Il Mito E Il Poema. Il Proemio Dell Iliade

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Il mito e il poema. Il proemio dell'Iliade. Lezione di ricapitolazione a cura del prof. Augusto M

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Il mito e il poema.

Il proemio dell'Iliade.

Lezione di ricapitolazione a cura del prof. Augusto Marra

Che cos’è il mito ?

• Da sempre l’uomo ha sentito l’esigenza di trovare un senso alla propria esistenza.

• Nel mito possiamo rintracciare un tentativo di risposta a questo desiderio.

• Nascono così dei racconti orali, che hanno come protagonisti le divinità, che spiegano i vari aspetti della vita che non possono essere conosciuti unicamente attraverso la ragione. (Persefone, Zeus, Apollo, Afrodite)

Che cos’è il mito ?• Oggetto della mitologia (mytoi=racconti-legein=raccontare), dunque, è sempre qualcosa che sta al di sopra di tutti gli uomini, qualcosa che può essere vista, sperimentata o per lo meno colta per immagini: la realtà è misteriosa, non si può conoscere totalmente ma può essere intuita.

• Il mito è parte integrante della cultura di un popolo: era molto diffusa l’usanza di riferirsi ai precedenti mitici in ogni tipo di discussione.

• Essendo la mitologia un’espressione della coscienza popolare, può dar luogo a diverse versioni della stessa vicenda. (Medea)

Che cos’è il mito ?

Il mito non è una favola: quest’ultima, infatti, tenta di creare un luogo fantastico in cui potersi rifugiare, lontano dai pericoli del mondo. Il racconto mitico, invece, non nega la tragicità della vita, né il fatto che l’esistenza umana è sofferente per i suoi limiti, ma cerca di dare un senso a tutto ciò.

Differenza tra Mitologia degli Dei e Mitologia dell’Eroe

Differenza tra Mitologia degli Dei e Mitologia dell’Eroe

• I racconti che ci parlano degli dei si collocano in uno spazio senza tempo e sono legati all’origine del mondo.

• Le leggende degli eroi sono collegate con la storia e ci descrivono avvenimenti che si presumono essere realmente accaduti. Gli eroi ci appaiono come personaggi storici che spesso hanno fondato città o sono i capostipiti di intere popolazioni.

L’Eroe

L’Eroe

Incarna il senso religioso tipico dello spirito classico: siamo di fronte ad un essere mortale, che però ha in sé qualcosa di divino, qualcosa che lo spinge a desiderare l’infinito. Sente che è chiamato ad imprese epiche eppure si rende conto del proprio limite, della propria incapacità di soddisfare la sua sete di Infinito.

Questo è il dramma dell’uomo di tutti i tempi, il dramma che anche Leopardi ci comunica nei suoi versi…

Sento ch’ad alte imprese il cor mi chiama.A morir non son nato, eterno sonoChe ‘ndarno ‘l core eternità non brama.

Canto V, Appressamento della morte, G. Leopardi

L’Eroe

Oltre a rappresentare il dramma umano, racchiude in sé tutti i valori della società ellenica:

• kléeov (kléos), onore: l’uomo, per raggiungere l’immortalità, deve ottenere la gloria, anche a costo della vita; solo così il suo ricordo resisterà al tempo.

• \aretéh (areté), virtù: era una sorta di schema comportamentale fondato su alcune caratteristiche fondamentali: coraggio, individualismo, senso dell’onore. Aderendo a questo modello di vita, l’eroe era in grado di sviluppare al massimo livello le proprie qualità, che dovevano essere riconosciute e lodate dalla collettività. (Odisseo – astuzia; Aiace – forza).

L’Eroe

• \agaqéov (agatòs), buono: l’uomo buono è in primo luogo un nobile e virtuoso, che cerca di primeggiare, ma soprattutto cerca di seguire quanto il destino ha stabilito per la propria vita. In ambito latino tutte queste caratteristiche saranno proprie del Homo pius.

• soféia (sofìa), sapienza: tutta la società ellenica è animata da un insistente desiderio di conoscenza, l’uomo saggio è colui che ricerca per comprendere se stesso e il mondo.

I poemi omerici

I poemi omerici

• Sono l’espressione dei valori e degli ideali ellenici: i canti che compongono l’Iliade e l’Odissea sono la sintesi di tutta la tradizione greca, che fino al momento della stesura dei due poemi, era stata tramandata oralmente di padre in figlio.

• Queste due opere letterarie sono alla base della cultura greca: ogni sfaccettatura della società ellenica affonda le sue radici in questi versi. Si pensava, addirittura, che i poemi omerici fossero come una sorta di enciclopedia, capace di rispondere ad ogni tipo di domanda: da come comportarsi con gli dei a quale vestito indossare.

I poemi omericiÈ interessante fare una piccola notazione tecnica che ci permette di capire che cosa contribuì a far si che Iliade e Odissea diventassero così importanti per la società ellenica:

• La struttura dei canti è molto particolare e serve soprattutto a facilitare i rapsodi (poeti che declamavano i versi) a memorizzare il testo: c’è, infatti, una forte presenza di similitudini e un gran numero di espressioni formulari.

• I poemi omerici erano declamati e dunque non venivano letti ma ascoltati. In ogni angolo delle città greche era possibile assistere a recitazioni: per questo motivo tutti conoscevano molto bene queste opere letterarie.

Iliade

Iliade

Poema in cui si raccontano le vicende relative all’ultimo anno della guerra di Troia: ci viene descritta la lotta che infuria tra Achei e Troiani, all’interno della quale spiccano alcuni episodi che catalizzano l’attenzione sui singoli (duello Aiace – Ettore; duello Achille – Ettore). L’ira di Achille è il tema che pervade tutta la narrazione e che da una sorta di chiave di lettura alla vicenda, che però resta sempre una storia di popoli.

Achille

Achille

Questo eroe è caratterizzato dal suo desiderio di immortalità: ogni suo gesto ha come scopo quello di scolpire il suo nome nella memoria dei posteri. Egli sente su di sé il dramma di essere chiamato, dal destino ad una vita epica: egli sa che troverà la morte sotto le mura di Troia, ma non la teme perché sa che soccombere valorosamente sotto i colpi dei nemici è l’unica speranza che ha per raggiungere l’eterno.

Achille

• Questo personaggio, però, segue un percorso di evoluzione attraverso la sofferenza che sembra influire sulla sua personalità. Con la morte di Patroclo un terribile dolore si abbatte su di lui: ora non è colpito nella stima sociale (come con il rapimento di Briseide) ma nella parte più profonda di sé.

• Achille cerca, dunque, di vendicarsi ributtandosi nella battaglia ed uccidendo Ettore, convinto che in questo modo potrà dare un senso alla morte del suo amico. Questo è l’estremo tentativo da parte dell’uomo di provare a dare, da solo, un significato alle cose; tentativo che si esprime in un gesto violento e inutile.

Achille

Il finale dell’opera è interessante: le lacrime dei due nemici Achille e Priamo, che entrambi versano al pensiero dei loro cari defunti, rappresentano una sorta di purificazione rispetto all’ira che caratterizza tutta la vicenda; simboleggiano, inoltre, l’incapacità dell’uomo, seppur uomo-dio, di darsi la felicità. Di fronte alla morte, l’eroico Pelide, a cui tutto sembrava possibile, deve arrendersi.

Il proemio

Il proemio

Il proemio (dal greco pro = prima; oimos = strada) è la parte iniziale di un'opera epica, che funge da introduzione e individua il tema fondamentale della vicenda. Le sue caratteristiche principali sono due:

- riassunto e presentazione della vicenda;

- invocazione alla Musa.

Le muse

Le muse

ll loro nome deriva probabilmente dal verbo muéo, che significa “iniziare ai misteri”, “introdurre al segreto delle cose”. Sono nate dall'unione tra Zeus e Mnemòsune, che era la dea della memoria. Le Muse, infatti, vengono anche chiamate Mnéiai (le Memorie) e nascono per conoscere e per ricordare, ma soprattutto per tramandare quanto merita.

Nate alle pendici dell’Olimpo, esse erano state subito portate sull’Elicona, uno dei due monti – l’altro è il Parnaso – che dominano Delfi, il luogo sacro per eccellenza, “l’ombelico del mondo”, dove sorgeva il santuario di Apollo con il suo celebre oracolo. E di Apollo, loro fratello, dio dell’ordine cosmico, della luce e dell'arte, formavano la corte.

Le muse

OLIMPO .

ELICONA. PARNASO.

Le museErano nove e si diceva che ciascuna possedesse un genere artistico specifico:

Clio: canto epico e storiografia Euterpe:

musica dei flauti

Thalia: commedia Melpomene: Tragedia

Tersicore: danza sacra

Urania: astrologia

Erato: poesia d'amore

Polimnia: canto sacro

Calliope: poesia elegiaca

Le muse

Proprio per la loro natura, le Muse, erano invocate all'inizio della creazione artistica. Il poeta, soprattutto all'inizio della produzione epica, è il semplice tramite della divinità. L'invocazione è una vera e propria preghiera, volta a ribadire l'origine divina della poesia.

Il proemioCantami o Diva, del Pelide Achillel'ira funesta che infiniti addusselutti agli Achei, molte anzi tempo all'Orcogenerose travolse alme d'eroi,e di cani e d'augelli orrido pasto lor salme abbandonò (così di Giovel'alto disegno s'adempìa), da quandoprimamente disgiunse aspra contesaIl re de' prodi Atride e il divo Achille.

Trad. Vincenzo Monti (1810)

Costruzione Parafrasi

Costruzione

O Diva cantami l'ira funesta del Pelìde Achille, che addusse agli Achei lutti infiniti, travolse all'Orco anzi tempo molte generose alme d'eroi e abbandonò lor salme orrido pasto di cani e d'augelli (così s'adempia l'alto consiglio di Giove), da quando primamente aspra contesa disgiunse l'Atride re de' prodi e il divo Achille.

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Cantami, o Dea, l'ira disastrosa del Pelìde Achille, che arrecò agli Achei lutti senza fine, inviò nel regno dei morti prematuramente molte forti anime di valorosi guerrieri e lasciò i loro corpi come orribile pasto di cani e uccelli (in tal modo si compiva la volontà di Zeus), da quando inizialmente un aspro litigio divise il re dei guerrieri Agamennone e il divino Achille.

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Parafrasi

Vincenzo Monti

Fu uno dei più grandi esponenti del Neoclassismo italiano. Quest'ultima era una corrente letteraria che si riproponeva di riprendere le forme dell'epoca classica. Ecco perché il Monti decise di tradurre l'Iliade, che rappresenta, insieme all'Odissea, la sintesi di tutta la cultura classica. La traduzione è stata fatta in endecasillabi sciolti (versi di undici sillabe non legati d rima)

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Commento(verso 1)

Cantami: in questo caso nel senso di “celebra”. Il poeta, che mantiene l'assoluto anonimato, sottolinea la sua funzione di tramite tra la dea e il pubblico. Siamo di fronte ad un ispirazione che potremmo definire passiva.

Pelide: è il patronimico, termine che indica il vincolo con il padre. L'appartenenza ad una determinata famiglia era un aspetto decisivo, in una società come quella greca arcaica, fondata sul géenov (famiglia). Achille era figlio di Peleo e di Teti.

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Il proemio è molto cruento: sottolinea la violenza della guerra di Troia e delle morti in battaglia.

Commento(verso 1)

Peleo era re dei Mirmidoni in Tessaglia, figlio di Eaco, re di Egina. Partecipò alla spedizione degli Argonauti in cerca del vello d'oro, ma fu famoso specialmente per il suo matrimonio con Teti, una delle Nereidi, destinata a generare un figlio più potente del padre. Per questa profezia, Zeus, padre degli dei, benché amasse Teti, aveva deciso di darla in sposa ad un mortale. Tutti gli dei presenziarono al matrimonio, tranne Eris, dea della discordia e del conflitto, che, infuriata per essere stata esclusa, gettò tra gli ospiti una mela d'oro con la scritta 'alla più bella'. L'assegnazione del frutto ad Afrodite da parte del principe troiano Paride fu la causa indiretta della guerra di Troia. Con Teti, Peleo generò Achille, e in seguito abitò con la sua sposa tra le nereidi.

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Commento(verso 2)

Funesta: portatrice di morte. Con questo termine si amplifica la portata distruttiva dell'ira di Achille.

Infiniti: questo aggettivo rappresenta una sorta di iperbole, ovvero una esagerazione che sottolinea il forte dolore e la grande sciagura che conseguì all'abbandono del campo di battaglia da parte di Achille.

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Commento(verso 3)

Achei: nome con il quale, durante l'epoca micenea (1500-1000 a. C.) si indicavano genericamente tutti i greci, che altre volte sono detti Danai o Argivi.

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Orco: indica l'Ade, il regno dei morti. Interessante traduzione del Monti, che vuole indicare l'aspetto terribile e spaventoso dell'Inferno.

Commento(verso 4)

Generose: nobili

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Travolse: ancora una volta si sottolinea l'impeto dell'ira e la sua forza incontrollabile.

Commento(versi 5-6)

Non sempre dopo la battaglia si aveva una tregua per seppellire i cadaveri. La mancanza di sepoltura era considerata una grave offesa al morto e un impedimento all'ingresso dell'Ade.

Orrido: aggettivo che mette in evidenza la bestialità del pasto. Siamo di fronte a qualcosa di abominevole e disumano.

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Commento(verso 7)

Alto consiglio: volontà di Zeus. Teti, infatti, aveva chiesto al re degli dei, di intervenire nella battaglia, facendo strage di Achei, per dar gloria al figlio Achille che si era ritirato dopo lo scontro con Agamennone.

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Commento(verso 8)

Disgiunse: verbo che sottolinea la violenza del litigio tra Achille e Agamennone. I due si erano scontrati perché il comandante della spedizione aveva arbitrariamente sottratto al Pelide la schiava Briseide. Indispettito da questo abuso di potere e sentendosi umiliato, Achille decide di ritirarsi dalla battaglia.

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Commento(verso 9)

Atride: patronimico di Agamennone. Questi, infatti, era figlio di Atreo, fratello di Menelao e re di Micene. Fu designato come comandante della spedizione contro Troia. A causa degli scempi compiuti dal padre morirà al ritorno in patria ucciso dalla moglie. Atreo, infatti, si era macchiato di un delitto terribile: per vendicarsi del fratello Tieste, gli fece mangiare, con l'inganno, i suoi tre figli. Si racconta che per l'orrore della vicenda anche il sole si oscurò. A causa di questo delitto cadde sulla casa di Atreo una maledizione che si compirà solo con la morte di Agamennone.

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Divo: propriamente significa simile a Zeus, per ascendenza nell'aspetto o nel valore.

Così tenne la freccia lontano dal corpo, come quando una madretiene lontana una mosca dal piccolo, che dorme in un dolce sopore,e la diresse là dove le fibbie d’oro della cinturaallacciavano e la corazza era doppia e difesa.

Iliade IV, 130-134.

Infuriava sulla pianura, uguale ad un fiume in piena tempestoso, che correndo veloce travolge gli argini; non lo trattengono gli argini messi a riparo e nemmeno i recinti delle vigne lussureggianti, se irrompe con furia quando la pioggia di Zeus lo gonfia; uno appresso all’altro gli rovinano sotto i bei campi degli uomini: così sotto il Titide si disperdevano le schiere serrate dei Troiani, e non gli resistevano, benché fossero in tanti.

Iliade V, 87-94.

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