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Il mondo della vita quotidiana Fenomenologia della vita quotidiana Sociologia della Comunicazione a.a. 2010\2011 Prof. Vincenzo Romani

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Il mondo della vita quotidianaFenomenologia della vita quotidiana

Sociologia della Comunicazione

a.a. 2010\2011

Prof. Vincenzo Romani

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Per studiare questa parte…

Utilizzeremo i seguenti testi: Vita quotidiana: Le cornici dell’interazione (cap.

3); Tempo e spazio: Le cornici dell’interazione (5) Cornici e forme: Le cornici dell’interazione (cap.

4), Pragmatica della comunicazione umana; La comunicazione faccia a faccia: Le cornici

dell’interazione (1 e 6); Norme e rituali: Le cornici dell’interazione (6). I ruoli e le performance (a scelta Identità e

performance)

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Che cos’è la vita quotidiana?

“Si intende con questo termine [vita quotidiana] semplicemente il tessuto di abitudini familiari all’interno delle quali noi agiamo e alle quali noi pensiamo, è il nostro habitat usuale ordinario per la maggior parte del nostro tempo. Questo settore della esperienza è per noi il più reale…potremo chiamare questo mondo della vita quotidiana il <<nostro mondo>>” (Berger e Berger 1972/1985, 22-23).

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Il mondo sociale preesiste all’individuo

Esso “esiste prima della nostra nascita e continuerà ad esistere anche dopo la nostra morte. È un mondo alla cui costruzione contribuiamo, seppur in modo diverso, tutti. Quando iniziamo a fare le prime esperienze vitali, il mondo non ci appare perciò come un insieme di oggetti disordinati e complessi, ma come un mondo ben organizzato, ove ogni cosa ha un suo nome ed un suo posto: abbiamo cioè un fondo di <<conoscenza a disposizione>> (Schutz, 1969, 8) che ci permette di comprendere a che categoria di cose possiamo ricondurre ogni evento, essere od oggetto che ci capiterà davanti.

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La conoscenza del senso comune ha carattere

intersoggettivo

Viviamo in un mondo che condividiamo in un sistema di alta interconnessione con altri nostri simili. Questo mondo è caratterizzato da un sistema di significati condivisi che permettono la comunicazione e l’interazione fra gli individui. Questo implica a sua volta:

una reciprocità di prospettive;

l’origine sociale della conoscenza;

la distribuzione sociale della conoscenza; (schutz, ibid. 11)

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La vita quotidiana è abitata da routines

Il concetto di routines, insieme al concetto di classificazione, è il più importante nello studio della vita quotidiana.

E ’ stato introdotto in sociologia da Max Weber nel 1908 per indicare ciò che è ‘quotidiano’ (Alltag) e ciò che viene fatto diventare quotidiano tramite la pratica (Veralltaglichung)

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Una routine non indica un’attività banale, ma…

una attività che diventa significativa per alcuni individui;

che quindi acquisisce carattere intersoggettivo e sociale;

che diventa allora consuetudinaria;

e che in virtù di ciò si trasforma da pratica occasionale in pratica quotidiana;

divenendo progressivamente e lentamente una componente fissa dell’orizzonte quotidiano degli individui;

in quanto tale, essa non è più problematizzata e viene considerata come attività naturale, piuttosto che socialmente costruita.

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Una routine non è solo un’attività ma è una

componente cognitiva

Una branca di studi della sociologia, detta etnometodologia (lo studio logos, dei metodi di senso comune ethnos attraverso cui gli uomini rendono razionale il proprio ambiente interazionale) spiega come le routines siano così interiorizzate dagli individui da provocare potenti reazioni emozionali allorché esse vengano disconfermate agli individui.

Per dimostrare ciò mettono in atto una serie di breaching experiments ovvero esperimenti di rottura dell’atteggiamento naturale (cfr. più avanti nelle lezioni).

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Ogni routine è soggettiva

La stessa situazione può apparire routinaria per chi ci lavora ed eccezionale per chi la vive per la prima volta nella propria vita.

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Le routines

Per il loro carattere culturale e stabile, le routine tendono a essere istituzionalizzate e a diventare norma: es. i rapporti genitori/figli nella vita quotidiana vengono regolati dal diritto familiare (caso BSC).

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La fenomenologia

E ’ lo studio di come gli individui fanno esperienza del loro mondo.

Si sviluppa all’inizio del secolo con le teorie di Edmund Husserl il quale, criticando la scienza, la vede come un mondo a sé, che ha sempre meno relazioni con il mondo della vita (liebenswelt)

Partendo da questa teoria e dalla teoria dei mondi dell’esperienza, Schutz sviluppa nei Saggi sociologici un insieme di studi su come gli individui vivano la loro esperienza, in province finite di significato.

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Ogni provincia finita di significato…

E ’ caratterizzata da: uno specifico stato di tensione di coscienza; una specifica forma di spontaneità; una specifica epoché, ossia forma di sospensione del

dubbio; una specifica forma di socialità; una specifica prospettiva temporale e spaziale.

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La vita quotidiana

La vita quotidiana è il mondo principale, la base abitudinaria dell’esperienza soggettiva, mondo dal quale discendono come forme variate, tutti gli altri mondi.

Il mondo della vita quotidiana è un mondo intersoggettivo:

“Il mondo della vita quotidiana dovrà indicare il mondo intersoggettivo che esisteva da molto prima della nostra nascita, percepito ed interpretato dagli Altri, i nostri predecessori, come un mondo organizzato. Ora esso è dato alla nostra esperienza ed alla nostra interpretazione. Ogni interpretazione di tale mondo è basata su un insieme di previe esperienze di esso, sulle nostre stesse esperienze e su quelle che abbiamo ereditato dai nostri genitori ed insegnanti, le quali, nella forma di ‘conoscenza a disposizione’ funzionano come schema di riferimento” (Schutz 1971/1979, p.183).

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La vita quotidiana è caratterizzata da:

Uno stato di coscienza di veglia

Una forma di spontaneità detta del lavorare;

Una forma di epoché detta atteggiamento naturale del dato per scontato;

Una forma di socialità prevalente corrispondente alla comunicazione faccia a faccia;

Un contesto spazio-temporale legato all’hic et nunc.

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L’atteggiamento che utilizziamo nella vita quotidiana è il cosiddetto

“atteggiamento naturale”

Sua caratteristica è dare per scontato il mondo ed i suoi oggetti fino a che una controprova non li smentiscano.

L’uomo adotta quindi una epoché ovvero una sospensione del dubbio.

Nella vita quotidiana il <<teorico pratico>> presuppone che gli oggetti siano ciò che appaiono essere.

Per interagire con gli oggetti non si ha quindi la necessità di conoscerne i processi interni, ma è sufficiente conoscere delle ricette di uso.

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Altri presupposti del <<teorico pratico>> Assunto eccetera: le cose accadranno nello stesso modo in

cui sono avvenute in passato. Un’ampia parte di ciò che resta implicito nella interazione

sociale non ha bisogno di essere ulteriormente spiegato: non ci interessa conoscere a fondo tutti i meccanismi, ma solo portare a termine i nostri progetti. Conoscenza per ricette.

Il modello per ricette entra in crisi quando entra un elemento che lo turba e ne rivela il carattere relativo: mutamento sociale, straniero.

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Il senso comune

La fonte principale di riferimento per l’individuo è quindi il senso comune.

Il senso comune è anche la fionte della riflessività: come afferma ancora l’etnometodologia, con il proprio comportamento gli individui cercano continuamente di confermare la propria adesione al senso comune.

Il senso comune è quindi non un’attività passiva, ma un elemento che va di continuo riconfermato attivamente. Lettura da Fare la persona normale di Harvey Sacks (Armando, 2007).

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Reciprocità delle aspettative

un individuo che parla ed un altro che ascolta considerano ambedue scontato che ognuno avrebbe probabilmente la stessa esperienza dell’incontro di cui sono partecipi se si scambiassero i rispettivi ruoli”

Essi assumono anche ognuno tenderà ad interpretare il mondo esterno senza differenze individuali, perché sono entrambi situati nella stessa condizione.

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Tempo e spazio

L’hic et nunc è il contesto naturale ove avviene la comunicazione nella vita quotidiana:

“Il posto che il mio corpo occupa nel mondo, il mio attuale Qui è il punto di partenza dal quale mi oriento nello spazio. Esso è, per così dire, il punto 0 del mio sistema di coordinate. In relazione al mio corpo io raggruppo gli elementi del mio ambiente secondo le categorie di destra e sinistra, avanti e indietro, sopra e sotto, vicino e lontano, e così di seguito. E allo stesso modo il mio attuale Ora costituisce l’origine di tutte le prospettive temporali dalle quali organizzo gli eventi del mondo quali le categorie del prima e del dopo, del passato e del futuro, della simultaneità e della successione” (Schutz cit., 196).

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Tempo e spazio

Il quotidiano è il tempo della ripetizione, dell’abitudine, del familiare

Nelle comunicazioni faccia a faccia tempo esterno e tempo interiore coincidono, per tutti i partecipanti alla interazione che condividono un medesimo orizzonte temporale.

Lo spazio è un elemento di condivisione che rende l’Altro oltre che un interlocutore anche un elemento del nostro contesto.

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Tempo e spazio

Il tempo e lo spazio della azione individuale corrispondono all’area della attività manipolatoria del soggetto.

La realtà della vita q. è quella del mondo del nostro lavoro, dei movimenti corporei, della manipolazione degli oggetti, delle cose e degli uomini.

I nostri progetti sono forme di selezione del tempo e dello spazio

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Riflessività

Per dare significato soggettivo alle nostre azioni, le dobbiamo pensare come passate o sarebbe meglio dire come compiute: “il significato..[è] il risultato di un’interpretazione di

un’esperienza passata guardata dal nostro attuale <<Ora>> con un atteggiamento riflessivo. Finchè vivo nei miei atti, diretto verso gli oggetti di questi atti, gli atti stessi non hanno alcun significato. Essi diventano significativi se li afferro come esperienze ben circoscritte del passato e, pertanto, retrospettivamente” (Schutz, ibid.,184).

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Riflessività

Questo non significa che un determinato comportamento che il soggetto dovrà compiere in futuro, per Schutz, non ha significato. Al contrario, essa assumerà significato perché nel progettare un azione il soggetto la penserà immaginativamente appunto come fosse passate, immaginando a priori quali saranno le sue conseguenze una volta compiuta: “Quando progetto la mia azione…io faccio le prove della

mia azione futura nell’immaginazione. Ciò significa che io anticipo il risultato della mia futura azione. Guardo nella mia immaginazione a questa azione anticipata come alla cosa che sarà stata fatta, l’atto che sarà stato eseguito da me. Nel progettare io guardo al mio atto nel tempo del futuro anteriore, penso ad esso modo futuri exacti” (189).

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Comunicazione

Chi comunica faccia a faccia condivide l’impressione di vivere la stessa esperienza: “Articolando il suo pensiero, mentre parla, in fasi, chi comunica non ha

esperienza solo di ciò che effettivamente emette..” ma anche del suo mondo interiori, fatto di ricordi e di esperienze e di sensazione; così come “io, l’ascoltatore, faccio esperienza da parte mia delle mie azioni interpretative nel mio vivido presente…da un lato faccio esperienza degli avvenimenti del parlare dell’Altro nel tempo esterno; dall’altro faccio esperienza del mio interpretare come una serie di ricordi e di anticipazioni che si verificano nel mio tempo interiore e sono interconnessi dal mio scopo di comprendere il pensiero dell’Altro come uniità.[..] Il mio partecipare nella simultaneità al processo in corso del comunicare dell’Altro stabilisce dunque una nuova dimensione del tempo. Lui e io, noi, condividiamo, mentre dura il processo, un comune vivido presente, il nostro vivido presente che da a lui e ame la possibilità di dire: <<Abbiamo fatto esperienza insieme di tale avvenimento>>” (193).

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Comunicazione

Ciò è dovuto alla già accennata esperienza di condivisione spaziotemporale. Essa permette “agli interlocutori di apprendere le espressioni corporali dell’Altro non meramente come eventi del mondo esterno, ma come fattori dello stesso processo comunicativo, sebbene essi non abbiano origine negli atti lavorativi di chi comunica. Non solo ogni interlocutore del rapporto faccia a faccia sta insieme con l’altro in un vivido presente; ognuno di essi con tutte le sue manifestazioni della sua vita spontanea è anche un elemento del contesto dell’altro” (194).

“Articolando il suo pensiero, mentre parla, in fasi, chi comunica non ha esperienza solo di ciò che effettivamente emette..” ma anche del suo mondo interiori, fatto di ricordi e di esperienze e di sensazione; così come “io, l’ascoltatore, faccio esperienza da parte mia delle mie azioni interpretative nel mio vivido presente…da un lato faccio esperienza degli avvenimenti del parlare dell’Altro nel tempo esterno; dall’altro faccio esperienza del mio interpretare come una serie di ricordi e di anticipazioni che si verificano nel mio tempo interiore e sono interconnessi dal mio scopo di comprendere il pensiero dell’Altro come uniità.[..] Il mio partecipare nella simultaneità al processo in corso del comunicare dell’Altro stabilisce dunque una nuova dimensione del tempo. Lui e io, noi, condividiamo, mentre dura il processo, un comune vivido presente, il nostro vivido presente che da a lui e ame la possibilità di dire: <<Abbiamo fatto esperienza insieme di tale avvenimento>>” (193).

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Mondo della vita quotidiana e altri mondi

Il mondo della vita quotidiana è soltanto un tipo di mondo, o meglio una provincia finita di significato.

Esistono anche altri tipi di mondo: Il mondo fantastico Il mondo dell’esperienza religiosa Il mondo della contemplazione scientifica Il mondo dei giochi Il mondo dei malati di mente

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Altri mondi sociali

Ognuno costituisce una variazione del mondo della vita quotidiana a cui si accede tramite un trauma

Tutti hanno un particolare stile cognitivo

Tutte le esperienze interne ad un mondo sono coerenti e compatibili in sé

Ognuna può ricevere uno specifico accento di realtà

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“nel regno dell’immaginazione possono essere superate incompatibilità meramente fattuali, ma non incompatibilità logiche”

“il Sé che fantastica può eliminare tutti gli elementi del tempo comune tranne quello della sua irreversibilità”

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Test linguistico per bambini:Quale fra i soggetti di queste foto parla?

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Nei cartoons,

Gli elefanti volano

e i cani parlano e si

comportano come uomini.

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Il mondo della scienza

E’ un mondo che abbandona il pensiero pratico dell’atteggiamento naturale.

Mette tra parentesi la dimensione corporea e sociale dell’individuo.

L’epoché riguarda questa volta la soggettività e gli orientamenti dei pensatori:

“nel volgersi alla sfera del pensiero teorico, tuttavia, l’essere umano <<mette tra parentesi>> la sua esistenza fisica e con essa anche il suo corpo e il sistema di orientamento di cui il suo corpo è il centro e l’origine. Di conseguenza, diversamente dall’uomo nella vita quotidiana, egli non cerca soluzioni che si adattino ai suoi problemi pratici, personali e privati…chi pensa teoricamente ha interesse per problemi e soluzioni validi di per se stessi per chiunque, in ogni luogo; in ogni tempo…Il <<salto>> nella provincia del pensiero teorico comporta la risoluzione dell’individuo di sospendere il suo punto di vista soggettivo. “ (221-222)

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Ogni mondo ha un suo proprio criterio di classificazione

Definizione:

Una classificazione è una segmentazione spaziale, temporale o spazio-temporale del mondo. Un “sistema di classificazione” è un insieme di caselle (metaforica o reali) nelle quali le cose possono essere collocate per quindi farsi un qualche tipo di produzione burocratico-lavorativa o di conoscenza” (Bowker e Star 1999, 10, enfasi mia).

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I tre principi di un sistema ideale di classificazione

la presenza di un unico e coerente criterio di classificazione: ad esempio distinguere le persone a partire dalla loro origine geografica o dalla loro religione. Un esempio contrario è rappresentato da alcuni sistemi censuari (come quello inglese) in cui sono state introdotte categorie ambigue per collocare i diversi dichiaranti, le quali mescolano l’origine geografica con il colore della pelle (Black Asian, ad esempio);

la presenza di categorie mutuamente esclusive: ciò significa che le categorie sono costruite di modo che un caso non possa ricadere in più di un’unica categoria. Nella ricerca su Agnese, un caso di ermafroditismo studiato da Garfinkel (1963 2000) presso un centro nueropsichiatrico americano), egli spiega come il sistema di attribuzione dell’identità sessuale, nella società americana sia un sistema di classificazione binario e rigidamente esclusivo: la società presuppone infatti che ogni individuo possa ricadere normativamente o nella categoria maschio o nella categoria femmina, senza ambiguità, né transizioni fra i due status;

la completezza sistemica del sistema di categorie: ciò vuol dire che le categorie devono essere costruite in modo da far ricadere al loro interno tutti i casi presenti nell’universo a cui si riferiscono. Quando si descrivono le categorie sociografiche di un campione ad esempio, bisogna costruire le fasce di età in modo che ogni intervistato possa ricadere in una di esse.

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I processi di classificazione

Si basano su relazioni

Istituiscono oggetti sociali

Definiscono i confini simbolici del potere.

Servono a rendere più stabile e prevedibile il mondo.

Es. storia tratta da Sclavi, Arte di ascoltare e mondi possibili.

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Per farsi un’idea…

Schutz, Saggi sociologici, Utet, 1979

Berger e Luckmann, La realtà come costruzione sociale, 1969

Jedlowski e Leccardi, Sociologia della vita quotidiana, 2003

Jedlowski, Storie comuni, 2000.

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Studiare la sociologia della vita quotidiana

Oggetto: l’agire sociale nella rete dei rapporti di intersoggettività; le regole e le pratiche che controllano le interazioni della vita quotidiana

La società è vista come un prodotto di queste pratiche

Il quotidiano è studiato come un orizzonte personale e relativo

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Ambiti di ricerca

Ricerca sui consumi, su consumi e soggettività, su consumi e sottoculture

Come le tecnologie vengono addomesticate Come ci si appropria dei media Ricerca sulla vita quotidiana di gruppi sociali

particolari Ricerca sugli usi sociali di alcune tecnologie Ricerche sull’utilizzo degli spazi abitativi Ricerche sul razzismo nella vita quotidiana La ricezione dei mass media nei contesti della

vita quotidiana

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Goffman e l’interazione sociale

L’insieme delle azioni reciproche e dirette fatte in presenza fisica di altri individui o comunque entro il loro campo visivo o uditivo.

Goffman studia le interazioni faccia a faccia, affermando: “la maggior parte del lavoro del mondo viene fatto attraverso l’interazione sociale.

Le interazioni sociali costituiscono l’incrocio fra le istituzioni e le decisioni individuali: esse sono lo specchio delle relazioni, del potere, dell’autorità, dell’organizzazione.

Le <<osservanze cerimoniali>> costituiscono la forma più antica di governo.

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L’interazione sociale

Nell’interazione sociale il materiale di studio di Goffman è l’osservazione del comportamento, inteso come l’insieme degli enunciati verbali degli sguardi, gesti, atteggiamenti con cui gli individui affrontano una situazione.

Questi comportamenti sono guidati da una sorta di abilità pratica irriflessa. Gli atti, come fatti sociali, si impongono agli individui, costituendo un “ordine dell’interazione”.

Goffman con il suo lavoro intende compilare una sorta di grammatica dei comportamenti (rif. a Burke).

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La metafora teatrale della vita quotidiana

Esiste fin dall’antichità

Torna di moda nelle scienze sociali grazie al concetto di “ruolo”

Mauss e i seguaci di Durkheim introducono il concetto di persona morale.

Goffman si basa anche sulla metafora proposta da Burke in A grammar of motives (1945)

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Fonti

“Il materiale illustrativo presentato in questo lavoro è di vario tipo: parte è stato ricavato da ricerche scientifiche; parte da documenti impressionisitici scritti da gente curiosa; parte sta a metà fra i due generi. Inoltre mi sono spesso servito di un mio studio su di una comunità di piccoli coltivatori delle isole Shetland”

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Definizione della situazione

“Quando un individuo viene a trovarsi alla presenza di altri, questi, in genere, cercano di avere informazioni sul suo conto o di servirsi di quanto già sanno di lui. È probabile che il loro interesse verta sul suo status socio-economico, sulla concezione che egli ha di sé, sul suo atteggiamento nei loro confronti, sulle sue capacità, sulla sua serietà, ecc.[…] le notizie riguardanti l’individuo aiutano a definire una situazione, permettendo agli altri di sapere in anticipo che cosa egli si aspetti da loro e che cosa essi, a loro volta, possono aspettarsi da lui: tali informazioni indicheranno come meglio agire per ottenere una sua determinata reazione”.

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Definizione della situazione: attore attivo

Sarà interesse dell’attore controllare la condotta altrui e il trattamento che gli verrà usato. “Questo controllo è soprattutto ottenuto agendo sulla definizione della situazione formulata dagli altri…in modo tale da dar loro quella impressione che li indurrà ad agire volontariamente secondo la sua volontà”.

Un ruolo fondamentale hanno le prime impressioni.

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Definizione della situazione

“I presenti possono ricavare informazioni da diverse fonti e molti indicatori (o <<strumenti segnici>>) sono disponibili a questo scopo. Se non conoscono affatto l’individuo, gli osservatori possono raccogliere indizi dalla sua condotta e dalla sua apparenza, così da potersi servire di precedenti esperienze fatte con persone abbastanza simili all’individuo presente o, cosa più importante, applicare ad esso stereotipi non controllati in precedenza. Da esperienze anteriori si può anche desumere che in un certo ambito sociale c’è da aspettarsi di trovare solo un determinato tipo di individuo”.

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L’espressione

“L’espressività dell’individuo (e perciò la sua capacità di far impressione su terzi) sembra basarsi su due tipi di attività semantica radicalmente diversi: l’espressione assunta intenzionalmente e quella <<lasciata trasparire>>.

Espressione

Comunicazionevolontaria

Informazione“lasciata

Trasparire”

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Espressione

La prima comporta quei simboli verbali, o quei loro sostituti, che l’individuo usa deliberatamente e soltanto per comunicare le informazione che egli stesso e gli altri convengono di attribuire a tali simboli

La seconda comprende una vasta gamma di azioni che gli osservatori possono considerare come sintomatiche dell’attore

L’espressione può essere forviante, costituisce per tanto una promessa.

Il pubblico tende a valutare le espressioni soprattutto da ciò che traspare (cena, esame, dichiarazione, telefonata salute), perché lo ipotizzano involontario.

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Definizione della situazione: consenso operativo

“Assieme, i partecipanti contribuiscono ad un’unica e generale definizione della situazione che implica non tanto un vero accordo circa ciò che è, quanto piuttosto una intesa circa le pretese e gli argomenti che verranno prese in considerazione in un determinato momento. Esisterà anche un accordo effettivo sulla opportunità di evitare un conflitto aperto fra definizioni contrastanti della situazione. Indicherò questo tipo di accordo con il termine di <<consenso operativo>>”.

Una definizione della situazione è un programma.

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La definizione della situazione ha un carattere

morale e istituzionale“La società è organizzata sul principio che qualsiasi individuo che possieda certe caratteristiche sociali ha il diritto morale di pretendere caratteristiche sociali ha il diritto morale di pretendere che gli altri lo valutino e lo trattino in modo appropriato” (23).

La definizione della situazione è perciò una richiesta morale.

Persona-maschera-non persona: es. razzismo.

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Goffman: il mondo della rappresentazione

Una rappresentazione è una richiesta implicita di fiducia nella buonafede di ciò che si rappresenta.

Non esistono rappr. in buona o malafede ma un continuum di variazioni (da cinismo si può passare a interiorizzazione).

Sono sanzionate soprattutto le rappresentazioni di status superiori a quello reale.

La società permette alcune bugie istituzionalizzate: politica, pubblicità, etc.-; ed alcune ambiguità che permettono di non dire la verità

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Facciata: definizione

Quella parte della rappresentazione dell’individuo che di regola funziona in maniera fissa e generalizzata. È un equipaggiamento espressivo standardizzato che si usa più o meno volontariamente durante la rappresentazione.

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Facciata

AmbientazioneFacciata

personale

ManieraApparenza

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Definizioni

Ambientazione: mobilio, ornamenti, equipaggiamento fisico: tutti i dettagli di sfondo che forniscono lo scenario e g li arredi per quelle azioni che avvengono dentro.

Facciata personale: equipaggiamento espressivo che identifichiamo strettamente con l’attore stesso e che lo seguiranno ovunque: sesso, età, razza, taglia, aspetto, vestiario, modo di parlare, espressioni del viso, gesti.

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Qualità teatrali

Per ogni ruolo rivestito, quando si è in presenza di terzi, l’individuo puntualizza tipicamente la propria attività con segni che accentuino in modo teatrale fatti che altrimenti passerebbero inosservati.

Nel far ciò opera un forte controllo sugli aspetti secondari della rappresentazione.

Il controllo serve anche ad evitare equivoci. A tal riguardo un distacco forte con il pubblico consolida la sacralità dell’attore.

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Idealizzazione

Il modo in cui una rappresentazione è <<socializzata>>, plasmata e modificata per adattarla alla comprensione ed alle aspettative della società nella quale viene presentata.

La socializzazione ci fornisce una base per agire adeguatamente in qualsiasi situazione ma anche una facciata ideale per ogni specifica situazione.

L’idealizzazione è una riconferma delle norme sociali e degli stereotipi impliciti.

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Idealizzazione

Si realizza: Mostrando al mondo un aspetto migliore del

sé a livello di status (in positivo o negativo)

Adattandosi agli stereotipi: di genere, di età, di razza

Nascondendo aspetti sconvenienti della propria identità

Nascondendo le fasi intermedie di un’opera

Nascondendo il lavoro sporcoNascondere comportamenti valoriali contrari al proprio gruppo

Segregando il pubblico

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Rappresentazioni collettive

Concetto base: è limitante pensare che l’attore reciti sempre e soltanto per il proprio sé. Spesso si recita per esprimere il compito svolto, in quanto facente parte del proprio ruolo nell’organizzazione o società a cui si appartiene.

Gli attori recitano quindi spesso in equipes di rappresentazione, che richiedono la cooperazione di più partecipanti alla definizione di una situazione.

Le equipe si formano non in relazione a una struttura ma ad una interazione.

Le equipes fondamentali sono quella di rappresentazione (gli attori) e il pubblico.

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Le equipes

Definizione: “adopererò il termine <<équipe di rappresentazione>> o più brevemente équipe, per riferirmi a un qualsiasi complesso di individui che collaborano nell’inscenare una singola routine”.

In ogni équipe è prevista una precisa divisione di ruolo (famiglia, lavoro, etc.).

Si può passare da una recitazione fra attori a una recitazione fra équipe.

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Équipes e interazioni

Il concetto di équipe di Goffman è una estensione del concetto di altro generalizzato di Mead. Così come Mead indicava la presenza dell’altro in ogni interazione, anche quella fra sé e sé, così Goffman, afferma di poter riconsiderare sotto il concetto di interazione fra équipes ogni tipo di interazione umana.

“Poiché ogni équipe reciterà per l’altra la sua routine, si può parlare di interazione drammaturgica, e possiamo vedere l’interazione non come una fusione di tante voci quanti sono i partecipanti, ma piuttosto come una specie di dialogo e di scambio fra due equipes”.

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Fra Mead e Goffman

“L’individuo in privato può rispettare certe regole, pur non credendovi personalmente, perché è fermamente convinto della presenza di un pubblico invisibile capace di punire le eventuali deviazioni di tali norme. In altre parole un individuo può costituire il proprio pubblico o può immaginare la presenza di un pubblico”.

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Caratteristiche delle équipe

Interdipendenza reciproca: ogni individuo può far fallire la rappresentazione.

I membri di una equipe cooperano alla definizione della situazione, conservando segreti e coprendo errori altrui e difendendo i propri membri rispetto al pubblico.

Le equipe rappresentano una propria presentazione idealizzata che si basa sul <<principio di unanimità>>.

Perché una rappresentazione funzioni è fondamentale che non si mischino attori e pubblico.

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Ruoli fondamentali

Il regista: colui che controlla la riuscita della rappresentazione, rimette a posto i diversi membri, scalda l’ambiente, distribuisce le parti, è responsabile del successo o insuccesso della rappresentazione.

Il leader espressivo è colui che costituisce il focus della rappresentazione.

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I territori dell’interazione

Le rappresentazioni avvengono in un territorio limitato sia a livello spaziale che temporale.

Il territorio è un qualsiasi spazio che sia delimitato da ostacoli alla percezione.

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Ribalta e retroscena

I territori fondamentali per una rappresentazione sono: ribalta e retroscena.

La ribalta è il luogo ove si svolge la rappresentazione.

Il retroscena il luogo ove viene costruita la rappresentazione.

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Ribalta

Quando gli attori sono sulla ribalta trattano il pubblico seguendo il rituale della cortesia…

E si comportano seguendo le norme di decoro adeguate al contesto (es. luogo sacro, posto di lavoro

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Retroscena

Il luogo dove si custodiscono e preparano gli arredi scenici, gli equipaggiamenti della facciata personale, ove si prepara e ripassa la parte, dove l’attore può lasciare la maschera ed uscire dal ruolo, dove si prendono accordi sulla rappresentazione.

È fondamentale per la riuscita di una rappresentazione che il divisorio sia sufficientemente forte e che a nessuno sia permesso di entrare.

Oltre al retroscena, nessuno dall’esterno deve poter accedere alla ribalta (segregazione pubblico).

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Retroscena

RibaltaDivisorio

Attori Pubblico

Interagiscono

Spazio esterno

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Repertori

Retroscena: chiamarsi per nome, decidere, imprecare, fare commenti a sfondo sessuale, mugugnare, fumare, vestire trasandati, scomporsi, non considerare la presenza del prossimo, etc.

Ribalta: i comportamenti opposti ai precedenti.

La divisione ribalta\retroscena può essere costituita da un tempo oltre che da uno spazio.

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Ruoli incongruenti

Compare

Spia

Mediatore

Spotter

Pubblico esperto