Il MosaikoKids 1-2004

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Anno 1 - n°1 - settembre - ottobre 2004 Aut. Tribunale di Tortona N° 2/04 reg. periodici del 22/09/2004 Proprietà ed Editore: Favolarevia, via C. Alberto, 13 - Castelnuovo S. (AL) Periodico mensile Direttore responsabile: Antonella Mariotti Stampa: Dieffe - v.le Scrivia, 18 - Castelnuovo S. (AL) Mosaiko Kids: questo è il titolo Mosaiko Kids: questo è il titolo che noi ragazzi abbiamo scelto che noi ragazzi abbiamo scelto per il nostro nuovo giornale per il nostro nuovo giornale Perché proprio Mosaiko? Perché se cerchiamo sul dizionario la parola mosaico troveremo: “Opera d’arte formata da molte pietruzze colorate unite insieme” Infatti ci piace pensare che ogni ragazzo sia una colorata tessera dai mille colori e sfumature, ognuna diversa dall’altra, con i suoi pregi e i suoi difetti, senza particolar valore se presa da sola, ma se, unita alle altre, si incastra perfettamente trovando esatta- mente il suo posto, ma, quel che è più importante, ogni tassello è ugualmente fondamentale per la buona riuscita di quest’ opera d’arte. Mosaiko vuole essere un punto di ritrovo per tutti i giovani che amano scrivere, che non vogliono resta- re nel silenzio, schiacciati dalla velocità e dal rumore di un mondo che ha sempre più fretta, in cui i colori sbiadiscono troppo rapidamente, ancora prima che il pittore abbia finito di stenderli sulla tela: Mosaiko vuole dare nuova luce alle tinte di questa nostra bel- lissima terra, rendendole uniche e sgargianti, tramite l’aiuto di questi giovani artisti che sentono il bisogno di far risplendere pienamente i propri colori, non da soli, ma con l’aiuto degli altri compagni di avventura. Infatti proprio la riscoperta di alcuni valori che ormai troppo spesso vengono accantonati, come lo stare insieme, è lo scopo princi- pale che si prefigge il nostro giornale: formare un gruppo di persone, non di giornalisti, che vadano d’accordo e che lavorino tutte insieme per un fine comune, formare un gruppo che vada al di là dei semplici rapporti di *lavoro*, formare un gruppo che possa defi- nirsi affiatato ed unito perché solo unendo strettamente tutti i tasselli si può giungere alla piena e completa realizzazione del mosai- co, rendendolo saldo ed indistruttibile, nonostante il passare del tempo. Ma il giornale non si chiama solo *Mosaiko* bensì anche *Kids*. Perché? Beh, perché questo è il mosaico di noi giovani, e in ingle- se *Kids* indica proprio questo: non solo i ragazzi, ma anche i bambini, una sola parola racchiude al suo interno tutte le fasce della gioventù.Infatti questa iniziativa mira a raccogliere in un solo luogo tutti i giovani, di tutte le età, dai bambini ai ragazzi più grandi, in modo che nessuno venga trascurato, e possa lasciare il suo indelebile segno sulla bianca carta, così da fondere e unire diverse visio- ni del mondo in un unico giornale, così da non creare solo un mosaico di persone, ma anche di temi. MosaiKo Kids si ripromette di dedicarsi all’informazione, toccando tutti i temi più importanti e anche delicati dei nostri giorni, attuali- tà, spettacolo, sport, cultura…e quant’altro possa destare interesse, tutto visto secondo l’ottica dei più giovani, secondo la loro men- talità e il loro modo di vivere… Leggendo i loro articoli sono certa che si scoprirà che molte cose che si ritenevano scontate e ovvie non lo sono…anzi. Livia Granata Sabato 26 giugno: un giorno come tanti per molte persone, ma per noi, ragazzi di Mosaiko Kids, è stata una data da ricordare E’ iniziato l’avvincente e arduo percorso che la squadra de “Il Mosaiko Kids” ha deciso di intraprendere. Un affiatato gruppo di gio- vani e giovanissimi, con un giornale fresco e vivo come curriculum e soluzioni concrete ai problemi di molti coetani come traguardo. Nella Sala Pessini di Castelnuovo Scrivia si è infatti tenuta la tavola rotonda dal titolo: “Alcol e canne, che sballo!! Ma ne vale la pena?”.Il titolo è di per sé molto esauriente, abbiamo deciso infatti di trattare uno dei temi più scottanti degli ultimi anni: l’abuso d’alcool e dro- ghe, e le drammatiche conseguenze che esso comporta, soprattutto sui più giovani. Questa tavola rotonda è stata fortemente voluta da noi ragazzi, in quanto ci sentiamo personalmente coinvolti, perché solitamente è alla nostra età che si fanno le prime esperienze in questo ambito, e dobbiamo essere informati a riguardo, onde evitare di finire fra i micidiali meccanismi della tossicodipendenza e dell’alcolismo che, una volta innescati, non possono più essere fermati. Abbiamo pertanto richiesto la presenza di alcuni esperti in materia, che vivono ogni giorno a contatto con questo tipo di realtà, i quali hanno cortesemente accettato il nostro invito, e ci hanno reso partecipi delle loro conoscenze e delle loro esperienze, arricchendo- ci sia sul piano umano che su quello culturale. Sono intervenuti alla tavola rotonda il Primario SERD di Milano-Dirigente FEDER- SERD Prof. Dott. Edoardo Cozzolino, il Primario SERD di Alessandria Dott. Costantino Girardengo, Specialista malattie Infettive- Responsabile Struttura ambulatoriale Div. Mal. Infettive e Tropicali I.R.C.C.S. Prof. Dott Giorgio Barbarini, Dir. Med 1° liv SERD di Tortona Dott. Luigi Bartoletti, Dir. Med 1° liv SERD di Vigevano e Lomellina Dott. Giansisto Garavelli, Moderatore Guerrino Bordone. La serata ha preso il via con un breve e significativo intervento dei Dottori Cozzolino, Girardengo e Barbarini, in cui, rinunciando alle complesse terminologie mediche per molti di noi incomprensibili, ci hanno esposto alcuni dei rischi e delle conseguenze a cui si può andare incontro se si entra nel tunnel della dipendenza. Protagonista della serata le nostre curiosità, i nostri dubbi, le risposte di quel- li che veramente sono gli esperti e gli unici che dovremmo interrogare quando siamo nei guai o semplicemente cerchiamo risposte esaurienti. Persone da ammirare, come tutte quelle che credono nel lavoro che svolgono e non lo lasciano alle spalle finite le 8 ore, ma si rendono disponibili per venirci a raccontare che cos’è la dipendenza. In seguito è stato dato ampio spazio alle domande e alle curiosità che il pubblico ha voluto sottoporre agli esperti: sono state molte le domande, e molti dubbi e lacune sono stati colmati, fornendo anche utili spunti per una riflessione individuale. Silvia Pareti - Marta Lamanuzzi- Livia Granata vorrei parlarvi di come nasce la serata “Alcool e canne che sballo! ... ma ne vale la pena? a cui questo numero darà ampio spazio. Prima di tutto perché dal Mosaiko può germogliare dav- vero qualunque cosa, e non solo perché non ci sono censure, se non quelle dettate dal rispetto, ma perché non c’è fine alle idee e ai progetti che possono solleticarci i pensieri. Proprio questa è la forza principale del nostro giornale, ha un grande potenziale e spero possa continuare a crescere e a farlo insieme a noi. E la sua potenzialità deriva dal fatto che ognuno di noi è differente e invischia un po’ delle sue esperienze, un po’ delle sue emozioni e del suo modo di sentire la carta. Siamo come tante note, ognuna diversa e magari bellissima, ma una nota da sola che cos’è? Soltanto messe insieme cessano di essere semplici note e diventano una musica, di questo ringra- ziamo Mimma Franco, la direttrice di questa neonata orchestra. La musica è uno dei temi che affiorano nel Mosaiko, perché è la colonna sonora della vita, specialmente quando si è giovani, ma si parla anche degli ultimi film chiacchieratissimi, di qualche libro che ha catturato la nostra attenzione avvolgendoci con le sue pagine in un mondo fantastico e restituendoci al nostro con un’e- mozione in più. Si parla di passioni, di sogni, di sport di moda, di scuola e di molto altro, e ci sono anche le pagine dei più piccoli, con i loro disegni e i pensieri che solo a quell’età sono così spon- tanei e disarmanti. Ma parlando di questi, che sono temi a noi cari e che ci appar- tengono, non abbiamo dimenticato che il mondo variegato dei giovani non è fatto solo di volontariato, moda, sport e catechi- smo. Purtroppo è fatto anche di situazioni difficili, di pericoli, di divertimenti folli e solitudine, di realtà che benché magari ci sem- brino lontane dalla nostra esperienza, non dobbiamo commette- re la leggerezza di ignorare. Crescere vuol dire diventare indi- pendenti, e non è per nulla un processo facile ma anzi è irto di insidie e di strade senza uscita. Sono troppi i giovani che veden- do davanti a sé un futuro da adulti noiosi, ingabbiati in ruoli sociali e responsabilità che non vogliono prendersi,invece di cer- care un modo per cambiare le cose o per diventare adulti miglio- ri di quelli che si vedono davanti, finiscono col buttarsi in ogni tipo di esperienza per provare di tutto prima che sia troppo tardi per divertirsi ancora, finendo poi con l’essere incapaci di farlo senza l’aiuto di alcool e droghe. E pensare che quando eravamo bam- bini, per divertirci bastavano i viaggi della fantasia. E siccome questo giornale è anche un’occasione per crescere insieme, per toccare temi importanti, ecco che nasce questa serata, per questo e per rispondere alle nostre domande prima di tutto e per insegnarci a conoscere e capire prima che a giudi- care. Silvia Pareti Il mosaico è un insieme di colori e figure, tanti colori, diversi con diverse sfumature che insieme regalano una figura intera, definita un'idea. Ecco, è questo che vuole essere lo spirito di Mosaiko Kids, i colori sono le emozioni dei nostri ragazzi, dei nostri bambini di fronte alle cose e ai fatti del mondo e le figure sono le loro idee che si formano con tinte diverse ed emozioni sempre nuove. Il giornale che state leggendo forse è solo una piccola iniziativa, ma per i ragazzi che vi lavorano è la loro finestra sul mondo, il luogo dove possono esprimersi confrontar- si, dire la loro, a volte sbagliando ma sicuramente con onestà e sincerità. L'avventura di questa giovane redazione è appena cominciata e già comincia a dare risultati, saremo a Firenze ad un Congresso Nazionale con partecipa- zione internazionale organizzato dal Federserd. I ragazzi presentano un progetto ideato da loro sul tema delle dipendenze. Questo per noi vuol dire che anche le piccole voci vengono ascoltate, piccole voci come le nostre, piccole voci per l'età dei nostri gior- nalisti, ma non certo per quello che possono scrivere e raccontare. Se qualche volta non sarete d'accordo con noi, con quello che scriviamo, che i nostri ragaz- zi "dicono" attraverso il giornale, allora scriveteci, è importante per il nostro giornale anche la vostra voce, perché il nostro mosaico di colori, emozioni, opinioni sia sempre il più vasto, il più diverso. E' la diversità che fa di questo mondo un mosaico di idee. Antonella Mariotti Direttore responsabile de “Il Mosaiko Kids” Colori Come emozioni per nuove idee Favolarevia editore e i ragazzi de “il Mosaiko kidspresentano la tavola rotonda “alcool e canne che sballo! ...Ma ne vale la pena? O O r r a a c c h h e e s s a a p p e e t t e e c c o o s s a a s s i i g g n n i i f f i i c c a a M M o o s s a a i i k k o o e e c c o o s s a a v v u u o o l l e e s s s s e e r r e e i i l l n n o o s s t t r r o o g g i i o o r r n n a a l l e e , , …Conclusioni… La terra dell’incontro è sempre fertile, trovarsi e discutere è sempre utile, perché è nella solitudine e nell’ignoranza che maturano e trovano spazio le dipendenze e le sofferenze peggiori. Nessuno ha demonizzato né esaltato le droghe, ci hanno spiegato che sono una parte importante di ogni società, che sono legate a doppio filo ad alcuni secolari modelli culturali, che il rapporto tra potere e droghe è spes- so schizofrenico e che i governi lucrano su alcune droghe e bruciano sul rogo le altre. Ma il problema non è la sostanza: l’abisso è nel bisogno che spinge verso l’autodistruzione e nelle cause che lo scatenano, l’inferno è nella dipen- denza e nella tragica pulsione di sacrificio della propria libertà. Favolarevia Editore Foto Bruno De Faveri Mosaiko Kids, non è più un supplemento: da questo numero diventa un mensile indipendente La Redazione

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Il periodico dell'associazione Il Mosaiko Kids

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Anno 1 - n°1 - settembre - ottobre 2004 Aut. Tribunale di Tortona N° 2/04 reg. periodici del 22/09/2004Proprietà ed Editore: Favolarevia, via C. Alberto, 13 - Castelnuovo S. (AL)Periodico mensileDirettore responsabile: Antonella MariottiStampa: Dieffe - v.le Scrivia, 18 - Castelnuovo S. (AL)

Mosaiko Kids: questo è il titolo Mosaiko Kids: questo è il titolo

che noi ragazzi abbiamo scelto che noi ragazzi abbiamo scelto

per il nostro nuovo giornaleper il nostro nuovo giornale

Perché proprio Mosaiko?Perché se cerchiamo sul dizionario la parola mosaicotroveremo: “Opera d’arte formata da molte pietruzzecolorate unite insieme” Infatti ci piace pensare che ogni ragazzo sia unacolorata tessera dai mille colori e sfumature, ognunadiversa dall’altra, con i suoi pregi e i suoi difetti,senza particolar valore se presa da sola, ma se, unitaalle altre, si incastra perfettamente trovando esatta-mente il suo posto, ma, quel che è più importante,ogni tassello è ugualmente fondamentale per labuona riuscita di quest’ opera d’arte.Mosaiko vuole essere un punto di ritrovo per tutti igiovani che amano scrivere, che non vogliono resta-re nel silenzio, schiacciati dalla velocità e dal rumoredi un mondo che ha sempre più fretta, in cui i colorisbiadiscono troppo rapidamente, ancora prima che ilpittore abbia finito di stenderli sulla tela: Mosaikovuole dare nuova luce alle tinte di questa nostra bel-lissima terra, rendendole uniche e sgargianti, tramitel’aiuto di questi giovani artisti che sentono il bisognodi far risplendere pienamente i propri colori, non da soli, ma con l’aiuto degli altri compagni di avventura.Infatti proprio la riscoperta di alcuni valori che ormai troppo spesso vengono accantonati, come lo stare insieme, è lo scopo princi-pale che si prefigge il nostro giornale: formare un gruppo di persone, non di giornalisti, che vadano d’accordo e che lavorino tutteinsieme per un fine comune, formare un gruppo che vada al di là dei semplici rapporti di *lavoro*, formare un gruppo che possa defi-nirsi affiatato ed unito perché solo unendo strettamente tutti i tasselli si può giungere alla piena e completa realizzazione del mosai-co, rendendolo saldo ed indistruttibile, nonostante il passare del tempo.Ma il giornale non si chiama solo *Mosaiko* bensì anche *Kids*. Perché? Beh, perché questo è il mosaico di noi giovani, e in ingle-se *Kids* indica proprio questo: non solo i ragazzi, ma anche i bambini, una sola parola racchiude al suo interno tutte le fasce dellagioventù.Infatti questa iniziativa mira a raccogliere in un solo luogo tutti i giovani, di tutte le età, dai bambini ai ragazzi più grandi, inmodo che nessuno venga trascurato, e possa lasciare il suo indelebile segno sulla bianca carta, così da fondere e unire diverse visio-ni del mondo in un unico giornale, così da non creare solo un mosaico di persone, ma anche di temi.MosaiKo Kids si ripromette di dedicarsi all’informazione, toccando tutti i temi più importanti e anche delicati dei nostri giorni, attuali-tà, spettacolo, sport, cultura…e quant’altro possa destare interesse, tutto visto secondo l’ottica dei più giovani, secondo la loro men-talità e il loro modo di vivere… Leggendo i loro articoli sono certa che si scoprirà che molte cose che si ritenevano scontate e ovvienon lo sono…anzi. Livia Granata

Sabato 26 giugno: un giorno come tanti per molte persone, ma per noi, ragazzi di Mosaiko Kids, è stata una data da ricordare

E’ iniziato l’avvincente e arduo percorso che la squadra de “Il Mosaiko Kids” ha deciso di intraprendere. Un affiatato gruppo di gio-vani e giovanissimi, con un giornale fresco e vivo come curriculum e soluzioni concrete ai problemi di molti coetani come traguardo.Nella Sala Pessini di Castelnuovo Scrivia si è infatti tenuta la tavola rotonda dal titolo: “Alcol e canne, che sballo!! Ma ne vale la pena?”.Iltitolo è di per sé molto esauriente, abbiamo deciso infatti di trattare uno dei temi più scottanti degli ultimi anni: l’abuso d’alcool e dro-ghe, e le drammatiche conseguenze che esso comporta, soprattutto sui più giovani.Questa tavola rotonda è stata fortemente voluta da noi ragazzi, in quanto ci sentiamo personalmente coinvolti, perché solitamenteè alla nostra età che si fanno le prime esperienze in questo ambito, e dobbiamo essere informati a riguardo, onde evitare di finire frai micidiali meccanismi della tossicodipendenza e dell’alcolismo che, una volta innescati, non possono più essere fermati.Abbiamo pertanto richiesto la presenza di alcuni esperti in materia, che vivono ogni giorno a contatto con questo tipo di realtà, i qualihanno cortesemente accettato il nostro invito, e ci hanno reso partecipi delle loro conoscenze e delle loro esperienze, arricchendo-ci sia sul piano umano che su quello culturale. Sono intervenuti alla tavola rotonda il Primario SERD di Milano-Dirigente FEDER-SERD Prof. Dott. Edoardo Cozzolino, il Primario SERD di Alessandria Dott. Costantino Girardengo, Specialista malattie Infettive-Responsabile Struttura ambulatoriale Div. Mal. Infettive e Tropicali I.R.C.C.S. Prof. Dott Giorgio Barbarini, Dir. Med 1° liv SERD diTortona Dott. Luigi Bartoletti, Dir. Med 1° liv SERD di Vigevano e Lomellina Dott. Giansisto Garavelli, Moderatore Guerrino Bordone.La serata ha preso il via con un breve e significativo intervento dei Dottori Cozzolino, Girardengo e Barbarini, in cui, rinunciando allecomplesse terminologie mediche per molti di noi incomprensibili, ci hanno esposto alcuni dei rischi e delle conseguenze a cui si puòandare incontro se si entra nel tunnel della dipendenza. Protagonista della serata le nostre curiosità, i nostri dubbi, le risposte di quel-li che veramente sono gli esperti e gli unici che dovremmo interrogare quando siamo nei guai o semplicemente cerchiamo risposte

esaurienti. Persone da ammirare, come tutte quelle che credono nellavoro che svolgono e non lo lasciano alle spalle finite le 8 ore, ma sirendono disponibili per venirci a raccontare che cos’è la dipendenza.In seguito è stato dato ampio spazio alle domande e alle curiosità che ilpubblico ha voluto sottoporre agli esperti: sono state molte le domande, emolti dubbi e lacune sono stati colmati, fornendo anche utili spunti per unariflessione individuale.

Silvia Pareti - Marta Lamanuzzi- Livia Granata

vorrei parlarvi di come nasce la serata “Alcool e canne chesballo! ... ma ne vale la pena? a cui questo numero darà ampiospazio. Prima di tutto perché dal Mosaiko può germogliare dav-vero qualunque cosa, e non solo perché non ci sono censure, senon quelle dettate dal rispetto, ma perché non c’è fine alle ideee ai progetti che possono solleticarci i pensieri. Proprio questa èla forza principale del nostro giornale, ha un grande potenziale espero possa continuare a crescere e a farlo insieme a noi. E lasua potenzialità deriva dal fatto che ognuno di noi è differente einvischia un po’ delle sue esperienze, un po’ delle sue emozionie del suo modo di sentire la carta.Siamo come tante note, ognuna diversa e magari bellissima, mauna nota da sola che cos’è? Soltanto messe insieme cessano diessere semplici note e diventano una musica, di questo ringra-ziamo Mimma Franco, la direttrice di questa neonata orchestra. La musica è uno dei temi che affiorano nel Mosaiko, perché è lacolonna sonora della vita, specialmente quando si è giovani, masi parla anche degli ultimi film chiacchieratissimi, di qualche libroche ha catturato la nostra attenzione avvolgendoci con le suepagine in un mondo fantastico e restituendoci al nostro con un’e-mozione in più. Si parla di passioni, di sogni, di sport di moda, discuola e di molto altro, e ci sono anche le pagine dei più piccoli,con i loro disegni e i pensieri che solo a quell’età sono così spon-tanei e disarmanti.Ma parlando di questi, che sono temi a noi cari e che ci appar-tengono, non abbiamo dimenticato che il mondo variegato deigiovani non è fatto solo di volontariato, moda, sport e catechi-smo. Purtroppo è fatto anche di situazioni difficili, di pericoli, didivertimenti folli e solitudine, di realtà che benché magari ci sem-brino lontane dalla nostra esperienza, non dobbiamo commette-re la leggerezza di ignorare. Crescere vuol dire diventare indi-pendenti, e non è per nulla un processo facile ma anzi è irto diinsidie e di strade senza uscita. Sono troppi i giovani che veden-do davanti a sé un futuro da adulti noiosi, ingabbiati in ruolisociali e responsabilità che non vogliono prendersi,invece di cer-care un modo per cambiare le cose o per diventare adulti miglio-ri di quelli che si vedono davanti, finiscono col buttarsi in ogni tipodi esperienza per provare di tutto prima che sia troppo tardi perdivertirsi ancora, finendo poi con l’essere incapaci di farlo senzal’aiuto di alcool e droghe. E pensare che quando eravamo bam-bini, per divertirci bastavano i viaggi della fantasia. E siccome questo giornale è anche un’occasione per crescereinsieme, per toccare temi importanti, ecco che nasce questaserata, per questo e per rispondere alle nostre domande primadi tutto e per insegnarci a conoscere e capire prima che a giudi-care. Silvia Pareti

Il mosaico è un insieme di colori e figure, tanti colori,diversi con diverse sfumature che insieme regalanouna figura intera, definita un'idea.Ecco, è questo che vuole essere lo spirito di MosaikoKids, i colori sono le emozioni dei nostri ragazzi, deinostri bambini di fronte alle cose e ai fatti del mondoe le figure sono le loro idee che si formano con tintediverse ed emozioni sempre nuove. Il giornale chestate leggendo forse è solo una piccola iniziativa, maper i ragazzi che vi lavorano è la loro finestra sulmondo, il luogo dove possono esprimersi confrontar-si, dire la loro, a volte sbagliando ma sicuramentecon onestà e sincerità. L'avventura di questa giovane redazione è appenacominciata e già comincia a dare risultati, saremo aFirenze ad un Congresso Nazionale con partecipa-zione internazionale organizzato dal Federserd. Iragazzi presentano un progetto ideato da loro sultema delle dipendenze. Questo per noi vuol dire cheanche le piccole voci vengono ascoltate, piccole vocicome le nostre, piccole voci per l'età dei nostri gior-nalisti, ma non certo per quello che possono scriveree raccontare. Se qualche volta non sarete d'accordocon noi, con quello che scriviamo, che i nostri ragaz-zi "dicono" attraverso il giornale, allora scriveteci, èimportante per il nostro giornale anche la vostravoce, perché il nostro mosaico di colori, emozioni,opinioni sia sempre il più vasto, il più diverso. E' ladiversità che fa di questo mondo un mosaico di idee.

Antonella MariottiDirettore responsabile

de “Il Mosaiko Kids”

Colori Come emozioni

per nuove idee

Favolarevia editore e

i ragazzi de

“il Mosaiko kids”

presentano la tavola rotonda

“alcool e canne

che sballo!...Ma ne vale la pena?

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…Conclusioni…La terra dell’incontro è sempre fertile, trovarsi e discutere è sempre utile,perché è nella solitudine e nell’ignoranza che maturano e trovano spazio ledipendenze e le sofferenze peggiori.Nessuno ha demonizzato né esaltato le droghe, ci hanno spiegato chesono una parte importante di ogni società, che sono legate a doppio filo adalcuni secolari modelli culturali, che il rapporto tra potere e droghe è spes-so schizofrenico e che i governi lucrano su alcune droghe e bruciano sulrogo le altre.Ma il problema non è la sostanza: l’abisso è nel bisogno che spinge versol’autodistruzione e nelle cause che lo scatenano, l’inferno è nella dipen-denza e nella tragica pulsione di sacrificio della propria libertà.

Favolarevia Editore

Foto Bruno De Faveri

Mosaiko Kids, non è più un supplemento: da questo numero diventa un mensile indipendente

La Redazione

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“Parlando a titolo personale mi sono resa conto di quanto in realtà fossi *ignorante* in materia, sebbenecredessi di conoscere molte cose ( se non tutto ) sul mondo della tossicodipendenza e dell’alcolismo.Ciò è servito a farmi riflettere su quanto crediamo di sapere e su quanto sappiamo realmente: sono certadi non essere stata l’unica fra i molti spettatori che affollavano la sala a rendersi conto che troppo spes-so diamo per scontato molte cose che in realtà non sono assolutamente come crediamo che siano, chei mali che ci paiono essere così lontani dalla nostra quotidianità in realtà possono sfiorarci e perfino dan-neggiarci quando meno ce lo aspettiamo.L’unico modo per vincerli è conoscerli: conoscendo il nostro *nemico* potremo prevenirlo, e neutralizzar-lo; e serate come quella del 26 giugno servono proprio a questo: a far sì che due delle più grandi patolo-gie del nostro tempo, la tossicodipendenza e l’alcolismo, vengano conosciute realmente, evitate e, infine,sconfitte.” Livia, 17 anni II anno di Liceo Classico

“Nell’adolescenza ci si sente invincibili, senza limiti, ma citando le parole del prof. Edoardo Cozzolino, pri-mario del feder SERD di Milano: *La vita non è un videogioco che, dopo averlo ricaricato, si può incomin-ciare di nuovo a giocare*. Come in una grande famiglia abbiamo posto le nostre domande: per una seraci siamo ritrovati in una tavolo rotonda, in un luogo dove il dialogo è aperto a tutti e ci si può fermare, iso-landosi dal rumore assordante e ripetitivo dei clacson, che chiudono l’individuo in un anonimato apparen-temente insormontabile” Stefano, 16 anni, III anno di Liceo Classico

“Una cosa l’ho capita, non sono gli effetti dell’alcool né delle dorghe, ma il perché li prendiamo che devefare paura. Il perché dobbiamo dipendere da qualcosa per sentirci più forti, per sentirci sicuri, per diver-tirci, quando la vera forza sta nell’indipendenza, e la voglia di ridere la troviamo in noi stessi, perché nonci sono sensazioni più intense di quelle che ci offre il mondo reale senza distorsioni, né viaggi più incre-dibili di quelli che è la nostra fantasia a donarci.” Silvia, 19 anni, I anno di Università

“La tavola rotonda non mi è servita tanto per capire quanto facciano male alla salute droga e alcool-su que-sto siamo informati, è vero, forse troppo superficialmente, ma in fondo un po’ tutti-; credo invece di averavuto modo di comprendere più profondamente che cosa sia una dipendenza, che cosa comporti viverecon un unico pensiero fisso. Non è più una vita: è l’illusione di vivere quella libertà che vorremmo e che cisembra di avere finalmente conquistato: è così vicina, sta galleggiando in quel bicchiere, è tutta rac-chiusa in quella pillola. Ma cosa succederà domani? Non importa, voglio solo vivere questo momento,sentire questa libertà scorrermi nelle vene.Io vivo la mia vita giorno per giorno, mi permetto di non pensare troppo a domani e di godermi i momentiperché la mia mente è sana, il mio corpo lucido e domani potrò decidere del mio domani, mentre oggivoglio solo pensare ad oggi.” Anna, 17 anni, IV anno di Liceo Linguistico

“Probabilmente non a tutti sarà bastata questa serata per proteggersi saldamente contro le dipendenze,ma la tavola rotonda è riuscita perché nella lotta contro le droghe e l’alcool, nessuna parola è sprecata,e anch’io sono ancora a rischio, nella mia strada può ancora comparire il pericolo di un’assuefazione auna sostanza che mi ammalia e mi distrugge, ma ora ne so di più, ho potuto ascoltare altre parole chemi informavano di aspetti della dipendenza che altrimenti avrei scoperto solo facendola mia, e quindi,come tutti i presenti so qualcosa in anticipo che mi può far riflettere, pensare prima di agire e che forseriuscirà a smascherare, se mi si presenterà davanti, tutta la sofferenza che si cela oltre all’apparente pia-cere e a farmi cambiare strada.” Paolo, 14 anni, I° anno di Liceo Scientifico

“L’organizzazione della serata è stata decisamente efficace, i diversi momenti sono stati dosati con gran-de abilità, in modo che il ritmo rimanesse sostenuto e gli interventi vari e appropriati. Ogni oratore hasaputo essere completo e coinvolgente, chiaro ed essenziale, non sono mancati intervalli musicali espazi dedicati ai componenti della redazione. Il problema, trattato a partire da diversi punti di vista, è statotriturato e analizzato in modo da definirne un quadro semplice e limpido da cui partire per la formulazio-ne di progetti e iniziative. Mi auguro, com’è successo a me, che questa manifestazione abbia infuso intutti coraggio e fiducia perché com’è ben risaputo: chi ben comincia… “

Marta, 16 anni, I anno di Liceo Classico

Nota per chi vuole inviare i suoi scritti: La rubrica Una voce fuori campo èespressamente dedicata alla pubblicazione di articoli, saggi, racconti, componi-menti poetici o segnalazioni di chiunque desideri far uscire la propria voce dallemura di casa.L’indirizzo a cui inviare il materiale è:

Una voce fuori campo, redazione de “Il Mosaiko Kids” Via C. Alberto 13 - 15053 Castelnuovo Scrivia (AL)

La redazione, ovviamente, si riserva il diritto di pubblicare solo ciò che ritiene meritevole.

Da sinistra Dottori G, Barbarini, E. Cozzolino, C. Girardengo, L. Bartoletti, G. Garavelli

S. E. Dottor V. PellegriniPrefetto di Alessandria

Tra il pubblico al centro Alessandra Dellacà giornalista de“La Provincia Pavese”, “Il Piccolo”, “Telecity” e “Telestar”

Dottor Edoardo Cozzolino Da sinistra A. Trausi, A. Baiardi, L. Granata, S. Pareti, G.Bresciani, S. Pugliese

Sara Serafin Silvia Pareti e il Dottor G. Barbarini

I Medici hanno palesemente esplicitato di “non farsi affascinare dai cosidetti “soft drink”, nuova modaalcolica che impazza negli ultimi tempi, poichè queste bevande alcoliche non contengono assolutamen-te alcun ingrediente che le renda più “soft” di tutto ciò che ha un grado alcolico superiore e perciò nonsono affatto meno pericolose... anzi! Chiara, 19 anni, 1° anno Università

Crediamo sia opportuno che serate di questo tipo possano essere ripetute in diversi luoghi del territorioitaliano per far comprendere ad un maggior numero di italiani le tragiche conseguenze di queste difficilerealtà quotidiane. Cecilia e Marcello , 13 anni, 3° media

Utile e interessante l’esposizione di dati e storie di vita da parte degli esperti intervenuti che ci hanno aiu-tato a comprendere meglio una realtà entrata ormai a far parte della nostra quotidianità.

Flavia, 3° anno Liceo linguistico

Ho ascoltato con curiosità ed attenzione gli interventi di tutti i relatori che sono stati molto chiari ed esau-rienti nelle loro spiegazioni di temi importanti e allo stesso tempo difficili.

Andrea, 12 anni, 2° media

Foto Elisa

Page 3: Il MosaikoKids 1-2004

Grazie a tutti coloro che,direttamente o indiretta-mente, permettono aquesto giornale di esiste-re, e sono veramentetanti!Grazie a tutti i ragazziche animano la redazio-ne, ogni giorno capaci distupirmi con la loro fre-schezza e con il loroentusiasmo contagioso.Sono sicura che questofoglio appena nato diven-terà grande insieme aisuoi piccoli creatori,regalando a tutti l’emo-zione della parola chenon sfugge e che lascia ilsegno.Se semplicemente servi-rà a far divertire e cre-

scere chi ci lavora, IlMosaiko Kids avrà co -mun que centrato unobiettivo straordinario.Un grazie particolare adAntonella Mariotti, checon la sua consuetaumiltà ha accettato l’in-carico di direttore re -spon sabile del periodico,dimostrando ancora unavolta di essere sensibilea quel ventaglio di antichivalori su cui si fonda l’in-tero progetto del periodi-co per ragazzi.

Mimma Franco

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PROGRAMMARE GIOCHI E APPLICATIVI IN 3D ALLA PORTATA

DI TUTTI: ANCORA PIÙ FACILEAiuti, consigli e chiarimenti gratuiti per chiunque all’e-mail del Pare Group

Per chi sa come fare e per chi non ha familiarità, per chi è deciso a diventare un esperto eper chi è solo un po’curioso, programmare di giorno in giorno diventa più utile e più sempli-ce, e perchè no, anche divertente. Programmare con Game Maker è cosa facile e non ha limiti di possibilità: può essere un faci-le strumento per realizzare le proprie idee. Ma per fare un gioco o un programma in 3D, senon si vuole cascare in interminabili stringhe di codici da inserire con la massima precisione,bisogna avere un programma apposito: “3D Game Maker” è senza dubbio uno dei miglioristrumenti di programmazione in 3D per persone non esperte, è estremamente facile e senzalimiti ma è disponibile solo a pagamento. Consiglio per questo motivo “3drad” semplice da usare ma che consente lo stesso ampielibertà per chiunque non abbia timore di fare un po’di pratica prima di lanciarsi nel realisticomondo del 3D (Si può scaricare il Demo in venti minuti su www.3drad.com).Con pochissimaprogrammazione e un po’di fantasia, grazie a modelli molto realistici già presenti nel pro-gramma, si possono creare ottimi giochi. Consiglio di scaricare anche un programma percreare modelli tridimensionali, dato che 3drad ne è sprovvisto. Una volta capito come fare potrete manipolare una realtà senza dubbio più avvincente eappagante del 2D. Per esempio, potrete fare giochi capaci di terrorizzarvi o avvincenti avven-ture per più giocatori o ancora dare vita a immensi paesaggi. La struttura di un gioco in 3Dè in gran parte costituita da “modelli”: immagini tridimensionali che nel gioco vengono visti davarie prospettive. Generalmente c’è un ambientazione, molto spesso fissa, sulla quale simuovono e interagiscono gli altri modelli. Sul monitor appaiono le immagini viste da un“view”: una visuale, che quasi sempre segue il protagonista. Alcuni modelli sono influenza-bili dalla tastiera o dal mouse e riflettono sul programma le decisioni di chi gioca, altri sonoprogrammati con un intelligenza artificiale in grado di dare una risposta molto spesso azzec-cata all’evolversi della situazione. Esistono anche variabili e pagine di testo dove inserire icomandi nel “linguaggio macchina” del gioco. Se avete capito subito la struttura di un giocoin 3D, vi sarà molto facile iniziare e diventare esperti. Se ne avete capito poco invece, nonc’è nulla da temere, appena avrete inquadrato la modalità di programmazione, tutto questovi sembrerà più che ovvio.Per chi volesse programmare o anche solo chiedere informazioni, è disponibile un’e-mail:[email protected]. Il Pare Group, nasce per aiutare gratuitamente principianti passo per passo con consigli,curiosità, per introdurli nel mondo della programmazione in una maniera facile e al tempostesso rapida, ottenendo subito i primi risultati. Numerose persone di varie età, anche senzaavere un’enorme attitudine, con un po’di curiosità e un briciolo di impegno, sono già riuscitein breve tempo ad apprendere una programmazione a livelli sufficienti a consentire una pos-sibilità di creare infinita. Sono disponibili, richiedendoli all’e-mail, anche demo o giochi PareGroup, per aiutare la comprensione tramite esempi e prove pratiche. Chi è già esperto, potràtrovare aiuti aggiuntivi e ampliare la propria conoscenza anche su altri programmi e ad altrilivelli. Per chi non avesse tempo o voglia di programmare, il Pare Group può creare appli-cazioni o giochi su ordinazione personalizzabili in ogni aspetto: dalla grafica al sonoro, dallastruttura alla programmazione, rendendoli unici e perfettamente conformi alle vostre richie-ste sino a rendere voi protagonisti dei vostri giochi.Il mondo della programmazione è quello che ha dato vita alla maggioranza delle odierne tec-nologie, è un linguaggio per parlare al proprio computer, è un modo per sapere costruire ilvirtuale, è divertente ma non è solo un gioco. Programmare è gratuito, programmare è sem-plice, programmare è divertente. Paolo Pareti

All’inizio ti inzuppa dentro conil distillato dolce di un mondoincantato, dove tutto è possibilee te ne innamori. Dopo un po’più di tempo ne conosci i difet-ti, vedi le fiabe ingiallire e sgre-tolarsi, così ingannevoli che ciavevi creduto, e ti senti ingenuaper non aver capito che il porta-le dei sogni è solo un ritaglio divetro pronto a infrangersi e lovorresti richiudere. Ma si cadeper rialzarsi, non si può striscia-re per evitare di sbucciarsi leginocchia di nuovo. Infine ciritorni, con la consapevolezza dichi ha già sbattuto la testacadendo dal letto mentre imma-ginava di volare e ti limiti adapprezzarlo per quello che è,senza cercare in esso più poesiadi quella che tu stesso ti portidentro.I chatdipendenti lo sanno, inter-net è anche questo, un fatiscen-te punto di incontro tra realtà efantasia. Qualcuno vi cerca unapproccio facile, qualcuno vi sirifugia per trovare la soluzioneai suoi problemi, c’è chi sa amalapena scrivere e chi danzavorticoso con le parole.Ci puoi trovare veramente ditutto, dal ragazzino curioso condomande che di persona si ver-gognerebbe a formulare, almarito che evade coi pensierimentre la moglie è già addor-mentata, al medico rispettabilis-simo che però adesca le giovi-nette, al timido mendicante d’a-more, al romantico bugiardo. Èun mondo di follie, nel qualealcuni sono ancora più se stessie finalmente riescono a sfogliar-

si dalle corazze che si sonocuciti addosso per difendersidalla vita, mentre altri indossa-no mille maschere e si tingonodi sempre nuove personalità,per saggiare le vite che nonhanno.Che vale in questo mondo ladistinzione tra finzione e realtà?Cosa cambia se dall’altra partesfiora la tastiera un principeazzurro o un ranocchio?Nulla, almeno finché le parolerestano solo segni neri apparsisullo schermo e venuti da chissàdove. I guai cominciano se sicerca di trasformarle in realtà,non esiste un traduttore capacedi tanto. Ti accorgi che stavanobene solo lì dov’erano… Internet non è un demonio, manemmeno un giocattolo, biso-gna sempre condirlo con un piz-zico di prudenza perché non cisi ritorca contro. Per tanti aspet-ti è una comodità. Non ci sonoistruttori per imparare a naviga-

re sulle acque inquinate dell’e-tere, così ognuno impara un po’alla volta da sé. Impari che l’e-mail è comoda, più economica eveloce dell’equivalente carta-ceo, meno personale perché nonè stata tra le tue dita, ma perso-nalizzabile con una canzone,uno sfondo; impari che ci sonominiere di informazioni, nonsempre attendibili, ma moltopiù accessibili di bibliotechestantie e burocratizzate. Per giocare, lavorare, comuni-care, non possiamo ignorare cheinternet sta scivolando nellenostre esistenze per modificarle,in meglio o in peggio dipenderàsolo da noi, e non ci lasceràindifferenti. Ma per i sentimentiè solo il surrogato insipido dellavita. Un ghiacciolo che puòanche bruciare, ma così facendosi scioglie, perché accanto a unapassione perde la sua consisten-za. Ovviamente, sulla bilanciadel cuore, uno sguardo intenso,oppure una carezza, una parolasussurrata, sollevano comepiume le tante nottate cullate dadolci pensieri intangibili.È un mondo inafferrabile dove iricordi fuggono e il tempo perdela sua consistenza come sevivessimo un solo istante e delresto non restasse memoria.È un sogno condiviso con qual-cuno che si sveglierà però inun’esistenza diversa dalla tua.Le fantasie forse poi si infrange-ranno come farfalle di cristallosul muro della realtà. Ma la vita potrebbe essere unafiaba, perché non profumarla dipoesia? … Silvia Pareti

C’era una volta.......una Sabbiadeisogni. Un giorno un vento caldo, venuto dalontano, mescolò i granelli di tutte le spiagge del mondo.Metereologicamente non fu nulla di eccezionale, il giornale diGreystones fu l’unico a dedicare all’accaduto qualche riga dicarta di un grigio spento.Ma chi percepì sul serio quel qualcosa di nuovo nell’aria,furono i pigmei, col naso a un passo dalla sabbia del deserto,l’avevano fiutato per primi e si erano consultati perplessi sefosse qualcosa di cui essere contenti o meno.Anche i bambini se ne erano accorti, di tutte le razze e i colo-ri, grazie a quella sensibilità speciale che crescendo a poco a

poco sbiadisce. Non è vero che scompare, ma essendo la parte più vulnerabile di sé, gli adulti un po’alla volta la nascondono e finisce che poi, senza usarla mai, se ne dimentichino.L’avevano avvertita come una specie di presentimento, come se l’aria si fosse tesa e avesse vibrato.Poi questo brivido che elettrizzante aveva attraversato il mondo, rapido come era venuto, se ne era sci-volato via in silenzio.Lei era nata.Passionale e romantica, ostinata e riflessiva, sottile e sconfinata come la cucitura tra il mare e il cielo,zampillante come un’imprevedibile fontana.Era nata per cambiare il mondo e non lo sapeva. Era nata col sorriso perché il sole aveva baciato i suoiocchi e non li aveva feriti, illuminando solo le cose belle della vita, e queste le erano piaciute.Era nata anche con qualcosa dentro che non avrebbe tardato a farle male.Era la voglia di fare che resta incompiuta, erano le frasi non dette, i sogni inespressi cullati di notte, erail sole dai raggi appassiti.Sarebbe stato facile tingere il mondo di oro, ribaltarlo perché fosse diritto. Ma come una fatina dalle alilegate i suoi desideri volavano alti solo nei pensieri, e si schiantarono con un tonfo tremendo sulla real-tà immutabile. Quel qualcosa dentro le era diventato odioso, le storceva ogni sorriso. Tutto intorno alei, le persone non si accorgevano di nulla, andava-no avanti senza lacrime ma senza gioie, rassegnate,quasi indifferenti.Fu così che nel giorno più lungo dell’anno, decise difare al Mondo un regalo.Si tuffò nel vento.Quel giorno dal cielo su tutta la terra scese una sab-bia sottile. Se ne accorsero tutti, chi respirandola nonsmetteva più di ridere, a chi restava impigliata neicapelli e venivano mille idee, a qualcuno finì negliocchi e ricominciò a vedere il mondo rosa. Nessunosi accorse che Sabbiadeisogni era scomparsa, ma daquel giorno, ognuno se ne portò dentro un granello elo serbò per tutta la vita. Silvia Pareti

GHIACCIOLI CHE BRUCIANO

I BRIVIDI FREDDI DI UN MONDO VIRTUALE

LaureaLaurea

Si è laureato in Medicina, votazione 110, con una tesi suun particolare metodo di realizzazione delle angiografie,il castelnovese Emilio Bassi. La Redazione de “IlMosaiko Kids” gli esprime le più sentite congratulazio-ni e gli augura un avvenire professionale gratificante

In ginocchio da sinistra: Carlotta Rubin, Claudia Poggio, SofiaFalchetto, Marta Poggio, Cecilia Mariotti, Daniele Accatino.In piedi da sinistra: Alberto Arzani, Cecilia Sacco, Angela Trausi,Anna Baiardi, Livia Granata, Elena Rota, Sara Serafin, FlaviaMelis, Costanza De Faveri, Andrea Accatino, Stefano Pugliese

E sono veramente tanti!

Foto Claudio Bertoletti

Foto Bruno De Faveri

Illustrazioni Martina Delfanti

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Piccoli Piccoli

LL’’ iimmpprreevv ii ss ttoo“Arriverò puntuale con un regalo che ti piacerà tantissimo e con un vestito magnifico!”.Queste sono le ultime parole che dissi al telefono a Gloria prima della sua festa di com-pleanno. Sono Fabiana Epa e vi voglio raccontare la mia storia. Erano le due di pomeriggio ed io ero già in ansia per il compleanno della mia miglioreamica Gloria; io e lei abitiamo lontano, ma siamo molto amiche.La sua festa era stata programmata per le quattro, ma io alle tre mi stavo già preparan-do. Cercavo il mio vestito più bello: lo ha cucito mia mamma con una stoffa bellissima, èazzurro vellutato con dei riflessi argento. Non lo trovavo più nonostante l’avessi cercatoper tutta la casa e per tutto il mio armadio. Mentre lo cercavo vidi nella cuccia di Bobby, il mio terranova, un pezzo di stoffa rosic-chiato dello stesso colore del mio vesto. Mi venne male. Chiamai a squarciagola mia mamma, ma quasi subito vidi sul tavolo un biglietto. C’erascritto precisamente così: “Sono al supermercato, tornerò tra mezz’ora. La mamma”. Inquell’istante mi sono pentita di quello che avevo detto a Gloria, erano le tre e mezza.Iniziai a piangere per Gloria fino a quando arrivò bella fresca mia mamma che mi chiesecome mai piangevo. Io le risposi farfugliando: “Eh.. Gloria, eh.. il vestito, Bobby, la festa,eh.. e il regalo…..”e mi rimisi a piangere perché guardai l’orologio: erano le quattro. Mia mamma mi disse di calmarmi e di scandire bene le parole, allora io le ridissi: “UNO:ho detto a Gloria che arrivavo puntuale, DUE: non trovo più il mio vestito e ne ho vistoun pezzo nella cuccia di Bobby!!!”.La mamma, fresca come una rosa, mi rispose: “Ma sel’ho messo nell’ultimo cassetto in fondo del tuo armadio!”. In quell’istante l’avrei fulmina-ta, lei e la sua mania dell’ordine!Mi sono vestita in cinque secondi, ho preso il regalo e ho trascinato mia mamma in mac-china. Siamo partite. Per mia sfortuna guardai l’orologio erano le cinque; sbiancai!! Allecinque e mezza eravamo a casa di Gloria. Quando l’ho vista sembrava aver scritto in faccia il suo rimprovero; ma prima che potes-se incominciare a lamentarsi le dissi di aprire il regalo e lei lo aprì. Dentro c’era un vesti-to come il mio che lei desiderava più di ogni altra cosa al mondo. Appena lo vide la suafaccia e il suo umore cambiarono subito, e lei mi abbracciò e mi baciò per mezz’ora!Infine io le raccontai tutta la storia; lei la trovò molto bella e mi disse di scriverla, poi miportò a giocare insieme alle altre sue amiche.

Sofia falchetto

La Por ta Mag i ca

seconda puntata

Non conosco ne miamamma ne mio papà per-ché appena nata sono statabuttata in un bidone dellaspazzatura, quando mihanno ritrovata ero allo stre-mo delle forze con tantafame , tanta sete e tantapaura. Sono stata accolta alcanile Cascina Rosa di SanMichele (AL) dove sonostata curata e accudita con

tanto affetto, fino a quando,un giorno, un bambino èvenuto a trovarmi. Ero inuna gabbia spaziosa e puli-ta, in compagnia di un altrocagnolino, quando ho vistoStefano mi sono subito avvi-cinata e ci siamo guardati, cisiamo subito piaciuti, la gab-bia si è aperta e lui mi hapreso in braccio. Le mie sal-vatrici (le volontarie delcanile) hanno fatto tantedomande a Stefano. Hannovoluto sapere dove e comeavrei vissuto e se era prati-co di animali .Fortunatamente era tutto a

posto e così sono potutaandare con lui. Non sapevocosa pensare, era la svoltadella mia vita, oppure miavrebbe buttato via anchelui come il mio primo padro-ne? No! Non era così. Mihanno subito trattata benis-simo, ho fatto il viaggio finoa Castelnuovo Scriviaaccucciata sulle gambe diStefano, e quando siamoarrivati a casa, la più grandedelle sorprese…. non erosola! C’erano già due cani eun gatto. Anche loro comeme avevano patito le miestesse sofferenze solo perla cattiveria e l’egoismo dialcune persone. Pimpa eRinghio (sono i nomi deglialtri cani), Silvestro (il gatto),Stefano e i suoi genitori mihanno dato tutto l’amore dicui avevo bisogno. Mihanno dato un nome, Buffy,sono diventata la cocca dicasa, onestamente ne stoapprofittando, essendo lapiù piccola del gruppo.Adoro la mia nuova famiglia,sono certa che non sarò piùcostretta a soffrire, la miavita è cambiata, corro,gioco, sono serena final-mente una VERA famigliatutta mia. Inutile ricordare imomenti tristi ma nonostan-

te tutto è doveroso rammen-tare che tanti altri animalimeno fortunati di me sonooggetto giornalmente diabbandoni, violenze e mal-trattamenti vari da parte dichi promette loro amore mapoi non riesce a darne. Noici fidiamo dell’uomo lorispettiamo diamo compa-gnia e fedeltà incondiziona-ta ma purtroppo a voltediventiamo il peluche per unbambino e crescendo dive-niamo fastidiosi, facciamoparte di cucciolate tropponumerose ed indesiderate,obblighiamo a fare qualchesacrificio, abbiamo anchenoi qualche necessità, qualiesseri viventi e coloro chedovrebbero essere quelliche si definiscono “ESSERIUMANI” si trasformano incarnefici, violenti e spietati.Io, Pimpa , Ringhio eSilvestro siamo stati baciatidalla fortuna , come tantialtri di noi , i nostri “ESSERIUMANI” sono diversi: ciadorano , ci rispettano, cicoccolano, sono la nostrafamiglia.

Stefano Pugliese

DALLE STALLE ALLE STELLEDALLE STALLE ALLE STELLE

Progetto grafico e impaginazione: Favolareviafotografie: Bruno De Faveri - ElisaPareti - Claudio Bertoletti

RedazioneDirettore Resp.: Antonella MariottiPresidente: Mimma FrancoAnna Bruni- Giovanna SpantigatiMarziano Allegrone - AlessandroPugliese

Silvia Pareti (Capo redattore)Marta Lamanuzzi (Capo redattore)Livia Granata (Capo redattore)Anna Baiardi (inviato) - AngelaTrausi - Elena Rota - Flavia Melis -Sara Serafin - Chiara Massa -Stefano Giuliano (inviato) - GiadaGatti

Paolo Pareti (Capo redattore)Costanza De Faveri - Marcello

Spinetta - Giorgia Bresciani - CeciliaSacco - Andrea Accatino (inviato)

Mini reporterStefano Pugliese (Capo redattore)

Piccoli PiccoliLisa R. Magnaghi (Capo redattore)Cecilia Mariotti (Capo redattore)Daniele Accatino (inviato) - MartaPoggio (inviato) - Alberto ArzaniSofia Falchetto (inviato) - EmanuelaNegri

Piccoli artistiCarlotta Rubin

CollaboratoriMaria Serafini - Cristiana Nespolo -Claudio Bertoletti - Cristina BailoBruno De Faveri

illustrazioniMartina Delfanti

Proprietà artistica

letteraria

Casa editrice

favolarevia

Via C. Alberto, 13

15053 Castelnuovo

Scrivia (AL)

Decoratore

Progettista

d’ambienti

Bertoletti Claudio

Imbianchino

via Mazzini, 72

15050 Isola S. Antonio (AL)

Tel. 0131/85.72.59 -cell. 3387592232

D.G.C.di Del Gaudio Christian

MoViMeNTo TeRRa e VeNdiTa LeGNa da aRdeRe aL MiNUTo

Via Rossavino, 15 - Sezzadio (aL)TeL. e fax 0131 70 91 22

CeLL. 339 13 99 134

Una g iornata d i ventoIl vento in autunno crea uno spettacolo davvero fantastico: la danzadelle foglie.Sono pochi quelli che si accorgono dell’esistenza di questo fenomenonaturale ma io non lo perdo mai.Inizia con una lieve soffiata che alza le foglie, poi va aumentando sem-pre di più le verdi ballerine volano, e iniziano a danzare, danzare, èun ballo senza fine che ti dona allegria e serenità.Le foglie passano lungo i viali, nei giardini, girano attorno alle perso-ne senza che loro se ne accorgano.Per i campi la melodia si quieta e le foglie riposano... poi riprendonola danza e ballano, ballano, ballano mentre salgono sempre più inalto.I prati aspettano con ansia le foglie, ed eccole finalmente, le fogliesono arrivate !!!.Tutti i fili d’erba le applaudono e poi tornano a dormire.Le foglie entrano nei boschi, gli alberi cantano e accompagnano laloro danza mentre si aggiungono altre ballerine.Le pianure suonano il violino.Si fa buio e l’aria cessa, sta per finire lo spettacolo e le foglie lenta-mente si posano per terra.Nessuno applaude, nessuno se ne accorge, nessuno guarda.

Marta Poggio

AutunnoE’ Autunno,cAdono lE fogliE,cErtE fofliE ondulAndo più

dEllE AltrE,mi sEmbrAno fArfAllE:orA è Autunno lE fArfAllE

non ci sono più.piovE, tutti rintAnAti,sEmbrA dEsErto.lA pioggiA cAdE fittA fittA,A voltE con tuoni E lAmpi.il tuono EspAndE un fortE

rumorE.lE portE E lE finEstrE dEllE

cAsE sono chiusE:A voltE unA bAmbinA AprE

lEggErmEntE lA finEstrA,AmmirA lA pioggiA,poi richiudE.AnchE sE lE finEstrE sono

chiusE

lA bAmbinA odE AncorA lo

scroscio dEllA pioggiA.pEnsA AllE bEllE giornAtE

d’EstAtE E dicE: “è proprio

Autunno”. EmAnuElA

Favolarevia Racconta

Stefano con Buffy

Lisa Rita Magnaghi

Page 5: Il MosaikoKids 1-2004

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Via San Damiano, 3Tel. 0131 823153 - Fax 0131 855640

15053 CASTELNUOVO SCRIVIA (AL)

Località Ponte ScriviaTel. 0131 824800 Fax 0131 824820

0131 824827CASTELNUOVO SCRIVIA

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Nella sua vita di tutti i giorni, mettendo da parte per un momento i suoi incarichi pubblici, come vive lo stato di salu-te dell’ambiente che ci circonda? Non le pare che, a livello globale come a livello locale, il degrado ambientale stiaevolvendo rapidamente verso la catastrofe ecologica? Oppure ritiene che la situazione sia sotto controllo e che comun-que la qualità della vita negli ultimi venti anni sia migliorata?

Diciamo che, secondo me, ci sono luci e ombre. Da un certo punto di vista, se si guardano gli effetti, dobbiamo constatareche la vita media si è allungata, e questo è senz’altro un indice di qualità della vita complessiva. Ma ci sono dei chiari segna-li, d’altra parte, che fanno dire al cittadino comune, come agli esperti, che, se non si prendono dei provvedimenti, in futu-ro potremmo trovarci in condizioni veramente critiche. Tant’è che adesso tutti parliamo di sviluppo sostenibile, cioè di unosviluppo che utilizzi le risorse ambientali senza distruggerle. Indubbiamente l’uomo, negli ultimi due secoli e in particolarenei decenni scorsi, ha intrapreso una fase di sviluppo industriale non rispettosa dell’ambiente, anche perché prevalevanodelle esigenze di miglioramento sociale ed economico. Oggi come oggi, a mio avviso, i cittadini sono disponibili a rinuncia-re a qualcosa - e devono rinunciare a qualcosa - pur di mantenere un determinato equilibrio ambientale. Se saremo attentia usare le risorse ambientali senza distruggerle, la catastrofe da voi prefigurata non ci sarà. Il problema, però, non riguar-da tanto i paesi industrializzati quanto piuttosto quelli emergenti, in via di sviluppo, come la Cina e l’India, avvolte da unanube di pulviscolo e di fumi che ristagnano su gran parte dell’Asia. Lì c’è anche un problema demografico e un grande con-sumo di petrolio dovuto al forte tasso di sviluppo. Bisogna quindi guardare all’India e alla Cina, non solo al fatto che l’Europae l’America abbiano sottoscritto o non abbiano sottoscritto gli accordi Kyoto sulla qualità dell’aria, per capire quale sarà ilfuturo del nostro ambiente. Sono fiducioso, però, sulla capacità di controllo e di gestione degli organismi internazionali.D’altronde tutta la storia dell’uomo dice questo: si arriva col piede sull’orlo del baratro e poi ci si ritrae.

Anche per la Regione Piemonte si parla in continuazione di nuove grandi infrastrutture: aeroporti, autostrade, lineeferroviarie ad alta velocità, nuove aree industriali. A noi pare invece che manchino spazi verdi, che l’aria si sia fatta irre-

spirabile, che la qualità dell’acqua potabile sia scadente (tutti beviamo acqua minerale…). Esiste un futuro che sappia conciliare economia e salute?

Certamente! Direi che il Piemonte è proprio un esempio di questo equilibrio. E’ una regione di antica industrializzazione, e come tale ha goduto di sviluppo e cresci-ta ma ha anche subito tutti gli effetti negativi delle attività industriali che hanno lasciato terreni inquinati, falde da bonificare, aria tutto sommato da migliorare. Noiabbiamo avuto però un forte processo di riconversione del nostro sistema produttivo negli ultimi 10 - 15 anni: si sono fortemente ridimensionate delle industrie cheavevano fatto la storia del Piemonte, se non dell’Italia, ed è venuto avanti un sistema produttivo diversificato, molto più tecnologizzato, con minore consumo di ener-gia e con avviati processi di bonifica. Abbiamo alcuni casi emblematici: la bonifica dell’ACNA, ad esempio, a livello mondiale il caso più eclatante di bonifica di un’in-dustria che per decenni aveva inquinato tutta la valle Bormida, oppure la bonifica del DDT sul Lago Maggiore, la bonifica dell’amianto di Casale Monferrato, e centi-naia di altri casi anche in provincia di Alessandria, che insieme a Torino era risultata la provincia più inquinata, sia per le attività industriali, sia a causa delle pre-senza di discariche abusive, interramento di fusti contenenti sostanze inquinanti, ecc. Nell’ambito dell’agricoltura la regione Piemonte ha cercato di coniugare sviluppo e rispetto per l’ambiente destinando un terzo dei 2.000 miliardi di vecchie lire difondi europei disponibili per le politiche agricole alle cosiddette opere agro-ambientali, con l’elargizione di un contributo a condizione che l’agricoltore si impegni aridurre l’impatto dei trattamenti chimici.

Sono previsti, a livello regionale, incentivi per le auto ecologiche?

Per le auto ecologiche esiste un programma a livello nazionale. Per prime si sono mosse le case automobilistiche stesse, però gli incentivi per l’auto ecologica hannoper così dire “drogato” il mercato, facendo impennare le vendite di colpo ma senza un trend costante, per cui poi si è avuto un conseguente crollo del mercato del-l’auto. Bisognava forse intervenire in modo più soffice e stabile. Ora c’è un programma che prevede delle contribuzioni per il passaggio a gas metano o a GPL. L’UnioneEuropea, comunque, ha in previsione normative tese a ridurre fortemente l’impatto ambientale, e direi che quella è la strada giusta. Come Regione abbiamo portatoavanti un piano per la diffusione capillare dei distributori di metano, finora realizzati solo nei capoluoghi di provincia. Gli autobus cittadini a metano, inoltre, sonosempre di più. Con il metano stiamo comunque preparando il terreno per l’idrogeno, che probabilmente sarà il futuro. Utilizzare il metano significa infatti assecon-dare lo sviluppo dei motori ad idrogeno, nel senso che la creazione di una tecnologia adatta al gas un domani può servire per l’utilizzo dell’idrogeno. L’idrogeno potreb-be essere prodotto lontano dai centri abitati e poi utilizzato massicciamente in città con la sola emissione di vapore acqueo.

Cosa pensa dell’utilizzo di grossi fuoristrada nelle aree urbane? In Francia pare che vogliano impedirne l’accesso ai centri storici a causa della pericolosità esoprattutto della forte emissione di sostanze inquinanti.

L’utilizzo improprio degli automezzi secondo me è assurdo. Il fuoristrada è uno status-symbol che occupa un sacco di spazio per il parcheggio e ostacola la circolazio-ne, e quindi se possibile occorre assolutamente scoraggiarne l’uso, anche senza arrivare a un vero e proprio divieto, magari facendo pagare il parcheggio in base allospazio occupato.

Un bel paesaggio, anche se non è quotato in borsa, non le pare un bene che non ha prezzo e a cui non si può rinunciare?

Siamo d’accordo, penso che nessuno possa sostenere il contrario. E’ anche chiaro, però, che ognuno di noi ha per esempio costruito una casa, e quando si fanno que-ste affermazioni occorre anche avere una coerenza personale. Il paesaggio non è qualcosa che sta là in fondo, il paesaggio è il luogo in cui abitiamo ed è condiziona-to dalle scelte individuali, e ci sono delle necessità a cui nessuno oggi vuole rinunciare.

Quali sono, se sono previsti, gli incentivi per i giovani che desiderano iniziare da zero un’attività agricola? Ci sono particolari agevolazioni per le imprese chelavorano nel settore dell’agriturismo?

L’Unione Europea consente di aiutare l’ingresso dei giovani nel mondo dell’agricoltura attraverso misure specifiche e attraverso aiuti per gli investimenti e per la rea-lizzazione di edilizia agricola. Questo aiuto però non può essere estemporaneo ma deve essere organizzato all’interno del piano di sviluppo rurale, la cosiddetta Agenda2000 dell’Unione Europea. La Regione Piemonte ha inserito una misura specifica e alcune priorità per i giovani. Sono stati aperti i bandi nel 2000, i fondi sono statiesauriti, però ci sono diverse migliaia di giovani in Piemonte che si sono insediati grazie a questa misura, o ex novo oppure subentrando ai genitori. Si tratta di con-tributi a fondo perduto specificamente destinati ai giovani. Stesso discorso vale per l’agriturismo, con contributi a fondo perduto per sostenere l’ammodernamento,il rinnovamento delle aziende agricole, sempre nell’ambito del programma di sviluppo rurale europeo.

Come mai in molte regioni d’Italia, specie nel centro, si è assistito ad un vero e proprio boom dell’agricoltura biologica, mentre in Piemonte, e nella provinciadi Alessandria in particolare, è davvero difficile trovare un’azienda agricola che investa nel biologico? Eppure la domanda è in continua crescita…

Se non è la prima regione d’Italia, il Piemonte, come quantità di prodotto biologico, è la seconda… Abbiamo zone poco antropizzate, che impropriamente chiamiamomarginali, che dal lato ambientale si prestano moltissimo allo sviluppo dell’agricoltura biologica.

Non le pare che occorrerebbe incentivare i prodotti biologici cercando di diminuirne il prezzo sul mercato attraverso opportune politiche di sovvenzione?

L’agricoltura biologica ha dei prezzi più elevati perché la produzione di raccolto è inferiore e il prodotto è più esposto all’attacco di agenti patogeni. Il mercato è ilmercato, ha le sue leggi e d’altronde in altre nazioni per almeno sessant’anni hanno tentato di costruire il mercato per legge, e si vede quel che è successo nei paesiex comunisti. Il mercato è dominato dai consumatori. Quando il consumatore apprezzerà il prodotto biologico e sarà disposto a spendere due soldi in più per avere unprodotto sano, allora crescerà il consumo di prodotti biologici. E’ una questione di cultura, io non credo al biologico prodotto solo per i ricchi, perché l’incidenza del-l’alimentazione sul bilancio familiare è in costante diminuzione, e comunque è una quota a cui la stragrande maggioranza può fare fronte. Sono scelte di vita, uno puòrinunciare ad un vestito in più e mangiare meglio, dobbiamo considerare che c’è un principio di responsabilità. Tutti i movimenti dei consumatori rappresentano unanuova modalità di impegno in campo sociale. Quanto più faccio un consumo responsabile, leggo le etichette, guardo da dove arrivano i prodotti, premio un produtto-re piuttosto che un altro, tanto più crescerà la qualità della vita.

Si parla molto di OGM, organismi geneticamente modificati. La Regione in passato ha preso posizione contro il mais transgenico. In futuro si manterrà questapolitica o ci sarà un’apertura verso questo tipo di coltivazioni?

Per quanto ci riguarda, noi abbiamo fortissime perplessità e riteniamo non indispensabile per lo sviluppo della nostra agricoltura il ricorso agli OGM. E’ chiaro, però,che viviamo in un mondo, in un’Europa nella quale ci sono spinte contrapposte. Il provvedimento dell’anno scorso è stato preso in applicazione della legge, perché lalegge vigente ancora oggi vieta assolutamente di utilizzare semi contenenti OGM. Avendo l’Ispettorato Centrale Repressione Frodi riscontrato presenza di OGM, abbia-mo dovuto impedire che queste coltivazioni venissero usate, ma proprio per un principio di rispetto della legge. Per quanto riguarda il futuro, l’Unione Europea si èorientata verso la coesistenza dell’agricoltura tradizionale, biologica e transgenica, con delle regole che anche l’Italia dovrà prima o poi recepire. Io credo che l’im-portante sia lasciare al consumatore la libertà di scegliere. I pareri in materia di OGM sono molto contrastanti, la maggioranza dei consumatori europei ed italiani ècomunque contraria. Coesistendo le varie agricolture, diventa importante stabilire una soglia di tolleranza, che se è molto bassa può permettere di considerare la pre-senza di OGM ininfluente. L’agricoltura di montagna e di collina è per sua natura un’agricoltura tradizionale che punta moltissimo sulla qualità. In pianura mais trans-genico e mais non transgenico potrebbero in teoria coesistere.

Si può già parlare di “tracciabilità aziendale” per quanto riguarda la produzione alimentare del Piemonte?

Esiste un orientamento ormai diffuso e stanno entrando in vigore tutte le norme sulla tracciabilità del prodotto, per cui sarà sempre più facile risalire al luogo e all’a-zienda di produzione. Conta molto, per il momento, la sensibilità del produttore.

ONORANZE E TRASPORTI FUNEBRI

SerafiniAgenzie: TORTONA (AL) Corso Montebello, 35 - Tel. 0131 826811CASTELNUOVO SCRIVIA (AL)Via Milano, 75 - Tel. ufficio 0131 826811

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P i c co l i a r t i s t iP i c co l i a r t i s t i

La nostra s alute è come un palloncino leggeroe colorato attaccato ad un fi lo sott i le : se nonlo teniamo s tretto c i sfuggirà a l primo soffio divento e non sarà faci le r iacchiapparlo!

Noi giovani parliamo diuguaglianza, di tolleranza,di democrazia, le sostenia-mo. le difendiamo, lottiamoper questi valori; ma spessola nostra stessa società èclassista, asfittica, categori-ca. Per farla breve: o sei ungrande o sei uno sfigato. Ese vuoi essere un grandedevi cercare lo sballo. ildivertimento proibito epericoloso, quello che dà ibrividi, quello più trasgres-sivo e ompavido. Se vuoiessere un grande devi bere

fino ad avere la vista appannata, fino ad essere ridicolo,perchè no, magari fino a vomitare. Devi fumare sigarette, omeglio ancora canne, da solo o in compagnia, tutti insiemeappassionatamente, fieri e contenti. Se vuoi essere ungrande più cresci più devi aumentare il livello di dannositàdegli strumenti del tuo divertimento, rischiare sempre dipiù. Poi, sentendoti un grande, disprezzerai chi non è comete e riuscirai con il tuo disprezzo a trasformare gli sfigati ingrandi, o forse solo a diminuire il numero di coloro che ungiorno avresti invidiato, di coloro che avranno fegato, pol-moni e cervello efficienti, di coloro che si saranno dimo-strati molto più forti e grandi di te.

Marta Lamanuzzi

Marta Lamanuzzi

Intervista a Ugo CavalleraAssessore Regionale Ambiente e Agricoltura

a cura di Silvia Pareti e Mimma Franco

Silvia Pareti conl’Assessore Ugo Cavallera

Page 6: Il MosaikoKids 1-2004

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M U S I K A N D OM U S I K A N D OUltimamente, leggendo gli articoli apparsi sui vari quoti-diani in merito all’inchiesta sulle *Bestie di Satana* e suiloro presunti omicidi, in alcuni di essi mi sembrava sivolesse far credere che ciò che aveva veramente spinto iragazzi a seguire la *Strada del Diavolo* era il fatto cheascoltassero il black metal…ma…esiste veramente unlegame tra il black metal e il satanismo?Mi sto riferendo ai gruppi balck metal norvegesi dei primianni Novanta, stile Mayhem, per intenderci, molti metalla-ri e molti blacksters hanno imparato a scindere le duecose, il black metal e il satanismo, ma per molti altri ormaiè quasi automatico legare questo tipo di musica ad unculto satanico.Il black metal, sin dalla sua nascita non ha mai preteso diessere associato al satanismo, in nessun modo, siamo nelbel mezzo degli anni 80, mentre in Inghilterra si stava svi-luppando una nuova concezione dell'heavy metal moltopiù aggressiva, in Norvegia stava per schiudersi una real-tà molto più cupa, contorta e fredda della solita musicaheavy, stava nascendo il black metal. Questo nuovo gene-re, era caratterizzato principalmente da chitarre velocissi-me dal suono sporco, doppio pedale fisso di batteria e vociurlate all'estremo (gorwl e screaming). Una cosa che nonsi può negare è che facevano parte di questo genere sim-boli, testi e idee prettamente anticristiane, o sataniste. Il

motivo non si basa solo sulla religione, anzi, ma su un orgoglio legato alle origini di quella terra fredda. I primi blackstererano persone che odiavano profondamente il cristianesimo, in quanto era esso la causa della perdita dei loro riti, delleloro usanze e della loro cultura pagana e vichinga. Infatti i cristiani nel passato, in seguito a conquiste, tentarono di estir-pare da ogni terra sotto il loro dominio, i culti pagani (ovvero non cristiani), e una tra queste terre fu proprio la Norvegia.Lo spirito orgoglioso e vendicativo dei blackster animò un odio profondo nei confronti di tutto ciò che era cristiano, e conla musica black si dava sfogo a tale odio, i testi assolutamente anticristiani erano un insulto ad un culto ed ad una reli-gione che aveva estirpato la loro cultura. Nacquero quindi gruppi come Mayhem, e naque l'Inner Circle, una sorta dimovimento in cui i blackster organizzavano dissacrazioni e distruzioni di chiese o altri luoghi cristiani. Il motivo era sem-pre una reazione alla violenza ricevuta da parte dei cristiani nei confronti di molti norvegesi che rifiutarono di convertir-si I testi , i simboli e altro che possiamo trovare all'interno di alcuni tra i più famosi album black metal del tempo nonsono quindi satanisti, bensì si rifanno a culture pagane.E' naturale che questi dischi, una volta diventati famosi nel resto dell'Europa, vennissero subito ritenuti blasfemi e sata-nisti, in quanto nessuno conosceva la storia dell'inner circle e nessuno sapeva delle motivazioni più profonde che muo-vevano le azioni e i pensieri di questi blacksters. E' quindi sbagliato definire il blackmetal un genere di musica esclusi-vamente satanista. Si deve però ammettere che oggi è diventata una sorta di "moda", ogni logo di ogni gruppo è "far-cito" di pentacoli rovesci, di croci al contrario, di "666", solo per essere blasfemi, senza richiamare in nessun modo ilprimo vero significato del black metal. Non tutti i gruppi black attuali sono di idee prettamente sataniste, è quindi sba-gliato associare un genere musicale ad una religione, sarebbe un giudizio superficiale. Nei testi black metal possiamoritrovare alcuni riferimenti a culture anticristiane, sataniste, Sethiane, Thelemite, ecc.. ma non bastano quattro frasi inun disco per capire il vero significato che quelle parole vogliono trasmettere. La musica è una cosa, la religione è un'

altra, bisogna imparare ascindere le due cose, spe-cialmente quando una delledue è influenzata da unamoda legata alla commer-cialità o a un "sentito dire"

Livia Granata

TRA LE BRACCIA DITRA LE BRACCIA DI

SATANASATANAIl fenomeno del satanismo si sta diffondendo sem-

pre di più, soprattutto tra i giovani,grazie a Internet e ai cantanti di rocksatanico, ad esempio MarilynManson.Loro, i satanisti, hanno come simbo-lo la croce rovesciata, si vestonocon abiti scuri, si procurano piccoleferite sulle braccia, ascoltano heavy

e black metal music. Si basano sulla convinzioneche nel mondo prevalgano i forti sui deboli e chenella vita si può fare ciò che si vuole, andando con-tro le regole.Ciò che spinge, quindi, molti giovani tra le braccia disatana è la voglia di trasgressione, di ribellione allareligione e alle regole tradizionali, e la voglia dipotere sugli altri. Però, spesso, accade che gliadepti di una setta satanica non si limitino ad ascol-tare musica oscura, a partecipare alle messe nere,a convincersi di essere i migliori, ma si spingano piùin là: a drogarsi, a rubare ostie consacrate e , neicasi più estremi , anche ad uccidere. Questo è suc-cesso per esempio alle tre ragazze che hanno ucci-so la suora di Chiavenna.Non esiste nessuna legge che proibisca il formarsidi sette sataniche e la Chiesa si sta occupandotoppo poco della questione.Quindi, l’unico modo per combattere questa situa-zione è offrire ai giovani modelli di altruismo, dibontà, far loro capire che i forti sono quelli che ognigiorno s’impegnano, rischiando anche la vita, acostruire un futuro alle persone che hanno persotutto, che hanno smesso di sperare in una vitamigliore, e aspettano solo di morire. Questi sono iforti d’animo che hanno deciso di dedicare la lorovita al prossimo, donando amore agli altri incondi-zionatamente. Invece i satanisti rappresentano ideboli, le persone da aiutare per indirizzarle sullavia dell’amore e dell’altruismo e costruire insiemeuna società migliore.

Giada Gatti

LA MUSICA RIVELA EMOZIONI

“La musica rivela emozioniche le parole non sannoraggiungere. Le note crea-no un mondo invisibilecapace di toccare in pro-fondità le corde dell’anima.Bellezza, armonia, amore,gioia di vivere, malinconia,ricordo, commozione.Dove c’è musica non puòesserci malvagità.” Questa è una delle citazio-

ni più belle di J. S. Bach e, a mio avviso, quella più vera. Ultimamenteperò, questo principio è andato scemando. La musica, di questitempi, segue sopratutto le leggi del mercato e della moda. Vorrei uti-lizzare questo meraviglioso giornale per dare spazio a quegli artistiche, non sentiamo spesso alla radio o alla tv, che, hanno preferitorifarsi al principio di Bach, non attenendosi alle leggi del mercato, maa quelle del proprio cuore. Mi ha molto colpito Al Green, leggendadella soul music negli anni ‘60 e ‘70. Avevo ascoltato qualche suobrano risalente a quegli anni, ma non credevo che il buon vecchio Alavesse continuato imperterrito a sfornare album. L’ultimo si chiama “Ican’t stop” per l’appunto, un vero gioiello di rhythm and blues dalsuono autentico e volutamente retrò, che contiene melodie e ritmi tra-volgenti. Un altro album che ho molto apprezzato è “A little moonlight”di Dianne Reeves, che raccoglie brani sofisticati e interessanti sultema dell’amore, interpretati con grande eleganza. Come ultimo manon meno interessante, “The blues Jukebox” di Chris Rea, canzoniche ci riportano indietro nel tempo, blues per definizione malinconicoincastonato in un pop di gran classe: un album da ascoltare tutto d’unfiato. Questi sono tre dei tanti cd che si trovano lontano dagli scaffa-li dalle hit ma che se ascoltati intensamente, rivelano emozioni che leparole non sanno raggiungere.

Sara Serafin

Sicuramente quasi nessuno conoscerà gliHorror Pops, emergente gruppo punk-rockinglese, forse solo coloro che hanno assistitorecentemente al concerto milanese degliOffspring si ricorderanno molto bene di loro.Patricia Day, voce e contrabbasso del gruppo,ha conquistato con la sua musica le migliaia dipersone che quel giorno erano a Milano perascoltare gli Offspring, ma il gruppo spalla nonha deluso nessuno, come quasi sempre avvie-ne.Un piccolo gruppo di ragazzi del nostro paeseerano lì e li hanno seguiti anche a Milano quan-do si sono esibiti in un piccolo locale della città...Fantastica... così è stata definita la loro esibizio-ne, semplicemente fantastica... A fine concerto hanno potuto conoscere di per-sona i componenti del gruppo, tante sono statele emozioni provocate dal fatto che delle picco-le-grandi star erano lì accanto a loro... Ail punknon era mai stato così vicino... A due passi daloro... Persone così è difficile trovarle nel nostro paese. Ma il punk non è morto, c’è anco-ra qualcuno che tiene in vita la buona musica.Hell yeah! primo album degli Horror Pops contiene tredici brani, tutti carichi di adrenali-

na, tra cui “Girl in cage”, “Julia”, “Babylov taoo”...Il nome Horror Pops racconta in partequali sono le influenze del gruppo, l’im-magine del film Horror, la musica pop eil rock’ n’ roll, che non poteva certa-mente mancare.Per chi volesse seguire o cominciaread ascoltare la loro musica, il gruppoterrà una serie di date in tutta Europa etorneranno presto a trovarci in Italia.Ragazzi, solo noi possiamo tenere invita il punk e il rock... in un solo modo:ascoltando.. a presto..

Angela Trausi

Musica eMusica e

SatanismoSatanismo

Horror Pops... Hell Yeah!

Page 7: Il MosaikoKids 1-2004

La televisione è un potentissimo strumento. Tutti la conosciamo, tutti la guardiamo e tutti lacritichiamo. Ma proviamo a non darle contro, per una volta. Proviamo a mettere in risalto isuoi lati positivi. Quelli negativi li conosciamo tutti. Essere disfattisti non è costruttivo. E iragazzi di oggi non sono stupidi bambocci che recepiscono passivamente segnali ambigui.Forse, però, non tutti si rendono ancora conto del potere che hanno di scegliere. Le imma-gini trasmesse dai telegiornali in tempo reale, al di là della speculazione sui sentimenti chepuò essere fatta infierendo su tragedie umane creando stress, malumore e negatività neglispettatori, sono immagini reali. E’ la nostra vita, è ciò che accade nel mondo. Le trasmis-sioni proposte all’interno dei vari palinsesti sono trasmissioni “per tutti”. Non mi sento di con-dannare programmi strappalacrime o rassicurantiintrattenitori che raccontano storie di piazza e pro-pongono ricette o giochini semplici. Penso che

tutto questo possa soddisfare i bisogni di determinate persone. E se guardiamo attentamente, al di là delle soap-ope-ras e dei vari “grande fratello” (ma poi, del resto, i pettegolezzi di quartiere sono sempre esistiti..!) di scelta ce n’è. Latelevisione digitale per esempio offre una gamma di trasmissioni che possono incuriosire ed attirare i ragazzi di oggi. Igiovani sanno benissimo che i modelli televisivi proposti (vedi veline, letterine, etc.) non sono altro che quelli che noicerchiamo. Ma sanno anche di poter cambiare canale.Mia figlia, 12 anni, davanti al televisore, sceglie senza esitazione Disney Channel. Mio figlio, 13 anni, cerca i canali conracconti sulla natura o informazioni giornalistiche. Forse siamo noi adulti che, non cresciuti in questa full-immersion tec-nologica, ne abbiamo un po’ paura e non li riteniamo in grado di poter decidere per il meglio. Diventiamo senza voler-lo come i nostri genitori o i nostri nonni che dicevano: “Ai nostri tempi si viveva meglio”. Non credo. Credo che il pro-blema sia che il progresso rapido ci impedisce di riuscire ad integrarci nella nuova realtà. Ed è più facile aggrapparsiad un qualcosa che noi conosciamo bene: le nostre radici.Le guerre esisteranno sempre, l’ingiustizia e la giustizia assumeranno forme, aspetti diversi, ma ci saranno sempre

perché fanno parte della natura dell’uomo. Ma guardiamoci bene intorno, le coscienze si stanno allargando, proprio gra-zie all’informazione esiste la possibilità di essere più attivi, propositivi, di cercare il meglio, di essere costruttivi, di inter-venire nei fatti del mondo. Non si vive più solo del nostro quartiere, ma si diventa persone del mondo. Posso sceglie-re di non sprecare la carta perché le foreste in Amazzonia hanno sempre meno alberi. Come lo so? L’ho visto in tele-visione! Posso decidere di adottare un bambino a distanza in Africa senza grosse spese per dargli istruzione, vaccini,e la possibilità di una vita migliore. Come l’ho scoperto? Ho visto la pubblicità in televisione! Posso attingere ad infor-mazioni storiche, scientifiche, geografiche che una volta non avevamo la fortuna di avere. La nostra coscienza si espan-de a macchia d’olio. Sappiamo di più e possiamo fare molto di più. Informazione è potere.Eppure… chi non ha mai sentito la definizione “tv spazzatura”? Non rendendoci conto degli aspetti positivi e quindi nonsapendo sfruttarli preferiamo sentirci passivi e pigri osservatori del piccolo schermo….Mi hanno insegnato che a volte basta osservare un problema da un’angolatura diversa per riuscire a vederlo in mododiverso ed a risolverlo. Pensiamo al potere che ha la televisione su di noi: l’emulazione. Può essere negativa o positi-

va. E’ vero che se il tg ci dice che hanno gettato un sasso da un cavalcavia l’episo-dio viene emulato da delinquenti latenti. Ma è anche vero che guardare un film comi-co lascia una scia di buon umore; ed è provato che faccia bene alla salute ed alle cel-lule cerebrali. Guardare le Olimpiadi fa venir voglia di dedicarsi allo sport. E tantissi-mi altri esempi.Allora mi verrebbe da dire a tutti i ragazzi: provate a fare un gioco. Ogni volta cheaccendete la televisione provate ad annotare mentalmente tutte le cose positive cheemergono. Prendere coscienza degli aspetti positivi aiuta a svilupparli, ad incremen-tarli. E tutto questo si trasforma in un atto di crescita.Ma poi, detto fra noi, quanto bene mi fa e quanto potere mi dà spegnere la televisio-ne nel bel mezzo di un telegiornale quando questo mi propone immagini tragichesapendo che cercano di speculare sui miei sentimenti! Provate anche voi. Significa libertà.E a noi genitori? A noi il compito di insegnare sempre ai nostri figli ciò che ci sembragiusto e ciò che ci sembra sbagliato. Sono loro che lo applicheranno. Nella sceltadegli amici come nella scelta dei canali televisivi.

Giovanna Spantigati

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L A V O C E F U O R I C A M P OL A V O C E F U O R I C A M P O

Via M. D’Azeglio, 16 - CASTELNUOVO SCRIVIA

Piazza Mercato s/n - SANNAZZARO DE’ BURGUNDI

Via S. Pietro, 16 - GARLASCO

Via Martiri della Libertà, 84 - MEDE LOMELLINA

Via C. Spagnolo, 5 - VARZI

La pagina di Favolarevia

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Quando nasce un figlio è una benedizione! E poi, quando raggiunge laprima infanzia, è una gioia. Il passaggio alla scuola elementare è un tra-guardo importante e decisivo per la formazione ed educazione del bambi-no. Molte volte, però, questa esperienza – in sé bellissima ( perché riguar-da non soltanto l’apprendimento, ma anche la sua prima vera socializza-zione ) – si presenta come un vero incubo. Il bambino si trova davanti adobiettivi che non riesce a raggiungere, soprattutto perché viene abbando-nato a se stesso, e nessuno gli fornisce gli strumenti e gli stimoli per riusci-re ad imparare.Le maestre devono “sostituire” i genitori per gran parte della giornata, equindi il fanciullo deve potersi sentire sereno, compreso, sicuro ed amato( e rispettato ). Nella scuola, molto spesso, questo non avviene, perché ilpersonale docente non sembra essere sempre consapevole dell’alto com-pito – e della grave e stupenda responsabilità morale ed educativa – checaratterizza il suo lavoro. Una volta si diceva che la professione dell’inse-gnante era una missione; oggi in quanti lo pensano ancora? La psicologiadel bambino è sicuramente molto delicata, perciò una maestra – ad esem-pio – deve dimostrare con il suo impegno quotidiano di essere all’altezzadel suo ruolo non soltanto da un punto di vista didattico, ma anche mora-le e psicologico. In pratica non si richiede – ovviamente – che se un bam-bino è meno dotato di altri diventi Einstein; ma è necessario che ogni bam-bino venga serenamente spronato ed incoraggiato a dare il ( suo ) meglio,perché – senza alcun complesso – acquisisca la necessaria autostima efiducia per impegnarsi seriamente.Non si tratta della solita storia che i bambini crescono con l’idea di averesoltanto diritti e nessun dovere ( giacchè quest’idea non è senz’altro edu-cativa ); si tratta soltanto di rimarcare la delicata funzione di un insegnan-te che deve riuscire a stimolare, correggere, appassionare, educare, inse-gnare, senza per questo deprimere, offendere o scoraggiare. Tra l’altronella vita non serve sempre vincere ( o stravincere ), ma comportarsi benecon il dovuto impegno e la necessaria dignità. Un bambino non deve cre-scere nell’ansia della continua competizione e nel terrore del risultato,anche perché……….. “ non importa chi ha vinto o chi ha perso, ma comesi è giocato” ( W. E. Henley) ed all’insegnante, in questo “gioco”, spettail delicatissimo compito di essere “un arbitro” preparato, giusto e corret-to!

Una mamma( Lettera firmata)

IL PENSIERO DI UNA MAMMA

IllustrazioniMartina Delfanti

Page 8: Il MosaikoKids 1-2004

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