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S e è vero che la bellezza salverà il mondo, anche l’arte può fare tanto. Lo testimonia Julian Do- sti, uno dei quattro detenuti di Bolla- te, che ha avuto il privilegio di fare la guida volontaria del Touring Club Ita- liano (Tci) a Milano. “Ho potuto co- noscere un mondo diverso da quel- lo cui ero abituato - ammette -. A contatto con la bellezza, la cultura, le persone”. Il progetto è stato rea- lizzato dall’associazione DentroFuo- ri Ars e dal Tci. Due volte al mese i quattro hanno accolto i visitatori nel- la chiesa di San Fedele, nel cuore della città, e nella Casa Museo Bo- schi Di Stefano. Le nuove guide hanno prima fre- quentato un corso di formazione e poi sono state affiancate sul campo dai volontari del Touring. L’esperi- mento è riuscito ed è stato molto ap- prezzato anche da Filippo Del Cor- no, assessore alla Cultura di Milano che ha detto: “Il diritto alla cittadi- nanza si esprime anche nella tutela del patrimonio artistico della città”. Ora il desiderio è di coinvolgere anche i detenuti di Opera e magari esportare il progetto nelle carceri di ogni regione, perché “ci sono molti detenuti che vogliono riscattarsi e noi dobbiamo dare loro questa op- portunità”, assicura Patrizia Rosset- ti, presidente dell’associazione. L’arte, come la cultura, è per tutti, e se può diventare la strada per il ri- scatto, anche di un solo detenuto, perché non offrirla? Il bello nutre l’a- nima e la vita, veicolando pensieri positivi e valori alti. Poterli cogliere fa bene al cuore dei visitatori e dei de- tenuti. Questo è certo. Luisa Bove Quando il riscatto passa dall’arte Made in carcere Laboratorio sartoriale di dieci donne detenute La curiosità Al Fuorisalone le “Stanze sospese” Dietro le sbarre Nuovi “spazi di parola” per chi vive un disagio In libreria “Diario di un condannato a morte” Per l’associazione Il calendario realizzato dai ragazzi delle medie 27 maggio Cena e musica live in via San Vittore n. 2/2018 • SOMMARIO il girasole news associazione onlus di volontariato per detenuti e familiari

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Se è vero che la bellezza salveràil mondo, anche l’arte può faretanto. Lo testimonia Julian Do-

sti, uno dei quattro detenuti di Bolla-te, che ha avuto il privilegio di fare laguida volontaria del Touring Club Ita-liano (Tci) a Milano. “Ho potuto co-noscere un mondo diverso da quel-lo cui ero abituato - ammette -. Acontatto con la bellezza, la cultura,le persone”. Il progetto è stato rea-lizzato dall’associazione DentroFuo-ri Ars e dal Tci. Due volte al mese iquattro hanno accolto i visitatori nel-la chiesa di San Fedele, nel cuoredella città, e nella Casa Museo Bo-schi Di Stefano.

Le nuove guide hanno prima fre-quentato un corso di formazione epoi sono state affiancate sul campodai volontari del Touring. L’esperi-mento è riuscito ed è stato molto ap-

prezzato anche da Filippo Del Cor-no, assessore alla Cultura di Milanoche ha detto: “Il diritto alla cittadi-nanza si esprime anche nella tuteladel patrimonio artistico della città”.

Ora il desiderio è di coinvolgereanche i detenuti di Opera e magariesportare il progetto nelle carceri diogni regione, perché “ci sono moltidetenuti che vogliono riscattarsi enoi dobbiamo dare loro questa op-portunità”, assicura Patrizia Rosset-ti, presidente dell’associazione.

L’arte, come la cultura, è per tutti,e se può diventare la strada per il ri-scatto, anche di un solo detenuto,perché non offrirla? Il bello nutre l’a-nima e la vita, veicolando pensieripositivi e valori alti. Poterli cogliere fabene al cuore dei visitatori e dei de-tenuti. Questo è certo.

LLuuiissaa BBoovvee

Quando il riscattopassa dall’arte

Made in carcere Laboratorio sartoriale di dieci donne detenute

La curiositàAl Fuorisalone le “Stanze sospese”

Dietro le sbarreNuovi “spazi di parola”per chi vive un disagio

In libreria“Diario di un condannatoa morte”

Per l’associazioneIl calendario realizzato dai ragazzi delle medie

27 maggioCena e musica live in via San Vittore

n. 2

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il girasolenewsassociazione onlus di volontariato per detenuti e familiari

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datrice di Made in Carcere - chenoi utilizziamo soprattutto per rea-lizzare cuscini, borse, portachiavi.Ora l’azienda ha anche acconsen-tito alla nostra richiesta e ci ha do-nato un divano e due poltrone chehanno contribuito a dare vita allanostra maison”.

Una maison, quindi non solo luo-go di lavoro, ma anche di ricostru-zione della propria vita. “Le donneche vivono questi spazi, pur all’in-terno del carcere, hanno così lasensazione di trovarsi in ufficio, otra le mura di una casa, l’idea di po-ter vivere nella bellezza e nell’ele-ganza anche in un contesto di disa-gio, privo di queste possibilità - ag-giunge Delle Donne -. Questo lavo-ro diventa occasione di crescitapersonale e professionale. Le don-ne svolgono anche momenti di for-mazione con il computer e con lalingua inglese”.

È tuttora in corso un progetto perrealizzare un laboratorio sartorialeanche all’interno del carcere di Ma-tera. Il marchio Made in carcere hadato già vita anche a un biscottificioche coinvolge i ragazzi detenuti ne-gli istituti penitenziari minorili di Barie Nisida. Un progetto di vita concre-ta, con risultati e oggetti tangibili di-stribuiti attraverso temporary storein tutta Italia e tramite e-commerce.Info: www.madeincarcere.it. ((ssmm))

AL FUORISALONELE “STANZE SOSPESE”

Dopo la libertà e gli affetti, quelche manca di più a ogni dete-nuto è lo spazio. In cella non c’èspazio. Uomini, arredi e oggettidi vita quotidiana devonostringersi in pochi metri qua-drati. E allora la grata della fi-nestra diventa la dispensa deicibi che, almeno in inverno,possono stare al freddo. Datoche gli armadietti sono ridottial minimo, ogni altro arredo(come per esempio la rete delletto) diventa un punto a cuiagganciare qualcosa. Un grup-po di architetti e designer, insie-me ad alcuni detenuti del car-cere di Bollate, ha provato a im-maginare una cella diversa.Stessi metri quadrati, ma conarredi diversi, più funzionali. Ènato così il progetto “Forniture-forAll!”, esposto alla mostra“Stanze sospese” nell’ambito delFuorisalone.Designer e detenuti hanno la-vorato insieme per sei mesi e so-no arrivati a progettare unacella in cui il letto a castello ri-serva preziosi angoli per ilguardaroba, alle pareti ci sono“barre multiuso” che possonotrasformarsi in mensole, ap-pendi abiti o possono sostenereanche un tavolino smontabile ele sedie. Il tutto in plastica durariciclata.Gli arredi prototipati per lamostra “Stanze sospese” ver-ranno montati nel carcere diBollate per essere testati e mo-dificati con l’intento arrivarea produrli in serie. (dp)

I l laboratorio sartoriale attivo dal2008 all’interno della casa cir-condariale di Borgo San Nicola,

a Lecce, è diventato una “maison”:grazie al divano e a due poltronedonati dal divanificio di Matera Ca-lia Italia, infatti, lo spazio disponibi-le all’interno del carcere non ospitapiù solo l’area addetta al lavoro sar-toriale, ma anche una stanza adibi-ta a soggiorno con la televisione,una con i libri, e elementi che fannoarredo e scaldano l’ambiente, co-me piante e quadri. È solo l’ultimorisultato della sfida che porta avan-ti il marchio “Made in carcere”, na-to proprio da questo laboratoriograzie alla cooperativa sociale sen-za scopo di lucro Officina Creativa,già presente in carcere.

Nel laboratorio sartoriale ungruppo di dieci donne detenute la-vora quindi da anni nella logica delfare impresa, pensa e confezionaprodotti ecosolidali, secondo la fi-losofia della “seconda chance”. Iprodotti che escono dal laborato-rio, infatti, sono “etici” e rispettosidell’ambiente, frutto del riuso dimateriali di scarto che prendononuova vita, campionari offerte daaziende sensibili, stock di rimanen-ze di magazzino. E le donne dete-nute, che lavorano, imparano unmestiere, acquisiscono competen-ze e consapevolezza nella logica dicostruire anche loro una nuova vitae un nuovo futuro una volta fuoridal carcere.

I prodotti realizzati nel laborato-rio sartoriale - attivo non solo aLecce, ma anche nella casa di re-clusione femminile di Trani - sonopensati per accompagnare tutti imomenti della vita, dai gadget eti-ci personalizzabili per eventi e con-vegni agli accessori fashion comeborse e trousse, a quelli per la ca-sa, lavoro, viaggi o tempo libero,shopper bag e braccialetti. “Sonocirca due anni che l’azienda di Ma-tera Calia ci dona gli scarti della la-vorazione, tessuto, tappezzeria opelle - spiega Luciana Delle Don-ne, imprenditrice instancabile, fon-

LA CURIOSITÀ Laboratorio sartoriale di dieci donne detenute

Prodotti made in carceree uno spazio elegante

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le di ciascuno, sapendo con certez-za di essere accolti. Soltanto così ri-mettiamo al centro tutti i percorsiche partono dalla valorizzazionedei significati più profondi della per-sona”.

“In carcere, per esempio, la ripa-razione attraverso il delicato ruolodei mediatori penali è la scommes-sa del futuro. La persona deve es-sere accompagnata per il suo rein-serimento sociale, accrescendo illavoro sulla sua responsabilità ri-spetto al fatto commesso. La penanon esaurisce il problema del reato.Questo ha rotto degli equilibri percui c’è una dimensione relazionale

che va riscoperta. I mediatori pena-li sono purtroppo ancora pochi e si-curamente il loro incremento po-trebbe dare una svolta significativaa livello sociale. Il tempo della penanon è un tempo di attesa di usciredal carcere, ma un tempo utile perriflettere sul danno fatto agli altri, peracquistare una capacità pro-attivadella propria vita”.

“L’esperienza della riparazione -aggiunge Anna Ponente, direttricedel centro diaconale valdese La No-ce - ha enormi potenzialità poichésvincola l’individuo dal senso deldanno irreparabile, dando speranzaalle generazioni successive”. ((sseett))

Il diritto di parlare e di ascoltare anche dietro le sbarre

Nuovi “spazi di parola”per chi vive un disagio

La giustizia riparativa espressanella sua capacità di rimettere alcentro la persona nel suo biso-

gno di parola e di ascolto in una re-lazione autentica. A partire da que-sto assunto si è svolto nella chiesadi San Mattia ai Crociferi a Palermo ilconvegno su “vittime e comunità ri-paratoria” promosso dall’associa-zione Spondè. L’incontro segna an-che una tappa importante dell’avviodel progetto “Kintsugi: tra rottura eintegrità”, finalizzato a migliorare lacondizione e la vita di persone instato di disagio sociale. Ad introdur-re il tema con la sua lezione magi-strale è stato Tim Chapman, presi-dente dell’Europeen Forum on Re-storative Justice della facoltà discienze sociali di Belfast.

“Siamo solo all’inizio di una stra-da che porta benefici alla persona ea tutta la comunità, ma i mediatorisono ancora pochi. La giustizia ri-parativa, essendo un paradigmache riguarda tutte le dimensioni delconflitto - sottolinea Maria Pia Giuf-frida, presidente dell’associazioneSpondè - tende a ricucire i rapportirotti. Si può declinare sia a livello disingole persone che di comunità.Oggi il punto fondamentale da cuipartire è quello di creare maggiorispazi di parola. La gente ha biso-gno di parlare senza ricevere un’at-tenzione soltanto burocratica e for-male. Una volta un detenuto mi dis-se che con la giustizia riparativaaveva scoperto non soltanto il dirit-to di parlare, ma anche quello di es-sere ascoltato. Occorre quindi fa-vorire degli spazi di comunicazionein cui si può dire quello che si sen-te nella verità storica ed emoziona-

PRESTO IN LIBRERIA DIARIO DI UN CONDANNATO A MORTE

“Diario di un condannato a morte” di Alessandro Piana (editore Bookabook), sa-rà in libreria nel mese di maggio. Il volume racconta gli ultimi otto anni di vitadi William Van Poyck, detenuto nel braccio della morte della Florida, tra il 17aprile 2005 e il 12 giugno 2013, giorno della sua esecuzione per iniezione letale.Il libro, partendo dalle lettere che William ha inviato alla sorella Lisa, mette anudo tanti episodi di vita nel braccio della morte, portando alla luce maltrat-tamenti, condizioni estreme, privazioni di diritti e abusi di potere difficilmenteimmaginabili in un mondo “libero”. Le considerazioni di William non sono maibanali e ci conducono in un mondo parallelo e nascosto dove i detenuti, alleprese con la costante paura di morire, sono costretti a trovare un senso alla lorovita “a tempo determinato”. Questo libro è stato scelto dagli editor e dai tanti let-tori che lo hanno sostenuto attraverso una campagna di crowdfunding.Il “Diario” è una storia vera e rappresenta per il giovane autore il suo esordio let-terario.

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normale, può comunicare affetto eamore a chi sta vivendo un momen-to di difficoltà.

“È bello pensare che nel tuo pic-colo puoi fare qualcosa per aiutaregli altri: ti senti utile, a volte indispen-sabile, questo aiuta molto” e... non

Tempo fa ci ha contattato suor Cin-zia che insegna alla scuola secon-daria di primo grado alle Marcellinecon l’idea di fare qualcosa con i suoiragazzi a favore della nostra asso-ciazione. Detto fatto: 22 ragazzi aturno hanno realizzato un calendarioa muro con grandi cartelloni.

Un piccolo gruppetto di ragazzi,tanta voglia di stare insieme inun clima di allegria, serenità e

condivisione con il desiderio grandedi donare un po’ di tempo per qual-cosa di bello: ecco chi siamo! Ab-biamo scoperto che tutti possonofare tutto, nessuno escluso!

Abbiamo conosciuto altri ragazzi,altre realtà e abbiamo collaboratotra noi per trasformare semplici foglidi carta in calendari fantastici e ori-ginali: calendari, nulla di che, eppu-re qualcosa che per noi può essere

capita spesso. Siamo felici di averaiutato, di aver fatto qualcosa perqualcuno. È stata una “esperienzadi vita” e tutto quello che possiamodire è “Grazie! Grazie per averci da-to questa opportunità”.

ssuuoorr CCiinnzziiaa

Basta la tua firma nella dichiarazione dei redditi per sostenere i nostri progetti

C.F. 97451670158“Associazione il Girasole onlus”

Anche attraverso c/c postale n. 87223442o bonifico sul c/c bancario di Banca Prossima

IT36Q0335901600100000149662

AIUTACI CON IL 5XMILLE

Al lavoro suor Cinzia con 22 alunni delle medie che frequentano le Marcelline

I ragazzi della scuola hanno realizzato un calendario per la nostra associazione

il girasolenewsassociazione onlus di volontariato per detenuti e familiari

Direttore responsabile: Luisa BoveEditore: Ass. “Il Girasole” Onlus, MilanoStampa: Pixartprinting Spa, Quarto d’Altino (Ve)Registrazione Tribunale di Milano n. 3 del 3/1/2008

Via degli Olivetani 3 20123 Milano

tel. 02.48199373 [email protected]

Torna la terza edizione della “Ce-nainsieme49”, questa volta all’aper-to. Sarà domenica 27 maggio alle19 nel giardino interno di via SanVittore 49. La cena, a cura di AnaMaria Dias Bernardo di origineportoghese, prevede un ricco menùdi antipasti (baccalà mantecato,crocchette di lenticchie, peperoni inagrodolce, buffet di torte salate),primi piatti (risotto al gorgonzola,pasta con zucchine e mandorle, risobicolore con piselli e pancetta), se-condi (baccalà con patate e cime di

rapa, spezzatino di maiale con pa-tate e vongole, cosce di pollo al for-no con paprika portoghese, insalatamista), dolci (pastel de nata, buffet

di torte, frutta fresca). Prima e dopocena musica live del “Duo in-canto”con Laura Gessner (voce e chitarra)e Francesco Marcheselli (voce e chi-tarra). Donazione a partire da 30euro (15 euro i bambini fino a 12anni).La serata andrà a sostegno dei pro-getti sociali dell’associazione “Il Gi-rasole” Onlus e della route in TerraSanta degli scout del Gruppo Mila-no 34. Prenotazione obbligatoriaindicando il numero dei commen-sali: [email protected]

DOMENICA 27 MAGGIO ALLE 19 CENA E MUSICA LIVE