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Ilfatto 6 il Giornale Giovedì 4 settembre 2008 Eleonora Barbieri La voce è flebile. Ma non perché sia abbacchia- ta: «Ho la bronchite» spiega Lucetta Scaraffia. Storica, membro del Comitato nazio- nale di bioetica, la donna che ha riaperto il dibattito sui trapianti con il suo com- mento sull’Osservatore ro- mano non si scompone di fronte alle critiche. «Ho so- lo segnalato un tema discus- so da medici e scienziati». Non si aspettava le polemi- che? «No, ho solo recensito due libri. Ho detto una cosa che esiste, solo che in Italia è po- co nota: c’è un dibattito, ani- mato da medici e scienziati, sulla definizione di morte cerebrale del rapporto di Harvard. Dopo quarant’an- ni mi sembra un ragiona- mento spontaneo: ci sono stati grandi progressi nello studio del cervello». Allora perché tanto rumo- re? «Evidentemente è un tabù terribile. L’ho scoperto ora». A quali ricerche scientifiche si riferi- sce? «C’è un dibattito aperto, libri che ne parlano. Ci sono stati due casi di donne, per le qua- li era stato dato il permesso di espiantare gli organi e, poi, si è scoperto che aspettavano un figlio; una ha avuto un aborto sponta- neo, l’altra ha partorito. Se una rimane incinta vuol di- re che non è proprio così ca- davere». Il suo è un commento da storica, da bioeticista? Da cattolica? «Il fatto che sia cattolica per- mea tutta la mia vita. Io so- no una storica interessata alla bioetica. E credo che la bioetica abbia bisogno della storia: perché i progressi de- gli ultimi anni non vengono presi in considerazione?». Quando introduce il concet- to di persona, non confon- de ambiti diversi? «Ci sono questioni che spet- tano agli scienziati, ma sul- le quali anche i profani pos- sono riflettere: se i medici non avessero scoperto la gravidanza, a quelle donne avrebbero espiantato gli or- gani. Quando parlo di perso- na, mi rivolgo al mondo cat- tolico: è un concetto che tie- ne legato tutto, l’intero. Ed è il motivo per cui la chiesa non considera morente Eluana: perché è persona anche il suo corpo, che è vi- vo». Il Vaticano ha preso le di- stanze dal suo articolo. «Il Vaticano ha detto una co- sa giustissima: la dottrina morale della chiesa non cambia. Però ci sono perso- ne d’accordo con me, anche in Vaticano e fra i medici cattolici». La sua posizione è piutto- sto forte. Da dove nasce? «Da storica mi sono occupa- ta a lungo di donne e religio- ne. Il passo dai temi del fem- minismo e dell’aborto alla bioetica è stato breve». Non si sente più realista del re? «La definizione di morte ce- rebrale non è un dogma. I cattolici pensano, hanno idee». Un commento di una don- na sull’Osservatore roma- no è già una rarità. Poi sca- tena anche un putiferio. Che ne dice? «Per fortuna le donne lai- che iniziano ad avere voce nella chiesa: è un segnale importante». Di solito è d’accordo col Va- ticano? «Di solito sì. Ho solo propo- sto questo articolo al diretto- re; lui l’ha trovato interes- sante e l’ha pubblicato». Ammetterà che si trova in minoranza. «Non so se sono così in mi- noranza... Lo sono rispetto alle voci che parlano, ma molti hanno paura di mette- re in discussione le regole sui trapianti. Anche perché è un problema delicato, è coinvolta gente che soffre. Ma non sono sola». Allora è contenta delle po- lemiche? «Avrei preferito una discus- sione più pacata. Certe rea- zioni forti sono state scate- nate semplicemente dal- l’aver toccato l’argomento. I sostenitori del rapporto di Harvard possono esporre le loro ragioni, ma di queste cose si deve parlare». Anche se pochi sono dalla sua parte? «Le minoranze possono cambiare il modo di pensa- re. La scienza non è demo- cratica». STEFANO LORENZETTO A me pare che il vero scandalo sia questo: c’è voluto un quo- tidiano straniero (L’Osserva- tore Romano), diretto da un docen- te universitario di filologia patristi- ca prestato al giornalismo (Giovan- ni Maria Vian), per porre con for- za l’interrogativo che da 40 anni viene censurato dagli organi d’in- formazione italiani: è giusto di- chiarare morta una persona in ba- se a una convenzione di legge che ha il solo scopo di favorire i tra- pianti d’organo? Perciò dobbiamo essere grati a Lucetta Scaraffia, componente del Comitato naziona- le di bioetica, che s’è assunta que- sta scomoda incombenza sulla pri- ma pagina del foglio vaticano e ora deve sopportare il peso delle critiche e degli insulti. Avrebbe po- tuto esprimere la sua posizione im- popolare dalle pagine del Corriere della Sera, al quale pure collabo- ra insieme col marito Ernesto Gal- li della Loggia. Non è un caso se ha deciso invece di affidarla al giorna- le del Papa. Questo Papa. Perché, come ha ricordato lei stessa nel- l’articolo, fu proprio l’allora cardi- nale Joseph Ratzinger, in una rela- zione sulle minacce alla vita uma- na tenuta durante il concistoro straordinario del 1991, a dire: «Più tardi, quelli che la malattia o un incidente faranno cadere in un coma “irreversibile”, saranno spesso messi a morte per risponde- re alle domande di trapianti d’or- gano o serviranno, anch’essi, alla sperimentazione medica». Il futu- ro pontefice li chiamò, in quell’oc- casione, «cadaveri caldi». Temo d’essere stato l’involonta- rio catalizzatore dell’articolo sul giornale della Santa Sede. Giusto una settimana fa ho partecipato con l’autrice e con il professor Edo- ardo Boncinelli a un dibattito di Cortina Incontra che verteva pro- prio su questo tema, Tra la vita e la morte. La professoressa Scaraf- fia ha parlato soprattutto del- l’aborto. Io mi sono permesso di scandalizzare l’attento uditorio ampezzano con alcune provoca- zioni sulla morte cerebrale. La consonanza d’opinioni, fra lei e me, alla fine m’è sembrata totale. Il padre di mio padre fu dichiara- to morto quando il suo cuore si fer- mò, l’alito non appannò più uno specchio, il corpo cominciò a per- dere tepore e a irrigidirsi. Ma nel 1968 la Harvard medical school concepì un nuovo criterio: si è morti quando muore il cervello. Del re- sto bisognava pur dare copertura giuridica a un chi- rurgo sudafrica- no, Christian Bar- nard, che qual- che mese prima aveva eseguito il primo trapianto di cuore. Purtrop- po tutti gli organi, a eccezione del- le cornee, hanno questo di brutto: per poter essere trapiantati vanno tolti dal corpo del «donatore» men- tre il cuore di questi batte, il san- gue circola, la pelle è rosea e cal- da, i reni secernono urina, un’eventuale gravidanza prose- gue, tanto da rendere necessaria la somministra- zione di farmaci curarizzanti per impedire spiace- voli reazioni quando il chirur- go affonda il bistu- ri. Vi paiono cada- veri, questi? Sì, assicurano i tra- piantisti. No, sta- bilisce una legge dello Stato: infat- ti «per cadavere si intende: “Il corpo umano rimasto privo del- le funzioni cardiorespiratoria e cerebrale”» (circolare del mini- stero della Sanità 24 giugno 1993, n. 24). Prima contraddi- zione. Chiesi al professor Vittorio Stau- dacher, pioniere della chirurgia, come mai ai parenti delle vittime venisse taciuto che il «cadavere» del loro caro tale non era, visto che la funzione cardiorespiratoria è conservata. Mi rispose (aveva or- mai 90 anni e non operava più): «Perché è terribile. Per non im- pressionare la gente. Sembrereb- be il saccheggio di un vivente». Col- limava con quanto dichiarato set- te anni prima dall’allora presiden- te dell’Associazione internaziona- le di bioetica, Peter Singer, asser- tore del principio per cui è da con- siderarsi persona solo chi è co- sciente: «La gente ha abbastanza buon senso da capire che i “morti cerebrali” non sono veramente morti. La morte cerebrale non è altro che una comoda finzione. Fu proposta e accettata perché rende- va possibile il procacciamento di organi». Molteplici studi convergono sul fatto che solo il 10 per cento delle L’ANALISI Tra scienza ed etica «Ho violato un tabù Ma in Vaticano molti pensano come me» Quel dubbio etico censurato da 40 anni VECCHIO CRITERIO MODALITÀ DI ACCERTAMENTO TRAPIANTI Si riapre il dibattito Nel ’75 la legge fissò a 12 ore il tempo d’osservazione prima dell’espianto, nel ’93 i tempi dimezzati a 6 ore VOLONTÀ INDIVIDUALE Vige il principio del silenzio-assenso, autorizza l’intervento salvo esplicita opposizione Il padre di mio padre fu dichiarato morto quando il suo cuore si fermò e il corpo iniziò a irrigidirsi Lucetta Scaraffia, autrice del commento che ha sollevato la polemica: «È un dibattito aperto tra i medici. Ma da noi non se ne parla» È giusto dichiarare una persona morta in base a una legge che ha lo scopo di favorire i trapianti? Un quesito spesso ignorato dalla stampa STORICA Lucetta Scaraffia è membro del Comitato nazionale di bioetica

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Il fatto6 il Giornale � Giovedì 4 settembre 2008

Eleonora Barbieri

�La voce è flebile. Manon perché sia abbacchia-ta: «Ho la bronchite» spiegaLucetta Scaraffia. Storica,membro del Comitato nazio-nale di bioetica, la donnache ha riaperto il dibattitosui trapianti con il suo com-mento sull’Osservatore ro-mano non si scompone difronte alle critiche. «Ho so-lo segnalato un tema discus-so da medici e scienziati».Non si aspettava le polemi-che?«No, ho solo recensito duelibri. Ho detto una cosa cheesiste, solo che in Italia è po-co nota: c’è un dibattito, ani-mato da medici e scienziati,sulla definizione di mortecerebrale del rapporto diHarvard. Dopo quarant’an-ni mi sembra un ragiona-mento spontaneo: ci sonostati grandi progressi nellostudio del cervello».Allora perché tanto rumo-re?«Evidentemente è un tabùterribile. L’ho scopertoora».A quali ricerchescientifiche si riferi-sce?«C’è un dibattitoaperto, libri che neparlano. Ci sonostati due casi didonne, per le qua-li era stato dato ilpermesso diespiantare gliorgani e, poi, siè scoperto cheaspettavanoun figlio; unaha avuto un aborto sponta-neo, l’altra ha partorito. Seuna rimane incinta vuol di-re che non è proprio così ca-davere».Il suo è un commento dastorica, da bioeticista? Dacattolica?«Il fatto che sia cattolica per-mea tutta la mia vita. Io so-no una storica interessataalla bioetica. E credo che labioetica abbia bisogno dellastoria: perché i progressi de-gli ultimi anni non vengonopresi in considerazione?».Quando introduce il concet-to di persona, non confon-de ambiti diversi?«Ci sono questioni che spet-tano agli scienziati, ma sul-le quali anche i profani pos-sono riflettere: se i medicinon avessero scoperto lagravidanza, a quelle donneavrebbero espiantato gli or-gani. Quando parlo di perso-na, mi rivolgo al mondo cat-tolico: è un concetto che tie-ne legato tutto, l’intero. Edè il motivo per cui la chiesanon considera morenteEluana: perché è personaanche il suo corpo, che è vi-vo».Il Vaticano ha preso le di-stanze dal suo articolo.«Il Vaticano hadetto una co-sa giustissima: la dottrinamorale della chiesa noncambia. Però ci sono perso-ne d’accordo con me, anchein Vaticano e fra i medicicattolici».La sua posizione è piutto-sto forte. Da dove nasce?«Da storica mi sono occupa-ta a lungo di donne e religio-ne. Il passo dai temi del fem-minismo e dell’aborto allabioetica è stato breve».

Non si sente più realistadel re?«La definizione di morte ce-rebrale non è un dogma. Icattolici pensano, hannoidee».Un commento di una don-na sull’Osservatore roma-no è già una rarità. Poi sca-tena anche un putiferio.Che ne dice?«Per fortuna le donne lai-che iniziano ad avere voce

nella chiesa: è un segnaleimportante».Di solito è d’accordo col Va-ticano?«Di solito sì. Ho solo propo-sto questoarticolo al diretto-re; lui l’ha trovato interes-sante e l’ha pubblicato».Ammetterà che si trova inminoranza.«Non so se sono così in mi-noranza... Lo sono rispettoalle voci che parlano, mamolti hanno paura di mette-re in discussione le regolesui trapianti. Anche perchéè un problema delicato, ècoinvolta gente che soffre.Ma non sono sola».Allora è contenta delle po-lemiche?«Avrei preferito una discus-sione più pacata. Certe rea-zioni forti sono state scate-nate semplicemente dal-l’aver toccato l’argomento.I sostenitori del rapporto diHarvard possono esporre leloro ragioni, ma di questecose si deve parlare».Anche se pochi sono dallasua parte?«Le minoranze possonocambiare il modo di pensa-re. La scienza non è demo-cratica».

STEFANO LORENZETTO

Ame pare che il vero scandalosia questo: c’è voluto un quo-tidiano straniero (L’Osserva-

toreRomano), direttodaun docen-teuniversitario di filologia patristi-caprestatoal giornalismo(Giovan-ni Maria Vian), per porre con for-za l’interrogativo che da 40 anniviene censurato dagli organi d’in-formazione italiani: è giusto di-chiararemorta una persona in ba-se a una convenzione di legge cheha il solo scopo di favorire i tra-pianti d’organo? Perciò dobbiamoessere grati a Lucetta Scaraffia,componentedelComitatonaziona-le di bioetica, che s’è assunta que-sta scomoda incombenzasulla pri-ma pagina del foglio vaticano eora deve sopportare il peso dellecritichee degli insulti.Avrebbe po-tutoesprimere la suaposizione im-popolare dalle pagine del Corrieredella Sera, al quale pure collabo-ra insieme col marito Ernesto Gal-li della Loggia. Non è un caso se hadeciso invecediaffidarla algiorna-le del Papa. Questo Papa. Perché,come ha ricordato lei stessa nel-l’articolo, fu proprio l’allora cardi-naleJoseph Ratzinger, in unarela-zione sulle minacce alla vita uma-na tenuta durante il concistorostraordinario del 1991, a dire:«Più tardi, quelli che la malattia oun incidente faranno cadere in uncoma “irreversibile”, sarannospessomessi amorteperrisponde-

re alle domande di trapianti d’or-gano o serviranno, anch’essi, allasperimentazione medica». Il futu-ro pontefice li chiamò, in quell’oc-casione, «cadaveri caldi».

Temo d’essere stato l’involonta-rio catalizzatore dell’articolo sulgiornale della Santa Sede. Giustouna settimana fa ho partecipatocon l’autricee con ilprofessorEdo-ardo Boncinelli a un dibattito diCortina Incontra che verteva pro-prio su questo tema, Tra la vita ela morte. La professoressa Scaraf-fia ha parlato soprattutto del-l’aborto. Io mi sono permesso discandalizzare l’attento uditorioampezzano con alcune provoca-zioni sulla morte cerebrale. Laconsonanza d’opinioni, fra lei eme, alla fine m’è sembrata totale.

Il padredi miopadre fudichiara-tomorto quando il suo cuore si fer-

mò, l’alito non appannò più unospecchio, il corpo cominciò a per-dere tepore e a irrigidirsi. Ma nel1968 la Harvard medical schoolconcepì un nuovocriterio: si è mortiquando muore ilcervello. Del re-sto bisognava purdare coperturagiuridicaaun chi-rurgo sudafrica-no, Christian Bar-nard, che qual-che mese primaaveva eseguito ilprimo trapiantodi cuore. Purtrop-po tutti gli organi, a eccezione del-le cornee, hanno questo di brutto:per poter essere trapiantati vannotoltidal corpodel «donatore»men-tre il cuore di questi batte, il san-

gue circola, la pelle è rosea e cal-da, i reni secernono urina,un’eventuale gravidanza prose-gue, tanto da rendere necessaria

la somministra-zione di farmacicurarizzanti perimpedire spiace-voli reazioniquando il chirur-goaffonda ilbistu-ri.

Vi paiono cada-veri, questi? Sì,assicurano i tra-piantisti. No, sta-bilisce una leggedello Stato: infat-

ti «per cadavere si intende: “Ilcorpo umano rimasto privo del-le funzioni cardiorespiratoria ecerebrale”» (circolare del mini-stero della Sanità 24 giugno

1993, n. 24). Prima contraddi-zione.

Chiesi al professor Vittorio Stau-dacher, pioniere della chirurgia,come mai ai parenti delle vittimevenisse taciuto che il «cadavere»del loro caro tale non era, vistoche la funzione cardiorespiratoriaèconservata. Mi rispose (aveva or-mai 90 anni e non operava più):«Perché è terribile. Per non im-pressionare la gente. Sembrereb-be il saccheggiodiunvivente».Col-limava con quanto dichiarato set-te anni prima dall’allora presiden-te dell’Associazione internaziona-le di bioetica, Peter Singer, asser-tore del principio per cui è da con-siderarsi persona solo chi è co-sciente: «La gente ha abbastanzabuon senso da capire che i “morticerebrali” non sono veramentemorti. La morte cerebrale non èaltro che una comoda finzione. Fupropostae accettataperchérende-va possibile il procacciamento diorgani».

Molteplici studi convergono sulfatto che solo il 10 per cento delle

L’ANALISI

Tra scienza ed etica

«Ho violato un tabùMa in Vaticano moltipensano come me»

Quel dubbio etico censurato da 40 anni

VECCHIO CRITERIO MODALITÀ DI ACCERTAMENTO

TRAPIANTI Si riapre il dibattito

Nel ’75 la legge fissò a 12ore il tempo d’osservazioneprima dell’espianto, nel ’93

i tempi dimezzati a 6 ore

VOLONTÀ INDIVIDUALE

Vige il principio delsilenzio-assenso, autorizza

l’intervento salvoesplicita opposizione

Il padre di mio padrefu dichiarato morto quando

il suo cuore si fermò e ilcorpo iniziò a irrigidirsi

LucettaScaraffia,autricedelcommentochehasollevato la

polemica:«Èundibattitoaperto traimedici.Madanoinonseneparla»

È giusto dichiarare una persona morta in base a una legge che ha loscopo di favorire i trapianti? Un quesito spesso ignorato dalla stampa

STORICALucettaScaraffiaè membrodel Comitatonazionaledi bioetica

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Il fattoil Giornale � Giovedì 4 settembre 2008 7

TUTTI CONTRO

funzioni encefaliche è stato sinoraesplorato. Più ottimista, il profes-sorEnzoSoresi, autorede Il cervel-lo anarchico (Utet), di recente miha detto: «Sul piano anatomico ebiologico sappiamo intorno al 70per cento. Ma sulla coscienza? Quisi apre il mondo». Allora come fala scienza a dichiarare morto, ces-sato, finito un mondo di cui persuastessaammissioneconoscepo-co per non dire nulla? Secondacontraddizione.

Vogliamo parlare delle modalitàdi accertamento della morte cere-brale? Nel 1975 la legge fissava in12 ore il periodo d’osservazioneobbligatorio prima che il collegiomedico potesse autorizzarel’espianto degli organi. Nel 1993 ilpresidenteOscarLuigi Scalfaro di-mezzò i tempi: 6 ore. Dopodiché,se l’elettroencefalogramma risul-ta «piatto», si procede all’espian-to. Un decreto del ministero dellaSanità autorizza persino il perso-nale tecnicoaeseguire questoesa-me decisivo. Perché tanta frettachemal si concilia con la tuteladel-l’individuo e dei suoi familiari?Terza contraddizione.

Il1˚ aprile1999 èentrata invigo-re la legge n. 91 che impone al cit-tadino di «dichiarare la propria li-bera volontà in ordine alla dona-

zione di organi». La mancata di-chiarazione «è considerata qualeassenso alla donazione». È passa-to cioè il principio del silenzio-as-sensoche fadi ciascun (ignaro) cit-tadino un donatore, salvo esplicitaopposizione. Ma in che modo vaespressa tale contrarietà? Il mini-stro della Salute era tenuto a ema-nare, entro 90 giorni dall’entratain vigore della legge, un decretoche lo determinasse. Sono passatiquasi 10 anni, si sono succedutisei ministri, ma queldecretonon s’èmai vi-sto. In compenso si so-no visti un illegale tes-serino blu inventatoda Rosy Bindi; moduliprestampati con i qua-li Asl e ospedali indu-cono i cittadini a bar-rare il «sì» o il «no»;tesseresanitarieregio-nali che comprendo-no una sezione per la manifesta-zione di volontà all’espianto-tra-pianto; persino tessere comunalidi donazione diffuse con la cartad’identità. Insomma, il Far West.A chi giova questa zona d’ombrase tutto deve avvenire alla luce delsole? Quarta contraddizione.

AlessandroNanni Costa, diretto-re del Centro nazionale trapianti,

sostiene che in 40 anni i criteri diaccertamento della morte cere-brale «non sono mai stati messi indiscussionedallacomunità scienti-fica e vengono applicati in tutti iPaesi scientificamente avanzati».Manon in Giappone. È da conside-rarsiunPaesescientificamentear-retrato, il Giappone? Quinta con-traddizione.

«I dubbi ci sono sempre stati»,concede, bontà sua, Nanni Costa,«masolodapartedi frangeminori-tarie, che fanno critichedi caratte-re non scientifico». Cito un nomefra i tanti: il professor Nicola Dio-guardi, emerito di medicina inter-na dell’Università di Milano, hapubblicamente condannato il con-cetto di morte cerebrale. È da con-siderarsiun criticoascientifico, l’il-lustre professor Dioguardi? Sestacontraddizione.

La verità è che una potentissima

lobby da 40 anni ha tolto a questefrange minoritarie persino il dirit-to di parola. La professoressa Lu-cetta Scaraffia gliel’ha restituitosul giornale del Papa. Un pulpitoqualificato, direi, per una predicasulla vita e sulla morte. Basta vo-lerla ascoltare senza pregiudizi.

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Andrea Torniellida Roma

�Donare gli organi è«una cosa buonissima» e«la Chiesa l’ha sempre so-stenuto». Ventiquattroredopo l’inizio del dibattito in-nescato dal commento diLucetta Scaraffia sulla mor-te cerebrale pubblicato inprima pagina dall’Osserva-tore Romano da Oltreteverea gettare acqua sul fuoco èinnanzitutto il Pontificioconsiglio per la pastoraledella salute, il «ministerodella Sanità» vaticano.Smorzando i toni, smenten-do qualsiasi ufficialità allaposizione della studiosa, ri-

badendo che la Chiesa con-sidera cosa buona la dona-zione degli organi. Già l’al-tro ieri, dopo che la notiziaaveva preso a circolare, lapuntualizzazione di padreFederico Lombardi, diretto-re della Sala Stampa dellaSanta, era servita per ridi-mensionare la portata delleopinioni espresse nell’arti-colo, che non impegnavanoin alcuno modo, né ufficialené ufficioso, l’editore delgiornale, vale a dire la San-ta Sede.

Il cardinale José LozanoBarragán, «ministro dellaSalute» vaticano, ha spiega-to che la Chiesa riconosce la«morte cerebrale» ma, nel

«confronto con la comunitàscientifica internazionale»,auspica che vengano intro-dotti «segni sempre più sicu-ri». Ricordando che «quan-do si danno i segni neurolo-gici della cessazione totalee irreversibile dell’attivitàcerebrale, allora si può pro-cedere al trapianto sempreperò rispettando la vita». In-somma, un dibattito esiste,quello espresso sulla primapagina del quotidiano vati-cano è un parere, un contri-buto che s’inserisce in que-sto dibattito. Il timore, neisacri palazzi, è che si sia in-volontariamente aperto unnuovo fronte di polemiche edi contrapposizioni e soprat-tutto che passi il messaggiodi una contrarietà dellaChiesa ai trapianti.

Nella carta degli operato-ri sanitari pubblicata dallaSanta Sede nel 1995, si leg-ge: «Perché una personasia considerata cadavere èsufficiente l’accertamentodella morte cerebrale deldonatore che consiste nellacessazione irreversibile diogni funzione cerebrale.Quando la morte cerebraletotale è constatata con cer-tezza, cioè dopo le dovuteverifiche, è lecito procedereal prelievo di organi».

Una prima apertura vati-cana ai trapianti risale a PioXII, che nel 1956 si pronun-ciò a favore della possibilitàdi impiantare sull’uomo lacornea d’animale. Nell’ago-sto 2000, incontrando la So-cietà dei trapianti, GiovanniPaolo II aveva definito i tra-pianti «una grande conqui-sta della scienza a serviziodell’uomo», spiegando «ladecisione di offrire, senza ri-compensa, una parte delproprio corpo, per la saluteed il benessere di un’altrapersona» avesse un «gran-de valore etico». PapaWojtyla, pur non nascon-dendosi i problemi relativiall’accertamento della mor-te, riconosceva però chequellodella «morte cerebra-le», se applicato «scrupolo-samente, non appare in con-

trasto con gli elementi es-senziali di una corretta con-cezione antropologica». An-che il Catechismo della Chie-sa cattolica, al paragrafo2296, parla della donazio-ne di organi come di un «at-to nobile e meritorio», purdefinendo «moralmenteinammissibile provocare lamorte di un essere umano,sia pure per ritardare il de-cesso di altre persone».

Che un dibattito internoesista è comunque confer-mato dal fatto che nel 2005la Pontificia Accademia del-le scienze organizzò un con-vegno sui «segni di morte»,nel quale alcuni degli scien-ziati membri si espresserocontro il criterio di «mortecerebrale». Ciononostante,l’anno successivo, la stessaAccademia pubblicava daltitolo eloquente, «Perché ilconcetto di morte cerebraleè ancora un criterio validoper definire la morte».

Enza Cusmai

� I donatori sono stati1.194 nel 2007. Ventiogni milione di abitanti.Sembrano pochi ma gra-ziea loro sonostate salva-te più di 3mila vite uma-ne. Bambini compresi,che per un fegato devonoaspettare non più di tremesi. L’Italia è al terzoposto in Europa, dopoSpagna e Francia in fattodi generosità. Il traguar-do conforta AlessandroNanni Costa (nella foto),direttore del Centro na-zionale trapianti. Che vi-ve il dibattito sulla mortecerebrale sollevato dalgiornale del Vaticanocon molta preoccupazio-ne. «La rete trapiantolo-gia e i rianimatori accer-tano la morte solo se neesistono le condizioni. Ètutta gente seria e moltopreparata».Nessuno lo mette in dub-bio professore.«Però è bastata una re-censione priva di alcunelemento scientifico, persollevare un dibattitoche può insinuare deidubbi nella gente. E noinon possiamo permetter-lo. Noi siamo per la vitasempre e comunque. Pri-ma per quella del pazien-te, poi ci occupiamo deitrapianti, quando la vitadi chi soffre non c’è più.Inesorabilmente».Però nell’articolo sull’«Osservatore Romano»si fa riferimento al casodi una donna tenuta invita anche dopo la mor-te cerebrale per far na-scere il bambino.«È un caso rarissimo,non avvenuto in Italia, eprivo di riferimenti scien-tifici. Se ci fossero statistudi su questo fenome-no noi ne saremmo a co-noscenza».Non si può confonderela morte cerebrale dallostato vegetativo?«Nello stato vegetativo iriflessi dei nervi cranicici sono, c’è il respirospontaneo c’è il controllodellapressione, metaboli-co e della diuresi. Nellamorte cerebrale le cellu-le non funzionano più».Quali sono le garanzieper i donatori di organi?«Una legge che vieta alsingolo medico di fare ladiagnosi. Serve una com-missione di tre speciali-sti, medico legale, neuro-logo e rianimatore».

«Polemicheche spaventano

le persone»

l’intervista

Voci se ne sono sentite tante. L’editorialesull’Osservatore romano - che poi si èscoperto non essere un editoriale, ma sol-tanto un «interessante e autorevole artico-lo firmato dalla signora Lucetta Scaraffia» -è finito sulle prime pagine di tutti gli altriquotidiani. E, fra le voci, chiare, chiarissi-me, sono arrivate quelle dal mondo cattoli-co. Distanti quanto basta dalla tesi soste-nutadalquotidianodirettodaGiovanniMa-ria Vian per far intendere alle orecchie chedevonointenderechequell’«interessanteeautorevolearticolo»nons’avevadafare.La«precisazione» del portavoce del Vaticano,Padre Federico Lombardi, è arrivata conun’agenzia Agi delle 20.26 dell’altra sera:«Le riflessioni pubblicatedall’Osservatoreromano non impegnano la Santa Sede».Da quel momento, il fuggi fuggi è stato ge-nerale.Defilati gli uni, perentori altri. Possi-bilisti, zero. L’Avvenire ha chiarito la suaposizionecosì: relegandolanotiziaauntra-filetto di poche righe in carattere minusco-loapagina11. Il quotidianodellaCei èsta-to l’unico, ieri, a ignorare la notizia.Chi nonl’ha ignorata è stata l’università Cattolica,che ha fatto sapere, tramite il direttore delCentrodibioeticadell’ateneo,che«dissen-te dall’articolo, che contiene molte inesat-tezze». Altro che solidarietà. Il Movimentoper la vita ha «apprezzato» il dibattito, ma ilpresidente Carlo Casini ci ha tenuto a farsapere forteechiaro: «Nonsonod’accordocon l’amica Lucetta Scaraffia». Addio ad-dio. E saluti - dalla Terra Santa, dove è inpellegrinaggio - anche dalla teodem PaolaBinetti. Anche lei «amica» della Scaraffia -precisa-ma«ilmagisterodellaChiesarima-nequello».Punto.Casochiuso?

E il mondo dei cattoliciprende le distanzedall’«Osservatore»

FAVOREVOLEPapa Benedetto XVI,quando eracardinale, si eraiscritto adun’associazione didonazione degliorgani. Prima di lui,Giovanni Paolo II,intervenne a favoredel trapianto

Il chirurgo Staudacherammise: «Si tace ai parentiche il loro caro non è morto

per non impressionarli»

La Chiesa dice sì al trapianto:«Donare organi è cosa buona»

Il «ministro» vaticano dellaSalute, il cardinale Berragán:

«Con la morte cerebraleil prelievo è nobile e meritorio»

La Santa Sedesi è pronunciata

per la primavolta nel ’56

LO RIVELÒ NEL 1999

ComericordatogiàieridalGiornale,BenedettoXVIèilprimoPapaadessere stato iscritto a una associazione di donatori d’organi. Fu lostessoRatzinger, il 3 febbraio1999,a rivelare: «Mettereadisposizio-ne, spontaneamente, parti del proprio corpo per aiutare chi ha biso-gno è un gesto di grande amore. È lecito aderire alla cultura dei tra-pianti e delle donazioni d’organi. Sono anni che ho dato tutta la miadisponibilità a donare, eventualmente, i miei organi a chi si trova nelbisogno.Sonoiscrittodaanniall’associazioneeportosempreconmequesto documento dove è scritto che io sono disponibile, di fronte aunaevenienza,aoffrire imieiorganiperaiutarechiunqueavessebiso-gno:èunattod’amore,unattod’affetto». [AnTor]

E il Papa ha la tessera da donatore