abor-to chiru rgico, che al serv i z i osanitario costa di più per viadella degenza e delle spese re-lative a un intervento in salaoperatoria, con l’assunzionedi una pillola, è l’ennesima il-lusione che con questa pro c e-dura la donna soffra di meno.E’ una vera mistificazione e vasmascherata. L’ a b o rto farm a-cologico è solo all’appare n z ameno pesante sul piano fisicoe meno traumatico per la pa-z i e n t e . E’ accertato che quan-to si fa passare per l’assunzio-ne di un farmaco, è un inter-vento ben più carico di conse-guenze rispetto all’aborto chi-ru rgico: con la Ru 486 il tassodi mortalità è maggiore e la ri-caduta sulla donna è ancorapiù devastante dell’aborto chi-ru rg i c o ” .

A b o rto chimico: cioè la pillola RU-486di Antonella Fornaro

Anno 2007 - N. 0

Con la RU-486, la così detta pillola del giorno dopo, si può anche morire. Va denunciato con forza l’ennesimo inganno in tema di abort o , in totale d i s p rezzo della vita del bambino concepitoe della salute della madre.

Parlerò, caro lettore, dei comunisti.Non di quelli nerboruti e violenti, ma

di quelli morbidi e carini che vivono negliattici e nei casolari toscani. Alla faccia delrealismo di Zdanov e del neorealismo no-strano, ho sempre pensato che costoro sia-no personaggi eterei, nuvole rosse sospin-te dagli alisei, graziose anime vaganti,confettini di Sulmona avvolti nel tulle. Larealtà per essi è puro flatus vocis. Sono de-gli incorreggibili idealisti e si credono de-tentori degli archetipi della pace, dellagiustizia e della fratellanza. Non voglionosentir parlare di guerre. Il vero malvagio,secondo loro, è colui che pensa che il maleesista. Quante volte ho sentito raff i n a t edame e canuti colombifuriosi (detti anchefuricolombi) esaltare il pacifismo e citareRousseau! Parlano con dolci belati e con lagiusta sintassi, l’occhio ispirato e l’aria so-gnante alla Dacia Maraini. Gli stessi,guardandoti con supponente perfidia, gri-deranno che l’aborto è un segno di civiltà,specie se il feto presenta malform a z i o n i ,ma se qualcuno parlerà l o ro di maninegrandi come un centesimo staccate dalbraccino, di piccoli crani spaccati e di co-scette straziate, vi diranno che siete voi imostri poiché vi compiacete di spettacolimorbosi e raccapriccianti.

Non è chi non veda inoltre come alcuni,soprattutto le signore, siano sensibili aglianimaletti, sia quelli domestici, sia quellidel bosco. Mentre un feto sarà un futurobimbo da accudire a prezzo di sacrifici nontrascurabili, la foca monaca, il panda e lapariniana vergine cuccia sono deliziosi pe-

louches che rallegrano il loro mondo fanta-stico senza chiedere nulla in cambio. Equesto è autentico amore agapico.

L’avversione alla famiglia poi, dal loropunto di vista, è cosa comprensibilissima.Non accettando la realtà, essi rifiutanoquella piccola società naturale, dove si èc o s t retti a un continuo bagno nel re a l e :bambini che non dormono la notte, figliche magari vanno male a scuola, discus-sioni con la suocera, lite con i condomini.

Alla fine però questi radical-chic sonodei grandi zuzzurelloni. Forse per qualchetrauma subito nell’età evolutiva, non cel’hanno fatta a emanciparsi del tutto daCicciobello e dalla Mucca Carolina. Per es-sere un po’ filosofici, potremmo dire chesotto sotto agisce in essi l’antica ere s i agnostica: l’uomo concepito come meropensiero che considera il corpo come vilefardello e la vita concreta come volgare oc-cupazione degli incolti.

Questi intellettualoni, di conseguenza,vogliono ridurre tutto a cultura e credonoveramente che i libri rimandino sempre adaltri libri. Oh come si divertono a passeg-giare nei cunicoli del calviniano labirintocompiacendosi del loro fichissimo relativi-smo! A sentir loro nel labirinto non c’è daaver paura del Minotauro perché il Mino-tauro è solo un’idea che rimanda ad altriminotauri ideali o al massimo cartacei.

Ci perdoni il lettore se siamo in vena disentenze, ma crediamo di non sbagliarequando diciamo che i grandi capolavorinascano da un rapporto profondo e dram-matico con la storia, individuale e colletti-

va. I Romantici tedeschi chiamavano er-lebnis la vita vissuta. Una intensa espe-rienza esistenziale, la morte della giovanefidanzata, spinse Novalis a scrivere gli Innialla notte. Leopardi affermò che i suoi idil-li esprimevano situazioni, affezioni, avven-t u re storiche dell’animo. Qualche secoloprima Dante subordinò la visio Dei a unasofferta discesa negli inferi: l’Inferno nonera solo uno spazio escatologico, ma an-che una dimensione dolorosa della propriacoscienza e del periodo storico in cui ilpoeta fiorentino si trovò a vivere.

Poi, verso la fine dell’ottocento, co-minciò un nuovo modo di concepire lapoesia: il linguaggio si fece sempre piùevocativo per trasformarsi in un astrattoed alogico gioco di simboli. La vita realevenne distrutta, l’unico valore fu la parolacriptica, analogica, disincarnata. Io è unaltro diceva Rimbaud, a indicare la desti-tuzione di ogni retaggio autobiografico.Quindi Mallarmè esasperò questa poeticadell’ assenza con i suoi fauni e i suoi dadi.E fu così, per farla breve, che si arrivò, pas-sando attraverso surrealisti bolscevichi ep o s t - e rmetici comunisti, a Sanguineti ealla sua poesia incomprensibile.

Prova a pensare ora, caro lettore, cosas ignifichi questo idealismo infantile ap-plicato a questioni reali tipo droga o im-m i g r a z i o n e .

Sintetizzo il pensiero dei comunistichic: le droghe tutto sommato fanno ma-le come il vino, dobbiamo accogliere tut-ti gli stranieri. Tranne che nelle loro villedi Capalbio.

Sui comunistidi Enzo Nardi

La radice unica del comunismo nelle sue in -c redibili e tragiche trasformazioni. Comes a rebbe stato bello poterne fare a meno.

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Bene, bene, bene... vedia-mo un po’ di pro v a re a

c h i a r i re, tra di noi e comep o t rebbe avvenire in unachiacchierata di tavern a ,quali significati può avere ilf requente richiamo, pro v e-niente da ogni punto card i-nale (destra, sinistra, nord ,sud, istituzioni ecc. ecc.), alla‘legalità’ dell’azione politica.

Alla ipotetica tavolata,uno dei commensali, noto-riamente il più saggio, chia-miamolo Aristide, intro d u c ela conversazione aff i d a n d o s iad una definizione di legalità,che ha trovato in un anticovocabolario, che recita, più omeno: ‘atteggiamento di co-lui il quale si pone nel suoagire quotidiano come osser-vante delle leggi’.

Bello, bello, molto bello!Tutti e tre i commensali, Ari-stide, uomo al disopra dellep a rti, Berengario, uomo diparte (destra) e Caronte, uo-mo di parte (sinistra) sulconcetto concordano.

La chiacchierata potre b-be dunque anche term i n a re ,visto tra l’altro l’arrivo delleprime vivande, se non fosseche il saggio A., uomo comegià detto al disopra dellep a rti, non richiedesse a B. eC. cosa significa per loro ,nel concreto dell’azione po-litica, operare secondo lega-lità, indicare la via della le-galità e chi ne incarna me-glio i connotati.

A questo punto, i primip ro b l e m i .

B . noto conserv a t o re e,come si usa dire oggi, mode-rato, aff e rma che legalità èa g i re secondo legge, finchétale legge esiste, ma che ilv a l o re della legalità non im-pedisce di modificare la leg-ge, ove ciò sia possibile,quando la legge (che pureB., finché è in ‘vigore’, ri-spetta) non gli piace più.

Ha quindi un concetto dilegalità ‘relativo’, cioè, dettoin soldoni, ‘rispetto la leggefinché c’è, ma, se non mi gar-ba, la cambio’, non ritenendo

la legge esistente come laTorah, valida ieri-oggi-do-mani, in secula seculoru m.E arriva a giustificare anchel’operato di chi, avendone ilp o t e re, modifica, ad esem-pio, la normativa sul falso inbilancio o sulle rogatorie in-t e rn a z i o n a l i .

Come si vede, la visionea p p a re ‘formalista’, perc h éprevede il rispetto della leggequando c’è formalmente, manon se ne fa un idolo, è ‘utili-tarista’, perché, pur nel ri-spetto delle regole, consentedi modificarla, se, a suo pare-re e a parere di quelli che lapensano come lui, non va piùbene, per le ragioni più variee contingenti.

‘Ahi, ahi, ahi...’ RibatteC., sfilando silenziosamentenel frattanto la chiave ingle-se dal poncho, ‘Ma questo at-teggiamento reazionario edindividualista non rispetta isuperiori bisogni del Popo-lo’. Traduco, per i meno abi-tuati allo sviluppo arg o m e n-tativo di stampo hegelia-n o / m a rxista, agire in legalitàsignifica rispettare la Legge,non intesa come insieme din o rme modificabili e modifi-cate nel tempo, ma comespirito, e quindi come talei n a ff e rrabile, che guida le‘magnifiche sorti e pro g re s-sive’ del Popolo.

E prosegue aff e rm a n d oche la Legge, con la maiusco-la, così intesa, consente di di-s a p p l i c a re e disconoscere lalegge, con la minuscola, dellostato, istituzione di per sé pri-va di senso se non fosse per ilfatto che, ove giustamentep ro g ressista, può incarn a re lospirito di cui dicevamo sopraed imporlo al popolo che, perignoranza plebea, non lo as-seconda spontaneamente. Ecosì, C., traghettatore dellospirito citato, giustifica nelc o n c reto chi, pur in vigore diuna legge italiana, la disappli-ca direttamente, come adesempio il ministro Mussi hafatto in sede europea con l’a-desione ai protocolli di ricer-

ca sulle cellule staminali em-brionali, ovvero la ‘interpre-ta’, manipolandola, come nondi rado è capitato di fare allemigliori menti pro g re s s i s t edei nostri tribunali, alla luce,anzi alla Luce, dello spirito,s e m p re quello suddetto.

A ben vedere, anche tale vi-sione è una visione della lega-lità, come l’altra e per ragionicontrapposte, ‘relativa’, nonvincolata ad un punto ferm ounico e immodificabile. Non la

legge in vigore, perché non èun valore, o meglio è un valoresolo ‘nella misura in cui’ ri-specchi lo spirito. E lo spirito?Chi ne conosce le forme e leinclinazioni? Chi lo custodi-sce? Come ci parla? Il custode,unico interprete, è il Part i t o ,ed è attraverso il Partito che lospirito ci parla.

E il Partito? È sempreuguale e sempre diverso, comelo spirito: mantiene, sì, più omeno, gli stessi sacerdoti, ma

‘evolve’ i valori: comunismo eanti comunismo, baluard oc o n t ro la proprietà privata e af a v o re delle privatizzazioni,c o n t ro l’ordine imposto e l’au-torità e a favore dell’ordine im-posto e dell’autorità, Che Gue-vara e Madre Te resa, e cosìvia... secondo appunto lo spiri-to incarnato nello zoccolo du-ro istituzionalizzato.

Ma Aristide, uomo saggiocapisce bene che la discussio-ne non promette sviluppi po-sitivi e, per pacificare gli ani-mi, chiede all’oste di far part i-re un disco qualsiasi di Danie-le Silvestri, ricco per ogni Ca-ronte di saggezza e verità, dia c c e n d e re un bastoncino diincenso e, dulcis in fundo, tretagliatelle al ragù sulle quali,finalmente, si ricompone lac o n t ro v e r s i a .

E la legalità dell’agire po-litico? E l a s t i c a .

Della legalità: ovverod e l l ’ e l a s t i c i t àdi Marco Cardarelli

Vale la pena domandarsi se la legalitàsia ancora possibile e necessaria perd a re oggettiva garanzia a ogni cittadi -no di esistere secondo giustizia.

6Anno 2007 - N. 0

Il sistema elettorale t e d e s c odi Sen. Luca Marconi

Alla fine aveva ragione. Proprio così, la mode-rata UDC aveva insistito con forza sulla

r i f o rma elettorale secondo il modello tedesco.Una proposta lanciata in perfetta solitudine; og-gi la gran parte dei partiti dei due schieramentistanno confluendo su questa iniziativa giudi-candola come la più praticabile e la più congru aper la nostra realtà. Cerchiamo di spiegarla be-ne, anche con qualche simulazione.

L’esempio viene fatto con la Camera deiDeputati perché al Senato vige il limite di ele-zione su base regionale stabilito dalla Costitu-zione. Seicentotrenta sono i deputati da eleg-g e re, trecentoquindici vengono candidati incollegi uninominali (di circa 180.000 abitanti)con sistema maggioritario. Seicentotre n t avengono candidati con liste nazionali blocca-te: l’elezione avviene secondo l’ordine di pre-sentazione. L’elettore vota due volte nella stes-sa scheda: una volta per scegliere il candidatodell’uninominale, una volta per scegliere la li-sta del proporzionale.

Nel maggioritario bisogna superare il 50%per essere eletti, cosa di per sé abbastanza rara,ma possibile, soprattutto se più partiti si coaliz-zano. Resta, per lo più, la ripartizione su basep ro p o rzionale.

Esempio: la “Lista per il Popolo” ottiene il10% e vince in tre collegi con più del 50%.Scattano sessantatre deputati. Questi vengonop resi dalla lista nazionale fino a sessanta sot-traendo i tre eletti della stessa lista nei collegiuninominali.

Importante la clausola di sbarramento del5%. Grazie a questa si produce un automatico

piccolo premio di maggioranza per i part i t iche la superano che, unito agli eventuali elettidei collegi uninominali, favorisce le gro s s eformazioni politiche.

Commento: la legge garantisce la rappre-sentanza del territorio nei collegi uninomina-li e favorisce l’elezione di personalità svincola-te da logiche di cordata o di corporazione nel-la lista nazionale. Ma il meccanismo più im-p o rtante è quello dello sbarramento del 5%che ridurrebbe da ventidue a sei i partiti poli-tici dello schieramento italiano. Infatti si po-t re b b e ro immaginare ancora in campo: FI,AN,UDC e Lega nel centrodestra, e PD e Sini-stra Comunista nel centrosinistra. Certamen-te i partiti sotto al 5% potrebbero anche coa-lizzarsi creandone altri, ma è più pro b a b i l eche si aggreghino ai più grandi.

La storia dimostra che la Germania graziea questo sistema elettorale:1. ha avuto una grande stabilità politica2. ha avuto un serio sistema di alternanza fra

le due coalizioni3. ha garantito la rappresentanza politica se-

condo proporzione che è, oggettivamente,il metodo più democratico.A u s p i c i o . Speriamo che questa pro p o s t a ,

fondata sul buon senso, trovi una rapida ap-provazione, a partire da settembre, ed eviti unre f e rendum che aprirebbe ancora solchi neln o s t ro paese, evidenziando l’incapacità delParlamento di aff ro n t a re le grandi questionipolitiche che non si risolvono mai con loscontro, ma con una seria e necessaria condi-visione fra le forze più responsabili.

Per l’Italia sarebbe un’utile e possibilebase di partenza per uscire dal tunnel della seconda re p u b b l i c a .