Il mondo dei Sensi e il mondo dello Spirito · 2018-06-21 · ducono a ciò che può essere per...

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Rudolf SteinerIl mondo dei Sensi

e il mondo dello Spirito

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QUESTO E-BOOK:

TITOLO: Il mondo dei Sensi e il mondo dello SpiritoAUTORE: Steiner, RudolfTRADUTTORE: Schwarz, LinaCURATORE: NOTE: Testo presente in formato immagine sul sito:http://www.opal.unito.it/CODICE ISBN E-BOOK: n. d.

DIRITTI D'AUTORE: no

LICENZA: questo testo è distribuito con la licenzaspecificata al seguente indirizzo Internet:http://www.liberliber.it/online/opere/libri/licenze/

COPERTINA: n. d.

TRATTO DA: Il mondo dei sensi e il mondo dello spi-rito / Dr. Rudolf Steiner ; traduzione dal tedescodi Lina Schwarz. - Milano : ITE, 1936. - 190 p. ; 19cm.

CODICE ISBN FONTE: n. d.

1a EDIZIONE ELETTRONICA DEL: 21 giugno 2018

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TRATTO DA: Il mondo dei sensi e il mondo dello spi-rito / Dr. Rudolf Steiner ; traduzione dal tedescodi Lina Schwarz. - Milano : ITE, 1936. - 190 p. ; 19cm.

CODICE ISBN FONTE: n. d.

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INDICE DI AFFIDABILITA': 1 0: affidabilità bassa 1: affidabilità standard 2: affidabilità buona 3: affidabilità ottima

SOGGETTO:OCC016000 CORPO, MENTE E SPIRITO / Occultismo

DIGITALIZZAZIONE:Paolo Alberti, [email protected]

REVISIONE:Paolo Oliva, [email protected]

IMPAGINAZIONE:Paolo Alberti, [email protected]

PUBBLICAZIONE:Catia Righi, [email protected]

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Indice generale

Liber Liber......................................................................4INDICE...........................................................................8PRIMA CONFERENZA..............................................10SECONDA CONFERENZA........................................37TERZA CONFERENZA..............................................63QUARTA CONFERENZA...........................................85QUINTA CONFERENZA..........................................112SESTA CONFERENZA.............................................136

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Indice generale

Liber Liber......................................................................4INDICE...........................................................................8PRIMA CONFERENZA..............................................10SECONDA CONFERENZA........................................37TERZA CONFERENZA..............................................63QUARTA CONFERENZA...........................................85QUINTA CONFERENZA..........................................112SESTA CONFERENZA.............................................136

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Dr. RUDOLF STEINER

Il Mondo dei Sensie il Mondo dello Spirito

Traduzione dal tedesco diLINA SCHWARZ

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Dr. RUDOLF STEINER

Il Mondo dei Sensie il Mondo dello Spirito

Traduzione dal tedesco diLINA SCHWARZ

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Il Mondo dei Sensie il Mondo dello Spirito

Sei conferenze tenute a Hannover dal 27 dicembre 1911al 1° gennaio 1912 dal Dr. Rudolf Steiner.

(Da uno stenogramma non riveduto dall'Autore)

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Il Mondo dei Sensie il Mondo dello Spirito

Sei conferenze tenute a Hannover dal 27 dicembre 1911al 1° gennaio 1912 dal Dr. Rudolf Steiner.

(Da uno stenogramma non riveduto dall'Autore)

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INDICE

PRIMA CONFERENZA

La lotta della tendenza materialistica del pensiero e del sentimen-to con la tendenza spiritualistica – L'uomo voluto da Dio el'uomo avulso da Dio – Educazione del pensiero alla meravi-glia, alla venerazione e all'armonia coi fenomeni del mondo

SECONDA CONFERENZA

Devozione alla vita universale – Volontà operante nel mondo deisensi – Saggezza operante nel mondo del nascere e del perire –Il Bene come principio creatore, il Male come principio appor-tatore di morte

TERZA CONFERENZA

Misteri della vita – Perturbazione dell'equilibrio a causa di inter-venti dominanti sin qui – L'irregolare connessione dei quattroarti della natura umana

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INDICE

PRIMA CONFERENZA

La lotta della tendenza materialistica del pensiero e del sentimen-to con la tendenza spiritualistica – L'uomo voluto da Dio el'uomo avulso da Dio – Educazione del pensiero alla meravi-glia, alla venerazione e all'armonia coi fenomeni del mondo

SECONDA CONFERENZA

Devozione alla vita universale – Volontà operante nel mondo deisensi – Saggezza operante nel mondo del nascere e del perire –Il Bene come principio creatore, il Male come principio appor-tatore di morte

TERZA CONFERENZA

Misteri della vita – Perturbazione dell'equilibrio a causa di inter-venti dominanti sin qui – L'irregolare connessione dei quattroarti della natura umana

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QUARTA CONFERENZA

Le esperienze della materia nello spazio e le esperienze dell'ani-ma nel tempo – Configurazione e movimento della vita animi-ca in formazioni non spaziali – Sorgere dello spazio dalla for-ma che si spezza e sorgere della materia dallo Spirito che sifrantuma

QUINTA CONFERENZA

Il doppio essere dell'uomo: la forma che si frantuma e la sostanzairradiante – Il mistero del loro inserirsi nel Cosmo: la tecnicadel Karma – L'accendersi dello Spirito attraverso la decadenzadella materia – Il sangue è un succo peculiare

SESTA CONFERENZA

Ciò che diviene e ciò che perisce – Le sette sfere delle piante e illoro centro – L'ambiente circostante lavora intorno all'uomonel suo complesso – Fine della filosofia come scienza d'idee –Il processo spirituale di espirazione e inspirazione

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QUARTA CONFERENZA

Le esperienze della materia nello spazio e le esperienze dell'ani-ma nel tempo – Configurazione e movimento della vita animi-ca in formazioni non spaziali – Sorgere dello spazio dalla for-ma che si spezza e sorgere della materia dallo Spirito che sifrantuma

QUINTA CONFERENZA

Il doppio essere dell'uomo: la forma che si frantuma e la sostanzairradiante – Il mistero del loro inserirsi nel Cosmo: la tecnicadel Karma – L'accendersi dello Spirito attraverso la decadenzadella materia – Il sangue è un succo peculiare

SESTA CONFERENZA

Ciò che diviene e ciò che perisce – Le sette sfere delle piante e illoro centro – L'ambiente circostante lavora intorno all'uomonel suo complesso – Fine della filosofia come scienza d'idee –Il processo spirituale di espirazione e inspirazione

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PRIMA CONFERENZA

La lotta della tendenza materialistica del pensiero e delsentimento con la tendenza spiritualistica – L'uomovoluto da Dio e l'uomo avulso da Dio – Educazionedel pensiero alla meraviglia, alla venerazione eall'armonia coi fenomeni del mondo

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PRIMA CONFERENZA

La lotta della tendenza materialistica del pensiero e delsentimento con la tendenza spiritualistica – L'uomovoluto da Dio e l'uomo avulso da Dio – Educazionedel pensiero alla meraviglia, alla venerazione eall'armonia coi fenomeni del mondo

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Il mio còmpito, in questo ciclo di conferenze, sarà digettare un ponte tra fatti relativamente consueti, traesperienze che l'uomo può incontrare nella vita d'ognigiorno, e gli interessi supremi dell'umanità. Così ci siaprirà un'altra delle vie che, dalla vita quotidiana, con-ducono a ciò che può essere per noi, per la nostra animae il nostro spirito, l'Antroposofia o Scienza dello Spirito.Noi sappiamo che l'Antroposofia, quanto più ci appro-fondiamo in ciò ch'essa può darci, penetra nel nostrosentire, nel nostro volere, nelle forze di cui abbisognia-mo per mostrarci idonei ad affrontare le molteplici vi-cende della vita. E sappiamo inoltre che così come pos-siamo sperimentarla ora, grazie agli influssi che appuntoin quest'epoca giungono a noi dai mondi superiori,l'Antroposofia rappresenta in certo modo una necessitàper l'umanità contemporanea. Sappiamo che in un tem-po relativamente breve il genere umano dovrebbe perde-re ogni sicurezza, ogni interiore tranquillità, la pace ne-cessaria per vivere, se la rivelazione che chiamiamo An-troposofia non giungesse a quest'umanità, appuntonell'epoca nostra. E sappiamo altresì che, veramente, inforza di questa corrente spirituale antroposofica, duetendenze di pensiero e di sentimento vengono, per cosìdire, a cozzare aspramente tra loro.

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Il mio còmpito, in questo ciclo di conferenze, sarà digettare un ponte tra fatti relativamente consueti, traesperienze che l'uomo può incontrare nella vita d'ognigiorno, e gli interessi supremi dell'umanità. Così ci siaprirà un'altra delle vie che, dalla vita quotidiana, con-ducono a ciò che può essere per noi, per la nostra animae il nostro spirito, l'Antroposofia o Scienza dello Spirito.Noi sappiamo che l'Antroposofia, quanto più ci appro-fondiamo in ciò ch'essa può darci, penetra nel nostrosentire, nel nostro volere, nelle forze di cui abbisognia-mo per mostrarci idonei ad affrontare le molteplici vi-cende della vita. E sappiamo inoltre che così come pos-siamo sperimentarla ora, grazie agli influssi che appuntoin quest'epoca giungono a noi dai mondi superiori,l'Antroposofia rappresenta in certo modo una necessitàper l'umanità contemporanea. Sappiamo che in un tem-po relativamente breve il genere umano dovrebbe perde-re ogni sicurezza, ogni interiore tranquillità, la pace ne-cessaria per vivere, se la rivelazione che chiamiamo An-troposofia non giungesse a quest'umanità, appuntonell'epoca nostra. E sappiamo altresì che, veramente, inforza di questa corrente spirituale antroposofica, duetendenze di pensiero e di sentimento vengono, per cosìdire, a cozzare aspramente tra loro.

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L'una è quella tendenza di pensiero e di sentimentoch'è andata preparandosi attraverso molti secoli, e cheormai ha dovunque afferrato, o afferrerà, senz'alcundubbio, nel prossimo avvenire, vaste sfere dell'umanità.È la tendenza di pensiero e di sentimento che chiamia-mo materialistica: la tendenza materialistica nel sensopiù lato, la quale s'avventa, per così dire, controquell'altra tendenza di pensiero che è data nell'Antropo-sofia stessa, contro cioè la tendenza spirituale. E la lottadi queste due tendenze di pensiero e di sentimento di-verrà sempre più evidente quanto più si procederà versoil prossimo avvenire. Diverrà tale che, a volte, non saràpiù nemmeno possibile distinguere se in un dato caso siavrà a che fare con una tendenza di pensiero e di senti-mento che sia nuda e sincera – diciamo nuda e sinceradifesa del materialismo – o se si avrà a che fare con que-sta o quella tendenza di pensiero o di sentimento sottodiverse maschere. Poichè vi saranno molte correnti ma-terialistiche le quali, se è lecito dir così, si camufferannodi spiritualismo, e sarà spesso difficile discernere dovesi nasconda il materialismo e dove si trovi veramente lacorrente spirituale. Quanto sia difficile orientarci a que-sto proposito, ho tentato di mostrarlo in vari modi nelcorso di due recenti conferenze da me tenute consecuti-vamente. In una di esse ho cercato di suscitare il sensodi come, partendo da certi pensieri e idee da cui, volereo no, siamo oggidì dominati, si possa diventare un one-sto e sincero avversario della Scienza dello Spirito.«Come si confuta la Scienza dello Spirito» è quanto ho

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L'una è quella tendenza di pensiero e di sentimentoch'è andata preparandosi attraverso molti secoli, e cheormai ha dovunque afferrato, o afferrerà, senz'alcundubbio, nel prossimo avvenire, vaste sfere dell'umanità.È la tendenza di pensiero e di sentimento che chiamia-mo materialistica: la tendenza materialistica nel sensopiù lato, la quale s'avventa, per così dire, controquell'altra tendenza di pensiero che è data nell'Antropo-sofia stessa, contro cioè la tendenza spirituale. E la lottadi queste due tendenze di pensiero e di sentimento di-verrà sempre più evidente quanto più si procederà versoil prossimo avvenire. Diverrà tale che, a volte, non saràpiù nemmeno possibile distinguere se in un dato caso siavrà a che fare con una tendenza di pensiero e di senti-mento che sia nuda e sincera – diciamo nuda e sinceradifesa del materialismo – o se si avrà a che fare con que-sta o quella tendenza di pensiero o di sentimento sottodiverse maschere. Poichè vi saranno molte correnti ma-terialistiche le quali, se è lecito dir così, si camufferannodi spiritualismo, e sarà spesso difficile discernere dovesi nasconda il materialismo e dove si trovi veramente lacorrente spirituale. Quanto sia difficile orientarci a que-sto proposito, ho tentato di mostrarlo in vari modi nelcorso di due recenti conferenze da me tenute consecuti-vamente. In una di esse ho cercato di suscitare il sensodi come, partendo da certi pensieri e idee da cui, volereo no, siamo oggidì dominati, si possa diventare un one-sto e sincero avversario della Scienza dello Spirito.«Come si confuta la Scienza dello Spirito» è quanto ho

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cercato di mostrare nella prima delle due conferenze,alla quale ne ho fatto seguire un'altra: «Come si difende,o come si fonda la Scienza dello Spirito».

Non ho certo creduto di poter dire, in queste due con-ferenze, tutto il dicibile, nell'uno o nell'altro senso; mavolevo almeno suscitare l'impressione che, effettiva-mente, molto, moltissimo si può addurre con una grandeapparenza di ragione, contro la concezione antroposofi-ca del mondo; e che coloro, i quali non possono fare al-trimenti che, per così dire, spremere fuori dall'animaloro le opposizioni, non sono affatto le persone menosincere dell'epoca presente; anzi, sono spesso tra coloroche più onestamente combattono per la verità.

Non voglio ora enumerarvi di nuovo tutte le ragioniche possono essere addotte contro la Scienza dello Spi-rito; voglio solo accennare al fatto che, date le abitudinidi pensiero e le concezioni dei nostri tempi, tali ragioniesistono, e possono venir fondate su solide basi; che, in-somma, è veramente possibile confutare a fondo laScienza dello Spirito.

Ma ora si può chiedere: «Se, dunque, in tal modo siconfuta la Scienza dello Spirito, se si indicano tutte leragioni che possono essere addotte contro di essa, comese ne ottiene appunto la confutazione più radicale e piùfondata?».

Vedete! Se oggidì qualcuno, per la costituzione fon-damentale di tutto il suo essere animico, si confessa se-guace della Scienza dello Spirito, e poi si rende edottodi tutto quanto possono dare oggidì su vasta scala le

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cercato di mostrare nella prima delle due conferenze,alla quale ne ho fatto seguire un'altra: «Come si difende,o come si fonda la Scienza dello Spirito».

Non ho certo creduto di poter dire, in queste due con-ferenze, tutto il dicibile, nell'uno o nell'altro senso; mavolevo almeno suscitare l'impressione che, effettiva-mente, molto, moltissimo si può addurre con una grandeapparenza di ragione, contro la concezione antroposofi-ca del mondo; e che coloro, i quali non possono fare al-trimenti che, per così dire, spremere fuori dall'animaloro le opposizioni, non sono affatto le persone menosincere dell'epoca presente; anzi, sono spesso tra coloroche più onestamente combattono per la verità.

Non voglio ora enumerarvi di nuovo tutte le ragioniche possono essere addotte contro la Scienza dello Spi-rito; voglio solo accennare al fatto che, date le abitudinidi pensiero e le concezioni dei nostri tempi, tali ragioniesistono, e possono venir fondate su solide basi; che, in-somma, è veramente possibile confutare a fondo laScienza dello Spirito.

Ma ora si può chiedere: «Se, dunque, in tal modo siconfuta la Scienza dello Spirito, se si indicano tutte leragioni che possono essere addotte contro di essa, comese ne ottiene appunto la confutazione più radicale e piùfondata?».

Vedete! Se oggidì qualcuno, per la costituzione fon-damentale di tutto il suo essere animico, si confessa se-guace della Scienza dello Spirito, e poi si rende edottodi tutto quanto possono dare oggidì su vasta scala le

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scienze, sulle basi della loro idea fondamentale materia-listica, egli può, purchè abbia cognizione del mondoscientifico attuale, radicalmente confutare la Scienzadello Spirito. Ma, anzi tutto, deve provocare in sè stessoun determinato stato d'animo, per poter compiere radi-calmente la detta confutazione. Deve produrre nella suaanima una determinata condizione. E cioè, un uomo chesi accinga veramente a confutare la Scienza dello Spiri-to, deve mettersi a giudicare da un punto di vista mera-mente intellettuale; dal solo punto di vista del razioci-nio. Che cosa s'intenda con ciò ci si paleserà subito, seconsideriamo la cosa dal lato opposto. Anzi tutto, tenia-mo presente quanto vi ho mostrato come un'esperienzapersonale. Se si è al corrente dei risultati scientifici deltempo, e ci si abbandona, per così dire, unicamente alproprio raziocinio, allora si può confutare radicalmentela Scienza dello Spirito. Fermiamoci un po' a questopunto, e tentiamo ora di accostarci al nostro còmpito datutt'altra parte.

Vedete, l'uomo può veramente contemplare il mondoda due punti di vista. Uno di questi due modi di guarda-re il mondo risulta quando l'uomo, diciamo, contemplaun meraviglioso levar del sole, quando il sole appare,quasi generandosi da sè dall'oro dell'aurora, e poi sorgee risplende sopra la terra; l'uomo allora s'immerge nelpensiero che il raggio solare, il calore solare, suscitanola vita dal suolo terrestre in un ciclo che si ripete ognianno. Oppure l'uomo può anche darsi alla contemplazio-ne quando il sole è tramontato e ogni colore si è spento,

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scienze, sulle basi della loro idea fondamentale materia-listica, egli può, purchè abbia cognizione del mondoscientifico attuale, radicalmente confutare la Scienzadello Spirito. Ma, anzi tutto, deve provocare in sè stessoun determinato stato d'animo, per poter compiere radi-calmente la detta confutazione. Deve produrre nella suaanima una determinata condizione. E cioè, un uomo chesi accinga veramente a confutare la Scienza dello Spiri-to, deve mettersi a giudicare da un punto di vista mera-mente intellettuale; dal solo punto di vista del razioci-nio. Che cosa s'intenda con ciò ci si paleserà subito, seconsideriamo la cosa dal lato opposto. Anzi tutto, tenia-mo presente quanto vi ho mostrato come un'esperienzapersonale. Se si è al corrente dei risultati scientifici deltempo, e ci si abbandona, per così dire, unicamente alproprio raziocinio, allora si può confutare radicalmentela Scienza dello Spirito. Fermiamoci un po' a questopunto, e tentiamo ora di accostarci al nostro còmpito datutt'altra parte.

Vedete, l'uomo può veramente contemplare il mondoda due punti di vista. Uno di questi due modi di guarda-re il mondo risulta quando l'uomo, diciamo, contemplaun meraviglioso levar del sole, quando il sole appare,quasi generandosi da sè dall'oro dell'aurora, e poi sorgee risplende sopra la terra; l'uomo allora s'immerge nelpensiero che il raggio solare, il calore solare, suscitanola vita dal suolo terrestre in un ciclo che si ripete ognianno. Oppure l'uomo può anche darsi alla contemplazio-ne quando il sole è tramontato e ogni colore si è spento,

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quando a poco a poco l'oscurità della notte si diffonde einnumerevoli stelle risplendono nella vôlta celeste; allo-ra egli può immergersi nelle meraviglie del cielo stella-to. Quando l'uomo contempla così ciò che lo circondacome natura, sarà portato a una rappresentazione che, sipotrebbe dire, necessariamente lo riempirà d'una profon-da beatitudine, e che può richiamarsi a uno dei pensierifondamentali di Goethe. «Ah», disse infatti una voltaGoethe: «quando noi eleviamo lo sguardo alle meravi-glie del mondo stellare, e contempliamo il motodell'Universo con tutte le sue glorie, alla fine abbiamopure il sentimento che tutto ciò che di così splendido ap-pare intorno a noi nell'Universo, che tutto ciò trovi unsignificato soltanto quando si rispecchia in un uomo, inun'anima umana che ammira». Sì, sorge nell'uomo ilpensiero che come l'aria penetra in lui, in modo ch'eglipuò respirarla e, attraverso al processo che compie inlui, edifica il suo essere, e com'egli è il risultato diquell'aria e delle sue leggi e della sua composizione, èpure, in certo modo, un risultato anche del restante vastomondo che lo circonda, di tutto ciò che penetra nei sensie non soltanto nel senso della vista, ma anche nel sensoche accoglie il mondo del suono e gli altri mondi chefluiscono in noi attraverso ai sensi. E l'uomo sta di fron-te a questo mondo esterno sensibile, come il confluitorisultato di esso, così da dirsi: «Se guardo più da vicinotutto ciò che sta là fuori, se ci rifletto sopra, se lo perce-pisco con tutti i miei sensi, allora vedo che il significatodi ciò che così contemplo ha il suo migliore adempi-

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quando a poco a poco l'oscurità della notte si diffonde einnumerevoli stelle risplendono nella vôlta celeste; allo-ra egli può immergersi nelle meraviglie del cielo stella-to. Quando l'uomo contempla così ciò che lo circondacome natura, sarà portato a una rappresentazione che, sipotrebbe dire, necessariamente lo riempirà d'una profon-da beatitudine, e che può richiamarsi a uno dei pensierifondamentali di Goethe. «Ah», disse infatti una voltaGoethe: «quando noi eleviamo lo sguardo alle meravi-glie del mondo stellare, e contempliamo il motodell'Universo con tutte le sue glorie, alla fine abbiamopure il sentimento che tutto ciò che di così splendido ap-pare intorno a noi nell'Universo, che tutto ciò trovi unsignificato soltanto quando si rispecchia in un uomo, inun'anima umana che ammira». Sì, sorge nell'uomo ilpensiero che come l'aria penetra in lui, in modo ch'eglipuò respirarla e, attraverso al processo che compie inlui, edifica il suo essere, e com'egli è il risultato diquell'aria e delle sue leggi e della sua composizione, èpure, in certo modo, un risultato anche del restante vastomondo che lo circonda, di tutto ciò che penetra nei sensie non soltanto nel senso della vista, ma anche nel sensoche accoglie il mondo del suono e gli altri mondi chefluiscono in noi attraverso ai sensi. E l'uomo sta di fron-te a questo mondo esterno sensibile, come il confluitorisultato di esso, così da dirsi: «Se guardo più da vicinotutto ciò che sta là fuori, se ci rifletto sopra, se lo perce-pisco con tutti i miei sensi, allora vedo che il significatodi ciò che così contemplo ha il suo migliore adempi-

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mento nel fatto che, alla fine, da tutto ciò è uscita cri-stallizzata la figura meravigliosa dell'uomo stesso».

Ed è vero che allora può assalire l'uomo quel senti-mento ch'è stato, per così dire, espresso in modo ele-mentare dal poeta greco con le parole: «Molto esiste digrande, ma nulla è più grande dell'uomo!». Come ci ap-paiono unilaterali tutte le manifestazioni nel mondoesteriore! Ma nell'uomo tutte quelle manifestazioni pa-iono confluire in un complesso che ne racchiude tutti gliaspetti, quando noi contempliamo il mondo esteriore deisensi e poi l'uomo nel bel mezzo del mondo, come esse-re sensibile nel quale tutto il resto confluisce. Infatti,quanto più esattamente si osserva il mondo, tanto piùl'uomo appare come il punto di confluenza di tutte leunilateralità del restante Universo. E allora, quando svi-luppiamo questo sentimento di fronte al grande Univer-so, e al suo confluire nell'uomo, sorge nell'anima nostraun pensiero pieno di una profonda beatitudine, il pensie-ro dell'uomo voluto dagli Dei, dell'uomo che appare cosìcome se le azioni e le intenzioni divine avessero edifica-to un intero Universo dal quale avessero irradiati perogni dove gli effetti, così che alla fine questi effetti po-tessero confluire nell'uomo, nell'opera più degna, collo-cata nel centro dell'Universo dagli Dei operanti da ognilato. Opera voluta dagli Dei! Ciò è stato detto anche dachi osservava, appunto a questo riguardo, il mondo este-riore dei sensi in rapporto all'uomo: «Che cosa sono tuttigli strumenti del musicista di fronte alla meravigliosacostruzione dell'organo dell'udito umano, questo stru-

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mento nel fatto che, alla fine, da tutto ciò è uscita cri-stallizzata la figura meravigliosa dell'uomo stesso».

Ed è vero che allora può assalire l'uomo quel senti-mento ch'è stato, per così dire, espresso in modo ele-mentare dal poeta greco con le parole: «Molto esiste digrande, ma nulla è più grande dell'uomo!». Come ci ap-paiono unilaterali tutte le manifestazioni nel mondoesteriore! Ma nell'uomo tutte quelle manifestazioni pa-iono confluire in un complesso che ne racchiude tutti gliaspetti, quando noi contempliamo il mondo esteriore deisensi e poi l'uomo nel bel mezzo del mondo, come esse-re sensibile nel quale tutto il resto confluisce. Infatti,quanto più esattamente si osserva il mondo, tanto piùl'uomo appare come il punto di confluenza di tutte leunilateralità del restante Universo. E allora, quando svi-luppiamo questo sentimento di fronte al grande Univer-so, e al suo confluire nell'uomo, sorge nell'anima nostraun pensiero pieno di una profonda beatitudine, il pensie-ro dell'uomo voluto dagli Dei, dell'uomo che appare cosìcome se le azioni e le intenzioni divine avessero edifica-to un intero Universo dal quale avessero irradiati perogni dove gli effetti, così che alla fine questi effetti po-tessero confluire nell'uomo, nell'opera più degna, collo-cata nel centro dell'Universo dagli Dei operanti da ognilato. Opera voluta dagli Dei! Ciò è stato detto anche dachi osservava, appunto a questo riguardo, il mondo este-riore dei sensi in rapporto all'uomo: «Che cosa sono tuttigli strumenti del musicista di fronte alla meravigliosacostruzione dell'organo dell'udito umano, questo stru-

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mento musicale, o di fronte alla meravigliosa costruzio-ne della laringe umana, quest'altro strumento musicale?Molto si può ammirare nel mondo: ma non ammirarel'uomo, quale sta nel bel mezzo del mondo, è possibilesoltanto se non se ne conosce la meravigliosa struttura».Quando ci dedichiamo a siffatte contemplazioni, sorgein noi il pensiero: «Quanto è stato fatto da Entità divino-spirituali per portare a compimento l'uomo!».

Questa è una delle vie che una contemplazione delmondo può dare all'uomo. Ma vi è ancora un'altra via. Equest'altra via ci si apre allorchè sviluppiamo in noi ilsentimento dell'elevatezza e della forza immensa di ciòche chiamiamo ideali morali, quando guardiamo dentrol'anima nostra e cerchiamo di sentire alquanto ciò chesignificano nel mondo gli ideali morali. Occorre unasana natura umana, sana per ogni verso, per sentire ap-pieno la maestà degli ideali morali dell'uomo. E di fron-te agli ideali morali noi possiamo sviluppare in noi qual-cosa che può esercitare nell'anima un'azione altrettantoimmensa di quella che lo splendore e la gloria delle ma-nifestazioni dell'Universo esercitano sull'uomo dal difuori. Ciò avviene quando accendiamo in noi tuttol'amore e tutto l'entusiasmo che possono appoggiarsiagli ideali e agli scopi morali dell'uomo. Un calore im-menso può allora compenetrarci. Allora però, a questosentimento degli ideali morali, si riattacca necessaria-mente un altro pensiero, diverso da quello derivante dal-la modesta contemplazione del mondo, la quale si ap-poggia alle rivelazioni dell'Universo attraverso

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mento musicale, o di fronte alla meravigliosa costruzio-ne della laringe umana, quest'altro strumento musicale?Molto si può ammirare nel mondo: ma non ammirarel'uomo, quale sta nel bel mezzo del mondo, è possibilesoltanto se non se ne conosce la meravigliosa struttura».Quando ci dedichiamo a siffatte contemplazioni, sorgein noi il pensiero: «Quanto è stato fatto da Entità divino-spirituali per portare a compimento l'uomo!».

Questa è una delle vie che una contemplazione delmondo può dare all'uomo. Ma vi è ancora un'altra via. Equest'altra via ci si apre allorchè sviluppiamo in noi ilsentimento dell'elevatezza e della forza immensa di ciòche chiamiamo ideali morali, quando guardiamo dentrol'anima nostra e cerchiamo di sentire alquanto ciò chesignificano nel mondo gli ideali morali. Occorre unasana natura umana, sana per ogni verso, per sentire ap-pieno la maestà degli ideali morali dell'uomo. E di fron-te agli ideali morali noi possiamo sviluppare in noi qual-cosa che può esercitare nell'anima un'azione altrettantoimmensa di quella che lo splendore e la gloria delle ma-nifestazioni dell'Universo esercitano sull'uomo dal difuori. Ciò avviene quando accendiamo in noi tuttol'amore e tutto l'entusiasmo che possono appoggiarsiagli ideali e agli scopi morali dell'uomo. Un calore im-menso può allora compenetrarci. Allora però, a questosentimento degli ideali morali, si riattacca necessaria-mente un altro pensiero, diverso da quello derivante dal-la modesta contemplazione del mondo, la quale si ap-poggia alle rivelazioni dell'Universo attraverso

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all'uomo. Appunto coloro che sentono nel modo più for-te e più elevato la potenza degli ideali morali, sentononel modo più significativo anche quest'altro pensiero:«Oh, quanto sei lontano, o uomo, quale sei attualmente,dagli elevati ideali morali che possono sorgere nel tuocuore; come sei piccino, in tutto ciò che puoi e fai, difronte alla grandezza degli ideali morali che sei in gradodi proporti!». E non sentire a questo modo, non sentircicosì piccini di fronte agli ideali morali, può soltanto es-ser frutto di una disposizione d'anima assai piccinaanch'essa; poichè appunto col raggiungere una certagrandezza d'anima, l'uomo sente la sua inadeguatezza difronte agli ideali morali. E allora albeggia nell'anima unpensiero da cui spesso noi, come uomini, ci sentiamoassaliti, il pensiero di cercare con ogni forza e coraggiodi prendere tutti i provvedimenti atti a renderci in certogrado maturi e sempre più maturi, di cercare che gliideali morali diventino, via via, più di prima, forze atti-ve in noi. D'altro canto, in certe nature, può anche pren-dere talmente radice il pensiero d'essere inadeguate difronte agli ideali morali, da renderle totalmente affrante,da far loro credere d'essersi allontanate da Dio, appuntoperchè sentono con forza il fatto che l'uomo esteriore,collocato nel mondo dei sensi, è voluto da Dio. «Ecco,tu stai», dicono forse siffatti uomini, «in tutto ciò che seiesteriormente. Se guardi te stesso come essere esteriore,devi dire a te stesso che in te confluisce tutto il mondovoluto da Dio, che sei un essere voluto da Dio e cheporti un volto simile al divino! E poi guardi nel tuo in-

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all'uomo. Appunto coloro che sentono nel modo più for-te e più elevato la potenza degli ideali morali, sentononel modo più significativo anche quest'altro pensiero:«Oh, quanto sei lontano, o uomo, quale sei attualmente,dagli elevati ideali morali che possono sorgere nel tuocuore; come sei piccino, in tutto ciò che puoi e fai, difronte alla grandezza degli ideali morali che sei in gradodi proporti!». E non sentire a questo modo, non sentircicosì piccini di fronte agli ideali morali, può soltanto es-ser frutto di una disposizione d'anima assai piccinaanch'essa; poichè appunto col raggiungere una certagrandezza d'anima, l'uomo sente la sua inadeguatezza difronte agli ideali morali. E allora albeggia nell'anima unpensiero da cui spesso noi, come uomini, ci sentiamoassaliti, il pensiero di cercare con ogni forza e coraggiodi prendere tutti i provvedimenti atti a renderci in certogrado maturi e sempre più maturi, di cercare che gliideali morali diventino, via via, più di prima, forze atti-ve in noi. D'altro canto, in certe nature, può anche pren-dere talmente radice il pensiero d'essere inadeguate difronte agli ideali morali, da renderle totalmente affrante,da far loro credere d'essersi allontanate da Dio, appuntoperchè sentono con forza il fatto che l'uomo esteriore,collocato nel mondo dei sensi, è voluto da Dio. «Ecco,tu stai», dicono forse siffatti uomini, «in tutto ciò che seiesteriormente. Se guardi te stesso come essere esteriore,devi dire a te stesso che in te confluisce tutto il mondovoluto da Dio, che sei un essere voluto da Dio e cheporti un volto simile al divino! E poi guardi nel tuo in-

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terno dove ti sorgono gli ideali che Dio ti ha scritto nelcuore, che senza dubbio devono essere per te forze volu-te da Dio... e vedi scaturire come un'esperienza dalla tuaanima la tua insufficienza».

Vi sono nell'uomo queste due vie verso la contempla-zione del mondo. L'uomo può guardarsi da fuori e senti-re la più profonda beatitudine per la sua natura voluta daDio; e può contemplarsi da dentro e sentire la più pro-fonda contrizione per la sua anima avulsa da Dio. Ma unsano sentire può dirsi solamente: «Dalla stessa originedivina dalla quale vengono le forze che hanno collocatol'uomo nel centro, come un poderoso estratto dell'interoUniverso, dalla stessa origine divina devono anche sca-turire gli ideali morali che stanno scritti nel nostro cuo-re». Perchè una cosa è così lontana dall'altra? Questo èveramente il grande enimma dell'esistenza umana. E, inverità, non vi sarebbero mai state nel mondo nè teosofianè filosofia, se nelle anime umane non fosse sorto que-sto dissidio, o cosciente o incosciente, o radicato nelsentimento, oppure, più o meno chiaro; nell'intelletto.Poichè dall'esperienza di questo dissidio è scaturita ve-ramente ogni cogitazione e investigazione umana piùprofonda. Che cosa s'inframmette tra l'uomo voluto daDio e l'uomo avulso da Dio? Questo è veramente il pro-blema fondamentale di ogni filosofia. Sebbene questoproblema sia stato formulato e caratterizzato nei modipiù svariati, ciò non di meno sta alla base di tutto il pen-sare e meditare umano. Come può l'uomo giungere, ingenere, alla rappresentazione che sia possibile gettare un

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terno dove ti sorgono gli ideali che Dio ti ha scritto nelcuore, che senza dubbio devono essere per te forze volu-te da Dio... e vedi scaturire come un'esperienza dalla tuaanima la tua insufficienza».

Vi sono nell'uomo queste due vie verso la contempla-zione del mondo. L'uomo può guardarsi da fuori e senti-re la più profonda beatitudine per la sua natura voluta daDio; e può contemplarsi da dentro e sentire la più pro-fonda contrizione per la sua anima avulsa da Dio. Ma unsano sentire può dirsi solamente: «Dalla stessa originedivina dalla quale vengono le forze che hanno collocatol'uomo nel centro, come un poderoso estratto dell'interoUniverso, dalla stessa origine divina devono anche sca-turire gli ideali morali che stanno scritti nel nostro cuo-re». Perchè una cosa è così lontana dall'altra? Questo èveramente il grande enimma dell'esistenza umana. E, inverità, non vi sarebbero mai state nel mondo nè teosofianè filosofia, se nelle anime umane non fosse sorto que-sto dissidio, o cosciente o incosciente, o radicato nelsentimento, oppure, più o meno chiaro; nell'intelletto.Poichè dall'esperienza di questo dissidio è scaturita ve-ramente ogni cogitazione e investigazione umana piùprofonda. Che cosa s'inframmette tra l'uomo voluto daDio e l'uomo avulso da Dio? Questo è veramente il pro-blema fondamentale di ogni filosofia. Sebbene questoproblema sia stato formulato e caratterizzato nei modipiù svariati, ciò non di meno sta alla base di tutto il pen-sare e meditare umano. Come può l'uomo giungere, ingenere, alla rappresentazione che sia possibile gettare un

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ponte tra la contemplazione, senz'alcun dubbio beatifi-cante, del mondo esterno, e la contemplazione dell'ani-ma nostra, che indubbiamente ci conduce a un profondodissidio?

Orbene, dobbiamo proprio caratterizzare alquanto lavia che l'anima umana può percorrere per assurgere inmodo giusto e degno ai problemi supremi dell'esistenza,per scoprire poi dove possano giacere le origini degli er-rori. Poichè nel mondo, in quanto esso è oggidì domina-to dalle scienze esteriori, si dirà sempre, quando si parladi sapere, di conoscenza: «Certamente, la conoscenza, laverità, devono risultare quando si fanno dei giusti giudi-zi, quando si pensa il giusto». Recentemente, per carat-terizzare quale fondamentale errore giaccia in questopresupposto che la conoscenza, la verità, debbano risul-tare quando si facciano giusti giudizi, mi sono servito diun paragone molto semplice che voglio raccontare an-che qui per mostrarvi che non è affatto così, e che il giu-sto non conduce sempre al vero. C'era una volta in unvillaggio un ragazzino che i suoi genitori mandavanoogni giorno a comperare dei pani; gli davano sempredieci soldi, in cambio dei quali egli portava a casa seipani. Quando si comperava un pane, esso costava duesoldi. Dunque, per dieci soldi, il ragazzino portava acasa sempre sei pani. Non era un aritmetico molto pro-fondo, e non si curava di spiegarsi come mai, portandoogni volta con sè dieci soldi, dato che ogni pane costavadue soldi, egli portasse a casa, per i suoi dieci soldi, seipani. Ma un giorno andò a stare in quella famiglia un al-

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ponte tra la contemplazione, senz'alcun dubbio beatifi-cante, del mondo esterno, e la contemplazione dell'ani-ma nostra, che indubbiamente ci conduce a un profondodissidio?

Orbene, dobbiamo proprio caratterizzare alquanto lavia che l'anima umana può percorrere per assurgere inmodo giusto e degno ai problemi supremi dell'esistenza,per scoprire poi dove possano giacere le origini degli er-rori. Poichè nel mondo, in quanto esso è oggidì domina-to dalle scienze esteriori, si dirà sempre, quando si parladi sapere, di conoscenza: «Certamente, la conoscenza, laverità, devono risultare quando si fanno dei giusti giudi-zi, quando si pensa il giusto». Recentemente, per carat-terizzare quale fondamentale errore giaccia in questopresupposto che la conoscenza, la verità, debbano risul-tare quando si facciano giusti giudizi, mi sono servito diun paragone molto semplice che voglio raccontare an-che qui per mostrarvi che non è affatto così, e che il giu-sto non conduce sempre al vero. C'era una volta in unvillaggio un ragazzino che i suoi genitori mandavanoogni giorno a comperare dei pani; gli davano sempredieci soldi, in cambio dei quali egli portava a casa seipani. Quando si comperava un pane, esso costava duesoldi. Dunque, per dieci soldi, il ragazzino portava acasa sempre sei pani. Non era un aritmetico molto pro-fondo, e non si curava di spiegarsi come mai, portandoogni volta con sè dieci soldi, dato che ogni pane costavadue soldi, egli portasse a casa, per i suoi dieci soldi, seipani. Ma un giorno andò a stare in quella famiglia un al-

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tro ragazzo, il quale aveva su per giù la stessa età, maera un buon aritmetico. Questi, vedendo il ragazzino an-dare dal fornaio coi suoi dieci soldi, e sapendo che unpane costava due soldi, disse: «Dunque, tu devi per for-za portare a casa cinque pani!». Era forte in aritmetica epensava giusto: «Un pane costa due soldi, egli porta consè dieci soldi; dunque porterà senz'altro a casa cinquepani». Eppure, l'altro, ne portò a casa sei. Allora il buonaritmetico disse: «Ma ciò è totalmente sbagliato! È im-possibile, dato che un pane costa due soldi, e tu hai por-tato con te dieci soldi, e dato che due in dieci sta cinquevolte, è impossibile che tu porti a casa sei pani! O il for-naio si è sbagliato, o tu ne hai rubato uno». Eppure ilgiorno dopo il ragazzino tornò a portare a casa, per diecisoldi, sei pani. Il fatto è che in quel paese c'era la con-suetudine che, per ogni cinque pani che si comperavano,ne veniva regalato uno per soprammercato. Di modoche, effettivamente, se si andava a comperare cinquepani per dieci soldi, se ne ricevevano sei. Era una con-suetudine molto piacevole per le massaie che avevanoappunto bisogno di cinque pani per la loro famiglia!

Ebbene, il buon aritmetico aveva pensato giustissima-mente, non aveva commesso nessun errore nel suo pen-sare. Eppure, questo giusto pensare non era affattod'accordo con la realtà. Dobbiamo convenire che il giu-sto pensare non arrivava alla realtà; perchè appunto larealtà non si regola secondo il giusto pensare. E, vedete,così come in questo caso, si può dimostrare che, effetti-vamente, pensando i pensieri più acuti e più coscienzio-

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tro ragazzo, il quale aveva su per giù la stessa età, maera un buon aritmetico. Questi, vedendo il ragazzino an-dare dal fornaio coi suoi dieci soldi, e sapendo che unpane costava due soldi, disse: «Dunque, tu devi per for-za portare a casa cinque pani!». Era forte in aritmetica epensava giusto: «Un pane costa due soldi, egli porta consè dieci soldi; dunque porterà senz'altro a casa cinquepani». Eppure, l'altro, ne portò a casa sei. Allora il buonaritmetico disse: «Ma ciò è totalmente sbagliato! È im-possibile, dato che un pane costa due soldi, e tu hai por-tato con te dieci soldi, e dato che due in dieci sta cinquevolte, è impossibile che tu porti a casa sei pani! O il for-naio si è sbagliato, o tu ne hai rubato uno». Eppure ilgiorno dopo il ragazzino tornò a portare a casa, per diecisoldi, sei pani. Il fatto è che in quel paese c'era la con-suetudine che, per ogni cinque pani che si comperavano,ne veniva regalato uno per soprammercato. Di modoche, effettivamente, se si andava a comperare cinquepani per dieci soldi, se ne ricevevano sei. Era una con-suetudine molto piacevole per le massaie che avevanoappunto bisogno di cinque pani per la loro famiglia!

Ebbene, il buon aritmetico aveva pensato giustissima-mente, non aveva commesso nessun errore nel suo pen-sare. Eppure, questo giusto pensare non era affattod'accordo con la realtà. Dobbiamo convenire che il giu-sto pensare non arrivava alla realtà; perchè appunto larealtà non si regola secondo il giusto pensare. E, vedete,così come in questo caso, si può dimostrare che, effetti-vamente, pensando i pensieri più acuti e più coscienzio-

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si che sia dato di elaborare logicamente, si può ottenereil più giusto risultato; e tuttavia, commisurato con larealtà, questo risultato può esser totalmente falso. Ciòpuò sempre accadere. Perciò una prova ottenuta median-te il pensiero non è mai determinante per la realtà, mai.Anche in altro modo ci si può sbagliare, nella particola-re concatenazione di causa ed effetto che si può applica-re al mondo esterno. Voglio darvi un esempio anche diciò. Supponiamo che un uomo cammini lungo le rive diun fiumicello. Lo vediamo arrivare fino a un certo pun-to, e poi, da lontano, lo vediamo precipitare dalla riva ecadere nell'acqua. Accorriamo sollecitamente per salvar-lo, ma egli viene ripescato dall'acqua morto. Ora ci ve-diamo davanti il cadavere e possiamo constatare chel'uomo in questione è annegato; possiamo procedere conmolta acutezza di pensiero: «Forse là, in quel puntodov'egli è caduto nell'acqua, c'era un sasso; evidente-mente,» diciamo, «egli è incespicato in quel sasso, è ca-duto nell'acqua ed è annegato». Infatti, lo svolgimentodel pensiero è giusto: un uomo, che camminava sullariva, è incespicato nel sasso che giaceva sulla via, è ca-duto nel fiume, è stato ripescato morto: dunque, è anne-gato. Non può essere altrimenti. Eppure, per l'appunto inquesto caso, può non essere così; e se non ci lasciamosopraffare da quella concatenazione di cause e di effetti,possiamo scoprire che l'uomo, nel momento della cadu-ta, era stato colpito da una sincope, e in seguito a quella,trovandosi sulla riva d'un fiume, è caduto nell'acqua.Era dunque già morto quando è caduto nell'acqua, e sol-

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si che sia dato di elaborare logicamente, si può ottenereil più giusto risultato; e tuttavia, commisurato con larealtà, questo risultato può esser totalmente falso. Ciòpuò sempre accadere. Perciò una prova ottenuta median-te il pensiero non è mai determinante per la realtà, mai.Anche in altro modo ci si può sbagliare, nella particola-re concatenazione di causa ed effetto che si può applica-re al mondo esterno. Voglio darvi un esempio anche diciò. Supponiamo che un uomo cammini lungo le rive diun fiumicello. Lo vediamo arrivare fino a un certo pun-to, e poi, da lontano, lo vediamo precipitare dalla riva ecadere nell'acqua. Accorriamo sollecitamente per salvar-lo, ma egli viene ripescato dall'acqua morto. Ora ci ve-diamo davanti il cadavere e possiamo constatare chel'uomo in questione è annegato; possiamo procedere conmolta acutezza di pensiero: «Forse là, in quel puntodov'egli è caduto nell'acqua, c'era un sasso; evidente-mente,» diciamo, «egli è incespicato in quel sasso, è ca-duto nell'acqua ed è annegato». Infatti, lo svolgimentodel pensiero è giusto: un uomo, che camminava sullariva, è incespicato nel sasso che giaceva sulla via, è ca-duto nel fiume, è stato ripescato morto: dunque, è anne-gato. Non può essere altrimenti. Eppure, per l'appunto inquesto caso, può non essere così; e se non ci lasciamosopraffare da quella concatenazione di cause e di effetti,possiamo scoprire che l'uomo, nel momento della cadu-ta, era stato colpito da una sincope, e in seguito a quella,trovandosi sulla riva d'un fiume, è caduto nell'acqua.Era dunque già morto quando è caduto nell'acqua, e sol-

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tanto dopo ha attraversato le vicende che subisce anchecolui che cade nell'acqua da vivo. Vedete dunque che se,in questo caso, combinando gli avvenimenti esteriori,qualcuno arriva al giudizio: «L'uomo in questione è sci-volato, è caduto nell'acqua ed è annegato», ciò è falso,non corrisponde alla realtà, poichè l'uomo è cadutonell'acqua perchè era morto, e non è stato ripescato mor-to dall'acqua perchè vi era caduto. Giudizi altrettanto er-rati di questo, nel quale la cosa è così evidente, se netrovano ad ogni passo nella nostra letteratura scientifica,solo che là non ce ne accorgiamo, come non ce ne ac-corgeremmo nel caso dell'uomo colpito da sincope e ca-duto nell'acqua, se non facessimo delle indaginisull'accaduto. Nelle concatenazioni più sottili di causaed effetto simili errori vengono commessi di continuo.Con ciò voglio indicare soltanto che, a tutta prima, difronte alla realtà, il nostro pensiero è affatto incompe-tente, non è decisivo, non è buon giudice.

Come, dunque, possiamo evitare di sommergercicompletamente nel dubbio e nell'ignoranza, se veramen-te il nostro pensiero non può esserci una guida sicura?Chi ha esperienza di queste cose, chi si è molto occupa-to del pensiero, sa che tutto si può dimostrare e tuttoconfutare, e le sottigliezze della filosofia non lo sbalor-discono più. Egli ammirerà l'acume dell'intelletto, manon potrà più abbandonarsi al solo giudizio intellettuale,poichè sa che giudizi intellettuali altrettanto validi pos-sono essere escogitati anche nel senso contrario. Ciòvale per tutto quello che può venir dimostrato o confuta-

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tanto dopo ha attraversato le vicende che subisce anchecolui che cade nell'acqua da vivo. Vedete dunque che se,in questo caso, combinando gli avvenimenti esteriori,qualcuno arriva al giudizio: «L'uomo in questione è sci-volato, è caduto nell'acqua ed è annegato», ciò è falso,non corrisponde alla realtà, poichè l'uomo è cadutonell'acqua perchè era morto, e non è stato ripescato mor-to dall'acqua perchè vi era caduto. Giudizi altrettanto er-rati di questo, nel quale la cosa è così evidente, se netrovano ad ogni passo nella nostra letteratura scientifica,solo che là non ce ne accorgiamo, come non ce ne ac-corgeremmo nel caso dell'uomo colpito da sincope e ca-duto nell'acqua, se non facessimo delle indaginisull'accaduto. Nelle concatenazioni più sottili di causaed effetto simili errori vengono commessi di continuo.Con ciò voglio indicare soltanto che, a tutta prima, difronte alla realtà, il nostro pensiero è affatto incompe-tente, non è decisivo, non è buon giudice.

Come, dunque, possiamo evitare di sommergercicompletamente nel dubbio e nell'ignoranza, se veramen-te il nostro pensiero non può esserci una guida sicura?Chi ha esperienza di queste cose, chi si è molto occupa-to del pensiero, sa che tutto si può dimostrare e tuttoconfutare, e le sottigliezze della filosofia non lo sbalor-discono più. Egli ammirerà l'acume dell'intelletto, manon potrà più abbandonarsi al solo giudizio intellettuale,poichè sa che giudizi intellettuali altrettanto validi pos-sono essere escogitati anche nel senso contrario. Ciòvale per tutto quello che può venir dimostrato o confuta-

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to. A questo riguardo si possono fare le osservazioni piùinteressanti appunto di fronte alla vita. Vi è un certo fa-scino, però solo teorico, nel conoscere uomini che sonoappunto arrivati a un dato momento della loro evoluzio-ne animica, in cui sentono e sperimentano interiormenteche, davvero, tutto si può dimostrare e tutto si può con-futare, e tuttavia non si sono ancora evoluti fino a ciòche si può chiamare concezione spirituale del mondo.

Siffatti pensieri mi hanno spesso occupato, appunto inqueste ultime settimane, ricordando un uomo che unavolta ho incontrato, e ch'era l'espressione più meravi-gliosa d'una tale disposizione d'anima, senza peròch'egli fosse penetrato fino alla reale comprensione del-la realtà per mezzo della Scienza dello Spirito. Ma eraarrivato, in sostanza, a riconoscere la confutabilità e an-che la dimostrabilità di tutte le asserzioni che si possonofare filosoficamente. Era questi, un professore dell'Uni-versità di Vienna; si chiamava Laurenz Müllner, ed èmorto poche settimane or sono. Era un uomo straordina-riamente intelligente; sapeva addurre, con grande chia-rezza, le dimostrazioni per tutti i possibili sistemi e pen-sieri filosofici, ma sapeva anche tutto confutare, e sem-pre designava sè stesso come scettico; dalla sua boccaho sentito una volta un'affermazione, in certo senso, ter-ribile: «Ahimè! Tutta la filosofia non è altro che un bel-lissimo gioco di pensiero!». E a chi sovente aveva potu-to osservare il gioco di pensiero sprizzante spirito diLaurenz Müllner, riusciva pure interessante vederecome appunto non fosse possibile trattenerlo a fermarsi

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to. A questo riguardo si possono fare le osservazioni piùinteressanti appunto di fronte alla vita. Vi è un certo fa-scino, però solo teorico, nel conoscere uomini che sonoappunto arrivati a un dato momento della loro evoluzio-ne animica, in cui sentono e sperimentano interiormenteche, davvero, tutto si può dimostrare e tutto si può con-futare, e tuttavia non si sono ancora evoluti fino a ciòche si può chiamare concezione spirituale del mondo.

Siffatti pensieri mi hanno spesso occupato, appunto inqueste ultime settimane, ricordando un uomo che unavolta ho incontrato, e ch'era l'espressione più meravi-gliosa d'una tale disposizione d'anima, senza peròch'egli fosse penetrato fino alla reale comprensione del-la realtà per mezzo della Scienza dello Spirito. Ma eraarrivato, in sostanza, a riconoscere la confutabilità e an-che la dimostrabilità di tutte le asserzioni che si possonofare filosoficamente. Era questi, un professore dell'Uni-versità di Vienna; si chiamava Laurenz Müllner, ed èmorto poche settimane or sono. Era un uomo straordina-riamente intelligente; sapeva addurre, con grande chia-rezza, le dimostrazioni per tutti i possibili sistemi e pen-sieri filosofici, ma sapeva anche tutto confutare, e sem-pre designava sè stesso come scettico; dalla sua boccaho sentito una volta un'affermazione, in certo senso, ter-ribile: «Ahimè! Tutta la filosofia non è altro che un bel-lissimo gioco di pensiero!». E a chi sovente aveva potu-to osservare il gioco di pensiero sprizzante spirito diLaurenz Müllner, riusciva pure interessante vederecome appunto non fosse possibile trattenerlo a fermarsi

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sopra un solo punto, poichè egli non consentiva in nulla;tutt'al più, se qualcun altro aveva avanzato qualche ideacontraria a una qualsiasi concezione del mondo, egli eracapace di mettersi a difenderla con grande amore, dicen-do tutto ciò ch'era dicibile a favore di quella medesimaconcezione del mondo che, forse, un paio di giorni pri-ma, egli aveva rasa al suolo con tutta la potenza del suoacume. Era una mente straordinariamente interessante;davvero, in un certo senso, uno dei filosofi più insigniche siano vissuti a quel tempo. Ed è pure interessanteconoscere che cosa lo aveva portato a quel suo atteggia-mento fondamentale. Era, oltre che un profondo cono-scitore dell'evoluzione filosofica dell'umanità, ancheprete cattolico, e veramente aveva sempre avuto la vo-lontà di rimanere un buon prete cattolico, quantunque,da ultimo, fosse stato per molti anni professore all'Uni-versità di Vienna. E il suo speciale approfondimento nelpensiero cattolico faceva sì che, da un lato, di fronte aquel pensiero fecondato da un certo fervore religioso,gli apparisse piccino tutto ciò ch'era apparso nel mondocome mero gioco di pensiero; eppure egli non era ingrado di uscire dal semplice dubbio. Ciò era opera diquesto suo cattolicesimo. Egli era troppo grande per ri-manere attaccato al cattolicesimo puramente dogmatico,ma d'altro lato il cattolicesimo era troppo grande in lui,perchè egli potesse arrivare a una concezione teosoficadella realtà. È straordinariamente interessante osservareun'anima siffatta, giunta proprio a quel punto dove vera-mente si può studiare che cosa occorra all'uomo per ac-

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sopra un solo punto, poichè egli non consentiva in nulla;tutt'al più, se qualcun altro aveva avanzato qualche ideacontraria a una qualsiasi concezione del mondo, egli eracapace di mettersi a difenderla con grande amore, dicen-do tutto ciò ch'era dicibile a favore di quella medesimaconcezione del mondo che, forse, un paio di giorni pri-ma, egli aveva rasa al suolo con tutta la potenza del suoacume. Era una mente straordinariamente interessante;davvero, in un certo senso, uno dei filosofi più insigniche siano vissuti a quel tempo. Ed è pure interessanteconoscere che cosa lo aveva portato a quel suo atteggia-mento fondamentale. Era, oltre che un profondo cono-scitore dell'evoluzione filosofica dell'umanità, ancheprete cattolico, e veramente aveva sempre avuto la vo-lontà di rimanere un buon prete cattolico, quantunque,da ultimo, fosse stato per molti anni professore all'Uni-versità di Vienna. E il suo speciale approfondimento nelpensiero cattolico faceva sì che, da un lato, di fronte aquel pensiero fecondato da un certo fervore religioso,gli apparisse piccino tutto ciò ch'era apparso nel mondocome mero gioco di pensiero; eppure egli non era ingrado di uscire dal semplice dubbio. Ciò era opera diquesto suo cattolicesimo. Egli era troppo grande per ri-manere attaccato al cattolicesimo puramente dogmatico,ma d'altro lato il cattolicesimo era troppo grande in lui,perchè egli potesse arrivare a una concezione teosoficadella realtà. È straordinariamente interessante osservareun'anima siffatta, giunta proprio a quel punto dove vera-mente si può studiare che cosa occorra all'uomo per ac-

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costarsi alla realtà. Poichè, naturalmente, anchequell'acutissimo ingegno si rendeva conto di non potersiaccostare alla realtà col suo pensiero.

Già nell'antica Grecia era stato detto da che cosa unasana riflessione umana debba prendere le mosse, se vuolavere la prospettiva di giungere una volta alla realtà. Equesta sentenza, che già era stata pronunciata nell'anticaGrecia, vale, certamente, tuttora. Già nell'antica Greciaera stato detto: «Ogni indagine umana deve prendere lemosse dalla meraviglia». Ma intendiamolo in senso po-sitivo, miei cari amici! Intendiamolo nel senso positivoche, effettivamente, nell'anima che vuol giungere allaverità, deve prodursi una volta questa condizione, di sta-re dinanzi all'Universo piena di meraviglia. Chi è in gra-do di afferrare tutta la forza di questa sentenza greca, ar-riva a dirsi: «Se, qualunque siano le altre condizioni percui può venir portato alla riflessione e all'indagine, unuomo parte dalla meraviglia, da null'altro che dalla me-raviglia di fronte alle cose del mondo, allora è comequando si mette nella terra un seme e da quel seme sisviluppa poi una pianta. Infatti, ogni sapere deve, in cer-to modo, aver per seme la meraviglia. È tutt'altro, inve-ce, se l'uomo non parte dalla meraviglia, ma dal fatto,poniamo, che nei suoi anni giovanili i suoi bravi maestrigli hanno inculcato dei principi che lo hanno fatto di-ventare un filosofo; oppure se è diventato filosofo sol-tanto perchè nella classe sociale, nella quale è cresciuto,era costume che s'imparasse qualcosa del genere, edegli, date le circostanze, è venuto per l'appunto alla filo-

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costarsi alla realtà. Poichè, naturalmente, anchequell'acutissimo ingegno si rendeva conto di non potersiaccostare alla realtà col suo pensiero.

Già nell'antica Grecia era stato detto da che cosa unasana riflessione umana debba prendere le mosse, se vuolavere la prospettiva di giungere una volta alla realtà. Equesta sentenza, che già era stata pronunciata nell'anticaGrecia, vale, certamente, tuttora. Già nell'antica Greciaera stato detto: «Ogni indagine umana deve prendere lemosse dalla meraviglia». Ma intendiamolo in senso po-sitivo, miei cari amici! Intendiamolo nel senso positivoche, effettivamente, nell'anima che vuol giungere allaverità, deve prodursi una volta questa condizione, di sta-re dinanzi all'Universo piena di meraviglia. Chi è in gra-do di afferrare tutta la forza di questa sentenza greca, ar-riva a dirsi: «Se, qualunque siano le altre condizioni percui può venir portato alla riflessione e all'indagine, unuomo parte dalla meraviglia, da null'altro che dalla me-raviglia di fronte alle cose del mondo, allora è comequando si mette nella terra un seme e da quel seme sisviluppa poi una pianta. Infatti, ogni sapere deve, in cer-to modo, aver per seme la meraviglia. È tutt'altro, inve-ce, se l'uomo non parte dalla meraviglia, ma dal fatto,poniamo, che nei suoi anni giovanili i suoi bravi maestrigli hanno inculcato dei principi che lo hanno fatto di-ventare un filosofo; oppure se è diventato filosofo sol-tanto perchè nella classe sociale, nella quale è cresciuto,era costume che s'imparasse qualcosa del genere, edegli, date le circostanze, è venuto per l'appunto alla filo-

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sofia. (È risaputo che l'esame di filosofia è uno dei piùfacili da superare). Insomma vi sono cento punti di par-tenza per la filosofia, che non sono la meraviglia, ma al-tre cose. Tutti quegli altri punti di partenza conducono avivere con la verità in un modo che si può paragonare alfabbricare una pianta di cartapesta invece di farla cre-scere da un seme. Il paragone calza a pennello. Perchèogni reale sapere, che speri di accostarsi veramente aglienimmi dell'Universo, deve procedere dal seme dellameraviglia; e un uomo può essere il più acuto pensatore,può soffrire addirittura di un'ipertrofia dell'intelligenza,ma se non è mai passato per lo stadio della meraviglia,non se ne caverà nulla. Si avrà un'acuta, intelligentissi-ma concatenazione d'idee, non si avrà nulla che non siagiusto, ma il giusto non coincide necessariamente colreale. È appunto necessario che, prima di cominciare apensare, prima di mettere in moto il pensiero, si sia pas-sati per lo stato della meraviglia. E un pensare che simetta in moto senza lo stato della meraviglia, resta, inultima analisi, un mero gioco di concetti. Dunque il pen-sare deve «aver radice», se così si può dire, nella mera-viglia.

E non basta! Anche se il pensare ha radice nella me-raviglia e l'uomo, in seguito al suo Karma1, ha disposi-zione a diventare molto acuto, se poi, per una certa su-

1 Cfr. R. Steiner: Teosofia. «Karma» è parola sanscrita che si-gnifica la legge per la quale lo Spirito umano, rincarnandosi, por-ta con sè nelle nuove vite i frutti delle vite precedenti e ne subiscele conseguenze. (N. d. T.).

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sofia. (È risaputo che l'esame di filosofia è uno dei piùfacili da superare). Insomma vi sono cento punti di par-tenza per la filosofia, che non sono la meraviglia, ma al-tre cose. Tutti quegli altri punti di partenza conducono avivere con la verità in un modo che si può paragonare alfabbricare una pianta di cartapesta invece di farla cre-scere da un seme. Il paragone calza a pennello. Perchèogni reale sapere, che speri di accostarsi veramente aglienimmi dell'Universo, deve procedere dal seme dellameraviglia; e un uomo può essere il più acuto pensatore,può soffrire addirittura di un'ipertrofia dell'intelligenza,ma se non è mai passato per lo stadio della meraviglia,non se ne caverà nulla. Si avrà un'acuta, intelligentissi-ma concatenazione d'idee, non si avrà nulla che non siagiusto, ma il giusto non coincide necessariamente colreale. È appunto necessario che, prima di cominciare apensare, prima di mettere in moto il pensiero, si sia pas-sati per lo stato della meraviglia. E un pensare che simetta in moto senza lo stato della meraviglia, resta, inultima analisi, un mero gioco di concetti. Dunque il pen-sare deve «aver radice», se così si può dire, nella mera-viglia.

E non basta! Anche se il pensare ha radice nella me-raviglia e l'uomo, in seguito al suo Karma1, ha disposi-zione a diventare molto acuto, se poi, per una certa su-

1 Cfr. R. Steiner: Teosofia. «Karma» è parola sanscrita che si-gnifica la legge per la quale lo Spirito umano, rincarnandosi, por-ta con sè nelle nuove vite i frutti delle vite precedenti e ne subiscele conseguenze. (N. d. T.).

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perbia, giunge ben presto a godere per sè stesso del suoacume e non mira più ad altro che a sviluppare la sua in-telligenza, allora anche l'iniziale meraviglia non gli ser-virà a nulla. Poichè, se l'uomo, nell'ulteriore svolgimen-to del suo pensiero, anche dopo che nell'anima sua hapreso posto la meraviglia, non fa altro che pensare; eglinon potrà penetrare fino alla realtà.

Intendiamoci bene, io non voglio certo dire chel'uomo debba cessare di pensare e che il pensare sia dan-noso! È un'opinione, questa, largamente diffusa anchenegli ambienti teosofici; si crede che il pensare sia qual-cosa di dannoso e di cattivo appunto perchè si dice chel'uomo deve prendere le mosse dalla meraviglia. Ma nonoccorre affatto che quando egli ha un pochino imparatoa pensare e sa enumerare i sette principii dell'uomo ecc.,egli desista dal pensare; al contrario, il pensare deveproseguire. Ma, dopo la meraviglia, deve sopraggiunge-re un altro stato animico, ed è quello che possiamo, me-glio di tutto, chiamare venerazione, venerazione per ciòa cui il pensare si accosta. Dopo lo stato della meravi-glia ha da venire lo stato della riverenza, della venera-zione. Ed ogni pensare che si emancipi dalla riverenza,dal riverente innalzare lo sguardo a ciò che al pensierosi presenta, non potrà mai penetrare nella realtà. Il pen-siero non deve mai, per così dire, ballonzolare per ilmondo alla leggera, per proprio conto. Deve, dopo aversuperato lo stadio della meraviglia, radicarsi nel senti-mento della venerazione verso ciò che sta alla basedell'Universo.

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perbia, giunge ben presto a godere per sè stesso del suoacume e non mira più ad altro che a sviluppare la sua in-telligenza, allora anche l'iniziale meraviglia non gli ser-virà a nulla. Poichè, se l'uomo, nell'ulteriore svolgimen-to del suo pensiero, anche dopo che nell'anima sua hapreso posto la meraviglia, non fa altro che pensare; eglinon potrà penetrare fino alla realtà.

Intendiamoci bene, io non voglio certo dire chel'uomo debba cessare di pensare e che il pensare sia dan-noso! È un'opinione, questa, largamente diffusa anchenegli ambienti teosofici; si crede che il pensare sia qual-cosa di dannoso e di cattivo appunto perchè si dice chel'uomo deve prendere le mosse dalla meraviglia. Ma nonoccorre affatto che quando egli ha un pochino imparatoa pensare e sa enumerare i sette principii dell'uomo ecc.,egli desista dal pensare; al contrario, il pensare deveproseguire. Ma, dopo la meraviglia, deve sopraggiunge-re un altro stato animico, ed è quello che possiamo, me-glio di tutto, chiamare venerazione, venerazione per ciòa cui il pensare si accosta. Dopo lo stato della meravi-glia ha da venire lo stato della riverenza, della venera-zione. Ed ogni pensare che si emancipi dalla riverenza,dal riverente innalzare lo sguardo a ciò che al pensierosi presenta, non potrà mai penetrare nella realtà. Il pen-siero non deve mai, per così dire, ballonzolare per ilmondo alla leggera, per proprio conto. Deve, dopo aversuperato lo stadio della meraviglia, radicarsi nel senti-mento della venerazione verso ciò che sta alla basedell'Universo.

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E qui, certamente, il pensiero della conoscenza vienea trovarsi in una profonda opposizione con ciò che oggi-dì si chiama scienza. Se si dicesse a coloro che oggistanno nei laboratorii davanti alle loro storte, e analizza-no le sostanze e ottengono per sintesi nuove combina-zioni: «Tu, così facendo, non riuscirai mai a scoprire laverità; potrai ben bene scomporre e poi ricomporre, matutti questi sono fatti esteriori. Ti accosti ai fatti delmondo senza riverenza, senza portar loro incontro senti-menti di venerazione, mentre dovresti collocarti di fron-te alla tue storte con la stessa pietà e riverente venera-zione con cui un sacerdote sta davanti al suo altare», checosa ne direbbe uno scienziato odierno? Con ogni pro-babilità si befferebbe terribilmente di noi, perchè dalpunto di vista della scienza odierna non è possibile rico-noscere che la venerazione abbia a che fare con la veri-tà, con la conoscenza. Quello scienziato, anche ammes-so che non ci canzoni, dirà tutt'al più: «Io posso davveroentusiasmarmi per ciò che avviene nelle mie storte; mache questo mio entusiasmo sia qualcos'altro che una miafaccenda personale, che abbia a che fare con l'indaginedella verità, questo non puoi davvero farlo credere a unapersona ragionevole!». Si apparirà più o meno pazzi difronte agli scienziati odierni se si dice che l'indagine, especialmente il pensare intorno alle cose, non deve maiemanciparsi da ciò che si deve chiamare venerazione;che non è lecito muovere un passo nel pensiero, senzaessere compenetrati da un sentimento di venerazione perciò che si studia. Questa è la seconda cosa.

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E qui, certamente, il pensiero della conoscenza vienea trovarsi in una profonda opposizione con ciò che oggi-dì si chiama scienza. Se si dicesse a coloro che oggistanno nei laboratorii davanti alle loro storte, e analizza-no le sostanze e ottengono per sintesi nuove combina-zioni: «Tu, così facendo, non riuscirai mai a scoprire laverità; potrai ben bene scomporre e poi ricomporre, matutti questi sono fatti esteriori. Ti accosti ai fatti delmondo senza riverenza, senza portar loro incontro senti-menti di venerazione, mentre dovresti collocarti di fron-te alla tue storte con la stessa pietà e riverente venera-zione con cui un sacerdote sta davanti al suo altare», checosa ne direbbe uno scienziato odierno? Con ogni pro-babilità si befferebbe terribilmente di noi, perchè dalpunto di vista della scienza odierna non è possibile rico-noscere che la venerazione abbia a che fare con la veri-tà, con la conoscenza. Quello scienziato, anche ammes-so che non ci canzoni, dirà tutt'al più: «Io posso davveroentusiasmarmi per ciò che avviene nelle mie storte; mache questo mio entusiasmo sia qualcos'altro che una miafaccenda personale, che abbia a che fare con l'indaginedella verità, questo non puoi davvero farlo credere a unapersona ragionevole!». Si apparirà più o meno pazzi difronte agli scienziati odierni se si dice che l'indagine, especialmente il pensare intorno alle cose, non deve maiemanciparsi da ciò che si deve chiamare venerazione;che non è lecito muovere un passo nel pensiero, senzaessere compenetrati da un sentimento di venerazione perciò che si studia. Questa è la seconda cosa.

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Però, anche un uomo che fosse giunto fino a un certosentimento di venerazione, ma che poi, avendo speri-mentato questo sentimento di venerazione, volesse pro-seguire col solo pensiero, non progredirebbe più, fini-rebbe nel nulla. Avrebbe trovato bensì qualcosa di giu-sto, e, avendo superato i due primi gradini, ciò che aves-se trovato di giusto sarebbe permeato di molte veduteben fondate. Ma dovrebbe ricadere assai prestonell'incerto. Perchè una terza condizione deve stabilirsinel nostro stato animico dopo che abbiamo sufficiente-mente sperimentato lo stato della meraviglia e della ve-nerazione, e questo terzo gradino si potrebbe chiamare il«sentirci in saggia armonia con le leggi del mondo». Equesto sentirci in saggia armonia con le leggi del mondonon si può acquistare in nessun altro modo se non aven-do già, sotto un certo. riguardo, riconosciuta l'inanità delsemplice pensare, dopo esserci detti e ridetti molte vol-te: «Colui che edifica soltanto sopra la giustezza delpensare (sia per dimostrare, sia per confutare, non im-porta) si trova sempre veramente nel caso del nostro ra-gazzino che aveva calcolato in giusta maniera il numerodei pani. Se il ragazzo fosse stato capace di dirsi che ilconto che aveva fatto poteva essere giusto, ma ch'eglinon doveva affatto costruire sul suo giusto pensare, ben-sì doveva perseguire quello che è verità, doveva metter-si in armonia con la realtà, allora egli avrebbe trovatociò che valeva assai più della giustezza, e cioè l'uso in-valso in quel paese di regalare per soprammercato unpane ogni cinque. Avrebbe trovato che si deve uscire da

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Però, anche un uomo che fosse giunto fino a un certosentimento di venerazione, ma che poi, avendo speri-mentato questo sentimento di venerazione, volesse pro-seguire col solo pensiero, non progredirebbe più, fini-rebbe nel nulla. Avrebbe trovato bensì qualcosa di giu-sto, e, avendo superato i due primi gradini, ciò che aves-se trovato di giusto sarebbe permeato di molte veduteben fondate. Ma dovrebbe ricadere assai prestonell'incerto. Perchè una terza condizione deve stabilirsinel nostro stato animico dopo che abbiamo sufficiente-mente sperimentato lo stato della meraviglia e della ve-nerazione, e questo terzo gradino si potrebbe chiamare il«sentirci in saggia armonia con le leggi del mondo». Equesto sentirci in saggia armonia con le leggi del mondonon si può acquistare in nessun altro modo se non aven-do già, sotto un certo. riguardo, riconosciuta l'inanità delsemplice pensare, dopo esserci detti e ridetti molte vol-te: «Colui che edifica soltanto sopra la giustezza delpensare (sia per dimostrare, sia per confutare, non im-porta) si trova sempre veramente nel caso del nostro ra-gazzino che aveva calcolato in giusta maniera il numerodei pani. Se il ragazzo fosse stato capace di dirsi che ilconto che aveva fatto poteva essere giusto, ma ch'eglinon doveva affatto costruire sul suo giusto pensare, ben-sì doveva perseguire quello che è verità, doveva metter-si in armonia con la realtà, allora egli avrebbe trovatociò che valeva assai più della giustezza, e cioè l'uso in-valso in quel paese di regalare per soprammercato unpane ogni cinque. Avrebbe trovato che si deve uscire da

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sè stessi e osservare il mondo esterno, e che il giustopensare non può decidere se una cosa sia reale o no.

Ma questo metterci in saggia armonia con la realtànon è raggiungibile così senz'altro! Se fosse raggiungi-bile senz'altro, miei cari amici, nè voi ora, nè nessunuomo in genere avrebbe, a questo riguardo, subìta latentazione da parte di Lucifero. Perchè, in realtà, erapredestinato all'uomo, dalle Guide divine del mondo,ciò che si chiama distinzione del bene dal male, acquistodella conoscenza, mangiare dell'albero della conoscen-za; ma per un'epoca più avanzata. Il fallo, da parte degliuomini, fu d'essersi voluti appropriare questa conoscen-za della distinzione del bene dal male in epoca prematu-ra. In seguito alla tentazione di Lucifero, essi vollero ap-propriarsi prematuramente ciò ch'era loro riserbato perpiù tardi. Ne doveva conseguire una conoscenza insuffi-ciente, la quale, di fronte alla conoscenza reale chel'uomo avrebbe dovuto acquisire secondo che gli era sta-to predestinato, è come un parto prematuro di fronte allanascita di un bambino normale. Gli antichi Gnostici (e sisente quanto avessero ragione!) usarono effettivamentele parole: «La conoscenza umana, quale accompagnal'uomo attraverso alle sue incarnazioni nel mondo, è ve-ramente un parto prematuro, un ektroma, perchè gli uo-mini non hanno potuto aspettare finchè avessero passatotutto ciò che li avrebbe poi condotti alla conoscenza.Avrebbe dunque dovuto trascorrere un certo tempo, nelquale l'uomo avrebbe gradualmente maturato in sè datistati d'animo, dopo di che gli sarebbe stata concessa la

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sè stessi e osservare il mondo esterno, e che il giustopensare non può decidere se una cosa sia reale o no.

Ma questo metterci in saggia armonia con la realtànon è raggiungibile così senz'altro! Se fosse raggiungi-bile senz'altro, miei cari amici, nè voi ora, nè nessunuomo in genere avrebbe, a questo riguardo, subìta latentazione da parte di Lucifero. Perchè, in realtà, erapredestinato all'uomo, dalle Guide divine del mondo,ciò che si chiama distinzione del bene dal male, acquistodella conoscenza, mangiare dell'albero della conoscen-za; ma per un'epoca più avanzata. Il fallo, da parte degliuomini, fu d'essersi voluti appropriare questa conoscen-za della distinzione del bene dal male in epoca prematu-ra. In seguito alla tentazione di Lucifero, essi vollero ap-propriarsi prematuramente ciò ch'era loro riserbato perpiù tardi. Ne doveva conseguire una conoscenza insuffi-ciente, la quale, di fronte alla conoscenza reale chel'uomo avrebbe dovuto acquisire secondo che gli era sta-to predestinato, è come un parto prematuro di fronte allanascita di un bambino normale. Gli antichi Gnostici (e sisente quanto avessero ragione!) usarono effettivamentele parole: «La conoscenza umana, quale accompagnal'uomo attraverso alle sue incarnazioni nel mondo, è ve-ramente un parto prematuro, un ektroma, perchè gli uo-mini non hanno potuto aspettare finchè avessero passatotutto ciò che li avrebbe poi condotti alla conoscenza.Avrebbe dunque dovuto trascorrere un certo tempo, nelquale l'uomo avrebbe gradualmente maturato in sè datistati d'animo, dopo di che gli sarebbe stata concessa la

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conoscenza. Questo peccato originale dell'umanità vienecommesso ancora oggi; perchè, se non lo si commettes-se, non si darebbe tanta importanza al fatto di appro-priarci rapidamente come verità questo o quello, ma sidarebbe maggior valore al come renderci maturi per po-ter giungere poi a comprendere certe verità.

Ecco un'altra cosa che può sembrare ben stranaall'uomo d'oggi. Poniamo che gli si dicesse: «Per te ilteorema di Pitagora è perfettamente comprensibile: mase tu volessi comprendere più a fondo, nel suo significa-to misterioso, questo teorema: la somma dei quadrati deidue cateti è uguale al quadrato dell'ipotenusa...», oppure(prendiamo una proposizione più facile) se gli si dices-se: «Prima che tu sia abbastanza maturo per comprende-re che tre per tre fa nove, devi, nella tua anima, attraver-sare ancora questa o quell'esperienza», un uomo d'oggiriderebbe assai, e riderebbe ancor più se gli si dicesse:«Lo capirai soltanto quando ti sarai messo in armoniacon le leggi del mondo, le quali hanno ordinate le cosein modo che le leggi matematiche ci appaiono in una de-terminata maniera». Veramente gli uomini continuano acommettere il peccato originale, in quanto credono dipoter comprendere ogni cosa a qualsiasi gradino, e nondànno importanza al fatto che si deve passare attraversoa certe esperienze prima di poter comprendere questo oquello, ed essere interiormente sostenuti dalla coscienzache, in realtà, con tutti i nostri rigorosi giudizî, nullapossiamo raggiungere nella realtà.

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conoscenza. Questo peccato originale dell'umanità vienecommesso ancora oggi; perchè, se non lo si commettes-se, non si darebbe tanta importanza al fatto di appro-priarci rapidamente come verità questo o quello, ma sidarebbe maggior valore al come renderci maturi per po-ter giungere poi a comprendere certe verità.

Ecco un'altra cosa che può sembrare ben stranaall'uomo d'oggi. Poniamo che gli si dicesse: «Per te ilteorema di Pitagora è perfettamente comprensibile: mase tu volessi comprendere più a fondo, nel suo significa-to misterioso, questo teorema: la somma dei quadrati deidue cateti è uguale al quadrato dell'ipotenusa...», oppure(prendiamo una proposizione più facile) se gli si dices-se: «Prima che tu sia abbastanza maturo per comprende-re che tre per tre fa nove, devi, nella tua anima, attraver-sare ancora questa o quell'esperienza», un uomo d'oggiriderebbe assai, e riderebbe ancor più se gli si dicesse:«Lo capirai soltanto quando ti sarai messo in armoniacon le leggi del mondo, le quali hanno ordinate le cosein modo che le leggi matematiche ci appaiono in una de-terminata maniera». Veramente gli uomini continuano acommettere il peccato originale, in quanto credono dipoter comprendere ogni cosa a qualsiasi gradino, e nondànno importanza al fatto che si deve passare attraversoa certe esperienze prima di poter comprendere questo oquello, ed essere interiormente sostenuti dalla coscienzache, in realtà, con tutti i nostri rigorosi giudizî, nullapossiamo raggiungere nella realtà.

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Ciò appartiene al terzo stato che abbiamo da descrive-re. Per quanto ci sforziamo a giudicare, un errore puòsempre avvenire. Un giudizio giusto può risultare sol-tanto quando si sia raggiunto un determinato stato dimaturità e atteso che il giudizio ci balzi incontro; nonquando ci adoperiamo per escogitare il giudizio, maquando ci adoperiamo a renderci maturi tanto che il giu-dizio possa venirci incontro. Allora il giudizio ha qual-cosa a che fare con la realtà. Colui che fa sforzi, ancheimmani, per formulare un giudizio giusto, non può maiessere sicuro di poter giungere comunque, per mezzo diquesto sforzo interiore, a un giudizio decisivo. A questopotrà sperare di giungere soltanto colui che si applicacon ogni cura a rendersi sempre più maturo e ad atten-dere, per così dire, i giudizi giusti dalle rivelazioni chegli fluiscono incontro grazie alla maturità che ha rag-giunto. A questo riguardo, si possono far le esperienzepiù singolari. Qualcuno che sia molto lesto nel giudica-re, penserà naturalmente: «Se un uomo è cadutonell'acqua e lo si ripesca morto, è annegato». Ma chi èdivenuto saggio, chi è divenuto maturo attraverso l'espe-rienza della vita, saprà che in ogni singolo caso una giu-stezza generale non significa nulla, ma che in ogni sin-golo caso dobbiamo aprirci, senza unilateralità, a quelche ci si offre, e che si deve sempre lasciare che il giudi-zio venga pronunciato dai fatti stessi che si svolgono da-vanti a noi. Questo si può veder molto bene confermatodalla vita.

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Ciò appartiene al terzo stato che abbiamo da descrive-re. Per quanto ci sforziamo a giudicare, un errore puòsempre avvenire. Un giudizio giusto può risultare sol-tanto quando si sia raggiunto un determinato stato dimaturità e atteso che il giudizio ci balzi incontro; nonquando ci adoperiamo per escogitare il giudizio, maquando ci adoperiamo a renderci maturi tanto che il giu-dizio possa venirci incontro. Allora il giudizio ha qual-cosa a che fare con la realtà. Colui che fa sforzi, ancheimmani, per formulare un giudizio giusto, non può maiessere sicuro di poter giungere comunque, per mezzo diquesto sforzo interiore, a un giudizio decisivo. A questopotrà sperare di giungere soltanto colui che si applicacon ogni cura a rendersi sempre più maturo e ad atten-dere, per così dire, i giudizi giusti dalle rivelazioni chegli fluiscono incontro grazie alla maturità che ha rag-giunto. A questo riguardo, si possono far le esperienzepiù singolari. Qualcuno che sia molto lesto nel giudica-re, penserà naturalmente: «Se un uomo è cadutonell'acqua e lo si ripesca morto, è annegato». Ma chi èdivenuto saggio, chi è divenuto maturo attraverso l'espe-rienza della vita, saprà che in ogni singolo caso una giu-stezza generale non significa nulla, ma che in ogni sin-golo caso dobbiamo aprirci, senza unilateralità, a quelche ci si offre, e che si deve sempre lasciare che il giudi-zio venga pronunciato dai fatti stessi che si svolgono da-vanti a noi. Questo si può veder molto bene confermatodalla vita.

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Prendiamo, ad esempio, questo caso: qualcuno diceoggi una cosa. Orbene, voi potrete essere di un'altra opi-nione, potrete dire: «Questo ch'egli dice è completamen-te falso»; potrete, insomma, avere un giudizio diversodal suo. Può essere falso tanto ciò che dice lui, quantociò che dite voi; sotto certi rapporti entrambi i giudizipossono essere falsi o entrambi possono essere giusti.Che l'uno abbia un giudizio diverso dall'altro, non vi ap-parirà a questo terzo gradino come qualcosa di decisivo,non vorrà dir nulla; sarà un mero impuntarsi nell'affer-mazione del proprio giudizio. Ma colui che è diventatosaggio si mantiene sempre riservato nel giudicare, pernon impegnarsi in nessun modo col suo giudizio; simantiene riservato persino nel caso in cui ha la coscien-za di poter avere ragione; resterà riservato a guisa diprova, d'esperimento. Ma supponete che qualcuno vidica oggi una cosa, e dopo due mesi il contrario; in talcaso, potete mettere completamente da parte voi stessi,potete non aver nulla a che fare coi due fatti, se li lascia-te agire su di voi, non avete bisogno di contraddireall'uno o all'altro; essi si contraddicono vicendevolmen-te. In tal caso il giudizio viene compiuto dal mondoesterno, non da voi. Appunto qui il saggio comincia agiudicare. È interessante il fatto che non si potrebbecomprendere, ad esempio, il modo come Goethe ha col-tivato la sua scienza naturale, se, nei riguardi della sag-gezza, non si avesse questo concetto: che le cose stessedevono giudicare. Perciò appunto, Goethe ha pronuncia-to le interessanti parole che si trovano nella mia Intro-

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Prendiamo, ad esempio, questo caso: qualcuno diceoggi una cosa. Orbene, voi potrete essere di un'altra opi-nione, potrete dire: «Questo ch'egli dice è completamen-te falso»; potrete, insomma, avere un giudizio diversodal suo. Può essere falso tanto ciò che dice lui, quantociò che dite voi; sotto certi rapporti entrambi i giudizipossono essere falsi o entrambi possono essere giusti.Che l'uno abbia un giudizio diverso dall'altro, non vi ap-parirà a questo terzo gradino come qualcosa di decisivo,non vorrà dir nulla; sarà un mero impuntarsi nell'affer-mazione del proprio giudizio. Ma colui che è diventatosaggio si mantiene sempre riservato nel giudicare, pernon impegnarsi in nessun modo col suo giudizio; simantiene riservato persino nel caso in cui ha la coscien-za di poter avere ragione; resterà riservato a guisa diprova, d'esperimento. Ma supponete che qualcuno vidica oggi una cosa, e dopo due mesi il contrario; in talcaso, potete mettere completamente da parte voi stessi,potete non aver nulla a che fare coi due fatti, se li lascia-te agire su di voi, non avete bisogno di contraddireall'uno o all'altro; essi si contraddicono vicendevolmen-te. In tal caso il giudizio viene compiuto dal mondoesterno, non da voi. Appunto qui il saggio comincia agiudicare. È interessante il fatto che non si potrebbecomprendere, ad esempio, il modo come Goethe ha col-tivato la sua scienza naturale, se, nei riguardi della sag-gezza, non si avesse questo concetto: che le cose stessedevono giudicare. Perciò appunto, Goethe ha pronuncia-to le interessanti parole che si trovano nella mia Intro-

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duzione alle opere scientifiche di Goethe: «Non si do-vrebbe veramente mai fare giudizi o ipotesi sopra i fe-nomeni esterni; i fenomeni sono le teorie, esprimono dasè le loro idee, quando ci si è resi maturi per lasciarliagire su di noi nel giusto modo». Nell'osservare i fatti,non si tratta di compiere ogni sforzo per spremere dallapropria anima ciò che si ritiene giusto, ma di rendercimaturi, e di lasciare che il giudizio ci balzi incontro daifatti stessi. Questa è la posizione che dobbiamo prende-re di fronte al pensiero: non erigere il pensiero a giudicesopra le cose, bensì farne uno strumento perchè le cosepossano esprimere sè stesse. Questo è porsi in armoniacon le cose.

Nemmeno quando si è attraversato queste terzo stato,il pensiero deve ancora volersi porre in posizione auto-noma; allora soltanto si giunge allo stato d'animo che, incerto modo, è il più alto che si deve raggiungere quandosi vuole arrivare alla verità. E questo è lo stato che sipuò giustamente indicare con la parola devozione. ME-RAVIGLIA, VENERAZIONE, SAGGIA ARMONIACOI FENOMENI DEL MONDO, DEVOZIONE ALLAVITA UNIVERSALE: questi sono i gradini che dobbia-mo superare e che devono andar sempre paralleli colpensiero, che non devono mai abbandonare il pensiero.Altrimenti il pensiero giunge soltanto a ciò che è giusto,ma non a ciò che è vero.

Fermiamoci un po' a questo punto, a cui siamo salitiattraverso alla meraviglia, alla venerazione, e alla saggiaarmonia coi fenomeni del mondo, fino a ciò che oggi

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duzione alle opere scientifiche di Goethe: «Non si do-vrebbe veramente mai fare giudizi o ipotesi sopra i fe-nomeni esterni; i fenomeni sono le teorie, esprimono dasè le loro idee, quando ci si è resi maturi per lasciarliagire su di noi nel giusto modo». Nell'osservare i fatti,non si tratta di compiere ogni sforzo per spremere dallapropria anima ciò che si ritiene giusto, ma di rendercimaturi, e di lasciare che il giudizio ci balzi incontro daifatti stessi. Questa è la posizione che dobbiamo prende-re di fronte al pensiero: non erigere il pensiero a giudicesopra le cose, bensì farne uno strumento perchè le cosepossano esprimere sè stesse. Questo è porsi in armoniacon le cose.

Nemmeno quando si è attraversato queste terzo stato,il pensiero deve ancora volersi porre in posizione auto-noma; allora soltanto si giunge allo stato d'animo che, incerto modo, è il più alto che si deve raggiungere quandosi vuole arrivare alla verità. E questo è lo stato che sipuò giustamente indicare con la parola devozione. ME-RAVIGLIA, VENERAZIONE, SAGGIA ARMONIACOI FENOMENI DEL MONDO, DEVOZIONE ALLAVITA UNIVERSALE: questi sono i gradini che dobbia-mo superare e che devono andar sempre paralleli colpensiero, che non devono mai abbandonare il pensiero.Altrimenti il pensiero giunge soltanto a ciò che è giusto,ma non a ciò che è vero.

Fermiamoci un po' a questo punto, a cui siamo salitiattraverso alla meraviglia, alla venerazione, e alla saggiaarmonia coi fenomeni del mondo, fino a ciò che oggi

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abbiamo chiamato devozione, ma che ancora non abbia-mo spiegato. Ne parleremo domani: intanto ricordiamo-ci che ci siamo fermati alla devozione, e d'altro canto ri-cordiamo la domanda che abbiamo sollevata: «Perchèbasta che noi ci rendiamo intellettuali per poter confuta-re la Scienza dello Spirito?».

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abbiamo chiamato devozione, ma che ancora non abbia-mo spiegato. Ne parleremo domani: intanto ricordiamo-ci che ci siamo fermati alla devozione, e d'altro canto ri-cordiamo la domanda che abbiamo sollevata: «Perchèbasta che noi ci rendiamo intellettuali per poter confuta-re la Scienza dello Spirito?».

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SECONDA CONFERENZA

Devozione alla vita universale – Volontà operante nelmondo dei sensi – Saggezza operante nel mondo delnascere e del perire – Il Bene come principio creato-re, il Male come principio apportatore di morte

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SECONDA CONFERENZA

Devozione alla vita universale – Volontà operante nelmondo dei sensi – Saggezza operante nel mondo delnascere e del perire – Il Bene come principio creato-re, il Male come principio apportatore di morte

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Ieri siamo arrivati alla considerazione di quello statoanimico che abbiamo designato come devozione, e checi è apparso, a tutta prima, come il più alto degli statid'animo che devono venir raggiunti se il pensare, se ciòche nel senso ordinario si chiama conoscenza, ha da pe-netrare nella realtà, se ha da mettersi in un qualsiasi rap-porto con ciò ch'è veramente reale. In altre parole: unpensare che, si è elevato agli stati animici in cui ci sia-mo appropriati anzi tutto la meraviglia, poi quello che sipuò chiamare un riverente dedicarsi al mondo del reale,e infine, quello che chiamiamo «sapersi in saggia armo-nia coi fenomeni»; un pensare che, dopo tutto ciò, nonpotesse elevarsi nella regione che si può chiamare lostato animico della devozione, non potrebbe giungere alreale. Ebbene, questa devozione si può raggiungere sol-tanto se in maniera molto energica cerchiamo di metter-ci sempre di nuovo davanti agli occhi l'insufficienza delmero pensare, e se inoltre ci sforziamo di rendere in noisempre più vivo ed energico il sentimento che continua-mente ci dice: «Non devi affatto attenderti dal tuo pen-siero ch'esso possa darti la conoscenza del Vero; puoisoltanto attenderti ch'esso ti educhi». È straordinaria-mente importante sviluppare in noi questo sentimentoche il nostro pensiero ci educa. Infatti, se mettete vera-mente in pratica questa massima fondamentale, supere-

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Ieri siamo arrivati alla considerazione di quello statoanimico che abbiamo designato come devozione, e checi è apparso, a tutta prima, come il più alto degli statid'animo che devono venir raggiunti se il pensare, se ciòche nel senso ordinario si chiama conoscenza, ha da pe-netrare nella realtà, se ha da mettersi in un qualsiasi rap-porto con ciò ch'è veramente reale. In altre parole: unpensare che, si è elevato agli stati animici in cui ci sia-mo appropriati anzi tutto la meraviglia, poi quello che sipuò chiamare un riverente dedicarsi al mondo del reale,e infine, quello che chiamiamo «sapersi in saggia armo-nia coi fenomeni»; un pensare che, dopo tutto ciò, nonpotesse elevarsi nella regione che si può chiamare lostato animico della devozione, non potrebbe giungere alreale. Ebbene, questa devozione si può raggiungere sol-tanto se in maniera molto energica cerchiamo di metter-ci sempre di nuovo davanti agli occhi l'insufficienza delmero pensare, e se inoltre ci sforziamo di rendere in noisempre più vivo ed energico il sentimento che continua-mente ci dice: «Non devi affatto attenderti dal tuo pen-siero ch'esso possa darti la conoscenza del Vero; puoisoltanto attenderti ch'esso ti educhi». È straordinaria-mente importante sviluppare in noi questo sentimentoche il nostro pensiero ci educa. Infatti, se mettete vera-mente in pratica questa massima fondamentale, supere-

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rete molte cose in modo tutto diverso da come ordina-riamente si crede di doverle superare.

Suppongo che non molti di voi, miei cari amici, ab-biano studiato a fondo il filosofo Kant. Nè ciò è neces-sario. Qui vogliamo dir soltanto che nello scritto kantia-no più importante, più precursore, cioè nella sua Criticadella Ragion pura troverete sempre la dimostrazione daun lato pro, e dall'altro, contro la stessa tesi. Prendiamouna proposizione: «Il mondo ha avuto, una volta, princi-pio nel tempo». Forse, sull'altra facciata dello stesso fo-glio, troverete scritta da Kant la proposizione: «Il mon-do è sempre esistito dall'eternità». Poi, per queste dueproposizioni, delle quali è facile vedere che esprimonoil preciso opposto l'una dell'altra, egli adduce valide di-mostrazioni così per l'una come per l'altra. Vale a dire,egli dimostra nello stesso modo che il mondo ha avutoun principio, e poi, che il mondo non ha avuto un princi-pio. Kant chiama queste: «antinomie», e vuoi dimostra-re così la limitazione della facoltà umana di conoscenza;vuol mostrare come l'uomo debba arrivare necessaria-mente a siffatte dimostrazioni tra loro contrastanti. Sì,finchè si ha l'opinione che mediante il pensiero, l'elabo-razione di concetti, ovvero, diciamo, un lavoro di pen-siero sulle esperienze, si possa arrivare alla verità, vale adire all'accordo con una qualsiasi realtà obiettiva; finchèci si abbandona a quest'opinione, è effettivamente un af-fare molto serio se ci viene affermato che si può dimo-strare una cosa, ma che si può dimostrare anche il suocontrario. Infatti, in tal caso, com'è possibile giungere

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rete molte cose in modo tutto diverso da come ordina-riamente si crede di doverle superare.

Suppongo che non molti di voi, miei cari amici, ab-biano studiato a fondo il filosofo Kant. Nè ciò è neces-sario. Qui vogliamo dir soltanto che nello scritto kantia-no più importante, più precursore, cioè nella sua Criticadella Ragion pura troverete sempre la dimostrazione daun lato pro, e dall'altro, contro la stessa tesi. Prendiamouna proposizione: «Il mondo ha avuto, una volta, princi-pio nel tempo». Forse, sull'altra facciata dello stesso fo-glio, troverete scritta da Kant la proposizione: «Il mon-do è sempre esistito dall'eternità». Poi, per queste dueproposizioni, delle quali è facile vedere che esprimonoil preciso opposto l'una dell'altra, egli adduce valide di-mostrazioni così per l'una come per l'altra. Vale a dire,egli dimostra nello stesso modo che il mondo ha avutoun principio, e poi, che il mondo non ha avuto un princi-pio. Kant chiama queste: «antinomie», e vuoi dimostra-re così la limitazione della facoltà umana di conoscenza;vuol mostrare come l'uomo debba arrivare necessaria-mente a siffatte dimostrazioni tra loro contrastanti. Sì,finchè si ha l'opinione che mediante il pensiero, l'elabo-razione di concetti, ovvero, diciamo, un lavoro di pen-siero sulle esperienze, si possa arrivare alla verità, vale adire all'accordo con una qualsiasi realtà obiettiva; finchèci si abbandona a quest'opinione, è effettivamente un af-fare molto serio se ci viene affermato che si può dimo-strare una cosa, ma che si può dimostrare anche il suocontrario. Infatti, in tal caso, com'è possibile giungere

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alla realtà per mezzo delle dimostrazioni? Se invece cisiamo educati a riconoscere che appunto là dove si trattadi cose decisive il pensiero non risolve nulla circa alreale, se ci siamo energicamente educati a usare il pen-siero solo come un mezzo per diventare più saggi, comeun mezzo per prendere nelle nostre proprie mani la no-stra educazione alla saggezza, allora non ci disturba piùche una volta si possa dimostrare una cosa e una voltaun'altra, poichè allora si scorge ben presto che, appuntopel fatto che, riguardo all'elaborazione dei concetti, larealtà non ci può disturbare, appunto perciò noi possia-mo liberissimamente lavorare nell'àmbito dei concetti edelle idee, ed educarci. Se continuamente noi dovessimovenir corretti dalla realtà, non avremmo nell'elaborazio-ne dei concetti un mezzo di libera autoeducazione. Con-siderate bene questo fatto, che nell'elaborazione dei no-stri concetti noi abbiamo un libero mezzo di autoeduca-zione solo perchè nella libera elaborazione dei concettinon veniamo mai disturbati dalla realtà.

Che cosa vuol dire: «non veniamo disturbati?». Checosa sarebbe veramente questo «essere disturbati dallarealtà nella libera elaborazione dei concetti?». Potremopresentarcelo un poco davanti all'anima se, a tutta primacome mera ipotesi, (più tardi vedremo che non occorreciò rimanga un'ipotesi), se, da prima solo ipoteticamen-te, contrapponiamo al nostro pensare umano il pensaredivino. Allora si può dire: «Del pensare. divino non pos-siamo, a tutta prima, formarci il concetto che anch'essonon abbia nulla a che fare col reale; del pensare divino

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alla realtà per mezzo delle dimostrazioni? Se invece cisiamo educati a riconoscere che appunto là dove si trattadi cose decisive il pensiero non risolve nulla circa alreale, se ci siamo energicamente educati a usare il pen-siero solo come un mezzo per diventare più saggi, comeun mezzo per prendere nelle nostre proprie mani la no-stra educazione alla saggezza, allora non ci disturba piùche una volta si possa dimostrare una cosa e una voltaun'altra, poichè allora si scorge ben presto che, appuntopel fatto che, riguardo all'elaborazione dei concetti, larealtà non ci può disturbare, appunto perciò noi possia-mo liberissimamente lavorare nell'àmbito dei concetti edelle idee, ed educarci. Se continuamente noi dovessimovenir corretti dalla realtà, non avremmo nell'elaborazio-ne dei concetti un mezzo di libera autoeducazione. Con-siderate bene questo fatto, che nell'elaborazione dei no-stri concetti noi abbiamo un libero mezzo di autoeduca-zione solo perchè nella libera elaborazione dei concettinon veniamo mai disturbati dalla realtà.

Che cosa vuol dire: «non veniamo disturbati?». Checosa sarebbe veramente questo «essere disturbati dallarealtà nella libera elaborazione dei concetti?». Potremopresentarcelo un poco davanti all'anima se, a tutta primacome mera ipotesi, (più tardi vedremo che non occorreciò rimanga un'ipotesi), se, da prima solo ipoteticamen-te, contrapponiamo al nostro pensare umano il pensaredivino. Allora si può dire: «Del pensare. divino non pos-siamo, a tutta prima, formarci il concetto che anch'essonon abbia nulla a che fare col reale; del pensare divino

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(prendiamolo dunque per ora del tutto ipoteticamente)possiamo soltanto formarci il concetto ch'esso penetridavvero nella realtà». Ebbene, da ciò consegue nientemeno che questo: se l'uomo fa un errore nel suo pensie-ro, è' semplicemente un errore, un errore di logica, nulladi peggio. E se più tardi l'uomo s'accorge d'aver com-messo un errore, può correggerlo, e con ciò ha fattoqualcosa per la sua autoconoscenza, si è reso più saggio.Ma prendiamo il pensare divino: oh, sì! Se il pensierodivino pensa giustamente, qualcosa si crea, e se pensaerroneamente, qualcosa viene distrutto, annientato. Sedunque noi avessimo un pensare divino, per ogni ideafalsa da noi concepita susciteremmo tosto un processodi distruzione, anzi tutto nel nostro corpo astrale, quindinel nostro corpo eterico e, partendo da questo, anche nelnostro corpo fisico; e la conseguenza d'un concetto falsosarebbe (se avessimo un pensare divino efficiente, se ilnostro pensiero avesse a che fare con la realtà) che noi,per così dire, susciteremmo nella nostra interiorità, inuna qualche parte del nostro corpo, come un piccoloprocesso di prosciugamento, di ossificazione. Davveroin tal caso dovremmo commettere ben pochi errori, al-trimenti assai presto l'uomo ne avrebbe fatti abbastanzada disseccare il suo corpo in modo ch'esso si dissolve-rebbe completamente; ben presto lo avrebbe rovinato, seavesse tramutato in realtà gli errori del suo pensiero. Ef-fettivamente noi ci conserviamo nella realtà solo per ilfatto che il pensiero non s'intromette in questa realtà,che siamo preservati dall'intromissione del nostro pen-

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(prendiamolo dunque per ora del tutto ipoteticamente)possiamo soltanto formarci il concetto ch'esso penetridavvero nella realtà». Ebbene, da ciò consegue nientemeno che questo: se l'uomo fa un errore nel suo pensie-ro, è' semplicemente un errore, un errore di logica, nulladi peggio. E se più tardi l'uomo s'accorge d'aver com-messo un errore, può correggerlo, e con ciò ha fattoqualcosa per la sua autoconoscenza, si è reso più saggio.Ma prendiamo il pensare divino: oh, sì! Se il pensierodivino pensa giustamente, qualcosa si crea, e se pensaerroneamente, qualcosa viene distrutto, annientato. Sedunque noi avessimo un pensare divino, per ogni ideafalsa da noi concepita susciteremmo tosto un processodi distruzione, anzi tutto nel nostro corpo astrale, quindinel nostro corpo eterico e, partendo da questo, anche nelnostro corpo fisico; e la conseguenza d'un concetto falsosarebbe (se avessimo un pensare divino efficiente, se ilnostro pensiero avesse a che fare con la realtà) che noi,per così dire, susciteremmo nella nostra interiorità, inuna qualche parte del nostro corpo, come un piccoloprocesso di prosciugamento, di ossificazione. Davveroin tal caso dovremmo commettere ben pochi errori, al-trimenti assai presto l'uomo ne avrebbe fatti abbastanzada disseccare il suo corpo in modo ch'esso si dissolve-rebbe completamente; ben presto lo avrebbe rovinato, seavesse tramutato in realtà gli errori del suo pensiero. Ef-fettivamente noi ci conserviamo nella realtà solo per ilfatto che il pensiero non s'intromette in questa realtà,che siamo preservati dall'intromissione del nostro pen-

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siero nella realtà. E così possiamo fare errori sopra erro-ri nel nostro pensare: se più tardi correggiamo questi er-rori, ci saremo educati da noi stessi, saremo divenuti piùsaggi, senz'avere però prodotto effetti disastrosi coi no-stri errori. Se ci compenetriamo sempre più della forzamorale di un siffatto pensiero, allora giungiamo a quelladevozione che finalmente ci porta a non più adoperare ilpensiero, nei momenti decisivi della vita, per apprende-re qualcosa intorno alle cose esteriori.

Ciò suona strano, non è vero?, e pare a tutta primaimpossibile a effettuarsi. Eppure, se non lo possiamo ef-fettuare in senso assoluto, lo possiamo però effettuareper certi riguardi. Noi uomini, così come siamo fatti,non possiamo disabituarci completamente dal giudicareintorno alle cose; noi dobbiamo giudicare, e ne vedremoil perchè nel seguito di queste conferenze; vale a direche, per vivere, per la pratica della vita, dobbiamo farqualcosa che propriamente non penetra fin nel profondodella realtà. Dobbiamo dunque bensì giudicare; ma, at-traverso a una saggia autoeducazione, dovremmo, difronte ad ogni giudizio, creare in noi una certa prudenzanel tener per vero ciò che giudichiamo. Dovremmo in-cessantemente guardarci, per così dire, dietro le spalle, erenderci conto che, dovunque applichiamo il nostro acu-me, noi andiamo a tastoni nell'incerto, e possiamo sba-gliare. Quest'affermazione colpisce duramente coloroche sono sempre sicuri di sè nella vita, che credono dinon poter andare avanti se si trovano costretti a dubitaredella giustezza del giudizio ch'essi applicano ad ogni

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siero nella realtà. E così possiamo fare errori sopra erro-ri nel nostro pensare: se più tardi correggiamo questi er-rori, ci saremo educati da noi stessi, saremo divenuti piùsaggi, senz'avere però prodotto effetti disastrosi coi no-stri errori. Se ci compenetriamo sempre più della forzamorale di un siffatto pensiero, allora giungiamo a quelladevozione che finalmente ci porta a non più adoperare ilpensiero, nei momenti decisivi della vita, per apprende-re qualcosa intorno alle cose esteriori.

Ciò suona strano, non è vero?, e pare a tutta primaimpossibile a effettuarsi. Eppure, se non lo possiamo ef-fettuare in senso assoluto, lo possiamo però effettuareper certi riguardi. Noi uomini, così come siamo fatti,non possiamo disabituarci completamente dal giudicareintorno alle cose; noi dobbiamo giudicare, e ne vedremoil perchè nel seguito di queste conferenze; vale a direche, per vivere, per la pratica della vita, dobbiamo farqualcosa che propriamente non penetra fin nel profondodella realtà. Dobbiamo dunque bensì giudicare; ma, at-traverso a una saggia autoeducazione, dovremmo, difronte ad ogni giudizio, creare in noi una certa prudenzanel tener per vero ciò che giudichiamo. Dovremmo in-cessantemente guardarci, per così dire, dietro le spalle, erenderci conto che, dovunque applichiamo il nostro acu-me, noi andiamo a tastoni nell'incerto, e possiamo sba-gliare. Quest'affermazione colpisce duramente coloroche sono sempre sicuri di sè nella vita, che credono dinon poter andare avanti se si trovano costretti a dubitaredella giustezza del giudizio ch'essi applicano ad ogni

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evento, ad ogni fatto. Osserviamo un po' la vita di moltiuomini, e vedremo se, quando avviene questo o quello,la cosa più importante per loro non sia il dire: «Io inve-ce credo questo»; oppure, quando vedono qualcosa:«Questo mi piace, questo non mi piace», ecc. ecc. Que-ste sono cose da cui, se non vogliamo essere tra questi«sicurissimi» della vita, se vogliamo davvero con la no-stra vita animica avviarci verso la realtà, dobbiamo disa-bituarci. Si tratta dunque di sviluppare uno stato d'animoche possiamo caratterizzare all'incirca con le parole: «Iodevo vivere, dunque devo giudicare; perciò mi serviròdel mio giudizio in quanto la pratica della vita lo rendenecessario, ma non in quanto voglio riconoscere il Vero.In quanto voglio riconoscere il Vero, mi guarderò sem-pre accuratamente dietro le spalle, e accoglierò semprecon una certa riserva qualsiasi giudizio io faccia».

Ma come possiamo, in genere, arrivare a delle ideesulla realtà, se non dobbiamo giudicare? Sotto un certoriguardo l'abbiamo accennato già ieri: dobbiamo lasciarparlare le cose, dobbiamo lasciare che le cose pronunci-no i loro segreti, sempre più dobbiamo contenerci passi-vamente di fronte alle cose e lasciare ch'esse rivelino iloro segreti. Molti errori si eviterebbero se gli uomininon giudicassero, ma lasciassero parlare le cose. Inmodo meraviglioso si può imparare da Goethe questo«lasciar parlare le cose», da Goethe il quale, appunto làdove vuole investigare la realtà, si proibisce di giudicaree vuole che le cose rivelino da sè i loro segreti. Suppo-niamo un uomo che giudichi, e un altro che lasci dire

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evento, ad ogni fatto. Osserviamo un po' la vita di moltiuomini, e vedremo se, quando avviene questo o quello,la cosa più importante per loro non sia il dire: «Io inve-ce credo questo»; oppure, quando vedono qualcosa:«Questo mi piace, questo non mi piace», ecc. ecc. Que-ste sono cose da cui, se non vogliamo essere tra questi«sicurissimi» della vita, se vogliamo davvero con la no-stra vita animica avviarci verso la realtà, dobbiamo disa-bituarci. Si tratta dunque di sviluppare uno stato d'animoche possiamo caratterizzare all'incirca con le parole: «Iodevo vivere, dunque devo giudicare; perciò mi serviròdel mio giudizio in quanto la pratica della vita lo rendenecessario, ma non in quanto voglio riconoscere il Vero.In quanto voglio riconoscere il Vero, mi guarderò sem-pre accuratamente dietro le spalle, e accoglierò semprecon una certa riserva qualsiasi giudizio io faccia».

Ma come possiamo, in genere, arrivare a delle ideesulla realtà, se non dobbiamo giudicare? Sotto un certoriguardo l'abbiamo accennato già ieri: dobbiamo lasciarparlare le cose, dobbiamo lasciare che le cose pronunci-no i loro segreti, sempre più dobbiamo contenerci passi-vamente di fronte alle cose e lasciare ch'esse rivelino iloro segreti. Molti errori si eviterebbero se gli uomininon giudicassero, ma lasciassero parlare le cose. Inmodo meraviglioso si può imparare da Goethe questo«lasciar parlare le cose», da Goethe il quale, appunto làdove vuole investigare la realtà, si proibisce di giudicaree vuole che le cose rivelino da sè i loro segreti. Suppo-niamo un uomo che giudichi, e un altro che lasci dire

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alle cose i loro segreti. Possiamo renderci evidente ilfatto mediante un esempio concreto. Chi giudica vede,poniamo, un lupo e ve lo descrive; poi trova che ci sonoanche altri animali che hanno lo stesso aspetto di quellupo, e in questo modo arriva al concetto generale dellupo. Allora quest'uomo può arrivare al giudizio seguen-te: «In verità esistono solo singoli lupi; il concetto gene-rale del lupo io me lo formo nel mio spirito, il lupocome tale non esiste; solo singoli lupi esistono nel mon-do». Facilmente un uomo siffatto formerà il giudizio chesi abbia da fare soltanto con esseri singoli, mentre ciòche si ha nel concetto universale, nell'idea, cioèquest'immagine universale del lupo, non è nulla di reale.Un uomo che si formasse siffatte rappresentazioni met-terebbe in moto esclusivamente la propria facoltà di giu-dicare. Un altro, invece, che lasciasse parlare la realtà,come penserebbe invece circa quel quid invisibile dellupo che si trova in ogni lupo e che caratterizza al tempostesso tutti i lupi? Egli direbbe, a un dipresso: «Io para-gono l'agnello con un lupo, o un certo numero di agnellicon un lupo; ora non voglio punto giudicare, ma vogliosolamente lasciar parlare i fatti». Supponiamo che lacosa si svolgesse in modo proprio evidente davanti aquest'uomo: «Il lupo mangia gli agnelli; dunque ciò cheprima pascolava nei prati come agnello, è ora nel lupo esi è diffuso nel lupo». Ma lo strano si è che appuntoquesto modo di guardare le cose ci mostra quanto siareale ciò che è la natura del lupo. Perchè il processo chesi potrebbe seguire esteriormente potrebbe condurci al

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alle cose i loro segreti. Possiamo renderci evidente ilfatto mediante un esempio concreto. Chi giudica vede,poniamo, un lupo e ve lo descrive; poi trova che ci sonoanche altri animali che hanno lo stesso aspetto di quellupo, e in questo modo arriva al concetto generale dellupo. Allora quest'uomo può arrivare al giudizio seguen-te: «In verità esistono solo singoli lupi; il concetto gene-rale del lupo io me lo formo nel mio spirito, il lupocome tale non esiste; solo singoli lupi esistono nel mon-do». Facilmente un uomo siffatto formerà il giudizio chesi abbia da fare soltanto con esseri singoli, mentre ciòche si ha nel concetto universale, nell'idea, cioèquest'immagine universale del lupo, non è nulla di reale.Un uomo che si formasse siffatte rappresentazioni met-terebbe in moto esclusivamente la propria facoltà di giu-dicare. Un altro, invece, che lasciasse parlare la realtà,come penserebbe invece circa quel quid invisibile dellupo che si trova in ogni lupo e che caratterizza al tempostesso tutti i lupi? Egli direbbe, a un dipresso: «Io para-gono l'agnello con un lupo, o un certo numero di agnellicon un lupo; ora non voglio punto giudicare, ma vogliosolamente lasciar parlare i fatti». Supponiamo che lacosa si svolgesse in modo proprio evidente davanti aquest'uomo: «Il lupo mangia gli agnelli; dunque ciò cheprima pascolava nei prati come agnello, è ora nel lupo esi è diffuso nel lupo». Ma lo strano si è che appuntoquesto modo di guardare le cose ci mostra quanto siareale ciò che è la natura del lupo. Perchè il processo chesi potrebbe seguire esteriormente potrebbe condurci al

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giudizio: «Se segreghiamo il lupo e non gli diamo damangiare altro che agnelli, a poco a poco, in seguito alricambio della materia, il lupo non avrà in sè più altroche materia di agnelli». Ma effettivamente esso non di-venta mai un agnello, resta sempre un lupo. Questo cimostra all'evidenza, se giudichiamo giustamente, che èun concetto irreale l'identificare il materiale col lupo. Seci lasciamo istruire dal mondo esteriore dei fatti, esso cipalesa che oltre a ciò che vediamo nel lupo come mate-riale, al di là di questo materiale, quel lupo è ancoraqualcosa di veramente reale; dunque quello che non ve-diamo è qualcosa di supremamente reale, perchè appun-to quel quid, che non si esaurisce nel materiale, fa sì cheil lupo, anche se si nutre di soli agnelli, non diventi unagnello ma resti un lupo. Il mero sensibile è passato da-gli agnelli entro il lupo.

È difficile capacitarci completamente di quale diffe-renza passi tra il giudicare e il lasciarci istruire dallarealtà; ma se lo si è compreso, e quindi si adopera il giu-dizio soltanto per gli scopi della vita pratica, mentre, peraccostarci alla realtà, ci si lascia istruire dalle cose, allo-ra si arriva a poco a poco a quello stato d'animo che cidice che cosa sia la devozione. La devozione è appuntoquella disposizione dell'anima che non vuole investigarela verità per virtù propria, ma che attende ogni veritàdalla rivelazione fluente dalle cose, ed è capace di atten-dere, finchè non sia matura ad accogliere questa o quellarivelazione. Il giudizio vuol giungere alla verità a qual-siasi gradino; la devozione non lavora per penetrare con

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giudizio: «Se segreghiamo il lupo e non gli diamo damangiare altro che agnelli, a poco a poco, in seguito alricambio della materia, il lupo non avrà in sè più altroche materia di agnelli». Ma effettivamente esso non di-venta mai un agnello, resta sempre un lupo. Questo cimostra all'evidenza, se giudichiamo giustamente, che èun concetto irreale l'identificare il materiale col lupo. Seci lasciamo istruire dal mondo esteriore dei fatti, esso cipalesa che oltre a ciò che vediamo nel lupo come mate-riale, al di là di questo materiale, quel lupo è ancoraqualcosa di veramente reale; dunque quello che non ve-diamo è qualcosa di supremamente reale, perchè appun-to quel quid, che non si esaurisce nel materiale, fa sì cheil lupo, anche se si nutre di soli agnelli, non diventi unagnello ma resti un lupo. Il mero sensibile è passato da-gli agnelli entro il lupo.

È difficile capacitarci completamente di quale diffe-renza passi tra il giudicare e il lasciarci istruire dallarealtà; ma se lo si è compreso, e quindi si adopera il giu-dizio soltanto per gli scopi della vita pratica, mentre, peraccostarci alla realtà, ci si lascia istruire dalle cose, allo-ra si arriva a poco a poco a quello stato d'animo che cidice che cosa sia la devozione. La devozione è appuntoquella disposizione dell'anima che non vuole investigarela verità per virtù propria, ma che attende ogni veritàdalla rivelazione fluente dalle cose, ed è capace di atten-dere, finchè non sia matura ad accogliere questa o quellarivelazione. Il giudizio vuol giungere alla verità a qual-siasi gradino; la devozione non lavora per penetrare con

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violenza in questa o quella verità, ma lavora su sè stes-sa, all'autoeducazione, e attende con calma finchè, a undeterminato grado di maturità, la verità penetri in noi at-traverso alle rivelazioni che vengono dalle cose stesse,compenetrandoci interamente. Lavorare con pazienza aquella saggia autoeducazione che ci vuol portare semprepiù avanti è lo stato d'animo della devozione.

Ed ora abbiamo da presentarci davanti all'anima ifrutti di questa devozione. Che cosa raggiungiamo pelfatto che col nostro pensare siamo progrediti dalla mera-viglia, attraverso alla venerazione, attraverso al sentirciin saggia armonia con la realtà, fino allo stato d'animodella devozione? Raggiungiamo, alla fine, quanto segue.Se contempliamo il mondo vegetale nel suo verdeggiaree nella sua variopinta fioritura; se contempliamo l'azzur-rità del firmamento, l'aureo splendore delle stelle, senza

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violenza in questa o quella verità, ma lavora su sè stes-sa, all'autoeducazione, e attende con calma finchè, a undeterminato grado di maturità, la verità penetri in noi at-traverso alle rivelazioni che vengono dalle cose stesse,compenetrandoci interamente. Lavorare con pazienza aquella saggia autoeducazione che ci vuol portare semprepiù avanti è lo stato d'animo della devozione.

Ed ora abbiamo da presentarci davanti all'anima ifrutti di questa devozione. Che cosa raggiungiamo pelfatto che col nostro pensare siamo progrediti dalla mera-viglia, attraverso alla venerazione, attraverso al sentirciin saggia armonia con la realtà, fino allo stato d'animodella devozione? Raggiungiamo, alla fine, quanto segue.Se contempliamo il mondo vegetale nel suo verdeggiaree nella sua variopinta fioritura; se contempliamo l'azzur-rità del firmamento, l'aureo splendore delle stelle, senza

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voler giudicarne da noi, ma lasciandoci rivelare ciò chele cose sono; se siamo riusciti a stabilire in noi questadevozione, allora le cose diventano per noi diverse daciò ch'erano prima nel mondo dei sensi, allora ci si rive-la nel mondo dei sensi qualcosa per cui non c'è altronome che una parola tratta dalla nostra vita animicastessa. Tutte le cose si rivelano, e vorrei segnare con unalinea di livello (a-b) appunto il mondo dei sensi quale sipresenta davanti a noi. (Cfr. disegno 1). Supponiamo distare (c) davanti al mondo dei sensi; noi guardiamo que-sto mondo dei sensi che si stende come un velo davantia noi. La linea (a-b) sia il mondo sensibile dei suoni cheagiscono sul nostro orecchio, dei colori e delle formeche agiscono sul nostro occhio; gli odori e i sapori cheagiscono sugli altri nostri organi, durezza, morbidezzaecc., tutto ciò sia indicato in questa linea; questa lineasia il mondo dei sensi. Nella vita ordinaria, così qualinoi stiamo in questo mondo dei sensi, applichiamo lanostra facoltà di giudizio. E da che cosa hanno originele scienze esteriori? Dal fatto ch'esse si accostano a que-sto mondo dei sensi e con diversi metodi investigano,per così dire, quali leggi dominino in questi oggetti delmondo dei sensi, ed altre cose simili. Da tutto lo spiritodelle considerazioni fatte finora, abbiamo veduto che,con questo mezzo, non si penetra nel mondo della real-tà, perchè il raziocinio non è una guida; ma che solo conl'educazione del pensiero attraverso la meraviglia, la ve-nerazione ecc. possiamo accostarci al mondo del reale;allora tutto ciò che è mondo dei sensi si trasforma, allo-

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voler giudicarne da noi, ma lasciandoci rivelare ciò chele cose sono; se siamo riusciti a stabilire in noi questadevozione, allora le cose diventano per noi diverse daciò ch'erano prima nel mondo dei sensi, allora ci si rive-la nel mondo dei sensi qualcosa per cui non c'è altronome che una parola tratta dalla nostra vita animicastessa. Tutte le cose si rivelano, e vorrei segnare con unalinea di livello (a-b) appunto il mondo dei sensi quale sipresenta davanti a noi. (Cfr. disegno 1). Supponiamo distare (c) davanti al mondo dei sensi; noi guardiamo que-sto mondo dei sensi che si stende come un velo davantia noi. La linea (a-b) sia il mondo sensibile dei suoni cheagiscono sul nostro orecchio, dei colori e delle formeche agiscono sul nostro occhio; gli odori e i sapori cheagiscono sugli altri nostri organi, durezza, morbidezzaecc., tutto ciò sia indicato in questa linea; questa lineasia il mondo dei sensi. Nella vita ordinaria, così qualinoi stiamo in questo mondo dei sensi, applichiamo lanostra facoltà di giudizio. E da che cosa hanno originele scienze esteriori? Dal fatto ch'esse si accostano a que-sto mondo dei sensi e con diversi metodi investigano,per così dire, quali leggi dominino in questi oggetti delmondo dei sensi, ed altre cose simili. Da tutto lo spiritodelle considerazioni fatte finora, abbiamo veduto che,con questo mezzo, non si penetra nel mondo della real-tà, perchè il raziocinio non è una guida; ma che solo conl'educazione del pensiero attraverso la meraviglia, la ve-nerazione ecc. possiamo accostarci al mondo del reale;allora tutto ciò che è mondo dei sensi si trasforma, allo-

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ra questo mondo dei sensi diventa qualcosa di totalmen-te nuovo. Ed è importante che arriviamo a questo «nuo-vo» se, in genere, vogliamo conoscere l'essere del mon-do dei sensi.

Supponiamo che un uomo, il quale abbia sviluppatofino a un grado piuttosto alto questo sentimento, questadisposizione animica della devozione, si faccia incontro,diciamo, al fresco e intenso verde d'un prato. Questoprato, poichè nessun singolo colore vegetale spicca sulverde, gli si mostra da prima di un fresco verde genera-le. Un uomo che abbia veramente sviluppato in sè fino aun grado piuttosto alto la disposizione animica della de-vozione, nel contemplare quel prato non potrà far ameno di sentire qualcosa che desta nella sua anima ilsenso di un certo equilibrio, ma di un equilibrio vivifica-to, così come il sommesso armonico scorrere egualedell'acqua, e non potrà far a meno di suscitarsi davantiall'anima quest'immagine. Così, quest'uomo non potràfar a meno di sentire nella sua anima, per ogni sapore,per ogni odore, come un'attivazione interiore. Non c'ècolore, non c'è suono che non dicano qualcosa; tuttoparla, e parla in modo che l'uomo sente la necessità dirispondere a quel discorso con una mobilità interiore;non con un giudizio, ma con una mobilità interiore. In-somma, l'uomo si accorge che tutto il mondo dei sensigli si rivela come qualcosa ch'egli non può designare al-trimenti che come volontà. Tutto, in quanto moviamoincontro al mondo dei sensi, è volontà fluente, operante.Questa è una cosa che vi prego di afferrare molto bene:

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ra questo mondo dei sensi diventa qualcosa di totalmen-te nuovo. Ed è importante che arriviamo a questo «nuo-vo» se, in genere, vogliamo conoscere l'essere del mon-do dei sensi.

Supponiamo che un uomo, il quale abbia sviluppatofino a un grado piuttosto alto questo sentimento, questadisposizione animica della devozione, si faccia incontro,diciamo, al fresco e intenso verde d'un prato. Questoprato, poichè nessun singolo colore vegetale spicca sulverde, gli si mostra da prima di un fresco verde genera-le. Un uomo che abbia veramente sviluppato in sè fino aun grado piuttosto alto la disposizione animica della de-vozione, nel contemplare quel prato non potrà far ameno di sentire qualcosa che desta nella sua anima ilsenso di un certo equilibrio, ma di un equilibrio vivifica-to, così come il sommesso armonico scorrere egualedell'acqua, e non potrà far a meno di suscitarsi davantiall'anima quest'immagine. Così, quest'uomo non potràfar a meno di sentire nella sua anima, per ogni sapore,per ogni odore, come un'attivazione interiore. Non c'ècolore, non c'è suono che non dicano qualcosa; tuttoparla, e parla in modo che l'uomo sente la necessità dirispondere a quel discorso con una mobilità interiore;non con un giudizio, ma con una mobilità interiore. In-somma, l'uomo si accorge che tutto il mondo dei sensigli si rivela come qualcosa ch'egli non può designare al-trimenti che come volontà. Tutto, in quanto moviamoincontro al mondo dei sensi, è volontà fluente, operante.Questa è una cosa che vi prego di afferrare molto bene:

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colui che, in grado piuttosto alto, ha acquisito la devo-zione, scopre dovunque nel mondo dei sensi Volontàoperante. Perciò, vedete, è un affar serio, per un uomoche abbia sviluppato in sè; anche in minimo grado, que-sta devozione, vedersi venir incontro per la strada unqualche impertinente colore di moda, perchè egli nonpuò far a meno di sperimentare interiormente come que-sto colore sia attivo di fronte a tutto ciò che è là fuori;egli è sempre collegato col mondo intero per mezzo diuna volontà ch'egli sente in ogni cosa. E si accosta alreale appunto perchè è collegato con la volontà, con tut-to ciò che è il mondo dei sensi. E così, ciò che è il mon-do dei sensi diventa come un mare di volontà differen-ziata nel modo più vario. E ne consegue che quello chealtrimenti sentiamo soltanto come esteso intorno a noi,acquista una specie di spessore. Noi guardiamo, per cosìdire, dietro la superficie delle cose, udiamo ciò che stadietro le cose, e udiamo dovunque volontà fluente. Percoloro che hanno letto una volta Schopenhauer, osservoche Schopenhauer ha intuito questa volontà dominante,ma in modo unilaterale, solo nel mondo dei suoni; per-ciò egli descrive la musica in genere come effetti di vo-lontà differenziati. Ma in verità, per l'uomo devoto, tuttonel mondo dei sensi è Volontà operante. Quando poil'uomo ha imparato a sentire dovunque nel mondo deisensi la volontà operante, può procedere anche più oltre;allora può, per così dire, penetrare attraverso il mondodei sensi a quei misteri che stanno dietro il mondo deisensi e che altrimenti gli sono a tutta prima inaccessibili.

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colui che, in grado piuttosto alto, ha acquisito la devo-zione, scopre dovunque nel mondo dei sensi Volontàoperante. Perciò, vedete, è un affar serio, per un uomoche abbia sviluppato in sè; anche in minimo grado, que-sta devozione, vedersi venir incontro per la strada unqualche impertinente colore di moda, perchè egli nonpuò far a meno di sperimentare interiormente come que-sto colore sia attivo di fronte a tutto ciò che è là fuori;egli è sempre collegato col mondo intero per mezzo diuna volontà ch'egli sente in ogni cosa. E si accosta alreale appunto perchè è collegato con la volontà, con tut-to ciò che è il mondo dei sensi. E così, ciò che è il mon-do dei sensi diventa come un mare di volontà differen-ziata nel modo più vario. E ne consegue che quello chealtrimenti sentiamo soltanto come esteso intorno a noi,acquista una specie di spessore. Noi guardiamo, per cosìdire, dietro la superficie delle cose, udiamo ciò che stadietro le cose, e udiamo dovunque volontà fluente. Percoloro che hanno letto una volta Schopenhauer, osservoche Schopenhauer ha intuito questa volontà dominante,ma in modo unilaterale, solo nel mondo dei suoni; per-ciò egli descrive la musica in genere come effetti di vo-lontà differenziati. Ma in verità, per l'uomo devoto, tuttonel mondo dei sensi è Volontà operante. Quando poil'uomo ha imparato a sentire dovunque nel mondo deisensi la volontà operante, può procedere anche più oltre;allora può, per così dire, penetrare attraverso il mondodei sensi a quei misteri che stanno dietro il mondo deisensi e che altrimenti gli sono a tutta prima inaccessibili.

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Per comprendere quello che deve venire ora, dobbia-mo anzi tutto porre la domanda: «Per mezzo di che ve-niamo a sapere qualcosa del mondo sensibile?». Ebbe-ne, la risposta è semplice: per mezzo dei nostri sensi.Per mezzo dell'orecchio sappiamo che esiste il mondodei suoni, per mezzo dell'occhio sappiamo che esiste ilmondo delle forme e dei colori ecc. L'uomo che a tuttaprima sta di fronte a questo mondo dei sensi nel modoordinario, lo lascia agire su di se e giudica. L'uomo de-voto lascia il mondo dei sensi agire a tutta prima suisensi; ma poi sente come dalle cose gli fluisca incontroVolontà operante, come, in certo modo, egli nuoti insie-me con le cose in un mare comune di Volontà operante.Quando di fronte alle cose l'uomo sente questa Volontàoperante, allora, per così dire, la sua evoluzione lo spin-ge quasi da sè a un gradino successivo; e poichè, primadi giungere a questa devozione, egli ha passato tutti igradi precedenti che abbiamo indicato: il sentirsi in ar-monia con la Sapienza universale, la venerazione, lameraviglia. poichè tutte queste condizioni agiscono in-sieme nella condizione della devozione raggiunta per ul-timo, egli acquista ora la possibilità di unirsi in certomodo anche per mezzo del suo corpo eterico con ciòche, come corpo eterico, sta dietro al corpo fisico. NellaVolontà operante l'uomo si unisce anzi tutto con le cosemercè i suoi organi sensori, vale a dire col corpo fisico.Quando noi vediamo, udiamo, fiutiamo, ecc. le cose, ciòagisce in modo che, se siamo uomini devoti, noi sentia-mo la Volontà operante in noi fluire attraverso il nostro

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Per comprendere quello che deve venire ora, dobbia-mo anzi tutto porre la domanda: «Per mezzo di che ve-niamo a sapere qualcosa del mondo sensibile?». Ebbe-ne, la risposta è semplice: per mezzo dei nostri sensi.Per mezzo dell'orecchio sappiamo che esiste il mondodei suoni, per mezzo dell'occhio sappiamo che esiste ilmondo delle forme e dei colori ecc. L'uomo che a tuttaprima sta di fronte a questo mondo dei sensi nel modoordinario, lo lascia agire su di se e giudica. L'uomo de-voto lascia il mondo dei sensi agire a tutta prima suisensi; ma poi sente come dalle cose gli fluisca incontroVolontà operante, come, in certo modo, egli nuoti insie-me con le cose in un mare comune di Volontà operante.Quando di fronte alle cose l'uomo sente questa Volontàoperante, allora, per così dire, la sua evoluzione lo spin-ge quasi da sè a un gradino successivo; e poichè, primadi giungere a questa devozione, egli ha passato tutti igradi precedenti che abbiamo indicato: il sentirsi in ar-monia con la Sapienza universale, la venerazione, lameraviglia. poichè tutte queste condizioni agiscono in-sieme nella condizione della devozione raggiunta per ul-timo, egli acquista ora la possibilità di unirsi in certomodo anche per mezzo del suo corpo eterico con ciòche, come corpo eterico, sta dietro al corpo fisico. NellaVolontà operante l'uomo si unisce anzi tutto con le cosemercè i suoi organi sensori, vale a dire col corpo fisico.Quando noi vediamo, udiamo, fiutiamo, ecc. le cose, ciòagisce in modo che, se siamo uomini devoti, noi sentia-mo la Volontà operante in noi fluire attraverso il nostro

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occhio e il nostro orecchio, sentiamo noi stessi in corri-spondenza con le cose. Ma dietro all'occhio fisico sta ilcorpo eterico dell'occhio, e dietro l'orecchio fisico il cor-po eterico dell'orecchio. Noi siamo tutti compenetratidal nostro corpo eterico. E come il corpo fisico, permezzo della Volontà operante, si unisce con gli oggettidel mondo dei sensi, così anche il corpo eterico puòunirsi con essi. Ma quando il corpo eterico si unisce conle cose, l'uomo riceve un nuovo modo di visione, unmodo affatto nuovo. Il mondo ci appare allora trasfor-mato in misura assai maggiore di quanto appaia trasfor-mato quando dall'apparenza sensibile procediamo allaVolontà operante. Allorchè, per così dire, ci uniamo conle cose per mezzo del nostro corpo eterico, le cose delmondo, quali sono, fanno su di noi un'impressione sif-fatta che noi, nelle nostre rappresentazioni, nei nostriconcetti, non possiamo lasciarle così come sono; esse simutano per noi mentre entriamo in relazione con loro.

Prendiamo un uomo che sia passato attraverso allostato d'animo della devozione. Egli contempla, diciamo,una foglia verde e viva, e rivolge ora lo sguardo dellasua anima su quella foglia; ebbene, egli non può lasciar-la com'è, quella verde e viva foglia; bensì, nel momentoin cui la guarda, sente che la foglia cresce al di là di sèstessa; sente che quella verde e viva foglia ha in sè lapossibilità di diventare qualcosa di affatto diverso. Seguardate una foglia verde, voi sapete che se, a poco apoco, cresce verso l'alto, da essa si forma poi il petalocolorato. L'intera pianta è veramente una foglia trasfor-

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occhio e il nostro orecchio, sentiamo noi stessi in corri-spondenza con le cose. Ma dietro all'occhio fisico sta ilcorpo eterico dell'occhio, e dietro l'orecchio fisico il cor-po eterico dell'orecchio. Noi siamo tutti compenetratidal nostro corpo eterico. E come il corpo fisico, permezzo della Volontà operante, si unisce con gli oggettidel mondo dei sensi, così anche il corpo eterico puòunirsi con essi. Ma quando il corpo eterico si unisce conle cose, l'uomo riceve un nuovo modo di visione, unmodo affatto nuovo. Il mondo ci appare allora trasfor-mato in misura assai maggiore di quanto appaia trasfor-mato quando dall'apparenza sensibile procediamo allaVolontà operante. Allorchè, per così dire, ci uniamo conle cose per mezzo del nostro corpo eterico, le cose delmondo, quali sono, fanno su di noi un'impressione sif-fatta che noi, nelle nostre rappresentazioni, nei nostriconcetti, non possiamo lasciarle così come sono; esse simutano per noi mentre entriamo in relazione con loro.

Prendiamo un uomo che sia passato attraverso allostato d'animo della devozione. Egli contempla, diciamo,una foglia verde e viva, e rivolge ora lo sguardo dellasua anima su quella foglia; ebbene, egli non può lasciar-la com'è, quella verde e viva foglia; bensì, nel momentoin cui la guarda, sente che la foglia cresce al di là di sèstessa; sente che quella verde e viva foglia ha in sè lapossibilità di diventare qualcosa di affatto diverso. Seguardate una foglia verde, voi sapete che se, a poco apoco, cresce verso l'alto, da essa si forma poi il petalocolorato. L'intera pianta è veramente una foglia trasfor-

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mata. Potete porre ciò davanti all'anima vostra già stu-diando le indagini di Goethe sulla natura. Insomma, co-lui che contempla in questo modo una foglia, vede chela foglia non è ancora finita, ch'essa vuole andare al di làdi sè stessa; vede più di ciò che la foglia verde gli mo-stra. Egli viene toccato dalla foglia verde in modo dasentire in sè stesso come una vita germogliante. Cosìconcresce con la foglia verde e sente la vita germoglian-te. Supponiamo invece ch'egli contempli una secca scor-za d'albero: egli non potrà concrescere con essa altri-menti che sentendosi assalire da un senso di morte. Ve-drà nella secca scorza d'albero meno di ciò ch'essa rap-presenta in realtà. Chi guarda la scorza solo secondol'apparenza sensibile, potrà ammirarla, potrà provarnepiacere, ma ad ogni modo non vede, di fronte alla seccascorza d'albero, quel ch'essa ha di raggrinzante, quel ches'infigge, per così dire, nell'anima, così da riempirla dipensieri di morte.

Non c'è nulla al mondo, di fronte a cui, in un siffattounirsi del corpo eterico con le cose, non nasca ovunqueil senso del crescere, del divenire, del germogliare, op-pure il senso del deperire, del decomporsi. Così si giun-ge a guardare entro le cose. Supponiamo che un uomodevoto nel modo che abbiamo detto, il quale continuipoi ad educarsi, rivolga in qualche modo la sua attenzio-ne alla laringe umana; allora, in modo singolare, essa gliapparirà come un organo che si trova affatto al principiodel suo divenire, che ha un grande avvenire davanti a sè;e ciò si sperimenta immediatamente per ciò che la larin-

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mata. Potete porre ciò davanti all'anima vostra già stu-diando le indagini di Goethe sulla natura. Insomma, co-lui che contempla in questo modo una foglia, vede chela foglia non è ancora finita, ch'essa vuole andare al di làdi sè stessa; vede più di ciò che la foglia verde gli mo-stra. Egli viene toccato dalla foglia verde in modo dasentire in sè stesso come una vita germogliante. Cosìconcresce con la foglia verde e sente la vita germoglian-te. Supponiamo invece ch'egli contempli una secca scor-za d'albero: egli non potrà concrescere con essa altri-menti che sentendosi assalire da un senso di morte. Ve-drà nella secca scorza d'albero meno di ciò ch'essa rap-presenta in realtà. Chi guarda la scorza solo secondol'apparenza sensibile, potrà ammirarla, potrà provarnepiacere, ma ad ogni modo non vede, di fronte alla seccascorza d'albero, quel ch'essa ha di raggrinzante, quel ches'infigge, per così dire, nell'anima, così da riempirla dipensieri di morte.

Non c'è nulla al mondo, di fronte a cui, in un siffattounirsi del corpo eterico con le cose, non nasca ovunqueil senso del crescere, del divenire, del germogliare, op-pure il senso del deperire, del decomporsi. Così si giun-ge a guardare entro le cose. Supponiamo che un uomodevoto nel modo che abbiamo detto, il quale continuipoi ad educarsi, rivolga in qualche modo la sua attenzio-ne alla laringe umana; allora, in modo singolare, essa gliapparirà come un organo che si trova affatto al principiodel suo divenire, che ha un grande avvenire davanti a sè;e ciò si sperimenta immediatamente per ciò che la larin-

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ge stessa esprime come la propria verità. Essa è comeun seme; non come un frutto o come qualcosa che staper disseccarsi, bensì come un seme. E una volta (lo siapprende subito da ciò che la laringe stessa esprime) do-vrà venire un momento per l'evoluzione umana, in cui lalaringe sarà totalmente trasformata, in cui sarà tale che,mentre attualmente l'uomo è in grado di generare da sèsoltanto la parola, allora genererà l'uomo intero. La la-ringe è il futuro organo di generazione, di nascita. Comel'uomo attualmente, per mezzo della laringe, produce laparola, così la laringe è il germe, l'organo-seme che inavvenire si svilupperà in modo da produrre l'uomo inte-ro quando sarà spiritualizzato. Ciò viene espresso imme-diatamente dalla laringe, se noi ci lasciamo dire da essache cosa essa sia. Altri organi del corpo umano appaio-no così che noi scorgiamo ch'essi hanno da lungo temposuperato il loro culmine, e che in avvenire non si trove-ranno più nell'organismo umano.

Vedete dunque come, a una siffatta contemplazione,s'imponga immediatamente la visione di un divenire nelfuturo e di un perire nel futuro. Vita germogliante e di-struzione, morte, sono i due fatti che s'incontrano es'intrecciano in ogni cosa, allorchè noi giungiamo a que-sto unirsi del nostro corpo eterico col mondo della real-tà. E quando l'uomo progredisce un poco, ciò significaper lui una prova molto grave. Perchè ogni essere gli siannuncia in maniera che sempre, di fronte a certi aspettidi quell'essere, egli ha il sentimento del germogliare, deldivenire, e di fronte ad altri aspetti dello stesso essere ha

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ge stessa esprime come la propria verità. Essa è comeun seme; non come un frutto o come qualcosa che staper disseccarsi, bensì come un seme. E una volta (lo siapprende subito da ciò che la laringe stessa esprime) do-vrà venire un momento per l'evoluzione umana, in cui lalaringe sarà totalmente trasformata, in cui sarà tale che,mentre attualmente l'uomo è in grado di generare da sèsoltanto la parola, allora genererà l'uomo intero. La la-ringe è il futuro organo di generazione, di nascita. Comel'uomo attualmente, per mezzo della laringe, produce laparola, così la laringe è il germe, l'organo-seme che inavvenire si svilupperà in modo da produrre l'uomo inte-ro quando sarà spiritualizzato. Ciò viene espresso imme-diatamente dalla laringe, se noi ci lasciamo dire da essache cosa essa sia. Altri organi del corpo umano appaio-no così che noi scorgiamo ch'essi hanno da lungo temposuperato il loro culmine, e che in avvenire non si trove-ranno più nell'organismo umano.

Vedete dunque come, a una siffatta contemplazione,s'imponga immediatamente la visione di un divenire nelfuturo e di un perire nel futuro. Vita germogliante e di-struzione, morte, sono i due fatti che s'incontrano es'intrecciano in ogni cosa, allorchè noi giungiamo a que-sto unirsi del nostro corpo eterico col mondo della real-tà. E quando l'uomo progredisce un poco, ciò significaper lui una prova molto grave. Perchè ogni essere gli siannuncia in maniera che sempre, di fronte a certi aspettidi quell'essere, egli ha il sentimento del germogliare, deldivenire, e di fronte ad altri aspetti dello stesso essere ha

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il sentimento del deperire, del morire. Ed ogni cosa chenoi vediamo dietro al mondo dei sensi si annuncia attra-verso a queste due forze fondamentali. Quello che cosìsi contempla, si chiama in occultismo «il mondo del na-scere e del perire». Di fronte al mondo dei sensi si pene-tra dunque con lo sguardo nel mondo del nascere e delperire, e ciò che sta dietro a quello è la Saggezza ope-rante.

Dietro alla Volontà operante, la Saggezza operante! Eho detto espressamente Saggezza operante, per la sem-plice ragione che la saggezza che l'uomo introduce ordi-nariamente nei suoi concetti non è Saggezza operante,bensì una saggezza pensata. La saggezza che l'uomo siappropria quando penetra con lo sguardo dietro alla Vo-lontà operante è collegata con le cose; e nel mondo dellecose, là dove regna saggezza, regna la Saggezza operan-te che estrinseca veramente i suoi effetti, che esiste real-mente. Là dove, per così dire, essa si distacca dalla real-tà, là comincia il morire; dove invece essa fluisce, là co-mincia il divenire, là è il nascere, il crescere, la vita ger-mogliante. Vedete, quel mondo che stiamo ora contem-plando e che possiamo, per così dire, caratterizzarecome il secondo mondo, possiamo delimitarlo e dire:noi guardiamo anzi tutto al mondo dei sensi: A, e poi almondo della Saggezza operante che sta dietro al mondodei sensi: B. (Cfr. disegno 1).

Da questo è tolta la sostanza del nostro stesso corpoeterico; vale a dire, ciò che vediamo là fuori come Sag-gezza operante, noi lo scorgiamo nel nostro proprio cor-

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il sentimento del deperire, del morire. Ed ogni cosa chenoi vediamo dietro al mondo dei sensi si annuncia attra-verso a queste due forze fondamentali. Quello che cosìsi contempla, si chiama in occultismo «il mondo del na-scere e del perire». Di fronte al mondo dei sensi si pene-tra dunque con lo sguardo nel mondo del nascere e delperire, e ciò che sta dietro a quello è la Saggezza ope-rante.

Dietro alla Volontà operante, la Saggezza operante! Eho detto espressamente Saggezza operante, per la sem-plice ragione che la saggezza che l'uomo introduce ordi-nariamente nei suoi concetti non è Saggezza operante,bensì una saggezza pensata. La saggezza che l'uomo siappropria quando penetra con lo sguardo dietro alla Vo-lontà operante è collegata con le cose; e nel mondo dellecose, là dove regna saggezza, regna la Saggezza operan-te che estrinseca veramente i suoi effetti, che esiste real-mente. Là dove, per così dire, essa si distacca dalla real-tà, là comincia il morire; dove invece essa fluisce, là co-mincia il divenire, là è il nascere, il crescere, la vita ger-mogliante. Vedete, quel mondo che stiamo ora contem-plando e che possiamo, per così dire, caratterizzarecome il secondo mondo, possiamo delimitarlo e dire:noi guardiamo anzi tutto al mondo dei sensi: A, e poi almondo della Saggezza operante che sta dietro al mondodei sensi: B. (Cfr. disegno 1).

Da questo è tolta la sostanza del nostro stesso corpoeterico; vale a dire, ciò che vediamo là fuori come Sag-gezza operante, noi lo scorgiamo nel nostro proprio cor-

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po eterico. E nel nostro proprio corpo fisico non scor-giamo soltanto ciò ch'è l'apparenza dei sensi, ma anchela Volontà operante, poichè dovunque, nel nostro mondosensibile, noi vediamo Volontà operante.

Sì, è singolare il fatto che, se siamo uomini devoti eci accostiamo ad un'altra persona e la contempliamo, ilcolorito del suo volto, sia esso rossiccio o giallognolo overdognolo, non ci appare soltanto rossiccio, giallogno-lo o verdognolo, bensì ci appare in modo che noi quasici uniamo col colore delle sue guance, ci unifichiamocon la realtà, e sentiamo in essa la Volontà operante chesta dietro ad essa; vale a dire che, attraverso al coloritodi una persona, noi sentiamo balzarci incontro tutto ciòche in essa vive e trama. Gli uomini che sono disposti inmodo da badare specialmente al colorito rosso, diranno:«Una persona dalle guance rosse è l'unica che sia sana».Dunque ci poniamo di fronte all'uomo stesso in modo davedere in lui questa Volontà operante, e allora si puòdire: «Il nostro corpo fisico, che a tutta prima indichia-mo schematicamente con un circolo (cfr. disegno 1) ètolto dal mondo A; dal mondo della Volontà operante ètolto il corpo fisico! Invece il nostro corpo eterico, cheindico col secondo circolo, è tolto dal mondo della Sag-gezza operante, dal mondo B. Qui abbiamo dunque ca-ratterizzata la connessione tra il mondo della Saggezzaoperante, che si estende fuori, e il nostro proprio corpoeterico, e tra il mondo della Volontà operante, che siestende fuori, e il nostro proprio corpo fisico. Ebbene,per la vita ordinaria è stato sottratto all'uomo il potere di

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po eterico. E nel nostro proprio corpo fisico non scor-giamo soltanto ciò ch'è l'apparenza dei sensi, ma anchela Volontà operante, poichè dovunque, nel nostro mondosensibile, noi vediamo Volontà operante.

Sì, è singolare il fatto che, se siamo uomini devoti eci accostiamo ad un'altra persona e la contempliamo, ilcolorito del suo volto, sia esso rossiccio o giallognolo overdognolo, non ci appare soltanto rossiccio, giallogno-lo o verdognolo, bensì ci appare in modo che noi quasici uniamo col colore delle sue guance, ci unifichiamocon la realtà, e sentiamo in essa la Volontà operante chesta dietro ad essa; vale a dire che, attraverso al coloritodi una persona, noi sentiamo balzarci incontro tutto ciòche in essa vive e trama. Gli uomini che sono disposti inmodo da badare specialmente al colorito rosso, diranno:«Una persona dalle guance rosse è l'unica che sia sana».Dunque ci poniamo di fronte all'uomo stesso in modo davedere in lui questa Volontà operante, e allora si puòdire: «Il nostro corpo fisico, che a tutta prima indichia-mo schematicamente con un circolo (cfr. disegno 1) ètolto dal mondo A; dal mondo della Volontà operante ètolto il corpo fisico! Invece il nostro corpo eterico, cheindico col secondo circolo, è tolto dal mondo della Sag-gezza operante, dal mondo B. Qui abbiamo dunque ca-ratterizzata la connessione tra il mondo della Saggezzaoperante, che si estende fuori, e il nostro proprio corpoeterico, e tra il mondo della Volontà operante, che siestende fuori, e il nostro proprio corpo fisico. Ebbene,per la vita ordinaria è stato sottratto all'uomo il potere di

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sapere che effettivamente esiste una connessione tral'uno e l'altro. Vedete, così come ho disegnate le cose,esiste una connessione immediata tra il mondo esterioredei sensi e il nostro corpo fisico, e tra il mondo dellaSaggezza operante e il nostro corpo eterico. Ci sono del-le connessioni, ma sono sottratte all'uomo ed egli nonpuò avere su di esse alcun influsso. Come mai non puòavere su di esse alcun influsso? Ebbene, vi è una contin-genza in cui i nostri pensieri e tutta la nostra vita, qualela sviluppiamo nell'anima come vita del raziocinio, nonsono, vorrei dire, così innocui per la nostra propria real-tà, come nella vita quotidiana.

Nella vita quotidiana, nella vita di veglia, Divinitàbuone hanno provveduto affinchè i nostri pensieri nonagissero troppo dannosamente sulla nostra propria real-tà, ci hanno sottratto il potere che i nostri pensieri po-trebbero esercitare sul nostro corpo fisico e sul nostrocorpo eterico; senza di ciò le cose andrebbero assai malenel mondo. Se i pensieri, lo accentuo ancora una volta,significassero veramente nel mondo dell'uomo ciò chepropriamente significano come pensieri divini nella ve-rità, l'uomo con ogni suo errore produrrebbe un piccoloprocesso di necrosi nel suo interno e presto sarebbe dis-seccato. E quali effetti non produrrebbe poi una bugia!Se, con ogni bugia, l'uomo dovesse abbruciare la corri-spondente parte del cervello, come dovrebbe accaderes'egli potesse intromettersi nel mondo della verità, ve-drebbe allora quanto poco resisterebbe il suo cervello!Divinità buone hanno, per così dire, sottratto alla nostra

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sapere che effettivamente esiste una connessione tral'uno e l'altro. Vedete, così come ho disegnate le cose,esiste una connessione immediata tra il mondo esterioredei sensi e il nostro corpo fisico, e tra il mondo dellaSaggezza operante e il nostro corpo eterico. Ci sono del-le connessioni, ma sono sottratte all'uomo ed egli nonpuò avere su di esse alcun influsso. Come mai non puòavere su di esse alcun influsso? Ebbene, vi è una contin-genza in cui i nostri pensieri e tutta la nostra vita, qualela sviluppiamo nell'anima come vita del raziocinio, nonsono, vorrei dire, così innocui per la nostra propria real-tà, come nella vita quotidiana.

Nella vita quotidiana, nella vita di veglia, Divinitàbuone hanno provveduto affinchè i nostri pensieri nonagissero troppo dannosamente sulla nostra propria real-tà, ci hanno sottratto il potere che i nostri pensieri po-trebbero esercitare sul nostro corpo fisico e sul nostrocorpo eterico; senza di ciò le cose andrebbero assai malenel mondo. Se i pensieri, lo accentuo ancora una volta,significassero veramente nel mondo dell'uomo ciò chepropriamente significano come pensieri divini nella ve-rità, l'uomo con ogni suo errore produrrebbe un piccoloprocesso di necrosi nel suo interno e presto sarebbe dis-seccato. E quali effetti non produrrebbe poi una bugia!Se, con ogni bugia, l'uomo dovesse abbruciare la corri-spondente parte del cervello, come dovrebbe accaderes'egli potesse intromettersi nel mondo della verità, ve-drebbe allora quanto poco resisterebbe il suo cervello!Divinità buone hanno, per così dire, sottratto alla nostra

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anima il potere sopra il corpo eterico e il corpo fisico.Ma ciò non può essere sempre. Se cioè noi continuassi-mo a non esercitare dalla nostra anima alcun influsso sulnostro corpo fisico ed eterico, ben presto le forze esi-stenti nel nostro corpo fisico ed eterico sarebbero esauri-te, e la durata della nostra vita sarebbe assai breve; per-chè, come vedremo nel corso ulteriore di queste confe-renze, appunto nella nostra anima stanno le forze chedevono di nuovo penetrare nel nostro corpo fisico edeterico, e di cui abbisogniamo nel nostro corpo eterico.Perciò, in dati tempi, correnti di forza devono fluire dal-la nostra anima nel corpo eterico e nel corpo fisico. Ciòavviene appunto durante la notte, quando dormiamo.Allora dall'Universo, per la via dell'Io e del corpo astra-le, fluiscono le forze che ci occorrono per eliminare lastanchezza. Allora vige effettivamente quella viventeconnessione tra il mondo della Volontà e il mondo dellaSaggezza e il nostro corpo fisico ed eterico. Poichè là,dentro quei mondi, si dileguano, durante il sonno, il cor-po astrale e l'Io, e là dentro formano dei centri di attra-zione per le sostanze che ora devono penetrare dal mon-do della Saggezza nel corpo eterico e dal mondo dellaVolontà operante nel corpo fisico. Ciò deve accadere du-rante la notte! Se, durante questo processo, l'uomo fosseveramente cosciente, vedrebbe come si svolgerebbequesta penetrazione! Se l'uomo, in generale, fosse co-sciente, coi suoi errori e i suoi vizi, con tutto il malech'egli compie nel mondo, ciò produrrebbe un singolareapparato di presa per le forze che devono penetrare

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anima il potere sopra il corpo eterico e il corpo fisico.Ma ciò non può essere sempre. Se cioè noi continuassi-mo a non esercitare dalla nostra anima alcun influsso sulnostro corpo fisico ed eterico, ben presto le forze esi-stenti nel nostro corpo fisico ed eterico sarebbero esauri-te, e la durata della nostra vita sarebbe assai breve; per-chè, come vedremo nel corso ulteriore di queste confe-renze, appunto nella nostra anima stanno le forze chedevono di nuovo penetrare nel nostro corpo fisico edeterico, e di cui abbisogniamo nel nostro corpo eterico.Perciò, in dati tempi, correnti di forza devono fluire dal-la nostra anima nel corpo eterico e nel corpo fisico. Ciòavviene appunto durante la notte, quando dormiamo.Allora dall'Universo, per la via dell'Io e del corpo astra-le, fluiscono le forze che ci occorrono per eliminare lastanchezza. Allora vige effettivamente quella viventeconnessione tra il mondo della Volontà e il mondo dellaSaggezza e il nostro corpo fisico ed eterico. Poichè là,dentro quei mondi, si dileguano, durante il sonno, il cor-po astrale e l'Io, e là dentro formano dei centri di attra-zione per le sostanze che ora devono penetrare dal mon-do della Saggezza nel corpo eterico e dal mondo dellaVolontà operante nel corpo fisico. Ciò deve accadere du-rante la notte! Se, durante questo processo, l'uomo fosseveramente cosciente, vedrebbe come si svolgerebbequesta penetrazione! Se l'uomo, in generale, fosse co-sciente, coi suoi errori e i suoi vizi, con tutto il malech'egli compie nel mondo, ciò produrrebbe un singolareapparato di presa per le forze che devono penetrare

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dall'Universo. Orribili distruzioni dovrebbero avvenirenel corpo eterico e nel corpo fisico a cagione di ciò chel'uomo col suo Io e col suo corpo astrale introdurrebbenel suo corpo fisico e nel suo corpo eterico, dal mondodella Saggezza operante e dal mondo della Volontà ope-rante.

Perciò, anche qui, Divinità buone hanno provvedutoaffinchè noi non potessimo essere presenti quando, nellanotte, la giusta forza deve penetrare nel nostro corpo fi-sico ed eterico. Hanno cioè, per questo stato, smorzatala coscienza dell'uomo durante il sonno per impedirglidi guastare, mediante i suoi pensieri che, in tal caso, sa-rebbero operanti, ciò che altrimenti, senz'alcun dubbioegli guasterebbe. È appunto questo che, nel salire aimondi superiori, nel percorrere il sentiero della cono-scenza, ci procura, se noi lavoriamo a fondo, i massimidolori. Troverete descritto nel mio libro L'Iniziazionecome, per così dire, la vita notturna, la vita dormente,venga, in certo modo, presa in aiuto per salire dal mon-do della realtà esteriore, nei mondi superiori. Quandol'uomo, dal mondo dell'Immaginazione, comincia a illu-minare la sua coscienza di sonno e la compenetra di co-noscenza, di esperienze, deve effettivamente cercare dieliminare sè stesso, per togliere dalla sua coscienza, nelgiusto modo, tutte le fonti di distruzione per il suo corpofisico e per il suo corpo eterico. Appunto ciò provoca lanecessità di conoscerci veramente in modo ben precisoquando vogliamo salire nei mondi spirituali. Chi si co-nosce proprio bene, cessa per lo più di amarsi; l'amore

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dall'Universo. Orribili distruzioni dovrebbero avvenirenel corpo eterico e nel corpo fisico a cagione di ciò chel'uomo col suo Io e col suo corpo astrale introdurrebbenel suo corpo fisico e nel suo corpo eterico, dal mondodella Saggezza operante e dal mondo della Volontà ope-rante.

Perciò, anche qui, Divinità buone hanno provvedutoaffinchè noi non potessimo essere presenti quando, nellanotte, la giusta forza deve penetrare nel nostro corpo fi-sico ed eterico. Hanno cioè, per questo stato, smorzatala coscienza dell'uomo durante il sonno per impedirglidi guastare, mediante i suoi pensieri che, in tal caso, sa-rebbero operanti, ciò che altrimenti, senz'alcun dubbioegli guasterebbe. È appunto questo che, nel salire aimondi superiori, nel percorrere il sentiero della cono-scenza, ci procura, se noi lavoriamo a fondo, i massimidolori. Troverete descritto nel mio libro L'Iniziazionecome, per così dire, la vita notturna, la vita dormente,venga, in certo modo, presa in aiuto per salire dal mon-do della realtà esteriore, nei mondi superiori. Quandol'uomo, dal mondo dell'Immaginazione, comincia a illu-minare la sua coscienza di sonno e la compenetra di co-noscenza, di esperienze, deve effettivamente cercare dieliminare sè stesso, per togliere dalla sua coscienza, nelgiusto modo, tutte le fonti di distruzione per il suo corpofisico e per il suo corpo eterico. Appunto ciò provoca lanecessità di conoscerci veramente in modo ben precisoquando vogliamo salire nei mondi spirituali. Chi si co-nosce proprio bene, cessa per lo più di amarsi; l'amore

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per noi stessi viene meno, quando cominciamo a cono-scere noi stessi; e questo amore di sè, che sempre esistenell'uomo non ancora giunto all'autoconoscenza, (è sem-pre un'illusione se qualcuno crede di non amare sè stes-so; egli si ama più di ogni altra cosa al mondo), questoamore di sè l'uomo deve averlo superato per poter met-tere da parte sè stesso. Effettivamente in quest'ascesanoi dobbiamo metterci in grado di dire a noi stessi:«Quale sei, devi metterti da parte. Poichè, se non riescia mettere da parte ciò che di solito puoi amare in te stes-so, ciò che hai in te di errori, piccinerie, pregiudizi, sim-patie e antipatie ecc., se non puoi mettere da parte tuttociò, la tua ascesa procederà in modo che, a cagione deituoi errori, pregiudizi, piccinerie ecc., certe forze siframmischieranno in ciò che deve penetrare in te affin-chè tu possa raggiungere la chiaroveggenza. Esse flui-ranno allora nel tuo corpo fisico e nel tuo corpo eterico,e in tal caso vi saranno tanti errori, tanti processi di di-struzione». Finchè nel sonno non abbiamo coscienza,finchè non possiamo salire nel mondo della chiaroveg-genza, Divinità buone ci proteggono affinchè le correntiche fluiscono dal mondo della Volontà operante e dalmondo della Saggezza operante possano penetrare nelnostro corpo fisico e nel nostro corpo eterico. Quandoinvece noi innalziamo la nostra coscienza nel mondodella chiaroveggenza, nessuna Divinità ci protegge più(perchè la protezione ch'esse ci dànno consiste appuntonel fatto di toglierci la nostra coscienza), allora noi stes-si dobbiamo eliminare tutto ciò che è pregiudizio, sim-

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per noi stessi viene meno, quando cominciamo a cono-scere noi stessi; e questo amore di sè, che sempre esistenell'uomo non ancora giunto all'autoconoscenza, (è sem-pre un'illusione se qualcuno crede di non amare sè stes-so; egli si ama più di ogni altra cosa al mondo), questoamore di sè l'uomo deve averlo superato per poter met-tere da parte sè stesso. Effettivamente in quest'ascesanoi dobbiamo metterci in grado di dire a noi stessi:«Quale sei, devi metterti da parte. Poichè, se non riescia mettere da parte ciò che di solito puoi amare in te stes-so, ciò che hai in te di errori, piccinerie, pregiudizi, sim-patie e antipatie ecc., se non puoi mettere da parte tuttociò, la tua ascesa procederà in modo che, a cagione deituoi errori, pregiudizi, piccinerie ecc., certe forze siframmischieranno in ciò che deve penetrare in te affin-chè tu possa raggiungere la chiaroveggenza. Esse flui-ranno allora nel tuo corpo fisico e nel tuo corpo eterico,e in tal caso vi saranno tanti errori, tanti processi di di-struzione». Finchè nel sonno non abbiamo coscienza,finchè non possiamo salire nel mondo della chiaroveg-genza, Divinità buone ci proteggono affinchè le correntiche fluiscono dal mondo della Volontà operante e dalmondo della Saggezza operante possano penetrare nelnostro corpo fisico e nel nostro corpo eterico. Quandoinvece noi innalziamo la nostra coscienza nel mondodella chiaroveggenza, nessuna Divinità ci protegge più(perchè la protezione ch'esse ci dànno consiste appuntonel fatto di toglierci la nostra coscienza), allora noi stes-si dobbiamo eliminare tutto ciò che è pregiudizio, sim-

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patia, antipatia ecc. Dobbiamo mettere da parte tuttociò, perchè se abbiamo in noi ancora qualche egoismo odesiderio personale, se siamo in condizione di formularequesto o quel giudizio partendo da sentimenti personali,tutte queste cose sono ragioni per le quali noi danneg-giamo la nostra salute, cioè il nostro corpo fisico ed ete-rico, quando ci sviluppiamo per ascendere nei mondi su-periori.

È straordinariamente importante che noi riconoscia-mo nettamente tutto ciò. Perciò possiamo accogliere innoi la persuasione di quanto sia importante che, nellavita ordinaria, durante il giorno, venga tolta la possibili-tà all'uomo di esercitare qualche influsso sul suo corpofisico e sul suo corpo eterico, pel fatto che i nostri pen-sieri, come noi li concepiamo quando ci troviamo entroil nostro corpo fisico e il nostro corpo eterico, non han-no nulla a che fare con la realtà, sono inefficienti, e perconseguenza non possono nemmeno essere decisivi neiriguardi della realtà. Di notte sì, possono essere decisivi.Ogni pensiero errato distruggerebbe il corpo fisico e ilcorpo eterico; tutto ciò che ora è stato descritto ci appa-rirebbe davanti agli sguardi; il mondo dei sensi ci appa-rirebbe come un mare di Volontà operante, e dietro aquello ci apparirebbe, come operante attraverso quellaVolontà e sferzando quella Volontà sia verso l'alto siaverso il basso, la Saggezza che edifica il mondo, ma inmodo che col suo vibrare suscita continuamente i pro-cessi del sorgere e del perire, del nascere e del morire.Questo è il mondo del Vero, nel quale così penetriamo

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patia, antipatia ecc. Dobbiamo mettere da parte tuttociò, perchè se abbiamo in noi ancora qualche egoismo odesiderio personale, se siamo in condizione di formularequesto o quel giudizio partendo da sentimenti personali,tutte queste cose sono ragioni per le quali noi danneg-giamo la nostra salute, cioè il nostro corpo fisico ed ete-rico, quando ci sviluppiamo per ascendere nei mondi su-periori.

È straordinariamente importante che noi riconoscia-mo nettamente tutto ciò. Perciò possiamo accogliere innoi la persuasione di quanto sia importante che, nellavita ordinaria, durante il giorno, venga tolta la possibili-tà all'uomo di esercitare qualche influsso sul suo corpofisico e sul suo corpo eterico, pel fatto che i nostri pen-sieri, come noi li concepiamo quando ci troviamo entroil nostro corpo fisico e il nostro corpo eterico, non han-no nulla a che fare con la realtà, sono inefficienti, e perconseguenza non possono nemmeno essere decisivi neiriguardi della realtà. Di notte sì, possono essere decisivi.Ogni pensiero errato distruggerebbe il corpo fisico e ilcorpo eterico; tutto ciò che ora è stato descritto ci appa-rirebbe davanti agli sguardi; il mondo dei sensi ci appa-rirebbe come un mare di Volontà operante, e dietro aquello ci apparirebbe, come operante attraverso quellaVolontà e sferzando quella Volontà sia verso l'alto siaverso il basso, la Saggezza che edifica il mondo, ma inmodo che col suo vibrare suscita continuamente i pro-cessi del sorgere e del perire, del nascere e del morire.Questo è il mondo del Vero, nel quale così penetriamo

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con lo sguardo: il mondo della Volontà operante e ilmondo della Saggezza operante. Quest'ultimo, però, è ilmondo del sorgere e del perire, delle continue nascite edelle continue morti. Questo appunto è il mondo che è ilnostro, e ch'è estremamente importante di conoscere.Poichè, se una volta lo si conosce, si comincia effettiva-mente a trovare un mezzo importante per aumentare lanostra devozione a gradi sempre più alti, poichè ci sen-tiamo intrecciati in continue nascite e in continue morti,e perchè veniamo a sapere che, con ogni cosa che noifacciamo, noi ci collochiamo, in certo modo, entro que-sto processo del nascere e del morire. E ciò che è buonodiventa allora per l'uomo qualcosa di cui egli non sol-tanto dice: «Questo è buono e mi riempie di simpatia».No, ora comincia a sapere che il buono, cioè il Bene,nell'Universo è qualcosa di creativo e significa dovun-que il mondo del divenire. E, del Male, l'uomo sente do-vunque che è come un'emanazione di distruzione. Que-sto è un importante trapasso ad una nuova concezionedel mondo, nella quale non si potrà più sentire il malealtrimenti che come l'Angelo della Morte che percorre ilmondo, e in cui il Bene non si potrà sentire altrimentiche come il creatore di continue nascite universali, ingrande e in piccolo. E, dalla Scienza dello Spirito,l'uomo che comprende quello che così può essere detto,trarrà il presentimento di come egli possa, per mezzo diquesta concezione spirituale, approfondire la sua conce-zione del mondo; poichè giungerà a sentire immediata-mente che il mondo del Bene e il mondo del Male non

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con lo sguardo: il mondo della Volontà operante e ilmondo della Saggezza operante. Quest'ultimo, però, è ilmondo del sorgere e del perire, delle continue nascite edelle continue morti. Questo appunto è il mondo che è ilnostro, e ch'è estremamente importante di conoscere.Poichè, se una volta lo si conosce, si comincia effettiva-mente a trovare un mezzo importante per aumentare lanostra devozione a gradi sempre più alti, poichè ci sen-tiamo intrecciati in continue nascite e in continue morti,e perchè veniamo a sapere che, con ogni cosa che noifacciamo, noi ci collochiamo, in certo modo, entro que-sto processo del nascere e del morire. E ciò che è buonodiventa allora per l'uomo qualcosa di cui egli non sol-tanto dice: «Questo è buono e mi riempie di simpatia».No, ora comincia a sapere che il buono, cioè il Bene,nell'Universo è qualcosa di creativo e significa dovun-que il mondo del divenire. E, del Male, l'uomo sente do-vunque che è come un'emanazione di distruzione. Que-sto è un importante trapasso ad una nuova concezionedel mondo, nella quale non si potrà più sentire il malealtrimenti che come l'Angelo della Morte che percorre ilmondo, e in cui il Bene non si potrà sentire altrimentiche come il creatore di continue nascite universali, ingrande e in piccolo. E, dalla Scienza dello Spirito,l'uomo che comprende quello che così può essere detto,trarrà il presentimento di come egli possa, per mezzo diquesta concezione spirituale, approfondire la sua conce-zione del mondo; poichè giungerà a sentire immediata-mente che il mondo del Bene e il mondo del Male non

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sono soltanto quelli che ci si presentano nella Maya2

esteriore, dove col nostro giudizio noi veniamo soltantoa collocarci di fronte al Bene e al Male, non trovandonull'altro se non che l'uno ci è simpatico e l'altro antipa-tico. No, il mondo del Bene è il mondo delle Forze crea-tive, e il Male è l'Angelo sterminatore che percorre ilmondo con la sua falce. E, facendo il Male, noi aiutiamol'Angelo sterminatore, prendiamo in mano noi stessi lasua falce, e partecipiamo ai processi di morte e di distru-zione. Le idee che noi accogliamo su base spiritualehanno un'azione vivificante su tutta la nostra concezionedel mondo. Questo è il forte elemento che l'umanitàdeve accogliere, a partire dall'epoca presente, versol'evoluzione culturale dell'avvenire; perchè di ciò gli uo-mini avranno bisogno. Finora hanno provveduto per gliuomini le buone Divinità; ora invece è venuto il tempodella nostra quinta epoca di coltura postatlantica, in cui idestini dell'uomo, il Bene e il Male, devono di nuovo es-sere posti, più o meno, nelle sue proprie mani. Perciò ènecessario che gli uomini sappiano che cosa significhi ilBene come principio creatore, e che cosa significhi ilMale come principio apportatore di morte.

2 Dal sanscrito; è l'illusione per la quale il mondo ci appare vi-sibilmente solo ai sensi fisici, incapaci di penetrarne la realtà inte-grale. (N. d. T.).

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sono soltanto quelli che ci si presentano nella Maya2

esteriore, dove col nostro giudizio noi veniamo soltantoa collocarci di fronte al Bene e al Male, non trovandonull'altro se non che l'uno ci è simpatico e l'altro antipa-tico. No, il mondo del Bene è il mondo delle Forze crea-tive, e il Male è l'Angelo sterminatore che percorre ilmondo con la sua falce. E, facendo il Male, noi aiutiamol'Angelo sterminatore, prendiamo in mano noi stessi lasua falce, e partecipiamo ai processi di morte e di distru-zione. Le idee che noi accogliamo su base spiritualehanno un'azione vivificante su tutta la nostra concezionedel mondo. Questo è il forte elemento che l'umanitàdeve accogliere, a partire dall'epoca presente, versol'evoluzione culturale dell'avvenire; perchè di ciò gli uo-mini avranno bisogno. Finora hanno provveduto per gliuomini le buone Divinità; ora invece è venuto il tempodella nostra quinta epoca di coltura postatlantica, in cui idestini dell'uomo, il Bene e il Male, devono di nuovo es-sere posti, più o meno, nelle sue proprie mani. Perciò ènecessario che gli uomini sappiano che cosa significhi ilBene come principio creatore, e che cosa significhi ilMale come principio apportatore di morte.

2 Dal sanscrito; è l'illusione per la quale il mondo ci appare vi-sibilmente solo ai sensi fisici, incapaci di penetrarne la realtà inte-grale. (N. d. T.).

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TERZA CONFERENZA

Misteri della vita – Perturbazione dell'equilibrio a causa di inter-venti dominanti sin qui – L'irregolare connessione dei quattroarti della natura umana

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TERZA CONFERENZA

Misteri della vita – Perturbazione dell'equilibrio a causa di inter-venti dominanti sin qui – L'irregolare connessione dei quattroarti della natura umana

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Dalla conferenza di ieri abbiamo potuto vedere comeil corpo fisico dell'uomo sia connesso con ciò che chia-miamo il nostro mondo dei sensi. Abbiamo veduto cheil corpo fisico umano è, per così dire, della stessa so-stanza che troviamo nel mondo esteriore dei sensi e cheieri abbiamo riconosciuto essere veramente Volontà. Dimodo che possiamo dire che nel mondo esteriore deisensi abbiamo Volontà operante, e anche nel corpo fisi-co umano abbiamo anzi tutto, secondo la realtà, Volontàoperante. Infatti, secondo la realtà, il corpo fisico umanoè anch'esso una parte del mondo esteriore dei sensi. Die-tro al mondo dei sensi abbiamo trovato il mondo delsorgere e perire, e in esso, come suo vero essere, abbia-mo trovato ciò che possiamo chiamare Saggezza ope-rante. E da questa sostanza della Saggezza operante è asua volta formato ciò che chiamiamo il corpo etericoumano. Orbene, in questi due corpi umani, l'eterico e ilfisico, sono inseriti ciò che chiamiamo il corpo astrale el'Io, poichè l'uomo in toto, quale ci appare sulla terra, èconnessione, una connessione retta da leggi, di corpo fi-sico, corpo eterico, corpo astrale e Io.

A questo punto dobbiamo inserire una considerazioneche potrà essere alquanto difficile per il momento, mache, una volta fatta, c'introdurrà straordinariamente afondo nella comprensione del mondo e specialmente

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Dalla conferenza di ieri abbiamo potuto vedere comeil corpo fisico dell'uomo sia connesso con ciò che chia-miamo il nostro mondo dei sensi. Abbiamo veduto cheil corpo fisico umano è, per così dire, della stessa so-stanza che troviamo nel mondo esteriore dei sensi e cheieri abbiamo riconosciuto essere veramente Volontà. Dimodo che possiamo dire che nel mondo esteriore deisensi abbiamo Volontà operante, e anche nel corpo fisi-co umano abbiamo anzi tutto, secondo la realtà, Volontàoperante. Infatti, secondo la realtà, il corpo fisico umanoè anch'esso una parte del mondo esteriore dei sensi. Die-tro al mondo dei sensi abbiamo trovato il mondo delsorgere e perire, e in esso, come suo vero essere, abbia-mo trovato ciò che possiamo chiamare Saggezza ope-rante. E da questa sostanza della Saggezza operante è asua volta formato ciò che chiamiamo il corpo etericoumano. Orbene, in questi due corpi umani, l'eterico e ilfisico, sono inseriti ciò che chiamiamo il corpo astrale el'Io, poichè l'uomo in toto, quale ci appare sulla terra, èconnessione, una connessione retta da leggi, di corpo fi-sico, corpo eterico, corpo astrale e Io.

A questo punto dobbiamo inserire una considerazioneche potrà essere alquanto difficile per il momento, mache, una volta fatta, c'introdurrà straordinariamente afondo nella comprensione del mondo e specialmente

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dell'essere umano come tale. Dovremo poter presuppor-re, fin da principio, che questi corpi: fisico, eterico,astrale e Io, siano connessi tra loro in una certa maniera.Solo colui che, sulla base di una sviluppata chiaroveg-genza, può darsi alla contemplazione di questa connes-sione dei quattro corpi o arti della natura umana, ricevel'impressione – se considera l'uomo così com'è attual-mente nel mondo (e noi vedremo quanto sia importanteconsiderare una volta questa impressione) – di come ve-ramente questi quattro arti della natura umana siano ir-regolarmente connessi nell'uomo odierno ed è costrettoa dirsi: In questa connessione dev'essersi una volta pro-dotto del disordine». Investigando i quattro arti dell'enti-tà umana, si ha dunque l'impressione ch'essi non sonoveramente connessi come dovrebbero essere, ma inmodo irregolare; devono una volta esser stati messi indisordine. Tale è l'impressione. E nel toccare questopunto dei misteri della vita potrete nuovamente vederequali immense profondità siano contenute nei documen-ti religiosi occulti giustamente compresi.

Vedremo infatti sempre meglio che ciò che s'intendeparlando di questo disordine è espresso in modo meravi-glioso nella Bibbia con le parole che Lucifero diceall'uomo quando lo vuol tentare e sedurre: «I vostri oc-chi saranno aperti e voi distinguerete il Bene e il Male».In queste parole v'è una profondità incommensurabile;non vogliono dire soltanto: i vostri occhi saranno aperti;gli occhi stanno qui a rappresentare i sensi in genere. Se

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dell'essere umano come tale. Dovremo poter presuppor-re, fin da principio, che questi corpi: fisico, eterico,astrale e Io, siano connessi tra loro in una certa maniera.Solo colui che, sulla base di una sviluppata chiaroveg-genza, può darsi alla contemplazione di questa connes-sione dei quattro corpi o arti della natura umana, ricevel'impressione – se considera l'uomo così com'è attual-mente nel mondo (e noi vedremo quanto sia importanteconsiderare una volta questa impressione) – di come ve-ramente questi quattro arti della natura umana siano ir-regolarmente connessi nell'uomo odierno ed è costrettoa dirsi: In questa connessione dev'essersi una volta pro-dotto del disordine». Investigando i quattro arti dell'enti-tà umana, si ha dunque l'impressione ch'essi non sonoveramente connessi come dovrebbero essere, ma inmodo irregolare; devono una volta esser stati messi indisordine. Tale è l'impressione. E nel toccare questopunto dei misteri della vita potrete nuovamente vederequali immense profondità siano contenute nei documen-ti religiosi occulti giustamente compresi.

Vedremo infatti sempre meglio che ciò che s'intendeparlando di questo disordine è espresso in modo meravi-glioso nella Bibbia con le parole che Lucifero diceall'uomo quando lo vuol tentare e sedurre: «I vostri oc-chi saranno aperti e voi distinguerete il Bene e il Male».In queste parole v'è una profondità incommensurabile;non vogliono dire soltanto: i vostri occhi saranno aperti;gli occhi stanno qui a rappresentare i sensi in genere. Se

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comprendiamo le parole di Lucifero nel giusto modo,possiamo tradurle così:

«Tutti i vostri sensi agiranno altrimenti di come vera-mente dovrebbero agire se voleste obbedire soltanto agliDei e non a me», cioè a Lucifero. Per l'influsso di Luci-fero i sensi operano, per così dire, in un'altra forma dicome opererebbero. È certamente assai difficile perl'uomo attuale rappresentarsi come agiscano questi sen-si, e dovrò dire molte cose che vi parranno grottesche,volendo spiegarvi come questi sensi agirebbero vera-mente se, per opera di Lucifero, non si fosse introdottoil disordine nella connessione dei quattro arti della natu-ra umana. Si devono dir cose che paiono grottesche,perchè gli uomini, quali sono, non possono affatto im-maginarsi che, secondo l'origine, qualcosa di ben diver-so da ciò che gli uomini sperimentano ora, potrebbe es-ser giusto. Se si chiedesse agli uomini attuali: Per checosa sono fatti veramente gli occhi dell'uomo?», nullasarebbe più naturale per loro che rispondere: «Natural-mente, per vedere!». E, in certo senso, si può dire chel'uomo avrebbe ragione di ritener matto chi affermasse:

Gli occhi non sono fatti per vedere»! Ma, in real-tà, al principio dell'evoluzione umana gli occhidell'uomo non dovevano affatto servire a vedere; soltan-to attraverso alla seduzione di Lucifero essi sono giuntia esser tali da vedere così come vedono oggi. Vogliodire che quella ch'è veramente la forza visiva dell'uomonon avrebbe dovuto attraversare l'occhio e andare versol'esterno fino ai così detti oggetti, ma avrebbe dovuto

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comprendiamo le parole di Lucifero nel giusto modo,possiamo tradurle così:

«Tutti i vostri sensi agiranno altrimenti di come vera-mente dovrebbero agire se voleste obbedire soltanto agliDei e non a me», cioè a Lucifero. Per l'influsso di Luci-fero i sensi operano, per così dire, in un'altra forma dicome opererebbero. È certamente assai difficile perl'uomo attuale rappresentarsi come agiscano questi sen-si, e dovrò dire molte cose che vi parranno grottesche,volendo spiegarvi come questi sensi agirebbero vera-mente se, per opera di Lucifero, non si fosse introdottoil disordine nella connessione dei quattro arti della natu-ra umana. Si devono dir cose che paiono grottesche,perchè gli uomini, quali sono, non possono affatto im-maginarsi che, secondo l'origine, qualcosa di ben diver-so da ciò che gli uomini sperimentano ora, potrebbe es-ser giusto. Se si chiedesse agli uomini attuali: Per checosa sono fatti veramente gli occhi dell'uomo?», nullasarebbe più naturale per loro che rispondere: «Natural-mente, per vedere!». E, in certo senso, si può dire chel'uomo avrebbe ragione di ritener matto chi affermasse:

Gli occhi non sono fatti per vedere»! Ma, in real-tà, al principio dell'evoluzione umana gli occhidell'uomo non dovevano affatto servire a vedere; soltan-to attraverso alla seduzione di Lucifero essi sono giuntia esser tali da vedere così come vedono oggi. Vogliodire che quella ch'è veramente la forza visiva dell'uomonon avrebbe dovuto attraversare l'occhio e andare versol'esterno fino ai così detti oggetti, ma avrebbe dovuto

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giungere veramente solo fino all'occhio; e, se le cosefossero andate secondo le intenzioni originarie degliDei, l'uomo avrebbe dovuto veramente, in ogni atto visi-vo, in ogni attività visiva, rendersi immediatamente co-sciente del suo proprio occhio; vale a dire, non avrebbedovuto vedere un oggetto esteriore, ma avrebbe dovutoveramente sentire il suo occhio. Avrebbe dovuto diven-tar cosciente dell'attività che si svolge nell'occhio cometale; mentre oggi egli non è cosciente dell'attività del ve-dere, ma è cosciente soltanto di ciò che avviene median-te l'attività dell'occhio; diventa cosciente di ciò che gli sipresenta come oggetto esteriore. Ma assai prima che da-vanti all'oggetto l'uomo avrebbe dovuto afferrare sèstesso nel suo vedere; avrebbe dovuto divenire coscientedi sè già nell'occhio, avrebbe dovuto sentire l'attivitàdell'occhio come tale.

L'uomo d'oggi non è veramente in grado di mettersiin questo rapporto con l'occhio, se non ha attraversatouna speciale evoluzione occulta. Con la mano invecepuò farlo, perchè distingue, almeno, se con la mano af-ferra un oggetto, oppure se si limita a muoverla libera-mente senza mèta, in modo da rendersi conto soltantodell'attività propria della mano. Se l'uomo dirige la suaforza visiva soltanto verso l'occhio, egli non vede nulla.Per l'uomo attuale è così, ma, originariamente, non erastato preordinato così; bensì era stato preordinato chel'uomo, prendendo in considerazione il suo occhio o ilsuo orecchio, o uno qualunque dei suoi organi sensori,percepisce la Volontà operante, e immerso in essa la ri-

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giungere veramente solo fino all'occhio; e, se le cosefossero andate secondo le intenzioni originarie degliDei, l'uomo avrebbe dovuto veramente, in ogni atto visi-vo, in ogni attività visiva, rendersi immediatamente co-sciente del suo proprio occhio; vale a dire, non avrebbedovuto vedere un oggetto esteriore, ma avrebbe dovutoveramente sentire il suo occhio. Avrebbe dovuto diven-tar cosciente dell'attività che si svolge nell'occhio cometale; mentre oggi egli non è cosciente dell'attività del ve-dere, ma è cosciente soltanto di ciò che avviene median-te l'attività dell'occhio; diventa cosciente di ciò che gli sipresenta come oggetto esteriore. Ma assai prima che da-vanti all'oggetto l'uomo avrebbe dovuto afferrare sèstesso nel suo vedere; avrebbe dovuto divenire coscientedi sè già nell'occhio, avrebbe dovuto sentire l'attivitàdell'occhio come tale.

L'uomo d'oggi non è veramente in grado di mettersiin questo rapporto con l'occhio, se non ha attraversatouna speciale evoluzione occulta. Con la mano invecepuò farlo, perchè distingue, almeno, se con la mano af-ferra un oggetto, oppure se si limita a muoverla libera-mente senza mèta, in modo da rendersi conto soltantodell'attività propria della mano. Se l'uomo dirige la suaforza visiva soltanto verso l'occhio, egli non vede nulla.Per l'uomo attuale è così, ma, originariamente, non erastato preordinato così; bensì era stato preordinato chel'uomo, prendendo in considerazione il suo occhio o ilsuo orecchio, o uno qualunque dei suoi organi sensori,percepisce la Volontà operante, e immerso in essa la ri-

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conoscesse dal modo particolare in cui il suo occhio nesarebbe stato toccato. E per l'occhio avrebbe dovuto es-sere lo stesso com'è per la mano. Afferrando qualcosa,sentite che l'oggetto è duro se fate una certa fatica a pie-garlo, che è molle se lo piegate con facilità. Ma voi sen-tite veramente ciò che fate con la vostra mano. Così sa-rebbe anche per l'occhio. Si sentirebbe solamentel'occhio; si sentirebbe, per così dire, l'occhio come im-mediatamente collegato con la Volontà operante, se ilcorpo eterico fosse inserito nel giusto modo entro il cor-po fisico. Se non che il corpo eterico non è giustamenteinserito nel corpo fisico. Ma questo è solo un esempiodel disordine che esiste nell'uomo. Nessun arto dell'enti-tà umana è inserito negli altri arti in modo giusto; tuttonell'uomo è, per così dire, in disordine. Se l'influsso lu-ciferico non fosse avvenuto al principio dell'evoluzioneterrestre, ogni connessione tra i quattro arti dell'entitàumana sarebbe stata diversa. Oggi vogliamo appuntochiarirci come pel disordine introdotto nella connessio-ne dei quattro arti della natura umana, attraversol'influsso di Lucifero, sia avvenuto qualcosa di moltospeciale.

Da prima esprimerò la cosa schematicamente, aiutan-domi con una tabella (cfr. pag. 96).

Prendiamo anzi tutto il rapporto del corpo fisico colcorpo eterico in esso inserito. Se il corpo eterico,com'era originariamente intenzione delle Divinità diri-genti, fosse stato versato entro il corpo fisico in modoperfettamente regolare, l'uomo sperimenterebbe tutto in-

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conoscesse dal modo particolare in cui il suo occhio nesarebbe stato toccato. E per l'occhio avrebbe dovuto es-sere lo stesso com'è per la mano. Afferrando qualcosa,sentite che l'oggetto è duro se fate una certa fatica a pie-garlo, che è molle se lo piegate con facilità. Ma voi sen-tite veramente ciò che fate con la vostra mano. Così sa-rebbe anche per l'occhio. Si sentirebbe solamentel'occhio; si sentirebbe, per così dire, l'occhio come im-mediatamente collegato con la Volontà operante, se ilcorpo eterico fosse inserito nel giusto modo entro il cor-po fisico. Se non che il corpo eterico non è giustamenteinserito nel corpo fisico. Ma questo è solo un esempiodel disordine che esiste nell'uomo. Nessun arto dell'enti-tà umana è inserito negli altri arti in modo giusto; tuttonell'uomo è, per così dire, in disordine. Se l'influsso lu-ciferico non fosse avvenuto al principio dell'evoluzioneterrestre, ogni connessione tra i quattro arti dell'entitàumana sarebbe stata diversa. Oggi vogliamo appuntochiarirci come pel disordine introdotto nella connessio-ne dei quattro arti della natura umana, attraversol'influsso di Lucifero, sia avvenuto qualcosa di moltospeciale.

Da prima esprimerò la cosa schematicamente, aiutan-domi con una tabella (cfr. pag. 96).

Prendiamo anzi tutto il rapporto del corpo fisico colcorpo eterico in esso inserito. Se il corpo eterico,com'era originariamente intenzione delle Divinità diri-genti, fosse stato versato entro il corpo fisico in modoperfettamente regolare, l'uomo sperimenterebbe tutto in-

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torno a sè (è difficile trovar parole per queste cose)come un continuo fluire di Volontà operante; l'uomopercepirebbe dovunque Volontà operante differenziata, enegli effetti della Volontà percepirebbe una certa diffe-renza, a seconda ch'egli divenisse cosciente di dirigeresul mondo gli organi dei suoi occhi, o dei suoi orecchi, oaltri. Questi organi, nella loro diversità, gli darebberosoltanto l'occasione di percepire in modi diversi la Vo-lontà, ma ovunque l'uomo sentirebbe Volontà fluente.Ciò avverrebbe se, come abbiamo detto, il corpo etericofosse inserito giustamente nel corpo fisico, com'era statopreordinato dalle Divinità dirigenti. Ma non è così; ilcorpo eterico non è completamente penetrato nel corpofisico umano, esso ha abbandonato, per così dire, a sèstesso un pezzo del corpo fisico, di modo che non locompenetra completamente, e il corpo fisico ha, per cer-ti riguardi, un soprappiù di attività propria che non do-vrebbe avere. Vi sono dunque, nel corpo fisico umano,dei punti che non sono completamente compenetrati dalcorpo eterico, come dovrebbero essere secondo le inten-zioni originarie delle Entità divino-spirituali che dirigo-no l'evoluzione terrestre. E questi punti, nei quali il cor-po fisico non è completamente compenetrato dal corpoeterico, sono quelli dove si formano gli organi dei sensi.In seguito a ciò, gli organi dei sensi hanno preso la loroforma attuale, e in ogni organo sensorio si trova il fattostranissimo che vi avvengono effetti meramente fisici, iquali sono, per modo di dire, quasi esclusi dagli effettivitali generali.

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torno a sè (è difficile trovar parole per queste cose)come un continuo fluire di Volontà operante; l'uomopercepirebbe dovunque Volontà operante differenziata, enegli effetti della Volontà percepirebbe una certa diffe-renza, a seconda ch'egli divenisse cosciente di dirigeresul mondo gli organi dei suoi occhi, o dei suoi orecchi, oaltri. Questi organi, nella loro diversità, gli darebberosoltanto l'occasione di percepire in modi diversi la Vo-lontà, ma ovunque l'uomo sentirebbe Volontà fluente.Ciò avverrebbe se, come abbiamo detto, il corpo etericofosse inserito giustamente nel corpo fisico, com'era statopreordinato dalle Divinità dirigenti. Ma non è così; ilcorpo eterico non è completamente penetrato nel corpofisico umano, esso ha abbandonato, per così dire, a sèstesso un pezzo del corpo fisico, di modo che non locompenetra completamente, e il corpo fisico ha, per cer-ti riguardi, un soprappiù di attività propria che non do-vrebbe avere. Vi sono dunque, nel corpo fisico umano,dei punti che non sono completamente compenetrati dalcorpo eterico, come dovrebbero essere secondo le inten-zioni originarie delle Entità divino-spirituali che dirigo-no l'evoluzione terrestre. E questi punti, nei quali il cor-po fisico non è completamente compenetrato dal corpoeterico, sono quelli dove si formano gli organi dei sensi.In seguito a ciò, gli organi dei sensi hanno preso la loroforma attuale, e in ogni organo sensorio si trova il fattostranissimo che vi avvengono effetti meramente fisici, iquali sono, per modo di dire, quasi esclusi dagli effettivitali generali.

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Pensate che nell'occhio avete qualcosa che potete pa-ragonare agli effetti meramente fisici di una cameraoscura, di un apparato fotografico. È come se una partefosse sottratta all'integrale compenetrazione da parte delcorpo eterico. Infatti è così. E lo stesso è del singolareorecchio interiore dove nel labirinto si ha come una ta-stiera. Il corpo eterico è stato in certo modo respinto, evi sono nel corpo fisico attività proprie, di natura fisica,le quali non vengono compenetrate in modo corrispon-dente dal corpo eterico; da ciò nascono quelle che chia-miamo sensazioni. Noi sperimentiamo i colori pel fattoche per l'occhio il corpo eterico non compenetra inmodo giusto l'organo, così che dentro l'organismo sonoracchiusi effetti meramente fisici. Ed è così per tutti isensi; in tutti i sensi il corpo fisico ha un sopravventosopra il corpo eterico. Possiamo dunque dire che, in pri-mo luogo, abbiamo da fare col singolare rapporto fracorpo fisico e corpo eterico, cioè con una preponderanzadel corpo fisico sul corpo eterico. Se non ci fosse questapreponderanza del corpo fisico, tutto il mondo dei sensiesteso intorno a noi, così come è oggi, non esisterebbe,e l'uomo sarebbe collegato con tutto il mondo circostan-te in modo che percepirebbe tutto come Volontà fluente,operante. Se non ci fosse una siffatta preponderanza delcorpo fisico sul corpo eterico, l'uomo non si sentirebbeaffatto passivo, ma attivo, come si sente attivo quandostende la mano ad afferrar qualcosa. È dunque un fattostraordinariamente interessante, che risulta realmente aun'osservazione superiore occulta dell'entità umana: tut-

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Pensate che nell'occhio avete qualcosa che potete pa-ragonare agli effetti meramente fisici di una cameraoscura, di un apparato fotografico. È come se una partefosse sottratta all'integrale compenetrazione da parte delcorpo eterico. Infatti è così. E lo stesso è del singolareorecchio interiore dove nel labirinto si ha come una ta-stiera. Il corpo eterico è stato in certo modo respinto, evi sono nel corpo fisico attività proprie, di natura fisica,le quali non vengono compenetrate in modo corrispon-dente dal corpo eterico; da ciò nascono quelle che chia-miamo sensazioni. Noi sperimentiamo i colori pel fattoche per l'occhio il corpo eterico non compenetra inmodo giusto l'organo, così che dentro l'organismo sonoracchiusi effetti meramente fisici. Ed è così per tutti isensi; in tutti i sensi il corpo fisico ha un sopravventosopra il corpo eterico. Possiamo dunque dire che, in pri-mo luogo, abbiamo da fare col singolare rapporto fracorpo fisico e corpo eterico, cioè con una preponderanzadel corpo fisico sul corpo eterico. Se non ci fosse questapreponderanza del corpo fisico, tutto il mondo dei sensiesteso intorno a noi, così come è oggi, non esisterebbe,e l'uomo sarebbe collegato con tutto il mondo circostan-te in modo che percepirebbe tutto come Volontà fluente,operante. Se non ci fosse una siffatta preponderanza delcorpo fisico sul corpo eterico, l'uomo non si sentirebbeaffatto passivo, ma attivo, come si sente attivo quandostende la mano ad afferrar qualcosa. È dunque un fattostraordinariamente interessante, che risulta realmente aun'osservazione superiore occulta dell'entità umana: tut-

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to il mondo dei sensi si fonda sul fatto che, in certomodo, il corpo eterico è stato respinto al di fuori degliorgani dei sensi, e che così abbiamo in noi qualcosa cheè mero mondo fisico.

Ora, in secondo luogo, veniamo al rapporto del corpoeterico col corpo astrale. Anche il corpo astrale noncompenetra nel giusto modo il corpo eterico, ma anchequi c'è nella natura umana una preponderanza del corpoeterico sopra il corpo astrale. Già con una forza chiaro-veggente di poco conto si può presto scoprire una pre-ponderanza del corpo eterico sopra il corpo astrale. In-fatti, se una tale preponderanza non ci fosse, l'uomo, tral'altro, non potrebbe mai piangere. Quando si osserva unuomo che piange, un uomo che secerne dalle glandoledegli occhi quel singolare liquido salato, si scopre che,allora, si svolge una troppo grande attività del corpo ete-rico rispetto all'inserita attività del corpo astrale. L'uomonon è in grado di sperimentare completamente entro ilsuo corpo eterico ciò ch'egli sperimenta astralmente; ilcorpo eterico ha una preponderanza sopra il corpo astra-le, e questa preponderanza si esprime nel fatto che ilcorpo eterico agisce di rimbalzo sul corpo fisico e nespreme fuori le lagrime. Ma ciò avviene per tutte le se-crezioni glandolari e, in genere, per tutti i processi di se-crezione glandolare che avvengono nel corpo umano;essi si fondano tutti sopra una preponderanza del corpoeterico sopra il corpo astrale e questa preponderanza,questo equilibrio turbato, con l'estendersi al corpo fisi-co, si esprime così che ne seguono appunto le secrezioni

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to il mondo dei sensi si fonda sul fatto che, in certomodo, il corpo eterico è stato respinto al di fuori degliorgani dei sensi, e che così abbiamo in noi qualcosa cheè mero mondo fisico.

Ora, in secondo luogo, veniamo al rapporto del corpoeterico col corpo astrale. Anche il corpo astrale noncompenetra nel giusto modo il corpo eterico, ma anchequi c'è nella natura umana una preponderanza del corpoeterico sopra il corpo astrale. Già con una forza chiaro-veggente di poco conto si può presto scoprire una pre-ponderanza del corpo eterico sopra il corpo astrale. In-fatti, se una tale preponderanza non ci fosse, l'uomo, tral'altro, non potrebbe mai piangere. Quando si osserva unuomo che piange, un uomo che secerne dalle glandoledegli occhi quel singolare liquido salato, si scopre che,allora, si svolge una troppo grande attività del corpo ete-rico rispetto all'inserita attività del corpo astrale. L'uomonon è in grado di sperimentare completamente entro ilsuo corpo eterico ciò ch'egli sperimenta astralmente; ilcorpo eterico ha una preponderanza sopra il corpo astra-le, e questa preponderanza si esprime nel fatto che ilcorpo eterico agisce di rimbalzo sul corpo fisico e nespreme fuori le lagrime. Ma ciò avviene per tutte le se-crezioni glandolari e, in genere, per tutti i processi di se-crezione glandolare che avvengono nel corpo umano;essi si fondano tutti sopra una preponderanza del corpoeterico sopra il corpo astrale e questa preponderanza,questo equilibrio turbato, con l'estendersi al corpo fisi-co, si esprime così che ne seguono appunto le secrezioni

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delle glandole. Senza di ciò nell'attività glandolare nonavverrebbe una secrezione, ma l'attività del corpo astra-le, se coincidesse col corpo eterico, si esaurirebbe nellamobilità interiore e nell'attività interiore delle glandole.Le glandole non secernerebbero nulla, ma si esaurireb-bero in sè stesse; nessuna materia ne verrebbe spremutafuori. Vedete dunque che, dinanzi a un'osservazione oc-culta, appaiono assai rilevanti le conseguenze della se-duzione luciferica. Ad esempio, se nell'ordine universalenon si fosse introdotto Lucifero, l'uomo non suderebbemai; l'attività che così si esprime rimarrebbe nell'internodei rispettivi organi, sarebbe un'attività che si esauriscenell'interno, sarebbe movimento. Possiamo dunque direche, in secondo luogo, abbiamo una preponderanza delcorpo eterico sopra il corpo astrale. Se deriviamo la veranatura del nostro mondo dei sensi dalla prima preponde-ranza, e diciamo che il prevalere del corpo fisico sulcorpo eterico è ciò che produce veramente il peculiareaspetto del nostro mondo dei sensi, possiamo anche direche il prevalere del corpo eterico sopra il corpo astraleproduce quello che possiamo chiamare il nostro senti-mento, la nostra sensazione di noi stessi. Perchè la sen-sazione complessiva che l'uomo ha di sè, in quanto essasi esprime nel sentire il proprio corpo, deriva da questapreponderanza del corpo eterico sopra il corpo astrale.Dunque la sensazione puramente corporea, il generalesentimento corporeo, è ciò che viene portato ad espres-sione soggettivamente da questa preponderanza.

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delle glandole. Senza di ciò nell'attività glandolare nonavverrebbe una secrezione, ma l'attività del corpo astra-le, se coincidesse col corpo eterico, si esaurirebbe nellamobilità interiore e nell'attività interiore delle glandole.Le glandole non secernerebbero nulla, ma si esaurireb-bero in sè stesse; nessuna materia ne verrebbe spremutafuori. Vedete dunque che, dinanzi a un'osservazione oc-culta, appaiono assai rilevanti le conseguenze della se-duzione luciferica. Ad esempio, se nell'ordine universalenon si fosse introdotto Lucifero, l'uomo non suderebbemai; l'attività che così si esprime rimarrebbe nell'internodei rispettivi organi, sarebbe un'attività che si esauriscenell'interno, sarebbe movimento. Possiamo dunque direche, in secondo luogo, abbiamo una preponderanza delcorpo eterico sopra il corpo astrale. Se deriviamo la veranatura del nostro mondo dei sensi dalla prima preponde-ranza, e diciamo che il prevalere del corpo fisico sulcorpo eterico è ciò che produce veramente il peculiareaspetto del nostro mondo dei sensi, possiamo anche direche il prevalere del corpo eterico sopra il corpo astraleproduce quello che possiamo chiamare il nostro senti-mento, la nostra sensazione di noi stessi. Perchè la sen-sazione complessiva che l'uomo ha di sè, in quanto essasi esprime nel sentire il proprio corpo, deriva da questapreponderanza del corpo eterico sopra il corpo astrale.Dunque la sensazione puramente corporea, il generalesentimento corporeo, è ciò che viene portato ad espres-sione soggettivamente da questa preponderanza.

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Ed ora, se vogliamo proseguire questa considerazio-ne, non dobbiamo procedere schematicamente; perchècolui che volesse procedere ora schematicamente avreb-be facile gioco, potrebbe dire: «Già, egli ha costruitouna preponderanza del corpo fisico sopra il corpo eteri-co, poi una preponderanza del corpo eterico sopra il cor-po astrale; ora, come terza, verrebbe una preponderanzadel corpo astrale sopra l'Io». Ma ciò sarebbe la costru-zione di uno schema secondo principii puramente intel-lettuali; così, naturalmente, non si arriva a nulla. La con-siderazione non può venir proseguita in questo modo.Se qualcuno ci comunica alcunchè intorno a fatti occul-ti, e noi vogliamo poi proseguire schematicamente a ra-gionar con l'intelletto, di fronte alla realtà ci troveremosempre fuori di strada. Non si può semplicemente prose-guire con l'intelletto; alle volte si può andare avanti perun certo tratto, ma poi càpita sempre qualcosa di diver-so. Così qui, come terza, si deve riconoscere una pre-ponderanza inversa, una preponderanza del corpo astra-le sopra il corpo eterico. Ora, in terzo luogo, va di nuo-vo considerato il rapporto del corpo astrale col corpoeterico, e allora l'osservazione occulta scopre una pre-ponderanza del corpo astrale sopra il corpo eterico.Questa preponderanza è, per così dire, addirittura il fattopiù importante riguardo all'osservazione dell'uomo. Poi-chè, se osservate l'uomo nel senso più grossolano, cioèproprio materialisticamente, egli potrebbe apparirvi qua-le è veramente descritto in molti libri materialistici:come un grande apparato digerente, come un apparato

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Ed ora, se vogliamo proseguire questa considerazio-ne, non dobbiamo procedere schematicamente; perchècolui che volesse procedere ora schematicamente avreb-be facile gioco, potrebbe dire: «Già, egli ha costruitouna preponderanza del corpo fisico sopra il corpo eteri-co, poi una preponderanza del corpo eterico sopra il cor-po astrale; ora, come terza, verrebbe una preponderanzadel corpo astrale sopra l'Io». Ma ciò sarebbe la costru-zione di uno schema secondo principii puramente intel-lettuali; così, naturalmente, non si arriva a nulla. La con-siderazione non può venir proseguita in questo modo.Se qualcuno ci comunica alcunchè intorno a fatti occul-ti, e noi vogliamo poi proseguire schematicamente a ra-gionar con l'intelletto, di fronte alla realtà ci troveremosempre fuori di strada. Non si può semplicemente prose-guire con l'intelletto; alle volte si può andare avanti perun certo tratto, ma poi càpita sempre qualcosa di diver-so. Così qui, come terza, si deve riconoscere una pre-ponderanza inversa, una preponderanza del corpo astra-le sopra il corpo eterico. Ora, in terzo luogo, va di nuo-vo considerato il rapporto del corpo astrale col corpoeterico, e allora l'osservazione occulta scopre una pre-ponderanza del corpo astrale sopra il corpo eterico.Questa preponderanza è, per così dire, addirittura il fattopiù importante riguardo all'osservazione dell'uomo. Poi-chè, se osservate l'uomo nel senso più grossolano, cioèproprio materialisticamente, egli potrebbe apparirvi qua-le è veramente descritto in molti libri materialistici:come un grande apparato digerente, come un apparato

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che mangia e digerisce e costruisce il suo corpo con lesostanze che, mangiando, ha ingerite, ha elaborate ecc.Effettivamente, nelle concezioni materialistiche delmondo non trovate l'uomo descritto altrimenti che su pergiù come un grande apparato ingerente e digerente; cioèun apparato che accoglie le materie da fuori e le assimi-la di dentro, riportandole nel modo più vario ai muscoli,alle ossa, ai tendini e così via. Quando si consideral'uomo, prescindendo da ciò ch'egli è pel fatto che per-cepisce un mondo sensibile, e pel fatto che in una sensa-zione corporea generale egli ha e percepisce certe secre-zioni glandolari; se si guarda soltanto alla materialitàdell'alimentazione e a ciò che avviene delle materie daquando vengono ingerite fino a quando sono elaboratein sangue e messe in circolazione nel sangue; se si con-sidera ciò che l'uomo è, nel senso più grossolano, si ha ilprocesso materiale che, in ultima analisi, è l'espressionefisica di ciò che esiste come preponderanza del corpoastrale sopra il corpo eterico. Ricorderete bene chequando, in genere, contempliamo spiritualmente il mon-do, dobbiamo vedere dietro ad ogni elemento sensibileun elemento spirituale: il sensibile non è propriamenteche la manifestazione esteriore; dietro a tutti questi pro-cessi grossolani dell'alimentazione e dell'assimilazionedobbiamo vedere, come forze spirituali, la preponderan-za del corpo astrale sopra il corpo eterico. Di modo chepossiamo dire: «Questa preponderanza del corpo astralesopra il corpo eterico si esprime nei normali processi vi-

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che mangia e digerisce e costruisce il suo corpo con lesostanze che, mangiando, ha ingerite, ha elaborate ecc.Effettivamente, nelle concezioni materialistiche delmondo non trovate l'uomo descritto altrimenti che su pergiù come un grande apparato ingerente e digerente; cioèun apparato che accoglie le materie da fuori e le assimi-la di dentro, riportandole nel modo più vario ai muscoli,alle ossa, ai tendini e così via. Quando si consideral'uomo, prescindendo da ciò ch'egli è pel fatto che per-cepisce un mondo sensibile, e pel fatto che in una sensa-zione corporea generale egli ha e percepisce certe secre-zioni glandolari; se si guarda soltanto alla materialitàdell'alimentazione e a ciò che avviene delle materie daquando vengono ingerite fino a quando sono elaboratein sangue e messe in circolazione nel sangue; se si con-sidera ciò che l'uomo è, nel senso più grossolano, si ha ilprocesso materiale che, in ultima analisi, è l'espressionefisica di ciò che esiste come preponderanza del corpoastrale sopra il corpo eterico. Ricorderete bene chequando, in genere, contempliamo spiritualmente il mon-do, dobbiamo vedere dietro ad ogni elemento sensibileun elemento spirituale: il sensibile non è propriamenteche la manifestazione esteriore; dietro a tutti questi pro-cessi grossolani dell'alimentazione e dell'assimilazionedobbiamo vedere, come forze spirituali, la preponderan-za del corpo astrale sopra il corpo eterico. Di modo chepossiamo dire: «Questa preponderanza del corpo astralesopra il corpo eterico si esprime nei normali processi vi-

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tali organici in quanto questi sono fisici; dunque, neinormali processi vitali fisico-organici».

Così abbiamo ottenuto un risultato molto singolare, evi prego di considerarlo bene. Cercate di capire comeciò che il materialismo considera sovente come l'uomointero, ciò ch'è la cura principale per la maggioranza de-gli uomini, cioè l'accogliere il cibo e portarne le sostan-ze ai diversi organi del corpo, esista unicamente pel fat-to che una volta, a cagione dell'influsso luciferico, è av-venuto uno spostamento che ha prodotto una preponde-ranza del corpo astrale sopra il corpo eterico. Vuol direche, se al principio dell'evoluzione umana non ci fossestato Lucifero, e se questi non avesse spostato, nel mododescritto, il corpo astrale e il corpo eterico, l'uomo nonmangerebbe, non digerirebbe nè assimilerebbe le mate-rie così come fa attualmente. Quello dunque che mate-rialisticamente si considera come l'essenziale nell'uomo,è un'azione puramente luciferica, non è altro che il pro-dotto di uno spostamento tra corpo astrale e corpo eteri-co. Per mezzo di Lucifero dunque il corpo astrale ha au-mentato alquanto la sua attività, per cui ha ottenuto unapreponderanza sopra il corpo eterico. Ciò gli è stato datoda Lucifero, e per questo fatto veramente l'uomo ha co-minciato ad accogliere in sè alimenti grossolani. L'uomonon era punto costruito per accogliere alimenti grossola-ni, ma avrebbe dovuto avere un modo e un grado di esi-stenza per cui non avrebbe avuto affatto bisogno di ac-cogliere alimenti grossolani. Questo fatto ci palesa me-ravigliosamente che attraverso alla seduzione di Lucife-

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tali organici in quanto questi sono fisici; dunque, neinormali processi vitali fisico-organici».

Così abbiamo ottenuto un risultato molto singolare, evi prego di considerarlo bene. Cercate di capire comeciò che il materialismo considera sovente come l'uomointero, ciò ch'è la cura principale per la maggioranza de-gli uomini, cioè l'accogliere il cibo e portarne le sostan-ze ai diversi organi del corpo, esista unicamente pel fat-to che una volta, a cagione dell'influsso luciferico, è av-venuto uno spostamento che ha prodotto una preponde-ranza del corpo astrale sopra il corpo eterico. Vuol direche, se al principio dell'evoluzione umana non ci fossestato Lucifero, e se questi non avesse spostato, nel mododescritto, il corpo astrale e il corpo eterico, l'uomo nonmangerebbe, non digerirebbe nè assimilerebbe le mate-rie così come fa attualmente. Quello dunque che mate-rialisticamente si considera come l'essenziale nell'uomo,è un'azione puramente luciferica, non è altro che il pro-dotto di uno spostamento tra corpo astrale e corpo eteri-co. Per mezzo di Lucifero dunque il corpo astrale ha au-mentato alquanto la sua attività, per cui ha ottenuto unapreponderanza sopra il corpo eterico. Ciò gli è stato datoda Lucifero, e per questo fatto veramente l'uomo ha co-minciato ad accogliere in sè alimenti grossolani. L'uomonon era punto costruito per accogliere alimenti grossola-ni, ma avrebbe dovuto avere un modo e un grado di esi-stenza per cui non avrebbe avuto affatto bisogno di ac-cogliere alimenti grossolani. Questo fatto ci palesa me-ravigliosamente che attraverso alla seduzione di Lucife-

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ro è stato causato ciò che possiamo chiamare la cacciatadal Paradiso. Infatti, essere in Paradiso non vuol dire al-tro che essere un'Entità spirituale, e non aver bisogno diaccogliere alimenti fisici e di elaborarli in sè. Questa èla cacciata dal Paradiso; è dunque ciò che alla maggiorparte degli uomini materialistici appare come il sommopiacere. Gli uomini non sono stati puniti soltanto dal fat-to di dover accogliere e assimilare alimenti materiali,ma sono stati puniti doppiamente: perchè ciò che neisimboli della Bibbia era apparso ai primi uomini comela massima perdita, il nutrimento fisico divenuto neces-sario dopo la cacciata dal Paradiso, per la maggioranzadegli uomini si è convertito nel massimo godimento. Gliuomini si sono cambiati al punto che l'esistenza fuoridel paradiso è diventata per loro il massimo godimento.È certamente assai strano doverci render conto di questecose, ma dobbiamo pur farlo!

Finalmente arriviamo a un quarto rapporto, cioè alrapporto dell'Io col corpo astrale; e qui, a causa dellospostamento luciferico, ha luogo una preponderanzadell'Io sopra l'attività del corpo astrale. Ora, vedetequello che noi non abbiamo! Non abbiamo una vera pre-ponderanza del corpo astrale sopra l'Io. Essa appuntonon c'è. Questi fatti non si devono guardare schematica-mente, ma bisogna procedere secondo l'osservazione, esapere che il rapporto tra il corpo astrale e il corpo eteri-co esiste in doppio modo, mentre qui si ha soltanto unapreponderanza dell'Io sopra il corpo astrale. Vale a direche l'Io non sta rispetto al corpo astrale com'era stato

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ro è stato causato ciò che possiamo chiamare la cacciatadal Paradiso. Infatti, essere in Paradiso non vuol dire al-tro che essere un'Entità spirituale, e non aver bisogno diaccogliere alimenti fisici e di elaborarli in sè. Questa èla cacciata dal Paradiso; è dunque ciò che alla maggiorparte degli uomini materialistici appare come il sommopiacere. Gli uomini non sono stati puniti soltanto dal fat-to di dover accogliere e assimilare alimenti materiali,ma sono stati puniti doppiamente: perchè ciò che neisimboli della Bibbia era apparso ai primi uomini comela massima perdita, il nutrimento fisico divenuto neces-sario dopo la cacciata dal Paradiso, per la maggioranzadegli uomini si è convertito nel massimo godimento. Gliuomini si sono cambiati al punto che l'esistenza fuoridel paradiso è diventata per loro il massimo godimento.È certamente assai strano doverci render conto di questecose, ma dobbiamo pur farlo!

Finalmente arriviamo a un quarto rapporto, cioè alrapporto dell'Io col corpo astrale; e qui, a causa dellospostamento luciferico, ha luogo una preponderanzadell'Io sopra l'attività del corpo astrale. Ora, vedetequello che noi non abbiamo! Non abbiamo una vera pre-ponderanza del corpo astrale sopra l'Io. Essa appuntonon c'è. Questi fatti non si devono guardare schematica-mente, ma bisogna procedere secondo l'osservazione, esapere che il rapporto tra il corpo astrale e il corpo eteri-co esiste in doppio modo, mentre qui si ha soltanto unapreponderanza dell'Io sopra il corpo astrale. Vale a direche l'Io non sta rispetto al corpo astrale com'era stato

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preordinato originariamente, prima che avvenissel'influsso luciferico: ma è più egoistico, più egoico diquanto avrebbe dovuto essere. Ciò avvenne attraversol'influsso luciferico. Per comprendere che cosa avvenneveramente, affinchè si stabilisse questa preponderanzach'è il quarto dei gradini da noi accennati, dobbiamo os-servare quale sarebbe il rapporto giusto tra l'Io e il corpoastrale.

Questo rapporto giusto possiamo riconoscerlo soltan-to in quanto, per così dire, lo ristabiliamo. Poichè cosìcome l'uomo è oggi nel mondo, cioè sottopostoall'influsso luciferico, il rapporto tra l'Io e il corpo astra-le non è in ordine; l'Io ha una preponderanza. L'uomo èpiù egoico di quanto dovrebbe essere. Abbiamo già fattole considerazioni che ci conducono a riconoscere comel'Io dovrebbe veramente essere. L'Io diventa quale lorende un rapporto regolare quando l'uomo, con saggia,energica e paziente autodisciplina, si appropria le facol-tà che abbiamo enumerate: meraviglia, venerazione perciò che si scopre; sentimento di saggia armonia, e devo-zione. La posizione che l'Io assume allora di fronte alcorpo astrale dà a un'osservazione spassionata l'impres-sione che l'Io abbia preso una posizione giusta, che l'Ioabbia annullato ciò ch'era penetrato mediante l'influssoluciferico. Il rapporto originario può essere ripristinatosoltanto con lo sviluppare al massimo grado le dettequattro qualità dell'anima. E in che rapporto sta alloral'Io rispetto al corpo astrale? Ecco il fatto singolare! Epotrete già scorgerlo seguendo con attenzione certi capi-

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preordinato originariamente, prima che avvenissel'influsso luciferico: ma è più egoistico, più egoico diquanto avrebbe dovuto essere. Ciò avvenne attraversol'influsso luciferico. Per comprendere che cosa avvenneveramente, affinchè si stabilisse questa preponderanzach'è il quarto dei gradini da noi accennati, dobbiamo os-servare quale sarebbe il rapporto giusto tra l'Io e il corpoastrale.

Questo rapporto giusto possiamo riconoscerlo soltan-to in quanto, per così dire, lo ristabiliamo. Poichè cosìcome l'uomo è oggi nel mondo, cioè sottopostoall'influsso luciferico, il rapporto tra l'Io e il corpo astra-le non è in ordine; l'Io ha una preponderanza. L'uomo èpiù egoico di quanto dovrebbe essere. Abbiamo già fattole considerazioni che ci conducono a riconoscere comel'Io dovrebbe veramente essere. L'Io diventa quale lorende un rapporto regolare quando l'uomo, con saggia,energica e paziente autodisciplina, si appropria le facol-tà che abbiamo enumerate: meraviglia, venerazione perciò che si scopre; sentimento di saggia armonia, e devo-zione. La posizione che l'Io assume allora di fronte alcorpo astrale dà a un'osservazione spassionata l'impres-sione che l'Io abbia preso una posizione giusta, che l'Ioabbia annullato ciò ch'era penetrato mediante l'influssoluciferico. Il rapporto originario può essere ripristinatosoltanto con lo sviluppare al massimo grado le dettequattro qualità dell'anima. E in che rapporto sta alloral'Io rispetto al corpo astrale? Ecco il fatto singolare! Epotrete già scorgerlo seguendo con attenzione certi capi-

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toli del mio libro L'Iniziazione. Nella condizione in cuil'uomo si trova attualmente, egli è di continuo intima-mente impigliato nel suo pensare, sentire e volere. Saràben difficile trovare nella coscienza esteriore una condi-zione in cui l'uomo sia solamente nel suo Io, indipen-dentemente dal suo pensare, sentire e volere. Provatevi,ad esempio, ad afferrare il puro pensiero dell'Io. Vi sen-tirete addirittura, come si suol dire «mancare il fiato».

Da ciò vedete la difficoltà di arrivare a quest'Io anchesolo come pensiero, senza dire poi della difficoltà di far-lo realmente sgusciar fuori dal pensare, sentire e volere.Quando l'uomo vive nella sua anima nel modo solito, lasua anima viene percorsa da estrinsecazioni di pensiero,sentimento e volontà; anche di brame; allora l'uomo colsuo Io non è mai separato dal pensare, sentire e volere.Ma, invece, ciò che si raggiunge attraverso ai quattrostati descritti è la capacità di star fuori del pensare, sen-tire e volere, e di poterli guardare, come qualunque altracosa, fuori di noi. I nostri propri pensieri devono diven-tarci indifferenti quanto gli oggetti posti fuori di noi;così che non diciamo più: «io penso», ma il nostro pen-sare ci appare come un processo che veramente non ciriguarda affatto. E lo stesso deve accadere per il sentiree il volere. Ogni persona che rifletta solo un poco sullecaratteristiche della sua anima, deve dirsi: «Una cosa si-mile possiamo figurarcela come un ideale, come unideale raggiungibile Ma l'uomo è effettivamente cosìamalgamato col suo pensare, sentire e volere, che gli èstraordinariamente difficile uscirne, e andare per il mon-

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toli del mio libro L'Iniziazione. Nella condizione in cuil'uomo si trova attualmente, egli è di continuo intima-mente impigliato nel suo pensare, sentire e volere. Saràben difficile trovare nella coscienza esteriore una condi-zione in cui l'uomo sia solamente nel suo Io, indipen-dentemente dal suo pensare, sentire e volere. Provatevi,ad esempio, ad afferrare il puro pensiero dell'Io. Vi sen-tirete addirittura, come si suol dire «mancare il fiato».

Da ciò vedete la difficoltà di arrivare a quest'Io anchesolo come pensiero, senza dire poi della difficoltà di far-lo realmente sgusciar fuori dal pensare, sentire e volere.Quando l'uomo vive nella sua anima nel modo solito, lasua anima viene percorsa da estrinsecazioni di pensiero,sentimento e volontà; anche di brame; allora l'uomo colsuo Io non è mai separato dal pensare, sentire e volere.Ma, invece, ciò che si raggiunge attraverso ai quattrostati descritti è la capacità di star fuori del pensare, sen-tire e volere, e di poterli guardare, come qualunque altracosa, fuori di noi. I nostri propri pensieri devono diven-tarci indifferenti quanto gli oggetti posti fuori di noi;così che non diciamo più: «io penso», ma il nostro pen-sare ci appare come un processo che veramente non ciriguarda affatto. E lo stesso deve accadere per il sentiree il volere. Ogni persona che rifletta solo un poco sullecaratteristiche della sua anima, deve dirsi: «Una cosa si-mile possiamo figurarcela come un ideale, come unideale raggiungibile Ma l'uomo è effettivamente cosìamalgamato col suo pensare, sentire e volere, che gli èstraordinariamente difficile uscirne, e andare per il mon-

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do con questo sentimento: «Io vado per il mondo por-tando sempre con me un secondo individuo che mi staattaccato perchè io sono cresciuto con lui, ma che miappare come una specie di «doppione»; qualcuno pensa,sente e vuole accanto a me; ma io sono un altro sono ciòche sono nel mio Io; e cammino accanto a ciò che portoin giro con me come una trinità, come tre sacchi, deiquali uno è riempito del mio pensare, l'altro del mio sen-tire e l'altro del mio volere». Ma finchè non siamo arri-vati a tradurre in pratica questa «teoria dei tre sacchi»non ci possiamo fare una giusta idea di questa posizionedell'Io di fronte al pensare, sentire e volere, quale eraoriginariamente intesa dagli Esseri divini, prima chel'influsso luciferico si accostasse all'uomo. L'uomo eradestinato ad essere lo spettatore di sè stesso, non a speri-mentarsi interiormente. In che cosa è consistita la vera epropria tentazione, la tentazione originaria? Diciamolonel modo più familiare possibile: è consistita nel fattoche Lucifero (voglio ora un poco tradurre) s'è accostatoa questo Io umano, che l'uomo avrebbe dovuto mantene-re nella sua purezza accanto al corpo astrale che gli eragià stato dato sulla Luna, e ha detto: «Guarda un po', ouomo, è ben noioso andare in giro così, con quest'unicocentro «Io sono», e limitarsi a guardare tutto il resto;sarà molto più divertente se ti sommergi nel tuo corpoastrale! Io ti darò la forza d'immergerti nel tuo corpoastrale, e tu non resterai fermo, unilateralmente col tuoIo, limitandoti a guardare il tuo doppione: ma t'immer-gerai in lui, e di ciò che ti verrebbe a mancare, mentre ti

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do con questo sentimento: «Io vado per il mondo por-tando sempre con me un secondo individuo che mi staattaccato perchè io sono cresciuto con lui, ma che miappare come una specie di «doppione»; qualcuno pensa,sente e vuole accanto a me; ma io sono un altro sono ciòche sono nel mio Io; e cammino accanto a ciò che portoin giro con me come una trinità, come tre sacchi, deiquali uno è riempito del mio pensare, l'altro del mio sen-tire e l'altro del mio volere». Ma finchè non siamo arri-vati a tradurre in pratica questa «teoria dei tre sacchi»non ci possiamo fare una giusta idea di questa posizionedell'Io di fronte al pensare, sentire e volere, quale eraoriginariamente intesa dagli Esseri divini, prima chel'influsso luciferico si accostasse all'uomo. L'uomo eradestinato ad essere lo spettatore di sè stesso, non a speri-mentarsi interiormente. In che cosa è consistita la vera epropria tentazione, la tentazione originaria? Diciamolonel modo più familiare possibile: è consistita nel fattoche Lucifero (voglio ora un poco tradurre) s'è accostatoa questo Io umano, che l'uomo avrebbe dovuto mantene-re nella sua purezza accanto al corpo astrale che gli eragià stato dato sulla Luna, e ha detto: «Guarda un po', ouomo, è ben noioso andare in giro così, con quest'unicocentro «Io sono», e limitarsi a guardare tutto il resto;sarà molto più divertente se ti sommergi nel tuo corpoastrale! Io ti darò la forza d'immergerti nel tuo corpoastrale, e tu non resterai fermo, unilateralmente col tuoIo, limitandoti a guardare il tuo doppione: ma t'immer-gerai in lui, e di ciò che ti verrebbe a mancare, mentre ti

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sommergi nel tuo corpo astrale, e che ti darebbe come ilsenso di annegare, ti risarcirò io dandoti un po' della miaforza,. Allora l'Io si sommerse, e affinchè non annegas-se, gli fu inoculata la forza luciferica. E la forza luciferi-ca che l'uomo ha accolto così, è la preponderanza dell'Iosopra il corpo astrale, è la maggiore egoità, ch'è propria-mente una lucifericità. Ma che cosa è in realtà? Come ciappare nella vita? A tutta prima, questa lucifericità, que-sta troppo grande egoità, ci appare nella vita per il fattoche siamo appunto amalgamati coi nostri pensieri, e poianche coi nostri sentimenti e impulsi volitivi. Prima ditutto, coi nostri pensieri. Davvero l'uomo non sarebbemai arrivato alla stramba idea (perdonate questa espres-sione, pazza per il mondo esterno, ma appropriata) dipossedere una ragione in sè stesso, di pensare i pensieriin sè stesso, bensì avrebbe saputo che i pensieri sonofuori di lui, ch'egli dunque ha da guardare il pensiero.L'uomo avrebbe sempre contemplato, finchè il pensieronon gli fosse stato dato, finchè non gli fosse stato rivela-to ciò verso cui il pensiero era rivolto. Questo è descrit-to, per esempio. nella mia Filosofia della Libertà.L'uomo non sarebbe mai giunto all'idea: «Devi connet-tere insieme ogni sorta di pensieri, devi giudicare in te».Il giudicare in sè, indipendentemente da ogni rivelazio-ne, è lucifericità in noi. Così tutta la ragione, in quantol'uomo la considera come sua proprietà, è in realtà unerrore; ed è solo conseguenza della seduzione lucifericail fatto che all'uomo sia venuta l'idea di possedere unaragione sua. Ed ora comprenderete che anche la ragione

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sommergi nel tuo corpo astrale, e che ti darebbe come ilsenso di annegare, ti risarcirò io dandoti un po' della miaforza,. Allora l'Io si sommerse, e affinchè non annegas-se, gli fu inoculata la forza luciferica. E la forza luciferi-ca che l'uomo ha accolto così, è la preponderanza dell'Iosopra il corpo astrale, è la maggiore egoità, ch'è propria-mente una lucifericità. Ma che cosa è in realtà? Come ciappare nella vita? A tutta prima, questa lucifericità, que-sta troppo grande egoità, ci appare nella vita per il fattoche siamo appunto amalgamati coi nostri pensieri, e poianche coi nostri sentimenti e impulsi volitivi. Prima ditutto, coi nostri pensieri. Davvero l'uomo non sarebbemai arrivato alla stramba idea (perdonate questa espres-sione, pazza per il mondo esterno, ma appropriata) dipossedere una ragione in sè stesso, di pensare i pensieriin sè stesso, bensì avrebbe saputo che i pensieri sonofuori di lui, ch'egli dunque ha da guardare il pensiero.L'uomo avrebbe sempre contemplato, finchè il pensieronon gli fosse stato dato, finchè non gli fosse stato rivela-to ciò verso cui il pensiero era rivolto. Questo è descrit-to, per esempio. nella mia Filosofia della Libertà.L'uomo non sarebbe mai giunto all'idea: «Devi connet-tere insieme ogni sorta di pensieri, devi giudicare in te».Il giudicare in sè, indipendentemente da ogni rivelazio-ne, è lucifericità in noi. Così tutta la ragione, in quantol'uomo la considera come sua proprietà, è in realtà unerrore; ed è solo conseguenza della seduzione lucifericail fatto che all'uomo sia venuta l'idea di possedere unaragione sua. Ed ora comprenderete che anche la ragione

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umana è sorta, in certo modo, a causa di uno spostamen-to, e che questa ragione non può essere affatto compe-tente per la comprensione umana della realtà.

Spesso ho fatto osservare come appaia molto com-prensibile che un uomo, il quale si appoggia sulla suaragione, dica: «Se voglio comprendere la risurrezionenel Mistero del Golgota, io devo semplicemente cancel-lare la mia ragione; perchè tutto ciò che la ragione diceè in contraddizione con la risurrezione». Così dicel'uomo del XIX secolo, così dice anche il teologo, inquanto è un teologo liberale del XIX secolo. Ma comepuò egli in genere aspettarsi che il Mistero del Golgota,cioè un'azione che appunto non doveva essere intreccia-ta con elementi luciferici, che sta totalmente fuori dellasfera di Lucifero, ch'è avvenuta per vincere la sfera deldominio luciferico, come può egli aspettarsi di poterlacomprendere con ciò che gli viene da Lucifero, cioè conla sua propria ragione? Nulla è più naturale del fatto checon la nostra ragione queste cose non si possano maicomprendere; perchè essa è un dono luciferico e non èatta a comprendere le cose che non siano connesse conl'azione di Lucifero. Questo è il nesso più profondo diquesto fatto. Se il Mistero del Golgota fosse comprensi-bile con la ragione umana, allora, miei cari amici, non cisarebbe stato bisogno che il Mistero del Golgota avve-nisse, sarebbe stato perfettamente inutile. Esso è avve-nuto appunto per pareggiare di nuovo lo spostamentoche si era prodotto a causa dell'influsso luciferico; cioèappunto per curare l'uomo da quella singolare presun-

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umana è sorta, in certo modo, a causa di uno spostamen-to, e che questa ragione non può essere affatto compe-tente per la comprensione umana della realtà.

Spesso ho fatto osservare come appaia molto com-prensibile che un uomo, il quale si appoggia sulla suaragione, dica: «Se voglio comprendere la risurrezionenel Mistero del Golgota, io devo semplicemente cancel-lare la mia ragione; perchè tutto ciò che la ragione diceè in contraddizione con la risurrezione». Così dicel'uomo del XIX secolo, così dice anche il teologo, inquanto è un teologo liberale del XIX secolo. Ma comepuò egli in genere aspettarsi che il Mistero del Golgota,cioè un'azione che appunto non doveva essere intreccia-ta con elementi luciferici, che sta totalmente fuori dellasfera di Lucifero, ch'è avvenuta per vincere la sfera deldominio luciferico, come può egli aspettarsi di poterlacomprendere con ciò che gli viene da Lucifero, cioè conla sua propria ragione? Nulla è più naturale del fatto checon la nostra ragione queste cose non si possano maicomprendere; perchè essa è un dono luciferico e non èatta a comprendere le cose che non siano connesse conl'azione di Lucifero. Questo è il nesso più profondo diquesto fatto. Se il Mistero del Golgota fosse comprensi-bile con la ragione umana, allora, miei cari amici, non cisarebbe stato bisogno che il Mistero del Golgota avve-nisse, sarebbe stato perfettamente inutile. Esso è avve-nuto appunto per pareggiare di nuovo lo spostamentoche si era prodotto a causa dell'influsso luciferico; cioèappunto per curare l'uomo da quella singolare presun-

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zione, da quella strana superbia della ragione, che siestrinseca nel fatto che l'uomo vuol tutto comprenderecon la sua ragione. Questo è il punto che ci può far in-tendere come la ragione come tale sia veramente limita-ta. Ho protestato spesso contro l'asserzione che la cono-scenza umana sia limitata, ma la ragione come tale è li-mitata.

CORPO FISICO – CORPO ETERICO1. Preponderanza del corpo fisico sul corpo eterico.

a) Mondo dei sensi

CORPO ETERICO – CORPO ASTRALE2. Preponderanza del corpo eterico sopra il corpo astra-

le.b) Sentimento generale corporeo

CORPO ASTRALE – CORPO ETERICO3. Preponderanza del corpo astrale sul corpo eterico.

Normali processi vitali fisico-organici.IO – CORPO ASTRALE

4. Preponderanza dell'Io sul corpo astrale.OSSERVAZIONE – In b Lucifero e Arimane s'incon-

trano.

Se ora osservate la tabella che così ci è risultata, dire-te: «Qui si riconosce donde è veramente cominciatol'originario disordine». Quale dev'essere stato il primodisordine nella seduzione luciferica? Naturalmente, lapreponderanza dell'Io sopra il corpo astrale.

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zione, da quella strana superbia della ragione, che siestrinseca nel fatto che l'uomo vuol tutto comprenderecon la sua ragione. Questo è il punto che ci può far in-tendere come la ragione come tale sia veramente limita-ta. Ho protestato spesso contro l'asserzione che la cono-scenza umana sia limitata, ma la ragione come tale è li-mitata.

CORPO FISICO – CORPO ETERICO1. Preponderanza del corpo fisico sul corpo eterico.

a) Mondo dei sensi

CORPO ETERICO – CORPO ASTRALE2. Preponderanza del corpo eterico sopra il corpo astra-

le.b) Sentimento generale corporeo

CORPO ASTRALE – CORPO ETERICO3. Preponderanza del corpo astrale sul corpo eterico.

Normali processi vitali fisico-organici.IO – CORPO ASTRALE

4. Preponderanza dell'Io sul corpo astrale.OSSERVAZIONE – In b Lucifero e Arimane s'incon-

trano.

Se ora osservate la tabella che così ci è risultata, dire-te: «Qui si riconosce donde è veramente cominciatol'originario disordine». Quale dev'essere stato il primodisordine nella seduzione luciferica? Naturalmente, lapreponderanza dell'Io sopra il corpo astrale.

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Tutto l'influsso luciferico ha preso le mosse dal fattoche all'Io venne aggiunta forza luciferica, che quest'Io simescolò impuramente col pensare, sentire e volere, e ot-tenne poi la preponderanza luciferica sopra il corpoastrale. In causa di ciò, a sua volta, il corpo astrale ot-tenne una sua propria preponderanza sopra il corpo ete-rico. E ormai l'equilibrio nell'uomo era turbato. È comese per opera dell'influsso luciferico fosse stato dato uncolpo sul corpo astrale; questi a sua volta lo ha conti-nuato e ha ottenuto la sua preponderanza sul corpo eteri-co. Ma qui la cosa non va più in là. Il corpo eterico nontrasmette semplicemente il colpo, ma fa come quando sipicchia sopra una palla elastica e il colpo va solo fino aun certo limite, dopo il quale la palla rimbalza. Possia-mo parlare di un sopravvento del corpo astrale sul corpoeterico, ma poi la situazione s'inverte. Ora il corpo eteri-co rimbalza e ottiene una preponderanza sopra il corpoastrale. Questa è la preponderanza invertita segnata alnumero 2. Poi viene la preponderanza del corpo fisicosopra il corpo eterico; ambedue rimbalzano. Che cosa lifa rimbalzare? Il fatto che mentre qui ha agito Luciferoper dare il colpo, dall'altro lato, nel corpo fisico e nelcorpo eterico, il colpo viene rimandato da Arimane.Così che, effettivamente, nel centro, dove da un lato c'èla preponderanza del corpo eterico sopra il corpo astralee del corpo fisico sopra il corpo eterico, e dall'altro c'è lapreponderanza del corpo astrale sopra il corpo eterico edell'Io sopra il corpo astrale, Arimane e Lucifero vengo-no a cozzare insieme. In questo, punto s'incontrano. C'è

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Tutto l'influsso luciferico ha preso le mosse dal fattoche all'Io venne aggiunta forza luciferica, che quest'Io simescolò impuramente col pensare, sentire e volere, e ot-tenne poi la preponderanza luciferica sopra il corpoastrale. In causa di ciò, a sua volta, il corpo astrale ot-tenne una sua propria preponderanza sopra il corpo ete-rico. E ormai l'equilibrio nell'uomo era turbato. È comese per opera dell'influsso luciferico fosse stato dato uncolpo sul corpo astrale; questi a sua volta lo ha conti-nuato e ha ottenuto la sua preponderanza sul corpo eteri-co. Ma qui la cosa non va più in là. Il corpo eterico nontrasmette semplicemente il colpo, ma fa come quando sipicchia sopra una palla elastica e il colpo va solo fino aun certo limite, dopo il quale la palla rimbalza. Possia-mo parlare di un sopravvento del corpo astrale sul corpoeterico, ma poi la situazione s'inverte. Ora il corpo eteri-co rimbalza e ottiene una preponderanza sopra il corpoastrale. Questa è la preponderanza invertita segnata alnumero 2. Poi viene la preponderanza del corpo fisicosopra il corpo eterico; ambedue rimbalzano. Che cosa lifa rimbalzare? Il fatto che mentre qui ha agito Luciferoper dare il colpo, dall'altro lato, nel corpo fisico e nelcorpo eterico, il colpo viene rimandato da Arimane.Così che, effettivamente, nel centro, dove da un lato c'èla preponderanza del corpo eterico sopra il corpo astralee del corpo fisico sopra il corpo eterico, e dall'altro c'è lapreponderanza del corpo astrale sopra il corpo eterico edell'Io sopra il corpo astrale, Arimane e Lucifero vengo-no a cozzare insieme. In questo, punto s'incontrano. C'è

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nell'uomo un punto di mezzo, dove nella loro propriaentità Lucifero e Arimane si incontrano. Ivi l'uomo haoccasione o di vibrare con Lucifero e di far penetrare ilcorpo astrale dentro il corpo eterico più di quanto siabene, o di accogliere l'urto di Arimane e di far rimbalza-re il corpo eterico più addentro nel corpo astrale che nonsia giusto e regolare. Con queste azioni di forze abbia-mo a che fare.

Ora ci toccherà di renderci conto che ormai non ab-biamo più a che fare se non con azioni di forze. Ricono-sciamo che in nessun luogo, tranne che in quell'unicopunto dove il corpo astrale ha una preponderanza soprail corpo eterico, e dove abbiamo trovato la elaborazionedelle materie, l'ingestione dei cibi e l'assimilazione diessi, in nessun altro luogo abbiamo riscontrato azionimateriali. E qui ci viene incontro, per così dire, la neces-sità di indagare una volta occultamente, da un certo pun-to di vista, la natura di ciò che è veramente la materia, lasostanza.

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nell'uomo un punto di mezzo, dove nella loro propriaentità Lucifero e Arimane si incontrano. Ivi l'uomo haoccasione o di vibrare con Lucifero e di far penetrare ilcorpo astrale dentro il corpo eterico più di quanto siabene, o di accogliere l'urto di Arimane e di far rimbalza-re il corpo eterico più addentro nel corpo astrale che nonsia giusto e regolare. Con queste azioni di forze abbia-mo a che fare.

Ora ci toccherà di renderci conto che ormai non ab-biamo più a che fare se non con azioni di forze. Ricono-sciamo che in nessun luogo, tranne che in quell'unicopunto dove il corpo astrale ha una preponderanza soprail corpo eterico, e dove abbiamo trovato la elaborazionedelle materie, l'ingestione dei cibi e l'assimilazione diessi, in nessun altro luogo abbiamo riscontrato azionimateriali. E qui ci viene incontro, per così dire, la neces-sità di indagare una volta occultamente, da un certo pun-to di vista, la natura di ciò che è veramente la materia, lasostanza.

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QUARTA CONFERENZA

Le esperienze della materia nello spazio e le esperienze dell'ani-ma nel tempo – Configurazione e movimento della vita animi-ca in formazioni non spaziali – Sorgere dello spazio dalla for-ma che si spezza e sorgere della materia dallo Spirito che sifrantuma

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QUARTA CONFERENZA

Le esperienze della materia nello spazio e le esperienze dell'ani-ma nel tempo – Configurazione e movimento della vita animi-ca in formazioni non spaziali – Sorgere dello spazio dalla for-ma che si spezza e sorgere della materia dallo Spirito che sifrantuma

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Ciò che ordinariamente si chiama materia diventacomprensibile all'uomo soltanto mediante rappresenta-zioni relativamente difficili. E se nel senso occulto vo-gliamo gettare luce sull'essenza della materia, della so-stanza, dobbiamo prima d'ogni altra cosa chiederci qualesia la peculiarità più spiccata di ciò che ordinariamentechiamiamo materia. Orbene, se si procede senza precon-cetti, si dovrà pur riconoscere che la peculiarità più spic-cata d'ogni materia è la qualità di riempire uno spazio,l'estensione nello spazio. Infatti a nessuno, di fronte aciò che gli sorge nell'anima, di fronte a un sentimento, aun pensiero o anche a un impulso volitivo, verrà in men-te di dire che la volontà o il pensiero o il sentimentoriempiono uno spazio. Ognuno riconosce subito che sa-rebbe una sciocchezza il voler affermare che un qualsia-si pensiero, ad esempio, il pensiero di un eroe è di 5 me-tri più grande che il pensiero di un uomo ordinario. Vo-lendo andare in fondo, si scorge subito che a ciò chesono veramente i nostri stati d'animo, i nostri processianimici, non si può affatto attribuire l'estensione, la qua-lità di riempire uno spazio. Ora si potrebbe certamentedire che c'è un altro contrassegno per la materia; e sa-rebbe che la materia deve avere un peso. Ma questa qua-lità del peso non è così semplice, e lo vedremo ancoranel corso di queste conferenze. Infatti, se ci poniamo di

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Ciò che ordinariamente si chiama materia diventacomprensibile all'uomo soltanto mediante rappresenta-zioni relativamente difficili. E se nel senso occulto vo-gliamo gettare luce sull'essenza della materia, della so-stanza, dobbiamo prima d'ogni altra cosa chiederci qualesia la peculiarità più spiccata di ciò che ordinariamentechiamiamo materia. Orbene, se si procede senza precon-cetti, si dovrà pur riconoscere che la peculiarità più spic-cata d'ogni materia è la qualità di riempire uno spazio,l'estensione nello spazio. Infatti a nessuno, di fronte aciò che gli sorge nell'anima, di fronte a un sentimento, aun pensiero o anche a un impulso volitivo, verrà in men-te di dire che la volontà o il pensiero o il sentimentoriempiono uno spazio. Ognuno riconosce subito che sa-rebbe una sciocchezza il voler affermare che un qualsia-si pensiero, ad esempio, il pensiero di un eroe è di 5 me-tri più grande che il pensiero di un uomo ordinario. Vo-lendo andare in fondo, si scorge subito che a ciò chesono veramente i nostri stati d'animo, i nostri processianimici, non si può affatto attribuire l'estensione, la qua-lità di riempire uno spazio. Ora si potrebbe certamentedire che c'è un altro contrassegno per la materia; e sa-rebbe che la materia deve avere un peso. Ma questa qua-lità del peso non è così semplice, e lo vedremo ancoranel corso di queste conferenze. Infatti, se ci poniamo di

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fronte al mondo solo contemplando, nell'immediata vi-sione e osservazione non possiamo affatto scorgere al-cunchè del peso, ma ci accorgiamo invece dell'estensio-ne, dell'occupazione di spazio. Ora sappiamo che questo«essere esteso» si calcola ordinariamente secondo le tredimensioni che si enumerano per lo spazio: altezza, lar-ghezza e lunghezza o profondità. È una verità generale,vorrei dire banale, che gli oggetti sono estesi nello spa-zio secondo le tre dimensioni. Dunque l'estensione nelletre dimensioni dovrebbe essere riconosciuta, per cosìdire, come la caratteristica più spiccata di ciò che è ma-teriale. Ciascuno, se riflette a quanto abbiamo detto pri-ma, cioè che di fronte a ciò che vive nell'anima non sipuò parlare di occupazione di spazio, dovrà dirsi cheesiste qualcos'altro, oltre alla spazialità, oltre alla mate-ria o sostanza, che appunto riempie lo spazio. Già tra leosservazioni che si possono far sul piano fisico, c'è sen-za dubbio anche quella che nelle esperienze animichenon ci sono processi e stati estesi nello spazio.

Orbene, se considerate altrettanto spassionatamente leesperienze dell'anima, come le esperienze della materianello spazio, troverete assai presto un'altra peculiaritàsenza la quale le esperienze animiche come tali non pos-sono esistere. E cioè, spassionatamente, non possiamofar a meno di riconoscere come le esperienze animichesi svolgano nel tempo. Sebbene non possiamo dire cheun sentimento, un impulso volitivo, siano, ad esempio,lunghi cinque metri o capaci di cinque metri cubi, dob-biamo pur sempre ammettere che le cose che noi sentia-

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fronte al mondo solo contemplando, nell'immediata vi-sione e osservazione non possiamo affatto scorgere al-cunchè del peso, ma ci accorgiamo invece dell'estensio-ne, dell'occupazione di spazio. Ora sappiamo che questo«essere esteso» si calcola ordinariamente secondo le tredimensioni che si enumerano per lo spazio: altezza, lar-ghezza e lunghezza o profondità. È una verità generale,vorrei dire banale, che gli oggetti sono estesi nello spa-zio secondo le tre dimensioni. Dunque l'estensione nelletre dimensioni dovrebbe essere riconosciuta, per cosìdire, come la caratteristica più spiccata di ciò che è ma-teriale. Ciascuno, se riflette a quanto abbiamo detto pri-ma, cioè che di fronte a ciò che vive nell'anima non sipuò parlare di occupazione di spazio, dovrà dirsi cheesiste qualcos'altro, oltre alla spazialità, oltre alla mate-ria o sostanza, che appunto riempie lo spazio. Già tra leosservazioni che si possono far sul piano fisico, c'è sen-za dubbio anche quella che nelle esperienze animichenon ci sono processi e stati estesi nello spazio.

Orbene, se considerate altrettanto spassionatamente leesperienze dell'anima, come le esperienze della materianello spazio, troverete assai presto un'altra peculiaritàsenza la quale le esperienze animiche come tali non pos-sono esistere. E cioè, spassionatamente, non possiamofar a meno di riconoscere come le esperienze animichesi svolgano nel tempo. Sebbene non possiamo dire cheun sentimento, un impulso volitivo, siano, ad esempio,lunghi cinque metri o capaci di cinque metri cubi, dob-biamo pur sempre ammettere che le cose che noi sentia-

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mo e pensiamo, in quanto sono esperienze dell'anima, sisvolgono nel tempo, e che non solo ci occorre un deter-minato tempo per sperimentarle, ma che l'una viene pri-ma e l'altra dopo; che, insomma, ciò che sperimentiamonell'anima è soggetto al tempo. Ora sta di fatto che, nel-la nostra realtà e in tutto ciò che ci circonda, e che noistessi siamo, condizioni di spazio e di tempo sono effet-tivamente mescolate insieme; e specialmente nel mondoesterno le cose si svolgono in modo da essere bensì este-se nelle spazio, ma da svolgersi anche l'una dopo l'altranel tempo; richiedono di per sè un certo tempo. Da ciò,già prima di entrare nelle verità occulte, sorgerà la do-manda: «In quale rapporto sta, in genere, lo spazio coltempo?». Qui, in un ciclo di conferenze antroposofiche,tocchiamo in maniera, vorrei dire, supremamente inno-cente, una questione ch'è sempre andata pel mondocome una grande questione filosofica, e intorno allaquale, figuratamente parlando, si sono rotte innumere-voli teste: il rapporto del tempo con lo spazio. Ora, men-tre, come ho detto, ci accostiamo a questa questione inmodo supremamente innocente, non vi riuscirà forsemolto facile seguire i pensieri qui esposti su questo rap-porto del tempo con lo spazio, perchè probabilmente lamaggior parte di questo uditorio non ha avuto una spe-ciale preparazione filosofica. Ma se vi adoprerete a se-guir questi pensieri, vedrete come essi siano infinita-mente fecondi e come, specialmente se li elaborate nellameditazione, voi li potrete sviluppare.

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mo e pensiamo, in quanto sono esperienze dell'anima, sisvolgono nel tempo, e che non solo ci occorre un deter-minato tempo per sperimentarle, ma che l'una viene pri-ma e l'altra dopo; che, insomma, ciò che sperimentiamonell'anima è soggetto al tempo. Ora sta di fatto che, nel-la nostra realtà e in tutto ciò che ci circonda, e che noistessi siamo, condizioni di spazio e di tempo sono effet-tivamente mescolate insieme; e specialmente nel mondoesterno le cose si svolgono in modo da essere bensì este-se nelle spazio, ma da svolgersi anche l'una dopo l'altranel tempo; richiedono di per sè un certo tempo. Da ciò,già prima di entrare nelle verità occulte, sorgerà la do-manda: «In quale rapporto sta, in genere, lo spazio coltempo?». Qui, in un ciclo di conferenze antroposofiche,tocchiamo in maniera, vorrei dire, supremamente inno-cente, una questione ch'è sempre andata pel mondocome una grande questione filosofica, e intorno allaquale, figuratamente parlando, si sono rotte innumere-voli teste: il rapporto del tempo con lo spazio. Ora, men-tre, come ho detto, ci accostiamo a questa questione inmodo supremamente innocente, non vi riuscirà forsemolto facile seguire i pensieri qui esposti su questo rap-porto del tempo con lo spazio, perchè probabilmente lamaggior parte di questo uditorio non ha avuto una spe-ciale preparazione filosofica. Ma se vi adoprerete a se-guir questi pensieri, vedrete come essi siano infinita-mente fecondi e come, specialmente se li elaborate nellameditazione, voi li potrete sviluppare.

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In tal caso, è bene che partiate anzi tutto dal tempoche voi sperimentate nella vostra propria anima. Chiede-tevi però come sperimentate il tempo nella vostra pro-pria interiorità. Voglio ora parlare più chiaramente, ecioè pregarvi di non prendere in considerazione il tempoche leggete sull'orologio; così, naturalmente, non fateche confrontare la vostra vita interiore con processi este-riori. Dunque, prescindete completamente dalla letturadel tempo sull'orologio o da altri processi esteriori. Cer-cate solo di chiedervi, così come la domanda può venirposta alla vostra anima: «Come e fin dove si manifestail rapporto di tempo nella nostra anima?» E qui, perquanto possiate riflettere, e per quanto a fondo possiateconsiderare la questione, non potrà venirvi in mentenull'altro di determinante, riguardo al tempo, se non an-cora questo: che potete ora pensare un pensiero, il qualeviene suscitato in voi da una percezione esteriore. Voivedete o ascoltate qualcosa, e allora nella vostra animasorge un pensiero o una rappresentazione, e se vi chie-dete più precisamente quale sia veramente il rapporto travoi stessi e questa rappresentazione o questo pensiero,dovrete dirvi che, mentre avete il pensiero, siete vera-mente voi stessi il pensiero. Provate un po' a riflettere afondo sopra questa cosa, e vedrete che, mentre siete oc-cupati da quel pensiero, nel vostro essere più intimo sie-te voi stessi il pensiero. Sarebbe pregiudizio credered'avere, nel contempo, anche la rappresentazione: «Iosono» o simili. L'«Io sono» non c'è, mentre voi stessisiete dediti al pensiero. Voi stessi siete il pensiero. Do-

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In tal caso, è bene che partiate anzi tutto dal tempoche voi sperimentate nella vostra propria anima. Chiede-tevi però come sperimentate il tempo nella vostra pro-pria interiorità. Voglio ora parlare più chiaramente, ecioè pregarvi di non prendere in considerazione il tempoche leggete sull'orologio; così, naturalmente, non fateche confrontare la vostra vita interiore con processi este-riori. Dunque, prescindete completamente dalla letturadel tempo sull'orologio o da altri processi esteriori. Cer-cate solo di chiedervi, così come la domanda può venirposta alla vostra anima: «Come e fin dove si manifestail rapporto di tempo nella nostra anima?» E qui, perquanto possiate riflettere, e per quanto a fondo possiateconsiderare la questione, non potrà venirvi in mentenull'altro di determinante, riguardo al tempo, se non an-cora questo: che potete ora pensare un pensiero, il qualeviene suscitato in voi da una percezione esteriore. Voivedete o ascoltate qualcosa, e allora nella vostra animasorge un pensiero o una rappresentazione, e se vi chie-dete più precisamente quale sia veramente il rapporto travoi stessi e questa rappresentazione o questo pensiero,dovrete dirvi che, mentre avete il pensiero, siete vera-mente voi stessi il pensiero. Provate un po' a riflettere afondo sopra questa cosa, e vedrete che, mentre siete oc-cupati da quel pensiero, nel vostro essere più intimo sie-te voi stessi il pensiero. Sarebbe pregiudizio credered'avere, nel contempo, anche la rappresentazione: «Iosono» o simili. L'«Io sono» non c'è, mentre voi stessisiete dediti al pensiero. Voi stessi siete il pensiero. Do-

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vrete già far uso di una certa abilità, se, accanto al pen-siero che avete, volete essere anche qualcos'altro.

A tutta prima l'uomo si effonde tutto nel pensiero onel sentimento che gli sono immediatamente dati. Masupponiamo che lasciate suscitare in voi un pensiero daquesto pezzo di gesso: se prescindete da ogni altra cosa,se vi abbandonate solamente alla rappresentazione ges-so, che viene suscitata dalla percezione, il vostro propriointerno sarà una cosa sola con la rappresentazione «ges-so». Ma se ormai avete formato questa rappresentazio-ne, e vi viene in mente che anche ieri avete veduto delgesso, voi confonderete la rappresentazione del gesso,che vi è data immediatamente, con ciò che come gessoavete sperimentato ieri. E se considerate esattamente ilpensiero che vi identificate immediatamente col gessod'oggi, vi accorgerete pure che, così come vi identificatecol gesso d'oggi, non potete identificarvi col gesso diieri. Il gesso di ieri dev'esservi rimasto come una rappre-sentazione della memoria. Se dunque realmente diventa-te una cosa sola con la rappresentazione «gesso» di ora,allora il gesso di ieri è diventato, nel vostro proprio in-terno, qualcosa di esteriore; vale a dire, il gesso d'oggi èla vostra vera interiorità d'oggi, ma la vostra rappresen-tazione-ricordo è qualcosa a cui bensì guardate indietro,ma che, di fronte alla rappresentazione d'oggi, è per voiqualcosa di esteriore. E così è per tutto ciò che avetesperimentato nell'anima, ad eccezione del momento at-tuale. Il momento attuale è, volta per volta, il vostro in-terno; tutto ciò che avete sperimentato, lo avete elimina-

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vrete già far uso di una certa abilità, se, accanto al pen-siero che avete, volete essere anche qualcos'altro.

A tutta prima l'uomo si effonde tutto nel pensiero onel sentimento che gli sono immediatamente dati. Masupponiamo che lasciate suscitare in voi un pensiero daquesto pezzo di gesso: se prescindete da ogni altra cosa,se vi abbandonate solamente alla rappresentazione ges-so, che viene suscitata dalla percezione, il vostro propriointerno sarà una cosa sola con la rappresentazione «ges-so». Ma se ormai avete formato questa rappresentazio-ne, e vi viene in mente che anche ieri avete veduto delgesso, voi confonderete la rappresentazione del gesso,che vi è data immediatamente, con ciò che come gessoavete sperimentato ieri. E se considerate esattamente ilpensiero che vi identificate immediatamente col gessod'oggi, vi accorgerete pure che, così come vi identificatecol gesso d'oggi, non potete identificarvi col gesso diieri. Il gesso di ieri dev'esservi rimasto come una rappre-sentazione della memoria. Se dunque realmente diventa-te una cosa sola con la rappresentazione «gesso» di ora,allora il gesso di ieri è diventato, nel vostro proprio in-terno, qualcosa di esteriore; vale a dire, il gesso d'oggi èla vostra vera interiorità d'oggi, ma la vostra rappresen-tazione-ricordo è qualcosa a cui bensì guardate indietro,ma che, di fronte alla rappresentazione d'oggi, è per voiqualcosa di esteriore. E così è per tutto ciò che avetesperimentato nell'anima, ad eccezione del momento at-tuale. Il momento attuale è, volta per volta, il vostro in-terno; tutto ciò che avete sperimentato, lo avete elimina-

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to, è già fuori della vostra interiorità. E, se volete avereun'immagine, potete rappresentarvi che il momento at-tuale, con le rappresentazioni che avete, è il serpente, eciò che avete eliminato è la pelle smessa del serpente. Ècome se il serpente abbia smessa e lasciata dietro di sèuna pelle, e poi un'altra, e un'altra ancora; così tutte levostre rappresentazioni eliminate sarebbero qualcosa diesteriore, di fronte alla vostra interiorità che, volta pervolta, è attuale; vale a dire che, fin dove voi vi ricordate,avete continuamente fatto, per così dire, di ciò ch'era in-terno, una cosa esterna, perchè fate della rappresentazio-ne del gesso che avete ora qualcosa di esterno nel mo-mento successivo, in quanto passate ad un'altra rappre-sentazione. In voi avviene una continua esteriorizzazio-ne: il vostro interno diventa subito una cosa esterna,come una pelle. La vita animica consiste nel fatto chel'interno diventa continuamente esterno; così che nellanostra interiorità, in questo interiore processo spirituale,noi possiamo distinguere il vero e proprio internodall'esterno, e tutto ciò entro l'interiorità. Siamo ancoranell'interiorità, ma in questa stessa interiorità abbiamoda distinguere due parti: quella del nostro proprio inter-no, e quella del nostro interno ch'è divenuto esterno.

Il processo che ora abbiamo veduto compiersi, conl'esternarsi dell'interno, è ciò che produce il contenutodella nostra vita animica: perchè, se riflettete un po' an-che su ciò, riconoscerete di poter chiamare anima vostratutto ciò che avete sperimentato dalla vostra prima in-fanzia in poi. Un uomo che avesse dimenticato tutto ciò

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to, è già fuori della vostra interiorità. E, se volete avereun'immagine, potete rappresentarvi che il momento at-tuale, con le rappresentazioni che avete, è il serpente, eciò che avete eliminato è la pelle smessa del serpente. Ècome se il serpente abbia smessa e lasciata dietro di sèuna pelle, e poi un'altra, e un'altra ancora; così tutte levostre rappresentazioni eliminate sarebbero qualcosa diesteriore, di fronte alla vostra interiorità che, volta pervolta, è attuale; vale a dire che, fin dove voi vi ricordate,avete continuamente fatto, per così dire, di ciò ch'era in-terno, una cosa esterna, perchè fate della rappresentazio-ne del gesso che avete ora qualcosa di esterno nel mo-mento successivo, in quanto passate ad un'altra rappre-sentazione. In voi avviene una continua esteriorizzazio-ne: il vostro interno diventa subito una cosa esterna,come una pelle. La vita animica consiste nel fatto chel'interno diventa continuamente esterno; così che nellanostra interiorità, in questo interiore processo spirituale,noi possiamo distinguere il vero e proprio internodall'esterno, e tutto ciò entro l'interiorità. Siamo ancoranell'interiorità, ma in questa stessa interiorità abbiamoda distinguere due parti: quella del nostro proprio inter-no, e quella del nostro interno ch'è divenuto esterno.

Il processo che ora abbiamo veduto compiersi, conl'esternarsi dell'interno, è ciò che produce il contenutodella nostra vita animica: perchè, se riflettete un po' an-che su ciò, riconoscerete di poter chiamare anima vostratutto ciò che avete sperimentato dalla vostra prima in-fanzia in poi. Un uomo che avesse dimenticato tutto ciò

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che ha vissuto da allora in poi, avrebbe veramente per-duto il suo Io. Di modo che in questa possibilità di man-dare dietro a noi i ricordi, e di conservarli tuttora comespoglie, consiste la realtà della nostra vita animica. Oraquesta realtà della vita animica si può pensare configu-rata nel modo più vario. Vi prego di porre attenzione alfatto che veramente ad ogni momento la vita dell'animaè configurata diversamente che in un altro momento.Supponete di passeggiare fuori, in una bellissima nottestellata, oppure di stare ascoltando una sinfonia di Bee-thoven; in ognuno di questi momenti avete identificatocol vostro interno una vasta sfera della vita animica.Supponete di lasciare dietro di voi quella chiara nottestellata per entrare in una stanzuccia povera e oscura;sarà come se la vostra vita animica si fosse improvvisa-mente rattrappita; non conterrebbe più che poche rap-presentazioni; e così pure, finita la sinfonia, riguardoalle rappresentazioni del vostro udito voi siete tutti rag-gricchiati; e sopra tutto quando dormite, avete la vostravita animica totalmente rattrappita, finchè al risveglionon si dilata di nuovo. Abbiamo dunque un continuoconfigurarsi della vita animica; e se volessimo ora dise-gnare tutto ciò (sarebbe naturalmente solo un simbolo,poichè dobbiamo disegnarlo spazialmente, mentre inten-diamo parlare del tempo che non è spaziale), se voglia-mo disegnarlo, possiamo configurarlo nel modo più va-rio. Qui, nel punto a, sarebbe rattrappito, in b si dilata dinuovo. Dovremmo pensarlo configurato nel modo piùvario, mentre c è sempre il contenuto della vita animica.

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che ha vissuto da allora in poi, avrebbe veramente per-duto il suo Io. Di modo che in questa possibilità di man-dare dietro a noi i ricordi, e di conservarli tuttora comespoglie, consiste la realtà della nostra vita animica. Oraquesta realtà della vita animica si può pensare configu-rata nel modo più vario. Vi prego di porre attenzione alfatto che veramente ad ogni momento la vita dell'animaè configurata diversamente che in un altro momento.Supponete di passeggiare fuori, in una bellissima nottestellata, oppure di stare ascoltando una sinfonia di Bee-thoven; in ognuno di questi momenti avete identificatocol vostro interno una vasta sfera della vita animica.Supponete di lasciare dietro di voi quella chiara nottestellata per entrare in una stanzuccia povera e oscura;sarà come se la vostra vita animica si fosse improvvisa-mente rattrappita; non conterrebbe più che poche rap-presentazioni; e così pure, finita la sinfonia, riguardoalle rappresentazioni del vostro udito voi siete tutti rag-gricchiati; e sopra tutto quando dormite, avete la vostravita animica totalmente rattrappita, finchè al risveglionon si dilata di nuovo. Abbiamo dunque un continuoconfigurarsi della vita animica; e se volessimo ora dise-gnare tutto ciò (sarebbe naturalmente solo un simbolo,poichè dobbiamo disegnarlo spazialmente, mentre inten-diamo parlare del tempo che non è spaziale), se voglia-mo disegnarlo, possiamo configurarlo nel modo più va-rio. Qui, nel punto a, sarebbe rattrappito, in b si dilata dinuovo. Dovremmo pensarlo configurato nel modo piùvario, mentre c è sempre il contenuto della vita animica.

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Dal simbolo potete già riconoscere (e questo non fa al-tro che mostrare visibilmente ciò che non è visibile) ildilatarsi e il restringersi della vita animica. Una vita ani-mica che ascolta una sinfonia è più ricca di un'altra chesente solo un'unica battuta. Si può dunque dire che lavita animica si dilata e si rattrappisce, ma in ciò nondeve mescolarsi nessuna rappresentazione spaziale. Du-rante questo dilatarsi e rattrappirsi, avviene senza alcundubbio un movimento spirituale interiore: movimento!Vita animica è movimento.

Ora però dovete pensare il movimento solo così comel'abbiamo descritto, non già come un movimento nellospazio. E questo dilatarsi e restringersi dà delle forme;così che abbiamo movimento, e l'espressione esterioredel movimento in certe configurazioni, in certe forme.Ma tutto ciò senza forme spaziali; le forme qui intesenon sono forme spaziali, ma sono forme della vita ani-

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Dal simbolo potete già riconoscere (e questo non fa al-tro che mostrare visibilmente ciò che non è visibile) ildilatarsi e il restringersi della vita animica. Una vita ani-mica che ascolta una sinfonia è più ricca di un'altra chesente solo un'unica battuta. Si può dunque dire che lavita animica si dilata e si rattrappisce, ma in ciò nondeve mescolarsi nessuna rappresentazione spaziale. Du-rante questo dilatarsi e rattrappirsi, avviene senza alcundubbio un movimento spirituale interiore: movimento!Vita animica è movimento.

Ora però dovete pensare il movimento solo così comel'abbiamo descritto, non già come un movimento nellospazio. E questo dilatarsi e restringersi dà delle forme;così che abbiamo movimento, e l'espressione esterioredel movimento in certe configurazioni, in certe forme.Ma tutto ciò senza forme spaziali; le forme qui intesenon sono forme spaziali, ma sono forme della vita ani-

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mica che si allarga e si restringe. E che cosa vive quadentro, in questo estendersi e restringersi? Che cosavive qua dentro, veramente? Ebbene, vi accosterete già,vorrei dire, alla realtà, se riflettete un po' a ciò che devevivere qua dentro. Qua dentro vivono le vostre sensazio-ni, i vostri pensieri e impulsi volitivi, in quanto tutto ciòè spirituale. Tutto ciò è, per così dire, l'acqua che ondeg-gia, che si muove in forme, ma sempre spiritualmente.Ed ora vi occorre ancora una sola rappresentazione perpenetrare tutto ciò. Abbiamo detto: «Qua dentro vivonopensieri, rappresentazioni, sentimenti, impulsi volitivi».Ma gli impulsi volitivi sono, in certo modo, qualcosa dipiù fondamentalmente necessario che non i pensieristessi; perchè, se riflettete che questa vita animica puòvenir messa in movimento a volte più rapido, a volte piùlento, scorgerete nel vostro interno ch'è veramente il vo-lere stesso a mettere tutto in movimento. Se spronate ilvolere, potete portare in un più rapido flusso i pensieri ei sentimenti; se la volontà è pigra, tutto ciò scorre piùlentamente. Vi occorre la volontà, per allargare questavita animica. Sicchè, procedendo in ordine, abbiamo:Volontà; poi tutto ciò che vive nei sentimenti, nelle rap-presentazioni, e che, dentro la nostra vita animica (dicovita animica), è ciò che possiamo prendere come espres-sione della Saggezza; poi abbiamo il movimento, il dila-tarsi e il restringersi; e finalmente abbiamo la formazio-ne, la forma che appare come espressione del movimen-to. Potete distinguere precisamente entro la vostra vita

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mica che si allarga e si restringe. E che cosa vive quadentro, in questo estendersi e restringersi? Che cosavive qua dentro, veramente? Ebbene, vi accosterete già,vorrei dire, alla realtà, se riflettete un po' a ciò che devevivere qua dentro. Qua dentro vivono le vostre sensazio-ni, i vostri pensieri e impulsi volitivi, in quanto tutto ciòè spirituale. Tutto ciò è, per così dire, l'acqua che ondeg-gia, che si muove in forme, ma sempre spiritualmente.Ed ora vi occorre ancora una sola rappresentazione perpenetrare tutto ciò. Abbiamo detto: «Qua dentro vivonopensieri, rappresentazioni, sentimenti, impulsi volitivi».Ma gli impulsi volitivi sono, in certo modo, qualcosa dipiù fondamentalmente necessario che non i pensieristessi; perchè, se riflettete che questa vita animica puòvenir messa in movimento a volte più rapido, a volte piùlento, scorgerete nel vostro interno ch'è veramente il vo-lere stesso a mettere tutto in movimento. Se spronate ilvolere, potete portare in un più rapido flusso i pensieri ei sentimenti; se la volontà è pigra, tutto ciò scorre piùlentamente. Vi occorre la volontà, per allargare questavita animica. Sicchè, procedendo in ordine, abbiamo:Volontà; poi tutto ciò che vive nei sentimenti, nelle rap-presentazioni, e che, dentro la nostra vita animica (dicovita animica), è ciò che possiamo prendere come espres-sione della Saggezza; poi abbiamo il movimento, il dila-tarsi e il restringersi; e finalmente abbiamo la formazio-ne, la forma che appare come espressione del movimen-to. Potete distinguere precisamente entro la vostra vita

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animica: Volontà, Saggezza, Movimento e Forma. Ciòvive e trama entro la vita animica.

È peccato che non possiamo prolungare il nostro cor-so per un mese; si potrebbe parlare con maggior preci-sione. In tal caso vedreste che si può dare un fondamen-to a ciò che abbiamo detto, che cioè, nella nostra propriavita animica si svolge ciò che ha, per così dire, la sua ra-dice nella volontà, e che poi contiene in sè saggezza emovimento e forma. Ora riconoscerete in modo singola-re che la sequenza che abbiamo qui registrata per la vitaanimica si accorda in modo meraviglioso coi nomi cheabbiamo potuto dare alla serie delle Gerarchie, dagliSpiriti della Volontà, della Saggezza, del Movimento,agli Spiriti della Forma. E, in certo qual modo, aprendocosì la nostra propria vita animica, abbiamo afferratoper un lembo le Gerarchie, le abbiamo veramente côltelà dentro. Esse ci si mostrano in modo affatto singolarenell'interiore vita animica, e si mostrano così che la loroazione è assolutamente non spaziale. E se anche nonavessimo ottenuto null'altro con ciò che abbiamo detto,abbiamo per lo meno ottenuto le prime rappresentazionicirca un'importante qualità di queste quattro Gerarchie:Spiriti della Volontà, Spiriti della Saggezza, Spiriti delMovimento e Spiriti della Forma; la qualità cioè ch'essesono non spaziali. La «Forma» dunque è intesa a tuttaprima come formazione non spaziale, operante in modoanimico-spirituale. Ciò è molto importante. Dunque, separliamo delle forme che vengono create dagli Spiritidella Forma, non si tratta di forme spaziali esteriori, ma

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animica: Volontà, Saggezza, Movimento e Forma. Ciòvive e trama entro la vita animica.

È peccato che non possiamo prolungare il nostro cor-so per un mese; si potrebbe parlare con maggior preci-sione. In tal caso vedreste che si può dare un fondamen-to a ciò che abbiamo detto, che cioè, nella nostra propriavita animica si svolge ciò che ha, per così dire, la sua ra-dice nella volontà, e che poi contiene in sè saggezza emovimento e forma. Ora riconoscerete in modo singola-re che la sequenza che abbiamo qui registrata per la vitaanimica si accorda in modo meraviglioso coi nomi cheabbiamo potuto dare alla serie delle Gerarchie, dagliSpiriti della Volontà, della Saggezza, del Movimento,agli Spiriti della Forma. E, in certo qual modo, aprendocosì la nostra propria vita animica, abbiamo afferratoper un lembo le Gerarchie, le abbiamo veramente côltelà dentro. Esse ci si mostrano in modo affatto singolarenell'interiore vita animica, e si mostrano così che la loroazione è assolutamente non spaziale. E se anche nonavessimo ottenuto null'altro con ciò che abbiamo detto,abbiamo per lo meno ottenuto le prime rappresentazionicirca un'importante qualità di queste quattro Gerarchie:Spiriti della Volontà, Spiriti della Saggezza, Spiriti delMovimento e Spiriti della Forma; la qualità cioè ch'essesono non spaziali. La «Forma» dunque è intesa a tuttaprima come formazione non spaziale, operante in modoanimico-spirituale. Ciò è molto importante. Dunque, separliamo delle forme che vengono create dagli Spiritidella Forma, non si tratta di forme spaziali esteriori, ma

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di formazioni interiori che giungono soltanto alla nostracoscienza e che possiamo afferrare nello svolgimentodella nostra vita animica. Ma qui tutto si svolge sola-mente nel tempo; senza tempo non potreste affatto rap-presentarvelo. Dovete, prescindendo dal disegno chenon significa nulla per la cosa stessa, rappresentarvelo(in quanto rimanete nella vita animica) in maniera nonspaziale.

Se dunque noi diciamo che gli Spiriti della Volontàhanno operato da prima sull'antico Saturno, gli Spiritidella Saggezza sull'antico Sole, gli Spiriti del movimen-to sull'antica Luna, e gli Spiriti della Forma sulla Terra,dovremmo dire, tenendo d'occhio soltanto la qualità pu-ramente interiore degli Spiriti della Forma: «Gli Spiritidella Forma hanno creato l'uomo sulla Terra in modoch'egli aveva ancora una forma invisibile». Ciò si accor-da bene con quanto ci è risultato anche ieri. Al principiodella sua vita terrena, gli Spiriti della Forma hanno datoall'uomo, anzi tutto, forme invisibili, non spaziali. Oradobbiamo a tutta prima osservare che anche tutti gli og-getti esteriori che incontriamo, che anche tutto ciò chescorgiamo nel mondo esterno per mezzo dei nostri sensi,non è altro, appunto, che un'espressione esteriore di unaspiritualità interiore. E dietro ad ogni oggetto esterioremateriale spaziale dobbiamo cercare qualcosa di similea ciò che vive nella nostra anima stessa. Naturalmenteciò non si offre ai nostri sensi esteriori, ma sta dietro aciò che i sensi esteriori ci presentano.

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di formazioni interiori che giungono soltanto alla nostracoscienza e che possiamo afferrare nello svolgimentodella nostra vita animica. Ma qui tutto si svolge sola-mente nel tempo; senza tempo non potreste affatto rap-presentarvelo. Dovete, prescindendo dal disegno chenon significa nulla per la cosa stessa, rappresentarvelo(in quanto rimanete nella vita animica) in maniera nonspaziale.

Se dunque noi diciamo che gli Spiriti della Volontàhanno operato da prima sull'antico Saturno, gli Spiritidella Saggezza sull'antico Sole, gli Spiriti del movimen-to sull'antica Luna, e gli Spiriti della Forma sulla Terra,dovremmo dire, tenendo d'occhio soltanto la qualità pu-ramente interiore degli Spiriti della Forma: «Gli Spiritidella Forma hanno creato l'uomo sulla Terra in modoch'egli aveva ancora una forma invisibile». Ciò si accor-da bene con quanto ci è risultato anche ieri. Al principiodella sua vita terrena, gli Spiriti della Forma hanno datoall'uomo, anzi tutto, forme invisibili, non spaziali. Oradobbiamo a tutta prima osservare che anche tutti gli og-getti esteriori che incontriamo, che anche tutto ciò chescorgiamo nel mondo esterno per mezzo dei nostri sensi,non è altro, appunto, che un'espressione esteriore di unaspiritualità interiore. E dietro ad ogni oggetto esterioremateriale spaziale dobbiamo cercare qualcosa di similea ciò che vive nella nostra anima stessa. Naturalmenteciò non si offre ai nostri sensi esteriori, ma sta dietro aciò che i sensi esteriori ci presentano.

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Orbene, come potrebbe ora venir rappresentato unoperare che andasse oltre gli Spiriti della Forma, oltreciò che questi creano come forma non ancora spaziale?Intendiamoci bene, ora il nostro quesito è: «Se questooperare, da Volontà, Saggezza, Movimento, Forma, pro-cede oltre, più in là della Forma, che cosa avviene allo-ra?». Così va posto il quesito. Vedete, se nell'Universoun processo è arrivato fino alla forma che si mantieneancora totalmente nello spirituale-animico, che non èancora una forma spaziale; se il processo è arrivato finoa questa forma soprasensibile, allora il passo successivoè possibile soltanto a patto che la forma, come tale, sirompa. E questo è precisamente ciò che si presenta allosguardo occulto. Quando certe forme, che sono createsotto l'influsso degli Spiriti della Forma, si sono svilup-pate fino a una data condizione, le forme s'infrangono. Ese ora rivolgete lo sguardo alle forme infrante, a qualco-sa che nasce per il fatto che forme, le quali sono ancorasoprasensibili, s'infrangono, allora avete il trapasso dalsoprasensibile al sensibile-spaziale. E forma infranta èmateria. La materia, là dove appare nell'Universo, perl'occultista non è altro che forma rotta, spezzata, frantu-mata. Immaginate che questo gesso sia invisibile cometale, ed abbia questa singolare forma di parallelepipedo,e, come tale, sia invisibile, ed ora prendete un martello epicchiate rapidamente il pezzo di gesso in modo da fran-tumarlo, da mandarlo in tanti piccoli pezzi; allora avretespezzato la forma. Supponete che nel momento in cuirompete la forma, l'invisibile diventi visibile, e avrete

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Orbene, come potrebbe ora venir rappresentato unoperare che andasse oltre gli Spiriti della Forma, oltreciò che questi creano come forma non ancora spaziale?Intendiamoci bene, ora il nostro quesito è: «Se questooperare, da Volontà, Saggezza, Movimento, Forma, pro-cede oltre, più in là della Forma, che cosa avviene allo-ra?». Così va posto il quesito. Vedete, se nell'Universoun processo è arrivato fino alla forma che si mantieneancora totalmente nello spirituale-animico, che non èancora una forma spaziale; se il processo è arrivato finoa questa forma soprasensibile, allora il passo successivoè possibile soltanto a patto che la forma, come tale, sirompa. E questo è precisamente ciò che si presenta allosguardo occulto. Quando certe forme, che sono createsotto l'influsso degli Spiriti della Forma, si sono svilup-pate fino a una data condizione, le forme s'infrangono. Ese ora rivolgete lo sguardo alle forme infrante, a qualco-sa che nasce per il fatto che forme, le quali sono ancorasoprasensibili, s'infrangono, allora avete il trapasso dalsoprasensibile al sensibile-spaziale. E forma infranta èmateria. La materia, là dove appare nell'Universo, perl'occultista non è altro che forma rotta, spezzata, frantu-mata. Immaginate che questo gesso sia invisibile cometale, ed abbia questa singolare forma di parallelepipedo,e, come tale, sia invisibile, ed ora prendete un martello epicchiate rapidamente il pezzo di gesso in modo da fran-tumarlo, da mandarlo in tanti piccoli pezzi; allora avretespezzato la forma. Supponete che nel momento in cuirompete la forma, l'invisibile diventi visibile, e avrete

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un'immagine per il nascere della materia. Materia è Spi-rito che si è sviluppato fino alla forma, e poi si è spezza-to, frantumato, sgretolato.

LA MATERIA È UN AMMASSO DI MACERIEDELLO SPIRITO. È straordinariamente importanteconsiderare appunto questa definizione: materia è dun-que, in realtà, Spirito, ma Spirito frantumato.

Ora, miei cari amici, pensandoci ulteriormente, vi di-rete: «Eppure incontriamo forme spaziali, come, adesempio, le belle forme cristalline; vediamo pure neicristalli venirci incontro forme molto belle... e tu diciche tutto ciò che è materiale è un ammasso di maceriedello Spirito, è Spirito frantumato! Per farvene una certarappresentazione, pensate un getto d'acqua che cade (a);

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un'immagine per il nascere della materia. Materia è Spi-rito che si è sviluppato fino alla forma, e poi si è spezza-to, frantumato, sgretolato.

LA MATERIA È UN AMMASSO DI MACERIEDELLO SPIRITO. È straordinariamente importanteconsiderare appunto questa definizione: materia è dun-que, in realtà, Spirito, ma Spirito frantumato.

Ora, miei cari amici, pensandoci ulteriormente, vi di-rete: «Eppure incontriamo forme spaziali, come, adesempio, le belle forme cristalline; vediamo pure neicristalli venirci incontro forme molto belle... e tu diciche tutto ciò che è materiale è un ammasso di maceriedello Spirito, è Spirito frantumato! Per farvene una certarappresentazione, pensate un getto d'acqua che cade (a);

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supponete ch'esso sia invisibile, che non lo possiate ve-dere. Pensate di contrapporgli qualcosa (b). Per il fattoche il getto d'acqua cade su questo b, si frange in tantegoccie (c). Ora supponete che il getto d'acqua che cadesia invisibile, mentre ciò che si è frantumato è diventatovisibile. Avreste allora qui un getto d'acqua frantumato,e di nuovo avreste un'immagine della materia. Ma oradovete eliminare dal vostro pensiero l'ostacolo contrap-posto qua sotto, perchè ciò non esiste, ciò presupporreb-be già che vi fosse materia. Dovete immaginare che,senza che vi sia un siffatto ostacolo, la materia, mentresi organizza spiritualmente a forma, è soprasensibile, èin movimento, poichè il movimento precede la forma.Nulla esiste, e in nessun luogo, all'infuori di ciò che ècompenetrato dalle azioni degli Spiriti del Movimento.Il movimento, la forma, arrivano fino a un dato limite,dove si paralizzano in sè stessi e in sè stessi s'infrango-no. La cosa principale è che noi comprendiamo che ciòche a tutta prima è animico-spirituale s'irradia, ma hasoltanto una data forza di slancio, e, giunto al punto li-mite di questa forza di slancio, rimbalza in sè stesso e,così facendo, si frantuma; di modo che, dovunque ve-diamo sorgere materia, possiamo dire che a base di que-sta materia sta un elemento soprasensibile, il quale ègiunto al limite della sua azione e a quel limite scoppia.Ma, prima di scoppiare, ha interiormente-spiritualmenteancora le forme. Ora, dopo che si è frantumato, nei sin-goli frantumi crollanti agisce ancora ciò che esistevacome forma spirituale. Dove quest'azione permane ener-

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supponete ch'esso sia invisibile, che non lo possiate ve-dere. Pensate di contrapporgli qualcosa (b). Per il fattoche il getto d'acqua cade su questo b, si frange in tantegoccie (c). Ora supponete che il getto d'acqua che cadesia invisibile, mentre ciò che si è frantumato è diventatovisibile. Avreste allora qui un getto d'acqua frantumato,e di nuovo avreste un'immagine della materia. Ma oradovete eliminare dal vostro pensiero l'ostacolo contrap-posto qua sotto, perchè ciò non esiste, ciò presupporreb-be già che vi fosse materia. Dovete immaginare che,senza che vi sia un siffatto ostacolo, la materia, mentresi organizza spiritualmente a forma, è soprasensibile, èin movimento, poichè il movimento precede la forma.Nulla esiste, e in nessun luogo, all'infuori di ciò che ècompenetrato dalle azioni degli Spiriti del Movimento.Il movimento, la forma, arrivano fino a un dato limite,dove si paralizzano in sè stessi e in sè stessi s'infrango-no. La cosa principale è che noi comprendiamo che ciòche a tutta prima è animico-spirituale s'irradia, ma hasoltanto una data forza di slancio, e, giunto al punto li-mite di questa forza di slancio, rimbalza in sè stesso e,così facendo, si frantuma; di modo che, dovunque ve-diamo sorgere materia, possiamo dire che a base di que-sta materia sta un elemento soprasensibile, il quale ègiunto al limite della sua azione e a quel limite scoppia.Ma, prima di scoppiare, ha interiormente-spiritualmenteancora le forme. Ora, dopo che si è frantumato, nei sin-goli frantumi crollanti agisce ancora ciò che esistevacome forma spirituale. Dove quest'azione permane ener-

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gica si continuano, dopo lo spezzettamento, le linee del-le forme spirituali, e, dopo che il pezzo si è frantumato, iframmenti che rimbalzano descrivono delle linee in cuisi esprime ancora un effetto postumo delle linee spiri-tuali. Da ciò sorgono i cristalli. I cristalli sono riprodu-zioni di forme spirituali che, per così dire, conservanoancora, per propria forza propulsiva, la direzione origi-nale, nel senso contrario.

Ciò che vi ho descritto qui è quasi per intero quelloche risulta all'osservazione occulta dell'idrogeno. L'idro-geno appare come un getto che prorompe verso di noidall'infinito, che si paralizza in sè stesso e polverizzan-dosi si disperde, in modo che noi lo dovremmo disegna-re press'a poco come se le linee andassero oltre il segnoe conservassero la loro forma com'è nel disegno 4.

Una particella d'idro-geno si presenta dunquepress'a poco come ungetto invisibile che vieneda infinite vastità dellospazio e che alla fine sirompe in spruzzaglia.Dovunque, insomma, lamateria è ciò che si puòchiamare spiritualità in-franta. La materia non èveramente altro che Spi-rito, ma Spirito frantu-mato.

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gica si continuano, dopo lo spezzettamento, le linee del-le forme spirituali, e, dopo che il pezzo si è frantumato, iframmenti che rimbalzano descrivono delle linee in cuisi esprime ancora un effetto postumo delle linee spiri-tuali. Da ciò sorgono i cristalli. I cristalli sono riprodu-zioni di forme spirituali che, per così dire, conservanoancora, per propria forza propulsiva, la direzione origi-nale, nel senso contrario.

Ciò che vi ho descritto qui è quasi per intero quelloche risulta all'osservazione occulta dell'idrogeno. L'idro-geno appare come un getto che prorompe verso di noidall'infinito, che si paralizza in sè stesso e polverizzan-dosi si disperde, in modo che noi lo dovremmo disegna-re press'a poco come se le linee andassero oltre il segnoe conservassero la loro forma com'è nel disegno 4.

Una particella d'idro-geno si presenta dunquepress'a poco come ungetto invisibile che vieneda infinite vastità dellospazio e che alla fine sirompe in spruzzaglia.Dovunque, insomma, lamateria è ciò che si puòchiamare spiritualità in-franta. La materia non èveramente altro che Spi-rito, ma Spirito frantu-mato.

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Ed ora devo presentare alla vostra anima un altro pen-siero difficile che si riattacca a ciò che ho detto in prin-cipio. Ho detto che nella stessa interiorità animico-spiri-tuale distinguiamo un esterno e un interno. Tutte le di-mensioni spaziali sono originate, in verità, da questicontrasti, così che, dovunque abbiate a tutta prima unadimensione spaziale, potete considerarla come partenteda un qualche punto. Questo è l'interno; e tutto il resto èesterno. Per la superficie la linea è un interno, tutto il re-sto è un esterno ecc. Così lo spazio non è altro che ciòche nasce quando lo Spirito deve infrangersi e così pas-sa all'esistenza materiale.

Ora è straordinariamente importante tener d'occhioquanto segue. Pensate un po' che questo infrangersi del-lo Spirito nella materia avvenga in modo ch'esso, a tuttaprima, s'infranga, si frantumi, senza trovare già primaqualche materia esistente; si franturni, si spezzi per for-za propria, e non trovi dunque alcun ostacolo esteriore.Supponiamo quindi che questo infrangersi avvenga, percosì dire, nel vuoto. Quando lo Spirito s'infrange nelvuoto, ne nasce materia minerale. In questo primo caso,dunque, lo Spirito deve veramente, uscendo dallo Spiri-to, spezzarsi in sè stesso; da ciò nasce allora materia mi-nerale. Ma supponete, una volta, che questo processonon avvenga, per così dire, verginalmente nell'Universo,ma che, invece, ciò che si spezza uscendo dallo Spiritotrovi già un mondo preparato, che, dunque, ora si svi-luppi, non nel vuoto, bensì, diciamo, in una corporeitàeterica già esistente. Dunque, quando si sviluppa nel

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Ed ora devo presentare alla vostra anima un altro pen-siero difficile che si riattacca a ciò che ho detto in prin-cipio. Ho detto che nella stessa interiorità animico-spiri-tuale distinguiamo un esterno e un interno. Tutte le di-mensioni spaziali sono originate, in verità, da questicontrasti, così che, dovunque abbiate a tutta prima unadimensione spaziale, potete considerarla come partenteda un qualche punto. Questo è l'interno; e tutto il resto èesterno. Per la superficie la linea è un interno, tutto il re-sto è un esterno ecc. Così lo spazio non è altro che ciòche nasce quando lo Spirito deve infrangersi e così pas-sa all'esistenza materiale.

Ora è straordinariamente importante tener d'occhioquanto segue. Pensate un po' che questo infrangersi del-lo Spirito nella materia avvenga in modo ch'esso, a tuttaprima, s'infranga, si frantumi, senza trovare già primaqualche materia esistente; si franturni, si spezzi per for-za propria, e non trovi dunque alcun ostacolo esteriore.Supponiamo quindi che questo infrangersi avvenga, percosì dire, nel vuoto. Quando lo Spirito s'infrange nelvuoto, ne nasce materia minerale. In questo primo caso,dunque, lo Spirito deve veramente, uscendo dallo Spiri-to, spezzarsi in sè stesso; da ciò nasce allora materia mi-nerale. Ma supponete, una volta, che questo processonon avvenga, per così dire, verginalmente nell'Universo,ma che, invece, ciò che si spezza uscendo dallo Spiritotrovi già un mondo preparato, che, dunque, ora si svi-luppi, non nel vuoto, bensì, diciamo, in una corporeitàeterica già esistente. Dunque, quando si sviluppa nel

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vuoto, nasce materia minerale, ma se, come abbiamosupposto, si sviluppa entro una corporeità eterica giàesistente, questa spiritualità che si rompe va a spruzzarein un corpo eterico. Se questa materia che si rompe equesto corpo eterico sono, come tali, già preparati, equindi questa spiritualità va a spezzarsi dentro una ma-teria, non già nel vuoto, non già in ciò che vi è di vergi-nale nel mondo, ma nel corpo eterico; allora non nascemateria minerale, ma nasce invece materia vegetale.Quando, dunque, lo Spirito va a frangersi entro la so-stanza eterica, nasce materia vegetale.

Ieri, però, ci siamo imbattuti in una sostanza etericapeculiare. Abbiamo trovato un corpo eterico che avevauna preponderanza, una prevalenza sopra la sostanzaastrale; e abbiamo detto che ciò proviene dagli influssiluciferici che sono stati esercitati sull'uomo. E non soloabbiamo trovato sostanza eterica avente una preponde-ranza sopra l'astrale, ma abbiamo anche trovato corpo-reità fisica avente una preponderanza sopra la sostanzaeterica, sopra il corpo eterico. Anzi, questa è stata la pri-ma cosa che abbiamo trovata. Ora, considerate questapeculiarità che veramente è sorta soltanto in conseguen-za dell'influsso luciferico; questa singolare cooperazionein questo organismo umano mal combinato! Là dove ilcorpo fisico s'incontra col corpo eterico e il corpo eteri-co è dovunque turbato dalla preponderanza del corpo fi-sico, non è come se lo Spirito semplicemente si rompes-se spruzzando nella sostanza eterica, poichè va a spruz-zare in una corporeità che è, sì, corporeità eterica, ma

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vuoto, nasce materia minerale, ma se, come abbiamosupposto, si sviluppa entro una corporeità eterica giàesistente, questa spiritualità che si rompe va a spruzzarein un corpo eterico. Se questa materia che si rompe equesto corpo eterico sono, come tali, già preparati, equindi questa spiritualità va a spezzarsi dentro una ma-teria, non già nel vuoto, non già in ciò che vi è di vergi-nale nel mondo, ma nel corpo eterico; allora non nascemateria minerale, ma nasce invece materia vegetale.Quando, dunque, lo Spirito va a frangersi entro la so-stanza eterica, nasce materia vegetale.

Ieri, però, ci siamo imbattuti in una sostanza etericapeculiare. Abbiamo trovato un corpo eterico che avevauna preponderanza, una prevalenza sopra la sostanzaastrale; e abbiamo detto che ciò proviene dagli influssiluciferici che sono stati esercitati sull'uomo. E non soloabbiamo trovato sostanza eterica avente una preponde-ranza sopra l'astrale, ma abbiamo anche trovato corpo-reità fisica avente una preponderanza sopra la sostanzaeterica, sopra il corpo eterico. Anzi, questa è stata la pri-ma cosa che abbiamo trovata. Ora, considerate questapeculiarità che veramente è sorta soltanto in conseguen-za dell'influsso luciferico; questa singolare cooperazionein questo organismo umano mal combinato! Là dove ilcorpo fisico s'incontra col corpo eterico e il corpo eteri-co è dovunque turbato dalla preponderanza del corpo fi-sico, non è come se lo Spirito semplicemente si rompes-se spruzzando nella sostanza eterica, poichè va a spruz-zare in una corporeità che è, sì, corporeità eterica, ma

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nella quale il fisico ha la preponderanza. Orbene, se loSpirito si rompe e spruzza in una sostanza così prepara-ta, nasce allora sostanza nervosa, materia nervosa.Quando dunque lo Spirito penetra nella corporeità eteri-ca che viene sopraffatta dalla corporeità fisica, nasce lamateria dei nervi.

Avete qui tre gradi di materialità. Anzi tutto la mate-rialità solita che incontrate fuori nel mondo dei sensi,poi quella che trovate nei corpi vegetali, e poi quella chetrovate nel corpo umano e nel corpo animale per il fattoche sono avvenute delle irregolarità. Ora, pensate a tuttociò che dovremmo fare se dovessimo enumerare le di-verse condizioni per tutte le svariate materie del mondo.Tante cose abbiamo già ieri veduto sorgere come irrego-larità a cagione dell'influsso luciferico; abbiamo vistoinoltre come a sua volta la corporeità eterica possa averela preponderanza sulla corporeità astrale. Quando nellacorporeità astrale, in cui prevale la corporeità eterica, ir-radia in certo modo lo Spirito, ne nasce materia musco-lare. Per questo la materia dei nervi e la materia dei mu-scoli hanno un aspetto così singolare che non può essereparagonato a null'altro di ciò che si trova nel mondoesterno; perchè nascono in maniera così complicata. Velo potete rappresentare, considerando le differenze chepassano tra il far spruzzare un qualche metallo liquidoanzi tutto nell'aria libera e poi nell'acqua, e il farlo spriz-zare nella materia solida. Ciò che oggi voglio raggiun-gere principalmente è di mostrarvi in quali profonditàdell'essere bisogna discendere, volendo arrivare alla ra-

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nella quale il fisico ha la preponderanza. Orbene, se loSpirito si rompe e spruzza in una sostanza così prepara-ta, nasce allora sostanza nervosa, materia nervosa.Quando dunque lo Spirito penetra nella corporeità eteri-ca che viene sopraffatta dalla corporeità fisica, nasce lamateria dei nervi.

Avete qui tre gradi di materialità. Anzi tutto la mate-rialità solita che incontrate fuori nel mondo dei sensi,poi quella che trovate nei corpi vegetali, e poi quella chetrovate nel corpo umano e nel corpo animale per il fattoche sono avvenute delle irregolarità. Ora, pensate a tuttociò che dovremmo fare se dovessimo enumerare le di-verse condizioni per tutte le svariate materie del mondo.Tante cose abbiamo già ieri veduto sorgere come irrego-larità a cagione dell'influsso luciferico; abbiamo vistoinoltre come a sua volta la corporeità eterica possa averela preponderanza sulla corporeità astrale. Quando nellacorporeità astrale, in cui prevale la corporeità eterica, ir-radia in certo modo lo Spirito, ne nasce materia musco-lare. Per questo la materia dei nervi e la materia dei mu-scoli hanno un aspetto così singolare che non può essereparagonato a null'altro di ciò che si trova nel mondoesterno; perchè nascono in maniera così complicata. Velo potete rappresentare, considerando le differenze chepassano tra il far spruzzare un qualche metallo liquidoanzi tutto nell'aria libera e poi nell'acqua, e il farlo spriz-zare nella materia solida. Ciò che oggi voglio raggiun-gere principalmente è di mostrarvi in quali profonditàdell'essere bisogna discendere, volendo arrivare alla ra-

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dice di queste cose. Infatti, se si vuole ora far spruzzarelo Spirito in ciò che vi è di ancor più materiale, dove l'Ioagisce con preponderanza nel corpo astrale, se dunquelo Spirito si rompe e irradia in ciò che gli viene incontrocome l'irregolarità corporea che deriva dal fatto che l'Ionella sua egoità prevale sul corpo astrale, ne nasce, masolo attraverso a molti giri, materia ossea. Come vedete,tutto dipende dunque, in sostanza, dal come la materia sirompe, si polverizza, allorchè nasce dallo Spirito. Ora,tenete fermo ciò che vi ho detto, sebbene non possiateseguirlo nei particolari con tutti i vostri pensieri; avrete,però, afferrato il senso dell'insieme, e cioè: che si devedovunque considerare la materia come Spirito che sifrange e si polverizza, ma che a questo Spirito che sifrange può venire già incontro qualcosa; e, a seconda diciò che gli viene incontro, esso va a frangersi e a spruz-zare in questo o in quello, e ne nascono materie diversa-mente configurate: materia nervosa, muscolare, vegetalee così via.

Ma ora vi si affaccerà una domanda, e cioè: «Checosa sarebbe dunque avvenuto dell'uomo se non fosseintervenuto l'influsso luciferico a questo riguardo?». Giàieri abbiamo accennato a molte cose che sarebbero av-venute, ma ora ci chiediamo che cosa sarebbe avvenutoa questo riguardo. Vedete, nervi quali l'uomo li ha oggi,non avrebbe potuto averli. Poichè questi nervi, nellaloro materia, nascono solo per il fatto che avviene quelrapporto irregolare. Così pure non avrebbe potuto averenè ossa nè muscoli, se non fosse intervenuto l'influsso

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dice di queste cose. Infatti, se si vuole ora far spruzzarelo Spirito in ciò che vi è di ancor più materiale, dove l'Ioagisce con preponderanza nel corpo astrale, se dunquelo Spirito si rompe e irradia in ciò che gli viene incontrocome l'irregolarità corporea che deriva dal fatto che l'Ionella sua egoità prevale sul corpo astrale, ne nasce, masolo attraverso a molti giri, materia ossea. Come vedete,tutto dipende dunque, in sostanza, dal come la materia sirompe, si polverizza, allorchè nasce dallo Spirito. Ora,tenete fermo ciò che vi ho detto, sebbene non possiateseguirlo nei particolari con tutti i vostri pensieri; avrete,però, afferrato il senso dell'insieme, e cioè: che si devedovunque considerare la materia come Spirito che sifrange e si polverizza, ma che a questo Spirito che sifrange può venire già incontro qualcosa; e, a seconda diciò che gli viene incontro, esso va a frangersi e a spruz-zare in questo o in quello, e ne nascono materie diversa-mente configurate: materia nervosa, muscolare, vegetalee così via.

Ma ora vi si affaccerà una domanda, e cioè: «Checosa sarebbe dunque avvenuto dell'uomo se non fosseintervenuto l'influsso luciferico a questo riguardo?». Giàieri abbiamo accennato a molte cose che sarebbero av-venute, ma ora ci chiediamo che cosa sarebbe avvenutoa questo riguardo. Vedete, nervi quali l'uomo li ha oggi,non avrebbe potuto averli. Poichè questi nervi, nellaloro materia, nascono solo per il fatto che avviene quelrapporto irregolare. Così pure non avrebbe potuto averenè ossa nè muscoli, se non fosse intervenuto l'influsso

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luciferico. Insomma abbiamo visto nascere le diversematerie per il fatto che delle forme si riversano spiritual-mente in qualcosa che esiste solo a causa dell'influssoluciferico: senza quell'influsso, tutte queste materie mu-scolari, nervose ecc. non avrebbero potuto esistere.Dobbiamo dunque chiederci, in senso ancora più rigoro-so di ieri: «Che cos'è allora l'intero uomo materiale?».Quale ci appare esteriormente, egli è esclusivamente unrisultato dell'influsso luciferico. Perchè non avrebbe nènervi, nè muscoli, nè ossa, nel senso odierno, se l'influs-so luciferico non ci fosse stato. Il materialismo non de-scrive se non quello che Lucifero ha fatto dell'uomo, dimodo che il materialismo è eminentemente fruttodell'insegnamento di Lucifero, e rifiuta tutto il resto.

Come sarebbe, dunque, l'uomo se fosse rimasto para-disiaco? A tutta prima, affinchè domani possiamo co-struire su queste basi con rappresentazioni più facili, vo-glio oggi tracciarvi un rapido schizzo di ciò che l'uomosarebbe diventato se non fosse intervenuto l'influsso lu-ciferico. Anzi tutto, nell'evoluzione umana sulla Terra,ci sarebbe stato ciò che proviene dall'influsso degli Spi-riti della Forma; perchè gli Spiriti della Forma furonogli ultimi Spiriti delle Gerarchie superiori che agironosull'uomo da fuori. Ora, questi Spiriti della Forma crea-rono anzi tutto una forma puramente soprasensibile;nulla di spaziale. Tutto ciò che si sarebbe svolto in talcaso (lasciatemelo per oggi indicare solo di sfuggita)nessun occhio esteriore avrebbe potuto vederlo, nessunsenso esteriore avrebbe potuto percepirlo; poichè forme

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luciferico. Insomma abbiamo visto nascere le diversematerie per il fatto che delle forme si riversano spiritual-mente in qualcosa che esiste solo a causa dell'influssoluciferico: senza quell'influsso, tutte queste materie mu-scolari, nervose ecc. non avrebbero potuto esistere.Dobbiamo dunque chiederci, in senso ancora più rigoro-so di ieri: «Che cos'è allora l'intero uomo materiale?».Quale ci appare esteriormente, egli è esclusivamente unrisultato dell'influsso luciferico. Perchè non avrebbe nènervi, nè muscoli, nè ossa, nel senso odierno, se l'influs-so luciferico non ci fosse stato. Il materialismo non de-scrive se non quello che Lucifero ha fatto dell'uomo, dimodo che il materialismo è eminentemente fruttodell'insegnamento di Lucifero, e rifiuta tutto il resto.

Come sarebbe, dunque, l'uomo se fosse rimasto para-disiaco? A tutta prima, affinchè domani possiamo co-struire su queste basi con rappresentazioni più facili, vo-glio oggi tracciarvi un rapido schizzo di ciò che l'uomosarebbe diventato se non fosse intervenuto l'influsso lu-ciferico. Anzi tutto, nell'evoluzione umana sulla Terra,ci sarebbe stato ciò che proviene dall'influsso degli Spi-riti della Forma; perchè gli Spiriti della Forma furonogli ultimi Spiriti delle Gerarchie superiori che agironosull'uomo da fuori. Ora, questi Spiriti della Forma crea-rono anzi tutto una forma puramente soprasensibile;nulla di spaziale. Tutto ciò che si sarebbe svolto in talcaso (lasciatemelo per oggi indicare solo di sfuggita)nessun occhio esteriore avrebbe potuto vederlo, nessunsenso esteriore avrebbe potuto percepirlo; poichè forme

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puramente animiche non possono essere percepite dasensi esteriori. Ciò che sarebbe avvenuto avrebbe coin-ciso con ciò che è descritto nel mio libro L'Iniziazione,come «conoscenza immaginativa». Ciò che gli Spiritidella Forma avrebbero creato anzi tutto, sarebbe stato:«Immaginazione». Dunque nulla di sensibile, bensì Im-maginazione soprasensibile.

Vediamo, ora, approssimativamente ciò che sarebbestato, ma vediamolo affatto schematicamente.

Avremo allora una figura immaginativa di tutto ciòche gli Spiriti della Forma hanno creato come loro Im-maginazione dell'uomo (1). Ciò sarebbe compenetratodi quanto è rimasto all'uomo dalle creazioni delle Gerar-chie precedenti; sarebbe dunque permeato di ciò che èrimasto all'uomo per opera degli Spiriti del Movimento,vale a dire: movimento interiore (2), disegnato schema-ticamente. Ci verrebbe incontro come quella «conoscen-za ispirata» che abbiamo descritta nel libro L'Iniziazio-ne, poichè questi movimenti sarebbero riconoscibili sol-tanto come Ispirazioni; vale a dire, l'uomo intero sareb-be di Immaginazione, e inoltre risulterebbe quello che èmovimento, l'Ispirazione. E ciò che dànno gli Spiritidella Saggezza sarebbe «Intuizione». Sarebbero dunquedei contenuti interiori essenziali, coi quali tutto ciò sa-rebbe ancora, per così dire, riempito. Noi dovremmoporre qua dentro (3) dell'Intuizione, vale a dire Entitàimmediate, e allora troveremmo il tutto procedente dalCosmo, come ravvolto in un uovo d'aura che sarebbe ilprodotto degli Spiriti della Volontà (4). Questa sarebbe

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puramente animiche non possono essere percepite dasensi esteriori. Ciò che sarebbe avvenuto avrebbe coin-ciso con ciò che è descritto nel mio libro L'Iniziazione,come «conoscenza immaginativa». Ciò che gli Spiritidella Forma avrebbero creato anzi tutto, sarebbe stato:«Immaginazione». Dunque nulla di sensibile, bensì Im-maginazione soprasensibile.

Vediamo, ora, approssimativamente ciò che sarebbestato, ma vediamolo affatto schematicamente.

Avremo allora una figura immaginativa di tutto ciòche gli Spiriti della Forma hanno creato come loro Im-maginazione dell'uomo (1). Ciò sarebbe compenetratodi quanto è rimasto all'uomo dalle creazioni delle Gerar-chie precedenti; sarebbe dunque permeato di ciò che èrimasto all'uomo per opera degli Spiriti del Movimento,vale a dire: movimento interiore (2), disegnato schema-ticamente. Ci verrebbe incontro come quella «conoscen-za ispirata» che abbiamo descritta nel libro L'Iniziazio-ne, poichè questi movimenti sarebbero riconoscibili sol-tanto come Ispirazioni; vale a dire, l'uomo intero sareb-be di Immaginazione, e inoltre risulterebbe quello che èmovimento, l'Ispirazione. E ciò che dànno gli Spiritidella Saggezza sarebbe «Intuizione». Sarebbero dunquedei contenuti interiori essenziali, coi quali tutto ciò sa-rebbe ancora, per così dire, riempito. Noi dovremmoporre qua dentro (3) dell'Intuizione, vale a dire Entitàimmediate, e allora troveremmo il tutto procedente dalCosmo, come ravvolto in un uovo d'aura che sarebbe ilprodotto degli Spiriti della Volontà (4). Questa sarebbe

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la natura umana soprasensibile che consisterebbe dicontenuti i quali sarebbero accessibili soltanto a una co-noscenza puramente soprasensibile. Per quanto fantasti-co ciò possa apparire, ciò è l'uomo reale; è, per dirlosimbolicamente, l'uomo paradisiaco, che non consiste diquei contenuti materiali dei quali consiste ora, ma ch'èassolutamente essenza soprasensibile.

Che cosa è dunque avvenuto, per effetto dell'influssoluciferico? Per l'influsso luciferico le Immaginazionisono state, per così dire, sprizzate fuori con Spirito chesi frangeva, vale a dire con materia; e ciò che in talmodo è divenuto, lo abbiamo oggi, come sistema osseoumano. Il sistema osseo è l'uomo «immaginato» riempi-to di materia. Ma la materia non fa parte del vero e pro-prio uomo superiore, bensì, pel fatto che l'influsso luci-ferico è avvenuto, essa è stata sprizzata in ciò che altri-

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la natura umana soprasensibile che consisterebbe dicontenuti i quali sarebbero accessibili soltanto a una co-noscenza puramente soprasensibile. Per quanto fantasti-co ciò possa apparire, ciò è l'uomo reale; è, per dirlosimbolicamente, l'uomo paradisiaco, che non consiste diquei contenuti materiali dei quali consiste ora, ma ch'èassolutamente essenza soprasensibile.

Che cosa è dunque avvenuto, per effetto dell'influssoluciferico? Per l'influsso luciferico le Immaginazionisono state, per così dire, sprizzate fuori con Spirito chesi frangeva, vale a dire con materia; e ciò che in talmodo è divenuto, lo abbiamo oggi, come sistema osseoumano. Il sistema osseo è l'uomo «immaginato» riempi-to di materia. Ma la materia non fa parte del vero e pro-prio uomo superiore, bensì, pel fatto che l'influsso luci-ferico è avvenuto, essa è stata sprizzata in ciò che altri-

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menti sarebbe stato solo immaginativo. Mentre dunque,altrimenti, si sarebbe potuto passare comodamente attra-verso un uomo, (se ciò non fosse un non senso), questeImmaginazioni si sono, anzi tutto, rattrappite, e, inoltre,sono state riempite di materia ossea. Attualmente, se sivuol passare attraverso all'uomo, si va a cozzare controle ossa; egli è diventato impenetrabile. Ciò che è degliSpiriti del Movimento, e riempito di materia muscolare,e ciò che sarebbe da percepire come Intuizione, è riem-pito di materia nervosa. E solo al di là di questo, comin-cia il soprasensibile, in cui già è da considerarsi il corpoeterico dell'uomo, il quale, dunque, è già soprasensibile,ed oggi non è che l'elemento materiale più sottile, ilquale appare appunto come le più sottili emanazionidell'eterico, ciò che sta a base della materia ancor piùfine della materia nervosa, e non viene nemmeno presoin considerazione.

Così l'uomo è veramente un essere reso grossolano almassimo grado. Perchè, se fosse divenuto quello cheavrebbe dovuto divenire, secondo le intenzioni e le ideeoriginarie degli Dei, egli non avrebbe ossa, e la sua for-ma consisterebbe di ossa soprasensibili, immaginative;egli non avrebbe muscoli, come apparati di movimento,ma avrebbe sostanza soprasensibile che si muoverebbein lui, mentre ora ciò che si muove è dovunque imbotti-to di sostanza muscolare. Ciò che gli Spiriti del Movi-mento hanno dato come movimento soprasensibile è di-ventato il movimento fisico nei muscoli; e ciò che gliSpiriti della Saggezza hanno dato come Intuizione,

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menti sarebbe stato solo immaginativo. Mentre dunque,altrimenti, si sarebbe potuto passare comodamente attra-verso un uomo, (se ciò non fosse un non senso), questeImmaginazioni si sono, anzi tutto, rattrappite, e, inoltre,sono state riempite di materia ossea. Attualmente, se sivuol passare attraverso all'uomo, si va a cozzare controle ossa; egli è diventato impenetrabile. Ciò che è degliSpiriti del Movimento, e riempito di materia muscolare,e ciò che sarebbe da percepire come Intuizione, è riem-pito di materia nervosa. E solo al di là di questo, comin-cia il soprasensibile, in cui già è da considerarsi il corpoeterico dell'uomo, il quale, dunque, è già soprasensibile,ed oggi non è che l'elemento materiale più sottile, ilquale appare appunto come le più sottili emanazionidell'eterico, ciò che sta a base della materia ancor piùfine della materia nervosa, e non viene nemmeno presoin considerazione.

Così l'uomo è veramente un essere reso grossolano almassimo grado. Perchè, se fosse divenuto quello cheavrebbe dovuto divenire, secondo le intenzioni e le ideeoriginarie degli Dei, egli non avrebbe ossa, e la sua for-ma consisterebbe di ossa soprasensibili, immaginative;egli non avrebbe muscoli, come apparati di movimento,ma avrebbe sostanza soprasensibile che si muoverebbein lui, mentre ora ciò che si muove è dovunque imbotti-to di sostanza muscolare. Ciò che gli Spiriti del Movi-mento hanno dato come movimento soprasensibile è di-ventato il movimento fisico nei muscoli; e ciò che gliSpiriti della Saggezza hanno dato come Intuizione,

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nell'uomo percepibile ai sensi è divenuto la materia ner-vosa che si è inserita nell'Intuizione. Se dunque, nei libridi anatomia, trovate indicato il sistema osseo, potetepensare: «Ciò avrebbe dovuto essere, originariamente,una pura Immaginazione, mentre invece, dall'influssoluciferico e arimanico, è stato reso così grossolano qualeci appare oggi nelle dense, grosse, dure ossa, che posso-no spezzarsi; così solidificate sono qui le Immaginazio-ni! Ed ora, direste ancora che l'uomo non può trovaregià nel mondo fisico un riflesso del mondo immaginati-vo? Colui che sa che questo scheletro umano è l'effigiedi un'Immaginazione, quando guarda uno scheletro rico-nosce assolutamente un'effigie del mondo immaginati-vo. E quando vedete raffigurato l'uomo muscolare, do-vrete veramente dirvi: «Questa è una figura affatto con-tro natura, è davvero, interiormente, qualcosa di menzo-gnero, perchè anzi tutto io lo vedo riprodotto, mentre in-vece dovrei spiritualmente udirlo». In verità, dunque, sitratta di ciò: che il movimento ritmico è soprasensibil-mente riempito di materia muscolare che non dovrebbeavere; e ciò che non è materia, non dovrebbe essere ve-duto, ma dovrebbe essere udito, come le vibrazioni dellamusica. Si dovrebbero veramente udire le Ispirazioni. Eciò che vedete riprodotto come uomo muscolare, sono leIspirazioni dell'uomo fissate attraverso alla materia. Inquanto al sistema nervoso, questo non si dovrebbe nèvedere nè sentire, ma percepire del tutto spiritualmente.In una considerazione cosmica del mondo, è affatto irre-golare che ciò che veramente si dovrebbe afferrare solo

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nell'uomo percepibile ai sensi è divenuto la materia ner-vosa che si è inserita nell'Intuizione. Se dunque, nei libridi anatomia, trovate indicato il sistema osseo, potetepensare: «Ciò avrebbe dovuto essere, originariamente,una pura Immaginazione, mentre invece, dall'influssoluciferico e arimanico, è stato reso così grossolano qualeci appare oggi nelle dense, grosse, dure ossa, che posso-no spezzarsi; così solidificate sono qui le Immaginazio-ni! Ed ora, direste ancora che l'uomo non può trovaregià nel mondo fisico un riflesso del mondo immaginati-vo? Colui che sa che questo scheletro umano è l'effigiedi un'Immaginazione, quando guarda uno scheletro rico-nosce assolutamente un'effigie del mondo immaginati-vo. E quando vedete raffigurato l'uomo muscolare, do-vrete veramente dirvi: «Questa è una figura affatto con-tro natura, è davvero, interiormente, qualcosa di menzo-gnero, perchè anzi tutto io lo vedo riprodotto, mentre in-vece dovrei spiritualmente udirlo». In verità, dunque, sitratta di ciò: che il movimento ritmico è soprasensibil-mente riempito di materia muscolare che non dovrebbeavere; e ciò che non è materia, non dovrebbe essere ve-duto, ma dovrebbe essere udito, come le vibrazioni dellamusica. Si dovrebbero veramente udire le Ispirazioni. Eciò che vedete riprodotto come uomo muscolare, sono leIspirazioni dell'uomo fissate attraverso alla materia. Inquanto al sistema nervoso, questo non si dovrebbe nèvedere nè sentire, ma percepire del tutto spiritualmente.In una considerazione cosmica del mondo, è affatto irre-golare che ciò che veramente si dovrebbe afferrare solo

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in purissima spiritualità, sia un involucro spiritualesprizzato fuori nella realtà e riempito di materia fisica:che si veda ciò che veramente dovrebbe essere percepitosoltanto come Intuizione.

L'uscita dal Paradiso consiste assolutamente nel fattoche l'uomo, in origine, era nel mondo spirituale, vale adire nel Paradiso, e là era costituito di Immaginazione,Ispirazione e Intuizione: era dunque in un'esistenza to-talmente superterrestre. E poi, a cagione di ciò ch'egliprovocò in se stesso attraverso all'influsso luciferico,egli venne trattato così da essere, per così dire, sprizzatofuori con ciò che è stato prodotto nel frantumarsi delloSpirito e nel suo divenire materia. Quest'ultima è, dun-que, qualcosa di cui siamo riempiti, ma che non ci ap-partiene. Noi la portiamo in noi, questa materia, e ap-punto perchè la portiamo in noi, dobbiamo fisicamentemorire. Questa è effettivamente la ragione della mortefisica, e di molte altre cose. Poichè, mentre l'uomo ha,per così dire, abbandonato il suo stato spirituale, eglivive qui, nell'esistenza fisica, solo finchè la materia nonsopraffà ciò che la tiene insieme. In realtà, essa è taleche vorrebbe continuamente scoppiare; e la materia nel-le ossa viene tenuta insieme soltanto dalla forzadell'Immaginazione. Quando la forza delle ossa prendeil sopravvento, le ossa diventano incapaci di vivere. Lostesso è dei muscoli e dei nervi. Non appena la materiadelle ossa, dei muscoli e dei nervi prende il sopravventosull'Immaginazione, l'Ispirazione e l'Intuizione, e riescea scoppiare, l'uomo deve deporre il suo corpo fisico. Qui

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in purissima spiritualità, sia un involucro spiritualesprizzato fuori nella realtà e riempito di materia fisica:che si veda ciò che veramente dovrebbe essere percepitosoltanto come Intuizione.

L'uscita dal Paradiso consiste assolutamente nel fattoche l'uomo, in origine, era nel mondo spirituale, vale adire nel Paradiso, e là era costituito di Immaginazione,Ispirazione e Intuizione: era dunque in un'esistenza to-talmente superterrestre. E poi, a cagione di ciò ch'egliprovocò in se stesso attraverso all'influsso luciferico,egli venne trattato così da essere, per così dire, sprizzatofuori con ciò che è stato prodotto nel frantumarsi delloSpirito e nel suo divenire materia. Quest'ultima è, dun-que, qualcosa di cui siamo riempiti, ma che non ci ap-partiene. Noi la portiamo in noi, questa materia, e ap-punto perchè la portiamo in noi, dobbiamo fisicamentemorire. Questa è effettivamente la ragione della mortefisica, e di molte altre cose. Poichè, mentre l'uomo ha,per così dire, abbandonato il suo stato spirituale, eglivive qui, nell'esistenza fisica, solo finchè la materia nonsopraffà ciò che la tiene insieme. In realtà, essa è taleche vorrebbe continuamente scoppiare; e la materia nel-le ossa viene tenuta insieme soltanto dalla forzadell'Immaginazione. Quando la forza delle ossa prendeil sopravvento, le ossa diventano incapaci di vivere. Lostesso è dei muscoli e dei nervi. Non appena la materiadelle ossa, dei muscoli e dei nervi prende il sopravventosull'Immaginazione, l'Ispirazione e l'Intuizione, e riescea scoppiare, l'uomo deve deporre il suo corpo fisico. Qui

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avete il nesso tra la morte fisica e l'influsso luciferico;domani dovremo cercare come anche il Male, le malat-tie, ed altre cose ancora siano venute nel mondo.

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avete il nesso tra la morte fisica e l'influsso luciferico;domani dovremo cercare come anche il Male, le malat-tie, ed altre cose ancora siano venute nel mondo.

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QUINTA CONFERENZA

Il doppio essere dell'uomo: la forma che si frantuma e la sostan-za irradiante – Il mistero del loro inserirsi nel Cosmo: la tec-nica del Karma – L'accendersi dello Spirito attraverso la de-cadenza della materia – Il sangue è un succo peculiare.

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QUINTA CONFERENZA

Il doppio essere dell'uomo: la forma che si frantuma e la sostan-za irradiante – Il mistero del loro inserirsi nel Cosmo: la tec-nica del Karma – L'accendersi dello Spirito attraverso la de-cadenza della materia – Il sangue è un succo peculiare.

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La cosa più importante nella conferenza di ieri è cheda tutte le diverse complicate esposizioni abbiamo otte-nuto un'idea di ciò che dobbiamo a tutta prima figurarciquando parliamo di materia, di sostanzialità; e cioè cheper materia, per sostanzialità, dobbiamo intendere formespirituali spezzate, per così dire, forme spirituali polve-rizzate. E, appunto, nell'insieme di queste conferenze,abbiamo dovuto accennare, da questo lato, al fatto piùessenziale dell'esistenza umana, perchè, come uomini,noi siamo stati intessuti in quest'esistenza materiale, per-chè, per così dire, la forma spirituale che si frantuma èpenetrata in noi e, come esseri terreni, ci riempie; in ciòappunto consiste quello che simbolicamente è così benrappresentato nella cacciata dal Paradiso, la compene-trazione dell'uomo con la materia terrestre. Se avete se-guito ciò che abbiamo detto ieri, non solo concettual-mente, ma partecipandovi alquanto con la vita dell'ani-ma, avrete anche acquistata la rappresentazione chenell'uomo abbiamo veramente una specie di essere dop-pio. Pensate, ad esempio, (lo abbiamo mostratoavant'ieri) come per opera dell'influsso luciferico, siastato inserito nell'uomo ciò che possiamo chiamare lenostre percezioni dei sensi, quali le abbiamo come esse-ri terreni. Abbiamo indicato che queste percezioni sen-sorie terrene non erano state veramente destinate

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La cosa più importante nella conferenza di ieri è cheda tutte le diverse complicate esposizioni abbiamo otte-nuto un'idea di ciò che dobbiamo a tutta prima figurarciquando parliamo di materia, di sostanzialità; e cioè cheper materia, per sostanzialità, dobbiamo intendere formespirituali spezzate, per così dire, forme spirituali polve-rizzate. E, appunto, nell'insieme di queste conferenze,abbiamo dovuto accennare, da questo lato, al fatto piùessenziale dell'esistenza umana, perchè, come uomini,noi siamo stati intessuti in quest'esistenza materiale, per-chè, per così dire, la forma spirituale che si frantuma èpenetrata in noi e, come esseri terreni, ci riempie; in ciòappunto consiste quello che simbolicamente è così benrappresentato nella cacciata dal Paradiso, la compene-trazione dell'uomo con la materia terrestre. Se avete se-guito ciò che abbiamo detto ieri, non solo concettual-mente, ma partecipandovi alquanto con la vita dell'ani-ma, avrete anche acquistata la rappresentazione chenell'uomo abbiamo veramente una specie di essere dop-pio. Pensate, ad esempio, (lo abbiamo mostratoavant'ieri) come per opera dell'influsso luciferico, siastato inserito nell'uomo ciò che possiamo chiamare lenostre percezioni dei sensi, quali le abbiamo come esse-ri terreni. Abbiamo indicato che queste percezioni sen-sorie terrene non erano state veramente destinate

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all'uomo fin da principio, ma che gli era stata preordina-ta una specie di comunione di vita con la Volontà ope-rante, e che il modo come oggi sentiamo con gli orecchi,vediamo con gli occhi, percepiamo con gli altri organisensori, è già un fatto che, in sostanza, è avvenuto in se-guito all'influsso luciferico. Inoltre abbiamo accennatoche, più verso l'interno dell'uomo, tutto ciò che ci apparenel fisico come secrezioni linfatiche è pure prodotto dal-lo spostamento degli arti dell'organismo umano, di cuiabbiamo parlato. E, finalmente, abbiamo da ricondurretutta l'attività organica normale, tutta la nutrizione el'elaborazione delle materie nel corpo umano, a una spe-cie di eccedenza dell'attività del corpo astrale sopral'attività del corpo eterico; eccedenza ch'è stata pure pro-dotta dall'influsso di Lucifero. Ieri poi ci è risultato,guardando la cosa da un altro lato, che anche ciò chechiamiamo materia nervosa, sostanza nervosa, è dovutoall'influsso luciferico; così pure la materia muscolare ela materia ossea.

Contempliamo a tutta prima questo doppio essereumano, così da dire: «Da un lato ci è risultato che lapercezione sensoriale, l'attività linfatica e l'intero pro-cesso organico materiale sono dovuti all'influsso lucife-rico, e dall'altro lato ch'è dovuta all'influsso lucifericoanche l'esistenza dei nervi, dei muscoli e del sistema os-seo. Quali rapporti hanno tra loro questi due: l'uomodell'attività sensoriale, linfatica e nutritiva da un lato e,dall'altro, l'uomo costituito di nervi, di muscoli e diossa? Quale còmpito cosmico, universale, hanno questi

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all'uomo fin da principio, ma che gli era stata preordina-ta una specie di comunione di vita con la Volontà ope-rante, e che il modo come oggi sentiamo con gli orecchi,vediamo con gli occhi, percepiamo con gli altri organisensori, è già un fatto che, in sostanza, è avvenuto in se-guito all'influsso luciferico. Inoltre abbiamo accennatoche, più verso l'interno dell'uomo, tutto ciò che ci apparenel fisico come secrezioni linfatiche è pure prodotto dal-lo spostamento degli arti dell'organismo umano, di cuiabbiamo parlato. E, finalmente, abbiamo da ricondurretutta l'attività organica normale, tutta la nutrizione el'elaborazione delle materie nel corpo umano, a una spe-cie di eccedenza dell'attività del corpo astrale sopral'attività del corpo eterico; eccedenza ch'è stata pure pro-dotta dall'influsso di Lucifero. Ieri poi ci è risultato,guardando la cosa da un altro lato, che anche ciò chechiamiamo materia nervosa, sostanza nervosa, è dovutoall'influsso luciferico; così pure la materia muscolare ela materia ossea.

Contempliamo a tutta prima questo doppio essereumano, così da dire: «Da un lato ci è risultato che lapercezione sensoriale, l'attività linfatica e l'intero pro-cesso organico materiale sono dovuti all'influsso lucife-rico, e dall'altro lato ch'è dovuta all'influsso lucifericoanche l'esistenza dei nervi, dei muscoli e del sistema os-seo. Quali rapporti hanno tra loro questi due: l'uomodell'attività sensoriale, linfatica e nutritiva da un lato e,dall'altro, l'uomo costituito di nervi, di muscoli e diossa? Quale còmpito cosmico, universale, hanno questi

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due nel loro accoppiamento entro la natura umana?».Ora, vi sarà facile, riflettendo a ciò anche senza occulti-smo, giungere alla rappresentazione che tutto quanto èlegato alla nostra attività sensoriale e linfatica e al no-stro sistema digestivo è, in fondo, qualcosa (basta guar-darlo anche solo superficialmente) che, una volta svolto-si nell'uomo, appartiene veramente all'immediata transi-torietà. È qualcosa che, per così dire, l'uomo, per suapropria natura, lascia dietro di sè. Rendiamoci ben contoche il fatto che noi svolgiamo le attività organiche nonserve all'eterno. Basta che guardiate a ciò che insegnanola scienza o la vita quotidiana per dire: «In quanto appa-rati di nutrizione e digestione, siamo davvero terribil-mente impigliati in questa vita. È una ruota che giracontinuamente nello stesso modo». Se si vuol considera-re come un particolare progresso della natura umana ilfatto che l'uomo, se ne ha occasione nella vita, può di-ventare nel corso degli anni un perfetto buongustaio perdeterminati cibi o bevande, mentre prima non lo era, c'èda dire: «In questo continuo ripetersi di nutrizione, dige-stione ecc. si palesa ben poco progresso; in questo cam-po tutto si ripete sempre allo stesso modo, e nessuno sisognerà di pensare che noi uomini, in quanto dobbiamoesercitare queste attività, deriviamo da esse un caratteredi eternità». Anche la secrezione glandolare ha davveroadempiuto il suo còmpito non appena è avvenuta. Natu-ralmente, per la vita complessiva dell'organismo essa haun'importanza, ma non ha valore di eternità. Nè lo ha lapercezione sensoriale come tale, poichè l'impressione

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due nel loro accoppiamento entro la natura umana?».Ora, vi sarà facile, riflettendo a ciò anche senza occulti-smo, giungere alla rappresentazione che tutto quanto èlegato alla nostra attività sensoriale e linfatica e al no-stro sistema digestivo è, in fondo, qualcosa (basta guar-darlo anche solo superficialmente) che, una volta svolto-si nell'uomo, appartiene veramente all'immediata transi-torietà. È qualcosa che, per così dire, l'uomo, per suapropria natura, lascia dietro di sè. Rendiamoci ben contoche il fatto che noi svolgiamo le attività organiche nonserve all'eterno. Basta che guardiate a ciò che insegnanola scienza o la vita quotidiana per dire: «In quanto appa-rati di nutrizione e digestione, siamo davvero terribil-mente impigliati in questa vita. È una ruota che giracontinuamente nello stesso modo». Se si vuol considera-re come un particolare progresso della natura umana ilfatto che l'uomo, se ne ha occasione nella vita, può di-ventare nel corso degli anni un perfetto buongustaio perdeterminati cibi o bevande, mentre prima non lo era, c'èda dire: «In questo continuo ripetersi di nutrizione, dige-stione ecc. si palesa ben poco progresso; in questo cam-po tutto si ripete sempre allo stesso modo, e nessuno sisognerà di pensare che noi uomini, in quanto dobbiamoesercitare queste attività, deriviamo da esse un caratteredi eternità». Anche la secrezione glandolare ha davveroadempiuto il suo còmpito non appena è avvenuta. Natu-ralmente, per la vita complessiva dell'organismo essa haun'importanza, ma non ha valore di eternità. Nè lo ha lapercezione sensoriale come tale, poichè l'impressione

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dei sensi viene e passa; e se pensate come sia impallidi-to, già dopo pochi giorni, ciò che avete accolto comeimpressione dei sensi, e come, in sostanza, il ricordo siaradicalmente diverso dalle percezioni dei sensi stessi,dovete dire: «Le percezioni dei sensi sono, bensì, qual-cosa di bello, qualcosa di rallegrante per la vita umananell'immediata impressione e osservazione, ma certa-mente esse non hanno un valore di eternità». Infatti,dove sono i valori che sono stati generati per voi, mieicari amici, dalle impressioni dei sensi che avete forseavuto da bambini o da giovanetti? Dov'è ciò che allora ègiunto al vostro occhio, al vostro orecchio? Come sonopallidi i ricordi! Se riflettete che l'uomo, in quanto èuomo dei sensi, del sistema glandolare e della digestio-ne, non ha, per virtù di queste attività, nessun valore dieternità, se riflettete a ciò, potrete ora facilmente colle-gare questo pensiero col pensiero generale che abbiamoespresso ieri (e che, purtroppo, in brevi conferenze puòvenir solo abbozzato) col pensiero della forma ches'infrange. Mentre la forma, infrangendosi, spruzza den-tro a queste attività, fornendo così l'organismo di formache si spezza, vale a dire di materia, così che ne è pro-dotta attività sensoriale, secrezione glandolare, e dige-stione, ci si mostra pure all'evidenza che abbiamo a chefare, in questi casi, con forma che si spezza, con formache va in frantumi, che si disgrega. Non sono che pro-cessi speciali di disgregazione della forma quelli che cisi presentano nell'attività dei sensi, nella secrezione del-le glandole, e nell'attività digestiva; sono processi spe-

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dei sensi viene e passa; e se pensate come sia impallidi-to, già dopo pochi giorni, ciò che avete accolto comeimpressione dei sensi, e come, in sostanza, il ricordo siaradicalmente diverso dalle percezioni dei sensi stessi,dovete dire: «Le percezioni dei sensi sono, bensì, qual-cosa di bello, qualcosa di rallegrante per la vita umananell'immediata impressione e osservazione, ma certa-mente esse non hanno un valore di eternità». Infatti,dove sono i valori che sono stati generati per voi, mieicari amici, dalle impressioni dei sensi che avete forseavuto da bambini o da giovanetti? Dov'è ciò che allora ègiunto al vostro occhio, al vostro orecchio? Come sonopallidi i ricordi! Se riflettete che l'uomo, in quanto èuomo dei sensi, del sistema glandolare e della digestio-ne, non ha, per virtù di queste attività, nessun valore dieternità, se riflettete a ciò, potrete ora facilmente colle-gare questo pensiero col pensiero generale che abbiamoespresso ieri (e che, purtroppo, in brevi conferenze puòvenir solo abbozzato) col pensiero della forma ches'infrange. Mentre la forma, infrangendosi, spruzza den-tro a queste attività, fornendo così l'organismo di formache si spezza, vale a dire di materia, così che ne è pro-dotta attività sensoriale, secrezione glandolare, e dige-stione, ci si mostra pure all'evidenza che abbiamo a chefare, in questi casi, con forma che si spezza, con formache va in frantumi, che si disgrega. Non sono che pro-cessi speciali di disgregazione della forma quelli che cisi presentano nell'attività dei sensi, nella secrezione del-le glandole, e nell'attività digestiva; sono processi spe-

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ciali, particolari di ciò che, in generale, possiamo deno-minare processo di disgregazione della forma, o l'esplo-dere della forma nella materia.

La cosa è affatto diversa quando passiamo all'attivitàdei nervi, dei muscoli e delle ossa dell'uomo. Ieri abbia-mo potuto indicare che, in certo modo, nel sistema os-seo sta davanti a noi Immaginazione, divenuta materia-le; immagini divenute materiali: nel sistema muscolare,Ispirazione divenuta materiale nella mobilità; nel siste-ma nervoso, Intuizione divenuta materiale. Ora, ci simostra (e qui veniamo a un'esposizione più precisa diuna cosa che nelle conferenze più generali di Scienzadello Spirito può essere esposta solo approssimativa-mente), ora ci si mostra che quando l'uomo passa per leporte della morte, a poco a poco, sia per decomposizio-ne sia per combustione, o in altro modo, il suo sistemaosseo si disgrega. Ma ciò che rimane, quando il sistemaosseo si disgrega materialmente, è l'Immaginazione;questa non va perduta; rimane in quelle sostanze che siattaccano a noi anche quando siamo passati per le portedella morte ed entriamo nel Kamaloka o nel Devachan3.La figura immaginativa che noi conserviamo, quandoviene considerata dal chiaroveggente veramente esperto,non è proprio simile al sistema osseo; però, quando il

3 In altre sue opere (cfr. Teosofia e Scienza Occulta) il Dr.Steiner si occupa diffusamente delle varie sfere del mondo sopra-sensibile: quello che qui, dal sanscrito, è chiamato Kamalokaequivale al nostro Purgatorio, e il Devachan al mondo spiritualepropriamente detto. (N. d. T.).

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ciali, particolari di ciò che, in generale, possiamo deno-minare processo di disgregazione della forma, o l'esplo-dere della forma nella materia.

La cosa è affatto diversa quando passiamo all'attivitàdei nervi, dei muscoli e delle ossa dell'uomo. Ieri abbia-mo potuto indicare che, in certo modo, nel sistema os-seo sta davanti a noi Immaginazione, divenuta materia-le; immagini divenute materiali: nel sistema muscolare,Ispirazione divenuta materiale nella mobilità; nel siste-ma nervoso, Intuizione divenuta materiale. Ora, ci simostra (e qui veniamo a un'esposizione più precisa diuna cosa che nelle conferenze più generali di Scienzadello Spirito può essere esposta solo approssimativa-mente), ora ci si mostra che quando l'uomo passa per leporte della morte, a poco a poco, sia per decomposizio-ne sia per combustione, o in altro modo, il suo sistemaosseo si disgrega. Ma ciò che rimane, quando il sistemaosseo si disgrega materialmente, è l'Immaginazione;questa non va perduta; rimane in quelle sostanze che siattaccano a noi anche quando siamo passati per le portedella morte ed entriamo nel Kamaloka o nel Devachan3.La figura immaginativa che noi conserviamo, quandoviene considerata dal chiaroveggente veramente esperto,non è proprio simile al sistema osseo; però, quando il

3 In altre sue opere (cfr. Teosofia e Scienza Occulta) il Dr.Steiner si occupa diffusamente delle varie sfere del mondo sopra-sensibile: quello che qui, dal sanscrito, è chiamato Kamalokaequivale al nostro Purgatorio, e il Devachan al mondo spiritualepropriamente detto. (N. d. T.).

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chiaroveggente meno esperto la lascia agire su di sè,essa, perfino esteriormente nella figura immaginativa,presenta qualche somiglianza col sistema osseo umano;per cui, non senza ragione, la morte viene spesso raffi-gurata sotto l'immaginazione dello scheletro. Ciò è do-vuto a una chiaroveggenza, certamente non disciplinata,ma che, a ogni modo, non va troppo lontano dal segno.E a questa Immaginazione si unisce ora ciò che rimanedei muscoli, quando materialmente si disgregano, l'Ispi-razione, della quale veramente i muscoli sono soltantol'espressione, poichè non sono che Ispirazioni compene-trate di materia. L'Ispirazione ci rimane quando siamopassati per le porte della morte. Ciò è molto interessan-te. E in modo analogo ci rimane l'Intuizione, come resi-duo del sistema nervoso, quando, dopo la morte, i nervistessi vanno incontro al loro processo di decadenza o didistruzione. Tutti questi sono veri elementi costitutividel nostro corpo astrale ed eterico.

Voi già sapete che non si depone totalmente il corpoeterico; che ne prendiamo con noi un estratto quandosiamo passati per le porte della morte. Ma non avvienesolo questo; bensì altro ancora. L'uomo porta continua-mente per il mondo il suo sistema nervoso, e questo si-stema nervoso non è altro che Intuizione compenetratadi materia. E mentre l'uomo porta per il mondo questosuo sistema nervoso, dovunque i nervi compenetranol'organismo umano si trova continuamente Intuizione; eda questa Intuizione emana la spiritualità che l'uomo hasempre intorno a sè come un'aura irradiante. Dunque,

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chiaroveggente meno esperto la lascia agire su di sè,essa, perfino esteriormente nella figura immaginativa,presenta qualche somiglianza col sistema osseo umano;per cui, non senza ragione, la morte viene spesso raffi-gurata sotto l'immaginazione dello scheletro. Ciò è do-vuto a una chiaroveggenza, certamente non disciplinata,ma che, a ogni modo, non va troppo lontano dal segno.E a questa Immaginazione si unisce ora ciò che rimanedei muscoli, quando materialmente si disgregano, l'Ispi-razione, della quale veramente i muscoli sono soltantol'espressione, poichè non sono che Ispirazioni compene-trate di materia. L'Ispirazione ci rimane quando siamopassati per le porte della morte. Ciò è molto interessan-te. E in modo analogo ci rimane l'Intuizione, come resi-duo del sistema nervoso, quando, dopo la morte, i nervistessi vanno incontro al loro processo di decadenza o didistruzione. Tutti questi sono veri elementi costitutividel nostro corpo astrale ed eterico.

Voi già sapete che non si depone totalmente il corpoeterico; che ne prendiamo con noi un estratto quandosiamo passati per le porte della morte. Ma non avvienesolo questo; bensì altro ancora. L'uomo porta continua-mente per il mondo il suo sistema nervoso, e questo si-stema nervoso non è altro che Intuizione compenetratadi materia. E mentre l'uomo porta per il mondo questosuo sistema nervoso, dovunque i nervi compenetranol'organismo umano si trova continuamente Intuizione; eda questa Intuizione emana la spiritualità che l'uomo hasempre intorno a sè come un'aura irradiante. Dunque,

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non solo è da considerarsi ciò che prendiamo con noiquando passiamo per le porte della morte, ma, a misurache i nervi si disgregano, noi irradiamo sempre Intuizio-ne. Noi abbiamo sempre in noi una specie di processo didisgregazione, dobbiamo sempre, in certo modo, essercreati a nuovo, sebbene nel sistema nervoso si trovi ilmassimo di durevolezza; avviene sempre un'irradiazioneche si può percepire soltanto per mezzo dell'Intuizione.Possiamo allora dire: «Dall'uomo irradia continuamentesostanza spirituale, sostanza afferrabile intuitivamente,nella stessa misura in cui il suo sistema nervoso fisico sidisgrega». Già da questo potete vedere che, mentrel'uomo adopera il suo sistema nervoso fisico e lo consu-ma, e lo porta a disgregarsi, egli non è davvero privod'importanza per il mondo. Egli ha una grande impor-tanza. Poichè, quali sostanze afferrabili intuitivamenteirradiano da lui, dipende da come e per che cosa egliadopera i suoi nervi. E così pure: mentre l'uomo adoperai suoi muscoli, ne irradiano sostanze afferrabili median-te l'Ispirazione. Questa irradiazione è tale che popolacontinuamente il mondo di una quantità di processi dimovimento differenziati in modo infinitamente sottile.Sostanze ispirate vengono irradiate (le parole non sonoformate in modo del tutto felice, ma non ne abbiamo al-tre). E dalle ossa dell'uomo fluisce ciò che possiamochiamare sostanza afferrabile immaginativamente. E ciòè particolarmente interessante. Non per darvi una super-nutrizione di risultati dell'indagine chiaroveggente, maperchè è veramente interessante, voglio dirvi che, per

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non solo è da considerarsi ciò che prendiamo con noiquando passiamo per le porte della morte, ma, a misurache i nervi si disgregano, noi irradiamo sempre Intuizio-ne. Noi abbiamo sempre in noi una specie di processo didisgregazione, dobbiamo sempre, in certo modo, essercreati a nuovo, sebbene nel sistema nervoso si trovi ilmassimo di durevolezza; avviene sempre un'irradiazioneche si può percepire soltanto per mezzo dell'Intuizione.Possiamo allora dire: «Dall'uomo irradia continuamentesostanza spirituale, sostanza afferrabile intuitivamente,nella stessa misura in cui il suo sistema nervoso fisico sidisgrega». Già da questo potete vedere che, mentrel'uomo adopera il suo sistema nervoso fisico e lo consu-ma, e lo porta a disgregarsi, egli non è davvero privod'importanza per il mondo. Egli ha una grande impor-tanza. Poichè, quali sostanze afferrabili intuitivamenteirradiano da lui, dipende da come e per che cosa egliadopera i suoi nervi. E così pure: mentre l'uomo adoperai suoi muscoli, ne irradiano sostanze afferrabili median-te l'Ispirazione. Questa irradiazione è tale che popolacontinuamente il mondo di una quantità di processi dimovimento differenziati in modo infinitamente sottile.Sostanze ispirate vengono irradiate (le parole non sonoformate in modo del tutto felice, ma non ne abbiamo al-tre). E dalle ossa dell'uomo fluisce ciò che possiamochiamare sostanza afferrabile immaginativamente. E ciòè particolarmente interessante. Non per darvi una super-nutrizione di risultati dell'indagine chiaroveggente, maperchè è veramente interessante, voglio dirvi che, per

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causa di questa irradiazione che parte dalle ossa quandosi disgregano, l'uomo, in certo modo, lascia dietro di sèdelle immagini spirituali percepibili mediante l'Immagi-nazione. Dovunque noi siamo stati, restano delle finiombre, e se tra poco uscirete da questa sala, su questesedie rimarranno in certo modo delle fini immagini-ombre, percepibili a una chiaroveggenza acuta e ben di-sciplinata, fin tanto che non verranno accolte nel proces-so generale del mondo; fini ombre di ciascun individuovengono irradiate dal suo sistema osseo. A queste Im-maginazioni è dovuto il senso spiacevole che si ha qual-che volta entrando in una stanza che è stata prima occu-pata da un uomo sgradevole. Ciò è dovuto alle Immagi-nazioni ch'egli ha lasciato dietro di sè. In certo modoc'imbattiamo ancora in lui, in una specie d'immagine-ombra; e, a questo riguardo, una persona alquanto sensi-tiva non è da meno di un chiaroveggente, poichè sentedisagio per ciò che un altro lascia dietro di sè in unastanza. Il chiaroveggente ha solo questo in più: che puòpercepire in una figura immaginativa ciò che l'altro sola-mente sente.

Orbene, che cosa avviene di tutto quello che in talmodo irradiamo? Se riassumiamo ciò che così irradia-mo, abbiamo veramente, in sostanza, tutto ciò che danoi è stato operato e messo nel mondo. Poichè, qualun-que cosa facciamo e in qualsiasi modo, allorchè, facen-do una cosa, ci moviamo e andiamo in giro, mettiamo inmovimento il nostro sistema muscolare e osseo. Ma an-che quando non facciamo altro che giacere e pensare, ir-

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causa di questa irradiazione che parte dalle ossa quandosi disgregano, l'uomo, in certo modo, lascia dietro di sèdelle immagini spirituali percepibili mediante l'Immagi-nazione. Dovunque noi siamo stati, restano delle finiombre, e se tra poco uscirete da questa sala, su questesedie rimarranno in certo modo delle fini immagini-ombre, percepibili a una chiaroveggenza acuta e ben di-sciplinata, fin tanto che non verranno accolte nel proces-so generale del mondo; fini ombre di ciascun individuovengono irradiate dal suo sistema osseo. A queste Im-maginazioni è dovuto il senso spiacevole che si ha qual-che volta entrando in una stanza che è stata prima occu-pata da un uomo sgradevole. Ciò è dovuto alle Immagi-nazioni ch'egli ha lasciato dietro di sè. In certo modoc'imbattiamo ancora in lui, in una specie d'immagine-ombra; e, a questo riguardo, una persona alquanto sensi-tiva non è da meno di un chiaroveggente, poichè sentedisagio per ciò che un altro lascia dietro di sè in unastanza. Il chiaroveggente ha solo questo in più: che puòpercepire in una figura immaginativa ciò che l'altro sola-mente sente.

Orbene, che cosa avviene di tutto quello che in talmodo irradiamo? Se riassumiamo ciò che così irradia-mo, abbiamo veramente, in sostanza, tutto ciò che danoi è stato operato e messo nel mondo. Poichè, qualun-que cosa facciamo e in qualsiasi modo, allorchè, facen-do una cosa, ci moviamo e andiamo in giro, mettiamo inmovimento il nostro sistema muscolare e osseo. Ma an-che quando non facciamo altro che giacere e pensare, ir-

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radiamo sostanza afferrabile intuitivamente. Insomma,ciò che mettiamo in attività, lo irradiamo continuamentenel mondo. Se questi processi non avvenissero, della no-stra Terra, quando fosse arrivata alla mèta della sua evo-luzione, non esisterebbe null'altro che materia polveriz-zata, la quale, come polvere, trapasserebbe nello spaziocosmico universale. Ma quello che per mezzo dell'uomoviene salvato dai processi materiali della Terra, vive nelCosmo generale, nel mondo generale, come l'elementoche può nascere per mezzo dell'Ispirazione, dell'Intui-zione e dell'Immaginazione. In questo modo l'uomo for-nisce al mondo il materiale di costruzione col quale essosi edifica a nuovo. E sarà questo che sopravvivrà comelo spirituale-animico di tutta la Terra, quando la Terra,riguardo alla sua materialità, si disgregherà come un ca-davere, così come sopravvivono la singola anima e lasingola spiritualità umana quando il singolo uomo è pas-sato per le porte della morte. L'uomo reca la sua singolaanima attraverso le porte della morte; la Terra trasportaciò che è nato dalle Intuizioni, Ispirazioni e Immagina-zioni degli uomini all'esistenza di Giove. Con ciò abbia-mo caratterizzato la grande differenza che esiste fral'uno e l'altro di questi due esseri nell'uomo, in quanto èun essere doppio. Quello che percepisce mediante i sen-si, che secerne mediante le glandole, che si nutre e chedigerisce, è l'uomo ch'è destinato a disgregarsi nel tem-po. Quello, invece, che viene elaborato perchè esistano isistemi dei nervi, dei muscoli e delle ossa, viene incor-porato alla Terra affinchè possa continuare a sussistere.

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radiamo sostanza afferrabile intuitivamente. Insomma,ciò che mettiamo in attività, lo irradiamo continuamentenel mondo. Se questi processi non avvenissero, della no-stra Terra, quando fosse arrivata alla mèta della sua evo-luzione, non esisterebbe null'altro che materia polveriz-zata, la quale, come polvere, trapasserebbe nello spaziocosmico universale. Ma quello che per mezzo dell'uomoviene salvato dai processi materiali della Terra, vive nelCosmo generale, nel mondo generale, come l'elementoche può nascere per mezzo dell'Ispirazione, dell'Intui-zione e dell'Immaginazione. In questo modo l'uomo for-nisce al mondo il materiale di costruzione col quale essosi edifica a nuovo. E sarà questo che sopravvivrà comelo spirituale-animico di tutta la Terra, quando la Terra,riguardo alla sua materialità, si disgregherà come un ca-davere, così come sopravvivono la singola anima e lasingola spiritualità umana quando il singolo uomo è pas-sato per le porte della morte. L'uomo reca la sua singolaanima attraverso le porte della morte; la Terra trasportaciò che è nato dalle Intuizioni, Ispirazioni e Immagina-zioni degli uomini all'esistenza di Giove. Con ciò abbia-mo caratterizzato la grande differenza che esiste fral'uno e l'altro di questi due esseri nell'uomo, in quanto èun essere doppio. Quello che percepisce mediante i sen-si, che secerne mediante le glandole, che si nutre e chedigerisce, è l'uomo ch'è destinato a disgregarsi nel tem-po. Quello, invece, che viene elaborato perchè esistano isistemi dei nervi, dei muscoli e delle ossa, viene incor-porato alla Terra affinchè possa continuare a sussistere.

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Ora, però, viene qualcosa che s'inserisce come un mi-stero nel complesso della nostra esistenza, qualcosa che,effettivamente, poichè in sostanza è un mistero, non ècomprensibile per l'intelletto, ma vuol essere compene-trato e creduto dall'anima; eppure è vero. E cioè: quelloche in tal modo l'uomo può irradiare nel suo ambiente,si divide nettamente in due parti: una parte di Ispirazio-ne, Intuizione; Immaginazione, di cui, si potrebbe dire,l'esistenza cosmica universale ha bisogno, e che assorbein sè; mentre altre cose non vengono assorbite, non ven-gono accolte, ma respinte. Il Cosmo dichiara: «Sì, talu-ne di queste Ispirazioni, Intuizioni, Immaginazioni pos-sono servirmi; io le posso assorbire e portare su, all'esi-stenza di Giove». Altre, invece, non le accoglie, le re-spinge, e la conseguenza ne è che queste Intuizioni.Ispirazioni e Immaginazioni, poichè non vengono accol-te in nessun luogo, sussistono per sè, continuano a resta-re spiritualmente nel Cosmo, non possono essere di-sciolte. Dunque, ciò che noi irradiamo si scinde in dueparti: una parte che viene accolta volentieri dal Cosmo,e una parte ch'esso respinge, che non accetta, che lasciasussistere com'è. Queste ultime irradiazioni restano dun-que come sono. E quanto tempo rimangono così? Ri-mangono così finchè non giunge l'uomo stesso ad annul-larle per mezzo di irradiazioni che siano atte a distrug-gerle. E, di regola, nessun'altra persona ha la facoltà didistruggere le irradiazioni respinte dal Cosmo, se nonquella stessa che le ha irradiate. In ciò avete la tecnicadel Karma, avete la ragione perchè noi dobbiamo imbat-

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Ora, però, viene qualcosa che s'inserisce come un mi-stero nel complesso della nostra esistenza, qualcosa che,effettivamente, poichè in sostanza è un mistero, non ècomprensibile per l'intelletto, ma vuol essere compene-trato e creduto dall'anima; eppure è vero. E cioè: quelloche in tal modo l'uomo può irradiare nel suo ambiente,si divide nettamente in due parti: una parte di Ispirazio-ne, Intuizione; Immaginazione, di cui, si potrebbe dire,l'esistenza cosmica universale ha bisogno, e che assorbein sè; mentre altre cose non vengono assorbite, non ven-gono accolte, ma respinte. Il Cosmo dichiara: «Sì, talu-ne di queste Ispirazioni, Intuizioni, Immaginazioni pos-sono servirmi; io le posso assorbire e portare su, all'esi-stenza di Giove». Altre, invece, non le accoglie, le re-spinge, e la conseguenza ne è che queste Intuizioni.Ispirazioni e Immaginazioni, poichè non vengono accol-te in nessun luogo, sussistono per sè, continuano a resta-re spiritualmente nel Cosmo, non possono essere di-sciolte. Dunque, ciò che noi irradiamo si scinde in dueparti: una parte che viene accolta volentieri dal Cosmo,e una parte ch'esso respinge, che non accetta, che lasciasussistere com'è. Queste ultime irradiazioni restano dun-que come sono. E quanto tempo rimangono così? Ri-mangono così finchè non giunge l'uomo stesso ad annul-larle per mezzo di irradiazioni che siano atte a distrug-gerle. E, di regola, nessun'altra persona ha la facoltà didistruggere le irradiazioni respinte dal Cosmo, se nonquella stessa che le ha irradiate. In ciò avete la tecnicadel Karma, avete la ragione perchè noi dobbiamo imbat-

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terci di nuovo, nel corso del nostro Karma, in tutte quel-le cose che, come Immaginazioni, Ispirazioni, Intuizio-ni, sono state respinte dal Cosmo. Se le dobbiamo an-nullare noi stessi, è perchè il Cosmo accoglie soltantociò che è giusto nei riguardi del pensiero, bello nei ri-guardi del sentimento, e buono moralmente. Tutto il re-sto esso respinge. Questo è il mistero. E ciò che è falsonel pensiero, brutto nel sentimento e moralmente catti-vo, se ha da cessar d'esistere, bisogna che si cancellidall'esistenza per mezzo di altri corrispondenti pensieri,sentimenti, impulsi volitivi o azioni: altrimenti seguiràl'uomo fino a tanto ch'egli non l'abbia cancellato. Quiabbiamo il punto dove ci si palesa come non sia veroche il Cosmo consista soltanto di leggi naturali neutre osi manifesti soltanto per mezzo di leggi neutre. Il Cosmoche ci circonda, che riteniamo di poter afferrare permezzo dei sensi e per mezzo dell'intelletto, ha in sè benaltre forze; è tale che respinge con severità ogni elemen-to cattivo, brutto, falso, mentre è avido di accogliere insè il buono, il bello, il vero. Le Potenze del Cosmo nongiudicano soltanto in determinati momenti; in sostanza,questo loro giudizio è qualcosa che attraversa tuttal'evoluzione della Terra.

Ed ora possiamo rispondere alla domanda: «Com'è,dunque, in genere, il rapporto tra l'evoluzione dell'uomoe le Entità spirituali superiori?».

Abbiamo veduto che, da un lato, quello che possiamochiamare l'uomo sensoriale-linfatico-digerente, è sortoper opera dell'influsso luciferico. Ed anche l'altra parte

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terci di nuovo, nel corso del nostro Karma, in tutte quel-le cose che, come Immaginazioni, Ispirazioni, Intuizio-ni, sono state respinte dal Cosmo. Se le dobbiamo an-nullare noi stessi, è perchè il Cosmo accoglie soltantociò che è giusto nei riguardi del pensiero, bello nei ri-guardi del sentimento, e buono moralmente. Tutto il re-sto esso respinge. Questo è il mistero. E ciò che è falsonel pensiero, brutto nel sentimento e moralmente catti-vo, se ha da cessar d'esistere, bisogna che si cancellidall'esistenza per mezzo di altri corrispondenti pensieri,sentimenti, impulsi volitivi o azioni: altrimenti seguiràl'uomo fino a tanto ch'egli non l'abbia cancellato. Quiabbiamo il punto dove ci si palesa come non sia veroche il Cosmo consista soltanto di leggi naturali neutre osi manifesti soltanto per mezzo di leggi neutre. Il Cosmoche ci circonda, che riteniamo di poter afferrare permezzo dei sensi e per mezzo dell'intelletto, ha in sè benaltre forze; è tale che respinge con severità ogni elemen-to cattivo, brutto, falso, mentre è avido di accogliere insè il buono, il bello, il vero. Le Potenze del Cosmo nongiudicano soltanto in determinati momenti; in sostanza,questo loro giudizio è qualcosa che attraversa tuttal'evoluzione della Terra.

Ed ora possiamo rispondere alla domanda: «Com'è,dunque, in genere, il rapporto tra l'evoluzione dell'uomoe le Entità spirituali superiori?».

Abbiamo veduto che, da un lato, quello che possiamochiamare l'uomo sensoriale-linfatico-digerente, è sortoper opera dell'influsso luciferico. Ed anche l'altra parte

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dell'uomo si può, in certo modo, ascrivere all'influssoluciferico. Ma, mentre la prima è la parte dell'uomo sog-getta alla distruzione, totalmente destinata alla tempora-lità, tocca all'altra parte dell'uomo salvare l'umano per ladurata, per l'eternità, e portarlo a un'esistenza successi-va. Tocca alla parte dell'uomo costituita di nervi, musco-li ed ossa, trasportare all'esistenza successiva ciò chel'uomo sperimenta sulla Terra. Vediamo, da tutto ciò,che l'uomo, in sostanza, è precipitato dalla sua altezzaspirituale quando è diventato l'uomo costituito di sensi,glandole e sistema digestivo, e che, a poco a poco, eglisi sforza di risalire all'esistenza spirituale, avendo rice-vuto come contrappeso tutta la costituzione umana dinervi, muscoli ed ossa.

Ora, è singolare il fatto che queste eliminazioni di so-stanza intuitiva, ispirativa e immaginativa possono pro-dursi solo per il fatto che i processi materiali si dimo-strano processi di distruzione. Se i nostri nervi, i nostrimuscoli, le nostre ossa, non deperissero continuamente,ma rimanessero ciò che sono, noi non potremmo elimi-nare tutto ciò; poichè soltanto in seguito alla distruzioneche si esprime nell'esistenza materiale avviene, per cosìdire, la combustione e l'accensione dello Spirito. Sedunque i nostri nervi, i nostri muscoli, e le nostre ossanon potessero decadere e poi totalmente disgregarsi nel-la morte, noi saremmo condannati ad essere un enteconfinato unicamente entro questa vita terrestre, e nonpotremmo partecipare all'ulteriore progresso avvenire.Noi saremmo un presente uniformemente rigido e pietri-

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dell'uomo si può, in certo modo, ascrivere all'influssoluciferico. Ma, mentre la prima è la parte dell'uomo sog-getta alla distruzione, totalmente destinata alla tempora-lità, tocca all'altra parte dell'uomo salvare l'umano per ladurata, per l'eternità, e portarlo a un'esistenza successi-va. Tocca alla parte dell'uomo costituita di nervi, musco-li ed ossa, trasportare all'esistenza successiva ciò chel'uomo sperimenta sulla Terra. Vediamo, da tutto ciò,che l'uomo, in sostanza, è precipitato dalla sua altezzaspirituale quando è diventato l'uomo costituito di sensi,glandole e sistema digestivo, e che, a poco a poco, eglisi sforza di risalire all'esistenza spirituale, avendo rice-vuto come contrappeso tutta la costituzione umana dinervi, muscoli ed ossa.

Ora, è singolare il fatto che queste eliminazioni di so-stanza intuitiva, ispirativa e immaginativa possono pro-dursi solo per il fatto che i processi materiali si dimo-strano processi di distruzione. Se i nostri nervi, i nostrimuscoli, le nostre ossa, non deperissero continuamente,ma rimanessero ciò che sono, noi non potremmo elimi-nare tutto ciò; poichè soltanto in seguito alla distruzioneche si esprime nell'esistenza materiale avviene, per cosìdire, la combustione e l'accensione dello Spirito. Sedunque i nostri nervi, i nostri muscoli, e le nostre ossanon potessero decadere e poi totalmente disgregarsi nel-la morte, noi saremmo condannati ad essere un enteconfinato unicamente entro questa vita terrestre, e nonpotremmo partecipare all'ulteriore progresso avvenire.Noi saremmo un presente uniformemente rigido e pietri-

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ficato; non un'evoluzione verso l'avvenire. Effettiva-mente le forze che sono in gioco nell'una e nell'altra par-te costitutiva dell'uomo sono come due forze che si ten-gono in equilibrio.

In mezzo a queste due forze, quasi mettendole in rap-porto, sta quella sostanza, quella materialità di cui ab-biamo già spesso parlato, anche partendo dalle rappre-sentazioni antroposofiche più generali, ma non tanto dalpunto di vista dal quale ne parliamo ora; in mezzo alledue sta dunque il sangue, che anche sotto questo riguar-do è un «succo peculiare». Abbiamo visto come tuttociò che abbiamo imparato a conoscere come sostanzanervosa ecc. sia divenuto qual è, nel suo modo di eserci-tare l'attività delle forze, per opera dell'influsso luciferi-co. Ma nel sangue abbiamo qualcosa che ha soffertol'influsso luciferico immediatamente, come materia stes-sa. Infatti, abbiamo già veduto che il modo in cui agi-rebbero l'uno nell'altro il corpo fisico, il corpo eterico eil corpo astrale, sarebbe diverso se non fosse avvenutol'influsso luciferico; ma qui, sotto un certo rapporto, ab-biamo a che fare con una specie di elementi soprasensi-bili che poi, a loro volta, accolgono la materia e che,dunque, soltanto per mezzo dell'influsso luciferico ope-rano sulla materia, in modo ch'essa diventi tale. Sostan-ze nervose, muscolari e ossee nascono pel fatto che certicorpi dell'uomo sono connessi irregolarmente; su questesostanze, come tali, Lucifero non ha influenza, perchè lesostanze nascono soltanto in seguito al fatto ch'egli haspostato, in certo modo, i corpi. Dunque, dov'egli si è

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ficato; non un'evoluzione verso l'avvenire. Effettiva-mente le forze che sono in gioco nell'una e nell'altra par-te costitutiva dell'uomo sono come due forze che si ten-gono in equilibrio.

In mezzo a queste due forze, quasi mettendole in rap-porto, sta quella sostanza, quella materialità di cui ab-biamo già spesso parlato, anche partendo dalle rappre-sentazioni antroposofiche più generali, ma non tanto dalpunto di vista dal quale ne parliamo ora; in mezzo alledue sta dunque il sangue, che anche sotto questo riguar-do è un «succo peculiare». Abbiamo visto come tuttociò che abbiamo imparato a conoscere come sostanzanervosa ecc. sia divenuto qual è, nel suo modo di eserci-tare l'attività delle forze, per opera dell'influsso luciferi-co. Ma nel sangue abbiamo qualcosa che ha soffertol'influsso luciferico immediatamente, come materia stes-sa. Infatti, abbiamo già veduto che il modo in cui agi-rebbero l'uno nell'altro il corpo fisico, il corpo eterico eil corpo astrale, sarebbe diverso se non fosse avvenutol'influsso luciferico; ma qui, sotto un certo rapporto, ab-biamo a che fare con una specie di elementi soprasensi-bili che poi, a loro volta, accolgono la materia e che,dunque, soltanto per mezzo dell'influsso luciferico ope-rano sulla materia, in modo ch'essa diventi tale. Sostan-ze nervose, muscolari e ossee nascono pel fatto che certicorpi dell'uomo sono connessi irregolarmente; su questesostanze, come tali, Lucifero non ha influenza, perchè lesostanze nascono soltanto in seguito al fatto ch'egli haspostato, in certo modo, i corpi. Dunque, dov'egli si è

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accostato all'uomo, ha prodotto lo spostamento. Ma sulsangue egli ha un influsso diretto, in quanto materia, inquanto sostanza. Il sangue è l'unico (e perciò così pecu-liare) succo, nel quale si mostra immediatamente nellamateria, nella sostanza materiale stessa, che, nell'uomoterrestre attuale, esso non è quale era stato preordinato,se l'influsso luciferico non fosse intervenuto. Il sanguecioè è divenuto affatto diverso da ciò che avrebbe dovu-to divenire. Anche questo è molto strano, ma è propriocosì. Rammentate ciò che abbiamo detto ieri sul modocome, in genere, si produce la materia. Abbiamo detto:la materia nasce per il fatto che la forma spirituale giun-ge fino a un certo limite e poi si frantuma, di modo chequesta forma polverizzata rappresenta la materia. Que-sta è la vera e propria materia terrestre. Veramente solonel minerale essa si presenta immediatamente così, per-chè le altre sostanze vengono trasformate per il fatto chesubiscono altri influssi. Ma la sostanza sangui-gna, come tale, è una sostanza tutta speciale.

Originariamente, dunque, questa sostanzasanguigna, come tale, aveva anch'essa la dispo-sizione a giungere fino a un certo limite dellaforma. Pensate che vi fossero dei raggi pura-mente spirituali di forma della sostanza sangui-gna (a), e che nel punto b la loro forza fosseesaurita.

Il sangue, per la sua originaria disposizione,non avrebbe dovuto frantumarsi in modo dapolverizzarsi nello spazio, ma (b), proprio al li-

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accostato all'uomo, ha prodotto lo spostamento. Ma sulsangue egli ha un influsso diretto, in quanto materia, inquanto sostanza. Il sangue è l'unico (e perciò così pecu-liare) succo, nel quale si mostra immediatamente nellamateria, nella sostanza materiale stessa, che, nell'uomoterrestre attuale, esso non è quale era stato preordinato,se l'influsso luciferico non fosse intervenuto. Il sanguecioè è divenuto affatto diverso da ciò che avrebbe dovu-to divenire. Anche questo è molto strano, ma è propriocosì. Rammentate ciò che abbiamo detto ieri sul modocome, in genere, si produce la materia. Abbiamo detto:la materia nasce per il fatto che la forma spirituale giun-ge fino a un certo limite e poi si frantuma, di modo chequesta forma polverizzata rappresenta la materia. Que-sta è la vera e propria materia terrestre. Veramente solonel minerale essa si presenta immediatamente così, per-chè le altre sostanze vengono trasformate per il fatto chesubiscono altri influssi. Ma la sostanza sangui-gna, come tale, è una sostanza tutta speciale.

Originariamente, dunque, questa sostanzasanguigna, come tale, aveva anch'essa la dispo-sizione a giungere fino a un certo limite dellaforma. Pensate che vi fossero dei raggi pura-mente spirituali di forma della sostanza sangui-gna (a), e che nel punto b la loro forza fosseesaurita.

Il sangue, per la sua originaria disposizione,non avrebbe dovuto frantumarsi in modo dapolverizzarsi nello spazio, ma (b), proprio al li-

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mite, avrebbe dovuto diventare materiale solo un poco,e poi rimbalzare in se stesso (punti verso l'alto), ritorna-re nuovamente e immediatamente nello Spirito. Cosìavrebbe dovuto diventare il sangue. Dunque, per espri-mermi all'ingrosso, il sangue avrebbe dovuto giungeresolo fino alla formazione di una sottile pellicola, finoall'inizio della formazione materiale, in modo da usciredallo Spirito sempre solo per un momento, da diventaremateria solo un poco, fino ad essere materialmente per-cepibile, e poi ritornare nello Spirito e venirne nuova-mente accolto. Il sangue avrebbe dovuto diventare uncontinuo fluttuare fuori e ritornar dentro allo Spirito.Questa sarebbe stata la sua disposizione. Il sangueavrebbe dovuto solo accendersi e risplendere nella ma-teria, ma avrebbe dovuto veramente essere qualcosa diaffatto spirituale. Così sarebbe avvenuto, se gli uomini,al principio della loro evoluzione terrestre, avessero ri-cevuto il loro Io soltanto dagli Spiriti della Forma; in talcaso gli uomini sentirebbero il loro Io per la resistenzaprodotta da questo momentaneo accendersi del sangue.L'uomo sentirebbe, nell'accendersi del sangue, il suo «Iosono», e questo sarebbe l'organo della sua percezionedell'Io. E questa sarebbe stata l'unica percezione senso-riale che l'uomo avrebbe avuto; le altre non sarebberoesistite, se tutto si fosse svolto senza l'influsso luciferi-co. Sarebbe stato un convivere con la Volontà operante.L'unica percezione sensoriale ch'era stata preordinataper l'uomo era quella di percepire il suo Io nell'accen-dersi della sostanza del sangue e nell'immediato ritorna-

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mite, avrebbe dovuto diventare materiale solo un poco,e poi rimbalzare in se stesso (punti verso l'alto), ritorna-re nuovamente e immediatamente nello Spirito. Cosìavrebbe dovuto diventare il sangue. Dunque, per espri-mermi all'ingrosso, il sangue avrebbe dovuto giungeresolo fino alla formazione di una sottile pellicola, finoall'inizio della formazione materiale, in modo da usciredallo Spirito sempre solo per un momento, da diventaremateria solo un poco, fino ad essere materialmente per-cepibile, e poi ritornare nello Spirito e venirne nuova-mente accolto. Il sangue avrebbe dovuto diventare uncontinuo fluttuare fuori e ritornar dentro allo Spirito.Questa sarebbe stata la sua disposizione. Il sangueavrebbe dovuto solo accendersi e risplendere nella ma-teria, ma avrebbe dovuto veramente essere qualcosa diaffatto spirituale. Così sarebbe avvenuto, se gli uomini,al principio della loro evoluzione terrestre, avessero ri-cevuto il loro Io soltanto dagli Spiriti della Forma; in talcaso gli uomini sentirebbero il loro Io per la resistenzaprodotta da questo momentaneo accendersi del sangue.L'uomo sentirebbe, nell'accendersi del sangue, il suo «Iosono», e questo sarebbe l'organo della sua percezionedell'Io. E questa sarebbe stata l'unica percezione senso-riale che l'uomo avrebbe avuto; le altre non sarebberoesistite, se tutto si fosse svolto senza l'influsso luciferi-co. Sarebbe stato un convivere con la Volontà operante.L'unica percezione sensoriale ch'era stata preordinataper l'uomo era quella di percepire il suo Io nell'accen-dersi della sostanza del sangue e nell'immediato ritorna-

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re indietro di essa nello Spirito. Invece di vedere colori,sentire suoni, percepire sapori, come l'uomo fa ora, egliavrebbe dovuto veramente vivere nella Volontà operan-te, avrebbe dovuto come nuotare nella Volontà operante.L'uomo era stato formato così che, dall'Universo spiri-tuale nel quale era posto come semplice Immaginazione,Ispirazione, Intuizione, avrebbe dovuto guardar giù adun essere sulla terra o nell'atmosfera della terra, del qua-le non avrebbe dovuto sentire: «Io sono racchiuso làdentro», ma avrebbe dovuto sentire: «Io guardo aquell'essere laggiù, esso appartiene a me; là mi risplendeincontro, come unico elemento materiale, il sangue spi-rituale che diventa materiale, e in quello percepisco ilmio Io». L'unica percezione sensoriale che avrebbe do-vuto prodursi, sarebbe stata la percezione dell'Io, e l'uni-ca sostanza, nel mondo materiale, che l'uomo avrebbedovuto avere, sarebbe stato il sangue in questa forma delsuo momentaneo accendersi. Di modo che l'uomo, sefosse diventato tale, se fosse rimasto l'uomo paradisiaco,avrebbe dovuto guardar giù dall'Universo a ciò che è de-stinato a simbolizzarlo su questa terra, e a dargli la co-scienza dell'Io: un essere puramente spirituale consisten-te di Immaginazioni, Intuizioni, Ispirazioni, nelle qualisorge, col tentativo di accendersi dentro di esse, l'Io. Ein questo accendersi l'uomo avrebbe potuto dire: «Iosono; poichè io produco ciò che di me è laggiù».

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re indietro di essa nello Spirito. Invece di vedere colori,sentire suoni, percepire sapori, come l'uomo fa ora, egliavrebbe dovuto veramente vivere nella Volontà operan-te, avrebbe dovuto come nuotare nella Volontà operante.L'uomo era stato formato così che, dall'Universo spiri-tuale nel quale era posto come semplice Immaginazione,Ispirazione, Intuizione, avrebbe dovuto guardar giù adun essere sulla terra o nell'atmosfera della terra, del qua-le non avrebbe dovuto sentire: «Io sono racchiuso làdentro», ma avrebbe dovuto sentire: «Io guardo aquell'essere laggiù, esso appartiene a me; là mi risplendeincontro, come unico elemento materiale, il sangue spi-rituale che diventa materiale, e in quello percepisco ilmio Io». L'unica percezione sensoriale che avrebbe do-vuto prodursi, sarebbe stata la percezione dell'Io, e l'uni-ca sostanza, nel mondo materiale, che l'uomo avrebbedovuto avere, sarebbe stato il sangue in questa forma delsuo momentaneo accendersi. Di modo che l'uomo, sefosse diventato tale, se fosse rimasto l'uomo paradisiaco,avrebbe dovuto guardar giù dall'Universo a ciò che è de-stinato a simbolizzarlo su questa terra, e a dargli la co-scienza dell'Io: un essere puramente spirituale consisten-te di Immaginazioni, Intuizioni, Ispirazioni, nelle qualisorge, col tentativo di accendersi dentro di esse, l'Io. Ein questo accendersi l'uomo avrebbe potuto dire: «Iosono; poichè io produco ciò che di me è laggiù».

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È strano, ma è da dir proprio così: «In realtà l'uomoera destinato a vivere nell'ambiente circostante alla Ter-ra». Se dunque un uomo (a) vivesse nell'ambiente circo-stante, egli dovrebbe produrre sulla Terra stessa la suaimmagine riflessa (b), e solo grazie a questo accendersidovrebbe rilucergli incontro il suo Io, e dire: «Laggiù viè il segno di me». L'uomo non avrebbe dovuto portarein giro con sè la sua persona costituita di ossa, muscoli,nervi, vasi linfatici, pronunciando inoltre continuamenteil grottesco giudizio: «Ciò sono Io». L'uomo avrebbedovuto vivere nell'ambiente circostante al pianeta terre-stre, e incidere un segno nella terra, per mezzo dell'acce-sa forma del sangue, e dire: «Qui infiggo il mio palo, ilmio sigillo, e il mio segno, che mi fa acquistare la co-

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È strano, ma è da dir proprio così: «In realtà l'uomoera destinato a vivere nell'ambiente circostante alla Ter-ra». Se dunque un uomo (a) vivesse nell'ambiente circo-stante, egli dovrebbe produrre sulla Terra stessa la suaimmagine riflessa (b), e solo grazie a questo accendersidovrebbe rilucergli incontro il suo Io, e dire: «Laggiù viè il segno di me». L'uomo non avrebbe dovuto portarein giro con sè la sua persona costituita di ossa, muscoli,nervi, vasi linfatici, pronunciando inoltre continuamenteil grottesco giudizio: «Ciò sono Io». L'uomo avrebbedovuto vivere nell'ambiente circostante al pianeta terre-stre, e incidere un segno nella terra, per mezzo dell'acce-sa forma del sangue, e dire: «Qui infiggo il mio palo, ilmio sigillo, e il mio segno, che mi fa acquistare la co-

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scienza del mio Io. Poichè con ciò ch'io sono divenutoattraverso all'esistenza di Saturno, Sole e Luna, io on-deggio fuori nell'Universo. Basta che io vi aggiunga l'Io;ma questo lo percepisco per il fatto che incido il mio se-gno laggiù, e posso continuamente leggere, nel sangueche si accende, ciò ch'io sono». Originariamente, dun-que, noi non saremmo stati destinati, come uomini, amuoverci entro corpi di carne e d'ossa come facciamoora, bensì a girare intorno alla terra incidendo su questai nostri segni, e in essi riconoscendo che noi siamo quel-lo che siamo, che noi siamo un Io. Chi non tiene contodi ciò non conosce l'essenza dell'uomo.

Ma Lucifero intervenne e fece sì che l'uomo nonavesse soltanto il suo Io come percezione sensoriale, masentisse come suo Io anche tutto ciò ch'egli aveva giàavuto sulla Luna come corpo astrale; pensare, sentire evolere. L'Io venne mescolato con tutto ciò, e ne derivòla necessità che l'uomo cadesse nella materia. La caccia-ta dal Paradiso è la caduta nella materia. E prima di tuttoavvenne quel mutamento nel sangue dell'uomo per ilfatto che il sangue non si accese più solo per un momen-to, per venir subito riaccolto nella spiritualità, bensì lasostanza del sangue andò effettivamente più oltre ed ac-quistò la disposizione a polverizzarsi, come oggi si pol-verizza.

Di modo che la sostanza del sangue, che veramentedovrebbe ritornare nello Spirito, mentre sta per diventa-re materiale, spruzza invece entro il resto dell'uomo, eriempie il resto del suo organismo, adattandosi alle forze

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scienza del mio Io. Poichè con ciò ch'io sono divenutoattraverso all'esistenza di Saturno, Sole e Luna, io on-deggio fuori nell'Universo. Basta che io vi aggiunga l'Io;ma questo lo percepisco per il fatto che incido il mio se-gno laggiù, e posso continuamente leggere, nel sangueche si accende, ciò ch'io sono». Originariamente, dun-que, noi non saremmo stati destinati, come uomini, amuoverci entro corpi di carne e d'ossa come facciamoora, bensì a girare intorno alla terra incidendo su questai nostri segni, e in essi riconoscendo che noi siamo quel-lo che siamo, che noi siamo un Io. Chi non tiene contodi ciò non conosce l'essenza dell'uomo.

Ma Lucifero intervenne e fece sì che l'uomo nonavesse soltanto il suo Io come percezione sensoriale, masentisse come suo Io anche tutto ciò ch'egli aveva giàavuto sulla Luna come corpo astrale; pensare, sentire evolere. L'Io venne mescolato con tutto ciò, e ne derivòla necessità che l'uomo cadesse nella materia. La caccia-ta dal Paradiso è la caduta nella materia. E prima di tuttoavvenne quel mutamento nel sangue dell'uomo per ilfatto che il sangue non si accese più solo per un momen-to, per venir subito riaccolto nella spiritualità, bensì lasostanza del sangue andò effettivamente più oltre ed ac-quistò la disposizione a polverizzarsi, come oggi si pol-verizza.

Di modo che la sostanza del sangue, che veramentedovrebbe ritornare nello Spirito, mentre sta per diventa-re materiale, spruzza invece entro il resto dell'uomo, eriempie il resto del suo organismo, adattandosi alle forze

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di questo organismo: a seconda che penetra, diciamo,nella preponderanza del corpo fisico sopra il corpo eteri-co, o del corpo eterico sopra il corpo astrale, ecc., essadiventa sostanza nervosa, muscolare, ecc. Mentre il san-gue era destinato semplicemente a spruzzar su e, comemateria, a riscomparire immediatamente, Lucifero feceinvece penetrare il sangue nella materialità più grossola-na. Questa è l'azione immediata che Lucifero ha com-piuto nella materia: egli ha fabbricato il sangue, qual ècome materia, mentre nelle altre cose ha introdotto sol-tanto del disordine. Il sangue non esisterebbe affattoqual è, ma esisterebbe solo nella sua spiritualità che arri-verebbe solo fino al limite della materialità, fino allostatus nascendi, e poi tornerebbe subito indietro. Il san-gue, come sostanza materiale, è creazione luciferica; ein quanto l'uomo ha nel sangue al tempo stessol'espressione fisica del suo Io, egli, su questaTerra, è legato col suo Io alla creazione di Lu-cifero. E poichè Arimane, a sua volta, si è ac-costato all'uomo per il fatto che Lucifero loprecedette, possiamo dire: «Il sangue è ciò cheLucifero ha gettato là affinchè Arimane potes-se raccoglierlo; così che entrambi possono oraaccostarsi all'uomo». Dobbiamo ancora mera-vigliarci che, secondo un sentimento antichis-simo, Lucifero-Arimane consideri il sanguecome sua proprietà terrena? Dobbiamo mera-vigliarci ch'egli faccia scrivere i suoi patti colsangue, e ch'egli tenga a che Faust gli firmi il

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di questo organismo: a seconda che penetra, diciamo,nella preponderanza del corpo fisico sopra il corpo eteri-co, o del corpo eterico sopra il corpo astrale, ecc., essadiventa sostanza nervosa, muscolare, ecc. Mentre il san-gue era destinato semplicemente a spruzzar su e, comemateria, a riscomparire immediatamente, Lucifero feceinvece penetrare il sangue nella materialità più grossola-na. Questa è l'azione immediata che Lucifero ha com-piuto nella materia: egli ha fabbricato il sangue, qual ècome materia, mentre nelle altre cose ha introdotto sol-tanto del disordine. Il sangue non esisterebbe affattoqual è, ma esisterebbe solo nella sua spiritualità che arri-verebbe solo fino al limite della materialità, fino allostatus nascendi, e poi tornerebbe subito indietro. Il san-gue, come sostanza materiale, è creazione luciferica; ein quanto l'uomo ha nel sangue al tempo stessol'espressione fisica del suo Io, egli, su questaTerra, è legato col suo Io alla creazione di Lu-cifero. E poichè Arimane, a sua volta, si è ac-costato all'uomo per il fatto che Lucifero loprecedette, possiamo dire: «Il sangue è ciò cheLucifero ha gettato là affinchè Arimane potes-se raccoglierlo; così che entrambi possono oraaccostarsi all'uomo». Dobbiamo ancora mera-vigliarci che, secondo un sentimento antichis-simo, Lucifero-Arimane consideri il sanguecome sua proprietà terrena? Dobbiamo mera-vigliarci ch'egli faccia scrivere i suoi patti colsangue, e ch'egli tenga a che Faust gli firmi il

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patto col suo proprio sangue? È proprio ciò che gli com-pete; tutto il resto contiene, sotto certi riguardi, un ele-mento divino, e ciò gli dà un senso di disagio; anchel'inchiostro, per Lucifero, è più divino del sangue, ilquale è propriamente il suo elemento.

Vediamo così come l'uomo abbia in sè queste due«persone»: quella dei sensi, dei vasi linfatici e della di-gestione, e quella di nervi, muscoli ed ossa; e vediamocome entrambe, nella loro grossolana materialità, con laquale vengono riversate le forze corrispondenti di que-ste due «persone», vengano alimentate da ciò che il san-gue è divenuto in virtù dell'influsso luciferico. Poichèpuò esser riconosciuto facilmente anche dalla scienzaesteriore che l'uomo, in quanto è un essere materiale, ètotalmente un prodotto del suo sangue. Tutto ciò chenell'uomo è materia viene alimentato dal sangue, è vera-mente sangue trasformato; di modo che, dal punto di vi-sta della materia, ossa, nervi, muscoli, glandole. tuttociò è sangue trasformato. L'uomo è veramente sangue; ein quanto è sangue, è Lucifero-Arimane stesso che vienecontinuamente portato in giro da noi. Solo in quantol'uomo, dietro a questa materialità, ha ciò che dal sangueviene versato nella materia, solo in riguardo a ciò egliappartiene ai mondi spirituali, all'evoluzione progressivache non rappresenta un elemento rimasto indietro. Luci-fero è penetrato nel mondo pel fatto d'essere rimasto in-dietro a dati gradini dell'evoluzione, e così pure Arima-ne.

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patto col suo proprio sangue? È proprio ciò che gli com-pete; tutto il resto contiene, sotto certi riguardi, un ele-mento divino, e ciò gli dà un senso di disagio; anchel'inchiostro, per Lucifero, è più divino del sangue, ilquale è propriamente il suo elemento.

Vediamo così come l'uomo abbia in sè queste due«persone»: quella dei sensi, dei vasi linfatici e della di-gestione, e quella di nervi, muscoli ed ossa; e vediamocome entrambe, nella loro grossolana materialità, con laquale vengono riversate le forze corrispondenti di que-ste due «persone», vengano alimentate da ciò che il san-gue è divenuto in virtù dell'influsso luciferico. Poichèpuò esser riconosciuto facilmente anche dalla scienzaesteriore che l'uomo, in quanto è un essere materiale, ètotalmente un prodotto del suo sangue. Tutto ciò chenell'uomo è materia viene alimentato dal sangue, è vera-mente sangue trasformato; di modo che, dal punto di vi-sta della materia, ossa, nervi, muscoli, glandole. tuttociò è sangue trasformato. L'uomo è veramente sangue; ein quanto è sangue, è Lucifero-Arimane stesso che vienecontinuamente portato in giro da noi. Solo in quantol'uomo, dietro a questa materialità, ha ciò che dal sangueviene versato nella materia, solo in riguardo a ciò egliappartiene ai mondi spirituali, all'evoluzione progressivache non rappresenta un elemento rimasto indietro. Luci-fero è penetrato nel mondo pel fatto d'essere rimasto in-dietro a dati gradini dell'evoluzione, e così pure Arima-ne.

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Se teniamo conto di ciò che abbiamo descritto sin qui,diremo: «Evidentemente gli uomini, dall'originedell'evoluzione terrestre, avevano qualcosa di comune.Avevano, anzi tutto, qualcosa di molto comune nel san-gue, e cioè il fatto che, se fosse rimasto quale era desti-nato all'uomo, il sangue sarebbe rimasto una pura ema-nazione degli Spiriti della Forma, e nel sangue origina-rio sarebbero vissuti in noi gli Spiriti della Forma».Questi Spiriti della Forma, come la maggior parte di voigià sa, non sono altro che i sette Elohim della Bibbia4.L'uomo, se avesse conservato ciò che il suo sangueavrebbe dovuto essere originariamente, sarebbe statotale che avrebbe sentito in sè i sette Elohim; vale a dire,avrebbe sentito il suo Io come una settemplice entità, dicui un elemento sarebbe stato l'arto principale che corri-sponde a Jahve o Jehova, e gli altri sei sarebbero stati,anzi tutto, arti secondari per l'uomo. Questa settemplici-tà, che l'uomo avrebbe sentito come suo Io, come intro-duzione dei sette Elohim o Spiriti della Forma, avrebbedato originariamente all'uomo, se il suo sangue non fos-se stato guastato da Lucifero, ciò che oggi nuovamentecon grande fatica ci appropriamo come settemplice na-tura umana. L'umanità, a cagione del suo sangue guasta-to, ha dovuto attendere che una settemplicità tornasse adoperare in lei, finchè, in senso inverso, attraverso a suf-ficienti irradiazioni di sostanza intuitiva, ispirativa edimmaginativa, da parte di nervi, muscoli ed ossa, fosse

4 Cfr. R. Steiner: La Genesi. Trad. di E. De Renzis.

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Se teniamo conto di ciò che abbiamo descritto sin qui,diremo: «Evidentemente gli uomini, dall'originedell'evoluzione terrestre, avevano qualcosa di comune.Avevano, anzi tutto, qualcosa di molto comune nel san-gue, e cioè il fatto che, se fosse rimasto quale era desti-nato all'uomo, il sangue sarebbe rimasto una pura ema-nazione degli Spiriti della Forma, e nel sangue origina-rio sarebbero vissuti in noi gli Spiriti della Forma».Questi Spiriti della Forma, come la maggior parte di voigià sa, non sono altro che i sette Elohim della Bibbia4.L'uomo, se avesse conservato ciò che il suo sangueavrebbe dovuto essere originariamente, sarebbe statotale che avrebbe sentito in sè i sette Elohim; vale a dire,avrebbe sentito il suo Io come una settemplice entità, dicui un elemento sarebbe stato l'arto principale che corri-sponde a Jahve o Jehova, e gli altri sei sarebbero stati,anzi tutto, arti secondari per l'uomo. Questa settemplici-tà, che l'uomo avrebbe sentito come suo Io, come intro-duzione dei sette Elohim o Spiriti della Forma, avrebbedato originariamente all'uomo, se il suo sangue non fos-se stato guastato da Lucifero, ciò che oggi nuovamentecon grande fatica ci appropriamo come settemplice na-tura umana. L'umanità, a cagione del suo sangue guasta-to, ha dovuto attendere che una settemplicità tornasse adoperare in lei, finchè, in senso inverso, attraverso a suf-ficienti irradiazioni di sostanza intuitiva, ispirativa edimmaginativa, da parte di nervi, muscoli ed ossa, fosse

4 Cfr. R. Steiner: La Genesi. Trad. di E. De Renzis.

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divenuta matura ad accogliere nuovamente questa set-templice natura umana. Ciò appunto stiamo compiendooggi, indicando, da prima in forma astratta, quella natu-ra dell'uomo che s'introduce nell'Io dal corpo fisico, dalcorpo eterico, dal corpo astrale, da sè stessa – Jahve oJehova, – dal Manas o Sè Spirituale, da Budhi o SpiritoVitale, e da Atma o Uomo-Spirito. Ma l'uomo nonavrebbe potuto giungere a uno speciale oscuramento de-gli altri sei arti, e ad una speciale chiarezza di uno degliarti, dell'Io, se non ne fosse stato dato il relativo coman-do a Lucifero, nel corso dell'evoluzione del mondo. E ilfatto che al principio dell'evoluzione terrena sono statiparticolarmente oscurati gli altri arti e reso particolar-mente chiaro l'Io, cioè illuminato da una più chiara egoi-tà, è avvenuto materialmente con l'immergere questo Ionella materia densa, affinchè potesse meglio giungerealla sua propria coscienza come singolo, come unità,mentre altrimenti, dal principio in poi, si sarebbe sentitocome una settemplicità.

Vediamo così che, da un lato, l'uomo, se il suo sanguefosse rimasto qual era, sarebbe giunto ad un Io che, finda principio, avrebbe avuto il carattere di essere divisoin sette. Pel fatto che Lucifero è stato dato come compa-gno all'uomo. questo ha acquistato il carattere unitariodell'Io, è giunto a sentire e a conoscere l'Io come il cen-tro del suo essere. Possiamo quindi comprendere che, insostanza, dato che gli stessi sette Elohim si sono dovutida principio manifestare attraverso ad ogni Io umano,era in ciò, per cui era stata data la disposizione origina-

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divenuta matura ad accogliere nuovamente questa set-templice natura umana. Ciò appunto stiamo compiendooggi, indicando, da prima in forma astratta, quella natu-ra dell'uomo che s'introduce nell'Io dal corpo fisico, dalcorpo eterico, dal corpo astrale, da sè stessa – Jahve oJehova, – dal Manas o Sè Spirituale, da Budhi o SpiritoVitale, e da Atma o Uomo-Spirito. Ma l'uomo nonavrebbe potuto giungere a uno speciale oscuramento de-gli altri sei arti, e ad una speciale chiarezza di uno degliarti, dell'Io, se non ne fosse stato dato il relativo coman-do a Lucifero, nel corso dell'evoluzione del mondo. E ilfatto che al principio dell'evoluzione terrena sono statiparticolarmente oscurati gli altri arti e reso particolar-mente chiaro l'Io, cioè illuminato da una più chiara egoi-tà, è avvenuto materialmente con l'immergere questo Ionella materia densa, affinchè potesse meglio giungerealla sua propria coscienza come singolo, come unità,mentre altrimenti, dal principio in poi, si sarebbe sentitocome una settemplicità.

Vediamo così che, da un lato, l'uomo, se il suo sanguefosse rimasto qual era, sarebbe giunto ad un Io che, finda principio, avrebbe avuto il carattere di essere divisoin sette. Pel fatto che Lucifero è stato dato come compa-gno all'uomo. questo ha acquistato il carattere unitariodell'Io, è giunto a sentire e a conoscere l'Io come il cen-tro del suo essere. Possiamo quindi comprendere che, insostanza, dato che gli stessi sette Elohim si sono dovutida principio manifestare attraverso ad ogni Io umano,era in ciò, per cui era stata data la disposizione origina-

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ria al sangue, qualcosa che univa gli uomini, che li met-teva in comunione, per cui gli uomini si sarebbero senti-ti come un genere umano comune. Invece in ciò ch'èstato dato all'uomo da Lucifero sta il fatto che l'uomo sisenta come singolo Io, come speciale individualità, e sistacchi nella sua autonomia dal genere umano universa-le. Quindi vediamo pure che il processo universale sullaTerra si svolge in modo che da Lucifero l'uomo vienespinto a diventare sempre più indipendente, mentre isette Elohim lo portano a sentirsi sempre più come partedell'umanità intera.

Domani tratteremo del rapporto di questi fatti con lamoralità e la vita complessiva dell'umanità nella suaevoluzione.

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ria al sangue, qualcosa che univa gli uomini, che li met-teva in comunione, per cui gli uomini si sarebbero senti-ti come un genere umano comune. Invece in ciò ch'èstato dato all'uomo da Lucifero sta il fatto che l'uomo sisenta come singolo Io, come speciale individualità, e sistacchi nella sua autonomia dal genere umano universa-le. Quindi vediamo pure che il processo universale sullaTerra si svolge in modo che da Lucifero l'uomo vienespinto a diventare sempre più indipendente, mentre isette Elohim lo portano a sentirsi sempre più come partedell'umanità intera.

Domani tratteremo del rapporto di questi fatti con lamoralità e la vita complessiva dell'umanità nella suaevoluzione.

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SESTA CONFERENZA

Ciò che diviene e ciò che perisce – Le sette sfere delle piante e illoro centro – L'ambiente circostante lavora intorno all'uomonel suo complesso – Fine della filosofia come scienza d'idee –Il processo spirituale di espirazione e inspirazione.

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SESTA CONFERENZA

Ciò che diviene e ciò che perisce – Le sette sfere delle piante e illoro centro – L'ambiente circostante lavora intorno all'uomonel suo complesso – Fine della filosofia come scienza d'idee –Il processo spirituale di espirazione e inspirazione.

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Avrete forse potuto rilevare, appunto da queste confe-renze, quale essere complicato sia veramente l'uomo, eda quanti lati lo si debba studiare, per giungere alla suaessenza. Ora vogliamo soltanto accennare ancora a unfatto che, in certo modo, risulta uno dei più importantidell'evoluzione quando, seguendo la indagine chiaro-veggente, si considera il divenire dell'uomo da tempimolto remoti fino ad oggi, e ciò che per lui si prospettanell'avvenire di tutto il genere umano. Nel corso di que-ste conferenze vi ho fatto osservare che, quando si edu-ca la nostra facoltà di conoscenza, il nostro impulso ver-so la conoscenza in modo che l'anima umana, mentre la-vora per conquistarsela, assume in sè gli stati che pos-siamo indicare come ammirazione, venerazione, saggiaarmonia coi fenomeni del mondo, e devozione di frontealla vita universale: quando dunque l'anima si appropriaquesti stati d'animo, la conoscenza può a poco a pocoinnalzarsi a distinguere, in ciò che ci attornia, dove si hada fare con qualcosa che è in divenire, che raggiungeràsoltanto nel futuro la sua perfezione, e dall'altro latodove si ha da fare con qualcosa che gradualmente peri-sce, si estingue, muore. Nella regione del nascere e mo-rire percepiamo proprio siffatte cose. Abbiamo appuntoaccennato in modo speciale al fatto che la laringe umanaè veramente un organo d'avvenire, destinato ad essere in

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Avrete forse potuto rilevare, appunto da queste confe-renze, quale essere complicato sia veramente l'uomo, eda quanti lati lo si debba studiare, per giungere alla suaessenza. Ora vogliamo soltanto accennare ancora a unfatto che, in certo modo, risulta uno dei più importantidell'evoluzione quando, seguendo la indagine chiaro-veggente, si considera il divenire dell'uomo da tempimolto remoti fino ad oggi, e ciò che per lui si prospettanell'avvenire di tutto il genere umano. Nel corso di que-ste conferenze vi ho fatto osservare che, quando si edu-ca la nostra facoltà di conoscenza, il nostro impulso ver-so la conoscenza in modo che l'anima umana, mentre la-vora per conquistarsela, assume in sè gli stati che pos-siamo indicare come ammirazione, venerazione, saggiaarmonia coi fenomeni del mondo, e devozione di frontealla vita universale: quando dunque l'anima si appropriaquesti stati d'animo, la conoscenza può a poco a pocoinnalzarsi a distinguere, in ciò che ci attornia, dove si hada fare con qualcosa che è in divenire, che raggiungeràsoltanto nel futuro la sua perfezione, e dall'altro latodove si ha da fare con qualcosa che gradualmente peri-sce, si estingue, muore. Nella regione del nascere e mo-rire percepiamo proprio siffatte cose. Abbiamo appuntoaccennato in modo speciale al fatto che la laringe umanaè veramente un organo d'avvenire, destinato ad essere in

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futuro qualcosa di ben diverso da ciò ch'è attualmente.Oggi esso comunica soltanto al mondo esterno, permezzo della parola, i nostri stati interiori, mentre in av-venire comunicherà tutto ciò che siamo noi stessi; vale adire, servirà alla generazione dell'uomo intero, saràl'organo di riproduzione dell'avvenire.

Orbene, in questo complicato microcosmo, in questocomplicato mondo che chiamiamo uomo, per ogni orga-no ch'è, per così dire, al suo stato di germe, e che rag-giungerà poi un grado più alto di perfezione, ce n'è unaltro che, in compenso, è in via di diminuire, di perire.L'organo in decadenza, che corrisponde alla laringeumana, è l'apparato uditivo. E nella stessa misura in cuiandrà sempre più diminuendo l'apparato uditivonell'uomo, fino a scomparire, la laringe diventerà sem-pre più perfetta, diventerà un organo sempre più impor-tante. Possiamo misurare tutta la grandezza di questofatto soltanto se, con l'aiuto della Cronaca dell'Akasha,guardiamo indietro ad un lontano, lontanissimo passatodegli uomini5, e poi, da ciò che ivi possiamo indagare, ci

5 I fatti del passato non vanno perduti per l'indagine spirituale.Quando l'uomo muore, la sua parte corporea perisce. Non spari-scono però le forze spirituali dalle quali il corpo trae la sua origi-ne; esse lasciano una traccia nelle fondamenta spirituali del mon-do. E chi si rende capace di vedere chiaroveggentemente neimondi superiori, giunge alla fine ad avere dinanzi a sè come unvastissimo panorama spirituale nel quale sono impressi tutti i pas-sati eventi del mondo. Impara così a leggere quella storia imperi-tura che l'occultismo chiama la Cronaca dell'Akasha. (N. d. T.).

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futuro qualcosa di ben diverso da ciò ch'è attualmente.Oggi esso comunica soltanto al mondo esterno, permezzo della parola, i nostri stati interiori, mentre in av-venire comunicherà tutto ciò che siamo noi stessi; vale adire, servirà alla generazione dell'uomo intero, saràl'organo di riproduzione dell'avvenire.

Orbene, in questo complicato microcosmo, in questocomplicato mondo che chiamiamo uomo, per ogni orga-no ch'è, per così dire, al suo stato di germe, e che rag-giungerà poi un grado più alto di perfezione, ce n'è unaltro che, in compenso, è in via di diminuire, di perire.L'organo in decadenza, che corrisponde alla laringeumana, è l'apparato uditivo. E nella stessa misura in cuiandrà sempre più diminuendo l'apparato uditivonell'uomo, fino a scomparire, la laringe diventerà sem-pre più perfetta, diventerà un organo sempre più impor-tante. Possiamo misurare tutta la grandezza di questofatto soltanto se, con l'aiuto della Cronaca dell'Akasha,guardiamo indietro ad un lontano, lontanissimo passatodegli uomini5, e poi, da ciò che ivi possiamo indagare, ci

5 I fatti del passato non vanno perduti per l'indagine spirituale.Quando l'uomo muore, la sua parte corporea perisce. Non spari-scono però le forze spirituali dalle quali il corpo trae la sua origi-ne; esse lasciano una traccia nelle fondamenta spirituali del mon-do. E chi si rende capace di vedere chiaroveggentemente neimondi superiori, giunge alla fine ad avere dinanzi a sè come unvastissimo panorama spirituale nel quale sono impressi tutti i pas-sati eventi del mondo. Impara così a leggere quella storia imperi-tura che l'occultismo chiama la Cronaca dell'Akasha. (N. d. T.).

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mettiamo in grado di formarci una rappresentazione diciò che una volta fu veramente l'apparato uditivo: l'orec-chio. Ci dà grandissimo lume, per la conoscenzadell'essere umano, seguire appunto a ritroso l'evoluzionedell'orecchio, nel passato. Poichè, nel suo stato attuale,questo apparato uditivo dell'uomo non è più veramenteche un'ombra di ciò che fu. Esso ode oggidì solo i suoni,oppure le parole che si esprimono in suoni, del piano fi-sico. È, in certo modo, un ultimo residuo di ciò che unavolta fluiva nell'uomo per mezzo dell'udito, solo un ulti-mo resto; poichè un tempo penetravano, attraverso aquesto apparato, i poderosi movimenti dell'Universo in-tero. E come oggi, per mezzo dell'orecchio, sentiamosoltanto musica terrestre, così nei tempi antichi penetra-va nell'uomo la musica cosmica, la musica delle sfere. Ecome oggi rivestiamo le parole di suoni, così una volta,con la musica delle sfere, si rivestiva la Parola divina,quella che il Vangelo di Giovanni annuncia come la Pa-rola Cosmica, il Logos. Dal mondo spirituale, in tuttociò che, nel senso antico, può venire indicato come udi-to, fluiva allora, come ora fluisce soltanto la parolaumana e la musica terrena, la musica celeste, la musicadelle sfere; e la musica delle sfere conteneva ciò che gliSpiriti divini pronunciavano. Come oggi l'uomo, permezzo del suo suono, della sua parola e del suo canto,costringe l'aria in date forme, così le parole divine e lamusica divina producevano delle forme.

E la più preziosa di queste forme può presentarcisidavanti all'anima nel modo seguente: osservate un po',

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mettiamo in grado di formarci una rappresentazione diciò che una volta fu veramente l'apparato uditivo: l'orec-chio. Ci dà grandissimo lume, per la conoscenzadell'essere umano, seguire appunto a ritroso l'evoluzionedell'orecchio, nel passato. Poichè, nel suo stato attuale,questo apparato uditivo dell'uomo non è più veramenteche un'ombra di ciò che fu. Esso ode oggidì solo i suoni,oppure le parole che si esprimono in suoni, del piano fi-sico. È, in certo modo, un ultimo residuo di ciò che unavolta fluiva nell'uomo per mezzo dell'udito, solo un ulti-mo resto; poichè un tempo penetravano, attraverso aquesto apparato, i poderosi movimenti dell'Universo in-tero. E come oggi, per mezzo dell'orecchio, sentiamosoltanto musica terrestre, così nei tempi antichi penetra-va nell'uomo la musica cosmica, la musica delle sfere. Ecome oggi rivestiamo le parole di suoni, così una volta,con la musica delle sfere, si rivestiva la Parola divina,quella che il Vangelo di Giovanni annuncia come la Pa-rola Cosmica, il Logos. Dal mondo spirituale, in tuttociò che, nel senso antico, può venire indicato come udi-to, fluiva allora, come ora fluisce soltanto la parolaumana e la musica terrena, la musica celeste, la musicadelle sfere; e la musica delle sfere conteneva ciò che gliSpiriti divini pronunciavano. Come oggi l'uomo, permezzo del suo suono, della sua parola e del suo canto,costringe l'aria in date forme, così le parole divine e lamusica divina producevano delle forme.

E la più preziosa di queste forme può presentarcisidavanti all'anima nel modo seguente: osservate un po',

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se oggi pronunciate una parola, o anche solo una vocale,diciamo per esempio A, attraverso questo A si producenell'aria la possibilità che vi si crei una forma. Così dal-la Parola cosmica penetrava nel mondo la forma, e lapiù preziosa di queste forme è l'uomo stesso. L'uomostesso, nel suo stato originario, venne pronunciato e cosìgenerato dalla Parola divina. «Gli Dei parlarono!» Ecome oggi l'aria si costituisce in forme, per opera dellaparola umana, così il nostro mondo prese la sua formaattraverso alla Parola degli Dei. Allora, certo, l'organodell'udito era molto più complicato; oggi è rattrappito.Poichè ciò che abbiamo oggi come organo uditivo este-riore, e che penetra nel cervello soltanto fino a una certaprofondità, si allargava dall'esterno verso l'interno sopratutta l'entità umana. E dovunque, nell'interno dell'entitàumana, si allargavano le ondate con le quali la Parola di-vina pronunciava l'uomo nel mondo. Così l'uomo, quan-do ancora veniva generato spiritualmente, veniva gene-rata attraverso all'organo dell'udito, e così in avvenire,quando sarà nuovamente asceso, l'uomo avrà un orec-chio del tutto rattrappito, del tutto rudimentale. Il sensodell'orecchio sarà totalmente sorpassato. L'orecchio sitrova in una fase discendente; in cambio però si svilup-perà a più alto splendore e a più alta perfezione ciò cheoggi è soltanto in germe, la laringe. E questa, nella suaperfezione, pronuncerà ciò che l'uomo potrà generare almondo come ripetizione del suo proprio essere, cosìcome gli Dei hanno pronunciato sulla terra l'uomo,come loro creatura. Così, in certo modo, il corso del

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se oggi pronunciate una parola, o anche solo una vocale,diciamo per esempio A, attraverso questo A si producenell'aria la possibilità che vi si crei una forma. Così dal-la Parola cosmica penetrava nel mondo la forma, e lapiù preziosa di queste forme è l'uomo stesso. L'uomostesso, nel suo stato originario, venne pronunciato e cosìgenerato dalla Parola divina. «Gli Dei parlarono!» Ecome oggi l'aria si costituisce in forme, per opera dellaparola umana, così il nostro mondo prese la sua formaattraverso alla Parola degli Dei. Allora, certo, l'organodell'udito era molto più complicato; oggi è rattrappito.Poichè ciò che abbiamo oggi come organo uditivo este-riore, e che penetra nel cervello soltanto fino a una certaprofondità, si allargava dall'esterno verso l'interno sopratutta l'entità umana. E dovunque, nell'interno dell'entitàumana, si allargavano le ondate con le quali la Parola di-vina pronunciava l'uomo nel mondo. Così l'uomo, quan-do ancora veniva generato spiritualmente, veniva gene-rata attraverso all'organo dell'udito, e così in avvenire,quando sarà nuovamente asceso, l'uomo avrà un orec-chio del tutto rattrappito, del tutto rudimentale. Il sensodell'orecchio sarà totalmente sorpassato. L'orecchio sitrova in una fase discendente; in cambio però si svilup-perà a più alto splendore e a più alta perfezione ciò cheoggi è soltanto in germe, la laringe. E questa, nella suaperfezione, pronuncerà ciò che l'uomo potrà generare almondo come ripetizione del suo proprio essere, cosìcome gli Dei hanno pronunciato sulla terra l'uomo,come loro creatura. Così, in certo modo, il corso del

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mondo si inverte. L'uomo intero, quale abbiamo potutocontemplarlo. e quale sta davanti a noi, è appunto il pro-dotto di un'evoluzione discendente; e se contempliamoun organo come quello dell'orecchio, dobbiamo dire:«Quest'orecchio, ch'è arrivato fino a una condensazioneinteriore dell'elemento osseo nei così detti ossicini,quest'orecchio è, per così dire, nell'ultimo stadio diun'evoluzione discendente. Il senso, come tale, va scom-parendo. E l'uomo si sviluppa verso il mondo della spiri-tualità, e i suoi organi ascendenti sono i ponti che loportano alla spiritualità. In tale rapporto sta il mondo deisensi col mondo dello Spirito: il mondo dei sensi ci vie-ne segnalato da organi in via di deperimento, il mondodello Spirito da organi ascendenti.

E così è in tutto il mondo, fin dove questo mondo ci èdato. In tutto il mondo possiamo seguire, in certo modo,il nascere e il morire. Ed è istruttivo applicare l'idea checi è data intorno al divenire e al perire, è importante ap-plicarla al resto del mondo. Così, per esempio, nel mon-do del minerale ci è data una cosa che pure, in certomodo, si trova in un'evoluzione ascendente, ed è ora allostato di germe. È il mercurio. Il mercurio è un metalloche passerà attraverso a trasformazioni, ma trasforma-zioni verso un perfezionamento. Il mercurio, come me-tallo, non ha ancora polverizzato tutte le forme che ognimateria ha nello spirituale, prima di diventar materia. Inavvenire potrà ancora trarre cose essenziali della suaspiritualità ed assumere altre forme; così che, nel mondodei minerali, il mercurio, in certo qual modo, corrispon-

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mondo si inverte. L'uomo intero, quale abbiamo potutocontemplarlo. e quale sta davanti a noi, è appunto il pro-dotto di un'evoluzione discendente; e se contempliamoun organo come quello dell'orecchio, dobbiamo dire:«Quest'orecchio, ch'è arrivato fino a una condensazioneinteriore dell'elemento osseo nei così detti ossicini,quest'orecchio è, per così dire, nell'ultimo stadio diun'evoluzione discendente. Il senso, come tale, va scom-parendo. E l'uomo si sviluppa verso il mondo della spiri-tualità, e i suoi organi ascendenti sono i ponti che loportano alla spiritualità. In tale rapporto sta il mondo deisensi col mondo dello Spirito: il mondo dei sensi ci vie-ne segnalato da organi in via di deperimento, il mondodello Spirito da organi ascendenti.

E così è in tutto il mondo, fin dove questo mondo ci èdato. In tutto il mondo possiamo seguire, in certo modo,il nascere e il morire. Ed è istruttivo applicare l'idea checi è data intorno al divenire e al perire, è importante ap-plicarla al resto del mondo. Così, per esempio, nel mon-do del minerale ci è data una cosa che pure, in certomodo, si trova in un'evoluzione ascendente, ed è ora allostato di germe. È il mercurio. Il mercurio è un metalloche passerà attraverso a trasformazioni, ma trasforma-zioni verso un perfezionamento. Il mercurio, come me-tallo, non ha ancora polverizzato tutte le forme che ognimateria ha nello spirituale, prima di diventar materia. Inavvenire potrà ancora trarre cose essenziali della suaspiritualità ed assumere altre forme; così che, nel mondodei minerali, il mercurio, in certo qual modo, corrispon-

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de alla laringe umana, ed anche, in certo modo, al pol-mone, all'organo di cui la laringe è l'appendice. Invecealtri metalli, come, ad esempio, il rame, si trovano inuna specie di evoluzione discendente. Ciò, in avvenire,si mostrerà così: il rame non avrà più forze spirituali in-teriori da poter estrinsecare, ma dovrà sempre più sol-tanto frantumarsi, disgregarsi, diventar polvere cosmica.Concatenazioni siffatte, qui citate a guisa d'esempio,verranno studiate sempre più, dall'epoca nostra in poi.Nel nascere e morire verranno studiate sempre più le af-finità fra i singoli regni della natura; così, ad esempio,non solo per mezzo di prove, ma per mezzo della cono-scenza immaginativa, si potrà constatare una data paren-tela tra materie metalliche e certi organi del corpo uma-no, dalla qual cosa poi risulterà che queste materie, lacui attività è già in parte conosciuta dalla comune espe-rienza esteriore, s'impareranno a conoscere, partendodall'Immaginazione, appunto nella loro forza terapeuti-ca, nella loro forza riproduttiva e ristoratrice anche sulcorpo fisico umano. In generale risulteranno, nei piùsvariati modi, le affinità che le singole entità hanno traloro.

Si riconoscerà così che, nella pianta, tutto ciò che ri-posa nel seme, ed è nella forza del seme, trovanell'uomo un'analogia di tutt'altro genere che non, peresempio, ciò ch'è contenuto nella radice della pianta.Tutto ciò ch'è contenuto nella radice della pianta corri-sponde, in certo modo, al cervello umano (cfr. lo sche-ma a pag. 172) e al sistema nervoso che vi si riallaccia.

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de alla laringe umana, ed anche, in certo modo, al pol-mone, all'organo di cui la laringe è l'appendice. Invecealtri metalli, come, ad esempio, il rame, si trovano inuna specie di evoluzione discendente. Ciò, in avvenire,si mostrerà così: il rame non avrà più forze spirituali in-teriori da poter estrinsecare, ma dovrà sempre più sol-tanto frantumarsi, disgregarsi, diventar polvere cosmica.Concatenazioni siffatte, qui citate a guisa d'esempio,verranno studiate sempre più, dall'epoca nostra in poi.Nel nascere e morire verranno studiate sempre più le af-finità fra i singoli regni della natura; così, ad esempio,non solo per mezzo di prove, ma per mezzo della cono-scenza immaginativa, si potrà constatare una data paren-tela tra materie metalliche e certi organi del corpo uma-no, dalla qual cosa poi risulterà che queste materie, lacui attività è già in parte conosciuta dalla comune espe-rienza esteriore, s'impareranno a conoscere, partendodall'Immaginazione, appunto nella loro forza terapeuti-ca, nella loro forza riproduttiva e ristoratrice anche sulcorpo fisico umano. In generale risulteranno, nei piùsvariati modi, le affinità che le singole entità hanno traloro.

Si riconoscerà così che, nella pianta, tutto ciò che ri-posa nel seme, ed è nella forza del seme, trovanell'uomo un'analogia di tutt'altro genere che non, peresempio, ciò ch'è contenuto nella radice della pianta.Tutto ciò ch'è contenuto nella radice della pianta corri-sponde, in certo modo, al cervello umano (cfr. lo sche-ma a pag. 172) e al sistema nervoso che vi si riallaccia.

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Ciò arriva al punto che, effettivamente, anche il cibarsidi quel ch'è contenuto nelle radici delle piante è in rela-zione coi processi che si svolgono nel cervello e nel si-stema nervoso. Così che, in certo modo, se l'uomo vuoleche il suo sistema nervoso e il suo cervello, come stru-menti fisici della vita spirituale, subiscano influssi fisici,cercherà di accogliere in sè, coi cibi, anche le forze chesono contenute nelle radici. In tal caso farà in modo checiò ch'egli ingerisce pensi in lui, compia in lui lavorospirituale: mentre s'egli tende meno, diciamo, ad ali-mentarsi di ciò ch'è essenziale nelle radici, se ha menosimpatia per questo alimento, si servirà lui stesso, con lasua propria spiritualità, del sistema nervoso e del cervel-lo. Vedete da ciò che il cibarsi molto di radici toglieall'uomo l'indipendenza, in rapporto al suo sperimentareanimico-spirituale, perchè attraverso lui lavora un og-getto esterno, perchè, per così dire, il suo cervello e ilsuo sistema nervoso si rendono autonomi. Se dunquel'uomo vuole in misura più elevata essere sè stesso chelavora in sè, dev'essere parco nel cibarsi di radici. Mieicari amici, questi non vogliono affatto essere consiglidietetici, ma soltanto comunicazioni di fatti naturali.Anzi, vi consiglio espressamente di non seguiresenz'altro queste norme. Non tutti gli uomini sono tantomaturi da non aver più bisogno che qualcosa di esternoassuma per loro la facoltà del pensare; e può accaderemolto facilmente che l'uomo non ancora maturo abba-stanza per far a meno della vita animica obiettiva, delpensare e del sentire obiettivi, possa cadere poi, evitan-

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Ciò arriva al punto che, effettivamente, anche il cibarsidi quel ch'è contenuto nelle radici delle piante è in rela-zione coi processi che si svolgono nel cervello e nel si-stema nervoso. Così che, in certo modo, se l'uomo vuoleche il suo sistema nervoso e il suo cervello, come stru-menti fisici della vita spirituale, subiscano influssi fisici,cercherà di accogliere in sè, coi cibi, anche le forze chesono contenute nelle radici. In tal caso farà in modo checiò ch'egli ingerisce pensi in lui, compia in lui lavorospirituale: mentre s'egli tende meno, diciamo, ad ali-mentarsi di ciò ch'è essenziale nelle radici, se ha menosimpatia per questo alimento, si servirà lui stesso, con lasua propria spiritualità, del sistema nervoso e del cervel-lo. Vedete da ciò che il cibarsi molto di radici toglieall'uomo l'indipendenza, in rapporto al suo sperimentareanimico-spirituale, perchè attraverso lui lavora un og-getto esterno, perchè, per così dire, il suo cervello e ilsuo sistema nervoso si rendono autonomi. Se dunquel'uomo vuole in misura più elevata essere sè stesso chelavora in sè, dev'essere parco nel cibarsi di radici. Mieicari amici, questi non vogliono affatto essere consiglidietetici, ma soltanto comunicazioni di fatti naturali.Anzi, vi consiglio espressamente di non seguiresenz'altro queste norme. Non tutti gli uomini sono tantomaturi da non aver più bisogno che qualcosa di esternoassuma per loro la facoltà del pensare; e può accaderemolto facilmente che l'uomo non ancora maturo abba-stanza per far a meno della vita animica obiettiva, delpensare e del sentire obiettivi, possa cadere poi, evitan-

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do d'ingerire radici vegetali, in una condizione di sonno-lenza, perchè il suo animico-spirituale non è ancora ab-bastanza forte per sviluppare in sè, partendo dallo Spiri-to, le energie che altrimenti vengono appunto sviluppatesenza cooperazione dell'elemento animico-spiritualenell'uomo. Così stanno le cose. Ogni dieta è affatto indi-viduale e affatto dipendente dal modo come l'uomo èsviluppato a questo o a quel riguardo.

Ciò ch'è contenuto, ad esempio, nelle foglie dellapianta, sta, in modo analogo, in connessione coi polmo-ni e con tutto ciò che appartiene al sistema polmonare.Qui abbiamo già qualcosa che ci indica come possa ve-nir creato una specie di pareggio in un uomo del quale sipuò dire che il suo sistema respiratorio, a cagione di di-sposizioni ereditate, o di altre circostanze, è mantenuto aesuberanza dall'interno. Sarebbe bene sconsigliare unuomo siffatto dal cibarsi prevalentemente di foglie dellapianta. Invece a chi ha bisogno di un rinforzo, nei ri-guardi del sistema respiratorio e polmonare, è bene con-sigliare di cibarsi il più possibile di foglie. Queste cosesono poi a loro volta connesse con le forze curative chesi trovano fuori nei singoli regni naturali, perchè le partidella singola pianta che hanno una determinata affinitàcon tali organi sono principalmente quelle che conten-gono le forze curative anche per quei dati organi ed artidell'organismo umano. Di modo che le radici delle pian-te contengono molte forze curative rispetto al sistemanervoso e le foglie contengono molte forze curative ri-spetto al sistema polmonare.

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do d'ingerire radici vegetali, in una condizione di sonno-lenza, perchè il suo animico-spirituale non è ancora ab-bastanza forte per sviluppare in sè, partendo dallo Spiri-to, le energie che altrimenti vengono appunto sviluppatesenza cooperazione dell'elemento animico-spiritualenell'uomo. Così stanno le cose. Ogni dieta è affatto indi-viduale e affatto dipendente dal modo come l'uomo èsviluppato a questo o a quel riguardo.

Ciò ch'è contenuto, ad esempio, nelle foglie dellapianta, sta, in modo analogo, in connessione coi polmo-ni e con tutto ciò che appartiene al sistema polmonare.Qui abbiamo già qualcosa che ci indica come possa ve-nir creato una specie di pareggio in un uomo del quale sipuò dire che il suo sistema respiratorio, a cagione di di-sposizioni ereditate, o di altre circostanze, è mantenuto aesuberanza dall'interno. Sarebbe bene sconsigliare unuomo siffatto dal cibarsi prevalentemente di foglie dellapianta. Invece a chi ha bisogno di un rinforzo, nei ri-guardi del sistema respiratorio e polmonare, è bene con-sigliare di cibarsi il più possibile di foglie. Queste cosesono poi a loro volta connesse con le forze curative chesi trovano fuori nei singoli regni naturali, perchè le partidella singola pianta che hanno una determinata affinitàcon tali organi sono principalmente quelle che conten-gono le forze curative anche per quei dati organi ed artidell'organismo umano. Di modo che le radici delle pian-te contengono molte forze curative rispetto al sistemanervoso e le foglie contengono molte forze curative ri-spetto al sistema polmonare.

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I fiori delle piante contengono molte forze curativeper ciò che riguarda il sistema dei reni, e i semi dellepiante per ciò che riguarda il cuore; ma solo così, che leforze dei semi sono curative per il cuore quando esso,per così dire, oppone troppo forte resistenza alla circola-zione del sangue; se cede, invece, troppo alla circolazio-ne del sangue, allora sono più consigliabili le forze con-tenute nei frutti, vale a dire nei semi maturati. Questi,vedete, sono singoli cenni, i quali risultano quando te-niamo conto del fatto che nel momento in cui, partendodall'uomo, penetriamo nella natura circostante, tutto ciòche in questa natura circostante ci appare ai sensi e ap-partiene al mondo dei sensi, non è veramente che la su-perficie.

RADICI → CERVELLOFIORI → POLMONIFRUTTI → RENISEMI → CUOREFOGLIE → SISTEMA DEL SANGUE

Nelle piante dunque, ciò che appartiene al mondo deisensi è solo la parte superficiale; dietro a ciò che dellapianta appare all'occhio, al gusto, all'olfatto, stanno leforze animico-spirituali della pianta. Ma queste forzeanimico-spirituali non sono contenute nella pianta inmodo da poter dire che ogni pianta sia animata, comeogni singolo uomo è animato. Non è così. Chi credesseche ogni pianta sia animata, cadrebbe nello stesso errore

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I fiori delle piante contengono molte forze curativeper ciò che riguarda il sistema dei reni, e i semi dellepiante per ciò che riguarda il cuore; ma solo così, che leforze dei semi sono curative per il cuore quando esso,per così dire, oppone troppo forte resistenza alla circola-zione del sangue; se cede, invece, troppo alla circolazio-ne del sangue, allora sono più consigliabili le forze con-tenute nei frutti, vale a dire nei semi maturati. Questi,vedete, sono singoli cenni, i quali risultano quando te-niamo conto del fatto che nel momento in cui, partendodall'uomo, penetriamo nella natura circostante, tutto ciòche in questa natura circostante ci appare ai sensi e ap-partiene al mondo dei sensi, non è veramente che la su-perficie.

RADICI → CERVELLOFIORI → POLMONIFRUTTI → RENISEMI → CUOREFOGLIE → SISTEMA DEL SANGUE

Nelle piante dunque, ciò che appartiene al mondo deisensi è solo la parte superficiale; dietro a ciò che dellapianta appare all'occhio, al gusto, all'olfatto, stanno leforze animico-spirituali della pianta. Ma queste forzeanimico-spirituali non sono contenute nella pianta inmodo da poter dire che ogni pianta sia animata, comeogni singolo uomo è animato. Non è così. Chi credesseche ogni pianta sia animata, cadrebbe nello stesso errore

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di chi credesse che ogni singolo capello, o il lobodell'orecchio, o il naso, o un dente dell'uomo siano ani-mati. L'uomo intero è animato. E noi gettiamo lo sguar-do nell'animico dell'uomo soltanto allorchè, dalle sueparti, passiamo all'intero. Ma dobbiamo far così per ogniessere. Spiritualmente, per ogni essere dobbiamo cercardi riconoscere se esso sia parte oppure, in certo modo,un tutto. Le piante della terra non sono affatto, di per sè,un tutto, ma sono parti, organi. E propriamente noi par-liamo di una realtà soltanto se parliamo di quel quid alquale le piante appartengono come parti, come organi.Nell'uomo noi vediamo anche fisicamente a che cosaappartengano i suoi denti, i lobi dei suoi orecchi, le suedita; lo vediamo fisicamente come organismo comples-

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di chi credesse che ogni singolo capello, o il lobodell'orecchio, o il naso, o un dente dell'uomo siano ani-mati. L'uomo intero è animato. E noi gettiamo lo sguar-do nell'animico dell'uomo soltanto allorchè, dalle sueparti, passiamo all'intero. Ma dobbiamo far così per ogniessere. Spiritualmente, per ogni essere dobbiamo cercardi riconoscere se esso sia parte oppure, in certo modo,un tutto. Le piante della terra non sono affatto, di per sè,un tutto, ma sono parti, organi. E propriamente noi par-liamo di una realtà soltanto se parliamo di quel quid alquale le piante appartengono come parti, come organi.Nell'uomo noi vediamo anche fisicamente a che cosaappartengano i suoi denti, i lobi dei suoi orecchi, le suedita; lo vediamo fisicamente come organismo comples-

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sivo. Per le piante non vediamo con l'occhio fisico ilquid a cui le singole piante appartengono, non lo perce-piamo con un organo fisico, bensì giungiamo dalla parteall'intero, penetrando nello spirituale. E, in sostanza,dobbiamo dire: «L'animico del mondo vegetale è taleche nelle piante ha solo i suoi singoli organi. E vera-mente son pochi gli esseri, su tutta la nostra Terra, i qua-li hanno come singole loro parti le piante, così comel'uomo porta su di sè i suoi capelli».

Volendo, possiamo dire che, se andiamo al di là dellapianta, in quanto essa appare ai nostri sensi, arriviamoalle Anime di gruppo delle piante, le quali stanno allapianta come l'intero sta alla parte. Nell'insieme vi sonosette Anime di Gruppo che appartengono alla Terracome anime vegetali, e che hanno tutte, in certo modo,il centro del loro proprio essere nel centro della Terra.Possiamo dunque rappresentarci la Terra non solamentecome globo fisico, bensì compenetrata di sette sfere, piùo meno grandi, che hanno tutte un proprio centro spiri-tuale nel centro della Terra. E questi Esseri spiritualispingono le piante a germogliare dalla Terra. La radicecresce verso il centro della Terra, perchè, in realtà, vor-rebbe raggiungerlo, ed è solo trattenuta dalla restantemateria terrestre. Ogni radice vegetale ha la tendenza adarrivare fino al centro della Terra, dov'è il centrodell'Essere spirituale al quale la pianta appartiene.

Vediamo dunque che abbiamo qualcosa di straordina-riamente importante nella sentenza fondamentale chesempre dobbiamo arrivare all'intero e che, per ogni esse-

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sivo. Per le piante non vediamo con l'occhio fisico ilquid a cui le singole piante appartengono, non lo perce-piamo con un organo fisico, bensì giungiamo dalla parteall'intero, penetrando nello spirituale. E, in sostanza,dobbiamo dire: «L'animico del mondo vegetale è taleche nelle piante ha solo i suoi singoli organi. E vera-mente son pochi gli esseri, su tutta la nostra Terra, i qua-li hanno come singole loro parti le piante, così comel'uomo porta su di sè i suoi capelli».

Volendo, possiamo dire che, se andiamo al di là dellapianta, in quanto essa appare ai nostri sensi, arriviamoalle Anime di gruppo delle piante, le quali stanno allapianta come l'intero sta alla parte. Nell'insieme vi sonosette Anime di Gruppo che appartengono alla Terracome anime vegetali, e che hanno tutte, in certo modo,il centro del loro proprio essere nel centro della Terra.Possiamo dunque rappresentarci la Terra non solamentecome globo fisico, bensì compenetrata di sette sfere, piùo meno grandi, che hanno tutte un proprio centro spiri-tuale nel centro della Terra. E questi Esseri spiritualispingono le piante a germogliare dalla Terra. La radicecresce verso il centro della Terra, perchè, in realtà, vor-rebbe raggiungerlo, ed è solo trattenuta dalla restantemateria terrestre. Ogni radice vegetale ha la tendenza adarrivare fino al centro della Terra, dov'è il centrodell'Essere spirituale al quale la pianta appartiene.

Vediamo dunque che abbiamo qualcosa di straordina-riamente importante nella sentenza fondamentale chesempre dobbiamo arrivare all'intero e che, per ogni esse-

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re, dobbiamo osservare se è parte o un tutto. Nei tempipiù recenti alcuni scienziati considerano bensì le piantecome animate, ma considerano come animate le singolepiante. Ciò non ha maggior senso di quanto ne avrebbese si dicesse che un dente è l'uomo; le due cose stannoallo stesso livello spirituale. E parecchie opere di cuioggi molti pensano che abbiano carattere teosofico, per-chè considerano le piante come animate, per l'avvenirenon saranno altro che «carta straccia» scientifica. Perchèil cercare nelle piante anime individuali equivarrebbe adire: «Io strappo un dente a un uomo, e vi cerco l'animaumana». Non dobbiamo cercare l'anima vegetale nellasingola pianta, ma trovare il suo elemento più importan-te nel centro della Terra, verso il quale si affonda la radi-ce, come forza che tende verso la parte più spiritualedell'esistenza vegetale.

Orbene, se fissate i vostri sguardi sopra un tale regno,allora, dal punto di vista della concezione odierna dellanatura, vi verrà incontro qualcosa che, in certo modo,potrà farvi accostare alla porta della verità quanto vi siaccosta Mefistofele là dove conduce Faust verso il re-gno delle Madri, e cioè fino alla porta più esterna, nondentro al regno delle Madri. Come Mefistofele non puòdiscendere con Faust dentro al regno delle Madri, così lascienza naturale odierna non può penetrare nello spiri-tuale. Ma come, in certo modo, Mefistofele ne dà lachiave, così la scienza naturale ne dà pure la chiave; manon vuol entrare da sè, come nemmeno Mefistofele vuolentrare lui stesso nel regno delle Madri. Così, in certo

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re, dobbiamo osservare se è parte o un tutto. Nei tempipiù recenti alcuni scienziati considerano bensì le piantecome animate, ma considerano come animate le singolepiante. Ciò non ha maggior senso di quanto ne avrebbese si dicesse che un dente è l'uomo; le due cose stannoallo stesso livello spirituale. E parecchie opere di cuioggi molti pensano che abbiano carattere teosofico, per-chè considerano le piante come animate, per l'avvenirenon saranno altro che «carta straccia» scientifica. Perchèil cercare nelle piante anime individuali equivarrebbe adire: «Io strappo un dente a un uomo, e vi cerco l'animaumana». Non dobbiamo cercare l'anima vegetale nellasingola pianta, ma trovare il suo elemento più importan-te nel centro della Terra, verso il quale si affonda la radi-ce, come forza che tende verso la parte più spiritualedell'esistenza vegetale.

Orbene, se fissate i vostri sguardi sopra un tale regno,allora, dal punto di vista della concezione odierna dellanatura, vi verrà incontro qualcosa che, in certo modo,potrà farvi accostare alla porta della verità quanto vi siaccosta Mefistofele là dove conduce Faust verso il re-gno delle Madri, e cioè fino alla porta più esterna, nondentro al regno delle Madri. Come Mefistofele non puòdiscendere con Faust dentro al regno delle Madri, così lascienza naturale odierna non può penetrare nello spiri-tuale. Ma come, in certo modo, Mefistofele ne dà lachiave, così la scienza naturale ne dà pure la chiave; manon vuol entrare da sè, come nemmeno Mefistofele vuolentrare lui stesso nel regno delle Madri. Così, in certo

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modo, la scienza naturale ci dà oggi dei punti d'appog-gio, i quali poi, per chi riconosce le cose come le abbia-mo caratterizzate in queste conferenze, possono portarela conoscenza fino alle porte della verità.

L'odierna scienza naturale, essendosi lasciata stimola-re da Darwin a derivare un importante principio scienti-fico semplicemente dal mondo dei sensi, parla della cosìdetta «lotta per l'esistenza». Chi, volgendo lo sguardosoltanto a ciò che a tutta prima il mondo esteriore deisensi ci mostra, non scorgerebbe ovunque la lotta perl'esistenza? Oh, in verità, essa ci viene incontro da ogniparte! Innumerevoli germi di animali marini vengonodeposti nel mare o sulla riva del mare, e moltissimi diessi vengono distrutti, così che solo una minima parteriesce ad evolversi ad animale perfetto; come sono po-chi i germi che diventano veramente animali, di fronteal gran numero di quelli che vengono distrutti. Già quicomincia, per così dire, un'apparente terribile lotta perl'esistenza. E se si guardasse puramente al mondo deisensi, si potrebbe lamentare che, nella lotta per l'esisten-za, milioni e milioni di germi vadano distrutti, e così po-chi ne sopravvivano! Ma questo è solo un lato dellacosa. Si può considerarla anche da un altro lato. Potrestelamentarvi della lotta per l'esistenza anche nel modo se-guente: volgete il vostro sguardo a un campo di granodove crescono tante e tante spighe, con tanti e tanti chic-chi, e chiedetevi quanti di questi chicchi contenuti nellespighe vadano in qualche modo perduti, per la loro verae propria mèta, e come pochi ne vengano a loro volta

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modo, la scienza naturale ci dà oggi dei punti d'appog-gio, i quali poi, per chi riconosce le cose come le abbia-mo caratterizzate in queste conferenze, possono portarela conoscenza fino alle porte della verità.

L'odierna scienza naturale, essendosi lasciata stimola-re da Darwin a derivare un importante principio scienti-fico semplicemente dal mondo dei sensi, parla della cosìdetta «lotta per l'esistenza». Chi, volgendo lo sguardosoltanto a ciò che a tutta prima il mondo esteriore deisensi ci mostra, non scorgerebbe ovunque la lotta perl'esistenza? Oh, in verità, essa ci viene incontro da ogniparte! Innumerevoli germi di animali marini vengonodeposti nel mare o sulla riva del mare, e moltissimi diessi vengono distrutti, così che solo una minima parteriesce ad evolversi ad animale perfetto; come sono po-chi i germi che diventano veramente animali, di fronteal gran numero di quelli che vengono distrutti. Già quicomincia, per così dire, un'apparente terribile lotta perl'esistenza. E se si guardasse puramente al mondo deisensi, si potrebbe lamentare che, nella lotta per l'esisten-za, milioni e milioni di germi vadano distrutti, e così po-chi ne sopravvivano! Ma questo è solo un lato dellacosa. Si può considerarla anche da un altro lato. Potrestelamentarvi della lotta per l'esistenza anche nel modo se-guente: volgete il vostro sguardo a un campo di granodove crescono tante e tante spighe, con tanti e tanti chic-chi, e chiedetevi quanti di questi chicchi contenuti nellespighe vadano in qualche modo perduti, per la loro verae propria mèta, e come pochi ne vengano a loro volta

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piantati nella terra, per diventare di nuovo ciò ch'eranostati prima. Noi dunque spaziamo con lo sguardo sopraun campo di spighe che germoglia e cresce in rigogliosafecondità, e diciamo: «Quanto di ciò che qui germogliae cresce, perirà senz'aver raggiunto il suo scopo! E comepoco ne verrà immerso nella terra in modo che ne sorga-no nuove piante della stessa specie!». Avviene qui, seb-bene per vie alquanto diverse, lo stesso che per gli ani-mali marini, dei quali pure solo pochi germi giungono asvilupparsi.

Ma ora vorrei chiedervi: «Che cosa accadrebbe degliuomini, i quali devono pur mangiare qualche cosa, setutti i chicchi di grano dovessero di nuovo essere im-mersi nella terra?». Supponiamo (teoricamente si puòsupporre tutto quel che si vuole) che tutti i chicchi po-tessero di nuovo esser portati a germogliare: che cosadiverrebbero allora tutti gli esseri che devono alimentar-si di grano? Qui arriviamo a qualcosa di molto singola-re; giungiamo a sentirci scossi in una fede che potrebbesembrar giustificata quando contempliamo, ad esempio,un campo di grano dal punto di vista dell'esistenza pura-mente sensibile, che ogni chicco dovesse divenire, a suavolta, una pianta intera. Ma il punto di vista è forse fal-so. Forse, nell'insieme dei rapporti delle cose del mon-do, non è detto che si pensi giusto con l'attribuire adogni granello o seme lo scopo di diventare a sua voltauna pianta intera; forse, le cose stanno altrimenti, e nullagiustifica l'affermazione che abbiano mancato al loroscopo universale quei grani che servono di nutrimento

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piantati nella terra, per diventare di nuovo ciò ch'eranostati prima. Noi dunque spaziamo con lo sguardo sopraun campo di spighe che germoglia e cresce in rigogliosafecondità, e diciamo: «Quanto di ciò che qui germogliae cresce, perirà senz'aver raggiunto il suo scopo! E comepoco ne verrà immerso nella terra in modo che ne sorga-no nuove piante della stessa specie!». Avviene qui, seb-bene per vie alquanto diverse, lo stesso che per gli ani-mali marini, dei quali pure solo pochi germi giungono asvilupparsi.

Ma ora vorrei chiedervi: «Che cosa accadrebbe degliuomini, i quali devono pur mangiare qualche cosa, setutti i chicchi di grano dovessero di nuovo essere im-mersi nella terra?». Supponiamo (teoricamente si puòsupporre tutto quel che si vuole) che tutti i chicchi po-tessero di nuovo esser portati a germogliare: che cosadiverrebbero allora tutti gli esseri che devono alimentar-si di grano? Qui arriviamo a qualcosa di molto singola-re; giungiamo a sentirci scossi in una fede che potrebbesembrar giustificata quando contempliamo, ad esempio,un campo di grano dal punto di vista dell'esistenza pura-mente sensibile, che ogni chicco dovesse divenire, a suavolta, una pianta intera. Ma il punto di vista è forse fal-so. Forse, nell'insieme dei rapporti delle cose del mon-do, non è detto che si pensi giusto con l'attribuire adogni granello o seme lo scopo di diventare a sua voltauna pianta intera; forse, le cose stanno altrimenti, e nullagiustifica l'affermazione che abbiano mancato al loroscopo universale quei grani che servono di nutrimento

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ad altri esseri, precisamente come nulla ci costringe adire che hanno mancato al loro scopo quei germi dei pe-sci di mare che non diventano, a loro volta, pesci. È ve-ramente soltanto un pregiudizio umano che ogni semedebba a sua volta diventare un essere uguale all'esseregeneratore; possiamo infatti commisurare il còmpito deisingoli esseri soltanto se indirizziamo il nostro sguardoal tutto. E sebbene i milioni e milioni di germi che ognianno vengono distrutti nel mare non diventino pesci,servono, però, ad alimentare altri esseri che, per il mo-mento, sfuggono allo sguardo dell'uomo; si sacrificanoper altre entità. E, in realtà, quelle sostanze spiritualiche, nei germi marini, lottano per l'esistenza, e che ap-parentemente soggiacciono alla distruzione, non si la-mentano di non raggiungere la loro mèta, per servire dinutrimento ad altri esseri, e per venire accolti dall'essen-za di quegli altri esseri. L'uomo, che col suo intellettosta al di fuori, crede che abbia significato soltanto ciòche, per così dire, tende alla mèta ch'egli, coi propri sen-si, considera come la mèta definitiva. Ma uno sguardospassionato, rivolto alla natura, vede in ogni stadio diogni essere qualcosa di perfetto; di una perfezione chenon risiede soltanto in ciò che un essere diviene, bensìin ciò che è.

Questi sono pensieri ricavati dall'occultismo, e chedevono venir suscitati in voi. Se, ora, distogliete losguardo dal mondo esterno, per rivolgerlo all'anima vo-stra, percepirete che in questa vostra anima c'è gran co-pia di pensieri che continuamente vi affluiscono, che

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ad altri esseri, precisamente come nulla ci costringe adire che hanno mancato al loro scopo quei germi dei pe-sci di mare che non diventano, a loro volta, pesci. È ve-ramente soltanto un pregiudizio umano che ogni semedebba a sua volta diventare un essere uguale all'esseregeneratore; possiamo infatti commisurare il còmpito deisingoli esseri soltanto se indirizziamo il nostro sguardoal tutto. E sebbene i milioni e milioni di germi che ognianno vengono distrutti nel mare non diventino pesci,servono, però, ad alimentare altri esseri che, per il mo-mento, sfuggono allo sguardo dell'uomo; si sacrificanoper altre entità. E, in realtà, quelle sostanze spiritualiche, nei germi marini, lottano per l'esistenza, e che ap-parentemente soggiacciono alla distruzione, non si la-mentano di non raggiungere la loro mèta, per servire dinutrimento ad altri esseri, e per venire accolti dall'essen-za di quegli altri esseri. L'uomo, che col suo intellettosta al di fuori, crede che abbia significato soltanto ciòche, per così dire, tende alla mèta ch'egli, coi propri sen-si, considera come la mèta definitiva. Ma uno sguardospassionato, rivolto alla natura, vede in ogni stadio diogni essere qualcosa di perfetto; di una perfezione chenon risiede soltanto in ciò che un essere diviene, bensìin ciò che è.

Questi sono pensieri ricavati dall'occultismo, e chedevono venir suscitati in voi. Se, ora, distogliete losguardo dal mondo esterno, per rivolgerlo all'anima vo-stra, percepirete che in questa vostra anima c'è gran co-pia di pensieri che continuamente vi affluiscono, che

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continuamente vi si accendono, e solo pochi di questipensieri vengono afferrati chiaramente, solo pochi di-ventano una parte cosciente dell'anima umana. Provate apercorrere la strada d'una città e pensate quante impres-sioni giungono attraverso ai sensi nella vostra anima, equanto poco voi le osservate così ch'esse diventino unaparte costitutiva durevole della vostra vita animica. Voiaccogliete continuamente delle impressioni, e la massadi queste impressioni sta a ciò che rimane poi un posses-so durevole, cosciente, della vostra anima, precisamentecome la grande massa dei germi dei pesci che nasconoannualmente nel mare sta al numero di quelli che diven-tano veramente pesci perfetti. Anche nella vostra vitaanimica interiore dovete continuamente compiere que-sto processo, per cui, sul terreno di un campo molto va-sto, assai poco giunge a pieno sviluppo. E se l'uomo ar-riva a scoprire anche un poco da quale fluttuante oceanodi immagini della fantasia e di rappresentazioni egliemerga quando si sveglia dal sonno, quando il sognomostra ancora un'ultima traccia della vita infinitamentericca che l'uomo conduce durante il sonno, egli si accor-gerà pure che c'è un significato nel fatto ch'egli accolgain sè tante impressioni che non giungono a chiara co-scienza; poichè ciò che giunge a chiara coscienza è per-duto per il lavoro interiore dell'uomo, non lavora più in-torno al sistema degli organi dei sensi, al sistema glan-dolare, al sistema digestivo, al sistema dei nervi, deimuscoli, delle ossa, ecc. Ciò che diviene coscientenell'anima, ciò che l'uomo odierno porta in sè come co-

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continuamente vi si accendono, e solo pochi di questipensieri vengono afferrati chiaramente, solo pochi di-ventano una parte cosciente dell'anima umana. Provate apercorrere la strada d'una città e pensate quante impres-sioni giungono attraverso ai sensi nella vostra anima, equanto poco voi le osservate così ch'esse diventino unaparte costitutiva durevole della vostra vita animica. Voiaccogliete continuamente delle impressioni, e la massadi queste impressioni sta a ciò che rimane poi un posses-so durevole, cosciente, della vostra anima, precisamentecome la grande massa dei germi dei pesci che nasconoannualmente nel mare sta al numero di quelli che diven-tano veramente pesci perfetti. Anche nella vostra vitaanimica interiore dovete continuamente compiere que-sto processo, per cui, sul terreno di un campo molto va-sto, assai poco giunge a pieno sviluppo. E se l'uomo ar-riva a scoprire anche un poco da quale fluttuante oceanodi immagini della fantasia e di rappresentazioni egliemerga quando si sveglia dal sonno, quando il sognomostra ancora un'ultima traccia della vita infinitamentericca che l'uomo conduce durante il sonno, egli si accor-gerà pure che c'è un significato nel fatto ch'egli accolgain sè tante impressioni che non giungono a chiara co-scienza; poichè ciò che giunge a chiara coscienza è per-duto per il lavoro interiore dell'uomo, non lavora più in-torno al sistema degli organi dei sensi, al sistema glan-dolare, al sistema digestivo, al sistema dei nervi, deimuscoli, delle ossa, ecc. Ciò che diviene coscientenell'anima, ciò che l'uomo odierno porta in sè come co-

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sciente interiore contenuto dell'anima, non opera più, sidistingue appunto pel fatto d'essere strappato dal terrenomaterno dell'uomo complessivo, e, appunto perciò,giunge alla coscienza dell'uomo. Opera invece sul com-plesso dell'uomo ciò che sta a queste rappresentazionicoscienti come i molti germi stanno ai pochi che diven-tano pesci; vale a dire, il numero immenso delle impres-sioni esteriori ch'entrano in noi senza giungere alla co-scienza.

Sull'uomo complessivo opera, dunque, continuamenteciò che vive nel suo ambiente. Anche il sogno puòistruirvi sul fatto che, effettivamente, non penetranell'anima soltanto ciò che continua a vivere come rap-presentazione cosciente, ma che vi penetrano anche altreimpressioni. Basta che poniate attenzione ai mille fattiche s'incontrano nella vita. In sogno, vi trovate in unaqualsiasi situazione: ad esempio, di fronte a un uomoche parla con un altro; voi siete presente come terzo; so-gnate in modo preciso il viso dell'uomo in questione,ecc. Vi chiedete: «Donde viene questo sogno? Io non hovisto nè sentito tutto ciò». Ed ora cercate... e, se cercatea fondo, scoprite che un paio di giorni fa siete stati dav-vero di fronte a quell'uomo in uno scompartimento fer-roviario, solo che, in quel momento, il fatto vi è passatoinosservato; esso però, non di meno, è penetrato e vivein voi. Se gli uomini non sanno queste cose, ciò dipendeunicamente da imprecisione dell'osservazione.

Naturalmente, le impressioni più importanti che ope-rano sull'anima non sono le rappresentazioni che così ci

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sciente interiore contenuto dell'anima, non opera più, sidistingue appunto pel fatto d'essere strappato dal terrenomaterno dell'uomo complessivo, e, appunto perciò,giunge alla coscienza dell'uomo. Opera invece sul com-plesso dell'uomo ciò che sta a queste rappresentazionicoscienti come i molti germi stanno ai pochi che diven-tano pesci; vale a dire, il numero immenso delle impres-sioni esteriori ch'entrano in noi senza giungere alla co-scienza.

Sull'uomo complessivo opera, dunque, continuamenteciò che vive nel suo ambiente. Anche il sogno puòistruirvi sul fatto che, effettivamente, non penetranell'anima soltanto ciò che continua a vivere come rap-presentazione cosciente, ma che vi penetrano anche altreimpressioni. Basta che poniate attenzione ai mille fattiche s'incontrano nella vita. In sogno, vi trovate in unaqualsiasi situazione: ad esempio, di fronte a un uomoche parla con un altro; voi siete presente come terzo; so-gnate in modo preciso il viso dell'uomo in questione,ecc. Vi chiedete: «Donde viene questo sogno? Io non hovisto nè sentito tutto ciò». Ed ora cercate... e, se cercatea fondo, scoprite che un paio di giorni fa siete stati dav-vero di fronte a quell'uomo in uno scompartimento fer-roviario, solo che, in quel momento, il fatto vi è passatoinosservato; esso però, non di meno, è penetrato e vivein voi. Se gli uomini non sanno queste cose, ciò dipendeunicamente da imprecisione dell'osservazione.

Naturalmente, le impressioni più importanti che ope-rano sull'anima non sono le rappresentazioni che così ci

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pone dinanzi il sogno, ma tutt'altre. Pensate un po', mieicari amici; ciò che ieri vi ho esposto è veramente avve-nuto sempre nell'evoluzione umana. L'uomo ha conti-nuamente prodotto Immaginazioni, per mezzo del suosistema osseo; ha continuamente mandato nel mondoIspirazioni, per mezzo del suo sistema muscolare, e con-tinuamente Intuizioni, per mezzo del suo sistema nervo-so. Tutto ciò è nel mondo. In seguito, l'uomo deve ritira-re quel ch'è cattivo e compensarlo attraverso al suo de-stino. Ma tutta la parte buona costruisce fuori di lui,conforma le cose, e continuamente circonda l'uomo. Ef-fettivamente, tutto ciò che l'uomo ha estrinsecato, dallacatastrofe atlantica6 in poi, tutte le Immaginazioni, Ispi-razioni, Intuizioni che ha date al mondo terreno, esiste efa parte del nostro ambiente. Tutto ciò che per tal modoè stato prodotto, in quanto è stato buono, non occorrevenga ritirato dai singoli uomini nel corso del loro Kar-ma; ma ciò che, attraverso secoli e millenni, nelle epo-che successive, essi hanno estrinsecato così, e mandatofuori nell'atmosfera spirituale terrena, esiste veramente,per gli uomini che vivono ora, come esiste l'aria perl'uomo fisico. Come l'uomo respira l'aria fisica, dunquecome l'aria del suo ambiente penetra nel suo interno fisi-co, così penetrano nell'uomo le cose che si sono venutesviluppando, come Immaginazioni, Ispirazioni, Intuizio-ni, e l'uomo, col suo animico-spirituale, prende parte a

6 Cioè da quello che si conosce come Diluvio universale. (N.d. T.).

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pone dinanzi il sogno, ma tutt'altre. Pensate un po', mieicari amici; ciò che ieri vi ho esposto è veramente avve-nuto sempre nell'evoluzione umana. L'uomo ha conti-nuamente prodotto Immaginazioni, per mezzo del suosistema osseo; ha continuamente mandato nel mondoIspirazioni, per mezzo del suo sistema muscolare, e con-tinuamente Intuizioni, per mezzo del suo sistema nervo-so. Tutto ciò è nel mondo. In seguito, l'uomo deve ritira-re quel ch'è cattivo e compensarlo attraverso al suo de-stino. Ma tutta la parte buona costruisce fuori di lui,conforma le cose, e continuamente circonda l'uomo. Ef-fettivamente, tutto ciò che l'uomo ha estrinsecato, dallacatastrofe atlantica6 in poi, tutte le Immaginazioni, Ispi-razioni, Intuizioni che ha date al mondo terreno, esiste efa parte del nostro ambiente. Tutto ciò che per tal modoè stato prodotto, in quanto è stato buono, non occorrevenga ritirato dai singoli uomini nel corso del loro Kar-ma; ma ciò che, attraverso secoli e millenni, nelle epo-che successive, essi hanno estrinsecato così, e mandatofuori nell'atmosfera spirituale terrena, esiste veramente,per gli uomini che vivono ora, come esiste l'aria perl'uomo fisico. Come l'uomo respira l'aria fisica, dunquecome l'aria del suo ambiente penetra nel suo interno fisi-co, così penetrano nell'uomo le cose che si sono venutesviluppando, come Immaginazioni, Ispirazioni, Intuizio-ni, e l'uomo, col suo animico-spirituale, prende parte a

6 Cioè da quello che si conosce come Diluvio universale. (N.d. T.).

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tutto ciò. Ora, è importante che l'uomo si ponga di fron-te a tutto ciò ch'egli stesso ha comunicato così alla Terranelle epoche precedenti della sua esistenza terrena, conun senso di profonda realtà, non senza sentire l'affinitàche ha con queste cose. Ma l'affinità con ciò che ha in-corporato nella Terra come contenuto spirituale egli puòsolo acquistarla se a poco a poco acquista la facoltà diaccogliere queste cose nella sua anima.

Ma come avviene ciò? Vedete, se si penetra nel sensospirituale dell'evoluzione della Terra, ci si mostra chenei tempi in cui gli uomini dell'epoca postatlantica pos-sedevano ancora qualcosa dell'antica chiaroveggenza,furono comunicate all'atmosfera spirituale della Terra,in un senso molto vasto e universale, Immaginazioni,Ispirazioni e Intuizioni. Quella fu, per eccellenza, l'epo-ca dell'emanazione di siffatte sostanze spirituali. Dalquarto periodo postatlantico in poi, ma specialmentedall'epoca nostra in avanti, si va emanando sempre esempre meno, mentre sempre più siamo tenuti ad acco-gliere in noi l'antico come qualcosa di affine a noi, e ariassorbire in noi ciò che prima era stato emanato. In al-tre parole: tocca all'uomo, per così dire, di contrapporrea un precedente processo di espirazione spirituale, unprocesso spirituale di inspirazione. L'uomo deve diven-tare sempre più sensibile e ricettivo per la spiritualitàch'esiste nel mondo. Ciò non era ancora tanto necessarionei tempi antichi, perchè allora si era in grado di emana-re la spiritualità dal proprio interno, si aveva un fondo diriserva. Ma, a partire dall'epoca postatlantica in poi,

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tutto ciò. Ora, è importante che l'uomo si ponga di fron-te a tutto ciò ch'egli stesso ha comunicato così alla Terranelle epoche precedenti della sua esistenza terrena, conun senso di profonda realtà, non senza sentire l'affinitàche ha con queste cose. Ma l'affinità con ciò che ha in-corporato nella Terra come contenuto spirituale egli puòsolo acquistarla se a poco a poco acquista la facoltà diaccogliere queste cose nella sua anima.

Ma come avviene ciò? Vedete, se si penetra nel sensospirituale dell'evoluzione della Terra, ci si mostra chenei tempi in cui gli uomini dell'epoca postatlantica pos-sedevano ancora qualcosa dell'antica chiaroveggenza,furono comunicate all'atmosfera spirituale della Terra,in un senso molto vasto e universale, Immaginazioni,Ispirazioni e Intuizioni. Quella fu, per eccellenza, l'epo-ca dell'emanazione di siffatte sostanze spirituali. Dalquarto periodo postatlantico in poi, ma specialmentedall'epoca nostra in avanti, si va emanando sempre esempre meno, mentre sempre più siamo tenuti ad acco-gliere in noi l'antico come qualcosa di affine a noi, e ariassorbire in noi ciò che prima era stato emanato. In al-tre parole: tocca all'uomo, per così dire, di contrapporrea un precedente processo di espirazione spirituale, unprocesso spirituale di inspirazione. L'uomo deve diven-tare sempre più sensibile e ricettivo per la spiritualitàch'esiste nel mondo. Ciò non era ancora tanto necessarionei tempi antichi, perchè allora si era in grado di emana-re la spiritualità dal proprio interno, si aveva un fondo diriserva. Ma, a partire dall'epoca postatlantica in poi,

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questo fondo di riserva si è esaurito al punto che, in av-venire, non potrà più, in certo modo, venir estrinsecatose non ciò che prima era stato aspirato, assorbito. E per-chè l'uomo possa orientarsi con comprensione in questanuova missione della sua vita terrena, sorge appunto laScienza dello Spirito, la quale, agli uomini che già oggisi sentono orientati verso di essa, piace non già perchè,in mezzo a tante altre ubbie, dovesse una volta coltivarsinel mondo anche l'ubbia della Scienza dello Spirito, maperchè essa è nel modo più intimo connessa con tuttal'evoluzione terrestre, è connessa col fatto che tocca ve-ramente all'uomo di sviluppare, a poco a poco, una com-prensione per l'elemento spirituale che vive intorno alui. Gli uomini che, dall'epoca nostra in poi, non svilup-peranno una comprensione per lo Spirito che sta dietroal sensibile, per il mondo dello Spirito che sta dietro almondo dei sensi, somiglieranno a coloro che nel corpofisico hanno talmente guastato il loro sistema respirato-rio che non possono trovar aria per respirare e soffronodi asma. Oggi ancora gli uomini possono alimentarsi diconcetti antichi, perchè sussiste ancora, in concetti, uncerto patrimonio ereditario di antichissima sapienzaumana. Ma chi osserva con occhi spirituali l'evoluzionedell'umanità negli ultimi tempi, scorgerà che, sebbenenel mondo materiale esteriore si accumulino le scopertee le invenzioni, il contenuto spirituale è notevolmenteandato incontro al suo esaurimento. Sempre meno ger-mogliano per l'umanità nuovi concetti, nuove idee. Sol-tanto a coloro che ignorano le idee antiche, e che risco-

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questo fondo di riserva si è esaurito al punto che, in av-venire, non potrà più, in certo modo, venir estrinsecatose non ciò che prima era stato aspirato, assorbito. E per-chè l'uomo possa orientarsi con comprensione in questanuova missione della sua vita terrena, sorge appunto laScienza dello Spirito, la quale, agli uomini che già oggisi sentono orientati verso di essa, piace non già perchè,in mezzo a tante altre ubbie, dovesse una volta coltivarsinel mondo anche l'ubbia della Scienza dello Spirito, maperchè essa è nel modo più intimo connessa con tuttal'evoluzione terrestre, è connessa col fatto che tocca ve-ramente all'uomo di sviluppare, a poco a poco, una com-prensione per l'elemento spirituale che vive intorno alui. Gli uomini che, dall'epoca nostra in poi, non svilup-peranno una comprensione per lo Spirito che sta dietroal sensibile, per il mondo dello Spirito che sta dietro almondo dei sensi, somiglieranno a coloro che nel corpofisico hanno talmente guastato il loro sistema respirato-rio che non possono trovar aria per respirare e soffronodi asma. Oggi ancora gli uomini possono alimentarsi diconcetti antichi, perchè sussiste ancora, in concetti, uncerto patrimonio ereditario di antichissima sapienzaumana. Ma chi osserva con occhi spirituali l'evoluzionedell'umanità negli ultimi tempi, scorgerà che, sebbenenel mondo materiale esteriore si accumulino le scopertee le invenzioni, il contenuto spirituale è notevolmenteandato incontro al suo esaurimento. Sempre meno ger-mogliano per l'umanità nuovi concetti, nuove idee. Sol-tanto a coloro che ignorano le idee antiche, e che risco-

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prono sempre per sè l'antico e, dunque, in certo modo,restano per tutta la vita alquanto immaturi, soltanto a co-storo accade di credere che oggi possano maturare ideecome tali. No, il mondo delle idee intellettuali astratte siè esaurito. Non germogliano più nuove idee. Con Taleteè cominciato, per il pensiero occidentale, il sorgere diidee intellettuali. Oggi, siamo alla fine, e la filosofiacome tale, come scienza d'idee, è giunta al suo termine.L'uomo deve imparare ad elevarsi a ciò che sta al di làdelle idee e dei pensieri, i quali pure appartengono sol-tanto al piano fisico, a ciò che sta al di là di questo mon-do. Anzi tutto egli si eleverà alle Immaginazioni che di-verranno di nuovo qualcosa di reale per lui. Allora av-verrà una nuova fecondazione per lo spirituale dell'uma-nità. Perciò nella Scienza dello Spirito ci fluiscono Im-maginazioni per importanti processi cosmici. Osservateun po' come la descrizione di Saturno, del Sole, dellaLuna si distingua da altre cose, come sia diversa daiconcetti dell'altra scienza! Tutto ciò dev'esser dato im-maginativamente, perchè non è immediatamente realiz-zabile nel mondo sensibile esteriore. Dell'antico Saturnodiciamo ch'esso ha uno stato di solo calore. Questo è unassurdo per il mondo odierno dei sensi, perchè una so-stanza di mero calore non si trova in nessun luogo, per ilmondo dei sensi. Ma ciò ch'è assurdo per il mondo deisensi è verità per il mondo dello Spirito, e penetrare conla propria esperienza nel mondo dello Spirito è ciò chedirettamente toccherà all'uomo nel prossimo avvenire.Poichè, coloro che non sapranno risolversi a respirare

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prono sempre per sè l'antico e, dunque, in certo modo,restano per tutta la vita alquanto immaturi, soltanto a co-storo accade di credere che oggi possano maturare ideecome tali. No, il mondo delle idee intellettuali astratte siè esaurito. Non germogliano più nuove idee. Con Taleteè cominciato, per il pensiero occidentale, il sorgere diidee intellettuali. Oggi, siamo alla fine, e la filosofiacome tale, come scienza d'idee, è giunta al suo termine.L'uomo deve imparare ad elevarsi a ciò che sta al di làdelle idee e dei pensieri, i quali pure appartengono sol-tanto al piano fisico, a ciò che sta al di là di questo mon-do. Anzi tutto egli si eleverà alle Immaginazioni che di-verranno di nuovo qualcosa di reale per lui. Allora av-verrà una nuova fecondazione per lo spirituale dell'uma-nità. Perciò nella Scienza dello Spirito ci fluiscono Im-maginazioni per importanti processi cosmici. Osservateun po' come la descrizione di Saturno, del Sole, dellaLuna si distingua da altre cose, come sia diversa daiconcetti dell'altra scienza! Tutto ciò dev'esser dato im-maginativamente, perchè non è immediatamente realiz-zabile nel mondo sensibile esteriore. Dell'antico Saturnodiciamo ch'esso ha uno stato di solo calore. Questo è unassurdo per il mondo odierno dei sensi, perchè una so-stanza di mero calore non si trova in nessun luogo, per ilmondo dei sensi. Ma ciò ch'è assurdo per il mondo deisensi è verità per il mondo dello Spirito, e penetrare conla propria esperienza nel mondo dello Spirito è ciò chedirettamente toccherà all'uomo nel prossimo avvenire.Poichè, coloro che non sapranno risolversi a respirare

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l'aria dello Spirito, alla quale l'anima umana dev'esserresa ricettiva per mezzo della Scienza dello Spirito, diuna scienza cioè che va al di là dei soli sensi; coloro chenon vorranno aprirsi alla Scienza dello Spirito andrannoveramente incontro ad una condizione che può esserechiamata un'asma spirituale e che, in certo modo, permolti si vede già avvicinarsi, insieme a un esaurimentospirituale che conduce poi ad una consunzione, ad unatisi spirituale.

Tale sarebbe sulla Terra la sorte degli uomini che vo-lessero arrestarsi soltanto al mondo dei sensi: morrebbe-ro di tisi spirituale. In avvenire la civiltà si svilupperàcosì: vi saranno uomini pieni di sensibilità e d'interessed'anima e di cuore per ciò che viene dato anzi tuttocome Scienza dello Spirito, ma che allora sorgerà spon-taneamente nelle anime umane come il mondodell'Immaginazione, dell'Ispirazione e dell'Intuizione.Una parte dell'umanità sarà tale da aver comprensione edevozione per questo mondo dello Spirito; saranno que-sti gli uomini che adempiranno il còmpito assegnato perora alla Terra. Altri uomini si fermeranno forse al mon-do dei sensi, non vorranno avanzare al di là del mondodei sensi e delle mere ombre di esso che posson venirdate nei concetti filosofici della scienza esteriore. Questiultimi andranno incontro all'asma spirituale e alla con-sunzione, a una malattia spirituale, si inaridirannonell'àmbito dell'esistenza terrena e non raggiungerannociò ch'è posto come mèta all'evoluzione terrena. Mal'evoluzione ha da svolgersi in modo che ciascuno inter-

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l'aria dello Spirito, alla quale l'anima umana dev'esserresa ricettiva per mezzo della Scienza dello Spirito, diuna scienza cioè che va al di là dei soli sensi; coloro chenon vorranno aprirsi alla Scienza dello Spirito andrannoveramente incontro ad una condizione che può esserechiamata un'asma spirituale e che, in certo modo, permolti si vede già avvicinarsi, insieme a un esaurimentospirituale che conduce poi ad una consunzione, ad unatisi spirituale.

Tale sarebbe sulla Terra la sorte degli uomini che vo-lessero arrestarsi soltanto al mondo dei sensi: morrebbe-ro di tisi spirituale. In avvenire la civiltà si svilupperàcosì: vi saranno uomini pieni di sensibilità e d'interessed'anima e di cuore per ciò che viene dato anzi tuttocome Scienza dello Spirito, ma che allora sorgerà spon-taneamente nelle anime umane come il mondodell'Immaginazione, dell'Ispirazione e dell'Intuizione.Una parte dell'umanità sarà tale da aver comprensione edevozione per questo mondo dello Spirito; saranno que-sti gli uomini che adempiranno il còmpito assegnato perora alla Terra. Altri uomini si fermeranno forse al mon-do dei sensi, non vorranno avanzare al di là del mondodei sensi e delle mere ombre di esso che posson venirdate nei concetti filosofici della scienza esteriore. Questiultimi andranno incontro all'asma spirituale e alla con-sunzione, a una malattia spirituale, si inaridirannonell'àmbito dell'esistenza terrena e non raggiungerannociò ch'è posto come mèta all'evoluzione terrena. Mal'evoluzione ha da svolgersi in modo che ciascuno inter-

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roghi la propria anima: «Quale via scegli?». In avveniregli uomini andranno, per così dire, o a destra o a sini-stra: da una parte coloro per i quali sarà verità il solomondo dei sensi, dall'altra coloro per i quali sarà veritàil mondo dello Spirito.

E poichè i sensi, come l'orecchio dell'uomo, vannoscomparendo, e poichè l'uomo, alla fine della Terra,avrà perduto tutti i sensi terreni, potete farvi una rappre-sentazione di come realisticamente sia da comprendersila consunzione, la tisi di cui abbiamo parlato. Se ci fon-diamo sopra il mondo dei sensi, ci fondiamo su qualcosache abbandonerà l'uomo nel futuro dell'evoluzione terre-stre. Se penetriamo fino al mondo dello Spirito, ci evol-viamo verso ciò che sempre più si accosterà all'uomonel futuro dell'evoluzione terrestre. Volendo servirci diun simbolo, diciamo che verrà un giorno in cui l'uomopotrà trovarsi alla fine dell'evoluzione terrestre e direcome Faust, dopo ch'egli ha perduto esteriormente la vi-sta, (e l'uomo non solo sarà esteriormente cieco, maesteriormente sordo, esteriormente privo d'olfatto, este-riormente privo di gusto): «Eppure nell'interno risplendechiara luce, eppure nell'interno risuonano stupende noteumane e una stupenda parola umana!». Così potrà direl'uomo che si sarà rivolto al mondo dello Spirito. Inve-ce, colui che volesse fermarsi al mondo dei sensi, sareb-be un Faust che, dopo essere esteriormente divenuto cie-co, si dicesse: «All'esterno sei divenuto cieco, enell'interno nessuna luce spirituale ti illumina; solo la te-nebra ti accoglie». L'umanità avrà da scegliere tra que-

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roghi la propria anima: «Quale via scegli?». In avveniregli uomini andranno, per così dire, o a destra o a sini-stra: da una parte coloro per i quali sarà verità il solomondo dei sensi, dall'altra coloro per i quali sarà veritàil mondo dello Spirito.

E poichè i sensi, come l'orecchio dell'uomo, vannoscomparendo, e poichè l'uomo, alla fine della Terra,avrà perduto tutti i sensi terreni, potete farvi una rappre-sentazione di come realisticamente sia da comprendersila consunzione, la tisi di cui abbiamo parlato. Se ci fon-diamo sopra il mondo dei sensi, ci fondiamo su qualcosache abbandonerà l'uomo nel futuro dell'evoluzione terre-stre. Se penetriamo fino al mondo dello Spirito, ci evol-viamo verso ciò che sempre più si accosterà all'uomonel futuro dell'evoluzione terrestre. Volendo servirci diun simbolo, diciamo che verrà un giorno in cui l'uomopotrà trovarsi alla fine dell'evoluzione terrestre e direcome Faust, dopo ch'egli ha perduto esteriormente la vi-sta, (e l'uomo non solo sarà esteriormente cieco, maesteriormente sordo, esteriormente privo d'olfatto, este-riormente privo di gusto): «Eppure nell'interno risplendechiara luce, eppure nell'interno risuonano stupende noteumane e una stupenda parola umana!». Così potrà direl'uomo che si sarà rivolto al mondo dello Spirito. Inve-ce, colui che volesse fermarsi al mondo dei sensi, sareb-be un Faust che, dopo essere esteriormente divenuto cie-co, si dicesse: «All'esterno sei divenuto cieco, enell'interno nessuna luce spirituale ti illumina; solo la te-nebra ti accoglie». L'umanità avrà da scegliere tra que-

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ste due nature faustiane, riguardo all'avvenire terrestre.Nel primo caso, Faust si sarebbe rivolto al mondo delloSpirito, nell'altro, invece, si sarebbe rivolto al mondodei sensi, e così facendo sarebbe diventato affine a ciòche l'uomo deve sentire come il nulla, a ciò che lo deru-ba di tutto il suo essere. Così appare, per la vita imme-diata dell'uomo, ciò che noi, miei cari amici, vogliamoportar giù da altezze occulte. Ed io credo che possiamorisparmiarci di riassumere in parole le massime morali egli impulsi volitivi che possono sorgere, per gli uominidel presente, da una reale comprensione della ScienzaOcculta. Perchè dalla Sapienza giustamente compresanascerà nei cuori umani la Virtù giustamente compresa.Lavoriamo, dunque, per conquistare una reale compren-sione del mondo, cerchiamo la Saggezza, e non potràmancare che, come figlio della Saggezza, nasca l'Amo-re.

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ste due nature faustiane, riguardo all'avvenire terrestre.Nel primo caso, Faust si sarebbe rivolto al mondo delloSpirito, nell'altro, invece, si sarebbe rivolto al mondodei sensi, e così facendo sarebbe diventato affine a ciòche l'uomo deve sentire come il nulla, a ciò che lo deru-ba di tutto il suo essere. Così appare, per la vita imme-diata dell'uomo, ciò che noi, miei cari amici, vogliamoportar giù da altezze occulte. Ed io credo che possiamorisparmiarci di riassumere in parole le massime morali egli impulsi volitivi che possono sorgere, per gli uominidel presente, da una reale comprensione della ScienzaOcculta. Perchè dalla Sapienza giustamente compresanascerà nei cuori umani la Virtù giustamente compresa.Lavoriamo, dunque, per conquistare una reale compren-sione del mondo, cerchiamo la Saggezza, e non potràmancare che, come figlio della Saggezza, nasca l'Amo-re.

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