Il Mutuo Della Discordia

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 i l Ducato Periodico dell’Istituto per la formazione al giornalismo di Urbino    D    i   s    t   r    i    b   u   z    i   o   n   e   g   r   a    t   u    i    t   a    P   o   s    t   e    I    t   a    l    i   a   n   e    S   p   a      S   p   e    d    i   z    i   o   n   e    i   n   a  .   p  .   -    7    0    %       D    C    B    P   e   s   a   r   o Il mutuo della discordia di Paola Rosa Adragna dossier Urbino, aprile 2012  In Sardegna duecento aziende agric ole  sono sul lastrico e a rischio di sfratto  per colpa di una legge regionale revocata dalla Commissione europea.  Le responsabilità rimbalzano da un’istituzione all’altra, ma nora niente si è mosso

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ilDucatoP e r i o d i c o d e l l ’ I s t i t u t o p e r l a f o r m a z i o n e a l g i o r n a l i s m o d i U r b i n o

   D   i  s   t  r   i   b  u  z   i  o  n  e  g  r  a   t  u   i   t  a   P  o  s   t  e   I   t  a   l   i  a  n  e   S  p  a  -   S  p

  e   d   i  z   i  o  n  e   i  n  a .  p .  -   7   0   %   -

   D   C   B   P  e  s  a  r  o

Il mutuo

della discordia

di Paola Rosa Adragna

dossier

Urbino, aprile 2012

 In Sardegna duecento aziende agricole

 sono sul lastrico e a rischio di sfratto

 per colpa di una legge regionale

revocata dalla Commissione europea.

 Le responsabilitàrimbalzano da un’istituzione all’altra,

ma finora niente si è mosso

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DOSSIERilDucato

Tra provvedimenti

della Commissione Europea

e contratti irregolari,

 sono ancora 200 le aziende

che non riescono a pagare

Indebitati per un errore degli altriIn Sardegna solo cartelle esattoriali e avvisi di sfratto per tanti agricoltori sul lastrico a causa della legge 44

Le parole del debito

Mutuo a tasso agevolato – prestito concessoa condizioni vantaggiose, in cui gli interessivengono pagati in parte da un ente, in questocaso la Regione, e in parte dal cliente

Preammortamento – periodo della durata di unmutuo in cui il cliente paga solo gli interessi

Ammortamento – piano di estinzione di un de-bito

Interessi di mora – interessi aggiuntivi che ilcliente deve pagare se ritarda o smette di pa-gare

Capitalizzazione degli interessi – maturare in-teressi su altri interessi

Nulla osta ispettoriale – documento rilasciatodall’Ispettorato agrario che autorizza la con-cessione di un mutuo

Cronaca di un indebitamento

TIMELINE

Viene approva la legge 44,che concede agli agricoltorimutui a tasso agevolato perripianare debiti insoluti

1988

Viene approvatala legge 17,che modifica l’art. 5 della44, e viene notificata allaCommissione europea

1992

La Commissione realizza dinon aver mai visionato la44 e apre un procedimentonei confronti dell’Italia

1994

La Commissione dichiaraillegittimi gli aiuti concessidalla 44 e impone all’Italiail recupero, pena una multa

1997

La Regione Sardegnanotifica agli agricoltori larevoca degli aiuti e inizia leoperazioni di recupero

2001

La Coldiretti Sardegnariunisce 2000 agricoltori eintenta una causa allaRegione

2002

La Coldiretti Sardegnapresenta ricorso in Appello.Da allora la situazione nonsi è più smossa

2010

La corte di Giustizia dichiarail provvedimento europeolegittimo e rinnova l’obbligodel recupero

2006

Il tribunale di Cagliarisolleva l’illegittimità del

provvedimento alla Corte diGiustizia di Lussemburgo

2003

Non è facile coltivare laterra in Sardegna. Leaziende sono piccole,spesso poco moderne,hanno scarso poterecontrattuale. Ma soprat-

tutto il denaro costa troppo.Lo sanno bene gli agricoltori, indebi-tati con le banche per circa 800 milio-ni di euro. Sono circa 2000 le aziendeche non riescono più a pagare. Il 10%di esse a causa dei contratti di mutuo atasso agevolato erogati grazie allalegge regionale 44 del 1988 e successi-vamente revocati. Una situazione cheda allora non è stata mai sbloccata esulla quale ancora oggi appare difficilefare chiarezza.È una storia lunga: Il 13 dicembre 1988il consiglio regionale approva unalegge che concede mutui di 15 anni atasso agevolato a quegli agricoltoriincapaci di saldare i loro debiti con lebanche. La Regione si impegna così apagare una grossa parte degli interessidei mutui di quei coltivatori che ave-vano ottenuto il nulla ostadall’Ispettorato agrario. Nei quattroanni successivi 4.948 aziende ricorro-no alla 44/88, finché il 27 agosto 1992la Regione approva la legge 17 che nemodifica l’articolo 5. I contributiregionali per i mutui già in ammorta-mento sono riconosciuti a partiredalla data di firma del contratto.La 17/92 viene notificata allaCommissione Europea che si accorgedi non aver mai visto la 44/88 e avviauna procedura nei confrontidell’Italia. Nel 1997 la sorpresa: laCommissione cancella l’articolo 5della 44/88 perché quei contributi nonsono conformi alle regole del mercatoin quanto alterano la concorrenza deiprodotti all’interno dell’Unione.L’Italia viene condannata al recuperodegli aiuti erogati, pena il pagamentodi una multa. Le imprese agricole ne

vengono a conoscenza solo nel 2001:dovranno finire di pagare le rate atasso pieno e rendere alla Regione icontributi già erogati.I debiti con la banca lievitano: qualcu-no riesce a pagare, qualcuno rifinanziail mutuo, qualcuno si ritrova con unosfratto esecutivo e niente in mano senon le cartelle esattoriali. Una situa-zione drammatica che ha generato unforte movimento di protesta.“Abbiamo radunato circa 2000 personee intentato una causa nei confrontidella Regione – afferma Gaetano Paladell’Ufficio economia della ColdirettiSardegna – perché ha leso i diritti degliimprenditori agricoli. Avrebbe dovutoaccertarsi se gli aiuti che stava conce-dendo erano o meno in linea con i det-tati della Comunità Europea”. La ver-tenza è però ferma in Appello, dopoche il tribunale di Cagliari ha sollevatodei dubbi sulla legittimità del provve-dimento della Commissione alla Cortedi giustizia di Lussemburgo, che nel2006 ha respinto le accuse.Le cose però si complicano ulterior-

mente. Rileggendo le carte, alcuniagricoltori individuano numerose irre-golarità. “I contratti stipulati tra il 30dicembre 1988 e il 27 agosto 1992 –afferma Mario Pistis, anche lui vittimadella 44/88 – non possono essere con-siderati validi”. Il signor Pistis spiegameglio: “L’agricoltore in crisi dovevaandare all’ispettorato agrario che glirilasciava un nulla osta per un finan-ziamento massimo di, per esempio,100 milioni. Il suo contratto invece èda 130 milioni perché la banca hasommato alla cifra del nulla osta gliinteressi di mora delle sue rate prece-denti fino alla data della firma del con-tratto. Cosa non prevista dalla legge,perché il finanziamento non può esse-re di importo maggiore a quello indi-cato dal nulla osta. Inoltre, dovendorestituire il mutuo a tasso pieno, l’agri-coltore non deve pagare diciamo 136milioni – l’importo più la sua parte diinteressi – ma 150. A questi 150 sivanno anche ad aggiungere 3 punti dimora, perché fino al 2001 gli agricolto-ri non hanno pagato la parte di inte-ressi che spettavano alla Regione maera stata revocata dalla CommissioneEuropea, arrivando così a 153. Ma sequesti contratti non sono validi, ilfinanziamento deve essere restituito atassi legali”.Dello stesso avviso è GianfrancoSabiucciu, tecnico agricolo LAORE(l’Agenzia per l’attuazione dei pro-grammi regionali in campo agricolo eper lo sviluppo rurale) ed ex sindaco diDecimo Putzu, uno dei paesi con iltasso più alto di imprenditori indebi-tati. “Il comma 1 dell’articolo 12 della17/92 è nato per risanare un erroredelle banche. La possibilità di capita-lizzare quegli interessi di mora è stataprevista dall’articolo 12 della 17/92che è stata applicata a mutui già stipu-lati. Ma un contratto non si può cam-biare una volta che è già stato siglato.

Così anche la Regione si è trovata adover finanziare degli importi più altirispetto al dovuto”. A sostegno della causa degli agricolto-ri sono nati diversi movimenti. Uno diquesti, il Presidio di piazzale Trento,dallo scorso novembre ha occupato iparcheggi di fronte al palazzo dellaRegione e, per un breve periodo,anche il nono piano dell’edificio.“Dalla nostra tenda – racconta MarcoMameli – offriamo sostegno a chi chie-de aiuto e lotta per ristabilire i dirittifondamentali di un’isola che vienepian piano svenduta, non solo vittimedella 44/88”. E sulle irregolarità deicontratti commenta: “Stiamo parlan-do di una truffa da 500 milioni di eurodi cui giornali e televisioni non parla-no. I giornalisti ci dicono di parlare diqualunque cosa ma non di banche.Perché il Banco di Sardegna detienetutti i loro debiti”.Intanto, in attesa di una decisione in Appello o del controllo di tu tti i con-tratti, 200 famiglie rischiano ancora diperdere tutto.

Le aziende agricole chiusetra il 1982 e il 2010

58.72558.725

il calo della superficie agri-cola utilizzata dal 1982 al2010

-19,5%-19,5%

milioni di euro

Il debito del settore agricolonei confronti delle banche

805805

milioni di euro

Il contributo erogato dallaRegione Sardegna

3131

milioni di euro

Il totale dei finanziamenticoncessi alle aziende

118118milioni di euro

Il debito delle aziende incontenzioso con le banche

2020

milioni di euro

I contributi che la regionedeve ancora recuperare

2424

Le aziende che hanno usu-fruito della 44/88

4.9484.948Le aziende ancora in con-tenzioso con le banche

200200

I NUMERI DELLA CRISI

I NUMERI DELLA 44/88

GLOSSARIO

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ilDucato

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DOSSIER

“Troppe bugie sulla 44/88”L’accusa alle banche è quella di evasione, peculato e frode processuale

Giuseppe Carboni, esponente della ‘Consulta dei movimenti’, spiega perchè i contratti non sono validi 

La Regione: “Bastaparlare di colpe,cerchiamo di uscirne”

L’assessore all’Agricoltura replica alle accuse

Il Banco: “Siamo noi la parte lesa”L’istituto scarica le responsabilità sull’amministrazione

“Ci stiamoi m p e -g n a n d operché leazi e n deagricole

possano uscire al meglio da

questa situazione”. Sulla legge44 del 1988 la direzione gene-rale dell’assessorato dell’Agri-coltura e Riforma agro-pasto-rale parla poco di colpe esembra concentrarsi maggior-mente sulle possibili soluzio-ni.Per loro è infatti importanterilanciare un’agricolturapesantemente in recessione,su cui i danni della revocadella 44 non hanno fatto altroche incrociarsi con una crisistrutturale profonda dell’inte-ro settore.L’Assessorato non entra nelmerito della validità dei con-tratti, anche se ammette chela legge 17 del 1992 è unasorta di sanatoria, non speci-ficando se l’errore da sanare sitrova nella legge del 1988 o neicontratti. Anzi la Regione Sardegna tira

in ballo un altro fattore: Equi-talia.Il 23 settembre 2011, infatti,l’amministrazione ha firmatoun protocollo d’intesa con leorganizzazioni professionaliagricole (Coldiretti Sardegna,

Confederazione italiana agri-coltori e Confagricoltura) conil quale ha chiesto alla dire-zione generale dell’assessora-to dell’Agricoltura di sospen-dere le attività di riappropria-zione dei contributi, per per-mettere i necessari approfon-dimenti “in relazione alle cri-ticità applicative del sistemadi recup ero”. Al Banco di Sardegna è sta tochiesto un periodo di sospen-sione delle procedure esecuti-ve per poter approfondire levalutazioni in corso.Un tavolo “problematicheEquitalia e sviluppo”, coordi-nato dal Servizio Credito del-l’assessorato della Program-mazione e dalla SFIRS (laSocietà finanziaria dellaRegione), è stato istituito pereffettuare una ricognizionesull’indebitamento delle

aziende agricole.In altre parole si sta control-lando che le cartelle esattoria-li siano state notificate secon-do la legge perché, in casocontrario, possono essereritenute nulle e il debito può

essere ridimensionato.Non è la prima volta che l’am-ministrazione si muove perrisolvere la situazione. Venutaa conoscenza della decisionedella Commissione, la Regio-ne ha subito provveduto adabrogare l’articolo 5 della44/88.Tra il 1997 e il 2001 ha poismesso di liquidare gli aiuti ebloccato il rilascio dei nullaosta , mentre nel 2001 ha noti-ficato agli agricoltori la revocae ha richiesto la restituzionedi quanto già erogato. Appena realizzata la difficoltàin cui le aziende versavano,infatti l’assessorato all’Agri-coltura era intervenuto perrichiedere alle banche la rine-goziazione dei tassi di interes-se sui mutui, ma non tutte leaziende si sono riprese dopoquesta possibilità.Il debito con le banche si atte-sta ancora sui 10 milioni dieuro, mentre quello con l’am-ministrazione regionale èoltre i 24 milioni di euro, piùgli interessi.Del contributo regionale con-cesso, poco più di 31 milionidi euro, circa 7 milioni sonostati recuperati.Tra il 2003 e il 2006 la Regioneha trattenuto circa 6 milionida aiuti destinati agli agricol-tori, come quello per i danniprovocati dalla siccità, e nel2011, in seguito a sollecito,alcuni hanno restituito volon-tariamente circa 500 milaeuro.

Ora però è tutto fermo e si è intrattativa con la Commissioneeuropea per vagliare la possi-bilità di ritenere il recuperoassolto, vista la criticità dellasituazione.La Regione ritiene quindi diaver fatto il possibile. “Sulla 44c’è chi ci ricama – commentail dottor Giambattista Monne,dello staff dell’assessore del-l’agricoltura Oscar Cherchi –accusando ingiustamente laRegione”. E aggiunge: “Unconto è la colpa di non avernotificato l’aiuto dichiaratopoi incompatibile e averlodovuto recuperare, dopo l’in-tervento della Commissione. Altra cosa è chiedere che laRegione sia responsabile delcapitale contrattato dalleaziende delle banche. L’aiutosi limitava a un concorso ininteressi per abbattere il tassoconcesso dalla banca. Il capi-tale era e resta a carico delleaziende”.

Il Banco di Sardegna noncommenta la situazione. Larevoca degli aiuti regionali

per la Legge 44 del 1988 è unargomento molto delicatoanche per gli istituti di credito. Iltribunale sta attuando una seriedi verifiche per cui i legalihanno consigliato il silenzio.Negli ambienti dell’ufficiofinanza d’impresa e crediti spe-ciali si trovano però informazio-ni utili per comprendere la posi-zione della banca, che in questavicenda potrebbe configurarsicome parte lesa dalle decisionidell’Amministrazione.Ripercorrendo gli eventi dall’i-nizio, il Banco concedeva imutui solo in seguito a una deli-bera regionale e a un nulla osta. In que-sto documento l’ispettorato agrarioindicava semplicemente il valore dellestrutture (serre, porcilai etc) che eranogià state costruite ma che l’agricoltorenon riusciva più a pagare.La banca ha stipulato quindi dei mutuiche all’importo indicato dal nulla ostaaggiungevano l’interesse di mora, altrimutui in scadenza o presi con altrebanche e quote che il cliente aveva giàpagato e che gli venivano restituite.Una volta acquisito il nulla osta, quindi,la pratica veniva mandata alla Regioneche emanava i decreti di liquidazione.

Da quanto si legge però, i contributiregionali non sono stati mai versatiprima del 1992, in seguito all’approva-zione della Legge 17.Quando gli aiuti sono stati revocati(l’ultima tranche è stata pagata il 31dicembre 1996) e i clienti si sono ritro-vati a dover pagare rate più alte, la mag-gior parte dei mutui è diventata proble-matica. La banca ha quindi offertosoluzioni, per esempio la rinegoziazio-ne, a quei clienti considerati ‘virtuosi’ equei mutui sono ormai estinti. Altriclienti, in attesa di ricevere risposte piùprecise dall’amministrazione o dall’U-

nione Europea, hanno smes-so di pagare. Ora alcuni diloro chiedono di ricontrolla-re le pratiche. Ma dopo ven-t’anni le verifiche dei fasci-coli sono molto difficili. Labanca ha infatti l’obbligo di

conservare la documenta-zione per dieci anni, dopo diche questa finisce al macero.Nel suo interesse, il Bancoha fatto di tutto per trovarequalche vecchio contratto ein quelli che ha rintracciato,dichiara, non ha riscontratoirregolarità.In conclusione la bancaavrebbe subito due perdite.Inizialmente rifinanziando ivecchi debiti a tassi più

bassi, perdendo così il guadagno che ladifferenza di tasso avrebbe portato. Poiritrovandosi con un gran numero diclienti morosi e il conseguente rischioper i fondi stessi dell’istituto. Ritenen-do infatti che il contributo della Regio-ne potesse eliminare il fenomeno del-l’insolvenza, il Banco ha utilizzato leproprie risorse per l'intera operazione.L'istituto – questa è la conclusione cheemerge dai documenti interni – nonavrebbe quindi commesso irregolaritànella gestione della vicenda. "Il Banconon può pagare per un errore dellaRegione".

“Sono ven-t’anni checi raccon-tano men-zogne”. Èl a p i d a r i o

Giuseppe Carboni, esponentedella ‘Consulta dei movimen-ti’, l’organismo che riunisce edà voce a tutte le associazionia sostegno dei cittadini, comeil Presidio di piazzale Trento.Chi fa parte della ‘Consulta’?“Ci sono tanti gruppi, ognunocon le sue specificità: agricol-tori, artigiani, commercianti.Tutti con una cosa in comune.L’essere stati abbandonati dal-le istituzioni. All’interno dellaconsulta non ci sono gradi, sia-mo tutti uguali. Ci riuniamoper prendere coscienza, per tu-telarci, perché la politica è lon-tana. Siamo lavoratori. Nonsiamo esperti, ma siamo unasquadra e stiamo lottando perdifendere il futuro dei nostri fi-gli. Cerchiamo di risvegliare lepersone dalla rassegnazione eportare l’attenzione pubblicasui nostri problemi”.Cosa intende quando dice che

 vi hanno sempre mentito?“Quello che le persone sannosulla 44/88 è solo una parte. Èvero che è stata revocata dallaComunità Europea, ma il pro-blema è che i contratti di finan-ziamento concessi tra il 13 ot-tobre 1988 e il 27 agosto 1992non sono validi”.Perché?“L’articolo 5 prevedeva che imutui fossero rilasciati per ri-sanare i debiti insoluti. L’agri-coltore doveva andare all’i-spettorato agrario che gli rila-sciava un nulla osta con la ciframassima che la banca potevafinanziargli. I contratti riporta-no invece somme maggioriperché ricalcolano gli interessia partire dalla data della firmadel contratto e non da quella

nulla osta. Come scusa sonostate usate due note assesso-riali (la 1455 del 23/01/89 el’8603 del 06/04/89) che sì, pre-vedevano questa possibilità,ma sono antecedenti alla datadi rilascio del nulla osta e quin-di inapplicabili a quei contrat-ti. Per legittimare questa pro-cedura è stata poi approvata lalegge 17\92. Ma non si possonocambiare le condizioni di uncontratto già in essere”.I contratti però vengono fir-mati alla presenza di un no-taio. Si può parlare di corre-sponsabilità?“Si potrebbe, ma diciamo chenon hanno prestato troppa at-tenzione e sono stati raggiratidalle due note assessoriali. An-che chi ha contratto il mutuo èresponsabile di non aver verifi-cato. Questo non significa peròche debba restituire i soldi pre-si alle condizioni imposteadesso. Senza contare poi laspeculazione già a vvenuta”.Si spieghi meglio.“Innanzitutto le banche hannoincassato la maggior parte de-gli interessi, sia quelli pagatidalla Regione che quelli a cari-co dell’agricoltore, durante glianni del preammortamento.Dopo la revoca dei mutui, han-no poi chiesto il pagamentodella cifra restante a tasso pie-no, senza detrarre gli interessiche erano già stati pagati. Infi-ne, con atto di Precetto in Tri-bunale, hanno fatto risultare dinon aver mai incassato niente equindi rivendicano nuova-mente tutti gli interessi. Se si faun calcolo il tasso d’interessecorrisponde a non meno del35%. Tutte queste speculazionisono anche incriminabili dievasione fiscale perché non èpossibile dichiarare al fisco gliutili sugli interessi rivendicatipiù volte. Per non parlare poi dipeculato e frode processuale”.

Questa questione non è maistata portata di fronte alla Commissione Europea?“Certamente. Bruxelles nonaveva mai visto i contratti.Quindi ho mandato un espostoalla commissione europea del-l’Agricoltura denunciando lasuperficialità con cui il caso èstato analizzato. Il provvedi-mento europeo prevede che gliagricoltori rimborsino gli aiutiregionali presi secondo l’arti-colo 5 della 44/88. Ma i 5000 fi-nanziamenti revocati hannopercepito il contributo pubbli-co in seguito l’articolo 12 della17/92. Alla luce di queste affer-mazioni ho chiesto che il prov-vedimento venga modificato a

favore delle aziende, costrin-gendo la Regione Sardegna alrecupero immediato di quellesomme direttamente dallebanche”.

 Avete mai ricevuto risposta?“Ci è stato comunicato che, sele nostre accuse fossero vere,spetterà alla Regione recupe-rare gli aiuti direttamente dallebanche. Aspettiamo ancoraperò che si costituisca unacommissione d’inchiesta chetolga ogni dubbio sulla que-stione”.Cosa chiedete in pratica?“Che la Regione appuri l’esi-stenza o meno di un furto daparte delle banche. Se poi, co-me noi crediamo, la specula-

zione esiste, vogliamo cheEquitalia riscuota quelle som-me indebitamente acquisite. Abbiamo anche denunciato ilgovernatore Cappellacci, dopoavergli concesso 20 giorni peraccogliere le nostre richieste, easpettiamo l’intervento dellaProcura della Repubblica. Vo-gliamo solo il rispetto delle leg-gi. Studiamo la legislazione,guardiamo l’operato delle isti-tuzioni. È un lavoro di accerta-mento. Se riscontriamo incon-gruenze, le segnaliamo. Poiscendiamo in piazza. Alla finedenunciamo. Ma se dopo la de-nuncia non si ottiene niente,che si deve fare? Arrivare allemaniere forti?”

In altro Giuseppe Carboni durante una

manifestazione. Di lato il Presidio di Piaz-

zale Trento (entrambe le foto di Mariella

Murgia)

Nella pagina accanto: in altro a sinistra la

sede dell’assessorato dell’Agricoltura e

Riforma Agro-pastorale; in basso la sede

legale del Banco di Sardegna

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ilDucato

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DOSSIER

Sono nata per coltivare 

ma datemi 

la possibilità di farlo 

’’

        ’        ’

Storie di sfratti ordinari

Francesca Pinna durante lo sciopero della fame e della sete I coniugi Murgia durante un presidio (foto di Mariella Murgia)

Francesca,digiunare per una casa

Ho lavorato una vita intera 

la mia azienda 

è tutto quello che ho 

’’

        ’        ’Salvatore e Maria,salvati dalla solidarietà

“Non voglio che mi si regaliniente, ho pagato anche l’a-ria che respiro”. Francesca

Pinna ha 46 anni, tre figli e tanta rab-bia. È nata in mezzo ai campi di Villa-cidro, nel Medio Campidano, e hasempre lavorato la terra: nell’aziendaagricola di sua madre prima, nella suadal 1990 in poi. Ha investito in capan-noni agricoli per dare un futuro serenoai suoi bambini, ma il sogno di unavita passata in pace tra lavoro e fami-glia si è trasformato presto in un incu-bo.Sia la sua azienda che quella di suamadre hanno beneficiato della 44/88,con mutui rispettivamente da 185 e 36milioni di lire. Quando sono stati revo-cati, a Francesca mancava un’ultima

rata da 2 milioni e 200 mila lire. “Perrisanare questa rata il Banco di Sarde-gna, dopo i 300 milioni di lire cheavevo già pagato, mi ha chiesto altri100 mila euro. E ha legato la mia situa-zione debitoria e quella di mia madrein un unico contributo, nonostanteabbiamo due aziende distinte. Se nonne esco io, non ne esce lei. E vicever-sa”.La casa è stata messa all’asta. “Nel2007 – racconta – l’hanno venduta aun’impiegata del recupero crediti delBanco di Sardegna, che l’ha comprataper soli 102 mila euro, un terzo del suovalore di mercato, direttamente da unnotaio”.

 Vedersi portare via la casa dov’è nata,cresciuta e ha dato alla luce i suoi figliè stato un colpo troppo grosso: Fran-cesca ha fatto dieci giorni di scioperodella fame e della sete e un ricorso.

Che ha vinto perché il suo avvocato siè reso conto che il contratto di acqui-sto presentava delle irregolarità che ilgiudice ha ritenuto sufficienti perannullarlo.

è bastato perché Antonio si lasciassesfuggire un’occasione così allettante.

 Arrivano quindi i primi avvisi di s frat-to, ma Salvatore e Maria Carmelarestano li, nonostante le difficoltà.“Fino a quando Antonio era in vita cifacevano molti dispetti. Sono entratiin casa tre volte, hanno rotto vetri,portato via oggetti”, ricorda Gian Wal-ter, il figlio dei signori Murgia, tornatoda Bari per riprendersi quello che gliapparteneva. “Volevo venire qui con lamia famiglia, portare avanti l’aziendadei miei genitori. Invece posso sololottare perché non ci mandino via”.Una volta a casa Gian Walter si è pre-sentato in banca. “Ho chiesto unpiano di rientro, ma mi hanno rifiuta-to qualsiasi proposta di rateizzazione.

Ora ho chiesto aiuto a degli avvocatiper capire se c’è stata usura o evasio-ne: chi ha sbagliato si assuma le sueresponsabilità e paghi. Lotto al postodi mio padre, perchè lui ha la volontà,ma non la forza fisica”.Il primo sfratto esecutivo era previstoper il 14 febbraio 2012, ma grazie allamobilitazione popolare i Murgiahanno ottenuto una proroga di 45giorni. L’incubo è stato solo rimanda-to. Il 29 marzo 2012 è arrivato e anchequesta volta gli uomini e le donne delPresidio hanno organizzano un sit-in aUta e hanno inviato una lettera al que-store, al prefetto e al presidente del tri-bunale per evitare che Salvatore eMaria Carmela fossero obbligati alasciare la loro casa. Anche il senatoreStefano Pedica ha scritto al prefettochiedendo un rinvio. Così l’ufficialegiudiziario ha deciso di rimettere tutto

nelle mani del giudice esecutore. Siparte di nuovo da zero. “Una parte èfatta – sospira Salvatore – ma dobbia-mo andare avanti. Ho lavorato unavita, ho solo questo”.

Hanno scampato lo sfratto giàdue volte, Salvatore e MariaCarmela Murgia. I debiti sono

cresciuti con il tempo e la loro casa-azienda di Uta, un paese del cagliari-tano, è stata venduta. Ma loro nonhanno nessun altro posto dove anda-re.Salvatore ha 72 anni ed è costretto suuna sedia a rotelle da un ictus che loha colpito nel 1996, mentre i suoidebiti continuavano a crescere. La suastoria è come quella di tanti altri: dagiovane si era trasferito a Milano, dovefaceva l’operaio per l’Alfa Romeo. LaRegione Sardegna ha poi iniziato aincentivare l’imprenditoria agricola, il‘ritorno alla terra’.Così nel 1978 Salvatore dice addio alla

Madonnina per tornare nella sua isola.Prende due mutui, quello per ilmiglioramento del fondo agrario equello per l’installazione delle serre, eavvia un’attività di fioricoltura specia-lizzata nei gerani da esportazione.L’ammontare dei debiti è di 350 milio-ni di lire e decide di rifinanziarli graziealla Legge 44 del 1988.In quel periodo, il settore agricolosardo è attraversato da una crisi pro-fonda che dura da quasi dieci anni, acui se ne aggiungono due di siccità, enel 1993 anche Salvatore non riescepiù a pagare le rate. Nel 1997 la pro-prietà viene messa all'asta. Nessunoperò si presenta, nessuno vuole com-prare l’unica proprietà dei Murgia.Fino a quando nel 2005, durante l’astanumero otto, Antonio Corsale acqui-sta l'azienda, valutata 600 mila euro,per soli 63 mila e la intesta a suo figlio

Mauro. Il signor Corsale non è unosconosciuto: è il vicino di casa di Sal-vatore. Si sono aiutati con il lavoro,hanno pranzato insieme, i loro figlisono cresciuti insieme. Ma questo non

Né lei né i suoi genitori hanno abban-donato la casa, ma la situazione non ècerto risolta. Le carte sono staterimesse in gioco, ma ogni anno non siottiene altro se non un nuovo rinvio.“Facciamo i conti, se devo ancoraqualcosa ditemelo e pagherò. Ma nonchiedetemi di più”.La sua guerra continua: “Smetterò dilottare solo quando non avrò più fiato.

 Vogliono farci suicid are, ma io non miarrendo. Lotto per me, ma soprattuttoper i miei figli e per i miei genitori.Sono anziani, lavorano da una vita.Non se lo meritano”.Per questo adesso Francesca ha inten-tato una causa per usura nei confrontidel Banco di Sardegna. Le è statoanche proposto di utilizzare il fondo

statale di prevenzione antiusura, ma“che senso ha prendere un prestito perpagare chi denuncio?”.Francesca, e come lei tanti altri, hacreduto nel suo lavoro: “Sono nata perquesto, ma datemi la possibilità difarlo. Ho investito in capannoni agri-coli, nessuna casa al mare o vacanza dilusso. Io e la mia famiglia ci lavoriamoquindici ore al giorno. La Regione ciha fatto credere che potevamo essereimprenditori, e poi? Hanno cercato dirovinarci. Umiliati agli occhi di tutticome quelli che non pagano i debiti”.E si rivolge a tutti quelli che nonhanno la sua forza con un appello:“Dobbiamo stare uniti, facciamo tuttile denunce di usura”. E muove accusepesanti: “Al Banco di Sardegna sonodei ladri autorizzati e i giudici prendo-no tante di quelle agevolazioni chenon gli vanno certo contro. Ma prima

o poi troveremo qualcuno che ci daràragione”.Non demorde ma ha comunque unrimpianto. “Ho sbagliato”, sospiraesausta. “Ho investito sul lavoro”.