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“IL NODO DELLA SPESA PUBBLICA” di Antonio Giancane Facile promettere la riforma fiscale, ma questa riforma ha un ostacolo formidabile: l'eccesso di spesa pubblica. In Italia, la spesa corrente al netto degli interessi supera il 44,5% del prodotto interno lordo. Le spese complessive delle amministrazioni pubbliche superano quest'anno gli 807 miliardi di euro e nei prossimi 3 anni aumenteranno di altri 34 miliardi arrivando nel 2013 a toccare gli 841 miliardi. È vero che anche negli altri paesi europei la spesa pubblica è elevata, ma da noi è molto inefficiente. Tanto vale quindi recuperare efficienza su una pubblica amministrazione da ridurre (il modello di Stato leggero ), e destinare i risparmi alla riduzione del debito pubblico e delle imposte. Messo così il problema, per realizzare una riduzione del prelievo, è quindi prioritario il risanamento strutturale dei bilanci e la riduzione delle spese parassitarie. Come effettuare questo tipo di intervento? L'Europa, questa volta, ci aiuta. Il nuovo patto di stabilità e crescita prevede una manovra di tipo “europeo”, che trovi concordi non solo nelle linee generali, ma anche nei contenuti di massima, i maggiori paesi europei. La manovra di risanamento dovrà essere comune o comunque frutto di una strategia concordata in sede europea, una sorta di legge “EUROFINANZIARIA”, che i singoli Stati recepiranno nelle singole manovre di bilancio. L’Italia, come altri paesi, dovrà pertanto affrontare una stagione di sacrifici. Quali le priorità? C’è il nodo delle riforme strutturali (spesa pubblica, federalismo, pubblica amministrazione, assistenza) che in prospettiva resta ineludibile ed il nodo della spesa pubblica, degli sprechi, del costo eccessivo di uffici ed istituzioni pletorici e parassitari. Ad esempio, la riforma del welfare state continua ad essere uno dei nodi irrisolti della nostra politica economica. Si tratta di rivedere – in un’ottica di lungo periodo – le stesse caratteristiche della spesa pubblica nel nostro paese. Mentre l'Italia (grazie alle riforme degli anni novanta) ha garantito la sostenibilità del sistema previdenziale nel lungo periodo, ciò non è vero per l'assistenza. L'INPS eroga quest'anno per la spesa assistenziale 16,6 miliardi di euro di cui 12 miliardi assorbiti dall'assegno di accompagnamento, previsto in presenza di una invalidità del 100 per cento, indifferentemente dalla situazione reddituale dell'avente d i r i t t Soltanto nel 2002 le pensioni di invalidità erogate erano 672.248, mentre le indennità di accompagnamento erano 1.094.537; nel 2009 le pensioni di invalidità sono cresciute a 832.566, mentre è letteralmente esploso il numero delle indennità di accompagnamento, pari a 1.804.828 trattamenti. Sono tutte legittime? Nel 2009 l'INPS ha effettuato 200.000 controlli, individuando oltre 30.000 posizioni abusive; in sostanza circa un invalido su 5 era falso!

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“IL NODO DELLA SPESA PUBBLICA”

di Antonio Giancane

Facile promettere la riforma fiscale, ma questa riforma ha un ostacolo formidabile:l'eccesso di spesa pubblica. In Italia, la spesa corrente al netto degli interessi supera il44,5% del prodotto interno lordo. Le spese complessive delle amministrazionipubbliche superano quest'anno gli 807 miliardi di euro e nei prossimi 3 anniaumenteranno di altri 34 miliardi arrivando nel 2013 a toccare gli 841 miliardi.È vero che anche negli altri paesi europei la spesa pubblica è elevata, ma da noi èmolto inefficiente. Tanto vale quindi recuperare efficienza su una pubblicaamministrazione da ridurre (il modello di Stato leggero), e destinare i risparmi allariduzione del debito pubblico e delle imposte.Messo così il problema, per realizzare una riduzione del prelievo, è quindi prioritario ilrisanamento strutturale dei bilanci e la riduzione delle spese parassitarie.Come effettuare questo tipo di intervento? L'Europa, questa volta, ci aiuta. Il nuovopatto di stabilità e crescita prevede una manovra di tipo “europeo”, che trovi concordinon solo nelle linee generali, ma anche nei contenuti di massima, i maggiori paesieuropei. La manovra di risanamento dovrà essere comune o comunque frutto di unastrategia concordata in sede europea, una sorta di legge “EUROFINANZIARIA”, chei singoli Stati recepiranno nelle singole manovre di bilancio.

L’Italia, come altri paesi, dovrà pertanto affrontare una stagione di sacrifici. Quali lepriorità? C’è il nodo delle riforme strutturali (spesa pubblica, federalismo, pubblicaamministrazione, assistenza) che in prospettiva resta ineludibile ed il nodo della spesapubblica, degli sprechi, del costo eccessivo di uffici ed istituzioni pletorici eparassitari. Ad esempio, la riforma del welfare state continua ad essere uno dei nodi irrisolti dellanostra politica economica. Si tratta di rivedere – in un’ottica di lungo periodo – lestesse caratteristiche della spesa pubblica nel nostro paese.Mentre l'Italia (grazie alle riforme degli anni novanta) ha garantito la sostenibilità del sistema previdenziale nel lungo periodo, ciò non è vero per l'assistenza.L'INPS eroga quest'anno per la spesa assistenziale 16,6 miliardi di euro di cui 12miliardi assorbiti dall'assegno di accompagnamento, previsto in presenza di unainvalidità del 100 per cento, indifferentemente dalla situazione reddituale dell'avented i r i t t o ;Soltanto nel 2002 le pensioni di invalidità erogate erano 672.248, mentre le indennitàdi accompagnamento erano 1.094.537; nel 2009 le pensioni di invalidità sono cresciutea 832.566, mentre è letteralmente esploso il numero delle indennità diaccompagnamento, pari a 1.804.828 trattamenti. Sono tutte legittime? Nel 2009 l'INPSha effettuato 200.000 controlli, individuando oltre 30.000 posizioni abusive; insostanza circa un invalido su 5 era falso!

Quanto alla sanità, i numeri parlano chiaro: il fondo sanitario è cresciuto in quindicianni di quasi una volta e mezza (nel 1995 era di 48 miliardi di euro; oggi di 115miliardi), con una contemporanea crescita anche della spesa diretta che devonosostenere i cittadini, passata nel medesimo periodo da circa 10 miliardi ai circa 25miliardi attuali. Un tasso di crescita annuale ben superiore a quello programmato, cuinon ha corrisposto affatto un miglioramento delle prestazioni. Anzi, crescono le causeper risarcimenti di danni. Occorre intervenire su tre piani: moralizzare il settore, facendo finire ruberie e sprechi,togliere dalla gestione della sanità pubblica la politica, che sta facendo danniincommensurabili; rivedere le modalità di finanziamento del sistema sanitario. Lasituazione non è ammissibile: chi spreca non paga, mentre le imprese paganodoppiamente, con le tasse generali e con l’IRAP, un’imposta speciale che serve acoprire gli sprechi degli altri. Il costo della pubblica amministrazione in Italia è dell'11% del PIL; in Germania del7%. Se la spesa della nostra pubblica amministrazione fosse pari a quella tedesca inrapporto al Pil, potremmo risparmiare circa 60 miliardi di euro ogni anno. Unlavoratore su sei in Italia è un dipendente pubblico. Le retribuzioni medie ammontanoa poco meno di 24 mila euro e sono inferiori a quelle degli altri paesi europei. I precari sono circa 700 mila su 3,6 milioni di addetti. Ci si mettono anche i sindacati: leassenze per motivi sindacali costano 121 milioni di euro all'anno. Intanto i costi burocratici per le imprese costano circa 40 miliardi di euro, il 3% delPIL.

Ci sono poi i costi della politica. In Italia abbiamo 150.000 eletti, altri 278 mila addettialla politica con incarichi e consulenze varie; 150.000 tra auto blu e fringe benefits,trasferimenti a partiti e giornali di partito. I compensi dei parlamentari (deputati e senatori) costano 500 milioni; quelli ai membridei comuni e circoscrizioni 2,8 miliardi; ai consiglieri regionali ed ai consiglieriprovinciali 280 milioni (i soli deputati del Parlamento siciliano costano alla collettività400.000 euro al giorno). Nella media si stima pertanto un costo annuo di 4,8 miliardidi euro. Il raffronto con gli altri paesi è impietoso. Germania, Francia, Spagna e Regno unitotutti assieme spendono 4,6 miliardi. Il nostro Parlamento, da solo, assorbe il 41% deicosti complessivi dei principali parlamenti europei.Ogni contribuente italiano quindi spende 16,3 euro all'anno per sostenere le Camere,contro i 2,1 della Spagna, l'8,1 della Francia, i 6,3 della Germania. Ed il finanziamentopubblico ai partiti? Negli USA ammonta a 152 milioni di euro, 132 milioni inGermania, 73 milioni in Francia, 60 milioni in Spagna e 9 in Inghilterra, nel nostroPaese vola a 200 milioni di euro.

Un ulteriore fattore di spreco rischia di essere il federalismo. Prima di decentrare lefunzioni sarebbe necessario sgonfiare i ministeri centrali. Inoltre non ha molto senso

una macchina organizzativa dispersa su venti regioni, cento province ed ottomilabilanci locali, con molte duplicazioni.La maggior parte degli sprechi si annida in questa dispersione. Regioni ed Enti Localidovrebbero essere responsabili delle decisioni che assumono e siano prudenti nelgestire gli strumenti del federalismo fiscale che avranno a disposizione per migliorare iservizi. È opportuna inoltre una maggiore trasparenza, ma anche una drastica riduzione delnumero degli enti, dalle regioni, alle province ai piccoli e piccolissimi comuni,accorpando come criterio generale tutte le funzioni più rilevanti, dalla fornitura deiservizi alla gestione ambientale, ai principali servizi sociali.