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luglio-agosto 2012 il Cantico 1 il Cantico online DIRETTORE RESPONSABILE: Argia Passoni. REDAZIONE: Argia Passoni, Graziella Baldo, Lucia Baldo, Giorgio Grillini, Maria Rosaria Restivo, Lorenzo Di Giuseppe. GRAFICA: Maurizio Magli. EDITORE - DIREZIONE AMM.VA: Società Cooperativa Sociale Frate Jacopa - 00165 Roma- Viale delle Mura Aurelie, 8 www.coopfratejacopa.it – [email protected] – http://ilcantico.fratejacopa.net - Codice Fiscale e Partita Iva: 09588331000 Numero iscrizione al Registro degli Operatori di Comunicazione: 19167 La collaborazione è gratuita. Manoscritti e foto non sono restituiti anche se non pubblicati. Tutti i diritti riservati. SOMMARIO S. FRANCESCO, SIMBOLO DI PACE - Da una relazione di p. V. C. Bigi 2 “LA VIA DELLA PENITENZA. RISPOSTA ALL’AMORE” - Argia Passoni 3 IL CANTICO 4 “STILI DI VITA PER UN NUOVO VIVERE INSIEME” - Presentazione calendario 2013 a cura di Maria Rosaria Restivo 5 MEETING DI FRATERNITÀ AD ASSISI 6 CHE COSA CI ASPETTA ANCORA? - Riccardo Moro 7 SOSTEGNO A DISTANZA - Clinica infantile “Club Noel” 8 “EDUCARE ALLA CUSTODIA DEL CREATO PER SANARE LE FERITE DELLA TERRA” - Messaggio Cei 7° Giornata Salvaguardia del Creato 9 SCUOLA DI PACE STILI DI VITA NEL VILLAGGIO GLOBALE: IL PELLEGRINO E IL TURISTA - Martin Carbajo Núñez 12 FRANCESCO D’ASSISI E L’ETICA GLOBALE - Libro di Martin Carbajo Núñez 13 UN INIZIO SPECIALE DELLA SCUOLA DI PACE - Amneris Marcucci 18 QUALE ECONOMIA PER IL BENE COMUNE? - Speciale “Insieme per l’Europa” 19 PER UNA COMUNICAZIONE AUTENTICA - Lucia Baldo 20 EDUCARE ALLA GIUSTIZIA E ALLA PACE - Chiara Longo 21 SUCCEDE NEL MONDO (da Ag. Fides) COSTA D’AVORIO - “SÌ ALLA RISCOPERTA DELLA RICCHEZZA DELLA CULTURA AFRICANA” 24 ASIA- APPELLO DEI VESCOVI ASIATICI: “NO ALLA GUERRE E AL COMMERCIO DELLE ARMI” 24 COLOMBIA - APPELLO DEI VESCOVI: “IL CONFLITTO DEVE CESSARE!” 24 AFRICA - I DANNI DEL “PROTOCOLLO DI MAPUTO” SULLE DONNE E SULLE SOCIETÀ AFRICANE 25 PAPUA NUOVA GUINEA - UN NETWORK TV, RADIO E WEB DEDICATO AL BEATO PIETRO TO ROT 25 PELLEGRINA IN TERRA SANTA - Amneris Marcucci 26 SOCIETÀ COOPERATIVA SOCIALE FRATE JACOPA 28

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luglio-agosto 2012 il Cantico 1

il Canticoonline

DIRETTORE RESPONSABILE: Argia Passoni.

REDAZIONE: Argia Passoni, Graziella Baldo, Lucia Baldo, Giorgio Grillini, Maria Rosaria Restivo, Lorenzo Di Giuseppe.GRAFICA: Maurizio Magli.

EDITORE - DIREZIONE AMM.VA: Società Cooperativa Sociale Frate Jacopa - 00165 Roma- Viale delle Mura Aurelie, 8www.coopfratejacopa.it – [email protected] – http://ilcantico.fratejacopa.net - Codice Fiscale e Partita Iva: 09588331000Numero iscrizione al Registro degli Operatori di Comunicazione: 19167

La collaborazione è gratuita. Manoscritti e foto non sono restituiti anche se non pubblicati.Tutti i diritti riservati.

SOMMARIOS. FRANCESCO, SIMBOLO DI PACE - Da una relazione di p. V. C. Bigi 2“LA VIA DELLA PENITENZA. RISPOSTA ALL’AMORE” - Argia Passoni 3IL CANTICO 4“STILI DI VITA PER UN NUOVO VIVERE INSIEME” - Presentazione calendario 2013a cura di Maria Rosaria Restivo 5MEETING DI FRATERNITÀ AD ASSISI 6CHE COSA CI ASPETTA ANCORA? - Riccardo Moro 7SOSTEGNO A DISTANZA - Clinica infantile “Club Noel” 8“EDUCARE ALLA CUSTODIA DEL CREATO PER SANARE LE FERITE DELLA TERRA” -Messaggio Cei 7° Giornata Salvaguardia del Creato 9SCUOLA DI PACESTILI DI VITA NEL VILLAGGIO GLOBALE: IL PELLEGRINO E IL TURISTA - Martin Carbajo Núñez 12FRANCESCO D’ASSISI E L’ETICA GLOBALE - Libro di Martin Carbajo Núñez 13UN INIZIO SPECIALE DELLA SCUOLA DI PACE - Amneris Marcucci 18QUALE ECONOMIA PER IL BENE COMUNE? - Speciale “Insieme per l’Europa” 19PER UNA COMUNICAZIONE AUTENTICA - Lucia Baldo 20EDUCARE ALLA GIUSTIZIA E ALLA PACE - Chiara Longo 21SUCCEDE NEL MONDO (da Ag. Fides)COSTA D’AVORIO - “SÌ ALLA RISCOPERTA DELLA RICCHEZZA DELLA CULTURA AFRICANA” 24ASIA- APPELLO DEI VESCOVI ASIATICI: “NO ALLA GUERRE E AL COMMERCIO DELLE ARMI” 24COLOMBIA - APPELLO DEI VESCOVI: “IL CONFLITTO DEVE CESSARE!” 24AFRICA - I DANNI DEL “PROTOCOLLO DI MAPUTO” SULLE DONNE E SULLE SOCIETÀ AFRICANE 25PAPUA NUOVA GUINEA - UN NETWORK TV, RADIO E WEB DEDICATO AL BEATO PIETRO TO ROT 25PELLEGRINA IN TERRA SANTA - Amneris Marcucci 26SOCIETÀ COOPERATIVA SOCIALE FRATE JACOPA 28

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Vicino alla morte, nel suo Testamento (1226), S.Francesco ricorda: “Il Signore mi rivelò che dices-si questo saluto: Il Signore ti dia pace”. E dal suoTestamento S. Francesco continua a rivolgere que-sto saluto di “pace” a ciascun uomo, anche oggi.Egli è diventato un simbolo di pace. Purtroppo,però, i popoli sono sempre in guerra. Esiste unoscarto tra la nostalgia o il desiderio della pace, e lasua realizzazione. C’è il sospetto che la pace siacome una terra promessa, un’utopia troppo bellaperché possa diventare la patria dell’uomo. Ma,allora, che senso ha il saluto di S. Francesco: “IlSignore ti dia pace”? il saluto che egli dice esserglistato rivelato da Dio stesso?

Per aprirci al senso vero della “pace” di S.Francesco, si deve, innanzitutto, riconoscere checolui che rivolge questo saluto non sembra uno checerchi di stare in pace. Niente è più deviante di unarappresentazione pacioccona di S. Francesco comedi uno che si ritrae dalla lotta e dal dramma dellavita, per bearsi nella propria interiorità privilegiata,o per compiacersi in una visione di estetica pia delmondo, del sole e delle stelle. Per quanto figlio diun ricco mercante, l’ideale della sua giovinezzafurono le armi; partecipò alla guerra tra Assisi ePerugia, fu prigioniero di guerra; si arruolò perandare a cercare guerre nell’Italia meridionale.La svolta storica della sua vita, la conversione, nonlo buttò giù da cavallo come Paolo sulla via diDamasco, ma lo fece scendere dal cavallo di guer-ra per porlo al livello dell’uomo. Il bacio al lebbro-so e il condividere l’emarginazione dei lebbrosi,dove l’umano era la terra più impervia da conqui-stare, sono le prime imprese della vita-milizianuova di Francesco.In una pennellata il biografo Tommaso da Celanooffre l’incalzare dell’ottimismo militante della vitadi Francesco: “Egli riputava come nulla ciò che

aveva fatto; ma poneva sempre mano di nuovo acose forti”. Questi è l’uomo che ci dona il saluto dipace vero e leale, limpido e caldo come lo sguardodi una madre. E tuttavia rimane l’interrogativo sulvalore e il senso della pace offerto dalle mani vuotedi S. Francesco. Al riguardo è bene ricordare che ilsaluto di S. Francesco non solo era nuovo per il suotempo, ma sembrava anche assurdo e ingiurioso.Che conforto poteva dare? Non toglieva forsel’unica gioia della vita, che è quella di ribellarsi almalvagio e di vendicarsi ritorcendogli il male sulcapo?Uno dei primi dodici compagni di Francesco si ver-gognò di questo saluto, e gli chiese di cambiarlocon un altro. Ma egli osservò amaramente: “Voinon intendete le cose che sono di Dio!”. Francescoè ben consapevole che solo Dio può dare all’uomola pace e che il saluto di pace, per essere vero, è lin-guaggio di grazia che viene da Dio. Ciò che lorende credibile, cioè divino, sono appunto le manivuote di chi lo offre, come un dono che viene dal-l’alto. Ciò che invece lo perverte, rendendolo inde-gno di Dio e dell’uomo, è l’astuzia luciferina diusarlo come strumento di oppressione sull’uomo:sta in pace, butta via le armi della tua difesa, inmodo che io possa tenerti in mio potere in santapace!Ma nessuno poteva nutrire sospetti riguardo allemani vuote di S. Francesco. Modellandosi giornodopo giorno sull’esemplare del “Figlio dell’uo-mo”, egli restituì l’annunzio evangelico di pace alladignità originaria; chi ascoltava quel saluto avver-tiva il dono di Dio che scendeva nel cuore fattoduro e gelido come il granito. E rigermogliaval’umano nell’uomo. E non vi era struttura religio-sa, politica e sociale che potesse impedire o condi-zionare quel ricupero del dono divino. Persino ilsultano Malek al Kamil re dell’Egitto, in pienaguerra coi crociati, viene coinvolto dal saluto dipace di S. Francesco riuscito ad arrivare sino a luisenza salvacondotto, esponendo la propria vita.Secondo la testimonianza del vescovo Giacomo diVitry, il sultano chiese a S. Francesco di pregareper lui perché potesse aderire alla religione chemaggiormente piacesse a Dio.Ai nostri giorni la crescita mostruosa del poteremicidiale delle armi (l’uomo oggi può distruggereil mondo) sembra rivendicare il realismo del pre-cetto che per la volontà di S. Francesco ne vietaval’uso ai laici francescani, opponendosi al principioinveterato: si vis pacem para bellum. Costretti dal terrore per aver rifiutato il dono del-l’amore, oggi ci si chiede: è realistico fabbricare learmi per la pace? È realistico offrire la pace con lamano armata per uccidere? Francesco, simbolo dipace! Che ci aiuti a comprendere il dono di Dio.

Da una relazione di p. V. C. Bigi

luglio-agosto 2012 il Cantico 2

S. FRANCESCO, SIMBOLO DI PACE

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Il presente volume per il cammino formativo di que-sto anno “La via della penitenza, rispostaall’Amore” si pone nella linea del riandare alla fontedella nostra vocazione. Nel 2011 puntammo lanostra attenzione sulla grazia immensa che ilSignore ci ha dato di poter essere e vivere come fra-ternità. Nel 2012 siamo riandati al Sacramento delBattesimo evento della nostra rinascita in GesùCristo morto e risorto che nella Chiesa ha parteci-pato a noi la sua stessa vita rendendoci per operadello Spirito Santo suoi fra-telli e figli del Padre. La pre-sente riflessione sulla peni-tenza vuole aiutarci a megliocomprendere e assumere que-sta via per vivere pienamenteil Battesimo.La penitenza è uno degliaspetti fondamentali della vitafrancescana. S. Francesco, nelTestamento, parlando dell’ini-zio della sua conversionedice: “Il Signore dette a me,frate Francesco, di incomin-ciare così a fare penitenza” (cfFF 110) e il gruppo diFrancesco e dei suoi primicompagni erano chiamati“Penitenti di Assisi”. Lo scrit-to più significativo rivolto daS. Francesco ai laici cheintendevano seguirlo nella viaevangelica abbracciata da luie dai suoi compagni, purrimanendo nelle condizioniordinarie di vita nel mondo,ha come tema “coloro che fanno penitenza”. A ragio-ne possiamo affermare che la vita vissuta e propostada S. Francesco ha come caratteristica fondamentalela dimensione penitenziale.Ma cosa intendiamo per penitenza?La penitenza inizia come risposta alla debolezza deicristiani che, pur liberati gratuitamente dal peccatonel Battesimo, ricadevano nei peccati: per loro laChiesa propose una via di penitenza perché il loropentimento e la loro sofferenza diventassero grazia dirinnovamento. Lungo i secoli il discorso della peni-tenza ha subito varie trasformazioni. Noi ci rifaccia-mo all’esperienza di S. Francesco che oggi ritrovia-mo delineata nella sua ampiezza soprattuttonell’Esortazione apostolica di Giovanni Paolo II“Reconciliatio et paenitentia - circa la riconciliazio-ne e la penitenza nella missione della Chiesa oggi”:“Se colleghiamo la penitenza alla metanoia cui siriferiscono i sinottici, allora penitenza significa l’in-

timo cambiamento del cuore sotto l’influsso dellaparola di Dio e nella prospettiva del Regno (cf Mt4,17; Mc 1,15). Ma penitenza vuol dire anche cam-biare la vita in coerenza con il cambiamento delcuore, e in questo senso il fare penitenza si completacol fare degni frutti di penitenza (cf Lc 3,8): è tuttal’esistenza che diventa penitenziale… Penitenzasignifica, nel vocabolario cristiano teologico e spiri-tuale, l’ascesi, vale a dire lo sforzo concreto e quoti-diano dell’uomo, sorretto dalla grazia di Dio, per

perdere la propria vita perCristo, quale unico modo perguadagnarla (cf Mt 16,24-26;Mc 8,34-36; Lc 9,23-25); perspogliarsi del vecchio uomo erivestirsi del nuovo (cf Ef4,23) per superare in se stes-so ciò che è carnale, affinchèprevalga ciò che è spirituale(cf 1Cor 3,1-20); per innal-zarsi continuamente dallecose di quaggiù a quelle dilassù, dove è Cristo (Col3,1ss). La penitenza pertantoè la conversione che passa dalcuore alle opere e, quindi,all’intera vita del cristiano”(RP 4).La penitenza è parola quasidesueta nel nostro tempoeppure conserva una grandeattualità, per il nostro, comeper tutti i tempi della Chiesa:essa è necessaria dal momen-to che l’uomo è peccatore e ilsuo cuore va allontanandosi

da Dio. La penitenza è il cammino di liberazione dalpeccato, origine dei mali dell’uomo nella loro sor-gente contaminata; cammino di ritorno al Padre e diapertura verso i fratelli. Nel nostro tempo sono evi-denti i dissesti prodotti dal peccato che sempre di piùci stupiscono per la profondità e la vastità del miste-ro dell’iniquità. La Misericordia di Dio in GesùCristo, più forte del peccato e delle conseguenzedisastrose da esso prodotte, ci dà la possibilità diricostituire una vita dignitosa da liberi figli di Dio,una vita pienamente umana.Nella preparazione del Testo ci ha orientati anche lascelta di Benedetto XVI di proclamare il 2013 “Annodella Fede”. Nel motu proprio “Porta Fidei” il Papaafferma: “Ciò di cui il mondo oggi ha particolarmen-te bisogno è la testimonianza credibile di quanti, illu-minati nella mente e nel cuore dalla Parola delSignore, sono capaci di aprire il cuore e la mente ditanti al desiderio di Dio e della vita vera”.

luglio-agosto 2012 il Cantico 3

LA VIA DELLA PENITENZARisposta all’Amore

AA.VV.

SOCIETÀ COOPERATIVA SOCIALE FRATE JACOPA

LA VIA DELLA PENITENZALA VIA DELLA PENITENZARisposta all’AmoreRisposta all’Amore

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S. Francesco è stato “testimonianza credibile” nelsuo tempo, e lo è ancora oggi, ed ha costituito unavia per aprire il cuore e la mente di tanti al desi-derio di Dio mediante la sua vita penitente tuttaprotesa alla ricerca di Gesù Cristo.Il presente lavoro, vuole accompagnare le fraternitàe le singole persone a ritrovare le linee essenzialidella via della penitenza.• Siamo partiti dalla necessità di sentirsi peccatori(cap. 1), consapevolezza non facile nel nostro tempoin cui è diffuso il senso di colpa ma non la coscienzadel peccato che richiama il rapporto con Dio.• La via della penitenza è dentro l’Alleanza diamore che è frutto dell’azione di Dio in GesùCristo ad opera dello Spirito Santo (cap. 2). Lapenitenza è la nostra risposta alla iniziativa di Dioche ci dona la sua Alleanza e ci dà di poter parte-cipare alla vita trinitaria.• Il peccato ha segnato profondamente la vita del-l’uomo e uscirne fuori comporta anche una pena,una sofferenza, un impegno concreto che coinvolgein particolare il corpo chiamato ad obbedire all’in-sieme del piano di Dio sulla intera persona; in Cristoanche il corpo potrà essere ricondotto a collaborarealla salvezza (cap. 3).• La fraternità è certamente un dono di Dio, ma attra-verso il cammino penitenziale siamo chiamati adaccogliere questo dono e ad assecondarlo facendo dinoi stessi un dono e un servizio ai fratelli (cap. 4).• Guardando in particolare all’esempio di vita delpadre S. Francesco, è evidente come la via dellapenitenza è legata alla scelta della povertà (cap. 5) aquel “vivere senza nulla di proprio” che riguarda siala povertà di beni che la povertà di spirito.• Qualcuno potrebbe pensare che la penitenza siauna realtà solo personale, quasi intimistica; inveceessa è un immetterci nel dinamismo di carità che cifa abbracciare tutto il mondo, un vivere andandoincontro agli altri con misericordia (cap. 6).• Chi percorre la via della penitenza è come unamadre che porta un figlio nel grembo: il figlio è lavita di Gesù Cristo che produce frutti in noi, sono ifrutti degni di penitenza (cap. 7).• Nell’itinerario di penitenza entra come grazia ilperdono e la riconciliazione del Signore che diventasacramento della misericordia di Dio affidatoall’azione della Chiesa (cap. 8).In una seconda parte il volume presenta la sezionededicata alle Schede “Nell’orizzonte della peniten-za - Stili di vita per un nuovo vivere insieme” checompletano l’itinerario formativo, proponendoconcrete attenzioni ai frutti della penitenza chesiamo chiamati a portare in un fattivo amore versol’uomo del nostro tempo. Confidiamo possanodivenire stimolo per riflettere e assumere nel quo-tidiano rinnovate scelte di conversione.Collegato al tema delle schede il CalendarioFrancescano 2013 “Stili di vita per un nuovo vive-re insieme” si fa memoria nello scorrere dei mesi edei giorni del gioioso impegno per una vita piùvera e feconda.

Nel consegnare il presente testo che ricordiamo èsempre frutto di una fraternità – fraternità di for-mazione – desideriamo ringraziare particolarmen-te Don Massimo Serretti (docente di TeologiaDogmatica alla Pontificia Università del Laterano)che ha nuovamente arricchito con il suo contribu-to questo servizio fraterno.Augurandoci che il presente sussidio, pur con tuttii suoi limiti, possa essere strumento di riflessioneper chi intende comprendere la proposta france-scana, invochiamo dal Signore l’abbondanza deldono dello Spirito che ci faccia sempre più profon-damente riconoscere e testimoniare la bellezzadella nostra vocazione.

Argia Passoni,Coord. Commissione Nazionale Formazione

luglio-agosto 2012

SCHEDE«NELL’ORIZZONTE DELLA PENITENZA

STILI DI VITA PER UN NUOVOVIVERE INSIEME»

1. STILI DI VITA PER UN NUOVO VIVERE INSIEME2. EDUCARE ALLA CUSTODIA DEL CREATO3. SOBRIETÀ PER VIVERE DA FRATELLI4. AMMINISTRATORI DEL BENE DELLA FAMIGLIA5. RIPENSARE IL TEMPO...6. STILI DI VITA E BENE COMUNE7. RIPARARE LA CASA DELLA CONVIVENZA UMANA

IL CANTICO“Il Cantico” continua la sua storia a serviziodel messaggio francescano nella convinzio-ne di poter offrire così un servizio per la pro-mozione della dignità di ogni uomo e di tuttigli uomini.Per ricevere “Il Cantico” versa la quota diabbonamento di € 25,00 sul ccp intestato aSocietà Cooperativa Sociale Frate Jacopa –Viale delle Mura Aurelie 8 – 00165 RomaIBAN IT-37-N-07601-02400-000002618162.Riceverai anche Il Cantico on line! Invia la tuaemail a [email protected].

Con l’abbonamento sostenitore di € 40,00 darai la possibilità di diffondere “IlCantico” e riceverai in omaggio l’interessante volume “La custodia dei beni dicreazione”, Ed. Società Cooperativa Soc. Frate Jacopa, Roma 2009.http://ilcantico.fratejacopa.net

La raccolta del Cantico online:un’opportunità da non perdere

Puoi richiedere la raccolta a CooperativaSociale Frate Jacopa - Tel. 06 631980 [email protected] rimborso spese è di € 60 per la raccoltastampata e rilegata degli anni 2010-2011.

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I rapporti tra i popoli, la convivenza tra gli uomini, il pia-neta terra sono ammalati, la crisi è profonda. L’elencodei mali è ampio: dall’umiliazione di estese popolazionia ferite insanabili del pianeta; dall’opulenza e spreco deipaesi ricchi alla miseria e fame dei paesi poveri; dall’in-quinamento atmosferico all’incapacità di una decisionecomune per il risanamento. Sono mali che impoverisco-no i nostri rapporti, causano morte e minano la stessasopravvivenza del pianeta.La nostra società, sempre più globalizzata, di fatto impo-ne criteri di giudizio, modelli di comportamento e stili divita che sovente sono in contrasto con il Vangelo e con lavera promozione dell’uomo, di ogni uomo. È in gioco laqualità di vita delle persone quando si identifica crescitacon sviluppo economico, quando ciò che è superfluodiventa essenziale, quando la libertà è confusa con lalicenza di asservire, sfruttare, distruggere vite umane erealtà ambientali, quando la solidarietà si traduce in unadistratta elemosina di ciò che avanza, quando la relazio-ne interpersonale è falsata da una visione utilitaristica oè ostacolata dalla paura dell’altro, da diffidenze e pre-giudizi.Occorre mutare rotta, è chiamata in causa la nostraresponsabilità. Noi possiamo cambiare.Tutti gli uomini di buona volontà devono avvertire ildesiderio e la responsabilità di un cambiamento nelleproprie scelte e nei propri comportamenti per la sal-vaguardia del creato, per un uso sapiente dei benidella terra, per una più arricchente relazione con lepersone e per lo sviluppo di una fattiva solidarietà trai membri dell’intera famiglia umana. Come è rappre-sentato nella significativa immagine del gonfalonedella città di Assisi – qui affidata allo sguardo diintercessione di S. Francesco, S. Chiara e tutti i santi– all’uomo è consegnato anche il compito civile dicustodire e far progredire la città nelle sue relazionifra i cittadini e con l’ambiente circostante, nellavolontà di costruire una società tesa al bene comune,che ricerchi il compimento di un progresso che siaper tutti e ciascuno. È necessario intraprendere strade di rinnovamento, peralimentare la sete di autenticità, di libertà e di solidarie-tà che è propria del cuore dell’uomo. L’impegno per unostile di vita improntato alla sobrietà e alla solidarietà nonè semplicemente una necessità dovuta ai gravi squilibriesistenti, ma è un’occasione irripetibile per recuperare ilvero significato del “vivere bene”.È urgente una grande opera educativa e culturale.Appartiene alla nostra fede assumere con amore e fedel-tà questo cambiamento. Siamo, infatti, consapevoli che ilSignore ha affidato agli uomini il compito di “coltivare ecustodire” la terra (Gen 2,15), le cui risorse sono desti-nate a tutti. Un rinnovato stile di vita del cristiano sifonda sulla fedeltà al Vangelo e sull’adesione alMagistero della Chiesa, ci interpella a camminare “apiedi nudi”. Simbolicamente ci rinvia alla richiesta che ilSignore rivolse a Mosè sull’Oreb: “Togliti i sandali daipiedi, perché il luogo sul quale tu stai è terra santa” (Es

3,5). Anche noi siamo chiamati a calpestare la terra, aimpolverarci e infangarci. Ciò significa condivisione epartecipazione diretta alle vicende umane nelle quali ilSignore ci dà appuntamento.Con scarpe consumate e, sovente, a piedi nudi i pellegri-ni percorrevano lunghi tratti per avvicinarsi a Roma, aSantiago de Compostela. Tutti siamo chiamati a farcipellegrini, sapendo che la scelta di uno stile di vita piùessenziale e più evangelico è un cammino lento, fatico-so, non privo di sofferenze e di rinunce. Ci è di esempioe guida S. Francesco d’Assisi che ha voluto vivere da“pellegrino e forestiero” per offrire al mondo il rimandoa quella Luce che dà senso e forma al nostro vivere eoperare. Diversamente dal comune sentire, S. Francescoci ricorda che la ricchezza di una persona non dipendedalle cose che possiede, ma dalla dignità irripetibile difiglio di Dio. È l’invito a rivestire l’abito della semplici-tà e della povertà evangelica. La natura amata e contem-plata da Francesco porta evidenti le tracce della sapien-za creatrice e diviene un itinerario di ascensione versoDio, un accordo mirabile nel cuore di quell’uomo nuovo,donato dal cielo al mondo, per trasformare tutto il creatoin una canzone d’amore a lode del suo Creatore. Egliriveste la creazione con la purezza del suo sguardo, libe-rato dalla brama di possesso, e la fiamma viva delle cosediviene dovunque “roveto ardente”, trasparente risonan-za della Sapienza somma e dell’infinito amore di Diocreatore.

luglio-agosto 2012 il Cantico 5

STILI DI VITA PER UN NUOVO VIVERE INSIEME

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È Lui che Francesco con-templa in ogni creatura e aLui solo effonde il suocanto, riconoscendo chetutti i beni sono suoi e a Luiappartengono. Per questoegli esorta a restituire a Diotutti i beni, per configurarsiall’immagine di Cristo,mediante la solenne liturgiacosmica della lode e delrendimento di grazie.Ha un indubbio valoreprofetico la testimonianzadi un nuovo stile di vitaper un nuovo vivere insie-me. Una via efficace percontrastare mentalità ecomportamenti dominantiè quella di unire le forze,di elaborare comuni pro-getti, di partecipare a con-divise iniziative. Con ilpresente Calendario voglia-mo segnarne alcune tappeche possano stimolarcialla riflessione e all’azio-ne nel prossimo anno percrescere nel cammino di conversione necessario a“riparare” la casa comune, promuovendo quel proces-

so di azione dal bassocapace di influire sui cam-biamenti non solo indivi-duali ma anche strutturalidella società.Nostro compito è rendereragione nei fatti della origi-naria fraternità umana,favorendo un’azione piùincisiva per uno sviluppoumano integrale della per-sona e per la costruzione diun mondo migliore, nellacollaborazione con tutti gliuomini e le donne di buonavolontà. Il nostro auspicio èdi poter vivere custodendoil creato che ci è stato dona-to, con i piedi ben piantati aterra per lavorare in armo-nia con la natura, avendosempre il cuore rivoltoverso l’alto, verso la luceche dell’ “Altissimo portasignificazione”. Di questo èicona la splendida immagi-ne del Millet che costitui-sce la copertina di questo

Calendario Francescano 2013.A cura di Maria Rosaria Restivo

luglio-agosto 2012 il Cantico 6

MEETING DI FRATERNITÀ“La via della penitenza. Risposta all'Amore”

Assisi, 19-23 agosto 2012

Il meeting che ogni estate ci porta in Umbria, quest’anno ci vedràriuniti ad Assisi presso la Casa di Accoglienza della Diocesi, VillaS.Tecla, in Località S. Tecla-Palazzo.L’ appuntamento nazionale intende offrire in un clima di fraterni-tà la possibilità di una formazione alle radici della nostra fede;in particolare quest'anno, rivisitando la via della penitenza nellospirito di S. Francesco, ci avvicinerà al cuore della vocazionefrancescana.Attraverso momenti di riflessione, di dialogo, di pellegrinaggio neiluoghi che custodiscono l'esperienza del Santo, saremo aiutati ametterci sempre e nuovamente in ascolto dello Spirito, per illumi-

nare la nostra vita e la vita di fraternità. Sarà anche un’interessante opportunità per chi desideraconoscere la proposta francescana per la vita nel mondo.Si avvicenderanno come relatori gli autori del Testo proposto per la formazione 2012-2013 “La viafrancescana. Risposta all’amore” assieme ad alcuni esperti (Don Massimo Serretti, Lucia Baldo, P.Lorenzo Di Giuseppe, Graziella Baldo, Argia Passoni, Suor Lorella Mattioli, Francesco e PatriziaSala, Maria Rosaria Restivo). Sarà anche presentato il Progetto Internazionale per la salvaguardiadel creato “Four Nexus”, a cura dell’artista Giusy D’Arrigo e del regista Beppe Falagario.L'arrivo è previsto per domenica 19/8 con inizio nel primo pomeriggio mentre la conclusione si avràgiovedì 23/8, prevedendo un’ assemblea fraterna nel pomeriggio.Il luogo dell'incontro sulle colline prossime ad Assisi tra gli uliveti consentirà un soggiorno confor-tevole, oltre che offrire gli spazi adeguati per la partecipazione dei ragazzi.

Per informazioni e prenotazioni rivolgersi a Fraternità Francescana e Cooperativa Sociale FrateJacopa - Tel 06631980 - 3282288455 - www.coopfratejacopa.it - [email protected]

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La crisi finanziaria continua ad accanirsi con gli statieuropei e lascia disorientati. Gli strumenti avviati pergovernarla ogni volta sembrano essere l’estrema risor-sa, ma dopo breve tempo si rivelano insufficienti. Checosa ci aspetta ancora? In realtà la crisi c’è, ma è pro-babilmente meno ampia di quanto venga raccontata: ifondamentali dei paesi europei non sono negativi, ilreddito medio continua ad essere tra i 30 ei 40.000 dol-lari a testa, non ci sono problemi di fame e insicurez-za alimentare come quelliche caratterizzano ampiearee del Sud del mondo, lavita media continua adessere la più lunga delmondo, abbiamo la possi-bilità di difendere la vitamettendo a disposizionedi tutti le cure mediche.Forse dovremmo ricordar-cene di più quando si parladella crisi.Questo non significa chenon manchino elementidi preoccupazione. Daanni aumenta la distanzatra i redditi concentrandola ricchezza in una fasciasempre minore di popo-lazione, il contrario di ciòche aveva caratterizzatol’Europa ieri rendendolaterra dei diritti e dellelibertà. I governi accu-mulano un debito rile-vante. In passato erano icittadini a finanziarli, oggi sono le banche. Queglistessi attori che ieri avevano provocato lo scoppiodella crisi oggi acquistano titoli di stato, lucrandotassi di interesse sempre più alti grazie alle descri-zioni apocalittiche che paventano i default, aggra-vando i bilanci pubblici. Il timore della crisi riduceanche la domanda. La gente rinvia gli acquisti ‘perprudenza’ col risultato di amplificare la crisi econo-mica. Le imprese contraggono l’attività e c’è menolavoro per le persone, in modo particolare i giovanisenza esperienza o gli over 40-50 non qualificati chevengono superati da chi, più giovane, ha maggioreformazione e non ha famiglia da mantenere. Tra ipaesi considerati a rischio, l’Italia, a fronte di undebito pubblico rilevante, gode di un risparmio pri-

vato fra i più alti d’Europa. Le famiglie, cioè, hannoriserve per guardare al futuro e, attraverso le banche,finanziare le imprese. Ma questa ‘ricchezza’ si staevolvendo perversamente, concentrandosi sempre dipiù nelle mani di chi ha redditi maggiori (chi ha red-diti normali o penalizzati dal precariato non rispar-mia), di chi lavora (chi perde la stabilità lavorativaspende i risparmi) e della popolazione più anziana(che finanzia le generazioni più giovani all’interno

delle famiglie). A questo si aggiunga una ulterioreconsiderazione, ancora più forte. Migliaia di impre-se dei paesi emergenti sono in grado di concorreread armi pari con quelle europee, spesso godendo dicosti locali minori di quelli del Nord del mondo. Piùin generale la povertà diffusa nel Sud del mondoconvive con prezzi locali più bassi dei nostri e con-sente salari inferiori. Non è concorrenza sleale. Nellungo periodo questa condizione attirerà sempremaggiore lavoro in quelle zone, sottraendolo ai paesidi prima industrializzazione.Esistono insomma due ordini di elementi critici dalpunto di vista economico. Uno più immediato cheriguarda la gestione e l’organizzazione interna delsistema Europa; uno di più ampio respiro che

luglio-agosto 2012 il Cantico 7

CHE COSA CI ASPETTA ANCORA?Il pessimismo non aiuta, serve un ulteriore sforzo comune europeo

e una nuova cultura politica ed economica

Riccardo Moro*

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riguarda il graduale riequilibrio di potere a livellomondiale. Nessuno dei due è di tale gravità imme-diata da provocare carestie o rivoluzioni disperate,ma vanno valutati con responsabilità.Viceversa notevoli irresponsabilità sembranocaratterizzare alcuni fra gli attori più rilevanti.Per primi gli speculatori. La totale assenza di‘responsabilità sociale’ avviò la crisi nel 2008.Oggi la lezione è dimenticata e gli speculatoriprovocano grida di allarme per acquistare a bassoprezzo i titoli pubblici screditati e ottenere alteremunerazioni (l’interesse è fisso e se il prezzod’acquisto diminuisce risulta più alto il rendi-mento, aumentando lo spread, cioè la differenzacon i titoli a rendimento più basso). In secondoluogo la stampa. Fra le testate sembra in atto unagara a chi usa i toni più allarmistici, amplifican-do la gravità di informazioni che richiederebberopacatezza e suscitando le paure che fanno crolla-re le borse per la gioia degli speculatori. Quindila politica. Per anni abbiamo ascoltato leadereuropei compiacersi in modo ottuso della propriaseverità, senza rendersi conto delle interdipen-denze che ci legano: la stessa Germania subiràl’anno prossimo una caduta rilevante degli ordi-nativi dai paesi europei, strozzando la esile cre-scita di cui ha goduto in questi tre anni grazie alleesportazioni sostenute dall’euro debole. Non è

solo un problema tedesco. Anche in Italia abbia-mo avuto un premier che negava la crisi e unministro delle finanze che non lo ha mai smenti-to.Esiste una prospettiva positiva di fronte a noi? Sì,a patto di perseguirla con sobrietà e solidarietà,cioè con la disponibilità a partecipare ad unosforzo comune. In pratica significa prima di tuttoaccettare regolamentazioni più severe nel merca-to finanziario e nel sistema fiscale, per coinvol-gere chi ha di più e chi elude. Sul lavoro abbiamobisogno di accettare un po’ di flessibilità, macontemporaneamente dobbiamo usare risorse efantasia per orientare la nostra attività produttivaverso ciò che non abbia concorrenza domani e siasostenibile per tutti (turismo, cultura, eccellen-za…). Abbiamo infine bisogno di una nuova sta-gione di impegno politico che permetta di aprirele porte dei partiti. Significa guardare alla politi-ca come ad una strada doverosa e non sporca;significa anche riforma elettorale. Ma accanto aquello politico occorre anche un impegno educa-tivo vero: una sobrietà solidale ed efficace non siimprovvisa. È un tema essenziale per il nostropaese, riguarda tutti e più che annunci, moralismie condanne, richiede azioni e testimonianza.

Da Sir Nota Internazionale 25 luglio 2012* Docente di economia politica Università di Milano

La Fondazione Infantile “Club Noel” è l’unico ospedalededicato esclusivamente alla cura dei bambini poveri resi-denti in tutto il Sud-Ovest della Colombia, nella città di Cali.Questa Fondazione è stata creata nel 1924 e da allora èstata sempre al servizio dei bambini poveri e ammalatiche difficilmente potrebbero raggiungere un’altra strutturasanitaria. Lo spostamento forzato dei contadini verso lacittà ha prodotto una crescita significativa del numero deibambini malati da zero a due anni e relativo aumento delledomande alla Clinica infantile. Considerando la vita e lasalute come diritti fondamentali dei bambini, laFondazione Clinica Infantile ha la necessità di migliorareambienti, apparecchiature e personale per salvare la vitadi molti bambini poveri. Per questo motivo è necessario ilsostegno finanziario di istituzioni e di privati al fine di poterapprontare interventi e soluzioni adeguate per questibambini colpiti da complesse patologie endemiche, dege-nerative, infettive, congenite, ecc., causate da: clima tropi-cale, cattive condizioni alimentari e di vita, servizi inade-guati, fattori ereditari.

La Cooperativa Sociale “Frate Jacopa” intende accoglie-re questa richiesta di aiuto, di cui si è fatto portatore p.José Antonio Merino, che conosce di persona i respon-sabili della Fondazione e l’impegno umanitario da que-sta profuso. Le offerte, grandi e piccole, che sarannofatte tramite la cooperativa, saranno inviate, come nostrocontributo alla realizzazione di progetti per l’acquisto di

attrezzature diagnostiche e l’allestimento di una unità dicura intensiva per i bambini che richiedono interventi chi-rurgici postoperatori complessi.

Chi intende partecipare può inviare la propria offerta conbonifico bancario sul c/c intestato a Società CooperativaSociale Frate Jacopa presso la Banca Prossima - Roma -IBAN: IT82H0335901600100000011125, precisando lacausale “Liberalità a favore della Cooperativa SocialeFrate Jacopa per il Progetto Club Noel Colombia”. Saràrilasciata ricevuta per usufruire delle agevolazioni fiscalipreviste dalla legge. Sul Cantico saranno date periodicheinformazioni sull’andamento della raccolta.

SSOOSSTTEEGGNNOO AA DDIISSTTAANNZZAA

CLINICA INFANTILE “CLUB NOEL”I bambini della Colombia chiedono il nostro aiuto

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1. La Giornata per la salvaguardia del creato:lode e riconciliazioneCelebrare la Giornata per la salvaguardia del crea-to significa, in primo luogo, rendere grazie alCreatore, al Dio Trino che dona ai suoi figli divivere su una terra feconda e meravigliosa. La nostra celebrazione non può, però, dimenticarele ferite di cui soffre la nostra terra, che possonoessere guarite solo da coscienze animate dalla giu-stizia e da mani solidali. Guarire è voce del verboamare, e chi desidera guarire sente che quel gestoha in sé una valenza che lo vorrebbe perenne, comeperenne e fedele è l’Amore che sgorga dal cuore diDio e si manifesta nella bellezza nel creato, a noiaffidato come dono e responsabilità. Con esso, pro-prio perché gratuitamente donato, è necessarioanche riconciliarsi quando ci accorgiamo di averloviolato.La riconciliazione parte da un cuore che riconosceinnanzi tutto le proprie ferite e vuole sanarle, conla grazia del Signore, nella conversione e nel gestogratuito della confessio-ne sacramentale. Quindisi fa anche riconciliazio-ne con il creato, perché ilmondo in cui viviamoporta segni strazianti dipeccato e di male causa-ti anche dalle nostremani, chiamate ora aricostituire mediantegesti efficaci un’alleanzatroppe volte infranta.Questo è lo scopo delmessaggio che vi invia-mo, carissimi fratelli esorelle, come Vescoviincaricati di promuoverela pastorale nei contestisociali e il cammino ecu-menico, in un fecondointreccio che ci vedevicini e ci impegna tutti.Nella condivisione dellalode e della responsabili-tà per la custodia delcreato, il mese di settem-bre sta diventando pertutte le Confessioni cri-stiane una rinnovataoccasione di grazia e di

purificazione. Anche di questo rendiamo grazie alSignore.La nostra riflessione raccoglie le tante sofferenzesperimentate, in questo anno, da numerose comu-nità, segnate da eventi luttuosi. Pensiamo alleimmense ferite inflitte dal terremoto nella PianuraPadana. Mentre riconosciamo la nostra fragilità,cogliamo anche la forza della nostra gente, nelvoler ad ogni costo rinascere dalle macerie e rico-struire con nuovi criteri di sicurezza. Pensiamo allealluvioni che hanno recato lutti e distruzioni aGenova, nelle Cinque Terre, in Lunigiana e in vastezone del Messinese. Nel pianto di tutti questi fra-telli e sorelle sentiamo il lutto della terra, cui lastessa Sacra Scrittura fa riferimento, e che coinvol-ge tristemente anche gli animali selvatici, gli uccel-li del cielo e i pesci del mare (cfr Os 4,3). È signi-ficativo, in proposito, che il 9 ottobre sia statodichiarato dallo Stato italiano “Giornata in memo-ria delle vittime dei disastri ambientali e industria-li causati dall’incuria dell’uomo”.

2. Una storia di guari-gione e responsabilitàLa guarigione nasce daun cuore che ama, che sifa vicino all’altro peressere insieme liberatinella verità e condivide-re la vita. È la logica del-l’educazione alla “vitabuona del Vangelo” chele nostre Chiese stannopercorrendo in questodecennio.Ce lo ricorda anche lastoria biblica diGiuseppe (cfr Gen 37-49), venduto dai fratelliper rivalità e gelosia. Lasua vicenda contiene unconcreto itinerario diguarigione da parte diDio delle ferite, sia quel-le del cuore che quelledella terra. Giuseppe ègettato nel pozzo, gri-dando la sua innocenza,ma non è ascoltato daifratelli. A prestare ascol-to al suo gemito sarà Dio

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“EDUCARE ALLA CUSTODIA DEL CREATOPER SANARE LE FERITE DELLA TERRA”

Messaggio per la 7ª Giornata per la salvaguardia del creato - 1° settembre 2012

CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANACONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA

7a GIORNATA PERLA SALVAGUARDIA DEL CREATO1°SETTEMBRE 2012

7a GIORNATA PERLA SALVAGUARDIA DEL CREATO1°SETTEMBRE 2012

EDUCARE ALLA CUSTODIADEL CREATOPER SANARELE FERITE DELLA TERRA

EDUCARE ALLA CUSTODIADEL CREATOPER SANARELE FERITE DELLA TERRA

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stesso, che ha cuore di padre. Giuseppe diventerà ilviceré d’Egitto, attuando una intelligente politicaagraria. Nella precarietà della crisi che si abbattesul paese, resa visibile dalle vacche magre e dallespighe vuote, immagini di forte suggestione ancheper il momento attuale, la relazione del popolo conla terra sarà sanata proprio grazie alla lungimiran-za e alla responsabilità per il bene comune dimo-strata da Giuseppe, figura emblematica dellaSapienza donata da Dio a Israele.Egli, inoltre, pensa in termini di riconciliazione enon di vendetta quando si vede davanti i suoi fra-telli, che lo hanno tradito e venduto. Se li mette allaprova con severità, è per cogliere l’autenticità dellegame che li unisce al padre Giacobbe, verifican-do così la radice di ogni guarigione, interiore edesteriore. Dopo aver constatato che il padre resta ilpremuroso e insostituibile punto di riferimento,egli rivela la sua identità, in un pianto liberatorioche diviene accoglienza fraterna e futuro di benes-sere in una terra e in un cuore riconciliati in sag-gezza e verità. Giuseppe stesso esce trasformato daquesto perdono: egli diviene consapevole dell’agi-re misericordioso di Dio verso gli uomini.Quello di Giuseppe, dunque, è l’itinerario biblicoche proponiamo, perché possa essere di luce e disperanza, durante questo faticoso ma liberantecammino di benedizione.

3. Educare all’alleanza tra l’uomo e la terraA noi, come Chiese in Italia, in sintonia con tanteChiese nel mondo, spetta proprio questo compito:riportare il cuore della nostra gente dentro il cuorestesso di Dio, Padre di tutti, che «fa sorgere il suosole sui cattivi e sui buoni, e fa piovere sui giusti esugli ingiusti» (Mt 5,45). Solo se diventerà prima-ria la coscienza di una universale fraternità, potre-mo edificare un mondo in cui condividere le risor-se della terra e tutelarne le ricchezze. Ciò si accom-pagna alla comprensione che la creazione ci èdonata da Dio, che essa stessa si fa percorso versoDio e ci fa sperimentare il dialogo tra di noi nellaverità, come fratelli che hanno riconosciuto lapaternità gratuita di Dio.Si legge, infatti, nel messaggio scaturito dall’ulti-mo Forum Europeo Cattolico-Ortodosso, tenutosia Lisbona nello scorso giugno: «Non è più possibi-le dilapidare le risorse del creato, inquinare l’am-biente in cui viviamo come stiamo facendo. Lavocazione dell’uomo è di essere il custode e non ilpredatore del creato. Oggi si deve essere consape-voli del debito che abbiamo verso le generazionifuture alle quali non dobbiamo trasmettere unambiente degradato e invivibile» (n. 11).È nella Bibbia che incontriamo la grande prospet-tiva dell’alleanza tra Dio e la sua creazione, in unareciprocità da riconoscere davanti a luoghi dove labellezza esteriore si è fatta segno di una bellezzainteriore – pensiamo, ad esempio, ai tanti siti dovei monaci custodiscono il creato – ma anche davan-ti ai tristi scempi dell’ambiente naturale, provocati

dal peccato degli uomini, evidente soprattutto nelleazioni della criminalità mafiosa. Tra ecologia del cuore ed ecologia del creato vi èinfatti un nesso inscindibile, come ricordaBenedetto XVI nell’enciclica Caritas in veritate:«L’uomo interpreta e modella l’ambiente naturalemediante la cultura, la quale a sua volta vieneorientata mediante la libertà responsabile, attenta aidettami della legge morale» (n. 48). L’ambientenaturale non è una materia di cui disporre a piaci-mento, «ma opera mirabile del Creatore, recante insé una “grammatica” che indica finalità e criteri perun utilizzo sapiente, non strumentale e arbitrario.Oggi molti danni allo sviluppo provengono proprioda queste concezioni distorte» (ivi), come quelleche riducono la natura a un semplice dato di fattoo, all’opposto, la considerano più importante dellastessa persona umana.Ci viene chiesto, perciò, di annunciare queste veritàcon crescente consapevolezza, perché da esse potràsgorgare un concreto e fedele impegno di guarigionedell’ambiente calpestato. Si tratta di un compito cheappartiene alla sollecitudine educativa delle comuni-tà cristiane e offre l’occasione per catechesi bibliche,momenti di preghiera, attività di pastorale giovanile,incontri culturali. È una responsabilità che appartie-ne anche ai docenti, in particolare agli insegnanti direligione: essa potrà essere intensivamente richiama-ta nel mese di settembre, dedicato in modo specialeal creato e tempo di ripresa della scuola.Ritessere l’alleanza tra l’uomo e il creato significaanche affrontare con decisione i problemi aperti e inodi particolarmente delicati, che mostrano quantoampie e complesse siano le questioni legate all’in-treccio tra realtà ambientale e comunità umana.Accanto all’annuncio, infatti, è necessaria anche ladenuncia di ciò che viola per avidità la sacralitàdella vita e il dono della terra. Proprio in questimesi è venuta all’attenzione dei media la questionedell’eternit a Casale Monferrato, con i gravi impat-ti sulla salute di tanti uomini e donne, che conti-nueranno a manifestarsi ancora per parecchi anni.Un caso emblematico, che evidenzia lo stretto rap-porto che intercorre tra lavoro, qualità ambientale e

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salute degli esseri umani. L’attenzione vigilanteper tale drammatica situazione e per i suoi svilup-pi deve accompagnarsi alla chiara percezione chel’amianto è solo uno dei fattori inquinanti presentisul territorio. Vi sono anzi aree nelle quali purtrop-po la gestione dei rifiuti e delle sostanze nocivesembra avvenire nel più totale spregio della legali-tà, avvelenando la terra, l’aria e le falde acquifere eponendo una grave ipoteca sulla vita di chi oggi viabita e delle future generazioni.Mentre esprimiamo una volta di più quella solida-rietà partecipe, che si è già manifestata in numero-si gesti di condivisione, desideriamo proporre unariflessione tesa a cogliere in tali accadimenti alcu-ni elementi che la stessa forza dell’emergenzarischia di lasciare sullo sfondo, impedendo di per-cepirne tutta la rilevanza. Occorre invece saper leg-gere i segni dei tempi, scoprendo– nella luce della fede – quegliinviti a riorientare responsabil-mente il nostro cammino che essiportano in sé.Annunciare la verità sull’uomo esul creato e denunciare le graviforme di abuso si accompagna allamessa in atto di scelte e gesti qualistili di vita intessuti di sobrietà econdivisione, un’informazione cor-retta e approfondita, l’educazioneal gusto del bello, l’impegno nellaraccolta differenziata dei rifiuti,contro gli incendi devastatori e nel-l’apprendistato della custodia delcreato, anche come occasioni dinuova occupazione giovanile.

4. Per una Chiesa custode dellaterraVivere il territorio come un benecomune è un’esigenza di vastaportata, che richiama anche lecomunità ecclesiali a una pre-senza vigilante. Il territorio,infatti, è davvero tale quandoabitato da un soggetto comunita-rio che se ne prenda realmente cura e la presenzacapillare del tessuto ecclesiale deve esprimereanche un impegno in tal senso. Abbiamo bisognodi una pastorale che ci faccia recuperare il sensodel “noi” nella sua relazione alla terra, in unasaggia azione educativa, secondo le prospettivedegli Orientamenti pastorali Educare alla vitabuona del Vangelo. Prendersi cura del territorio,del resto, significa anche permettere che essocontinui a produrre il pane e il vino per nutrireogni uomo e che ogni domenica offriamo come“frutti della terra e del nostro lavoro” a Dio,Padre e Creatore, perché diventino per noi ilCorpo e il Sangue del Suo amatissimo Figlio.Per questo invitiamo con forza a tornare a rifletteresul nostro legame con la terra e, in particolare, sul

rapporto che le comunità umane intrattengono colterritorio in cui sono radicate. Si tratta di una realtàcomplessa e ricca di significati, che spesso rimandaa storie di relazioni e di crescita comune, in cui lacittà degli uomini e delle donne rivela il suo profon-do inserimento in un luogo e in un ambiente. Il ter-ritorio è sempre una realtà naturale, con una dimen-sione biologica ed ecologica, ma è anche inscindi-bilmente cultura, bellezza, radicamento comunita-rio, incontro di volti: una densa realtà antropologica,in cui prende corpo anche il vissuto di fede. I santi ci insegnano con chiarezza la strada daseguire, come san Bernardino da Siena, che mentreponeva al vertice della sua opera pastorale il nomedi Gesù, davanti al quale tutti i ginocchi si pieganoin adorazione, si adoperava per rafforzare i Montidi pietà e i Monti frumentari, segni di una rinascita

che dà al denaro il giusto valore, diventando ancheprecursore di quella “economia di fiducia” che solapuò guarire le ferite della nostra crisi, causata daavidità e insipienza.Le stesse mani dell’uomo, sostenute e guidate dallaforza dello Spirito, potranno così guarire e risana-re, in piena riconciliazione, il creato ferito, a noiaffidato dalle mani paterne di Dio, guardando conresponsabilità educativa alle generazioni future,verso cui siamo debitori di parole di verità e operedi pace.

La Commissione Episcopaleper i problemi sociali e il lavoro,

la giustizia e la pace La Commissione Episcopale

per l’ecumenismo e il dialogo

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Ciampedie. Tavola rotonda “Dolomiti dono di Dio e patrimonio dell’umanità”con Mons. Luigi Bressan, arcivescovo di Trento, il teologo Simone Morandini,l’antropologo Annibale Salsa e il direttore A.P.T. Val di Fassa. Moderatore DonMarco Cagol.

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Nell’incontro di aprile,abbiamo parlato su “dirittiumani, sostenibilità e benecomune”, cercando dimostrare che, per garantirela sostenibilità dell’ecosi-stema, è necessario rivede-re l’antropologia che staalla base del nostro mododi rapportarci con la naturae di capire i Diritti umani eil bene comune. Di fatto,come afferma BenedettoXVI, nel mondo globaliz-zato, “la questione socialeè diventata radicalmentequestione antropologica”(CV 75).

1. “Pellegrini o turisti”Continuando in questalinea, oggi rifletteremosugli stili di vita predomi-nanti nella nostra società:Viviamo come pellegrini eforestieri, con lo sguardofisso sulla meta da raggiun-

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SSPPEECCIIAALLEE SSCCUUOOLLAA DDII PPAACCEE

STILI DI VITA NEL VILLAGGIO GLOBALE:IL PELLEGRINO E IL TURISTA

Scuola di Pace 15-17 giugno 2012

Martin Carbajo Núñez*

STILI DI VITAPER UN NUOVO VIVERE INSIEME

RIPARARE LA CASA DELLA CONVIVENZA UMANALa sessione della Scuola di Pace, svoltasi a Roma presso Casa Frate Jacopadal 15 al 17 giugno 2012, ha proseguito nell’approfondimento degli stili divita volgendo l’attenzione al riparare la “casa” comune.Il creato come realtà destinata alla vita di tutti ci interpella attraverso lenostre scelte a rendere ragione nei fatti dell’originaria fraternità umana.E questo passa dall’assunzione di uno stile di vita più sobrio e solidale, veroe proprio cammino di prossimità in un ritorno all’essenziale che soccorraall’impoverimento di risorse e di futuro in atto, sempre più escludente.Uno stile di vita volto al convivere e al condividere deve darsi cura del benecomune. Rendere possibile a tutti l’accesso alle risorse fa parte del ricono-scere il creato quale casa di tutti, e dunque del riconoscere i diritti di crea-zione come diritti umani nativi inalienabili, diritti di cittadinanza universale(cf CV 43). Ci chiama a ripensare le regole del vivere insieme: non si puòinfatti parlare di eco-logia (discorso sulla casa) senza parlare di eco-nomia(regole della casa) e senza rivedere il governo della casa comune (cf.Messaggio per la Giornata della Pace 2008) per crescere nella direzione diuno sviluppo umano integrale.Imparare a vivere in una logica di interdipendenza e di reciprocità richie-de vigilanza evangelica, una conversione perseverante perché l’etica dellimite, della gratuità, della responsabilità possa divenire criterio socialeriparatore.Ad una rinnovata sapienza dell’abitare laterra è affidata la possibilità di uscire dal-l’inquinamento che caratterizza il nostrotempo, inquinamento ambientale, ma altempo stesso inquinamento del cuore e dellerelazioni. E porsi in un’ottica di custodiarigenerando speranza e futuro.L’ampia tematica è stata trattata con rela-zioni di grande interesse: “Stili di vita nelvillaggio globale” e ”Verso un’etica globaledell’ospitalità” a cura di p. Martin CarbajoOfm (Docente di Teologia Morale PontificiaUniversità Antonianum); “Abitare la terra,custodirne i beni” a cura del prof. SimoneMorandini (Docente di Teologia dellaCreazione Facoltà Teologica del Triveneto).Pubblichiamo in questo numero la prima rela-zione del prof Carbajo. Nel prossimoCantico verrà proposta la relazione del prof.Morandini.

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gere, o stiamo lasciandoci prendere dalla mentalitàdel turista? Quali di questi due stili di vita fonda-mentali predomina oggi in noi e attorno a noi?

1.1. La figura del pellegrinoIl Concilio Vaticano II insiste sul carattere escato-logico della Chiesa peregrinante1. La lettera aDiogneto aveva già affermato chiaramente che ilcristiano è un pellegrino:“I cristiani non si distinguono dagli altri uomini néper il territorio, né per la lingua né per le abitudi-ni… Abitano nella propria patria, ma come pelle-grini; partecipano alla vita pubblica come cittadini,ma di tutto si sentono liberi come se fossero stra-nieri; qualunque nazione è la sua patria, e qualun-que patria è per essi una nazione straniera”2.Il pellegrino risponde a un ideale interno e a unameta unificatrice3. Non cerca di essere perenne-mente in viaggio, bensì di arrivare alla meta. Ilsuo pellegrinaggio è frutto di una chiamata, unavocazione, che integra e dà senso a tutta la suaesistenza. Non si lascia sedurre per i canti disirena che, come ad Ulisse, lo invitano ad anco-rarsi nel presente, e neanche si scoraggia veden-do la precarietà della propria situazione, giacchélo sostiene la speranza.Il pellegrino valorizza la realtà presente senzalasciarsi prendere dal consumismo. Egli non fuggedal mondo, perché disprezzabile o insopportabile,ma accoglie la realtà presente senza lasciarsiacchiappare da essa, poiché la sua meta è più in là.La motivazione, pertanto, è escatologica, non onto-logica. Riconosce che le cose sono buone in sestesse, però l’unico assoluto è Dio, principio e finedi tutto il creato. La povertà radicale è condizione indispensabile delpellegrino e fa possibile l’ospitalità, la gratuità.Sapendosi povero e necessitato, il pellegrino è sem-pre aperto alla gratuità e la sperimenta giorno dopogiorno, giacché ha bisogno degli altri per continuareil suo viaggio e per trovare alimento e riparo. San Francesco d’Assisi è stato un pellegrino. Egli havoluto seguire Cristo, “pellegrino e forestiero”, che“fu povero ed ospite e visse di elemosina”4. Il pove-rello d’Assisi accoglie senza riserve chiunque trova,accettandolo gioiosamente come compagno di cam-mino. In questo senso, egli esclamava: “Il Signoremi donò dei frati”5. I francescani sono chiamati aessere “forestieri e pellegrini”6, ospitati in casa altruied anelando sempre la patria definitiva. Questavisione escatologica relativizza la realtà presente,senza lasciar cadere nel manicheismo7.

1.2. Il turista Per comprendere la figura del pellegrino, è neces-sario metterla a confronto con quella del turista,che sta sempre “di passaggio”, lontano da tutto e datutti, senza implicarsi, senza una meta unificatrice,senza una solida identità personale8. Il vagabondosarebbe un “alter ego” del turista, costretto dallanecessità, ma mosso dagli stessi desideri.

Secondo Bauman, oggi la figura emblematica delpellegrino è stata sostituita da quella del turista. Ilnostro mondo globalizzato ci obbliga a una mobi-lità costante. Tutti stiamo in movimento. Perfinoquando siamo a casa, i moderni mezzi di comuni-cazione (radio, Tv, Internet) ci permettono di con-tinuare a viaggiare “virtualmente” a qualunqueparte del pianeta. La mobilità è diventata un crite-rio di stratificazione sociale: quanto più in altonella struttura sociale, più si viaggia. La nostra è una società per turisti. L’individuo vivein perenne precarietà: senza lavoro sicuro, senzalegami né impegni definitivi, continuamente allaricerca della novità, dell’ultimo prodotto del merca-to. La precarietà e la flessibilità, onnipresenti in tuttele attività sociali, creano la mentalità del turista.

1.2.1. Lontano da se stessoL’individuo sperimenta incertezza, insicurezza eanonimato in una società che non gli offre un qua-dro stabile e indiscutibile di valori 9. I grandi valori della modernità lasciano passo alloscetticismo intellettuale e al nichilismo etico. Allafede nel progresso illimitato, basato sulla raziona-lità scientifica, si sovrappone l’accento sul magicoe sull’esoterico; alla medicina tradizionale, succe-dono le terapie alternative; alla religione ufficiale,il sincretismo intimista; ai grandi sistemi, la realtà

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FRANCESCO D’ASSISIE L’ETICA GLOBALE

Martin Carbajo Núñez

Il mondo globalizzatooffre molte possibilitàdi comunicazione adistanza, ma crea ancheparticolarismi e discri-minazioni. Come con-tribuire a creare unmondo più solidale efraterno, senza esclusi?San Francesco d’Assisie il pensiero francesca-no possono servire daispirazione e da segno

profetico per un’umanità riconciliata, cherispetti e salvaguardi la creazione. In questalinea, proponiamo l’ospitalità come la rispostaetica più adeguata alle sfide della globalizza-zione. La presenza dialogante e l’aperturaall’Altro, agli altri e alla natura, sono una basesicura per costruire un futuro di speranza euna convivenza pacifica, rispettosa e arric-chente tra civiltà, religioni e culture.Ed. Messaggero Padova, 2011.

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frammentata; ai valori assoluti o dogmatici, le infi-nite possibilità di valore equiparabile; alle utopie,la ricerca individuale della propria felicità; allaragione, l’emotività e l’intuizione. Ognuno è chia-mato a creare il suo proprio mondo ed a riconosce-re che ogni mondo ha la sua verità10.

Il turista non ha un senso unificatore della propriaesistenzaL’assenza di ideali e di utopia fa più facile la cadu-ta nel consumismo e nel narcisismo egoista. Siperde la tensione del “già e non ancora“, tipica delpellegrino. Senza una meta che dia senso al pre-sente, l’esistenza del turista si converte in fram-mentaria, in una ricerca ansiosa della gratificazio-ne istantanea. Niente è definitivo: il turista usa,consuma e se ne va. L’individuo moderno è lontano da se stesso, senzatempo né voglia di pensare ai problemi esistenzia-li. Preferisce incentrarsi su questioni pratiche e,inoltre, lo fa in modo frammentario, senza unavisione d’insieme. È curioso, per esempio, chetante persone usino oggi anabolizzanti e altre dro-ghe per ottenere un corpo perfetto, pur sapendo chequelle sostanze, a lungo termine, potranno danneg-giare irrimediabilmente la loro salute. La precarie-tà della vita spinge il turista a incentrarsi sull’im-mediato, lasciando da parte le questioni più pro-fonde sulla vita e sulla morte.

Il turista non accetta il limite e la differenzaIl turista è sempre alla ricerca della soddisfazioneimmediata e ha molte difficoltà per accettare illimite e la differenza. Non cerca di ottenere grandimete esterne, bensì sentirsi bene con se stesso11. IMedia rinforzano questa pretesa ingenua e perico-losa di voler ottenere tutto, immediatamente e

senza sforzo. Libri e film offrono soluzioni “magi-che” a qualunque problema quotidiano. Non ènecessario impegnarsi per ottenere un obiettivo,basta trovare la tecnica adeguata. Ho difficoltà dicomunicazione o mi piacerebbe conquistare l’amo-re di una giovane? Invece di avvicinarmi conrispetto ed assumere la sfida dell’alterità, mi servopiuttosto di un rito magico che facilita le cose. Miangoscia un dubbio sul mio futuro? Invece di sfor-zarmi nel cercare una soluzione intelligente, prefe-risco usare quella specie di “stregoneria” che, inol-tre, si presenta come innocente, inoffensiva e a por-tata di chiunque. La divinità, la natura e le altre persone finisconoper trasformarsi in oggetti che l’individuo tenta dimanipolare senza alcun scrupolo.

Il turista non accetta la propria fragilitàDi fronte alla malattia, alla morte, al dolore sentiamoil bisogno di trovare un senso. Queste realtà esigonopure la compassione, la tenerezza, l’ascolto, l’acco-glienza, la condivisione. Con i progressi della ricerca,riusciremo a sconfiggere l’Alzheimer, il Parkinson,ma altre malattie, ancora sconosciute, prenderanno illoro posto... Bisogna, quindi, impostare la società sullacomunione e non sul possesso, non sulla volontà dipotenza. È necessario incoraggiare una cultura del limite difronte a una realtà che può essere dura e difficile.Lo sviluppo della propria personalità, in armoniacon se stesso e con gli altri, non è possibile senzal’ospitalità rispettosa, senza i piccoli sforzi di ognigiorno, senza il compromesso quotidiano per supe-rare gli ostacoli e le tensioni. Occorre accettare illimite, il possibile fallimento, come elementonecessario dell’autentica crescita.

1.2.2. Lontano dagli altriL’individualismo moderno haesaltato il valore dell’identità per-sonale a scapito dei legami fami-liari e sociali che davano consi-stenza e continuità alle comunitàtradizionali. In questo modo, l’in-dividuo è diventato più libero, maanche più insicuro e sradicato. Il“diritto alla differenza” rischia ditrasformarsi in un pericoloso“diritto all’indifferenza”, trasfor-mando l’individuo in un essereanonimo e solitario12.

Virtualmente più “in comunica-zione” ma più soliParadossalmente, quanto più pos-sibilità esistono di comunicare conqualunque persona o luogo delpianeta, più tentato si sente l’esse-re umano ad isolarsi, a sfuggire lacruda realtà e ad evitare l’esigentecontatto faccia a faccia13.

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La difficoltà di accoglie-re la diversitàL’attuale società dell’in-formazione permette lacomunicazione globale,ma può ostacolare anchel’accettazione della dif-ferenza e della diversi-tà14. I Media sono in grado diabbattere le barrierecostruite sulla razza,nazionalità, lingua oideologia, ma possonopure spingere l’indivi-duo a relazionarsi unica-mente con persone chegli sono molto simili,trasformando l’altro inuna mera proiezione dise stesso15. Il contattovirtuale non impegna,non suppone rischio nécompromesso, neanche esige l’assunzione dellapropria identità.

Il turista usa, consuma e se ne vaIl turista vive le relazioni personali (perfino quelledi tipo sessuale) come se fossero un altro prodottodi consumo. Rinuncia all’impegno di farle cresce-re e renderle stabili. Il “finché morte non ci separi“si trasforma in un semplice “mentre questo funzio-na”. Risulta significativo il crescente numero deicelibi16 e di quelli senza legami personali stabili.Mentre il pellegrino dipende dagli altri per conti-nuare il suo viaggio e, pertanto, vive nella gratuità,affettivamente unito a tutti, il turista paga e recla-ma diritti. Non si sente legato né agli altri né allecose. Tutto è per lui transitorio, effimero, funziona-le.

Il turista non ospita l’altro come fratelloIl turista accetta senza problemi che la scienza e latecnica possano trasformare gli esseri umani inoggetti costruibili in laboratorio, sopprimibiliquando sono avariati, utilizzabili per ottenere pezzidi ricambio (mercato d’organi e d’embrioni). Di fronte a questa mentalità utilitarista, bisognarispettare la dignità della persona come limite insu-perabile della ricerca. È giusto che l’uomo adoperila sua intelligenza per alleviare le sofferenze deisuoi simili. La ricerca è preziosa e necessaria, masi deve compiere entro i parametri inviolabili del-l’eticità.

Il turista non ospita gratuitamente neanche il pro-prio figlioAnche i figli entrano nella logica del possesso.Avere un figlio è un desiderio naturale, però quan-do questo desiderio diventa un’ossessiva volontà dipotenza, disposta a tutto, la maternità smette d’es-

sere ospitalità gioiosa e gratuita del dono della vita,bensì un’esigenza ossessiva del diritto al figlio. Ilfiglio diventa un oggetto posseduto, programmatosecondo i propri desideri, scelto da un “catalogo”.Così facendo, si perdono completamente di vista lameraviglia e il rispetto di fronte al mistero del tu.Si dimentica che ogni essere umano ha bisogno diessere accolto come mistero che ci sorpassa e quin-di amato gratuitamente.

1.2.3. Lontano dalle cose: il consumismo indo-lentePer il turista, le creature non sono sorelle, bensìoggetti da sfruttare. Egli non può affezionarsi a unarealtà che non sente come propria. Cerca di affer-marsi accentuando la propria indipendenza da tuttoe da tutti: vede la realtà in funzione di sé stesso. Inquesto modo, il turista si trasforma in un consuma-tore perfetto, che usa senza scrupoli tutto quantotrova, per poi abbandonarlo o gettarlo via. La nostra società promuove e stimola il consumi-smo del turista. Oggi si presenta l’essere umanocome un consumatore da soddisfare, qualcunosempre disposto ad abbracciare il mito del progres-so illimitato e la ricerca compulsiva del massimobeneficio. Il macchinario capitalista ha bisogno diconsumatori voraci che garantiscano i pingui bene-fici imprenditoriali. A questo scopo, si inducononuove necessità e si presenta come virtù sociale ciòche prima era considerato un pericoloso sprecoegoista. Lo “spendaccione” compulsivo è diventa-to un cittadino esemplare (“vizi privati, pubblichevirtù”), che rende possibile il buon andamento del-l’economia. L’etica del risparmio è stata sostituitadall’imperativo “morale” del consumismo. Non siparla più dei valori della moderazione e dellasobrietà. La pubblicità presenta tutto come necessi-tà basilare, impellente, imprescindibile. Il nuovo

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“vangelo economico del consumo” (Cowdrick,1927) induce l’insoddisfazione come base dellosviluppo. Un esempio tipico è stato la trasforma-zione della Coca-Cola, che passò da sciroppomedicinale a bibita comune, perché era più facilevenderla appellando alla sete che presentandolacome rimedio delle emicranie17.

1.2.4. Lontano da DioIl turista fugge dall’incontro col Dio trascendente:preferisce un dio a misura La fuga dall’esigente contatto “faccia a faccia” sipresenta anche come rifiuto del completamenteAltro, cioè del Dio trascendente, personale. Risultapiù comodo farsi un dioaddomesticato, compia-cente, che confortasenza esigere la negazio-ne di se stesso e senzadover portare il pesodella croce. La ricerca ansiosa dellapropria soddisfazione ela crescente privatizza-zione della vita socialespingono a privatizzareanche l’esperienza reli-giosa18, a cercare la cer-tezza entro se stesso ed arifugiarsi in un mondospiritualistico ed illuso-rio. In questo modo,secondo Beyer, la globa-lizzazione starebbe emarginando la religione19,relegandola a qualcosa di privato e individuale20.

Una religiosità “fai da te”Molti si avvicinano alla religione come se andasse-ro ad una caffetteria a prendere il cocktail di cre-denze che meglio si adatti ai loro gusti o necessi-tà21. Esiste una grande varietà di prodotti e formule che“garantiscono” lo sviluppo spirituale, in modoautomatico ed immediato. Sono elaborati sullabase di combinazioni di materiali psicologici, tera-peutici, magici, pseudo-scientifici, esoterici.Ognuno è invitato a mescolarli ulteriormente22, perottenere così il beveraggio che meglio possa soddi-sfare il proprio ego e le proprie fantasie di potere oavventura23. In fin dei conti, si tratta di una religiosità magica,“pronta” all’uso, un nuovo prodotto del consumi-smo che c’invade24.

Il New AgeL’indebolirsi o l’assenza del confronto personale,col conseguente soggettivismo ed autonomia narci-sista, si apprezza chiaramente in alcune manifesta-zioni spiritualistiche recenti. Movimenti come il New Age, o il Next Age25 pro-clamano che ognuno è libero di creare la religione

che meglio si adatta alla propria esperienza indivi-duale, perché la divinità si trova nel nostro interno.Conseguentemente, si rinuncia all’esigente relazio-ne con Dio, si cerca la salvezza nel presente e simette in dubbio la tradizione delle religioni tradi-zionali. Il dio “New Age” non è l’infinitamente altro, chemi interpella continuamente ad un dialogo esigen-te e personale, bensì una divinità di tipo panteista.Si presenta come importante solo la propria inte-riorità, relegando a un secondo piano la relazionecol prossimo e la responsabilità sociale o politica. La grazia divina non è necessaria, perché il cre-dente deve salvare se stesso; la fede è sostituita dal-

l’illuminazione interiore(nuovo gnosticismo),mentre scompare qua-lunque riferimento allatrascendenza26.

Alla ricerca intimistadella propria soddisfa-zione L’illuminato sa trovarequello che più lo soddi-sfa, cioè le buone vibra-zioni, le corrispondenzecosmiche, l’armonia.Tutto deve essere al ser-vizio delle proprie sen-sazioni ed esperienze,anche la religione, l’eti-ca e la stessa verità.

Si pensa globalmente ma si agisce localmente, alservizio del proprio ego. Si parla di spiritualità pla-netaria, di totalità, di superamento dei dualismi, maalla fine tutto confluisce nel proprio io, senza esi-gere nessuna rinuncia radicale. Si propone il cambiamento della propria interioritàper poter così cambiare il mondo che lì si riflette,ma si tratta di un cambiamento dolce, poco esigen-te, una mera scoperta della propria potenzialità. Sicerca un’esperienza del “sacro” senza volersi lega-re (re-ligione) all’Altro e agli altri. In questo modo,la New Age, ed altri movimenti simili, dissocianol’esperienza del “sacro” dall’esperienza religio-sa27.

ConcludendoLa New Age, le ciber-religioni ed il consumismo ditipo religioso stanno indicando il paradosso di unmondo più interconnesso e contemporaneamentepiù propenso ad un intimismo narcisista, un mondoche mette al primo posto la propria soddisfazioneed evita il confronto con l’alterità. L’Altro e glialtri sono ignorati o esclusi, invece di essere accol-ti gioiosamente e gratuitamente.

1 CONCILIO VATICANO II, Constituzione dogmatica Lumen gen-tium, 21-11-1964, 7.2 Lettera A Diogneto, 5, citata in L. PADOVESE, Pellegrini…, 17.

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3 Per completare ed ampliare quanto qui indicato sulla figura delpellegrino e del turista: L. PADOVESE, “Pellegrini e forestieri inun’epoca di mobilità. Storia e senso odierno dell’itineranzafrancescana”, en ID., ed., Pellegrini e forestieri. L’itineranzafrancescana, Bologna 2004; Z. BAUMAN, Globalization. Thehuman consequences, Cambridge-Oxford 1998.4 FRANCESCO D’ASSISI, Regola non bollata, [=Rnb], 9,6, inFonti Francescane, [=FF], n. 31.5 FRANCESCO D’ASSISI, Testamento, [=Test], n. 16, in FF 116.I fratelli devono accogliersi incondizionatamente, soprattuttonei momenti di bisogno (FRANCESCO D’ASSISI, Regola bollata[=Rb] 6,9, in FF 91; Rnb 9,13, in FF 32) o malattia (Rnb 10,1;Rb 6,11, in FF 92).6 Test 29, in FF 122.7 CONCILIO VATICANO II, Constitución pastoral Gaudium etspes, 7-12-1965, [=GS] 39.8 Z. BAUMAN, La società dell’incertezza, Bologna 1999, 35;ID., Il disagio della post-modernità, Milano 2002, 97-105.9 “Molte persone sono altamente insicure delle condizioni ele-mentari della loro esistenza”. U. BECK, Libertà o capitalismo?Varcare la soglia della modernità, Roma 2001, 68-69. 10 “Editoriale. La fede cristiana nell’epoca postmoderna”, inCiviltà Cattolica 3418 (1992) 336-337.11 H. BÉJAR, El ámbito íntimo. Privacidad, individualismo ymodernidad, Madrid 19902, 196-199.12 Según Barman, la persona busca colmar su necesidad depertenencia creando otros tipos de comunidades, entre la quedestaca la llamada “comunidad estética”, que fácilmente sedisuelve y se reformula. Z. BAUMAN, Comunidad. En busca deseguridad en un mundo hostil, Madrid 2003.13 La tendenza a “scappare” dall’incontro con l’altro si apprez-za non solo a livello personale, ma anche a livello aziendale,giacché le grandi industrie preferiscono spostarsi a luoghidove non ci sia conflittualità lavorativa . “Perché scontrarsi, sebasta disimpegnarsi?” Z. BAUMAN, Dentro la globalizzazio-ne…, 15. 14 “La società sempre più globalizzata ci rende vicini, ma nonci rende fratelli. La ragione, da sola, è in grado di coglierel’uguaglianza tra gli uomini e di stabilire una convivenza civi-

ca tra loro, ma non riesce a fondare la fraternità”. BENEDETTOXVI, Caritas in veritate, 29-06-2009, [=CV], n. 19.15 T. POSTMES – R. SPEARS – M. LEA, Breaching or buildingsocial boundaries? Side-effects of computer-mediated com-munication, in Communication research 25 (1998) 690; J.K.CHALABY, New media, new freedoms, new threats, in Gazette62 (2000) 19-29. 16 En España, el número de personas que viven solas ha pasado de1,6 millones en 1991 a 2,95 millones en 2001. Desde 1981, el por-centaje de solteros con 25 años creció del 40% al 85%; los solte-ros con 29 años pasaron del 20% al 56%. INSTITUTO NACIONAL DEESTADÍSTICA, “Censos de Población y Viviendas 2001”, inInternet: http://www.ine.es/prensa/np275.pdf.17 Kettering (1929) afirma que la llave de la prosperidad es lacreación programada de la insatisfacción. De este modo, pro-clama el nuevo “evangelio”, propuesto dos años antes por E.COWDRICK (The new economic Gospel of consumption). J.I.GONZÁLEZ FAUS, “La mundialización cosmovisional. Hacia una«oekumene» entre no creyentes y creyentes de diversas religio-nes”, in F. FERNÁNDEZ BUEY et alt., ¿Mundialización o conqui-sta?, Barcelona 1999, 200-202; Cf. J. RIFKIN, El fin del trabajo.El declive de la fuerza del trabajo global y el nacimiento de laera posmercado, Barcelona 1996, 42ss. 18 T. LUCKMANN, The invisible religion. The problem of reli-gion in modern society, New York, 1967, 158-159; cf. F.FERRAROTTI, Una fede senza dogmi, Roma 1991, 112-114. 19 P. BEYER, Religion and globalization, London 1994, 4. 20 La religione non sarebbe di più di “ciò che dà un sensoinglobante alla vita individuale”. F.-X. KAUFMANN, La Chiesacattolica e le sfide della postmodernità, in R. CIPRIANI – G.MURA, ed., Il fenomeno religioso oggi. Tradizione, mutamen-to, negazione, Roma 2002, 46.21 R. CIMINO – D. LATTIN, Shopping for faith. American reli-gion in the new millennium, San Francesco 1998, 187-188.22 “L’ulteriore sincretismo individuale non è solo tollerato, mapersino incoraggiato”. T. LUCKMANN, Trasformazioni superfi-ciali o radicali della religione, in R. CIPRIANI – G. MURA, ed.,Il fenomeno..., 62; cf. H. VAN HOVE, L’émergence d’un “mar-ché spirituel”, in Social Compass 46 (1999) 161-172.

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23 PONTIFICIO CONSIGLIO DELLA CULTURA – PONTIFICIOCONSIGLIO PER IL DIALOGO INTERRELIGIOSO, Gesu Cristo por-tatore dell’acqua viva. Una riflessione cristiana sul “NewAge”, 3-02-2003, (=N-Age) 3,2.24 Sulle caratteristiche delle nuove sette: B.R. WILSON, La reli-gione nel mondo contemporaneo, Bologna 1996 (orig. inglese1982), 113-122. Sulle ripercussioni della globalizzazionesulla religione: L.R. KURZ, Gods in the global village. Theworld’s religions in sociological perspective, Thousand Oaks1995. Una valutazione etico-teologica: R.J. SCHREITER, Thenew catholicity. Theology between the global and the local,Maryknoll 1997; S J. JOBLIN, Chiesa e mondializzazione, inLa Civiltà Cattolica 3542 (1998) 129-141. 25 Una prova del successo della New Age sono i più di 30.000titoli, le migliaia di pagine Web ed i più di 1200 centri rela-zionati con questo movimento. La New Age sorge inCalifornia, negli anni ‘70, benché le sue radici siano anteriori.L. BERZANO, New Age, Bologna 1999, 25-59. Furono signifi-

cativi il festival a Woodstock, New York 1969, e la canzone“Aquarius” del musicale Hair. Alcuni percepiscono già unarevisione di questo movimento, che denominano Next Age, o“Prossima Era”. Cf. M. INTROVIGNE, New Age & Next Age,Casale Monferrato 2000. 26 FR 81. Sulla New Age e movimenti simili: M. FERGUSON,The Aquarian conspiracy. Personal and social transformationin the 1980’s, Los Angeles, 1980; B. DOBROCZYNSKI, NewAge, Milano 1997. Analisi della relazione tra Cristianesimo eNew Age: R. BERZOSA MARTINEZ, Nueva Era y Cristianismo.Entre el diálogo y la ruptura, Madrid 1995; J.C. URREAVIERA, New Age. Visión histórico-doctrinal y principalesdesafíos, Santafé de Bogotá 1996. Sulla relazione tra New Agee gnosticismo: G. FILORAMO, Il risveglio della gnosi, ovverodiventare dio, Bari 1990; M. INTROVIGNE, Il ritorno dello gno-sticismo, Milano 1993.27 C. RIVIÈRE – A. PIETTE, Nouvelles idoles, nouveaux cultes.Dérives de la sacralité, Paris 1990, 117.

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È stata veramente una bella mattinata quella delsabato durante l’incontro della Scuola di Pace“Stili di vita per un nuovo vivere insieme.Riparare la casa della convivenza umana”. Cisiamo recati, per la Celebrazione Eucaristica,nella Basilica di Santa Maria in Trastevere. Perme è stata una vera scoperta, un dono prezioso.Ci siamo inoltrati per le vie di Trastevere e,d’improvviso, siamo sbucati in una piazza confontana ed una bella Chiesa con colonne emosaici; era la nostra meta. Una nostra consorel-la, Maria Rosa, ci ha fatto da guida sofferman-dosi sull’importanza di questa Basilica che sorgemolto probabilmente nel luogo in cui si riunivala prima comunità di cristiani e sembra che sia laprima Chiesa dedicata a Maria in Roma.Tanti i rifacimenti subiti nell’arco dei secoli,l’ultimo restauro significativo, se ho capito bene,risale al tempo di Pio IX. Nel luogo in cui sorgela Basilica c’era stato un evento straordinario:una sorgente d’olio (molto probabilmente petro-lio) era sgorgata all’improvviso dal terreno nellontano 38 a.C. e questo fatto era stato interpre-tato come segno premonitore del Messia dallanumerosa Comunità ebraica che abitava inTrastevere. Sotto l’altare, rialzato per contenerele ossa dei martiri, è presente il punto in cuisarebbe sgorgata la “ fon solei”. Molto belli i mosaici, sia quelli della facciata cheraffigurano Maria in trono che allatta il Bambinoaffiancata da dieci donne con lampade ( le vergi-ni della parabola?) sia quelli dell’abside che raf-figurano Maria incoronata e Cristo sullo stessotrono e la storia della Vergine. Abbiamo potutoosservare varie caratteristiche sia dei mosaiciche delle pitture e molto interessante è stata larivalutazione proposta da Maria Rosa della“Pittura Romana” di fine Duecento, in particola-re quella di Pietro Cavallini. A me sono piaciutimolto gli Angeli con le loro ali colorate e mi è

stato detto che, sempre in Trastevere, a S.Cecilia, ve ne sono di bellissimi negli affreschidel Giudizio Universale. La Celebrazione è statamolto raccolta e tutti siamo stati presi dalla gra-zia di essere lì nel luogo della primitiva comuni-tà cristiana in Roma, sotto la protezione di MariaSantissima: a Lei ci siamo affidati. Con stuporee gioia abbiamo potuto sostare in preghiera din-nanzi all’Icona della Madre delle Clemenze,un’immagine non fatta da mano d’uomo. Fortela suggestione che anche S. Francesco, nel suosoggiorno a Roma, sia venuto a pregare in que-sta Basilica.La mattinata è continuata con una breve pas-seggiata per le vie di Trastevere, ancora son-nolenta, per arrivare all’Orto Botanico. Èstata una piacevole scoperta quella di avereuna guida che non solo ben conosceva pianteed erbe, ma faceva continuamente riferimentibiblici a quelle di cui si parlava nella Bibbia.Abbiamo scoperto solo a fine visita che ilProf. Paolo Guarrera ha curato un’opera, invia di pubblicazione, proprio sulle piantenella Bibbia. Era molto caldo ma le piante adalto fusto ci hanno un po’ protetto dalla calu-ra; le serre erano un forno ma le piante grasseerano veramente eccezionali per forme, colo-ri e inflorescenze. Finalmente ho visto i cedri(ho tante volte parlato ai miei alunni dei cedridel Libano, utilizzati dai Fenici in tanti modi,senza però sapere esattamente come fossero).Piccole aiuole custodiscono le “piante medi-cinali” che ci sono state illustrate con doviziadi particolari. la visita si è protratta per circadue ore ed è stata esemplare per tutti noi lapazienza con cui la mamma di Elisabetta, unanostra consorella, ha sopportato il caldo dallasua carrozzella e, pur non potendo accedere atutti i percorsi, è stata serena e paziente.

Amneris Marcucci

UN INIZIO SPECIALE DELLA SCUOLA DI PACE

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Discorso tenuto da Luigino Bruni, docente diEconomia Politica, Università di Milano-Bicocca,in occasione della Giornata Insieme per l’Europa.

***L’Europa è stata la terra sulla quale è fiorita leco-nomia di mercato, con un contributo decisivo delcristianesimo, e dei suoi carismi (basterebbe pen-sare al solo monachesimo).Oggi questa economia di mercato vive in Europauna profonda crisi, dovuta a due principali fattori:innanzitutto il peso eccessivo che la finanza specu-lativa ha assunto in rapporto alleconomia reale: lafinanza è civile finché è sussidiaria (al servizio)delleconomia reale; diventa incivile e dannosaquando il rapporto si inverte, e beni, servizi,ambiente e lavoratori vengono asserviti e strumen-talizzati dai capitali speculativi.Una seconda causa è una cultura fondata sul con-sumo, che tende a trasformare i beni, anche quellirelazionali, in merci, e così a marginalizzare illavoro umano. Ecco perché alla radice di questagrave crisi cè un deficit antropologico, etico, rela-zionale e quindi spirituale.Che fare allora?Occorrono molte cose nuove. Comunità eMovimenti cristiani e i loro carismi hanno però uncontributo specifico da dare, e a più livelli.Innanzitutto cè il livello della testimonianza e dellavita quotidiana: lEuropa, grazie ai tanti carismi viviin essa, è già popolata di donne e uomini che testi-moniano stili di vita sobri, amanti dellambiente,che sanno condividere i beni e usarli come ponti dicomunione e di comunità. Tutto questo cè già, maoggi lurgenza dei tempi ci spinge a fare di più, e afarlo di più insieme. Questo primo livello vitale è

la base di tutti gli altri, che sono le nuove forme difinanza etica, il consumo critico solidale, le coope-rative, le imprese sociali.A questo proposito, significativo è il progettodellEconomia di comunione, che nato nel 1991 periniziativa di Chiara Lubich oggi riscuote lattenzio-ne di molti imprenditori, lavoratori, ed economistidi vari movimenti cristiani, in tutti i continenti.Questa esperienza pilota, ancora in seme, lancia unmessaggio forte al sistema capitalistico: dice che lavera natura dellimpresa è generare comunione, eche il profitto ha una vocazione sociale e quindi vacondiviso.Essa ci dice che limpresa oggi non fa abbastanzaper il Bene comune se si accontenta di pagare letasse e rispettare le leggi, e delegare allo Stato o aifilantropi tutto il resto. Non basta più: limpresadeve usare la ricchezza per la creazione di lavoro enon per la speculazione, per la formazione dei gio-vani e per progetti a vantaggio degli esclusi. Lapovertà è sempre il grande criterio su cui misurareil Bene comune: se vuoi sapere se una società ègiusta, guarda come tratta i più poveri.È un messaggio forte perché dice che usciremo daquesta crisi ripensando non solo la funzione dellafinanza ma anche la natura dellimpresa e del profitto.È questo il principale messaggio di questa crisi eco-nomica, se vogliamo ascoltarlo e raccoglierlo.Rilanciando e annunciando una economia comecomunione diamo e daremo il nostro apporto ad unafinanza e ad una economia di comunione, alleate eamiche del Bene comune. I carismi cristiani hannocontribuito a far nascere la prima economia di mer-cato: oggi possono e quindi devono dare il loroessenziale contributo per farla rinascere.

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“QUALE ECONOMIA PER IL BENE COMUNE?”Speciale “Insieme per l’Europa”

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Quale comunicazione?Occorre distinguere una comunicazione non auten-tica, anche se può essere efficace e tecnicamenteben condotta, da una comunicazione autentica.Quest’ultima è per la diffusione del bene, per lapromozione della dignità della persona e per unacomunione vera. La comunicazione non è un mezzo, ma una qualitàfondamentale della relazione tra le persone. Quando non si costruisce comunione, quando veri-fichiamo che la comunicazione non è improntataalla reciprocità e non si traduce nella costruzione dicollaborazione e cooperazione all’interno dellasocietà, si può a ragion veduta parlare di comuni-cazione inautentica o di non-comunicazione, alme-no nel senso della verità della comunicazione e deisuoi fini.

Il nostro linguaggio è inautentico quando non è néveritiero (potremmo dire falso) né trasparente,ovvero quando non esprimiamo noi stessi, ma cinascondiamo dietro a una maschera ingannevole.Per esempio un linguaggio inautentico è quelloideologico che non pone in presenza di un’inter-

soggettività (due soggetti si ascoltano reciproca-mente nel rispetto l’uno dell’altro), ma cattura glialtri e non li valorizza come soggetti attivi.

Comunicare è partecipareComunicare significa: “Rendere comune, far partead altri di ciò che è proprio; per lo più di cose nonmateriali” (Vocabolario Treccani).“La comunicazione per un cristiano, nasce dal fattoche l’uomo è chiamato a partecipare. Ciò presuppo-ne e comporta un principio di uguaglianza. In latinocommunicatio contiene il termine munus, ovverodono. Quest’ultimo è il riconoscimento di qualcosache non ci appartiene, che viene messo in comune eal quale tutti siamo chiamati a partecipare, condivi-dendolo allo stesso titolo. La partecipazione, infatti,presuppone un ethos condiviso rispetto al quale ci

riconosciamo tutti vincolati ad un benecomune”(L. Alici, Etica e comunicazio-ne, in “La Parabola”, giugno 2006,p.15).Per molti secoli la filosofia non si èinteressata della comunicatività.Questo interesse è un aspetto delnostro tempo. Venendo alla luce illinguaggio, la svolta linguistica haportato la filosofia a porre l’accentosulla comunicatività e sulla personain relazione.Nel messaggio per la XL Giornatamondiale delle Comunicazioni Sociali,Benedetto XVI scriveva: “La comuni-cazione autentica esige coraggio e riso-lutezza. Esige la determinazione diquanti operano nei media per non inde-bolirsi sotto il peso di tanta informazio-ne e per non adeguarsi a verità parziali

o provvisorie. Esige piuttosto la ricerca e la diffu-sione di quello che è il senso e il fondamento ultimodella esistenza umana, personale e sociale. In questomodo i media possono contribuire costruttivamentealla diffusione di tutto quanto è buono e vero”.

Lucia Baldo

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PER UNA COMUNICAZIONE AUTENTICA

“È necessario che pure su Facebook il cattolico, anche giovane, si faccia subito riconoscere per unostile diverso rispetto a una certa volgarità e superficialità oggi alla moda. Comunicare il Vangeloattraverso i nuovi media significa non solo inserire contenuti dichiaratamente religiosi sulle piatta-forme dei diversi mezzi, ma anche testimoniare con coerenza, nel proprio profilo digitale e nel mododi comunicare, scelte, preferenze, giudizi che siano profondamente coerenti con il Vangelo, anchequando di esso non si parla in forma esplicita. Del resto, anche nel mondo digitale non vi può essereannuncio di un messaggio senza una coerente testimonianza da parte di chi annuncia. Nei nuovi con-testi e con le nuove forme di espressione, il cristiano è ancora una volta chiamato ad offrire una rispo-sta a chiunque domandi ragione della speranza che è in lui”.

(Papa Benedetto XVI)

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Gli interventi di studiosi e ricercatori di chiara fama -padre Josè Antonio Merino, docente di filosofia dellaPontificia Università Antonianum; Argia Passoni, pre-sidente Nazionale della Fraternità Francescana “FrateJacopa”, responsabile della Scuola di Pace Nazionale;prof. Marilena Tomarchio, docente presso il diparti-mento di Scienze della Comunicazionedell’Università di Catania; ing. Filippo Gravagno,docente presso il dipartimento di Ingegneria eUrbanistica dell’Università di Catania, responsabilescientifico partnership Università-Associazioni Valledel Simeto - sono stati seguiti da oltre trecento tra stu-denti e genitori che hanno avuto la straordinaria oppor-tunità di riflettere su temi di grande valenza formativa,sociale, culturale incentrati sul binomioPace/Giustizia. Una occasione da tempo voluta inAdrano e sollecitata dall’Istituzione scolastica ospitan-te e dal Comitato Civico Salute-Ambiente onlus,significativa presenza socio-culturale preposta allatutela della salute individuale e collettiva, alla salva-guardia e alle valorizzazione del territorio. Dopo i saluti, il dirigente scolastico prof.Giuseppe Monforte ha evidenziato come la scuola,aperta al territorio e sensibile alle proposte educa-tive che giungono da altre agenzie formative,rimane disponibile ad avviare un processo di inte-razione per meglio coniugare i percorsi didattici dicarattere trasversale con le tema-tiche che caratterizzano la Scuoladi Pace. Ad apertura dei lavori, AntoninoLo Monaco - presidente regiona-le per la Sicilia della FraternitàFrancescana “Frate Jacopa” ecomponente del Consiglio diAmm.ne della Soc. Coop. “FrateJacopa” - nel presentare i relatoriintervenuti e nell’indicare i moti-vi dell’incontro, inserito in unapluralità di interventi in Sicilia,ha esplicitato le finalità dellaScuola di Pace, espressione eriflesso dello spirito francescanoma anche della necessità di dif-fondere una cultura di pace inte-sa come consapevole conoscenzadi elementi che contribuiscono acreare condizioni di giustiziareciproca tra gli uomini, tali dadisseminare stabili condizioni dipace e di armonia tra gli uomini eil Creato.Su temi di alto profilo etico-filo-

sofico, importanti quanto impegnativi, e nello spe-cifico Etica e tutela dell’ambiente, ha parlatopadre Josè Antonio Merino. L’illustre studioso hadimostrato, tra l’altro, come di fronte al problemaambientale e ai suoi molteplici aspetti si deve rea-gire positivamente: se, infatti, la persona o la col-lettività vuole creare un movimento di pace deveiniziare col fare pace con la natura. Da questa cer-tezza prende avvio il ragionamento secondo cuioggi non c’è un’etica al singolare da valutare eosservare ma siamo di fronte a tantissime etiche;interessa, pertanto, creare un rapporto umano eumanizzante con la natura, necessita che la perso-na sia in rapporto con la natura tramite il corpo, lavisione, tutti i suoi sensi e i sentimenti che ne sca-turiscono. Il mondo è meraviglia! In una terra,poi, come quella di Sicilia lo stupore che ne deri-va è fonte di ispirazione, di emozione pari a ciòche l’emozione provata ha significato per i filoso-fi: ispirazione che plasma l’essere umano fino arenderlo tutt’uno con la natura. Il monito che padre Merino ha lasciato ai giovanistudenti come agli adulti educatori è quello di riu-scire ad avere un rapporto fecondo e creativo conl’ambiente e la natura tutta, imparare a sapere abi-tare il mondo tramite una pedagogia etica perpotere creare possibilità e condizioni secondo cui

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“EDUCARE ALLA GIUSTIZIA E ALLA PACE”La Scuola di Pace Nazionale ad Adrano sabato 28 aprile 2012

Aula Magna dell’Istituto d’Istruzione Superiore Statale “Pietro Branchina”

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l’uomo non può e non deve vivere da padroneassoluto o usufruire degli elementi che costitui-scono l’ambiente in forma abusiva ed egoistica:l’uomo deve “applicare un’etica del qui e deldopo”, presupposti indispensabili per poterecostruire realtà e condizioni di vita positive per legenerazioni future. Singolari le considerazioni e i quesiti che ne sonoscaturiti, preludio di interessi plurimi per studentidi un istituto tecnico non avvezzi a considerazio-ni di ordine filosofico. La cura del Bene Comune nelle sue diverse acce-zioni è stato argomento cardine su cui si è soffer-mata a riflettere e a fare riflettere Argia Passoni.Soffermandosi, infatti, su come il concetto stessodi Bene Comune sia legato al rapportoGiustizia/Pace – binomio dal quale non si può pre-scindere nell’operare una corretta considerazionevaloriale della vita – la presidente ha richiamatol’attenzione dell’uditorio alla moderna visionedell’umanità come unica famiglia e a considerareil Bene Comune in modo squisitamente idealerispetto alle tante spinte individualistiche ed egoi-stiche che lo confondono con gli interessi indivi-duali. Proprio questi interessi vanno superati atutto vantaggio di una positiva visione dei dirittiumani di terza generazione – quali la pace, lo svi-luppo, la giustizia, l’ambiente –; diritti propri del-l’era dell’interdipendenza che rendono gli esseriumani artefici e protagonisti/fruitori dell’attuazio-ne di tali diritti nell’ambito di una nuova visionedella vita dove l’etica della sobrietà, della gratuitàe del limite possa aprire alla condivisione, dive-nendo criterio sociale riparatore per l’attuazionedei principi fondanti della pace.

Sono seguiti pari momentidi riflessioni e la dimostra-zione di come il BeneComune non sia assuntoteorico, astratto, irraggiun-gibile bensì possa esserescientemente costruitoassieme e tutelato da cia-scuno rendendo attuabili ipresupposti teorici di Pacee di Giustizia. Il progetto nazionale“Ortidi Pace”, presentato dallaresponsabile per la regionesiciliana prof. MarilenaTomarchio, ha incuriositoper la unicità didattico-formativa e per la specifi-cità che, dal suo nascerecome progetto e fino allasua realizzazione inAdrano, ha visto coinvolterealtà diverse ed eteroge-nee. L’esigenza sociale dirisanare un’area degradatadella città di Adrano, con-

seguenza della pluriennale incuria, ha sollecitatogli abitanti del quartiere a chiedere interventisignificativi. Il Comitato Civico, sensibile a talirichieste e amareggiato per l’evidente totaleabbandono di un Bene Comune trasformato daspazio pubblico – originariamente destinato aparco – a vera discarica, si è fatto promotore delprogetto“Orti di Pace” calando nella realtà loca-le un’esperienza nazionale e coinvolgendo in par-tnariato operativo-didattico-funzionale, assiemeall’associazione Vivisimeto, i ricercatori delDAU dell’Università di Catania, il 2° Circolodidattico “don A. La Mela” di Adrano, la sez. geo-metra dell’I.I.S.S. “P. Branchina” di Adrano,l’Amm.ne comunale. L’applicazione didattico-sperimentale si è così sapientemente coniugata aduna esigenza sociale e si è posta in continuità conla linea programmatica della rete degli Orti dipace sorta nel 2009 nel contesto dell’Ecoistitutodi Cesena. L’esperienza di Adrano risponde pie-namente agli obiettivi del Coordinamento Orti dipace in Sicilia, organismo di raccordo tra realtàche operano sul territorio siciliano nell’ambitodell’istruzione, della formazione, della riabilita-zione, ricorrendo a pratiche di colture collocabilinel contesto delle biotecnologie e del bioregiona-lismo in cooperazione tra Università, Scuola,Enti, Istituti di ricerca, Centri di recupero,Impresa sociale, e che promuove e sostiene inter-venti condivisi finalizzati alla diffusione di com-portamenti eco-sostenibili e alla valorizzazione ditecnologie eco-compatibili. La prof. Tomarchio ha continuato illustrandocome la prospettiva pedagogica di riferimentoguarda prioritariamente a una pratica della coltura

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della terra quale esercizio atto a innescare proces-si di riconversione dell’uomo da fruitore passivo asoggetto produttore, generando un’ormai impre-scindibile assunzione di consapevolezza rispetto aiquotidiani comportamenti di consumo. Nel quadrod’intenti espresso dal Coordinamento Orti di pacein Sicilia, spazio privilegiato assume l’attività diprogettazione e realizzazione di specifici percorsiformativi, allo scopo di sperimentare, anche inchiave educativo-didattica, itinerari di conoscenzadel mondo vegetale, delle sue specie, delle suecaratteristiche, dei meccanismi di interazione conl’ecosistema. All’interno dell’iniziativa si colloca-no anche esperienze di impresa sociale legate alcooperativismo e all’associazionismo, espressionedi quel privato-sociale che ha trovato nella coltiva-zione della terra secondo i canoni della cosiddetta“agricoltura biologica” uno spazio diazione orientato di volta in voltaall’educazione all’ambiente, allapromozione della legalità, al recupe-ro e all’inclusione sociale di soggettisvantaggiati. Su tale terreno, peraltro, non pocheesperienze d’avanguardia di scuolaattiva e campi scolastici, realizzate nelPrimo Novecento in Sicilia (e anche adAdrano), testimoniano l’esistenza diuna peculiare, vivace tradizione di spe-rimentazione pedagogica.Di come il territorio, l’ambiente incui viviamo, e in essi la relazioneGiustizia-Pace, possano essere con-templati in buone pratiche e “costrui-ti” mediante un’ottica di partecipa-zione diretta e attiva degli abitanti harelazionato l’ing. Filippo Gravagno,docente presso il dipartimento di Ingegneria eUrbanistica dell’Università di Catania - responsa-bile scientifico della partnership Università-Associazioni Valle del Simeto. Nel presentare il“Patto per il fiume Simeto” quale importante stru-mento di pianificazione condivisa che vede impe-gnate nella sua “costruzione” Enti, Istituzioni,Associazioni, Cittadini capaci di vivere il territorio,tramandarne i patrimoni immateriali di cui sonounici custodi, applicare le buone pratiche di unagestione rispettosa dell’ambiente e delle sue legginaturali, l’ing. Gravagno ha indicato l’iter procedu-rale per la realizzazione del Patto e l’inserimentodella rete operativa negli Statuti comunali dellecittà che sorgono lungo l’asse del fiume Simetotutto a vantaggio dei diritti propri di terza genera-zione e ha sostento con forza come una cultura dipace è un insieme di valori, attitudini, tradizioni,comportamenti e sistemi di vita condivisi; nellospecifico, ha dato contezza del recentissimo eventodel 26 Aprile 2012 che ha visto tutti uniti nel nomedel Simeto. Il fiume più importante della Sicilia,con la sua storia, la sua gente, la sua cultura, è statoil protagonista del Protocollo d’Intesa sottoscritto

nella prestigiosa sede comunale di Palazzo deiBianchi di Adrano, da rappresentanti di Enti locali,Università e Associazioni dell’area di interesse delSimeto. Il Protocollo d’Intesa, finalizzato ad avvia-re il Patto per il fiume Simeto e la definizione delloStatuto del Fiume comprende obiettivi che riguar-dano la valorizzazione e la salvaguardia di tutta laValle del Simeto: un processo partecipato per costi-tuire uno scenario condiviso volto a facilitare ildialogo tra i soggetti che, a vario titolo e ciascunocon proprie competenze e responsabilità, operanonella Valle del Simeto. All’Ateneo catanese vieneassegnato il ruolo di ente catalizzatore che dovràpromuovere ricerche in partnership con i soggettiattivi del territorio. Le dotte argomentazioni hanno sollecitato l’inter-vento del vice Sindaco avv. Turi Liotta, ass.re alla

Pubblica Istruzione del Comune di Adrano. Egli,esprimendo vero apprezzamento per le esperien-ze di studio e di ricerca presentate durante l’in-contro, si è detto disponibile a porre in essere tuttele condizione istituzionali per favorire l’avvio diuna collaborazione di cui l’utenza e non solo sco-lastica sente necessità di presenza.Traendo le giuste considerazioni, si è portati a direche la coscienza di educatori, di responsabili del-l’istruzione e della formazione umana, della ricercapedagogica, della promozione sociale in Sicilia enon solo chiama a iniziative che siano di incremen-to, raccordo e tutela di tutte quelle buone praticheche aprono, sul campo, orizzonti di crescita diffusadell’esercizio attivo e critico delle intelligenze. La partecipazione all’incontro, particolarmentecalorosa e animata da pregevoli armonie musicalie da significative proiezioni di immagini ispiratea paesaggi e ambienti di pregio naturalistico, si èrivelata preziosa per pensare a futuri percorsi ope-rativi.

Chiara prof. Longodocente presso l’I.I.S.S. “P. Branchina” - Adrano

pres. Comitato Civico Salute-Ambiente onlus

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AFRICA/COSTA D’AVORIO - “No al livella-mento culturale, sì alla riscoperta della ricchez-za della cultura africana” afferma il Card. Sarr“È giunto il tempo in Africa di dire no al livellamen-to culturale, conseguenza della globalizzazione” haaffermato il Cardinale Adrien Sarr, Arcivescovo diDakar (Senegal) e primo Vice Presidente delSimposio delle Conferenze Episcopali di Africa eMadagascar (SECAM/SCEAM), nella relazioneintroduttiva al Comitato di direzione del Forum“Fede, cultura e sviluppo” che si è tenuto ad Abidjan(Costa d’Avorio) dal 10 all’11 luglio. L’incontroaveva lo scopo di preparare il Seminario “Cultura eSviluppo in Africa” che si terrà nel novembre 2012 aDar-es-Salam, in Tanzania, organizzato dalSECAM/SCEAM in collaborazione con il PontificioConsiglio per la Cultura.La necessità di creare un forum dedicato a“Cultura e Sviluppo in Africa” era emersa dalleraccomandazione di un meeting organizzato adAbidjan nel 2010 dalla Congregazione perl’Evangelizzazione dei Popoli e dal PontificioConsiglio per la Cultura. Un’urgenza che è stataribadita dal Cardinale Sarr, il quale ha sottolinea-to: “È tempo di riscoprire la ricchezza delle cul-ture africane, e di tradurre in comportamentocostante, individuale e comunitario, e a tutti ilivelli sociali, i valori della solidarietà, il rispettoper la sacralità della vita, il significato del bam-bino, della donna, dell’anziano, della famiglia,che sono veicolati dalle nostre culture. È arrivatodavvero il momento di promuovere la culturaafricana, senza complessi di inferiorità o di supe-riorità. È giunto il momento di avere l’audacia dirifiutare uno sviluppo che non tiene in considera-zione la nostra cultura”.

(L.M.) (Agenzia Fides 12/7/2012)

ASIA - Appello dei Vescovi asiatici: “No allaguerre e al commercio delle armi”I Vescovi asiatici chiedono “la fine delle guerre edelle ostilità nei diversi contesti dell’Asia”, “unmaggiore impegno delle istituzioni per la pace glo-bale”, “lo stop immediato al traffico delle armi”,che contribuisce a insanguinare il continente.Come riferito all’Agenzia Fides da p. NithiyaSagayam, Ofm Cap, segretario dell’Ufficio per loSviluppo Umano, in seno alla Federazione delleConferenze Episcopali dell’Asia (FABC), iVescovi hanno aderito all’iniziativa lanciata dalsuo Ufficio FABC in occasione dl 50° anniversariodell’Enciclica di Papa Giovanni XXIII “Pacem inTerris” e in vista delle “Settimana per il Disarmo”,promossa a livello delle Nazioni Unite, mentremolte nazioni si accingono a firmare il Trattato sulCommercio delle Armi, che intende limitare eregolamentare il fenomeno.

Hanno aderito all’appello, inviato all’AgenziaFides, numerosi leader religiosi dell’Asia, tra cuidue Cardinali, 20 Arcivescovi, 10 Vescovi, non-chè altri 5.000 rappresentanti di diverse fedi, datoche il testo è stato poi esteso alle altre comunitàreligiose. L’appello è stato consegnato alSegretario Generale delle Nazioni Unite, Ban KiMoon.Il documento si rivolge ai leader mondiali chieden-do di “lavorare per la pace e l’armonia attraverso ildisarmo” e “approvando il Trattato sul commerciodelle armi”. “Ogni arma che si produce è un furtoa coloro che hanno fame” si ricorda. Il commerciodelle armi, che a livello globale ha un volume diaffari di 1.000 miliardi di dollari l’anno, è unacausa importante di forti e ampi abusi sui dirittiumani. Alcuni governi investono più in spese mili-tari che su sviluppo sociale, infrastrutture di comu-nicazione e sanità messi insieme.I Vescovi ricordano che il Trattato sul commerciodelle armi, che prevede meccanismi di controllo emonitoraggio, “fornirà un importante contributoalla promozione di una vera cultura della pace,attraverso una collaborazione responsabile tra glistati”. Il commercio delle armi alimenta le guerre,genera gravi ritardi nello sviluppo umano, produceinstabilità e conflitto, diffonde una cultura di vio-lenza e criminalità. L’obiettivo ultimo, si rimarca,deve essere il disarmo, che eviti violenza, morte egenocidi.

(PA) (Agenzia Fides 12/7/2012)

AMERICA/COLOMBIA - Appello dei Vescovial governo e alla guerriglia: “il conflitto devecessare!”Il Presidente della Conferenza EpiscopaleColombiana, Sua Ecc. Mons. Ruben SalazarGomez, ha rivolto un appello urgente al governoe ai guerriglieri perché aprano i negoziati di pace,secondo le notizie pervenute all’Agenzia Fides.“Il conflitto armato deve cessare” ha detto Mons.Salazar Gomez, Arcivescovo di Bogotà, in occa-sione dell’apertura della 93.ma AssembleaPlenaria della Conferenza Episcopale, durante laquale i Vescovi analizzeranno in dettaglio lasituazione sociale, economica e ambientale inrelazione all’attività mineraria, legale e illegale.Dopo l’apertura dell’Assemblea, l’ArcivescovoSalazar Gomez ha parlato con i giornalisti sullaquestione del conflitto colombiano, sottolinean-do che la Chiesa è favorevole ai progetti appro-vati dal Congresso: la legge sulle terre e quellaper il risarcimento alle vittime del terrorismo,oltre al disegno di legge per nuove norme legaliinerenti al processo di pace. Ha però segnalatoche non è aumentata la sicurezza in Colombia,perché, a suo parere, la strategia della guerriglia

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SSUUCCCCEEDDEE NNEELL MMOONNDDOO

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è cambiata: ci sono attacchi terroristici difficilida controllare che provocano molta paura nellapopolazione.La 93.ma Assemblea Plenaria della ConferenzaEpiscopale Colombiana si svolge dal 9 al 13 luglio;L’analisi del settore minerario e la nuova normati-va pastorale sono i due temi centrali.

(CE) (Agenzia Fides, 10/07/2012)

AFRICA - I danni del “Protocollo di Maputo”sulle donne e sulle società africaneSei milioni di aborti solo nel 2011; ampia diffusio-ne di pratiche come la sterilizzazione delle donne;ricorso sistematico alla contraccezione e a metodidi controllo delle nascite, che promuovono un pro-gramma di radicale trasfor-mazione delle società africa-ne, orientandole verso leideologie distruttive della vitaumana: sono i danni e le feri-te provocate dal “Protocollodi Maputo”, approvato nelluglio 2003, dall’Assembleadell’Unione Africana aMaputo, in Mozambico. Lodice, in una nota inviataall’Agenzia Fides, p. ShenanJ. Boquet, Presidentedell’Ong “Human LifeInternational” (HLI), impe-gnata in tutto il mondo indifesa della vita nascente. “Sitratta di una anniversario daricordare ma non da celebra-re”, afferma il presidente di HLI. Il documento, ilcui titolo originale è “Protocollo della Carta africa-na sui diritti dell’uomo e dei popoli sui diritti delledonne in Africa”, “ha messo in moto una agendache ha radicalmente influenzato il continente afri-cano, incoraggiando i gruppi di controllo dellapopolazione in Africa”, nota p. Boquet. “I sosteni-tori del Protocollo di Maputo vogliono farci crede-re che l’obiettivo primario del loro documento è lamutilazione genitale femminile (MGF), un crimineefferato che viola la dignità delle donne e colpiscequasi due milioni di donne africane ogni anno”,spiega. Tuttavia, la MGF è menzionata solo unavolta nel documento, che si concentra perlopiù sutemi come la legalizzazione dell’aborto, la contrac-cezione e la sterilizzazione. “Il documento – prose-gue – promuove un cambiamento della famigliatradizionale chiedendo l’eliminazione della discri-minazione nei confronti delle donne, che è sempreingiusta e immorale. Tuttavia l’uso di questo ter-mine all’interno del protocollo è destinato a pro-muovere il libero esercizio dei diritti sessuali delledonne, vale a dire la libertà di cercare un aborto,contraccezione e sterilizzazione”. Il Protocollochiede il libero uso e la distribuzione di contraccet-tivi abortivi e stabilisce che gli stati africani adotti-no “nuovi metodi pedagogici per modificare i

modelli sociali e culturali di comportamento didonne e uomini”. “È il tentativo radicale di ridise-gnare e riorientare le menti e le vite di milioni dipersone, con una propaganda di morte che distrug-ge il fondamento stesso di una società e mette indiscussione la sua esistenza futura”, scrive p.Boquet. “Tali politiche provocano il crollo dellafamiglia, la crescita del numero degli orfani, dellefamiglie senza padre e della promiscuità. La men-talità contraccettiva e abortiva, legalizzata e appro-vata dal Protocollo di Maputo, non porterà ad unminor numero di aborti, come i suoi sostenitorivorrebbero farci credere, ma molti più aborti”,ammonisce il presidente di HLI. Infatti, secondo lestesse associazioni che promuovono il controllo

della popolazione come“Planned Parenthood”, ilnumero degli aborti in realtà ècresciuto in Africa tra il 2003e il 2008.HLI, che opera in diversenazioni africane, continuerà adifendere la vita e a diffonde-re una “cultura del rispettodella vita, secondo i valoricristiani”, conclude.

(PA) (Agenzia Fides7/7/2012)

O C E A N I A / P A P U ANUOVA GUINEA - Un net-work Tv, radio e web dedi-cato al Beato Pietro To RotIl Beato Pietro To Rot, il laico

martire della Papua Nuova Guinea di cui la Chiesacelebra nel 2012 il centenario della nascita, prose-gue nel XXI secolo l’opera di evangelizzazionedella popolazione della Papua tramite una radio euna televisione a lui intitolate. Come riferisconofonti di Fides nella Chiesa locale, il network dicomunicazione chiamato “La voce di Pietro ToRot”, include servizi radio, tv e web ed è stato lan-ciato, in occasione del centenario, dalla diocesi diBereina, guidata da S. Ecc. Mons. Rochus TatamaiMSC. In un messaggio inviato a Fides, il Vescovosottolinea la volontà di “testimoniare Cristo trami-te il lavoro dei mass media, soprattutto radio e tele-visione, con Internet e i social network”.“La voce di Pietro To Rot”, trasmette nelle localitàdi Kerema, Vunapope, Malmaluan, Bereina,Lorengau e nel prossimo futuro a Port Moresby. Ilprogetto vede una piena collaborazione ecumenicacon le altre Chiese cristiane, per la diffusione deivalori umani e cristiani nella società.Il netowork cattolico fornirà, inoltre, servizi, pro-grammi e produzioni televisivi alla “Kundu2”, emit-tente del servizio televisivo pubblico in Papua: in talmodo, raggiungerà un pubblico molto vasto nelpaese. Su Internet il nuovo network è visibile agliindirizzi www.voiceoftorot.com ewww.torot.tv .

(PA) (Agenzia Fides 7/7/2012)

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Questo pellegrinaggio in Terra Santa è stato lunga-mente atteso; solo in età matura sono riuscita a realiz-zare il sogno che custodivo nel cuore. Ci ha guidatosia nella fase preparatoria che nella realizzazione P.Renato Russo.Alzarsi alle tre del mattino per trasferirsi all’aereopor-to, sopportare una lunga attesa per l’imbarco, un ritar-do di due ore nel decollo e pure lo smarrimento di unbagaglio all’arrivo, ha pesato un po’ però, una voltaarrivati a destinazione, Nazaret, c’è stata una sorpresameravigliosa: il nostro albergo era ad un passo dallaBasilica dell’Annunciazione e, aperte le persiane dellacamera, avevo davanti a me la facciata della Basilicailluminata da una luce soffusa. È stato meraviglioso ripercorrere le tappe della vita diGesù, essere nel luogo dove si sono verificati gli even-ti di cui tante volte avevo sentito parlare nei Vangeli.Ogni tappa è stata accuratamente preparata dallanostra guida con continui riferimenti biblici, geogra-fici, storici; ogni mattina è iniziata con l’AngelusDomini, inciso in latino sulla facciata della Basilicadell’Annunciazione.La mattina presto è stato bello scoprirne l’interno; unagrotta individua il luogo dell’annuncio dell’Angelo aMaria, il luogo del sì di Maria, il luogo in cui il Verbosi è fatto Carne.Nella zona intorno alla Basilica vi sono varie grotteabitative che ci hanno fatto capire concretamentecome viveva la gente in quegli spazi, come aveva vis-suto la Santa Famiglia e, dopo la celebrazione allaChiesa di S.Giuseppe, abbiamo potuto visitare unosito archeologico che possiamo considerare quasi unbattistero. Ci sono gradini esterni che servivano al bat-tezzando per scendere in unagrotta dove rimaneva al buioper rendersi conto che la suavita era nelle tenebre; pervedere ci vogliono sì gli occhi,ma la luce è indispensabile ela luce è dono (non basta laragione per vedere). Sei qua-drati rappresentano i primiAngeli alla cui presenza avve-niva il Battesimo; un canalettodi scolo è immagine delGiordano attraverso il quale siaccede alla Terra Promessa;c’è poi una pietra di basalto,che significa la roccia che èCristo, su cui saliva il battez-zato; nella risalita sette gradinirappresentano i doni delloSpirito Santo che servono perpoter vivere la Grazia.Ci siamo soffermati anchenella Sinagoga a rileggerel’episodio evangelico in cui

Gesù , alzandosi a leggere, proclamò “Lo Spirito delSignore è sopra di me…” Ci siamo recati poi a visitarela Chiesa Greco-Ortodossa di S. Gabriele dove, secon-do una tradizione riportata dai Vangeli apocrifi, fu fattoil saluto dell’Angelo a Maria che attingeva l’acqua aduna fonte, spaventata, la fanciulla tornò rapida verso lasua abitazione dove ricevette l’annuncio.Nel pomeriggio siamo saliti al Monte Tabor e c’èstato spazio per un momento di contemplazione, insolitudine, tra gli alti alberi che mitigavano, con la loroombra, la calura. Il Tabor per me è sempre stato illuogo in cui incontro il Signore in modo speciale, illuogo da cui è difficile staccarsi per tornare alla quoti-dianità, il luogo in cui porre le tende per stare con ilSignore. È stata profonda la riflessione che ha richia-mato i Vangeli di Matteo, Marco e Luca per darerisposta alla domanda “Ma voi chi dite che io Sia?” eper provare ad intuire che è Gesù che si trasforma mache anche i discepoli, noi compresi, sono chiamati atrasformarsi.A Cana di Galilea c’è stato un momento speciale pergli sposi che hanno potuto rinnovare le loro promesse.Veramente bella è stata la giornata passata per interosul Lago di Tiberiade; sulle sue rive Gesù ha cammi-nato, ha scelto i discepoli, ha moltiplicato i pani e ipesci, sul Monte delle Beatitudini ha indicato il cam-mino di un comportamento nuovo.Abbiamo visitato delle fonti speciali che si trovano vici-no a Tabga, luogo del primato di Pietro e abbiamo sosta-to accanto alla roccia che ricorda il punto in cui CristoRisorto stava cuocendo il pesce per i discepoli che tor-navano dalla pesca. Ci siamo fermati in mezzo al lagoproprio per ricordare alcuni episodi evangelici che su

quelle acque si sono verificati.È bello il paesaggio, ricco diverde, di fiori, di piante da frut-to, belle le acque del lago agita-te dal vento.Il quarto giorno ci siamo trasfe-riti a Gerusalemme ed abbiamofatto tappa al Giordano nelluogo in cui si ricorda il battesi-mo di Gesù e lì, dopo aver pre-gato, abbiamo rinnovato le pro-messe battesimali e siamo statiaspersi, individualmente, conl’acqua. Nel mio immaginarioil Giordano era un fiume dal-l’acqua limpida, corrente, nellarealtà è un piccolo fiume limac-cioso e un po’ stagnante, alme-no nel luogo in cui ci siamoavvicinati.Un’altra tappa è stato il deser-to per vedere, dall’alto, uneremo veramente isolato dalmondo.

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PELLEGRINA IN TERRA SANTA

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A Gerusalemme l’al-bergo era posto nellaCittà Vecchia, all’inter-no delle mura, vicinoalla porta di Jaffa.Giorno dopo giorno, iluoghi sono diventatipiù familiari.Betania è stata una tappaun po’difficile perché lanostra riflessione è statapiù volte interrotta dalvolume troppo alto diuna comunicazione pro-veniente da una Moscheacostruita lì vicino. È statoapprofondito l’episodiodella morte di Lazzaro edè stato evidenziato ilvalore dell’amicizia. A Betlem è stata moltosuggestiva la visita al“Campo dei Pastori”dove abbiamo celebratola Santa Messa conun’intenzione speciale per tutti i bambini. L’annunciodella nascita del Salvatore viene fatta dagli Angeli agli“ultimi”; Dio tiene presenti quelli che gli altri non cal-colano.La Grotta della Natività me l’ero immaginata diversa,con un’atmosfera raccolta, come la grotta dei pastoried invece… un’antica Basilica bella ma rumorosa, unalunga fila per accedere ad un luogo che non sembrava,ai miei occhi, una grotta; poi però la grazia di poterbaciare il luogo della natività, una stella a quattordicipunte, e la suggestione della processione dei Frati, conle fiaccole accese, fin dentro la grotta, per altre grotte,fino a risalire nella Chiesa di S.Caterina. Ho pensato atutto l’amore che aveva S. Francesco per il Misterodell’Incarnazione, per questi luoghi, e a come avessevoluto ricreare la Natività per meglio vedere le condi-zioni in cui era venuto al mondo il Salvatore.Con fatica, nel pomeriggio, sono arrivata al luogo dellaVisitazione, ma quello a S.Giovanni era un omaggiodovuto in ricordo della mia mamma che ne rispettavasempre, in modo speciale, la festa; bellissime immaginidi Angeli mi hanno accolto nella Chiesa superiore.La sera ci siamo recati al Muro del pianto. C’erano tantigiovani, tante famiglie che festeggiavano il Sabato.All’inizio mi sono sentita un po’ un’intrusa, una cheandava ad osservare qualcosa che non le apparteneva mapoi, vedendo come le donne ebree si allontanavano dalMuro senza mai girare le spalle, per rispetto, ho ripen-sato alla devozione dei pellegrini per il Perdono: quelliche vengono dalla Ciociaria escono dalla Basilica cam-minando all’indietro senza mai volgere le spalle allaPorziuncola. È sgorgata improvvisa una preghiera; misono commossa; come una di loro ho messo la miarichiesta di pace in un piccolo foro del muro.Due giorni interi sono stati dedicati a Gerusalemme perentrare dentro il grande mistero della sofferenza, dell’ab-

bandono, della morte,della risurrezione diCristo, della discesadello Spirito Santo suMaria e gli Apostoli riu-niti nel Cenacolo.Non ho potuto cammi-nare lungo il Montedegli Ulivi né visitare laChiesa del Pater; hopassato gran parte dellamattinata alla Basilicadell’Agonia a riflettere,a contemplare i secola-ri ulivi. Mi hanno colpi-to, all’interno dellaChiesa, persone chepiangevano abbraccian-do la pietra posta allasinistra dell’altare;chissà quale pena por-tavano a Gesù? Ho pre-gato per loro. NelGetsemani abbiamocelebrato la Santa

Messa; e, nonostante la calura del mezzogiorno, èstato un momento intenso.Nel pomeriggio è continuato il percorso doloroso dietroa Gesù. Mi ha colpito vedere il luogo del tradimento diPietro(questo apostolo l’ho sempre avuto nel cuore conla sua debolezza che tanto capisco), i ripidi scalini che locondussero per la via dolorosa e il luogo in cui vienericordata la flagellazione. Abbiamo rivissuto la scena delrinnegamento, il pianto sconsolato di Pietro dopo che ilMaestro l’ha guardato mentre lo portavano via; daS.Pietro in Gallicantu si gode una vista davvero bella! Cisiamo fermati alla chiesa di S.Anna ed abbiamo ammi-rato i resti della Piscina di Bezetà; data la meravigliosaacustica della Chiesa, con un piccolissimo gruppo dipersone, abbiamo cantato Dolce Sentire.Percorsa la via dolorosa, siamo finalmente approdatialla Basilica del S. Sepolcro: niente di maestosoall’esterno, delle due porte d’ingresso una è murata,del vecchio campanile c’è solo un troncone, ma, entra-ti, ti trovi davanti a una miniera di tesori: salendo sulladestra il Calvario con sotto la Cappella di Adamo, difronte all’ingresso la Pietra dell’Unzione, girandosulla sinistra il Santo Sepolcro custodito da una picco-la Edicola, superata una zona in cui ci sono in attorestauri, si può scendere in delle grotte dove sono stateritrovate tante croci; mi ha colpito il modo in cui si ècercato di individuare quale fosse la Croce di Cristo:si narra che furono portati dei malati e furono fattistendere sulle varie croci; uno fu guarito all’istante:quella era evidentemente la Santa Croce.La Domenica mattina, sottoponendoci ai controlli dirito, abbiamo avuto accesso alla Spianata delleMoschee. Io l’ho guardata come il luogo in cui eracostruito il Tempio ed è conservata la memoria del sacri-ficio di Isacco. Bella la vista che si gode, dispiace chenon sia un luogo di pace quello in cui si incrociano e si

luglio-agosto 2012 il Cantico 27

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sovrappongono le strade delle grandi Religioni mono-teiste. Al Cenacolo ci siamo fermati per una lunga rifles-sione sulla grazia speciale del luogo: qui è avvenutal’istituzione dell’Eucaristia, qui l’insegnamento dellalavanda dei piedi, qui la discesa dello Spirito Santo cheha dato coraggio agli Apostoli per iniziare la loro mis-sione. Totalmente dedicato al Santo Sepolcro il pome-riggio: c’è voluta la fila della recita di un Santo Rosarioper entrare nel Santo Sepolcro e per baciare la pietradella Tomba rimasta vuota e lunga è stata anche l’attesaper il Calvario. Ho trovato come luogo di meditazione epreghiera la cappella di Adamo: seduta sulla nuda pietraho pregato per i miei antenati, per parenti e amici defun-ti, perché il Signore, perdonati i loro peccati, li facciagodere della Sua presenza. Ho pregato per tutti i mieicari, per gli amici, per coloro che me l’avevano chiestoed ho pregato anche per coloro che in qualche modo mihanno fatto del male, perché il Signore possa purificarli.Al deserto ed al Mar Morto è stata dedicata la giornataprima del rientro. Veramente maestosa Masada, bentenuti gli scavi archeologici; intensa la storia di questiuomini che hanno preferito la morte alla schiavitù.Trovare cascate d’acqua nel deserto( Ein-Gedi) è statauna vera sorpresa. Ci siamo potuti bagnare: stare sotto lacascata d’acqua è stato per alcuni di noi un vero rito dipurificazione interiore. A Qumran quasi un paesaggiolunare; avevo tanto sentito parlare della scoperta fattaper caso da un pastore ma vedere i luoghi, vedere lecopie dei rotoli è un’altra cosa. Piacevole il bagno nelMar Morto: l’acqua calda, il fondo scivoloso con una

creta per fare tranquillamente i fanghi e un’ acqua che tisostiene pur essendo poco profonda. Importante, per capire la situazione dei Cristiani in TerraSanta, è stato l’incontro con il Vicario Custodiale FraArtemio Vittores. I Cristiani sono un’esigua minoranza equando ci sono periodi di crisi, come ad esempio l’ultimaintifada, per loro diventa estremamente difficile provve-dere al sostentamento personale e delle famiglie; anche lacostruzione del muro ha creato nuovi problemi soprattut-to per coloro che vanno a lavorare a Gerusalemme. Pensodi aver capito che questi nostri fratelli possono vivere lì erestare a custodire i Luoghi Santi solo se si fa concreta lasolidarietà di tutti i Cristiani del Mondo. La nostra vici-nanza la possiamo esprimere in vari modi: prima di tuttocon la Preghiera, poi facendo in modo che sia continuo ilflusso di Pellegrini che rafforza la presenza cristiana e chedà lavoro a tanti, ed ancora sostenendo le molte iniziativeportate avanti dalla Custodia della Terra Santa (per infowww.proterrasancta.org ).È stato veramente come essere sul Tabor e in tutti noiche abbiamo partecipato a questo Pellegrinaggio reste-rà viva nel cuore l’appartenenza a questa Terra che ciha generati nella Fede. Tra noi pellegrini, provenientida varie realtà, si è creato un clima di amicizia frater-na, ci si è presi cura l’uno dell’altro. L’ascolto dellaParola nei Luoghi in cui è stata “proferita” ci ha irro-bustito e il nostro grazie speciale va a P. Renato che siè speso senza riserve per introdurci nelle meraviglie diquesti Luoghi Santi.

Amneris Marcucci

La Cooperativa Sociale Frate Jacopa è finalizzata a rendereconcreta nel quotidiano la Dottrina Sociale della Chiesa secon-do lo spirito di S. Francesco, attraverso attività sociali, educati-ve, formative, ed in particolare attraverso progetti a favore degliultimi. Vuole essere uno strumento per rispondere meglio abisogni di categorie cui necessita aiuto, uno strumento opera-tivo per prendersi cura del bene comune e della custodia delCreato, nella interazione con la società civile e con le istitu-zioni nei vari territori. L’auspicio dei soci fondatori è che la Cooperativa Sociale FrateJacopa possa essere utile affinché il lievito della fraternità possasempre meglio rendersi presente nella Chiesa e nella società,nella immutata fedeltà al carisma francescano, ricercando formeadeguate alla novità dei tempi per incontrare e servire i fratelli,facendoci loro prossimi. E sostenendo nella concreta operativitàquella cultura della pace e del bene a cui sono chiamati i segua-ci di S. Francesco nel mondo.

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