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I Quaderni dell’Associazione Nazionale Alpini IL MEDAGLIERE Vol. 2 EDIZIONI A.N.A.

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I Quaderni dell’Associazione Nazionale Alpini

IL MEDAGLIERE

Vol. 2

EDIZIONI A.N.A.

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© 2012 Associazione Nazionale Alpini www.ana.it ISBN 978-88-902153-2-2 E-book, I edizione, maggio 2012

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I quaderni dell’Associazione Nazionale Alpini

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IL MEDAGLIERE

DELL’ASSOCIAZIONE NAZIONALE ALPINI

E LE SUE MEDAGLIE D’ORO

EDIZIONI A.N.A.

Ricerche curate da Andrea Bianchi e Mariolina Cattaneo

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Premessa

Sul Medagliere dell’Associazione Nazionale Alpini sono appuntate le Medaglie d’Oro al Valor Militare di soldati che hanno prestato servizio nelle Truppe Alpine, ma che, al momento del fatto d’armi che ha determinato l’alta ricompensa, militavano in altri reparti. Il Medagliere, conservato in un quadro esposto nella sala del Consiglio della Sede nazionale, si fregia di 110 Medaglie d’Oro al Valor Militare, tuttavia questo numero non è preciso: durante le nostre ricerche, infatti, abbiamo appurato che esistono altri Decorati, principalmente della Seconda Guerra Mondiale e della Campagna di Liberazione. Pur nella consapevolezza di queste “mancanze”, si è deciso di rendere nota quella che consideriamo una preziosa testimonianza, soprattutto perché il Medagliere, a differenza del Labaro, non viene mai esibito ad alcuna celebrazione o manifestazione pubblica. Alla luce di quanto sopra, i curatori si sono attenuti allo status quo, riportando esclusivamente le notizie riguardanti i Decorati le cui medaglie sono apposte sul Medagliere. Tra questi troverete sia i Caduti della Resistenza sia quelli della Repubblica Sociale di Salò. E’ questo, a parer nostro, l’insegnamento che ci hanno lasciato e su cui dovremmo riflettere. Purtroppo, assai spesso e specie nel nostro Paese, prevale uno spirito di continua rivalsa dei “vincitori” nei riguardi dei “vinti”, di chi “aveva ragione” contro “chi aveva torto”. Ci pare davvero singolare che, a più di settant’anni, le ferite prodotte da quegli eventi siano ancora aperte, suscitino polemiche, alimentino rancori e passioni che il

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balsamo del tempo avrebbe dovuto lenire. A noi piace pensare che, coloro che di volta in volta hanno cucito sul drappo queste Medaglie, leggendo il nome del Caduto, si siano sentiti orgogliosi di appartenere a una grande Famiglia di gente pronta a sacrificare la propria vita per un ideale. E noi, oggi, dobbiamo sentirci orgogliosi di appartenere alla stessa grande Famiglia di cui fanno parte i Caduti di tutte le guerre e gli Alpini che appuntarono allora quelle Medaglie, una ad una, senza riserve. Perché gli alpini coltivano il culto della memoria rendendo onore ai loro Padri caduti su fronti diversi, ma affratellati nella serenità della morte che non conosce odio né rancore.

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Vista d’insieme del Medagliere conservato nella Sala del Consiglio della Sede Nazionale a Milano.

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teneramente, tener-a-mente!

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MOTIVAZIONE

Con decisione, arditezza e sprezzo del pericolo attaccava un forte nucleo di ribelli. Nel combattimento che ne seguiva, aspro per la preponderanza delle forze avversarie, non desisteva ed alla testa del suo plotone tentava rompere il cerchio. Colpito gravemente cadeva sul campo. Esempio di valore e di alto sentimento del do-vere. M. Dunun (Neghelli), 19 maggio 1936

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BIOGRAFIA

Nato il 3 agosto 1909 a Napoli, dopo aver conseguito il diplo-ma di ragioniere a Bergamo, dove la famiglia si era trasferita, frequenta il Corso Allievi Ufficiali a Milano che termina, nel giugno 1931, con il grado di sottotenente degli Alpini asse-gnato al 1° reggimento. Congedato nel gennaio 1932 e iscrit-to nella Milizia Volontaria Sicurezza Nazionale con il grado di

ABATE Sergio già Sottotenente di complemento

1° reggimento alpini btg. Pieve di Teco nel 1931

Tenente di complemento

3° raggruppamento Arabo-Somalo 9° battaglione

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capomanipolo, presta la sua opera presso reparti premilitari. Chiede e ottiene di partire per l’Africa orientale, destinato al Regio Corpo truppe coloniali della Somalia e il 24 aprile 1935 sbarca a Mogadiscio. Assegnato con il grado di sottotenente al 9° battaglione ara-bo-somalo prende parte fin dall’inizio alle operazioni di guerra ottenendo la promozione a tenente nel febbraio 1936. Nel combattimento del 19 maggio, cade colpito a morte sul campo di battaglia.

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MOTIVAZIONE

Ufficiale degli alpini, dopo l’armistizio impegnava nella zona di Massa Carrara combattimento contro forze tedesche assumendo di iniziativa anche il comando di una batteria. Ritornato in Pie-monte organizzava le prime formazioni partigiane delle valli pi-nerolesi divenendo poi capo di stato maggiore della Divisione al-pina autonoma “Val Chisone” e partecipando a varie azioni di sabotaggio. Nel novembre 1944, circondato da forze soverchianti, con una banda di patrioti si poneva alla testa di alcuni ufficiali, decisi, pur essendo consci del sicuro sacrificio, a resistere fino all’estremo per ritardare l’avanzata del nemico e consentire di mettere in salvo uomini ed armi. Impegnato il combattimento, dopo varie ore di lotta, esaurite le munizioni, nell’estremo tentati-vo di aprirsi un varco con le bombe a mano, veniva falciato dal fuoco nemico, unitamente agli altri ufficiali, attirati dal suo su-blime esempio di eroismo. Il suo nome è divenuto leggendario in tutta la Val Chisone ed alla sua memoria fu intitolata la Divisio-ne partigiana « Serafino » che combatté nella stessa valle valoro-samente il tedesco fino alla liberazione. Italia occupata, settembre 1943- novembre 1944

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ADOLFO Serafino Alpino

Partigiano combattente

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BIOGRAFIA

Nasce a Rivarolo Canavese il 31 maggio 1920. Nel 1941 è nominato Comandante del btg. alpini Pinerolo e mandato in Jugoslavia. Rientrato in Italia nell’estate del 1943, si trova a Massa Carrara come comandante del btg. Val di Fassa e dopo l’8 settembre viene incaricato dal Governo del Sud Italia d’infiltrarsi nel neo costituito esercito di Salò fino al maggio 1944, riuscendo a far passare notizie di primaria im-portanza. Sospettato, subisce il carcere, ma due mesi dopo è rilasciato. Raggiunge il fratello Ettore impegnato nella Resistenza. Nell’autunno del 1944 riveste il ruolo di Capo di Stato Maggio-re della Divisione alpina Val Chisone e in località Frassosco, cade ucciso in un combattimento contro i nazi-fascisti. Dopo la sua morte, la 44ª Divisione Val Chisone, comandata dal fratello Ettore, prende il nome “Serafino”.

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MOTIVAZIONE

Comandante interinale di brigata coloniale, nonostante una in-fermità che da vario tempo gli teneva quasi immobilizzato un braccio, continuava a conservare il comando della sua unità diri-gendo e coordinando con sagacia e perizia le operazioni di polizia contro i ribelli. Venuto a conoscenza che un gruppo di armati si era presentato a poche ore di distanza dal suo presidio, messosi alla testa di una piccola colonna attaccava risolutamente l’avver-sario che metteva rapidamente in fuga ed inseguiva con alcuni suoi elementi. Attaccato da forze preponderanti alle spalle ed ai fianchi, con prontezza e sangue freddo dava immediate disposi-zioni per fronteggiare la nuova grave situazione, dirigendo perso-nalmente i reparti, che incuorava ed incitava col suo esempio sfi-dando, in piedi, il piombo nemico, finché cadeva colpito a morte mentre, impugnato egli stesso un fucile, si dirigeva ove maggiore era il pericolo. Comandante di elette virtù militari, animatore dei suoi ascari, dai quali era adorato come padre. Tutta la sua vita di soldato egli dedicò al dovere ed al sacrificio. Rarati, 8 agosto 1937

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AGOSTI Vasco già Capitano in s.p.e.

8° reggimento alpini nel 1919

Tenente Colonnello in s.p.e. 3ª brigata coloniale

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BIOGRAFIA

Nasce nel 1888 a Cadelbosco di Sopra (RE). E’ ammesso il 31 gennaio 1909, quale Allievo Ufficiale di Com-plemento, al corso nel 1° reggimento fanteria. Promosso sottotenente il 3 aprile 1910, passa in servizio perma-nente effettivo il 21 ottobre 1913 dopo un corso preparatorio alla Scuola di Applicazione di Parma e con l’87° reggimento fanteria parte per la Cirenaica nel luglio del 1914. Rimpatriato per malattia alla fine dell’anno, partecipa col 26° reggimento fanteria alla prima guerra mondiale dal 24 mag-gio 1915, rimanendo ferito in un combattimento a Tolmino che gli vale una Medaglia d’Argento al Valor Militare. Tenente dal 15 luglio 1915 e capitano dal 15 febbraio 1916, è trasferito al battaglione Cividale dell’8° reggimento alpini. Nel luglio 1916, nel fatto d’armi di Cima delle Saette viene ferito nuovamente. Ritornato in zona di guerra nel maggio 1917 col battaglione Monte Matajur sempre dell’8° alpini, vi rimane fino al suo tra-sferimento al Corpo di spedizione nel Mediterraneo orientale. Rimpatriato nel 1920, tre anni dopo, viene trasferito a doman-da nel Regio Corpo Truppe Coloniali dell’Eritrea e col 3° bat-taglione indigeni partecipa alle operazioni per la riconquista della Libia. Viene decorato con la Croce di Guerra. Rientrato in Italia alla fine del 1927, è promosso maggiore nel giugno dell’anno seguente. Qualche tempo dopo riparte per la Libia dove gli viene affidato il comando del 5° gruppo sa-hariano. Ad Af Gagà, Africa Orientale, nel 1935 è decorato con una seconda Croce di Guerra. Il 31 dicembre 1936 è promosso tenente colonnello. Nel 1937, nella località Gogetti, in Africa Orientale, prende

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un’altra Medaglia d’Argento al Valor Militare. L’8 agosto, cade sul campo di battaglia col fucile in mano. Il 30 settembre 1932 viene costituita la Sezione A.N.A. di Reg-gio Emilia ed è a lui intitolata.

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MOTIVAZIONE Volontario per una temeraria importante operazione in campo nemico, caduto prigioniero, chiedeva al barbaro avversario di morire da soldato quale egli profondamente si sentiva, anziché sulla corda di una forca. Tanta serena forza destava l’ammira-zione del nemico che si inchinava al desiderio del fiero soldato, esempio di valore e sommo amor di Patria. Bialà, 4 settembre 1937

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BIOGRAFIA

Nasce nel 1910 a Rio Marina (LI). Il 1° novembre 1927, diciassettenne, si arruola volontario nel 37° reggimento fanteria e frequenta il Corso Allievi Sottufficia-li.

ALONZO Antonio già Sergente Maggiore di complemento

2° reggimento alpini nel 1932

1° caposquadra 34° battaglione coloniale

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Caporale il 1° febbraio 1928, passa nell’aprile successivo al 2° reggimento alpini, qui viene promosso sergente nel settembre dello stesso anno e sergente maggiore il 1° novembre 1930. Congedato nel 1932, tre anni dopo chiede di essere destina-to in Africa Orientale e il 23 aprile 1935, arruolato nella MVSN col grado di caposquadra, è assegnato al 1° battaglione del-la 1ª Divisione Camicie Nere “23 Marzo” con la quale sbarca a Massaua il 2 settembre. Il 20 gennaio 1936 è promosso 1° caposquadra. Alla smobilitazione della “23 Marzo”, chiede e ottiene di esse-re trasferito nei reparti indigeni coi quali partecipa ad azioni di polizia coloniale. Il 4 settembre 1937, catturato prigioniero dopo un conflitto a fuoco è condannato a morte. Su sua richiesta viene ucciso tramite fucilazione anziché impiccagione.

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MOTIVAZIONE Valoroso combattente della grande guerra, volontario nella cam-pagna etiopica e di Spagna, si distinse sempre per rara bravura ed eccezionale ardimento. In cruenta lotta per la conquista di un abitato, offertosi volontario, alla testa del suo battaglione arditi, sbaragliò più volte l’agguerrito e tenace nemico. Durante circa tre ore di asperrima lotta, colpito successivamente cinque volte agli arti inferiori non abbandonava il suo posto, continuando impavi-do e sereno a combattere, guidare l’azione e infiammare i suoi legionari con l’esempio e con la parola. Colpito una sesta volta e gravemente, rifiutava ancora il ricovero in luogo di cura, che ac-cettava soltanto dopo il personale intervento del suo generale co-mandante. Sprezzante di ogni dolore, in gravissimo stato, con mirabile forza d’animo, deplorava soltanto di dover abbandonare la lotta allorché sicura e luminosa già si delineava la completa vittoria legionaria e fascista. O.M.S.: Gerona-Badalona-Tordera, 26 gennaio - 2 febbraio 1939

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AMOROSO Gaetano vivente

Già Capitano in servizio permanente effettivo 6° reggimento alpini nel 1923

Maggiore in servizio permanente effettivo

Divisione d’assalto “Littorio”

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BIOGRAFIA

E’ nato il 3 novembre 1893 a Roccalumera (ME). Volontario Allievo Ufficiale di Complemento consegue la nomina a sottotenente nel febbraio 1914. Nella prima guerra mondiale partecipa alle operazioni prima col 76° fanteria, rimanendo ferito, e poi inquadrato con la 402ª compagnia mitraglieri del 255° reggimento merita una Croce di Guerra (Selz, 1915), la promozione a tenente in ser-vizio permanente effettivo per meriti di guerra (1916), due Medaglie di Bronzo al Valor Militare, entrambe sul Piave nel 1918 e la promozione a capitano a scelta, sempre nel 1918. Trasferito negli alpini, è al 3° e al 6° reggimento nei battaglioni Susa e Bassano ove rimane dal 1919 al 1923. Promosso maggiore nel dicembre 1934 per avanzamento an-ticipato, è nella Divisione Peloritana mobilitata in Africa Orien-tale col 3° reggimento fanteria. Al comando del battaglione speciale mortai da 81 della Divi-sione “Littorio”, partecipa alle operazioni militari in Spagna nel 1938 -1939 e rientra per ferite riportate, su una nave ospedale. Gli viene conferita l’onorificenza di Cavaliere dell’Ordine Mili-tare di Savoia. E’ poi assegnato al Ministero della Guerra. Promosso tenente colonnello nel giugno 1939, all’inizio della seconda guerra mondiale otteniene la destinazione al 33° reggimento carristi della Divisione “Littorio” in Africa settentrio-nale. Nel febbraio 1942 assume il comando del 12° reggimento bersaglieri e lo mantiene con la promozione a colonnello ot-tenuta alcuni mesi dopo, fino alla battaglia di El Alamein del 2 novembre 1942. Collocato nella riserva dal novembre 1949 è promosso gene-rale di brigata nel 1951 e successivamente trasferito nel Ruolo d’Onore. Promosso generale di divisione nel 1963.

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Ha fatto parte del Gruppo Medaglie d’Oro d’Italia con sede in Via Amba Aradam a Roma. Muore il 6 aprile 1975 tra le braccia dei suoi familiari. Ai suoi funerali il feretro, trasportato su un affusto di cannone è stato salutato dalla fanfara dei Bersaglieri con le più famose marce. Ora riposa nella tomba di famiglia voluta da lui stes-so, presso il Cimitero di Santa Teresa di Riva (ME).

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MOTIVAZIONE

Comandante di compagnia capace ed ardito, si prodigava, incu-rante del pericolo, nel coordinare e dirigere l'azione dei propri plotoni nell'attacco di una posizione fortemente munita. Ferito una prima volta, non abbandonava il proprio posto e conduceva primo tra i primi il proprio reparto all'assalto alla baionetta. Nuovamente e mortalmente colpito, rifiutava di essere trasportato al posto di medicazione, ed al subalterno più anziano, da lui fatto chiamare per cedergli il comando indicava con la mano la posi-zione avversaria, mormorando, in un supremo sforzo, mentre spi-rava: « Savoia » per incitarlo a proseguire nell'azione. Fulgido esempio di ardimento e di elevate virtù militari. Birgot, 24 aprile 1936

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BIOGRAFIA

Nato nel 1910 a Caserta, nell’aprile 1933 esce dall’Accade-mia Militare di Modena col grado di sottotenente assegnato

ANDOLFATO Ezio Già Tenente in servizio permanente effettivo

5° reggimento alpini nel 1934

Tenente in servizio permanente effettivo 1° raggruppamento Arabo-Somalo

6° battaglione Arabo-Somalo

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al 5° reggimento alpini e nell’ottobre 1934 è promosso tenente dopo avere frequentato la Scuola Applicazione di Parma. Destinato in seguito al Regio Corpo Truppe Coloniali della So-malia, sbarca a Mogadiscio il 24 aprile 1935 e nel febbraio 1936, dopo un periodo di servizio al 5° battaglione Bande Ar-mate, è trasferito al 1° raggruppamento arabo-somalo. Il 24 aprile cade mortalmente ferito, ma riuscendo a cedere al suo sostituto, il comando dei suoi uomini.

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MOTIVAZIONE Sottufficiale di elevati sentimenti ed animato da vivo amor pa-trio, si arruolava tra i primi nelle file partigiane altamente di-stinguendosi per slancio entusiastico e per coraggiosa fermezza. Organizzatore capace e comandante esemplare, portava il suo reparto ad alto livello per spirito combattivo, per addestramento e per efficienza guerriera. Nei duri combattimenti dell’inverno 1943-44 si prodigava in una lotta senza quartiere contro forze soverchianti, contendendo aspramente al nemico il terreno e ri-conquistando posizioni in disperati attacchi. Nel combattimento della successiva primavera tenacemente difendeva posizioni di montagna lottando in condizioni di schiacciante inferiorità. So-verchiato il suo reparto da forze superiori, decideva generosamen-te di offrire la vita per la salvezza dei suoi uomini ed impegnava da solo il nemico col suo mitragliatore dall’alto di un casolare. Fatto segno a violento fuoco e gravemente ferito, continuava a combattere, cadendo alla fine crivellato di colpi, ma con l’arma ancora in pugno. Fontane (Val Corsaglia), 15 marzo 1944

ANTONIOL Gino Agostino Già Sergente Maggiore di complemento

7° rgt. alpini, btg. Feltre nel 1943

Partigiano combattente brigata “Corsaglia”

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BIOGRAFIA

Nato nel 1911 a Sovramonte (BL), appartenente a modesta famiglia di agricoltori, emigra giovanetto in Francia come o-peraio. Chiamato alle armi nel marzo 1932, è arruolato nel battaglio-ne Feltre del 7° reggimento alpini. Congedato nel settembre 1933 è richiamato nell’aprile 1935 e con la Divisione Pusteria partecipa, nel 1936, alle operazioni militari in Africa orientale. Richiamato ancora alle armi nel febbraio 1941, prende parte alla seconda guerra mondiale in formazioni alpine sul fronte greco-albanese meritandosi in maggio una Medaglia di Bron-zo al Valor Militare. Dopo gli eventi sopravvenuti all’armistizio, sfuggito alla cattu-ra dei militari tedeschi entra nella formazione partigiana 5ª Divisione alpina, brigata “Corsaglia”. A Fontane, in Val Corsaglia, cade il 15 marzo 1944 con l’arma in pugno.

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MOTIVAZIONE Al comando di una compagnia di ascari in avanguardia, nella urgenza di irrompere al più presto nel dispositivo nemico, dimo-strava rara perizia e suprema energia. Di fronte a uno sbarra-mento roccioso, saldamente occupato dal nemico, l’affrontava con rapida decisione e, pur seriamente ferito ad una mano, slancian-dosi alla baionetta, dopo rapida ed aspra lotta lo conquistava occupandolo. Attaccato impetuosamente e circondato da forti for-mazioni nemiche sopraggiunte, seppe fronteggiare così grave si-tuazione per dare tempo al restante del battaglione di controma-novrare, rimanendo una seconda volta ferito ad una gamba. Fa-sciate alla meglio le sue ferite, agli urli furibondi del nemico che gli intimava la resa, rispondeva: «Vedrete tra poco come si arren-dono gli ascari del Re d'Italia ». E ciò dicendo egli e i suoi teneva-no in rispetto il nemico a colpi di bombe a mano. Nello atto di lanciare la quarta bomba, veniva colpito a morte, ma pur nello strazio del dolore trovava la forza di gridare: "Evviva l’Italia".

ARENA Giuseppe già Capitano in servizio permanente effettivo

4° reggimento alpini nel 1934

Capitano in servizio permanente effettivo 7° battaglione Eritreo

comandante 3ª compagnia

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Sublime esempio di olocausto nel nome d’Italia, orgoglio del re-parto che ebbe la gloria di averlo comandante. Manué (battaglia del Bararus) (A.O.), 28 febbraio 1936

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BIOGRAFIA

Nasce nel 1899 a Pizzoni (CZ). Conseguita la maturità classica nel Liceo Ginnasio di Vibo Valentia, è chiamato alle armi, ap-pena diciottenne, nell’aprile 1917. Nominato aspirante pochi mesi dopo, partecipa alla Grande Guerra col 225° reggimento fanteria Arezzo col quale si distin-gue sul Piave venendo nominato sottotenente in servizio per-manente effettivo per meriti di guerra nel novembre 1917. Col grado di tenente è nel 14° reggimento della brigata Pine-rolo fino a fine guerra. Nel 1925 è trasferito al 7° reggimento alpini e con la promozio-ne a capitano, nel 1930, all’8° alpini. Nel febbraio 1934 passa al 4° reggimento alpini e un anno dopo, trasferito al Regio Corpo Truppe Coloniali dell’Eritrea, si imbarca a Napoli diretto in Africa orientale. Sbarcato a Massaua il 14 marzo 1935, assume il comando della 3ª compagnia del 7° battaglione eritreo. Nella battaglia del Bararus in Africa orientale, il 28 febbraio 1936, cade colpito a morte nel tentativo di lanciare l’ennesi-ma bomba a mano contro l’avversario.

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MOTIVAZIONE

Maresciallo dell’Aria, Quadrunviro e fedele soldato del Duce nel-l’ora della vigilia, del combattimento e della vittoria, insuperabi-le transvolatore di continenti e di oceani, colonizzatore di masse e reggitore di terre imperiali con le armi, con le leggi e con opere di romana grandezza, nel cielo di Tobruk, mentre si accingeva a scagliare oltre confine le valorose truppe ed i possenti stormi, con-cludeva con il sacrificio supremo l’eroica sua vita, nella memoria delle genti eternando le gesta e le glorie della razza. Cielo di Tobruk, 28 giugno 1940

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BIOGRAFIA

Figura di alto spessore storico e politico. Nato il 6 giugno 1896 a Quartesana (FE), nel 1915 viene rego-larmente chiamato e inviato alla Scuola Militare di Modena come Allievo Ufficiale. Dopo un corso di 5 mesi viene manda-

BALBO Italo Già Tenente di complemento 8° reggimento alpini nel 1920

Maresciallo dell’Aria in s.p.e.

comandante Forze Armate Africa sett.

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to con il grado di aspirante al battaglione alpini Val Fella e nel luglio 1915 si guadagna una prima Medaglia d’Argento. Nominato prima aspirante nell’aprile 1917, è sottotenente nel settembre successivo. Passa nelle fila del battaglione Antelao e nel febbraio 1918 in quelle del Pieve di Cadore con il grado di tenente. Sul Monte Valderoa prende un’altra Medaglia d’Argento (27 ottobre 1918) e una di Bronzo (30 ottobre 1918). Congedato il 22 maggio 1920, inizia in Ferrara e nella provin-cia, l’attività politica che lo porterà alle più alte responsabilità di governo. Capitano nel 1927, consegue nello stesso anno il brevetto di pilota militare e nell’agosto 1928, col grado di Generale di Squadra Aerea, è trasferito nel ruolo degli ufficiali di comple-mento dello Stato Maggiore Generale dell’Aeronautica. Nominato Ministro per l’Aeronautica nel 1933, consegue infi-ne il grado, appena istituito, di Maresciallo dell’Aria in servizio permanente effettivo. Nel 1934 nominato governatore della Tripolitania e Cirenaica, assume il comando delle Forze Armate dell’Africa Settentrio-nale. Si laurea in Scienze Economiche nel 1920 e riceve la lau-rea “Honoris causa” in Ingegneria dall’istituto Superiore di Pa-dova nel 1933. Decorato di Medaglia d’Oro al Valor Aeronautico per aver organizzato e diretto la Crociera Atlantica nel gennaio 1931, aveva già partecipato come primo pilota, in precedenza, alla Crociera aerea del Mediterraneo Orientale nel 1929. Insignito delle più alte onorificenze cavalleresche, nel 1939 è investito della dignità di Balì Gran Croce di Onore e Devozio-ne dal Sovrano Ordine Militare di Malta. In circostanze non del tutto chiare, cade col suo aereo il 28 giugno 1940. Ricordiamo che Italo Balbo (insieme agli alpini Aldo Lomastri ed Enrico Villa), mentre era ufficiale nell’8° alpini, è stato fon-datore e collaboratore del settimanale “L’Alpino” che racco-glieva le glorie del Reggimento reduce dalla Grande Guerra. Quel giornale, visto il successo riscontrato, venne ‘acquisito’ poi dalla neo costituita Associazione Nazionale Alpini e da

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quel momento diviene il Giornale ufficiale di tutti gli Alpini (…e non solo!).

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MOTIVAZIONE

Già volontario nelle Argonne ed a Fiume, si arruolava volontario nuovamente per la campagna A.O. Comandante di compagnia fucilieri, attaccato di sorpresa da soverchianti forze nemiche, fronteggiava con perizia e bravura l’urto avversario. Con il brac-cio destro spezzato e sotto il fuoco, percorreva più volte la linea incitando i suoi alla resistenza. Colpito a morte, sopportando stoicamente il dolore della ferita, a quanti erano accorsi a soccor-rerlo diceva: « Non perdete tempo per me. Andate avanti. Viva il Duce ». Chiudeva con eroica morte la sua valorosa esistenza tutta dedita al dovere e alla Patria. Taga-Taga, 12 febbraio 1936

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BIOGRAFIA

Nasce a Paullo (MI) il 26 aprile 1889, figlio di un pacifico agri-coltore di religione israelitica che sente con forza scorrere nel

BARANY HINDRAD Camillo Già Tenente 6° reggimento alpini battaglione Val Brenta nel 1916

Centurione

Divisione “3 gennaio” 215ª legione Camicie Nere

comandante 18ª compagnia “Littoria”

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suo sangue lo spirito del nonno garibaldino. Appena ragazzo, probabilmente attirato dagli echi della guerra russo giappo-nese, decide di lasciare la tranquilla vita della campagna per recarsi in Giappone. Nel 1909, rispondendo all'appello di Pep-pino Garibaldi – nipote dell'eroe dei due mondi - è in Messico e si arruola nelle file dei rivoluzionari messicani che combatta-no la dittatura di Porfiro Diaz. Vi resta fino al 1914, quando arri-va la notizia che in Europa è scoppiata la prima guerra mon-diale, così molla tutto e, ritornato nel vecchio Continente, en-tra a far parte della Legione Garibaldina: un corpo di circa 5.000 volontari italiani inquadrato come 4° reggimento di marcia del 1° straniero e posto agli ordini di Peppino Garibal-di. In questa formazione partecipa alle battaglia delle Argon-ne e nella sanguinosa battaglia di Verdun. Nel maggio 1915 anche l'Italia entra in guerra e dunque si arruola volontario negli alpini, dove è nominato sottotenente. Nel 1919 partecipa all’impresa di Fiume, nel 1925 parte per la Libia. Rientrato dal fronte, passa alle dipendenze dell'Opera Nazionale Combattenti e Reduci, con la quale collabora alla bonifica dell'Agro Pontino e alla fondazione di Littoria (ora Latina). Nel 1935 Mussolini dichiara guerra all'Africa e lui, la-scia moglie e figlia e si arruola volontario nelle Camicie Nere. Nominato Centurione, durante un furioso combattimento per la conquista del monte Amba Aradam riporta una ferita al braccio. Sommariamente medicato all'ospedale da campo, poiché è il comandante della 18ª compagnia Littoria, della Divisione CC.NN. chiede ed ottiene di ritornare tra i suoi com-militoni e quando una numerosissima colonna abissina sor-prende e avvolge la compagnia, è lui ad esporsi per primo. Il 12 febbraio 1936, ancora colpito e sentendo vicina la fine, incoraggia i suoi dicendo: “non perdete tempo per me, an-date avanti, Viva il Duce!”.

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Il suo corpo trova degna sepoltura a Macallè. A Lodi, in Piazza Medaglie d'Oro, ai piedi dell'imponente mo-numento alla libertà e alla resistenza, è posto un piccolo cip-po che ricorda i lodigiani insigniti della Medaglia d'oro al Va-lor Militare. La sua figura eroica, oltre che a Lodi, è ricordata anche ad Arborea dove a lui sono intitolati un grande parco pubblico e un monumento. Anche nella città di Latina gli so-no intitolate una via e una caserma (oggi sede dell'Università dell'agro pontino). Scorrendo il suo stato di servizio militare si rimane impressiona-ti, ecco, e non sono tutte, alcune delle medaglie ricevute: Medaglia della rivoluzione messicana 1909, Medaglia delle Argonne 1914, Medaglia della battaglia di Verdun 1915, Me-daglia di Bronzo V. M. 1915/18, Medaglia d'Argento V. M. 191-5/18, Croce di Guerra al Merito 1915/18, Croce di Guerra Inte-ralleata 1915/18 Medaglia Legionario Fiumano 1919, Meda-glia Volontario Libico 1925, Medaglia d'Oro guerra d'Africa 1935.

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MOTIVAZIONE

Ufficiale superiore di elevate virtù militari, pilota esperto, confer-mava le sue preclari doti di comandante e di valoroso combatten-te, partecipando a ripetute difficili azioni su munita base aerona-vale nemica. Di ritorno da una rischiosa missione di guerra, bril-lantemente condotta nonostante la violentissima reazione contra-erea nemica, eroicamente cadeva, alla testa del suo stormo, im-molando la giovane vita, tutta dedicata al culto della Patria. Cielo del Mediterraneo, 11 settembre 1941

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BIOGRAFIA Nato nel 1897 a Pescina (AQ), prende parte alla Grande Guerra dal 1917 col grado di sottotenente di complemento nel 2° reggimento alpini. E’ poi nominato in servizio perma-nente effettivo per meriti di guerra nel 1917 e finisce la guerra col grado di tenente nel 6° reggimento alpini.

BARBATI Alfredo Già Tenente in servizio permanente effettivo

6° reggimento alpini nel 1920

Colonnello in s.p.e. dell’Aeronautica C.te 9° stormo bombardamento terrestre

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Rimpatriato dall’Albania nel 1920 e dispensato a domanda dal servizio permanente, riprende l’insegnamento elementare e il suo posto di segretario comunale a Pescina. Riammesso in servizio nel 1924, ottiene di frequentare il corso superiore aeronautico al campo scuola aviazione di Cameri-no e nell’ottobre 1925 consegue il brevetto di pilota militare. Tre anni dopo viene trasferito nel ruolo combattente dell’Ae-ronautica col grado di tenente e nel 1929 è promosso capita-no e assegnato all’Accademia Aeronautica di Caserta dove rimane fino al 1935 quale istruttore professionale (pilotaggio). Col grado di maggiore è poi trasferito al 20° stormo ricognizio-ne terrestre e, successivamente, al 98° gruppo autonomo os-servatore dall’aeroplano. Promosso tenente colonnello nel febbraio 1936, parte lo stes-so anno per l’Africa orientale dove guadagna due encomi solenni, la promozione a colonnello per meriti straordinari e una Medaglia d’Argento al Valor Militare. Nel 1939 viene decorato con una Medaglia di Bronzo al Valor Militare. Rimpatriato nel gennaio 1940, è destinato prima al comando della 2ª squadra aerea e, dal giugno successivo, gli viene affidato il comando del 16° stormo da bombarda-mento che tiene per circa un anno. Dal 23 maggio 1941 assume il comando del 9° stormo bom-bardamento terrestre. Il suo aereo è abbattuto nel cielo so-pra il Mediterraneo l’11 settembre 1941.

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MOTIVAZIONE Animato da elevate qualità di coraggio, in venti mesi di intrepida lotta condotta da semplice gregario, eseguiva arditamente azioni di sabotaggio lumeggiando in ogni occasione la sua eccezionale personalità di eroico combattente. Ha preso parte a numerosi cruenti combattimenti confermando ogni volta le sue straordina-rie doti di coraggio e di audacia. Catturato, riuscito miracolosa-mente ad evadere, riprendeva subito la lotta con maggiore ardo-re. Durante un rastrellamento condotto da preponderanti forze nazi-fasciste, dopo un giorno di aspri combattimenti, slanciatosi allo scoperto penetrava volontariamente da solo nello schiera-mento avversario eliminando una postazione nemica. Nei giorni dell’insurrezione, avvistata una colonna tedesca presso Cuneo, da solo e di sua iniziativa, apriva il fuoco da breve distanza nel ten-tativo di fermarla per consentire il sopraggiungere dei rinforzi partigiani, ma raffiche nemiche stroncavano la sua giovane esi-stenza all’alba della vittoria finale. Magnifica figura di ardito partigiano e luminoso esempio di sublime spirito di sacrificio e sprezzo del pericolo. Cuneo, settembre 1943 - 28 aprile 1945

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BARBERO Carlo Già Caporalmaggiore di complemento

4° reggimento artiglieria alpina nel 1941

Partigiano combattente brigata Valle Grana

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BIOGRAFIA Nato nel 1920 a Morozzo (CN), comincia a lavorare giovanissi-mo come meccanico. Chiamato alle armi nel 1940 nel 4° reggimento artiglieria alpi-na partecipa alle operazioni di guerra sul fronte alpino occi-dentale conseguendo i galloni di caporalmaggiore. Dopo l’8 settembre 1943 entra a far parte della 2ª Divisione Giustizia e Libertà, brigata “Valle Grana” e gli viene attribuito il grado di sottotenente comandante di distaccamento. Cade il 28 aprile 1945, tre giorni dopo la Liberazione, nel ten-tativo di fermare una colonna tedesca che puntava su Cuneo. Nella sua città natale gli è stata intitolata una piazza.

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MOTIVAZIONE Tenente di complemento degli alpini fu tra i primi a intraprende-re la lotta clandestina alla quale si dedicò con attività instanca-bile. Comandante della Brigata “Carlo Rosselli” condusse più volte i suoi uomini alla vittoria. Dopo un violento combattimento contro il preponderante nemico, riordinate le forze superstiti, cer-cò di aprirsi la strada verso Firenze, nel supremo tentativo di continuare la lotta per la difesa della città. Catturato dai tede-schi mentre procedeva in avanscoperta, assumeva di fronte al nemico, con sublime gesto di abnegazione, ogni diretta responsa-bilità, dichiarando apertamente la propria qualità di comandan-te e salvando in tal modo la vita al partigiano che lo accompa-gnava. Dopo atroci sevizie sopportate con sereno coraggio, veniva fucilato. Fulgido esempio di dedizione alla causa della libertà. Paretaia - Fiesole, 7 agosto 1944

�� BIOGRAFIA

Nato il 26 luglio 1915 a Modena, dopo aver frequentato il Cor-so Allievi Ufficiali di complemento di Bassano del Grappa, nel-

BARBIERI Vittorio Già Tenente di complemento

Divisione alpina Pusteria nel 1943

Partigiano combattente comandante 2ª brigata “Carlo Rosselli”

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l’ottobre 1936 è nominato sottotenente di fanteria nella spe-cialità alpini e destinato al battaglione Tirano. Ultimato il servi-zio di prima nomina e laureatosi in Scienze Politiche e Sociali all’Istituto Cesare Alfieri di Firenze nel 1937, viene assunto co-me funzionario dal Ministero delle Corporazioni. Richiamato nel giugno 1940 col grado di tenente è prima tra le fila del battaglione Feltre e poi del battaglione Bassano; partecipa alle operazioni di guerra sul fronte greco-albanese e nel 1942, a Boljanici, ottiene una Croce di Guerra. Rientrato in Italia nel settembre dello stesso anno è destinato al quartier generale della Divisione alpina Pusteria operante sul fronte francese. Rientrato a Firenze aderisce alla Resisten-za nelle file della seconda brigata "Rosselli". La sera del 5 ago-sto 1944, durante la marcia di avvicinamento a Firenze, è cat-turato dai tedeschi mentre con un compagno precedeva, in avanscoperta, la parte della sua brigata che era riuscito a recuperare e riordinare dopo lo sbandamento subito la notte precedente presso I Tre Pini, unitamente alla brigata "Caiani". Condotto nella sede di un comando tedesco, assume un no-bile atteggiamento che varrà la vita al compagno, ma che gli costa maltrattamenti e la condanna alla fucilazione. La mattina del 7 agosto, mentre viene condotto sul luogo dell’e-secuzione, ottiene di poter consegnare al parroco di Pagnol-le la sua ultima lettera per la famiglia; poi sequestrata dai suoi aguzzini. Portato in un vicino bosco, in direzione di San Cle-mente, viene fucilato e sepolto. La sua salma sarà rinvenuta occasionalmente qualche settimana più tardi.

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MOTIVAZIONE

Tempra eccezionale di fascista e di soldato, in due giorni di aspri combattimenti fu sempre primo nelle imprese più ardite e più rischiose. Durante un attacco, visto minacciato il fianco del suo battaglione, si poneva volontariamente alla testa di pochi audaci, coi quali sorprendeva e catturava due centri di mitragliatrici av-versarie. Risolta così la situazione da quel lato, accorreva a par-tecipare all’attacco del battaglione, trascinando con l’esempio i suoi uomini all’assalto, ed irrompendo nelle trincee nemiche, do-ve, in piedi, nell’atto di lanciare l’ultima bomba, cadeva colpito in fronte. Esempio luminoso di cosciente ardimento e di supremo sprezzo del pericolo. Strada di Francia, 11 marzo 1937

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BARONI Tullio Già Sottotenente di complemento

2° reggimento artiglieria da montagna nel 1926

3ª Divisione “PenneNere” 840ª bandera “Carso”

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BIOGRAFIA Nato a Santa Croce del Bleggio (TN) il 25 novembre 1905, vie-n e a v v i a t o a g l i s t u d i d i r a g i o n e r i a . Nel 1925 frequenta la Scuola Allievi Ufficiali di Artiglieria a Ve-rona - Castel San Pietro e ne esce col grado di sottotenente. Assegnato ad un reparto del 2° reggimento artiglieria da montagna, vi compie il servizio di prima nomina. Nel 1927, saldato il suo debito di cittadino verso l'esercito, tor-na a casa e si occupa come ragioniere alle dipendenze dell' Ospedale Civile di Riva del Garda. Quando scoppia la guerra civile in Spagna, alla fine del 1936 egli raggiunge la III Divisio-ne Penne nere autocarrata, alla quale era stato assegnato. E con questa unità che il giorno 11 marzo, durante l'offensiva, attaccando in testa alla sua compagnia un sistema solidissi-mo di fortificazioni nemiche, in località detta ‘Strada di Fran-cia’, viene colpito a morte.

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MOTIVAZIONE

Alla testa del proprio reparto, con mirabile e cosciente ardimento, irrompeva, entrandovi per primo, in un saldo trinceramento ne-mico, impadronendosene catturandone i difensori ed una mitra-gliatrice. Contrattaccato da forze superiori diede intelligenti di-sposizioni per la resistenza riuscendo a respingere l’attacco. Men-tre più accanito era il combattimento, egli, bell’esempio di italiche virtù militari, sdegnoso di ogni riparo, dall’alto della trincea, imbracciando un fucile, invitava i propri dipendenti alla resi-stenza fìnchè, colpito alla fronte, suggellava con una morte glo-riosa il suo atto eroico. S. Martino del Carso, 13 marzo 1916

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BIOGRAFIA

Nasce nel 1883 a Milano e dopo il servizio di prima nomina da sottotenente di complemento degli alpini, si dedica alle co-

BAZZI Carlo Già Tenente di complemento 1° reggimento alpini nel 1915

Capitano di complemento

9° reggimento fanteria brigata “Regina”

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struzioni edilizie nella sua Milano. Richiamato per la guerra come tenente di complemento è assegnato al 1° reggimento alpini e combatte in Carnia. Promosso capitano viene trasferito al 9° reggimento fanteria (brigata Regina). Il 13 marzo 1916, nell’atto di resistere ad un attacco nemico, cade sulla trincea strenuamente difesa alla testa dei suoi “bianchi” fanti nella zona del Carso. Milano gli ha dedicato una via e un Istituto Tecnico Industria-le.

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MOTIVAZIONE

Benché mutilato partecipava sin dal 9 settembre 1943 al movi-mento clandestino, organizzando e costituendo le unità partigia-ne Cuneensi alla testa delle quali, innumerevoli imprese rifulsero le sue doti di animatore e trascinatore di uomini e il suo leggen-dario valore. Con pochi compagni assaltava un treno militare per liberare un gruppo di partigiani. Per primo si slanciava nello scompartimento dei prigionieri, ma sopraffatto dalla scorta ar-mata, veniva ferito e gettato a terra. Solo, impugnava la pistola e abbatteva uno per uno gli aggressori. Quindi ordinava la ritirata e sanguinante, ritto sulla banchina, ne proteggeva col fuoco lo sganciamento raggiungendo per ultimo il camion entro il quale si abbatteva esausto. Nominato comandante militare partigiano di Cuneo, durante una missione veniva catturato dai tedeschi e tra-sportato a Piozzo per essere fucilato. Rifiutò di finire la sua vita contro un muro e, impotente, nel supremo tentativo di superare il cerchio di ferro che lo stringeva, si slanciava furibondo contro il plotone cadendo da combattente crivellato nel petto da pallottole.

BELLINO Pietro Già Tenente di complemento

2° reggimento alpini battaglione Saluzzo nel 1942

Partigiano combattente

20ª brigata “Giustizia e Libertà”

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Assurto a simbolo della lotta partigiana nel Cuneense, due briga-te ebbero il suo nome. Magnifica figura di valoroso comandante, esempio luminoso di sublime spirito di sacrificio e di assoluta dedizione alla causa d’Italia. Cuneo, 9 settembre 1943 - 5 luglio 1944

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BIOGRAFIA Nato nel 1917 a Cuneo, si laurea in Filosofia e Pedagogia al-l’Università (Magistero) di Torino nel 1941. Inizia ad insegnare al Ginnasio nel Liceo di Saluzzo. Chiamato alle armi frequenta il corso alla Scuola Allievi Uffi-ciali di Complemento di Bassano del Grappa; il 1° settembre 1939 è nominato sottotenente di complemento ed assegnato al 2° reggimento alpini. Partecipa alle operazioni di guerra in Albania dal 18 gennaio 1941 col battaglione Borgo San Dalmazzo fino al 5 maggio 1941. Quindi di nuovo, dopo un breve rimpatrio, parte per il fronte greco-albanese sempre nelle fila del Saluzzo. Ferito in combattimento l’8 marzo 1942, si merita una Meda-glia di Bronzo al Valor Militare a quota 906 in Albania e dopo lunga degenza ospedaliera in Italia, è promosso tenente e collocato in congedo assoluto nel luglio 1943. Insieme a Nuto Revelli e ad altri ufficiali costituisce una forma-zione partigiana chiamata “Compagnia Rivendicazione Ca-duti” proprio in nome dei tantissimi soldati morti in Russia. Benché mutilato, entra a far parte dal 1° ottobre 1943 della 20ª brigata “Giustizia e Libertà”, operante in Val Grana con la qualifica gerarchica partigiana di comandante di brigata.

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Catturato e condannato alla fucilazione, durante l’esecuzio-ne, in un atto supremo di ribellione, si getta contro il plotone anziché rimanere al muro. Cade crivellato di colpi in località Piozzo (CN) il 5 luglio 1944. In omaggio al suo eroismo ben due brigate partigiane ope-ranti in provincia di Cuneo assunsero, dopo la sua morte, il nome di Pietro Bellino.

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MOTIVAZIONE

Vicecomandante di plotone arditi in seguito a morte dell’ufficiale, assumeva, sebbene egli stesso ferito ad una gamba, il comando del plotone incitando i suoi uomini a vendicare il comandante e guidandoli all’attacco. Colpito a morte a pochi passi dall’obietti-vo, ricusava ogni soccorso incitando i dipendenti ad ultimare l’a-zione e pregandoli di salutare gli ufficiali del battaglione. Spira-va serenamente volto alla ormai conquistata trincea. Paridera de Arriba, 24 settembre 1937

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BIOGRAFIA

Nato nel 1908 ad Alessandria, rinuncia al beneficio della fer-ma minore per arruolarsi, nel maggio 1928 in qualità di musi-cante nella banda presidiarla del 2° Corpo d’Armata in Ales-sandria.

BELLOCCHIO Giovanni Già Sergente di complemento 4° reggimento alpini nel 1930

brigata mista fanteria “Frecce Azzurre”

2° reggimento 1° battaglione

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Promosso caporale musicante e sostenuto con successo l’e-sperimento di capofanfara passa, nel luglio 1929, nel 4° reggi-mento alpini col grado di sergente trombettiere. Congedato per fine ferma nel luglio 1930 ed iscrittosi nella Milizia Volontaria Sicurezza Nazionale, viene mobilitato, quale volontario, in servizio non isolato all’estero col grado di primo caposquadra. Sbarcato a Cadice il 5 gennaio 1937, è destinato al 1° batta-glione del 2° reggimento della brigata mista “Frecce Azzurre”. Cade sulla trincea appena conquistata dai suoi soldati, il 24 settembre 1937.

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MOTIVAZIONE

Caporale maggiore di artiglieria alpina distaccato in territorio oltremare, non esitava, subito dopo l’armistizio dell’ 8 settembre 1943, ad arruolarsi nelle formazioni partigiane locali. Non appe-na le vicende della lotta lo permisero, rientrava ai reparti volon-tari italiani e nominato comandante di plotone, prendeva parte ai fatti d’arme di un intero ciclo operativo sempre emergendo per alto valore ed elevato senso del dovere, tanto che, benché ferito, rifiutava di essere ricoverato in luogo di cura. Durante un aspro combattimento, mentre alla testa dei suoi uomini andava all’at-tacco di una munita posizione nemica, cadeva gravemente colpito al petto. Conscio della propria fine, rifiutava ogni soccorso e chie-deva insistentemente che il suo corpo prossimo a divenire esani-me fosse buttato fuori del camminamento per non intralciare l’a-vanzata dei compagni. Luminoso esempio di coraggio e sprezzo del pericolo. Sarengrad, 12 aprile 1945

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BERTANI Enrico Già Caporalmaggiore di complemento

1° reggimento artiglieria alpina nel 1943

Partigiano combattente divisione “Italia”

battaglione “Garibaldi”

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BIOGRAFIA

Nato nel 1919 a Belgirate (VB), chiamato alle armi ed arruola-to nel 1° reggimento artiglieria alpina nel marzo 1940, all’inizio della guerra si trova sul fronte alpino occidentale. E’ successivamente inviato in Balcania e ottiene i galloni di caporale e di caporalmaggiore nell’aprile e nel luglio 1943. Dopo gli avvenimenti dell’8 settembre 1943 è catturato dai tedeschi e rinchiuso in un campo di concentramento da cui però riesce a fuggire. Passa quindi volontario nella 6ª divisione partigiana jugoslava Italia, battaglione Garibaldi, assumendo la qualifica di capo-squadra. Il 3 novembre del 1944 è nominato comandante di plotone del battaglione Garibaldi e guida per mesi i suoi uo-mini in audaci azioni di guerriglia. Si guadagna una Croce di Guerra. Proprio nelle ultime settimane di lotta è mortalmente ferito in combattimento, mentre con i ‘suoi’ partigiani stava attaccando una munita posizione tedesca. Nel primo dopoguerra, anche il governo della allora Repub-blica Popolare Jugoslava gli conferisce una decorazione al valore.

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MOTIVAZIONE

Convinto assertore di ogni principio di libertà e fiero oppositore di qualsiasi forma di oppressione, impugnava tra i primi le armi contro i nazi-fascisti, rifulgendo per impareggiabile audacia e sereno sprezzo del pericolo. In numerose azioni di sabotaggio ed in vari combattimenti, fu valoroso tra i valorosi, facendo risplen-dere ovunque la nobile fede che lo animava. Durante un poderoso rastrellamento operato da preponderanti forze tedesche, nel subli-me ed eroico intento di proteggere la ritirata delle altre formazio-ni partigiane, volontariamente sostituiva un altro ufficiale parti-giano per il comando di un pugno di eroi votati a sicura morte. In più ore di duri e cruenti combattimenti fu mirabile esempio di calma e di eroismo. Sempre presente ove maggiormente infuriava la lotta, fu epico combattente e meraviglioso animatore. Esaurite tutte le munizioni e sopraffatto veniva fatto prigioniero. Rifiutava sdegnosamente la deportazione in Germania, affrontando il plo-tone di esecuzione con serena fierezza. Cadde sotto il piombo tede-sco gridando « Viva l'Italia ». Fulgido esempio di altruismo e di delazione alla causa della libertà. Castelmagno (Valgrana), 27 aprile 1944

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BOSCHIERO Riccardo Già Sergente allievo ufficiale 1° reggimento alpini nel 1943

Partigiano combattente 1ª divisione

“Giustizia e Libertà”, Brigata “Val Stura”

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BIOGRAFIA

Nato nel 1912 a Ponte di Brenta (PD) s’iscrive alla Scuola Su-periore di Commercio di Venezia. Presta servizio di leva nel 9° reggimento alpini dal 1932 al gennaio 1933 e poi, da richia-mato, al deposito dello stesso reggimento dal 1935 al 1937. Dal giugno all’ottobre 1940 è ammesso a frequentare il Corso Allievi Ufficiali di Bassano del Grappa e nel 1942, durante un addestramento, riporta una frattura del menisco della gam-ba destra. L’8 settembre 1943 si trova in servizio a Chiusa Pesio (Cuneo) con il grado di sergente allievo ufficiale presso un distacca-mento del 1° reggimento alpini. Entrato a far parte della formazione partigiana della brigata Valle Stura della 1ª Divisione “Giustizia e Libertà” gli viene rico-nosciuta la qualifica di comandante di distaccamento. Il 27 aprile 1944 cade prigioniero del nemico nel fatto d’arme di Castelmagno di Valgrana e tradotto in carcere con fiero e coraggioso contegno è di esempio ai compagni. Condannato a morte, viene fucilato nei pressi di Borgo San Dalmazzo il 27 aprile 1944. Nel 1947 la Scuola Superiore di Commercio di Venezia gli ha conferito la laurea “ad Honorem”.

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MOTIVAZIONE

Dimostrò sagacia ammirevole nel dirigere una spedizione scienti-fico-militare nell'Africa Equatoriale attraverso paesi inesplorati e fra popolazioni ostili e bellicose e spiegò eccezionale coraggio at-taccando con soli 86 uomini un nemico forte di circa un migliaio di combattenti e morendo eroicamente sul campo ferito al petto e alla testa da due colpi di arma da fuoco. Gobò (Paesi Galla), 17 marzo 1897

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BIOGRAFIA

Nasce a Parma il 29 luglio 1860, figlio di Agostino e Maria Asi-nelli. Il padre medico si trasferisce dall'Alta Valle del Taro a San Lazzaro prima della nascita di Vittorio. Ragazzo irrequieto ed avventuroso, dopo alcune disavventu-re scolastiche, si iscrive all'Accademia Militare, da cui esce

BOTTEGO Vittorio Già capitano in servizio permanente effettivo

artiglieria da montagna nel 1890

Capitano in s.p.e. artiglieria da montagna Spedizione scientifico militare

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ufficiale di artiglieria. Segue inoltre con successo la Scuola di equitazione di Pinerolo partecipando e vincendo numerosi concorsi ippici. In quegli anni una serie di esplorazioni intraprese dalle poten-ze coloniali in tutta l'Africa crea il mito dell'esploratore. Attrat-to giovanissimo da questa carriera, Bottego richiese il trasferi-mento nella costituenda Colonia Eritrea nel 1887 allo scopo di condurre spedizioni scientifico-geografiche. Le prime spedizioni riguardarono la Dancalia (1891), territorio desertico che si affaccia sul Mar Rosso dove sbocca il grande rift africano, regione ancora oggi scarsamente conosciuta, allora quasi inaccessibile, che ospita alcuni rettili fra i più vele-nosi al mondo con un clima incredibilmente caldo e secco (temperatura media 55 °C). Tornato ad Assab progetta ulte-riori spedizioni nella regione del Giuba, fiume che nasce nel-l'attuale Etiopia e, attraversata la Somalia, sfocia nell'Oceano Indiano. Intanto inizia a raccogliere esemplari di animali, piante ed altri materiali scientifici e ad inviarli a Parma per quello che diventerà il Museo Eritreo Bottego, oggi incluso nel Museo di Storia Naturale di Parma. Nel 1892 raggiunge il fiu-me Ganale Doria, (alto corso del fiume Giuba) che risale fino alle sorgenti (marzo 1893). Bottego pubblica un resoconto di queste esplorazioni nel libro Il Giuba Esplorato, fornendo note-vole materiale geografico e scientifico. Dopo un breve ritorno in Italia, riparte per una spedizione per determinare una pian-ta del complesso corso del fiume Omo (che sarà poi durante la dominazione italiana ribattezzato Omo Bottego) col patro-cinio della Società Geografica Italiana. Discende il fiume dal lago Pagadé al lago Rodolfo (lago Turkana) risolvendo alme-no il mistero della foce del fiume. Tenta di proseguire l'esplo-razione in territorio etiopico, nella regione dei Galla ma è in-vece costretto ad un combattimento (causato anche dal suo

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carattere impetuoso) a Daga Roba, nel corso del quale viene ucciso il 17 marzo 1897. Il resoconto di questa seconda spedizione fu pubblicato dai due sopravvissuti, il sottotenente di fanteria Carlo Citerni e il sottotenente di vascello Lamberto Vannutelli nel libro: ‘L'Omo; viaggio d'esplorazione nell'Africa Orientale’. Il 2 gennaio 1898 gli viene conferita la Medaglia d'Oro al Va-lor Militare. Un monumento a Parma, in piazza Carlo Alberto Dalla Chie-sa, ne ricorda la figura.

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MOTIVAZIONE

Sospinto da pura fede fascista, accorreva fra i primi a combattere in Spagna. Comandante di un gruppo someggiato, nelle battaglie che da Bilbao alla Catalogna videro vittoriose le armi italiane, si rese popolare fra le camicie nere e fra i legionari tutti che lo ebbe-ro compagno nelle zone più avanzate. Nella battaglia di Catalo-gna confermò il suo eccezionale valore, portando, come sempre, decisivo contributo alla vittoria. Durante l’attacco dell’8 gennaio 1939, reso più difficile dall’aspro terreno, viste le fanterie arresta-te da micidiale fuoco, generosamente si sospingeva oltre i fanti più avanzati per raggiungere una posizione dominante dalla quale poter individuare i centri nemici. Ritto sulla posizione, con la serenità dei forti, mentre il suo eroico gesto stava per essere coronato da successo, veniva colpito in fronte mortalmente. Chiu-deva così eroicamente la sua esistenza, tutta dedita al dovere e al sacrificio. Terra di Spagna, 1937 - 1939; Ospistal (Tarres), 8 gennaio 1939

BRESCIANO Carlo Già Capitano in servizio permanente effettivo

1° reggimento artiglieria da montagna comandante 43° gruppo nel 1918

Ten. Colonnello di complemento

Divisione “Frecce Verdi” C.te 4° gruppo cannoni

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�� BIOGRAFIA

Nato nel 1888 a Torino, compiuti gli studi liceali a Cuneo e lau-reatosi in Ingegneria al Politecnico di Torino nell’anno 1911-1912, è ammesso all’Accademia Militare ottenendo la pro-mozione a sottotenente di artiglieria nel giugno 1912 e nell’a-gosto 1914 quella a tenente al termine della Scuola d’Appli-cazione. Presta servizio nelle specialità da montagna e con la promozione a capitano, assume il comando della 31ª batte-ria, nell’ottobre 1915 partecipa alla prima guerra mondiale. Nel 1917 ottiene il comando del 43° gruppo da montagna e si guadagna una Medaglia di Bronzo sul Monte Kuk. Al termine della guerra chiede di essere dispensato dal servi-zio attivo e passa nel ruolo degli ufficiali di complemento. Nella vita civile è presidente provinciale della cattedra di Agricoltura di Cuneo dal 1923 al 1928 e dirigente delle fede-razioni provinciali degli agricoltori dal 1933 al 1937. Richiamato alle armi, col grado di maggiore, che aveva con-seguito nel 1929 e destinato in missione oltremare, sbarca a Cadice nel maggio 1937 e qui ottiene una Medaglia di Bron-zo (Fronte di Aragona, 1937) e una Croce di Guerra (Spagna, 1937). Ivi assume il comando del 4° gruppo cannoni da 65/17 del raggruppamento “23 Marzo” e lo mantiene anche con la promozione a tenente colonnello nel settembre dello stesso anno. A Barracas nel luglio - agosto 1938 si guadagna una Medaglia d’Argento. Ferito in combattimento a Tarres, muore nell’ospedale da campo n° 5 il 9 gennaio 1939.

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MOTIVAZIONE Alla testa del suo reggimento, con sereno sprezzo del pericolo, lo condusse alla conquista di una forte e contrastata posizione ne-mica. Superatala, con meraviglioso ardimento e mirabile slancio, sempre in prima linea, proseguì nell’azione, inseguendo il nemi-co, frustrandone ogni tentativo di resistenza e spingendosi fino alla linea più avanzata del campo di battaglia. Ivi, con insupera-bile serenità ed incrollabile fermezza, per una intera notte e fino al mezzogiorno dell’indomani, seppe col suo valoroso reggimento resistere agli accaniti contrattacchi dell’avversario ed alle sue ripetute minacce di avvolgimento, assicurando così la completa, brillantissima vittoria conseguita dai nostri nel pomeriggio dello stesso giorno. Sulla stessa linea più avanzata, trovò morte glorio-sa, mentre si studiava di affermare la vittoria col consolidamento delle posizioni conquistate. Locvizza Kastanjevizza 1-4 novembre 1916 (B.U.1917, pag. 1605)

�� BIOGRAFIA

Nasce a Torino nel 1867 da nobile famiglia piemontese. Rima-sto orfano in tenera età, ha come tutore lo zio paterno, prode e studioso ufficiale dell’Esercito. E’ allievo del Collegio Militare di Milano, poi all’Accademia di Modena fino al 1887 da cui esce col grado di sottotenente inquadrato nel 50° fanteria. In

BUFFA DI PERRERO Carlo

Tenente Colonnello C.te il 138° rgt. fanteria

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Eritrea rimane un paio d’anni quale ufficiale d’ordinanza del Governatore Militare e Civile e poi passa nel Corpo degli alpi-ni. Nel 1899 è nominato aiutante maggiore del battaglione Aosta e nel medesimo anno, primo negli annali dell’alpinismo, compie la scalata per il versante italiano del Cervino. Promos-so capitano nel 1903, partecipa nel 1914 al secondo periodo della campagna libica con il battaglione Fenestrelle ottenen-do un Encomio Solenne il 27 luglio a Raulam. Rimpatriato è maggiore nel 7° alpini ed assume il comando del battaglione Cadore. Allo scoppio della guerra dice del Soldato italiano: “Paziente, buono, si lascia trascinare facilmente. Ma bisogna avere la frusta in mano, la pistola nell’altra e … il cuore negli occhi”. Il 26 maggio 1915 gli austriaci tentano un assalto al villaggio di Auronzo, ma grazie all’intervento del maggiore Buffa, vengono fermati. Nell’autunno 1915 gli sono affidate le operazioni sul Monte Cristallo e si merita una Medaglia d’Ar-gento conquistando, alla testa di una squadra, una importan-te trincea, rimanendo ferito due volte. Dopo un periodo di cura in ospedale, ritorna al fronte e, promosso tenente colon-nello, assume il comando del 138° fanteria. E’ trasferito dun-que sul Carso e nell’agosto del 1916 partecipa alla presa di Gorizia. Riesce a portare alla meta i fanti del suo reggimento che il giorno 3 novembre muovono all’assalto contro Caste-gnavizza. Continua a incoraggiare i suoi sotto bombarda-menti e contrattacchi nemici infernali e la sera del 4, in prima linea, mentre anima i soldati sotto il bombardamento, viene colpito da una granata e cade sul campo.

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MOTIVAZIONE

Sottotenente degli alpini, sdegnando per due volte la resa, sottra-eva tutti i suoi uomini alla cattura da parte del tedesco e li costi-tuiva in formazioni partigiane alle quali accorse numerosa schie-ra di giovani entusiasti ed impazienti di impugnare le armi con-tro l’oppressore. Animatore e trascinatore, dava prova di audacia superiore ad ogni umano ardimento in numerosi fatti d’arme, attaccando e sbaragliando con pochi uomini formazioni di auto-colonne tedesche e, in audaci atti di sabotaggio, distruggendo decine di pezzi di artiglieria nemica. Due volte arrestato, oppone-va fiero silenzio alle sevizie infertegli sebbene ferito. Condotto tre volte innanzi al plotone di esecuzione che per sadica crudeltà non eseguiva l’infame sentenza, affrontava serenamente la morte che lo sfiorava senza ghermirlo; finché veniva arditamente liberato da una squadra di partigiani pochi minuti prima che il capestro, cui era stato condannato, ponesse fine al suo calvario. Sette volte ferito in distinti cruenti combattimenti, con le membra stroncate, sorreggendosi a stento sulle stampelle, riprendeva con maggiore

BURLANDO Ferdinando vivente

Già Sottotenente in s.p.e. 5° reggimento alpini

battaglione Morbegno nel 1943

Sottotenente in servizio permanente effettivo Partigiano combattente

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ardore il suo posto di combattimento, compiendo ancora leggen-darie gesta. Fulgido esempio di indomito valore e di altissimo amore di Patria. Piemonte, settembre 1943 - aprile 1945

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BIOGRAFIA

Nato nel 1923 a Torino, è ammesso all’Accademia Militare di Modena nell’ottobre 1941, nel marzo 1943 viene nominato sottotenente di fanteria in servizio permanente effettivo. Destinato al battaglione Morbegno del 5° reggimento alpini, l’8 settembre alla dichiarazione dell’armistizio, si trova al passo di San Candido col suo plotone. Dopo aver ripiegato coi suoi uomini per la Val Pesio, si trasferisce nel canavese e, col no-me di battaglia “Ferruccio”, organizza le prime formazioni partigiane che entrano a far parte della 9ª Divisione “Giustizia e Libertà”. Le gesta compiute a Cirè, nel Canavesano, nella Valle di Lanzo e nel Monferrato come comandante di Brigata gli valgono l’appellativo di “Diavolo bianco”. Ferito sette vol-te in combattimento, sopporta undici interventi chirurgici. Pro-mosso tenente nel marzo 1945, nel 1947 è trasferito al Ministe-ro della Difesa e nel 1949 viene collocato nella riserva come invalido di guerra. Consegue la laurea in giurisprudenza all’U-niversità di Roma nel 1947, esercita la professione di avvocato e vive in questa città fino alla morte.

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MOTIVAZIONE

Portaordini di un centro avanzato attaccato da ingenti masse corazzate nemiche, si spingeva audacemente in avanti fin dall’i-nizio della lotta per poter dare sicure informazioni. Ferito persi-steva nel suo compito e rientrava poi portando sulle spalle un compagno ferito più gravemente di lui. Medicato sommariamen-te, rifiutava di allontanarsi e rimaneva al suo posto di combatti-mento. Rimasto il suo centro isolato, si offriva per riferire al co-mandante di compagnia sulla situazione e, in terreno piatto, completamente scoperto, sotto lo infuriare del tiro nemico, compi-va anche questa seconda missione e, benché nuovamente ferito, rientrava ancora al suo centro per riprendere la lotta. Completa-mente accerchiato il centro, costretto con i superstiti all’ultimo limite della trincea, caduti tutti i graduati, era ancora l’anima della resistenza e, rifiutata la resa, continuava la lotta, fino a che una granata, colpendolo in pieno, non ne stroncava la eroica resi-stenza. Quota 125 di Qaret el Himmcimat (A.S.), 23-25 ottobre 1942

CAPPELLETTO Giuseppe Già Alpino

4° reggimento alpini battaglione Ivrea nel 1941

Paracadutista

Divisione paracadutisti Folgore 186° reggimento paracadutisti

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BIOGRAFIA

Nato nel 1920 a Lonigo (VI), è impiegato presso la Società Olivetti di Ivrea, fino al momento della chiamata alle armi che lo vede non ancora ventenne, assegnato al battaglione Ivrea del 4° alpini. Partecipa, dall’11 giugno 1940, alla campagna sul fronte oc-cidentale. Trattenuto alle armi nel settembre 1941, passa a domanda, alla fine dello stesso anno, al 2° reggimento paracadutisti mo-bilitato e nel giugno dell’anno dopo parte per l’Africa setten-trionale col 186° reggimento paracadutisti della Divisione Fol-gore. Cade colpito da granata sul campo di battaglia. A Lonigo, suo paese natale, una lapide che si trova sul muro di palazzo Pisani, ne ricorda la figura.

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MOTIVAZIONE

Soldato di sanità, già all’atto dell’armistizio con vivo senso del dovere e fede altissima nei destini della Patria, si univa alle for-mazioni combattenti che sceglievano la via dell’onore e del sacri-ficio. Sempre primo fra i primi, si distingueva per ardimento in numerose azioni di guerra. Nel corso di un difficile combattimen-to contro un munito presidio nemico, si offriva volontario per par-tecipare ad una importante e rischiosissima azione tendente alla eliminazione di un centro di fuoco avversario che, infliggendo sensibili perdite alle nostre truppe, minacciava di paralizzare l’intero svolgimento dell’attacco. Superati i reticolati sotto l’im-perversare di una violentissima reazione, concorreva ad assaltare con bombe a mano ed all’arma bianca la postazione nemica riu-scendo ad eliminare i difensori e ad impadronirsi dell’arma. Contrattaccato da preponderanti forze che tentavano di riprende-re la postazione, conscio dell’assoluta necessità di non cedere, re-sisteva strenuamente incitando i compagni alla lotta. Colpito gravemente da una bomba nemica che gli lacerava una mano e lo

CASTAGNA Oreste vivente

Già alpino Divisione alpina Taurinense 4ª sezione sanità nel 1943

Partigiano combattente

27ª Divisione partigiana jugoslava

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colpiva in altre parti del corpo, non desisteva dalla lotta. Rifiu-tando ogni assistenza, agitando nell’aria la mano mutilata e san-guinante, si trascinava ancora avanti con i compagni che nel frattempo avevano raggiunta e superata la posizione e, nel nome d’Italia, li spronava all’assalto fino a quando cadeva a terra pri-vo di sensi. Regatica (Bosnia), 15 febbraio 1944

�� BIOGRAFIA

Nato nel 1917 a Velletri (RM), è un modesto e laborioso ope-raio. Viene arruolato nel settembre 1938 nell’8ª compagnia sanità in Capua e trattenuto alle armi dal marzo 1940. Trasferito nel gennaio 1942 alla 4ª sezione sanità mobilitata della Divisione alpina Taurinense, allora dislocata sul fronte greco-albanese, raggiunge il reparto nello stesso mese sbar-cando a Gravosa in Dalmazia. Dopo l’8 settembre 1943, si unisce alle formazioni partigiane della brigata jugoslava “Druca Cresch” partecipando a numerose azioni. Ferito nel fatto d’arme del 15 febbraio 1944, dopo essere stato ricove-rato all’ospedale da campo delle brigata, riprende il suo po-sto di combattimento nella 27ª Divisione partigiana jugoslava fino al 2 agosto 1945, data del suo rientro in Patria. Il 13 ottobre dello stesso anno è collocato in congedo. Dal 1965 è impiegato presso la Direzione Generale delle Fer-rovie dello Stato a Roma. Muore, nel 2007, nella sua abitazio-ne nella campagna veli terna, terra da lui tanto amata.

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MOTIVAZIONE

Ufficiale superiore in s.p.e., dopo l’8 settembre 1943, sceglieva la dura lotta clandestina. Prima come semplice gregario e poi come capo di S.M. di una Divisione partigiana, partecipava a numero-se azioni di guerra, contribuendo efficacemente al felice esito delle operazioni, nelle quali rifulgeva per le sue alte qualità di organiz-zatore e valoroso comandante. Fu a tutti maestro e guida di co-raggio. Così in un difficile combattimento lasciò il suo posto di Stato Maggiore per tornare semplice artigliere servendo da solo, allo scoperto, un pezzo da 75/13 con cui riuscì a spezzare lo slan-cio nemico. Durante l’ultimo tentativo del nemico di impadronirsi del Monte Soglio, baluardo della resistenza partigiana del Cana-vese — delineandosi un cedimento — raccoglieva intorno a sé i migliori e ragguagliava il comando che non avrebbe receduto. Fedele alla parola, si immolava. Superbo esempio di intrepidez-za, di cosciente valore, di altissimo sentimento del dovere e dell’o-nore militare. Monte Soglio, 3 marzo 1945

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CASTAGNERI Bernardo

Già Maggiore in servizio permanente effettivo 3° reggimento artiglieria alpina

gruppo Val Piave nel 1943

Partigiano combattente Capo di Stato Maggiore 4ª Divisione garibaldina

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BIOGRAFIA

Nato nel 1909 a Vauda Inferiore (TO), è orfano di guerra. Compie i suoi studi nel Collegio Sommeiller di Torino conse-guendo il diploma di Geometra nel 1928. L’anno dopo entra nell’Accademia di Artiglieria e Genio e nel 1931 esce sottotenente di artiglieria. Frequentata la Scuola d’Applicazione d’Arma e promosso tenente, è assegnato al 3° reggimento artiglieria da monta-gna. E’ poi insegnante alla Scuola Allievi Ufficiali di Bra e istrut-tore nella Scuola Centrale di Alpinismo di Aosta per ritornare nel marzo 1940 alla Scuola di Bra col grado di capitano. Promosso maggiore dal 1° gennaio 1943 e destinato al grup-po Val Brenta, passa dal 16 maggio successivo al gruppo Val Piave mobilitato, operante nei Balcani. Dopo l’8 settembre, riesce a raggiungere, attraverso difficoltà di ogni genere, il Piemonte, si rifugia sulle montagne della Val-le di Lanzo ed entrato nelle formazioni partigiane viene nomi-nato Capo di Stato Maggiore della 4ª Divisione garibaldina. Cade in combattimento il 3 marzo 1945.

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MOTIVAZIONE

Destinato al comando di una brigata, chiedeva ed otteneva di rimanere al comando del reggimento per una imminente azione, e, con perizia ed entusiasmo, preparava le sue truppe all’attacco della posizione nemica, contro la quale per tre giorni si erano in-vano sferrati tre precedenti attacchi. Dirigeva poi i suoi reparti contro la posizione stessa, e, poichè le prime ondate battute dal-l’intenso fuoco avversario di artiglieria e mitragliatrici non riu-scivano a progredire, accorreva con i rincalzi, e, postosi alla testa delle truppe, le trascinava all’assalto, raggiungendo l’obiettivo. Mentre già gli arrideva la vittoria, cadde colpito a morte. Mesnjak, 27 agosto 1917

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CATTALOCHINO Alceo Già Ten. Col. in servizio permanente effettivo

2° reggimento alpini nel 1915

Colonnello in servizio permanente effettivo brigata Belluno

C.te 274° reggimento fanteria

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BIOGRAFIA

Di famiglia sarda, nasce nel 1863 a Terni (PG). Decide di seguire la carriera militare. Entra diciassettenne alla Scuola Militare di Modena e ne esce sottotenente nel 33° reggimento fanteria (brigata Livorno). Passa quindi negli alpini divenendo capitano nel 3° reggimen-to, maggiore nell’8° e tenente colonnello nel 2°. Parte come colonnello per la guerra contro l’Austria coman-dando successivamente il 149° reggimento fanteria (brigata Trapani) di nuova formazione, passando poi nel 57° (brigata Abruzzi) ed infine nel 157° (brigata Liguria) pure di nuova for-mazione. Combatte ad Oslavia, a Gorizia, sul Monte Zovetto, sempre distinguendosi come ufficiale intelligente e valoroso. Incaricato, forma il 274° reggimento fanteria, ma quando si tratta di condurlo alla prova del fuoco è assegnato al co-mando di una brigata. Non vuole lasciare i suoi battaglioni nel giorno del combatti-mento e chiede ed ottiene di rimanere almeno per quell’a-zione, azione in cui, alla testa dei suoi prodi fanti cade da eroe sul Monte Mesnjak il 27 agosto del 1917.

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MOTIVAZIONE

Comandante di battaglione di una Divisione dislocata in terra straniera, all’atto dell’armistizio, fedele al suo giuramento, si a-doperò in ogni modo per organizzare ed attuare una tenace ed onorevole resistenza armata contro preponderanti forze tedesche. Inviato in pericolosa missione presso il Comando Supremo italia-no per ricevere ordini, pur essendogli stato offerto di rimanere in patria, volle ritornare presso il suo reparto per dividerne la sorte dando mirabile esempio di coraggio, attaccamento al dovere e spirito di sacrificio. Catturato dopo strenua resistenza, cadeva da eroe al grido di «Viva l’Italia» lanciato davanti al plotone di ese-cuzione. Magnifico esempio di elette virtù militari. Albania, settembre 1943

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CIRINO Emilio Già Tenente in servizio permanente effettivo

8° reggimento alpini nel 1925

Ten. Col. in servizio permanente effettivo Divisione Perugia

129° reggimento fanteria Comandante 2° battaglione ciclisti

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BIOGRAFIA

Nato nel 1895 a Montalto Offugo (CS), partecipa volontario, alla prima guerra mondiale riportando una prima ferita a Monte Sei Busi nel giugno 1915 ed una seconda ad Oppa-chiasella nell’agosto 1916. Guadagna una Medaglia di Bron-zo (Palazzo, giugno 1915) e una Croce di Guerra (Clauzetto, Udine, novembre 1917). Congedato nel maggio 1920 col grado di tenente di comple-mento, fa parte, dalla costituzione al suo scioglimento, del Corpo della Regia Guardia di Pubblica Sicurezza. Nominato tenente in servizio permanente effettivo è destina-to all’8° reggimento alpini. Presta successivamente servizio nel 25°, nel 125°, nell’81° reg-gimento fanteria, ed infine, dal 1928, al Centro Chimico Milita-re. Trasferito a domanda nel Regio Corpo Truppe Coloniali della Somalia è assegnato al II battaglione Benadir e dal 1935 al 2° raggruppamento arabo-somalo, meritandosi poi nel 193-6 una Croce di Guerra. Dopo la campagna etiopica, promosso capitano, con avan-zamento straordinario per meriti eccezionali e maggiore nel gennaio 1940, presta servizio presso lo Stato Maggiore a Ro-ma fino al 1942, quindi, è trasferito al 129° fanteria Perugia allora dislocato in Albania. Assunto il comando del II batta-glione ciclisti, lo conserva anche con la promozione a tenen-te colonnello conseguita nel maggio 1941. Cade prigioniero dopo strenua resistenza in Albania e viene ucciso nel settem-bre del 1943.

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MOTIVAZIONE

Comandante di compagnia coloniale, dopo aver con passione for-giato in perfetto strumento di guerra il suo reparto, lo guidava vittoriosamente in numerosi fatti d’arme. Successivamente, nella difesa di importante ed esteso settore, comandato a resistere sulla posizione, in due giornate di aspro combattimento contro il nemi-co di gran lunga superiore per uomini e mezzi, trascinava ancora una volta il suo reparto, ormai stremato di forze, in violenti con-trattacchi. Sebbene ferito gravemente in più parti del corpo, riu-niva e rincuorava i superstiti portandoli ad un ultimo disperato contrattacco. Il nemico veniva respinto, mentre egli, nuovamente colpito, gloriosamente cadeva. Passo Mardà (Somalia), 18-22 marzo 1941

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CODERMATZ Mario Già Sottotenente di complemento

2° reggimento alpini battaglione Saluzzo nel 1936

Tenente in servizio permanente effettivo 20° battaglione coloniale

Comandante 2ª compagnia

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BIOGRAFIA

Nato nel 1914 a Trieste, è iscritto alla Facoltà di Farmacia all’Università di Padova, si arruola volontario nel 1933 quale Allievo Ufficiale di Complemento della specialità alpini nella Scuola di Milano e nel giugno 1934 è promosso sottotenente di complemento assegnato al 2° reggimento alpini. Trattenuto alle armi, il 9 ottobre 1935, parte volontario per l’Africa orientale col battaglione Saluzzo. Preso parte al con-flitto italo-etiopico, passa a domanda nel Regio Corpo Trup-pe Coloniali della Somalia e col 37° battaglione coloniale partecipa, nel 1938, alle operazioni di polizia svoltesi nei Galla Sidamo e nell’Ancoberino, ottenendo anche un encomio solenne e la nomina a tenente in servizio permanente effetti-vo per meriti di guerra. Alla vigilia della seconda guerra mondiale è destinato al 20° battaglione coloniale, assumendo il comando della 2ª com-pagnia. Il 22 marzo 1941, in Somalia, cade colpito a morte mentre vede respingere il nemico.

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MOTIVAZIONE

Comandante di un battaglione in una importante posizione di prima linea, resistette a violentissimi attacchi nemici, infrangen-do la furia degli assalitori. Fiero del suo posto d’onore, sfidando il pericolo alla testa dei suoi rincalzi, contrattaccò sanguinosa-mente l’avversario, che in forze sempre crescenti gli disputava il terreno palmo a palmo. Aggirato da forze soverchianti, riunì i superstiti e coll’esempio e colla voce tentò con disperata eroica lotta corpo a corpo di rompere il cerchio che lo stringeva, incon-trando gloriosissima morte. Fulgido esempio delle più nobili vir-tù militari di condottiero e soldato. M. Pertica (Grappa), 15 giugno 1918

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BIOGRAFIA

Nato nel 1880 a Casteggio (PV), da poco nominato sottote-

CORALLI Luigi Già Capitano in servizio permanente effettivo

8° reggimento alpini nel 1916

Maggiore in servizio permanente effettivo brigata Cremona

21° reggimento fanteria

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nente nel 29° reggimento fanteria (brigata Pisa) si distingue a Como fermando un cavallo in fuga e si merita un attestato di benemerenza al Valor Civile. Da tenente è all’8° reggimento alpini e poi alla Scuola Militare di Modena quale insegnante aggiunto di geografia. Capitano nell’8° reggimento alpini, entra in guerra contro l’Austria distinguendosi alla Selletta del Freikofel ed a Pal Grande meritandosi una Medaglia d’Argento (Selletta del Freikofel, 1916). Promosso maggiore è trasferito al 69° reggimento fanteria (brigata Ancona) e poi al 21°. Il 15 giugno 1918 sul Monte Pertica cade alla testa del suo battaglione, non arrendendosi al nemico che lo aveva accerchiato.

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MOTIVAZIONE

Ufficiale superiore dotato di eccezionali qualità morali, intellet-tuali e di carattere, dopo l’armistizio, fedele al Governo del Re ed al proprio dovere di soldato, organizzava, in zona controllata dai tedeschi, un’efficace resistenza armata contro il tradizionale ne-mico. Per oltre quattro mesi dirigeva, con fede ed entusiasmo ine-sauribili, la attività informativa e le organizzazioni patriote della zona romana. Con opera assidua e con sagace tempestività, elu-dendo l’accanita vigilanza avversaria, forniva al Comando Su-premo alleato ed italiano numerose e preziose informazioni ope-rative, manteneva viva e fattiva l’agitazione dei patrioti italiani, preparava animi, volontà e mezzi per il giorno della riscossa, con una attività personale senza soste, tra rischi continui. Arrestato dalla sbirraglia nazifascista e sottoposto alle più inumane tortu-re, manteneva l’assoluto segreto circa il movimento da lui creato, perfezionato e diretto, salvando così l’organizzazione e la vita ai

CORDERO LANZA DI MONTEZEMOLO Giuseppe

Già alpino 1° reggimento alpini nel 1918

Colonnello in servizio permanente effettivo

Arma del genio C.te 11° rgpt. genio motocorazzato

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propri collaboratori. In occasione di una esecuzione sommaria di rappresaglia nemica, veniva allineato con le vittime designate nelle adiacenze delle catacombe romane e barbaramente trucida-to. Chiudeva così, nella luce purissima del martirio, una vita e-roica, interamente e nobilmente spesa al servizio della Patria. Roma, Catacombe di S. Calisto, 24 marzo 1944

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BIOGRAFIA

Nasce nel 1901 a Roma. Appartiene a nobile famiglia pie-montese di antiche tradizioni militari. Studente al Politecnico di Torino, non ancora diciottenne, partecipa volontario alla prima guerra mondiale in un batta-glione di marcia del 1° reggimento alpini. Ripresi gli studi e conseguita la laurea in Ingegneria Civile, e-sercita a Genova la sua professione. In seguito a concorso viene nominato tenente del genio in servizio permanente effettivo, promosso capitano nel 1928, è insegnante alla Scuola di Applicazione. Frequentati i corsi della Scuola di Guerra, è chiamato nel 1935 allo Stato Maggiore e consegue, l’anno successivo, la promo-zione a maggiore a scelta. Comanda poi un battaglione genio telegrafisti in Spagna me-ritandosi una Croce di Guerra (La Molatilla, Spagna, marzo 1938) e successivamente è capo di Stato Maggiore di una brigata Frecce Nere. Nel giugno 1939 promosso tenente co-lonnello per meriti di guerra in Spagna. Rimpatriato e nominato insegnante aggiunto alla Scuola di Guerra, rientra nello Stato Maggiore nel 1939 col grado di te-nente colonnello e nel giugno 1940 è chiamato a far parte del Comando Supremo. Distintosi in diverse missioni in Africa Settentrionale (Medaglia Argento in Africa settentrionale, dicembre 1941-gennaio 194-2; Medaglia Bronzo a Tobruk, aprile 1941) è promosso colon-nello nel giugno 1943.

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Nominato Cavaliere con l’Ordine Militare Savoia (giugno 194-0-gennaio 1943), lascia il Comando Supremo per assumere il comando dell’11° raggruppamento genio motocorazzato. Costituitosi il comando della Città aperta in Roma dopo l’ar-mistizio, gli viene affidata la direzione dell’Ufficio affari civili. Da questo momento ha inizio la sua fervida attività diretta a riunire le forze disperse e ad organizzarle in una compagine risoluta. Tecnico di valore, è autore di numerose pubblicazioni sulla scienza delle costruzioni e collaboratore di riviste e giornali di carattere tecnico. Il 24 marzo 1944 è ucciso alle Fosse Ardeatine.

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MOTIVAZIONE

Comandante di compagnia fucilieri costituita a caposaldo, sotto l’incalzare di eventi sfavorevoli, in tre giornate di dura lotta, at-taccato da forze soverchianti, ne stroncava ripetutamente l’impeto infliggendo all’avversario sensibili perdite. Al quarto giorno, sconvolte quasi tutte le postazioni delle armi automatiche ed anti-carro, caduti quasi tutti i suoi uomini, ferito e circondato, insie-me con gli ultimi superstiti, rifiutava sdegnosamente di arrender-si e si difendeva strenuamente con lancio di bombe a mano, fin-ché sopraffatto e trafitto da numerosi colpi di baionetta, consa-crava il suo eroismo col supremo sacrificio della vita. Carmuset Belaodeach - Tobruk (A.S.), 21 -25 novembre 1941

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BIOGRAFIA

Nato nel 1914 a Genova, iscritto alla Facoltà di Giurispruden-

CUNEO Gildo Già Sottotenente di complemento

4° reggimento alpini nel 1941

Tenente di complemento 39° reggimento fanteria

Comandante 5ª compagnia

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za all’Università di Genova, è ammesso nel novembre 1934 alla Scuola Allievi Ufficiali della specialità alpini a Bassano. Nominato sottotenente nel 1935 e destinato al 4° reggimento alpini, nel giugno 1936 viene congedato. Laureatosi l’anno dopo, inizia nello studio paterno la pratica notarile. Richiamato per mobilitazione nel 1941, raggiunge il 4° alpini allora impegnato sul fronte greco-albanese. Rientrato al deposito poco dopo e promosso tenente, chiede di essere inviato nuovamente in zona di operazioni e nell’otto-bre dello stesso anno parte per l’Africa Settentrionale. Destinato al 39° fanteria assume il comando della 5ª compa-gnia. Cade sul campo di battaglia il 25 novembre 1941.

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MOTIVAZIONE

Subito dopo l’armistizio militava nelle formazioni partigiane del-l’Ossola e poi in quelle di Vallestrona distinguendosi per valore e per capacità ed ottenendo il comando di un plotone di arditi sa-botatori. Sorpreso nel corso di un’azione da un’ottantina di SS germaniche, con calma e decisione riusciva a disimpegnare i suoi uomini, salvando il prezioso materiale di sabotaggio da poco a-violanciato. Per questo fare si attardava per coprire con il fuoco la ritirata. Tagliato fuori e serrato da presso si chiudeva in un casolare resistendo per quattro ore respingendo ripetuti inviti di resa. In mezzo all’incendio, provocato da nutrito tiro di mortai, lanciava le sue ultime bombe a mano e dopo aver risposto alla reiterata intimazione: « I patrioti muoiono ma non si arrendono », con l’ultimo colpo della sua pistola si dava la morte prima di cadere prigioniero. L’eroico contegno del valoroso partigiano si imponeva anche al feroce nemico che concedeva l’onore delle ar-mi. Oira (Novara), 3 giugno 1944

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CUROTTI Silvestro Già Artigliere Alpino

1° reggimento artiglieria alpina gruppo Aosta nel 1943

Partigiano combattente Divisione “Beltrami”

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BIOGRAFIA

Nato nel 1920 a Domodossola (VB), giovane sportivo e deco-ratore edile, chiamato alle armi, prende parte alle operazioni di guerra svoltesi alla frontiera occidentale nel giugno 1940 come artigliere nel gruppo Aosta del 1° reggimento artiglieria alpina. Dalla fine di aprile del 1941 partecipa col reparto alla Cam-pagna sul fronte greco-albanese e alle successive operazioni di guerriglia nei territori occupati. Dopo l’armistizio dell’8 settembre 1943, rientrato in Patria, rag-giunge una formazione partigiana della Divisione “Beltrami”. Al comando di una squadra volante di arditi, si distingue combattendo a Gravellona, a Celio e a Strona dove, blocca-to in una casa, riesce a mettersi in salvo dopo aver ucciso tre militari tedeschi. Il 3 giugno 1941, in identico episodio nella località Oira perde la vita.

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MOTIVAZIONE

Giovanissimo, animato da fede incrollabile, accorse fra i primi al richiamo santo della Patria, cui prodigava con ardore inegua-gliabile ogni energia. In lunghi giorni di lotta acerrima contro il nemico tedesco, soverchiante per numero e mezzi, dava prove e-semplari di coraggio, finché, stremato di forze, ma intatto nello spirito indomito, veniva catturato con l’arma in pugno. Rinchiuso in una orribile cella sotterranea, torturato ferocemente, privato di cibo ed acqua, ma sorretto da gigantesco amore per l’Italia, tace-va resistendo ad ogni sevizia. Nel momento estremo, il corpo pia-gato ed infranto, trovava ancora la forza per gridare agli invasori la sua fede negli eterni destini dell’Italia. Fulgido esempio di e-roismo e di fede alle generazioni future. Cairo Montenotte, 16 aprile 1944

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DACOMO Pietro Augusto Già Sottotenente di complemento 104° reggimento alpini di marcia

2° battaglione 607ª compagnia nel 1943

Partigiano combattente

Formazione “Maggiore Mauri”

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BIOGRAFIA

Nato nel 1921 a Monticello d’Alba (CN), figlio di modesti pro-prietari terrieri, pur non disdegnando il lavoro dei campi, con-segue nel 1940 il diploma magistrale a Bra. Chiamato alle armi nel marzo dell’anno successivo ed inviato alla Scuola Centrale Militare di Alpinismo di Aosta, vi conse-gue nel giugno 1941 la promozione a sergente quindi, am-messo al Corso Allievi Ufficiali di Bassano del Grappa, è pro-mosso sottotenente nel marzo 1942. Destinato al 3° reggimento alpini, è assegnato nell’agosto dello stesso anno al II battaglione del 104° reggimento alpini di marcia della Cuneense col quale partecipa alle operazioni di guerra sul fronte greco-albanese, riportando una ferita in combattimento e meritando un encomio dal Comando del IV Corpo d’Armata. Si trova ancora in licenza di convalescenza quando giunge la notizia dell’armistizio. Organizzata una squadra di volontari nella borgata natia, raggiunge nel novembre 1943 le formazioni partigiane del maggiore Mauri operanti nelle Langhe. E’ catturato in un rastrellamento in Val Casotto a fine marzo del 1944 e fucilato a Cairo Montenotte il 16 aprile 1944.

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MOTIVAZIONE

Volontario in A.O. e pure volontario in un gruppo di bande di Dubat, instancabile ed entusiasta, prodigò la sua fede e le sue energie nella preparazione degli uomini che guidò ai cimenti del-la guerra con grande valore. Col suo brillante comportamento di animatore e trascinatore coraggioso, diede efficace contributo al successo di Danise. Sei giorni dopo, con la sua mezza banda di Dubat, in accanito combattimento contro forze nemiche cento vol-te superiori, armate di mitragliatrici e cannoni ed appostate in bosco insidioso e fittissimo, con impeto e fermezza trattenne le orde incalzanti. Più volte attaccato respinse, con indomito valore l'offesa. Circondato da tutte le parti ed esaurite le munizioni, col pugnale e con le bombe cercò, con i superstiti, di infrangere il cer-chio. Nell'impari lotta, eroicamente cadde immolando la sua gio-vane vita alla grandezza della Patria imperiale. Sadé (Sidama), 20 ottobre 1936

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DANIELE Antonio Già Sottotenente di complemento

1° rgt. artiglieria montagna nel 1933

Tenente di complemento 1° gruppo bande armate di confine

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BIOGRAFIA

Nato nel 1910 a Cerva (CZ), s’iscrive alla Facoltà di Ingegne-ria all’Università di Napoli e viene poi ammesso alla Scuola Allievi Ufficiali di Complemento di Artiglieria a Bra nel novem-bre 1931. Nel giugno dell’anno successivo è promosso sotto-tenente assegnato al 1° reggimento artiglieria da montagna. Congedato nell’agosto 1933, due anni dopo è richiamato a domanda per essere destinato alle truppe mobilitate della Somalia. Partito da Napoli il 4 maggio 1935, sbarca a Mogadiscio venti giorni dopo. Nel settembre passa volontario, al 1° gruppo Bande Dubat. Con Regio Decreto del 19 dicembre 1936 è promosso tenen-te a scelta con anzianità 1° luglio 1936. E’ decorato con una Medaglia di Bronzo a Danise e una Cro-ce di Guerra concessa sul campo nel 1936. Cade colpito a morte dopo strenua resistenza il 20 ottobre 1936.

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MOTIVAZIONE

In aspro combattimento, si lanciava arditamente all’attacco, in testa al proprio reparto. Ferito gravemente, rifiutava ogni soccor-so, conscio della necessità, nel momento decisivo della lotta, della sua azione di comando. Mentre impavido incitava i suoi ascari, cadeva colpito a morte da una raffica di mitragliatrice. Esempio fulgidissimo di elette virtù militari e di dedizione al dovere fino al supremo sacrificio. Torrente Manta, 7 marzo 1939

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BIOGRAFIA

Nato nel 1914 a Tunisi, si trasferisce nel 1933 a Torino. Studente del secondo anno nella Facoltà di Lettere dell’Uni-versità di Torino – che gli conferisce la laurea “ad Honorem” alla memoria nel 1941 – interrompe gli studi per arruolarsi vo-

DE GIORGIO Havis Già sottotenente di complemento

11° reggimento alpini battaglione Saluzzo nel 1937

Sottotenente di complemento

2° battaglione coloniale

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lontario, semplice camicia nera nella 104ª sezione Camicie Nere inquadrata nella Divisione “3 Gennaio”. Sbarcato a Massaua il 9 novembre 1935 raggiunge la zona d’operazioni e vi rimane fino al marzo 1936 quando viene am-messo al Corso Allievi Ufficiali di Complemento di Saganeiti. Nominato sottotenente di fanteria nella specialità alpini il 25 giugno successivo, presta servizio nel battaglione Saluzzo del-l’11° reggimento. Rimpatriato il Saluzzo, ottiene di passare nel Regio Corpo Truppe Coloniali e nell’ottobre viene assegnato al 2° batta-glione “Hildago” della 9ª brigata coloniale prendendo parte, per oltre due anni, a numerose azioni di polizia e soprattutto nel Gimma Meridionale, nei pressi del Lago Margherita e del Lago Ciamò. Si guadagna nel 1937 una Medaglia d’Argento. Il 7 marzo 1939 cade sul campo colpito mortalmente da una raffica di mitragliatrice.

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MOTIVAZIONE

Soldato fedele e deciso, animato da vivo amor di Patria, dopo l’ armistizio prodigava ogni sua attività alla lotta di liberazione organizzando, animando e guidando da posti di responsabilità e di comando il movimento partigiano nella Carnia e nella zona montana ad est del Tagliamento. Comandante capace e soldato valoroso, dopo essersi ripetutamente affermato in numerosi com-battimenti, si distingueva particolarmente durante la dura offen-siva condotta da preponderanti forze tedesche alla fine di settem-bre 1944 nella zona montana del Torre Natisone. In condizioni particolarmente difficili di tempo e di ambiente, fermo, deciso e coraggioso riaffermava l’italianità della regione e la intangibilità dei confini della Patria. Cadeva vittima della tragica situazione creata dal fascismo ed alimentata dall’oppressore tedesco in quel martoriato lembo d’Italia dove il comune spirito patriottico non sempre riusciva a fondere in un sol blocco le forze della Resisten-za. Friuli, settembre 1943 - 7 febbraio 1945

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DE GREGORI Francesco nome di guerra: “Bolla”

Già Capitano in s.p.e. Scuola Allievi Ufficiali Bassano del Grappa 1942

Partigiano combattente gruppo divisioni “Osoppo-Friuli”

Comandante brigata “Osoppo”

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BIOGRAFIA

Nato nel 1910 a Roma, diciottenne, si arruola quale allievo sottufficiale e raggiunto il grado di sergente maggiore è am-messo alla Scuola di Fanteria e Cavalleria di Modena nell’ot-tobre 1932 e due anni dopo viene nominato sottotenente di fanteria in servizio permanente effettivo. Assegnato all’8° reg-gimento alpini e promosso tenente nel 1936, parte per la Spa-gna due anni dopo al comando di una compagnia del 1° fanteria “Frecce Nere”. Ottiene una Medaglia di Bronzo a Seros, in Spagna, nel dicembre 1938. Rientrato all’8° alpini, partecipa alle operazioni di guerra svoltesi alla frontiera occi-dentale col battaglione Val Tagliamento dall’11 giugno 1940 e a quelle sul fronte greco-albanese dal novembre dello stes-so anno al 1° marzo 1941. Merita un’altra Medaglia di Bronzo sul Mali Topojanit, nel dicembre 1940 - gennaio 1941. Rimpa-triato per malattia e promosso capitano dal 1° gennaio 1942, dopo essere stato insegnate alla Scuola Allievi Ufficiali di Bas-sano, ritorna in Albania presso il Comando dell’VIII Corpo d’Armata. L’annuncio dell’armistizio lo trova in licenza in Friuli presso la famiglia. Raggiunte le formazioni partigiane del gruppo Divisioni “Osoppo-Friuli” assume, col nome di batta-glia “Bolla”, il comando della brigata Osoppo. Non aderisce all’invito di porsi alle dipendenze di comandi partigiani jugo-slavi per non favorire le mire della Jugoslavia sul Friuli. Nel cor-so di un proditorio attacco alle Malghe di Porzus, cade insie-me ad altri 17 suoi uomini fedeli all’ideale di Patria il 7 feb-braio 1945.

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MOTIVAZIONE

Comandante di elette virtù militari, combattente di leggendario valore, in numerosi aspri combattimenti inferiva duri colpi al nemico, catturando interi presidi e facendo cospicuo bottino di materiali da guerra. Durante un audace attacco ad una polverie-ra, sopraffatto da forze nemiche accorse di rinforzo, sosteneva per quattro ore una impari lotta, finché, costretto a fare ripiegare il proprio reparto, rimaneva con pochi compagni a proteggere il movimento. Dopo avere strenuamente lottato fino all’ultima car-tuccia, cadeva in mezzo ai suoi uomini stretti intorno a lui nell’e-pica difesa. Il nemico, ammirato da tanto valore, gli dava onora-ta sepoltura ed inviava il drappo per avvolgere la salma. Sangano, 26 giugno 1944

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BIOGRAFIA

Nato nel 1920 a Lettopalena (CH) è allievo all’Accademia Militare di Modena dalla quale, nel marzo 1942, esce sottote-nente in s.p.e. nel 3° reggimento alpini.

DE VITIS Sergio già Sottotenente s.p.e.

battaglione Val Chisone, IV gruppo Valle

Partigiano combattente

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Dopo aver frequentato il corso applicativo nella Scuola di Fanteria di Parma, è inviato al corso di specializzazione presso la Scuola Centrale Militare di Aosta. Nel luglio 1942 è al battaglione Val Chisone del IV gruppo al-pini mobilitato, allora di stanza in Montenegro. Rientrato in Italia col reparto alla fine dello stesso anno, dopo l’8 settembre partecipa in Piemonte alla lotta clandestina. Per il valore dimostrato e per le sue doti di comando, viene nominato comandante di una Divisione partigiana che ha preso in seguito il suo nome.

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MOTIVAZIONE

Subito dopo l’8 settembre 1943 iniziava decisamente la lotta par-tigiana. Compiva numerosi e rischiosi atti di sabotaggio, meri-tando in breve tempo il comando della 1° banda di montagna del Gruppo Divisioni d’assalto «Osoppo-Friuli ». Allo scopo di fare insorgere Tolmezzo, fortemente presidiata dal nemico, con soli 12 partigiani irrompeva di notte nella città aprendosi la strada a colpi di mitra e bombe a mano. Con audacia temeraria attaccava la caserma. Colpito mortalmente cadeva a terra, ma ancora non domo, si rialzava gridando: « Viva l’Italia!, Osoppo avanti! » fin-ché una nuova raffica non ne stroncava l’eroica vita. Tolmezzo, 26 aprile 1944

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BIOGRAFIA

Nato nel 1922 ad Auronzo (BL), figlio di un ufficiale degli alpini,

DEL DIN Renato Già Sottotenente in servizio permanente effettivo

8° reggimento alpini battaglione Gemona

70ª aompagnia nel 1943

Sottotenente in servizio permanente effettivo Partigiano combattente

Gruppo divisioni “Osoppo e Friuli”

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consegue la maturità classica nel Collegio Militare di Milano, entra alla Scuola Militare di Modena e nel marzo 1943 è nomi-nato sottotenente in servizio permanente effettivo. Dopo aver frequentato il corso d’applicazione viene asse-gnato nell’agosto successivo al battaglione Gemona dell’8° alpini della Divisione Julia, dove assume il comando di un plo-tone della 70ª compagnia. Dopo l’8 settembre 1943, è tra i primi a raggiungere le forma-zioni partigiane sui monti del Friuli e al comando di una ban-da del gruppo divisioni “Osoppo-Friuli” si distingue a Plastichis e nella zona di Morsano al Tagliamento. Raggiunta Pielungo nelle Prealpi carniche, decide con supre-mo sprezzo della vita di attaccare in Tolmezzo il forte presidio tedesco; ma travolto nel combattimento, cade da prode. Da segnalare che anche sua sorella Paola, classe 1923, partigia-na nella stessa formazione, fu decorata di Medaglia d’Oro al valor militare. Gli viene conferita dall’Università di Padova la laurea “ad honorem” alla memoria.

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MOTIVAZIONE

In aspro e sanguinoso combattimento contro i ribelli in posizione fortificata, dimostrava slancio ammirevole, arditezza e sprezzo del pericolo. Mentre in piedi, incitando i suoi ascari, lanciava una bomba a mano, cadeva colpito a morte. Mirabile esempio di alte virtù militari, di fierezza, di alto sentimento del dovere. Già decorato per essersi distinto in precedenti fatti d'arme. M. Dunun (Neghelli), 19 maggio 1936

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BIOGRAFIA

Nato a Torino da famiglia di antiche tradizioni militari, vuole seguire l’esempio del padre e nell’ottobre 1929 entra all’Ac-cademia Militare di Modena uscendone sottotenente di fan-teria due anni dopo. Frequentata la Scuola di Applicazione di Parma è promosso

DELLA NOCE Adolfo Già Tenente in servizio permanente effettivo

4° reggimento alpini nel 1934

Tenente in servizio permanente effettivo 3° raggruppamento Arabo-Somalo

9° battaglione

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tenente nel 4° reggimento alpini. Trasferito a domanda nel Regio Corpo Truppe Coloniali della Somalia, il 24 aprile 1935 raggiunge Mogadiscio, assegnato al 9° battaglione arabo-somalo. E’ decorato di Medaglia d’Argento al Valor Militare, conqui-stata a Galgalì il 14 gennaio 1936. Il 19 maggio cade colpito sul campo.

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MOTIVAZIONE

Comandante di un battaglione coloniale in un presidio isolato, attaccato da preponderanti forze ribelli, opponeva resistenza per più giorni e, benché ferito, non lasciava il comando del battaglio-ne. Col reparto decimato e nella impossibilità di tenere la posizio-ne, avendo avuto ordine di ripiegare per ricongiungersi alle altre forze, riusciva con abile manovra, a sfuggire alla stretta nemica. Attaccato durante la marcia opponeva disperata resistenza e, benché nuovamente e gravemente ferito, guidava arditamente i suoi uomini all’assalto. Travolto dall’avversario, venti volte supe-riore, veniva catturato, sottoposto a giudizio sommario e condan-nato a morte subiva stoicamente la barbara condanna. Billò Lechemptì (A.O.), 22 maggio-5 giugno 1941

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BIOGRAFIA

Nato nel 1899 a Catania, è Sottotenente di complemento nel

DEODATO Pierluigi Capitano in servizio permanente effettivo

5° reggimento alpini nel 1936

Maggiore in servizio permanente effettivo 7ª brigata coloniale

Comandante 6° battaglione Eritreo

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novembre 1918 e l’anno dopo parte per la Cirenaica, asse-gnato al 6° battaglione del 34° reggimento fanteria. Promosso tenente nel maggio 1920 e trattenuto in servizio a domanda, partecipa nel Regio Corpo Truppe Coloniali della Cirenaica, alle operazioni di grande polizia coloniale per oltre cinque anni meritandosi il passaggio ad effettivo. Rimpatriato nell’ottobre 1925 e trasferito al 1° reggimento al-pini, con la promozione a capitano passa al 5° nel 1933 e due anni più tardi, il 10 marzo 1935, si imbarca a Napoli per l’Africa Orientale. Conclusa la campagna etiopica, si fa notare per il valore ri-conosciuto con una Medaglia di Bronzo (Addis Abeba, luglio 1936) e 2 Croci di Guerra (Africa orientale 20 marzo 1937, Afri-ca orientale, 31 marzo 1937). E’ trasferito nelle truppe coloniali come comandante della compagnia mitraglieri dell’8° battaglione eritreo. Assunto il comando del 6° battaglione della 7ª brigata colo-niale nel novembre 1939, viene mobilitato con l’entrata in guerra dell’Italia. Nel febbraio 1941 è promosso maggiore. Catturato, il 5 giugno 1941 viene giustiziato dal nemico.

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MOTIVAZIONE Ufficiale superiore di artiglieria, comandante di un reparto spe-cialisti, partecipava volontariamente alle più audaci ricognizioni, non esitando ad esporsi ai più gravi pericoli, nell’attraversare frequentemente, da solo, zone battute da mezzi corazzati nemici. Durante una azione offensiva a grande raggio, giungeva fra i pri-mi sulle posizioni conquistate, guidando con ardita perizia le co-lonne avanzanti. Nel corso di una violenta azione di bombarda-mento da parte di una numerosa formazione aerea nemica, men-tre con l’esempio della sua serenità induceva i dipendenti già du-ramente provati, a fermo contegno, cadeva mortalmente colpito. Conscio della fine imminente, ordinava a coloro che accorrevano in suo aiuto, di provvedere prima agli artiglieri feriti e suggella-va con nobili parole di incitamento e di fede, la sua vita intera-mente dedicata al dovere e alla Patria. Fronte della Marmarica, 28 giugno – 17 settembre 1940

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BIOGRAFIA Nasce a Sulmona nel gennaio 1896. Frequenta il Collegio Mili-tare di Napoli e passa nel marzo del 1916 all’Accademia di

ENRICO Giammarco già Tenente

1° e 2° reggimento artiglieria da montagna

Tenente Colonnello d’artiglieria da campagna

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Artiglieria e Genio di Torino, uscendone sottotenente d’arti-glieria il 30 novembre dello stesso anno. Destinato al 1° reggimento artiglieria da montagna, due mesi più tardi, nel febbraio del 1917 è trasferito nel 2° artiglieria da montagna e raggiunge il fronte, assegnato alla 55° batteria. Durante la Grande Guerra è pluridecorato con una Medaglia di Bronzo a Belpaggio nel 1917, una Croce al V.M. a S. Danie-le del Friuli sempre nel 1917; una Medaglia d’Argento sul Mon-te Pertica (1918) e un’ altra Medaglia di Bronzo a Caposile, sempre nel 1918. Nominato Tenente nell’agosto del 1917, è promosso Capita-no nel settembre 1927 e nell’aprile del 1935 parte volontario per l’Africa Orientale. Trasferito nel RCTC dell’Eritrea, parteci-pa alla Campagna italo-etiopica segnalandosi per il fatto d’armi nel Tembien, dell’Endertà, dell’Amba Aradam e nella marcia su Gondar, dove merita un’altra Croce al V.M. nel 1936. Rimpatriato nel giugno del 1937, è promosso maggiore poco dopo. Viene trasferito al 45° reggimento artiglieria della Divisione Cirene e destinato in Africa Settentrionale. Dopo aver frequentato il 2° corso per reparti speciali d’arti-glieria presso la Scuola di Nettuno nel marzo del 1940, ritorna in Pirenaica alla vigilia della seconda guerra mondiale, dove è protagonista delle azioni descritte nella motivazione. E’ promosso Tenente Colonnello dopo la sua morte.

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MOTIVAZIONE Giovane funzionario coloniale designato al governo di una regio-ne rifugio permanente di dissidenti, svolgeva la sua opera tra le tribù dipendenti affrontando, in zone di dissidenza, i rischi di ardimentose ricognizioni con elevato spirito di sacrificio e singo-lare sprezzo del pericolo. Ritirate per diverso impiego le truppe regolari dislocate nella residenza, non si smarriva e senza esita-zione alcuna rimaneva volontariamente in posto pur non dispo-nendo per fronteggiare la critica situazione che di pochi nazionali e d’una banda irregolare. Assalito da soverchianti forze ribelli organizzava ed animava tenace resistenza e la protraeva con in-domito ardore a malgrado delle sanguinose perdite e benché sol-lecitato alla resa. Caduto il tiratore di una mitragliatrice si sosti-tuiva ad esso e persisteva nell’impari lotta finché cadeva colpito mortalmente. La resistenza ad oltranza, culminante nel sacrificio supremo, consentiva a rinforzi sopraggiunti, di salvare i valorosi superstiti e ristabilire la situazione. Magnifica tempra di soldato e di funzionario. Africa Orientale, febbraio 1941

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EVANGELISTI Carlo Già Sottotenente di complemento 3° rgt. artiglieria alpina nel 1933

Segretario di Governo

Ministero Africa Italiana

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BIOGRAFIA

Nato nel 1910 a Frascati (RM), iscritto a Roma alla Facoltà di Economia e Commercio, interrompe gli studi nel novembre 1931 per adempiere agli obblighi di leva e ammesso alla Scuola Allievi Ufficiali di Complemento di Bra, ne esce sottote-nente d’artiglieria nel giugno 1932, assegnato al 3° reggimen-to artiglieria da montagna. Congedato nell’agosto 1933, e conseguita la laurea, entra come funzionario all’Accademia d’Italia. Richiamato nel marzo 1935, ottiene il trasferimento nel Regio Corpo Truppe Coloniali dell’Eritrea e il 15 dello stesso mese sbarca a Massaua. Dopo aver partecipato alla campagna etiopica rimpatria nel 1937 col grado di tenente e viene congedato. Il richiamo dell’Africa lo induce in seguito a partecipare ad un concorso bandito dal Ministero dell’Africa Italiana, vinto il quale, ritorna nelle terre dell’Impero come funzionario civile. L’entrata in guerra dell’Italia nel giugno 1940 lo coglie a Gim-ma nel territorio dei Galla Sidamo in qualità di Segretario del Governo. Assalito da forze ribelli, cade ucciso nella strenua difesa nel febbraio 1941.

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MOTIVAZIONE

Comandante la compagnia di avanguardia di una colonna indi-geni, incontrato l’avversario e intuito il pericolo che correva la propria colonna dislocata nel fondo di un uadi, attaccava e re-spingeva risolutamente l’avversario assicurando, in tal modo, un ulteriore sviluppo favorevole del combattimento ed il consegui-mento del successo. Tale scopo raggiungeva col cosciente olocau-sto della propria vita confermando così le preclari qualità di co-mandante e di eroico combattente sempre dimostrate in numerosi precedenti combattimenti. Bir Tagrift (Tripolitania), 25 febbraio 1928

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BIOGRAFIA

Nato nel 1896 ad Orbetello (GR), è volontario nell’87° reggi-mento fanteria e raggiunge la zona d’operazioni nell’agosto

FABBRI Marino Già Tenente di complemento

29° reparto d’assalto 2ª compagnia “Fiamme verdi” nel 1918

Capitano di complemento

6° battaglione Libico

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1915. Dopo avere frequentato un breve corso è nominato sottotenente di complemento nel 34° reggimento fanteria. Col grado di tenente passa nel settembre 1917 al 29° reparto d’assalto, 2ª compagnia, combattendo sul Piave. Durante la campagna militare ottiene due Medaglie di Bronzo: una sul Faiti Kribak nel 1917 e l’altra sul Monte Val Bella nel 1918. E’ promosso capitano per meriti di guerra nel 1918. Successivamente è inviato in Libia dove il reparto viene tra-sferito. Congedato nel febbraio 1920, è richiamato a domanda nel febbraio 1924 nel Regio Corpo Truppe Coloniali della Tripolita-nia e col 6° battaglione libico prende parte alle operazioni per la rioccupazione della Colonia. Si sacrifica il 25 febbraio 1928 per salvare il resto dei suoi uomi-ni attaccati da forze ribelli.

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MOTIVAZIONE Datosi alla macchia dopo un mese di cruenta lotta contro i tede-schi in terra straniera ed immesso successivamente in un batta-glione partigiano locale, ne diventava ben presto il più apprezza-to combattente. Ferito in un accanito combattimento, assumeva egualmente il comando del battaglione e trascinava all’attacco vittorioso i suoi alpini ed i partigiani slavi. Declinata l’offerta di rimpatrio, combatteva ancora aspramente nelle file partigiane finché, colpito da una grave malattia ed abbandonato sul posto, riusciva dopo infiniti stenti a raggiungere altre unità partigiane, ove diventava l’organizzatore e l’animatore di connazionali di-spersi. In un durissimo combattimento difensivo, mentre più cruenta era la lotta, si slanciava in avanti per recuperare un sol-dato gravemente ferito. Nel generoso tentativo, indice dell’amore per i suoi soldati, cadeva colpito a morte, suggellando così un anno di lotte accanite, di eroismi senza pari, di sacrifici senza nome, per amore e per l’onore della Patria. Bosnia - Montenegro, 3 settembre 1943 - 3 agosto 1944

FAILLA Giuseppe Già Sottotenente in s.p.e.

4° reggimento alpini battaglione Intra 24ª compagnia nel 1943

Sottotenente in s.p.e.

Partigiano combattente 27ª Divisione partigiana jugoslava

brigata “Kraiska”

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BIOGRAFIA

Nasce nel 1922 a Vercelli. Iscritto alla Facoltà di Giurispruden-za presso l’Università di Torino, sceglie la carriera delle armi ed ammesso nell’Accademia Militare di Modena nell’ottobre 1941, ne esce sottotenente nell’aprile 1943. Assegnato a sua domanda al 4° reggimento alpini, frequenta prima il corso applicativo di Parma, poi quello di specializza-zione alpinistica a Cortina d’Ampezzo, quindi, raggiunge nel Montenegro il reggimento mobilitato. Destinato alla 24ª compagnia del battaglione Intra, pochi giorni dopo il suo arrivo lo sorprende la notizia dell’armistizio. Inizialmente fa parte con i suoi alpini della Divisione “Garibaldi”, poi si ammala ed è costretto a fermarsi. Raggiun-ge poi i suoi e si arruola in un battaglione jugoslavo della Bri-gata “Kraiska” della 27ª Divisione partigiana. Combattente audace, apprezzato dai partigiani jugoslavi, per il coraggio e per la perfetta conoscenza della lingua e dei costumi locali, si distingue nella zona di Trovo, nei pressi di Sarajevo e nella zona di Mostar. Cade nel Montenegro in combattimento il 3 agosto 1944.

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MOTIVAZIONE

Sottufficiale educato ai più nobili ardimenti ed addetto ad un comando di brigata, volontariamente si portava in linea. Caduto un ufficiale assumeva di sua iniziativa il comando del plotone. Ferito una prima volta nel guidare i suoi uomini al contrattacco, rifiutava di recarsi al posto di medicazione. Accortosi che un forte gruppo di ribelli tentava un aggiramento sulla sinistra del repar-to, alla testa di pochi uomini si lanciava alla baionetta sul nemi-co dieci volte superiore di numero, sventando ogni minaccia. Mentre la vittoria arrideva alle nostre armi, si abbatteva al suolo colpito al petto da una raffica nemica ed agli ascari accorsi per soccorrerlo, ordinava di continuare l’azione. Spirava col sacro nome d’Italia sulle labbra. Fulgido esempio di piena dedizione al dovere, di cosciente spirito di sacrificio e di sublime ardimento. Goibo, 22 maggio 1937

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FASULO Mario Già Sergente di complemento 7° reggimento alpini nel 1931

Sergente di complemento

9ª brigata coloniale

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BIOGRAFIA

Nasce nel 1912 a S. Massimo all’Adige (VR). Figlio di colonnel-lo dei bersaglieri decorato al Valore e mutilato della prima guerra mondiale, si arruola diciottenne come allievo sergente della specialità alpini nella Scuola Allievi Sottufficiali di Rieti il 1° maggio 1930. Caporale il 1° agosto e sergente l’anno dopo, è assegnato il 5 marzo 1931 al 7° alpini. Congedato nel maggio 1932, quattro anni dopo, il 15 marzo 1936, ottiene di arruolarsi volontario in uno dei reparti mobili-tati per l’Africa orientale e, sbarcato a Massaua il 15 gennaio 1937, viene destinato alle truppe del Governo dei Galla Sida-mo ed assegnato al plotone collegamenti della 9ª brigata coloniale. Cade colpito a morte sul campo il 22 maggio 1937 . E’ nominato sottotenente di complemento di fanteria “alla memoria”.

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MOTIVAZIONE

Entrato fra i primi nel movimento partigiano, servì la Causa con intelligenza, coraggio ed abnegazione. Profondo nel pensiero, quanto audace nell’azione, ideò e portò a termine numerosi colpi di mano ed atti di sabotaggio. Gravemente ferito durante l’attac-co alle carceri di Verona per la liberazione di un noto prigioniero politico colà detenuto, fu catturato e sottoposto alle più crudeli torture che non valsero a piegarlo. Gli stessi nemici rimasero stu-pefatti di tanta forza morale, ma il loro odio ebbe il sopravvento sull’ammirazione e decisero di sopprimerlo. Fu segretamente tru-cidato e la sua sublime morte fa di lui la più luminosa figura del movimento partigiano veronese. Verona, 17 luglio 1944

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BIOGRAFIA

Nato nel 1919 a Nocera Inferiore (SA), ma di famiglia oriunda del Polesine, compiuti gli studi classici a Verona, si iscrive alla

FAVA Lorenzo Già Sottotenente di complemento

3° reggimento alpini nel 1943

Partigiano combattente gruppi azione patriottica nel veronese

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Facoltà di Giurisprudenza dell’Università di Padova. Nel gennaio 1941, rinunciando ai benefici del ritardo della prestazione del servizio militare, si arruola nel 7° reggimento alpini in Belluno. Inviato prima alla Scuola Centrale di Alpinismo ad Aosta, è ammesso poi col grado di sergente alla Scuola Allievi Ufficiali di Bassano del Grappa dalla quale esce sottotenente nel marzo 1942. Destinato al 3° reggimento alpini mobilitato, allo-ra dislocato in Montenegro, raggiunge il reggimento nell’apri-le successivo. Riceve una Croce di Guerra sul campo decre-tatagli il 5 maggio 1942. Rimpatriato dopo oltre un anno di guerriglia, si trova in famiglia alla dichiarazione dell’armistizio. Entrato a far parte dei “G.A.P.” veronesi, rivela nel rischioso e delicato campo di attività, doti non comuni di intelligenza e di ardimento. E’ catturato a Verona dalle forze ribelli, tortura-to e seviziato, infine ucciso il 17 luglio 1944. L’Università di Padova gli conferisce nel giugno 1947 la laurea “ad Honorem” in Giurisprudenza alla memoria.

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MOTIVAZIONE

Prode ufficiale, già tre volte decorato della medaglia d’argento al valor militare, durante l’occupazione tedesca del Paese organizzò tra i primi la resistenza armata nella Zona di Verona. Affrontan-do per sè e per i famigliari gravi privazioni e seri pericoli, animò la lotta con la fede e con l’esempio. Comandante clandestino della piazza di Verona, dopo un anno di indifesa e coraggiosa attività, cadde nelle mani del nemico durante uno scontro nelle vicinanze della città. Ripetutamente interrogato e barbaramente seviziato per circa un mese, mantenne contegno fiero ed esemplare nulla rivelando sino a che il 6 ottobre 1944, dopo sedici ore di torture stoicamente affrontate, il suo nobile cuore cessò di battere. Il suo corpo, gettato nell’Adige, più non venne trovato, ma il suo spirito continuò a levarsi, animatore della lotta, per la Patria e per la Libertà. Zona di Verona, settembre 1943 - ottobre 1944

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FINCATO Giovanni Già Tenente Colonnello in s.p.e. 6° reggimento alpini nel 1943

Tenente Colonnello in s.p.e.

Partigiano combattente Comandante della piazza di Verona

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BIOGRAFIA Nasce nel 1891 ad Enego (VI). Allo scoppio della guerra è sergente, nel dicembre dello stes-so anno è nominato sottotenente di complemento. Combatte valorosamente col 6° reggimento alpini (tanto da guadagnarsi 3 Medaglie d’Argento rispettivamente a Cre-paggio, giugno 1916, sul Monte Ortigara nel giugno 1917 e a Fellette nell’ottobre 1918), e da rimanere ferito due volte nel 1916 e nel 1917. E’ nominato tenente in servizio permanente effettivo per meriti di guerra (1917). Termina la prima guerra mondiale col grado di capitano in Albania col battaglione Feltre. Trasferito a domanda nel ruolo mobilitazione nel 1934, per quattro anni disimpegna le funzioni di giudice effettivo presso il Tribunale militare di Bologna e per altri quattro anni quelle di giudice supplente presso il Tribunale Militare di Vero-na, col grado di maggiore. Promosso tenente colonnello dal 1° gennaio 1942, presta prima servizio presso il deposito del 6° alpini e dal 1° agosto 1943, come comandante del CLXVII battaglione costiero schierato a difesa delle coste della Pro-venza. Sopraggiunta la dichiarazione dell’armistizio, dopo l’8 settembre 1943 si rifugia in un primo tempo in Piemonte, poi sui monti del vicentino ed infine giunge a Verona, dove svol-ge anche opera di collaborazione con militari di una speciale missione segreta delle Nazioni Unite. Il 6 ottobre 1944, dopo essere stato catturato e torturato, viene ucciso e il suo corpo disperso nelle acque dell’Adige.

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MOTIVAZIONE

Volontario in A.O. chiedeva di essere compreso in un manipolo di CC.NN. per la conquista della Uork Amba. Riuscito ad ottenere l’ambito onore, indirizzava alla madre una commovente sublime lettera, da cui rifulge il suo grande spirito ed il sereno presagio del suo olocausto alla Patria. Per oltre due ore di accanito com-battimento seminava la strage tra innumeri orde nemiche. Si di-fendeva con preciso lancio di bombe a mano da incalzanti nuclei avversari, che tentavano di catturargli la mitragliatrice. Ferito ad una mano, arso dalla sete, si fasciava alla meglio e con calma e disprezzo del pericolo, riprendeva a far fuoco sull’avversario, finché un proiettile non lo colpiva mortalmente alla testa. Uork Amba, 27 febbraio 1936

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BIOGRAFIA

Nato nel 1911 a Chieti, frequentate le classi elementari a Sul-mona, inizia il mestiere di bracciante per sopperire alle neces-

FREDA Filippo Già Alpino

9° reggimento alpini battaglione Vicenza nel 1934

Camicia nera

1° battaglione Camicie Nere eritreo

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sità familiari essendo rimasto orfano di padre ancora bambi-no. Presta servizio di leva nel battaglione Vicenza del 9° alpini e poi nel 1934 passa nella Milizia Volontaria Sicurezza Nazionale come milite della 1ª centuria di Sulmona. Nel gennaio 1935 chiede e ottiene di essere assegnato al 1° battaglione Camicie Nere mobilitato per esigenze in Africa orientale destinato al Regio Corpo Truppe Coloniali dell’Eri-trea. Il 22 febbraio sbarca col reparto a Massaua. Cade sul campo il 27 febbraio 1936. Nel mese di marzo 1938, terzo anniversario della sua morte, viene inaugurata in località Abazia, una Cappella votiva alla sua memoria e a quella dei Caduti della frazione Badia.

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MOTIVAZIONE Conscio del pericolo cui andava incontro, ma orgoglioso di essere annoverato fra i pionieri dell'Italia imperiale, chiedeva con gene-rosa insistenza di partecipare ad ardita impresa aeronautica in-tesa ad affermare col simbolo del tricolore il dominio civile di Roma su lontane contrade non ancora occupate. Minacciato nella notte da orde ribelli, rifiutava la sicura ospitalità di genti amiche e preferiva affrontare con lo scarso manipolo di eroici compagni l'impari combattimento per difendere fino all'estremo sacrificio la bandiera della Patria. Lekempti, 27 giugno 1936

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BIOGRAFIA

Nato nel 1906 a Porcia (UD), a diciannove anni, è ammesso al Corso Allievi Ufficiali di Complemento d’Artiglieria da Monta-gna uscendone sottotenente il 24 giugno 1926.

GABELLI Luigi Già Sottotenente di complemento

1° reggimento artiglieria da montagna nel 1926

Tenente di complemento

Arma aeronautica 14° stormo

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Ultimato il servizio di prima nomina nel 1° reggimento da mon-tagna, viene collocato in congedo nel settembre dello stesso anno. Un anno dopo, a domanda, è richiamato in servizio ed invia-to alla Scuola Civile di Pilotaggio di Cerveteri e, nominato pi-lota nel giugno 1928, è trasferito alla Scuola di Osservazione Aerea. Conseguito il brevetto di pilota militare, passava poi al 21° stormo nel marzo 1929, e, in giugno, ottiene di essere iscrit-to col proprio grado nei ruoli di complemento dell’Aeronauti-ca. Collocato in congedo nel marzo 1930, nel maggio del 1932 è promosso tenente. Richiamato a domanda nel maggio 1935, dopo un breve pe-riodo di addestramento, è assegnato, il 1° giugno, al 14° stor-mo da bombardamento; destinato all’aviazione dell’Eritrea, il 9 dicembre sbarca a Massaua. In soli tre mesi compie 36 azioni di guerra e ottiene una Meda-glia d’Argento nel dicembre del 1935. Cade ucciso da orde ribelli il 27 giugno 1936.

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MOTIVAZIONE Instancabile nella cospirazione, fu tra i primi a impugnare le armi per difendere dal tradimento e dalla tirannia la libertà e il suolo della Patria. Con perizia pari all’entusiasmo, intorno a sé raccolse tra i monti del Cuneense un primo nucleo di combattenti, dal quale dovevano sorgere valorose divisioni partigiane. Alla testa di queste divisioni cadeva una volta ferito ma non abbando-nava il posto di combattimento e di comando prima di avere assi-curato le sorti dei suoi reparti. Non ancora guarito assumeva il comando di formazioni partigiane piemontesi, prodigandosi in-curante di ogni rischio. Arrestato, fieramente riaffermava la sua fede nella vittoria del popolo italiano contro la nefanda oppres-sione tedesca e fascista. Poiché le atroci torture cui fu sottoposto non riuscirono a piegarlo, i suoi carnefici vilmente lo abbattero-no. Altissimo esempio di virtù militari, politiche e civili. Italia occupata, 2 dicembre 1944

�� BIOGRAFIA

Nato nel 1906 a Cuneo, legato da profonda convinzione per

GALIMBERTI Tancredi Nome di guerra: “Duccio”

Già Sergente di complemento 2° rgt. alpini battaglione Dronero nel 1939

Partigiano combattente C.do militare regionale piemontese

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tradizioni di famiglia all’ideale mazziniano, è l’anima della Re-sistenza nella valle del cuneese contro i nazifascisti. Laureatosi in legge all’Ateneo torinese nel 1926, dopo aver prestato ser-vizio militare di leva nel 2° reggimento alpini, battaglione Dro-nero, esercita la professione di avvocato penalista nei fori di Torino e di Cuneo, sotto la guida del padre avv. Tancredi de-putato, senatore del Regno e più volte Ministro. Richiamato alle armi nel settembre 1939 per istruzione, è congedato due mesi dopo con i galloni di sergente. E’ tra i primi animosi a promuovere in Cuneo il movimento clandestino di resistenza. L’armistizio dell’8 settembre 1943 significa per lui l’inizio della lotta attiva. Costituisce con alcuni compagni nelle montagne intorno a Valdieri il primo nucleo di combattenti dal quale dovevano nascere le formazioni partigiane cuneensi “Giustizia e Libertà”. Col nome di battaglia “Duccio” è co-mandante della prima banda “Italia libera” con la qualifica di tenente e dal 5 aprile 1944 è a capo del “Comando Milita-re Regionale Piemontese” con la qualifica di tenente colon-nello. Arrestato in Torino il 28 novembre 1944 e trasferito a Cu-neo il 2 dicembre successivo nella caserma delle Brigate ne-re, è brutalmente percosso, seviziato ed ucciso sul posto. Il cadavere viene abbandonato sul ciglio della strada statale 22, presso Cascina Mombasiglia. Dal Comitato di Liberazione Nazione per il Piemonte è proclamato “Eroe nazionale” e ci-tato all’ordine del giorno della guerra di liberazione. Il Gover-no francese gli concede alla memoria la commenda della “Legion d’Onore” per il patto di collaborazione da lui conclu-so a Barcellonette coi rappresentanti del “Maquis” francese.

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MOTIVAZIONE

Diresse con energia, coraggio e slancio l'attacco delle quattro compagnie che erano ai suoi ordini: respinto, le ordinò sollecita-mente, le ricondusse all'attacco mettendo in fuga il nemico e ri-prendendogli quattro pezzi d'artiglieria. Agordat (Eritrea), 21 dicembre 1893

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BIOGRAFIA

Nato nel 1846 a Vicoforte Mondovì (CN), dopo essere stato sottufficiale, è promosso ufficiale nel 24° reggimento fanteria (brigata Como) nel 1866 e subito prende parte alla campa-gna di tale anno. Nel 1883 passa negli alpini e poco dopo è Capitano nel 58° reggimento fanteria (brigata Abruzzi). Nel 1887 giunge in Eritrea dove, dopo due anni di servizio pas-sati in Italia nell’82° reggimento fanteria (brigata Torino), ritor-

GALLIANO Giuseppe già Tenente in servizio permanente effettivo

22ª compagna alpini nel 1883

Capitano in s.p.e. Comandante 3° btg. indigeni eritrei

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na ad Agordat, Coatti, Makallé ed Adua combattendo con onore. E’ decorato di: Medaglia d’Argento a Coatti nel 1895, Medaglia d’Oro ad Adua nel 1896 (v. scheda successiva) e la promozione a tenente colonnello per Meriti di Guerra a Ma-kallé, 1895-1896. Ad Agordat cade gloriosamente alla testa dei suoi ascari che lo adorano. Egli è l’unico Caduto fregiato di due Medaglie d’Oro al Valor Militare nel nostro Esercito.

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MOTIVAZIONE

Impegnatosi col suo battaglione sul M. Raio, nel momento più critico della lotta, combattè valorosamente. Quando le sorti della pugna precipitarono, perdurò nella resistenza con pochi rimasti-gli al fianco, quantunque già ferito, e col moschetto alla mano incitando gli altri a finir bene vi si difese disperatamente finchè fu ucciso. Adua (Eritrea), 1° marzo 1896

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BIOGRAFIA

Come abbiamo detto, questo valoroso ufficiale è stato il pri-mo ad essere decorato di due Medaglie d’Oro al Valor Milita-re. Per la prima Medaglia d’Oro e per la biografia vedasi la scheda precedente. La sua gloriosa fine non si è potuta mai ricostruire; si sa soltan-to che lo si vide tener testa colla pistola in pugno, unitamente

GALLIANO Giuseppe già Tenente in servizio permanente effettivo

22ª compagna alpini nel 1883

Tenente Colonnello in s.p.e. Comandante 3° btg. indigeni eritrei

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a pochi uomini, all’irrompente orda nemica. Il suo corpo non ha potuto mai essere identificato, come per la maggior parte dei Caduti di quella giornata. Il 3° battaglione indigeni in Eritrea, nel 1925, prende il suo no-me.

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MOTIVAZIONE

Si prestava volontariamente a cooperare con il fronte clandestino di resistenza della Marina militare raccogliendo e inviando pre-ziose informazioni militari, politiche ed economiche risultate sempre delle più utili allo sviluppo vittorioso della guerra di libe-razione. Arrestato dai tedeschi e torturato per più giorni consecu-tivi resisteva magnificamente senza mai tradirsi né rivelare i se-greti a lui noti, addossandosi le altrui colpe e riuscendo con ciò a scagionare un compagno che veniva liberato. Condannato a mor-te veniva barbaramente fucilato in una piazza di Milano, poco discosta dalla propria abitazione e dai propri familiari. Elevato esempio di indomito coraggio e di incrollabile forza morale, am-mirevole figura di ufficiale e di martire che ha coronato la pro-pria esistenza invocando la Patria. Milano, 1° gennaio -12 agosto 1944

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GASPARINI Vittorio Già Capitano di complemento

5° reggimento alpini battaglione Edolo nel 1942

Partigiano combattente

Fronte clandestino romano della resistenza in missione a Milano

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BIOGRAFIA

Nato nel 1913 ad Ambivere (BG), diplomatosi in ragioneria nel 1931, l’anno dopo è chiamato alle armi. Ammesso alla Scuola Allievi Ufficiali del Corpo d’Armata di Milano, è nominato sottotenente nel 4° reggimento alpini nel novembre 1933. Congedato nel 1934, riprende gli studi nella Facoltà di Econo-mia e Commercio a “Cà Foscari” a Venezia dove consegue la laurea nel 1936. Stabilitosi a Milano esercita, per qualche anno, la professio-ne . Dopo essere stato richiamato per circa quattro mesi nel bat-taglione Aosta, è promosso tenente a scelta nel 1937. Un altro periodo di richiamo lo trascorre presso il battaglione Edolo dal 1939 all’agosto 1940. Promosso capitano con anzianità 1° gennaio 1942, viene eso-nerato dal servizio quale mobilitato civile presso gli stabilimen-ti di esplosivi “Bombrini-Parodi-Delfino” di Roma dove si trova alla dichiarazione dell’armistizio. Il 12 agosto 1944 viene fucilato in piazza a Milano.

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MOTIVAZIONE

Avversario da antica data del regime fascista, già prima dell’ar-mistizio dell’8 settembre 1943 organizzava il movimento partigia-no nella Lombardia. Nominato successivamente comandante mi-litare delle formazioni lombarde « Giustizia e Libertà » dava im-pulso all’iniziativa, esempio a tutti per freddo e sereno coraggio dimostrato nei momenti più difficili della lotta. Caduto in aggua-to tesogli per vile delazione, sopportava il carcere di San Vittore subendo con superbo stoicismo le più atroci sevizie che non valse-ro a strappargli alcuna rivelazione. Trasportato nel campo di concentramento di Fossoli per essere deportato in Germania, pro-seguiva imperterrito a lottare per la causa e tentava organizzare la fuga e l’attacco ad una tradotta tedesca per salvare i deportati avviati al freddo esilio e alla lenta morte. Sospettato per la sua nobile attività veniva vilmente trucidato dalla ferocia nazista. Lombardia, settembre 1943 - Fossoli, 21 giugno 1944

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GASPAROTTO Leopoldo Già Tenente di complemento

Scuola Centrale Militare di Alpinismo di Aosta nel 1938

Partigiano combattente C.te formazioni lombarde "Giustizia e Libertà"

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BIOGRAFIA

Nato nel 1902 a Milano, ma di origine friulana, figlio dell’ono-revole Luigi che fu più volte Ministro, stabilitosi a Milano e lau-reatosi in Giurisprudenza esercita la professione di avvocato. Presta servizio come sottotenente di complemento nel 2° reg-gimento artiglieria da montagna nel 1924. Nel 1933 è promosso tenente a scelta dopo un breve periodo di richiamo. Appassionato di montagna e nominato accademico del C.A.I. (Club Alpino Italiano), compie ascensioni di rilievo sulle Alpi. Nel 1938 è anche istruttore alla Scuola Militare di Alpini-smo in Aosta. All’armistizio dell’8 settembre 1943 dopo aver cercato invano col padre di organizzare la difesa di Milano dalla occupazione tedesca, si trasferisce in montagna e sul Pian del Tivano, in Val Codera e in Val Grembo dà vita a for-mazioni partigiane per la resistenza di cui assume per primo il comando. E’ arrestato in Piazza Castello l’11 dicembre 1943 e trucidato senza processo sei mesi dopo nel campo di con-centramento di Fossoli.

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MOTIVAZIONE Sanitario delle prime formazioni partigiane della Valsesia, partecipava attivamente, come combattente alle più rischiose imprese, dando continue prove di coraggio e di altruismo notevoli. Dirigente di un ospedaletto da campo, sorpreso con i suoi degenti da un reparto fascista in divisa parti-giana, si adoperava con tutte le sue forze per impedire che il nemico sfo-gasse contro di questi la sua ferocia e continuava fino all’ultimo ad assi-sterli ed a rincuorarli. Ammassato con essi sul sagrato di una chiesa, ca-deva sotto piombo nemico inneggiando alla Patria ed alla libertà. Forno di Valstrona, 9 maggio 1944

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BIOGRAFIA

Nato nel 1919 a Vercelli, è allievo presso il Regio Collegio di Moncalieri e dopo la morte del padre si trasferisce a Torino. Qui nel liceo Lagrange consegue la maturità classica e suc-cessivamente s’iscrive alla Facoltà di Medicina e Chirurgia, sempre a Torino. Nel febbraio 1941, rinunciando ad ogni be-neficio, è volontario nel 2° reggimento alpini. Inviato alla Scuola Centrale d’Alpinismo di Aosta, viene rico-verato poco tempo dopo all’ospedale e trasferito in reparti di

GASTALDI Giovanni Già Alpino volontario 2° reggimento alpini

Partigiano combattente

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sanità militare a causa delle sue condizioni fisiche. Giudicato poi non idoneo permanentemente al servizio mili-tare, è collocato in congedo nel gennaio 1943. Riprende gli studi in medicina che aveva interrotto e dopo l’armistizio dell’8 settembre, entra nelle formazioni partigiane. Trasferitosi in Val Sesia nel febbraio del 1944, si fa conoscere combattendo nelle fila dei partigiani col nome di “dottor Marco”. Catturato in una retata ordita dei fascisti, viene ucci-so insieme ad altri compagni il 9 maggio 1944. L’Università di Torino gli conferisce il 5 novembre 1949 la laure-a “ad honorem” in Medicina e Chirurgia.

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MOTIVAZIONE

Assumeva volontariamente il comando di un nucleo italiano di una pattuglia mista di esplorazione notturna italo-germanica. Durante l’assolvimento del suo compito, caduta la pattuglia in un’imboscata di forze motocorazzate, rimasto gravemente ferito l’ufficiale germanico comandante la pattuglia, ne assumeva il comando. Ordinava il ripiegamento e con sovrumano coraggio rimaneva solo sul campo della lotta, a proteggere il ripiegamento dei dipendenti; serenamente sicuro del suo sacrificio, allo scoper-to, in piedi, con preciso tiro del suo moschetto automatico teneva in scacco per lungo tempo il nemico. Ferito, non desisteva, ma rimanendo al suo posto continuava il fuoco, fino a che una raffica nemica non lo abbatteva definitivamente. Da altra pattuglia usci-ta in suo soccorso, venne trovata la salma crivellata di ferite, cir-condata da molti cadaveri nemici. Fulgidissimo esempio di su-prema dedizione al dovere, di altissimo spirito di sacrificio e di profondo sentimento di cameratismo. Quota 99 di Deir Alinda (A.S), notte sull'8 agosto 1942

GIARETTO Mario Già Sergente di complemento

3° gruppo alpini “Valle”btg. Val Pellice Compagnia comando nel 1941

Sergente Maggiore di complemento

divisione paracadutisti “Folgore” 186° reggimento paracadutisti

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BIOGRAFIA

Nato nel 1913 a Torino, lascia il mestiere di decoratore a Tori-no, per rispondere alla chiamata alle armi il 6 aprile 1934. Destinato al 3° reggimento alpini è collocato in congedo col grado di caporalmaggiore nel luglio 1936. Richiamato nel 19-39 presso l’8° reggimento alpini, parte il 16 ottobre di quell’an-no per l’Albania conseguendo nello stesso giorno il grado di sergente. Rimpatriato pochi mesi dopo, e congedato, è nuovamente richiamato nel gennaio 1941 ed assegnato alla compagnia comando del battaglione Val Pellice del 3° gruppo alpini Val-le operante in Albania. Nel luglio dello stesso anno ottiene di passare nella specialità paracadutisti e, frequentato a Viterbo l’apposito corso, con-segue la nomina nell’ottobre successivo. Promosso sergente maggiore e trasferito al 186° reggimento paracadutisti della Divisione Folgore, parte il 15 luglio 1942 per l’Africa settentrionale. Cade sul campo l’8 agosto 1942.

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MOTIVAZIONE

Studente universitario, animato da giovanile ardore, fu simbolo di lotta partigiana nel Veneto oppresso dalla tracotanza e dalla barbarie nemica. Organizzatore ed animatore di una agguerrita squadra di guastatori partecipava, alla testa dei suoi partigiani, a numerosissime pericolose azioni di sabotaggio e di guerriglia distinguendosi per eccezionale coraggio e sprezzo del pericolo e causando gravi danni al movimento ferro-stradale nemico. Cadu-to in un’imboscata mentre con due staffette, di cui una era la pro-pria sorella, si recava a compiere una ricognizione, veniva cattu-rato nel generoso tentativo di salvare la sorella caduta nelle mani del nemico. Sottoposto a torture manteneva il più fiero contegno mai rinnegando la propria fede, mai rivelando i nomi dei compa-gni di lotta e sempre opponendo deciso ed orgoglioso rifiuto a lu-singhe e a promesse di riavere la perduta libertà. Condannato a morte affrontava con serenità il capestro additando alla gioventù combattente per la libertà, la via del dovere e del sacrificio. S. Anastasio, settembre 1943 - 12 settembre 1944

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GIRARDINI Giovanni Già Sergente di complemento

Scuola Centrale Militare di Alpinismo di Aosta battaglione studenti universitari nel 1941

Partigiano combattente

Btg. “Livenza” Comandante di compagnia

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BIOGRAFIA

Nato nel 1922 a Motta di Livenza (TV), compiuti gli studi classi-ci nel Liceo di Treviso e già iscritto al terzo anno di Medicina all’Università di Padova, lascia gli studi per arruolarsi volonta-rio nel 7° reggimento alpini nel febbraio 1941. Trasferito alla Scuola di Alpinismo, battaglione studenti univer-sitari, è promosso sergente. Collocato in congedo nell’agosto 1941, dopo un ricovero o-spedaliero, riprende gli studi interrotti. All’armistizio dell’8 settembre 1943, abbandona nuovamente le aule universitarie per costituire nella zona di Livenza i primi nuclei partigiani. Divenuto in breve tempo una delle figure di maggior rilievo per combattività ed ardimento è nominato comandante di una compagnia del battaglione Livenza affrontando rischi e pericoli in numerose azioni di guerra nei comuni di Motta, Gorgo, Medusa ed altri della vasta zona attraversata dal Li-venza e dal Monticano. Arrestato il 6 settembre 1944, viene impiccato dai tedeschi sei giorni dopo nei pressi di Camin di Oderzo. L’Università di Padova gli conferisce la laurea “ad Honorem” alla memoria in Medicina e Chirurgia nel giugno 1947.

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MOTIVAZIONE

Dopo una vita intieramente votata al culto della Patria, in una inesauribile ricerca e generosissima offerta di quanto potesse con-sacrare al dovere e al sacrificio, comandante di gruppo da bom-bardamento, si affermava, attraverso molteplici prove di dedizio-ne ed eroico ardimento, comandante e combattente del più alto valore. In due cicli operativi, nei settori centrale e orientale del Mediterraneo si prodigava senza tregua per la preparazione e la condotta delle sue squadriglie, perfetti organismi di guerra, che sotto la sua guida, al suo esempio luminosissimo, seguivano, di affermazione in affermazione, la via del sacrificio, di onore e di successo da lui inflessibilmente percorsa. Sempre volontario per le imprese ove maggiore fosse il rischio, raggiungeva dalle più alte solitudini o a volo rasente, con velivolo vulnerabilissimo in bassa quota, gli obiettivi più muniti; violava in pieno giorno ed in volo isolato i cieli nemici più difesi; per arditissime ricognizioni fotografiche, si lanciava su ampie distese marine ove più lontano era il palpito amico e più vicina la minaccia nemica, per ricogni-

GIULIANO Mario Già Alpino

3° reggimento alpini nel 1918

Tenente Colonnello in s.p.e. Arma aeronautica

30° stormo da bombardamento C.te 87° gruppo

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zioni alturiere protratte ai limiti dell’autonomia, quasi sospinto ovunque da una forza d’audacia e di volontà senza limiti che sembrava assicurare il suo certo destino, in azione notturna, al di là di una lunga navigazione, alla testa delle sue squadriglie, por-tava l’infallibile offesa su importante base nemica. Scomparso nel cielo del più puro eroismo, facevano di lui ritorno la magnanimi-tà dello spirito, la luce del suo valore, la grandezza dell’esempio, ad imperitura testimonianza di un’esistenza consacrata e serena-mente offerta per le maggiori fortune della Patria. Cielo del Mediterraneo Centrale e Orientale, luglio 1940 - set-tembre 1942

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BIOGRAFIA

Nato nel 1901 a Torino a diciassette anni, conseguita la matu-rità classica, partecipa alla prima guerra mondiale nel 3° reg-gimento alpini. Ultimata la guerra ed ammesso alla Scuola della Guardia di Finanza a Caserta, è nominato sottotenente nell’agosto 1921. Nel 1925, conseguito il brevetto di osservatore d’aeroplano, è inviato al 15° gruppo squadroni da ricognizione a Verona e da allora ha inizio la sua carriera di aviatore. Trasferito in Aeronautica dal 1928 e promosso tenente pilota, è volontario in Tripolitania dal novembre 1930 al settembre 1934. Rientrato in Italia col grado di capitano, dopo un breve servizio prestato, prima al 5° stormo d’assalto e poi al Ministero Stato Maggiore, nuovamente volontario, parte nel luglio 1935 per l’Africa orientale dove si distingue al comando della 9ª squadriglia Africa orientale. Rimpatriato nel 1937 e ritornato allo Stato Maggiore è pro-mosso maggiore nel 1938. Alla dichiarazione di guerra ha il comando di un gruppo di osservazione impiegato sul fronte orientale. Dopo l’armistizio con la Francia, è trasferito a domanda nel 30° stormo da bombardamento dislocato in Sicilia e promosso tenente colonnello. Dopo un turno di avvicendamento a Forlì,

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ottiene, nel giugno 1942, di essere trasferito col suo gruppo da bombardamento nell’aviazione dell’Egeo. La notte del 5 settembre non fa ritorno dopo una azione di bombardamento sulla base di Alessandria (Egitto). Oltre la Medaglia d’Oro, ha le seguenti Decorazioni: Meda-glia d’Argento (Cielo del Mediterraneo, novembre 1940-maggio 1941), 2 Medaglie di Bronzo (Africa Orientale, 1936; Africa Orientale 1936-37).

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MOTIVAZIONE Tra i primi ad impugnare le armi contro i nazifascisti con i pochi partigiani della montagna e, successivamente, organizzando vari reparti combattenti, partecipava ad epiche azioni di guerriglia e sabotaggio, distinguendosi per indomito valore e competenza. Nominato comandante di distaccamento e poi di brigata parti-giana, guidava il reparto in valorosi combattimenti infliggendo al nemico gravissime perdite e catturando prigionieri e ingente bottino di guerra. Alla testa dei suoi uomini contribuiva valida-mente alla liberazione di largo territorio dell’alta Toscana, riful-gendo per tanto eroismo e capacità di comando, che gli alleati vollero il suo reparto affiancato alle loro forze di avanguardia, con le quali conquistava arditamente il caposaldo di Monte Bel-vedere. Durante il combattimento per l’occupazione della piazza-forte di Corona, teneva da solo testa ad un contrattacco nemico nel nobile intento di proteggere il trasporto di feriti. Colpito a morte chiudeva nel bacio della gloria la sua ammirevole vita. Esempio luminoso di eccezionale ardimento e di generoso altrui-smo. Corona (Lizzano in Belvedere),12 dicembre 1944

GIURIOLO Antonio Capitano di complemento

9° reggimento alpini battaglione Val Cismon nel 1943

Partigiano combattente brigata “Matteotti”

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BIOGRAFIA

Nato nel 1912 ad Arzignano (VI), frequenta a Vicenza il Liceo Pigafetta e successivamente, consegue la laurea in Lettere nel 1935 presso l’Università di Padova. Giovane di vasta cultura, si dedica all’insegnamento e alla letteratura collaborando in varie riviste e pubblicando saggi di critica letteraria. Frattanto è ammesso al Corso Allievi Ufficiali di Salerno nel novembre 1933 e ottiene la nomina a sottotenente nel 4° reg-gimento fanteria nel maggio 1934. E’ richiamato nel maggio 1943 col grado di capitano presso il 7° reggimento alpini a Belluno. Un mese dopo passa al battaglione Val Cismon mobilitato, del 9° alpini e la dichiarazione dell’armistizio lo trova al depo-sito del reggimento dove è appena rientrato. Dall’ottobre fa parte delle brigate partigiane “Giustizia e Li-bertà” nelle montagne della zona di Asiago. Si trasferisce poi sull’Appennino tosco-emiliano dove combat-te con la Brigata “Matteotti” dal 10 luglio 1944 assumendo la qualifica di capitano. Cade in combattimento per liberare la piazzaforte di Corona il 12 dicembre 1944.

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MOTIVAZIONE

Ufficiale di artiglieria paracadutista di elette qualità professio-nali e morali chiedeva di far parte di un battaglione paracaduti-sti. Ricoverato in luogo di cura per malattia contratta a causa dei disagi della vita del deserto, fuggì dall’ospedale per partecipare ai combattimenti in cui il battaglione era impegnato. Più volte, sotto rabbioso tiro nemico rimase calmo, in piedi, a dirigere il tiro dei propri mortai sublime esempio ai suoi paracadutisti. Durante un violento e pericoloso attacco di prevalenti forze nemiche prece-duto da lungo ed intenso tiro di preparazione d’artiglieria appog-giato da carri armati e diretto al fianco ed al tergo del battaglio-ne sostituiva col tiro accelerato dei suoi mortai il fuoco di sbarra-mento di artiglieria venuto a mancare, continuando a martellare il nemico durante la sua avanzata ed incurante del violento fuoco di controbatteria cui era sottoposto. Delineatosi il contrattacco dei paracadutisti italiani, di iniziativa, riuniva i propri serventi e si scagliava contro il nemico disorientandolo. Ferito due volte, con-

GOLA Marco Già Tenente di complemento

5° reggimento artiglieria alpina nel 1941

Tenente di complemento Divisione paracadutisti “Folgore”

186° reggimento paracadutisti 5° battaglione Comandante plotone mortai da 81

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tinuava a combattere; ferito una terza volta e mortalmente, rifiu-tava energicamente di essere soccorso dai suoi paracadutisti ac-corsi e li incitava ancora al combattimento. Consapevole della sua prossima fine, rimaneva sereno e forte e dichiarava solo di essere fiero che il battaglione avesse assolto il compito affidatogli. Spirava poche ore dopo, chiudendo gloriosamente la sua generosa esistenza. Egitto, Naqb Rala (El Alamein), 23-24 ottobre1942

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BIOGRAFIA

Nato nel 1914 a Milano, conseguito il diploma di perito edile, è ammesso nel 1935 alla Scuola Allievi Ufficiali di Complemen-to per la specialità artiglieria alpina di Bra e nell’agosto 1936 è nominato sottotenente nel 6° reggimento. Trattenuto a domanda in servizio parte volontario per la Spa-gna nel gennaio 1937 e per oltre due anni di guerra si com-porta con onore, prima nella 9ª batteria e poi nell’8ª del 2° gruppo da 149/12 del raggruppamento Santa Barbara. In questa campagna ottiene: una Medaglia d’Argento (luglio 1938) e 2 Croci di Guerra (marzo 1938 e gennaio 1939). Rien-trato in Patria nel giugno 1939 e collocato in congedo, viene richiamato dopo la dichiarazione di guerra dell’Italia col gra-do di tenente. Assegnato al 5° reggimento artiglieria alpina mobilitato, rag-giunge in volo il reggimento allora duramente impegnato sul fronte greco-albanese. Rimpatriato nel luglio 1941, chiede ed ottiene di passare nella specialità paracadutisti. Frequentato l’apposito corso a Tarquinia è assegnato al 5°

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battaglione del 186° reggimento della “Folgore” e assunto il comando del plotone mortai da 81 parte, nell’agosto 1942, per l’Africa Orientale. Cade ad El Alamein il 24 ottobre 1942.

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MOTIVAZIONE

Comandante di plotone arditi di battaglione, si lanciava audace-mente contro una munitissima posizione nemica che, con nutrito fuoco, causava forti perdite al suo battaglione, riuscendo, dopo aspro combattimento a corpo a corpo, a scacciarne l’avversario. Ferito, si faceva medicare sommariamente. Ripreso il comando dei suoi arditi, si gettava ancora, con suprema audacia, nella lotta finché, investito da una raffica di mitragliatrice, cadeva colpito a morte. Prima di spirare inneggiava al Duce, all’Italia, incitando i suoi uomini a continuare la lotta e a non preoccuparsi della sua persona. Pendici di Monte Fosca, 3 gennaio 1939

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BIOGRAFIA

Nato nel 1907 a Trieste, compie gli studi liceali a Pisino d’Istria, quindi si laurea in Scienze Economiche e Commerciali all’Uni-versità di Trieste nel 1937.

GRAMBASSI Mario Già Sottotenente di complemento

9° reggimento alpini nel 1936

Sottocapomanipolo 1° rgt. fanteria d’assalto “Frecce Azzurre”

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Giornalista, entra a far parte della redazione del “Piccolo” di cui diventa capocronista. Nel 1934 fonda un giornale a colori per ragazzi. Ammesso a frequentare il Corso Allievi Ufficiali di Comple-mento presso la Scuola di Bassano del Grappa, ottiene la no-mina a sottotenente degli alpini e nel 9° reggimento alpini presta servizio di prima nomina dal marzo al settembre 1936. Messo a disposizione del Comando Centrale della Milizia col grado di sottocapomanipolo (sottotenente), raggiunge il reg-gimento in terra spagnola. Cade colpito a morte il 3 gennaio 1939.

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MOTIVAZIONE

In terra di Spagna da circa un anno, comandante di compagnia mitraglieri, guidava con eccezionale perizia ed audacia il proprio reparto alla vittoria in quattro successive battaglie. Incaricato durante la battaglia del Levante di proteggere la sinistra del bat-taglione, in ripetuti combattimenti riusciva a travolgere ed a fu-gare l’avversario. Sempre in testa al suo reparto lo trascinava col suo costante esempio al successo. Durante un assalto, raggiunge-va per primo la trincea nemica, trovandovi gloriosa morte. Fulgi-do esempio di attaccamento al dovere e di spirito di sacrificio. Baranco Tejerie, 13 luglio 1938

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BIOGRAFIA

Nasce nel 1897 a Padova. Nel 1915 consegue il diploma di

GRASSI Antonio Già Tenente di complemento

7° reggimento alpini btg. Feltre nel 1920

Capitano di complemento

Divisione “Volontari del Littorio” battaglione mitraglieri “Palella”

Comandante di compagnia

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ragioniere all’Istituto Tecnico di Padova e l’anno successivo è chiamato alle armi ed ammesso al Corso Allievi Ufficiali di Mo-dena ottenendo la nomina ad aspirante nel 117 fanteria mo-bilitato. Raggiunto il reggimento al fronte, è promosso sottotenente nel febbraio 1917, rimanendo ferito sul Carso, dove si guada-gna una Medaglia d’Argento nell’agosto sempre del ’17. Tenente dal 1° ottobre dello stesso anno, è poi trasferito al battaglione Feltre del 7° alpini e nel marzo 1920 è collocato in congedo. Capitano a scelta ordinaria dal 1° marzo 1935, è richiamato, nell’aprile 1937, per frequentare il 3° corso di addestramento presso la Scuola di Civitavecchia e l’anno dopo, parte volon-tario per la Spagna. Assunto il comando di una compagnia del battaglione mitra-glieri “Palella” della Divisione “Volontari del Littorio”, combat-te a Santander e a Tortosa, nelle battaglie d’Aragona e dell’-Ebro. E’ decorato con due Croci di Guerra (1937 e 1938). Il mattino del 13 luglio 1938, all’inizio della “battaglia del Le-vante”, cade sulla linea di Teruel-Sagunto.

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MOTIVAZIONE

In sanguinoso combattimento contro forze ribelli soverchianti, rovesciato dall’infrenabile orda nemica, cadeva dopo aver eroica-mente combattuto e fatto scudo del suo petto al proprio coman-dante di battaglione, opponendo alla cieca e crudele irruenza av-versaria, la calma del suo coraggio e la nobiltà del più generoso sacrificio. Rob - Gheveà, 7 dicembre 1937

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BIOGRAFIA Nato nel 1893 a Genova, conseguito il diploma di ragioniere, è ammesso alla Scuola di Modena il 1° settembre 1912, u-scendone sottotenente il 12 maggio dell’anno dopo. Assegnato al 93° reggimento fanteria, partecipa alle opera-zioni di guerra dal maggio 1915. Promosso tenente nell’ottobre dello stesso anno, passa poi,

GROSSO Pietro Già Capitano in servizio permanente effettivo

4° reggimento alpini battaglione Ivrea nel 1918

1° Capitano in servizio permanente effettivo 6° battaglione arabo-somalo

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con la promozione a capitano, nel febbraio 1916, al 4° alpini battaglione Ivrea. Si guadagna una Medaglia di Bronzo in Val di Ledro nel 1917. Lasciata la zona di guerra nel novembre 1918 per malattia, viene collocato in aspettativa per riduzione dei quadri e si dedica alla sua professione a Genova. Il 16 novembre 1936, in seguito a ripetute domande, viene richiamato in servizio e, destinato al Regio Corpo Truppe Co-loniali dell’Eritrea, si imbarca a Napoli il 5 dicembre successivo sbarcando a Massaua dieci giorni dopo. Circondato da forze ribelli, cade colpito a morte il 7 dicem-bre 1937.

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MOTIVAZIONE

Nobile figura di partigiano, fedele all’idea che fu il credo della sua vita, fu tra i primi ad organizzare i nuclei di resistenza con-tro l’oppressore nazifascista. Perseguitato per ragioni razziali, ricercato per la sua attività cospirativa ed organizzativa, non desistette dall’opera intrapresa con tanto ardore. Nominato ispet-tore militare dell’Emilia e successivamente comandante delle for-ze partigiane del Nord Emilia divenne in breve l’animatore del movimento clandestino della regione, e, senza mai risparmiarsi, sempre rifulse per la forte personalità e per l’indomito coraggio dimostrato durante le frequenti missioni ed i sopraluoghi rischio-si effettuati per meglio assolvere il suo compito. Sorpreso dalla polizia mentre presiedeva una riunione del suo comando, veniva arrestato nel tentativo di distruggere tutto il materiale compro-mettente, compito che aveva assunto per sé, dopo aver ordinato ai suoi collaboratori di mettersi in salvo. Sottoposto a stringenti interrogatori si confessò unico responsabile e non pronunciò paro-la che potesse compromettere l’organizzazione. Dopo aver soppor-tato lunghi giorni di detenzione e di martirio fu prelevato dal

JACCHIA Mario Già Tenente di complemento

6° reggimento alpini battaglione Monte Berico nel 1918

Partigiano combattente

C.te formazioni militari nord Emilia

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carcere e soppresso. Fulgido esempio di apostolo della libertà e di eroico sacrificio. Emilia, 8 settembre 1943 -20 agosto 1944

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BIOGRAFIA Nato nel 1896 a Bologna da padre triestino, è fiero assertore dell’italianità delle terre istriane. Combatte valorosamente nella prima guerra mondiale nel battaglione Monte Berico del 6° reggimento alpini al coman-do di una sezione mitraglieri. Ferito in modo grave in Val Grande Posina, finisce la guerra come tenente aiutante maggiore del battaglione e con le seguenti Decorazioni: 2 Medaglie Argento (Forte Matassone, 28 giugno 1916 ; Monte Kukli-Santa Lucia di Tolmino, 8 ottobre 1917), Medaglia Bronzo (Altopiano di Bainsizza, 29-30 agosto 1917), Croce di Guerra (Vallarsa, 12-13 giugno 1916). Ripresi gli studi interrotti, si laurea a Bologna in Giurisprudenza e nella professione si afferma presto come avvocato e giuri-sta di valore. Promosso capitano nel 1930, è richiamato per un mese nel 1931 per istruzione; quindi per le sopravvenute leggi razziali, non può più rivestire l’uniforme. Alla dichiarazio-ne dell’armistizio dell’8 settembre 1943 si adopera per la costi-tuzione dei Comitati di Liberazione Nazionali e per la organiz-zazione della resistenza in Emilia e in Lombardia e col nome di battaglia “Rossigni” è a capo della delegazione militare Nord Emilia. Arrestato a Parma il 2 agosto 1944, è trasportato segre-tamente in Germania e da quel momento non se ne hanno-più notizie.

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MOTIVAZIONE Comandante di una colonna avvolgente attraverso un bosco, riu-sciva a snidare il nemico fortemente trincerato, mediante due suc-cessivi corpo a corpo che conduceva alla testa delle proprie trup-pe. Durante un mitragliamento e spezzonamento aereo nemico, il terzo in breve ora, sdegnava ogni riparo e si recava in mezzo alle sue truppe che, contemporaneamente soggette a vigoroso attacco terrestre, subivano forti perdite. Nel generoso atto, che era valso a rianimare e rinsaldare la resistenza dei suoi, cadeva colpito a morte, dando esempio di fulgido valore e di magnifiche qualità di comandante. Zona di Trijueque, 11 -12 marzo 1937

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BIOGRAFIA

Nato nel 1898 ad Arta (UD), diplomato in ragioneria all’Istituto tecnico di Udine e chiamato alle armi nell’aprile 1917, fre-

LIUZZI Alberto Già Tenente di complemento

8° reggimento alpini btg. Tolmezzo nel 1920

Console Generale Divisione “Penne Nere”

Comandante 11° gruppo Banderas

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quenta il Corso Allievi Ufficiali di Complemento presso la Scuola Militare di Modena ed è nominato sottotenente di fan-teria a 19 anni, assegnato all’8° reggimento alpini, battaglio-ne Tolmezzo, col quale partecipa alla prima guerra mondiale, meritando anche un encomio solenne dal comandante la 5ª Divisione, oltre a 2 Croci di Guerra (Cima Cady, 1918; Sella Tonale, 1918). Promosso tenente nel gennaio 1919, è congedato nel novembre dell’anno successivo. E’ più volte campione friulano e veneto di giochi atletici. Nel 1923 entra nei ruoli della Milizia col grado di centurione . Promosso console generale nell’ottobre 1936, dal gennaio successivo al comando dell’11° gruppo “Banderas”, Divisione “Penne Nere” partecipa alle operazioni militari in Spagna. Il 12 marzo 1937, cade colpito a morte sul campo.

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MOTIVAZIONE

Ufficiale valoroso, mutilato durante la guerra mondiale. Incari-cato di una missione in vasto territorio manifestatosi improvvisa-mente ostile, attaccato di sorpresa fronteggiava per due giorni con perizia e bravura l’urto dell’avversario notevolmente superio-re di forze, restando ferito gravemente per ben due volte. Attacca-to nuovamente il giorno successivo, mentre dalla barella, ove gia-ceva sopportando stoicamente il dolore, incitava i suoi uomini a resistere ed a morire da eroi, veniva colpito a morte da una terza pallottola. Chiudeva così eroicamente la sua esistenza tutta intes-suta di ardimento e di dedizione al dovere ed alla Patria. Burca Hobu - Lencia, 26-28 agosto 1937

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BIOGRAFIA Nato nel 1894 a Venezia, arruolatosi nel settembre 1914 quale allievo ufficiale nel 6° reggimento alpini, è promosso sottote-

LIVERANI Michele Già Tenente in servizio permanente effettivo

8° reggimento alpini nel 1917

Maggiore in servizio permanente effettivo 10ª brigata indigeni

Comandante 55° battaglione coloniale

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nente il 24 aprile 1915, destinato all’8° alpini e partecipa dal maggio successivo alla prima guerra mondiale, riportando una grave ferita nel fatto d’arme di Cianalot il 30 luglio 1915. Viene nominato sottotenente in servizio permanente effettivo per Meriti di Guerra. Promosso tenente dal 1° aprile 1916, è poi collocato in aspet-tativa in conseguenza alla ferita riportata, riprendendo servi-zio in una brigata di marcia soltanto il 28 ottobre 1917. Promosso capitano in dicembre con anzianità del 23 agosto 1917, passa all’Ufficio informazioni del Comando Supremo e nel marzo 1919 all’84° fanteria. Dopo avere prestato servizio per tre anni alla Direzione Com-missariato del Corpo d’Armata di Firenze, è nominato giudice supplente di quel Tribunale nell’ottobre 1929. Promosso maggiore nel 1935, nell’ottobre 1936 rientra all’84° fanteria per l’inquadramento del battaglione di marcia desti-nato in Africa orientale e partito da Napoli sbarca a Massaua il 22 gennaio 1937. Dal 15 marzo 1937 gli viene affidato il comando del 55° batta-glione coloniale della 10ª brigata indigeni. Il 28 agosto cade colpito a morte sul campo di battaglia.

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MOTIVAZIONE Dedicatosi senza alcuna ambizione personale e per purissimo a-mor di Patria all’attività partigiana, vi profondeva, durante quattro mesi di infaticabile e rischiosissima opera, tutte le sue eccezionali doti di coraggio, di intelligenza e di capacità organiz-zativa, alimentando di uomini e di rifornimenti le bande armate, sottraendo armi ed esplosivi destinati ai tedeschi, fornendo utili informazioni al Comando alleato, sempre con gravissimo rischio personale. Arrestato e lungamente torturato, nulla rivelò circa i propri collaboratori e la propria attività ed affrontò serenamente la morte. Esempio nobilissimo di completa e disinteressata dedi-zione alla causa della libertà del proprio Paese. Fosse Ardeatine, 24 marzo 1944

�� BIOGRAFIA

Nasce nel 1894 a Napoli. Uscito sottotenente d’artiglieria dal-l’Accademia di Torino nel gennaio 1916, raggiunge al fronte il 2° reggimento artiglieria da montagna. Nello stesso anno, passa a domanda in aviazione e con l’89ª squadriglia si distin-

LORDI Roberto Già Sottotenente in s.p.e.

2° reggimento artiglieria da montagna nel 1916

Generale di brigata aerea della riserva

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gue nei cieli della Carnia, dell’Isonzo e del Piave. E’ poi in Li-bia dal dicembre 1918 all’ottobre 1919 e rimpatriato, presta successivamente servizio al 2° raggruppamento aeroplani da bombardamento e alla base aeronautica di Brindisi. Nella Campagna di guerra italo-austriaca si guadagna le seguenti decorazioni: una Medaglia d’Argento (Cielo della Carnia e dell’Isonzo, maggio 1916-ottobre 1917) e una Croce di Guerra (Cielo del Piave, agosto-novembre 1918). Nel gennaio 1923 consegue la laurea in Ingegneria Aeronautica presso il Poli-tecnico di Torino. Promosso capitano nel 1923, entra a far parte dell’Arma Ae-ronautica costituitasi in quell’anno. Maggiore dal 1926 e te-nente colonnello dal 1928, l’anno dopo ritorna in Cirenaica per assumere il comando di quell’aviazione. E’ promosso colonnello per Meriti di Guerra nel 1931. Rientrato in Italia nel settembre 1933 col grado di colonnello, è inviato in Cina a capo di una missione di ufficiali istruttori, assolvendo anche l’incarico di Capo di Stato Maggiore dell’-Aviazione cinese. Promosso generale di Brigata e rimpatriato nel 1935, l’anno dopo è collocato a riposo d’autorità a soli 42 anni. E’ poi assunto come dirigente del polverificio Stacchini. Dopo l’armistizio dell’8 settembre 1943 organizza a sue spese bande armate operanti nelle zone dei Monti Prenestini e di Alatri. E’ arrestato dalle “SS” tedesche il 17 gennaio 1944, nel tentativo di strappare alla morte il direttore dello stabilimento arrestato in sua vece. Viene ucciso nelle Fosse Ardeatine. E’ decorato anche di una Medaglia Argento al Valor Aeronauti-co.

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MOTIVAZIONE Volontario di guerra, comandante di un plotone d’avanguardia, attaccato da forze avversarie, le contrattaccava vigorosamente alla testa di pochi animosi. Mortalmente ferito all’addome e con-scio della sua fine imminente, proferiva con stoica fierezza, nono-stante lo strazio delle ferite, parole di entusiastica soddisfazione per il dovere compiuto e di devozione al Duce. Dettava poi ad un collega il proprio testamento che è tutto un inno di fede nei desti-ni della Patria e del Fascismo, e lo firmava di suo pugno, postil-landolo. Fulgido esempio di generosa abnegazione e di eroismo. Monte Gundi, 5 novembre 1935

��

BIOGRAFIA

Nato nel 1908 a Milano, è ammesso a frequentare il Corso Allievi Ufficiali di Complemento nell’agosto 1928 e, promosso sottotenente di fanteria specialità alpini, è assegnato al 2° reggimento per il servizio di prima nomina. Si laurea poi, nel 1931, in Giurisprudenza all’Università di Mila-

LUSARDI Aldo Già Sottotenente di complemento

2° reggimento alpini nel 1930

1° gruppo battaglioni Eritrei 16° battaglione indigeni 1ª compagnia

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no ed esercita la professione nello studio legale paterno. Ha anche incarichi politici nella città di Bergamo. Nel maggio 1935 viene richiamato in servizio a domanda per l’Africa Ori-entale e il 15 giugno sbarca a Massaua assegnato alla 1ª compagnia del 16° battaglione indigeni. Il 5 novembre 1935, ferito gravemente nel fatto d’arme di Addi Gundi, sulla via di Makallè, muore poche ore dopo nel posto di ricovero di Hau-sien dettando il nobile testamento. Qualche giorno prima della sua eroica morte, con decreto del 31 ottobre 1935, viene promosso tenente a scelta ordina-ria. A lui è intitolato il Cimitero Militare Italiano di Hawsien (Etiopia), le cui Salme sono state traslate, qualche anno fa, nel Cimitero di Macallè. Il Forte Montecchio di Colico (LC), oggi visitabile ed ancora armato di cannoni da 149 in cupola girevole, porta il suo no-me dal 1939.

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MOTIVAZIONE Nell'offensiva verso Ettangi, guidava all'attacco i dipendenti re-parti con eroico coraggio riuscendo a conquistare i trinceramenti di Sidi Garbàa ed a mantenersi parecchie ore malgrado l'energi-ca controffensiva nemica. Ferito poi mortalmente si opponeva che lo trasportassero altrove e rimaneva sul sito, continuando a dare disposizioni finchè spirava con stoica serenità. Sidi Garbàa (Libia), 16 maggio 1913

�� BIOGRAFIA

Dallo Stato di Servizio risulta essere nato nel 1863 a Sanremo (IM), tuttavia la famiglia afferma sia nato a Venezia. A 17 anni entra alla Scuola Militare di Modena, uscendone nel 1882 tra i primi classificati sottotenenti nel 50° reggimento fanteria (brigata Parma). Entusiasta degli alpini un anno dopo ottiene di esservi trasferito (1° reggimento) subito distinguendosi in un’ardita escursione per la quale riceve speciali elogi dall’ Ispettore generale Luigi Pelloux. Nel 1884 è promosso te-nente e passa poco dopo alla Scuola di Guerra uscendone

MADDALENA Nicolò Già Maggiore in servizio permanente effettivo

5° reggimento alpini Comandante battaglione Tirano nel 1901

Colonnello in s.p.e. brigata Bergamo Comandante 26° reggimento fanteria

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terzo classificato su 27. Promosso capitano nel 1892 nell’83° reggimento fanteria (brigata Venezia), un anno dopo ritorna negli alpini (prima al 2° poi al 7° reggimento). Trasferito nello Stato Maggiore è alla Divisione di Messina e di Bologna. Nel 1901 viene promosso maggiore a scelta nel 5° reggimento alpini che lascia un anno dopo per partire per la Cina al co-mando di un battaglione misto. Per le sue brillanti capacità e per i suoi indiscussi meriti, è nominato Cavaliere dell’Ordine dei Santissimi Maurizio e Lazzaro (Cina, 1902-1905). Rimpatria-to nel 1905 è Capo di Stato Maggiore della Divisione di Nova-ra che lascia un anno dopo per partire per la Colonia Eritrea rimanendovi anche alla promozione a tenente colonnello. Rimpatriato nel 1910 è capo di Stato Maggiore della Divisione di Padova e poi addetto al comando del VII Corpo d’Armata (Ancona). Promosso colonnello il 17 marzo 1912 comanda il 72° reggimento fanteria (brigata Puglie), nel settembre dello stesso anno in seguito a sua domanda parte per la Cirenaica dove a Derna assume il comando del 26° reggimento fante-ria ed in seguito alle operazioni militari là svolte, merita una Medaglia di Bronzo (Derna, ottobre 1912). Quando questo reggimento nel gennaio del 1913 rimpatria egli rimane a Der-na al comando di un reggimento speciale composto da bat-taglioni di reggimenti di fanteria 7°, 22°, 26°, 34°. Nel combat-timento di Sidi Garba si comporta da prode rimanendo gra-vemente ferito all’addome. Spira presso la località denomina-ta “albero del turco” mentre veniva trasportato in autocarro alla ridotta “Lombardia” ove era stabilito un posto di medica-zione.

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MOTIVAZIONE Educato alla scuola dei sommi apostoli dell’irredentismo, fece suo il credo che rese bello il morire per la Patria. Animatore e trasci-natore di popolo, seppe fondere energie e volontà per la redenzio-ne dell’Italia da asservimenti e tirannidi. Nel nuovo risorgimento italiano, seguendo gli ammaestramenti degli avi, prese il posto additatogli dai martiri che lo precedettero nel sacrificio. Vile de-lazione lo dava nelle mani dei nemici che invano frugarono il nobile animo e piuttosto che procurare ad essi la sadica gioia di vederlo lentamente morire, dalla finestra della prigione si lancia-va a capo fitto nel vuoto bagnando col sangue generoso la terra della Patria, che dal vermiglio amplesso fu fecondata per le futu-re glorie. Bolzano, 6 luglio 1944

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BIOGRAFIA

Nato nel 1901 a Trento, volontario nella guerra 1915-18, si ar-ruola nell’agosto 1918 nei reparti metropolitani in Libia.

MANCI Giannantonio Già Capitano di complemento 11° reggimento alpini nel 1941

Partigiano combattente

movimento partigiano trentino

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Inviato poi a Caserta alla Scuola Allievi Ufficiali di Comple-mento e nominato sottotenente, è assegnato, nel maggio 1919, al battaglione Val Brenta del 6° alpini. Congedato nel luglio successivo e stabilitosi a Trento, si diplo-ma in ragioneria e, in seguito, dedica la sua attività alla pro-fessione libera, assumendo rappresentanze di varie ditte commerciali. Più volte richiamato in servizio per istruzione, è promosso te-nente nel 1930 e capitano nel 1940. Dal 1° marzo al 24 agosto 1941, presta per l’ultima volta servi-zio militare presso il deposito dell’11° reggimento alpini in Tren-to. Dopo l’armistizio è capo intrepido del movimento insurre-zionale nel Trentino. Tradito e fatto prigioniero, si suicida per timore di non reggere alle torture e per non rivelare i segreti di cui era a conoscen-za.

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MOTIVAZIONE

Alla testa di un manipolo della Milizia Confinaria varcava fra i primi il conteso confine, per proteggere un importante lavoro di una compagnia artieri. Con ardimento e perizia, sotto violentissimo fuoco, trascinava le camicie nere all’occupazione di posizione avanzata e scoperta, che poi manteneva, nonostante le perdite, fino al completo assolvimento del com-pito. Ferito gravemente, teneva alto lo spirito e la fede dei suoi confinari. Successivamente, all’ospedale, dove subì l’amputazione di una gamba, conscio della prossima fine, volle intorno a sé gli ufficiali e i militari che gli furono compagni nella lotta, cui rivolgeva fiere e ispirate parole di soldato ed ai quali chiedeva di accompagnare il suo trapasso col canto del confinario. Monte Traversette, 21 giugno 1940

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BIOGRAFIA Nato nel 1912 ad Aimavilla (AO), iscritto al secondo anno del-

MARCOZ Vittorio Già Sottotenente di complemento

4° reggimento alpini battaglione Aosta nel 1936

Capomanipolo

milizia confinaria Centuria “Aosta”

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la Facoltà di Lingue Moderne all’Università di Torino, viene ammesso nel novembre 1933 alla Scuola Allievi Ufficiali di Mi-lano e nel giugno dell’anno successivo è promosso sottote-nente. Destinato al 4° reggimento alpini ed assegnato alla 42ª com-pagnia del battaglione Aosta, è collocato in congedo nell’-ottobre del 1934. Richiamato nel settembre 1935 e ricollocato in congedo un anno più tardi, consegue nel 1938 la promozione a tenente passando poi a disposizione della Milizia Volontaria Sicurezza Nazionale col grado di capomanipolo. Trasferito alla 1ª legione confinaria, viene destinato, alla di-chiarazione di guerra del secondo conflitto mondiale, alla Divisione alpina Taurinense con la centuria di formazione Ao-sta. In posizione a cavallo della rotabile del Piccolo S. Bernar-do partecipa poi alla battaglia delle Alpi che ha inizio il 21 giugno 1940. Nello stesso giorno rimane gravemente ferito ad una gamba nell’occupazione della località La Tour e muore nell’Ospeda-le Mauriziano di Aosta il 16 luglio successivo. Lo si ricorda anche come alpinista ardito ed appassionato per aver compiuto numerose prime ascensioni.

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MOTIVAZIONE

Animatore primo della resistenza nel Monregalese, organizzatore delle prime bande armate nella Val Maudagna e nella Val Casot-to, dopo essersi dimostrato, nel corso di duri combattimenti, co-mandante di grande capacità e di leggendario coraggio, racco-glieva intorno a sé alcune migliaia di combattenti bene armati e disciplinati coordinando ogni attività patriottica nelle Langhe e nel basso Monferrato. Nell’estate e nell’autunno del 1944 occupa-va, in collaborazione con altre formazioni, la città di Alba, già saldamente presidiata dal nemico, e vi resisteva per oltre un me-se. Al principio dell’inverno impegnava in dura lotta ben due Di-visioni germaniche inviate per ristabilire il controllo della regio-ne e, dopo aver subito gravi perdite ed inflitte di ben più gravi, riusciva a mantenersi in armi nella zona. Nel governo di popola-zioni civili delle provincie di Cuneo, Asti, Alessandria e di parte della provincia di Savona dimostrava di possedere in modo pre-minente, maturità di giudizio, capacità organizzativa, equilibrio, energia, fraterno e sentito interessamento, tanto da essere molto

MARTINI MAURI Enrico vivente

già Tenente in servizio permanente effettivo 7° reggimento alpini

battaglione Exilles nel 1937

Maggiore in servizio permanente effettivo Partigiano combattente

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favorevolmente ricordato, anche a distanza di anni. All’inizio della primavera del 1945, con azione bene organizzata e valoro-samente condotta, occupava con le sue forze, dopo duri combatti-menti, Alba, Canelli, Nizza Monferrato, Monesiglio e, durante l’insurrezione generale, liberava anche Savona, Ceva, Mondovì, Fossano, Bra, Racconigi, Carmagnola, giungendo con il suo Gruppo di Divisioni partigiane a Torino. Zona Meridionale del Piemonte e Nord Occidentale della Liguria, settembre 1944 - 25 aprile 1945

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BIOGRAFIA

Nasce nel 1911 a Mondovì (CN). Consegue la Maturità Classi-ca nel Liceo Beccarla a Mondovì nel 1928 e subito dopo fre-quenta come volontario, la Scuola Allievi Ufficiali di Bra. Nominato sottotenente di complemento ed assegnato al 28° reggimento artiglieria da campo, rinuncia al grado per entra-re nell’Accademia di Modena dalla quale esce sottotenente effettivo nell’Arma di fanteria nel settembre 1932. Ultimato il corso di applicazione d’arma e destinato al 3° reg-gimento alpini, è promosso tenente nel settembre 1934. Dal gennaio al dicembre 1936 combatte in Africa orientale nel battaglione Exilles del 7° alpini Divisione Pusteria. Frequenta nel 1937 il 16° corso di osservazione aerea a Cerve-teri e, conseguito il brevetto di osservatore, presta servizio di volo prima nella 31ª e poi nella 118ª squadra di ricognizione. Ammesso al 68° corso dell’Istituto Superiore di Guerra nel 1938 e promosso capitano dal gennaio 1940 è inviato nel maggio 1941 in Africa settentrionale per servizio di Stato Maggiore del-l’Esercito presso il Comando Superiore Forze Armate dove nel gennaio 1942, è promosso maggiore. Rimpatriato per malattia nel gennaio 1943, riprende servizio in giugno presso lo Stato Maggiore dell’Esercito dove viene rag-giunto dalla notizia dell’armistizio. Raggiunto il Piemonte, si dedica alla lotta partigiana e, da un

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gruppo di uomini raccolti attorno a lui, riesce a creare un rag-gruppamento di Divisioni alpine di oltre 5.000 uomini. Il suo nome di battaglia Mauri è conosciuto in tutto il Piemonte e le operazioni da lui condotte destano l’ammirazione dello stesso nemico e l’alta considerazione delle missioni alleate. Promosso tenente colonnello ed assegnato all’Ufficio informa-zioni dopo la guerra, nel giugno 1947 è collocato a domanda nella riserva. E’ stato decorato della Croce di Ferro di 2ª classe sul campo (Alamein, 1942); della Bronze Star (U.S.A., 1945) e della Croce d’oro con spade per meriti di guerra dalla Repubblica Polac-ca, nel 1945. Inoltre ha ricevuto altre decorazioni: 2 Croci di Guerra (Passo Meccam, marzo 1936; Marmarica, dicembre 1941, sul campo), e ha raggiunto il grado di tenente colonnel-lo per meriti di guerra (Langhe, ottobre 1943 - 25 aprile 1945). E’ promosso colonnello nel 1951. Si laurea in Giurisprudenza all’Università di Torino nel 1946. Dopo essere stato dirigente industriale dell’I.R.I, ha vissuto a Torino per poi trasferirsi in Turchia dove muore nel 1976.

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MOTIVAZIONE

Valoroso ufficiale dell’Esercito in s.p.e., animatore e trascinatore, fu tra i primi ad organizzare il movimento partigiano del Friuli. Creò, animò e comandò la V Brigata dell’Osoppo assurgendo a popolarità per le sue gesta eroiche e per la sua perizia di coman-dante. Dopo un poderoso rastrellamento effettuato dal nemico nel dicembre del 1944 in Val Cellina, non volle abbandonare la mon-tagna allo scopo di ripristinarne con i suoi uomini il completo dominio e vi trascorse l’intero rigido inverno, assoggettandosi con eccezionale tenacia a privazioni e a sofferenze che hanno dell’in-verosimile. Attaccato nuovamente da forze soverchianti si batté da eroe infliggendo al nemico gravissime perdite finché colpito mortalmente in fronte, cadde fulminato, tramandando la sua memoria alla leggenda. Pian Cavallo, Friuli, 12 aprile 1945

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MASET Pietro Già Capitano in servizio permanente effettivo

8° reggimento alpini battaglione Tolmezzo nel 1943

Capitano in servizio permanente effettivo

Partigiano combattente Comandante 5ª brigata “Osoppo-Friuli”

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BIOGRAFIA

Insegnante nelle scuole elementari di Conegliano, assolve gli obblighi di leva dal 1931 al 1933 nel 2° rgt. genio radiotelegra-fisti. Due anni dopo, nel marzo 1935, richiamato per mobilita-zione, è inviato in Eritrea col personale addetto alle stazioni radio fisse. Dall’ottobre dello stesso anno partecipa al conflit-to con l’Etiopia e nel marzo 1936 è ammesso al Corso Allievi Ufficiali di Saganeiti. Promosso sottotenente di complemento nella specialità alpini, è destinato al 7° reggimento. Rimpatriato nell’aprile 1937 e congedato, è nuovamente ri-chiamato nel marzo 1939 e con l’8° reggimento alpini parte per l’Albania. Nel gennaio 1940 consegue la promozione a tenente. Trasferito sul fronte greco-albanese combatte dal 28 ottobre al 12 dicembre del 1940 come comandante di un plotone mitraglieri e poi di una compagnia del battaglione Tolmezzo. Nella Campagna di Grecia ha le seguenti decora-zioni: una Medaglia di Bronzo (Fronte greco, novembre 1940) e la promozione a tenente in servizio permanente effettivo per meriti di guerra (Fronte greco, dicembre 1940) Rimpatriato per ferita, fa ritorno in Albania un anno dopo e nel marzo 1942 rientra in Patria col reparto. Nell’agosto suc-cessivo parte per la Russia. Ritornato in Italia nel marzo 1943, e promosso capitano, alla dichiarazione dell’armistizio si rifugia sui monti della Carnia. Entrato a far parte delle formazioni partigiane, ha il comando della 5ª brigata “Osoppo-Friuli” dal 1° febbraio 1944. Il 12 aprile 1945, in azione, cade colpito a morte.

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MOTIVAZIONE

Volontario di guerra come milite di una divisione CC.NN. Ma-gnifica tempra di soldato, entusiasta ed animatore, sprezzante del pericolo e del disagio, sempre fra i primi. Alla testa della sua banda irregolare, da lui creata, si slanciava all’assalto di fortissi-ma posizione nemica infliggendo all’avversario notevoli perdite. Ferito gravemente al braccio, rifiutava l’aiuto di un capo banda, che voleva portarlo al vicino posto di medicazione, non solo, ma invitava lo stesso graduato ed i gregari accorsi a non curarsi di lui che continuava a combattere, esortandoli a mantenere ad ogni costo la posizione occupata. Colpito una seconda volta al petto, in un supremo sforzo di eroismo e dedizione, si buttava ancora nella mischia al grido di: "Savoia" finché cadeva gloriosamente. Mira-bile esempio di belle ed elevate virtù militari. Gaser, 18 giugno 1937

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MASSINA Giuseppe Già Sottotenente di complemento

7° reggimento alpini battaglione Pieve di Teco nel 1936

Sottotenente di complemento

2° battaglione coloniale

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BIOGRAFIA

Nato nel 1901 a Como, arruolatosi volontario nel luglio 1920 nella Legione Allievi Carabinieri, quattro anni dopo, nell’otto-bre 1924, ottiene la nomina a sottotenente in servizio perma-nente effettivo. Promosso tenente nell’ottobre 1927, alla fine dello stesso anno si dimette dal grado e dall’impiego per dedicarsi alla profes-sione di ragioniere. Nel maggio 1935, in vista del conflitto italo-etiopico, chiede di parteciparvi come semplice soldato e messo a disposizione della Milizia Volontaria Sicurezza Nazionale, il 1° settembre parte col 66° battaglione Camicie Nere della Divisione “28 Ottobre”. Nominato sottotenente di complemento a Saga-neidi nel giugno 1936, è assegnato al battaglione Pieve di Teco del 7° reggimento alpini e nel febbraio 1937, al rimpatrio del battaglione, gli viene affidato l’incarico di costituire una banda irregolare della quale poi assume il comando. Cade in azione il 18 giugno 1937.

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MOTIVAZIONE

Comandante di una legione CC.NN. di riserva divisionale, deter-minatasi una sacca nella prima linea, in seguito a preponderante attacco nemico, prontamente si lanciava alla testa dei suoi uomi-ni e animosamente contrattaccando, dopo accanita lotta, volgeva in fuga l’avversario. Mentre esposto alle offese nemiche, impavi-damente ed abilmente guidava le sue camicie nere all’insegui-mento, cadeva mortalmente ferito. Durante il trasporto al posto di medicazione, dava prova di magnifico stoicismo, rivolgendo ogni suo pensiero all’azione in corso ed alla sua legione. Nell’im-minenza della fine, si dichiarava lieto del suo sacrificio ed inneg-giava alla Patria. Figura eroica di comandante intelligente ed ardimentoso, esempio delle più alte virtù militari. Karakol - Struga - Ohrida (Fronte greco), 7 -11 aprile 1941

�� BIOGRAFIA

Nato nel 1893 a Ravenna, è volontario nella prima guerra mondiale nel 68° reggimento fanteria, viene promosso sotto-

MENEGHETTI Secondo Già Tenente in servizio permanente effettivo

3° reggimento alpini nel 1925

Console C.te 80ª legione camicie nere d’assalto

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tenente di complemento nel 1917, dopo aver partecipato alle operazioni sul Mrzli e nella Conca di Plezzo. Prende parte col 30° reparto d’assalto alla battaglia di Vitto-rio Veneto, quindi è assegnato al Quartier Generale del Go-vernatorato della Venezia Giulia in Trieste dove consegue la promozione a tenente nel maggio 1920. Trasferito in servizio permanente effettivo nel luglio 1924, pre-sta servizio successivamente nel 9° e 3° reggimento alpini fino al maggio 1925 allorché, a domanda, viene dispensato dal servizio per dedicarsi ad attività politica. Mobilitato nel 1935 col grado di seniore nella Milizia Volontaria Sicurezza Nazionale parte come aiutante maggiore della 104-ª legione Camicie Nere della Divisione “3 Gennaio” per l’Afri-ca Orientale dove è promosso console e comandante la 101ª legione “Libici”. Qui si guadagna una Croce di Guerra. Rimpatriato nel marzo 1937 e, svolta per qualche tempo atti-vità nel servizio informazioni per conto del Servizio Informazioni Militari, assume nella seconda guerra mondiale il comando dell’80ª legione d’assalto con la quale parte per l’Albania nel marzo 1941. Ferito gravemente ad Ohrida l’11 aprile 1941, muore tre giorni dopo nell’ospedale da campo n° 119.

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MOTIVAZIONE

Si distingueva in tutte le azioni per ardimento e sprezzo del peri-colo. Raggiunta con un manipolo di arditi, una importante posi-zione nemica, sotto violento fuoco di mitragliatrici, penetrava tra le file avversarie e, con lancio di bombe a mano, ne provocava lo scompiglio. Nell’alterna vicenda dell’azione visto cadere un porta fucile mitragliatore, si impadroniva dell’arma e furiosamente la adoperava contro il nemico che lo aveva circondato. Sebbene fatto oggetto a lancio di bombe a mano ed a violenti raffiche di mitra-gliatrice, non indietreggiava e continuava impavido a sparare sino a quando cadeva fulminato da numerosi colpi, stringendo rabbiosamente l’arma, anch’essa colpita e resa inservibile da proiettili esplosivi . Gandesa - Tortosa, quota 138, 8 aprile 1938

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MOLES Giuseppe Già alpino

5° reggimento Alpini battaglione Edolo nel 1936

camicia nera Divisione “Frecce Nere”

3° reggimento fanteria battaglione “Carroccio” 2ª compagnia

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BIOGRAFIA Nato il 19 novembre 1911 a Edolo (Brescia) da Battista e Ca-terina Mutti, modesti lavoratori, svolge l’attività di manovale nel suo paese. Chiamato al servizio di leva, nel 5° reggimento alpini, batta-glione Edolo, con la classe 1912 perché risultato rivedibile per debolezza di costituzione. E’ congedato nel gennaio 1936. Entrato a far parte della Milizia, viene assunto come camicia nera nella 15ª legione nel novembre 1936, è mobilitato per le operazioni militari in terra di Spagna e, assegnato alla 2ª com-pagnia del battaglione Carroccio, sbarca a Cadice il 22 di-cembre 1936. Cade sul campo con l’arma in pugno a q. 138 l’8 aprile 1938. E’ decorato della medaglia di benemerenza per i volontari O.M.S. (Spagna) brevetto 2718 in data 13 aprile 1941.

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MOTIVAZIONE

Ufficiale di complemento già distintosi al fronte russo, evadeva arditamente da un campo di concentramento dove i tedeschi lo avevano ristretto dopo l’armistizio, perché mantenutosi fedele. Nell’organizzazione partigiana lombarda si faceva vivamente apprezzare per illimitata dedizione ed indomito coraggio dimo-strati nelle più difficili e pericolose circostanze. Rendeva eminenti servizi anche nel campo informativo ed in quello della propagan-da. Tratto in arresto a Milano e barbaramente interrogato dai tedeschi, manteneva fra le torture esemplare contegno nulla rive-lando. Internato a Fossoli tentava la fuga. Veniva, così, trasferito prima a Dakau poi a Herzbruk. Dopo lunghi mesi di inaudite sofferenze trovava ancora, nella sua generosità, la forza di slan-ciarsi in difesa di un compagno di prigionia bestialmente percos-so da un aguzzino. Gli faceva scudo del proprio corpo e moriva sotto i colpi. Nobile esempio di fedeltà, di umanità, di dedizione alla Patria.

OLIVELLI Teresio Già Sottotenente di complemento 2° reggimento artiglieria alpina

gruppo Bergamo 31ª batteria nel 1943

Partigiano combattente

Divisione “Lunardi”

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Lombardia - Venezia Tridentina - Germania, settembre 1943 - primi giorni del mese di marzo 1945

�� BIOGRAFIA

Nato nel 1916 a Bellagio (CO), laureato in lettere all’Università di Pavia, si arruola volontario nel febbraio 1941. Assegnato al deposito del 3° reggimento artiglieria alpina, è inviato ad Aosta alla Scuola di Alpinismo dove consegue la promozione a sergente. Frequentata poi la Scuola Allievi Ufficiali di Lucca, viene nomi-nato sottotenente nel maggio 1942, nel 2° reggimento arti-glieria alpina. Destinato alla 31ª batteria del gruppo Bergamo parte per la Russia nel luglio dello stesso anno rimpatriando nel marzo 1943. Presta servizio alla batteria comando del deposito reggimen-tale quando sopraggiunge l’armistizio. Aggregatosi a Milano ad una formazione partigiana della Divisione “Lunardi” è nominato comandante di distaccamen-to e, dal 7 febbraio 1944, comandante di battaglione. Catturato il 1° aprile dello stesso anno muore nel campo di Herzbruk in Germania il 12 gennaio 1945.

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MOTIVAZIONE Studente universitario del V anno di medicina, si arruolò nella 36° Brigata garibaldina, assumendo la direzione del servizio sa-nitario. Durante tre giorni di aspri combattimenti contro sover-chianti forze tedesche, si prodigò incessantemente ed amorevol-mente a curare i feriti e quando il proprio reparto riuscì a sgan-ciarsi dall’accerchiamento nemico, non volle abbandonare il suo posto e, quale apostolo di conforto, conscio della fine che l’atten-deva, restò presso i feriti affidati alle sue cure. Ma il nemico so-praggiunto non rispettò la sublime altezza della sua missione e barbaramente lo trucidò. Esempio fulgido di spirito del dovere e di eroica generosità. Cà di Guzzo (Romagna), 30 settembre 1944

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BIOGRAFIA Nato il 16 dicembre 1921 a Bologna, compiuti gli studi superio-

PALMIERI Giovanni nome di guerra: “Gianni”

Già Caporale allievo ufficiale Scuola Centrale Militare di Alpinismo Aosta nel 1941

Partigiano combattente

36ª brigata garibaldina “Bianconcini”

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ri al Liceo Galvani di Bologna, si iscrive alla Facoltà di Medici-na e Chirurgia all’Ateneo bolognese, dove il padre è docen-te. Arruolato nel 4° reggimento alpini nel febbraio 1941, è in-viato alla Scuola Centrale di Alpinismo in Aosta; ma circa un mese dopo, ammalatosi in modo grave e ricoverato in ospe-dale, dopo alterni periodi trascorsi in luoghi di cura e in licen-za di convalescenza, nel dicembre dello stesso anno è collo-cato in congedo. Nell’aprile 1944 partecipa alla lotta partigiana e presentatosi al Comando Militare dell’Emilia Romagna, viene assegnato come sanitario alla 36ª brigata “Garibaldi” operante tra Ca-soni di Romagna e Monte la Fine, sulle colline tosco-romagnole. Assume il nome di guerra di “Gianni”. E’ arrestato nell’alta valle del Sillaro durante un vasto rastrella-mento effettuato alle spalle della Linea Gotica. E’ tenuto in vita perché medico per curare i feriti tedeschi che frattanto erano stati trasportati in località “Le Piane”. Quando la sua opera pare finita, il mattino del 30 settembre 1944, è freddato dai tedeschi con una palla in fronte. L’Università di Bologna gli conferisce la laurea “ad honorem” dopo la morte. A lui è intitolato il rifugio Croda da Lago (Cortina d’Ampezzo). Il 24 novembre 1946 il Presidente della Repubblica Enrico de Nicola gli conferisce la Medaglia d’Oro.

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MOTIVAZIONE Ufficiale medico di una colonna impegnata contro soverchianti forze nemiche, volontariamente assumeva il comando di una squadra e teneva bravamente testa all’irruenza dell’avversario. Costretto a ripiegare in una posizione sistemata a difesa e saputo che un suo collega era stato gravemente ferito, si slanciava fuori della posizione, volontariamente, per la ricerca del collega. Ferito una prima volta ad un fianco non desisteva dallo scopo e, trovato l’ufficiale già cadavere, provvedeva ad occultarlo per evitare lo strazio della salma. Durante tale suo pietoso ufficio trovava glo-riosa morte. Esempio fulgido di eroismo e di elevatissimo senso del dovere. Sellassié, 17 luglio 1938

�� BIOGRAFIA

Nasce nel 1911 a Budapest (Ungheria). Il padre è ufficiale del-la marina austriaca, ma al termine del primo conflitto mon-diale passa nella marina italiana.

PANFILI Teodorico Già Aspirante ufficiale di complemento 3° reggimento artiglieria alpina nel 1936

Sottotenente medico di complemento 19ª brigata coloniale 70° battaglione

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La famiglia si trasferisce quindi a Trieste dove Odorico trascor-re l'infanzia e la gioventù. Laureatosi nel 1935 in Medicina presso l'Università di Bologna col massimo dei voti. Sostiene l'esame di Stato presso l'Università di Padova e nel febbraio 1936, viene chiamato alle armi ed inviato alla Scuola Allievi Ufficiali Sanitari di Firenze dalla quale, nel luglio dello stesso anno al termine del corso, viene inviato in licenza in attesa della nomina ad Aspirante Ufficiale Medico. Ai primi di agosto viene quindi destinato per il servizio di prima nomina presso il 3° reggimento artiglieria alpina di stanza a Gorizia. Fervente patriota, chiede di partire volontario per l'A-frica orientale e nel dicembre 1936 parte da Napoli destinato a Massaua. Dopo un breve periodo di servizio in Eritrea viene trasferito presso l'ospedale militare di Addis Abeba in Etiopia, divenuta colonia italiana. Tuttavia egli vuole essere destinato a reparti "combattenti" e dopo insistenti e ripetute domande viene finalmente asse-gnato alla 19ª brigata coloniale, 70° battaglione distaccato in località Martula Mariam. Il 17 luglio 1938 impegnato con il re-parto in un duro combattimento contro i ribelli, visto cadere il proprio comandante sottotenente Minocchia, in un slancio di generoso senso del dovere, trova gloriosa morte. La sua sal-ma sepolta presso il cimitero italiano di Addis Abeba, l'anno successivo, rientra in Italia e viene tumulata nella tomba di famiglia a Trieste.

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MOTIVAZIONE

Medaglia d’Oro in commutazione della Medaglia d’Argento. Costante esempio di coraggio e di ardimento alla sua divisione, veniva colpito a morte dal piombo nemico mentre, impavido, dal-la prima linea della posizione da esso conquistata, preparava nuovi gloriosi cimenti alle sue truppe vittoriose. Na Kobil (Bainsizza), 5 ottobre 1917

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BIOGRAFIA

Nasce a Desenzano del Garda il 23 settembre 1863. Esce dalla Scuola di Modena nel 1882 col grado di sottote-nente degli alpini (5° rgt.). Allo scoppio della guerra combatte nella zona del Col di La-na (monte Pore, Sett Sass e Sass di Stria): è sua l’idea dell’azio-ne di Mario Fusetti con l’81° reggimento fanteria Torino, deco-rato poi di Medaglia d’Oro. All’epoca scrive con commozio-

PAPA Achille Sottotenente 5° rgt. alpini

Maggiore

Comandante brig. Liguria poi Generale Comandante 44ª Divisione

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ne di aver trasformato quei fanti (per la maggior parte prove-nienti dal Lazio) in alpini, parlando delle loro gesta su quei monti. Lascia il reggimento quando è chiamato al comando della brigata Liguria. Dal dicembre 1915 al febbraio 1916 è sul monte Nero, sul Vo-dil e a S. Lucia. Con costanza, si dedica ai piccoli profughi slavi abbandonati nel paese di Caporetto, elargendo somme di denaro e creando asili e rifugi, donando vestiti e – soprat-tutto – preoccupandosi del cibo. In maggio si porta poi sull’Altipiano di Asiago per fermare la spedizione punitiva. Nei giorni 15-16 giugno 1916 si merita la Croce dell’Ordine Militare di Savoia. Nel settembre – ottobre del ’16, è sul Pasubio e merita la Me-daglia d’Argento. Sull’Alpe di Cosmagnon è sempre in prima linea fra i suoi soldati. Con un’assidua opera quotidiana, i fan-ti della “Liguria”, coordinati dagli alpini, trasformano la mon-tagna in una imprendibile fortezza di rocce in estate e in un saldo baluardo di ghiaccio in inverno, opere che ancora og-gi sono visibili e sono state inserite nella “Zona Sacra”. Trasferito poi sulla Bainsizza, il 5 ottobre 1917 è colpito al petto da un cecchino a q. 800 di Na Kobil e spira poche ore dopo il suo ferimento. Il 7 ottobre viene seppellito a Quisca d’Isonzo. La sua morte (da La Tribuna di Roma, 8 ottobre 1917)

Fra tutti i giornali dell’epoca, questa ci sembra la più detta-gliata cronaca dei fatti della sua ferita. Quando il 29 settembre i fanti della “Venezia” e “Tortona” conquistarono la quota 800 sulla Bainsizza (detta “fagiolo” che è prossima al ciglione della valle di Chiapovano), il gene-rale Papa portò lassù il comando, in prossimità della linea del fuoco. Gli austriaci sferravano ad ogni ora contrattacchi per riprendere le postazioni perdute. I nostri tentavano di rivoltare le trincee usufruendo quelle conquistate, innalzando muretti con pietre e sacchetti. Nella notte del 5 ottobre, il generale

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volle andare in ricognizione per osservare i lavori compiuti dai soldati e per animarli, spingendosi fuori dai camminamenti verso i reticolati nemici. Notò un certo movimento e subito si levò un razzo. Il generale, che aveva al fianco un maggiore, chiese: -Sono i nostri o è un gruppo nemico? Il maggiore rispose: -Sono gli austriaci, generale, non si sporga! Appena detto ciò partì un colpo di fucile. La palla trapassò la spalla del maggiore e colpì il petto del generale, squarcian-dolo ad un polmone e riducendolo in fin di vita. Trasportato su di una barella all’ospedale “Città di Milano”, il prof. Baldo Rossi, Direttore dell’Ospedale chirurgico, operò il Generale al posto di medicazione di Sveto e costatò la gra-vissima ferita a carattere esplosivo all’emitorace destro: ferita che non diede scampo. Fu comunque operato, ma dopo tre ore d’agonia, cessò di vivere. Il Cappellano Militare don Pietro Rigorini, così narra le ultime ore: “Dopo medicato e fasciato, fu collocato presso la finestrella del posto di medicazione con le spalle e il tronco un po’ solle-vati con coperte e cuscini. Mi unii allora vicino a lui (prima non avevo potuto perché lavoravano i medici); non parlava, non poteva, ma però dimostrava di aver conoscenza. L’assol-si, gli recitai le preghiere dei moribondi, gli diedi da baciare il mio Crocefisso. Dopo un’ora circa spirò, come se si fosse ad-dormentato: ore 13.15. Gli chiusi gli occhi, riverentemente co-me fosse un figlio, pensando che così avrebbe fatto qualcu-no della sua famiglia. Aiutato da un soldato, lo stesi sulla ba-rella e lo avvolsi in un lenzuolo. Poco dopo giunse un’auto da cui scese un Generale, non tanto grande: quasi di corsa fece il piccolo tratto dalla macchina alla stanza e con affanno mi domandò notizie del Generale che sapeva ferito. Restò co-me fulminato sentendo che era morto: si fece da me condur-re presso il cadavere. Eravamo solo noi tre; gli scoprì il volto, lo contemplò, poi mi domandò la sua giubba (era là in terra,

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presso un angolo, tutta inzuppata di sangue raggrumato). Mi comandò che la ponessi sul cadavere, vi mise una medaglia d’argento. Ci irrigidimmo tutti e due sull’attenti per un po’. Poi lui si allontanò abbattuto e partì subito.” Ultima lettera alla Famiglia

La moglie e i tre figli erano di stanza a Treviso. Il 4 ottobre 1917, giorno prima di cadere, il Generale scrisse a loro: “Carissimi, dopo 6 giorni, scendo ora dal Nakobil (q.800), che abbiamo conquistato il giorno 29 settembre, mettendoci in condizione di dominare e di vedere tutto, dentro il Chiappa-vano. Non mi sono mai spogliato in questi giorni e il mio letto era un pancone; però la stanchezza era tale che riuscivo a dormire anche in mezzo alle cannonate continue. Non speravo che gli austriaci si adattassero a lasciarci quel caposaldo: per ora certo non han reagito molto e ci permet-tono di rafforzarci. Poveri soldati, hanno fatto un lavoro im-menso. Ci sono già lassù sei perforatrici. Fra un mese sarà un forte imprendibile. Ora mi faccio la barba che ha sei giorni, poi mi spoglio. Non mi parrà vero! Saluti e baci, vostro Achille” I funerali

A Quisca ebbe luogo il funerale. Nella piccola chiesa risparmiata dai bombardamenti, alla presenza di numerose autorità militari e alla presenza di varie Brigate e divisioni, si è svolta la funzione religiosa. La musica classica era eseguita da un magistrale quartetto d’archi e dall’organo diretti da Arturo Toscanini. Sulla bara spiccavano le due medaglie d’argento e la Croce dell’Ordi-ne Militare di Savoia. Presso la bara c’era la Vedova Eugenia Federici e i figli Tere-sa, Maria e Antonio. Un cielo piovoso e un rombar vicino di cannoni, rendevano

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più lugubre la cerimonia. Il corteo con la bara portata dai suoi soldati, s’incamminò sulla collinetta del cimitero. Mentre la bara scendeva nella fossa, le truppe schierate hanno pre-sentato le armi. I valorosi soldati della Brigata Liguria hanno poi voluto rendere omaggio al loro Generale, offrendo alla vedova un’artistica Spada d’Onore con inciso: O CON QUE-STA O SU QUESTA. Nel 1921 la salma venne riesumata e trasportata su affusto di cannone ad Oslavia. Dal maggio 1937 le spoglie vengono collocate nella cripta centrale del nuovo Sacrario di quella località, intitolato al Generale. Q. 800 di Madoni

Dov’è il luogo dove cadde il Gen. Papa? Da Madoni un sentiero porta alla sommità della quota in cir-ca 25 minuti. Dopo 10 minuti circa, si raggiunge la non vasta caverna naturale a forma di grotta dove il Generale pernottò nelle ultime notti. Sulla sommità a Cima 5 un grande cippo ricorda la morte del Generale. Nel 1945 tale cippo è stato quasi totalmente di-strutto dagli jugoslavi. Il cippo era a forma di piramide e fu innalzato nel 1936 con le seguenti iscrizioni: Dopo aver conosciuto la gloria al Col di Lana, al Mrzli, a Mon-te Zovetto e sul Pasubio, qui tra le opposte linee, cadde il 5 ottobre 1917 il generale Achille Papa, comandante la 44^ Divisione. Queste aspre cime che le sue truppe conquistarono il 29 settembre 1917, a Lui s’intitolano. Onori

Lapidi: a Desenzano sulla Casa natale – a Susegana – al Den-te del Pasubio (la lapide è oggi riprodotta sulla facciata del Rifugio).

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Rifugi alpini: alle Porte del Pasubio. Caserma: a Brescia. Monumenti: a Desenzano di fronte al lago con a fianco il cannone che per 20 anni fu sulla sua tomba ad Oslavia e cip-po sulla Quota “Papa” della Bainsizza.

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MOTIVAZIONE

Comandante di un reggimento, con la parola e con l’esempio mantenne in critici momenti vivo l’entusiasmo ed il vigore nelle proprie truppe, renden-do vani i ripetuti e furiosi attacchi sferrati dal nemico per più giorni sotto intenso bombardamento. Rimasto il suo reggimento scoperto sul fianco, si portò alla testa di un piccolo nucleo a fronteggiare forti infiltrazioni nemi-che, incontrandovi morte gloriosa, sì che i suoi prodi, entusiasmati dall’e-roismo e dal sublime sacrificio del loro comandante, con una violenta reazione ne vendicarono la morte, respingendo l’avversario con gravi perdite ed affermandosi saldamente sul terreno fatto per essi più sacro dal sangue del loro amato comandante. Candelù, 15 - 18 giugno 1918

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BIOGRAFIA

Nato nel 1875 a Milano, uscito non ancora ventenne dalla Scuola Militare di Modena è sottotenente e tenente nel 21°

PASELLI Ernesto Già Tenente in servizio permanente effettivo

5° reggimento alpini nel 1910

Tenente Colonnello in s.p.e. brigata Caserta Comandante 267° reggimento fanteria

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reggimento fanteria (brigata Cremona) passando poi negli alpini (5° reggimento). Promosso capitano, è trasferito al 4° reggimento fanteria (brigata Piemonte) e nel 1915 prende parte alla prima guerra mondiale. Poco dopo è promosso maggiore e poi tenente colonnello nel 267° reggimento fanteria di nuova formazione, al coman-do del quale eroicamente cade in un furioso corpo a corpo.

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MOTIVAZIONE Fin dall’ 8 settembre impugnava valorosamente le armi contro l’invasore. Ricercato dalla polizia tedesca quale organizzatore della lotta di liberazione, si arruolava nelle formazioni partigia-ne della montagna di cui divenne animatore fecondo e combatten-te audace. Commissario di brigata e poi di zona Partigiana, valo-roso fra i valorosi, sosteneva durissimi combattimenti infliggendo gravi perdite al nemico. Apostolo di bene e di carità prodigava la sua opera di medico a lenire le sofferenze dei feriti senza mai ri-sparmiarsi nei pericoli e nei sacrifici. Catturato per delazione, affrontava e sosteneva con sereno stoicismo le sevizie che solo la più efferata crudeltà poteva immaginare. Bastonato a sangue, con le membra fracassate, trovava ancora la forza di porre fine al martirio tagliandosi le vene, ma il bieco nemico impediva che la morte lo strappasse alla sua sadica barbarie e poi lo finiva a col-pi di bastone. Il suo cadavere impiccato per estremo oltraggio re-stò esposto per due giorni e, circondato dall’aureola del martirio, fu faro luminoso che additò ai superstiti la via da seguire per raggiungere la vittoria. Belluno 10 marzo 1945

PASI Mario Già Tenente medico di complemento

Divisione alpina Pusteria 643° ospedale da campo nel 1941

Partigiano combattente

brigata “Mazzini”

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BIOGRAFIA

Nasce nel 1913 a Ravenna. Nel 1936 consegue presso l’Uni-versità di Bologna la laurea in Medicina e Chirurgia, l’anno successivo è chiamato a frequentare la Scuola di Applicazio-ne di Sanità Militare a Firenze dalla quale esce aspirante uffi-ciale medico nel luglio 1937, assegnato al 28° fanteria della Divisione “Pavia”. Promosso sottotenente e congedato nel settembre dello stesso anno entra per concorso medico inter-no nell’Ospedale di S. Chiara a Trento. Richiamato alla vigilia dell’entrata dell’Italia nel secondo con-flitto mondiale ed assegnato al 643° ospedale da campo, partecipa dal 10 giugno 1940 alle operazioni di guerra sulla frontiera occidentale e dal 6 dicembre a quelle svoltesi alla frontiera greco-albanese. Promosso tenente nel gennaio 1941, rimpatria nel maggio successivo per malattia e alla fine dell’anno è collocato in congedo assoluto ed iscritto nel ruolo ordinario col proprio grado. Ripresa la sua attività civile a Trento, dopo l’armistizio dell’8 settembre 1943, abbandona l’ospedale portandosi sui monti del bellunese ed è uno tra i primi animatori ed organiz-zatori del movimento partigiano. Barbaramente seviziato, il suo cadavere viene esposto, impic-cato, a Belluno.

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MOTIVAZIONE

Ufficiale veterinario di una grande unità dislocata oltremare, allo atto dell’armistizio, fedele al proprio dovere di soldato, si univa alle eroiche file di coloro che avevano preferito la dura e pericolosa vita della guerriglia alla umiliante resa al tedesco. Assunto volontariamente il comando di una compagnia di arti-glieri trasformatisi in fanti, li guidava più volte al combattimen-to facendo rifulgere le sue splendide doti di combattente. Durante un attacco ad un forte presidio nemico, incurante dell’intensa reazione avversaria, si ergeva con fierezza alla testa dei propri uomini. Visto cadere un mitragliere lo sostituiva all’arma conti-nuando il fuoco contro un pezzo anticarro tedesco; fatto segno al tiro concentrato di armi automatiche nemiche non desisteva dalla azione, restando sul posto anche quando l’arma, più volte colpita, era resa inservibile. Sempre presente ove più aspro appariva il compito, durante una successiva azione, mentre con i suoi uomini formava una insormontabile barriera al nemico incalzante, stroncato dal fuoco nemico, immolava la sua giovinezza sul cam-po di battaglia. Nikic -Cekanje - Brijestovo (Montenegro), 9 settembre - 17 set-tembre - 10 novembre 1943

PASQUALI Willy Già Tenente veterinario di complemento 1° reggimento artiglieria alpina nel 1943

Tenente veterinario di complemento

Divisione partigiana “Garibaldi”

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�� BIOGRAFIA

Nato nel 1914 a Pistoia, si trasferisce con la famiglia a Torino fin da ragazzo, ivi frequenta le classi elementari e la scuola media, iscrivendosi poi all’Università alla Facoltà di Medicina Veterinaria. Conseguita la laurea nel 1939, l’anno dopo è chiamato a fre-quentare, presso la Scuola di Applicazione di Pinerolo, il Corso Allievi Ufficiali della specialità veterinaria. Promosso sottotenente nel settembre 1940 ed assegnato al 1° reggimento artiglieria alpina, nel gennaio 1942, parte per la Dalmazia sbarcando a Ragusa. Alla data dell’armistizio, il 1° reggimento artiglieria alpina, Divi-sione Taurinense, è dislocato in Montenegro. Fallito il tentativo di sottrarsi all’accerchiamento tedesco e di raggiungere le Bocche di Cattaro, ripiega sulla zona di Gor-nijc Polje dove si riunisce ai reparti che costituiscono la Divisio-ne Garibaldi. Cade in Montenegro sul campo di battaglia, il 10 novembre 1943.

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MOTIVAZIONE

Attaccato per tre giorni da forze ribelli di gran lunga superiori era di esempio ai suoi uomini per sangue freddo e cosciente ardi-mento. Ferito ad un braccio e caduto in mano all’avversario, che solo con la forza del numero aveva infine avuto il sopravvento, rifiutava con parole piene di nobiltà e di sdegno di allontanarsi dalle salme dei suoi eroici compagni d’arme. Condannato alla fucilazione si diceva orgoglioso della sua sorte per dimostrare da vicino alle orde ribelli come sanno morire i soldati d’Italia. Burca Hobu - Lencia, 26 - 28 agosto 1937

�� BIOGRAFIA

Nasce nel 1893 a Mormanno (CS). Compiuto l’anno di volon-tariato nel 1914, il 1° giugno 1915 è richiamato alle armi ed assegnato al 4° reggimento artiglieria da fortezza; nel giugno dell’anno seguente, frequentato il Corso Allievi Ufficiali presso la Scuola Militare di Modena, è promosso aspirante e destina-to al 1° reggimento alpini.

PATERNOSTRO Silvio Già Capitano in servizio permanente effettivo

8° reggimento alpini nel 1933

1° Capitano in servizio permanente effettivo 10ª brigata indigeni

54° battaglione coloniale

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Sottotenente il 22 gennaio 1917 e tenente il 27 maggio suc-cessivo, nel febbraio 1918 passa al battaglione Tolmezzo, di-stinguendosi poi sul Tonale, al Col della Beretta e al Costone Brescia; l’anno dopo il 1° aprile, è trasferito al battaglione Spluga del 5° alpini e alla fine del 1919 lascia la zona di guer-ra. Durante la Campagna di guerra ottiene una Medaglia di Bronzo (Tonale, 1918) e la Croce di Guerra (Col della Beretta, 1918). Nominato effettivo nell’ottobre 1921, nel febbraio 1932 è pro-mosso capitano destinato all’8° alpini. Trasferito nel Regio Corpo Truppe Coloniali della Cirenaica dal 9 dicembre 1934, nel settembre 1936 parte volontario per l’Africa orientale imbarcandosi a Tobruk il 23 e sbarcando a Massaua sei giorni dopo. Gli viene poi affidato il comando di una compagnia del 54° battaglione coloniale della 10ª brigata indigeni. Catturato dai ribelli, è da questi fucilato il 28 agosto 1938.

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MOTIVAZIONE

Comandante di una squadra in perlustrazione nell'interno di un abitato, attaccato di sorpresa da un plotone nemico, non esitava ad aprire il fuoco su di esso con un fucile mitragliatore, ingag-giando impari lotta a distanza ravvicinata. Visti cadere tre suoi compagni e costretto dalla pressione di elementi avversari, balza-va in piedi e da solo si lanciava all'assalto costringendo l'avver-sario stesso a ripiegare, ma nella fase finale della lotta, mortal-mente colpito all'addome, doveva alcuni giorni dopo, purtroppo, soccombere. Magnifica figura di patriota e di valorosissimo com-battente della Libertà. Rivalta (Torino), 5 ottobre 1944

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BIOGRAFIA

Nasce nel 1924 a Limana (BL). E’ meccanico negli stabilimenti Giustina di Torino fino alla chiamata alle armi che lo raggiun-ge, non ancora ventenne, nel maggio 1943.

PIOL Agostino Già Alpino

3° reggimento alpini battaglione Exilles nel 1943

Partigiano combattente

brigata “Ferruccio Gallo”

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Assegnato al battaglione Exilles del 3° reggimento alpini, pre-sta servizio al deposito ed ivi si trova alla dichiarazione dell’ar-mistizio. Sottrattosi alla cattura dei tedeschi, si rifugia in montagna e datosi con entusiasmo alla lotta partigiana, entra a far parte della 43ª Divisione autonoma “Sergio de Vitis”. Aggregato poi alla brigata “Ferruccio Gallo” con le funzioni di commissario di battaglione, è nominato sergente dal 1° ottobre 1943 e tenente dal 1° gennaio 1944. Gravemente ferito il 5 ottobre dello stesso anno, decede quattro giorni dopo nell’ospedale di Giaveno. Altri due fratelli, anch’essi partigiani, cade in combattimento in un’azione successiva.

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MOTIVAZIONE Capo ufficio operazioni di un Comando di grande Unità disloca-ta oltremare, con realistica e chiara visione degli eventi e del pro-prio dovere di soldato, rifiutava ogni richiesta collaborazione coi tedeschi e si presentava al Comando di una Divisione di cui cono-sceva la decisione di resistere alle imposizioni tedesche. Nel corso di un duro ciclo operativo portava a termine rischiose missioni di collegamento con reparti fortemente impegnati. In un momento particolarmente critico dell’azione, assumeva il comando di un battaglione e guidava arditamente il reparto in numerosi ed a-spri combattimenti contro le forze tedesche, sempre primo ove maggiore era il pericolo. Durante un attacco di preponderanti forze avversarie, organizzava con perizia la difesa; contrattacca-va poi, alla testa dei suoi soldati, il nemico e lo conteneva finché, colpito a morte e conscio della prossima fine, incurante di se stes-so, dava con serenità le disposizioni necessarie per il ripiegamen-to del battaglione, preoccupato solo della sorte dei propri uomini. Nel trapasso eroico rivolgeva elevate parole ai dipendenti incitan-doli a continuare la lotta per il buon nome della Divisione, l’ono-re delle armi italiane e la salvezza della Patria. Podgorica - Berane - Kolasin - Sijenica - Gotovusa (Montenegro), 15 settembre - 5 dicembre 1943

PIVA Cesare Capitano in servizio permanente effettivo

5° reggimento alpini nel 1942

Maggiore in servizio permanente effettivo Divisione di fanteria Venezia

poi alla Divisione partigiana “Garibaldi”

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�� BIOGRAFIA

Nato nel 1907 a Mestre (VE), allievo dell’Accademia Militare di Modena nel 1927, due anni dopo è nominato sottotenente di fanteria in servizio permanente effettivo. Frequentata la Scuola di Applicazione d’Arma è assegnato, nel luglio 1930, al 5° reggimento alpini. Promosso tenente nel 1931, frequenta negli anni 1932 e 1933 l’istituto di Cultura Coloniale e quindi, nel marzo 1935, parte per l’Eritrea. Assegnato al 2° battaglio-ne eritreo “Hidalgo”, partecipa alla campagna etiopica co-me comandante di una compagnia mitraglieri. Rientrato al 5° alpini nel 1938, l’anno dopo è promosso capitano e nel giu-gno 1940 entra in guerra sul fronte alpino occidentale. Dopo aver frequentato poi il 70° corso presso l’Istituto Superiore di Guerra a Torino viene destinato, nell’aprile 1942, al Comando Truppe Montenegro. Assegnato al Comando del 14° Corpo d’Armata come capo ufficio operazioni conserva l’incarico anche con la promozione a maggiore conseguita nel luglio successivo. Ottiene in guerra le seguenti altre decorazioni: una Medaglia d’Argento (Africa Orientale, settembre 1936), una Medaglia di Bronzo (Africa Orientale, 1938) e, infine, due Croci di Guerra (Africa Orientale, dicembre 1936-gennaio 19-38 – Valle des Glaciers, giugno 1940). All’atto dell’armistizio, si mette a disposizione del Comando della Divisione Venezia affiancandosi al suo Capo di Stato Maggiore di cui è validissi-mo ausilio per la sua esperienza. Cade in Montenegro il 5 di-cembre 1943.

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MOTIVAZIONE

Sempre in mezzo ai suoi soldati, per dividerne le sorti, in un violento con-trattacco nemico, più volte contuso e poi gravemente ferito in fronte, volle rimanere sul posto, raro esempio di amor di Patria, di sentimento del do-vere e di indomito coraggio. Monte Ortigara, 25 giugno 1917. (B.U.1917, pag.5807)

�� BIOGRAFIA

Nato a Macerata nel 1877 da famiglia Capodistriana. Suo padre, per aver combattuto nelle file garibaldine, è costretto a trasferirsi a Macerata, assumendone la cittadinanza. Ugo, dopo l’Istituto Tecnico, frequenta la Scuola Militare di Modena ed è nominato sottotenente nel 7° alpini. Promosso poi capitano, è nel 1912 all’8° con la qualifica di Aiutante Maggiore in prima. Nel 1909 pubblica una bella monografia sul Cadore. Nel 1914 collabora presso l’Ufficio Informazioni col generale Porro alla redazione delle Guide Militari. All’inizio della guerra, nel 1915 è nel battaglione Tolmezzo al comando

PIZZARELLO Ugo vivente

Sottotenente 7° rgt. alpini Comandante 8° rgt. alpini, btg. Tolmezzo

Comandante brigata Regina

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di una compagnia alpina; è sul Pal Grande e al Freikofel ed ottiene, oltre alla promozione di maggiore per meriti di guer-ra, una Medaglia d’Argento per gli attacchi a Pal Grande il 28-30 maggio 1915. Assunto il comando del battaglione Tolmezzo, rimane nella zona di Passo Monte Croce Carnico dove viene ferito tre vol-te, abbastanza gravemente. Nel marzo del ’16 riesce a Pal Piccolo a disimpegnarsi da un violento attacco nemico. Qui, già col grado di tenente colonnello, ottiene la Croce di Ca-valiere dell’Ordine Militare di Savoia. Per ordine del Comando Supremo, assume il comando del 10° reggimento fanteria, brigata Regina che sulla fronte Giulia conduce a nuove vitto-rie. E’ promosso colonnello per meriti di guerra e riceve un’al-tra Medaglia d’Argento. Nel giugno del ’17 la brigata è sull’-Ortigara. Il 25 giugno, quando l’avversario scatena il terribile attacco per riprendere le q. 2101 e q. 2105, Pizzarello è colpi-to alla testa da una palletta di shrapnell. Trasportato gravissi-mo all’Ospedale, riceve dalle mani del Re la Medaglia d’Oro. Convalescente chiede insistentemente di rientrare in linea, ma ciò gli viene impedito. Finita la guerra e rimessosi dalle ferite, comanda il 69° reggimento fanteria (brigata Ancona) e nel 1925 il 157° reggimento fanteria (Brigata Liguria) a Zara. Nel 1926 è promosso Generale comandante la brigata Alpi a Perugia; nel 1931 è Generale di Divisione. Nel 1935 comanda la zona di Roma e il 14 luglio 1941 cessa il servizio attivo per limiti d’età. Muore il 29 settembre 1959 a Firenze.

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MOTIVAZIONE

Ufficiale in sottordine di batteria antinave in base insulare d’ol-tremare stretta d’assedio da preponderanti forze germaniche, piazzata una mitragliera sui resti di un cannone distrutto della batteria, effettuava personalmente efficacissimo fuoco contro ae-rei attaccanti in picchiata. Avvenuto lo sbarco nemico, incurante del fuoco dei mortai e dei persistenti attacchi aerei a volo radente ed in picchiata, iniziava e continuava il fuoco dei cannoni, riu-scendo per due volte a colpire e costringere a riprendere il largo navi e mezzi nemici da sbarco. Rimasto ferito, con un solo mari-naio superstite fra gli armamenti decimati, proseguiva il fuoco con due pezzi, caricando e puntando lui stesso un cannone fino al giungere dei rinforzi e prodigandosi oltre il limite della sua ener-gia per soccorrere i feriti. Caduto esausto e rianimatosi dopo bre-ve pausa, riprendeva con indomito ardore l’aspra lotta, finché, sopraffatto in lunghe ore di combattimento l’eroico presidio, face-va saltare i cannoni rimasti efficienti. Catturato dal nemico, ben

PIZZIGONI Gian Franco Già Sottotenente di complemento 4° reggimento artiglieria alpina

gruppo Mondovì 10ª batteria nel 1940

Sottotenente di complemento

Ministero Difesa Comando difesa marittima dell’isola di Lero

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consapevole delle feroci rappresaglie e pure avendo la possibilità di sfuggirle rimanendo nei ranghi dei semplici soldati, denuncia-va il suo stato di ufficiale, non esteriormente visibile, per seguire la sorte dei colleghi. Trucidato, cadeva confermando nell’estremo sacrificio mirabili virtù militari e sublime dedizione al dovere. Lero (Egeo), 12 novembre 1943

�� BIOGRAFIA

Nato nel 1919 a Milano, conseguita la maturità classica nel Collegio Carlo Alberto di Moncalieri, si iscrive alla Facoltà di Ingegneria Industriale al Politecnico di Milano e ne frequenta i corsi fino al luglio 1939 quando, volontario, si presenta alle armi. Ammesso alla Scuola Allievi Ufficiali di Complemento di Bra, nel dicembre dello stesso anno è nominato aspirante nel 4° reggimento artiglieria alpina. Sottotenente nel giugno 1940, prende parte alle operazioni di guerra sul fronte alpino occi-dentale con la 10ª batteria del gruppo Mondovì. E’ poi trasferito al 24° raggruppamento artiglieria della Guar-dia alla Frontiera per il 1° settore di copertura nel novembre 1941. Un mese dopo, messo a disposizione del Ministero della Marina, è assegnato al Comando della Difesa Marittima di Lero, che raggiunge il 9 marzo 1942. Catturato dal nemico, palesa la sua vera identità, consapevole della fine cui sareb-be andato incontro: viene infatti trucidato il 12 novembre 19-43. Il Politecnico di Milano dopo la sua morte gli conferisce la laurea “ad Honorem”.

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MOTIVAZIONE

Ufficiale di nobili sentimenti, eccezionale ardimento ed entusia-smo, in molteplici combattimenti dava prova di valore. Alla testa dei suoi ascari, in aspro combattimento contro numerosa orda ribelle, battevasi brillantemente. Ferito, imperterrito, resisteva e contrattaccava, colpito ancora gravemente, leggendaria figura di eroe, sulla cavalcatura cui erasi fatto porre per l’impossibilità fisica d’azione causata dalle gravissime ferite, primo fra tutti, attaccava l’avversario, lo respingeva e nel generoso ed immane sforzo trovava fine gloriosa. Fulgido esempio di eroismo, valore e mirabile spirito di sacrificio. Metà, 29 settembre 1937

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BIOGRAFIA

Nato nel 1906 a Milano, si diploma in Scienze Economiche in Svizzera (Neuchàtel). Chiamato alle armi il 1° agosto 1929 e, ammesso al Corso Al-

PUCCI Marcello Già Sottotenente di complemento

7° reggimento alpini nel 1936

Tenente di complemento bande irregolari Uollo

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lievi Ufficiali di Complemento del 3° Corpo d’Armata, ne esce sottotenente nel febbraio dell’anno seguente destinato al 3° reggimento alpini. Congedato il 10 settembre 1930, è assunto quale impiegato della Banca Commerciale Italiana nella sede di Casablanca (Marocco), ove rimane fino al 1935 quando, richiamato per esigenze dell’Africa Orientale, raggiunge il 2° alpini e poi il 5° alpini. Assegnato in seguito al 7° alpini, inquadrato nella 5ª Divisione alpina mobilitata, parte per l’Eritrea il 7 gennaio 1936. Promosso tenente in giugno, con anzianità 1° luglio 1935, par-tecipa alle operazioni di guerra col reggimento ed in seguito, con le bande irregolari dell’Uollo, a quelle di polizia coloniale. Cade sul campo il 29 settembre 1937.

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MOTIVAZIONE

Comandante di compagnia di partigiani, in un violento combatti-mento per espugnare munitissime posizioni nemiche, contro le quali in precedenza altri reparti avevano inutilmente lottato, tra-scinava all’assalto la sua formazione galvanizzandola con l’esem-pio. Conquistate le prime posizioni e ferito in pieno petto da una raffica rifiutava il soccorso e trascinandosi sul terreno incitava il proprio reparto all’ul‘timo assalto. Una seconda raffica lo colpiva a morte e, mentre la sua formazione raggiungeva la posizione conquistata, esalava la sua anima generosa di Eroe gridando: « Non importa, Viva l’Italia ». Quota Poljane, 3 dicembre 1944

�� BIOGRAFIA

Nato nel 1923 ad Aosta, operaio negli stabilimenti Cogne di

RAMIRES Ettore Già Alpino

4° reggimento alpini battaglione Aosta nel 1943

Partigiano combattente Divisione “Garibaldi”

brigata “Italia” battaglione “Mameli”

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Aosta, si arruola volontario, diciassettenne, nel 12° battaglio-ne Camicie Nere da montagna destinato in Albania. Sbarcato a Valona il 20 dicembre 1940, dopo aver partecipa-to alla Campagna contro la Grecia, rimpatria per malattia con la nave ospedale “Gradisca” nel marzo 1941 e nel giu-gno successivo rientra al suo centro di mobilitazione. Chiamato alle armi per il servizio di leva ed assegnato al bat-taglione Aosta del 4° alpini, nel gennaio 1943, raggiunge il battaglione dislocato in Montenegro. Dopo l’armistizio partecipa alla guerra di liberazione in territo-rio jugoslavo militando nel battaglione “Mameli” della brigata “Italia”, Divisione “Garibaldi”, costituitosi nel novembre 1943 coi reparti delle Divisioni alpina Taurinense e di fanteria Vene-zia. Ferito gravemente nel fatto d’arme del 3 dicembre 1944, muore il giorno dopo nell’ospedale da campo di Pristinac.

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MOTIVAZIONE

Tenente colonnello in servizio di Stato Maggiore, capo del servizio informazioni d’armata, nell’imminenza dell’arrivo di soverchian-ti forze corazzate tedesche si offre di organizzare una rete occulta in collegamento con gli Alleati. Autorizzato e fornito di mezzi, si butta febbrilmente al lavoro ideato, organizzandolo fra rischi, sofferenze, pericoli, disagi, sempre con animo lieto, viva intelli-genza, indomabile volontà, guidato dall’entusiasmo di offrirsi, dalla fede nel sano patriottismo, sua religione, fino all’offerta di sé, fa del sacrificio un dovere, del pericolo una gioia pur di riusci-re, e riesce. Tradito, assume con generosità leggendaria la respon-sabilità di tutte le imputazioni dei compagni. E li salva, offrendo-si solo purissimo martire al piombo nemico che affronta con fred-dezza che intimidisce i carnefici. Simbolo puro del dovere, fulgido eroe dell’idea, martire generoso delle barbarie. L’anima è in cielo, la memoria nel cuore degli Italiani degni del nome della Patria. Bergamo, 8 marzo 1945

RAMPINI Guido Maggiore in servizio permanente effettivo

1° gruppo alpini Valle Comandante gruppo art. alp. Tagliamento nel 1942

Tenente Colonnello in s.p.e.

comando 8ª Armata in servizio di Stato Maggiore

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BIOGRAFIA

Nato nel 1898 a Pinerolo (TO), partecipa appena dicianno-venne alla prima guerra mondiale col grado di aspirante uffi-ciale nel 1° reggimento artiglieria da montagna. Nell’ottobre 1917 cade prigioniero e rientra in Italia nel gennaio 1919. Promosso sottotenente con anzianità 1918 e tenente nel maggio 1919, consegue la nomina ad effettivo nel 1921 nel 14° artiglieria pesante campale. Dal 1923 al 1926 presta servizio in Somalia nel Regio Corpo Truppe Coloniali e dal 1927, destinato in Albania, è istruttore e insegnante presso la Scuola Allievi Ufficiali di Artiglieria dell’E-sercito albanese. Lascia l’Albania nel 1931 perché ammesso a frequentare il 61° corso della Scuola di Guerra. Col grado di capitano conseguito nel 1933 è assegnato nel 1934 al Comando del Corpo d’Armata della Sardegna. Nel 1936 è al 2° reggimento artiglieria alpina, poi, dopo un breve periodo al Comando del Corpo di Stato Maggiore, passa al servizio di Stato Maggiore e viene inviato in Spagna addetto al Comando della Divisione “Frecce Azzurre” dal di-cembre 1938. Riceve una Croce di Guerra (Spagna, dicem-bre 1938-luglio 1939). Assegnato nel luglio 1939 al servizio informazioni presso lo Sta-to Maggiore vi rimane fino al luglio 1941. Promosso maggiore assume il comando del gruppo Aosta del 1° reggimento artiglieria alpina; poi il comando del gruppo Tagliamento, del 1° gruppo alpini Valle. Ultimato il periodo di comando di reparto, nel giugno 1942 parte per la Russia col grado di tenente colonnello di Stato Maggiore capo del servizio informazioni del Comando dell’8ª Armata. Rientra in Italia col suo comando nel 1943 ed è nomi-nato capo dell’Ufficio informazioni del Comando del Corpo di Stato Maggiore. Da Padova, dove si trova alla data dell’armistizio, si trasferisce

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a Torino incaricato di organizzare e dirigere una vasta rete di informazioni. Scoperto ed arrestato è tenuto a lungo in carcere in Germa-nia ed in Italia. L’8 marzo viene fucilato a Bergamo nella caserma Seriate.

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MOTIVAZIONE

Combattè da valoroso alla testa del suo reggimento sino all’ulti-mo. Ferito gravemente e circondato, si difese strenuamente in una lotta a corpo a corpo; sopraffatto, lottò ancora per non essere trat-to prigioniero, finché nuovamente e gravemente colpito moriva a seguito delle riportate ferite. Adua, 1° marzo 1896

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BIOGRAFIA

Nato nel 1841 a Mortara (PV), è soldato volontario nell’11° reggimento fanteria (brigata Casale) nel 1859, dopo otto me-si ha le spalline di sottotenente nel 15° reggimento fanteria (brigata Savona) ed ottiene la Medaglia d’Argento nella bat-taglia di San Martino. Nel 1860 guadagna anche la nomina di cavaliere Ordine Mili-tare Savoia per i fatti di Custoza. Pochi mesi prima di venir promosso capitano nel 51° fanteria

ROMERO Giovanni Già Capitano in servizio permanente effettivo

Comandante 1ª compagnia alpini nel 1874

Colonnello in servizio permanente effettivo Regie truppe d’Africa

comandante 4° reggimento fanteria

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(brigata Alpini) è – per breve tempo – luogotenente nel 1° reggimento bersaglieri. Nel 1860, partecipando all’assedio di Gaeta, ottiene una Menzione Onorevole. Alla creazione degli alpini è al comando della 1ª compagnia. Maggiore nel 42° reggimento fanteria (brigata Modena), da tenente colonnello comanda in seconda la Scuola sottuffi-ciali di Caserta per quattro anni. Colonnello nel 1894 comanda il 29° fanteria (brigata Pisa) partendo per l’Eritrea nel gennaio del 1896. Scompare nella giornata disastrosa di Adua.

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MOTIVAZIONE

Assertore e propagandista dell’idea della libertà, animato da viva fede e da puri ideali, organizzava squadre di volontari infonden-do in essi senso del dovere e spirito di sacrificio. Combattente di tempra adamantina condusse i suoi uomini in numerosissime azioni di guerriglia contro gli oppressori nazi-fascisti infliggendo al nemico gravi perdite in uomini e materiali. Comandante di Brigata partigiana, alla testa di una forte pattuglia attaccava una munita posizione nemica e dopo quattro ore di aspri combat-timenti otteneva di poter trattare la resa. Mentre assieme a due ufficiali fascisti incaricati delle trattative si recava al proprio comando di Divisione, veniva attaccato da una forte formazione avversaria. Sopraffatto dal nemico e dalla potenza di fuoco si difendeva strenuamente fino all’ultima cartuccia ed eroicamente cadeva con tutti gli uomini della sua scorta. Prima di esalare l’estremo anelito lanciava contro il nemico il grido appassionato della sua indefettibile fede. Cuorgnè, 29 giugno 1944

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ROSSI Italo Già Artigliere Alpino

1° reggimento artiglieria alpina nel 1935

Partigiano combattente

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BIOGRAFIA

Nato nel 1914 a Casale Monferrato (AL), è operaio meccani-co, quando riceve la chiamata per il servizio di leva nel 1° reggimento artiglieria alpina nel 1935, ma, giudicato idoneo ai soli servizi sedentari, è dispensato dal servizio pochi mesi dopo. Nel gennaio 1937 parte volontario per la Spagna, ma anche allora è costretto a rimpatriare dopo un mese circa perché non idoneo al servizio di guerra. Richiamato infine nel maggio 1942 e ricoverato nell’Ospedale militare di Torino, è definitivamente congedato alla fine dello stesso mese. Entrato a far parte della organizzazione della resistenza dopo l’8 settembre 1943, è nelle formazioni “Matteotti” prima come comandante di distaccamento, poi di battaglione per assu-mere, dal 1° giugno 1944, il comando della brigata che dopo la sua morte prende il nome di “Italo Rossi”. Cade sul campo il 29 giugno 1944 dopo strenua resistenza.

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MOTIVAZIONE

Giovane ventenne, comandante di una brigata partigiana, di ec-cezionale ardimento, di fronte ad un improvviso attacco da parte di preponderanti forze nazifasciste lanciava la sua formazione in un audace contrattacco che salvava le sorti della giornata tra-sformando la situazione, inizialmente sfavorevole alle nostre ar-mi, in rotta disordinata del nemico. Ferito mortalmente alla fron-te e al cuore incitava i suoi uomini a proseguire nell’impeto della lotta ed esalava lo spirito indomito per assurgere nel cielo degli Eroi, unanimemente pianto dalle popolazioni che videro il suo estremo sacrificio. Monte Bossola d’Alessandria, 15 dicembre 1944

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BIOGRAFIA Nato nel 1914 a Sarissola di Busalla (GE), figlio unico di mode-sti contadini, è arruolato nel 1° reggimento alpini alla fine di

SALVAREZZA Giuseppe nome di battaglia “Pinan”

Già Alpino 1° reggimento alpini battaglione Pieve di Teco nel 1943

Partigiano combattente comandante brigata “Oreste”

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agosto del 1943. Assegnato al battaglione Pieve di Teco in Cairo Montenotte, dopo l’armistizio dell’8 settembre raggiunge le formazioni par-tigiane che costituiranno poi la Divisione Cichero della 6ª zo-na operativa ligure. Semplice gregario prima, nel luglio 1944 è nominato coman-dante di distaccamento e nel novembre successivo coman-dante di battaglione. Conosciuto col nome di battaglia “Pinan”, assume nel dicem-bre dello stesso anno il comando della Brigata “Oreste”. Cade in una operazione di sabotaggio in località Variana in provincia di Alessandria il 15 dicembre 1944.

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MOTIVAZIONE

Puntatore scelto e capopezzo di un cannone, rimaneva coraggio-samente al suo posto sotto un violento bombardamento di arti-glieria, sino a quando una granata metteva fuori combattimento l’arma ed i serventi. Rimasto miracolosamente illeso, accorreva ad altro pezzo della batteria riuscendo con esso a colpire ed im-mobilizzare un carro armato nemico. Essendosi inceppato il con-gegno di tiro, incurante del grandinare dei proiettili, ritornava al suo pezzo distrutto, ne toglieva l’otturatore e, rimesso in efficienza il secondo pezzo, seguitava a battere efficacemente altri carri ar-mati nemici, finché, colpito a morte da una granata, cadeva ab-bracciato al suo cannone. Palacio Ibarra, 14 marzo 1937

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BIOGRAFIA Nato nel 1909 a Gandino (BG), chiamato alle armi nell’aprile

SALVATONI Giovan Battista Già caporalmaggiore di complemento

2° reggimento artiglieria da montagna nel 1931

caporalmaggiore di complemento Divisione “Centauro” 2° gruppo “Bandera”

2ª batteria d’accompagnamento

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1930, presta servizio nel 2° reggimento artiglieria da monta-gna fino al settembre 1931 allorché viene congedato col gra-do di caporalmaggiore, idoneo al grado di sergente. Nel novembre 1936, arruolatosi volontario per l’Africa Orienta-le, è destinato dal deposito del 7° artiglieria divisionale al gruppo artiglieria divisionale di marcia. Successivamente ottiene di passare fra i volontari per la Spa-gna e si imbarca a Napoli il 5 febbraio. E’ assegnato alla 2ª batteria di accompagnamento del 2° gruppo “Bandera” della Divisione “Centauro”. Cade sul suo cannone il 14 marzo 1937.

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MOTIVAZIONE

Comandante di sezione semovente, durante l’attacco contro muni-te posizioni fortificate, di iniziativa, penetrava d’impeto nelle pri-me linee avversarie. Con abile ardita manovra e con preciso tiro di infilata, riduceva al silenzio numerose postazioni di armi anti-carro insidiosamente sistemate nel terreno. Colpito gravemente, persisteva nella azione, che apriva le vie del successo al proprio gruppo ed ai reparti corazzati della sua divisione. Mortalmente ferito al petto una seconda volta, mentre ancora dirigeva il fuoco, rivolgeva in uno sforzo supremo, parole di incitamento al proprio equipaggio. Chiudeva così la sua vita da prode soldato, illumi-nando di gloria la nuova artiglieria corazzata italiana. Rughet ci Atasc (A.S.), 27 maggio 1942

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SCALISE Aldo Maria Sottotenente in servizio permanente effettivo

1° reggimento artiglieria alpino gruppo Susa nel 1941

tenente in servizio permanente effettivo

Divisione “Ariete” 132° reggimento artiglieria corazzato

5° gruppo semoventi comandante 1ª batteria

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BIOGRAFIA

Nasce nel 1919 a Vercelli. Consegue la maturità classica pres-so il Liceo Ginnasio Carlo Alberto di Novara ed entra, nell’ot-tobre 1937, all’Accademia di Artiglieria e Genio di Torino u-scendone due anni dopo sottotenente d’artiglieria in servizio permanente effettivo. Alla dichiarazione di guerra, interrotto il corso di applicazione, partecipa volontario alle operazioni belliche sul fronte alpino occidentale con la 1ª batteria del gruppo “Susa” del 1° reggi-mento artiglieria alpina, ritornando poi alla Scuola di applica-zione ad armistizio concluso con la Francia. Ultimato il secondo anno di corso e rientrato al reggimento, è trasferito in seguito al 2° artiglieria celere e nel maggio 1941 passa a domanda al 1° gruppo corazzato della Divisione “Littorio”. Promosso tenente dal 1° ottobre 1941, pochi mesi dopo, ai primi di gennaio del 1942, offertosi spontaneamente di ac-compagnare materiali e uomini in Africa Settentrionale è de-stinato, al 132° reggimento artiglieria della Divisione “Ariete”, dove assume il comando della 1ª batteria del 5° gruppo se-moventi. Qui ottiene una Medaglia di Bronzo (Africa Setten-trionale, 1942). Cade sul campo il 27 maggio 1942.

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MOTIVAZIONE Già volontario in parecchie azioni di guerra, durante un combat-timento guidava più volte la sua banda in un susseguirsi di aspri e sanguinosi episodi. Gravemente ferito all’addome, sebbene con-scio del suo grave stato, non abbandonava i gregari, che conti-nuavano l’azione infiammati dal suo ardimentoso contegno. Due giorni dopo nuovamente attaccato mentre barellato e scortato da gregari armati si trasferiva in località sede di ospedale tra spasi-mi della carne, con sublime eroismo, impegnava nuovo cruento combattimento, rimanendo ancora ferito al torace. Caduti ad uno ad uno i vicini, pressato da ogni parte trovava ancora la forza di impugnare la pistola, uccidendo parecchi avversari, finché colpi-to alla fronte cadeva travolto dalla selvaggia irruenza nemica. Fulgido esempio di virtù militari. Augodegò, 31 maggio 1938

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BIOGRAFIA

Nato nel 1913 a Conegliano (TV), il 23 settembre 1933 arruola-

SPELLANZON Luigi Già sergente maggiore di complemento

11° reggimento alpini nel 1936

sergente maggiore di complemento comando truppe coloniali

ufficio amministrativo

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tosi volontario nel battaglione Bassano del 9° alpini, ottiene i galloni di caporale nel febbraio dell’anno dopo, di caporal-maggiore il 23 giugno successivo e di sergente il 23 settem-bre. Nel gennaio 1936, assegnato all’11° battaglione complementi della Divisione alpina Pusteria, parte per l’Eritrea e, sbarcato a Massaua il 20 dello stesso mese, prende subito parte alle ope-razioni di guerra con l’11° reggimento alpini. Trasferito nel Regio Corpo Truppe Coloniali dell’Eritrea dopo la conclusione del conflitto, è assegnato alla Residenza di Batiè dall’agosto 1936 e, nonostante le sue mansioni amministrati-ve, partecipa volontario ad azioni di polizia con bande irre-golari. Ferito ripetutamente e gravemente nel combattimento di Au-godegò del 31 maggio 1938, muore due giorni dopo nell’ospedaletto di Hangar Cott.

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MOTIVAZIONE

Purissimo eroe della libertà, dopo avere opposto strenua resisten-za all’occupazione tedesca nei giorni dell’armistizio 1943, veniva catturato ed avviato alla deportazione. Audacemente evaso du-rante il viaggio, peregrinò attraverso territori controllati dai tede-schi riparando in Svizzera. Tornato in Patria entrava a far parte delle formazioni partigiane prodigandosi senza tregua nel servi-zio di informazioni, in rischiose ricognizioni e per l’organizzazio-ne della raccolta di materiali aviolanciati dagli alleati. Più volte inseguito ed ancora una volta catturato, riusciva nuovamente a fuggire trovando riparo presso una Brigata garibaldina dislocata in montagna. Caduto in un’imboscata tesagli da otto SS tedeschi camuffati da abiti civili, veniva arrestato per la terza volta e do-po avere subito segregazione, percosse e torture che non valsero a piegare la fiera tempra veniva deportato nei gelidi campi di con-centramento della Germania, ove, disfatto nel corpo ma non do-mo nello spirito, esalava l’estremo anelito invocando la Patria lontana. Genova - Mathausen - Gusen, 8 settembre 1943- 24 aprile 1945

SPOLIDORO Rurich Già sottotenente di complemento

7° reggimento alpini battaglione Feltre nel 1943

Partigiano combattente

brigata garibaldina Toscana

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BIOGRAFIA

Nato nel 1923 a Livorno, orfano di un ufficiale della Marina Militare, conseguita la maturità classica, si iscrive alla Facoltà di Giurisprudenza a Pisa nella Scuola Normale Superiore pres-so la quale si laurea. Arruolatosi volontario il 20 gennaio 1941 nel 7° reggimento alpini è inviato alla Scuola Centrale di Alpinismo di Aosta nel marzo successivo per frequentarvi il corso preparatorio per Allievi Ufficiali Universitari. Promosso sergente, entra alla Scuola Allievi Ufficiali di Avellino ottenendo nel settembre 1942 la promozione a sottotenente nel 7° alpini. Assegnato al battaglione Feltre, dopo qualche mese, nel marzo 1943, ottiene di passare nella specialità paracadutisti ed ultimato l’apposito corso di addestramento a Tarquinia, è destinato, nel maggio successivo, al 10° reggimento arditi pa-racadutisti sabotatori a Santa Marinella, dove viene raggiun-to dalla notizia della dichiarazione dell’armistizio. E’ catturato a Genova per la terza volta dalla polizia tedesca il 18 settembre 1944 e deportato poco dopo nei campi di concentramento in Germania, dove muore il 24 aprile 1945.

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MOTIVAZIONE

Giovane combattente della lotta di liberazione, animato per suo sentimento e per tradizione familiare da vivo amore di Patria, si distingueva ripetutamente per fermo coraggio e per slancio gene-roso. Ancora febbricitante per ferite riportate in combattimento, chiedeva di partecipare ad un’ardita impresa. Riuscita l’azione si attardava coscientemente per coprire la ritirata dei suoi. Ferito ad una gamba continuava a combattere e, sollecitato a porsi in salvo, rifiutava di farlo. Rimasto solo, ferito una seconda ed una terza volta, teneva eroicamente il posto da lui scelto sino a che si abbatteva esanime sull’arma, ormai vuota. Zona del Collio (Gorizia), 28 giugno 1944

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BIOGRAFIA

Nato nel 1921 a Vittorio Veneto (TV), già orfano della Meda-glia d’Oro Alessandro, valoroso ufficiale degli arditi nella guer-

TANDURA Luigino Già Caporale di complemento

5° reggimento alpini 62° battaglione complementi nel 1943

Partigiano combattente

Divisione garibaldina “Natisone”

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ra 1915-18, dopo aver conseguita la maturità classica nel Col-legio Militare di Napoli, si iscrive all’Università di Padova alla Facoltà di Chimica Industriale. Chiamato alle armi nel gennaio 1942 è assegnato dapprima al battaglione Pieve di Cadore del 7° reggimento alpini poi a luglio dello stesso anno, al 6° battaglione complementi mobili-tato, in partenza per la Russia. Con la compagnia comando del 6° reggimento alpini parte-cipa alle operazioni di guerra sul fronte russo dal luglio al di-cembre 1942. Rimpatriato presta servizio a Belluno nel 7° alpini e poi, dal febbraio 1943, a Merano nel 62° battaglione complementi del 5° reggimento alpini, dove è promosso caporale. Alla dichiarazione dell’armistizio, raggiunge le montagne del-la Venezia Giulia dove si aggrega ad una formazione parti-giana dipendente dalla Divisione garibaldina “Natisone”. In un combattimento, cade sull’arma il 28 giugno 1944 nei pressi di Gorizia. L’Università di Padova gli ha conferito dopo la morte, la laure-a “ad honorem”.

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MOTIVAZIONE

Ufficiale osservatore dall’aeroplano di rara capacità, in 180 mis-sioni di guerra svolte nei cieli d’Africa, Russia e Jugoslavia, pro-fuse al servizio della Patria virtù esemplari di soldato per fede, sprezzo del pericolo, sentimento del dovere elevato a religione del-lo spirito e dell’azione. Rientrato da un rischioso volo di spezzo-namento e mitragliamento ed avvertito che forze nemiche stavano per soverchiare in un settore una nostra formazione di fanteria, si offriva volontario per la nuova delicata missione, in appoggio di tale formazione. Rilevati sul posto e comunicati alla base i dati necessari per l’efficace successivo intervento del bombardamento e della caccia-assalto, anziché rientrare subito al campo si abbas-sava sull’avversario imbaldanzito che mitragliava a volo radente, nel generoso intento di dare tutto il proprio immediato aiuto alle truppe a terra, che si trovavano in critica situazione. Mentre por-tava così lo scompiglio in alcuni reparti nemici e poneva la vali-da base della successiva fortunata azione delle nostre armi, preci-pitava con l’aereo colpito dalla reazione del nemico ed immolava sul campo la sua giovane feconda esistenza di soldato. Esempio ai migliori di rare virtù militari e di sublime eroismo. Cielo della Jugoslavia, 1° settembre 1942-10 agosto 1943

TOLU Enzo Già Capitano in s.p.e. 5° reggimento alpini

deposito del reggimento nel 1943

Capitano in servizio permanente effettivo 121ª squadriglia osservatori dall’aeroplano

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BIOGRAFIA

Nato nel 1913 a Verona, giovane sportivo, è anche apprezza-to schermitore e partecipa a numerosi campionati dell’Eserci-to. Nominato sottotenente in servizio permanente effettivo nel 1934 e frequentata la Scuola di Applicazione d’Arma, è desti-nato al battaglione Morbegno del 5° reggimento alpini dove nel 1936 consegue la promozione a tenente. Nel febbraio 1940 frequenta a Cerveteri il 23° corso di osser-vazione aerea e nominato osservatore è inviato alla 125ª squadriglia Osservazione Aerea mobilitata, per la dichiarazio-ne di guerra. Trasferito in Africa settentrionale nel maggio 194-1, rimpatria dopo pochi mesi per malattia riprendendo servi-zio in dicembre nella 116ª squadriglia osservazione aerea allo-ra impegnata in Jugoslavia. Promosso capitano nel gennaio 1942, nel maggio successivo parte per il fronte russo dove rimane fino a dicembre dello stesso anno. Si guadagna poi una Medaglia d’Argento sul campo (Fronte russo, Cielo di Donetz, maggio-agosto 1942). Rientrato in Italia, presta servizio per circa cinque mesi presso il deposito del 5° reggimento alpini quindi, nell’aprile 1943, è assegnato alla 121ª squadriglia osservazione aerea nuova-mente in Jugoslavia.

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MOTIVAZIONE

Tenente colonnello di artiglieria di complemento, fu tra i primi a partecipare alla lotta partigiana con instancabile attività e sprez-zo del pericolo. Organizzò e comandò la Brigata garibaldina marchigiana. La sua forte personalità divenne il centro di attra-zione per tutti coloro che sceglievano la via del dovere. Catturato dal nemico che vedeva in lui il simbolo della resistenza partigia-na e sottoposto alle più atroci torture, serbava fieramente il silen-zio, riuscendo altresì ad avvertire i compagni dell’incombente pericolo. Tra i deportati in Germania manteneva alto con l’esem-pio il nome d’Italia, finché la sua eroica vita fu troncata dagli inauditi stenti del campo di Mathausen. Marche, 1943-1944; Mathausen, 1944

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BIOGRAFIA

Nato nel 1895 ad Ancona, partecipa alla prima guerra mon-diale come subalterno della milizia territoriale nel 1° reggi-

TOMMASI Gino Già sottotenente di complemento

1° reggimento artiglieria da montagna nel 1919

tenente colonnello di complemento Partigiano combattente

comandante brigata garibaldina “Ancona”

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mento artiglieria da montagna. Congedato nel novembre 1919, riprende a Bologna gli studi universitari interrotti e l’anno dopo consegue la laurea in Inge-gneria. Dedicatosi in Ancona alla libera professione, è promosso ca-pitano nel 1933 e maggiore nel gennaio 1942. Durante la seconda guerra mondiale è esonerato dal servizio in relazione agli incarichi affidatigli quale ispettore regionale del controllo dei combustibili. Dopo l’8 settembre 1943, è incaricato dal Comitato Liberazio-ne Nazionale di Ancona di assumere il comando dei primi nuclei partigiani del settore adriatico che costituiscono il cen-tro di formazione della brigata garibaldina “Ancona” di cui assume il comando col grado di tenente colonnello. Arrestato a Borghetto di Ancona il 10 febbraio 1944 e depor-tato in Germania, muore nel campo di Mathausen il 5 mag-gio 1945.

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MOTIVAZIONE

Dopo avere, per più giorni, guidato con slancio il proprio reggi-mento all’attacco di una forte posizione nemica, colpito a morte mentre, dimentico di sè, non pensava che alla direzione del com-battimento, spirava sul campo senza voler essere trasportato al posto di medicazione, e vietando, anzi, agli astanti di parlare dell’accaduto, per il timore che la sua morte impressionasse il reggimento e ne diminuisse lo slancio nel difficile attacco. Mrzli, 29 agosto 1915

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BIOGRAFIA

Nasce nel 1863 a Savigliano (CN). Frequenta la Scuola Militare di Modena, sottotenente nel 22° reggimento fanteria (brigata Cremona), con la promozione a tenente passa negli alpini al 2° reggimento, dove raggiunge il grado di capitano. Con tale grado partecipa alla campagna d’Eritrea del 1895-

TROSSARELLI Giovanni Già Tenente Colonnello s.p.e.

Comandante 1° reggimento alpini nel 1914

Colonnello in s.p.e. brigata Salerno comandante 89° reggimento fanteria

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1896 e comandando la 1ª compagnia alla battaglia d’Adua è uno dei pochi superstiti del battaglione alpini d’Africa, de-corato di Medaglia d’Argento al Valor Militare. E’ maggiore e tenente colonnello al 1° reggimento alpini e nella Guerra Europea ha il comando, con la promozione a colonnello, dell’89° reggimento fanteria. Il suo destino si compie sul campo di battaglia del Mrzli, mon-te sopra Caporetto, teatro di furibondi assalti e luogo che an-cora oggi conserva numerosissime testimonianze di quelle lotte.

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MOTIVAZIONE Comandante di un’opera di prima linea d’una piazzaforte, du-rante 21 giorni di implacabile assedio dava diuturne prove di ardimento, tenacia e valore, guidando con slancio impareggiabile i suoi soldati nel difficile compito della resistenza ad oltranza. Attaccato da forze soverchianti, ridotta la sua opera ad un cumu-lo di rovine, stretto in un mortale cerchio di fuoco, non desisteva dai suoi eroici propositi sostenendo per tre giorni una lotta impa-ri che cagionava rilevanti perdite all’attaccante. Caduta la piaz-zaforte rifiutava di arrendersi, gravemente ferito alla testa conti-nuava a combattere fino a che, caduto per dissanguamento, veni-va catturato. Il comandante delle truppe avversarie, ammirato dal valore di questo giovane ufficiale italiano, gli rendeva l’onore delle armi. Bardia, 16 dicembre 1940 - 5 gennaio 1941

�� BIOGRAFIA

Nato nel 1912 a Cuneo, discendente da famiglia piemontese

TUA Felice vivente

Già Sottotenente in s.p.e. 2° reggimento alpini nel 1935

Tenente in servizio permanente effettivo

Divisione Cirene 158° reggimento fanteria

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di nobili tradizioni militari, conseguita la licenza liceale a Na-poli nel 1931 è ammesso allievo all’Accademia Militare di Mo-dena nel 1933 e, nominato sottotenente di fanteria, specialità alpini, nel settembre 1935 è destinato al 2° reggimento alpini. Promosso tenente nell’ottobre 1937 e nominato istruttore nella Scuola di Applicazione di Fanteria nel 1938 è mobilitato e de-stinato, nel luglio 1940, dopo la dichiarazione di guerra, al 23° Corpo d’Armata in Africa settentrionale. Assegnato al 158° reggimento fanteria della Divisione Cirene, assume il comando dell’8ª compagnia armi accompagna-mento in zona di operazioni. Ferito in combattimento il 5 gennaio 1941 e raccolto sul cam-po dagli inglesi, dopo degenza nel centro ospedaliero 455 al Cairo e trasferito in India, nel settembre 1944 è restituito in Pa-tria quale invalido di guerra. Promosso capitano con anziani-tà retrodatata al gennaio 1942 ritorna al 1° reggimento alpini, divenuto poi 4°, nel maggio 1946. Con il grado di maggiore dal gennaio 1949 frequenta il 5° Corso per Ufficiali di Stato Maggiore nella Scuola di Guerra negli anni 1951-1953 e nel novembre 1955 assume il comando del battaglione alpini Su-sa. Con la promozione a colonnello nel gennaio 1959 ottiene il comando dell’8° reggimento alpini; quindi nel 1° Comando militare territoriale è capo della Delegazione Confini Nord O-rientali e capo ufficio della Zona militare. Trascorre la sua vita a Torino. Muore a Viareggio (LU) nel 1973.

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MOTIVAZIONE

Già graduato di artiglieria alpina, pur menomato nel fisico per postumi di ferita con congelamento riportato sul fronte russo, era tra i primi organizzatori ed animatori del fronte clandestino in Val Camonica, ove per diciassette mesi fu guida ideale della Resi-stenza. Arrestato e sottoposto ad atroci inenarrabili tormenti, su-blime esempio di dedizione alla causa e di incrollabile forza mo-rale, sacrificava la vita per nulla rivelare dell'attività partigiana e delle sistemazioni difensive delle Fiamme Verdi operanti nella Resistenza sul Montirolo. Assumendo su di sé l' intera responsa-bilità dell'organizzazione clandestina locale, innanzi al plotone di esecuzione, orrendamente mutilato, si imponeva all'ammira-zione degli astanti, rivolgendo ai suoi uccisori parole di perdono ed ai partigiani con lui morituri parole di fede nella vittoria. Ca-deva inneggiando all'Italia ed alla Fede. Corteno - Alta Val Camonica - Mu di Edolo, settembre 1943 - 11 aprile 1945

VENTURINI Giovanni Già Caporalmaggiore di complemento

2° reggimento artiglieria alpina gruppo Vicenza nel 1943

Partigiano combattente

Divisione Fiamme Verdi “Tito Speri” brigata “Schivardi”

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Con decreto del Presidente della Repubblica, il conferimento del-la massima ricompensa al valor militare porta la data dell’11 luglio 1972

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BIOGRAFIA

Nasce nel 1916 a Corteno Golgi (BS). Nel luglio 1942 parte per partecipare alla campagna di Russia col grado di caporalmaggiore in servizio al 2° reggimento arti-glieria alpina. Ferito in combattimento durante l’epica ritirata del gennaio 1943 e colpito da grave congelamento, rimpatria alla fine di febbraio con treno ospedale. Ricoverato all’ospedale militare di Imola, viene colto dalla notizia dell’armistizio dell’8 settembre 1943. Nonostante fosse ancora infermo, nel novembre lascia l’ospe-dale per raggiungere, il suo paese, dove inizia subito ad orga-nizzare la lotta partigiana. Entra nella brigata Fiamme Verdi “Schivardi” ne segue le sorti e, malgrado fisicamente meno-mato, si distingue fra i più attivi protagonisti della lotta contro i nazifascismi in Val Camonica. Catturato alla vigilia della conclusione della guerra, prima di essere fucilato, rivolge parole di perdono ai componenti del plotone di esecuzione.

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MOTIVAZIONE

Durante la prigionia trasfondeva nei compagni cui la sorte lo aveva accomunato, la sua fierezza di combattente sostanziata da ardente amore per la Patria esausta in conseguenza di avversi avvenimenti bellici. All’ordine perentorio dell’autorità detentrice di scioglimento di una riunione di ufficiali, che nella ricorrenza di una festa nazionale si erano fraternamente raccolti per ricor-dare la Patria lontana con nostalgiche canzoni di guerra e inni patriottici, si opponeva con dignitosa fermezza e anziché piegarsi all’imposizione preferiva affrontare da forte la prevista immanca-bile reazione a fuoco che ne stroncava la fiorente giovinezza. Yol (India), 21 aprile 1942

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BIOGRAFIA

Nato nel 1895 a Sanremo (IM), è arruolato come artigliere nel 1915 e partecipa alla prima guerra mondiale con la 27ª bat-teria del 3° reggimento artiglieria da montagna.

VIALE Pio Già Sottotenente di complemento

1° reggimento artiglieria da montagna nel 1919

Capitano di complemento 42° gruppo guardie alla frontiera

265ª batteria da 65/17

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Promosso sottotenente di complemento, passa al 1° da mon-tagna, rimanendo ferito nel fatto d’arme di Malga Zugna il 30 maggio 1918. Rientrato al deposito il 1° maggio 1919, tre mesi dopo parte per l’Anatolia e rimpatriato per malattia, è collocato in con-gedo alla fine dello stesso anno. Nel luglio 1920 consegue la promozione a tenente e nell’otto-bre 1936 quella a capitano. Richiamato alla dichiarazione di guerra, nel giugno 1940, è assegnato alla 265ª batteria da 65/17 del 42° gruppo Guardia alla Frontiera con la quale prende parte alle operazioni svol-tesi sulla frontiera occidentale, quindi nel dicembre è trasferi-to col reparto in Africa settentrionale. Nel corso della battaglia nel Sud Bengasino dei giorni 5 e 6 febbraio 1941 cade in mano nemica ed inviato prigioniero in India. Viene ucciso nel campo di prigionia il 21 aprile 1942.

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MOTIVAZIONE

Sette volte decorato al valor militare, all' atto dell' armistizio, benché anziano, non esitava a partecipare alla lotta di liberazio-ne apportando alla causa partigiana oltre all' impulso prezioso di un' intensa passione quello delle sue esperienze di valoroso combattente. Capo di Stato Maggiore di un gruppo di bande alpi-ne, dimostrava eccezionali doti organizzative a pari virtù di co-mandante. Ad avvenuto arresto del responsabile di tutte le forma-zioni partigiane della zona, lo sostituiva mantenendone la com-pattezza morale e l' efficienza operativa anche nei momenti più critici della lotta. Con grande generosità, cosciente del pericolo a cui si esponeva, si presentava in tribunale a testimoniare in favo-re dello stesso superiore e dei di lui figli anch' essi catturati, riu-scendo a smontare le numerose prove d' accusa e salvandoli da sicura condanna a morte. Caduto, su vile delazione, in un' imbo-scata notturna tesagli dal nemico, anziché tentare la fuga, ingag-giava un' impari lotta, finché, colpito a morte, immolava insieme all' unico figlio, la vita per la causa della libertà della Patria.

ZANCANARO Angelo Giuseppe Già Tenente Colonnello in s.p.e.

8° reggimento alpini Comandante battaglione Gemona nel 1943

Partigiano combattente

C.te formazione partigiana feltrina

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Fulgido esempio di dedizione assoluta agli ideali di giustizia e di libertà. Feltre, 10 ottobre 1943 - 19 giugno 1944. Con decreto del Presidente della Repubblica, il conferimento del-la massima ricompensa al valor militare porta la data del 2 no-vembre 1976

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BIOGRAFIA

Nasce nel 1894 ad Arsiè (BL). E’ decorato con numerose onorificenze ottenute durante la Grande Guerra: una Medaglia d’Argento sul Monte Grappa nel 1918, 2 Medaglie di Bronzo in Albania nell’ottobre del 1915 e un’altra sul Monte Grappa nel 1918. Quasi vent’anni dopo lo ritroviamo, sempre con il grado di capitano, nel Regio Corpo Truppe Coloniali imbarcate per la Libia. Anche qui merita una Medaglia d’Argento nel giugno del 1936 e 2 Medaglie di Bronzo nell’aprire del 1936 e in marzo del 1937, sempre in Libia. Promosso maggiore, nel 1940 viene destinato nel battaglione Val Fella del 1° gruppo alpini Valle quale nuovo comandante e, con questo reparto, partecipa alle operazioni di guerra sul fronte greco-albanese meritandosi nel marzo 1941 un’ennesi-ma Medaglia di Bronzo. Viene poi mandato in Montenegro, rientrando in Patria nel maggio del 1942. Esattamente un anno dopo viene scelto per ricostituire il bat-taglione Gemona dell’8° reggimento alpini decimato nella campagna di Russia. L’armistizio dell’8 settembre 1943 lo coglie a Tarcento (UD) dove è di stanza il battaglione, che grazie alla sua abilità di comandante, riesce a non far arrestare nessuno dei suoi alpi-ni dai tedeschi ed il 12 settembre decide di sciogliere il repar-to. Riesce quindi a rientrare a Feltre e subito si mette in con-tatto con noti antifascisti. A lui è riservato l’incarico di creare una rete militare della pro-

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vincia di Belluno e di allacciare rapporti con il Comando Alle-ato. Figura ben conosciuta dai feltrini e dal comando tede-sco, verso il quale ostenta un atteggiamento quasi provoca-torio, viene arrestato una prima volta nel marzo 1944. Cade pochi mesi dopo in uno scontro a fuoco unitamente all’unico figlio anch’egli, seguendo l’esempio del padre, par-tigiano combattente.

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MOTIVAZIONE

Ufficiale di altissimo rendimento, già distintosi in precedenti fat-ti d’arme, troncò volontariamente la licenza di cui stava fruendo quando seppe che il battaglione era sul punto di iniziare una nuova azione offensiva, e da ufficiale di vettovagliamento insistè per essere portato sulla linea del fuoco. In fiero vittorioso combat-timento, funzionando da aiutante maggiore di battaglione di as-salto, diede prove luminose del più puro eroismo. Acceso da sacro entusiasmo, fieramente percorse più volte il terreno di combatti-mento, spazzato in modo micidiale dal fuoco di artiglieria e di numerosissime mitragliatrici, per dirigere reparti e consigliare ed incitare i combattenti. Con un pugno di prodi si slanciò contro il nemico minaccioso, impegnando fierissima lotta corpo a corpo e riuscendo a spezzarne l’impeto. Ferito gravemente il porta sten-dardo del reparto, impugnò il tricolore, sollevandolo, nel fragore della battaglia, ad incitamento, come simbolo della vittoria. Col-pito a morte da una pallottola di mitragliatrice, che gli trapassa-va la gola, si abbatté di colpo, ma, facendo appello alle sue ultime forze, si rizzò sulle ginocchia, e, con voce rantolante, in faccia al

ZANFARINO Maurizio Già Sottotenente in servizio permanente effettivo

6° gruppo alpini nel 1917

Tenente in servizio permanente effettivo 9° corpo d’Armata 6° reparto d’assalto

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nemico lanciò l’ultimo grido “Viva l’Italia !". Monte Asolone, Col della Berretta, 29 ottobre 1918

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BIOGRAFIA Nasce nel 1895 a Sassari. Dal Collegio Militare di Roma, dove consegue la licenza lice-ale il 27 giugno 1915, passa subito alla Scuola Militare di Mo-dena, dalla quale esce sottotenente in servizio attivo perma-nente il 27 gennaio 1916. Assegnato al 210° reggimento fanteria (brigata Bisagno) di nuova formazione, il 17 febbraio 1916 entra in guerra col 46° reggimento fanteria (brigata Reggio) venendo poi aggrega-to al VI gruppo alpini. Il 1° ottobre 1917 in seguito a sua do-manda venne trasferito nei reparti d’assalto allora formatisi. Nel 6° battaglione di assalto del IX Corpo d’Armata si distin-gue insieme alle sue indomite “Fiamme Nere”, nella ritirata sul Piave. Il 21 dicembre 1917 è promosso tenente e rimane negli arditi, coi quali l’anno dopo si guadagna due Medaglie d’Ar-gento e una Medaglia d’Oro sul Col Fenilon e Col Moschin, il 15-16 giugno 1918 e sul Monte Asolone il 24 giugno 1918. Sventolando quello Stendardo che quattro giorni prima era stato portato orgogliosamente in battaglia da un altro deco-rato di Medaglia d’Oro (sottotenente Dario Vitali), cade gra-vemente ferito. Muore poco dopo, nello stesso giorno, presso il 218° reparto someggiato della 18ª sezione di Sanità.

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MOTIVAZIONE Arruolatosi volontario nel settembre 1943 nelle formazioni parti-giane, fu, durante i 20 mesi della dura lotta, animatore instanca-bile e combattente valoroso, primo, sempre ed ovunque, per auda-cia e sprezzo del pericolo. Al comando di una compagnia d'assal-to con azione decisa e di leggendario ardimento, disimpegnava un battaglione della sua Brigata che stava per essere sopraffatto dal nemico. Benché ferito ad una gamba, incurante della perdita di sangue e del dolore lancinante, rifiutava ogni soccorso e resta-va al suo posto di combattimento incitando con l'esempio i com-pagni a continuare la lotta. Alla fine dell'azione trascinatosi a stento per la ferita riportata, accorreva col suo reparto in aiuto di altre formazioni partigiane fortemente impegnate da forze supe-riori e lanciatosi con fulmineo sbalzo contro il nemico, ne attirava su di sé la reazione, permettendo ai compagni di sfuggire all'ac-cerchiamento. Colpito mortalmente al petto, assurgeva al mito degli eroi mentre all'orizzonte spuntava l'alba della vittoria. Zona di Treviso, settembre 1943- 30 aprile 1945

ZANNINI Alessandro nome di battaglia “Soccorso”

Già alpino 6° reggimento alpini nel 1943

Partigiano combattente

1ª brigata d’assalto “G. Matteotti”

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BIOGRAFIA

Nato nel 1924 a Cornuda (TV), di modesta famiglia di artigia-ni, aiuta il padre nel suo lavoro di meccanico idraulico. Chia-mato alle armi il 30 agosto 1943 ed assegnato al deposito del 6° alpini, alla dichiarazione dell’armistizio, diciannovenne ap-pena, corre ad arruolarsi nelle prime formazioni partigiane nella zona di Valdobbiadene e sul massiccio del Grappa. Nel novembre dello stesso anno, costituitasi la 1ª brigata d’as-salto “G. Matteotti”, è ammesso col grado di sottotenente e nominato comandante di distaccamento. Si rende noto col nome di battaglia “Soccorso” durante il grande rastrellamento effettuato sul Grappa all’inizio dell’au-tunno del 1944 e nei numerosi fatti d’arme susseguitisi dal Pia-ve a Crespano. Cade in azione il 30 aprile 1940.

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MOTIVAZIONE

Capo ufficio Stato Maggiore di un Comando d’Armata dislocato oltremare all’atto dell’armistizio dell’8 settembre 1943, non esita-va sulla scelta della via da seguire: combattere contro i tedeschi. Dopo avere per più giorni fermamente, quanto inutilmente, tenta-to di far prevalere il suo parere di resistenza ai tedeschi in seno al Comando, se ne allontanava per acquistare piena libertà d’azio-ne. Raggiunte pericolosamente le poche truppe italiane che, uni-tamente ai partigiani avevano iniziate le ostilità contro i tedeschi, ed alle quali aveva già precedentemente fornito utilissime notizie sul nemico, ne assumeva, su designazione del comandante, la carica di capo di stato maggiore, svolgendo efficacissima propa-ganda combattentistica, prodigando tutte le sue energie e supe-rando innumeri difficoltà per l’inquadramento dei reparti e per l’organizzazione dei servizi. Successivamente, chiesto ed ottenuto il comando di un battaglione italiano, affrontava con impareg-giabile fede ed entusiasmo, sempre al fianco dei partigiani, i peri-

ZIGNANI Goffredo Già Sottotenente di complemento

2° reggimento artiglieria da montagna gruppo Bergamo nel 1924-1925

Tenente Colonnello in s.p.e.

comando 9ª Armata Comandante 1° battaglione volontari italiani

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coli, le sofferenze, i disagi di una lotta estenuante e disperata, dimostrando singolare fermezza di carattere ed eccezionali doti di coraggio e resistenza fisica e morale. Dopo aspro e sfortunato combattimento, sopraffatto il suo battaglione, permaneva sul campo. Nell’estremo tentativo di riunire i superstiti per continua-re la lotta veniva catturato dai tedeschi. Pur conscio di sacrifica-re col suo rifiuto la vita, si ribellava con sdegno alla richiesta di notizie sull’attività delle truppe e dei partigiani. Condotto innan-zi al plotone di esecuzione, manteneva contegno fierissimo e cade-va infine sotto il piombo nemico al grido di « Viva l’Italia ». Ful-gido esempio, in quei giorni di generale smarrimento, delle più alte virtù militari, teneva alto, con l’opera e col supremo sacrifi-cio, l’onore dell’Esercito e il nome sacro della Patria. Albania, 8 settembre - 17 novembre 1943

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BIOGRAFIA

Nasce nel 1904 a Roma da famiglia romagnola. Conseguita a Roma la licenza in Fisica e Matematica all’Istituto Tecnico Le-onardo da Vinci, assolve gli obblighi di leva negli anni 1924 e 1925 come sottotenente di complemento nel 2° reggimento artiglieria da montagna. Un anno dopo entra per concorso all’Accademia di Artiglie-ria e Genio e nel 1929 è nominato tenente effettivo, assegna-to al 30° artiglieria da campagna. Capitano a scelta nel luglio 1935, è ammesso nel novembre successivo al 66° corso dell’Istituto Superiore di guerra e ulti-matolo è trasferito al Comando del 4° Corpo d’Armata presso il quale rimane anche dopo la promozione a maggiore con-seguita dal 1° gennaio 1940. Partecipa poi alla seconda guerra mondiale, dal giugno 1940 alle operazioni svoltesi alla frontiera occidentale e dal 29 di-cembre dello stesso anno a quelle svoltesi sul fronte greco-albanese, dove si guadagna una Medaglia di Bronzo nel gennaio 1941. Dopo aver comandato un gruppo del 17° arti-glieria Sforzesca, dal 1° gennaio 1942, con la promozione a

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tenente colonnello, è trasferito al Ministero quale elemento costitutivo dello Stato Maggiore. Il 25 maggio 1943 riparte per Tirana assegnato al Comando Superiore delle Forze Armate di Albania, capo ufficio opera-zioni della 9ª Armata. Dopo l’armistizio prende prima contatti con il comando ge-nerale partigiano albanese e poi col comando della Divisione Firenze di cui è capo di Stato Maggiore per una quindicina di giorni per assumere infine il comando del 1° battaglione vo-lontari italiani. Fatto prigioniero, viene fucilato il 17 novembre 1943 in Alba-nia.

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“perché non torni, figliolo mio? Ti guidi Iddio ancora a me!

Passan inverni e dolci primavere ed una mamma attende ancor!”

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MADRE DEI CADUTI

Vi fu un’ora in cui vidi partire i miei figli senza certezza di ritorno. Per loro soltanto la mia vita aveva avuto uno scopo, per loro l’esistenza mia aveva avuto pianti e sorrisi. Avevano risposto alla voce della Patria. Io racchiusi il dolore in fondo al cuore e non feci vedere a nessuno le mie lacrime. Vi fu un giorno in cui seppi che uno dei miei figliuoli era morto lassù. Per non essere meno forte di lui, inghiottii le lacrime che non sapevo più contenere, ma nessuno lo seppe e chinai la fronte al volere della Patria. Perché non è dal pianto di una madre che può venire una preghiera di una inutile guerra, perché non è dal cuore ulcerato di chi ha perduto il bene più grande della vita che può venire un vano desiderio di strage. Noi che sappiamo il più grande dolore, dal dolore della Patria, vi chiediamo di non ascoltare la voce di chi falsamente promette. Questa voce è la guerra che non ha fine, che lascia dietro di sé un più lungo martirio. Noi, madri di soldati per i quali fu vita solo l’onore dell’Italia, vogliamo che la Medaglia dei nostri figli non sia simbolo di un individuale eroismo, ma del valore della Nazione. E a Voi vivi confidiamo l’onore di questa Nazione; a Voi confidiamo l’onore delle nostre Creature. Vergogna a chi dimentica! Salvate l’onore della Patria! Salvateci! Noi che i figli offrimmo all’Italia, senza lamento vano, guardiamo l’avvenire, pronte a tutti i sacrifici. Ancora e ancora!

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INDICE

Vol. 2

INTRODUZIONE

INDICE NOMINATIVO DELLE MEDAGLIE D’ORO IN ORDINE ALFABETICO

ABATE Sergio 1, 2 ADOLFO Serafino 3, 4 AGOSTI Vasco 5, 6, 7 ALONZO Antonio 8, 9 AMOROSO Gaetano 10, 11, 12 ANDOLFATO Ezio 13, 14 ANTONIOL Gino Agostino 15, 16 ARENA Giuseppe 17, 18

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BALBO Italo 19, 20, 21 BARANY HINDARD Camillo 22, 23, 24 BARBATI Alfredo 25, 26 BARBERO Carlo 27, 28 BARBIERI Vittorio 29, 30 BARONI Tullio 31, 32 BAZZI Carlo 33, 34 BELLINO Pietro 35, 36, 37 BELLOCCHIO Giovanni 38, 39 BERTANI Enrico 40, 41 BOSCHIERO Riccardo 42, 43 BOTTEGO Vittorino 44, 45, 46

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BRESCIANO Carlo 47, 48 BUFFA DI PERRERO Carlo 49, 50 BURLANDO Federico 51, 52

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CAPPELLETTO Giuseppe 53, 54 CASTAGNA Oreste 55, 56 CASTAGNERI Bernardo 57, 58 CATTALOCHINO Alceo 59, 60 CIRINO Emilio 61, 62 CODERMATZ Mario 63, 64 CORALLI Luigi 65, 66 CORDERO LANZA di MONTEZEMOLO Giuseppe 67, 68, 69 CUNEO Gildo 70, 71 CUROTTI Silvestro 72, 73

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DACOMO Pietro Augusto 74, 75 DANIELE Antonio 76, 77 DE GIORGIO Havis 78, 79 DE GREGORI Francesco 80, 81 DE VITIS Sergio 82, 83 DEL DIN Renato 84, 85 DELLA NOCE Adolfo 86, 87 DEODATO Pier Luigi 88, 89

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ENRICO Giammarco 90, 91 EVANGELISTI Carlo 92, 93

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FABBRI Marino 94, 95 FAILLA Giuseppe 96, 97 FASULO Mario 98, 99 FAVA Lorenzo 100, 101

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FINCATO Giovanni 102, 103 FREDA Filippo 104, 105

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GABELLI Luigi 106, 107 GALIMBERTI Tancredi 108, 109 GALLIANO Giuseppe, (due schede) 110, 111, 112, 113 GASPARINI Vittorio 114, 115 GASPAROTTO Leopoldo 116, 117 GASTALDI Giovanni 118, 119 GIARETTO Mario 120, 121 GIRARDINI Giovanni 122, 123 GIULIANO Mario 124, 125, 126 GIURIOLO Antonio 127, 128 GOLA Marco 129, 130, 131 GRANBASSI Mario 132, 133 GRASSI Antonio 134, 135 GROSSO Pietro 136, 137

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JACCHIA Mario 138, 139 ��

LIUZZI Alberto 140, 141 LIVERANI Michele 142, 143 LORDI Roberto 144, 145 LUSARDI Aldo 146, 147

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MADDALENA Nicolò 148, 149 MANCI Giannantonio 150, 151 MARCOZ Vittorio 152, 153 MARTINI MAURI Enrico 154, 155, 156 MASET Pietro 157, 158 MASSINA Giuseppe 159, 160

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MENEGHETTI Secondo 161, 162 MOLES Giuseppe 163, 164

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OLIVELLI Teresio 165 166 ��

PALMIERI Giovanni 167, 168 PANFILI Odorico 169, 170 PAPA Achille 171, 172, 173, 174, 175, 176 PASELLI Ernesto 177, 178 PASI Mario 179, 180 PASQUALI Villy 181, 182 PATERNOSTRO Silvio 183, 184 PIOL Agostino 185, 186 PIVA Cesare 187, 188 PIZZARELLO Ugo 189, 190 PIZZIGONI Ferruccio 191, 192 PUCCI Marcello 193, 194

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RAMIRES Ettore 195, 196 RAMPINI Guido 197, 198, 199 ROMERO Giovanni 200, 201 ROSSI Italo 202, 203

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SALVAREZZA Giuseppe 204, 205 SALVATONI Giovan Battista 206, 207 SCALISE Aldo Maria 208, 209 SPELLANZON Luigi 210, 211 SPOLIDORO Rurich 212, 213

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TANDURA Luigino 214, 215

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TOLU Enzo 216, 217 TOMMASI Gino 218, 219 TROSSARELLI Giovanni 220, 221 TUA Felice 222, 223

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VENTURINI Giovanni 224, 225 VIALE Pio 226, 227

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ZANCARANO Angelo Giuseppe 228, 229, 230 ZANFARINO Maurizio 231, 232 ZANNINI Alessandro 233, 234 ZIGNANI Goffredo 235, 236, 237

�� LA MADRE DEI CADUTI 238, 239

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