Il Manifesto Del 04 Ottobre 2015

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L’ORAZIONE DI REICHLIN SU INGRAO Così fu travolta la sinistra comunista Alberto Burgio H a fatto bene il manifesto a pubblicare il discorso in memoria di Pietro In- grao - un testo breve ma denso di im- plicazioni - pronunciato da Alfredo Reichlin in piazza Montecitorio. Colpisce in primo luogo il riferimento all’at- tenzione che il gruppo dirigente comunista e Ingrao in particolare sempre riservarono alla costruzione di strutture sindacali, politiche e culturali adeguate alle forme di vita che via via venivano affermandosi nell’esperienza della classe operaia e dei ceti subalterni. Si trattava dell’idea gramsciana del radicamen- to del partito nella vita reale del «soggetto». CONTINUA |PAGINA 4 VATICANO Prete teologo infiamma il Sinodo «Sono gay e ho un compagno» Nato per uccidere ALIAS DOMENICA Marìas, disgressioni sull’arte dell’inganno FRANCESCA BORRELLI l NELL’INSERTO CINEMA Michael Moore, lezioni all’America D’AGNOLO VALLAN l PAGINA 8 I Sinodi dei vescovi sono sempre stati eventi molto interni al mondo ecclesiale, spesso seguiti con disattenzione dagli stessi cattolici. Ma quello che si apre oggi in Vaticano sul tema della famiglia è sicuramente il Sinodo maggiormente co- perto dai media e probabilmente il più importante fra tutti quelli che si sono svolti fino ad ora. Il coming out di monsignor Charamsa («sono un prete omo- sessuale felice ed orgoglioso della mia identità» e «ho un com- pagno», ha dichiarato il prelato con incarichi in Vaticano e do- cente nelle università pontificie) ha contribuito a catalizzare l’attenzione dei mezzi di informazione sul Sinodo. I tempi sen- sibili all’ordine del giorno: sono in particolare l’atteggiamento della Chiesa nei confronti dei divorziati e risposati, dei convi- venti e delle coppie omosessuali. LUCA KOCCI |PAGINA 5 MILANO |PAGINA 5 La manifestazione nazionale laica dà la sveglia al governo sui diritti civili: matrimoni gay, fecondazione assistita e fine vita LAURA MATTEUCCI BIANI I jet dell’Alleanza atlantica hanno colpito per più di un’ora l’ospedale di Medici Senza Frontiere a Kunduz: per ora 19 vittime, 12 medici e 7 pazienti, tra cui tre bambini. Il comando Usa si scusa: «Effetto collaterale». Msf al manifesto: «Non è stato un incidente». Gino Strada: «Pura crudeltà». L’Onu: atto criminale PAGINE 2, 3 «S cusate tanto, è stato un errore», così i co- mandi dell’aviazione Usa e Nato si sono rivolti all’opinione pubblica afghana e internazionale e all’organiz- zazione Medici Senza Frontie- re, dopo che i «nostri» caccia- bombardieri, della nostra coa- lizione dei buoni, ha colpito ie- ri una, due tre volte l’ospedale di Kunduz che tutti conosco- no, visibile da chilometri e nel- le mappe di ogni amministra- zione civile o militare. Assassi- nati 12 medici e 7 pazienti, an- che bambini tra le vittime. È la guerra afghana che du- ra più di quella del Vietnam, giustificata per vendicare l’11 settembre con decine di mi- gliaia di vittime e nella quale gli effetti collaterali, vale dire le vittime civili dei raid aerei, sono stati un elemento struttu- rale del terrore «necessario» dei bombardamenti aerei. Con risultati politici determi- nanti, come la delegittimazio- ne dell’alleato presidente Ha- mid Karzai, poi uscito di sce- na, che, dopo stragi con centi- naia di morti e le proteste po- polari sulle quali è cresciuto il ruolo dei talebani, si era sca- gliato contro il Pentagono, cioè l’ufficiale pagatore che lo teneva al potere. Torna il paradigma della guerra mai conclusa. Un obiet- tivo della destra americana ne- ocon che appare più che rea- lizzato. Il mondo torna a slab- brarsi lì dove «ci stiamo ritiran- do, la pace è fatta». C’è la Siria al centro, no tor- na l’Afghanistan e di Iraq me- glio tacere, com’è meglio oscu- rare lo smacco in primo luogo italiano in Libia. Aumentano i deserti chiamati pace e la di- sperazione umana che fugge senza meta verso un immagi- nario Occidente, ricco ma cru- dele e responsabile delle trage- die in corso. È così, gli «effetti collaterali» afghani riverberano sul pre- sente della crisi in Siria l’inte- ro specchio delle stragi com- messe dall’alto di migliaia di piedi, dal cielo - è l’eroismo dei top gun, quello di non scendere sul campo con gli sti- vali dopo la propaganda nega- tiva delle bare di rientro dei militari occidentali. Ma come si fa a raccontare ancora la fa- vola degli errori o meglio degli «effetti collaterali»? CONTINUA |PAGINA 2 DIFETTO COLLATERALE Tommaso Di Francesco KUNDUZ, L’OSPEDALE DI MEDICI SENZA FRONTIERE COLPITO DAI RAID ATLANTICI BRUCIA FOTO MSF VIA AP CALAIS | PAGINA 6 Botte ai profughi in fuga nel tunnel. E Lampedusa ricorda da sola la strage RIFORME | PAGINA 4 «Nuovo senato», passa l’art.2 I senatori saranno «indicati» Malumori e assenze centriste ELEZIONI IN PORTOGALLO | PAGINA 7 Non voto e garofani sfioriti Favorita la «Coligação» ANNO XLV . N. 237 . DOMENICA 4 OTTOBRE 2015 EURO 1,50 CON LE MONDE DIPLOMATIQUE + EURO 2,00 Poste Italiane S.p.A. - Spedizione in abbonamento postale - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n.46) art. 1, comma 1, Aut. GIPA/C/RM/23/2013

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Il Manifesto 04.10.2015

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Page 1: Il Manifesto Del 04 Ottobre 2015

L’ORAZIONE DI REICHLIN SU INGRAO

Così fu travoltala sinistra comunista

Alberto Burgio

H a fatto bene il manifesto a pubblicareil discorso in memoria di Pietro In-grao - un testo breve ma denso di im-

plicazioni - pronunciato da Alfredo Reichlinin piazza Montecitorio.

Colpisce in primo luogo il riferimento all’at-tenzione che il gruppo dirigente comunista eIngrao in particolare sempre riservarono allacostruzione di strutture sindacali, politiche eculturali adeguate alle forme di vita che viavia venivano affermandosi nell’esperienzadella classe operaia e dei ceti subalterni. Sitrattava dell’idea gramsciana del radicamen-to del partito nella vita reale del «soggetto». CONTINUA |PAGINA 4

VATICANO

Prete teologo infiamma il Sinodo«Sono gay e ho un compagno»

Nato per uccidere

ALIAS DOMENICA

Marìas, disgressionisull’arte dell’ingannoFRANCESCA BORRELLI l NELL’INSERTO

CINEMA

Michael Moore,lezioni all’AmericaD’AGNOLO VALLAN l PAGINA 8

I Sinodi dei vescovi sono sempre stati eventi molto internialmondo ecclesiale, spesso seguiti con disattenzione daglistessi cattolici. Ma quello che si apre oggi in Vaticano sul

temadella famiglia è sicuramente il Sinodomaggiormente co-perto dai media e probabilmente il più importante fra tuttiquelli che si sono svolti fino ad ora.

Il coming out dimonsignor Charamsa («sono unprete omo-sessuale felice ed orgoglioso dellamia identità» e «ho un com-pagno», ha dichiarato il prelato con incarichi in Vaticano e do-cente nelle università pontificie) ha contribuito a catalizzarel’attenzione deimezzi di informazione sul Sinodo. I tempi sen-sibili all’ordine del giorno: sono in particolare l’atteggiamentodella Chiesa nei confronti dei divorziati e risposati, dei convi-venti e delle coppie omosessuali. LUCA KOCCI |PAGINA 5

MILANO |PAGINA 5

Lamanifestazione nazionalelaica dà la sveglia al governosui diritti civili: matrimoni gay,fecondazione assistita e fine vita

LAURA MATTEUCCI

BIANI

I jet dell’Alleanza atlantica hanno colpito per più di un’ora l’ospedale diMedici Senza Frontiere a Kunduz:per ora 19 vittime, 12medici e 7 pazienti, tra cui tre bambini. Il comandoUsa si scusa: «Effetto collaterale».Msf al manifesto: «Non è stato un incidente». Gino Strada: «Pura crudeltà». L’Onu: atto criminale PAGINE 2, 3

«S cusate tanto, è statoun errore», così i co-mandi dell’aviazione

Usa e Nato si sono rivoltiall’opinione pubblica afghanae internazionale e all’organiz-zazione Medici Senza Frontie-re, dopo che i «nostri» caccia-bombardieri, della nostra coa-lizione dei buoni, ha colpito ie-ri una, due tre volte l’ospedaledi Kunduz che tutti conosco-no, visibile da chilometri e nel-le mappe di ogni amministra-zione civile o militare. Assassi-nati 12medici e 7 pazienti, an-che bambini tra le vittime.

È la guerra afghana che du-ra più di quella del Vietnam,giustificata per vendicare l’11settembre con decine di mi-gliaia di vittime e nella qualegli effetti collaterali, vale direle vittime civili dei raid aerei,sono stati un elemento struttu-rale del terrore «necessario»dei bombardamenti aerei.Con risultati politici determi-nanti, come la delegittimazio-ne dell’alleato presidente Ha-mid Karzai, poi uscito di sce-na, che, dopo stragi con centi-naia di morti e le proteste po-polari sulle quali è cresciuto ilruolo dei talebani, si era sca-gliato contro il Pentagono,cioè l’ufficiale pagatore che loteneva al potere.

Torna il paradigma dellaguerramai conclusa.Un obiet-tivo della destra americana ne-ocon che appare più che rea-lizzato. Il mondo torna a slab-brarsi lì dove «ci stiamo ritiran-do, la pace è fatta».

C’è la Siria al centro, no tor-na l’Afghanistan e di Iraq me-glio tacere, com’èmeglio oscu-rare lo smacco in primo luogoitaliano in Libia. Aumentano ideserti chiamati pace e la di-sperazione umana che fuggesenza meta verso un immagi-narioOccidente, riccoma cru-dele e responsabile delle trage-die in corso.

È così, gli «effetti collaterali»afghani riverberano sul pre-sente della crisi in Siria l’inte-ro specchio delle stragi com-messe dall’alto di migliaia dipiedi, dal cielo - è l’eroismodei top gun, quello di nonscendere sul campo con gli sti-vali dopo la propaganda nega-tiva delle bare di rientro deimilitari occidentali. Ma comesi fa a raccontare ancora la fa-vola degli errori o meglio degli«effetti collaterali»? CONTINUA |PAGINA 2

DIFETTOCOLLATERALE

Tommaso Di Francesco

KUNDUZ, L’OSPEDALE DI MEDICI SENZA FRONTIERE COLPITO DAI RAID ATLANTICI BRUCIA FOTO MSF VIA AP

CALAIS | PAGINA 6

Botte ai profughi in fuganel tunnel. E Lampedusaricorda da sola la strage

RIFORME | PAGINA 4

«Nuovo senato», passa l’art.2I senatori saranno «indicati»Malumori e assenze centriste

ELEZIONI IN PORTOGALLO | PAGINA 7

Non voto e garofani sfioritiFavorita la «Coligação»

ANNO XLV . N. 237 . DOMENICA 4 OTTOBRE 2015 EURO 1,50

CON LE MONDE DIPLOMATIQUE + EURO 2,00Poste Italiane S.p.A. - Spedizione in abbonamentopostale - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004n.46) art. 1, comma 1, Aut. GIPA/C/RM/23/2013

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pagina 2 il manifesto DOMENICA 4 OTTOBRE 2015

Emanuele Giordana

«D anni collaterali? Inaccet-tabile, semplicementeinaccettabile. Incidente?

Non è stato un incidente: l’ospedaleè stato colpito ripetutamente perpiù di un’ora». Non è una reazionerabbiosa quella di Gabriele Eminen-te, direttore generale di Msf Italia.Al telefono da Ferrara. dove parteci-pa con la sua organizzazione al Fe-stival di Internazionale, rispondecon una freddezza e un distaccoche non lasciano spazio a commen-ti o arzigogoli.Msf ha iniziato a lavo-rare in Afghanistan nel 1980 e lo fa aKunduz, Kabul, Lashkar Gah,Khost; riceve esclusivamente fondiprivati e non accetta finanziamenti

dai governi. Ci tiene ai principi «Ec’è un principio umanitario chiaris-simo e condiviso per cui non solo lestrutture sanitarie non dovrebberoessere oggetto di attaccomaanzi an-drebbero protette».Anche se ci sono dei feriti dallaparte del torto?Noi non facciamo distinzioni,

non le abbiamo mai fatte. Chiun-que ha bisogno di cure viene curatoL’ospedale adesso è distrutto.E devo purtroppo confermare

che, a ora (le 20 di ieri, ndr), ci sono12 vittime tra il personale e 7 tra i pa-zienti, tra cui 3 bambini. I feriti so-no 37, 19 dei quali fanno parte delnostro staff. 5 casi sono critici. Ab-biamo dovuto trasferirli tutti aPol-iCharki, a due ore di macchinada Kunduz.Come spiega che l’errore di cuiparla la Nato sia durato tanto.Questo è davvero il punto che va

assolutamente chiarito. E non sipuò parlare di «incidente»: tutti sa-pevano le nostre coordinate che era-no state reiterate all’inizio della bat-taglia. L’ultima comunicazione èdel 29 settembre. Questa per noi èuna prassi: tutti devono sapere do-ve operiamo e cosa facciamo. Siaper potersi curare, sia perché – sa-pendo dove sono le nostre strutture– si eviti di colpirle. Tutti sapevanonon solo dell’ospedale ma anchedelle residenze, degli uffici e dellanostra unità di stabilizzazione aChardara (a nord di Kunduz, ndr).Però i raid vi hanno colpito. E peroltre un’ora...Purtroppo non è la prima volta

che accade: è successo in Sud Su-dan, Ucraina, Repubblica Centroa-fricana. Per questo comunichiamosempre a a tutti la nostra posizioneL’ipotesi di un atto deliberato?È quel che andrà chiarito nel det-

taglio perché siamo stati colpiti piùvolte e per oltre mezz’ora dopo cheavevamo avvisato l’autorità militareche eravamo stati bombardati a par-tire dalle 2 di venerdi notte. Gravissi-mo. Chiediamo un’indagine appro-fondita e trasparente proprio per-ché l’ospedale è stato colpito piùvolte, a differenza degli edifici vici-ni. L’aereo colpiva, spariva e ritorna-va a bombardareLa Nato non vi ha fatto una comu-nicazione diretta? Si è limitata alcomunicato dove si parla di erroree di danni collaterali?Perquel chemi risulta non c’è sta-

ta nessuna comunicazione direttache vada oltre quel comunicato.L’ospedale era sovraffollato...Dai 90 posti letto che abbiamo

normalmente eravamo arrivati a110, utilizzando corridoi e uffici. Almomento c’erano 105 pazienti e 80membri dello staff.Un rapporto di quasi uno a uno?L’ospedale è una struttura chirur-

gico ortopedica specializzata: uncentro complesso che si è trovato lasettimana scorsa sotto forte pressio-ne perché le altre strutture sanitariecittadine sono collassate. È diventa-to l’unico punto di riferimento.Quanta gente avete curato?Da lunedì scorso quasi 400 perso-

ne. Vorrei sottolineare che tra que-sti c’erano anchemolti bambini. Vo-glio dire che noi non facciamo di-stinzioni nelle cure,ma che è indub-bio che la maggior parte dei nostripazienti sono civili.Abbiamo letto di 89 pazienti arri-vati in gravi condizioni, 44 dei qua-li sono morti al loro arrivo.La maggioranza dei pazienti ave-

va subito ferite da arma da fuoco:gravi lesioni addominali, degli arti,della testa. Poi bisogna mettere inconto la distanza: quando il conflit-to è divampato è diventato difficileraggiungere l’ospedale se si proveni-va da un’altra zona della città. Pa-zienti che avevano bisogno di cureimmediate hanno magari dovutoaspettare ore prima di poter rag-giungere la struttura.

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D anni collaterali o «effetti» sepreferite. I portavoce militarile chiamano così, le vittime ci-

vili. Che si tratti di donne, bambini,uomini inermi, rientrano tutti nellastessa categoria. Quella del «tragicoincidente», come il segretario alla Di-fesa Usa ha subito definito l’attaccoaereo statunitense di ieri mattinasull’ospedale di Kunduz.

Un linguaggio asettico, quanto piùneutro possibile, per neutralizzare lacomprensione delle cause, per deru-bricare a evento naturale ogni sceltapolitica, per negare ogni responsabili-tà. Dietro un bombardamento aereonon c’è nessun automatismo, mauna precisa scelta, una precisa re-sponsabilità. Politica ed etica. Assue-farsi al linguaggio protocollare dei co-municati stampadegli eserciti equiva-le ad archiviare ogni strage come inci-dente. Credere alla bella favola dellaguerra umanitaria, pulita e chirurgi-ca, che solo in certe occasioni finisceper coinvolgere i civili.

È tragicamente vero il contrario. Icivili sono le prime vittime di ogniguerra. E di tutte quelle che si sonosuccedute con la definizione di «uma-nitarie» e che hanno visto un impe-gnomilitare spaventoso dell’Occiden-te. Sempre di più. Stragi, omicidi (diStato, ma pur sempre omicidi), non«tragici incidenti».

L’Afghanistan – quasi scomparsodai radar dei media e della diploma-

zia internazionale, perché dato chissàperchè pacificato o in via di pacifica-zione - torna sanguinosamente a ri-cordarcelo. Con un «incidente» piùtragico di altri. Delle 19 vittime finoraaccertate dell’attacco di Kunduz, 7erano pazienti ricoverati nell’ospeda-le di Medici senza frontiere (tre deiquali identificati come bambini).Sembra che siano rimasti intrappola-ti sotto le macerie. Bruciati vivi.

Ma in Afghanistan l’elenco degli er-rori, la lista dei «bombardamenti chi-rurgici» finiti in strage è lungauna lita-nia. A partire proprio da Kunduz,quandonel 2009 - l’ha ricordato Ema-nuele Giordana nei giorni scorsi suquesto giornale - aerei dell’Alleanzaatlantica, chiamati in soccorso da uncolonnello tedesco, «bombardaronocentinaia di persone che stavano ten-tando di spillare gasolio da due auto-botti, poco prima sequestrate dallaguerriglia».

Spesso la strage viene dall’alto, avolte no. Come nel caso di Be-nafshah, la ragazzina di 13 anni ucci-sa il 13maggio del 2009 da un soldatodell’esercito italiano. Benafshah erain viaggio con la famiglia, da Farah aHerat, per partecipare a un matrimo-nio. Lungo la strada l’auto su cui viag-giava ha incrociato tre veicoli militariitaliani. È morta alle 10.30 del matti-no. Per un «tragico incidente», hannodichiarato le autorità italiane.

giuliano battistontiratura prevista 40.584

KUNDUZ, NELL’OSPEDALE DI MSF DOPO L’ATTACCO. A DESTRA, UN MEDICO FERITO NEL CENTRO SANITARIO /FOTO LAPRESSE

Giuliano Battiston

L e bombe americane fanno stra-ge a Kunduz, città settentriona-le dell’Afghanistan. Ierimattina,

prima dell’alba, l’ospedale dell’orga-nizzazione non governativa Medicisenza frontiere (Msf) è stato ripetuta-mente colpito. Secondo l’ultimo ag-giornamento fornito ieri pomeriggioda Msf, le vittime accertate sono 19.Dodici membri dello staff e 7 pazientidel reparto di terapia intensiva, tracui 3 bambini. Dei 37 feriti, 5 dei qualiin condizioni gravi, 19 fannoparte del-lo staff sanitario Msf. Tra i pazienti ri-coverati, qualcuno sarebbe rimastoschiacciato, e bruciato vivo. TheGuardian ha ricostruito parzialmen-te la biografia di alcune delle vittimedello staff Msf: EhsanOsmani, 25 an-ni, tra qualche giorno avrebbe lascia-to l’ospedale di Kunduz per un nuo-vo lavoro a Kabul; Zabihullah Pashto-onnyar, da tre mesi addetto alla sicu-rezza dell’ospedale, studente univer-sitario; il dottor Akbar, 22 anni; il dot-tore Aminullah Salahzai, 31 anni, dacinque medico per Msf; Satar Zahir,da 3 anni medico a Kunduz. La parteprobabilmente migliore della societàlocale spazzata via dalle bombe a stel-le e strisce.

Kabul: c’erano talebani. Msf: noUn portavoce delle forze Usa in Af-

ghanistan, il colonnello Brian Tribus,ha ammesso che alle 2.15 locali di ierimattina è stato compiuto un attaccoaereo contro «individui che stavanominacciando le forze» americane.L’attacco, ha aggiunto, potrebbe avercausato «danni collaterali a una strut-tura medica nelle vicinanze». Ancorauna volta, dunque, «effetti collatera-li». Difficile stabilire l’esatta sequenzadegli eventi. Dichiarazioni e smentitesi accavallano e alternano, per scopidi propaganda. Secondo quanto di-chiarato dal vice-ministro della Dife-sa afghano alla Bbc e daunodei porta-voce della polizia di Kunduz, SayedSarwar Hussaini, citato dal New YorkTimes, alcuni militanti avrebbero cir-condato l’edificio, o vi sarebbero en-trati, combattendo dall’interno eusando i civili come scudi umani.Una versione che non corrisponde al-le dichiarazioni di alcuni membri del-lo staffMsf, secondo i quali non c’era-no Talebani all’interno della strutturae i bombardamenti sarebbero iniziatisenza preavviso, mentre si svolgeva-no attività sanitarie di ‘routine’.

Gli americani l’hanno fatta davvero

grossa, ancora una volta. Non è daescludere che abbiano chiesto allacontroparte afghana di provare amet-terci una toppa. Ma il danno è enor-me. In termini di vite umane e di im-magine. E le dichiarazioni che proven-gonodaMsf raccontano una storia di-versa. Quella di un vero e proprio cri-mine di guerra.

L’Onu: attacco «criminale»I vertici militari di Kabul e Washin-

gton conoscevano le coordinate Gpsdi tutte le strutture sanitarie di Msf,l’ultima comunicazione al riguardo ri-sale al 29 settembre, hanno affermatoesponenti dell’Ong, secondo i quali almomento del bombardamento nellastruttura ci sarebbero stati 105 pazien-ti e 80membri dello staff. L’attacco ae-reo sarebbero proseguito per più di30 minuti dal momento in cui Msf halanciato l’allarme – ripetuto - alle au-torità militari di Kabul e Washington.Di più: gli attacchi sarebbero statimultipli, dalle 2.08 alle 3.15, a interval-li di quindici minuti l’uno dall’altro.Per questo, Medici senza frontierenon vuole sentir parlare di «danni col-laterali». Si tratta di «una violazionedel diritto umanitario internazionale,la posizione dell’ospedale era cono-sciuta da tutti, nell’ospedale poteva-no entrare solo persone malate. Chie-diamoun’inchiesta internazionale in-dipendente. Non possiamo accettareche questa terrificante perdita di viteumane possa essere archiviata comedanni collaterali», ha sostenuto Mei-nie Nicolai, presidente Msf.

Anche l’organizzazione non gover-nativa Human Rights Watch chiedeun’inchiesta indipendente: «Conside-rato lo status protetto dell’ospedale eil gran numero di civili e di personalesanitario nella struttura» – recita uncomunicato della sezione statuniten-se di Hrw – anche se ci fossero statimilitanti all’interno dell’ospedale sitratterebbe di «un attacco sproporzio-nato, illegale». Il fatto stesso di nonaver considerato con la dovuta atten-zione i rischi per i civili «suggeriscefortemente» che le forze americane

«possano aver violate le leggi di guer-ra». Altrettanto esplicita la posizionedelleNazioniUnite. L’Alto commissa-rio Onu per i diritti umani, Zeid Ra’adAl Hussein, ha definito l’attacco aereo«tragico, senza scusanti e potenzial-mente perfino criminale».

Sembra pensarla diversamente AshCarter, il segretario alla Difesa degliStati Uniti, che ieri ha reso pubblicoun comunicato in cui esprime vici-nanza a tutte le persone coinvolte epromette che sarà fatta piena luce suquello che definisce come un «tragicoincidente».Di «tragico incidente» par-la anche il comunicato dell’ambascia-ta Usa in Afghanistan.

Mentre i Talebani già soffiano sulfuoco del risentimento anti-america-no. Lunedì la loro conquista di Kun-duz, preparata accuratamente neime-si scorsi. Giovedì la parziale riconqui-sta da parte delle truppe governative,aiutate dalle forze internazionali. Igiorni successivi altri scontri. Finoall’attacco aereo di ieri mattina. Chealimenta la propaganda dei barbuti,per i quali il bombardamento è «statodeliberato». La battaglia per Kunduznon è ancora conclusa.

«L a guerra è crudeltà senzaregole né rispetto pernessuno e dunque senza

regole e rispetto per gli ospedali oper i feriti» È il commento a caldoche Gino Strada (nella foto), unchirurgo che l’Afghanistan ce l’hanel cuore, affida a il manifesto.

Ma c’è soprattutto il disprezzoper la guerra in sé nel cuore e nel-le parole del fondatore di Emer-gency, e il primo italiano ad averappena vinto per la sua attivitàumanitaria il Right LivelihoodAward del Parlamento svedese (ilcosiddetto Nobel alternativo).

«Sì – aggiunge - pura crudeltà:un ospedale viene bombardatodalle forze Nato in Afghanistan.Per errore, certo, come per errorein questi anni sono stati uccisi piùdi 19 mila civili! In realtà – dice

Strada riferendosi al recente casodi Msf a Kunduz - non esistonoconvenzioni e non esiste dirittoumanitario chepossa impedire al-la guerra di rivelarsi per quelloche è: un massacro di civili, don-ne, bambini, medici e infermieri.Nessuno viene risparmiato. Ilbombardamento di un ospedaleè l’evidenza stessa della brutalitàdella guerra».

Quando gli chiediamo se riten-ga che il bombardamentodell’ospedalediMedici senza fron-tiere a Kunduz sia o meno un attodeliberato, rispondecosì: «Nonvo-glio nemmeno entrare in conside-razioni di questo tipo per un fattoche è comunque inaccettabile: sepoi si è trattato di un atto delibera-to o se invece è stato un errore, sesi è trattato di una scelta fatta a ta-volino da un gruppodi idioti o se èinvece statouno sbaglio, tutto que-stomi sembra totalmente irrilevan-te quanto inaccettabile. Tutto –conclude – è già nella guerra ed èinutile stupirsi. È inutile svegliarsiimprovvisamente per una cosache è sempre successa, succede esuccederà se c’è una guerra. Laguerra non si può umanizzare, sipuò solo abolire». em. gio.

NATO PER UCCIDERE

Il comando statunitense: danni collaterali. Ma i verticimilitari di Kabul e Washington avevano le coordinate Gps

Chiara Cruciati

Q uarto giorno di bombar-damenti russi in Siria: nelmirino c’è Raqqa, la «capi-

tale» dell’autoproclamato califfa-to. Secondo il Ministero della Di-fesa russo, ieri sono state colpite9 postazioni dello Stato Islamicointorno alla città e sarebbero sta-ti distrutti depositi di carburantee munizioni e equipaggiamentomilitare.

In 72 ore, fa sapere Mosca, ol-tre 60 bombardamenti hanno si-gnificativamente ridotto il poten-zialemilitare degli islamisti e pro-vocato «il panico, costringendo600 miliziani stranieri a disertaree cercare di fuggire in Europa».

«Nessuna bomba contro infra-strutture civili e edifici che avreb-bero potuto contenere civili», hacommentato il Ministero dellaDifesa russo in risposta alla piog-gia di critiche e polemiche delfronte occidentale.

Che ha dato una versione di-versa: in un comunicato congiun-to Stati uniti, GranBretagna, Tur-chia, Francia, Germania, Arabiasaudita e Qatar hanno accusatoMoscadi aver avuto comeobietti-vo non i miliziani di al-Baghdadima le opposizioni moderate alpresidente Assad. E la popolazio-ne civile: il segretario alla Difesabritannico Fallon ha affermato,dati dell’intelligence di Londra al-la mano, che solo il 5% dei raid

ha centrato postazioni Isis, il re-sto avrebbe colpito l’Esercito Li-bero Siriano e i civili.

Il fronte anti-Assad cerca discreditare l’operazione militarerussa: mai, in un anno di azionida parte della coalizione guidatadagli Usa, si era voluto calcolarequanti siriani fossero rimasti uc-cisi nei bombardamenti aerei

(quegli stessi civili che quando apiovere sono bombe considerate«legittime» vengono classificaticome meri «danni collaterali»).Ora è una priorità, condivisa an-che dalle opposizioni siriane aDamasco: secondo l’Osservato-rio Siriano per i Diritti Umani, al-meno 39 civili tra cui 8 donne e 8bambini sono morti a causa diMosca negli ultimi 4 giorni, traAleppo, Idlib, Hama e Raqqa.

Interviene anche al-Jazeera,media qatariota che un ruolocentrale ha avuto nel manovra-re a livello mediatico le primave-re arabe e la guerra civile siria-na. Ieri riportava di raid russi alconfine con la Turchia, controun ospedale. Nessuna vittima. A

corredo dell’articolo una fotoche mostrava del fumo alzarsida un luogo non ben precisatotra le colline.

Un’altra immagine (nella fo-to), invece, raccontava un’altrastoria: un raid russo al confinetra Siria e Turchia ci sarebbe sta-to ma con un target diverso. Lanotizia e l’immagine sono statepubblicate da Iraqi News e PressIraq: un lungo convoglio di auto-cisterne sarebbe stato colpitomentre viaggiava dalla Siria allaTurchia. Trasportava petrolio dicontrabbando venduto dall’Isisfuori dal paese, tra le principalifonti di finanziamento del grup-po. Se la notizia venisse confer-mata, ancora una volta nell’oc-

chio del ciclone finirebbe Anka-ra, da tempo accusata di sostene-re palesemente il califfato, garan-tendogli libertà di movimento eacquistando sotto banco greg-gio. In tale contesto di accuse esmentite si gioca il braccio di fer-ro traWashington eMosca: la Ca-sa bianca accusa il Cremlino dioperare senza coordinarsi con lacoalizione, il Cremlino rispondedi averla avvertita.

Ma al di là dei battibecchi ripe-tuti ed evidenti, sul campo la si-tuazione appare diversa: mentrela Russia bombarda le postazioniIsis nei governatorati dove Assadmantieneparzialmente il control-lo, gli Stati uniti proseguono nelcolpire le aree del tutto occupate

dal Califfato. Il nemico, di fatto, èlo stesso anche se Obama ieri haripetuto che il sostegno alle oppo-sizioni moderate non cesserà.

Venerdì il presidente Usa defi-niva l’intervento russo «la ricettaper il disastro» perché Mosca«non distingue tra Isis e opposi-zioni sunnite moderate». Comese la ricetta finora adottata daWashington e dagli alleati delGolfo fosse vincente: prima han-no investito su gruppi islamistiradicali per far cadere il presiden-te Assad, poi hanno tentato dimettere una pezza lanciandoun’operazione aerea poco effica-ce (a cui l’Isis si è presto adatta-to) e foraggiando ribelli incapacidi combattere.

Questa è la realtà e Obama,che non è stupido, lo sa. Venerdìha detto che la Siria non trascine-rà gli Stati uniti in uno scontromilitare con laRussia. E se aparo-le l’attacca, poi manda il segreta-rio di StatoKerry a definire i «det-tagli» della cooperazione milita-re in Siria con il ministro degliEsteri russo Lavrov.

Sul campo la cooperazione c’ègià: i russi bombardano dovenon lo fanno gli statunitensi.Non si pestano i piedi, in attesadi definire la miglior transizionepolitica per entrambi. A sentirliparlare, Assad è intoccabile perPutin ed è il primo degli ostacoliper Obama.

Alla fine si troverà un accordoche non minacci gli interessi del-le due super potenze:Mosca vuo-le un accesso sul Mediterraneo einfluenza sulla regione; Washin-gton mantenere il controllo dellealleanze energetiche e militari,senza scontentare Israele e Ara-bia saudita.

NATO PER UCCIDERE

StrageUsaaKunduz

Ripetuti raid sull’ospedaledi Medici Senza Frontierenella città sotto assedio:

19 vittime, 12 medici e 7 pazienti.

COLONNA DI AUTOBOTTI DELL’ISIS CHE ANDAVA IN TURCHIA COLPITA DAI RAID RUSSI

Favole/ IL CONFLITTO «UMANITARIO»

Quei «tragici errori»senzamai responsabili

SIRIA · Mosca: no target civili. Al Jazeera: tante vittime. Obama: «Un disastro», ma intanto bombarda

Raid russi su Raqqa «capitale» Isis

Fonti arabe:colpito il trafficodi carburantedel Califfato dallaSiria verso Ankara

chiuso in redazione ore 22.00

il manifestoDIR. RESPONSABILE Norma Rangeri

CONDIRETTORE Tommaso Di Francesco

DESKMatteo Bartocci, Marco Boccitto, Micaela Bongi,

Massimo Giannetti, Giulia Sbarigia

CONSIGLIO DI AMMINISTRAZIONEBenedetto Vecchi (presidente),Matteo Bartocci, Norma Rangeri,

Silvana Silvestri

DALLA PRIMATommaso Di Francesco

GINO STRADA · Commento a caldo del fondatore di Emergency al manifesto

«È la guerra, si può solo abolire»

Seper colpire ipotetici terroristi - così ora «giu-stifica» l’alleato il governo di Kabul -– si bom-barda dentro una città intera con missili Crui-

se emicidiali Cluster bomb?Ora Kunduz resterà comeunamacchia, ancora impunita, sulla fedina sporca delmilitarismoumanitario, l’ideologia bellicista che domi-na l’Occidente democratico. Con in più stavolta l’evi-denza di avere fatto strage dell’umanitario vero che le-gittimamente opera sul campo, come Medici SenzaFrontiere o come è già accaduto per Emergency.

Il fatto è che la guerra e le armi invece dell’effetto ap-paiono sempre più come il difetto collaterale e nasco-sto di un Occidente impegnato nei diktat economiciper la govervance globale del capitalismo rimasto.

A dominare, per chi vuole vedere, è lo specchio del-le malefatte che si rifrangono una dentro l’altra. Cheimpedisce perfino ad Obama di parlare serenamentee strategicamente della guerra in Siria, ancora raccon-tata come il campo dei raid nostri «buoni» (che tutt’alpiù fanno appunto «effetti collaterali») e quelli cattivi,russi (che uccidono civili); dove ci sarebbe un terrori-smo «combattente e buono», organizzato dalla Cia eche quindi non va colpito, e quello cattivo del «nemi-co» Isis, ormai target comune. Dimenticando che perentrambi c’è stata la coalizione degli «Amici della Si-ria» che grazie ai fondi dell’Arabia saudita e delle petro-monarchie del Golfo, ha acceso il fuoco di quel conflit-to da almeno tre anni. E infatti Obama non ci riesce,non riesce ad uscire dal militarismo umanitario ed ècostretto a subire l’intervento russo che - sempre san-guinoso è, non dimentichiamolo - spariglia almeno lapartita e simuoveper una soluzione che nonpuò esse-re, nemmeno in Siria, militare. E mentre è all’ordinedel giorno la Siria, Obama è costretto a vedere che c’èin casa, negli Stati uniti, un nemico che fa più vittimedel Califfato: il terrorismodomestico di una guerra civi-le strisciante americana che fa 11mila morti l’anno.

Meglio non vedere questo difetto collaterale allora.E silenziare - avete visto un giornalone ancorché giusti-zialista che ne parli? - il fatto che da ieri l’Italia, conSpagna e Portogallo, sia per un mese il «campo di bat-taglia»» delle più grandimanovremilitari Nato - la stes-sa dei raid sull’ospedale di Kunduz - dalla caduta delMuro di Berlino. Pronto a nuove avventure, distruzio-ni e spese militari. Finché c’è guerra c’è speranza.

«Inaccettabile». Msf chiede un’indagine approfondita e trasparente. L’ipotesidi un atto deliberato. «Tutti sapevano dov’era la nostra struttura sanitaria»Choc •Afghanistan •

INTERVISTA · Il direttore di Msf Italia: «Il centro è stato colpito in modo reiterato per più di un’ora»

«Non è stato un incidente»

Page 3: Il Manifesto Del 04 Ottobre 2015

DOMENICA 4 OTTOBRE 2015 il manifesto pagina 3

Emanuele Giordana

«D anni collaterali? Inaccet-tabile, semplicementeinaccettabile. Incidente?

Non è stato un incidente: l’ospedaleè stato colpito ripetutamente perpiù di un’ora». Non è una reazionerabbiosa quella di Gabriele Eminen-te, direttore generale di Msf Italia.Al telefono da Ferrara. dove parteci-pa con la sua organizzazione al Fe-stival di Internazionale, rispondecon una freddezza e un distaccoche non lasciano spazio a commen-ti o arzigogoli.Msf ha iniziato a lavo-rare in Afghanistan nel 1980 e lo fa aKunduz, Kabul, Lashkar Gah,Khost; riceve esclusivamente fondiprivati e non accetta finanziamenti

dai governi. Ci tiene ai principi «Ec’è un principio umanitario chiaris-simo e condiviso per cui non solo lestrutture sanitarie non dovrebberoessere oggetto di attaccomaanzi an-drebbero protette».Anche se ci sono dei feriti dallaparte del torto?Noi non facciamo distinzioni,

non le abbiamo mai fatte. Chiun-que ha bisogno di cure viene curatoL’ospedale adesso è distrutto.E devo purtroppo confermare

che, a ora (le 20 di ieri, ndr), ci sono12 vittime tra il personale e 7 tra i pa-zienti, tra cui 3 bambini. I feriti so-no 37, 19 dei quali fanno parte delnostro staff. 5 casi sono critici. Ab-biamo dovuto trasferirli tutti aPol-iCharki, a due ore di macchinada Kunduz.Come spiega che l’errore di cuiparla la Nato sia durato tanto.Questo è davvero il punto che va

assolutamente chiarito. E non sipuò parlare di «incidente»: tutti sa-pevano le nostre coordinate che era-no state reiterate all’inizio della bat-taglia. L’ultima comunicazione èdel 29 settembre. Questa per noi èuna prassi: tutti devono sapere do-ve operiamo e cosa facciamo. Siaper potersi curare, sia perché – sa-pendo dove sono le nostre strutture– si eviti di colpirle. Tutti sapevanonon solo dell’ospedale ma anchedelle residenze, degli uffici e dellanostra unità di stabilizzazione aChardara (a nord di Kunduz, ndr).Però i raid vi hanno colpito. E peroltre un’ora...Purtroppo non è la prima volta

che accade: è successo in Sud Su-dan, Ucraina, Repubblica Centroa-fricana. Per questo comunichiamosempre a a tutti la nostra posizioneL’ipotesi di un atto deliberato?È quel che andrà chiarito nel det-

taglio perché siamo stati colpiti piùvolte e per oltre mezz’ora dopo cheavevamo avvisato l’autorità militareche eravamo stati bombardati a par-tire dalle 2 di venerdi notte. Gravissi-mo. Chiediamo un’indagine appro-fondita e trasparente proprio per-ché l’ospedale è stato colpito piùvolte, a differenza degli edifici vici-ni. L’aereo colpiva, spariva e ritorna-va a bombardareLa Nato non vi ha fatto una comu-nicazione diretta? Si è limitata alcomunicato dove si parla di erroree di danni collaterali?Perquel chemi risulta non c’è sta-

ta nessuna comunicazione direttache vada oltre quel comunicato.L’ospedale era sovraffollato...Dai 90 posti letto che abbiamo

normalmente eravamo arrivati a110, utilizzando corridoi e uffici. Almomento c’erano 105 pazienti e 80membri dello staff.Un rapporto di quasi uno a uno?L’ospedale è una struttura chirur-

gico ortopedica specializzata: uncentro complesso che si è trovato lasettimana scorsa sotto forte pressio-ne perché le altre strutture sanitariecittadine sono collassate. È diventa-to l’unico punto di riferimento.Quanta gente avete curato?Da lunedì scorso quasi 400 perso-

ne. Vorrei sottolineare che tra que-sti c’erano anchemolti bambini. Vo-glio dire che noi non facciamo di-stinzioni nelle cure,ma che è indub-bio che la maggior parte dei nostripazienti sono civili.Abbiamo letto di 89 pazienti arri-vati in gravi condizioni, 44 dei qua-li sono morti al loro arrivo.La maggioranza dei pazienti ave-

va subito ferite da arma da fuoco:gravi lesioni addominali, degli arti,della testa. Poi bisogna mettere inconto la distanza: quando il conflit-to è divampato è diventato difficileraggiungere l’ospedale se si proveni-va da un’altra zona della città. Pa-zienti che avevano bisogno di cureimmediate hanno magari dovutoaspettare ore prima di poter rag-giungere la struttura.

certificato n. 7905del 09-02-2015

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D anni collaterali o «effetti» sepreferite. I portavoce militarile chiamano così, le vittime ci-

vili. Che si tratti di donne, bambini,uomini inermi, rientrano tutti nellastessa categoria. Quella del «tragicoincidente», come il segretario alla Di-fesa Usa ha subito definito l’attaccoaereo statunitense di ieri mattinasull’ospedale di Kunduz.

Un linguaggio asettico, quanto piùneutro possibile, per neutralizzare lacomprensione delle cause, per deru-bricare a evento naturale ogni sceltapolitica, per negare ogni responsabili-tà. Dietro un bombardamento aereonon c’è nessun automatismo, mauna precisa scelta, una precisa re-sponsabilità. Politica ed etica. Assue-farsi al linguaggio protocollare dei co-municati stampadegli eserciti equiva-le ad archiviare ogni strage come inci-dente. Credere alla bella favola dellaguerra umanitaria, pulita e chirurgi-ca, che solo in certe occasioni finisceper coinvolgere i civili.

È tragicamente vero il contrario. Icivili sono le prime vittime di ogniguerra. E di tutte quelle che si sonosuccedute con la definizione di «uma-nitarie» e che hanno visto un impe-gnomilitare spaventoso dell’Occiden-te. Sempre di più. Stragi, omicidi (diStato, ma pur sempre omicidi), non«tragici incidenti».

L’Afghanistan – quasi scomparsodai radar dei media e della diploma-

zia internazionale, perché dato chissàperchè pacificato o in via di pacifica-zione - torna sanguinosamente a ri-cordarcelo. Con un «incidente» piùtragico di altri. Delle 19 vittime finoraaccertate dell’attacco di Kunduz, 7erano pazienti ricoverati nell’ospeda-le di Medici senza frontiere (tre deiquali identificati come bambini).Sembra che siano rimasti intrappola-ti sotto le macerie. Bruciati vivi.

Ma in Afghanistan l’elenco degli er-rori, la lista dei «bombardamenti chi-rurgici» finiti in strage è lungauna lita-nia. A partire proprio da Kunduz,quandonel 2009 - l’ha ricordato Ema-nuele Giordana nei giorni scorsi suquesto giornale - aerei dell’Alleanzaatlantica, chiamati in soccorso da uncolonnello tedesco, «bombardaronocentinaia di persone che stavano ten-tando di spillare gasolio da due auto-botti, poco prima sequestrate dallaguerriglia».

Spesso la strage viene dall’alto, avolte no. Come nel caso di Be-nafshah, la ragazzina di 13 anni ucci-sa il 13maggio del 2009 da un soldatodell’esercito italiano. Benafshah erain viaggio con la famiglia, da Farah aHerat, per partecipare a un matrimo-nio. Lungo la strada l’auto su cui viag-giava ha incrociato tre veicoli militariitaliani. È morta alle 10.30 del matti-no. Per un «tragico incidente», hannodichiarato le autorità italiane.

giuliano battistontiratura prevista 40.584

KUNDUZ, NELL’OSPEDALE DI MSF DOPO L’ATTACCO. A DESTRA, UN MEDICO FERITO NEL CENTRO SANITARIO /FOTO LAPRESSE

Giuliano Battiston

L e bombe americane fanno stra-ge a Kunduz, città settentriona-le dell’Afghanistan. Ierimattina,

prima dell’alba, l’ospedale dell’orga-nizzazione non governativa Medicisenza frontiere (Msf) è stato ripetuta-mente colpito. Secondo l’ultimo ag-giornamento fornito ieri pomeriggioda Msf, le vittime accertate sono 19.Dodici membri dello staff e 7 pazientidel reparto di terapia intensiva, tracui 3 bambini. Dei 37 feriti, 5 dei qualiin condizioni gravi, 19 fannoparte del-lo staff sanitario Msf. Tra i pazienti ri-coverati, qualcuno sarebbe rimastoschiacciato, e bruciato vivo. TheGuardian ha ricostruito parzialmen-te la biografia di alcune delle vittimedello staff Msf: EhsanOsmani, 25 an-ni, tra qualche giorno avrebbe lascia-to l’ospedale di Kunduz per un nuo-vo lavoro a Kabul; Zabihullah Pashto-onnyar, da tre mesi addetto alla sicu-rezza dell’ospedale, studente univer-sitario; il dottor Akbar, 22 anni; il dot-tore Aminullah Salahzai, 31 anni, dacinque medico per Msf; Satar Zahir,da 3 anni medico a Kunduz. La parteprobabilmente migliore della societàlocale spazzata via dalle bombe a stel-le e strisce.

Kabul: c’erano talebani. Msf: noUn portavoce delle forze Usa in Af-

ghanistan, il colonnello Brian Tribus,ha ammesso che alle 2.15 locali di ierimattina è stato compiuto un attaccoaereo contro «individui che stavanominacciando le forze» americane.L’attacco, ha aggiunto, potrebbe avercausato «danni collaterali a una strut-tura medica nelle vicinanze». Ancorauna volta, dunque, «effetti collatera-li». Difficile stabilire l’esatta sequenzadegli eventi. Dichiarazioni e smentitesi accavallano e alternano, per scopidi propaganda. Secondo quanto di-chiarato dal vice-ministro della Dife-sa afghano alla Bbc e daunodei porta-voce della polizia di Kunduz, SayedSarwar Hussaini, citato dal New YorkTimes, alcuni militanti avrebbero cir-condato l’edificio, o vi sarebbero en-trati, combattendo dall’interno eusando i civili come scudi umani.Una versione che non corrisponde al-le dichiarazioni di alcuni membri del-lo staffMsf, secondo i quali non c’era-no Talebani all’interno della strutturae i bombardamenti sarebbero iniziatisenza preavviso, mentre si svolgeva-no attività sanitarie di ‘routine’.

Gli americani l’hanno fatta davvero

grossa, ancora una volta. Non è daescludere che abbiano chiesto allacontroparte afghana di provare amet-terci una toppa. Ma il danno è enor-me. In termini di vite umane e di im-magine. E le dichiarazioni che proven-gonodaMsf raccontano una storia di-versa. Quella di un vero e proprio cri-mine di guerra.

L’Onu: attacco «criminale»I vertici militari di Kabul e Washin-

gton conoscevano le coordinate Gpsdi tutte le strutture sanitarie di Msf,l’ultima comunicazione al riguardo ri-sale al 29 settembre, hanno affermatoesponenti dell’Ong, secondo i quali almomento del bombardamento nellastruttura ci sarebbero stati 105 pazien-ti e 80membri dello staff. L’attacco ae-reo sarebbero proseguito per più di30 minuti dal momento in cui Msf halanciato l’allarme – ripetuto - alle au-torità militari di Kabul e Washington.Di più: gli attacchi sarebbero statimultipli, dalle 2.08 alle 3.15, a interval-li di quindici minuti l’uno dall’altro.Per questo, Medici senza frontierenon vuole sentir parlare di «danni col-laterali». Si tratta di «una violazionedel diritto umanitario internazionale,la posizione dell’ospedale era cono-sciuta da tutti, nell’ospedale poteva-no entrare solo persone malate. Chie-diamoun’inchiesta internazionale in-dipendente. Non possiamo accettareche questa terrificante perdita di viteumane possa essere archiviata comedanni collaterali», ha sostenuto Mei-nie Nicolai, presidente Msf.

Anche l’organizzazione non gover-nativa Human Rights Watch chiedeun’inchiesta indipendente: «Conside-rato lo status protetto dell’ospedale eil gran numero di civili e di personalesanitario nella struttura» – recita uncomunicato della sezione statuniten-se di Hrw – anche se ci fossero statimilitanti all’interno dell’ospedale sitratterebbe di «un attacco sproporzio-nato, illegale». Il fatto stesso di nonaver considerato con la dovuta atten-zione i rischi per i civili «suggeriscefortemente» che le forze americane

«possano aver violate le leggi di guer-ra». Altrettanto esplicita la posizionedelleNazioniUnite. L’Alto commissa-rio Onu per i diritti umani, Zeid Ra’adAl Hussein, ha definito l’attacco aereo«tragico, senza scusanti e potenzial-mente perfino criminale».

Sembra pensarla diversamente AshCarter, il segretario alla Difesa degliStati Uniti, che ieri ha reso pubblicoun comunicato in cui esprime vici-nanza a tutte le persone coinvolte epromette che sarà fatta piena luce suquello che definisce come un «tragicoincidente».Di «tragico incidente» par-la anche il comunicato dell’ambascia-ta Usa in Afghanistan.

Mentre i Talebani già soffiano sulfuoco del risentimento anti-america-no. Lunedì la loro conquista di Kun-duz, preparata accuratamente neime-si scorsi. Giovedì la parziale riconqui-sta da parte delle truppe governative,aiutate dalle forze internazionali. Igiorni successivi altri scontri. Finoall’attacco aereo di ieri mattina. Chealimenta la propaganda dei barbuti,per i quali il bombardamento è «statodeliberato». La battaglia per Kunduznon è ancora conclusa.

«L a guerra è crudeltà senzaregole né rispetto pernessuno e dunque senza

regole e rispetto per gli ospedali oper i feriti» È il commento a caldoche Gino Strada (nella foto), unchirurgo che l’Afghanistan ce l’hanel cuore, affida a il manifesto.

Ma c’è soprattutto il disprezzoper la guerra in sé nel cuore e nel-le parole del fondatore di Emer-gency, e il primo italiano ad averappena vinto per la sua attivitàumanitaria il Right LivelihoodAward del Parlamento svedese (ilcosiddetto Nobel alternativo).

«Sì – aggiunge - pura crudeltà:un ospedale viene bombardatodalle forze Nato in Afghanistan.Per errore, certo, come per errorein questi anni sono stati uccisi piùdi 19 mila civili! In realtà – dice

Strada riferendosi al recente casodi Msf a Kunduz - non esistonoconvenzioni e non esiste dirittoumanitario chepossa impedire al-la guerra di rivelarsi per quelloche è: un massacro di civili, don-ne, bambini, medici e infermieri.Nessuno viene risparmiato. Ilbombardamento di un ospedaleè l’evidenza stessa della brutalitàdella guerra».

Quando gli chiediamo se riten-ga che il bombardamentodell’ospedalediMedici senza fron-tiere a Kunduz sia o meno un attodeliberato, rispondecosì: «Nonvo-glio nemmeno entrare in conside-razioni di questo tipo per un fattoche è comunque inaccettabile: sepoi si è trattato di un atto delibera-to o se invece è stato un errore, sesi è trattato di una scelta fatta a ta-volino da un gruppodi idioti o se èinvece statouno sbaglio, tutto que-stomi sembra totalmente irrilevan-te quanto inaccettabile. Tutto –conclude – è già nella guerra ed èinutile stupirsi. È inutile svegliarsiimprovvisamente per una cosache è sempre successa, succede esuccederà se c’è una guerra. Laguerra non si può umanizzare, sipuò solo abolire». em. gio.

NATO PER UCCIDERE

Il comando statunitense: danni collaterali. Ma i verticimilitari di Kabul e Washington avevano le coordinate Gps

Chiara Cruciati

Q uarto giorno di bombar-damenti russi in Siria: nelmirino c’è Raqqa, la «capi-

tale» dell’autoproclamato califfa-to. Secondo il Ministero della Di-fesa russo, ieri sono state colpite9 postazioni dello Stato Islamicointorno alla città e sarebbero sta-ti distrutti depositi di carburantee munizioni e equipaggiamentomilitare.

In 72 ore, fa sapere Mosca, ol-tre 60 bombardamenti hanno si-gnificativamente ridotto il poten-zialemilitare degli islamisti e pro-vocato «il panico, costringendo600 miliziani stranieri a disertaree cercare di fuggire in Europa».

«Nessuna bomba contro infra-strutture civili e edifici che avreb-bero potuto contenere civili», hacommentato il Ministero dellaDifesa russo in risposta alla piog-gia di critiche e polemiche delfronte occidentale.

Che ha dato una versione di-versa: in un comunicato congiun-to Stati uniti, GranBretagna, Tur-chia, Francia, Germania, Arabiasaudita e Qatar hanno accusatoMoscadi aver avuto comeobietti-vo non i miliziani di al-Baghdadima le opposizioni moderate alpresidente Assad. E la popolazio-ne civile: il segretario alla Difesabritannico Fallon ha affermato,dati dell’intelligence di Londra al-la mano, che solo il 5% dei raid

ha centrato postazioni Isis, il re-sto avrebbe colpito l’Esercito Li-bero Siriano e i civili.

Il fronte anti-Assad cerca discreditare l’operazione militarerussa: mai, in un anno di azionida parte della coalizione guidatadagli Usa, si era voluto calcolarequanti siriani fossero rimasti uc-cisi nei bombardamenti aerei

(quegli stessi civili che quando apiovere sono bombe considerate«legittime» vengono classificaticome meri «danni collaterali»).Ora è una priorità, condivisa an-che dalle opposizioni siriane aDamasco: secondo l’Osservato-rio Siriano per i Diritti Umani, al-meno 39 civili tra cui 8 donne e 8bambini sono morti a causa diMosca negli ultimi 4 giorni, traAleppo, Idlib, Hama e Raqqa.

Interviene anche al-Jazeera,media qatariota che un ruolocentrale ha avuto nel manovra-re a livello mediatico le primave-re arabe e la guerra civile siria-na. Ieri riportava di raid russi alconfine con la Turchia, controun ospedale. Nessuna vittima. A

corredo dell’articolo una fotoche mostrava del fumo alzarsida un luogo non ben precisatotra le colline.

Un’altra immagine (nella fo-to), invece, raccontava un’altrastoria: un raid russo al confinetra Siria e Turchia ci sarebbe sta-to ma con un target diverso. Lanotizia e l’immagine sono statepubblicate da Iraqi News e PressIraq: un lungo convoglio di auto-cisterne sarebbe stato colpitomentre viaggiava dalla Siria allaTurchia. Trasportava petrolio dicontrabbando venduto dall’Isisfuori dal paese, tra le principalifonti di finanziamento del grup-po. Se la notizia venisse confer-mata, ancora una volta nell’oc-

chio del ciclone finirebbe Anka-ra, da tempo accusata di sostene-re palesemente il califfato, garan-tendogli libertà di movimento eacquistando sotto banco greg-gio. In tale contesto di accuse esmentite si gioca il braccio di fer-ro traWashington eMosca: la Ca-sa bianca accusa il Cremlino dioperare senza coordinarsi con lacoalizione, il Cremlino rispondedi averla avvertita.

Ma al di là dei battibecchi ripe-tuti ed evidenti, sul campo la si-tuazione appare diversa: mentrela Russia bombarda le postazioniIsis nei governatorati dove Assadmantieneparzialmente il control-lo, gli Stati uniti proseguono nelcolpire le aree del tutto occupate

dal Califfato. Il nemico, di fatto, èlo stesso anche se Obama ieri haripetuto che il sostegno alle oppo-sizioni moderate non cesserà.

Venerdì il presidente Usa defi-niva l’intervento russo «la ricettaper il disastro» perché Mosca«non distingue tra Isis e opposi-zioni sunnite moderate». Comese la ricetta finora adottata daWashington e dagli alleati delGolfo fosse vincente: prima han-no investito su gruppi islamistiradicali per far cadere il presiden-te Assad, poi hanno tentato dimettere una pezza lanciandoun’operazione aerea poco effica-ce (a cui l’Isis si è presto adatta-to) e foraggiando ribelli incapacidi combattere.

Questa è la realtà e Obama,che non è stupido, lo sa. Venerdìha detto che la Siria non trascine-rà gli Stati uniti in uno scontromilitare con laRussia. E se aparo-le l’attacca, poi manda il segreta-rio di StatoKerry a definire i «det-tagli» della cooperazione milita-re in Siria con il ministro degliEsteri russo Lavrov.

Sul campo la cooperazione c’ègià: i russi bombardano dovenon lo fanno gli statunitensi.Non si pestano i piedi, in attesadi definire la miglior transizionepolitica per entrambi. A sentirliparlare, Assad è intoccabile perPutin ed è il primo degli ostacoliper Obama.

Alla fine si troverà un accordoche non minacci gli interessi del-le due super potenze:Mosca vuo-le un accesso sul Mediterraneo einfluenza sulla regione; Washin-gton mantenere il controllo dellealleanze energetiche e militari,senza scontentare Israele e Ara-bia saudita.

NATO PER UCCIDERE

StrageUsaaKunduz

Ripetuti raid sull’ospedaledi Medici Senza Frontierenella città sotto assedio:

19 vittime, 12 medici e 7 pazienti.

COLONNA DI AUTOBOTTI DELL’ISIS CHE ANDAVA IN TURCHIA COLPITA DAI RAID RUSSI

Favole/ IL CONFLITTO «UMANITARIO»

Quei «tragici errori»senzamai responsabili

SIRIA · Mosca: no target civili. Al Jazeera: tante vittime. Obama: «Un disastro», ma intanto bombarda

Raid russi su Raqqa «capitale» Isis

Fonti arabe:colpito il trafficodi carburantedel Califfato dallaSiria verso Ankara

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Massimo Giannetti, Giulia Sbarigia

CONSIGLIO DI AMMINISTRAZIONEBenedetto Vecchi (presidente),Matteo Bartocci, Norma Rangeri,

Silvana Silvestri

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GINO STRADA · Commento a caldo del fondatore di Emergency al manifesto

«È la guerra, si può solo abolire»

Seper colpire ipotetici terroristi - così ora «giu-stifica» l’alleato il governo di Kabul -– si bom-barda dentro una città intera con missili Crui-

se emicidiali Cluster bomb?Ora Kunduz resterà comeunamacchia, ancora impunita, sulla fedina sporca delmilitarismoumanitario, l’ideologia bellicista che domi-na l’Occidente democratico. Con in più stavolta l’evi-denza di avere fatto strage dell’umanitario vero che le-gittimamente opera sul campo, come Medici SenzaFrontiere o come è già accaduto per Emergency.

Il fatto è che la guerra e le armi invece dell’effetto ap-paiono sempre più come il difetto collaterale e nasco-sto di un Occidente impegnato nei diktat economiciper la govervance globale del capitalismo rimasto.

A dominare, per chi vuole vedere, è lo specchio del-le malefatte che si rifrangono una dentro l’altra. Cheimpedisce perfino ad Obama di parlare serenamentee strategicamente della guerra in Siria, ancora raccon-tata come il campo dei raid nostri «buoni» (che tutt’alpiù fanno appunto «effetti collaterali») e quelli cattivi,russi (che uccidono civili); dove ci sarebbe un terrori-smo «combattente e buono», organizzato dalla Cia eche quindi non va colpito, e quello cattivo del «nemi-co» Isis, ormai target comune. Dimenticando che perentrambi c’è stata la coalizione degli «Amici della Si-ria» che grazie ai fondi dell’Arabia saudita e delle petro-monarchie del Golfo, ha acceso il fuoco di quel conflit-to da almeno tre anni. E infatti Obama non ci riesce,non riesce ad uscire dal militarismo umanitario ed ècostretto a subire l’intervento russo che - sempre san-guinoso è, non dimentichiamolo - spariglia almeno lapartita e simuoveper una soluzione che nonpuò esse-re, nemmeno in Siria, militare. E mentre è all’ordinedel giorno la Siria, Obama è costretto a vedere che c’èin casa, negli Stati uniti, un nemico che fa più vittimedel Califfato: il terrorismodomestico di una guerra civi-le strisciante americana che fa 11mila morti l’anno.

Meglio non vedere questo difetto collaterale allora.E silenziare - avete visto un giornalone ancorché giusti-zialista che ne parli? - il fatto che da ieri l’Italia, conSpagna e Portogallo, sia per un mese il «campo di bat-taglia»» delle più grandimanovremilitari Nato - la stes-sa dei raid sull’ospedale di Kunduz - dalla caduta delMuro di Berlino. Pronto a nuove avventure, distruzio-ni e spese militari. Finché c’è guerra c’è speranza.

«Inaccettabile». Msf chiede un’indagine approfondita e trasparente. L’ipotesidi un atto deliberato. «Tutti sapevano dov’era la nostra struttura sanitaria»Choc •Afghanistan •

INTERVISTA · Il direttore di Msf Italia: «Il centro è stato colpito in modo reiterato per più di un’ora»

«Non è stato un incidente»

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pagina 4 il manifesto DOMENICA 4 OTTOBRE 2015

Andrea Coolombo

C entosessanta voti, e in questo casoil proverbiale “non uno di più” fadavvero la differenza. L’art. 2 della

riforma costituzionale, quello sul quale laminoranza Pd aveva ingaggiato il suobraccio di ferro, è stato approvatoma sen-za raggiungere la maggioranza assolutadi 161voti. Mancavano all’appello i cin-que senatori Ncd. «Solo perché è sabato»,minimizzano dagli spalti del Pd. In realtàla tensione nel partito franante di Alfanoresta altissima, e a peggiorare la situazio-ne ci si mette la sirena Verdini, deciso arimpolpare la sua Ala dando la caccia an-che a chi cerca una via d’uscita dalla fossaNcd. Tra i democratici solo CorradinoMi-neo ha votato contro l’ex articolo della di-scordia, mentre poco prima aveva soste-nuto anche lui l’emendamento Finoccha-ro, che traduce in norma l’accordo rag-giunto dalle due fazioni del Pd.

Si tratta di una tregua, non di pace.L’emendamento Finocchiaro cita in lineadi principio la necessaria «conformità allescelte espresse dagli elettori», ma rinvia ladecisione su come questa scelta dovrà es-sere espressa a legge successiva. Ma so-prattutto la peraltro lievemodifica è desti-nata a restare letteramorta se non verran-no modificate le norme transitorie conte-nute nell’art.39. In questo caso, infatti, ifuturi senatori, fino al 2023, verranno no-minati dai consigli regionali alla facciadelle «scelte espresse dagli elettori».

La partita nel Pd si riaprirà a quel pun-to. Il governo ha già fatto sapere di nonavere alcuna intenzione di emendare lenorme transitorie. Come in una ripetizio-ne infinita della stessa sceneggiata, anchesull’art.39 il ruolo del presidente del Sena-to sarà fondamentale. Spetterà a lui deci-dere se renderlo emendabile oppure, co-me ha già fatto per l’art.2, blindarlo. Vistoil comportamento oltre i limiti dell’imma-ginabile di Grasso negli ultimi giorni, civuole unottimismo a prova di bombanu-cleare per sperare che non esegua anchestavolta gli ordini del governo.

L’art. 39 non è il solo scoglio ancora in-superato prima del traguardo fissato peril 13 ottobre: il voto finale sulla riforma,nel quale non sarà necessaria la maggio-ranza assoluta, perché questo in realtàviene spacciato come «secondo voto del

Senato nella prima lettura» e non comequella seconda lettura che, a normadi Co-stituzione, rende obbligatoria la maggio-ranza degli aventi diritto e nondei presen-ti in aula.Unprimo scoglio è rappresenta-to dalla definizione dei grandi elettori chedovranno decidere chi abiterà di volta involta sul Colle. Al momento, secondo laregola sempre praticata da Renzi chi vin-ce piglia tutto: il partito che si aggiudica ilpremio di maggioranza con l’Italicum èin grado di scegliersi da solo il presidentedella Repubblica. Tutte le opposizioninonché la minoranza Pd, come del restoqualsiasi logica istituzionale democrati-ca, chiedono di modificare una simileenormità, e qui il governo sembra dispo-nibile a rivedere la norma.

Altro ostacolo serio potrebbe rivelarsil’art.10. Dettaglia le funzioni del Senatosecondo Maria Elena Boschi. E qui è Cal-deroli a minacciare sfracelli: «Se entro lu-

nedì nonmi arrivano risposte precise sul-le funzione del Senato e delle Regioni esul finanziamento degli enti territoriali co-mincio a fare opposizione sul serio esull’art.10 ci sono 300mila miei emenda-menti. Pensano di risolvere con la regoladel canguro, ma io gli farò scoprire quelladel gambero, chemi guardo bene dal direora come funziona».

Ulteriore problema, non in Parlamentoma appena fuori di lì, è il ruolo crescentedella truppa mercenaria raccolta dall’in-tramontabile Denis. «Verdini non è micail mostro di Loch Ness», dice Renzi facen-do scudo all’amico di famiglia. «Non saràmai nel Pd», giura Boccia. «Non è in mag-gioranza», ripetono un po’ tutti i parla-mentari del Nazareno. La realtà è che in-vece i verdiniani in maggioranza ci sonoeccome, e quella è gente che non la na-scondi facilmente. Volti la testa un secon-do e gli scappa il gestaccio alla Barani (di

cui si occuperà domani l’ufficio di presi-denza del Senato), pare ripetuto anchedal collega D’Anna, altro gentiluomo.Se impattano una telecamera, e negli ul-timi giorni è capitato spesso, sembranouscire neppure dal Padrino ma da John-ny Stecchino. Gli elettori potrebberonon gradire.

Ma non c’è spina che tenga. La gioiadel governo quando ieri, sia pur con risi-cato voto, è passato l’articolo temuto erasincera. L’abbraccio di Boschi alla fedelee benemerita Finocchiaro mostrava verotrasporto.Nonperché questa riforma ser-va ma neppure solo perché compiace ilbullismo del gran capo.

Il vero nodo è che la reclamava l’Euro-pa in cambiodi qualche spicciolo di flessi-bilità in più. «Voi date unbel colpo alla de-mocrazia, noi sganciamo qualcosina».Non è così che si scrivono le Costituzioninella nuova democrazia europea?

Daniela Preziosi

C onti allamano alla fine, benché il presi-dente del consiglio abbia fatto - e fattofare - di tutto pur di evitarlo, la pattu-

glia dell’Ala destra - il nuovo frankenstein par-lamentare diDenis Verdini - si sta rivelando in-dispensabile per il cammino della riforma co-stituzionale al senato.Un fatto noncasualmen-te sottolineato dal comportamento in aula deisenatori verdiniani, decisi a farsi notare, ancheal di là del caso del senatore Barani accusatodi aver fatto un gesto sessista all’indirizzo diuna collega M5S.

I verdiniani dunque contano, e pesano. Que-sto nonostante l’accordo raggiunto all’internodel Pd, al quale ieri in aula la presidente Finoc-chiaro ha cercato di dare enfasi: non «la scon-fitta di una parte», ha spiegato con voce pro-fonda, ma «una transazione» sulla quale «nonposso nascondere la soddisfazione per averraggiunto un accordo che ha tenuto unito ilmio partito e la maggioranza». Anche la mino-ranza Pd ha dato il suo contributo a questa in-terpretazione dei fatti: si è trattato di «un com-promesso onesto», ha spiegato in aula Federi-co Fornaro, e poi in una nota con il colleghiGotor, LoMoro e Pegorer ha aggiunto: «C’è unfatto che nonpuò essere disconosciuto: nel te-sto della riforma approvato dalla Camera i cit-tadini non avevano alcun ruolo nell’elezionedel nuovo Senato; ora, invece, grazie anche al-la determinazione dellaminoranza Pd, gli elet-tori potranno scegliere i senatori-consiglieri re-gionali in occasione delle elezioni regionali». Iltesto, come spiegato dal manifesto già moltevolte, in realtà non lo prevede.

E in ogni caso il punto è che l’estremo sacri-ficio dellaminoranza Pd, quello che l’ha porta-ta a rinunciare alla faccia e all’elezione direttadei senatori - per mesi sbandierata come irri-nunciabile - non è servito a rallentare l’ingres-so di Verdini&Co nella maggioranza. Un fattoieri negato ma insieme curiosamente ancheminimizzato dallo stesso Renzi in un’intervi-sta a Repubblica: «Verdini e i suoi non fannoparte della maggioranza di governo. Votano leriforme non la fiducia», eppure «Verdini ormaiè diventato il paravento per qualsiasi paura(...) ormai è raffigurato come una sorta di mo-stro di Lochness nostrano».

Laminoranza Pd, nonpotendonegare di es-sere in trappola, prova a respingere l’avventodell’era del ’partito della nazione’. Tutto dice ilcontrario: è notizia di questi giorni che alle pri-marie del Pd di Latina parteciperà un ex An.La sinistra Pd vede la tendenza e le si oppone.Ma a parole. Per Gotor il fatto che Renzi preci-si che Verdini non è Lochness «ci consola finoa un certo punto perché sappiamo che il mo-stro di Lochness in realtà non esiste mentreVerdini e gli amici di Cosentino, Cuffaro eLombardo purtroppo sì. Unire il Pd e stringerealleanze con questi gruppi di potere in Sicilia,Campania eRoma sonodue cose che nonpos-sono stare insieme». Seguito da Roberto Spe-ranza: «Barani, Verdini & c. meglio perderliche trovarli. Renzi ha detto che vuole unire ilPd. Allora la smetta di amoreggiare con loro».E da Francesco Boccia: «Basterebbe chiarireche con questi personaggi non faremmo maialcun accordo politico di governo della cosapubblica, a Roma in Parlamento come in ognialtra città italiana», «in caso contrario, sarebbeinevitabile confrontare nuove linee e unanuo-va idea di sinistra in un congresso che, comegiustamente ricorda sempre il segretario Mat-teo Renzi, ci sarà nel 2017».

Il 2017 è lontano. Ma archiviata la partitadelle riformeal senato, si aprirà quella nonme-no delicata della legge di stabilità. Alla camerala sinistra di Sel, Fassina e Civati ha già prontauna serie di emendamenti che potrebbero es-sere votati da alcuni della sinistra Pd. Quelliche ormai pensano che Verdini è troppo. Tre,massimo quattro deputati, spiegano, che pre-feriscono finire nella nebulosa incerta della co-sa rossa piuttosto che nella certissima derivadel partito della nazione. Nel gruppo mistostanno già preparando l’accoglienza.

LA STORIA DI PIETRO

Così fu travolta la sinistra. Quello che Reichlin ha detto di IngraoDALLA PRIMAAlberto Burgio

POLITICA Resta il nodo di chielegge il capo dello stato.Il leghista Calderolitorna all’attacco sullefunzioni del senato:se mi fanno il canguroio gli faccio il gambero

Ed era, forse più sempli-cemente, il riflesso dellaconsapevolezza della

necessità di trarre dal contattodiretto col mondo del lavoro glielementi essenziali della letturacriticadella società e,di qui, ledi-rettrici dellabattagliaper l’eman-cipazione e la trasformazione.

Non è un passaggio trascura-bile. Spesso e non senzaunilate-ralità si parla di Ingrao comedel dirigente comunista più at-tento alla fecondità dei movi-menti e più interessato al dialo-go con le forme emergenti dellasoggettività. E altrettanto spes-so lo si ricorda come l’uomodeldubbio, insofferente al confor-mismo e alla disciplina imposta- non sempre per buoni motivi- nei partiti comunisti plasmatidall’esperienza della Terza In-ternazionale e della guerra anti-fascista. Una disciplina che In-grao contrastava non in linea diprincipio, per assunti precosti-tuiti. Ma perché vi ravvisava unpericolo di ripiegamento su ste-rili certezze, una clausola avver-sa alla ricerca fuori dagli sche-mi, all’ascolto spregiudicato del-la realtà. Nonché una modalitàincompatibile con la libertà deisoggetti: al punto di scorgereproprio in quella rigidità ideolo-gica e nella cifra autoritaria del-le organizzazioni due tra le prin-

cipali cause della sconfitta stori-ca del movimento comunistanel secondo dopoguerra.

Quel che spesso tuttavia si di-mentica è che quell’apertura equella curiosità si coniugavanocon la cura per la comunità delpartito e con la coscienza dellasua funzione indispensabilenell’elaborazione del soggetto enella costruzione del conflittodi classe. Un’attitudine che sipone letteralmente agli antipo-di dell’ideologia del partito leg-gero nel cui nome, dalla secon-da metà degli anni Ottanta, siprovvidea smantellare la struttu-ra articolata del Pci, a sradicarlodai territori e dalle maglie dellarelazione sociale, ad avviarne latrasformazione in partito d’opi-nioneprima, incampodiconcor-renza tra leader a fini elettoralipoi e, finalmente, in uno stru-mentodicomandopoliticoscala-bile dai più agguerriti portavocedei poteri forti. Stavano a cuore aIngrao l’aperturaal confrontoco-me la pratica del dubbio e la ric-chezzadella ricerca concreta.Manonglipremevanodimenolasal-dezza dell’organizzazione cometrama viva di relazioni umane, lasua compattezza e persino la sal-vaguardia delle sue ritualità tra-mandate e condivise nel corsodel tempo.

Questo abito fu una delle ra-gioni della sua radicale estranei-tà alla metamorfosi imposta alPci e poi alla sua liquidazione.Sulla scelta di Ingrao di «restarecomunque nel gorgo» non si

smetterà di discutere. Si trattòdi una decisione pesante chemolto influenzò le sorti del na-scente movimento della rifon-dazione comunista e della sini-stra di alternativa tutta nel lun-go periodo. Ma quel dato di fat-to, l’appartenenza culturale eantropologica alla storia dellegrandi organizzazioni di massadel movimento comunista, re-sta. E getta sulla sua figura unaluce forse, in qualche misura,tragica, se è vero che la decisio-ne di stare nel Pds ne alimentòun non risolto travaglio.

C’è un secondo passaggionell’orazione di Reichlin chemerita un breve commento. Aproposito dellamondializzazio-ne neoliberista egli ricorda co-me la sinistra italiana ne sia sta-ta «travolta». Si trattò di una ce-sura epocale, che forse per que-sto Reichlin definisce «materia

ormai degli storici». In effetti,così sulla profondità del muta-mento, come su quel travolgi-mento non sussistono dubbi.Epperò ciò non può voler direche il giudizio su quei processie appunto su quel venirne tra-volti - quale che sia la letturache si ritenga di darne - non siaanche squisitamente politico.Quindi urgente, qui e ora, per leresponsabilità che coinvolge, ri-vela e pone in evidenza.

Ad ogni buon conto propriosu quel passaggio storico Ingraoinsistette con forza a più riprese,invocandouna revisioneprofon-dadei quadri analiticimaal tem-po stesso ribadendo l’esigenzadi rilanciare la lotta per l’alterna-tiva. La consapevolezza dellaportata della svolta conservatri-ce e della necessità di riaprireuna ricerca lo indusse a respin-gere la proposta di restare alla

presidenza della Camera alla fi-ne degli anni Settanta, mentregià si avviava lo sfondamentone-oliberista.Emai egli ebbe tenten-namenti -questooggi va ricorda-to, senza rifugiarsi in formuleelusive o ecumeniche - nel valu-tare dove stessero le ragioni del-lamodernità e del progresso, do-ve quelle della reazione e dellaviolenza.

Questo è un nodo al quale anessuno è concesso di sfuggire.Che va discusso senza reticen-ze. La vicenda dei gruppi diri-genti post-comunisti dagli anniOttanta a oggi non si compren-de senza riconoscere limpida-mente che il giudizio da essi for-mulato sulla mondializzazioneneoliberista fu clamorosamen-te sbagliato. E che esso non hasoltanto portato alla mutazionegenetica dellemaggiori organiz-zazioni politiche nate dallosmantellamento del Pci - al lorosradicamento dal terreno dellelotte del lavoro - ma ha anche,per ciò stesso, contribuito a sta-bilizzare l’egemonia della de-stra e a segnare, nella storia delpaese, gravi regressi sul terrenodelle conquiste sociali e delle ga-ranzie democratiche. E del re-sto lo stesso Reichlin pare rico-noscerlo là dove pensosamenteammette che chi ha diretto leforze maggiori della sinistra ita-liana non ha saputo custodirela storia del movimento opera-io e di quella sinistra comunistadi cui Ingrao è stato una delleguide più autorevoli e amate.

DEMOCRACK

Ingoiare il rospo VerdiniSinistra Pd, alla camerac’è chi proprio non ci sta

L’ABBRACCIO TRA MARIA ELENA BOSCHI E ANNA FINOCCHIARO FOTO LAPRESSE. A DESTRA, DENIS VERDINI

NUOVO SENATO · Solo 160 voti per la maggioranza. Nella sinistra Pd solo Mineo vota no

Riforma, passa anche l’art. 2

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DOMENICA 4 OTTOBRE 2015 il manifesto pagina 5

Laura MatteucciMILANO

L a Milano laica è scesa in piazza. Stan-che dei tentennamenti del governo suidiritti degli omosessuali, del silenzio ca-

lato sui temi del fine vita e della fecondazio-ne assistita, preoccupate per gli attacchi allascuola pubblica e dalle continue erosioni disenso e di attuazione della 194, migliaia dipersone si sono ritrovate ieri pomeriggio inpieno centro, dietro al Castello Sforzesco.Una festa dichiarata per la laicità, dal titoloesplicativo «Le nostre vite, la nostra libertà»,con decine di ospiti e parecchia buona musi-ca ad intervallare la maratona di interventi.Un filo rosso, la laicità appunto, e cinque te-mi chiave per declinarlo. Comedice Lella Co-sta, tra i primi adassicurare la propriapresen-za: «È giusto, direi ovvio, essere in piazza perchiedere più diritti: dovrebbe essere una bat-taglia comune, condivisa anche da chi diquei diritti non si avvarrà mai».

L'idea di una manifestazione nazionaleper rivendicare la laicità dello Stato è natadai Sentinelli di Milano, il movimento cheda un anno ormai si batte per i diritti civili:«C’ è sempre più voglia di reagire, con un'in-dignazione che viene da lontano - spiega illoro leader, Luca Paladini - Il nostro obietti-vo è pressare la politica perché torni a tratta-re questi temi».

Tra gli organizzatori, anche l'associazioneradicale Certi diritti, la Luca Coscioni, laUaar (Unione degli atei e degli agnostici), laChiesa Pastafariana, con una lista di adesio-ni lunga e parecchio articolata, che va dallagalassia Lgbt ad EmergencyMilano, dai Gio-vani Democratici a varie associazioni stu-dentesche, comprese pure realtà cattoliche,come la Comunità di don Gallo. Anche Su-

sanna Camusso ha dato la sua personaleadesione, e infatti arriva in piazza da privatacittadina, prima di venire trascinata sul pal-co per un breve intervento: «Ci sono - dice -perché credo ci sia un grande bisogno di tor-nare a parlare delle persone, della loro liber-tà e delle loro scelte». E con poche parole fapiazza pulita delle perplessità di quanti vo-gliono vedere una dicotomia tra i temi dei di-

ritti civili e quelli del lavoro: «La libertà ri-guarda anche il lavoro - spiega - che sta sem-pre più diventando pura merce di scambio.Oggi la battaglia del lavoro è proprio una bat-taglia di libertà. Solo un esempio: l'obiezionedi coscienza sulla 194 riguarda proprio la li-bertà nel proprio lavoro, oltre che il temadel-la laicità. Lavoro e diritti delle persone sonoassolutamente connessi tra loro».

Stretta tra i Family day, la diffusionedell'ideologia gender e i convegni di matriceleghista sul valore della «famiglia tradiziona-le», proprio nel giorno in cui in Vaticanoesplode il caso del coming out del prelato po-lacco Kzysztof Charamsa, Milano risponde.«Un'ulteriore conferma di come questa cittàrappresenti un laboratorio politico in un Pa-

ese medievale», dice Pierfrancesco Majori-no, assessore comunale Pd nonché candida-to alle primarie del centrosinistra per le am-ministrative dell'anno prossimo, anch'egliin piazza. Sul palco, intanto, tra i più applau-diti parla don Franco Barbero, che per anniin Piemonte ha sposato coppie omosessuali:«O la misericordia è seguita dalla laicitàdei diritti - scandisce - o si riduce a puraipocrisia». Dopo la sua, arriva la voce diMina Welby attraverso un videointerven-to che apre con uno slogan: «Diritto diamare, diritto alla laicità, diritto dei mo-renti». «Che questa sia una festa per tuttal'Italia - riprende poi - dove tutti abbianoil dovere di rispettare tutti».

E sul tema del fine vita interviene ancheBeppino Englaro, per raccontare il calvariodella figlia Eluana e il suo comegenitore, per-ché ne venissero rispettate le volontà: «I me-dici - ricorda - invocavano la scienza, la co-scienza, il codice di Ippocrate. E i nostri dirit-ti? Siamo andati avanti, forti dei principi co-stituzionali, ma abbiamo dovuto attendere15 anni e la decisione della Cassazione a fa-vore del principio dell'autodeterminazionemedica». «Il punto è - dice ancora - che nonspetta alla magistratura dare risposte, do-vrebbe essere la politica a farlo».

Ma la politica non dà segnali di accelera-zione: «Abbiamo sperato che Renzi e Cirin-nà dicessero il vero quando affermavano fos-se la volta buona - interviene Anita Pirova-no, segretaria milanese di Sel - Invece ancheil 2015 si chiuderà con un cronico ritardo».In controtendenza, come sempre, ilmessag-gio di Emma Bonino, che ha voluto esserci,anche lei, con un video: «Dobbiamo resiste-re - dice - Bisogna far rivivere unanuova epo-ca cheparli di diritti civili. Sta a noi trovare ri-gore, tenacia e forza».

L.K.

R evisione dell’insegnamentotradizionale sull’indissolubili-tà del matrimonio, piena ac-

coglienza delle persone e delle cop-pie omosessuali, definitivo supera-mento del divieto alla contraccezio-ne.

Sono queste le tre principali ri-chieste indirizzate al Sinodo dei ve-scovi sulla famiglia da parte di circa50 organizzazioni di base che da de-cenni riflettono e si impegnano perla riforma della Chiesa – una sortadi «Internazionale riformista» inambito ecclesiale, che si ritroverà aRoma da 20 al 22 novembre per ungrande appuntamento in occasio-ne dei 50 anni dalla fine del Conci-lio (www.council50.org) –, riunitenel network europeo Church ontheMove enelmovimento interna-zionale We Are Church (con sezio-ni in molti Paesi del mondo, fra cuil’italiana Noi Siamo Chiesa).

«Crediamo che l’indissolubilitàdel matrimonio rappresenti una ri-sposta personale al profondo desi-derio di un mutuo e permanenteamore, un amore per sempre», scri-vono le associazioni in un docu-mento diffuso dall’agenzia di infor-mazioni Adista. «Ma una revisionedell’insegnamento tradizionalesull’indissolubilità del matrimonioè necessaria e urgente», anche allaluce «dei limiti della persona uma-

na che, per molte e diverse ragioni,può non riuscire a perseguirel’obiettivo di vivere il propriomatri-monio per sempre».

La soluzione proposta non arrivada un altro pianeta ma è nel solcodella tradizione della Chiesa cristia-na dei primi secoli, ed ancora se-guita dalle Chiese ortodosse: ovve-ro «ammettere, dopo un adeguatopercorso spirituale opportuna-mente supportato, le coppie divor-ziate e risposate civilmente, a nuo-ve nozze in Chiesa con valore sa-cramentale». Una strada che fral’altro consentirebbe anche di su-perare il dibattito sulla questionedell’ammissione ai sacramenti deidivorziati riposati.

Sul tema delle coppie omoses-suali – attualmente «bandite” dallaChiesa cattolica – la posizione ènet-ta: va sancito «l’impegno della co-munità cristiana non solo ad acco-gliere con spirito fraterno sia le per-sone che le coppie omosessuali maanche a considerarle pienamenteparte della Chiesa con ogni dirittoe con ogni dovere e con la possibili-tà di contribuire ad essa con le lorospecifiche sensibilità». «Ogni nor-ma o prassi di discriminazione nel-la Chiesa e nella società – prosegueil documento – dovrebbe esserecontrastata senza reticenze». Il di-vieto al ricorso alla contraccezioneartificiale – come stabilito nellaHu-manae Vite di Paolo VI ed in altridocumenti – va definitivamente su-perato, chiedono le associazioni. Èvero che nell’Instrumentum Labo-ris (la traccia su cui inizierà il con-fronto sinodale) c’è «un blando rife-rimento al ruolo della coscienza da-vanti alle prescrizioni dell’encicli-ca». Ma «ci sembra che si debbaprendere atto che questo insegna-mento delmagistero è decaduto in-tegralmente per mancanza di re-ceptio, fin dall’inizio, da parte delpopolo cristiano». E se il Sinodonon vuole prendere una posizioneesplicita, «potrebbe almeno taceresu questa questione. Il non parlar-ne sarebbe un modo, anche senon il migliore, per uscire dall'im-passe in cui ci si trova e lasciare de-cadere del tutto questo atto delma-gistero».

Luca Kocci

I Sinodi dei vescovi sono sem-pre stati eventi molto internialmondo ecclesiale, spesso se-

guiti con disattenzione dagli stessicattolici. Ma quello che si apre og-gi in Vaticano sul tema della fami-glia è sicuramente il Sinodo mag-giormente coperto dai media eprobabilmente il più importantefra tutti quelli che si sono svolti fi-no ad ora.

Il comingout dimonsignor Cha-ramsa («sonounprete omosessua-le felice ed orgoglioso della miaidentità» e «ho un compagno», hadichiarato ieri al Corriere della Se-ra il prelato con incarichi in Vatica-no e docente nelle università pon-tificie) ha contribuito a catalizzarel’attenzione dei mezzi di informa-zione sul Sinodo. Ma la rilevanzadell’evento è determinata anche e

soprattutto da altri fattori.Innanzitutto dai temi all’ordine

del giorno: la famiglia in generale,ma in particolare l’atteggiamentodella Chiesa cattolica nei confron-ti dei divorziati riposati, dei convi-venti, delle persone e delle coppieomosessuali, la contraccezione.Argomenti fino a poco tempo fa«non negoziabili» – e quindi nem-meno discutibili –, che dividono ivescovi e su cui è in atto da tempouna sorta di scisma non dichiara-to, con il magistero che affermadelle cose e i fedeli cattolici che,appellandosi alla propria respon-sabilità e libertà di coscienza, nefanno altre.

Inoltre da come si concluderà ilSinodo si capirà veramente doveandrà la Chiesa di Bergoglio. E setanti gesti e affermazioni del papasalutate come «rivoluzionarie» sitradurranno in un reale aggiorna-mento o resteranno confinatenell’universo lessicale, aiutandopreti e laici ad uscire allo scoperto,ma senza provocare reali cambia-menti strutturali nell’istituzioneecclesiastica.

Fermo restando che il Sinodo èun organismo consultivo, e chequindi papa Francesco avrà la pos-sibilità di accogliere o ignorare leproposte approvate a maggioran-za dai vescovi. Ma sarà comunquedecisivo per capire dove soffia ilvento nella Chiesa cattolica, dopodue anni e mezzo di pontificato.

Adare fuocoalle polveri haprov-veduto ieri monsignor Charamsa,43enne prete polacco, docente diteologia alla Gregoriana (retta daiGesuiti) e alla Regina Apostolo-rum (Legionari di Cristo), nonchéufficiale della Congregazione perla dottrina della fede (l’ex Sant’Uf-fizio) e segretario aggiunto dellaCommissione teologica internazio-nale. «Vorrei dire al Sinodo chel’amore omosessuale è un amorefamiliare», che deve «essere protet-to dalle leggi» e «curato dalla Chie-sa», ha detto Charamsa al Corrie-re. «La scelta di operare unamani-festazione così clamorosa alla vigi-lia dell’apertura del Sinodo appa-remolto grave e non responsabile,poiché mira a sottoporre l’assem-blea sinodale a una indebita pres-sione mediatica», la reazione im-mediata del Vaticano affidata alportavoce padre Lombardi, cheannuncia: «Monsignor Charamsanon potrà continuare a svolgere icompiti precedenti presso la Con-gregazione per la dottrina della fe-de e le università pontificie, men-tre gli altri aspetti della sua situa-zione (eventuali provvedimenti di

sospensione e di dimissione dallostato clericale,ndr) sonodi compe-tenza del suo Ordinario diocesa-no». In una conferenza stampaCharamsa ribadisce: «La Congre-gazione per la dottrina della fede èil cuore dell'omofobia nella Chie-sa.Nonpossiamopiù odiare lemi-noranze sessuali, perché così odia-mo una parte dell'umanità. Augu-ro a papa Francesco di presiedereun Sinodo che non ci dimentichi enon ci offenda più».

Ci sono poi gli altri nodi: i divor-ziati risposati (in particolare l’am-missione ai sacramenti, da cui orasono esclusi), i conviventi, la con-traccezione. I cattolici di tutto ilmondo si sono espressi attraversodue questionari preparati dalla se-greteria del Sinodo, evidenziandonelle risposte una grande distanzadal magistero: chiedono che i di-

vorziati riposati possano fare la co-munione ed eventualmente an-che celebrare un secondo matri-monio dopo un periodo peniten-ziale, considerano la convivenzaprematrimoniale un fatto norma-le, ignorano i divieti sulla contrac-cezione, considerandola una scel-ta affidata alla responsabilità dellecoppie. Anche alcune Conferenzeepiscopali – soprattutto nell’Euro-pa centro-settentrionale – sono susimili lunghezze d’onda. E negli ul-timimesi su diverse autorevoli rivi-ste – come Civilità Cattolica – so-

no apparsi interventi di segnoaperturista.

Ma c’è anche un fronte conser-vatore molto compatto. Undicicardinali (fra cui gli italiani Ruini eCaffarra) hanno appena dato allestampe un libro (Matrimonio e fa-miglia. Prospettive pastorali di un-dici cardinali, Cantagalli) in cui ri-badiscono il proprio non possu-mus su tutti gli aspetti in discussio-ne. E di nuovoRuini, in un’intervi-sta a Repubblica, ha sottolineato:«Il matrimonio è indissolubile, noall’eucarestia per i risposati».

Nonostante in Vaticano mini-mizzino, le due fazioni ci sono: chisostiene l’immutabilità della dot-trina – e quindi la chiusura a qual-siasi riforma –, chi invece proponeun aggiornamento della pastoralee, di conseguenza, anche se gli in-teressati smentiscono, un inter-vento sul magistero.

Stamattina il Sinodo si apre conunamessa a San Pietro. Da doma-ni comincia il dibattito fra i 270 pa-dri sinodali: tre settimane di di-scussione, tre minuti di interventoa testa in assemblea, più tempo in-vece nei 13 circoliminori per grup-pi linguistici. Il 24 ottobre le vota-zioni e la consegna della Relazio-ne finale al papa. Il giorno dopo ilSinodo si concluderà come è ini-ziato, con una messa a San Pietro.E si capirà cheChiesa è: immutabi-le o disposta al cambiamento.

CHIESE DI BASE

Il contro-verticedell’«internazionaleriformista» a Roma

Il prete teologopolacco rimossodall’incarico accusai poteri omofobidella Chiesa

Unbel coming outincendia il Sinodo

PAPALE PAPALE VATICANO · La vigilia dell’assise è tutta per monsignor Charamsa: sono gay e ho un compagno

MILANO · Coppie gay, fecondazione assistita e fine vita: il movimento suona la sveglia al governo

Migliaia in piazza alla festa laica per i diritti civili

MONSIGNORKRZYSZTOF

CHARAMSA CONIL SUO COMPAGNOFOTO LAPRESSE

Page 6: Il Manifesto Del 04 Ottobre 2015

pagina 6 il manifesto DOMENICA 4 OTTOBRE 2015

Leonardo ClausiLONDRA

L’ esasperazione delle circatremila - una stima pru-dente - persone ammas-

sate in condizioni d’inimmagina-bile degrado nell’accampamentopressoCalais ribattezzato «la jun-gla» periodicamente trabocca. Al-lo stillicidio di vittime schiacciatesotto le ruote ferrate o folgoratedall’alta tensione nel tentativo diabbordare i treni che trasportanoveicoli e merci attraverso il tun-nel sotto la Manica (la tredicesi-ma e ultima vittima un ventenneeritreo, morto lo scorso mercole-dì), ha fatto seguito un tentativod’irruzione in massa nel terminalfrancese che ha bloccato entram-be le gallerie dallamezzanotte al-le otto del mattino di sabato.

Circa duecento migranti, origi-nari soprattutto da Sudan ed Eri-trea, sono riusciti a sfondare lamatassa di recinzioni che avvol-ge i terminal Eurotunnel e Euro-star e a inoltrarsi di corsa per unaquindicina di chilometri dentrol’Eurotunnel diretti a Dover, pri-ma di essere respinti dai gendar-mi francesi in presidio permanen-te nella zona. Ci sono stati scon-tri con gli agenti e lanci di sassi; i

treni fra Folkestone e Calais sonostati cancellati, tra i feriti ci sareb-bero undipendente dell’Eurotun-nel e due agenti di polizia.

Il mattino di sabato il servizioferroviario è ripreso, il ritardo ac-cumulato di unpaio d’ore è dura-to tutta la giornata, con Eurotun-nel ed Eurostar che imploravanoi loro passeggeri di perdonare ildisagio arrecato in un edificanteesempio di customer care. Con-temporaneamente all’assalto altunnel, altre centinaia di migran-ti cercavano di salire sui rimorchidei camion in fila al terminal,camminando a fianco degli auto-articolati in quella lenta e surrea-le processione di uomini e veicolidiventata ormai familiare.

La polizia avrebbe compiuto fi-no a un centinaio di arresti, e unportavoce dell’azienda ha parla-to senza mezzi termini di «enor-me invasione» e di «attacco orga-nizzato», tanto che alcuni tabloidstrillano la presenza nei pressidell’accampamento di militantianarchici, alcuni dei quali britan-nici, che da agosto si sarebbero aloro volta accampati nella zonaper istigare imigranti ad adottaremisure più drastiche per passarein Gran Bretagna: il coronamen-to di un sogno per molti, durato

migliaia di chilometri percorsi ailimiti della sopravvivenza e in fu-ga da un inferno quotidiano fattodi guerra e povertà permanenti.

Questa tentata breccia arrivadopo le tredici vittime che si so-no susseguite qui dallo scorsogiugno. Il giovane eritreo ritrova-to mercoledì presso i binari deltunnel è la terza vittima in unasettimana, dopo un ventenne ira-cheno schiacciato mentre cerca-va di aggrapparsi al semiasse diun camion martedì mattina equella di un adolescente, forseproveniente dall’Africa centrale,

finito sotto il treno all’ingressodel tunnel.

L’episodio riporta la tragica si-tuazione dei profughi a Calais alcentro dell’attenzione dei mediabritannici, dopo che era scompar-sa dai giornali e dai notiziari na-zionali. Il governo conservatore,recentemente invischiato in unapolemica con il sindaco di Calaissulle rispettive responsabilità deidue paesi nella gestione della cri-si, ha reagito all’emergenza dapar suo, vale a dire aumentandola presenza poliziesca nella zonae facendo dono al comune di Ca-

lais di altri chilometri di filo spina-to. Sempre in agosto, Eurotunnelaveva annunciatoun calo sensibi-le dei tentativi di passaggio not-turno dei migranti, sceso da due-mila a notte del mese di luglio a150. Ma i continui arrivi al cam-po di Calais, spesso dopo aver at-traversato le vicissitudini dellapiù grave crisi umanitaria euro-peadalla secondaguerramondia-le, stannoportandouna già scioc-cante situazione di degradosull’orlo della deflagrazione.

Un recente rapporto dell’uni-versità di Birmingham, pubblica-

to dal Guardian, parla di un luo-go in cui le condizioni di vita so-no letteralmente diaboliche,«molto al di sotto di qualsiasistandard minimo per un campoprofughi». Circa tremila personeaffamate e disperate sono am-massate in tende improvvisate ein condizioni igienico-sanitarieinimmaginabili e infestate di rat-ti, dove l’acqua è contaminata da-gli escrementi e con svariatimala-ti di tubercolosi, scabbia e stresspost-traumatico. La più grandebaraccopoli d’Europa in uno deipaesi più ricchi d’Europa.

S olo a Lampedusa è rimastoil compito dimantenere vi-va la memoria di quella

che è stata probabilmente lapeggiore strage di migranti delMediterraneo, le 368 vittimedell'isola dei Conigli, i corpi checome venivano raccolti nelle bu-ste nere a decine, per giorni, lebare alineate nell'hangar comein uno scenario di guerra.

Anche il presidente della Re-pubblica SergioMattarella ha af-fidato a Lampedusa il suo discor-so sulla tragedia del 3 ottobre, inparticolare lo ha rivolto al sinda-co delle Pelagie Giusi Nicoliniche lo ha letto al termine dellamanifestazione di compiato ememoria alla Porta d'Europa, ilmonumento ad arco che ricor-da le tante tragedie come quelladel 3 ottobre 2013 che continua-no a consumarsi nel tratto dimare davanti alla Sicilia. In due-mila hanno partecipato alla ma-nifestazione, sfilando per le stra-de del centro tra gli applausi deilampedusani, con alla testa delcorteo lo striscione: «Proteggerele persone non i confini».

«Lampedusa può diventare ilsimbolo di una riscossa dell'Eu-ropa, dopo essere stata a lungola frontiera della speranza e del-la solidarietà», scrive il capo del-lo Stato, sottolineando come lastrage del 3 ottobre «è una feritadrammaticamente aperta, unsimbolo di umanità tradita, ungrido che ancora scuote il no-stro Paese e l'Europa intera». Adascoltare queste parole, ancheuna trentina tra sopravvissuti alnaufragio del barcone e familia-ri delle vittime, arrivati da Sve-zia, Danimarca, Olanda. Ci sonoanche i genitori di Ahmed, Ab-del e Sabah, una coppia di siria-ni che poi ha trovato asilo inNorvegia. Sono venuti per com-piangere il figlio e i suoi compa-gni di sventura e anche per chie-dere un esame del dna sui restidei corpi senza nome. Ahmed fi-

gura tra i dispersi di un altronaufragio, avvenuto una setti-mana più tardi sempre a largodi Lampedusa e i suoi genitoricercano ancora una traccia, unfilo, una tomba, almeno, su cuipiangerlo. La maggior parte deicorpi recuperati dalla strage del3 ottobre sono sepolti nel cimite-ro di Agrigento. Ma a Lampedu-sa, nella tre giorni che l'isola hadedicato allamemoria della stra-ge più grande, c'è stata, ieri sera,anche una veglia di preghiera in-terreligiosa, organizzata da pa-dreMussie Zerai. E poi laborato-ri per studenti, seminari, incon-tri, laboratori di artisti con la par-tecipazione di varie ong, da Am-

nesty a Save The Children edall'Archivio Migranti al CentroAstalli.

Anche la presidente della Ca-mera Laura Boldrini ha scrittoun ricordo, sulla sua pagina Fa-cebook rammentando comedo-po quella tragedia, l'Italia abbiaattivato l'operazione Mare no-strum, salvando decine di mi-gliaia di vite grazie all'impegnodella Marina militare, dellaGuardia costiera e degli altri cor-pi dello Stato, ma anche con ilcontributo dellamarineria e del-le associazioni».

Già Mare Nostrum. Anchel’ex premier Enrico Letta ha in-viato unmessaggio aGiusi Nico-lini nel quale ricorda quel gesto,si inginocchiò davanti alle bare,il senso di impotenza e poi l’atti-vazione dell’operazione MareNostrum.Quellamissione, gesti-ta dalla Marina italiana, dette aLampedusa due anni di respiro,salvando in mare oltre 170 milavite umane.

Ora che a Lampedusa la stes-sa costruzione in contrada Im-briacola èdiventata, dauna setti-mana, il primo hotspot apertodelle nuove regole europee, sicontinua a sentire la mancanzadi Mare Nostrum. C’è Frontexche controlla l’hotspot, c’è Fron-tex inmare a salvare i naufraghi.«Manon è la stessa cosa - spiegaFilippo Miraglia dell’Arci - per-chè Mare Nostrum aveva stru-mentazioni, attrezzature eperso-nale specializzato, sia per lla ri-cerca delle barche, con i droni,sia per il soccorso. La mission diFrontex rimane il contrastodell’immigrazione clandestina,simuove in rescue solo su segna-lazioni». Le due missioni alla fi-ne costeranno più o meno lastessa cifra - tra gli 8 o i 9milionial mese - con la differenza cheadessoquesti soldi li paga l’Euro-pa e non l’Italia da sola. Con ladifefrenza, anche, che i morti inmare anche quest’anno - diceMiraglia - sono aumentati. ( r. g.)

Geraldina Colotti

E ' finita con una doccia freddala serata musicale program-mata alla Casa della Pace nel-

la notte tra venerdì e sabato. Uncentinaio di poliziotti, carabinieri evigili urbani si è presentato nei loca-li di via Monte Testaccio, 22, a Ro-ma, per annunciarne il sequestro. Eha posto i sigilli al circolo sportivoculturale. Sospesi quindi tutti icorsi, gli incontri, il cineforum, lepresentazioni di libri e le iniziati-ve di solidarietà ospitate in questianni. In molti, nel quartiere e nonsolo, ci resteranno male: a partiredalla quarantina di ragazzi e anzia-ni con problemi mentali, legati alcentro diurno della Asl Rme cheda tre anni, grazie ai corsi di tea-tro, portava avanti il proprio per-corso terapeutico.

Ne risentirà anche il bacino roma-no della solidarietà. Nei giorni scor-si, nel corso di una iniziativa, la Ca-sa della Pace aveva raccolto 1.000euro da destinare ai migranti delCentroBaobab. Il grande centro cul-turale Baobabdi via Cupa, vicino al-la stazione Tiburtina, ha accolto ol-tre 26.000 migranti in transito, ed èdiventato un simbolo della Romasolidale. E da via Cupa è partita la"Marcia delle donne e degli uominiscalzi" promossa aVenezia. Con i si-gilli alla Casa della Pace, vieneman-care un'attività apprezzata datrent'anni, i cui prodromi ricorda-no il movimento per la Pace e con-tro i missili a Comiso dell'ultimoNovecento.

«Non è la prima volta che cerca-no di farci chiudere con i più diver-si pretesti, anche se siamo in regolacon tutte le autorizzazioni – dice almanifesto Roberto, uno dei soci -Questa volta è arrivata una task for-ce guidata dalla polizia di Roma ca-pitale, inviata dal Primo Municipio.Oltre ai carabinieri, ai vigili, ai Nas ea funzionari dell'Inps, ce n'era an-che uno della Siae: lo stesso a cuipochi giorni prima avevamo corri-sposto i diritti per le due serate mu-sicali che facciamo ogni settimana.La principale motivazione del se-questro riguarda proprio le seratemusicali».

Secondo l'ordinanza, durante leserate verrebbe consentito l'acces-so anche ai non-soci, e il circolo sitrasformerebbe in un locale da con-sumo. «Ma questo è falso – diceFrancesca, presidente dell'associa-zione culturale – conserviamo undatabase di tutti gli iscritti, anche sedimenticano a casa la tessera pos-siamo così verificare. Le personeche erano nel locale e che sono sta-te controllate, erano registrate nelcomputer del circolo. Nel corso ditutti questi anni, ogni volta le accu-senei nostri confronti si sono rivela-te prive di fondamento. Però ades-so, con il giro di vite nei confronti ditutti gli spazi occupati, vien da chie-dersi se dietro non vi siano interessioscuri che premono per agguanta-re un'area così appetibile comequella del Mattatoio».

Nel frattempo, il circolo sportivoculturale ha diffuso un comunicatoper invitare alla solidarietà nei con-fronti di «una realtà non asservita aipoteri mafiosi della nostra città».«Siamo di fronte a una persecuzio-ne – scrive la Casa della Pace –. E’ laseconda volta in poco più di un an-no che avviene questo grave attocontro un centro di iniziativa cultu-rale attivo nella nostra città da oltre30 anni. Basta visitare il sito per ren-dersi conto di come il nostro Circo-lo sia frequentato e visitato da mi-gliaia di iscritti a cui vengonopropo-ste molteplici iniziative. Difendia-mo la possibilità di esprimere unacultura critica e alternativa al con-formismo».

Oggi alle 12, dai locali sotto sigillopartirà una manifestazione per levie del quartiere, accompagnata dagruppi musicali. E domani, alle12,30 si svolgerà una conferenzastampa con la presenza dell'avvoca-to Claudio Giangiacomo. «Ma neicirca 10 giorni che passeranno do-po la presentazionedel nostro ricor-so – aggiunge Francesca -, ci stannovenendo altre idee per continuare afar vivere la mobilitazione».

MIGRANTI · Sull’isola, diventata il primo hotspot, il rimpianto dell’operazione Mare Nostrum

Lampedusa sola con lamemoria del 3 ottobre

La polizia indicaun presidio dianarchici inglesicome ispiratoredell’assalto

GRAN BRETAGNA/FRANCIA · In 200, sudanesi e eritriei, tentano di forzare il blocco scontrandosi con i gendarmi

Fuga dimassa attraverso l’Eurotunnel

LA PROTESTA DEI MIGRANTI A CALAIS, DOPO IL TENTATIVO DI ENTRARE NELL’EUROTUNNEL FOTO REUTERS

ARRESTIAMO UMANI

Alle celebrazionisopravvissuti efamiliari dellevittime e deidispersi in mare

ROMA

Sotto sequestroil circolo culturaleLa Casa della Pace

LA MANIFESTAZIONE DI IERI A LAMPEDUSA FOTO LA PRESSE

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DOMENICA 4 OTTOBRE 2015 il manifesto pagina 7

Goffredo AdinolfiLISBONA

I l clima elettorale portogheseè talmente tiepido che ci sipotrebbe quasi chiedere se

davvero oggi sivoti. Il torpore haoramai pervasoogni spazio, se-gno che, forse, lademocrazia nellasua versionepost, così comedescritta da Co-lin Crouch, non èin grado di scaldare gli animi.

Molti, troppi, pensano, a tortoo a ragione, che chiunque verràchiamato a governare, difficil-mente sarà in grado di contrasta-re una linea politica che apparecome indiscutibile, immodifica-bile e, quindi, sostanzialmenteimmanente. Eppure, nonostanteil torpore, non è corretto conside-rare il Portogallo come il paesedella rassegnazione. No, anzi, trail 2011 e il 2013 sembrava che lamitica rivoluzione dei Garofani -quella guidata dalle truppe delcapitano Maia che aveva portatodemocrazia e stato sociale - po-tesse rivivere una seconda volta.Per le strade, nel parlamento, inogni angolo Grandola vila more-na, la canzone di José Afonsoche nella notte tra il 24 e il 25aprile del 1974 diede il segnale al-la truppe di uscire dalle caserme,

tornava a essere l'inno della pos-sibile riscossa.

Ma le Rivoluzioni durano po-co, si vincono o si perdono, main ogni caso bisogna fare in frettase no l'avversario si riorganizza.

La svolta è arri-vata inaspettatanel 2013. Succe-de, ti sembra dipotere toccare ilcielo con un dito,che il destino sialì a portata dima-no e invece no,tutto è prossimo

alla conclusione. Comenonpen-sare di avercela fatta in un paesenel quale gli scioperi generali sialternavano alle diffuse e capilla-ri mobilitazioni del movimentodegli indignati?

Le politiche austeritarie eranopesanti, la disoccupazione, l'emi-grazione e il debito pubblico increscita, il Pil e i consumi in di-scesa e soprattutto il deficit nonne voleva sapere di volere scen-dere al 3%. E poi la crisi economi-ca che si fa politica: il 2 luglio ilministro delle Finanze Vitor Ga-spar è costretto alle dimissioni,gli succede Maria Luís Albuquer-que. Paulo Portas - ministro de-gli Esteri e leader del Centro De-mocrático Social - Partido Popu-lar (Cds-Pp), una delle due for-mazioni componenti l'esecutivo- rassegna le dimissioni. È fatta: ilprimoministro Pedro Passos Co-elho non ha più una maggioran-za. E invece il 24 luglio le dimis-sioni annunciate come irrevoca-bili sono ritirate. Portas diventavice premier, la crisi politica rien-tra e ogni speranza muore nelvolgere di una ventina di giorni.

Sempre nel 2013 ci sono statepoi le sentenze con cui la corteCostituzionale dichiarava illegitti-me, perché in contrasto con i det-tamidella carta fondamentale, al-cune delle misure più inaccetta-bili della rigida politica austerita-ria. Tuttavia, quello che inizial-mente era sembrato un succes-so, paradossalmente, si trasfor-mava in una sconfitta. Le boccia-ture dei provvedimenti di Ga-spar ridanno fiato non solo a pen-sionati e lavoratori pubblici, le ca-tegorie più colpite,ma anche, in-direttamente, alle destre. Daquel momento in poi molti degliindicatori economici riprendeva-no a crescere e il dissenso, con laripresa, perdeva di mordente.

Non basta, perché tra i moltifattori va ricordato il crollo dellospread rispetto ai Bund tedeschi.La punta massima è raggiuntanel gennaio del 2012: 15,22%. Daallora, poco per volta, la curva siè abbassata: nell'estate 2013 eraal 5%, venerdì scorso al 2,2%.Ov-viamente, questo "successo" di-pende principalmente dal pianodi acquisto di Bond varatonell'autunno del 2012 dalla Ban-ca Centrale Europea, ma questosono in pochi a ricordarselo.

Infine, siamo già nel 2014, c'èstata pure la pantomima grotte-sca della saida limpa, ovvero laconclusione dell'intervento dellaTroika senza che sia stato neces-sario approvare un piano di ac-compagnamento per favorire ilrientro del Portogallo al finanzia-mento diretto sui mercati.

L'equilibrio tra rappresentazio-ne e realtà è sempremolto labile,quel che è certo è che in un con-testo del genere è molto difficilemobilitare e convincere che unaalternativa non sia solo necessa-ria ma anche possibile. In pocheparole in questi due ultimi annil'austerità si è allentata, l'econo-mia è cresciuta, lo spread si è ac-corciato, il governo non è cadutoe il ciclo di protesta si è conclusolasciando profonda disaffezione.

Se i sondaggi sono riusciti acatturare correttamente gli umo-ri dell'opinione pubblica, speria-mo di no, in questa domenicaelettorale saranno in pochi a re-carsi alle urne e la destra dovreb-be aggiudicarsi una vittoria dimi-sura che però non le dovrebbepermettere di governare da sola.

Bruno MontesanoLISBONA

A ndare além da troika, oltre la troika,è l’obiettivo che si è dato il governoCoelho, tra i più solerti d’Europa nel

richiedere l’applicazione del rigore in Gre-cia. La coalizione al governo, composta dalcentro destra del Psd (Partido Social Demo-cratico) e dal Cds-Pp (Centro DemocráticoSocial), il 4 ottobre esporrà al giudizio delvoto la propria narrazione della crisi e delsuo superamento. Secondo l’ultimo son-daggio di Público, la Coligação è riuscita astaccare ampiamente il Partido socialista(Ps) diCosta, precedentemente dato in van-taggio.

«La propaganda sul Portogallo come ca-so di successo lavora essenzialmente sudue indicatori: il deficit che è scesodall’11,2% del 2010 al 4,5% del 2014 (oggistimato al 7,5% conteggiando il salvataggiodel Banco Espírito Santo, ndr) e il tasso didisoccupazione che è diminuito dal 16.4%del 2013 al 14.1% del 2014. Sono comun-que numeri più alti rispetto alle stime delmemorandumd’intesa del 2011, chepreve-deva un 2,5% di crescita, mentre oggi ab-biamo lo 0,9% - spiega Margarida Antunes,professoressa di Economia dell’universitàdi Coimbra -. Ciò che nessunopuò celebra-re è la crescita del rapporto debito- Pil di 34punti percentuali rispetto ai 22 stimati, eche fanno sì che il debito pubblico sia al130% del Pil». E infatti per FranciscoLouçã, economista tra i fondatori del Blocode esquerda, «essendo l’eccessivo debito laragione dell’intervento» il solo datodell’esplosione del rapporto debito-Pil èsufficiente a sostenere come l’interventodella Troika sia stato «una truffa e unmodoper distruggere i servizi sociali».

Antunes nota che se nel 2011 il tasso didisoccupazione si trovava al 12,9%, nel2014 è salito al 14,1%. Così, se si considera-no le ore non lavorate di chi è costretto altempo parziale (+8%), chi cerca lavoro manon lo trova e chi è uscito dal mercato (100mila persone in più), si arriva a una disoc-cupazione del 21%. Una cifra che comun-que non tiene conto di altri due fenomeni:l’enorme emigrazione (circa mezzo milio-ne di persone, il 5% della popolazione) e ildilagare del sotto-impiego.

La verità è che neanche il FondoMoneta-rio è così convinto del successo portoghe-se, tanto è vero che, nelle dichiarazioni fat-te ad agosto nel Second Post-Program Mo-nitoring with Portugal, si rilevava come larelativa stabilità portoghese fosse influen-zata da fattori esterni come «il prezzo favo-revole delle materie prime, i bassi tassi diinteresse e un euro debole». Il rapporto pro-segue poi prevedendo un attenuarsi dellacrescita oltre il breve termine, in relazionealla fine del ciclo favorevole. Ma giànell’analisi del Fondo monetario interna-zionale di fine programma di maggio, rela-tivamente alla caduta dello spread, si affer-mava l’importanza dei fattori come l’abbas-

samento del prezzo del petrolio e del tem-pestivo intervento di Draghi, più che deifondamentali economici, spesso peggiora-ti per Antunes.

Nonostante ciò, dopo l’estate del 2014,sono cessate lemobilitazioni. Per provare ainterpretare tale fenomeno, GuyaAccorne-ro e Pedro Ramos Pinto del Cies (Centro deInvestigação e Estudos de Sociologia), in ’Mi-ld Mannered’? Protest and Mobilisation inPortugal under Austerity, 2010–2013, analiz-zano lemobilitazioni a partire dalla Rivolu-zione dei Garofani, che vide il succedersi dimanifestazioni oceaniche, assemblee quo-tidiane e occupazione di fabbriche, case eterre. Di lì la partecipazione politica andòprogressivamente a diminuire. Molto di-pendedauna società civile debole, in quan-to scarsamente alfabetizzata - fenomenodeterminatosi durante il regime salazari-sta. Pertanto, nelle recenti proteste control’austerità, hanno prevalso quelle indettedal sindacato, ancora capace di mobilitaregrossi numeri, in particolare nel settorepubblico.

In ogni caso, anche se poi non sonodive-nuti mareas, i movimenti sociali sono riu-sciti a coinvolgere nuove persone prece-dentemente non politicizzate, arrivando acontaminare le pratiche di partiti e sindaca-ti. Tutto ciò a fronte di un’opinione pubbli-ca portoghese che, secondo un sondaggiosvolto nel 2008 dallo European Value Sur-vey, era per oltre il 50% contraria alla parte-cipazione a manifestazioni legali, con solol’11,7% che vi aveva già preso parte, men-

tre in Spagna, più del 30% degli intervistatirispose che già aveva preso parte a dellemanifestazioni e solo meno di un terzo ri-spose che non lo avrebbe mai fatto. Secon-do la sociologa del Cies Britta Baumgarten,che ha studiato le proteste sociali in Ge-ração à rasca and beyond: mobilizations inPortugal after 12 march 2011, la debolezzadei movimenti portoghesi risiede proprionella prevalenza, all’interno del ciclo di pro-teste, deimovimenti "classici", legati a que-stioni particolari, circoscritte entro un qua-dro nazionale. Chi reclamava democraziae partecipazione oltre lo Stato-nazionenon è riuscito a sfidare il discorso ufficiale.Manel dibattito politico si riflette sulla pos-sibilità di uno spazio nazionale e sovrana-zionale del conflitto, con la vicenda greca afare da spartiacque.

Così a luglio Boaventura De Sousa San-tos, professore di Sociologia all’universitàdi Coimbra, sul manifesto ha affermatol’impossibilità di uno spazio per la sinistrain questa Europa. «Il problema non è solo

europeoma globale, di sistema. Non èpos-sibile nessunmutamento a livello naziona-le – afferma Antunes –. Lasciando il neoli-berismo intatto, infatti, ogni cambiamentorisulta gattopardesco. E i partiti socialisti esocialdemocratici hannomolte responsabi-lità in questo approccio». Antunes spiegala subalternità culturale del Ps inserendolain una critica generale al socialismo euro-peo, artefice della costruzione europea chepreludeva necessariamente all’attuale sta-to di cose. Ma per Louçã «è impossibilecontare su una divisione tra Merkel e Hol-lande per un cambiamento delle politichee delle regole europee. Pertanto, l’uscitadall’eurodiviene l’unica possibile alternati-va per contrastare l’austerità».

Anche André Carmo, geografo dell’uni-versità di Lisbona e attivista delmovimen-to contro gli sfratti Habita, è estremamen-te scettico sull’esistenza di spazi politicidentro l’Eurozona e dell’europeismo diCosta, interprete di «un’austerity intelli-gente», poiché «vuole rimanere nella zonaeuro e stare alle regole e ciò vuol dire au-sterità permanente. Un governo veramen-te democratico, senza necessariamenteuscire dalla Ue, dovrebbe considerare lapossibilità di lasciare l’euro. Altrimenti ri-marremo una colonia dei paesi dell’Euro-pa occidentale, intrappolati per sempre inuna gabbia di sottosviluppo. Anche perchéc’è la possibilità di ricreare uno spazio luso-fono».

Se nel Bloco de esquerda c’è un dibattitointorno al tema, che in alcune posizioni as-sume toni nazionalisti, nelPartito Comuni-sta Portugues (Pcp) l’antieuropeismo, ac-canto al "patriottismo", è una consolidatalinea politica. Sfugge a questo approccio Li-vre/Tempo de avançar, che continua a bat-tersi per un’Europa diversa e che alle ulti-me europee ha totalizzato il 2,2%. Il partitonasce nel 2013, ma per Carmo, non è affat-to l’erededeimovimenti e pertanto, a diffe-

renza di quanto si legge sui media, non èequiparabile a Podemos, dal momento chenon vuole «rompere con l’alternanzaPs-Psd ma solo farvi parte, cercando di in-fluenzare i Socialisti per renderli più social-democratici emeno legati alla terza via blai-rista». Anche se il Ps ha fatto entrare latroika nel paese, Livre guarda ai Socialisti:il Portogallo è stato il primo paese a reagireall’austerità, ma, a differenza della Spagnae della Grecia, nessuno a sinistra è riuscitoa verticalizzare le lotte anti-austerity facen-do leva sullo spazio lasciato dal centrosini-stra piegatosi alla Troika.

Per André Carmo, in un contesto dove lamaggioranza delle persone è convinta del-la ragionevolezza del neoliberismo, Bloco ePcp, pesando insieme circa il 15% dei con-sensi elettorali, esauriscono lo spazio peruna sinistra d’alternativa. IlBloco e i trotzki-sti delMas (Movimento Alternativa Sociali-sta) sono vicini ad alcuni gruppi di attivistima, forse involontariamente, provano aorientarli. Il Pcp, invece, con il suo approc-cio centralistico cerca costantemente di in-fluenzarli e gli impedisce di svilupparsi, te-nendo le proteste nei limiti del regime checerca di combattere. Ma per Baumgarten«anche se Cgbt (il più grande sindacato delpaese a cui è legato il partito comunista,ndr) e Pcp hanno ignorato le proteste orga-nizzate dai movimenti, non c’è alcuna ra-gione plausibile per pensare che questi par-titi abbiano il potere per impedire manife-stazioni di massa. Oltre a tutto ciò, a depo-tenziare la creazione di un nuovo movi-mento c’è "la storia di successo" dellaTroika che lascia il Portogallo nel 2014 in(debole) crescita e la sensazione dell’inesi-stenza di alternative. La lapidaria sentenzadella Tatcher, TINA, there is no alternative,in Portogallo è divenuto realtà», terminaAndré Carmo.

Si ringraziano Goffredo Adinolfie Simone Tulumello

REPORTAGE · Pcp, Bloco de esquerda e Livre le sole forze anti-austerity. Ma Podemos è un’altra storia

Lanarrazione della crisiallaprova elettorale

OGGI IL VOTO · Clima di disaffezione, destra avanti

Cronaca di una protestache ha persomordente

Pareva tornatala Rivoluzionedei Garofani.Poi, inaspettata,la sconfitta

Calano deficite disoccupazionee la propagandadei «successi»ottenuti a Lisbonadalla troikapremia il governoCoelho. In barbaal boom delrapporto debito-Pil

PORTOGALLO IL LEADER SOCIALISTA ANTONIO COSTA HA CHIUSO

A LISBONA LA SUA CAMPAGNA. PS SCAVALCATONEI SONDAGGI DALLA COLIGAÇÃO /FOTO LAPRESSE

SOTTO, UNA SEDE DEL BLOCO DE ESQUERDAA LISBONA /FOTO BRUNOMONTANARO

Nessuno è riuscitoa capitalizzare le lotteper un’altra Europa.E la vicenda grecaha fatto da spartiacque

Page 8: Il Manifesto Del 04 Ottobre 2015

pagina 8 il manifesto DOMENICA 4 OTTOBRE 2015

L’ULTIMA

IL REGISTAMICHAELMOOREIN ALCUNESCENE DELSUO NUOVO,«WHERE TOINVADE NEXT»;SOTTOUNA SCENADEL FILM

LaguerraDIMICHAEL

«Where to Invade Next», il nuovo film di Moore,racconta gli Usa nella lente dell’Europa.

Un’invasione pacifica per portare a casa le ideemigliori degli altri su sanità, istruzione, stato

sociale. «I candidati repubblicani sono l’ultimacosa di cui preoccuparsi. La nostra America sonoi giovani, le donne, gli african american, il Paese

dei bianchi arrabbiati sta morendo»

Giulia D’Agnolo VallanNEW YORK

I talia, Francia, Finlandia,Nor-vegia, Germania, Portogallo,Slovenia, Tunisia …Il nuovo

filmdiMichaelMoore,Where toInvade Next ha la scala di ungran tour ottocentesco e, con ilregista di Flint spesso inquadra-to sulla prua di una nave, avvin-ghiato a una bandiera a stelle estrisce, riporta alla memoriauno dei capolavori di MarkTwain, Innocents Abroad, or TheNew Pilgrim’s Progress (1869).Solo che, diversamente dal librodi Twain, l’oggetto della satira diMoore, nonsono i paesi e gli abi-

tanti del Vecchio Mondo, bensìgli Usa. «Volevo raccontare unastoria sull’America senza girareun solo fotogramma in Ameri-ca», ha spiegato Moore nellaconferenza stampachehasegui-to la proiezione al New YorkFilm Festival. «E, come dico an-chenel film, sonoandato in tuttiquestipaesidiversi per raccoglie-re i fiori, non le foglie secche».

Otto settimane di ferie pagatedaldatoredi lavoro in Italia,men-se scolastiche con diete da cor-don bleu in Francia, universitàgratuita (anche per gli stranieri)in Slovenia, fabbriche che non tifanno lavorare più di 36 ore allasettimaneinGermania,unaguer-ra alla droga senza arresti in Por-togallo e i consigli d’amministra-zione delle aziende islandesi incui è obbligatoria la presenza diun 40% di donne, sono alcunidei «fiori» cheMoore raccoglie inquesto suo retrofitting della spe-dizionebellicaamericanaall’este-ro. La sua è infatti una missioneper conto del Pentagono.

Non vincete una guerra dal1945, dice all’inizio del film a untavolo di generali dalle facce co-sternate. Lasciatemi provare a

invadere dei paesi stranieri dasolo, e a portare in Usa le loroidee migliori. Senza sparare uncolpo, o festeggiare un banchet-to nuziale a forza di droni.

Moore aveva già usato l’Euro-pa e il Canada, come termini diparagone/paradosso positivi inSicko e in Bowling for Columbi-ne. «In realtà le radici di questofilm stanno in un viaggio che hofatto a diciannove anni: avevoappena lasciato l’università, ederoandato inpaiodimesi inEu-ropa, In Svezia, mi sono rottoun dito del piede e sono andatoall’ospedale. Quando ho chiestodi pagare mi hanno detto cheera gratis sono svenuto. Nonavevo mai sentito una cosa delgenere. E, in tutta Europa, conti-nuavo a incappare in situazionisimili.Maquesta è cosìunabuo-na idea! Perché non importarlaanche da noi? mi chiedevo», haraccontato il regista. E l’Europailluminata dello stato socialeche vediamonel suo film è sicu-ramente più simile a quella diquel viaggio di gioventù che aquella di adesso. Non a caso, abeneficio dei giornalisti stranieripresenti, Moore ha precisato:

«Sonosicuro che i finlandesi, i te-deschi, i francesi, gli italianihan-no problemi. Come ogni Paese.Manoneramia intenzionepren-dere in giro nessuno o dire lorocosa fare. Non vivo in Europa equindi non conosco le situazio-ni specifiche e le difficoltà chesta attraversando Questo è unfilm sul mio Paese».

Éancheun filmpiùdolce,me-no frontale rispetto alla maggiorparte dei suoi lavori precedenti,che ricorda un po’ il benevolo

pamphlettismoperipateticodel-la sua serie televisiva,TvNation.Le recensioni hanno infatti giàdefinito Where To Invade Next,un film«happy», felice, e suggeri-to cheMichaelMoore sia diven-tato «buono».

«Ho cercato di trovare un to-no meno arrabbiato», concedelui con cautela. «O forse ho sem-plicemente trovato un modopiù sovversivo di raccontare lamia rabbia nei confronti di certecose che stanno succedendo da

noi». «Non sono un cinico. Anzi,abitualmente sono un ottimista.Certo, poi arriva una cosa comequella che e successa ieri, inOre-gon (la sparatoria nel college,ndr) Cosa si può fare? Devo direche nel suo discorso Obama èstatomagnifico. E, sulla questio-ne del controllo delle armi stalottando, centimetro per centi-metro, per portarci al giusto ob-biettivo Spero che ce la faccia, vi-sto che gli rimane solo unanno».

«Nel film - continua Moore -

non voglio fare sembrare le cosetroppo semplici.Mamipiace vi-vere in questo paese, in Michi-gan, o aNewYork. E comunque,due anni fa, nessuno avrebbemai immaginato che quarantu-no stati avrebbero sanzionatonella loro costituzione il matri-monio gay. Questo per dire chele cose succedono. A un certopunto c’è qualcosa che scatta, echi comanda capisce che è oradi levarsi di mezzo».

Cosa «invaderebbe» dell’Ame-rica per esportarlo all’estero?

«Innanzitutto il rock ‘n roll el’hiphop. Siamoancora imiglio-ri. Non importa quanto ci provila Francia, proprionon ce la fan-no.Mi piace anche la scelta infi-nita di cereali da colazione, -che manda in crisi Jeremy Ren-ner al supermercato alla fine diThe Hurt Locker. Politicamenteparlando, abbiamo eletto Ba-rack Obama invece di John Mc-Cain, e quello ci ha evitato pro-blemi enormi. E francamentenon so quale dei Paesi europeiche ho visitato per questo filmavrebbe eletto un presidente didiscendenza africana».

SulcircopoliticoelettoraleMo-orehauna teoria: «I candidati re-pubblicani sono l’ultima cosa dicui bisogna preoccuparsi. Preoc-cupatevi dell’altra parte, in cui cisono anch’io. Il nostro problemaèche il giornodelleelezioni rima-niamo a casa. Siamo inaffidabili.Alleultimeelezioniabbiamoper-so il Congresso perché non sia-moandati a votare.È l’unicomo-do di far vincere gli altri. Oggi il79% degli Stati Uniti è compostodidonne, africanamericanogio-vani tra i diciotto e i trent’anni.Sono questi i blocchi da conqui-stare per essere eletti. DonaldTrump non ha una chance. Tresettimane fa sono cominciate lescuole, e per la prima volta lamaggioranza dei bambini iscrittiall’asilo non è fatta di bianchi.Quellaè lanostraAmerica. Ilpae-sedicuiparla ilGOPèfattodiuo-mini bianchi, arrabbiati, ed è unpaese che sta morendo. Come sipuòdire che hai il diritto di rego-lamentare quello che succedenell’utero di una donna ma nonl’usodellearmi?Vienedasuggeri-reche il postomigliorepermette-reun’armasia l’uterodiunadon-na così almeno il Congresso re-pubblicano può fare una legge».

Moore non cita Hillary Clintonmalacodadel suo filmèdedicataproprio alle donne. «In Islanda il40%del consiglio di amministra-zione di un’azienda deve esserecomposto da donne In Germa-nia il 30%. Nella mia qualità dipolitologo amatore ho notatoche la differenza si vede in paesidove le donnehannopotere rea-le, non finto come quello che c’èda noi in cui abbiamo solo un20% di donne al Congresso, no-nostante rappresentino il 52%della popolazione».

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