IL LAVORO - AiFOS · trasferiti nei Paesi emergenti o affidati a immigrati. Faranno eccezione i...
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IL LAVORO nel XXI secolo
© Domenico De Masi
Nel 2030 la popolazione mondiale sarà di 8 miliardi:
non solo bocche, ma anche cervelli. Per passare da
6 a 7 miliardi ha impiegato 14 anni; per passare da
7 a 8 miliardi impiegherà 17 anni. Dunque, la
crescita demografica avrà cominciato a rallentare.
Potremo vivere fino a 750.000 ore, rispetto alle attuali
700.000. Vivranno più a lungo le persone più scolarizzate
e con relazioni sociali più intense. Gli anziani con più di
65 anni saranno 910 milioni rispetto agli attuali 420 milioni.
La maggioranza delle persone diventa vecchia solo
negli ultimi due anni della propria vita, durante i quali
le spese farmaceutiche sono pari alla cifra impiegata per
comprare medicine in tutti gli anni della vita precedente.
© Domenico De Masi
Secondo Vaclav Havel il comunismo ha perso ma il capitalismo non ha
vinto perché il comunismo sapeva distribuire la ricchezza ma non la
sapeva produrre mentre il capitalismo sa produrre la ricchezza ma non la
sa distribuire.
Il reddito del mondo supera ormai i 65 trilioni di dollari e, mediamente,
aumenta del 3% ogni anno. Basterebbero 100 miliardi di dollari ogni anno
per sradicare dal pianeta la fame e la povertà estrema.
Secondo il Bruntland Report (1987) occorre assicurare al pianeta uno
sviluppo sostenibile “che soddisfI i bisogni di oggi senza compromettere
la possibilità delle future generazioni di soddisfare i loro”.
Secondo i teorici della decrescita, l’equilibrio ecologico è stato già
ampiamente compromesso per cui qualunque sviluppo è intrinsecamente
insostenibile: occorre dunque progettare una retromarcia che riduca e
modifichi i livelli di consumo senza intaccare i livelli di felicità.
© Domenico De Masi
Per i lavoratori esecutivi il lavoro risulterà ancora
meno centrale di quanto sia oggi.
Per le attività creative sarà necessario
rivedere il regime pensionistico, sganciandolo
da scadenze uguali per tutti, affidando
l’età di pensionamento alla contrattazione
individuale e agganciando le contribuzioni non al
numero dei lavoratori ma alla produzione.
Nel 2020 un chip sarà piccolo quasi quanto un neurone
umano e la sua potenza supererà un miliardo di transistor.
Il 21° secolo sarà segnato dall’ingegneria genetica con cui
vinceremo molte malattie e dalle nanotecnologie con cui gli
oggetti si relazioneranno tra loro e con noi. Grazie
all’informatica affettiva, i robot saranno dotati di empatia.
Potremo portare in un taschino tutta la musica, i film, i libri,
l ’ arte e la cultura del mondo. Come trasferire questo
patrimonio dal taschino al cervello?
© Domenico De Masi
Per la legge di Moore, la potenza di un microprocessore raddoppia ogni 18
mesi. Dunque un chip è circa 70 miliardi di volte più potente di quello del
1970 e nel 2030 sarà centinaia di miliardi di volte superiore a quello
attuale.
Gli elementi dell’hardware saranno sempre più piccoli, veloci, economici,
legggeri e precisi.
Il 21° secolo sarà segnato dall’ingegneria genetica con cui vinceremo
molte malattie, dall’intelligenza artificiale con cui sostituiremo molto
lavoro intellettuale, dalle nanotecnologie con cui gli oggetti si
relazioneranno tra loro e con noi, dalle stampanti 3D con cui costruiremo
in casa molti oggetti.
Grazie all’informatica affettiva, i robot saranno dotati di empatia.
Porteremo in un taschino tutta la musica, i film, i libri,
l’arte e la cultura del mondo. Resta il problema di come trasferire questo
patrimonio dal taschino al cervello.
© Domenico De Masi
Le tecnologie consentiranno sempre più di
risparmiare, arricchire, stoccare e programmare
sia il tempo che lo spazio.
Sarà sempre più agevole telelavorare.
Si potranno produrre più beni e servizi con meno
lavoro umano (Jobless growth).
Se non si ridurrà l’orario di lavoro, aumenterà la disoccupazione dei
lavoratori esecutivi, soprattutto nel Primo mondo.
© Domenico De Masi
“Abbiamo continuato a sprecare
tanta energia quanta ne era necessaria
prima dell’invenzione delle macchine;
in ciò siamo stati idioti,
ma non c’è ragione per continuare ad esserlo”.
Bertrand Russell
Microsoft è del 1975,
il Web è del 1991,
Google è del 1997,
Facebook del 2004,
Twitter del 2006.
Nel 2030
chi è nato con Microsoft avrà 55 anni,
chi è nato con il Web ne avrà 39,
chi è nato con Google ne avrà 33,
chi è nato con Facebook ne avrà 26,
chi è nato con Twitter ne avrà 24.
© Domenico De Masi
Nel 2020 la “nuvola” informatica avrà trasformato
il mondo intero in un’unica agorà: tele-apprenderemo,
tele-lavoreremo, tele-ameremo, ci tele-divertiremo.
Sarà sempre più difficile preservare la privacy, dimenticare,
perdersi, annoiarsi, isolarsi.
L’informatica assorbirà sempre più fatica fisica, lavoro
intellettuale e persino attività creativa. Destrutturerà le attività
intellettuali.
L’informatica renderà porosi i confini dell’impresa.
© Domenico De Masi
Nel 2030 il PIL pro-capite nel mondo sarà di 16.000
dollari, contro gli attuali 10.000, ma l’Occidente avrà
ridotto del 15% il proprio potere d’acquisto.
I potenziali consumatori saranno un miliardo in più.
Il Primo Mondo conserverà il primato nella produzione
di idee. I Paesi emergenti produrranno soprattutto
beni materiali. Il Terzo Mondo fornirà materie prime
e manodopera a basso costo.
La Cina avrà un PIL uguale a quello degli Stati Uniti,
avrà le maggiori banche del mondo e 15 megalopoli
con più di 25 milioni di abitanti.
Accanto ai Bric (Brasile, Russia, India, Cina), saranno
emersi i Civets (Colombia, Indonesia, Vietnam,
Egitto, Turchia, Sud Africa).
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Anni Cinquanta +5.5
Anni Sessanta +5.7
Anni Settanta +3.8
Anni Ottanta +2.4
Anni Novanta +1.6
Anni Duemila +0.3
Anno 2011 +0.1
Anno 2012 - 2.0
Anno 2013 - 1.0
Anno 2014 +1.0
Anni Ottanta +1.6
Anni Novanta +2.6
Anni Duemila +3.9
Per i Paesi ricchi dell’Occidente la sfida consiste nel
decrescere economicamente, senza ridurre o addirittura
migliorando la serenità e la qualità della vita.
I Paesi emergenti possono gareggiare con i Paesi avanzati
solo attraverso prodotti ad alta intensità creativa e innovativa.
Attualmente gli 85 più ricchi del mondo (“Forbes”) posseggono
La stessa ricchezza di 3 miliardi e mezzo di poveri. Se la quota di
Pil destinata a remunerare il capitale finanziario continuerà a
crescere e quella destinata a remunerare il lavoro continuerà a
decrescere, la ricchezza si accentrerà ulteriormente, con
conseguenze disastrose sull’equilibrio economico, ecologico e
sociale.
© Domenico De Masi
Nel 2030 le donne vivranno tre anni più degli uomini. Il 60%
degli studenti universitari, il 60% dei laureati e il 60% dei
possessori di master saranno donne. Molte donne sposeranno
un uomo più giovane di loro. Molte avranno un figlio senza avere
un marito, mentre agli uomini non sarà ancora possibile avere
un figlio senza avere una moglie.
Per tutto questo, le donne saranno al centro del sistema sociale
e saranno tentate di gestirne il potere con la durezza che deriva
loro dai torti subìti nei diecimila anni precedenti.
I valori “femminili” (estetica, soggettività, emotività, flessibilità)
avranno colonizzato anche gli uomini. Negli stili di vita prevarrà
l’androginìa.
© Domenico De Masi
La parità uomo-donna avanzerà rapidamente sia nelle
posizioni gerarchiche che nelle mansioni, nella retribuzione e
nella carriera.
Si affermeranno stili di leadership permeati dai valori femminili
(estetica, etica, soggettività, emotività, flessibilità)
Lavoratori e lavoratrici condivideranno le attività di
produzione e di cura. L’organizzazione del lavoro dovrà prenderne
atto.
© Domenico De Masi
Prospettive di vita di un ventenne:
60 anni di vita = 525.000 ore
40 anni di lavoro = 80.000 ore
Non-lavoro = 445.000 ore
“Care” = 219.000 ore
Tempo libero = 226.000 ore
Manchester 1850
94% operai
6% impiegati
Italia 2015
•33% lavori esecutivi materiali
•33% lavori esecutivi intellettuali
•33% lavori creativi
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“Come faccio a spiegare a mia moglie che,
quando guardo dalla finestra, sto lavorando?”
Joseph Conrad
Nel 2020 la maggioranza dei lavori manuali e di quelli
intellettuali ma esecutivi saranno assorbiti dalle macchine,
trasferiti nei Paesi emergenti o affidati a immigrati.
Faranno eccezione i servizi alle persone.
I creativi “lavoreranno” 24 ore su 24 per tutta la vita
attiva e occuperanno la parte centrale del mercato, più
garantita e meglio retribuita.
Rispetto ad oggi gli addetti ai lavori esecutivi, sia materiali
che intellettuali, saranno meno numericamente, lavoreranno
per meno ore e con meno garanzie.
Aumenterà il numero dei Neet ("Not engaged in Education,
Employment or Training"), avranno accesso al consumo ma
non alla produzione.
© Domenico De Masi
Per evitare l’ulteriore caduta del saggio
di profitto, l’ulteriore distanza tra ricchi e
poveri e i conflitti che ne deriverebbero,
occorre ridistribuire equamente:
la ricchezza,
il lavoro,
il sapere,
il potere,
le opportunità
le tutele.
© Domenico De Masi
Le imprese dovranno differenziare l’organizzazione dei lavori creativi
(che dipendono soprattutto dalla motivazione) dall’organizzazione dei
lavori esecutivi (che dipendono soprattutto dal controllo).
La possibilità di mettersi in contatto ovunque e con chiunque eliminerà
i confini fisici delle organizzazioni.
Gli addetti ad attività creative si esprimeranno
senza un orario preciso
senza una sede fissa
senza un anno fisso di pensionamento
attraverso un’attività che possiamo chiamare “ozio creativo”in cui lavoro, studio e gioco
si confondono tra loro
si destrutturano nel tempo e nello spazio
si femminilizzano
si organizzano per obiettivi
dipendono dalla motivazione.
Per evitare l’ulteriore caduta del saggio di profitto,
l’ulteriore distanza tra ricchi e poveri e i conflitti che
ne deriverebbero, occorre ridistribuire equamente:
la ricchezza,
il lavoro,
il sapere,
il potere,
le opportunità
le tutele.
© Domenico De Masi
“È nel mutamento che le cose si riposano”
Eraclito