Il Mediterraneo Europa ed Islam tra coabitazione e conflitto · vuole l'Islam un elemento di...

34
1 UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI NAPOLI “FEDERICO II” Dipartimento di Discipline Storiche CORSO DI PERFEZIONAMENTO IN Storia dell’Occidente: Cultura e Religione Esercitazione finale Il Mediterraneo Europa ed Islam tra coabitazione e conflitto Perfezionando Dott. Luigi Del Prete Anno Accademico 2005-2006

Transcript of Il Mediterraneo Europa ed Islam tra coabitazione e conflitto · vuole l'Islam un elemento di...

Page 1: Il Mediterraneo Europa ed Islam tra coabitazione e conflitto · vuole l'Islam un elemento di disordine che mette in pericolo la coesione nazionale. Dalle Crociate alla guerra d’Algeria,

1

UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI NAPOLI

“FEDERICO II”

Dipartimento di Discipline Storiche

CORSO DI PERFEZIONAMENTO IN

Storia dell’Occidente: Cultura e Religione

Esercitazione finale

Il Mediterraneo

Europa ed Islam tra coabitazione e conflitto

Perfezionando

Dott. Luigi Del Prete

Anno Accademico 2005-2006

Page 2: Il Mediterraneo Europa ed Islam tra coabitazione e conflitto · vuole l'Islam un elemento di disordine che mette in pericolo la coesione nazionale. Dalle Crociate alla guerra d’Algeria,

2

INDICE

CAPITOLO I

IL MEDITERRANEO ............................................................................... p.3

CAPITOLO II

EUROPA ED ISLAM TRA COABITAZIONE E CONFLITTO …………….. p.11

CONCLUSIONE ……………………………………………………………...... p.27

BIBLIOGRAFIA ..………………………………………………………………. p.33

Page 3: Il Mediterraneo Europa ed Islam tra coabitazione e conflitto · vuole l'Islam un elemento di disordine che mette in pericolo la coesione nazionale. Dalle Crociate alla guerra d’Algeria,

3

IL MEDITERRANEO

Il mediterraneo alla fine riappare,

popolato da tutti i suoi antichi annegati

Paul Nizan1

Parlare di Islam e Europa oggi è un’inevitabile necessità, gli ultimi anni hanno visto

un fiorire di studi, libri e occasioni accademiche in cui il problema è stato affrontato

con crescente attenzione. La presenza in Europa di milioni di musulmani, è il segno

di un'evoluzione generale della nostra società verso livelli di integrazione sempre

maggiori che oltre a porre in primo piano l’elemento fondamentale della

multiculturalità, propone in modo prepotente le questioni relative al rapporto tra

differenti tradizioni religiose e culturali, che se da un lato si mostrano sempre più

evidentemente intrecciate, alla stesso tempo sono destinate ad affrontare più

direttamente, date le distanze ravvicinate, i problemi sollevati dalla loro diversità.

L’immaginario collettivo occidentale fin dal Medioevo ha creato una

rappresentazione dell’Islam in cui la paura è il minimo comune denominatore,

Tommaso D’Acquino « nel breve De rationibus fidei contra Saracenos, Graecos et

Armenos, stabiliva in quattro punti l’assunto controversistico destinato a restar a

lungo nella tradizione: l’Islam come deformazione della verità; l’Islam religione

della violenza e della guerra; l’Islam religione fondata sulla licenza sessuale;

Muhammad falso profeta»2. Oggi come allora, statistiche e sondaggi registrano una

tendenza ad esasperare, esagerare, focalizzare l’attenzione solo su certi aspetti

dell’Islam; terrorismo e jihad, velo e sharia sono gli argomenti più utilizzati per

giustificare paura e rifiuto dell’Islam, nutrendo la retorica politica populista che

vuole l'Islam un elemento di disordine che mette in pericolo la coesione nazionale.

Dalle Crociate alla guerra d’Algeria, dagli attacchi terroristici alla crisi del petrolio

1 P. NIZAN, Aden Arabia, Mondadori, Milano, 1996, p.139.

2 F. CARDINI, Europa ed Islam. Storia di un malinteso, Laterza, Roma-Bari, 2005³, p. 133.

Page 4: Il Mediterraneo Europa ed Islam tra coabitazione e conflitto · vuole l'Islam un elemento di disordine che mette in pericolo la coesione nazionale. Dalle Crociate alla guerra d’Algeria,

4

negli anni settanta, dagli ostaggi occidentali sequestrati alle violenza in Medioriente,

tutto questo ha sedimentato nell’opinione un’immagine negativa dell'Islam, che si

aggiunge alla tensione causata dalla crisi sociale che l'Europa sta attraversando con la

disoccupazione, l'emarginazione e la violenza urbana. «Il confronto tra Europa ed

Islam, comunque lo si voglia impostare, comporta sempre un sentore di opposizione:

forse perché si continua a considerarlo – o almeno a implicitamente ad avvertirlo –

come una sorta di continuazione o di ripresa dell’incontro-scontro fra Cristianità ed

Islam»3. Oggi più che mai, il passato di questo incontro-scontro ha visto occultarsi la

complessità dell’incontro, enfatizzando le fasi di scontro e di rapina, nutrendo un

allarmismo mediatico tanto fittizio quanto ingiusto, contribuendo ad appesantire il

presente di coloro che in Europa si trovano a dover convivere con l’Islam quotidiano

di uomini e donne, in buona parte immigrati, che lo rivendicano come identificazione

culturale e spirituale. Nessun dialogo, quali ne siano i soggetti, è possibile a

prescindere da un maggiore e più corretto riconoscimento nella storia, che non può

essere ridotta alle sue frazioni coloniali o crociate. La storia dei rapporti fra Islam e

Europa deve essere descritta all’insegna del concetto di reciprocità, segno di un

rapporto che va e viene, che fluisce e rifluisce, una relazione che presuppone e

giustifica lo scambio. Come insegna la matematica algebrica, disciplina

perfettamente araba, il reciproco è il risultato di un rapporto non nullo, cioè razionale

e positivo, in cui i due termini, funzionali l’uno all’altro, specie nel prodotto, non si

annullano mai, ma danno come risultato sempre l’Uno. E ancora: nella nostra logica

formale, una qualsivoglia proposizione o proposta esattamente reciproca è quella che

si ricava dall’altra per «conversione». La storia, con la sua intrinseca umiltà emerge

3 Ivi, p.5.

Page 5: Il Mediterraneo Europa ed Islam tra coabitazione e conflitto · vuole l'Islam un elemento di disordine che mette in pericolo la coesione nazionale. Dalle Crociate alla guerra d’Algeria,

5

come una categoria imprescindibile dei riconoscimenti, garante di reciprocità che

non possono essere meta-storiche o solo ideologiche o religiose o politiche.

Oggi non è più possibile parlare di Cristianità ed Islam, in quanto la secolarizzazione,

elemento distintivo della modernità occidentale, non ci consente di continuare a

considerare il continente Europeo come il luogo della Cristianità, o almeno di una

sola cristianità. Il progressivo affermarsi di un processo di razionalizzazione

dell’agire sociale che ha sancito la definitiva rottura dell’unità Cristiana e

l’acquisizione di autonomia delle varie sfere della vita (economica, politica,

intellettuale, artistica, sessuale) dalla sfera religiosa, ha esteso il campo di confronto

rendendo necessario parlare di Islam-Europa, due termini che sembrano asimmetrici

ma «l’asimmetria è più apparente che reale. “Europa” è un concetto europeo, così

come l'intero sistema geografico dei continenti, fra i quali l’Europa fu il primo.

L’Europa ha concepito e fatto l’Europa; l’Europa ha scoperto l’America, le ha dato il

nome e in un certo senso l’ha fatta. Secoli prima, l’Europa aveva inventato sia l’Asia

che l'Africa, i cui abitanti, fino al XIX secolo - l'era della supremazia mondiale

europea - erano del tutto inconsapevoli dei nomi, delle identità e persino di queste

classificazioni inventate dagli europei a loro uso e consumo. L'Islam non è un luogo;

è una religione. Ma per i musulmani la parola “religione” non ha la stessa

connotazione che ha per i cristiani o che aveva per i cristiani del medioevo [ ... ] . Per

i musulmani l’Islam non è soltanto un sistema di fede e di culto [ ... ] Esso indica

piuttosto il complesso della vita e le sue norme comprendono elementi di diritto

civile, di diritto penale e persino di quello che noi chiameremmo diritto

costituzionale»4. Sulla stessa linea si colloca Ventura quando afferma che «è difficile

separare la storia dell’Islam in quanto religione da quella che è stata la sua vicenda

4 B. LEWIS, L’Europa e l’Islam, Laterza, Roma-Bari, 2005

4, pp. 5-6.

Page 6: Il Mediterraneo Europa ed Islam tra coabitazione e conflitto · vuole l'Islam un elemento di disordine che mette in pericolo la coesione nazionale. Dalle Crociate alla guerra d’Algeria,

6

terrena come stato e come società. Forse, più di ogni altro fenomeno religioso, sin

dalla sua nascita la nuova fede ha visto spesso intrecciarsi gli elementi spirituali e

teologici con l’organizzazione di una comunità ogni giorno crescente, per la quale la

definizione dei rapporti tra gli uomini, nel pubblico e nel privato, è stata altrettanto

importante del culto da attribuire a Dio. […]In breve si può dire, che l’Islam non

concepisce, in via di principio, alcun tipo di distinzione fra aspetti sacri ed evenienze

profane della vita»5. L’ Islam come condotta di vita, come comunità complessa, è un

termine che rischia di divenire nella falsificazione mass mediatica comune

denominatore con cui rappresentare tutto il mondo musulmano nonostante la sua

diversità: un concetto generico, in cui l’immaginario storico occidentale, sviluppatosi

per diversi secoli, fa confluire molti inconsci sottintesi. Europa ed Islam, sono due

facce simmetriche della luna-Mediterraneo, molto più intime di quanto non si possa

pensare, hanno ciclicamente alternato fasi di conoscenza reciproca e pacifica

integrazione ad altre di viscerale conflitto. Non è difficile intuire a quale categoria

appartiene l’attuale congiunzione; più complicato diventa comprendere la vera natura

dell’Islam e dell’attrito che è in atto con la storia e la cultura che definiamo

occidentale. L’Islam “copre” un’area geografica molto grande che va dall’Indonesia

fino alla parte più occidentale del nord Africa, nella quale sono compresi molti paesi

a maggioranza musulmana. C’è, inoltre, una forte diaspora musulmana che fa sì che

l’Islam sia sparso in tutto il mondo. Oltre a questo è da considerare che esso non ha

un vero centro, non ha chiese, non ha un’organizzazione gerarchica unitaria. Un

miliardo e mezzo di persone, un quarto circa dell’intera popolazione mondiale,

professa la religione islamica. «La plurisecolare storia dell’Islam ha peraltro, come

sappiamo, conosciuto solo brevi e rari momenti di unità effettiva: a differenza di

5 A. VENTURA, L’Islam Sunnita nel periodo classico (VII – XVI SECOLO), in G Filoramo(a cura di),

Islam, Laterza, Roma-Bari, 2003, pp. 77-78.

Page 7: Il Mediterraneo Europa ed Islam tra coabitazione e conflitto · vuole l'Islam un elemento di disordine che mette in pericolo la coesione nazionale. Dalle Crociate alla guerra d’Algeria,

7

quel si sarebbe ritenuto nel corso del medioevo, quando si tendeva a scorgere nella

sua compagine un’unità simile a quella che non c’era nemmeno tra i cristiani, per

quanto concordemente si dicesse che avrebbe dovuto esservi»6.

Europa ed Islam sono termini di una dicotomia plurisecolare, sviluppatasi su scenari

storici e geografici diversi e molto spesso distanti tra di loro, ma il “nostro” Islam è

quello bagnato dalle acque placide del Mar Mediterraneo; fino al XV secolo l’Europa

ha conosciuto l’Islam arabo-mediterraneo, poi quello turco, mentre non ha

praticamente avuto rapporti con quello indiano, quello persiano, quello del sud-est

asiatico, «l’Islam qui preso in considerazione è anzitutto e soprattutto quello

mediterraneo. Ciò è legittimo e sotto un certo profilo obbligatorio vista la realtà del

processo storico preso in esame, dal momento che è con esso che gli europei sono

entrati presto e sono rimasti soprattutto in contatto»7.

La storia del Vecchio Continente, eurasiatico e mediterraneo, non è leggibile a

prescindere dagli scambi fra le culture innervate nell'ebraismo, nel cristianesimo e

nell'islam. Non lo è la storia della scienza, delle idee, delle religioni, dell’arte, della

filosofia oltre che, naturalmente, la storia dei conflitti. «Noi siamo talmente avvezzi a

fondare la nostra visione del mondo e l'intera nostra concezione della storia sull'idea

dell’Europa, che ci riesce difficile renderci conto dell'esatta natura di questa idea.

L'Europa non è un’unità naturale, come l’Australia o l’Africa; essa è il risultato di un

lungo processo di evoluzione storica e di sviluppo spirituale. Dal punto di vista

geografico, l’Europa è semplicemente il prolungamento nord-occidentale dell’Asia, e

possiede una minore unità fisica dell’India, della Cina, o della Siberia.

Antropologicamente, è un miscuglio di razze, e il tipo dell’uomo europeo rappresenta

un’unità piuttosto sociale che razziale. E anche nella cultura l’unità dell'Europa non è

6 F. CARDINI, Europa ed Islam. Storia di un malinteso, cit., p.18

7 Ivi, p.1.

Page 8: Il Mediterraneo Europa ed Islam tra coabitazione e conflitto · vuole l'Islam un elemento di disordine che mette in pericolo la coesione nazionale. Dalle Crociate alla guerra d’Algeria,

8

la base e il punto di partenza della storia europea, ma il fine ultimo e irraggiungibile

verso cui questa si è tesa per più di mille anni»8. Il rapporto fra Islam ed Europa è

descrivibile solo se inscritto in questa evidenza; il Mediterraneo è, già nella sua

etimologia (dal latino mediterranĕu, comp. di medĭus ‘medio’ e un deriv. di tĕrra

‘terra’. Propr. “in mezzo alla terra”) un mare tra le terre, che distingue e,

contemporaneamente, unisce, mette in contatto; «i suoi confini non sono definiti né

nello spazio né nel tempo. Non sappiamo come fare a determinarli e in che modo:

sono irriducibili alla sovranità o alla storia, non sono né statali né nazionali:

somigliano al cerchio di gesso che continua a essere descritto e cancellato, che le

onde e i venti, le imprese e le ispirazioni allargano o restringono. Lungo le coste di

questo mare passava la via della seta, s’incrociavano le vie del sale e delle spezie,

degli oli e dei profumi, dell’ambra e degli ornamenti, degli attrezzi e delle armi, della

sapienza e della conoscenza, dell’arte e della scienza. Gli empori ellenici erano a un

tempo mercati e ambasciate. Lungo le strade romane si diffondevano il potere e la

civiltà. Dal territorio asiatico sono giunti i profeti e le religioni. Sul Mediterraneo è

stata concepita l'Europa»9. Europa, figlia del Re di Tiro, innamorata di Zeus, il quale,

sotto le sembianze di un toro bianco, la condusse fino a Creta, cavalcando le onde del

Mediterraneo e dalla loro unione sarebbe derivata l’intera stirpe dei fenici, Minosse,

re di Creta, Sarpedonte, re della Licia, Radamanto, giudice degli inferi. La donna,

rapita e ingannata, è anche colei che alla fine doma il suo divino seduttore, simbolo

di autorità e potere, ma anche di inganno e seduzione, in un’ambivalenza di

significati che evoca un’ambiguità, un’incertezza di fondo sul criterio di distinzione

tra Oriente ed Occidente e, quindi, sui contorni culturali e geografici del concetto di

Europa. L’ambiguità del rapporto tra Europa ed Islam, è l’ambiguità insita in un

8 C. DAWSON, La formazione dell'unità europea dal secolo V al XI, Torino, Einaudi, 1939, p. 3.

9 P. MATVEJEVIC, Breviario Mediterraneo, Garzanti, Milano, 1994², p.17.

Page 9: Il Mediterraneo Europa ed Islam tra coabitazione e conflitto · vuole l'Islam un elemento di disordine che mette in pericolo la coesione nazionale. Dalle Crociate alla guerra d’Algeria,

9

Mediterraneo che ancora oggi è luogo di legame e divisione, culla e centro

propulsore dell’Europa nel suo dinamismo tra Est e Ovest, tra Sud e Nord, luogo di

coabitazione e conflitto, colonne d’Ercole della fine del mondo e porta d’accesso

all’infinità atlantica, abisso marino da cui risorgono corpi umani in fuga dalla

miseria, giaciglio odierno di navi non più guerreggianti ma carene stracolme di vite

umane alla ricerca di un orizzonte. «Non esiste una sola cultura mediterranea: ce ne

sono molte in seno a un solo Mediterraneo. Sono caratterizzate da tratti per certi versi

simili e per altri differenti. Le somiglianze sono dovute alla prossimità di un mare

comune e all'incontro sulle sue sponde di nazioni e di forme di espressione vicine. Le

differenze sono segnate da fatti d’origine e di storia, di credenze e di costumi. Né le

somiglianze né le differenze sono assolute o costanti: talvolta sono le prime a

prevalere, talvolta le ultime. E il resto è mitologia. Non dimentichiamo che anch'essa

è nata accanto alle sponde del Mediterraneo»10

.

Nell’ampio spazio intorno al mare Mediterraneo si è svolto, e si svolge, un

plurimillenario processo storico, essenzialmente caratterizzato da contatti e da

influenze, da scambi di uomini e di cose, di elementi di cultura materiale e

intellettuale, tra imperi, stati, regioni, città, popolazioni e dunque fra le civiltà

presenti sulle rive del mare. E questo essenziale processo di influenze, di scambi, di

trasferimenti e di appropriazioni è tale che nel Mediterraneo, la storia di ogni popolo,

ogni cultura, ogni civiltà è si se stessa ma al tempo stesso è segnata da numerose

eredità e influenze da varie parti provenienti. A questo processo, che è la storia stessa

del Mediterraneo, non vi è cultura e popolo mediterranei che non abbiano in qualche

modo contribuito ed è perciò sciocco, oltre che vano, voler asserire primati e

affermare gerarchie. Ricordiamo le parole di Braudel: «Che cos’è il Mediterraneo?

10

Ivi, p.133.

Page 10: Il Mediterraneo Europa ed Islam tra coabitazione e conflitto · vuole l'Islam un elemento di disordine che mette in pericolo la coesione nazionale. Dalle Crociate alla guerra d’Algeria,

10

Mille cose insieme. Non un paesaggio, ma innumerevoli paesaggi. Non un mare, ma

un susseguirsi di mari. Non una civiltà, ma una serie di civiltà accatastate le une sulle

altre. Viaggiare nel Mediterraneo significa incontrare il mondo romano in Libano, la

preistoria in Sardegna, le città greche in Sicilia, la presenza araba in Spagna, l’Islam

turco in Iugoslavia. Significa sprofondare nell’abisso dei secoli, fino alle costruzioni

megalitiche di Malta o alle piramidi d’Egitto. Significa incontrare realtà

antichissime, ancora vive, a fianco dell’ultramoderno: accanto a Venezia, nella sua

falsa immobilità, l’imponente agglomerato industriale di Mestre; accanto alla barca

del pescatore, che è ancora quella di Ulisse, il peschereccio devastatore dei fondi

marini o le enormi petroliere. Significa immergersi nell’arcaismo dei mondi insulari

e nello stesso tempo stupirsi di fronte all’estrema giovinezza di città molto antiche,

aperte a tutti i venti della cultura e del profitto, e che da secoli sorvegliano e

consumano il mare. Tutto questo perché il Mediterraneo è un crocevia antichissimo.

Da millenni tutto vi confluisce, complicandone e arricchendone la storia: bestie da

soma, vetture, merci, navi, idee, religioni, modi di vivere»11

. Prima di Braudel come

dimenticare la grande eredità lasciataci da Pirenne, la consapevolezza, al di là delle

“fratture”, che la nostra vita da occidentali prima della partenza di Colombo, la

nostra vita da Europei dopo il ritorno di Colombo «si concentra sulle sponde del

grande lago»12

, che, «fra tutti i caratteri di quella mirabile costruzione umana che fu

l’impero romano, il più sorprendente e anche il più essenziale è il suo carattere

mediterraneo. Ed è grazie ad esso che sebbene greco ad oriente e latino ad occidente,

l’impero estende la sua unità all’insieme delle province. Il mare, con tutta la potenza

del termine Mare Nostrum, è veicolo di idee, religioni, mercanzie»13

.

11

F. BRAUDEL, Il Mediterraneo. Lo Spazio, la storia, gli uomini, le tradizioni, Milano, Bompiani,

1987, p.7. 12

H. PIRENNE, Maometto e CarloMagno, Newton, Roma, 1997², p. 27. 13

Ivi, p. 27.

Page 11: Il Mediterraneo Europa ed Islam tra coabitazione e conflitto · vuole l'Islam un elemento di disordine che mette in pericolo la coesione nazionale. Dalle Crociate alla guerra d’Algeria,

11

EUROPA ED ISLAM TRA COABITAZIONE E CONFLITTO

I tramonti di quell’inferno africano

si rivelavano straordinari.

Non te li toglieva nessuno. Ogni volta tragici come

mostruosi assassinii del sole. Un immenso Bluff.

Soltanto che c’era troppo da

ammirare per un uomo solo

Louis Ferdinand Céline14

Lunghi sono i secoli del confronto tra Europa e Islam, certamente caratterizzati da

crociate e controcrociate con evidenti episodi violenti e scontri sanguinosi, ma non è

possibile parlare di una guerra “totale di religione”. Quando tra la fine dell’XI secolo

e il successivo, in Spagna, nelle acque del tirreno e in Sicilia, si crearono le

condizioni, per l’impresa “crociata”, nello svilupparsi di quelle situazioni e di quegli

stati d’animo influirono molti fattori; «la necessità della lotta contro i musulmani

dalla penisola iberica alla Sicilia (e poco più tardi alla Siria); l’impressione – errata,

ma comprensibile – che l’Islam costituisse una compatta e unitaria compagine

dall’Oriente asiatico all’Occidente iberico e Maghrebino; infine il sentimento che i

riformatori della Chiesa erano riusciti a imporre alle stesse coscienze di parte

dell’aristocrazia laica e guerriera del tempo, guadagnata in un modo o nell’altro alle

loro tesi e partecipe del movimento della Pax Dei che – imponendo tregue e

sospensioni nelle guerre feudali, endemiche nella Cristianità occidentale –

determinava la prospettiva della guerra contro gli infedeli come cespiti di risorse

nuove […] Così “l’esportazione della violenza guerriera” fuori dai confini della

cristianità, la sanzione ecclesiale e in qualche modo la santificazione (attraverso

l’indulgenza e la consegna del vexillum) delle prospettive che ne derivavano e il

rapporto che veniva a stabilirsi tra conquiste cristiane e ampliamento del raggio e

della portata dei commerci ad esse conseguenti, divenivano i vettori di una dinamica

14

L.F.CÉLINE, Viaggio al termine della notte, Tea, Milano, 2002, p.190.

Page 12: Il Mediterraneo Europa ed Islam tra coabitazione e conflitto · vuole l'Islam un elemento di disordine che mette in pericolo la coesione nazionale. Dalle Crociate alla guerra d’Algeria,

12

nuova in cui ragioni religiose, politiche ed economiche convergevano»15

. All’interno

della cristianità stessa molti furono i dubbi sul valore della crociata, basta pensare a

Raimondo di Lullo o al scienziato minorita Ruggero Bacone che pur non

condannando la crociata in sé, ritiene che essa non serva e venga «meno al principio

della carità, in quanto gli infedeli vengono uccisi ma non convertiti: anzi la guerra

provoca in loro maggior odio contro il nome cristiano, il che fa si che essi muoiano

dannati; mentre Dio non vuole che muoiano e brucino all’inferno, bensì che si

convertano e vivano. Si fa più forte un elemento nuovo: il giudicar crociata e

missione parallelamente in rapporto al tema della conversione degli infedeli, che è

scopo originariamente estraneo alla crociata ma alla luce della quale è ora sempre più

spesso giudicata»16

. Con la grande impresa missionaria di San Francesco si

determina una svolta dell’“amore” nell’atteggiamento della Cristianità nei confronti

dell’Islam infedele, mostrando come «la crociata è insomma una e al tempo stesso

molteplice; non può essere intesa se non attraverso la sua dinamica interna; conosce

una legislazione coerente e rigorosa, ma si articola in una pluralità di casi

fenomenologicamente parlando diversi tra loro e muta sia nei differenti obiettivi

volta per volta proposti, sia nel tempo e nel contesto in cui viene bandita. E’ una

realtà proteiforme, una sorta di balena bianca all’interno della cristianità: uno

strumento giuridico-politico e un’idea-forza, una fonte inesauribile di metafore, un

mito, un oggetto infinito di apologie, di condanne, di polemiche e di malintesi capace

di riproporsi in situazioni diverse e soggetta a impensati revivals»17

. La guerra tra

musulmani e cristiani è stata caratterizzata da momenti di grande e feroce entusiasmo

religioso, ma molto spesso quello che di gran lunga è prevalso, sono stati il costante,

continuo, profondo rapporto amichevole nel teatro del mare Mediterraneo, «passati i

15

F. CARDINI, Europa ed Islam. Storia di un malinteso, cit., pp. 61-62. 16

Ivi, pp.148-149. 17

Ivi, p.104.

Page 13: Il Mediterraneo Europa ed Islam tra coabitazione e conflitto · vuole l'Islam un elemento di disordine che mette in pericolo la coesione nazionale. Dalle Crociate alla guerra d’Algeria,

13

primi tempi dell’urto violento, le guerre furono soltanto i fenomeni transitori di una

situazione eminentemente pacifica, cordiale e feconda di grandi vantaggi per la

civiltà. Tutto il mondo orientale bizantino e musulmano entrò, attraverso il

mediterraneo, in stretto rapporto col mondo cristiano, a partire dal secolo XII, e vi

rimase per più secoli»18

. Un'amicizia a livello economico, diplomatico, culturale, che

per molti secolo ha dato moltissimo all’Europa, basta pensare che l’Islam, soprattutto

dalla Spagna, diffuse su tutto il continente innovazioni e scoperte scientifiche, la

Sicilia «conobbe per circa un secolo un periodo di floridezza e di benessere, di cui

era espressione il rigoglio della vita urbana, descritto dai geografi arabi. Palermo, in

particolare, divisa in cinque quartieri, era ricca di splendidi edifici sacri e profani, e

centro di attività commerciali e artigianali, assai intense nei quartieri in cui si

concentravano i negozi e il mercato. La ricchezza di sorgenti e di acque correnti,

oltre ad assicurare il rifornimento idrico della popolosa città, consentì anche lo

sviluppo nelle zone circostanti di quella che può essere considerata l’agricoltura più

avanzata del tempo[..] Crebbe, pertanto, fortemente la produzione di grano, frutta,

ortaggi, cotone e canapa, prodotti tipici dell’agricoltura siciliana, che alimentarono

una forte esportazione sia verso l’Africa sia verso il mondo cristiano; ma furono

introdotte anche nuove culture, come quelle degli agrumi, dei gelsi, della palma di

dattero e del papiro, che consentirono a loro volta lo sviluppo di industrie di varia

natura, promosse e gestite direttamente dallo stato. […]La Sicilia non era fiorente

solo di traffici e di attività produttive, ma anche di studi, sia quelli tradizionali di

diritto e di interpretazione del Corano e della sunna sia quelli sviluppatisi più di

recente, quali la filologia e la storiografia. Un posto di particolare rilievo ebbe

sempre la poesia, che era stata assai praticata nel mondo arabo già in età

18

P. SILVA, Il Mediterran : dall'unita di Roma all'impero italiano, Milano, Istituto per gli studi di

politica internazionale, 19427, p.104.

Page 14: Il Mediterraneo Europa ed Islam tra coabitazione e conflitto · vuole l'Islam un elemento di disordine che mette in pericolo la coesione nazionale. Dalle Crociate alla guerra d’Algeria,

14

preislamica»19

. A questo rapporto intenso tra Europa ed Islam, dobbiamo la rinascita

dei commerci e della civiltà urbana dopo la stasi altomedievale; dobbiamo la nascita

del sistema monetario e creditizio moderno; con la conquista musulmana l’Europa ha

«ripreso contatto con le civiltà orientali e, attraverso queste, con i grandi movimenti

mondiali del commercio e della cultura. Mentre le grandi invasioni barbariche del

quarto e del quinto secolo avevano provocato il regresso economico dell’Occidente

merovingio e poi carolingio, la creazione del nuovo impero islamico diede il via,

sempre in Occidente, a uno stupefacente progresso. Se le invasioni barbariche fecero

precipitare la decadenza dell’Occidente, le invasioni musulmane produssero il

rilancio di una nuova civiltà. In altre parole, a proposito dell’arrivo dei barbari in

Occidente, possiamo discutere di continuità e di regresso economico; invece della

conquista araba sull’insieme dei territori musulmani possiamo affermare che non

causò fratture e che generò anzi uno slancio prodigioso»20

. Per le repubbliche

marinare lo scontro-incontro con il mondo islamico fu occasione del fiorire di nuove

relazioni commerciali, di ulteriori contaminazioni scientifico-culturali e di ulteriore

diffusione della presenza pisana. Infatti, mentre nel secolo XI il rapporto con le terre

musulmane era stato caratterizzato da scontri ed azioni militari, nel successivo si

evolvono verso una forma di convivenza e di consolidamento delle reciproche

posizioni, rendendo possibili accordi commerciali con i quali Pisa si garantì l’accesso

ai maggiori mercati d’Egitto, Palestina, delle Baleari e delle coste barbaresche,

Tunisi in particolare. Alla stesso modo la Repubblica Pisana non si fece scrupolo di

assicurare al Maghreb il rifornimento di merci esplicitamente vietate da leggi

imperiali e da decisioni conciliari, quali il ferro dell’Isola d’Elba ed altri metalli, ma

soprattutto legname lavorato per utilizzazione nautica e persino imbarcazioni

19

G. VITOLO, Medioevo. I caratteri originali di un’età di transizione, Sansoni, Milano, 2000, pp.102-

103 20

M. LOMBARD, Splendore e apogeo dell’Islam (VIII-XI secolo), Rizzoli, Milano, 1980, p. 9.

Page 15: Il Mediterraneo Europa ed Islam tra coabitazione e conflitto · vuole l'Islam un elemento di disordine che mette in pericolo la coesione nazionale. Dalle Crociate alla guerra d’Algeria,

15

realizzate nell’arsenale pisano. Pisa assunse l’aspetto di un crogiolo di lingue e di

razze, descritta in alcune fonti coeve come una vera Babele, «i documenti

dell’Archivio di Stato di Pisa dimostrano che i rapporti con i principati costieri

musulmani d’Africa erano buoni e furono precoci: il dotto biografo di Matilde, il

monaco Donizone, segnalava scandalizzato come in pieno XI secolo il porto della

città toscana fosse visitato dai tetri Africani»21

.

All’Islam dobbiamo - grazie a uno stuolo d'instancabili traduttori arabi, ebrei e

cristiani che lavoravano di comune accordo, soprattutto in Spagna, nella città di

Toledo - la stessa nascita scientifica e culturale della teologia, della filosofia,

dell'astronomia, della fisica, della chimica, della medicina, della matematica, della

tecnologia moderna. Anche quando alla fine dell’XI secolo, in Al-Andalus, si

affermò il potere della rigorosa confraternita dei murabit, “uomini dei Ribat”, gli

austeri abitanti dei conventi-fortezza, tenebrosi e spietati fanatici, provenienti dal

deserto del Senegal, non si fermò lo scambio culturale con l’Europa, non «si deve

pensare che il misticismo delle confraternite dei Ribat avesse soffocato la vita

intellettuale: al contrario, il dibattito teologico e giuridico vi era molto vivo. Le

biblioteche e le madrase di Cordoba conobbero allora uno slancio straordinario, che

superò i fasti dell’età califfale e che costituì la base di uno sviluppo culturale di cui a

partire dal secolo successivo, avrebbe beneficato lo stesso Occidente»22

. Senza

l'apporto dell'Islam - riciclatore della cultura ellenistica e divulgatore di quelle

persiana, indiana e cinese altrimenti sconosciute all'Europa - non sarebbe mai nata la

splendida Europa delle cattedrali e delle università, l'Europa dalla quale è scaturita

quella stessa modernità di cui tanto andiamo fieri; «tra il mondo musulmano e quello

cristiano occidentale non si notava soltanto contrasto per le condizioni di potenza, ma

21

F. CARDINI, Europa ed Islam. Storia di un malinteso, cit., p.75. 22

Ivi, p.65.

Page 16: Il Mediterraneo Europa ed Islam tra coabitazione e conflitto · vuole l'Islam un elemento di disordine che mette in pericolo la coesione nazionale. Dalle Crociate alla guerra d’Algeria,

16

anche contrasto per le condizioni di sviluppo economico e di civiltà. Mentre, infatti,

l’occidente cristiano languiva nella paralisi dell’irrigidimento e del frazionamento

feudale, tutto il vasto mondo musulmano ferveva di vita intensa, si abbelliva di una

grande fioritura artistica, si arricchiva dei portati di una mirabile attività economica,

scientifica, intellettuale, alla quale l’umanità è debitrice in gran parte se i focolari del

progresso e della civiltà non si estinsero totalmente lungo le rive mediterranee,

nei secoli del più fosco medioevo»23

. Come dimenticare i due Imperatori

“intellettuali” Federico II di Svevia e Alfonso X Re di Leon e Castiglia, che con

l’impulso dato alle traduzioni dall’arabo e dall’ebraico, con la loro fervente passione

culturale contribuirono a fare del Duecento sia il secolo intellettuale per eccellenza,

sia il secolo in cui Europa ed Islam, nonostante l’impresa crociata, furono in grado di

avvicinarsi in modo irreversibile. «Grazie ai pellegrinaggi, alla mercatura, alle

crociate, in tutta l’Europa bassomedievale erano penetrate profondamente, con le

spezie e le merci di là provenienti, le usanze orientali […] Si dice che Alberto

Magno, giungendo a Parigi nel 1245, si vestisse all’araba non tanto in segno di

provocazione, quanto per sottolineare il suo ruolo di studioso: ormai i musulmani

non erano più “pagani” bensì “filosofi”»24

.

L’Europa, sia pure e spesso per ragioni di espansione economica, ha fatto della

curiosità una delle prerogative dell’incontro con le altre civiltà. Molte volte le ha

liquidate con disprezzo: i greci chiamavano barbari, e cioè balbuzienti, coloro che

non parlavano la loro lingua e dunque era come se non parlassero affatto. Ma dei

greci più maturi come gli stoici (forse perché alcuni di loro erano di origine fenicia)

hanno ben presto avvertito che i barbari usavano parole diverse da quelle greche, ma

si riferivano agli stessi pensieri. Marco Polo ha cercato di descrivere con grande

23

P. SILVA, Il Mediterraneo : dall'unita di Roma all'impero italiano, cit., p.90. 24

F. CARDINI, Europa ed Islam. Storia di un malinteso, cit., p.151.

Page 17: Il Mediterraneo Europa ed Islam tra coabitazione e conflitto · vuole l'Islam un elemento di disordine che mette in pericolo la coesione nazionale. Dalle Crociate alla guerra d’Algeria,

17

rispetto usi e costumi cinesi, i grandi maestri della teologia cristiana medievale

cercavano di farsi tradurre i testi dei filosofi, medici e astrologi arabi, gli uomini del

Rinascimento hanno persino esagerato nel loro tentativo di recuperare perdute

saggezze orientali, dai Caldei agli Egizi; Montesquieu ha cercato di capire come un

persiano potesse vedere i francesi, e antropologi moderni hanno condotto i loro primi

studi sui rapporti dei salesiani, che andavano sì presso i Bororo per convertirli, se

possibile, ma anche per capire quale fosse il loro modo di pensare e di vivere – forse

memori del fatto che missionari di alcuni secoli prima non erano riusciti a capire le

civiltà dell’America Latina e ne avevano incoraggiato lo sterminio. Lo stesso è

accaduto per l’Europa nei confronti dell’Islam, se «il mondo medievale aveva

mostrato per i musulmani, come abbiamo già visto, un interesse che dalla leggenda di

Maometto era passata alla traduzione del Corano e dalle fantasie sul mondo degli

“infedeli” immaginati come pagani - e collegate alle meraviglie e alle magie

dell’Asia profonda - alle notizie, spesso ricche di osservazioni precise e realistiche,

dei mercanti, dei diplomatici e dei pellegrini a partire dal tardo medioevo. Anche gli

schiavi e i manufatti che dall’oriente arrivavano in Europa avevano contribuito al

crescere d’un interesse nel quale sempre più spesso s’impiantavano forme di

crescente conoscenza e di evidente simpatia»25

.

I sostenitori del dialogo, che ci richiamano al rispetto del mondo islamico, ricordano

che l’Islam ci ha dato uomini come Avicenna e Averroè ma spesso si dimenticano

Al Kindi, Avenpace, Avicebron o quel grande storico del XIV secolo che fu Ibn

Khaldun, che l'Occidente considera addirittura l'iniziatore delle scienze sociali.

Perchè non parlare della Baghdad della prima metà del IX secolo dove ci furono

rivoluzioni poetiche che hanno determinato in campo sociale e culturale la stessa

25

Ivi, p.274.

Page 18: Il Mediterraneo Europa ed Islam tra coabitazione e conflitto · vuole l'Islam un elemento di disordine che mette in pericolo la coesione nazionale. Dalle Crociate alla guerra d’Algeria,

18

frattura avviata dalla rivoluzione poetica che ha avuto luogo in Francia

nell’Ottocento. Ci furono poeti che sono l’equivalente di Baudelaire, di Verlaine, di

Rimbaud e di Mallarmé, capaci di far emergere l’individuo profondamente

contestatore che invoca con grande forza la trasgressione come motore della poesia.

Uno degli esempi più importanti è Abu Nuwas, un poeta arabo-persiano che scriveva

in arabo, che nella raccolta Amori ha cantato in modo molto provocatorio e

impetuoso il vino, che nell’Islam è proibito, e gli amori omosessuali, tutto raccontato

in un lingua pura e passionale, molto in anticipo rispetto all’Europa di quel tempo,

dove questo non esisteva. Lo spirito della civiltà islamica ha trovato la sua

materializzazione e la sua realizzazione negli oggetti di artigianato e di arte minore, e

nell’arte monumentale; l’arte è sempre sostenuta dalle condizioni della scienza e

della tecnica. Si può dire che, riguardo alla connessione fra scienza e fede e a livello

della tecnica e delle arti, la civiltà islamica è stata idealmente contemporanea a

quanto è accaduto in Europa fino all’epoca barocca e neoclassica. Con la differenza

che, per l’Islam, tutto questo è avvenuto nell’XI, XII, e XIII secolo, e ha dato luogo

all’equivalente di ciò che accadrà con le tre grandi rivoluzioni di Cartesio, Keplero e

Copernico, rivoluzioni cominciate nel XVII secolo, che sono alla base

dell’Illuminismo del XVIII secolo, quello straordinario movimento che ha staccato

l’Europa da tutte le altre civiltà, da quella islamica come da quelle cinese e indiana.

Ancora alla fine dell’ottocento e all’inizio del novecento, quando la razionalità

occidentale era entrata in quel tramonto irreversibile che la condurrà nel dramma

della Grande Guerra, poeti come Rimbaud, scrittori come Nizan e filosofi come

Spengler guardarono all’Oriente con rinnovato entusiasmo. Nizan nel pieno dei suoi

vent’anni, giunse alla certezza che Aden era una possibilità di redenzione, quindi «la

nostra conclusione era scontata, perché ci avevano abituato a pensare all’Oriente

Page 19: Il Mediterraneo Europa ed Islam tra coabitazione e conflitto · vuole l'Islam un elemento di disordine che mette in pericolo la coesione nazionale. Dalle Crociate alla guerra d’Algeria,

19

come al contrario dell’Occidente: dal momento che la caduta e la putrefazione

d’Europa erano fatti assolutamente semplici, chiari e distinti, la rinascita e la fioritura

dell’Oriente erano fatti altrettanto evidenti. L’oriente racchiudeva la salvezza e la

nuova vita degli europei, aveva rimedi ed amore da vendere»26

. Rimbaud immerso

nei sui inferni scriveva: «Avendo ritrovato in me due soldi di ragione - passa presto!

io vedo che i miei malanni vengono dal non essermi figurato molto presto che noi

siamo in Occidente. La palude occidentale! Non che io creda la luce alterata, la

forma estenuata, il movimento sconvolto... Bene! ecco che il mio spirito vuole

assolutamente gravarsi di tutti gli sviluppi crudeli che ha subito lo spirito dopo la fine

dell’Oriente... Ne vuole, il mio spirito! ... I miei due soldi di ragione sono terminati! -

Lo spirito è autorità, vuole che io sia in Occidente. Bisognerebbe farlo tacere per

concludere come volevo.

Io mandavo al diavolo le palme dei martiri, i raggi dell’arte, l’orgoglio degli

inventori, l’ardore dei predoni; io ritornavo all’Oriente e alla saggezza

primitiva ed eterna. - Sembra che sia un sogno di rozza

indolenza!»27

. Tutto questo per sottolineare come la prospettiva modernizzante

dell’Occidente sia in verità analoga a quella vissuta in passato dall’Islam, ma anche

come la prospettiva di quest’ultimo si sia poi arrestata progressivamente.

L’intreccio storico Islam-Europa, osservato nell’ottica della reciprocità, ha quindi

comportato la nascita di preziosi e prolifici incontri, senza i quali il cammino della

civiltà europea avrebbe percorso probabilmente altre strade. Ma la storia, nel

momento in cui si trasforma in ricordo collettivo mistificato e mistificante, preferisce

soffermarsi, anche per una maggiore divulgazione, sulla realtà “centralizzante” dello

scontro, della minaccia e della conquista, concentrandosi sul potere persuasivo delle

26

P. NIZAN, Aden Arabia, cit., p.68. 27

A. RIMBAUD, L’impossibile, in A. RIMBAUD, Opere, Milano, Feltrinelli, 20044, p. 235.

Page 20: Il Mediterraneo Europa ed Islam tra coabitazione e conflitto · vuole l'Islam un elemento di disordine che mette in pericolo la coesione nazionale. Dalle Crociate alla guerra d’Algeria,

20

atrocità e del sangue versato. Carlo Martello e il falso mito di Poitiers, le crociate, la

reconquista, l'assedio di Vienna da parte dei turchi, il colonialismo europeo, il

conflitto arabo-palestinese, questi eventi, uniti alle religiosità per loro natura

conflittuali, costituiscono un'eredità molto pesante che però non può confluire in un

riduzionismo e in un revisionismo, che oltre ad essere intellettualmente “immorale”,

favorisce una percezione reciproca unilaterale, falsa e pericolosa. Bisogna tener

presente che se nei tempi moderni la civiltà europea è diventata sinonimo di «civiltà»

in assoluto, a tal punto che noi siamo tratti, anche involontariamente, a misurare il

livello raggiunto da altri popoli e paesi in rapporto al paradigma europeo, ciò non è

però vero né esatto sul piano storico. Vi sono state antiche civiltà non europee, ed

altre forme di «civiltà» sono forse in formazione fuori d'Europa. Occorre, dunque,

fissare l'attenzione sui caratteri storici peculiari della civiltà europea, ma anche in

questo caso non si può dimenticare che tale civiltà non rappresenta un punto fermo,

qualcosa di ben definito e conchiuso, bensì un processo in perenne elaborazione e

tuttora aperto.

L’Europa deve molto all’islam non solo per i momenti di coabitazione ma anche per

quelli che furono momenti di scontro e guerra feroce, infatti se «ci poniamo il

problema di come e quando sia nata una coscienza moderna dell’Europa e

dell’identità europea, ci rendiamo conto di quanto e fino a che punto l’Islam ne sia,

magari “al negativo”, tra i fattori che l’hanno aiutata a definirsi. La reiterata

aggressione musulmana all’Europa – tra VII-VIII e X secolo, quindi tra XIV e XVIII

secolo - obiettivamente effettiva o comunque come tale dagli europei interpretata, è

stata una “levatrice violenta” d’Europa. E se qualche storico ha (paradossalmente?)

salutato dunque il Profeta come «padre fondatore» d'Europa, c'è da chiedersi se

analogo ruolo non sia più tardi spettato anche ai sultani turchi Maometto II e a

Page 21: Il Mediterraneo Europa ed Islam tra coabitazione e conflitto · vuole l'Islam un elemento di disordine che mette in pericolo la coesione nazionale. Dalle Crociate alla guerra d’Algeria,

21

Solimano il Magnifico che, obbligando il continente a, difendersi e a cercare le vie e i

modi per un'azione unitaria, lo hanno indotto anche, in prospettiva, a meglio definirsi

dinanzi a se stesso e all' “Altro”»28

. Il passaggio da un confronto plurisecolare con

Islam “mediterraneo” medievale fatto di arabi e saraceni, al quattrocento “turco”

destabilizza fortemente la stessa Europa creando il mostro della “scimitarra

mozzante”. Di nuovo, quella che potremmo definire “la propaganda della paura”

entra in gioco creando un mito al negativo assolutamente falso. Se osserviamo bene

le cose e soprattutto leggiamo attentamente le carte della storia, possiamo dire che

mentre nel medioevo «i mercanti occidentali potevano liberamente circolare per il dar

al-Islam, lo stesso non potevano fare almeno fino al XVI secolo – ma poco anche in

seguito – i mercanti musulmani nel dar al-Harb: e non solo perché ne avessero scarsa

convenienza. […] Solo con i primi del cinquecento, una volta accettato ormai di fatto

che l’impero ottomano si fosse definitivamente radicato al posto del vecchio impero

bizantino e ammesso sia pur tacitamente che i turchi fossero un irrinunciabile partner

commerciale e potessero proporsi anche come interlocutore diplomatico, gli

ambasciatori turchi e persiani divennero ospiti più frequenti delle corti d’Europa e

oggetto di curiosità per settori di solito limitati delle società occidentali»29

.

Nonostante il bagaglio anti-storico su cui viene formata l’opinione pubblica e la

necessità di partire dall’ottica della reciprocità, non possiamo negare che il mondo

islamico, sia esso “moro”, “turco” o “persiano”, non si è mai rassegnato alla propria

destituzione, «per molti secoli il mondo islamico è stato all'avanguardia della civiltà

umana e delle sue conquiste. Il termine stesso di Islam, fra i musulmani, era avvertito

come sinonimo di civiltà: oltre i suoi confini c'erano solo barbari e infedeli»30

.«La

conquista araba, che si scatena contemporaneamente sull’Europa e sull’Asia, non ha

28

F. CARDINI, Europa ed Islam. Storia di un malinteso, cit., pp. 7-8. 29

Ivi, p.276. 30

B. LEWIS, Il suicidio dell'Islam, Mondadori "Saggi", Milano 2002, p. 6.

Page 22: Il Mediterraneo Europa ed Islam tra coabitazione e conflitto · vuole l'Islam un elemento di disordine che mette in pericolo la coesione nazionale. Dalle Crociate alla guerra d’Algeria,

22

precedenti: la rapidità dei suoi successi può essere paragonata soltanto a quella con

cui si costituirono gli imperi mongoli di un Attila, o, più tardi, di Genghiz Khan o di

un Tamerlano. Ma quelli furono tanto effimeri quanto la conquista dell’Islam fu

duratura. Questa religione ha ancora oggi i suoi fedeli in quasi tutte le terre in cui si

era imposta sotto i primi califfi. La sua diffusione fulminea è un vero miracolo

paragonata alla lenta espansione del cristianesimo»31

. Dopo un grandissimo periodo

di civiltà, dopo un grandissimo periodo di egemonia, l’Islam entra in crisi, con la

cosiddetta capitale-mondo – riprendendo l’espressione di Fernand Braudel sul

concetto di capitale-mondo – che inizia a spostarsi in Occidente. La funzione

esercitata dalla Baghdad del IX -X secolo, dal Cairo del XIII secolo, si sposta verso il

nord del Mediterraneo, con il fiorire di Genova e Venezia, per poi esiliarsi

ulteriormente, allontanandosi ancora di più dal mondo islamico e installandosi ad

Amsterdam nel XVII secolo, a Londra nel XIX e infine a New York nel XX. Dunque

una capitale-mondo che si allontana geograficamente sempre di più dallo spazio

islamico, e a partire dal momento in cui, da parte dei musulmani, alla fine del XVIII

secolo c’è stata l’improvvisa e drammatica constatazione del proprio ritardo storico.

«E’ un fatto indubitabile che la cultura occidentale nel Medioevo crebbe all’ombra

della più progredita civiltà islamica, e fu da quest’ultima, più che non dal mondo

bizantino, che la cristianità medievale recuperò la sua parte dell’eredità scientifica e

filosofica. Fu solamente nel sec. XII, dopo l’età delle crociate e la grande catastrofe

delle invasioni mongoliche, che l’incivilimento della cristianità occidentale cominciò

a raggiungere, in una relativa uguaglianza, quello dell’islam; e anche allora esso restò

pervaso d’influssi orientali. Soltanto nel secolo XV, con il Rinascimento e la grande

espansione marittima degli Stati europei, l’occidente cristiano acquistò la

31

H. PIRENNE, Maometto e CarloMagno, cit., p.133

Page 23: Il Mediterraneo Europa ed Islam tra coabitazione e conflitto · vuole l'Islam un elemento di disordine che mette in pericolo la coesione nazionale. Dalle Crociate alla guerra d’Algeria,

23

supremazia»32

. A rendere più complesso il rapporto con l’Islam, c’è anche quello che

lo storico Cardini definisce il malinteso, che nasce quando gli europei nell’Ottocento,

avendo bisogno di legittimare la loro politica colonialista, hanno interpretato la storia

come contrasto tra Cristianità e Islam, perché avevano interesse a dimostrare di aver

sempre tentato di esportare cultura e civiltà; poi, gli stessi musulmani hanno creduto a

questa chiacchiera romantica ed hanno creduto davvero che la storia dell’Europa

fosse quella di una continua tensione tra religioni; e, infine, il cosiddetto

fondamentalismo musulmano ha ripreso, per ragioni prettamente politiche, questa

idea presentando la propria azione come la reazione, giustificabile e giustificata, del

mondo musulmano ad un’annosa politica di aggressione e spoliazione subita. Come

abbiamo già detto questa impostazione dimentica che l’Occidente non si può più

definire con il termine di Cristianità da almeno tre secoli, da quando si sono avviati

profondi processi di laicizzazione degli Stati. Certo, l'Islam di oggi non è più quello

di allora, ma Europa e Islam hanno potuto incontrarsi in piena reciprocità finché sono

stati più o meno sullo stesso piano. Nel XVIII secolo in Europa emerse la nozione di

libertà e l’idea radicale della separazione del fattore politico da quello religioso, che

fino ad allora erano stati uniti, l’illuminismo determinava una distanza non ancora

rimarginata tra Europa ed Islam. «Mozart e Rossini amavano scherzare: e si poteva

ben scherzare con giannizzeri ed eunuchi, con harem e minareti, tra sette ed ottocento.

Si scherzava, forse, con sollievo: usciti dal lungo incubo del turco che incatenava e

impalava, del barbaresco che saccheggiava e uccideva. Ormai, turbante e scimitarra

potevano divenir oggetti di scena, harem e moschee fondali di commedia e d’opera

buffa»33

. Paura e derisione, i due volti del fondamentalismo occidentale. Quasi

contemporaneamente nel XVIII secolo appare Mohamed Bin Abdel Wahab (1703-

32

C. DAWSON, La formazione dell’unità europea dal secolo V al XI, cit., p. 115. 33

F. CARDINI, Europa ed Islam. Storia di un malinteso, cit., p.289.

Page 24: Il Mediterraneo Europa ed Islam tra coabitazione e conflitto · vuole l'Islam un elemento di disordine che mette in pericolo la coesione nazionale. Dalle Crociate alla guerra d’Algeria,

24

1792), che dà origine a quello che sarà chiamato wahabismo, nasce questo

movimento purista che sarà all’ origine dell’Arabia Saudita, che come tutti i

movimenti che predicano in nome della lettera pura di una qualunque religione, si

colloca su posizioni radicali ed estremiste. Nella seconda metà del XIX secolo,

appare, il fenomeno del colonialismo, prodotto dallo sviluppo industriale e

dall'emergente classe borghese, il mondo non europeo si trova ad essere svalorizzato,

privato di dignità e l'arsenale polemico medievale nei riguardi dell'Islam risorge. «La

predicazione della fede - un tema tuttavia, bisogna riconoscerlo, abbastanza messo in

sordina: né sarebbe stato credibile il contrario -, l'espansione degli interessi coloniali,

la “missione” del portare libertà politica e progresso civile, sociale e tecnologico ai

popoli fuori d'Europa concorrevano, variamente miscelati, alla giustificazione delle

avventure asiatiche e africane rispetto alle quali capitava talvolta di veder balenare -

magari come espediente propagandistico - il vessillo della crociata. Sarebbe accaduto

mutatis mutandis lo stesso nella spedizione francese in Tunisia nel 1881-83; nella

campagna del 1884-85 del generale Gordon contro il Mahdi Muhamad Ahmad;

nell'occupazione italiana della Tripolitania del 1911-12; nella campagna spagnola del

Rif tra 1921 e 1926 durante la quale si distinse il galiziano Francisco Franco, più tardi

caudillo di un'altra cruzada; e perfino nelle due guerre italiane contro l'Etiopia, che

era pur cristianissima e che era pur stata semmai un'alleata quanto meno nei progetti

crociati genovesi e portoghesi del Quattro-Cinquecento»34

. In occasione della prima

guerra mondiale l’asse anglo-francese puntando sullo spirito unitario del mondo

arabo, aizzò le genti arabe a ribellarsi al sultano turco con la promessa di una “Grande

Arabia” sotto la guida dello sharif Hussein. In pieno stile coloniale, le due potenze

europee dopo aver ottenuto il successo contro i turchi operarono la spartizione del

34

Ivi, p. 294.

Page 25: Il Mediterraneo Europa ed Islam tra coabitazione e conflitto · vuole l'Islam un elemento di disordine che mette in pericolo la coesione nazionale. Dalle Crociate alla guerra d’Algeria,

25

vicino oriente, con la Siria ed il Libano che passavano alla Francia, mentre la

Palestina, Transgiordania e la Mesopotamia erano soggette al controllo Inglese;

l’Arabia venne organizzata in una monarchia sotto il controllo della famiglia

wahabita dei sauditi. Ancora una volta gli arabi erano depredati, umiliati come

comunità, utilizzati come bestie da soma, ma da lì a poco sarebbero ritornati utili per

contrastare l’aliyah beth ebraica in Palestina (Eretz Israel).

Dopo la seconda guerra mondiale abbiamo visto un enorme sviluppo della

rivoluzione coloniale, probabilmente il più grande movimento dei popoli oppressi

nella storia umana. In Asia, Africa, America Latina, decine di popoli combatterono

per la propria emancipazione nazionale. Il mondo arabo, oggi al centro degli interessi

economici e strategici dell’imperialismo, fu teatro di un risveglio imponente:

dall’Algeria all’Iraq, passando per l’Egitto, la Siria, la Palestina ed altri ancora, tutti i

paesi arabi furono attraversati da movimenti rivoluzionari laici e progressisti, a

dispetto della propaganda borghese che tende a dipingere le popolazioni arabe come

“naturalmente inclini” al fondamentalismo islamico. I movimenti rivoluzionari nei

paesi coloniali del secondo dopoguerra furono dunque il tentativo messo in atto dai

popoli arabi di avviarsi verso l’effettiva indipendenza. Ovunque si formarono

repubbliche democratico-borghesi i cui governi, in un primo momento, si fecero

spesso promotori di politiche progressiste. La super potenza imperiale degli Stati

Uniti, nell’ottica della guerra fredda, si occupò di nutrire con armi ed odio i vari

fondamentalismi annientando le speranze laiche e aprendo la strada al fanatismo

islamico(o islamismo).

Siamo giunti, anche se con grandi salti, all’11 settembre 2001, l’attacco alle torri

gemelle, ma questa è un’altra storia, no! forse è sempre la stessa storia fatta di

coabitazione e conflitto, in cui le informazioni sono poche e come nel Medioevo

Page 26: Il Mediterraneo Europa ed Islam tra coabitazione e conflitto · vuole l'Islam un elemento di disordine che mette in pericolo la coesione nazionale. Dalle Crociate alla guerra d’Algeria,

26

manipolate dal potere politico-economico, in cui uomini e donne subiscono il peso di

quello che Foucault chiamerà “microfisica del potere” e cioè un potere che agisce in

molti luoghi del sociale, in forma capillare, appunto micrologica, che penetra nelle

coscienze attraverso i corpi, attraverso il minuto controllo di gesti, di posizioni, di

atteggiamenti fisici, stabilendo l’ordine di una disciplina, e rendendo così i soggetti

docili alle finalità del potere. «L’homo Oeconomicus ha la sua illusione di felicità,

parla della sua potenza e mantiene uomini che gli fabbricano illusioni: romanzieri,

storici, poeti epici e filosofi»35

. Dobbiamo finirla con le illusioni, riscoprire il senso

della reciprocità, ritornare alle periferie per ritrovare dei centri che creino prospettive

nuove e orizzonti inesplorati, abbandonarci al folle volo di Ulisse che cerca l’oceano

per dare un senso al suo mare, riappropriarsi degli ulivi, sorprendersi per la stessa

scoperta che un giorno ho fatto vagando per Pantelleria: la folta vegetazione, la

bellezza dei dammusi e poi improvvisa la folgorazione di una scritta: “Località

Khaddiuggia”, l’incontro era avvenuto, è ancora in atto, la bellezza del Mediterraneo.

35

P. NIZAN, Aden Arabia, cit., p.150.

Page 27: Il Mediterraneo Europa ed Islam tra coabitazione e conflitto · vuole l'Islam un elemento di disordine che mette in pericolo la coesione nazionale. Dalle Crociate alla guerra d’Algeria,

27

CONCLUSIONE

L’olivo è la costanza

della forza e del lavoro

Garcìa Lorca36

«La questione arabo-israeliana, insieme con il modificarsi degli equilibri demografici

e produttivi del mondo negli ultimi due-tre decenni e con l’eclisse dell’Europa come

potenza mondiale, seguita dopo il 1989 all’affermarsi di un nuovo assetto del globo

caratterizzato dalla presenza di un’unica superpotenza, gli Stati Uniti d’America:

tutto ciò ha potentemente condizionato, e profondamente mutato, i rapporti fra

Europa ed Islam»37

. L’Europa, che supera oggi i suoi confini tradizionali per

allargarsi in un mondo sempre più globale, deve guardare al Mediterraneo come alla

sede di un grande incontro culturale e storico, culla del diritto alla vita e capace di un

grande sviluppo, di pace e di civiltà. L’Europa ha una politica del mediterraneo, ma

la deve sviluppare radicandola nei popoli dei Paesi Mediterranei, rendendoli

protagonisti. Solo il confronto diretto tra culture, farà crescere la forza degli

interlocutori e renderà più facile una politica europea, soprattutto in questa nuova era

della globalizzazione. Il Mediterraneo è un antico spazio geografico e politico, ma

costituisce anche la rappresentazione che oggi racchiude il bisogno di dialogo tra le

culture, di pace, di integrazione tra innovazione e tradizione, di diritti individuali e di

solidarietà sociale. Dialogo tra le culture ma non appiattimento, nell'uniformità non

c'è cultura, non c'è pensiero, iniziativa, nulla di personale, nessuna emozione e

soprattutto nessuna passione. La cultura è per definizione (come affermano gli

etnologi) diversità, deve confrontarsi, porsi a fianco delle altre culture, e qualche

volta scontrarsi. Uniformare la cultura è una assurdità, è impossibile. Per me, il

dialogo tra due culture non è uno scambio tra gruppi, ma soprattutto una scambio tra

36

G. LORCA, Canzone orientale, in G. Lorca, Poesie-Libro de Poemas, Newton, Roma, 1995³, p.179. 37

F. CARDINI, Europa ed Islam. Storia di un malinteso, cit., p.312.

Page 28: Il Mediterraneo Europa ed Islam tra coabitazione e conflitto · vuole l'Islam un elemento di disordine che mette in pericolo la coesione nazionale. Dalle Crociate alla guerra d’Algeria,

28

individui. Le culture non sono entità distinte, esistono solo attraverso le persone che

le rappresentano, che non sono mai identiche. In un Paese, individui portatori di varie

culture spesso coabitano in una stessa città, in un quartiere, una scuola, un'azienda. E'

nella loro capacità di convivere, ascoltarsi reciprocamente, influenzarsi, che risiede il

dialogo delle culture. Non esiste una sola cultura mediterranea: ce ne sono molte in

seno a un solo Mediterraneo. Esse sono caratterizzate da tratti per certi versi simili e

per altri differenti. Le somiglianze sono dovute alla prossimità di un mare comune e

all’incontro sulle sue sponde di nazioni e di forme di espressione vicine. Le

differenze sono segnate da fatti d’origine e di storia, di credenze e di costumi. Il

Mediterraneo non deve più essere oggetto di programmi politici decisi altrove ma

soggetto di strategie che siano espressione diretta dei bisogni reali di ciascun popolo:

è per questo che occorre prendere coscienza dei rischi di destrutturazione e

marginalizzazione della regione euromediterranea ed impegnarsi per la costruzione

di “Alleanze tra le Civiltà” del Grande Mediterraneo, anche al fine di non creare

barriere artificiali nel mondo arabo, separando i Paesi mediterranei da quelli del

Golfo. Il Grande Mediterraneo non intende allargare il mito della Mediterraneità ad

uno spazio più ampio, ma è la contestazione della retorica di uno spazio mentale

dove le differenze e le comuni visioni vengono annullate da una rappresentazione

artificiale e superficiale. Il mare è fatto di donne e di uomini diversi e anche in

conflitto ma che vogliono giustizia sociale e democrazia. E’ per questo che parlando

di Grande Mediterraneo non si pala di un’entità astratta che si colloca in antichità

remote, ma di donne e uomini del XXI secolo alle prese con la necessità di governare

i processi globali per non esserne divorati e subordinati. Riconoscere che Europa ed

Islam nascono dalla stessa culla non è un atto di subordinazione, ma il

riconoscimento della verità su cui fondare “incontri tra Civiltà”. Mediterraneo,

Page 29: Il Mediterraneo Europa ed Islam tra coabitazione e conflitto · vuole l'Islam un elemento di disordine che mette in pericolo la coesione nazionale. Dalle Crociate alla guerra d’Algeria,

29

Europa e Islam costituiscono i pilastri fondamentali su cui costruire il nostro futuro,

luoghi centrali nella storia dell’umanità, capaci di grande sintesi, essenziale per la

costruzione di un concetto di “co-tradizione culturale” e di coabitazione di civiltà,

religioni, pratiche di vita differenti, unica alternativa possibile, oggi, alla prospettiva

drammatica della “pulizia etnica” e del genocidio sistematico. Il Mediterraneo come

“vitalismo”, ossia come primato dei ritmi naturali su quelli meccanici e di un

fondamentale senso della misura, rispetto, attenzione a non violare l’integrità umana.

La cultura mediterranea come modo di vita, più che come pensiero riflesso, rifiuta

l’eccesso, non solo spazio geografico, ma spazio sincronico che esalta la distinzione

contro la tragica opposizione, invitando alla coesistenza di tradizioni culturali diverse

e anche contrapposte. A dispetto della tragica guerra nei Balcani, il Mediterraneo

continua a suggerire l’idea di mediazione già nata in Grecia. La sua vocazione è

quella di unire il diverso, tenendo conto che qui, più che altrove, la società, i rapporti

primari faccia a faccia vengono prima della struttura statuale. Il fondamentalismo,

parafrasando Cassano, non è l’attributo di una religione, ma si dà ogni volta che una

cultura guarda a se stessa come il modello e le altre come una versione inferiore o

degradata di quel modello. Il carattere distintivo della vocazione mediterranea resta

la vocazione universalistica, la capacità di fondere e far convivere tradizioni di

pensiero e pratiche quotidiane e di vita diverse, originariamente eterogenee e anche

contrapposte. Il Mediterraneo è molto più di un semplice “crocevia di culture”.

L’incontro tra culture diverse ha creato da tempi immemorabili un’“identità

mediterranea”. E’ necessario riscoprire la complessa natura meticcia di tante città e

paesi del nostro Mezzogiorno, i tanti nomi arabi che ancora popolano la Sicilia e non

solo essa, le colonie greche o albanesi, i Normanni e gli Svevi dei nostri castelli, gli

spagnoli e i francesi della lunga storia stratificatasi in questa terra di arrivi e partenze,

Page 30: Il Mediterraneo Europa ed Islam tra coabitazione e conflitto · vuole l'Islam un elemento di disordine che mette in pericolo la coesione nazionale. Dalle Crociate alla guerra d’Algeria,

30

di approdi ed incroci. Dobbiamo essere orgogliosi di questa natura meticcia, del

rimescolo inquieto e continuo dei nostri geni, di questo “noi” pieno di altri, di questa

indisponibilità alle pulizie etniche e a tutti i fondamentalismi, per una pedagogia

dell’accoglienza, ma anche per guardare al di là dell’emergenza, dell’aiuto per chi

arriva disperato, costruendo una grande patria mediterranea. «L'Occidente dovrebbe

cessare di guardare con un orrore comodo e superbo alla barbarie del

fondamentalismo, del nazionalismo e dell'economia criminale e tentare di

combatterli iniziando con il controllare il proprio fondamentalismo, quello

dell'economia. Solo limitando l'homo currens si può sbarrare la strada allo

sradicamento e agli usi reattivi della tradizione, al suo ritorno violento e soffocante.

Prendere atto del lato oscuro e aggressivo della propria cultura significa finalmente

uscire dall'etnocentrismo. Esistono una pluralità di vie per arrivare a Dio, una

pluralità di lingue per dargli un nome. Se ogni cultura prendesse atto del proprio lato

oscuro, di quei frutti avvelenati che essa produce (e che ama disconoscere

imputandoli ad altri) si potrebbe iniziare a parlare. Finché gli homines prodotti dalle

altre culture saranno considerati soltanto stadi intermedi sulla via del raggiungimento

dell'homo currens sarà perfettamente normale che i perdenti non accettino di

stringere la mano a coloro che hanno imposto il gioco nel quale vincono sempre.

All'Occidente spetta il compito difficilissimo (ma non nuovo) di diffidare del proprio

nobile universalismo che corre in soccorso e in aiuto, di non pensare che le proprie

istituzioni siano un campo neutro sul quale le culture si sfidano e si incontrano ad

armi pari»38

. Samuel P. Huntington, il teorico più esplicito del “clash of civilisation”,

cioè dello “scontro fra le civiltà”, è convinto che dai conflitti regionali stiamo

pericolosamente scivolando verso uno scontro di civiltà, in particolare, tra islamismo

38

F. CASSANO, Il pensiero meridiano, Laterza, Roma-Bari, 2003, pp. 64-65.

Page 31: Il Mediterraneo Europa ed Islam tra coabitazione e conflitto · vuole l'Islam un elemento di disordine che mette in pericolo la coesione nazionale. Dalle Crociate alla guerra d’Algeria,

31

e Occidente. Dobbiamo rispondere a queste affermazioni con la superbia di una

storia che ci racconta una narrazione diversa, capace riparlarci di un rapporto tra

Europa ed Islam dove il Mediterraneo è il centro della storia del mondo, il suo

animatore, la sua condizione di vita, con la piena consapevolezza che «nel paesaggio

fisico come in quello umano, il Mediterraneo crocevia, il Mediterraneo eteroclito si

presenta al nostro ricordo come un’immagine coerente, un sistema in cui tutto si

fonde e si ricompone in un’unità originale. Come spiegarla? Come spiegare l’essenza

profonda del Mediterraneo? Sarà necessario moltiplicare gli sforzi. La spiegazione

non risiede soltanto nella natura, che pure molto ha operato in tal senso, né soltanto

nell’uomo, che ha ostinatamente legato insieme il tutto, ma nel confluire dei favori e

delle maledizioni – numerosi entrambi - della natura e degli sforzi molteplici degli

uomini, ieri come oggi. In un susseguirsi interminabile, insomma, di casi, incidenti,

reiterati successi. Il fine di questo libro è di dimostrare che tali esperienze e tali

successi si comprendono soltanto se considerati complessivamente, e soprattutto che

devono essere posti a raffronto, che spesso è opportuno esaminarli alla luce del

presente, che è a partire da quanto si vede oggi che si può giudicare e capire l’ieri – e

viceversa. Il Mediterraneo è una buona occasione per presentare un “altro” modo di

accostarsi alla storia. Il mare infatti, quale lo conosciamo e lo amiamo, offre sul

proprio passato la più sbalorditiva e illuminante delle testimonianze”39

. Dobbiamo

rifiutare l'immagine di un'Europa “sentinella dell'impero atlantico”, bisogna operare

un recupero della dimensione euro-mediterranea, come possibile alternativa politica,

economica e sociale, allo strapotere statunitense. Un'Europa che riscopre le sue radici

mediterranee potrebbe garantirci uno spazio di mediazione, socializzazione,

convivenza e passione in grado di neutralizzare gli opposti fondamentalismi. Ma non

39

F. BRAUDEL, Il Mediterraneo. Lo Spazio, la storia, gli uomini, le tradizioni, Milano, Einaudi,

1987,p.9.

Page 32: Il Mediterraneo Europa ed Islam tra coabitazione e conflitto · vuole l'Islam un elemento di disordine che mette in pericolo la coesione nazionale. Dalle Crociate alla guerra d’Algeria,

32

ci sono soltanto gli arcaici fondamentalismi etico-religiosi con cui confrontarsi, c’è

anche il radicalismo contenuto nella parola modernità, una vera ideologia politica e

culturale che al di fuori del cerchio della modernità vede solo barbarie, violenza,

tirannia, oppressione delle donne e terrore. Nel mondo occidentale trionfa

imperterrita la logica consumistica, dominata dalla competizione, dalla velocità, dal

lento dilaniarsi della reciprocità affettiva, una società senza misura e senza bellezza,

nel quale lo sviluppo economico e tecnico viene utilizzato per assoggettare l’uomo,

creare una dimensione di sperequazione sociale, favorire le dinamiche sociali dello

scontro e del dominio di una civiltà su un’altra civiltà. Un recupero dello “spazio

mediterraneo” potrebbe fornire risorse di consapevolezza culturale e politica capaci

di produrre effetti identitari per gli attori di entrambe le sponde del Mediterraneo, in

particolare per i paesi maghrebini, spingendoli ben oltre l'orizzonte dell'Unione del

Maghreb arabo. Un rilancio del programma di collaborazione euromediterranea e una

critica severa del nuovo disegno egemonico degli Stati Uniti, improntato

all’esportazione della democrazia nel mondo islamico, in un’area che va dalla

Mauritania al Pakistan, dovrebbero essere i cardini di una politica dell’Unione

Europea improntata alla realizzazione dell’unità nel mediterraneo. L’Europa deve

impegnarsi nel favorire il pieno riconoscimento del popolo palestinese, allontanare il

più possibile lo spettro di un attacco all’Iran, riqualificarsi come soggetto attico della

politica internazionale. Una strategia mediterranea dove proporsi di ostacolare ogni

progetto imperiale e ritornare a navigare sul “mare nostrum” con imbarcazioni che

partendo da porti lontani, solcando mari da riscoprire, portino con se la

consapevolezza che nello spazio mediterraneo ci sono genti “diverse”, brezze leggere

come l’incontro e luoghi che nascono dall’acqua: «Terra rossa terra nera, tu vieni dal

Page 33: Il Mediterraneo Europa ed Islam tra coabitazione e conflitto · vuole l'Islam un elemento di disordine che mette in pericolo la coesione nazionale. Dalle Crociate alla guerra d’Algeria,

33

mare, dal verde riarso, dove sono parole antiche e fatica sanguigna e gerani tra i sassi

- non sai quanto porti di mare parole e fatica, tu ricca come un ricordo»40

.

40

C. PAVESE, La terra e la morte, in C. PAVESE, Poesie, Oscar mondatori, Milano, 19704, p.181.

Page 34: Il Mediterraneo Europa ed Islam tra coabitazione e conflitto · vuole l'Islam un elemento di disordine che mette in pericolo la coesione nazionale. Dalle Crociate alla guerra d’Algeria,

34

BIBLIOGRAFIA

F. BRAUDEL, Il Mediterraneo. Lo Spazio, la storia, gli uomini, le tradizioni, Milano,

Einaudi, 1987;

F. CARDINI, Europa ed Islam. Storia di un malinteso, Laterza, Roma-Bari, 2005³;

F. CASSANO, Il pensiero meridiano, Laterza, Roma-Bari, 2003;

L.F.CÉLINE, Viaggio al termine della notte, Tea, Milano, 2002;

C DAWSON, La formazione dell’unità europea dal secolo V al XI, Einaudi,

Torino,1939;

B. LEWIS, L’Europa e l’Islam, Laterza, Roma-Bari, 2005³;

B. LEWIS, Il suicidio dell'Islam, Mondadori "Saggi", Milano 2002;

M. LOMBARD, Splendore e apogeo dell’Islam (VIII-XI secolo), Rizzoli, Milano,

1980;

G. LORCA, Canzone orientale, in G. Lorca, Poesie-Libro de Poemas, Newton,

Roma, 1995³;

P. MATVEJEVIC, Breviario Mediterraneo, Garzanti, Milano, 1994²;

C. PAVESE, Poesie, Oscar mondatori, Milano, 19704;

P. NIZAN, Aden Arabia, Mondatori, Milano, 1996;

H. PIRENNE, Maometto e CarloMagno, Newton, Roma, 1997²;

A. RIMBAUD, Opere, Milano, Feltrinelli, 20044;

P. SILVA, Il Mediterraneo: dall'unita di Roma all'impero italiano, Milano, Istituto

per gli studi di politica internazionale, 19427;

A VENTURA, L’Islam Sunnita nel periodo classico (VII – XVI SECOLO), in

G. Filoramo(a cura di), Islam, Laterza, Roma-Bari, 2003;