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EPIFANIA Il vocabolo Epi- Epifania significa "manifestazione", infatti il giorno 6 gennaio la tradi- zione cristiana celebra il primo manifestarsi dell’umanità e divinità di Gesù Cri- sto ai Re Magi. Pagina 2 Le Notizie: Epifania I° anniversario de Il Giornalino dell’Oratorio Il Battesimo di Gesù Festa di San Sebastiano Giornata della Memoria Gennaio Mese della Pace Inizio del Carnevale I santi del mese I compleanni del mese I campolattaresi che ci hanno lasciato MESE GENNAIO ANNO 2 NUMERO 10 PARROCCHIA DEL SS. SALVATORE 82020 — CAMPOLATTARO — (BN) A cura dei Ragazzi dell’Oratorio Parrocchiale “San Giovanni Bosco” di Campolattaro Il giornalino Il giornalino Il giornalino Il giornalino dell’Oratorio dell’Oratorio dell’Oratorio dell’Oratorio BATTESIMO DI GESU’ Il Battesimo di Gesù fu ricevuto da parte di Giovanni Battista, l’ultimo dei Profeti del Vecchio Testa- mento. Pagina 3 FESTA DI SAN SEBASTIANO Nacque verso la secon- da metà del ‘200 d.C, da illustre famiglia. La ma- dre lo educò preparan- dolo all’imitazione di Gesù. Pagina3 e 4 GIORNATA DELLA MEMORIA Il Giorno della Memoria, che il 27 gennaio del 2011 celebriamo per l’undicesima volta, è una ricorrenza istituita per non dimenticare la Sho- ah e le altre vittime dei crimini nazisti, monito affinchè quanto avvenuto non si ripeta mai più, per nessun popolo, in nessun tempo e in nessun luo- go. Pagina 5 I° ANNIVERSARIO DE Il giornalino dell’Oratorio Il giornalino dell’Oratorio Il giornalino dell’Oratorio Il giornalino dell’Oratorio È trascorso un an- no dall’uscita del primo numero del giornalino dell’Oratorio e sembra davvero impossibile che ab- bia fatto tanta strada. Perché? Pagina 6 MESE DELLA PACE Giornata della Pace, prosegue il di- scorso sulla povertà e invita l’uomo a “combattere la povertà per co- struire la pace”. Pagina 7

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EPIFANIA Il vocabolo Epi-Epifania significa "manifestazione", infatti il giorno 6 gennaio la tradi-zione cristiana celebra il primo m a n i f e s t a r s i dell’umanità e divinità di Gesù Cri-sto ai Re Magi. Pagina 2

Le Notizie:

• Epifania

• I° anniversario de

Il Giornalino dell’Oratorio

• Il Battesimo di Gesù

• Festa di San Sebastiano

• Giornata della Memoria

• Gennaio Mese della Pace

• Inizio del Carnevale

• I santi del mese

• I compleanni del mese

• I campolattaresi che ci hanno lasciato

MESE GENNAIO

ANNO 2 NUMERO 10

PARROCCHIA DEL SS. SALVATORE

82020 — CAMPOLATTARO — (BN)

A cura dei Ragazzi

dell’Oratorio Parrocchiale

“San Giovanni Bosco” di Campolattaro

Il giornalino Il giornalino Il giornalino Il giornalino

dell’Oratoriodell’Oratoriodell’Oratoriodell’Oratorio

BATTESIMO DI GESU’ Il Battesimo di Gesù fu ricevuto da parte di Giovanni Battista, l’ultimo dei Profeti del Vecchio Testa-mento. Pagina 3

FESTA DI

SAN SEBASTIANO Nacque verso la secon-da metà del ‘200 d.C, da illustre famiglia. La ma-dre lo educò preparan-dolo all’imitazione di Gesù. Pagina3 e 4

GIORNATA DELLA MEMORIA Il Giorno della Memoria, che il 27 gennaio del 2011 celebriamo per l’undicesima volta, è una ricorrenza istituita per non dimenticare la Sho-ah e le altre vittime dei crimini nazisti, monito affinchè quanto avvenuto non si ripeta mai più, per nessun popolo, in nessun tempo e in nessun luo-go. Pagina 5

I° ANNIVERSARIO DE

Il giornalino dell’OratorioIl giornalino dell’OratorioIl giornalino dell’OratorioIl giornalino dell’Oratorio È trascorso un an-no dall’uscita del primo numero del g i o r n a l i n o dell’Oratorio e sembra davvero impossibile che ab-bia fatto tanta strada. Perché? Pagina 6 MESE DELLA PACE

Giornata della Pace, prosegue il di-scorso sulla povertà e invita l’uomo a “combattere la povertà per co-struire la pace”. Pagina 7

Il vocabolo Epifania deriva dal greco Eptfaneia e significa "manifestazione", infatti il giorno 6 gen-naio e cioè 12 giorni dopo il Natale, la tradizione cristiana celebra il primo manifestarsi dell’umanità e divinità di Gesù Cristo ai Re Magi. Dei Re Magi si parla nei vangeli e ad essi, autore-voli esponenti di un popolo completamente estra-neo al mondo ebraico, furono attribuiti i nomi Melchiorre (rappresentante della stirpe semiti-ca), Gaspare (rappresentante della stirpe camiti-ca) e Baldassarre (rappresentante della stirpe giapetica). I tre sovrani, tutt’ora considerati patroni e pro-tettori dei viaggiatori e una volta anche dei mer-canti e dei cavalieri, furono guidati in Giudea, fi-no alla grotta di Betlemme, da una stella che bril-lava più di tutte le altre: la Stella Cometa. Una volta giunti a destinazione i Tre Re Magi a-dorarono il Bambin Gesù, riconosciuto come Re dei Giudei e gli lasciarono tre importanti doni-simbolo: oro, in omaggio alla sua regalità, incenso, in omaggio alla sua divinità e mirra a significato della sua futura sofferenza redentrice. Secondo una vecchia leggenda popolare, i Re Magi inizial-mente non riuscendo a trovare la strada per Bet-lemme, lungo il cammino chiesero informazioni ad una piccola vecchietta e la esortarono ad andare con loro e portare dei doni al Bambin Gesù. Malgrado le loro insistenze la vecchia non li volle seguire, poi pentitasi riempì un cesto, con dolci di ogni tipo e uscì di casa in cerca dei tre sovrani. Non riuscendo a raggiungerli, lungo tutto il per-

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EPIFANIA

Articolo di Adele Zacchino

corso si fermò ad ogni casa, donando dolci a tutti i bambini, nella speranza che uno di loro fosse il piccolo Re dei Giudei. Da qui allora è nata la figu-ra della befana cara soprattutto ai più piccoli. Il suo nome è dovuto ad una pronuncia scorretta del vocabolo Epifania e la sua figura è costituita da una vecchietta, brutta e rugosa, con naso a-quilino da strega e con i vestiti vecchi e rattop-pati, che la notte tra il 5 e il 6 gennaio, volando nel cielo a cavallo di una scopa, distribuisce dolci e caramelle ai bambini buoni, mentre a quelli cat-

tivi lascia carbone e cipolle rosse. La sera del 5 gennaio, puntualmente, ogni bambino, ansioso di conoscere il verdetto riguardo il proprio compor-tamento, appende al camino grosse calze colora-te, nella speranza di trovarvi il giorno dopo, lec-cornie di ogni tipo. Tipiche sono le monete di cioccolato ricoperte di carta dorata e il carbone di zucchero che piace anche ai bambini buoni. Da allora il suo spirito, ogni anno in quella data, vola in cielo e porta doni ai più piccoli, per farsi perdonare di non essere riuscita a salutare la na-scita di Gesù.

Il giornalino dell’Oratorio Pagina 3

Il Battesimo di Gesù fu ricevuto da parte di Gio-vanni Battista, così come raccontato nel Vangelo secondo Marco (1,9-11), nel Vangelo secondo Mat-teo (3,13-17) e nel Vangelo secondo Luca (3,21-22). Nell’anno XV del regno di Tiberio (cioè tra il 27 e il 29 d.C.), Giovanni Battista il Precursore, l’ultimo dei Profeti del Vecchio Testamento, giunse nel deserto meridionale di Giuda nei pressi del Mar Morto, dove confluisce il fiume Giordano, a predicare l’avvento del Regno di Dio esortando alla conversione e amministrando un battesimo di pentimento per il perdono dei pec-cati. Nel Vangelo secondo Marco e Matteo Gesù si reca da Nazaret (in Galilea) sulle rive del Giordano, dove viene bat-tezzato da Giovanni Battista. Uscendo dall'acqua, vede i cieli aprirsi e lo Spiri-to scendere su di lui come una colomba, mentre si ode una "voce dal cielo" che dice «Tu sei il Figlio mio prediletto, in te mi sono compiaciuto». Anche nel Vangelo secondo Matteo Gesù va dalla Galilea alle rive del Giordano per farsi battezza-re da Giovanni; in questo vangelo, però, si narra anche di come Giovanni Battista cerchi di impe-dirglielo dicendogli «Io ho bisogno di essere bat-tezzato da te e tu vieni da me?», ma Gesù lo con- Articolo di Aurora Mella e Noemi Rosato

BATTESIMO DI GESU’

vince rispondendogli «Lascia fare per ora, poiché conviene che così adempiamo ogni giustizia». Nel Vangelo secondo Giovanni non si parla, invece, di battesimo ma solo di discesa dello Spirito sot-

to forma di colomba su Gesù che venne riconosciuto come figlio di Dio. La festa del Battesimo di Gesù è da sempre l’occasione più propi-zia per riflettere sul Battesimo dei cristiani. I Padri della Chiesa dicevano che Gesù scendendo nelle acque del Giordano, ha idealmente santificato le acque di tutti i Bat-tisteri. Gesù stesso nel Vangelo di s. Marco (16,16) dice: “Chi crederà e sarà battezzato, sarà salvo, ma chi non crederà sarà condannato”. La Chiesa cattolica festeggia la

festa del battesimo di Gesù la domenica dopo l'Epifania del Signore. Anticamente la festa del Battesimo del Signore era celebrata il giorno dell'ottava dell'Epifania (13 gennaio), ma succes-sivamente prevalse il ricordo dell'Epifania: nella forma extra-ordinaria del rito romano pertanto non è prevista una festa del Battesimo del Signo-re, ma si legge il Vangelo del Battesimo del Si-gnore nel giorno dell'ottava dell'Epifania. La Festa del Battesimo di Gesù conclude il perio-do natalizio dell'anno liturgico..

SAN SEBASTIANO

Per quell’eroismo con cui sopportaste il dolor delle frecce che tutto Impiagarono il vostro corpo, e mantenuto miracolosamente in vita,

indi staccato dal patibolo dalla pia vedova Irene, rimproveraste della sua ingiustizia e della sua empietà il barbaro Diocleziano, impetrate

ancora per noi tutti, o glorioso Martire Sebastiano, di sostenere sempre con la gioia le malattie, le persecuzioni, e tutte quante le

avversità di questa misera vita, onde partecipare un qualche giorno alla vostra gloria nel Cielo, dopo di aver partecipato ai vostri

patimenti sopra la terra.

Il giornalino dell’Oratorio Pagina 4

Il nome Sebastiano deriva dal greco e significa “venerabile”, appellativo che gli stessi greci ave-vano dato all’imperatore Augusto per indicare un senso di grandezza e di rispetto. Nacque a Narbona, città della Francia meridionale, verso la seconda metà del ‘200 d.C, da illustre famiglia. La madre lo educò preparandolo all’imitazione di Gesù Crocifisso. Parte per Roma per assistere i cri-stiani e proteggerli mentre era in corso una violenta persecuzione con-tro di essi. Sebastiano per molto tem-po guidò la conquista missionaria dei cristiani e si arruolò nell’esercito im-periale per poter dedicarsi più facil-mente al suo apostolato di fede. Pur essendo ancora giovane raggiunse i massimi gradi della gerarchia milita-re, permettendogli di occupare il po-sto di comandante della Corte della prima legio-ne sotto l’impero di Diocleziano e Massimiano che lo stimarono, lo amarono senza nutrire alcun so-spetto sulla sua appartenenza alla fede cristiana. Quando Diocleziano, che nutriva un profondo odio a Cristo scoprì che Sebastiano era cristiano lo condannò a morte.

FESTA DI SAN SEBASTIANO

Articolo di Chiara Nardone e Marilina D’Addona

Condotto nel boschetto sacro ad Adone, sul Pala-tino e legato ad un tronco d’albero, Sebastiano diviene bersaglio di frecce.

L’iconografia cristiana e la tradizione popolare di ogni tempo rappresentano San Sebastiano giovanissimo e trafit-to da poche frecce: nelle braccia, nel petto, alle gambe come se gli esecu-tori, i suoi stessi soldati che lo ama-vano, avessero tentato di risparmiar-lo, mentre gli “Atti” della sua passione confermano che fu trafitto da tanti dardi da poter essere paragonato ad un riccio. Dopo questo martirio fu abbandonato perché i carnefici lo credevano mor-to, ma non lo era, e fu amorevolmente curato e riuscì a guarire. Così Sebastiano si recò da Dioclezia-no dicendogli di pentirsi per tutto il

male fatto ai cristiani, per questo motivo l’imperatore ordina di fustigarlo e annegarlo. Era il 20 gennaio dell’anno 304 d.C.. Spesso, in passato, veniva invocato come protet-tore contro la peste. Attualmente, in Italia, è il santo patrono della polizia municipale.

Foto di Fabrizio Palladino

Articolo di Chiara Nardone e Fabrizio Palladino

In passato, nei giorni antecedenti e il giorno della festa del Santo Patrono, nella piazza del paese si allestivano degli spazi dove venivano fritte e con-sumate le Zeppole di San Sebastiano . Quest’anno per la festa di San Sebastiano Marti-re, un gruppo di persone di Campolattaro, con un po’ di volontà e con tanta voglia di fare, si è orga-

nizzato per riproporre e far scoprire questa vecchia tradizione che è andata persa negli anni. Infatti il nostro parroco ha celebrato il Triduo al Santo nei giorni 17—18 — 19 gen-naio, mentre il 20 ha cele-brato la Santa Messa alle ore 17:30, dopo di che la statua del Santo è stata

portata per le strade del pa-ese in processione, accompa-gnata da preghiere, dalla banda musicale e seguita an-che da uno spettacolo piro-tecnico. Alla fine della celebrazione nella piazzetta che fiancheg-gia la parrocchia si erano al-lestiti dei gazebi per degu-stare le famose Zeppole si San Sebastiano, però il tem-po non è stato a favore quindi si è spostato tutto nell’ex edificio scolastico sito in via palazzo. Oltre alla festa religiosa si è unito il piacere di trascorrere una serata insieme a tutta la comuni-tà, riscoprendo tradizioni e fede.

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GIORNATA DELLA MEMORIA

I SANTI DEL MESE

Il Giorno della Memoria, che il 27 gennaio del 2011 celebria-mo per l’undicesima volta, è una ricorrenza istituita per non dimenticare la Shoah e le altre vittime dei crimini nazi-sti, monito a finché quanto avvenuto non si ripeta mai più, per nessun popolo, in nessun tempo e in nessun luogo. Il 27 gennaio del 1945 furono aperti i cancelli di Auschwitz, il campo di concentramento e di sterminio costruito dai nazi-sti nella Polonia occupata, dove persero la vita oltre un milio-ne di ebrei, tra cui molte migliaia di ebrei italiani. La scelta della data ricorda quando le truppe sovietiche dell'Armata Rossa, nel corso dell'offensiva in direzione di Berlino, arrivarono presso la città polacca di Oświęcim (Auschwitz nome tedesco), scoprendo il suo tristemente fa-moso campo di concentramento e liberandone i pochi super-stiti. Questa scoperta e le testimonianze dei sopravvissuti rivelarono compiutamente per la prima volta al mondo l'orro-re del genocidio nazista. La memoria è uno strumento per fare meglio. Si ricorda per non dimenticare, per conoscere fin dove può arrivare il male e per far sì che gli errori del passato non si ripetano nel presente e nel futuro.

Se comprendere è impossibile, conoscere è necessario" “Erano ricchi e poveri, uomini e donne, sani e malati.

C’erano bambini fra noi, molti, e c’erano vecchi alle soglie della morte, ma tutti siamo stati caricati come merci sui vagoni, e la nostra sorte, a sorte di chi varcava i cancelli di Auschwitz,

è stata la stessa per tutti” Primo Levi

Son morto ch'ero bambino: son morto con altri cento, passato per il camino, e adesso sono nel vento.

Ad Auschwitz c'era la neve: il fumo saliva lento

nel freddo giorno d'inverno e adesso sono nel vento.

Ad Auschwitz tante persone, ma un solo grande silenzio; è strano: non riesco ancora a sorridere qui nel vento. Io chiedo come può l'uomo uccidere un suo fratello, eppure siamo a milioni in polvere qui nel vento. Ancora tuona il cannone, ancora non è contento

di sangue la belva umana, e ancora ci porta il vento. Io chiedo quando sarà

che l'uomo potrà imparare a vivere senza ammazzare,

e il vento si poserà Canzone di Guccini — Nomadi

Articolo di Alessandra Rubbo

Antonio nacque a Coma in Egitto intorno al 251, figlio di agiati agricoltori cristiani. Rimasto or-fano prima dei vent'anni, con un patrimonio da amministrare e una sorella minore cui badare, sentì ben presto di dover seguire l'esortazione evangelica. Così distribuiti i beni ai poveri e af-fidata la sorella ad una comunità femminile, se-guì la vita solitaria vivendo in preghiera, pover-tà e castità. Si racconta che ebbe una visione in cui un eremita come lui riempiva la giornata di

videndo il tempo tra preghiera e l'intreccio di una corda. Da questo dedusse che, oltre alla pre-ghiera, ci si doveva dedicare a un'attività con-creta. Così i frutti del suo lavoro servivano per procurarsi il cibo e per fare carità. In questi pri-mi anni fu molto tormentato da tentazioni fortis-sime. Consultando altri eremiti venne esortato a perseverare e di staccarsi ancora di più dal mon-do. Allora, coperto da un rude panno, si chiuse in una tomba scavata nella rocca nei pressi del vil-

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operando, secondo tradizione, "guarigioni" e "liberazioni dal demonio". Anche Ilarione visitò nel 307 Antonio, per avere

consigli su come fondare una comunità monastica a Gaza, in Palestina, dove venne costruito il primo monastero della cristianità. Nel 311, durante la persecuzione dell'Imperatore Massi-mino Daia, Antonio tornò ad Alessan-dria per sostenere e confortare i cri-stiani perseguitati. Tornata la pace visse i suoi ultimi anni nel deserto della Tebaide dove pre-

gando e coltivando un piccolo orto per il proprio sostentamento, morì, ultracentenario, il 17 gen-naio 357. Venne sepolto dai suoi discepoli in un luogo segreto.

Articolo di Fabrizio Palladino

È trascorso un anno dall’uscita del primo numero del giornalino dell’Oratorio e sembra davvero im-possibile che abbia fatto tanta strada.

Perché? La proposta di iniziare la redazione del giornalino parrocchiale sembrò ai più, una strada quasi im-praticabile, irta di ostacoli insormontabili, resa percorribile solo grazie alla volontà di qualche irriducibile “sognatore” che ha creduto nelle po-tenzialità dei nostri giovani. Bisogna infatti com-prendere che ad essi occorre solo un po’ di aiuto affinché emerga tutta la loro ricchezza interio-re. Ricordo in proposito il famoso aforisma di E-raclito che sosteneva: “Educare non è riempire un secchio, ma accendere un fuoco”. Quindi, per

questo motivo, il primo compleanno del nostro giornalino rappresenta un traguardo notevole, da evidenziare e festeggiare, visto che era considerata una scommessa persa già in partenza. Ma ciò perché non si conoscevano le ca-pacità dei nostri ragazzi. Come un piccolo seme che,

se gettato nella buona terra, diventa una bella pianta con fiori e frutti graziosi e abbondanti,

aspettiamo che questa pianticella, “il nostro gior-nalino-opuscolo”, abbia il tempo di irrobustirsi e di crescere sempre più. Certo, perché ciò avvenga, la ricetta giusta compren-de una dose di impegno e una ugual misura di dedi-zione condita da un pizzi-co di passione per ciò che si fa. Ricordiamo i valori fonda-mentali che sono alla base del nostro giornalino e che caratterizzano l’oratorio, la Parrocchia, la comu-nità: il primo valore da tenere bene in mente è giunge-re a un elevato grado di civiltà, che significa so-prattutto solidarietà e aiuto del più debole; il secondo valore significa valorizzare la ricchez-za delle altre culture e le differenze di lingua, di fede, di colore della pelle e la libera circolazione delle idee, senza opporvi ostacoli; il terzo valore, infine, si identifica con il dialogo, il confronto, la trattativa come unici modi per risolvere i contrasti, facendo sì che qualsiasi ri-corso alla violenza venga bandito dal nostro cuo-re, dalla nostra famiglia, dal nostro paese.

I° ANNIVERSARIO DE Il giornalino dell’OratorioIl giornalino dell’OratorioIl giornalino dell’OratorioIl giornalino dell’Oratorio

laggio di Coma. In questo luogo sarebbe stato ag-gredito e percos so dal demonio; senza sensi ven-ne raccolto da persone che si recavano alla tomba per portagli del cibo e fu trasportato nella chiesa del villaggio, dove si rimi-se. In seguito Antonio si spostò verso il Mar Rosso sul monte Pispir dove esi-steva una fortezza romana abbando-nata, con una fonte di acqua. Era il 285 e rimase in questo luogo per 20 anni, nutrendosi solo con il pane che gli veniva calato due volte all'anno. In questo luogo egli proseguì la sua ricer-ca di totale purificazione, pur essendo aspramen-te tormentato dal demonio. Con il tempo molte persone vollero stare vicino a lui e, abbattute le mura del fortino, liberarono Antonio dal suo rifu-gio. Antonio allora si dedicò a lenire i sofferenti

Articolo di Antonietta Fusco

GENNAIO MESE DELLA PACE

Il giornalino dell’Oratorio Pagina 7

Com’è possibile che ancora oggi ci siano guerre? Perchè ancora tante vittime innocenti?

Perchè ancora tanti inutili spargimenti di sangue? É possibile ottenere la Pace?

Papa Giovanni Paolo II scrisse che per raggiunge-re la pace sono necessari verità e giustizia; Papa Benedetto XVI nel messaggio del 1 gennaio 2011, Giornata della Pace, prosegue il discorso ragio-nando sulla povertà e invita l’uomo a “combattere la povertà per costruire la pa-ce”. Una delle strade maestre per co-struire la pace è una globalizzazio-ne finalizzata agli interessi della grande famiglia umana. Per gover-nare la globalizzazione occorre pe-rò una forte solidarietà globale tra Paesi ricchi e Paesi poveri, nonché all’interno dei singoli Paesi, anche se ricchi. È necessario un « codice etico comune », le cui norme siano radicate nella legge naturale in-scritta dal Creatore nella coscien-za di ogni essere umano.

Ciascuno di noi non ha forse nell’intimo della coscienza l’appello a dare un con-

tributo al bene comune e alla pace sociale? La globalizzazione elimina certe barriere, ma ciò non significa che non ne possa costruire di nuove; avvicina i popoli, ma non crea condizioni per una vera comunione e un’autentica pace.

La marginalizzazione dei poveri del pianeta può trovare validi strumenti di riscatto nella globaliz-zazione solo se ogni uomo si sentirà personalmente ferito dalle ingiustizie esistenti nel mondo e dalle violazioni dei diritti umani. La Chiesa continuerà ad offrire il suo contributo affinché si giunga a

costruire un mondo più pacifico e solidale. Nell’attuale mondo globale è sempre più evidente che si co-struisce la pace solo se si assicura a tutti la possibilità di una crescita ragionevole: le distorsioni di siste-mi ingiusti, infatti, prima o poi, presentano il conto a tutti. Solo la stoltezza può quindi indurre a co-struire una casa dorata, ma con attorno il deserto o il degrado. La globalizzazione da sola è incapace di costruire la pace, anzi, crea di-visioni e conflitti. Essa rivela piut-tosto un obiettivo di profonda soli-darietà che miri al bene di ognuno

e di tutti. In questo senso, la globalizzazione va vista come un’occasione propizia per realizzare qualcosa di importante nella lotta alla povertà e per mettere a disposizione della giustizia e della pace risorse finora impensabili.

Articolo di Rosaria Barbieri e Irene Caiazza

IL CARNEVALE

Il carnevale è una festa che si cele-bra nei paesi di religione cristiana (soprattutto in quelli di tradizione cattolica). I fe-steggiamenti si

svolgono spesso in pubbliche parate in cui domi-nano elementi giocosi e fantasiosi: in particolare, l'elemento distintivo e caratterizzante del car-nevale è l'uso del mascheramento.

La parola carnevale deriva dal latino "carnem le-vare" ("eliminare la carne") poiché anticamente indicava il banchetto che si teneva l'ultimo gior-n od i car n eva l e (martedì grasso), subito prima del pe-riodo di astinenza e digiuno della Quare-s i m a . Nell'antica Roma i festeggiamenti in onore di

Il giornalino dell’Oratorio Pagina 8

REDAZIONE: Oratorio, via Chiesa Madre, 21

DIREZIONE: Don Antonello Gubernale

COMITATO DI REDAZIONE: E’ costituito da tutti coloro che fre-quentano l’Oratorio Parrocchiale “Don Bosco”; bambini, genitori e colla-boratori.

APERTURA ORATORIO: Sabato dalle ore 15:30 alle ore 17:30

Il giornalino dell’Oratorio

I COMPLEANNI DEL MESE Il primo gennaio 2011 hanno compiuto gli anni Cirnelli Simone e Lorenzo. Il 4 ha compiuto gli anni Schiavo Anna. L’11 ha compiuto gli anni Biondi Ilaria. Il 12 ha compiuto gli anni Barbieri Alessio. Il 14 hanno compiuto gli anni Di Mangano Fabio e il piccolo Paglia Elio. Il 16 hanno compiuto gli anni De Blasis Erika e Petriella Azzurra. Il 18 ha compiuto gli anni Nardone Antonio, Nicola. Il 22 ha compiuto gli anni Rubbo Alessandra. Il 24 hanno compiuto gli anni De Blasis Alessandro e Gigante Francesco. Il 26 ha compiuto gli anni Laudato Gabriella. Il 27 ha compiuto gli anni Gigante Marialibera.

Il giornalino dell’Oratorio

lo trovate tutte le prime domeniche del mese in chiesa,

in formato cartaceo, nella Santa Messa delle ore 11:00

e in formato .pdf sul portale di Campolattaro

www.campolattaro.eu

analoga notorietà, dal carnevale pugliese di Puti-gnano e da quello di Cento, nel ferrarese, gemel-lato anche con quello di Rio de Janeiro...

Per la Chiesa cattolica il Tempo di Car-nevale è detto anche Tempo di Settua-gesima e viene visto come un momento per riflettere e riconciliarsi con Dio. Ha inizio con la Domenica di Settuage-sima (la prima delle sette che precedo-no la Settimana Santa secondo il calen-dario Gregoriano); finisce il martedì

precedente il Mercoledì delle Ceneri che segna l'inizio della Quaresima. Il momento culminante si ha dal Giovedì grasso fino al martedì grasso, ulti-mo giorno di Carnevale. I principali eventi si con-centrano in genere tra i mesi di febbraio e mar-zo.

Bacco, detti Baccanali, si svolgevano lungo le strade della città e prevedevano già l'uso di ma-schere, tra fiumi di vino e manifestazioni danzan-ti. Presso i Greci, invece, era famosa la festa di Cerere e Proserpina che si svolgeva di notte, in cui giovani e vec-chi, nobili e plebei si univano nel ritmo dei festeggiamenti. Nel tardo Medioe-vo il travestimento si diffuse nei car-nevali delle città italiane. In quelle se-di il mascherarsi consentiva lo scambio di ruoli, il burlarsi di figure gerarchiche, il sati-reggiare vizi di persone o malcostumi con quelle stesse maschere, oggi note in tutto il mondo, che sono poi divenute simbolo di città e di debolezze umane. I Carnevali più famosi attualmente sono quelli di Viareggio, Verona e Venezia seguiti, con Articolo di Melania Barbieri e Adriano DeBlasis