IL MONDO CAPOVOLTO Caso Meredith, metafora della giustizia tra ricchi e poveri · Mercificazione di...

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Mercificazione di un dramma che ha coinvolto una famiglia in lutto di Giulio ALBANESE Caso Meredith, metafora della giustizia tra ricchi e poveri I l caso di Meredith Ker- cher, studentessa ingle- se, in Italia per il pro- getto Erasmus, assassina- ta a Perugia nella notte del primo novembre del 2007, è stato un evento mediatico sul quale var- rebbe la pena riflettere. Così, come nelle vicende processuali di Cogne e Garlasco, la “spettacola- rizzazione” del dramma si è concretizzata nelle prime pagine dei giornali, ma soprattutto nei soliti “talk show” con ricostru- zioni fantasiose e ospiti quanto meno improbabi- li. La storia, d’altronde, doveva essere ben “cuci- nata” per il volgo, perché tra i giornalisti e gli edi- tori è ben radicata la con- vinzione che alla gente piacciono le storie miste- riose e imprevedibili negli sviluppi. Sta di fatto che, nel caso di Meredith, ab- biamo assistito per l’en- nesima volta alla mercifi- cazione di un dramma che ha coinvolto un’inte- ra famiglia il cui lutto è stato violato dalla prepo- tenza di una stampa, duole doverlo scrivere, al- la disperata ricerca del “Monstrum” di turno da consegnare al pubblico ludibrio. A chi scrive non sarebbe mai venuto in mente di dedicare a una vicenda come questa lo spazio di una rubrica sul mondo missionario, se la conclusione del processo di secondo grado, con sentenza assolutoria, di Amanda Knox e Raffaele Sollecito non avesse tira- to in ballo indirettamente un giovane africano. In- fatti, chiunque abbia avu- to modo di accedere agli atti processuali, avrà ar- guito che il delitto in questione è stato perpe- trato da più persone. A dire il vero, inizialmente, i giudici togati e popolari non avevano manifestato dubbi a tale proposito. Poi però è subentrata, col tempo, una disparità tra le istanze di un povero ivoriano, un certo Rudy Guede che non aveva neppure i soldi per farsi assistere alle udienze e quelle di due personaggi, di censo assai diverso, in grado di difendersi con legali d’alto rango. D’ac- cordo, la storia di cui stia- mo parlando è stata fin dall’inizio delle indagini misteriosa, intrigante, quasi onirica. Una storia ancora purtroppo in dive- nire, pronta a riservare nuovi colpi di scena. Se- gnata da personaggi sin- golari, difficili da concepi- re perfino per autori di gialli dalla fantasia vivida e sconfinata. La realtà che, come al solito, supe- ra l’immaginazione co- munque ci interpella, non foss’altro perché il colpe- vole, alla fine, sarebbe solo lui, un africano, una sorta di plebeo, condannato in via defi- nitiva, per concorso in omicidio, a 16 anni di reclusione con il rito abbreviato. E se da una parte è inopportuno e sconveniente schierarsi a favore dell’innocenza o della colpevolezza di Amanda e Raffaele – che dovranno comunque con- frontarsi sempre con la voce delle loro rispettive coscienze – ciò che occor- re evidenziare è la dispa- rità di mezzi tra chi oggi è ancora in carcere e co- loro che sono tornati in- vece in libertà. Va ricor- dato che Rudy era scap- pato in Germania, per poi essere arrestato dalla po- lizia. Risultato positivo al- la prova del Dna che con- fermò la sua presenza in casa della Kercher, si è sempre dichiarato inno- cente. L’assenza di risorse necessarie per reperire avvocati principi del foro, con l’aggravante d’essere extracomunitario, hanno comportato un serio svantaggio per la difesa del ventitreenne ivoriano. Dopo un processo con ri- to abbreviato, oggi Rudy sconta una pena per con- corso in omicidio. Ma co- sa sarebbe successo se il giudizio avesse seguito il corso ordinario dei tre gradi? Lungi da ogni re- torica, è chiaro che tra le forme di discriminazio- A pagare è un africano, un extracomunitario IL MONDO CAPOVOLTO Anno XII, n. 9 - NOVEMBRE 2011 mensile della comunità Ecclesiale N. di registrazione 276 del 7.2.2000 presso il Tribunale di Frosinone. DIRETTORE: Raffaele Tarice IN REDAZIONE: Claudia Fantini Per inviare articoli: Claudia Fantini Via Sanità, 22 03011 Alatri - Tel. 348.3002082 e-mail: [email protected] RESPONSABILE DISTRIBUZIONE Bruno Calicchia AMMINISTRATORE Giovanni Straccamore HANNO COLLABORATO: Giulio Albanese, Valerio De Luca, Giorgio Alessandro Pacetti, Viviana Stazi EDITORE Diocesi di Anagni-Alatri FOTOCOMPOSIZIONE E STAMPA Tipografia Editrice Frusinate srl Frosinone ne è particolarmente grave anche quella che deriva dall’inadegua- tezza del nostro siste- ma giuridico nel tratta- re i migranti come gli altri cittadini. Aggrava- to, nella fattispecie, da logiche più vicine al pote- re del denaro o di presun- te verità mediatiche. In questo senso, la sentenza assolutoria nei confronti di Amanda e Raffaele può essere letta come la metafora del divario esi- stente, in termini di giu- stizia, tra il Nord e il Sud del mondo, tra i ricchi e poveri. Con il sospetto di fondo che il vero fine di certa informazione, come nei casi di altri celebri processi, sia quello di di- stogliere l’attenzione dal- le questioni di reale im- portanza come l’emer- genza umanitaria nel Corno d’Africa.

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Mercificazione di un dramma che ha coinvolto una famiglia in lutto

di Giulio ALBANESE

Caso Meredith, metafora della giustizia tra ricchi e poveri

Il caso di Meredith Ker-cher, studentessa ingle-se, in Italia per il pro-

getto Erasmus, assassina-ta a Perugia nella nottedel primo novembre del2007, è stato un eventomediatico sul quale var-rebbe la pena riflettere.Così, come nelle vicendeprocessuali di Cogne eGarlasco, la “spettacola-rizzazione” del drammasi è concretizzata nelleprime pagine dei giornali,ma soprattutto nei soliti“talk show” con ricostru-zioni fantasiose e ospitiquanto meno improbabi-li. La storia, d’altronde,doveva essere ben “cuci-nata” per il volgo, perchétra i giornalisti e gli edi-tori è ben radicata la con-vinzione che alla gentepiacciono le storie miste-riose e imprevedibili neglisviluppi. Sta di fatto che,nel caso di Meredith, ab-biamo assistito per l’en-nesima volta alla mercifi-cazione di un drammache ha coinvolto un’inte-ra famiglia il cui lutto èstato violato dalla prepo-tenza di una stampa,duole doverlo scrivere, al-la disperata ricerca del“Monstrum” di turno daconsegnare al pubblicoludibrio. A chi scrive nonsarebbe mai venuto inmente di dedicare a unavicenda come questa lospazio di una rubrica sulmondo missionario, se laconclusione del processodi secondo grado, consentenza assolutoria, diAmanda Knox e RaffaeleSollecito non avesse tira-to in ballo indirettamenteun giovane africano. In-fatti, chiunque abbia avu-to modo di accedere agliatti processuali, avrà ar-guito che il delitto in

questione è stato perpe-trato da più persone. Adire il vero, inizialmente,i giudici togati e popolarinon avevano manifestatodubbi a tale proposito.Poi però è subentrata, coltempo, una disparità trale istanze di un poveroivoriano, un certo RudyGuede che non avevaneppure i soldi per farsiassistere alle udienze equelle di due personaggi,di censo assai diverso, ingrado di difendersi conlegali d’alto rango. D’ac-cordo, la storia di cui stia-mo parlando è stata findall’inizio delle indaginimisteriosa, intrigante,quasi onirica. Una storiaancora purtroppo in dive-nire, pronta a riservarenuovi colpi di scena. Se-gnata da personaggi sin-golari, difficili da concepi-re perfino per autori digialli dalla fantasia vividae sconfinata. La realtàche, come al solito, supe-ra l’immaginazione co-munque ci interpella, nonfoss’altro perché il colpe-vole, alla fine, sarebbesolo lui, un africano,una sorta di plebeo,condannato in via defi-nitiva, per concorso inomicidio, a 16 anni direclusione con il rito

abbreviato. E se da unaparte è inopportuno esconveniente schierarsi afavore dell’innocenza odella colpevolezza diAmanda e Raffaele – chedovranno comunque con-frontarsi sempre con lavoce delle loro rispettivecoscienze – ciò che occor-re evidenziare è la dispa-rità di mezzi tra chi oggiè ancora in carcere e co-loro che sono tornati in-vece in libertà. Va ricor-dato che Rudy era scap-pato in Germania, per poiessere arrestato dalla po-lizia. Risultato positivo al-la prova del Dna che con-fermò la sua presenza incasa della Kercher, si èsempre dichiarato inno-cente. L’assenza di risorsenecessarie per reperireavvocati principi del foro,con l’aggravante d’essereextracomunitario, hannocomportato un seriosvantaggio per la difesadel ventitreenne ivoriano.Dopo un processo con ri-to abbreviato, oggi Rudysconta una pena per con-corso in omicidio. Ma co-sa sarebbe successo se ilgiudizio avesse seguito ilcorso ordinario dei tregradi? Lungi da ogni re-torica, è chiaro che tra leforme di discriminazio-

A pagare è un africano, un extracomunitario

IILL MMOONNDDOO CCAAPPOOVVOOLLTTOO

Anno XII, n. 9 - NOVEMBRE 2011mensile della comunità Ecclesiale

N. di registrazione 276 del 7.2.2000presso il Tribunale di Frosinone.

DIRETTORE: Raffaele Tarice

IN REDAZIONE: Claudia Fantini

Per inviare articoli:Claudia Fantini Via Sanità, 22 03011

Alatri - Tel. 348.3002082e-mail: [email protected]

RESPONSABILE DISTRIBUZIONE

Bruno Calicchia AMMINISTRATORE

Giovanni Straccamore

HANNO COLLABORATO: Giulio Albanese, Valerio De Luca,

Giorgio Alessandro Pacetti, Viviana Stazi

EDITORE

Diocesi di Anagni-Alatri

FOTOCOMPOSIZIONE E STAMPA

Tipografia Editrice Frusinate srlFrosinone

ne è particolarmentegrave anche quella chederiva dall’inadegua-tezza del nostro siste-ma giuridico nel tratta-re i migranti come glialtri cittadini. Aggrava-to, nella fattispecie, dalogiche più vicine al pote-re del denaro o di presun-te verità mediatiche. Inquesto senso, la sentenzaassolutoria nei confrontidi Amanda e Raffaelepuò essere letta come lametafora del divario esi-stente, in termini di giu-stizia, tra il Nord e il Suddel mondo, tra i ricchi epoveri. Con il sospetto difondo che il vero fine dicerta informazione, comenei casi di altri celebriprocessi, sia quello di di-stogliere l’attenzione dal-le questioni di reale im-portanza come l’emer-genza umanitaria nelCorno d’Africa.

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Spedizione in a.p. art. 2 comma 20c legge 662/96 filiale Frosinone - Spedito il 26 Ottobre 2011 - www.diocesianagnialatri.it

nata dai mass-media, non è suf-ficiente, quindi, la semplice ge-stione di tali mezzi, anche i piùavanzati. È indispensabile co-gliere la sfida culturale in cui ilnuovo orizzonte comunicativopone i suoi protagonisti. Questanuova cultura chiede alla Chiesadi ripensare e riesprimere la suafede, il suo messaggio e la suavita. È questa l’indicazione chela Chiesa italiana ha recepito dalConvegno ecclesiale di Palermoe che, proprio nel quadro del“Progetto culturale”, intendeperseguire con tenacia ed entu-siasmo coinvolgendo, nell’af-frontare i nodi del rapporto trafede e cultura nel nostro tempo.Concretamente l’Ufficio deve in-nanzitutto configurarsi come

Quando uno dei miei par-rocchiani ha scopertoche nella nostra diocesi

esiste un Ufficio per le Comuni-cazioni Sociali, mi ha candida-mente chiesto: «E a che serve?».E di fronte alla mia risposta, di-ciamolo, abbastanza frettolosa eforse superficiale, la reazione èstata «Certo… quindi non fateniente!». Ho deciso quindi diusare questo spazio a “scopoprivato”, tentando di spiegare alui e a tutti i nostri lettori che“animale strano” è l’Ufficio chesi occupa, tra le altre cose, dipubblicare UNO. Comunque, insenso generale, la comunicazio-ne è un fatto centrale in riferi-mento alla nuova evangelizza-zione che, oltre all’attenzioneper i media e al suo sapiente uti-lizzo, si impegna per una pasto-rale organica della comunicazio-ne sociale. Per essere nel cuoredel progresso umano, partecipedelle esperienze del resto dell’u-manità, per cercare di capirle edinterpretarle, per risolvere i pro-blemi della comunicazione dellafede nella nostra società, domi-

servizio al Vescovo e agli Ufficiche operano nel campo pastora-le fornendo loro le indicazioniutili alla conoscenza degli orien-tamenti dell’opinione pubblicacirca le questioni che interessanol’azione pastorale. Al riguardo èauspicabile un periodico con-fronto con il Vescovo da partedel direttore dell’Ufficio per unoscambio di informazioni, per l’e-same di eventuali situazioniemerse e l’individuazione di li-nee da seguire da parte dell’Uf-ficio. Ugualmente importanti so-no periodici incontri con i diret-tori degli Uffici Pastorali sia peruna reciproca informazione, siaper l’individuazione di possibilicollaborazioni e di iniziative co-muni. Al riguardo si sottolinea

ANNO XII N. 9NOVEMBRE 2011

FFOOTTOO NNOOTTIIZZIIAA

PPRRIIMMOO PPIIAANNOO

che la dimensione comunicativa

è comunque presente nell’azio-

ne pastorale in quanto tale e,

quindi, interessa e coinvolge

l’attività di tutti gli Uffici pasto-

rali. Un altro imprescindibile

punto di riferimento dell’attività

dell’Ufficio deve riguardare la

sensibilizzazione delle strutture

ecclesiali nelle sue varie articola-

zioni circa i problemi della

comunicazione; quindi dalle fo-

ranie alle singole comunità par-

rocchiali. Non nego che scriven-

do questo articolo, io per primo,

mi sono reso conto che dobbia-

mo ancora crescere e migliorare.

Raffaele Tarice

aa ll ll ’ii nn tt ee rr nnoo.. .. ..

ConvegnoPastorale 2011

Pag. 3

Speciale Scuola

Pagg. 6-7

Cittadinanza:responsabilità epartecipazione

Pag. 8

EE AA CCHHEE SSEERRVVEE??Le Comunicazioni Sociali: i nodi del rapporto fede-cultura

22 ottobre 2011 Ordinazione Presbiterale di don Pierluigi Nardi

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110000 NNOOTTIIZZIIEE 110000 NNOOTTIIZZIIEE Novembre20112222

LL’AAGGEENNDDAA NNOOVVEEMMBBRREE

Giovedì 1 novembreAnagni, Cattedrale, ore 11,30

SOLENNITA’ DI TUTTII SANTI

Pontificale presieduto dalVescovo

Giovedì 17 novembreAnagni, Seminario Vescovile,

ore 9.00TERZO GIOVEDI’ DEL CLERO

Sabato 19 novembreCarpineto Romano, MonasteroSuore Carmelitane, ore 16.00

PROFESSIONE TEMPORANEADI SUOR M. VALENTINA

Presiede il Vescovo

Domenica 27 novembre Fiuggi, Centro Pastorale,

ore 16.30INCONTRO UNITARIO DEGLI

OPERATORI PASTORALIPercorso di formazione per

Operatori di pastoralefamiliare pre e post

battesimalePresiede il Vescovo

Auguri Don Gianni!

Èstata festa a Piglio: il nostro parroco, don Gianni Ma-cali, ha festeggiato il trentesimo anno di professionesacerdotale. La comunità si è stretta intorno a lui che

circa due anni fa è entrato in punta di piedi nelle nostreparrocchie e grazie alla sua semplicità è entrato anche nelcuore di noi parrocchiani. Visibilmente commosso, donGianni ha ringraziato tutti dopo la cena organizzata in suoonore e, quando gli è stato chiesto di raccontare della suavocazione, ha detto col tono genuino di chi non si attardain difficili disquisizioni, che fin da piccolo si è innamoratoprofondamente di Cristo. Questo suo amore e rapporto vi-vo con il Signore, traspare nella sua missione sacerdotale,nella sua capacità di ascolto, nella prudenza dei suoi consi-gli, nella grande capacità di accoglienza e rispetto sinceroverso tutti. Caro don Gianni, la gioia per i tuoi trent’annidi sacerdozio è anche la gioia di tutti noi pigliesi. Auguri!

La comunità pigliese

... ancora Madrid

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LLAA CCAATTTTEEDDRRAA DDEELL VVEESSCCOOVVOOAnno XIINumero 9 3333

missione e, soprattutto, la sua uccisione (Vangelo). La comu-nità di Matteo si ripeteva questa parabola non tanto per criti-care il popolo ebraico quanto per mettersi davanti alla proprieresponsabilità: “A voi sarà tolto il Regno di Dio e sarà dato adun popolo che ne produce i frutti” (21,43). La Chiesa è sacra-mento di Gesù Cristo, la sua mediazione sacramentale. Ma l’in-defettibilità della Chiesa non riguarda le sue forme storiche ele singole comunità cristiane nelle quali essa trova espressione.Sappiamo che tante cristianità, fiorentissime in passato, ogginon sono segnalate nemmeno sulla carta geografica. Israele èstato depositario della elezione, dell’alleanza, della promessa.Ma ha deluso le attese di Dio. I beni della salvezza sono passatiad altri popoli. Chi dice che la stessa sorte non possa essere ri-servata a noi? Se una vigna delude, Dio cambia chi la coltiva. IlSignore non recede dai Suoi progetti e dai Suoi disegni, cam-biando, però, i suoi strumenti con una spregiudicatezza senzapari. Non dobbiamo deludere le sue attese. La Chiesa è una vi-gna fertile piantata sulle colline del mondo. Ogni giorno passail vendemmiatore e stende la mano in cerca di frutti. Ha il vol-to di tante persone che guardano a noi, si avvicinano alla co-munità cristiana e cercano la gioia di vivere, il coraggio dellasperanza, la capacità di ricominciare. Dobbiamo essere all’al-tezza della situazione.I frutti che dobbiamo mettere a disposizione sono quelli di cuici parla l’Apostolo Paolo nelle battute finali della lettera ai Fi-lippesi (II lettura): “In conclusione, fratelli, quello che è vero,nobile, giusto, puro, amabile, onorato, ciò che è virtù e meritalode, questo sia oggetto dei vostri pensieri” (4,8). Sono ottoobiettivi – valori, mutuati dalla sintesi etica dello stoicismo, chePaolo consiglia ai parrocchiani di Filippi di mettere al centrodelle loro preoccupazioni. Non sono valori tipicamente religio-si o cristiani. Sono valori umani, che il cristianesimo esalta e

Oggi la Parola di Dio cichiede con forza diessere una vigna che

non delude, indipendente-mente dai tempi e dalle sta-gioni che possono anche es-sere non proprio favorevoliall’annuncio del Vangelo. Larealtà prima e originaria del-la nostra fede e del nostroessere nel mondo i testimonidel Regno è l’Alleanza traDio e l’umanità. La storia de-gli uomini non è abbando-nata a sé stessa. È interna aun patto. La storia, come pu-re il viaggio dell’umanitàverso il compimento, sonocustoditi dall’Alleanza. LaScrittura usa varie immaginiper parlare di questo patto:una è quella dello sposo edella sposa; un’altra è quelladella vigna che il suo “pa-drone” ha curato con im-menso amore: “Il mio dilettopossedeva una vigna sopraun fertile colle” (I lettura).Il simbolo della vigna è ritor-nato spesso nelle ultime do-meniche a scandire le nostrecelebrazioni eucaristiche. Inquella odierna, la paraboladei “vignaioli omicidi”, chepossiamo leggere sullo sfon-do della pagina stupenda diIsaia e del “canto della vi-gna”, si presenta come unasintesi tragica della storia diIsraele, dei suoi rapporti nonsempre idilliaci con il Signo-re e con i suoi servi e, soprat-tutto, con il Cristo, “legitti-mo erede”, cacciato fuori eucciso (Vangelo).La prima lettura è il cantostruggente di un lavoratore– amante deluso che, puravendo circondato di millecure la sua vigna, scopre cheessa non ha corrisposto allesue attese. È il lamento peruna vendemmia sfortunata,simbolo trasparente di unamore tradito: “Egli (il Si-gnore) si aspettava giustiziaed ecco spargimento di san-gue, attendeva rettitudineed ecco grida d’oppressi”(5,7). Dio ha sempre cercatoun rapporto d’amore con ilsuo popolo. E questi ha ri-sposto con l’infedeltà all’Al-leanza, l’esteriorità dellapratica religiosa, l’idolatria,l’ingiustizia, la speculazioneedilizia e fondiaria, l’oppres-sione dei forti sui deboli. Lastoria di infedeltà tocca ilvertice con la vicenda storicadi Gesù di Nazareth, la sua

promuove al massimo. Sonootto punti fermi che noi cri-stiani condividiamo con gliuomini di buona volontà,fatta salva un’unica grandedifferenza: quella di sentiree pensare che il Signore è vi-cino e che è pronto ad acco-gliere nella preghiera tuttociò che ci fa soffrire per ac-cordarci il dono della pace.In sintesi, possiamo afferma-re che non si disattendono leattese di Dio e degli uomini,se si è fedeli all’Alleanza.Dio ha creato l’uomo peramore. Adamo è il segnodell’Alleanza. L’uomo del-l’Alleanza è colui che si met-te al servizio dell’uomo. Èl’amore per l’uomo il segnodella fedeltà al progetto diDio. Ci dobbiamo misurarecon l’essere umano. Occorrerimisurare tutto ciò che sia-mo e quello che abbiamocon l’uomo in cerca di senso.Gesù è stato “una pietrascartata” perché ha dettoche l’uomo è più importantedel sabato. Gesù, sposandol’uomo e la causa dell’uomo,è andato verso la Croce. Lamedesima cosa ci chiede ilSignore per essere una vignache non delude: rimettere alcentro la persona e la fami-glia in un legame strettissi-mo con l’unico vitigno chenon delude e che è Gesù Cri-sto! “Io sono la vite, voi itralci. Chi rimane in me, e ioin lui, porta molto frutto,perché senza di me non po-tete far nulla” (Gv 15,5). Ri-mettere al centro la personae la famiglia: è quello chechiedo sempre agli uominidelle istituzioni, a chi ammi-nistra la cosa pubblica. Èquello che chiedo a tutti gliadulti, nel loro impegnoeducativo verso gli uomini ele donne di domani. Servonocome il pane figure di adultibelle, sobrie, solidali, re-sponsabili, pacificate e nonrisentite, che sappiano di-scernere “la gemma che na-sce” e che, soprattutto, stia-no davanti alla Parola sen-tendo di essere interpellatipersonalmente e diretta-mente. Buon cammino a tutti, a tut-te le comunità cristiane conle famiglie giovani e la loromissione di comunicare ilVangelo ai piccolissimi.

+ Lorenzo Loppa

CONVEGNOPASTORALE 2011

Messa conclusiva OMELIA

“La vigna che non delude”

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VVIITTAA DDII CCOOMMUUNNIITTAA,, Novembre

20114444

Domenica 25 settem-bre, innanzi ad unamoltitudine di pelle-

grini tra cui il gruppo Re-gina della Pace di Piglio,alle ore 10,50, durante lamensa eucaristica, si è ve-rificato uno straordinarioprodigio che ha catturatolo sguardo dei presentiinondandone il cuore diemozione e di pace. I celebranti, raccolti inpreghiera intorno all’alta-re, hanno detto ai pelle-grini:“…Oggi voi avete unagrande responsabilità”.Il Gruppo Regina della Pa-ce di Piglio, composto da49 persone di Piglio, diFrosinone, di Tecchiena, diRoma, di Nettuno, di Arci-nazzo Romano e di Affile,partiti in pellegrinaggio

MMeedduuggoorrjjee:: ccoonnttiinnuuaannoollee aappppaarriizziioonnii ddeellllaa RReeggiinnaa ddeellllaa PPaaccee

50 pellegrini delle nostre zone hanno assistito al miracolo

di Giorgio Alessandro PACETTI

La fede vera è forte e contagiosa, smuove e trascina

alla volta di Medugorjedal 20 al 27 Settembre,guidato dai coniugi Primoe Maria Ceccaroni, insiemea padre Taddeuz MikodaOFM Conv, superiore delconvento di San Lorenzodi Piglio, è stato testimo-ne del miracolo del soleche ruota e pulsa, delcambio della tonalità dicolore del sole, dal verdeal rosso, della “M” di Ma-ria, del profumo sulla col-lina delle apparizioni e,dell’apparizione della Re-gina della Pace avvenutaproprio mentre i pellegriniricevevano la Santa Comu-nione. Sul cielo terso ed azzurroè apparsa una nuvola cheroteando sulla destra, haformato una “M” che su-bito ha assunto la forma

della sacra immagine dellaMadonna di profilo, conin braccio il divin figlio,una corona in testa , conuna croce e quando la Ma-donna ha salutato è ri-comparsa la “M”. Ogni fedele ha testimo-niato quello che ha real-mente visto. Durante l’apparizione del-la Madonna tutti hannopianto compreso chi scri-ve. Desidero precisare una co-sa: quando il “Gruppo” èpartito da Piglio facendotappa a San Cesareo haavuto alcune raccomanda-zioni da parte di MadreRosaria, fondatrice a Me-dugorje della comunità“Figli del DivinoAmore”, la quale ha viva-mente raccomandato di

andare in quel luogo conl’animo libero, scevro daogni inquietudine, per unincontro con la MammaCeleste che sola può dona-re la pace, guidare allaconversione, condurre aGesù; ha sottolineato chenon bisogna andare a Me-dugorje per vedere dei se-gni, ma questi si sono veri-ficati e non si possono sot-tacere, perché ogni pelle-grino è un testimone chenon deve rimanere muto echiuso in se stesso, maaprirsi agli altri con l’an-nuncio e la testimonianzacui invita anche la Reginadella Pace nel messaggiodel 25 Settembre: la fedevera è forte e contagiosa,smuove e trascina.

Messaggio del 25 Settembre 2011

“Cari figli, vi invito af-finché questo temposia per tutti voi il tem-po per testimoniare.Voi che vivete nell’amo-re di Dio e avete speri-mentato i Suoi doni, te-stimoniateli con le vo-stre parole e con la vo-stra vita perché sianogioia ed esortazione al-la fede per gli altri. Iosono con voi e interce-do incessantementepresso Dio per tutti voiperché la vostra fedesia sempre viva, gioiosae nell’amore di Dio.Grazie per aver rispostoalla mia chiamata”.

RICERCA SCRITTI DI DON GUANELLA

Il 23 ottobre 2011 don Luigi Guanella vie-ne proclamato santo. Per questa occasio-

ne diverse persone e istituzioni si stannospontaneamente mettendo in contattocon l’Opera Don Guanella facendo perve-nire, in originale o in copia, materiale stori-co riguardante la sua persona:- Lettere, cartoline, telegrammi, biglietti autografi

- Fotografie - Ricordi e testimonianzeUna campagna di ricerca fu lanciata giànegli anni 1920-1940, durante la celebra-zione dei processi canonici, un’altra versogli anni ’60, mentre era imminente la bea-tificazione. Non ci sarà un altro momentocosì importante per fare appello a tutti co-

loro che possiedono memoriestoriche per noi preziose.L’epistolario di Lugi Guanella,attualmente in fase di ordina-mento, comprende quasi 4000lettere: è una fonte storica fon-damentale che sicuramentepuò ancora essere incrementa-ta. POTETE AIUTARCI NELLA RI-CERCA?

Per inviare materiale:Centro Studi GuanellianiOpera Don GuanellaVia Aurelia Antica 446 - 00165 RomaTel. 06.6637984 - [email protected] Umberto BrugnoniVicario Generale dei GuanellianiRoma, 27 Settembre 2011

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VVIITTAA DDII CCOOMMUUNNIITTAA,,Anno XII

Numero 9 5555

“La Famiglia” èstato il temadel XXII Cam-

mino Diocesano delleConfraternite svoltosidomenica 18 Settembre.È stata la splendida cor-nice del centro storico diAcuto ad ospitare le nu-merose confraternitedella diocesi Anagni-Alatri. Una organizza-zione efficientissima, cu-rata nei minimi dettaglida parte delle tre Con-fraternite locali del “Sa-cramento”, di “SanFrancesco Saverio” , del-la “SS. Trinità”, e dal lo-cale gruppo di PreghieraPadre Pio, che hanno ac-colto 28 Confraternite ei 350 confratelli e conso-relle venuti dai paesi li-mitrofi . Dopo un ricco buffet difraternità offerto a tuttii partecipanti, le anticheassociazioni religiosecon i loro costumi tradi-zionali, con i loro cap-pucci, con i loro vessilli estendardi, hanno sfilatoper le vie del centro sto-rico di Acuto partendodalle porte del paeseper raggiungere la chie-sa Santa Maria Assuntadove si è tenuta una so-lenne celebrazione pre-sieduta dal Vescovo Dio-

Acuto: un significativo cammino di fede e di carità

di Giorgio Alessandro PACETTI

cesano Mons. LorenzoLoppa, da don BrunoVeglianti e dal parroco,animata dal coro parroc-chiale diretto dal mae-stro Sparagna, nel solcodi una tradizione intro-dotta nel 1990 dal ve-scovo Luigi Belloli e pro-seguita da Mons. Fran-cesco Lambiasi ed ora daMons. Lorenzo Loppa. Mons. Loppa, nel saluta-re e ringraziare tutti ipartecipanti, ha invitatoi giovani ad essere “piùpraticanti per continua-re il grande ruolo chesvolgono le confraterni-te, rappresentate dapersone sempre più an-ziane e con i capellibianchi”. Il lungo corteo è statopoi salutato dal Sindacodi Acuto, dal Vice coor-dinatore delle Confra-ternite del Lazio, daiPriori delle tre Confra-ternite locali e del grup-po di preghiera PadrePio e dal Delegato Dio-cesano, don Bruno Ve-glianti. Tema centraledella riflessione è stata“La Famiglia la fame e illavoro”.“Il nostro cammino cri-stiano annuale, a dettadi don Bruno, vuole ma-nifestare la perenne gio-

LLaa ffaammiigglliiaa,, iill tteemmaaddeellll’’iinnccoonnttrroo ddeellllee

CCoonnffrraatteerrnniitteeUn impegno di solidarietà, che tiene conto delle nuove esigenze

vinezza del carisma con-fraternitale, suscitatodallo Spirito Santo. Leconfraternite sono sem-pre state in prima lineanella trasmissione e nel-la difesa della fede at-traverso soprattutto lapietà popolare, ma an-che nella promozionedelle opere di misericor-dia spirituali e materiali.Continuiamo su questocammino aggiornandoalle esigenze nuove, ilnostro antico impegnodi solidarietà”.

Sulla stessa lunghezzad’onda è il SegretarioDiocesano Aldo Fanfaril-lo che ha espresso il piùvivo ringraziamento aiPriori, per il fattivo con-tributo apportato sulpiano organizzativo. A tutti i priori delle con-fraternite intervenutesono stati consegnati unattestato di partecipa-zione ed una targa ricor-do. Nel 2012 sarà TorreCaietani ad ospitare ilXXIII cammino di frater-nità Diocesano.

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SSSSppppeeee cccc iiii aaaa llll eeee SSSSccccuuuuoooo llll aaaa

Quando si chiede agli studenti cosa ne pensanodell’ora di religione cattolica a scuola, le risposteche vorremmo sentire sono del tipo: è un’ora in cui

è aperto il dialogo fra compagni di classe; è un’ora in cuitante opinioni si confrontano nel tentativo di scoprirequalche “piccola verità” e arrivare a scoprire da soli, con laguida dell’insegnante, le basi delle grandi religionistoriche; è un’ora in cui l’insegnante è per noi una guida;è un’ora in cui apprendiamo liberi dall’ansia delleinterrogazioni e dei compiti; è un’ora in cui la nostraragione si interroga e cerca delle risposte… sulla vita!Ma è veramente così?

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AA SSCCUUOOLLAAdi Gianmarco Severa (Liceo Scientifico di Fiuggi)

Eccomi con il caldo sole di maggio che mi fa sentirel’imminente arrivo dell’estate. Si prolunga la duratadel giorno e gli esami si avvicinano.

Si tratta della fine di un cammino di vita fondamentale,un traguardo tanto atteso, in parte temuto e che, forse,un giorno ricorderò con nostalgia. È tempo di bilanci, sianel campo dei rapporti umani che in quello scolastico. Tra i tanti percorsi portati a termine tra le mura di quellache, per cinque anni, è stata un po’ la mia “seconda ca-sa”, vi è quello dell’insegnamento della Religione cattoli-ca. Una sola ora a settimana, ma non per questo menoproficua ed interessante delle altre ore disciplinari. Usol’aggettivo interessante per evidenziare che spesso si ten-de a far confusione tra il catechismo e l’ora di Religione ascuola. Non si tratta di un indottrinamento religioso, non si fa“apostolato”, non si recitano preghiere e non si ascoltanoomelie. Si trattano, invece, tematiche attuali, con un ap-proccio critico, storico, scientifico. Si insegna un metodo

d’indagine per la comprensione dell’esperienza religiosa,un’esperienza umana, universale e complessa. Non si vo-gliono far assumere punti di vista predefiniti. In questomodo chi, come me, ha spesso visioni laiche su vari argo-menti, non vive la lezione come un momento di scontro,ma di ricerca e apertura per un confronto costruttivo.Ho infatti sperimentato nei miei cinque anni liceali au-tentiche forme di dialogo, arricchite da punti di vista an-che molto diversi, ma non per questo da rifiutare a priori.Per questo, in base alla mia esperienza, l’ora di Religionecattolica va concepita come un momento di arricchimentoculturale al pari di tutte le altre discipline, un percorsoche offre l’opportunità di una conoscenza che permettedi maturare una personale opinione su tematiche che ri-guardano tutti, sono le tematiche della “vita”. A volte sitratta anche di maturare la capacità di rivedere critica-mente la propria opinione perché magari si scopre quelgiudizio sulla realtà è solo un “pregiudizio”. Penso che questo insegnamento disciplinare sia un’oppor-tunità formativa per tutti i ragazzi, anche per i ragazziatei, o magari praticanti altre religioni. Spesso capita in-vece che vi sia un atteggiamento di chiusura radicale, amio avviso sbagliato. E tutto questo non lo scrive un“martire della fede”, ma un ragazzo di 19 anni con tutti isuoi dubbi, ma con una buona dose di onestà intellettua-le… solo i presuntuosi credono di avere tutte le risposte,

Due testimonianze sull’ora di religione

Cercarerisposte ...alla vita

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io no! Sono solo un ragazzo animato dal desiderio di sco-prire il mondo, con tutte le sue bellezze e contraddizionie che ha cercato di vivere la scuola come opportunità for-mativa in ogni campo: dalla letteratura italiana alla mate-matica alla religione, curando i rapporti umani con i com-pagni e i docenti che mi hanno guidato nel mio percorso.

CINQUE ANNI AL LICEO E ...L’ORA DI RELIGIONE CATTOLICA

di Giulia Isufi (Liceo Scientifico di Anagni)

Giunta ormai al termine del quinto anno del Liceoscientifico, mi accorgo di quanto questo lungo per-corso abbia contribuito non solo alla mia prepara-

zione scolastica, ma anche alla mia formazione come per-sona. Sono stata guidata da professori che hanno saputostimolare la mia curiosità oltre che trasmettermi cono-scenze. Alcuni di loro ci hanno spinti a riflettere su pro-blemi importanti, su domande legate al nostro mondo, al-la vita e a noi stessi e a questa parte fondamentale dellanostra formazione personale hanno contribuito in manie-ra determinante le lezioni di Religione.Spesso si corre il rischio di ritenere questa disciplina comeuna materia subordinata alla altre, “secondaria”. Non cre-do sia così. Pur avendo la possibilità di non avvalermi diqueste ore di lezione, pur non essendo io una credente,ho scelto di seguire questa materia perché ritengo che co-stituisca un tassello che non può assolutamente mancarealla mia cultura e non mi sono mai pentita!Non bisogna essere cristiani, né tantomeno credere in unDio, qualunque sia il suo nome, per “sapere” chi è Gesù.Così come non si può credere in Gesù e rifiutare di cono-scere chi crede in un altro Dio. Sono convinta che bisognaessere sempre pronti a imparare dagli altri. Sfogliando il mio quaderno di Religione vedo emergere,tra le risposte personali, le mie incertezze, le domande e iltentativo di trovarvi risposte. Rileggo ciò che ho scrittoquando mi si chiedeva di commentare il “Padre nostro” emi rendo conto di quanto sia stato importante per meavere modo di esprimere i miei dubbi, confrontarmi conaltri, capire di non essere la sola che, nella propria ricercapersonale di Dio, ancora non ha raggiunto una posizionestabile, una risposta soddisfacente. Questo mi ha davveroaiutato a maturare. Ricordo una volta in cui, leggendo alcuni passi dei Vange-li, per le lacrime trattenute mi pizzicavano gli occhi: eraquello in cui io credevo, pur senza aver mai letto la Bib-bia! È incredibile quante cose ho imparato!Nonostante il poco tempo a disposizione (una sola orasettimanale), siamo riusciti a svolgere un programma va-stissimo e oggi posso dire di conoscere piuttosto benenon solo il Cristianesimo, ma anche le religioni più diffusenel mondo, abbiamo imparato a rispettarle e a crederenell’importanza del dialogo. Abbiamo studiato e analiz-zato criticamente il cristianesimo, abbiamo cercato le pro-ve storiche dell’esistenza di Gesù così che non si potessepiù dire “Gesù non è mai esistito”, ma solo “io non credoin Gesù”. Abbiamo anche parlato di libertà e di molti aspetti dellarealtà moderna legati all’etica.Questa è una materia che in ogni momento interpella lanostra coscienza, ci costringe a ragionare su questioni checi riguardano. Ci pone quelle domande che sono inevita-bili per l’uomo: da dove veniamo? Chi siamo? Dove andia-mo? Ci invita a meditare sulla nostra vita e sul mistero che lasovrasta perché, come disse Albert Einstein: “La cosa piùbella che possiamo sperimentare è il mistero; è la fonte diogni vera arte e di ogni vera scienza”.

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Novembre 20118888 VVIITTAA DDII CCOOMMUUNNIITTAA

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Comincia il 6 novem-bre l’itinerario di for-mazione all’impegno

sociale e politico organiz-zato da Caritas Diocesana,Ufficio per la pastorale so-ciale e del lavoro, Consultadelle Aggregazioni laicali eAzione Cattolica Diocesa-na. Il titolo “Cittadinanza:responsabilità e partecipa-zione” prende le mosse daun’esigenza quanto maiattuale, quella cioè di for-mare persone capaci diavere atteggiamenti im-prontati alla responsabi-lità, alla generosità nei di-versi ambienti di vita, conparticolare riferimento al-l’impegno sociale e politi-co.Possiamo leggere nellapresentazione del corso:«Vorremmo formare per-sone che siano in grado diosservare il nostro territo-rio, le sue risorse, le sueesigenze; persone che ar-ricchite dal dialogo e dalconfronto siano in gradodi discernere ed agire per ilbene comune alla luce del-la dottrina sociale dellaChiesa».Ci appare allora alquantocorretta la citazione di ungrande personaggio comeGiorgio La Pira: «Amatequesta città come parte in-tegrante, per così dire, del-la vostra personalità. Voisiete piantati in essa e inessa saranno piantate le

Il 6 novembre al Centro Pastorale di Fiuggi

generazioni future cheavranno in voi radice. Ognicittà racchiude in sé unavocazione ed un mistero:ognuna è nel tempo unaimmagine lontana dellacittà eterna. Amatela dun-que come si ama la casacomune destinata a voi eai vostri figli».Se poi prendiamo in consi-derazione il programmaproposto, ci si accorge su-bito che da una parte ci sivuole servire del servizio diesperti competenti e auto-revoli, e dall’altra però sivuole preferire una forma-zione laboratoriale. Il pri-mo incontro, proprio il 6novembre, ha come tito-lo: “Esercizio del poteree servizio del bene co-mune: utopia, ingenuitào possibilità. Dai cattoli-ci un progetto per il be-ne comune”, ed è guida-to dal Prof. Luca Diotal-levi, specializzato in Storiae Sociologia dei fenomenipolitici. Non a caso è Do-cente di Sociologia all’Uni-versità di Roma 3 e Vice-presidente del ComitatoScientifico-Organizzatoredelle Settimane Sociali.Laureatosi in Filosofia pres-so “La Sapienza” di Roma,ha trascorso periodi di stu-dio presso le Università diBielefeld, Oxford, Harvarde Cambridge. Ha consegui-to il titolo di dottore di ri-cerca in Sociologia presso

la Università di Parma. Tra isuoi lavori scientifici più re-centi lavori: Il rompicapodella secolarizzazione ita-liana (Rubbettino), Italiancase and American Theo-ries. Refining seculariza-zion paradigm (“Sociologyof Religion”), la voce Chur-ch per la Blackwell Sociolo-gical Encyclopedy. Il secondo incontro, il 20novembre, ha come tito-lo: “Tra oligarchia e po-pulismo: la via per lapartecipazione demo-cratica”, guidato dal Prof.Fabio Mazzocchio, Do-cente di Etica Sociale del-l’Università di Palermo eDirettore dell’Istituto Ba-chelet per lo studio deiproblemi sociali e politici.Porterà a Fiuggi tutta lasua riflessione che si muo-ve nell’ambito della filoso-fia contemporanea conparticolare attenzione allequestioni teoriche legatealla crisi della razionalità,occupandosi di temi con-nessi al paradigma dell’in-tersoggettività in campoepistemologico, etico e po-litico. Si occupa inoltre del

pensiero cristiano del No-vecento e della teoria delbene comune.Il terzo incontro, l’11 di-cembre, ha come titolo:“La città come bene co-mune”, guidato dal Dott.Maurizio Certini, Diretto-re del Centro Internaziona-le “Giorgio La Pira” di Fi-renze, una ONLUS che dal1978 cerca di favorire laconoscenza delle diverseculture e lo scambio diidee tra giovani di tutto ilmondo, proponendo l’ideadella cittadinanza e dellafraternità planetaria. Gli incontri successivi: 15gennaio – “La necessitàe l’importanza di saperleggere il territorio” (La-boratorio); 29 gennaio –“Costruire la comunità:esperienze a confronto”(Laboratorio); 12 febbraio– “Dialogo sulla città:presentazione del lavo-ro a istituzioni e comu-nità” (Tavola rotonda).Tutti gli incontri si terran-no presso il Centro Pasto-rale Diocesano di Fiuggi, apartire dalle ore 16.00.

Inizia l’itinerario di formazione all’impegno sociale e politico

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Giorgio La Pira

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Anno XIINumero 9 9999VVIITTAA DDII CCOOMMUUNNIITTAA

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di Viviana STAZI

5ottobre 2011, ore12.30: si parte per laGrecia, per Patrasso,

per completare il gemel-laggio Comenius iniziatolo scorso anno scolastico.A partecipare sono stati iragazzi del II Liceo Leonia-no, della Diocesi di Ana-gni-Alatri già protagonistidella prima fase che li ave-va visti ospitare 21 studen-ti greci nelle proprie casead aprile; allora eccocipronti per una nuova av-ventura, fatta di millepreoccupazioni iniziali edi tante emozioni chehanno lasciato indelebil-mente il segno nei cuori ditutti.La maggior parte dei ra-gazzi era agitata: eranotroppe le notizie negativeche ogni giorno venivanotrasmesse dai telegiornali,il timore che qualcosa po-tesse andare storto erapalpabile. Ma ci è bastatoarrivare il giorno dopo percapire che tutto quelloche avevamo pensato era

infondato. Le famiglieospitanti ci hanno accoltobenissimo, ci hanno ab-bracciato come se fossimostati dei figli che tornava-no a casa dopo tanto tem-po. I ragazzi si sono preoc-cupati costantemente chenoi stessimo a nostro agio,comportandosi come verifratelli, raccontandoci del-la loro vita quotidiana di-visa tra scuola, impegnipomeridiani e uscite seralicon gli amici. Non sonomancate le domande sullasituazione politica ed eco-nomica del Paese, ma èstato bello vedere come,pur in difficoltà, abbianofatto di tutto per rendereil nostro soggiorno il piùpiacevole possibile.Le giornate trascorse in-sieme sono state scanditeda escursioni al mare ed inmontagna: abbiamo avu-to l’opportunità di visitarepiccole, pittoresche cittàcome Nafpaktos e Kala-vryta, abbiamo attraversa-to il canale su cui si affac-

Si è concluso il gemellaggio tra Anagni e Patrasso

Italia-Grecia: siamo lontani, ma comunque uguali

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iinnddiimmeennttiiccaabbiilleecia Patrasso con il battello,sia di pomeriggio sia di se-ra, ammirando la maesto-sità del ponte Antirio, lun-go circa 4 Km; ci ha stupi-to Atene con la sua Acro-poli, il vento che ci soffia-va sul viso senza sosta, ab-biamo immaginato l’at-mosfera ai tempi dei gran-di filosofi, ai tempi dellosplendore della Capitale. IlMuseo Archeologico è sta-to impressionante: quat-tro piani su cui è stata ri-percorsa l’intera storiadell’arte greca ed in cuipuoi calarti nei panni dipersonaggi vissuti secolifa, pensando a come do-veva essere la vita allora. Domenica 9 ottobre si èinvece tenuto lo spettaco-lo “Uccelli” del comme-diografo greco Aristofane:abbiamo danzato sul pal-coscenico ed infine recita-to delle massime grechetraducendole poi in italia-no. Tutti i presenti si sonocomplimentati e la rappre-sentazione è stata un suc-cesso. La sera, come acca-duto alla fine di ogni gior-nata, ci siamo ritrovati tut-ti al molo, dove al tramon-to l’acqua si dipinge di unrosso magnifico che lasciachiunque a bocca apertaper la sorpresa. Ed indimenticabili sonoproprio i colori di quellaterra meravigliosa: l’az-zurro trasparente del ma-

re, le spiagge di ciottoligrigi, la spuma delle ondeche si infrangono sul ba-gnasciuga; le migliaia dicase bianche che risaltanoalla luce mattutina del so-le, il verde di colline emontagne che non lascia-no posto a pianure.L’ultimo giorno abbiamopranzato presso un risto-rante nel centro di Patras-so e ci siamo scambiatidelle cartoline su cuiognuno di noi ha scrittoun messaggio per il pro-prio “gemello”: sono statiattimi di forti emozioni,molti si sono lasciati anda-re a lacrime e abbracci, co-me è successo anche almomento della partenza,avvenuta nel pomeriggiodi venerdì 14. Eravamotutti insieme al porto, perl’ultima volta, ma ci siamoripromessi di incontrarci dinuovo il prima possibile,magari l’estate prossima. Quando la nave ha comin-ciato a solcare il mare indirezione di casa, ci siamoprecipitati sul ponte e lìabbiamo ammirato la bel-lezza di quella città che ciha dato tanto nell’arco didieci giorni indimenticabi-li. Sono state strette amici-zie, ci siamo confrontatiapertamente ed il risulta-to è stato ottimo: un ge-mellaggio completamenteriuscito.

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Novembre 2011

CCuullttuurraa AArrttee MMuussiiccaa LLeetttteerraattuurraa SScciieennzzaa SSppoorrtt CC iinneemmaa TTeeaattrroo

11110000

Ogni nostra azione ha un impattosull’ambiente, anche la più co-

mune. Fare correttamente la raccoltadifferenziata ci aiuta ad avere unimpatto minore sull’ambiente. Pertoglierci ogni dubbio, Yes.life ha sti-lato un decalogo dei 10 errori piùcomuni nel fare la raccolta. Ecco-ne alcuni:Errore 1 Il sacchetto di plasticastracolmo di carta non và certo but-tato nel cassonetto. Lo stesso valeper la raccolta del vetro. Anche se lanostra differenziata può sembrarepiù ordinata non è così, mettiamo lacarta da riciclare in un cartone, e ilvetro in sacchetti riutilizzabili o inborse di paglia!Errore 2 - Il 75% di noi getta gliscontrini nei cassonetti della cartaanziché nel secco indifferenziato. Ilmateriale di cui sono fatti è una car-ta chiamata termica, i cui compo-nenti reagiscono al calore, creandoproblemi di riciclo. Lo stesso concet-to vale per la carta chimica dei fax,quella autocopiante o quella carbo-ne. E per i “grattaevinci” e simili.Errore 3 Il 45% getta cartoni(della pizza) e carta sporca di residuidi cibo nella carta e cade in errore.Lo stesso vale per la carta oleata(per esempio quella che contiene fo-cacce, affettati, formaggi), anch’essanon è riciclabile.Errore 4 il 37% di noi getta giorna-li avvolti nel cellophane nei raccogli-tori della carta: occorre toglierepunti metallici, nastri adesivi e altrimateriali non cellulosici, come il cel-lophane che avvolge appunto le rivi-ste.

Ivano Fossati non farà più dischi e nemmeno terrà concerti,perché dice “non so se sarei capace di aggiungere altro ai

miei dischi” e “non voglio più ripetere me stesso”. Ma comeda lui precisato, non è un addio alla musica. Lascia semplice-mente il mestiere della discografia, ma continuerà a studiarepianoforte, a suonare per se stesso, senza la necessità di unpalcoscenico e di un pubblico. Per ripercorrere i suoi qua-rant’anni di carriera, ci viene in aiuto con un libro, Tutto que-sto futuro. Storie di musica, parole e immagini, e con un disco,Decadancing. Anche l’ultima canzone di questo album portacome titolo: Tutto questo futuro. E le parole sono eloquentie toccano il cuore di tutti: “il tempo cancella le intenzioni delcuore... forse questo rimane per la gente come noi: stare vici-ni, pensare più piano, capirsi con gli occhi e non perdersi. …Eppure mi piace tutto questo futuro e anche il tempo sprecatoche non vedo già più. Io e te, in mezzo al mondo, siamo unpugno di fiori. Ora passa la notte e, come senti, non piovepiù.”A sessanta anni si ritira a vita privata, più semplice, più norma-le… ma pensa ancora al futuro, a quello che come dice lui èdiventato “viaggio dopo viaggio, giorno dopo giorno, incon-tro dopo incontro il mio presente e poi è scivolato in buonaparte alle mie spalle”. Ma anche a quello che deve ancora ve-nire, “con la convinzione che il futuro possa ancora sorpren-derci”.

“Tornerà il bel tempo: i cavalli stanno venendo ad abbeve-rarsi alla fonte di Pozzutello.” Sembra quasi un vatici-

nio, una premonizione di altri tempi, invece è solo una previ-sione “meteorologica” pronunciata qualche sabato fa da unodegli Amici della Montagna di Guarcino. Grazie ad una lorobella iniziativa alcuni di noi (pochi per la verità proprio a cau-sa del tempo) hanno avuto l’opportunità di camminare sullenostre montagne e di apprezzarle in pieno. L’occasione hapreso origine il 14 agosto scorso quando gli Amici della Mon-tagna di Guarcino hanno posto una croce su monte Crepacuo-re. L’hanno posta sul punto più alto, a 1998 metri sul livellodel mare, vicino ad un antico ceppo miliare della fine dell’800,un po’ malandato, che ricorda la divisione tra Stato della Chie-sa e Regno delle Due Sicilie. Lì l’8 di ottobre sono tornati condon Antonio Castagnacci (gran camminatore) e altri “monta-nari” per celebrare una Santa Messa ad alta quota e far bene-dire la croce. Don Antonio durante la Messa ha evidenziatocome la natura ci ponga più vicino alla Verità, ha chiesto dipregare per le vittime della monta-gna e poi ha benedetto la bella Cro-ce di Montecrepacuore, ricordandoche è un simbolo di resurrezione, eha benedetto anche tutti i pellegriniche passando alzeranno con fiduciagli occhi su di essa. A tutti i lettoriauguriamo una buona passeggiatasu a 1998 metri.

IVANO FOSSATIABBANDONANon la musica ma il

mestiere di musicista

AttualitàAA MM BB II EE NN TT EE

BENEDIZIONEDELLA CROCE A MONTE CREPACUORE

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Anno XIINumero 9 11111111

IL NOSTROSANTO LAICO

CCuullttuurraa AArrttee MMuussiiccaa LLeetttteerraattuurraa SScciieennzzaa SSppoorrtt CC iinneemmaa TTeeaattrroo

Guardare il mondo con gli occhi di un artista è un’opportu-nità rara e preziosa. Ti permette di cogliere realtà del tut-

to inaspettate e di provare emozioni nuove. Maria Rita Stirpe,pittrice botanica frusinate, ha fatto questo per noi cittadini diAlatri. Ha guardato con attenzione le nostre amate/odiatemura ciclopiche, ha soffermato il suo sguardo sulle piante sel-vatiche che le abitano, le vestono e ne prendono nutrimento enel 2009, facendosi guidare dalla sua arte, le ha dipinte pernoi dando loro nuova vita e nuovo interesse. Ha creato cosìuna piccola collezione di cinque opere dal titolo “Flora sullemura” che oggi finalmente è visibile a tutti nel Museo civico“Palazzo Gottifredo” di Alatri. Si possono così ammirare, tra lealtre, la Cymballaria muralis (acquerello su pergamena, cm55x45), il Ficus carica (acquerello su carta, cm 80x60), l’Umbili-cus rupestris (acquerello su pergamena, cm 40x50). Questi acquarelli sono così intensi e delicati e vivi ed evocativiche viene immediatamente il desiderio di andare ad ammirarela flora rappresentata dal vivo, sullamura, anche se ad anni di distanza,per notarne le differenze che l’arte eil tempo hanno prodotto… Per poitornare ad ammirare le opere dellaStirpe, in un andirivieni che ha il sa-pore della scoperta.

Èdiventato il nostro santo laico, e ora che è morto lo è anco-ra di più, per la destra come per la sinistra, per il mondo in-

tero. Ovunque (soprattutto sul web, ovviamente), si possonoleggere citazioni dai suoi discorsi. Eccone una per tutte: «Nonlasciate che il rumore delle opinioni altrui zittisca la vostra vo-ce interiore. E, ancora più importante, abbiate il coraggio diseguire il vostro cuore e la vostra intuizione: loro vi guideran-no in qualche modo nel conoscere cosa veramente vorrete di-ventare. Siate affamati, siate folli». (Steve Jobs. Dal discorso diStanford del 2005).E per quanto vorremmo sminuirlo non ci è facile farlo: hacreato oggetti che hanno cambiato la nostra vita semplice-mente mettendo una “i” (che significa “io” tradotta dall’in-glese) davanti hai suoi prodotti. Ci ha portati nell’individualitàdel computer per poi ributtarci nel sociale (anche se troppospesso solo virtuale). I suoi gioielli sono: il Mac classic (1990),l’iMac (1998), l’iPod (2001), l’iMac Super (2004), l’iPhone(2007), l’iPad (2010). Con il primo iniziò la magia (il miracoloper tornare all’idea iniziale) e si passò dall’Olivetti ad una scri-vania virtuale e semplice da usare (desk); con l’iMac, è riuscitoad unire l’utile al dilettevole e il computer si è fatto bello! Conl’iPod ci ha regalato la colonna sonora della nostra vita (anchese personalmente non lo amo). Con l’iMac Super dalla scriva-nia sono spariti anche i fili e sono arrivate le trasparenze.L’iPhone ha dato un significato diverso al telefonino portatile:è un oggetto con cui si può fare tutto, dalle foto all’inimmagi-nabile. Con l’iPad ora non batto più sui tasti ma accarezzo ilmio computer diventuto grande come una rivista e contenen-te il mondo intero.

AttualitàNN OO BB EE LL

Quanto conta l’età per essereuna donna che conta? E che

cosa vuol dire contare? Per glisvedesi del premio Nobel l’etàsembra proprio non avere impor-tanza a giudicare dalle tre donneafricane insignite quest’anno dalNobel per la Pace: Ellen JohnsonSirleaf di 73 anni, Leymah Rober-ta Gbowee di 80 anni, eTawakkol Karman di 32.Ellen Johnson Sirleaf, attuale pre-sidente della Liberia e primadonna a rivestire questo incariconel continente africano è impe-gnata nella ricostruzione del suoPaese, devastato da 14 anni diguerra civi le. che ha fatto250.000 morti.Tawakkol Karman è un’attivistayemenita per i diritti umani, dive-nuta in poco tempo la leaderdella protesta femminile contro ilregime yemenita. Giornalista efondatrice dell’associazione“Giornaliste senza catene” e mi-litante nel partito islamico e con-servatore Al Islah, primo gruppodi opposizione. Leymah Gboweeè una militante pacifista e non-violenta che ha contribuito amettere fine alle guerre civili chehanno dilaniato il suo paese sinoal 2003. Piccola, di carnagionechiara (per questo è soprannomi-nata “rossa”), la Gbowee ha dapoco pubblicato la sua autobio-grafia, “La forza dei nostri poteri:come le comunità di donne, lapreghiere e il sesso hanno cam-biato una nazione in guerra”.Non è mai troppo presto perprendere i l nostro posto nelmondo, né mai troppo tardi.

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IL FICUS SULLEMURA

di Claudia FANTINI

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