IL MINISTRO FRANCESCHINI CONVOCA I SINDACATI PER IL 2...

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NUMERO XCVII MARZO 2014 00186—ROMA Via del Collegio Romano, 27 Tel. 06 67232348 Fax.06 6785552 e-mail. [email protected] - www.unsabeniculturali.it Giuseppe Urbino Segretario Nazionale Confsal-Unsa Beni Culturali Sommario: Scavi di Pompei, dalla politica italiana 20 anni di bugie 3 SAN VINCENZO LA CONFSAL/UNSA PUNTUALIZZA: “RIAPRE IL SITO, MA OCCOR- RE FARE CHIAREZZA” 5 RICONOSCIMENTO DELL’IDO- NEITÀ CONSEGUITA NEL PRO- CESSO DI RIQUALIFICAZIONE DEL PERSONALE, COINVOLTO NEI PASSAGGI FRA AREE. 7 DISCREPANZA FRA LA DECLA- RATORIA DEL PROFILO DI APPARTENENZA E LE MANSIO- NI EFFETTIVAMENTE SVOLTE DAL PERSONALE AFAV (ASSISTENTI ALLA FRUIZIONE, ACCOGLIENZA E VIGILANZA) 8 LA CONFSAL RIMANE IN FIDUCIOSA ATTESA DEI FATTI E DEGLI ATTI DOVUTI AL PAESE 10 È IL TURNO DI RENZI GOVER- NO NUOVO, PROMESSE ANTI- CHE? I CITTADINI ATTENDO- NO DAL NUOVO CORSO SOLU- ZIONI CONCRETE 12 PUBBLICA AMMINISTRAZIONE PALETTI INSORMONTABILI PER PARTECIPARE AI CON- CORSI PENALIZZATI CONCOR- RENTI COMPARTO SICUREZZA 14 Lettera aperta - di Massimo Battaglia 15 ASSEGNO NUCLEO FAMILIA- RE CERTIFICAZIONE ATTE- STANTE L’INABILITÀ A PROFI- CUO LAVORO COME DA NOR- MATIVA PER I SOGGETTI ULTRA 65ENNI TITOLARI DI PENSIONE PUBBLICA 16 INAIL PER L’ANNO 2014 ASSI- CURAZIONE CONTRO INFOR- TUNI DOMESTICI OBBLIGATO- RIA DAI 18 AI 65 ANNI 18 PRIVACY: PA. SERVONO PIÙ TUTELE PER I DATI DEL PER- SONALE LE INFORMAZIONI SOLO ALLE PERSONE O AD UFFICI LEGITTIMATI 19 A PROPOSITO DI COLONNE 20 I PAPERONI MANAGER PUB- BLICI CON STIPENDI D’ORO 13 SINDACATO CULTURA LAVORO NOTIZIARIO ON-LINE DI CARATTERE GENERALE AD USO DEI QUADRI SINDACALI IL MINISTRO FRANCESCHINI CONVOCA I SINDACATI PER IL 2 APRILE 2014 SI INTERROMPE COSÌ LA LATITANZA DELLA PARTE POLITICA CHE HA PROVOCATO LA ROTTURA DELLA TRATTATIVA SINDACALE Come si ricorderà, mesi addietro la Confsal-Unsa uni- tamente alle altre OO.SS., sono arri- vati alla rottura del tavolo sindacale sull’organizzazione dei beni culturali. Questa gravissima situazione si sta trascinando da troppo tempo e do- po 10 mesi di ver- tenza e di fronte all’urgenza di rior- ganizzare un setto- re strategico per il paese, la conse- guenza che venga ulteriormente as- sottigliato il fondo per la produttività andrebbe così a va- nificare tutti gli sforzi per mantene- re l’offerta cultura- le e la fruizione del patrimonio storico, artistico e docu- mentale. Il maldestro tentati- vo di ridurre i fondi storici a lavoratori già sottoposti al blocco contrattuale, da parte degli orga- ni di controllo MEF, F.P. e UCB è inac- cettabile, infatti tali tagli al fondo desti- nato alla produtti- vità collettiva del Ministero. hanno consentito, per ol- tre un decennio le apertu- re straordinarie, anche notturne e festive. degli Istituti culturali. Tutto questo è ac- caduto malgrado gli impegni assunti dal precedente Ministro Massimo Bray e la nota unitaria delle OO.SS. che aveva- no inviato all'Am- ministrazione per denunciare tale in- debito taglio. La decurtazione del fondo,pari a 13 mi- lioni di euro, com- porterà di conse- guenza una ridu- zione dell'offerta culturale fin qui ga- rantita all'utenza, anche quella già programmata, no- nostante gli impe- gni che il preceden- te governo Letta aveva garanti- to, che per la pri- ma volta, nel docu- mento di program- mazione economica non c'erano tagli ai fondi destinati alla cultura. Queste sono state le vere ragioni per cui le OO.SS., han- no ritenuto oppor- tuno non sottoscri- vere importanti ac- cordi di produttivi- tà. Per ripristinare quanto precedente- mente condiviso tra le parti in occasio- ne di precedenti contrattazioni na- zionali, le OO.SS. avevano chiesto un urgente incontro all'allora Ministro Bray, incontro che è avvenuto e che ha portato all'esigenza di costituire un ta- volo tecnico- politico, subito naufragato a causa della lentezza buro- cratica Mibact e a seguito dell'insi- pienza dell'appara- to politico del Mini- stro. Nel frattempo, la situazione si è ulte- riormente compli- cata, vi stata una fitta corrispondenza continua→→ →→ →→ →→

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NUMERO XCVII MARZO 2014

00186—ROMA Via del Collegio Romano, 27 Tel. 06 67232348 Fax.06 6785552 e-mail. [email protected] - www.unsabeniculturali.it

Giuseppe Urbino Segretario Nazionale Confsal-Unsa Beni Culturali

Sommario:

•Scavi di Pompei, dalla politica italiana 20 anni di bugie

3

•SAN V INCENZO – LA CONFSAL/UNSA PUNTUALIZZA: “RIAPRE IL SITO, MA OCCOR-RE FARE CHIAREZZA”

5

•RICONOSCIMENTO DELL’IDO-NEITÀ CONSEGUITA NEL PRO-CESSO DI RIQUALIFICAZIONE DEL PERSONALE, COINVOLTO NEI PASSAGGI FRA AREE.

7

•DISCREPANZA FRA LA DECLA-RATORIA DEL PROFILO DI APPARTENENZA E LE MANSIO-NI EFFETTIVAMENTE SVOLTE DAL PERSONALE AFAV (ASSISTENTI ALLA FRUIZIONE, ACCOGLIENZA E VIGILANZA)

8

•LA CONFSAL RIMANE IN FIDUCIOSA ATTESA DEI FATTI E DEGLI ATTI DOVUTI AL PAESE

10

•È IL TURNO DI RENZI GOVER-NO NUOVO, PROMESSE ANTI-CHE? I CITTADINI ATTENDO-NO DAL NUOVO CORSO SOLU-ZIONI CONCRETE

12

•PUBBLICA AMMINISTRAZIONE PALETTI INSORMONTABILI PER PARTECIPARE AI CON-CORSI PENALIZZATI CONCOR-RENTI COMPARTO SICUREZZA

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Lettera aperta - di Massimo Battaglia

15

•ASSEGNO NUCLEO FAMILIA-RE CERTIFICAZIONE ATTE-STANTE L’INABILITÀ A PROFI-CUO LAVORO COME DA NOR-MATIVA PER I SOGGETTI ULTRA 65ENNI TITOLARI DI PENSIONE PUBBLICA

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•INAIL PER L’ANNO 2014 ASSI-CURAZIONE CONTRO INFOR-TUNI DOMESTICI OBBLIGATO-RIA DAI 18 AI 65 ANNI

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•PRIVACY: PA. SERVONO PIÙ TUTELE PER I DATI DEL PER-SONALE LE INFORMAZIONI SOLO ALLE PERSONE O AD UFFICI LEGITTIMATI

19

•A PROPOSITO DI COLONNE 20

•I PAPERONI MANAGER PUB-BLICI CON STIPENDI D’ORO

13

SINDACATO CULTURA LAVORO NOTIZIARIO ON-LINE DI CARATTERE

GENERALE AD USO DEI QUADRI SINDACALI

IL MINISTRO FRANCESCHINI CONVOCA I SINDACATI PER IL 2 APRILE 2014

SI INTERROMPE COSÌ LA LATITANZA DELLA PARTE POLITICA CHE HA

PROVOCATO LA ROTTURA DELLA TRATTATIVA SINDACALE

Come si ricorderà, mesi addietro la Confsal-Unsa uni-tamente alle altre OO.SS., sono arri-vati alla rottura del tavolo sindacale sull’organizzazione dei beni culturali. Questa gravissima situazione si sta trascinando da troppo tempo e do-po 10 mesi di ver-tenza e di fronte all’urgenza di rior-ganizzare un setto-re strategico per il paese, la conse-guenza che venga ulteriormente as-sottigliato il fondo per la produttività andrebbe così a va-nificare tutti gli sforzi per mantene-re l’offerta cultura-le e la fruizione del patrimonio storico, artistico e docu-mentale. Il maldestro tentati-vo di ridurre i fondi storici a lavoratori già sottoposti al blocco contrattuale, da parte degli orga-ni di controllo MEF, F.P. e UCB è inac-cettabile, infatti tali

tagli al fondo desti-nato alla produtti-vità collettiva del Ministero. hanno consentito, per ol-tre un decennio le apertu-re straordinarie, anche notturne e festive. degli Istituti culturali. Tutto questo è ac-caduto malgrado gli impegni assunti dal precedente Ministro Massimo Bray e la nota unitaria delle OO.SS. che aveva-no inviato all'Am-ministrazione per denunciare tale in-debito taglio. La decurtazione del fondo,pari a 13 mi-lioni di euro, com-porterà di conse-guenza una ridu-zione dell'offerta culturale fin qui ga-rantita all'utenza, anche quella già programmata, no-nostante gli impe-gni che il preceden-te governo Letta aveva garanti-to, che per la pri-ma volta, nel docu-mento di program-mazione economica

non c'erano tagli ai fondi destinati alla cultura. Queste sono state le vere ragioni per cui le OO.SS., han-no ritenuto oppor-tuno non sottoscri-vere importanti ac-cordi di produttivi-tà. Per ripristinare quanto precedente-mente condiviso tra le parti in occasio-ne di precedenti contrattazioni na-zionali, le OO.SS. avevano chiesto un urgente incontro all'allora Ministro Bray, incontro che è avvenuto e che ha portato all'esigenza di costituire un ta-volo tecnico-politico, subito naufragato a causa della lentezza buro-cratica Mibact e a seguito dell'insi-pienza dell'appara-to politico del Mini-stro. Nel frattempo, la situazione si è ulte-riormente compli-cata, vi stata una fitta corrispondenza

continua→→→→→→→→

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tra gli uffici del Mibact e quelli del MEF e FP, senza però ottenere alcun signifi-cativo risultato. Per questo, l'Amministra-zione ha ritenuto di convo-care le OO.SS. il giorno 20 marzo u.s. per chiudere un accordo stralcio e consenti-re di pagare le prestazioni ai lavoratori. Pertanto, proprio in occa-sione dell’ultima contratta-zione nazionale sulle spese fisse del FUA 2014 si è as-sistito all’ennesima diminu-zione del fondo (circa 12 milioni) che per quest’anno ammontano a 49,8 milioni con l’aggiunta di altri 9,6 milioni che saranno con-trattati successivamente in fase di assestamento di bi-lancio. Tuttavia, anche se è passa-to un notevole lasso di tempo, dovuto prima alle vicissitudini governative e

dopo a quelle di salute che hanno colpito il Ministro Dario Franceschini e che hanno portato per due vol-te alla sospensione, prima dell’incontro del 6/03/2014 e poi quello del 12/03/2014, ma ora è ar-rivato il momento che lo stesso Ministro convochi quel tavolo politico tanto agognato sulla riorganizza-zione del Ministero e sui tanti problemi che impedi-scono al settore dei beni culturali di essere il traino della crescita economica e sociale del nostro Paese. L’Amministrazione non può continuare a fuggire dalle proprie responsabili-tà. C’è una questione organiz-zativa che vuol dire pro-grammazione, investimen-ti, ricognizione delle com-petenze, valorizzazione dei beni, progetti di rilancio e

poi c’è anche un problema di relazioni sindacali ridot-te ai minimi storici. Ecco perché la Confsal-Unsa vuole il tavolo politico, per parlare di progressioni an-cora non concluse, di ri-qualificazione del persona-le, di reclutamento degli idonei ai concorsi, di pun-tuali pagamenti delle com-petenze accessorie, di for-mazione e di professionali-tà necessarie per migliora-re i servizi all’utenza. Punti concreti sui quali la-voratori e cittadini si aspettano risposte serie e immediate. Ci auspichiamo che l’in-contro del 02/04/2014 possa dare adito ad inter-rompere finalmente la lati-tanza che la parte politica ha causato con la rottura della trattativa sindacale.

Giuseppe Urbino

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È un miracolo che gli Scavi di Pompei, il sito archeologico più visitato d’Italia, esistano ancora. Crollano i muri, spa-riscono gli affreschi, ma è davvero un miracolo che sia-no arrivati a noi e abbiano re-sistito non ai millenni passati ma agli ultimi dieci anni di politica italiana. Si sono avvi-cendati presidenti del Consi-glio, ministri della Cultura, presidenti della Regione Cam-pania, sovrintendenti, com-missari straordinari, assesso-ri regionali al Turismo. Abbia-mo ascoltato ogni promessa, ogni piano, ogni colossale cre-tinata per anni e anni e nono-stante le assicurazioni, le ga-ranzie, le «svolte» annunciate, Pompei è sempre più la Gran-de Bellezza miserabile e ca-dente, in mano a pochi inca-paci e a tanti che continuano a spremere quel che resta del limone. Del resto, finquando resiste. Breve cronistoria di

un mare di promesse, di pas-serelle e di bugie. È il dicem-bre del 1996: Walter Veltroni, ministro per i Beni Culturali, nel governo di Romano Prodi, va in visita all’ombra del Ve-suvio. «Non sono contento di come si presenta il nostro maggior monumento archeo-logico – dice – vi sono molte strutture a rischio, manca del tutto un’adeguata informazio-ne per i visitatori dei singoli monumenti, così come non vi sono servizi aggiuntivi per rendere più gradevole la visita e garantire alla soprintenden-za introiti straordinari. L’im-pegno del governo è quello di garantire entro tre anni una serie di interventi che contri-buiscano a migliorare la visita e a conferire al monumento un’autentica dignità interna-zionale. “Bisogna rivolgersi ai mercati finanziari, con “appropriate operazioni di in-gegneria finanziaria”, dirà poi,

nel 1997. Il governo Prodi nel 1998 come molti ricorderan-no, cadde. Nel 1999, esecuti-vo guidato da Massimo D’Ale-ma, il ministro ai Beni Cultu-rali è Giovanna Melandri, quello dell’Interno è Rosetta Iervolino che poi qualche an-no dopo sarebbe ritornata all’ombra del Vesuvio, ma da sindaco. Entrambe annuncia-no in pompa magna – è il 19 novembre del 99 – che “Un occhio telematico sorveglierà l’area archeologica di Pom-pei”. Viene firmato un proto-collo d’intesa visto il Giubileo del 2000 e il grande numero di pellegrini che giungeranno a Pompei per garantire sicu-rezza. E infatti, oggi, 15 anni dopo, spariscono gli affreschi dai muri. Gli anni Duemila: il governo Berlusconi e le promesse su Pompei È il 2002 quando col governo guidato da Silvio Berlusconi il ministro per i Beni culturali Giuliano Urbani, annuncia che sarà ‘cucito’ un ‘vestito su misura’ per la gestione degli scavi archeologici di Pompei “per una sovrintendenza spe-ciale che è un poco più spe-ciale delle altre”. Urbani visita la città sommersa durante l’e-ruzione del Vesuvio del 79, insieme ad Ercolano, Stabiae ed Oplonti insieme all’allora governatore della Campania, Antonio Bassolino. E annun-cia un piano di interventi e risorse mirate per gli Scavi “Insomma – dice – per Pompei non va bene la ‘taglia unica’ merita un vestito su misura,

continua→→→→→→→→

Scavi di Pompei, dalla politica italiana 20 anni di bugie Dal governo Prodi a quello D'Alema, da Berlusconi a Monti fino a

Matteo Renzi: premier e ministri ai Beni Culturali hanno saputo solo promettere e annunciare. Cronistoria di una menzogna pluridecennale.

PAGINA 4 SINDACATO– CULTURA—LAVORO N. 97 — MARZO — 2014

ma sarà fatto tutto con i sug-gerimenti e l’esperienza di chi deve operare. L’importanza di Pompei è tale che si può può pensare ad esempio a ‘leggine speciali’”. Qualche annetto dopo è Rocco Buttiglione il ministro e il premier è sempre Berlusconi. L’ex Dc viene a sapere di abusi edilizi all’in-terno dell’area archeologica e di ben 130 milioni di euro stanziati e mai investiti dalla Soprintendenza degli Scavi. “S’indigna e si sdegna” per dirla alla Fabrizio De André e annuncia inchieste interne, verifiche, eccetera. “Non cede-remo a ricatti” fa sapere il suo staff al ministero. Altre parole al vento. Nel 2006 il governo è di centrosinistra. Era luglio e l’esecutivo di Romano Prodi esprimeva quale vicepresiden-te del Consiglio e ministro ai Beni Culturali Francesco Ru-telli. Il “bello guaglione” della Margherita era in quel della Campania per un avvenimen-to di primissimo piano: parte-cipare al matrimonio del figlio del ministro alla Giustizia, Clemente Mastella. In quella occasione pensò bene di al-lungarsi agli Scavi archeologi-ci di Pompei per incontrare sindacati, dipendenti e perfi-no farsi qualche foto ricordo coi turisti. Rutelli ascolta le lamentele dei lavoratori che preconizzano il disastro che poi sarà. Poi va via: il matri-monio del rampollo Mastella non può attendere. Una man-ciata di mesi e cambia ancora il ministro e il governo: nel 2008 torna Silvio Berlusconi e con lui c’è Sandro Bondi ai Beni Culturali. Il 4 luglio 2008 viene dichiarato lo stato di emergenza per Pompei con un provvedimento di un anno reso necessario “dal perdu-rante stato di incuria e degra-do in cui versa ormai da lun-

go tempo il sito” e “per inter-venire con mezzi e poteri straordinari a difesa dell’im-menso patrimonio artistico, minacciato da crescenti e gra-vi criticità”. La situazione re-sta drammaticamente la stes-sa, anzi nel corso degli anni la magistratura accende i riflet-tori su sprechi e mancanze. Nel mese di giugno del 2011 il ministro ai Beni Culturali, sempre con Silvio Berlusconi, è il veneto Giancarlo Galan. Che dà il via libera al pro-gramma da 105 milioni di eu-ro per il rilancio di Pompei annunciando una mappatura degli Scavi. L’Università Fede-rico II di Napoli però attacca: anziché spendere 8,2 milioni usate i nostri lavori – dice la facoltà di Architettura – che in gran parte hanno già map-pato l’area. Il piano da 105 milioni di euro è articolato in cinque fasi di intervento che hanno l’obiettivo di risollevare le sorti del museo all’aperto più visitato d’Italia e fra i pri-mi in Europa. “A Pompei l’e-mergenza non finirò mai”, fa notare Galan. Almeno in que-sto aveva ragione. Infatti con-tinuano a crollare antichissi-mi muri, Pompei continua a cedere. Sempre nel 2011 il commissario europeo Joan-nes Hahn rassicura: verrà per presentare il programma or-ganico di intervento per la salvaguardia del sito, 105 mi-lioni di euro dell’Europa sono pronti. E quei soldi a cosa so-no serviti? In quel periodo il sottosegretario ai Beni Cultu-rali è Riccardo Villari, il re del cambio delle casacche in Par-lamento. “Bisogna mantenere la testa fredda e non correre” avverte il sottosegretario, facendo ri-ferimento al cambio di uomini all’interno della soprintenden-za che avrebbe dovuto tutela-

re il gioiello delle aree archeo-logiche d’Italia. I governi Monti, Letta e Renzi: tante chiacchiere su-gli scavi di Pompei. Nel dicembre 2012 il ministro per la Coesione Territoriale Fabrizio Barca del governo di Mario Monti va a Pompei e afferma: “L’area che non è l’obbrobrio che tutti descrivo-no. Entro prossimo mese di gennaio via ai primi due can-tieri del progetto Pompei, di-mostreranno come l’Italia non è stata grande solo più di duemila anni fa ma lo è anche adesso. Entro il 2015 si po-tranno vedere cose non acces-sibili al pubblico ma soprat-tutto si realizzeranno opere di riqualificazione eliminando i problemi alla radice, come nel caso delle infiltrazioni d’acqua che minano la solidità delle mura”. Qualcosa è evidente-mente andata storta se conti-nua a cadere tutto. Massimo Bray, ministro ai Beni Cultu-rali col senatore a vita Monti, sprizza ottimismo da tutti i pori (luglio 2013): “Le risorse ci sono, i progetti sono pronti, le gare in corso”. E come mai crolla ancora tutto? Passano gli anni, passano i governi e i ministri e resta tutto uguale. Crollano altri tre muri anti-chi, sparisce un altro affre-sco e il nuovo ministro del nuovo governo di Matteo Ren-zi, Dario Franceschini, ammo-nisce: “Pompei? L’Europa ci guarda ma noi faremo bene il nostro lavoro e restituirla al mondo”. Faranno bene il loro lavoro. E se lo faranno come i prece-denti toccherà tornare fra gli scavi millenari di Pompei e scattare molte foto: fra qual-che anno, l’area archeologica, visti i presupposti, potrebbe non esserci più.

Ciro Pellegrino - fanpage

N. 97 — MARZO — 2014 SINDACATO– CULTURA—LAVORO PAGINA 5

LETTERA APERTA

SAN VINCENZO – LA CONFSAL/UNSA PUNTUALIZZA: “RIAPRE IL SITO, MA OCCORRE FARE CHIAREZZA”

Riapre il sito di San Vincen-zo al Volturno ma occorre fare chiarezza e precisare che la scrivente O.S. CONFSAL/UNSA insieme a CGIL-FP, CISL-FP, UIL-PA e la RSU hanno sottoscritto un accordo programmatico il 17 c.m. con la dirigenza della So-printendenza Architettonica del Molise. Di contro la UIL-BAC, contrariamente a quan-to riportato a mezzo stampa domenica 23 c.m., del sito in questione ne ha causato la ritardata riapertura di un me-se. Infatti la prima convoca-zione sindacale fissata per il 26/02/2014 venne sospesa a seguito di dovuti chiarimenti di rappresentatività della UIL/BAC, con l’impossibilità di riaprire il sito dal 01 marzo c.a.- L’aggiornamento della r iun ione u f f i c i a l i z za to

dall’Amministrazione per il giorno 05 marzo venne rinvia-to questa volta su richiesta della UIL/PA. Nella negozia-zione decentrata avvenuta il 17 marzo c.a. sempre la UIL sosteneva la tesi di : “aggiornare la seduta per l’e-ventuale stipula nell’arco di una settimana” (dichiarazione inserita nell’accordo). La netta presa di posizione di sotto-scrivere l’accordo da parte delle altre parti sociali ha evi-tato di procrastinare ulterior-mente i tempi di riapertura del sito, anzi ha reso fattibile anche l’apertura del castello di Civitacampomarano, Bene Culturale molisano oggetto di numerose richieste di visita da parte dell’utenza. Quella di San Vincenzo al V. è di fatto una nuova apertura che se-gue, così come comunicato

dal Soprintendente Arch. Car-lo Birrozzi, ad un necessario periodo di chiusura utile per eseguire i lavori strutturali e fornire l’area di adeguato po-sto di lavoro adibito sia al personale interno che all’ac-coglienza del pubblico, non-ché per attrezzare l’area stes-sa di servizi igienici per i visi-tatori, cose basilari per un minimo di decorosa fruibilità. Gli ultimi articoli di stampa riportano notizie dissonanti e non rispondenti al vero: 1. La UIL/BAC artatamente continua a dichiarare il Mu-seo Archeologico di Santa Ma-ria delle Monache “chiuso al pubblico”. Non è così! Detto Museo è aperto con regolare pagamento di biglietto per la visita dal lunedì al sabato con orario 8,30/13,30.

continua→→→→→→→→

PAGINA 6 SINDACATO– CULTURA—LAVORO N. 97 — MARZO — 2014

Non può recriminarsi all’Am-ministrazione l’orario ridotto d’apertura stante la cronica carenza organica del persona-le di Vigilanza (solo 5 unità + 1 al 50%, in servizio sui due Musei isernini) che con sacri-ficio e buona volontà deve so-stenere anche l’apertura del Museo del Paleolitico di Iser-nia, aperto dal martedì alla domen i ca con o ra r i o 9,00/19,00 e che sta richia-mando, grazie al recente alle-stimento, migliaia di visitatori (oltre 2500 prenotazioni per i mesi di aprile/maggio c.a.). 2. I lavoratori appartenenti ad altra area funzionale, distinta dalla vigilanza, a seguito dell’accordo del 17 c.m., com-parteciperanno in modo esclusivamente volontario al funzionamento di San Vincen-zo al V. e alla sua fruibilità, così come già attuato per altre realtà delle tre Soprintenden-ze di settore (es.: castello Pan-

done e anfiteatro di Venafro, teatro di Venafro, area ar-cheologica di Altilia – Sepino, castello di Civitacampomara-no, anfiteatro di Larino, ecc…). 3. L’attività volontaria sarà compensata e regolamentata, com’è giusto che sia per la tu-tela dei diritti dei lavoratori, in modo programmatico in base all’art. 12 del Contratto Collettivo Integrativo di Mini-stero che prevede apposita-mente forme di partecipazione a specifici progetti contrattua-lizzati. E’ necessario che l’opinione pubblica comprenda che nel nostro contesto regionale, azioni sindacali congiunte, riconoscono lo sforzo unani-me messo in campo sia da parte dei lavoratori che da parte dell’Amministrazione la quale nell’ultimo triennio ha permesso in modo egregio e nonostante la congiuntura

socio-economica e la carenza cronica del personale di vigi-lanza, l’allestimento e la frui-zione di Beni Culturali Moli-sani prima d’oggi abbandonati all’oblio. L’invito ai lettori è quello di visitare i luoghi della cultura molisani, i recenti allestimenti espositivi interni al Museo Ar-cheologico di Campobasso, al Castello Pandone, al Museo Santa Chiara di Venafro, al Museo del Paleolitico e di Santa Maria delle Monache di Isernia (è allo studio il rialle-stimento del piano superiore), alle aree archeologiche di Pie-trabbondante e Sepino; gli stessi potranno da attori giu-dicare i risultati del lavoro svolto da quanti quotidiana-mente prestano la propria opera nonostante reiterati at-tacchi menzonieri e disfattisti.

Domenico Quaranta

VEDUTA AEREA DELL'ABBAZIA NUOVA

N. 97 — MARZO — 2014 SINDACATO– CULTURA—LAVORO PAGINA 7

RICEVIAMO E PUBBLICHIAMO

RICONOSCIMENTO DELL’IDONEITÀ CONSEGUITA NEL PROCESSO DI RIQUALIFICAZIONE DEL PERSONALE,

COINVOLTO NEI PASSAGGI FRA AREE.

Egregio Ministro Intanto un augurio di un proficuo e duraturo lavo-ro. Chi scrive è il Comitato idonei costituitosi a segui-to del concorso interno di riqualificazione per le pro-fessionalità della III area (pos. economica F1) indet-to con D. Dir. del 1 luglio 2007 in attuazione dell’ac-cordo sindacale del 11 agosto del 2004. La nostra storia è conosciuta dai suoi uffici e dai sindacati per cui non la tediamo ul-teriormente. Questa nostra lettera vuo-le solo rammentare a Lei che a proposito di assun-zioni (ahinoi, solo sulla carta) e professionalità ci siamo anche noi che, fra l’altro, già dipendiamo dal Mibact e il nostro inqua-dramento nella professio-nalità “acquisita” è “a co-sto zero”. Inutile dirle che va bloccato il taglio dei 2000 posti al risicato or-ganico del Ministero che come ha potuto constatare (v. Pompei) ha bisogno di personale e che sia in gra-do di affrontare le emer-genze al quale costante-mente viene sottoposto il nostro patrimonio storico e culturale. Lei e il gover-no avete gioito – giusta-mente – per l’oscar a Sor-

rentino ma dietro quello c’è il lavoro delle mae-stranze e davanti c’è la grande eredità del passato che chiede di essere salva-to dalla volgarità e ristret-tezze correnti. Sappiamo che sta predisponendo un pacchetto di interventi per sistemare i comandati (dopo ETI, Cinecittà Hol-ding) e qualche residuo di idonei di un precedente concorso esterno dove, è bene ricordare, non erano presenti tutte le qualifiche necessarie al Ministero (informatici, archivisti, re-stauratori, chimici, fisici ecc.). Professionalità che invece sono presenti nella “nostra” lista di idonei. L’azione che sta per intra-prendere sicuramente rap-presenta un atto impor-tante per situazioni dive-nute precarie ma nello stesso tempo fornire rispo-ste a anni di sacrifici, di lavoro qualificato, d’espe-rienza ai fini del rilancio economico e produttivo del MIBACT. Chiediamo come Comitato Idonei, di essere sentiti per trovare un percorso che ci porti al riconoscimento giuridico delle funzioni che normal-mente svolgiamo e per le quali abbiamo superato il concorso. Se si parla: “di più riconoscimento profes-

sionale, più formazione e competenza”, non si può ignorare la realtà di più di 2000 dipendenti (più del 10% del personale) che con impegno e studio, hanno ottenuto un’idonei-tà che rischia di diventare inutile e mortificante. Come Comitato Idonei, co-me l’Amministrazione ben sa, stiamo, purtroppo, procedendo per le vie lega-li, tuttavia, siamo ancora in tempo per fermare la procedura e trovare assie-me a Lei e all’Amministra-zione, soluzioni adeguate, praticabili e del resto già proposte – da onorevoli del suo e di altri partiti - alla Camera e al Senato du-rante le discussioni di leg-gi e da ultimo in quella di stabilità. Ricordiamo che l’operazio-ne è a costo zero nell’im-mediato, successivamente il costo sarà sicuramente sostenibile (poche migliaia di euro). Solo rafforzando l’orgoglio d’appartenenza al MIBACT e rendendo i dipendenti più motivati, più produttivi ed efficienti, si può effettuare “un inve-stimento nelle professio-nalità che assicurano la tutela e la valorizzazione del patrimonio culturale”. Cordiali saluti.

Il Comitato Idonei

PAGINA 8 SINDACATO– CULTURA—LAVORO N. 97 — MARZO — 2014

Gentile sig. Urbino, leggiamo davvero sgomenti il comunicato sindacale n. 20/14 della sigla di cui Lei è Segretario Nazionale. Anzitutto vorremmo farLe notare che il nostro profilo non ci qualifica come “personale dell’area vigilan-za e accoglienza”. Il nostro profilo, dopo la declaratoria scaturita dall'accordo del 3 ottobre 2011, ci qualifica come “Assistenti alla Frui-zione, Accoglienza e Vigi-lanza” (esattamente in que-st’ordine!). Ergo, continuare a vincola-re, in modo anacronistico e ingiustamente restrittivo, tale profilo alla pura man-

sione del vigilante che si limita a fare il guardasale (magari corredato del tesse-rino di Agente di Pubblica Sicurezza) risponde a una visione quantomeno non in linea né con le volontà del Ministero (più propenso a utilizzare il personale per attività di valorizzazione e comunicazione), né con le esigenze dell’utenza musea-le. Perché della pagina inte-ra del profilo mansioni pre-viste per gli AFAV si conti-nua a puntare sulla vigi-lanza e si trascurano deli-beratamente tutte le altre, legate appunto a fruizione, valorizzazione, attività di collaborazione con funzio-

nari, ecc.? Perché, con la stessa vee-menza con cui si chiede al Ministero l’attribuzione del-la qualifica di Agente di Pubblica Sicurezza, non si chiedono corsi di formazio-ne per espletare TUTTO ciò che il profilo professionale comprenderebbe e che, compiacenti le OOSS, non viene puntualmente svolto a livello locale?

Comunicato stampa Il Comitato AFAV MIBACT ha come finalità la valoriz-zazione delle risorse umane interne al MIBACT afferenti al suddetto profilo profes-sionale, nel rispetto del mansionario e delle leggi vigenti; tale finalità si co-niuga con gli interessi dello stesso Ministero in termini di ottimizzazione delle ri-sorse interne e in risposta ai tagli agli sprechi che po-litica e società chiedono a gran voce alla Pubblica Amministrazione. Da un monitoraggio sull'utilizzo del personale sul territorio nazionale è emerso un qua-dro poco confortante, e a nostro avviso svantaggioso per questo Ministero, che evidenzia una sostanziale discrepanza fra la declara-toria del profilo di apparte-nenza e le mansioni effetti-vamente svolte dal perso-nale. Se si escludono alcu-ne

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DISCREPANZA FRA LA DECLARATORIA DEL PROFILO DI APPARTENENZA E LE MANSIONI EFFETTIVAMENTE SVOLTE DAL PERSONALE AFAV (ASSISTENTI ALLA

FRUIZIONE, ACCOGLIENZA E VIGILANZA)

N. 97 — MARZO — 2014 SINDACATO– CULTURA—LAVORO PAGINA 9

eccezioni virtuose, il perso-nale AFAV è impiegato in gran parte degli istituti per svolgere la sola funzione di vigilanza a dispetto di un mansionario che attesta in-vece molteplici settori di competenza. E’ doveroso inoltre sottoli-neare che dal 2010 questo Ministero ha assunto, tra-mite prove concorsuali estremamente selettive e severe, nuovo personale spesso molto qualificato e con un percorso curricula-

re sovradimensionato ri-spetto al profilo professio-nale di appartenenza, le cui competenze, con la manca-ta applicazione del mansio-nario, non vengono né sfruttate né valorizzate. Un ridotto utilizzo delle ri-sorse umane interne porta altresì ad un massiccio ri-corso a personale esterno e precario, con ricadute ne-gative sui costi sostenuti dalla pubblica amministra-zione e spesso sulla qualità dei servizi.

Abbiamo accolto con entu-siasmo la disponibilità del neo-Ministro Franceschini a prestare ascolto alle istanze che provengono dal territorio per risolvere i pro-blemi e quindi, in virtù di queste riflessioni, auspi-chiamo al più' presto l'a-pertura di un dialogo che porti a una più strategica e mirata gestione delle risor-se interne al fine di miglio-rare l'attività del Ministero. Comitato AFAV MIBACT

[email protected]

Spett.le Comitato AFAV- MiBact, innanzitutto vi ringrazio per l’opportunità che mi si offre per fare maggiore chiarezza circa in merito al nostro comunicato sinda-cale 20/14, conosco perfet-tamente la situazione del personale Afav, dal mo-mento che tutti gli accordi sottoscritti sulla vostra problematica portano an-che la firma della nostra organizzazione sindacale. L’esigenza di ritornare sul-la problematica della quali-fica supplementare di agente di PS è scaturita da una parte del personale appartenente alla qualifica di Operatore alla custodia vigilanza e accoglienza Area II F 1 che da tempo ci sta pressando per il ripri-stino di tale attribuzione dal momento che in tempi pregressi costituiva ele-mento utile per lo svolgi-mento dell’attività pretta-mente di sicurezza e vigi-lanza. Del resto se continua ad esistere tale profilo il sin-dacato non può disattende-

re le specifiche richieste di questa parte di personale. Viceversa è invece la pro-fessionalità degli AFAV che da anni attraverso una evoluzione del loro profilo hanno finalmente ottenuto un giusto riconoscimento che purtroppo non viene sufficientemente osservato. Mi sia consentito comun-que di riaffermare con for-za la posizione del sindaca-to che rappresento, in quanto da sempre ci siamo contraddistinti per recla-mare idonei corsi di forma-zione e sufficienti finanzia-menti a riguardo. In tutti gli incontri con il vertice politico abbiamo posto tale esigenza, anche con il Mi-nistro Bray c’era l’attenzio-ne e la sensibilità verso questa scottante problema-tica, così come proporremo con forza anche all’attuale ministro le giuste conside-razioni che sono state po-ste da codesto Comitato e cioè corsi di formazione per espletare TUTTO ciò che il vostro profilo professionale comprende, ovviamente ol-tre alla vostra posizione il

sindacato dovrà anche oc-cuparsi a 360 della posizio-ne di tutto il personale del MiBACT. Sarebbe cosa gradita ai fini della corretta informazione e della nostra attività sin-dacale che codesto Comita-to ci tenesse costantemen-te informato circa le inizia-tive intraprese e le rivendi-cazioni poste in essere, al fine di renderci partecipe di una utile condivisione delle proposte che scaturiscono dal dibattito interno e che sono attualmente in can-tiere. Inoltre ho letto con partico-lare attenzione il vostro co-municato stampa e concor-do pienamente con quanto da voi affermato e mi di-chiaro disponibile fin d’ora supportare fin d’ora nelle sedi opportuni le vostre esigenze di professionalità e specificità della vostra qualifica. Sempre restando a vostra completa disposizione l’oc-casione mi è gradita per inviare i miei più cordiali saluti

Giuseppe Urbino

NOTIZIE DALLA CONFEDERAZIONE CONFSAL

PAGINA 10 SINDACATO– CULTURA—LAVORO N. 97 — MARZO — 2014

GOVERNO RENZI LA CONFSAL RIMANE IN FIDUCIOSA ATTESA DEI FATTI E DEGLI ATTI DOVUTI AL PAESE

LA PARTECIPAZIONE DEMOCRATICA E L’INCLUSIONE SOCIALE POSSONO RIVELARSI DECISIVE

La Confsal, a seguito dell’in-carico a Matteo Renzi a costi-tuire il nuovo governo da par-te del presidente della Repub-blica Giorgio Napolitano, ave-va sottolineato l’obbligatorietà di un programma organico, chiaro e soprattutto condiviso da parte di tutte le forze poli-tiche e parlamentari della coalizione di maggioranza, in-centrato su lavoro, fisco e ri-forme strutturali e istituzio-nali. Inoltre, avevamo indicato al governo la via possibile della mediazione con la governance dell’Eurozona in merito all’at-tuazione flessibile dei patti europei. infine, la Confsal, in piena autonomia e con il con-sueto senso di responsabilità, ha evitato di esprimere valu-tazioni sulle dinamiche politi-che e parlamentari che aveva-no portato alle dimissioni del governo Letta e successiva-mente all’incarico a presiden-te del Consiglio a Matteo Ren-zi e aveva preferito guardare avanti in attesa fiduciosa dell’annunciata svolta politi-ca. Pertanto, l’interesse della Confsal era concentrato sul programma di governo che il premier incaricato Renzi avrebbe presentato al parla-mento, in occasione della fi-ducia. Ci aspettavamo una rappre-sentazione puntuale e esau-stiva, seppure essenziale, di un organico programma di governo definito negli obietti-vi, nei percorsi, nelle modalità e nei tempi di inter-vento, con il dovuto riferimen-to alla copertura finanziaria e

quindi alle risorse derivanti dalla riduzione della spesa e dal contrasto all’evasione fi-scale e contributiva, all’econo-mia irregolare e al lavoro som-merso. infatti, la Confsal era ed è convinta che non si possa ul-teriormente aumentare la pressione fiscale e in partico-lare l’imposizione fiscale sul frutto del piccolo risparmio dei lavoratori, dei pensionati e delle famiglie. Inoltre, ci aspettavamo legitti-mamente riferimenti puntuali e dovuti a: • la detassazione delle retribu-zioni dei lavoratori dipenden-ti e delle pensioni, la riduzio-ne del cuneo fiscale, nonché la riforma del fisco riguardo alla puntuale attuazione del-la legge-delega attraverso i decreti delegati;

• una proposta condivisa da parte della coalizione sulle modifiche alla legislazione

• del lavoro e della previdenza, soprattutto in considerazione delle diverse ed in parte al-ternative proposte in materia da parte dei partiti di mag-gioranza;

• la riforma della pubblica am-ministrazione e la spending-review e le politiche del per-sonale del settore pubblico, senza contratto ormai da un quinquennio;

• una proposta organica nei contenuti e nel metodo rivol-ta alla governance europea relativamente all’attuazione flessibile dei patti europei. Quest’ultima nostra legittima aspettativa era fondata sulla

consapevolezza che va supe-rata la politica europea dell’eccessiva austerità e che il percorso del risanamento dei conti pub blici e della pa-rallela riduzione del debito pubblico non può che essere calibrato con il sostegno alla crescita economica e occupa-zionale, anche attraverso con-sistenti investimenti di risorse pubbliche. Le comunicazioni del presi-dente del Consiglio dei Mini-stri Matteo Renzi, rese il 24.02.2014 al Senato della Repubblica e il 25.02.2014 alla Camera dei Deputati, in occasione della fiducia al go-verno, non possono certamen-te aver cambiato le nostre fer-me convinzioni e conseguen-temente la nostra posizione politica della “fiduciosa atte-sa” della svolta politica e del cambio di passo, che possono avvenire soltanto a seguito di fatti concreti e di atti legislati-vi e amministrativi. La Confsal, pertanto, auspica un rapido passaggio dalle “generiche” intenzioni politi-che e dai lineamenti program-matici alla stesura di un pro-gramma organico di coalizione e soprattutto a una coerente e puntuale azione governativa. Tenendo presente i contenuti delle dichiarazioni del premier Renzi riteniamo di far presen-te che sarebbe stata apprez-zata da parte nostra una pro-posta esaustiva anche sulla base dell’impegnativa affer-mazione della centralità della scuola, oltre l’impegno riguar-do l’edilizia scolastica.

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N. 97 — MARZO — 2014 SINDACATO– CULTURA—LAVORO PAGINA 11

La scuola italiana, infatti, ha bisogno di investimenti nella formazione iniziale e nell’ag-giornamento ricorrente dei docenti e i politiche del perso-nale basate su organici fun-zionali stabili e su retribuzioni a livello dei maggiori paesi dell’Eurozona. Rileviamo, peraltro, la man-canza di una proposta organi-ca sulla riforma della giusti-zia, al di là della denuncia sul suo cattivo funzionamento. Mancano anche proposte con-crete sull’energia tradizionale e rinnovabile, sulla tutela del territorio, sul risanamento dell’ambiente, nonché sulla ricerca di base e applicata. Soprattutto, la Confsal non ha registrato risposte puntua-li sulle politiche dell’occupa-zione, con particolare riferi-mento a giovani, donne e over 50 e sulle politiche per l’ac-cesso al credito per le piccole e medie imprese. È anche vero che l’annunciato piano per il lavoro entro mar-zo 2014 potrebbe fornire mol-te delle attese risposte orga-niche, che al momento non ci sono. in sintesi la Confsal prende atto dell’analisi sommaria e condivisibile della situazione socio-economica italiana e delle dichiarazioni di intenti del premier Renzi e nel con-tempo auspica che il governo assicuri una azione efficace nel: � sostenere la ripresa della crescita economica;

� invertire l’andamento della disoccupazione, dei licenzia-menti, dei cassintegrati e delle imprese che chiudono;

� dare attuazione, nei termini previsti, ad una equa rifor-ma del fisco, che possa tra l’altro consentire il supera-mento del fenomeno patolo-gico dell’evasione, riducendo la stessa, almeno, ai livelli fisiologici dell’Eurozona;

� affrontare la grave emergen-za del rinnovo dei contratti di lavoro di 8,5 milioni di lavoratori, di cui 5,6 milioni nel settore privato e 2,9 mi-lioni nel pubblico impiego;

� affermare con i fatti la cen-tralità della scuola, non sol-tanto assicurando condizio-ni ambientali di igiene e si-curezza, ma soprattutto ga-rantendo effettivamente il pieno esercizio del diritto allo studio e le pari opportu-nità ai giovani provenienti da famiglie effettivamente povere. E’ nostra convinzio-ne, comunque, che la scuola può tornare al centro della società civile soltanto con il concreto sostegno alla fun-zione educativa e formativa, attraverso nuove politiche del personale, in primis quelle delle retribuzioni, da portare a livello Eurozona;

� riformare la pubblica ammi-nistrazione in funzione del fabbisogno dei servizi pub-blici e di una puntuale ero-gazione degli stessi nell’am-bito delle compatibilità fi-nanziarie, tenendo presente i livelli verificabili nei mag-giori paesi dell’Eurozona. anche per la pubblica ammi-nistrazione, a nostro avviso, sono decisive nuove e mo-derne politiche del persona-le, soprattutto quelle sulle retribuzioni fondamentali e premiali;

� portare a compimento in parlamento la riforma del Senato della Repubblica e del Titolo V della Costituzio-ne, nonché la riforma eletto-rale;

� negoziare con la governance europea il possibile scambio fra riforme strutturali e at-tuazione socialmente soste-nibile dei patti dell’Unione.

Per tutto questo ed altro, la Confsal non si attarda ad in-dicare luci e ombre, criticità e omissioni nei contenuti degli

interventi parlamentari del premier Renzi, bensì è orien-tata a seguire la via della con-cretezza, chiedendo al governo la dovuta azione incisiva, in linea con le dichiarazioni di intenti, che si può realizzare soltanto con quei fatti e quegli atti che sono da tempo nelle legittime aspettative degli ita-liani. infine, se poi il governo ritiene di aprire un Tavolo di con-fronto serio e trasparente con le parti Sociali rappresentati-ve, sia datoriali che sindacali, la Confsal è in grado di fornire il suo responsabile contributo di idee e di proposte politico-sindacali e di concorrere a “fare sistema” e coesione so-ciale in funzione della crescita economica e occupazionale e dello sviluppo culturale e so-ciale del paese. Infatti, è nostra ferma convin-zione che la credibilità delle istituzioni e delle rappresen-tanze politiche e sociali si co-struisce attraverso l’effettiva partecipazione democratica, ovviamente nella distinzione dei ruoli e delle responsabili-tà. pertanto, al governo Renzi, la Confsal chiede l’immediato coinvolgimento effettivo e in-clusivo di tutte le parti sociali rappresentative sulle politiche del lavoro, della produzione e dell’occupazione, del welfare, dei servizi pubblici essenziali e della previdenza. a nostro parere, mai come adesso, la cultura e la pratica dell’inclusione potrebbero ri-velarsi decisive per rilanciare l’economia, per riportare il la-voro al centro della società civile, per garantire il benes-sere ai cittadini e per gli stessi destini del paese.

Marco Paolo Nigi

PAGINA 12 SINDACATO– CULTURA—LAVORO N. 97 — MARZO — 2014

È accaduto tutto negli ultimi set-te mesi. Dopo Monti, il teutonico maniacale impositore di tasse e Letta, impagabile alfiere del nulla assoluto, è ora il turno di Renzi, il rottamatore decisionista che si è assunto l’onere di porre rime-dio ai guasti inenarrabili compiu-ti dai suoi predecessori. Compito questo difficilissimo perché la situazione del nostro Paese, co-stretto ad affidarsi per la terza volta in così poco tempo ad un nuovo Esecutivo, è drammatica. Tutti gli indicatori economici che denotano lo stato di salute della nazione sono fortemente negati-vi. Le fabbriche falliscono o delo-calizzano, le attività commerciali chiudono per mancanza di ac-quirenti, il mercato immobiliare è ormai azzerato, la disoccupazio-ne ha raggiunto limiti insosteni-bili, le retribuzioni e le pensioni non rivalutate da anni hanno in gran parte perso il loro potere d’acquisto, la criminalità orga-nizzata e la micro-criminalità stanno assumendo sempre più il controllo del territorio, la sanità è nel più completo degrado, i po-veri assoluti hanno ormai supe-rato i 9 milioni mentre il 70 per cento della popolazione si sta avviando a superare la fatidica soglia della povertà. E il “cahier de doleances” è ben più corposo ma è meglio fermarsi qui. Un in-

tero mondo in pieno disfacimento quello italiano il cui massimo controllore è un Fisco rapace e demolitore, “brillantemente” or-ganizzato e diretto da politicanti a cui non fa difetto il solo autole-sionismo, che sta desertificando una nazione come la nostra che solo qualche anno fa veniva col-locata tra le prime cinque poten-ze industriali del mondo. Un solo esempio eclatante. La Fiat, la più grande industria italiana, si è riorganizzata attraverso nuove alleanze per far fronte ad un mercato sempre più globalizzato, ha posto però la sede legale in Olanda e pagherà le tasse in In-ghilterra dove la pressione fiscale è del 30 per cento rispetto al 60 per cento di quella praticata in Italia. A questo vanno aggiunti il minor costo del lavoro nonché una minore incidenza di una bu-rocrazia sempre più alienante. E l’individuazione di uno spazio vitale posto in essere dalla Fiat ha già trovato analoghi modi di procedere in centinaia di migliaia di piccole e medie industrie che, delocalizzando, versano al Fisco locale il 50 per cento in meno di quanto pagherebbero in Italia. Lo ha accertato una puntuale ricer-ca in merito realizzata da Prome-teia e dall’Osservatorio dell’Uni-versità Bocconi. Lo Stato italia-no, quindi, per pretendere troppo

perde rilevantissimi introiti e per sopravvivere aumenta ulterior-mente la pressione fiscale sui soggetti che ancora si rendono raggiungibili. Una spirale negati-va priva del più elementare senso logico se non quello del tirare a campare finchè dura. Né va me-glio, del resto, per la stragrande maggioranza dei cittadini italiani sui quali la pressione fiscale è giunta al 44,1 per cento al pari della Svezia dove, tuttavia, servi-zi e prestazioni sociali toccano l’optimum. Ma al di là della ple-tora di tasse che sono costretti a pagare e delle difficoltà quasi in-sormontabili che sono obbligati ad affrontare, i cittadini tutti non vedono alcuna via di uscita dalla drammatica situazione in cui si dibatte la nazione, una situazio-ne che sta via via peggiorando e che vede avvicinarsi sempre più il punto di non ritorno. Il panora-ma politico, che non offre nessu-na prospettiva di possibili miglio-ramenti della situazione genera-le, è ormai talmente desolante da aver tolto anche ai più volentero-si persino la speranza di un cam-biamento di rotta, la speranza che dopo tanti sacrifici si intrav-veda un avvenire migliore, la speranza che finalmente si possa scorgere l’uscita dal buio tunnel di una crisi che ha responsabilità ben precise. Ed ora arriva il Go-verno Renzi con l’intenzione di-chiarata di porre fine alla politica del non fare o del fare male, im-pegnandosi in un attivismo poli-tico che in breve tempo affronti e possibilmente risolva almeno i problemi più impellenti del mo-mento come lavoro, fisco, supe-ramento del 3 per cento nel rap-porto deficit-pil imposto dall’Eu-ropa per “ridare fiato all’Italia”, ma anche prenda in seria consi-derazione altre problematiche come quelle attinenti la lotta all’abbandono scolastico, la riva-lutazione meritocratica e di red-dito degli insegnanti, la messa a punto dell’edilizia scolastica.

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È IL TURNO DI RENZI

GOVERNO NUOVO, PROMESSE ANTICHE? I CITTADINI ATTENDONO DAL NUOVO CORSO SOLUZIONI CONCRETE

N. 97 — MARZO — 2014 SINDACATO– CULTURA—LAVORO PAGINA 13

Impegni questi ultimi di rilevan-za fondamentale per la ripresa della nazione e che non hanno trovato attenzione nei programmi dei precedenti Governi. Fra gli impegni renziani quello che appare prioritario è senza dubbio alcuno l’affrancamento dai rigidi vincoli europei rinego-ziando un fiscal-compact che è quanto mai lesivo per lo sviluppo della nostra economia. Missione quasi impossibile questa per gli ostacoli che opporrà soprattutto la Germania la cui industria sta traendo enormi benefici proprio dalle limitazioni economiche im-poste ai Paesi membri dell’Unio-ne. Certo, a tutto c’è un’alterna-tiva. Renzi, se vorrà fare qualco-

sa di concreto, potrà intanto ope-rare per un’equa e indispensabile redistribuzione del reddito facen-do pagare innanzitutto le tasse agli evasori fiscali con annessa galera per gli inadempienti e poi facendone ricadere il peso mag-giore essenzialmente su quel 10 per cento delle famiglie italiane che detengono il 50 per cento del reddito nazionale. L’optimum sarebbe che le due soluzioni fos-sero assunte contestualmente in modo tale da garantire risultati più consistenti. E poi per quanto concerne il lavoro non c’è alcun modo di crearlo se non detassan-do retribuzioni e pensioni in ma-niera da incrementare il potere d’acquisto e di conseguenza la

produzione che è poi il fattore indispensabile per creare occu-pazione. Renzi, che sembra ben intenzio-nato e altrettanto deciso a far uscire la nazione dall’attuale sta-gnazione, avrà certamente pre-senti queste considerazioni che si collocano poi a pieno titolo nel suo programma di Governo. S’impone pertanto un’apertura di credito nei suoi confronti ma condizionata, sia ben chiaro, alla prova dei fatti. La speranza, l’ul-tima che rimane, è che almeno per una volta gli impegni assunti dalla Politica si traducano in realtà in modo che a trarne be-neficio sia l’intera nazione.

Federico De Lella

E c’è ancora chi afferma che gli stipendi dei pubblici dipen-denti siano da fame. La smen-tita arriva dal Mef che ha reso

noto i dati relativi alle retribu-zioni dei manager pubblici percepite nel 2012. Ne pubbli-chiamo alcune a solo titolo esemplificativo. Massimo Sarmi (Poste Italia-ne) 2 milioni e 200 mila euro; Maurizio Prato (Istituto Poli-grafico dello Stato) 370 mila euro; Mauro Moretti (Ferrovie dello Stato) 873.666 mila eu-ro ; Giovanni Petrucci (Presidente Coni) 294 mila eu-ro contro i 336 mila euro dell’Amministratore delegato Raffaele Pagnozzi; oltre un mi-

lione di euro per Giovanni Gorno Tempini (Ammini-stratore delegato Cassa depo-siti e prestiti) contro i 280 mi-la euro del Presidente Franco Bassanini; 788.985 mila euro per l’Ad di Invitalia (Agenzia per l’attrazione di investimen-ti); solo 140 mila euro per An-na Maria Tarantola (Presi-dente Rai). Un vero e proprio insulto non solo per un’Italia in crisi ma anche per i risultati deficitari ottenuti dalle Aziende parteci-pate.

I PAPERONI MANAGER PUBBLICI CON STIPENDI D’ORO

PAGINA 14 SINDACATO– CULTURA—LAVORO N. 97 — MARZO — 2014

La Pubblica Amministrazio-ne si accinge ad indire alcu-ni concorsi che, dato il parti-colare momento di crisi che sta attraversando il Paese, rappresentano una piccola ma importantissima possibi-lità di impiego per milioni di giovani disoccupati. Tuttavia, forse per non smentire la sua nota fama di voler rendere difficile ciò che più semplice non può esse-re, l’Amministrazione ha vo-luto porre nei bandi di con-corso dei paletti praticamen-te insormontabili per la qua-si totalità dei concorrenti. Con apposite risorse econo-miche stanziate nella Legge di Stabilità 2014 verranno indetti concorsi per 2.600 posti nel comparto-sicurezza

così suddivisi: 1.000 per la Polizia, 1.000 per i Carabi-nieri, 600 per la Finanza. Finalmente una buona noti-zia per un Paese come il no-stro dove la disoccupazione giovanile su scala nazionale si è ormai attestata al 41,6 per cento mentre in molte zone del Mezzogiorno tocca punte del 75/80 per cento. Ma, evidentemente per met-tere in pratica l’adagio che per andare in Paradiso biso-gna soffrire, la Pubblica Am-ministrazione ha fatto del suo meglio per complicare la vita o meglio per renderla impossibile, al 95 per cento degli interessati, impedendo loro di partecipare ai concor-si. Infatti tra i requisiti ri-chiesti per accedere alle pro-

ve concorsuali vi è quello di aver prestato il servizio mili-tare. Condizione questa rispon-dente alla logica che per ac-cingersi a svolgere certe mansioni è assai rilevante essere in possesso di quelle doti di disciplina e di cono-scenza delle armi che si ac-quisiscono nel servizio mili-tare. Comprensibile. Quello che invece è impossibile da comprendere è come possa un giovane avere un tale re-quisito dal momento che il servizio militare è diventato ormai facoltativo ed è quasi impossibile prestarlo da vo-lontario perché quasi tutte le domande presentate per ac-cedervi in tale qualità non ricevono risposta. Stando così le cose pretendere un tale requisito è estremamen-te illogico, ingiusto ma an-che discriminante perché ciò non è richiesto da nessun altra Amministrazione Pub-blica. Una nota decisamente stonata questa della quale deve rispondere la Politica alla quale spetta il compito di correggere le disposizioni esistenti quando queste sia-no palesemente sbagliate. Proprio a tal fine fra le tante proposte di riforma che agi-tano ormai incessantemente il mondo della Politica non sarebbe il caso di attuarne una che sia tale da consenti-re ai tanti giovani disoccu-pati di partecipare ai concor-si del comparto sicurezza con pari diritti e dignità ac-cantonando vecchie disposi-zioni superate e anacronisti-che?

F.D.L.

PUBBLICA AMMINISTRAZIONE PALETTI INSORMONTABILI PER PARTECIPARE AI CONCORSI

PENALIZZATI CONCORRENTI COMPARTO SICUREZZA

N. 97 — MARZO — 2014 SINDACATO– CULTURA—LAVORO PAGINA 15

NOTIZIE DALLA FEDERAZIONE CONFSAL-UNSA

Cari Amici, dall’insediamento del Gover-no Renzi la politica sembra uscita dal torpore di questi anni. Forse sarà per la giovane età del Premier, per la sua esu-beranza, forse per la sua guasconeria che ad alcuni non piace, ma alla gente sembra di sì. Noi abbiamo plaudito la re-cente iniziativa di mettere immediatamente i soldi nelle tasche dei lavoratori che hanno i redditi più bassi. È un intervento importante, su cui il Governo si gioca la reputazione, che potrebbe aiutare a rimettere in moto l’economia ma che soprat-tutto potrà dare un po’ di respiro ai lavoratori e alle loro famiglie, senza però ri-solvere la situazione di ma-lessere e difficoltà generale. Noi aspettiamo; non siamo contrari a prescindere, poi-ché mai abbiamo interpreta-to la logica delle relazioni sindacali come necessaria-mente antagonista alle deci-sioni prese dalla parte pub-blica. Quindi aspettiamo e nel caso i propositi si traducessero in realtà –come ci auguriamo- siamo pronti a ringraziare, pur sottolineando che la ve-ra partita per i lavoratori pubblici passa sia per la ria-pertura del contratto che per lo sblocco dello stipendio; il che significa che al di la del-le detrazioni in busta paga che generano una sua mag-giore consistenza, occorre una vera e propria previsio-

ne di spesa da prevedere nella Legge di Bilancio da destinare agli aumenti con-trattuali per i dipendenti pubblici. Proprio sul tema stipendiale voglio sottolineare la grande vittoria dell’UNSA, che non si è mai arresa a subire in modo inerte il blocco dello stipendio deciso dalla legge, sia protestando con manife-stazioni sia intraprendendo azioni legali mirate. Ebbene, proprio da tale attivismo sin-dacale nasce il grande suc-cesso ottenuto dall’UNSA con l’ordinanza del Tribuna-le di Ravenna che ritiene fondata la questione di ille-gittimità costituzionale solle-vata dal nostro ricorso sul blocco stipendiale e tanto che rinvia gli atti alla Corte Costituzionale. Questo ricorso promosso dall’UNSA mette in forte dif-ficoltà il Governo visto lo spessore ed i contenuti dell’ordinanza, che accoglie gran parte del ricorso pre-sentato dall’avv. Pasquale Lattari, responsabile del no-stro Ufficio Legale, che rin-grazio per questo ennesimo successo. La nostra Federazione come sempre non vuole e non ri-marrà a guardare l’evoluzio-ne del dibattito politico delle prossime settimane intorno alla riforma della pubblica amministrazione. Su questa partita stiamo elaborando delle proposte che a breve verranno discus-se in seno agli Organi della Federazione per poi essere

presentate alla disamina di tutta la nostra struttura. Nell’ambito pertanto di un progetto di riforma della P.A. da parte del Governo, l’UN-SA farà sentire la propria posizione di merito. In questi giorni ho avuto al-cuni incontri di natura poli-tica al fine di rafforzare la nostra visione di una nuova pubblica amministrazione. Posso dirvi che il decalogo e le idee sono state condivise e spero possano essere recepi-te in norme, anche nei rin-novi dei contratti da stipula-re. Cari Segretari, la nostra Fe-derazione ha svolto in questi ultimi anni un grande lavoro ed ha ottenuto anche dei grandi successi come evi-denziano i risultati elettorali alle ultime RSU e le nuove iscrizioni. Ora bisogna continuare a lavorare con grande impegno preparandoci alle prossime RSU del 2015 nel nuovo Comparto dello Stato, dove avremo una nuova grande platea di lavoratori. Per questo nei prossimi mesi sarà aumentata la nostra presenza sui territori, met-tendo al centro della discus-sione le “Linee Programmati-che per una nuova P.A.” ed anche la nostra visione di un sindacato diverso che si pre-para alle nuove sfide con una capacità dialettica ed organizzativa sempre capace di rinnovarsi e di crescere. Saluto tutti Voi cordialmen-te.

Massimo Battaglia

Lettera aperta - di Massimo Battaglia Pubblichiamo la Lettera aperta del Segretario generale Massimo Battaglia, trasmessa ai Segretari Nazionali, Regionali e Provinciali e agli iscritti della Federazione Confsal-UNSA

RACCOLTA INFORMATIVA GIURIDICA—LEGALE In questa rubrica pubblichiamo gli articoli che rivestono particolare importanza, per il loro

contenuto giuridico-legale a cura di M. Antonietta Petrocelli

PAGINA 16 SINDACATO– CULTURA—LAVORO N. 97 — MARZO — 2014

In via preliminare si rileva che l’art. 2 del Decreto- leg-ge 13 marzo 1988, n. 69, convertito, con modificazio-ni, nella Legge 13 maggio 1988, n. 153, prevede al comma 2 che l’assegno per il nucleo familiare compete in misura differenziata in rapporto al numero dei componenti ed al reddito del nucleo stesso secondo tabelle prestabilite e che i livelli di reddito di tali ta-belle sono aumentati nei casi in cui il nucleo familia-re comprenda soggetti che si trovino nell’assoluta e permanente impossibilità di dedicarsi a proficuo lavoro, ovvero, se minorenni, che abbiano dif-ficoltà persistenti a svolgere compiti e funzioni proprie della loro età. al comma 6 viene, inoltre, precisato che del nucleo fanno parte anche i figli ed equiparati di età superiore ai diciotto anni compiuti qualora si trovino nell’asso-luta e permanente impossi-bilità a dedicarsi a proficuo lavoro. L’inabilità a proficuo lavoro comporta, pertanto, l’inclu-sione nel nucleo familiare e la maggiorazione dei livelli reddituali se relativa ad un figlio o equiparato maggio-renne, mentre, la persisten-

te difficoltà a compiere gli atti e le funzioni proprie dell’età del figlio o equipa-rato minorenne consente solo l’aumento del livello reddituale, trattandosi di soggetti che già fanno parte del nucleo familiare. al successivo comma 8 è indicato che l’assegno in questione può essere corri-sposto anche ad un nucleo familiare composto da una sola persona, qualora la stessa risulti titolare di pensione ai superstiti da lavoro dipendente ed abbia un’età inferiore ai diciotto anni compiuti ovvero, se maggiorenne, si trovi nell’assoluta e permanente impossibilità di dedicarsi ad un proficuo lavoro. Si applicano, dunque, an-che agli orfani minorenni e maggiorenni le disposizioni sopra richiamate in merito all’inclusione nel nucleo ed alla maggiorazione dei livel-li reddituali. La Corte di Cassazione - Sezione Lavoro – per effetto delle sentenza n. 7668 del 23/5/1996, ha inoltre sta-bilito che l’assegno per il nucleo familiare spetta an-che, nel caso in cui il nu-cleo sia composto da una sola persona, al coniuge superstite che si trovi nella condizione di assoluta ina-

bilità a proficuo lavoro e sia già titolare di pensione in-diretta o di reversibilità (si veda al riguardo l’informati-va Inpdap in data 23.9.1999 n.1712/M non-ché la circolare Inps – Dire-zione Centrale Prestazioni Temporanee - n. 98 del 6.5.1998). Delineato a grandi linee il quadro normativo, si evi-denzia che ai fini della cor-responsione dell’assegno per il nucleo familiare, le ex Direzioni provinciali del Te-soro prima e, dal 1 gennaio 1999, le Sedi provinciali inpdap si sono attenute alle Direttive impartite dalla Ragioneria generale dello Stato - igop – con circolare n. 31 del 27.06.1988, che subordinano il riconosci-mento di tale beneficio alla presentazione del certifica-to rilasciato dalla compe-tente asl da cui risulti espressamente che “il sog-getto si trova, a causa di infermità o difetto fisico o mentale, nell’assoluta e permanente impossibilità di dedicarsi a proficuo lavo-ro”. In concreto, qualora la sopracitata documentazio-ne sanitaria non attesti in modo inequivocabile “l’ass-oluta e permanente impos-sibilità di dedicarsi a

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ASSEGNO NUCLEO FAMILIARE CERTIFICAZIONE ATTESTANTE L’INABILITÀ A PROFICUO LAVORO COME DA NORMATIVA PER I SOGGETTI ULTRA 65ENNI TITOLARI DI PENSIONE PUBBLICA

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proficuo lavoro”, i benefici in parola non vengono rico-nosciuti ai potenziali aventi diritto, atteso che le Strut-ture provinciali e/o territo-riali della gestione dipen-denti pubblici non sono do-tate di propri Uffici sanitari e tenuto conto, altresì, che non può essere considerata quale idonea attestazione la certificazione rilasciata ai soggetti ultrasessantacin-quenni a norma dell’art. 6 del Decreto legislativo 23 novembre 1988, n. 509. Ciò in quanto lo stesso art. 6 precisa che i soggetti in questione si considerano mutilati ed invalidi “ai soli fini dell’assistenza socio-sanitaria e dell’indennità di accompagnamento”, come indicato nella circolare inps n. 11 del 21.01.1999. nella suindicata circolare, recan-te un riepilogo delle dispo-sizioni in materia di accer-tamento dell’inabilità a pro-ficuo lavoro nei confronti di soggetti ultrasessantacin-quenni ai fini dell’assegno per il nucleo familiare, al punto 2, si precisa che in tutti i casi in cui venga ri-chiesto il pagamento diretto della prestazione da parte dell’inps, ogni certificazione medica allegata alla do-manda dovrà essere sem-pre e comunque esaminata dall’Ufficio sanitario di se-de. Tutto ciò premesso, consi-derato che l’art. 21 del De-creto-legge 6 dicembre 2011, n. 201, convertito, con modificazioni, nella Legge 22 dicembre 2011, n.214, ha disposto l’unifi-cazione nell’inps anche del-le funzioni riguardanti la

previdenza dei dipendenti pubblici, al fine di realizza-re uniformità di comporta-menti ed omogeneità delle procedure operative tra le varie gestioni dell’istituto, anche alla luce dell’orienta-mento giurisprudenziale della Corte dei conti, si provvede all’unificazione dei criteri riguardo agli ac-certamenti inerenti la ricor-renza del requisito prescrit-to per l’attribuzione dell’as-segno per il nucleo familia-re ai pensionati pubblici ultrasessantacinquenni af-fetti da stati invalidanti. pertanto, come già discipli-nato al punto 2) della suin-dicata Circolare n.11/1999, nel caso di ri-chiesta dell’assegno in pa-rola da parte di pensionati pubblici o privati ultrases-santacinquenni, a cui la prestazione viene erogata direttamente dall’istituto, la documentazione compro-vante la sussistenza dello stato invalidante, in ogni, caso dovrà essere sottopo-sta al vaglio dell’Ufficio sa-nitario di sede, affinché il Responsa-bile della Uoc (Unità opera-tiva complessa), ovvero del-le Uost (Unità operative semplici territoriali), o altro medico da lui delegato, esprima il giudizio medico legale definitivo, assumen-dosi, comunque, la respon-sabilità del giudizio. Conseguentemente, atteso che nella fattispecie in esa-me la verifica dello stato invalidante necessario al riconoscimento del diritto all’assegno per il nucleo fa-miliare compete, in ogni ca-so, all’istituto, si dispone

che l’accertamento del re-quisito dell’inabilità a profi-cuo lavoro possa ritenersi soddisfatto qualora, come sopra precisato, l’Ufficio sa-nitario di sede, dopo visita diretta ovvero dopo valuta-zione della documentazione sanitaria prodotta, giudichi il richiedente in possesso del suindicato requisito (assoluta e permanente im-possibilità di dedicarsi ad un proficuo lavoro), pre-scritto dalle disposizioni di cui all’art. 2, commi 2 e 6, della citata Legge n. 153/1988. Dal punto di vista pratico ed operativo, perciò, il per-sonale medico-legale dell’i-stituto dovrà valutare, caso per caso, il tipo di invalidità evidenziata dal richiedente i benefici di cui trattasi, nonché riconoscere, se ne sussistono le condizioni, lo stato inabilitante derivante dall’accertamento della me-nomazione sofferta. Quanto sopra, anche in considerazione del fatto che i parametri legali per deter-minare l’inabilità a proficuo lavoro non coincidono con quelli relativi all’ambito dell’invalidità civile. Si rappresenta, da ultimo, che le Sedi provinciali e/o territoriali dovranno prov-vedere all’attribuzione del beneficio in questione, ove ne ricorrano tutte le condi-zioni per il riconoscimento, in base ad apposita istanza dell’interessato, tenendo comunque presente i limiti della prescrizione quin-quennale.

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L’assicurazione contro gli infortuni domestici è obbligatoria (ai sensi della Legge 493/1999) e il suo costo è di 12,91 Euro. all’iscrizione (o al rinnovo) sono interessati tutte le donne e gli uomini tra i 18 e 65 anni che si occupano della cura della casa e del nucleo familiare gratuitamente e senza subordinazione. Al 31 dicembre scorso gli iscritti al Fondo sono risultati 1.416.054 (di cui 15.500 maschi). In Italia quasi otto milioni di casalin-ghe e casalinghi. La platea degli interessati alla polizza è particolar-mente consistente dal punto di vista numerico: secondo i dati istat, infat-ti, in Italia le casalinghe e i casalin-ghi sono 7.741.786 (rilevazione della Forza-Lavoro, media 2012). i sogget-ti assicurabili sono tutti coloro che, avendo già compiuto 18 anni, lavo-rano esclusivamente in casa per la cura dei componenti della famiglia (per esempio: ragazzi o ragazze in attesa della prima occupazione); i pensionati, di entrambi i sessi, che non hanno superato i 65 anni; i citta-dini stranieri che soggiornano rego-larmente in Italia; gli studenti che dimorano nella città di residenza o in località diversa e che si occupano anche dell’ambiente in cui abitano; i lavoratori in Cassa integrazione gua-dagni (Cig); i lavoratori in mobilità; i lavoratori stagionali, temporanei, a

tempo determinato (per i periodi di tempo in cui non svolgono attività lavo-rativa). Più a rischio la fascia d’età tra i 56 e i 65 anni. Spesso sottovalutati, gli in-fortuni che avvengono tra le pareti domestiche sono, invece, insidiosi e ben oltre la metà di questi interessa-no soggetti di età tra i 56 ed i 65 anni (solo una piccola percentuale coinvolge persone al di sotto dei 40 anni). Scivolamenti, inciampamenti e cadu-te (da scalette, da sedie, da sgabelli) so-no le cause prevalenti, seguiti - a grande distanza - da ustioni e tagli. per quanto riguarda le lesioni, sono molto frequenti le fratture - che inte-ressano prevalentemente gli arti su-periori e inferiori - mentre incidono meno contusioni e ferite. In questa categoria di infortuni pre-valgono ampiamente, infine, quelli che danno luogo a percentuali d’in-validità inferiori al 40%, a fronte di quelli - meno frequenti che determi-nano invalidità più severe (comprese tra il 41 ed il 70%). gli incidenti che determinano invalidità superiori al 70% rappresentano un’esigua mino-ranza. La rendita mensile può oscillare dai 186 ai 1.292 Euro. Grazie all’assicu-razione inail in caso di infortunio si ha diritto a una rendita se l’invalidi-tà permanente che ne deriva è pari o superiore al 27%. Questa rendita è per tutta la vita e, al mese, può oscil-lare dai 186,18 euro (invalidità del 27%) ai 1.292,90 Euro (invalidità al 100%). Dal 17 maggio 2006 nella tu-tela assicurativa è compreso anche il rischio morte, che prevede una ren-dita ai superstiti e la corresponsione dell’assegno funerario (il cui importo, dal luglio 2013, è pari 2.108,62 Euro). per gli eventi mortali verificatisi dal 1° gennaio 2007, inoltre, sono previ-ste due tipologie di benefici a carico del Fondo vittime gravi infortuni: l’anticipazione della rendita ai su-perstiti (pari a tre mensilità della rendi-ta annua, è calcolata sul minimale di legge per la liquidazione delle rendite) o una prestazione “una-tantum” com-misurata al numero dei superstiti

(fissata annualmente con decreto in base alle risorse disponibili del Fondo e all’andamento infortunistico). Oneri a carico dello Stato se il reddi-to personale è fino a 4.648 Euro. Sul totale dei 1.416.054 degli attuali iscritti al Fondo, 1.247.706 lo sono tramite pagamento personale dei 12,91 Euro e 168.348 tramite autocer-tificazione con oneri a carico dello Stato. Per chi, infatti, ha un reddito personale fino a 4.648,11 Euro - e fa parte di un nucleo familiare il cui reddito complessivo non superi i 9.296,22 Euro - è prevista l’esenzio-ne, e il costo dell’assicurazione è so-stenuto dallo Stato. L’assicurazione garantisce la coper-tura per gli infortuni che si verifica-no dal 1° gennaio 2014 in poi. Il versamento dei 12,91 Euro può essere regolato preferibilmente entro il 31 gennaio, tenendo presente che anche successivamente è possibile effettuarlo. Dal 1° febbraio in poi - la copertura è attiva a partire dal gior-no successivo a quello del saldo (è prevista l’applicazione di una san-zione per il ritardato o mancato pa-gamento). Dal bollettino postale all’home-banking: pagare è facile. Diversi gli strumenti e le modalità di pagamen-to permessi: •bollettino postale (la ricevuta di paga-mento costituisce polizza assicurativa); •on-line, con carta di credito Visa o mastercard; •carta prepagata postepay; •bancoposta; •servizio di c/c on-line (home- ban-king) e bonifico bancario. Il bollettino si può richiedere on-line, registrandosi al portale inail: ciò vale sia per coloro che debbano effettuare la prima iscrizione sia per coloro che non abbiano ricevuto per posta il bollettino o lo abbiano smarrito. Per avere informazioni sono dispo-nibili il numero verde gratuito 803.164 da telefono fisso (o il nume-ro a pagamento 06-164164 da telefo-no mobile), il portale dell’inail, le Sedi territoriali dell’istituto e le asso-ciazioni delle casalinghe.

INAIL PER L’ANNO 2014 ASSICURAZIONE CONTRO INFORTUNI DOMESTICI

OBBLIGATORIA DAI 18 AI 65 ANNI

SEDE INAIL ROMA

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I dati personali, specie se sensi-bili, devono essere comunicati, anche nell’ambito del rapporto di lavoro, esclusivamente alle per-sone o agli uffici che ne possono legittimamente avere conoscen-za. Lo ha ribadito il Garante in una serie di provvedimenti che hanno riguardato nello specifico tratta-menti di dati effettuati dalla Pub-blica Amministrazione. Alcuni dipendenti avevano infatti segna-lato la violazione della propria privacy avendo le Amministrazio-ni di appartenenza comunicato a terze persone dati sulla propria salute o altre informazioni riser-vate, come quella relativa a pro-cedimenti disciplinari che li ve-devano coinvolti. In un caso, un Ente regionale aveva inviato una unica email non solo ai dipendenti da sotto-porre a ulteriori accertamenti per verificare se continuava a sussi-stere l’idoneità al lavoro, ma an-che a vari uffici dell’Amministra-zione, alcuni dei quali peraltro non competenti sulla questione. Dal tipo di esami prescritti, ogni destinatario poteva evincere in-formazioni sulle condizioni di salute del personale interessato.

Secondo il Garante, tale comuni-cazione, giustificata dall’Ente con la necessità di organizzare i turni di lavoro del personale in servi-zio, costituisce invece un illecito trattamento di dati sensibili. Un altro caso di violazione della privacy dei lavoratori ha coinvol-to una Azienda sanitaria provin-ciale che, per supposte ragioni di “speditezza ed economicità”, ave-va inviato una nota di sollecito al Comitato di verifica per le cause di servizio di dieci dipendenti. Anche in questa occasione non era stata effettuata una comuni-cazione individuale poiché tutti i dipendenti della Asl erano infatti stati messi in copia ed erano ve-nuti a conoscenza di informazio-ni idonee a rivelare le condizioni di salute degli altri lavoratori. Il Garante ha accolto anche il reclamo della dipendente di una Autorità portuale che protestava perché l’Ente, in occasione della liquidazione del premio di risul-tato al personale, aveva reso noto ai suoi colleghi le note valutative e due sanzioni disciplinari da lei ricevute. La comunicazione di tali infor-mazioni ad altre persone non era prevista da alcuna specifica nor-

ma di legge o regolamento, e sa-rebbe dovuta rimanere riservata. Non sempre, però, le segnalazio-ni e i reclami del personale corri-spondono a effettivi illeciti. In due casi, ad esempio, alcuni lavoratori si erano lamentati di aver ricevuto dalle rispettive Am-ministrazioni regionali comuni-cazione di una sanzione discipli-nare in busta aperta, consenten-do così a terzi di poterla leggere. Il Garante, sulla base degli ac-certamenti effettuati, pur avendo rilevato delle carenze organizzati-ve in merito al trattamento dei dati personali, non ha riscontra-to violazioni in merito a quanto segnalato: le contestazioni, infat-ti, erano state inoltrate attraver-so incaricati del trattamento che, per l’attività svolta, erano piena-mente legittimati a conoscerne il contenuto delle comunicazioni. Nei vari provvedimenti adottati, l’Autorità ha ricordato che il trat-tamento dei dati deve sempre garantire un adeguato rispetto del diritto alla dignità e alla ri-servatezza del lavoratore, privile-giando forme di comunicazione individualizzate, come da tempo indicato nelle apposite Linee-guida emanate dal Garante in materia di rapporto di lavoro. Per quanto riguarda le informa-zioni di carattere sensibile relati-ve ai dipendenti, l’Autorità ha sottolineato che la trasmissione a terzi può avvenire solo in pre-senza di una idonea base giuridi-ca e solo laddove esse siano real-mente indispensabili per perse-guire le specifiche finalità di rile-vante interesse pubblico. Il Garante ha prescritto a tutte le Amministrazioni che hanno trat-tato illecitamente i dati dei lavo-ratori di adottare opportune e idonee misure per adeguare le procedure interne alla normativa sulla privacy e ha avviato nei lo-ro confronti specifici provvedi-menti sanzionatori.

PRIVACY: PA. SERVONO PIÙ TUTELE PER I DATI DEL PERSONALE

LE INFORMAZIONI SOLO ALLE PERSONE O AD UFFICI LEGITTIMATI

RUBRICA DI CINEMA E CULTURA VARIA PAGINA 20 SINDACATO– CULTURA—LAVORO N. 97 — MARZO — 2014

A PROPOSITO DI COLONNE SONORE

“A proposito di Davis” colpisce soprattutto per la sua struttura perfettamente circolare, tanto che le ultime riprese - nonostan-te differiscano da quelle iniziali - riproducono perfettamente le pri-me scene grazie a trovate come ripetere identici dialoghi facendo-li provenire da altri punti del pal-co o del locale. Sì, il locale o sa-rebbe meglio dire “baskethouse”, dal cestello che si faceva girare fra gli spettatori, unica paga del musicista che si stava esibendo, spesso. Oscuro bugigattolo del Greenwich Village, a New York. Il Gaslight Café. Riproduzione del ben più famigerato Gerde’s Folk City. Al centro della scena in ogni senso, quando la musica non la fa da padrona. Cioè fin da subito, con “Hang me, oh hang me” pezzo affatto incoraggiante su un girovago impiccato. Perché questa pellicola ha più a che fare con chitarre spartane e voci ro-che che con la cellulosa: un in-tenso saggio di sette giorni della vita randagia e vagabonda del musico folk Llewyn Davis, malin-conico figuro liberamente ispira-to al maestro del genere Dave Van Ronk, della cui (auto)biografia dal parto difficile, usci-ta in Italia a gennaio col titolo di “Manhattan folk story”, si son nutriti tutti sul set. Capace di catapultarti durante il revival folk dei neo-etnici, a cavallo tra

la fine degli anni ’50 e l’inizio dei ’60. Per la precisione siamo nell’inverno del ’61. Llewyn è il prototipo dello sfigato negli Stati Uniti distratti e modaioli del bluegrass e della musica nera. Egli in parte ama crogiolarsi nel suo stato, vaga per paesaggi fan-gosi e innevati con scarponcini fradici e senza cappotto, alla folle ricerca del gatto perduto, come la sua fortuna rincorso e mai ac-ciuffato; spiantato coachsurfer ante-litteram che dorme alla giornata in casa d’amici sempre diversi, in seguito alla perdita del suo compagno di duo Mike Timlin, che si è tolto la vita la-sciandolo solo. Non basta. Lo percuotono quasi subito nel retro del club, questo il punto cruciale da cui partono i Coen per co-struire il resto dell’opera, col loro tipico modus operandi consisten-te spregiudicatamente nella pura improvvisazione immaginativa, alla faccia delle scalette consi-gliate dai manuali di narrazione. Siamo nel periodo in cui “una piccola cerchia di fedeli si scam-biava vecchie canzoni come fos-sero una lingua segreta”, come nota Elijah Wald, il giornalista seguace di Von Ronk che con lui ha firmato la biografia. Giovani virgulti spaventati dagli scenari apocalittici di un’imminente guerra nucleare cercavano sicu-rezza scavando alla ricerca delle loro radici, nella cosiddetta “musica tradizionale americana” venata di blues e ballate country primigenie degli Appalachi. Il lo-ro sommo punto di riferimento consisteva in una raccolta di sei LP raccolti da Harry Smith per l’etichetta Folkside Records nel 1952 e intitolata “The anthology of American folk music”, conte-nente musici della prima metà del ventesimo secolo come Mis-sissippi John Hurt o il suonatore di banjo Dock Boggs. Le esibizioni sono tutte dal vivo: inaudito, per un film in cui si suona così tanto e bene. Oltre al Village il nostro bardo tocca lo studio del suo agente a Manhat-tan, lo storico Caffè Reggio di Washington Square Park, l’ap-partamento a Riverside Drive

nell’Upper West Side dei bene-stanti coniugi Gorfein, probabil-mente i migliori amici del nostro piccolo Ulisse. Senza più soldi, Llewyn cerca fortuna fuori città, in un viaggio surreale in compa-gnia del musicista jazz bianco, narcolettico, quasi disabile e as-solutamente cinico Roland Tur-ner, la cui funzione è sgonfiare il fenomeno folk. Davis è attratto dalle sirene di Chicago del pro-duttore musicale Bud Grossman che prontamente lo scaricherà dopo che Llewyn non troverà niente di meglio da fargli ascolta-re d’un’antica ballata anglicana, “The death of Queen Jane”, inci-sa anche da Joan Baez. La poeti-ca del viaggio e l’anima musicale sono le stesse di quell’altra perla della premiata ditta intitolata ”Fratello, dove sei?”. La sceno-grafia invece è pura emanazione della copertina dell’album “Freewheelin’” di Bob Dylan che appare anche fugacemente al Gaslight e che presto tramite i suoni elettrici della sua chitarra straordinaria seppellirà come uno tsunami tutta quella scena musicale così ligia all’attitudine autentica che la loro interpreta-zione doveva preservare. Proprio con Dylan e con artisti del cali-bro di Elvis Costello, Robert Plant, Roy Orbison, John Mellen-camp, Diana Krall, ha suonato T Bone Burnett, il produttore mu-sicale della pellicola, già vincitore di premi Grammy per la colonna sonora di “Fratello, dove sei?”, che teorizza un parallelo interes-sante tra quel periodo storico e il presente; il nesso è il vuoto tra l’opera del musicista e il grande pubblico: prima era “riempito” da vinili chiusi nelle soffitte delle mayor, ora da file caricati sul mare magnum di internet attra-verso i social network. Periodi entrambi di transizione: gli anni ’60 verso il ruggente boom eco-nomico, noi con più oscure ipote-che sul futuro. Ci vorrebbe una nuova ondata di cantautori ben consci del periodo in cui stanno vivendo. E decisi a cambiarlo. I Coen, anche per questo film, non deludono affatto.

Fabio Giagnoni