IL MUSEO DEL MONDO 22 - San Giorgio e La Principessa Di Pisanello (1437-38) - La Repubblica...

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  • 7/30/2019 IL MUSEO DEL MONDO 22 - San Giorgio e La Principessa Di Pisanello (1437-38) - La Repubblica 26.05.2013

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    DOMENICA 26 MAGGIO 2013

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    FOTODIBASSOCANNARSA

    LARTISTA

    Antonio Pisano dettoil Pisanello (1395 -1455 circa), pittore,medaglista eminiatore. Per le sueopere realizzate nelXV secolo, come igrandi affreschi, stato considerato ilmaggior artistatardogotico italiano,venerato da umanistie intellettuali

    redici metri e venti cen-timetri dal pavimento. Laffresco sul-larco esterno della cappella Pellegrinisvetta a unaltezza siderale, che rende iparticolari invisibili allocchio e trasfor-ma la scena in un arazzo multicolore.Eppure, laffresco brulica di dettagli.Quando guardo unopera destinata ai

    soffitti e alle cupole di una chiesa o di unpalazzo, irraggiungibili una volta smon-tati i ponteggi, non posso impedirmi dichiedermi per chi, davvero, dipinga unartista. Per chi esibisca la propria bravu-ra, invenzione, intelligenza. Per i com-mittenti che, pagando, vogliono il me-glio? Per gli assistenti? I fedeli, il pubbli-co? Per Dio?

    Antonio di Puccio, detto Pisanello, di-pinge per il piacere della bel lezza e per lagloria dunque anche per se stesso.Bench fosse coetaneo di Beato Angeli-co (e questaffresco coevo di quelli delconvento di San Marco), non poteva es-sere pi diverso dal frate di Fiesole.Quanto quello era mistico e spirituale,tanto Pisanello era laico, profano e im-merso nel tumulto del mondo. Il dimi-nutivo imposto al suo nome non ingan-ni: era il pittore pi lodato del suo tem-po, venerato dagli umanisti e dagli intel-lettuali. Trascinato dal successo su e gi

    per lItalia da Pavia a Venezia, da Ro-ma a Ferrara, da Mantova a Milano, finoa Napoli e oltre chiamato a tutte lecorti, conteso da condottieri, papi emarchesi, fin per identificarsi con gliaristocratici suoi protettori, e per impe-lagarsi nelle lotte che dilaniavano Vero-na, la citt in cui era cresciuto e in cuiaveva casa, madre e figlia. I Veneziani gliconfiscarono i beni, costringendolo aun dorato esilio. Pisanello rimase fedelesoltanto alla sua pittura raffinata e gra-devole alla vista quanto complessa nel-la concezione e nellesecuzione.

    San Giorgio il casto cavaliere erran-te che libera la principessa e trafigge ildrago. La sua storia, una delle pi ro-manzesche del Martirologio cristiano,echeggia fiabe e miti dellantichit e delMedioevo da Perseo e Andromeda fi-no a Parsifal e Bors. Nel XIII secolo Jaco-po da Varazze, nella Legenda Aurea, nefiss per sempre scenario e protagoni-

    sti. Un drago dal fiato pestilenziale am-morba il lago della citt di Silena, in Li-bia. Per placarlo, ogni giorno gli abitan-ti gli danno in pasto due montoni.Quando il bestiame scarseggia, estrag-gono a sorte le vittime umane. La pre-scelta la figlia del re, che viene condot-ta al lago per essere divorata. Ma so-praggiunge Giorgio. Sfida il drago, losconfigge, gli mette il guinzaglio, lo con-duce in citt, converte gli abitanti e pro-segue verso la Palestina, dove subir ilmartirio. Tutti i pittori hanno sempreraffigurato la scena chiave: il combatti-mento col drago. Del resto la pi dram-matica, e anche la pi significativa, chesi presta a letture allegoriche e perfinopolitiche: il Bene sconfigge il Male, il cri-stianesimo il paganesimo (o lislam).

    Pisanello no. Fa una scelta che noi abituati a ogni demistificazione narrati-va sottovalutiamo. Ma allora dovevaparere di unaudacia sconfinata. Infatti,dubitando che il soggetto restasse oscu-ro, appose in basso una didascalia espli-cativa: SANCTUS GIORGIUS. Pisanellodipinge un momento trascurabile dellavicenda. San Giorgio che coraggiosa-mente ha appena rifiutato il consigliodella Principessa di mettersi in salvo infila il piede sinistro nella staffa e si ac-cinge a salire a cavallo.

    Un gesto prosaico. Che per crea so-spensione, attesa, poesia. Chi guardadeve riconoscere, nella novit della rap-presentazione, la storia ben nota. Pisa-

    nello fornisce tutti gli elementi, ma siconcede la massima libert: fantasti-cheria, idealizzazione e crudo naturali-smo trovano un miracoloso equilibrio.

    Laffresco diviso in due parti dallar-co ogivale che fungeva da ingresso allacappella Pellegrini, nobile e ricchissimafamiglia di Verona che l aveva la suatomba. Ha sofferto per le infiltrazionidacqua ed stato staccato e spostato,prima di ritrovare la definitiva colloca-zione. Gli inserti dargento sulle armatu-re, loro e parti di colore sono cadute. Asinistra, appena leggibile, c il deserto e

    il drago: ossa, crani e carcasse animali,avanzi delle sue vittime, giacciono sullasabbia. Al centro, il lago. A destra, la ci-vilt e gli eroi. Dalla pinnacolare citt go-

    tica in cui si riconoscono forse edificireali uscito il triste corteo, scortatoda un drappello di guerrieri esotici. Fraloro un turco e un arciere mongolo (lecui asiatiche fattezze Pisanello aveva gidisegnato dal vero). Un cavallo ha le fro-ge tagliate: crudele usanza orientale perpermettergli di respirare meglio nellacorsa, che Pisanello aveva studiato nelseguito di qualche sovrano straniero,durante i soggiorni a corte. Sopra il re,cavalcioni di un mulo bardato e ricono-scibile per il mantello dermellino, in-combe un patibolo: i cadaveri di due im-

    piccati offrono una sorta di danza maca-bra, lugubre monito alla vanit del pote-re. Un corvo gracchia, mentre larcoba-leno preannuncia la redenzione. Sulla

    destra, lo scudiero di Giorgio gli porge lalancia; la principessa, altera e impassi-bile, ci offre la fronte alta, lacconciaturaa balzo, il sublime profilo, e un lussuosoabito di broccato con lungo strascico.Due imponenti cavalli uno visto difronte, uno da tergo creano illusionedi profondit. Anche i cani sono pronti:lo spaniel fiuta le tracce, e il levriero, conla museruola e un prezioso collare dipietre preziose, freme guardando il lago.

    E Giorgio l, trasognato, malinconi-co, i biondi capelli come unaureola, ilpiede nella staffa, e le labbra socchiuse,come prendesse il respiro prima di af-frontare la battaglia. Socchiuse, s. Per-ch forse dal basso non si vedevano: maPisanello dipinse perfino i suoi denti. Es-si rappresentano per me una lezione: dietica, e di stile. Forse nessuno intuirquanti disegni, quanto studio, quanti ri-pensamenti precedono un capolavorocome questo. Ma tu dipingerai i denti diGiorgio, le narici dei cavalli, il collare diun cane e la calza di un impiccato, conogni cura. La stessa con cui hai disegna-to per anni aironi, linci, conigli, cervi, av-voltoi, perfino tessuti. Osservare ognicosa del mondo, perfezionarsi, osare.Tutto conta, nientaltro conta. Questosignifica essere un artista.BURNE-JONES

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