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DOMENICA4 OTTOBRE 3www.rivieraweb.it LA CONTROCOPERTINA

FRANCO CRINÒ

Ilvoto d’opinione da noi nonesiste. Ce ne siamo convintitutti, da tempo, ma questacosa mi è “tornata” ora, nelvoler rendere omaggio aPasquino Crupi in una

maniera diversa, più ruvida ma piùvera, più onesta, più forte. Cosavoglio dire? Pasquino Crupi deside-rava farsi eleggere consigliere regio-nale o parlamentare, ma non ebbesuccesso in nessuna delle sue candi-dature (eccetto la volta che conseguìuna discreta percentuale di voti,infruttuosa ai fini dell’ingresso inRegione, come Presidente indicatoda Rifondazione Comunista).Pasquino aveva tutto per poter otte-nere ruoli importanti in politica: unagrande cultura, tanto spazio in quelmondo (paradossalmente, rispettoalla sua formazione intellettuale, neaveva di meno all’università), le infi-nite pubblicazioni e ricerche, l’impo-stazione meridionalista, un’esistenzafatta di relazioni e solidarietà umana,

la lealtà di chi porta e vuole rispetto,la competenza. Sì, la competenza (iltema è come stare nelle istituzioni),perché aveva svolto, e bene,ruoli primari nel suoComune. Era stato sindacodi Bova Marina e, negli enti,Presidente di unità sanitarialocale del melitese (come si chia-mava allora) e componente dellecommissioni dell’Istruzione dellaRegione. Pasquino Crupi, uomo discuola (la prima cosa alla quale sidedicava), sapeva tenere un rapportointenso con gli studenti. Ed era i lorovoti che prendeva, oltre a quelli dellerelazioni politiche che teneva nel par-tito (agiva da socialista, definiamolocosì, … in maniera “omnicompren-siva”). Non conquistava, invece, ivoti che dovevano essere il ricono-scimento della grande dimensio-ne qualitativa che gli appartene-va, la possibilità di essere un rap-presentante istituzionale che faleggi e compie atti di governoproiettandovi la conoscenza delterritorio, la “lettura” compiuta(tra storia, presente e futuro) deibisogni della sua gente, con laquale dialogava e passava allegregiornate. Pasquino misurava laverità delle cose che aveva messo neilibri. Non realizzava l’aspirazione diessere eletto. Oggi nelle istituzioni cistanno tanti… anche quelli “che nonti aspetti”, ma i risultati in democraziavanno rispettati e, quindi, non è que-sto il punto. Tuttavia, persiste l’inutilelamentela che facciamo quando con-

sideriamo la rappresentanza (inbuona parte) inadeguata o, comun-que, non rappresentativa. Il temal’ha riproposto, con il prestigio cheha, Giuseppe De Rita. Il braccio diferro (specie di Renzi) con i “corpiintermedi”, la bocciatura senzaappello della “casta”, l’incompetenzadi larga parte della classe dirigente e irisentimenti, per quanto legittimi,della gente. E poi c’è la televisioneche non dice tutto come dovrebbe eci sono gli argomenti che richiamanola “crisi (o la morte) della rappresen-

tanza”. Per farla rimanere in vita o“farla respirare bene”, i sogget-ti individuali e collettivi impe-gnati in politica debbonofare un “necessario, capilla-re e quotidiano lavorosugli equilibri e sugli squi-libri della nostra compo-sizione sociale e dellenostre realtà locali…”.Pasquino Crupi andavacontrocorrente, ma nonsaltava mai la visita aPolsi (unico suo legamecon la Chiesa, laddoveviveva il suo particola-rissimo tempo di reli-giosità laica a contattocon le radici cristianedella cultura popola-re). Difatti, anchePasquino “ascoltava edialogava, ballava la

tarantella e mangiavacarne di capra, si avvicinava aquell’umanità sofferente e

gioiosa…” si identificava con Polsi,“metafora di un universo composito… che si vuole disgregare … nonavendo la voglia di riconoscersi nellasua ricchezza e nella sua profon-dità…”. Era il suo modo di “leggere”la nostra terra grazie alla sua ricchez-za e profondità. Non credo di fareblasfemia se riporto una battuta delrecente spettacolo di Fiorello: “quan-do qualcuno ci lascia, ci dicono chesta in cielo per mano agli angeli …per tutti si dice così… bisognerebbechiedere a ognuno, però, se preferivarimanere tra noi…”. Pasquino Crupidoveva rimanere ancora quaggiù, edoveva starci a lungo e in salute, conla sua famiglia, i suoi studenti, i suoiamici, i suoi giornali. Doveva ancorapoter frequentare tutte le sedi laddo-ve riusciva a esprimere la sua sapien-za in rappresentanza della gente.Viceversa, nella cruda realtà, oggiscontiamo l’amarezza per il solitocavillo burocratico che ha rimandatoa lungo l’intitolazione a PasquinoCrupi del Palazzo della Cultura aReggio Calabria.

Pasquino Crupisi prendevagli osanna di tutti.

Ma non prendeva voti

CASA DELLA CULTURA DI REGGIO CALABRIA FINALMENTE INTITOLATA A PASQUINO CRUPI

“Esprimo tutta la mia soddisfazione (anche perché ero un po’ “tifosa”) per l’esito del con-corso di idee finalizzato ad individuare due personalità cui intitolare il Palazzo Storico della

Provincia di Reggio Calabria e il Palazzo della Cultura della Provincia di Reggio Calabria. Difatti, il primo porterà ilnome di Corrado Alvaro ed il secondo quello di Pasquino Crupi. bUna scelta che equivale ad una sorta di percorso tra chila nostra cultura l’ha elevata al massimo e chi l’ha studiata, raccontata e fatta storia”

M. ALESSANDRA POLIMENOConsigliere Provinciale

e Consigliere “Fondazione Corrado Alvaro”

LE DICHIARAZIONI

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DOMENICA4 OTTOBRE 4ATTUALITÀ www.rivieraweb.it

ei giorni scorsi laCassazione ha conferma-to le condanne per dieciimputati del processo“Imelda”, che sono statigiudicati con le forme del

rito abbreviato. La sentenza dellaCorte d’Appello di Reggio Calabriadell’aprile dello scorso anno è defi-nitiva e riguarda condanne percirca 80 anni di reclusione.Con l’operazione “Imelda” emergeuno spaccato criminoso “assai inte-ressante” secondo gli inquirentiche hanno ritenuto di individuareun accordo tra le cosche di SanLuca (Nirta-Strangio) e della Pianadi Gioia Tauro (Ascone-Bellocco)con tale B.P. a gestire affari e ami-cizie, anche lontano dalla Calabriae dall’Italia. L’uomo, infatti, è datempo al centro delle inchiestedelle Procure calabresi: l’ultimaordinanza di custodia cautelare,quella “Overloading”, venne spic-cata, all’epoca, dalla Dda diCatanzaro.Imelda è stata un’indagine fondata,soprattutto, sulle intercettazionitelefoniche. E, anche in questocontesto, a fare da mattatore è pro-prio B.P., che dispensa utili consi-gli: “Se ci sono problemi fermati aprendere un caffè! In dieci giornispero che possiamo dare inizio allavoro e tre o quattro volte almese… Come tu prendi il malloppovedi che ti senti meglio […] devipensare che il minimo che ti becchi,ogni viaggio, nel giro di un mesedodicimila euro […] dodicimilaeuro devi lavorare un anno in piz-zeria”. Il soggetto, presunto brokerdi livello internazionale, intrattene-va rapporti in Germania, ma eracapace di spostarsi con facilitàverso la vicina Olanda, nonché ditrattare alla pari con i cartelli suda-mericani. Di concerto col noto nar-cotrafficante rumeno S. S., con ilquale il signor P. avrebbe anchetrattato cocaina proveniente dalVenezuela.L’inchiesta antidroga “Imelda” èstata eseguita da Gico e Scico dellaGuardia di Finanza: sono servitioltre tre anni d’indagine alleFiamme Gialle per stroncare un’or-ganizzazione dedita al narcotraffi-co internazionale. Trentuno le ordi-nanze di custodia cautelare emessedal Gip di Reggio Calabria, surichiesta della Dda, a marzo del2011. Sono in tutto ventitré i chilogram-mi di cocaina sequestrati dai milita-ri nel corso dell’operazione: venti-due sono stati sequestrati pressol’aeroporto di Milano-Malpensa,mentre circa un chilo è stato rin-tracciato e sequestrato ad Aosta.La polvere bianca, infatti, prove-niente dal Sud America, era desti-nata in particolare al mercato mila-nese e viaggiava anche a bordo dicamion carichi di materiale desti-nato alle case di moda. Sarebberostati, invece, circa centosessanta ichili consumati in frode.Oltre alla droga, è stata sequestrataanche una considerevole quantitàdi armi: nove pistole, una mitraglia-trice, cinque silenziatori, diciottocaricatori e trecento munizioni. Daultimo, infine, il sequestro dei beni,che ammonta a un totale di cinquemilioni di euro: dieci immobilidistinti tra terreni e fabbricati,quattordici automezzi, tra cuianche auto di lusso come unaAston Martin e una Porsche, treditte individuali, diversi conti cor-rente e polizze vita.

RIVIERA

NGIUDIZIARIA

Imelda, l’accordo tra Locridee Piana per la droga

convegno svoltosi aLocri, su iniziativa dellalocale amministrazionecomunale, dal titolo "OPatria o mafia", è andatoben oltre i luoghi comu-

ni dell'antimafia di maniera. Un pubbli-co attento e partecipe ha seguito quasitre ore di dibattito intenso e mai noio-so: già il titolo suggerisce qualcosa didiverso rispetto ai consueti schemiinterpretativi che spiegano ben poco esanno, invece, di discorsi vuoti, privi disenso e senza ipotesi di soluzione. Sulpalco, oltre al sindaco di LocriGiovanni Calabrese, il presidente dellaProvincia Raffa, l’On. NelloMusumeci, Presidente dellaCommissione Antimafia della RegioneSicilia, l’On. Marcello De Angelis,Giornalista, Mons. Francesco Oliva,Vescovo della Diocesi di Locri –Gerace, Klaus Davi, massmediologo eMaria Teresa Criniti, giornalista, che hamoderato la discussione. Gli intervenu-ti hanno immediatamente affrontato iltema dei cartelli antimafia: per Klaus

Davi hanno un valore simbolico, nonrisolvono il problema, ma lanciano unsegnale chiaro di grande impatto; il sin-daco di Locri, invece, ha ribadito la suacontrarietà poiché tale cartello nonrisolve nulla né sul piano simbolico nésul piano pratico e va solo a rinforzarepregiudizi. Attorno a queste due tesicontrapposte, che non si sono maiincontrate, si è sviluppato un interes-sante dibattito che ha messo in luceche, nonostante tutto, ancora esiste lavera Politica: De Angelis, Musumeci eRaffa hanno analizzato la nostra realtà,andando oltre parole logore e ottimi-smo di maniera. I relatori hanno parla-to di fatti e di prospettive: hanno rac-contato l'impegno quotidiano, lontanodai riflettori, per la giustizia, per dareuna mano ai tanti cittadini in difficoltà,facendo riferimento alla loro esperien-za concreta di amministratori e di poli-tici. Se il massmediologo rappresentaval'antimafia da salotto, fatta di chiacchie-re che rischiano di coprire la realtà deifatti, tutti gli altri hanno rappresentatol'antimafia della concretezza che parte

da una visione delle Istituzioni che, asua volta, è la conseguenza di una pre-cisa Etica. "O Patria o mafia" ha ricor-dato che esistono persone impegnate inpolitica che "credono", che hanno acuore il futuro del Paese, che sonocapaci di gestire denaro pubblico senzaapprofittarne. In modo particolare, hacolpito l'intervento di Nello Musumeciche non ha blandito il pubblico, ma che,invece, ha richiamato gli elettori allaloro responsabilità: il bene comune nonè solo questione degli amministratori,delle forze dell'ordine o dei magistrati,ma di tutti i cittadini. Ecco, allora, chela questione mafia è inquadrata nellacrisi della democrazia, nella debolezzadel senso di appartenenza e di identitàdi un popolo che non sente più di abi-tare una patria e di far parte di unoStato di diritto fondato su principi diciviltà: analizzare il potere delle mafiesignifica, pertanto, affrontare lo strapo-tere delle oligarchie, legali e illegali, chetolgono libertà e diritti alla maggioran-za dei cittadini, significa andare alleradici dell'attuale struttura dello Stato e

della Cultura dominante. MonsignorOliva ha ricordato che alcune forme didelinquenza hanno le radici nellapovertà, nel sottosviluppo, in una sub-cultura che deve essere superata dall'i-struzione e dallo sviluppo economico.Anche gli interventi del pubblico hannoevidenziato che vi è una coscienzadiversa rispetto al passato circa le diffi-coltà che vive il Sud: la diagnosi deinostri mali è sempre più chiara: vi è unanostra responsabilità, ma anche colpegravi dei governi nazionali. Il convegnoè stata l'occasione per rendersi contoche continua ad aumentare il numerodei calabresi che non si sentono gliunici responsabili dei mille disastri chesegnano la nostra terra, che non si con-siderano incapaci e senza speranza,anzi provano sempre più rabbia e desi-derio di impegnarsi con determinazio-ne e speranza perché, forse, non c'è piùtempo, perché non vogliono che laCalabria diventi un deserto, perchésono stanchi delle devastazioni dellamafia e dell'antimafia di maniera.

Giuseppe Giarmoleo

ILLa forma e la sostanza dell'antimafiaINTERESSANTE CONFRONTO TRA GIOVANNI CALABRESE E KLAUS DAVI

"O Patria o mafia", il convegno tenutosi a Locri sabato 26 settembre, è stato animatoda un dibattito intenso spintosi ben oltre i luoghi comuni dell'antimafia di maniera

Questa settimana, la visita a Cataniadel Ministro dell’Interno AngelinoAlfano durante i festeggiamenti

per San Michele Arcangelo, patronodella Polizia di Stato, è stata l’occasioneperfetta per annunciare il nuovo avviodei lavori utili alla progettazione e, sispera, alla realizzazione, del Ponte sulloStretto di Messina.Dopo anni di tira e molla con la sinistra,ha affermato il Ministro dell'Interno, ilpartito del premier Matteo Renzi avreb-be finalmente compreso quanto strategi-co sia per il sud in generale (e la Sicilia inparticolare), aprire un corridoio di altavelocità che permetta di ridurre drastica-mente i tempi di collegamento conl'Europa.Le parole di Alfano, unitamente all'affer-mazione della scorsa settimana del sotto-segretario alle infrastrutture UmbertoDel Basso De Caro, hanno fatto crederea più di uno che il nuovo ciclo di proget-tazione del famigerato Ponte sulloStretto stia per renderlo un'infrastrutturaesclusivamente ferroviaria, un'elementosul quale Alfano, anche in occasionedella sua visita al capoluogo etneo, nonha voluto fare chiarezza.Ma ci sarebbe molto di più: il proclama(quasi) elettorale di Alfano ha trovatoimmediatamente secca smentita da partedel Ministro per le infrastruttureGraziano del Rio, che avrebbe affermatodi non essere a conoscenza di alcun pro-getto in merito. Subitanea credibilità alleparole del Ministro dell'Interno hannoattribuito invece i membri della commis-sione trasporti del M5S, che non hannoesitato a criticare Renzi per questa libertà

concessa ad Alfano.L'attacco dei penstastellati, inoltre, sisarebbe concentrato anche sulla neces-sità di pensare alla sicurezza delle infra-strutture calabresi e siciliane prima dipensare all'edificazione di strutture farao-niche come quella del Ponte, una condi-zione reclamata anche da LegambienteCalabria metà settimana.E di sicurezza stradale, a onor del vero,alla Camera dei Deputati si parla grazie auna mozione presentata da alcuni depu-tati calabresi, che reclamano a gran vocel’ammodernamento delle Strade Statali106 e 18. Dopo anni in cui parole vuotesulla pericolosità di questi percorsi e ilchilometraggio davvero ridicolo dellalinea ferroviaria elettrificata calabrese sisono susseguite senza ottenere alcun tipodi ascolto, sembra che la presa di posizio-

ne di Bruno Bossio prima firmataria,Aiello, Battaglia, Censore, Covello,D’Attorre, Magorno, Oliverio e Stampopossa portare adesso a un cambiamentonella gestione del trasporto regionale,fermando (forse) la dismissione coattadelle stazioni ferroviarie joniche e poten-ziando le arterie stradali principali,dando un futuro al proseguimento deilavori della variante della 106. Nella stes-sa nota, spazio anche per la salvezza del-l’aeroporto di Crotone e un monito avigilare dinanzi alla possibilità di infiltra-zioni mafiose negli appalti per la sistema-zione di queste opere.Adesso che l’A3 è davvero in diritturad’arrivo, insomma, sembra finalmentegiunto il momento di pensare a tutto ilresto.

Jacopo Giuca

Strade sicure e Ponte sullo Stretto: la polemicasui trasporti accende i riflettori sul Sud

In settimana ètornata attuale la

questionetrasporti nel sudItalia e non solo

per l'IncontroNazionale di CD,

ma anche peralcune discussedichiarazioni di

Alfano.

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Un'aria che ha qualcosa dell'incanto e del predigio-so quella d'autunno. Tempo di vendemmia,tempo di festa. Una festa che Sciancavini non si è

lasciata sfuggire "celebrandola" mantenendo intattitutti gli aspetti culturali e colturali di un lavoro faticosoma che ben ripaga dispensando entusiamo in grappoli!Sciancavini si è imposta una filosofia di lavorazione delvino che presta la massima attenzione a tutti i passaggidella filiera di trasformazione: dalla raccolta delle uvealla fermentazione, dalla vinificazione all'affinamento,dall'imbottigliamento alla commercializzazione di ognisingolo vino. La scelta dell'azienda è di puntare sui viti-gni storici tipici calabresi e siciliani. Fiore all'occhiello ilCirò, il vino più antico del mondo la cui storia risale alVIII secolo a.C. quando alcuni coloni giunti dallaGrecia approdarono sul litorale di Punta Alice e fonda-rono Krimisa (Cremissa), dove sorgeva un importantetempio dedicato a Bacco, dio del vino. Si narra chequello di Krimisa fosse il vino ufficiale delle Olimpiadie che fosse raccomandato per le straordinarie virtùterapeutiche a chi volesse recuperare le forze dopo unalunga malattia. Oltre che dal maestoso Cirò, daSciancavini puoi lasciarti deliziare dai sapori intensi e lenote dolci e avvolgenti del Cabernet Sauvignon e dallesfumature fruttate del Frappato, entrambi vitigni sici-liani. Inoltre, quest'anno Sciancavini ha deciso di scom-mettere sul Nero d'Avola vinificato in bianco, unanovità che ha conquistato il mercato. Come si ottiene?Vengono utilizzate delle uve leggermente sotto matura-te, pressatura dolce, macerazione zero, controllomaniacale delle temperature (15/16 gradi è la tempera-tura ideale per esaltare gli aromi della varietà, mentreil rosso viene fermentato intorno ai 22-25°), attenzionemassima nelle chiarificazioni. Perchè se è vero che ilbuon vino richiede fatica e sudore in vigna, è in cantinache bisogna mostrare tutta la propria pazienza e passio-ne, dal momento che a condizionarlo pesantementesono i processi di vinificazione e affinamento. Ancheper il Nero D'Avola vinificato in bianco Sciancavinidice no al legno e sì all'acciaio. Il risultato è un vino diun colore dorato tenue con lievi riverberi di rosa. Latrama tannica tipica delle uve rosse è accompagnata daun'acidità equilibrata che ammanta di freschezza.Lasciati conquistare dalla genuina bontà dei vini diSciancavini. Qui Calabria e Sicilia rivivono un sussurrodel loro glorioso passato.

Sciancavini, laCalabria e la Sicilia

in un bicchiere!

Sciancavini si è imposta una filosofia di lavorazione del vinoche presta la massima attenzione a tutti i passaggi della filieradi trasformazione: dalla raccolta delle uve alla fermentazione,dalla vinificazione all'affinamento, dall'imbottigliamento allacommercializzazione di ogni singolo vino.

La vendemmia

MARINA DI GIOIOSA IONICA (RC) VIA DEI GIARDINI 72/76

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Attualità

RIVIERA

Ead ogni operazione messa a segno eccolo ripresentarsi puntuale all'appello lo spettrodella criminalizzazione. Lo vedi sgorgare come spuma di shampoo sotto la doccia. Èlì a ricordarci che il nostro è un futuro di giochi già giocati, e già persi. È lì a rinsec-chirlo il nostro futuro. Per fortuna c'è chi lo avverte il crepitio terribile di quella pun-tina che torna a fare la giravolta su un disco ormai andato. Un disco che intona datempo lo stesso scoraggiante motivetto: "Non vi libererete mai dalla 'ndrangheta". La'ndrangheta non ci darà scampo, ci rimarrà appiccicata come il sole d'agosto dietro lanuca e le ginocchia. Ci vogliono far credere che siamo carne e unghia con la 'ndran-gheta. E infilzano parole servendo spiedini di pregiudizi accompagnati da un contor-

no di stupidaggini. Deducono. Peccato che non tutte le deduzioni siano prove. Cinquecento sareb-bero secondo Gratteri i killer al soldo del clan dei Commisso. Un nostro attento e preoccupato let-tore ci fa notare che la popolazione maschile residente a Siderno, di età compresa tra i 14 e i 75 anni,è pari a 7035 unità. Pertanto, continua, a Siderno ci sarebbe un killer ogni 14 abitanti. Di conseguen-za ognuno di noi si ritroverà necessariamente nella sua cerchia di conoscenti un killer pronto a spa-rare. Ci obbligano a essere diffidenti, avvinghiandoci nella rete del sospetto. La Siderno mare e panedi Zitara è diventata mare, pane e cioccolata, a cui vanno aggiunti i panetti di droga e un centrota-vola di tulipani olandesi.Ci sono regole che non vanno accettate e consentite e non sono solo quelle della criminalità, ci sonoanche quelle della criminalizzazione, altrettanto devastanti. Ci danno il colpo di grazia tendendociuna mano bugiarda anzichè piantandoci una pallottola. Uomini che si ergono a predicatori conquella commiserazione mista a saccenza appollaiata sugli zigomi, fingendo di voler redimere il restodel gregge rivelandogli quanto di peggio si possa rivelare a un popolo: non esiste salvezza. Il semedel male è inestirpabile. Chi non è dentro la 'ndrangheta non ne è neppure fuori. Siamo in zona caf-felatte. E così c'è chi mitizza la 'ndrangheta e chi criminalizza le vittime. Ed è colpa di entrambi se noi, tra-scinandoci in questa falsa credenza il resto del mondo, ci vediamo senza speranze. Le etichette mar-chiano e bruciano quanto il fuoco della lupara. Chi fugge da questa terra è stato convinto a farlotanto dalla criminalità quanto dalla criminalizzazione. Cornificato dalla prima, bastonato dallaseconda.Dobbiamo riprenderci la nostra terra, è in lei che dobbiamo tornare a riconoscerci. Perchè laddovefinisce il nostro orgoglio inizia il nostro castigo.

L’editoriale di Maria Giovanna Cogliandro

Cornuti e bastonatiAcero-K Crimi

PAOLO BIANCHI

Droga, armi, fiori e cioccolata. Un mix avvincente e quasi romanzesco quello che avrebbe messo spalle almuro diversi soggetti gravitanti nelle sfere della criminalità sidernese. In manette è finito l’imprenditore deifiori Vincenzo Crupi, i fratelli Coluccio e altri che intorno a loro gravitavano. L’inchiesta della DistrettualeAntimafia fatta a metà con la Procura di Roma rende merito al lavoro dei magistrati e di polizia e carabi-nieri. Già perché, se ciò che si legge nelle oltre mille e quattrocento pagine di decreto di fermo corrispon-de a verità, quindi non ci sono stati fraintendimenti e travisamenti di sorta, allora vuol dire, e ce ne compia-ciamo, che le indagini ancora si sanno fare in modo serio nel senso che a finire sotto la scure della legge civanno i veri presunti boss, e non, come in “Crimine”, i millantatori d’onore, gli sventurati e la fragagghjiadastrascico. Oltre a quello di “Crimine” l’elenco delle cantonate è lungo, basti vedere le sentenze, ma stavol-ta c’è sostanza, chi passava per caso nei pressi della spadara della Procura non è stato infilzato per sbaglio,e forse di merluzzi confusi per tonni non ce ne sono o ce ne sono pochi. Sicuramente ogni posizione andràvalutata attentamente senza influenze di criminalizzazioni forzate. Detto questo c’è da rilevare che Sidernoha subito uno shock non indifferente, sia perché coinvolti nell’operazione ci sono anche persone comunquenon del tutto avvezze con le antiche storie criminali, sia perché se il quadro dipinto dai poliziotti è veritie-

Con l’operazione Acero-Krupysotto presunti boss e non fragagghjia

ILARIO AMMENDOLIA

Non è facile orientarsi in un labirinto di 1500pagine che compongono l’inchiesta “Acero”.Forse per questo motivo, molti “giornalisti”sono golosi delle veline distribuite in quantitàpresso alcune procure.

Si riesce così a colpire la fantasia di molti lettori ma nonè un buon servizio che si rende alla verità.Per alcuni di noi c’è il dovere morale di andare oltre leveline in una difficile, rischiosa ma continua indagine suifatti, in una spasmodica ricerca della verità.Ho letto che il dottor Gratteri ha dichiarato che aSiderno la sola “cosca Commisso” disporrebbe di 500 kil-

ler. Le parole sono pietre e i numeri non sono opinioni.La fonte è autorevole e io rispetto ovviamente chi sostie-ne questa tesi ma… ho la religione del dubbio.Sgombriamo l’animo da qualsiasi pregiudizio, togliamo-ci gli occhiali deformanti da chiunque consigliati. I“Commisso” dispongono di 500 killer? Quindi è lecitodedurre che tutte le cosche di Siderno messe insiemeabbiano a disposizione almeno mille sicari pronti a colpi-re.Se avessi voglia di scherzare direi che con così tanti killerin giro sarebbe lecito immaginare che anche i parrociportano la lupara sotto la tonaca.Siderno è un paese di poco più di 16.000 abitanti, una talequantità di uomini in armi presuppongono una densitàmafiosa che corrisponde più o meno all’intera popolazio-

ne di Siderno al netto di vecchi e bambini.Una predisposizione alla violenza certamente maggiorerispetto a un paese da decenni in guerra come Kabul.Nella Locride ci sarebbe un apparato militare (di naturacriminale) molto più consistente che a Bagdad o aTripoli.Ovunque si potrebbero trovare arsenali di mafia strapie-ni di fucili, pistole, mitra e tritolo.L’unica nota positiva è che - almeno in questo momento- mancano i cadaveri.Certo, nessuno è così orbo da negare la presenza della'ndrangheta.Io - al pari di tutti voi - vorrei con tutta l’anima mia vive-re in una società senza 'ndrangheta.Sogno una società senza morti ammazzati e senza gale-

Figliomeni: “Questi scenarinon mi appartengono”Il terremoto che ha scosso Siderno non poteva, anche sein maniera marginale, non lambire la politica.La vittoria schiacciante di Pietro Fuda e della sua coalizionesarebbe al centro di alcune intercettazioni nelle quali si fa ilnome di Giuseppe Figliomeni, consigliere comunale che sidice estraneo alla vicenda e sereno dinanzi all’indaginedella magistratura.Del resto, Pietro Fuda, prima di scegliere i suoi candiati,aveva voluto eseguire uno screening dei dati per evitareevenienze come questa.

Siderno come

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SETTIMANALE

Le persone per bene di Siderno si sentono, come sosteneva Pasquino Crupiper i Calabresi, vittime due volte. Innanzitutto vittime della criminalitàorganizzata, perché questo sicuramente è il male da estirpare. In secondoluogo della criminalizzazione, che come scriveva Pasquino è superiore allacriminalità. Infatti una società come quella sidernese dopo molti anni ditravaglio, di collusioni, di gestioni commissariali, ha bisogno della sua partemigliore per poter cercare quelle vie di sviluppo, sia economiche che cultu-rali, necessarie per la rinascita.La battaglia che tutto il paese deve affron-tare è dura e in questo senso va fatto un plauso alla magistratura e alle

forze dell’ordine per il lavoro svolto, soprattutto in quest’ultima operazione. Ma non può essere la militarizzazione del territorio la strada da seguire, non possonoessere dei commissari la soluzione al problema sociale e culturale di questa società. Ci sono state le elezioni, è stato eletto il nuovo sindaco, Siderno in questo periodo sem-bra un centro rivitalizzato, sembra un gigante che sta cercando di rialzarsi, ma questo puòavvenire se tutte le componenti mirano l’obiettivo. Può succedere se le azioni hanno un coordinamento, lo stato non deve fare guerra allostato ma deve far capire che esiste un solo stato che viene rappresentato per la parte mili-tare dalle forze dell’ordine, ma per la parte politica dal sindaco e dalla sua squadra digoverno, legittimata dalle elezioni e dagli organi di controllo. Altrimenti l’antistato avràsempre vita facile e la lotta sarà veramente utopica. In questa operazione stride la citazione alla politica perché evidenzia una rottura trapoteri, dove il potere militare accusa la politica. Questo è un errore. La prefettura dovrebbe evitare che gli inquirenti commettano tali errori, non si può dele-gittimare la politica. Né la politica né la stampa hanno mai evidenziato dei possibili errori fatti dalle forze del-l’ordine, che ci possono essere stati. È pure vero che le vicende politiche sidernesi degliultimi dieci anni hanno determinato una certa diffidenza. Ma bisogna cambiare passo, se si vuole vincere questa guerra, perché di guerra si tratta,serve una strategia comune, un unico pensiero per debellare questo fenomeno che hareso purtroppo famoso nel mondo il nostro territorio.

L’opinione di Rosario Vladimir Condarcuri

Vittime due volteKrupy1 ine0

ro la gestione del potere sulle rotte Siderno-Toronto è cosa assai seria, serissima. E poi c’è da dire che l’on-da d’urto sugli interessi commerciali della città potrebbe essere fragorosa. C’è un punto però che sfuggeal nostro controllo, ovvero la questione sociale e politica che pervade in sordina nelle maglie dell’indagi-ne. Da una parte c’è chi afferma che Siderno è un centro criminale per eccellenza, in Calabria, nel Sud eforse nel mondo, mentre noi di persone per bene a Siderno ne conosciamo tante, tantissime, la maggiorparte. Inoltre se a qualche poliziotto o magistrato sfugge, non siamo in una metropoli da un milione diabitanti, ma in una città che conosce e riconosce i suoi figli da sempre, dottori, ingegneri, operai, carcera-ti, parenti di carcerati e affini. Il saluto è educazione, la chiacchera un vezzo non perseguibile come reato,la frequentazione cosa diversa ma neppure reato. Dunque sentirsi criminali tutti per comprare vestiti,fiori, pesce e quant’altro nelle storiche attività locali è follia. Pura follia. Sul piano politico invece la cosache ferisce una comunità è il dire, non dire, il lanciare velati segnali senza pensare che una collettività hasubito torti tanto dalla ‘ndrangheta quanto dallo Stato. I Commissari non hanno certo eseguito un’ammi-nistrazione pubblica lineare, dov’erano gli investigatori? Se si ha la certezza che c’è malaffare dietro lapolitica si agisca subito, immediatamente, non dopo mesi, anni, per demolire la coscienza civile di unluogo. E per infangarlo più di quanto non lo sia già. Non è con il giustizialismo morale che si cambia unterritorio, ma perseguendo reati e fatti di reato. Il resto è storia, e va dato atto alla Procura e alle forzedell’ordine che stavolta hanno fatto le cose per bene. Ai giudici l’ultima parola.

la scure della legge sono finiti i veri ada strascico come in Crimine

re.Tuttavia sono assolutamente consapevole che non sivince questa battaglia senza la soggettività popolare, per-ché questa è più preziosa di mille caserme o di mille tri-bunali.Non si può ottenere la soggettività polare criminalizzan-do la Locride, la Calabria e il Sud.Non si può conquistare la soggettività popolare sparan-do nel mucchio.Se i numeri fossero quelli esposti all’inizio dell’articolo sidovrebbe concludere che un fiume di soldi è stato spesoinutilmente. Lo “Stato” spende per l’ "ordine pubblico" eper la "giustizia" probabilmente più di quanto non spen-da per la scuola, in lavori pubblici o nella sanità.Se i risultati fossero mille killer solo a Siderno il fallimen-to sarebbe senza appello.

Falliti come un medico a cui muoiono tutti i pazientianche per un semplice raffreddore o come un professo-re con tutti gli studenti analfabeti.La verità ci sembra altra.Non si vince la 'ndrangheta muovendosi - spesso male -solo sul piano militare.La 'ndrangheta non nasce come i funghi dopo la pioggia.È un prodotto di questa organizzazione della società!Non c’è mafia dove c’è cultura!Non c’è mafia dove c’è libertà!Non esistono le cosche dove c’è lavoro e dove gli uominihanno uguale dignità.Nella mia vita ho conosciuto migliaia di contadini, calzo-lai, operai, intellettuali che hanno combattuto per cam-biare la nostra realtà!Un movimento di donne e uomini che per anni ha rele-

gato le cosche ai margini della società.La loro sconfitta e la conseguente vittoria di una classedominante impastata di mentalità mafiosa ha dato cen-tralità alle cosche.Vorrei ricordare questi combattenti uno per uno ma nonè possibile.Ricordo soltanto: Peppe Fragomeni.Un Uomo coraggioso, un indomito combattente.Una vita dedicata al cambiamento di questa società. Hotanto bei ricordi di Peppe Fragomeni nelle lotte contadi-ne, a Reggio durante le drammatiche giornate dellarivolta, oppure a Roma insieme a migliaia di calabresiche marciavano al grido “la Calabria non deve morire.”Rivedo la sua bara e i suoi giovani figli quando migliaiadi persone lo salutarono per l’ultima con il pugno chiuso.Questa è la vera e unica eredità che Peppe Fragomeni

lascia a Siderno.Non so se ci sia in città una strada che porta il suo nome.Se non ci fosse occorre che a questa lacuna si ponga ripa-ro.Infine consentitemi una considerazione di natura perso-nale.Se a Siderno ci fossero così tanti killer e una densitàmafiosa delle proporzione che abbiamo detto, coloro chehanno preso i voti - a qualsiasi livello - ne sarebbero l’e-spressione.Gli intellettuali, i professionisti, l’intera classe dirigentene sarebbero responsabile. Molti i complici!So che così non è, quindi non capisco il loro silenzio!Non fa loro onore! È sintomo di codardia e non è degnodella nostra storia.

Secondo Gratteri i “Commisso” dispongono di500 killer,perciò è lecito dedurre che tutte le coschedi Siderno messe insieme abbiano a disposizionealmeno mille sicari pronti a colpire. Non sarà cheanche i parroci portino la lupara sotto la tonaca?

L’ultimo omicidio a Sidernorisale al 6 aprile 2007 Il magistrato Nicola Gratteri ha affermato che nella sola cittàdi Siderno ci sarebbero oltre 500 killer al soldo della‘ndrangheta. Escludendo donne e bambini, insomma, uncittadino su 14 sarebbe un omicida pronto a sparare euccidere. Ma davvero in una città con un tasso così elevatodi criminalità l’ultimo omicidio può risalire a quel buio venerdìsanto del 2007 in cui venne freddato il giovane Rocco Alì?Oppure si tratta di dati volutamente allarmanti per spingerea indagini più approfondite?

Kabul

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DOMENICA4 OTTOBRE 8ATTUALITÀ www.rivieraweb.it

RIVIERA

Ha iniziato il suo viaggio “indipendentista” a fine prima-vera, Giuseppe Civati, quando il suo voto contrario allariforma della legge elettorale ha creato una fratturainsanabile con il Presidente del Consiglio Renzi, provo-cando il definitivo allontanamento dal PartitoDemocratico. La distanza di vedute l’avrebbe spinto adavviare un nuovo progetto, che si sarebbe concretizzato,il 26 maggio, nell’annuncio della “gravidanza” del nuovopartito Possibile, dato alla luce il primo giorno d’estate.A partire dal 21 giugno Civati si sarebbe fatto progressi-vamente strada nell’ambito della politica nazionale, riu-scendo in più occasioni a far parlare di sé e della propriacreatura, ma è oggi, ad autunno iniziato, che Possibilemuove i primi passi e chiede consensi diretti ai cittadini.Appellandosi al sempiterno concetto dell’applicazionedi una democrazia che, si legge nel programma del par-tito, “non è un orologio che va caricato ogni cinqueanni” ma uno stato di sovranità che il cittadino può edeve esercitare ogni giorno, Possibile ha di recente indetto una imponente raccoltadi firme in tutto il Paese.Con l’intento di condividere con la cittadinanza unaserie di quesiti relativi ai temi fondamentali della vitapolitica del nostro Paese, Civati ha creato un bello spun-to di riflessione chiedendo otto firme a tutti coloro chesi sono voluti recare in piazza, dando alla popolazione lapossibilità di esprimersi direttamente su scuola, lavoro,democrazia e ambiente.L’obiettivo era la raccolta di cinquecentomila firme che,

se ritenute valide, avrebbero dovuto avviare le praticheper un referendum abrogativo che avrebbe avuto luogonella primavera del 2016 e ha permesso ai cittadini diesprimersi sulla tutela della docenza e dell’apprendi-mento, la tutela del lavoratore, l’eliminazione dellalegge elettorale proporzionale con premio di maggio-ranza, dei capilista bloccati e delle candidature plurimee della riconversione ecologica dell’economia.Diciamo “avrebbero dovuto” perché il termine ultimoper partecipare alla raccolta firme è stato il 30 settem-bre e la “chiamata alle penne” su “Italicum”, “Jobs Act”,“Buona Scuola” e trivellazioni marittime non ha ottenu-to i risultati sperati.Resta l’ottimismo di Civati, che ritiene che la raccoltafirme sia stata una “esperienza straordinaria, con uncoinvolgimento clamoroso” e si ritiene soddisfatto diessere riuscito a coinvolgere una parte davvero consi-stente della popolazione, benché il numero legale nonsia stato raggiunto. Tutto considerato, in effetti, anche seil referendum non si farà, Possibile si è dimostrato unavalida alternativa al PD, che dimostra di non dimentica-re il cittadino e le sue esigenze. Civita si congeda con la promessa di continuare a lotta-re per i cittadini. Speriamo solo che, con l’avvento delleprossime elezioni, Possibile non sia diventato un feno-meno più “politico” di quanto non sia oggi e inizi a pen-sare, come spesso accade, più al suo tornaconto che nona quello della cittadinanza “sovrana”.

Jacopo Giuca

“Presidente, ci aiuti!” Il discorso d’aperturadel sindaco di Locrialla lectio magistralistenuta da Romano

Prodi giovedì mattinatocca tutte le criticitàdel nostro territorio eimplora l’attenzione

della politicanazionale, che inquesti anni non hamosso un dito persalvare le nostre

infrastrutture. Intantosi avvicina il 17

ottobre, data in cui laLocride reclamerà ildiritto alla sanità cheScura sta cercando disottrarre al nostro

territorio per favorireReggio.

Giuseppe Civati e il suo sogno di rendere Possibile un’Italia miglioreC’È STATO UN MOMENTO IN CUI GIUSEPPE CIVATI CREDEVA IN MATTEO RENZI E NEL PD. OGGI, CREDE POSSIBILE DAREAL PROPRIO PAESE UN IMMAGINE NUOVA, E VUOLE FARLO COINVOLGENDO INNANZITUTTO LA CITTADINANZA

Le alternativeal PD si fannosempre piùnumerose:speriamo soloche Possibilenon diventipresto troppo“politico” einizi a pensaretroppo a sestesso

Con l’intento di condividere con icittadini temi fondamentali della vitapolitica del nostro Paese, Civati ha creatoun interessante spunto di riflessione

Onorevole Presidente,dieci anni fa veniva assassinato, nell’andronedi Palazzo Nieddu del Rio, il Vicepresidentedel Consiglio Regionale, On. FrancoFortugno.L’On. Fortugno, che tutti ricordano comeuna persona perbene, era in quel momentoimpegnato al seggio elettorale per le elezio-ni primarie del centro sinistra, per la deter-minazione del candidato per le successiveelezioni politiche del 2006. Elezioni che Lavidero poi essere nominato Presidente delConsiglio dei Ministri.Un momento di alta democrazia, cosainconsueta per la politica italiana, funestatodal delirio della mano assassina.Sono trascorsi dieci lunghi anni ed oggisiamo qui nel ricordo di un anniversario, nelricordo di una tragedia che ha tristementesegnato la Città di Locri, nel ricordo, soprat-tutto, di Franco Fortugno, vittima innocentedell’ignoranza e della ferocia umana.Gli esecutori materiali ed i mandanti dell’ef-ferato crimine sono stati assicurati alla giu-stizia e sono stati sanzionati con pesanti edesemplari pene definitive.Ciò malgrado, tanti dubbi esistono ancora.Si continua a parlare di area grigia, di unlivello superiore, di un interesse politico cheperò continua a non emergere, a non trova-re riscontro investigativo.Di quel drammatico omicidio oggi perònulla è rimasto, se non il ricordo e il doloredei familiari, della moglie Maria Grazia edei figli Anna e Giuseppe.Nei mesi successivi al sacrificio di FrancoFortugno vennero accesi i riflettori su Locrie la Locride.Venne inviato in Calabria un Prefetto conpoteri straordinari, il dott. Luigi De Sena,persona stimata e che proprio qualche gior-no addietro ha lasciato la vita terrena dopobreve malattia e che oggi ricordiamo con

affetto per l’impegno profuso in quei dueanni di permanenza in Calabria.In quel tempo, grande disponibilità, soprat-tutto politica, ad affrontare le ataviche pro-blematiche del nostro difficile territorio.Grande disponibilità a sostenere la ripresadel territorio.Trasporti, sanità, occupazione furono inseri-ti tra le priorità dell’agenda politica naziona-le e regionale.Di tutto ciò, ovviamente, assolutamentenulla, il vuoto più totale.Solo il Governo regionale, guidato dall’On.Agazio Loiero, stanziò importanti risorseche sono state spese solamente in parte acausa di impedimenti normativi che nonhanno consentito al Comune di poterli uti-lizzare e alla Provincia di Reggio Calabria diavviare appalti che si sono bloccati neimeandri della burocrazia italiana.Ma sulle criticità principali, ripeto, sanità,

occupazione, trasporti, nessuna proposta,nessuna soluzione, nessun atto concreto.All’epoca avevamo due Ospedali con auto-nomia amministrativa, oggi ne abbiamo unosolo, un ospedale morente, senza autono-mia e senza guida, che tra qualche meserischia di essere chiuso nel disinteresse poli-tico nazionale, regionale, commissariale, checontinuano ad ignorare le tante battaglieche si stanno portando avanti e la preoccu-pazione di tutto il popolo della Locride.Le vie di collegamento sono sempre piùridotte, i treni non passano più e le condizio-ni della nostra arteria principale, la stradastatale 106, sono sempre più critiche conuno spropositato numero di vittime dellastrada.L’occupazione, il futuro dei nostri giovani, laloro legittima aspirazione.Nessuna idea di sviluppo, nessun program-ma di rilancio del territorio, nessuna “zona

franca urbana”, nessuna “zona economica-mente svantaggiata” per attrarre investitoriprivati, nessun progetto comunitario ingrado di regalare un sorriso ai tanti giovanidisoccupati che vorrebbero realizzare ilsogno di vivere e affermarsi dove sono nati.Niente di tutto ciò, niente è stato fatto per laLocride.Ai nostri giovani, quelli conosciuti come iragazzi di Locri, non è consentito neanchesognare.Lei, oggi, Signor Presidente, ci parlerà diEuropa. Disserterà su “Europa eMediterraneo nella confusione totale”.Noi, la Locride, Signor Presidente, inEuropa non siamo mai entrati. Qui si vive ineterna confusione totale, soprattutto, sinasce, si vive e si muore in disperazione. Lapolitica si ricorda di questo territorio solo almomento del voto.Signor Presidente, da Sindaco di questacittà, La ringrazio per la Sua presenza oggi aLocri e La invito a raccogliere il nostro rin-novato e disperato grido d’allarme e di dolo-re.Lei, anche non ricoprendo oggi incarichipolitici, può con la Sua esperienza e compe-tenza darci una mano, può contribuire ascrivere con noi un progetto di risorgimentodi questo territorio.Mi appello alla sua sensibilità e nobiltà.Signor Presidente, ci aiuti!Ci aiuti anche Lei ad uscire dalle sabbiemobili. Lo faccia per noi, per questo territo-rio, per i tanti giovani senza speranza, lo fac-cia affinché non rimanga invano il sacrificiodi Franco Fortugno e di tante meno note vit-time della mafia che hanno pagato con lapropria vita per l’essersi opposti all’arrogan-za del potere mafioso e criminale.

Giovanni Calabrese

Giovanni Calabrese chiede a Romano Prodi di salvare la Calabria

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DOMENICA4 OTTOBRE 10www.larivieraonline.com ATTUALITÀ

LA PROTESTA

Dopo i disordini dovuti alle manifestazioni animaliste difronte al canile “Dog Center” (per tutti il malfamatissimo“canile di sant’Ilario”), il sindaco Brizzi ha deciso di nonlasciare cadere la cosa, come già era successo in passato,quando i volontari animalisti avevano denunciato possi-bili maltrattamenti a “Striscia la Notizia”. Ma il sindaco non si limita a chiedere una verifica dellecondizioni del canile, anzi, invita tuttii sindaci della Locride a valutare lapossibilità di una gestione interco-munale della struttura. Ciò garanti-rebbe non solo maggiori fondi, maanche un controllo più severo emigliori condizioni per gli animali.«Abbiamo appena avvitato la proce-dura interna affinché si attivino leopportune verifiche riguardo allasituazione del “Dog center”, canileprivato ubicato sul nostro territorio econ cui siamo convenzionati. Dopo ilblitz animalista dei giorni scorsi,chiediamo che si faccia piena lucesullo stato di detenzione degli ani-mali e sulle questioni tecniche ine-renti. I nostri uffici provvederannoquindi a sollecitare gli organi compe-tenti per i controlli». Così il sindacodi S. Ilario dello Ionio, PasqualeBrizzi, interviene riguardo al caso “Dog center”, per cuiassociazioni di volontari da tutta la regione, guidati daldeputato Cinque Stelle Paolo Bernini, hanno presentatoesposto-denuncia chiedendo il sequestro della struttura. «È giusto che si vada a fare luce sulla situazione dei caniospitati al rifugio, dove comunque mi risulta ci siano sem-pre stati controlli da parte degli organi preposti, ma è del

tutto fuori luogo e quanto meno strumentale l’attacco diBernini nei confronti dei Carabinieri presenti che hannosvolto un servizio di sorveglianza per mantenere l’ordinepubblico. L’azione svolta dall’Arma, presente con unacaserma sul nostro territorio, è sempre precisa e determi-nante per la vita in sicurezza della nostra comunità» sot-tolinea ancora Brizzi.

«Tornando alla questione principale,dopo gli opportuni controlli sul canile,decideremo i passi successivi. Sarebbe,inoltre, molto importante aprire untavolo di lavoro tecnico-politico, inseno all’Assemblea dei Sindaci e con ilConsorzio LocrideAmbiente, per valu-tare l’opportunità di arrivare a unagestione pubblica intercomunale delcanile, attraverso un consorzio deiComuni – conclude Pasquale Brizzi.L’idea potrebbe diventare un progettoconcreto, visto che il titolare stesso del“Dog center” ha manifestato la volontàdi cedere la struttura per motivi perso-nali. Sarebbe una soluzione produttivaanche dal punto di vista economico peri comuni che, per legge, devonocomunque essere convenzionati o esse-re titolari di rifugi per gli animali vagan-ti. Lancio quindi un appello ai Sindaci

della Locride affinché tutti insieme si valuti questa possi-bilità. Contemporaneamente sarebbe opportuno avviarele sterilizzazioni e una forte opera di sensibilizzazionecontro l’abbandono per un rapporto armonioso tra tuttigli esseri viventi».

La Redazione

Nicola aspetta ancorala campanella. I genitori si incatenanoall’Artistico

La storia del giovane disabile cuiviene negato il diritto allo studioda uno stato crudele sta facendo ilgiro d'Italia, ma ancora nessunopare voler ascoltare le preghiere didue genitori disperati…

Canile di Sant’Ilario, il sindacoPasquale Brizzi chiede verifiche

È terminata la terza settimana di lezione per gli studen-ti calabresi e, con essa, al Liceo Artistico Locri, è termi-nata anche la terza settimana di assenza di Nicola, lacui diversabilità si sta trasformando in un ostacoloall’ottenimento dei diritti più basilari.I genitori del ragazzo, dopo aver constatato che gliappelli fatti con anticipo a chi di competenza sonorimasti inascoltati, martedì mattina, prima che gli stu-denti entrassero, si sono incatenati dinanzi all’ingressodel Liceo Artistico nella speranza che la visibilità potes-se accelerare un processo che doveva essere iniziato datempo.Papà Cosimo ha denunciato che, nonostante la scuolaabbia assegnato l’incarico a un insegnante di sostegno,mancano ancora l’assistente per l’autonomia e la comu-nicazione, una figura che si occupi dell’igiene di Nicolae gli addetti al trasporto, tre figure che dovrebbe sele-zionare proprio l’entità governativa substatale.La protesta è andata avanti a oltranza senza innescareparticolari preoccupazioni in chi invece avrebbe dovu-to dare risposte e, forse anche per questa ragione, gio-vedì mattina Cosimo ha voluto consegnare una letteraa Romano Prodi, giunto a Locri per tenere una confe-renza sul Mediterraneo.La lotta per fare sì che Nicola goda dei medesimi dirit-ti dei suoi coetanei prosegue e l'unica cosa che possia-mo augurarci e che gli sforzi di questi genitori nonrimangano inascoltati.Vogliamo che ci di competenza si svegli dal letargo nelquale si pasce.Nicola sta ancora aspettando.

Jacopo Giuca

L’ANGOLO DI PARRELLO

Il mare è amoreIl mare è amore, almeno così sape-vamo fino a poco tempo fa. Moltiscrittori e poeti ne hanno da sem-pre descritto la bellezza.Ultimamente, però, è tutto cambia-to e certo non per responsabilitàdel mare; quotidianamente, infatti, imass media ci informano che cen-

tinaia di perso-ne muoiono neltentativo dispe-rato di attraver-sarlo a bordodi barconi fati-scenti, perinseguire ilsogno di unriscatto socia-le. Cosa alloraoccorre fareper scongiura-re il ripetersi diquesti disastri

umani, tra le cui vittime si annove-rano anche moltissime donne ebambini? È una domanda a cui nonè semplice rispondere, mentre èchiarissimo oramai che non si puòcontinuare a lasciare sola l’Italiaper far fronte a questa emergenzaumanitaria.

Franco Parrello

In riferimento all'articolo apparso sulloscorso numero di Riviera "E in un'Aulamuore il Sud, affogato dai traditoriassenti" del nostro editorialista IlarioAmmendolia, per rinfrescare la memo-ria agli elettori, pubblichiamo le foto deideputati eletti in Calabria che lo scorso11 settembre, quando a Montecitorio sidiscuteva della perdurante situazionedi crisi del Mezzogiorno, erano assenti20 su 20. Enza Bruno Bossio (Pd)CS, Ernesto Magorno (Pd) CS,Stefania Covello (Pd) CS, FerdinandoAiello (Sel) CS, Franco Bruno (CD)CS, Jole Santelli (Pdl) CS, SebastianoBarbanti (M5S) CS, Roberto Occhiuto(Udc) CS, Nico Stumpo (pd) KR,Nicodemo Oliverio (Pd) KR, DorinaBianchi (Pdl) KR, Pino Galati (Pdl) CZ,Paolo Parentela (M5S) CZ, AlfredoD'Attorre (Pd) Cz, Bruno Censore(Pd) VV, Dalila Nesci(M5S) VV,Demetrio Battaglia (Pd) RC, RosannaScopelliti (Pdl) RC, Federica Dieni(M5S) RC, Rosy Bindi (Pd) RC.

I deputati calabresi assenti

quando a Montecitorio si

discuteva di Mezzogiorno

La L.A.Do.S. (Locride Associazione Donatori di Sangue) ha com-piuto quest’anno 38 anni di attività grazie all’altruismo di 17 dona-tori e alla buona volontà del notaio Pollifrone, che li aiutò material-mente a pagare le spese per l’iscrizione dell’associazione agli atti.Oggi, Filippo Tedesco racconta con orgoglio che la L.A.Do.S.conta su tutto il territorio 1700 donatori e 27 mezzi di ultima gene-razione, tra cui un’autoemoteca invidiata da tutta la nazione, per laraccolta del sangue e, certo, non poteva mancare l’appuntamentodella 1ª Giornata nazionale del Dono. Questa mattina, dopo un’e-state nella quale il numero delle donazioni è stato elevatissimosoprattutto grazie a voi volontari, dalle ore 7:30 alle ore 11:30, èpossibile trovare i volontari L.A.Do.S. in Piazza Portosalvo, aSiderno, pronti ad accogliere e tesserare, dopo un’analisi del san-gue e un elettrocardiogramma, tutti coloro che vorranno donare ilsangue.Con un minimo sforzo, potete dare una grande mano a chi ne hadavvero bisogno

Questa mattina la L.A.Do.S. fa tappa aSiderno per la Giornata Nazionale del Dono

Dopo l’annuncio di agosto,l’Amministrazione Comunale hamantenuto la promessa di realizzareuna pista ciclabile tra le strade diSiderno, affiancandola a un serviziodi bike-sharing e bus a chiamata che,da qui a pochi mesi, dovrebbe decon-gestionare il traffico e migliorare laqualità della vita.Come annunciato in un comunicatostampa del 24 settembre, lunedì mat-tina sono cominciati i lavori di realiz-zazione della pista ciclabile, che pas-serà dinanzi ai più importanti luoghidel centro abitato.

Siderno versola mobilitàsostenibile:iniziati i lavoriperBicincomune

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POLITICA SERVIZIO A CURA DI JACOPO GIUCA/ FOTO RAFFAELE MARINO

Lo scorso fine settimana Siderno si è vestita di politica ospitandol’Incontro Nazionale di Centro Democratico al centroPolifunzionale.La scelta della locomotiva economica della Locride, è stato afferma-to in apertura, è stata dettata dalla schiacciante vittoria che il partitoha ottenuto con l’elezione plebiscitaria di Pietro Fuda a Sindaco loscorso 31 maggio, oltre che dal fatto che, secondo i leader di CD, ilsud sia essenziale per la ripartenza del Paese, di cui spesso si conside-ra degna di attenzione solo la parte settentrionale. Nè è prova il fattoche termini un anno in cui stanno aumentando le spese per i grandieventi in città come Roma, Venezia, Torino e Milano nonostante l'e-mergere di numerosi casi di corruttela e che si continui a lasciarefuori un sud che, pur cercando un riscatto onesto, continua a nonvedere riconosciuti i propri sforzi.Dopo i saluti del sindaco di Siderno, che ha concentrato il propriointervento su una politica incapace di effettuare i corretti investimen-ti nel meridione, condannandolo di fatto alla sterilità di una crescitapari a zero, è stato dato spazio ai coordinatori regionali del CD MariaPia Porcino e Pietro Funaro, oltre che al vicesindaco di ReggioCalabria Saverio Anghelone, che hanno parlato di strategie per larinascita e il recupero delle nostre bellezze.Ma il vero dibattito relativo alle possibilità di uscita dalla crisi è statoaperto dal professore Sergio Conti, che ha spiegato come l’iperterri-torializzazione che caratterizza il nostro Paese sia stata negli annimotivo di un malgoverno diffuso e generalizzato, al quale si puòrispondere attraverso la creazione di realtà regionali la cui strutturaorganizzativa possa eliminare un livello di governance. Sindaci e con-siglieri regionali provenienti da Emilia Romagna, Sardegna eBasilicata hanno dunque mostrato come le problematiche vissutedalla Calabria, a livelli differenti, siano quotidiane anche per le loroaree, facendo emergere l’idea che il cambiamento possa passare soloattraverso una presa di coscienza da parte del Paese di essere la partepiù arretrata del proprio territorio e di dover migliorare queste areeper potersi sviluppare.Interessante l’intervento del presidente della Basilicata MarcelloPittella, che ha invitato a evitare atteggiamenti regionalistici tipicidella Lega Nord per assumere maggiore coscienza nazionale, sfor-zandoci di dimostrare all’Europa di essere un territorio che vale, pos-sibilità che ci verrà data innanzitutto con Matera 2019.

Il riscatto del Paese passa dal sud.Dimostriamolo all’Europa

Il primogiorno

dell’IncontroNazionale di

CentroDemocratico

, svoltosivenerdì aSiderno, è

statodedicato al

dibattito sullepossibilità diriscatto del

sud

Il primo giornodell’Incontro

Nazionale di CentroDemocratico,

svoltosi venerdì aSiderno, è stato

dedicato al dibattitosulle possibilità di

riscatto del sud

Ringraziamenti“

Si parla molto di grandi opere ma, troppo spesso, si dimentica innan-zitutto che ciò che nella nostra regione, come nella maggior parte delsud, davvero manca, sono le possibilità di muoversi verso le città piùvicine a noi.È stato questo il succo del discorso introduttivo di Pietro Fuda aldibattito di sabato mattina relativo alle infrastrutture e al loro imple-mento in vista di una concreta uscita dall’isolamento al quale lanostra terra è da tempo condannata. In vista della realizzazione dellaCittà Metropolitana, l’assenza di infrastrutture appare davveroinconcepibile, tanto più che in questo tipo di centro urbano non ci sipuò davvero permettere di non riuscire a raggiungere l’altro capodella conurbazione.Ciò che davvero non ha funzionato i questi anni, secondo l’onorevo-le Roberto Capelli, non è stata la struttura politica, quanto gli stessiamministratori, che non hanno saputo gestire la cosa pubblica crean-do perdite troppi fondi UE e ripiegando con una tassazione cieca equasi criminale. Questo dato, unitamente alla crisi economica che,spesso, ha fatto trovare casse comunali vuote ai propri sindaci, hacreato un rallentamento nell’economia locale che spiega perfetta-mente perché la nostra zona sia rimasta così indietro e il perché didati SVIMEZ così sconfortanti.Come risolvere questa condizione? Secondo il sindaco di ReggioCalabria Falcomatà innanzitutto mettendosi in contatto con il gover-no centrale e spiegando puntualmente le difficoltà quotidiane delmezzogiorno.

Infrastrutture fantasma?Rendiamole tangibili.

Il dibattito sultema caldo

dell’IncontroNazionale,

leinfrastrutture,arriva alla

conclusioneche,

innanzitutto,bisogna

interloquirecon il

premier

DIRIGENTE SCOLASTICO LICEO CLASSICO ARTISTICOAUTELITANO, LICEO ARTISTICO DI SIDERNO

RITORTO, PANETTA, LA SETA, ZUCCO.ISTITUTO TECNICO COMMERCIALE DI SIDERNO DIRI-

GENTE SCOLASTICO FRANCESCO SACCOAZIENDA OLEARIA FERRARO;AZIENDA AGRICOLA CARUSO;SIDERDOLCI DI PINO MELECA;

KRISIS VAR FIORI;PASTICCERIA STRATI, RIDENTI, IL DOLCETTO, BAR

HELIOS, SGAMBELLURI.IL RISTORANTE L'ANGOLETTO;

IL SINDACO DI AGNANA CALABRA CATERINAFURFARO;

LA COOPERATIVA DAFNE;LA PIGRECO COMUNICATION SRL.

INCONTRO NAZIONA

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DOMENICA4 OTTOBRE 13www.larivieraonline.com

Dopo le relazioni dei professori Zucco e Guarascio e leproposte della politica locale sul miglioramento delleinfrastrutture territoriali, il pomeriggio di sabato è statoinaugurato dalla lunga intervista di Teresa Munari alCapogruppo della Camera di Centro DemocraticoLorenzo Dellai.Il politico ha dichiarato che le distanze tra nord e sud, acausa dell’imperversare della crisi economica, si sonoaccorciate moltissimo, negli ultimi anni, rendendo questoperiodo il più favorevole a iniziare la rincorsa al cambia-mento da parte del meridione. La politica, in questomomento così delicato, deve riconquistare la fiducia deicittadini e dare una mano sostanziale a chi ne ha più biso-gno, superando l’ideologia del semplice assistenzialismopur avviando sistemi innovativi di sostegno al reddito perle famiglie più bisognose, in armonia con i programmi diassistenza e accoglienza migranti istituiti dall’UE.Il cambiamento a cui stiamo assistendo in questi mesi èfrutto di uno sforzo di governo nel quale è bene credere eche, entro il 2018, dovrebbe portare a un assetto governa-tivo più efficiente e in grado di migliorare la qualità dellavita dell’intera cittadinanza. Certo, si tratta di un percorsotortuoso, che deve passare attraverso la non semplicecostituzione delle Città Metropolitane senza escludere lediverse aree periferiche ma che, alla fine del processo,dovrebbe rendere più immediato il rapporto tra cittadi-nanza e amministratori garantendo a entrambi di avereuna visione di insieme che eviti l’approdo a politiche stan-tie.C’è bisogno, per questo, di pluralismo e buone riforme,che diano primato a una politica non prepotente, ma ingrado di costruire qualcosa di nuovo. Questo non vuoldire, specifica Dellai, parlare di un partito della nazionecome spesso è stato fatto, perché nazione è un concettogenerale e il partito, come dice il nome, deve essere unasua parte. Si deve creare qualcosa di plurale e generalizza-to, che abbia consapevolezza di sé e di ciò che ci circonda.

Lorenzo Dellai:“Serve una politica innovativa”

LorenzoDellai

legge ilmomento

presente confiducia e

speranza. Ilnuovo corsodella politica

puògarantire al sud il

recupero.Sforziamocia realizzarlo

Ha chiuso l’Incontro Nazionale di Centro Democratico ilsuo presidente, Bruno Tabacci.Convinto che Renzi stia seguendo una percorso convin-cente, il politico ritiene che l’Italia stia riuscendo davveroad uscire dall’oscurità di una crisi che ci ha tormentato peranni. Prima dell’avvento del governo Monti, secondo il lea-der di CD, il Paese si trovava in una fase di contrazionesimile a quella vissuta con Tangentopoli nel 1992, una simi-larità che ci indica il percorso che dovremo seguire, neiprossimi mesi e anni, per riacquistare credibilità dinanziall’Europa.Riuscire a superare questa impasse, contrariamente aquanto qualcuno vorrebbe far credere, implica il confron-to su temi strategici e discussioni sociopolitiche che richie-dono l’unione di tutto il Paese, senza che si facciano distin-zioni obsolete tra nord e sud. La rinascita, secondoTabacci, deve passare attraverso un ambiente sano e lapresa di coscienza che il Mediterraneo è diventato areaperiferica e necessita di un grande sforzo per tornare ailivelli di competitività economica vissuti in antichità.Camminando in accordo con il governo e riuscendo asfruttare con onestà le risorse che madre natura ha dona-to al nostro territorio, riusciremo a richiamare investitori,capitali e turisti che ci ridaranno la spinta necessaria aripartire, creando le condizioni ideali per l’implemento distrutture e infrastrutture oggi obsolete.L’elezione di Fuda, secondo il presidente di CD, è la dimo-strazione che la Calabria, come accaduto in Puglia e Sicilianel recente passato, si sta muovendo nella direzione giustae vuole divenire artefice del proprio futuro. Oggi che que-sto passo è stato compiuto, dobbiamo fare in modo che leelezioni del 31 maggio non restino un episodio isolato, mache cittadini e amministratori continuino a dimostrarevolontà e onestà gli uni eleggendo persone limpide, gli altrimettendosi al servizio della propria terra e dei propri con-cittadini.Il più è fatto. Non resta che dare continuità ai nostri sfor-zi.

Bruno Tabacci:“Che il sud continui su questa strada”Il discorsoconclusivo

delpresidentedi CD Bruno

Tabaccisottolinea

che gli sforzi dei

nostriamministrato

ri ci stannomettendo

sulla buonastrada

ALE DI CD A SIDERNO

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DOMENICA4 OTTOBRE 14www.larivieraonline.com ATTUALITÀ

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Il 9 ottobre sopralluogo in solitariadi un tecnico alla diga sul Lordo

L’assicurazione obbligatoria per la responsa-bilità civile per danni a terzi, comunementedetta “RC Auto”, non è una scelta, ma unobbligo previsto dal nostro legislatore. Unobbligo il cui costo grava spesso pesantemen-te su chi sceglie di acquistare un veicolo amotore, soprattutto se costui risiede al sud.Come Partito Democratico riteniamo giustoe sacrosanto che il costo di un simile obbligo,poiché serve a tutelare i terzi, sia equamenteproporzionato alla pericolosità oggettiva delveicolo ed a quella soggettiva del proprieta-rio/conducente, e solo a questi due fattori. Illuogo di residenza, per contro, non può e nondeve essere motivo di discriminazione.Eppure, fino a ieri, questo era ciò che avveni-va: un automobilista virtuoso e prudente resi-dente nel Veneto, a parità di sesso, età e tipo-logia di veicolo, pagava circa un terzo rispettoal premio di un suo omologo, altrettanto pru-dente e virtuoso, ma residente ad esempionella Locride o in Calabria.Tutto ciò, oltre che ingiusto, era ed è ancheillogico!Per questo motivo, il Circolo del PartitoDemocratico di Siderno, già da diversi anni,aveva iniziato a portare avanti una battagliapolitica in seno al Parlamento italiano, affin-ché questa palese ingiustizia venisse sanata.Assieme all’onorevole Enza Bruno Bossio,che da subito ha sposato questa battaglia,questo circolo ha speso tempo ed energie perelaborare il testo di un emendamento al codi-ce delle assicurazioni.L’emendamento è stato, per diverse volte,presentato e più volte respinto, ma semprepuntualmente riscritto e ripresentato.Non ci siamo mai arresi!Alla fine, grazie anche alla straordinaria pas-sione e perseveranza dell’Onorevole BrunoBossio, che ha saputo agire in sinergia con ladelegazione dei parlamentari dellaCampania, sensibili quanto noi calabresi a

questa palese ingiustizia, il nostro lavoro hadato i suoi frutti:Nella seduta di ieri, 01.10.2015, la Camera deideputati ha approvato il seguente emenda-mento al Codice delle Assicurazioni: “Per icontraenti residenti nelle regioni con costomedio del premio, calcolato sulla base del-l’anno precedente, superiore alla medianazionale, che non abbiano effettuato sinistricon responsabilità esclusiva o concorrenteper un periodo pari ad almeno cinque anni eche abbiano installato il dispositivo di cuiall’articolo 132 – ter, comma 1, lettera b), delcodice delle assicurazioni private, di cui aldecreto legislativo 7 settembre 2005, n. 209,introdotto dall’articolo 3, comma 1, della pre-sente legge, l’IVASS stabilisce una percentua-le di sconto minima tale da commisurare latariffa loro applicata a quella media applica-bile ad un assicurato, con le medesime carat-teristiche oggettive e collocato nella medesi-

ma classe di merito, residente nelle regionicon un costo medio del premio inferiore allamedia nazionale, riferito allo stesso periodo”.In altre parole, un automobilista prudente edattento, anche se residente nella Locride o inCalabria, non potrà più essere discriminato ecostretto a pagare un premio più alto di quel-lo che pagherebbe altrove.In questo modo, ne siamo certi, oltre ad averripristinato una situazione di equità sostan-ziale, saremo in grado di dare un importantecontributo alla lotta contro le condotte frau-dolente ed i falsi sinistri.Ci piace constatare che non sempre, ma avolte, la politica riesce a far coincidere la giu-stizia del diritto con quella reale e quotidiana,rendendo davvero, in questi casi, un servizio acittadini.Il Segretario del circolo del Partito Democratico

di Siderno, Mariateresa Fragomeni

Il Ministero delle Infrastrutture stabilisce le visite periodiche che devonoessere effettuate alle dighe e le delega alle strutture periferiche. È imminente, 9 ottobre, a Siderno il sopralluogo alla diga di Pantaleo daparte dell’ufficio tecnico per le dighe di Palermo sede coordinata diCosenza ma a quanto sembra non è una visita inquadrata all’interno di unprogetto di ripristino ma la missione solitaria di un tecnico che redigerà unverbale sullo stato dell’invaso. Quindi niente di nuovo sotto il sole delConsorzio di bonifica ma non si può dire “niente nuove, buone nuove” per-ché la calma in questo caso significa solo la morte per asfissia dell’invaso.Nessuna notizia trapela sull’affannoso lavoro che dovrebbe fare ilConsorzio per salvare l’opera; intanto a dire il vero ha provveduto alla rasa-tura dell’erba (secca) sul declivio con bruciatura delle sterpaglie e a stende-re un tubicino per innaffiare di tanto in tanto la superficie del corpo diga.Come dire che si cura un tumore con l’aspirina. Il 31 luglio 2014 i due tecnici incaricati dalla Regione Calabria settore dellaProtezione Civile, Geom. Lombardo e Campolo, raccomandavano, nel tra-smettere il risultato della loro indagine una ricerca immediata delle solu-zioni che fossero rapide a seguito di “accurati e approfonditi studi geologi-ci al fine di porre in essere le migliori tecniche risolutive” ma evidentemen-te per il Consorzio vale il detto “ a megghiu morti è a subitanea”.

Più di 250 sono i sindaci che hanno preso le difese diMario Oliverio dopo la denuncia di alcuni privati che ope-rano nella sanità, scattata in seguito alle dichiarazioni cheil governatore ha rilasciato durante la festa dell’unitàregionale del Partito Democratico. Ci sono firme autore-voli di primi cittadini, una fra tutte quella del sindaco diReggio Calabria Giuseppe Falcomatà. Questa iniziativanasce per difendere la sanità pubblica ma anche il liberopensiero che la costituzione garantisce e tutela, e soprat-tutto le opinioni politiche, giuste o sbagliate che siano. Inuno Stato democratico e libero come l’Italia, dove le opi-nioni trovano espressione e libertà, quello che è accadutoal presidente Oliverio è segno di una paura di cambiare.E così si cerca di impedire che in Calabria la sanità trovifinalmente la strada che la conduca a un’efficienza tale daguadagnarsi la fiducia dei cittadini.Quanto successo al presidente Oliverio è gravissimo. Leopinioni politiche sono alla base della democrazia e aiu-tano a crescere e risolvere problemi come quello dellasanità. Chi ha paura delle opinioni altrui ostacola il cam-biamento. Perché la Calabria riparta bisogna dare voce alle propo-ste. Solo così la nostra Regione potrà uscire dall’isolamen-to in cui è stata relegata.

Paolo Piscioneri

Sanità, le proposte sono il sale del cambiamento

La via Marina di Siderno non sarà mai piùla stessa senza di te e quella panchina, pres-so la quale tutta la città si fermava a com-mentare con te le partite il lunedì mattina,resterà la più allegra della città solo nelricordo di chi ti ha voluto davvero bene.Ciao Pippo Galeano, continua a sorriderci,da lassù con Cosimo Spagnolo e MimmoMacrì.

Ciao,PippoGaleano

Mai più “discriminazione assicurativa” nel sud italia!

New York 11/09/2001Contavamo i dollari, quel giorno,a New York, seguivamo il Nasdaq eil Daw jones alla borsa e poi all’improvviso si udì :”Trac ...splash...Aaaaaaaahhhh...!”:Un enorme boato e le Tawin Taurs l’aereosventrò e MANATTHAN crollò...!...TREMILAmorti si contarono tra macerie e rovine. Non tuttihanno un volto, ancora .New York, ora è polvere e morte, gaspurulenti e fuoco, detriti e parole, tanteparole, e fiori e bare e bare, troppebare e tante preghiere.PERCHE’! ?...ci si chiede....ora !“Io sono americano”...ripetono bianchi ,cinesi, ebrei e neri, per convincersi di esisteree celebrare la potenza d’Americae la sua unità. Solo i Talebani odiano ,solo Bin Laden, ora...viene definito :il diavolo..!Ma tu, New York, eri troppo grande,troppo ricca e le tue torri ed i tuoi grattacielitroppo alti e disumani. Forse per questoquell’11 settembre 2001 crollarono...!Ma, oggi, tutti gridiamo:...FERMATEVI...!... PACE... !PACE...!PACE...!

Testo di Maria Stella Brancatisano

NOTA: Questa mia poesia ha vinto l’Histoniumd’oro a Vasto(ch), nell’ambito dell’omonimo premio,nel 2007. Di nuovo attuale per il fenomeno assurdo ecrudele della Jhiad!Nuova guerra di Religione?!

Samo, 8-10-2001

Venerdì Mariateresa Fragomeni ha annunciato con un comunicato stampal’approvazione di un emendamento per il quale il PD di Siderno si batteva da anni:l’adeguamento della cifra RC auto pagata al sud a quella conferita dai cittadini del nord.

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RIVIERA

ATTUALITÀ

CHIACCHIERANDO SULLE COPPIE "STORICHE"

Siamo abituate a vederle sem-pre indaffarate, con una chio-ma bianca che rimanda irrime-diabilmente all'idea di saggez-za, e il fisico un po' acciaccato

dall'età.Ci sembra che siano state sempre così,ma dalle vecchie foto è facile scoprirecome anche loro siano state felici espensierate donzelle, belle come nonmai, in attesa del loro principe azzur-ro.Perché le nostre nonne avevano dav-vero l'opportunità di poter avere a chefare con un vero principe azzurro. Econ questa etichetta non si intenda l'a-spetto meramente economico, bensì,quello che rientra nell'ambito dellagalanteria e delle "buone maniere"appartenute agli uomini – per così dire– d'altri tempi.Erano previste una serie di tappeprima del fidanzamento effettivo. Per ipiù audaci vi era uno scambio di sguar-di, dietro i quali erano celati miliardidi parole. Per i più timidi, la vera cono-scenza tra i futuri sposi avveniva diret-tamente a uno dei tantissimi banchettiorganizzati dal primo incontro in poi.Infatti, solo dopo essere stati accettatidalla famiglia della donna, cominciavail vero fidanzamento ufficiale, contanto di pranzetti e cenette, rigorosa-mente in compagnia di tutta la fami-glia, non si verificasse mai che i duefuturi sposini fossero lasciati soli; esolo dopo che si era portato a compi-mento la costruzione del nido d'amo-re, si convolava immediatamente anozze.Dalla prospettiva odierna di noi giova-ni, il padre che in quella foto in biancoe nero sul mobile della nonna accom-pagna la sposa all'altare sembra piùche altro un padre che accompagna lafiglia a prendere la prima comunione.Si sposavano giovanissime, appenadiciottenni, nel migliore dei casi.Ma nessun paragone con le diciotten-

ni di ora. Erano già perfette donne "dicasa", in grado di mandare avanti unintero reggimento, altro che una solafamiglia.Si sentivano realizzate accudendo iloro mariti e dedicandosi alla casa,nonché ad allestire banchetti semprepiù succulenti e avere figli ben educatie rispettosi.A chi potrei rivolgermi se non al mioidolo indiscusso per avere qualcheinformazione in più? Parlo della mianonna, ovviamente. Si chiama Teresa,per me nonna Tita.Suo padre era morto quando eramolto giovane e sua madre aveva sem-pre avuto nei riguardi suoi e in quelli

di suo fratello un atteggiamento moltoprotettivo.Mi racconta che sua madre le cucivaun abito nuovo per ogni festa religiosa.Erano quelle le uniche occasioni mon-dane. La Chiesa era per loro l'unicaoccasione di "ingresso in società".E tutti gli uomini pronti a cercarmoglie e ad ammirare la loro bellezza.Bellezza che, a quei tempi, era auten-tica. No a creme o fondotinta, nienteblush o rossetto. Sì ad acqua e sapone.Avevano la pelle perfetta e l'incarnatouniforme, tanto da fare invidia allamoderna Angelina Jolie.E come non rimanere incantati di

fronte a tanta semplicità?Di lei era rimasto colpito un certoSalvatore: chiese la mano ai genitori,divenne suo marito e, un anno dopo, ilpadre della loro prima figlia, miamadre.La mia bisnonna aveva molta attenzio-ne per la sua unica figlia femmina, leaveva accuratamente preparato unprezioso corredo di nozze e ospitavaspesso, a casa, il futuro sposo.Il futuro sposo, da parte sua, partivada Gerace per andare a trovare la suafutura sposa.E il percorso da Gerace a Siderno nonera una passeggiata come adesso.Dalla chiacchierata fra me e nonna

Tita viene fuori che a quei tempi sidava troppa importanza alle formalità.Più di quella che se ne da oggi. Le pos-sibilità economiche erano magariristrette, ma il regalo alla fidanzata erad'obbligo. E non un mazzo di rose. Maun completo in oro. Uno per il fidan-zamento, l'altro per il matrimonio. Esono proprio quegli stupendi collierd'oro bianco, dal gusto un po' vintage,che trovano ancora oggi dimora alcollo di una splendida signora di unacerta età.Avevano carattere quelle donne lì.Che non ci inganni quella totale dedi-zione alla famiglia.I mariti dovevano rigare dritti, e tantoera l'amore che le donne donavanoalla famiglia che alla fine quegli uomi-ni si innamoravano non solo delle loromogli ma anche della loro dedizione.E ancora oggi quando vedo litigareuna coppia che ha superato i cin-quant'anni di matrimonio, più cheridere o prendere le parti, sono invasada un senso di tenerezza.Dopo tanto tempo e tante difficoltà,eccoli ancora lì a cercare un punto diincontro. In maniera anche simpatica,a volte.È di pochi giorni fa un video apparsosui social che ha commosso il web.Un uomo anziano canta alla propriamoglie in punto di morte la loro can-zone d'amore. Noi giovani, da una coppia così,avremmo solo da imparare.Le donne che prendano d'esempiol'impegno e la determinazione di quel-le madri di famiglia, gli uomini chefacciano un corso accelerato di galan-teria. Per il resto non ci resta che riu-scire a scovare la ricetta di quell'amo-re bello, puro ma soprattutto duratu-ro. E adesso chi non invidia l'affiata-mento delle coppie "storiche" e le loroinspiegabili e tenerissime litigate scaglila prima pietra.

Sara Leone

LO SCORSO 2 OTTOBRE SI ÈCELEBRATA LA FESTA DEI

NONNI IN CONTEMPORANEACON QUELLA DEGLI ANGELI

CUSTODI. PER QUESTOMOTIVO RIVIERA, CHE VUOLEUN GRAN BENE AI NONNI, HADECISO DI DEDICARE LORO

UNO SPECIALE.

Anche le nonne sono state fidanzate

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DOMENICA4 OTTOBRE 17www.larivieraonline.com

SETTIMANALE

Quando penso al “nonno” ingenerale, non può che venir-mi in mente il nonno diItalia: nonno LiberoMartini. Quasi tutti siamocresciuti con le serie di Unmedico in famiglia e con la

figura di Lino Banfi che si è preso cura nonsolo dei nipoti e delle rispettive burle, maanche dei suoi figli che a situazioni complica-te non scherzavano nemmeno. A dirla tutta,i nonni del Sud non sono molto simili aNonno Libero, pensionato che andava alparco e che è stato sorpreso perfino a lettocon la consuocera. I nonni calabresi sonomolto più genuini. E prima di iniziare quellache vuole essere un’ironica descrizione,chiedo venia se qualcuno tra i lettori, cheavesse nonni ex avvocati o ex dottori o pezzigrossi di qualche ente pubblico o privato,possa sentirsi offeso dagli esempi che farò.Nel mio immaginario il nonno calabrese èquello che si ritrova un attrezzo in mano:una cesoia, un martello, una matassa di fil diferro. È spesso abbronzato, quasi carboniz-zato, ma solo dalla manica corta in giù: ilresto è effetto ringo garantito. Ha la camiciaa quadri, gioca a briscola e magari parlaquasi esclusivamente dialetto, ma puoi starcerto che dentro la sua testa c’è l’enciclope-dia dei proverbi. Conosce tutti, davvero tuttie di ognuno può descriverti situazione senti-mentale, albero genealogico e fedina penale,pur non essendo su facebook. Ma conosceanche facebook, al quale dà un nome e unapronuncia del tutto personale. A volte face-book viene generalizzato dal nonno sotto lavoce di computer. “Non mentiri a fotu sup’ocomputer”, esclama quando il nipote gli harubato uno scatto. Ma in realtà i nonni (e lenonne) stanno cambiando, poiché quellidegli anni ’20 o ’30, non ci sono più, e quelliche ci sono, si stanno avvicinando lentamen-te allo scadere del tempo (e mi viene un gransospiro mentre lo scrivo, pensando al mio, dinonno). I nonni del 2015 sono veramentemoderni. Capita, infatti, di imbattersi in unanonna che compra il copri-occhiaie da Kikoe che ritira vestiti per neonati da E-bay.Nonni che scelgono i filtri non per l’oliodella macchina, ma per modificare la fotodell’appena venuto al mondo. I nonni del2015 hanno gli smartphone e le amiche dellanonna possono avanzare critiche sui chilipresi da sua figlia durante la gravidanzaguardando le foto caricate su facebook,anche se sotto commentano con un “È bel-lissima!”. Sono nonni che continuano amodernizzarsi stando accanto ai nipoti e chedevono saper collegare una Wii e ricaricareun tablet. E, se necessario, anche aiutarli asuperare il livello di Candy Crash. E poiadesso si usa organizzare il Baby shower eno, non è il bagnetto del bambino. È unafesta a tema prima della nascita del pargolo,dove viene allestita una saletta con fiocchi,pon pon, cupcakes e torte di pannolini. Tortedi pannolini. Che se lo dico a mio nonno cheesiste una cosa che si chiama “torta di pan-nolini” mi porta dal neurologo insieme a lui,alla prossima visita; quando, ai tempi suoi,gli unici pannolini che si usavano erano quel-li di stoffa, che si lavavano dopo l’uso: ricari-cabili, diremmo al tempo d’oggi. Sono così ifuturi nonni, forse divorziati, cosicchè ilbambino si possa ritrovare con cinque o seinonni, contando quelli reali, più i rispettivicompagni di quelli che si sono scoppiati eriaccoppiati. Una famiglia allargata insom-ma. Che se una volta avevi tredici cugini per-ché si aveva una grande famiglia, ora te neritrovi altrettanti ma non con un legame disangue. E i bimbi se ne vanno a dire in giro“Il marito di mia nonna” e qualcuno glirisponde “Tuo nonno quindi!” e non saicome spiegarla bene sta cosa, quindi finisciper dire di sì, che si fa prima. Una cosa peròè certa: l’amore provato per un nipote non siusura col tempo e per fortuna i sentimentirestano uguali anche alle porte del 2016.Magari la chicca non è più mangiare l’uovosbattuto con lo zucchero, ma andare da McDonald’s, ma poco importa: ci si scatterà unselfie con scritto #me, #you, #grandmothe-refulltime, segue il passo Share ed ecco ilricordo di una bella giornata trascorsa insie-me. Ah, guarda: il primo mi piace!

Sara Jacopetta

Che spassoquestinonni 2.0!

Capita oggi di imbattersi in unanonna che ritira vestiti per neonatida E-bay. Nonni con lo smartphoneche si modernizzano stando accantoai nipoti e che devono saper collegareuna Wii e ricaricare un tablet.

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CULTURA E SOCIETA’

RIVIERA

È stata la splendida Alba Parietti, attrice, conduttricetelevisiva e cantante italiana ad inaugurare la tredice-sima edizione del Premio Grotteria. Un evento svol-tosi presso piazza Nicola Palermo di Grotteria (RC),sabato 26 settembre, basato sulla migrazione e sulmondo della moda e dello spettacolo, ha voluto dimo-strare come sia possibile che un piccolo centro delsud, in questo caso della Calabria, rappresentato daGrotteria, possa rappresentare il luogo ed il contestoideale per ospitare personaggi così memorabili.L’evento fortemente voluto dal Comune di Grotteriaguidato dal Sindaco Salvatore Leoncini, con il patro-cinio della Provincia di Reggio Calabria grazie all’im-pegno del Presidente Giuseppe Raffa e delConsigliere provinciale Vincenzo Loiero, già Sindacodel comune reggino è stato diretto e condotto dalgiornalista Piero Muscari.Dopo l’ anteprima del Papa, interpretato dallo straor-dinario imitatore cabarettista Carlo Frisi si è subitoentrati nel vivo della serata con i temi “clou” di que-sta edizione: bellezza, moda, provocazione e sensua-lità.Sulle note di “alba chiara” la nota canzone di VascoRossi, infatti hanno aperto la serata le due splendidemodelle dello stilista lametino Anton Giulio Grande,Marilena e Anca che hanno sfilato con eleganza esensualità. L’ entrata a sorpresa di Alba Parietti,durante questa prima sfilata, ha suscitato un caldoapplauso da parte del pubblico di Grotteria.Alba Parietti poi ha esordito ricordando GianniVersace, lo stilista che dalla Calabria ha portato lamoda italiana al di fuori dei confini nazionali. In ter-mini di migrazione ha ricordato la guerra siriana e lasituazione italiana attuale concludendo”a tutti dob-biamo fare la guerra tranne che ai più deboli e agliimmigrati”.Vasco Rossi - continua la Parietti - ha scritto una can-zone per me. Anche se lui dice che è “alba chiara”non lo è certamente e si capisce ; la canzone dedica-ta a me è “Quanti anni hai”.La serata è proseguita con la comicità di Carlo Frisiche nella sua seconda esibizione ci ha regalato un po’di musica italiana. In occasione è stato riconosciutoun premio allo stesso Carlo Frisi consegnato dal sin-daco Salvatore Leoncini che ha ricordato l’importan-za del premio:“È molto difficile poter dar continuità ad un eventocosì importante …evento a cui noi abbiamo creduto

sin dall’ inizio. È una tradizione che continua , con untema importante e con questo noi vogliamo ricordareil passato che purtroppo oggi si sta rivivendo. Il nostroaugurio è che la politica si impegni su questi temi per-ché anche la Calabria è Italia ed è giusto che vengariconisciuta.”In occasione il giornalista Piero Muscari ha presenta-to la Miss Caterina Tedesco originaria proprio diGrotteria la quale recentemente ha vinto il concorsodi bellezza “Miss Riviera”, una manifestazione dedi-cata alla selezione del più bel volto della Riviera deiGelsomini.

Subito dopo il secondo momento di moda di AntonGiulio Grande alla fine del quale lo stilista si è espres-so su Alba Parietti in questo modo: “ ero veramentepazzo di lei e a tutti i costi ho voluto conoscerla. Èstata una delle prime donne a credere in me ed è stata

la mia musa storica”.A seguire la premiazione dello stesso stilista con laseguente motivazione: per le qualità creative esplica-te nella sua ormai lunga produzione tutta caratteriz-zata da successi. Per la realizzazione di collezioni raf-finate, eleganti e sensuali disegnate a mano e adorna-te con pizzi, ricami ed intarsi che valorizzano le donnenella loro bellezza. Per aver sempre accolto con entu-siasmo, e averlo rinnovato anche quest’anno, la pro-posta di arricchire con le sue creazioni e la sua arte l’evento “Premio Grotteria”. A premiare Anton GiulioGrande il consigliere provinciale Vincenzo Loieroche ha affemato “sono contento e soddisfatto cheanche questa edizone si sia potuta realizzare e sonofelice in quanto l’ idea è quella di veicolare, in modopositivo, il nostro paese fuori dalle stesse nostremura. Il tema è attuale ma noi abbiamo iniziato a par-larne molti anni fa.”

Alba Parietti inaugura la XIIIedizione del Premio Grotteria

FRANCO ARCIDIACO

Il corsivo, tra le varie manifestazioni dell’artegiornalistica, è certamente la più raffinata ed è,secondo me, l’ideale punto d’incontro tra gior-nalismo e letteratura. Se vogliamo prendere perbuona la definizione del grande filosofoFriedrich Hegel, che definisce la lettura del gior-nale “la laica preghiera del mattino dell’uomomoderno”, ci possiamo spingere a ritenere ilcorsivo una sorta di sublimazione di questorituale; uno degli aspetti più evidenti del corsivoè proprio la reiterazione quotidiana (o settima-nale come nel caso del nostro Pitos) che produ-ce una decisa fidelizzazione del lettore. Oggi igiornali abbondano di corsivi ed è ormai diprammatica per il lettore andare a cercare infondo pagina gli epigoni di un genere che“L’Unità” aveva lanciato con il miticoFortebraccio, al secolo Mario Melloni.Coltissimo, elegante, eppure semplice e limpi-dissimo, Melloni usava lo pseudonimo diFortebraccio, il personaggio dell’Amleto cheentra in scena quando tutti i protagonisti sonomorti, a raccogliere le testimonianze del dram-ma e a ordinare che venga reso onore al princi-pe danese. I bersagli della sua satira erano i pro-tagonisti della politica italiana, e il suo corsivoera la prima lettura quotidiana anche per moltilettori di idee politiche diverse o addirittura

opposte. Il genere non è nato,come molti ritengono, conFortebraccio; i manuali digiornalismo lo fanno risalireaddirittura ad AntonioGramsci, a PalmiroTogliatti (che si firmava“Roderigo di Castiglia” su“Rinascita”) e Giulio DeBenedetti storico diretto-re de “La Stampa” che,dal 1948 al 1968, firmavain prima pagina gli edi-toriali per esteso e icorsivi con la siglaGdb. Arrivò poi, con ilsuo “Il Giornale”, unaltro gigante del gior-nalismo italiano,Indro Montanelliche denominò la suar u b r i c a“Controcorrente”.A seguire, LuigiPintor e ValentinoParlato su “IlManifesto”. Oggil’arte del corsivo prose-gue gloriosamente il suo cammino: ungrande giornale come “La Stampa” ospita ben

due corsivisti popolarissimi,quali MassimoGramellini e Jena(al secoloR i c c a r d oBarenghi), que-st’ultimo arrivatotra le colonne delgiornale di casa Fiatproveniente drittodritto da quelle delquotidiano comunista“Il Manifesto”; glialtrettanto celebriMichele Serra(“L’amaca”) eSebastiano Messina(“Bonsai”) sono moltoseguiti, entrambi, su “LaRepubblica”.Non includo volutamentenella schiera il bravissimoMarco Travaglio, perché,pur riecheggiando nella suadotta e colorita scritturatemi propri dei due numitutelari del genere, producequotidianamente dei lunghieditoriali che nulla hanno ache vedere con il corsivo pro-

priamente inteso, che deve essere lapidario, uncameo in forma di scrittura, dal tono polemico,tagliente e ironico. L’errore più diffuso consisteproprio nel ridurre il corsivo a “editoriale inminiatura”, ciò non rende giustizia a un generegiornalistico che ha invece una sua identità pre-cipua e, come abbiamo visto, una tradizione diprestigio. I corsivi che Pitos ha voluto denomi-nare “A prescindere”, in omaggio al grande Totò(che nella stagione 1956-1957 aveva portato neiteatri di mezza Italia, una rivista con questonome) corrispondono perfettamente a questostereotipo e costituiscono, per i lettori de “LaGazzetta del Sud”, una piacevolissima e sor-prendente nota “anarchica” tra le colonne di ungiornale che ha fatto dell’aplomb istituzionale ilsuo segno distintivo.Nel libro troverete una ricca selezione di quelliche Pitos, con signorile minimalismo, ha volutodefinire “graffi”; quindici anni di vita reggina ecalabrese riassunti sul filo dell’ironia, dallo stilemagistrale, colto e coinvolgente allo stessotempo. Esilaranti sono i ritratti di noti protago-nisti della vita politica e sociale cittadina con ilrisultato, come succedeva per Fortebraccio, chegli unici che ritengono di aver un buon motivoper sentirsi offesi sono quelli che non appaiononei corsivi di Pitos, annientati dalla vera armaletale del secolo della comunicazione e dellarivoluzione mediatica: l’indifferenza.

Fortebraccio, Montanelli, Pitoso la sublime arte del corsivo

Un appuntamento di assoluto prestigio ilGran Galà della Poesia “Rende..InVersi”,dedicato alla poesia in tutte le sue forme.La kermesse, giunta quest'anno alla suaquinta edizione e realizzata grazie alpatrocinio del Comune di Rende edell’Istituto Italiano della Cultura diNapoli, si è svolta sabato 26 settembre, alleore 17:00. presso la Sala Congressidell’Hotel San Francesco a Commenda diRende. Duecento i poeti intervenuti nellequattro edizioni precedenti, giunti da ogniangolo d’Italia per celebrare il valore e laforza della parola, attraverso la sua formapiù alta.Nel corso della serata del 26 settembresono stati conferiti dei Premi diBenemerenza a 30 poeti, selezionati dallaGiuria Presieduta dallo scrittore e giorna-lista Benito Patitucci, Piero Aloise (scritto-re), Anna Canè (bibliotecaria) e ManuelaMolinaro (scrittrice). Tra i premiati, lasidernese Daniela Ferraro, che per l'occa-sione ha recitato la poesia "La casa dei gel-somini", con cui ha ottenuto il primo pre-mio ex aequo al concorso nazionale di let-teratura Paleaghenea di Roghudi 2014.Ad allietare la serata, indetta e organizza-ta dall'Associazione GueCi di Rende, laMezzosoprano Sabrina De Rose, accom-pagnata al pianoforte dal M. AnnalisaD’Astoli.

DANIELA FERRARO premiata al Gran Galàdella Poesia di Rende

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www.larivieraonline.com DOMENICA4 OTTOBRE 19

RIVIERA

ACCANTO A GRANDI UOMINI GRANDI DONNEMA QUASI…DIMENTICATEPrendiamo per esempio alcune figure femminili del Risorgimento italiano. Di loro si parla poco o niente quan-do, addirittura, risultano sconosciute alla storiografia ufficiale. Dietro le quinte, accanto ai loro uomini impegna-

ti nella orgogliosa lotta per la libertà e il progresso dell’Italia.Cominciamo: principessa CRISTINA DI BELGIOIOSO. Proprio leiera stata già definita “la dimenticata del Risorgimento, eppure haavuto un ruolo di primo piano nella Carboneria e nel movimentomazziniano. Il suo salotto, in Italia prima e a Parigi poi, era il luogod’incontro per progetti libertari e per cultura: da Cattaneo a Chopin,

da Lafayette a Cavour, tanto per citarne alcuni. Di grandissimo profilo intellettuale e ricchissima di beni mate-riali, non risparmiò il suo patrimonio ma lo spese finanziando abitazioni nuove, asili nido, scuole, ospedali daguerra e tanto altro. Malgrado tutto questo e dopo una vita spesa per l’emancipazione della propria Terra e peraiutare il prossimo, morirà quasi dimenticata, “in un silenzio romantico” nel 1871 a Blevio, sul lago di Como,quando l’Italia era da un anno unita.

Maria Verdiglione

LA ROSA DEI VENTI

QUANDO A GROTTERIA SI FACEVANO I MIRACOLI

Frate Arcangelo daRadicena e il Conventodei Francescani Il

sentire medievale è impensabile senza imiracoli, è uno dei suoi tratti precipui,come scrive J. Le Goff nella Civiltàdell’Occidente medievale. “Quello checonquista l’adesione degli spiriti delMedioevo” - continua lo studioso - “è lo

straordinario, il sovrannaturale o comunque l’a-normale... Anche la scienza, quella sperimentaleè profondamente attratta dai Mirabilia (terremo-ti, comete, eclissi) e sono questi i fenomeni degnidi ammirazione e di studio. Nei capitula miracu-lorum non troviamo solo quelli che Dio ha fattodirettamente a quei beneficiari privilegiati, chesono gli eroi, ma anche quelli che ha operato perintercessione dei santi”. E così sono passati allastoria Les miracles de la Vierge di cui ci parlaGautier de Coincy agli inizi del XIII secolo e, fratutti, quelli di Sant’Ivo, agli inizi del XIV secolo,che ha fatto allungare le travi della chiesa cheerano stati tagliati troppo corti. Anche aGrotteria, cittadina dove il Medioevo non è maifinito, agli inizi del XVII secolo ci sono stati deimiracoli. Giovanni Fiore da Cropani (1622-1683), che della materia era molto esperto, cirende edotti dei numerosi miracoli. Questi ci rac-conta di una singolare figura, Frat’Arcangelo daRedicena, che visse e operò dei miracoli proprioa Grotteria. Questo frate cappuccino vissuto tra ilXVI e XVII, originario di Radicena, aderì sindalla prima giovinezza alla regola di SanFrancesco e ne vestì già da adolescente l’abito. Lasua vita può essere sintetizzata in quattro o cin-que punti ma fondamentali e tutti conformi allarigida regola che aveva sposato: penitenze, digiu-ni, preghiere, dedizione agli altri. È da ricordareche egli mangiava un’oncia di qualcosa al giorno,che dormiva pochissimo e che passava la granparte del tempo a pregare. Indossava un abitorammendato e quel poco che dormiva lo facevasu un tavolaccio, utilizzando come altri santi del-l’epoca, una pietra come cuscino. Fu Maestro deiNovizi e per diversi lustri lo troviamo nel conven-to dei Francescani di Grotteria, dove si rese pro-tagonista di diversi miracoli; ne riportiamo solotre per evitare di essere prolissi. Altri miracoli liaveva già fatti a Castelvetere e a Nicastro ma que-sti tre di cui hanno beneficiato alcune famiglie diGrotteria li vogliamo riportare nella loro interez-za. Il primo è datato 1613 e il beneficiario èAntonio da Brindisi, paggio del Marchese diGrotteria, Aragona De Ajerbis. Antonio daBrindisi, in quel primo quarto di secolo, fu colpi-to da una malattia molto grave e, a dire dei medi-ci, incurabile. Gli stessi familiari, non vedendoalcun progresso incominciarono a piangerlo e apreparare quanto dovuto per l’imminente dipar-

tita poiché il povero infermo da più di un mesenon voleva né mangiare, né riusciva a prenderesonno. Si aspettava dunque che morisse, quandovenne a saperlo Frat’Arcangelo nel vicino con-vento. Questi andò immediatamente a visitarlo enon appena fu entrato nel palazzo dove lui erapaggio, avendo notato che tutti lo piangevano,poiché non dava più segni di vita, lo segnò con letre dita della mano destra per tre volte sulla fron-te e immediatamente l’infermo sentì tanta alle-grezza come se già fosse guarito. Dormì a lungoquella notte e l’indomani, svegliatosi, incominciòa mangiare. Si alzò quindi dal letto senza febbree, per gratitudine di tanto miracolo avvenuto,volle indossare anche lui l’abito dei Cappuccini.Ne divenne in seguito un fervido predicatore rac-contando quanto gli era accaduto e guadagnandomolto seguito. Sempre in quegli stessi anni aGrotteria, incominciò a manifestarsi una fortecarestia che colpì tutti i raccolti e segnatamente ivigneti, di cui la cittadina era notoriamente ricca.Quell’anno la fillossera (a Grotteria la chiamava-no prenospera) aveva colpito tutti i vitigni com-promettendone non solo la raccolta ma gli stessivitigni. Non si vendemmiò durante quell’autunnoe il vino prodotto non fu sufficiente neanche percelebrare la messa. L’unico vino che si riusciva areperire era quello del marchese D. Andrea la cuicantina era ricca di botti e a cui si fece ricorso senon altro per celebrare la santa messa. Vi andò,preso da questa impellente necessità, ancheFrat’Arcangelo e si rivolse direttamente al mar-chese. Questi, da gran fedele che era e per laprofonda devozione nei confronti della Chiesa,ordinò al suo cantiniere di accompagnarlo nellasua cantina e di servigli quanto richiesto. Ma unavolta che furono entrati, il cantiniere mostrò aFrat’Arcangelo la sola botte che conteneva vino eun’altra che era quasi alla fine. Allora il Frate,dopo aver fatto per tre volte il segno della crocesulla botte quasi vuota, disse al custode: “Quellabotte, che tu hai detto fosse alla fine, è piena”. Esubito, aperto l’uscio, il vino zampillò e così in altoda inondare la cantina. La cosa meravigliò tutti esi disse che quel vino fu sufficiente per tutto l’an-no e anche quello successivo sino a quando nonvenne il nuovo raccolto. L’altro miracolo riguardala signora Livia Grillo (morta nel 1636). Eracostei una nobildonna grotterese, moglie inseconde nozze di Don Andrea Aragonad’Ajerbis. Nelle prime nozze era stata invecemoglie di Giacomo Cicala, un nobile di Geraceche affonda le sue radici in quella nobiltà tantodevota alla dinastia sveva. La nobildonna, devo-tissima tra l’altro, aveva mandato a macinare ilfrumento in un mulino vicino affinché si facesse il

pane per i Cappuccini. Non si sa per quale ragio-ne dal mulino non si fece ritorno o si attardaronomolto. In quel mentre nel Convento si pativamolto la fame perché, imbandita la mensa, nonc’era niente da mangiare. Quando fu giunta l’oradel desinare, Frat’Arcangelo incominciò a prega-re ed esortò gli altri frati a sperare nella divinabontà e fu proprio in quel mentre che qualcunobussò alla porta del convento e comparvero duegiovani con due canestri di pane caldo e bianco.Fattisi davanti al guardiano, i due giovani dissero:“Questo è il pane che vi manda la signora DonnaLivia”. Il terzo miracolo vede come beneficiario semprela nobildonna Livia di cui si è detto prima. Costeidal nobiluomo Cicale ebbe un figlio di nomeAgazio che morì all’età di diciotto anni.Sconsolata la madre per quella perdita giurò dinon metter mai più piede in quella chiesa. MaFrat’Arcangelo le disse: “Donna Livia, SanFrancesco ti porterà la forza”. Una volta che si furisposata, ebbe un altro figlio dal nome DonFrancesco, sposo di Donna Giovanna figlia delMarchese. Questo giovane nel 1635 si ammalògravemente e questa malattia lo portò alla morte.La Marchesa credette che questa morte fosse ilcastigo di Dio a causa della loro ostinata lonta-nanza dalla chiesa e vi si recarono per incontrareFrat’Arcangelo che glielo aveva predetto. Unavolta che questi ebbe visto la nobildonna che gliraccontò l’avvenuta morte del secondo figlio, fupreso da compassione e si recò immediatamenteal palazzo dove si stava piangendo il giovane.Quando fu entrato disse ai presenti: “Perchépiangete anzi tempo? Don Francesco non èancora morto”. E presa una delle mani del defun-to, gridò: “Don Francesco, Don Francesco!”. Equesti, come se si fosse svegliato da un lungosonno, aprì gli occhi, dette un sospiro e s’alzosano. Tutti gridarono al miracolo! Ce ne sono ancora altri di miracoli ma non vorreistancare il lettore per cui mi fermo qui. Certooggi mi rendo conto che i Miracoli non esistonopiù, che la nostra mentalità ha dissacrato tuttoper credere ancora ai miracoli. Ciononostantedue cose serie le rimpiango veramente. La primaè che il convento costruito intorno al 1574, duran-te il vescovado di Mons. Pasqua, sia stato distrut-to per lasciare posto a due orrende case popolari(Ina Casa). La seconda è che personaggi, santidella levatura di Frat’Arcangelo, tra l’altro sep-pellito nelle catacombe del convento, non ci sianopiù, altrimenti anch’io gli chiederei di intercederecon l’Altissimo per un piccolo miracolo, di cuiGrotteria ha terribilmente bisogno.

Domenico Angilletta

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La pratica dell' attività' sportiva e' diventata parte integrante della quo-tidianità' di molti bambini ed adolescenti.Sebbene i suoi benefici sianostati ampiamente dimostrati ,e'altrettanto vero che nell' ambito dell'età'pediatrica e giovanile la maggior parte delle morti improvvise avvieneproprio durante l' esercizio fisico.A questo proposito deve essere precisato che lo sport non rappresentaper se' un fattore di rischio ma viene ad agire come fattore scatenante dipatologie sino a quel momento non note o non riconosciute.È' stato accertato che l' incidenza della morte improvvisa nel giovanesportivo e' circa 1:100.000 ed ha una genesi prevalentemente aritmica.Le aritmie responsabili sono essenzialmente la tachicardia ventricolare ela fibrillazione ventricolare.Questi disturbi del ritmo possono essere parte integrante di una patolo-gia aritmica pura come la tachicardia ventricolare catecolaminergica , lasindrome del QT lungo e quella del Wolff-Parkinson White, oppuremanifestarsi nel contesto di patologie strutturali come le anomalie di

origine e decorsodelle arterie coro-narie o ancora nell'ambito di alcunecardiomiopatiecome le formeipertrofiche o la dis-plasia aritmogenadel ventricolo dx.La maggior parte diqueste patologie ,come già ricordato,può rimanere com-pletamente silente equindi passare

inosservata sino al momento del primoevento aritmico che potrebbe essere anchequello fatale.Un attento esame obiettivo associato ai datianamnestici,all'elettrocardiogramma edecocardiogramma sono generalmente suf-ficienti per sospettare queste patologieocculte e quindi risultano strumenti efficacinella prevenzione della morte improvvisanello sportivo.Tuttavia le norme legislative che disci-plinano l' accesso alla pratica dell' attività'sportiva sono molto differenti nei vari statidel mondo occidentale.Cosi' mentre inalcuni stati come l'Italia la pratica dell'attiv-ità' dello sport agonistico e' subordinata aduna visita medico-sportiva , in altri stati

come gli Stati Uniti basta un'autocerticazione con assunzione di respon-sabilità' per poter praticare un'attività' sportiva anche di elevato livello.Negli ultimi anni si è' così assistito in Italia ad un acceso dibattito riguar-do il rapporto costo -beneficio per un attento screening della popolazionesportiva soprattutto per quanto concerne l' utilizzo estensivo dell' elettro-cardiogramma.Nel 2010 finalmente veniva dimostrato che l'elettrocardiogramma con-sentiva di risparmiare 2,6 vite per 1000 atleti all' anno con un rapportocosto beneficio decisamente favorevole.l'Italia da molti anni ha rivolto una particolare attenzione alla salute dellosportivo per cui qualsiasi individuo che voglia praticare uno sport confinalità' competitiva , anche semplicemente a livello locale ,deve sottopor-si alla valutazione medico-sportiva che rappresenta un ottimo filtro per l'individuazione di soggetti a potenziale rischio.Le visite d'idoneità vengono usualmente richieste a partire dai 10-12 annidi vita anche se per alcune discipline il limite viene abbassato a 8 anni.I 10-12 anni rappresentano anche il momento in cui gli eventi aritmicimaggiori iniziano usualmente a manifestarsi e quindi i limiti individuatinell' ambito della medicina dello sport sono sicuramente adeguati ai finidella prevenzione,Pero' se da un lato la medicina dello sport rappresenta un momentoessenziale nell' ambito dello screening della popolazione che pratica levarie discipline sportive, d' altra parte non deve essere dimenticato chemolti bambini e ragazzi, pur praticando una attività' sportiva a scopoesclusivamente ludico, spesso raggiungono livelli d'intensità ' di sforzoparagonabili se non superiori a quelli osservati durante un allenamento ouna competizione nell'ambito dell' attività' sportiva organizzata.Purtroppo questi soggetti sono quelli che sfuggono ad ogni controllo ecome tali sono esposti ad un maggior rischio.Per tale motivo si potrebbe fare un ottima prevenzione sensibilizzando ipediatri ed i medici di base al problema della morte improvvisa duranteesercizio fisico .Quindi la raccolta ,durante una qualsiasi visita ambulatoriale di semplicidati anamnestici quali la presenza di familiarità' per morte improvvisa, lacomparsa di episodi sincopali, o dolore toracico o cardiopalmo duranteesercizio fisico, sarebbero sufficienti ad individuare una buona quota disoggetti a potenziale rischio e per i quali ènecessario procedere conapprofondimenti diagnostici.Sarebbe poi buona norma consigliare un elettrocardiogramma a qualsi-asi bambino di età' superiore ai 10-12 anni e che svolga attività' fisica lib-era e di una certa intensita'Queste semplici accortezze associate a quanto già' fatto nell'ambito dellamedicina dello sport verrebbero ad avere un ruolo sicuramente impor-tante per l'individuazione della popolazione a rischio e quindi per la pre-venzione degli eventi aritmici minacciosi in occasione di attività' fisica chepossano portare alla morte improvvisa.

Quali precauzioni per l' attività' fisica nel bambino

DOMENICA4 OTTOBRE 10www.larivieraonline.com ATTUALITÀ

SETTIMANALE

Il cardiologo e medico dello sport Dr Michele Iannopollo

“VIACERCHIETTO,SIDERNO( DIETRO

L’OSPEDALE)SCALAB

INFO0964/342340

di Cosimo Armando Figliomeni

Gli anni volano! Come le foglie d’autunno. Mai ricordi, no.-Quanti ne son passati?-Tanti! Più di quaranta. Non li conti?-Li conto, eccome! Solo che sembra ieri.-Ieri è oggi; e, oggi è ieri! D’altronde, SorenKierkegard affermava che “è in questa vita chedecidi la tua eternità”. Nel mio caso, però, nonpossedendo particolari virtù e, per tornareindietro a raccogliere i cocci mi mancano ora-mai le forze, l’unica soluzione sarebbe fermareil tempo. E sono d’accordo che se non si vuoltrovare insopportabile qualunque esistenza, ènecessario accettare persino le ingiustizie degliuomini e l’ingiuria del tempo. Così, m’illudodi fermarlo.-Allora il tempo non è volato, si è fermato?-Se ancora stiamo qui a parlarne, distantimigliaia di chilometri, trascorsi quarant’anni, iltempo non è volato, si è fermato davvero. Sepoi conveniamo che il tempo non si ferma mai,nel nostro caso diciamo che il tempo non èvolato invano. Anzi!(Era un colloquio telefonico tra Mino e Laurache qualcuno intercettò sul proprio apparec-chio una sera ventosa del mese di marzo,quando spesso in Calabria onde magneticheimpazzite disturbano persino i programmitelevisivi.Mino e Laura erano due innamorati ritrovatisidopo quasi mezzo secolo, che tanto si eranoamati e che hanno scoperto d’ amarsi di più,oggi che sono maturi.)-Dimmi, come stai? Che fai nella vita?-Tu, invece?-Prima, dimmi di te.-Io? Ascolta:” Quante strade e viottoli e sen-tieri –abbandonata la via! Più non ascolto quelcanto di sirena e il sussurro del mare! E il soleche illuminava gelide notti, più non riscalda.Quanti scogli, freddi scogli su cui inciampavo egiacevo. Stelle senza luce che non sono i tuoiocchi. Ho girato il mondo invano, e ho scoper-to di conoscerlo già. Se oggi mi ritrovo sullostesso viale.”-Bella! E’ per me? Dove l’hai copiata?- Me l’ha dettata l’anima.-Allora sei un poeta?-Poeta!? Sono un povero cristo. Nient’altro!-No! Tu sei davvero un poeta!-Forse. Ma chi mi ispira sei tu. Il ricordo di te,la tua voce che non è cambiata e che sento lanotte, ogni notte. Sei tu la poesia. Oggi comeieri.-Ma, dimmi – interrompe lei – ancora non hocapito perché ci siamo lasciati.-Forse perché ci amavamo troppo: un amorecosì era impossibile. Più grande di noi.-Che significa?-Significa…significa…che io avevo paura di te.Del tuo amore avvolgente… della tua intelli-genza. Del tuo saper conquistarmi…del donoche mi davi…del tuo essere mia. Non avevocapito che AMORE è servire, spendersi tutto,perdersi nella sua grandezza. Proprio comefacevi tu. Che ingrato sono stato, che sciocco!-Mezzo secolo a capirlo! Una vita. -Ti penso e, certe notti ti canto al suono d’unflauto di canna. Triste menestrello, nellarassegnata attesa che cali l’inesorabile sipario.Me ne andrò in silenzio, come ho vissuto.Questo è certo.Laura tenta di distoglierlo e, con la voce rottadi commozione, lo interrompe.-Dimmi, a Siderno il mare è sempre bello?-Sempre! Quando è agitato e gonfio, nelle suemareggiate al punto da inghiottire il lungo-mare allagando persino Via Colombo, a ridos-so della ferrovia, e, quando è calmo e par sus-

surri alle sirene arcane poesie.-Che bello! Ricordi la nostra capanna in rivaallo Jonio?-Ricordo! quando la brezza d’un meriggioluminoso pizzicava i nostri corpi senza pecca-to, levigati di sole e di salsedine in quellacapanna di frasche, le cui feritoie davano unaluce surreale come in un antico castello. Io ero il Re e tu, la mia Regina. Ricordo quel gonnellino a palline azzurrecome gocce di mare. Profumavi di sole e diverginità. E l’odore del tuo sudore che anco-ra m’inebria. E’ successo ieri, ma mi sembraoggi!I ricordi non potevano esaurirsi certamente inuna sola telefonata sebbene fosse statalunghissima. Il vento aveva smesso la sua lita-nia, e il sole stava per tramontare con le sueombre geometriche.Mino, ottenuto un numero telefonico riserva-to, promise di richiamare nell’immediatofuturo. Si congedarono con il reciproco SAGAPO’che in Greco significa T’AMO.Il tempo è inesorabile ma qualcuno dice pureche sia galantuomo. Per Mino si era di nuovofermato.Un giorno si ritrovò sulla spiaggia dove mezzosecolo prima aveva costruito un castello: quel-la capanna di frasche. La sabbia bionda sotto iprimi raggi d’aprile si scioglieva nel turchino dipietruzze marmorizzate e le onde a contattocon la battigia, timide e discrete, pareva glidicessero: ti aspettavamo.Commosso si guardò attorno. Rivide ilgonnellino dalle palline azzurre avvertendocome la prima volta quel profumo di sudore edi verginità che il sole e la salsedine esaltava suquel corpo abbronzato di onice alabastro.-Eccomi! -gli disse – se vuoi sarò tua. Perchétu sei, e sarai l’uomo della mia vita. Non era una sirena! Era la sua Laura, ladonna che virtualmente sposava tutti i giorni.Le mareggiate erano finite e il mare s’era riti-rato buono buono lasciando sulla spiaggia, conaltri detriti, grossi tronchi e rami spogli dicalipso. Specie dove sfociano il Torrente Lordoe il Fiume Torbido. Nei pressi, infatti, durantela crisi del dopoguerra si recavano gli abitantidella vallata a far legna per l’inverno. Il giornodopo, Mino vi ritornò armato d’accetta e segadentata e, sebbene negli anni, nel giro d’unasettimana costruì il suo castello.In quei giorni di sole cocente, il mare eradavvero invitante ma Mino aveva deciso: ilbagno lo farò alla fine, quando avrò fissato l’ul-tima trave con l’ultima frasca. La notte, giace-va sull’umida ghiaia e guardava le stelle, finquando il sonno non vinceva i ricordi.Scoprì , così, qual era la sua vera vita, quel cheavrebbe voluto da sempre, da quando studiava

all’Università e i momenti più belli erano quel-li della traversata sullo Stretto di Messina, inmezzo al mare rigoglioso, sopra la storicaZattera dall’invitante profumo di aranciniappena sfornati. E scoprì l’amicizia, quellavera: i gabbiani con i loro gridi che lui interpre-tava come veri saluti. Talvolta, un pescatore,dal volto segnato da rughe e di sole, si spinge-va fino alla foce donandogli un po’ di pescatoche Mino, tolte le squame e diliscato a dovere,passava alla fiamma di foglie di canne prima didivorare. Scoprì così che il tempo non vola seppure siainesorabile ma è nobile come l’amore, autenti-co e vero. Eterno!Fu così che, seduto sopra un gelido scoglio, chegli faceva da panca in un angolo della capannadi frasche, definito dal primo momento il suotrono, compose il numero segreto di Laura.-Vieni – le disse- ho bisogno di te!Un treno partì da lontano fischiando, velocee deciso di giungere prima. Giunse a Sidernodi notte, sferragliando e stridendo.Il giovane tassista attendeva ossequioso.-No! La ringrazio, forse mi serve una barca. Fula risposta di lei.Arrivò vicino alla foce ch’era spuntato unprimo raggio, rosso come spicchio d’aranciache colorava lo Jonio.Mino era lì, un foglio di quaderno e una mati-ta, gelido e freddo più della pietra su cui stavaimmobile, rigido. Gli occhi sbarrati. Morto!Laura lesse.“ Ti cercoIn queste notti senza lunaper viottoli di scheggee sconosciute scalinate.Ti rincorrosulla calda ghiaia dello Jonioe negli aridi letti bianchidi queste nostre asciutte fiumane.Ti cantocol canto dell’allodolache scompare nel biondo delle spighe e la restuccia.Ti parlonel mormorio del vento del querceto.Ti vedo nei primi rossi raggi del mattinoquando la brezza sale il davanzalee s’ode vicino il grido de’ gabbiani.…E nel brusio seralequando il tramonto infiamma le montagnesciolgo la mia preghiera.”-Amara scoperta! pensò Laura. Mentre caldelacrime consolavano i dubbi di tutti quegli anniche quella mattina seppelliva nel fondo delmare. Incessante nel suo perenne mormorio.Che amara certezza, amara verità!Il tempo era volato via.

Ieri è oggi

Arrivederci, Avvocato Figliomeni. Manchi già a tutta SidernoAvevamo imparato a conoscerlo attraverso le pagine del suo romanzo su don Antonio Macrì, l’avvocato Cosimo Armando Figliomeni. I richia-mi autobiografici di quello scritto ci avevano detto diverse della sua giovinezza lasciata indietro con malinconia ma mai rimpianta. Chissà se, comeGigi, l’avvocato sta scorrazzando a bordo della sua 500 verdefirenze tra le viuzze del centro storico, riflettendo sulla storia politica sociale della suaSiderno fino all’ossessione.Ci mancherai moltissimo, avvocato. Proponiamo di seguito un suo articolo.

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RIVIERA

Che (auto)scat-to!Alessia Ferraro,sempre armatadi fotocameraper fotografarsicon amici eparenti, vienepizzicata da noiin compagniadell’esponentedi centrodestraTotò Crinò

I quattro delle meraviglieEcco un quartetto inedito: Mario, Massimo,

Romano (Prodi) e Fabio si riuniscono al ter-

mine della lectio magistralis di giovedì.

Quando il DNA non è un’opinione!

UfficialmenteambientatiLa segreteria delpresidente BrunoTabacci, nelle per-sone di Emiliana eCarlo, dimostratutto il suoapprezzamentoper la brioche congelato calabrese!

Amici d’infanziaIl senatore Paolo Naccarato, aSiderno per partecipareall’Incontro Nazionale CD,non ha voluto perdere l’occa-sione di salutare il suo amicoGino Multari

Tabacci e latarantella

Il presidente diCD Bruno

Tabacci, dopole fatiche di unagiornata di con-vegni, si rilassasuonando con

il cuocoFrancesco

Trichilo al risto-rante Ricrijiu

Un Romeo politicoIl nostro collaboratore edesperto di meridione PinoRomeo ritratto al terminedell’Incontro Nazionale CDcon la sorella e una ex com-pagna di scuola.

Un tris di “Bracco”

Tre Lubieri fanno pensare al nostro

fotografo di avere le allucinazioni, m

a

il giovane Giuseppe, con la sua sim

pa-

tia, aiuta a uscire dall’impasse.

Pericle e il suo carroL’artista bovalinese Mimmo Savica, conosciu-to anche per aver avuto l’estro di realizzareogni anno il premio Pericle, in posa accantoalla sua Renault 5

Un saluto ad AgnanaDopo aver parlato all’IncontroNazionale di CD, Pietro Funaro silascia fotografare assieme alla sin-daco di Agnana Caterina Furfaroe due suoi assessori I tre dell’Ave Maria“Super” Aldo Caccamo (ex sinda-co di Siderno Superiore), affrontaa cuor leggero la processione diPortosalvo in compagnia diPietro Sgarlato ed Ercole Macrì

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SETTIMANALE

DOMENICA4 OTTOBRE 23www.larivieraonline.com

Coronare il sogno di una vitaAl termine della serata dedicataal Premio Grotteria, Alba Parietti èriuscita ad abbracciare il suoidolo, il consigliere provincialeVincenzo Loiero.

Oneri e onori di u

n maggioren-

ne Peppe Reale

e il professore

Capogreco che, c

ome sarà possi-

bile vedere, hann

o appena rag-

giunto la maggiore e

tà, scoprono

la passione per la p

olitica.

L’unione fa la forzaLa squadra di lavoro AzzaràService, capeggiata dal presiden-te Fabio, si lascia ritrarre fieramen-te dinanzi al palco allestito alPolifunzionale per il CD.

I nostri angeli custodiAuguri di buona festa deinonni ai nostri secondi genito-ri, nostra casa, nostre radici efondamenta: i nostri fantasticinonni. Da Silvia e Valeria

Il bronzo in musicaPeppe Voltarelli e FrancescoLoccisano creano a braccio il sot-tofondo musicale per un accatti-vante reading del romanzo “IlCaciocavallo di bronzo”

“Ci vuoi geme

llare?”

Domenico Panetta

fa una foto

ricordo con il

sindaco Elen

a

Torri, sindaco

di Lizzano i

n

Belvedere (BO)

poco prima di

proporle un g

emellaggio con

Siderno.

Un 2 ottobre dasogno

Valentina Caccamoha raggiunto il suo

traguardo diventan-do dottoressa in

Scienze dellaNutrizione.

Tantissimi auguriper la tua laurea. La

tua famiglia

Al party più esclusivo di sem-

pre…Giuseppe Romeo di Ardore brin-

da con il suo idolo Silvio

Berlusconi a un party tenutosi a

Terrazza Caffarelli. Piccoli legisla-

tori crescono (o mettono i tacchi)!

Se metti due Gallo nelpollaio…I due fratelli Gallo, gioiellieridi Siderno e rivenditori diRolex, dimostrano il loroamore fraterno dopo chequalcuno aveva detto chenon seguissero la politica.

Pino Pino e Cusato Cusato

Due Pino Cusato (a sinistra è poss

ibi-

le ammirare quello proveniente da

Gerace, mentre a destra quello di

Agnana) e l’avvocato Antonio

Lacopo in posa.

Page 24: LA CONTROCOPERTINAlarivieraonline.com/sites/default/files/giornali/r40.pdf · nite pubblicazioni e ricerche, ... Pasquino “ascoltava e dialogava, ballava la tarantella e mangiava