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TOPAKL1. CAMPAGNA DI SCAVO 1968 Relazione preliminare di LUIGI POLACCO La campagna di scavo a Topakli 1968 1 si è svolta dal 13 maggio al 25 giugno. La missione comprendeva, oltre allo scrivente, i dotto L. Capuis, L Favaretto, G. Lucchi, F. Ghedini, G. Leonardi come archeologi assistenti di scavo, il geom. D. Gerlini, il restauratore G. B. Frescura, il fotografo A. Perissinotto, il disegnatore G. Penello, l'addetto al personale S. Ton. Commissario per conto dell' Amministrazione turca il sig. S. Koksal del museo di Kayseri. La maestranze sono state reclutate nel paese stesso e si sono aggirate su una media giornaliera di quaranta uomini divisi in cinque squadre, di cui quattro impegnate nello scavo vero e proprio, mentre una quinta comprendeva personale addetto ai servizi vari della missione e alle mansioni accessorie dello scavo (assistenza ai tecnici, lavori di magazzinaggio, sorveglianza agli scivoli ecc.). La missione può oggi contare su una certa aliquota di elementi di manovalanza fatta esperta nelle campagne precedenti, il che permette ormai di procedere più speditamente. L'orario di lavoro per una decina di giorni era improntato al criterio della «settimana corta », con nove ore di lavoro giornaliero, sabato e domenica liberi; ma l'esperi- mento non ha dato buoni risultati, perchè nove ore di lavoro giornaliere, oltre ad essere pesanti, non davano tempo alla sera per tutte quelle neces- sarie operazioni colleterali di controllo del materiale, revisione dei giornali di scavo ecc. Ci si è pertanto orientati su un orario di otto ore lavorative giornaliere; al sabato il lavoro termina alle ore 12,30. Il sabato pomeriggio e la domenica erano liberi, per lo più riservati al riposo o a qualche escursione. La missione in un primo tempo alloggiò in una ampia casa di nuova costruzione, presso la moschea lungo la strada Ankara-Kayseri; ma si 1 L. POLACCO, Topakli. Campagna di scavo 1967. Relazione preliminare in « Studi micenei ed egeo-anatolici », VIII 1969, p. 76 55.

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TOPAKL1. CAMPAGNA DI SCAVO 1968

Relazione preliminare di LUIGI POLACCO

La campagna di scavo a Topakli 1968 1 si è svolta dal 13 maggio al 25 giugno. La missione comprendeva, oltre allo scrivente, i dotto L. Capuis, L Favaretto, G. Lucchi, F. Ghedini, G. Leonardi come archeologi assistenti di scavo, il geom. D. Gerlini, il restauratore G. B. Frescura, il fotografo A. Perissinotto, il disegnatore G. Penello, l'addetto al personale S. Ton. Commissario per conto dell' Amministrazione turca il sig. S. Koksal del museo di Kayseri. La maestranze sono state reclutate nel paese stesso e si sono aggirate su una media giornaliera di quaranta uomini divisi in cinque squadre, di cui quattro impegnate nello scavo vero e proprio, mentre una quinta comprendeva personale addetto ai servizi vari della missione e alle mansioni accessorie dello scavo (assistenza ai tecnici, lavori di magazzinaggio, sorveglianza agli scivoli ecc.). La missione può oggi contare su una certa aliquota di elementi di manovalanza fatta esperta nelle campagne precedenti, il che permette ormai di procedere più speditamente. L'orario di lavoro per una decina di giorni era improntato al criterio della «settimana corta », con nove ore di lavoro giornaliero, sabato e domenica liberi; ma l'esperi­mento non ha dato buoni risultati, perchè nove ore di lavoro giornaliere, oltre ad essere pesanti, non davano tempo alla sera per tutte quelle neces­sarie operazioni colleterali di controllo del materiale, revisione dei giornali di scavo ecc. Ci si è pertanto orientati su un orario di otto ore lavorative giornaliere; al sabato il lavoro termina alle ore 12,30. Il sabato pomeriggio e la domenica erano liberi, per lo più riservati al riposo o a qualche escursione.

La missione in un primo tempo alloggiò in una ampia casa di nuova costruzione, presso la moschea lungo la strada Ankara-Kayseri; ma si

1 L. POLACCO, Topakli. Campagna di scavo 1967. Relazione preliminare in « Studi micenei ed egeo-anatolici », VIII 1969, p. 76 55.

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Topakli. Campagna di scavo 1968 55 ------------------------dovette presto abbandonarla, poiché la costruzione, in parte non finita, pre­sentava insufficienti condizioni di abitabilità; inoltre una alluvione calata improvvisa il giorno 15 maggio aveva allagato per oltre un metro di altezza il primo piano, rendendolo impraticabile. Si è pertanto ripiegato sulla casa già usata lo scorso anno, che, con il prezioso sussidio dei due trailers, fu adibita ad abitazione, mentre dal primo piano della casa sulla strada potevano essere trasferiti al piano superiore i magazzini e i laboratori. A causa della alluvione e di alcune giornate o mezze giornate di pioggia sono andate per­dute complessivamente sette giornate di lavoro, il che, pesando non poco sulla economia generale della missione, ci consiglia per il futuro di spostare in avanti il periodo di scavo; da un punto di vista climatico la primavera offre a Topakli temperature con fortissime escursioni e frequenti e violenti sbalzi meteorologici, ai quali il nostro organismo mediterraneo non è per un lungo periodo facilmente docile.

Lo scavo dell'anno scorso fu trovato in deplorevoli condizioni (fig. 1) a causa dei rigori invernali e relativi fenomeni di gelo e disgelo; il passaggio di greggi sullo hiiyiik ha fatto il resto. Il che da un lato ci avverte della enorme difficoltà di conservazione dei manufatti architettonici di pietra e fango (difficoltà facilmente constatabile in tutto il territorio anatolico), quali sono tipici delle rovine negli hiiyiik, e ci consiglia, come appunto ab­biamo fatto quest'anno, a cintare robustamente i cantieri di scavo. È dove­roso aggiungere che la popolazione del luogo sembra lieta e orgogliosa della nostra presenza e del lavoro compiuto e conseguentemente molto rispettosa; da essa spera di ricavare in avvenire un vantaggio sul piano turistico e quindi economico. Da parte nostra non possiamo che augurarlo loro e, per le premesse da cui parte quella speranza, più ancora a noi.

Il geom. Gerlini ha proceduto alla quadrettatura del rilievo eseguito lo scorso anno dal geom. Morani (tav. I). Tutto lo hiiyiik è stato suddiviso in quadranti di m. lO X lO, classificati con lettere dell'alfabeto latino proce­dendo da E a W e con numeri arabi procedendo da N a S. Quindi lo scavo d'ora in avanti verrà eseguito per quadranti (salvo particolari eccezioni, ove queste si presentino) e ogni quadrante indicato da una lettera e da un nu­mero. Tra quadrante e quadrante verrà lasciato un testimonio della lar­ghezza di un metro e pertanto ogni quadrante viene scavato per un'area di m. 9 X 9, suddivisa in quattro porzioni di m. 4,5 X 4,5 ciascuna, indicata dalla sigla del quadrante e dai punti cardinali relativi, per esempio T 16 NE. È da prevedere che il testimonio, approfondendosi sempre più lo scavo, dovrà esse­re via via ridotto in altezza; in ogni caso in esso potrà essere utilmente rica­vata la indispensabile scala per salire dal fondo dello scavo al piano di cam­pagna.

Un problema preliminare, che ci ha vivamente preoccupati e che comun­que non ci ha soddisfatto neanche nella soluzione adottata, è quello dello scarico della terra di scavo. Escluso, perché antimetodico, lo scarico lungo i

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56 Luigi Polacco

versanti dello hiiyiik, e d'altra parte risultando antieconomico il trasporto mediante carriole fino e possibilmente oltre la base del monticolo, si è prov­veduto a costruire due lunghi scivoli in lamiera zincata, che, collocati uno a E e uno a W nei punti di maggiore pendenza, permettessero di limitare il trasporto mediante carriole fino al ciglio della terrazza superiore del monti­colo. La terra, riversata sugli scivoli, si accumulava alla base, dove qualche uomo provvedeva a mano a mano a spostare il mucchio verso l'esterno. Se non che questo sistema, rivelato si ottimo con la terra molto asciutta, non altret­tanto prestasi per la terra umida o, peggio, bagnata. Inoltre, non trovandosi sul mercato lamiere zincate di lunghezza superiore ai due metri, è risultato impossibile con i mezzi a nostra disposizione dare struttura rigida agli sci­voli; ne conseguono incurvamenti che frenano la discesa della terra. Il pro­blema dovrà essere riaffrontato più drasticamente nelle campagne successive.

Il programma di scavo per il 1968 prevedeva l'estensione in superficie dello scavo della altura centrale (la c.d. acropoli), corrispondente ai quadranti M N O 15-16; la ripresa della grande trincea tracciata lo scorso anno; la ripu­litura, il restauro, il rilievo dell'edificio 3 (martyrion); l'apertura di un nuovo settore sul bordo W (quadranti T 15-16). Il materiale archeologico, via via che veniva raccolto nei vari settori di scavo e registrato dall'assistente, passava in un settore opportunamente acconciato per la raccolta, la pulitura, la sele­zione, sotto la sorveglianza di un assistente assegnato specificamente a tale funzione. Quindi era trasferito nel magazzino per il restauro, la fotografia, e comunque per la registrazione nel giornale di ingresso e la collocazione nelle apposite scaffalature. Il materiale è pertanto tutto conservato nei ma­gazzini della casa della missione, eccetto una trentina di pezzi, i migliori, che, per desiderio dell'autorità turca, sono stati consegnati al museo di Nev~ehir. Personalmente però, per ragioni di organizzazione scientifica e di disponibilità per lo studio, sarei d'avviso che il trasferimento del materiale al museo avvenisse almeno solo dopo che si sia raggiunta la visione organica di un orizzonte culturale. Tanto più che la missione dispone oggi di ampi e capaci magazzini, dove tutto il materiale è diligentemente classificato e razio­nalmente distribuito, ed una persona del luogo, scelta dallo stesso Commissa­rio turco, viene stipendiata da noi tutto l'anno con funzioni di custode.

Dopo la fine dello scavo si è provveduto ad un sommario ed occasionale restauro di alcune strutture murarie e soprattutto ad una robusta recinzione dei vari settori mediante un triplice ordine di filo spinato.

SETTORE I: QUADRANTI M N O 15-16 a) cimitero bizantino (tavv. II-IV; figg. 2-4) Lasciando intatto come punto di riferimento l'edificio absidato 1 (M 15),

già messo in luce nella campagna 19672, si è proceduto allo scavo dei qua-

2 POLACCO, Topakli 1967, tav. II.

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Fig. 5 - Topakli : nic­chia di testa della tom­ba M 16.6.

Fig. 6 - Topakli: tomba N 16.23 .

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Fig. 7 - Topakli: proba­bile segnacolo di tom­ba, presso M 16.5 (inv. 948).

Fig. 8 - Topakli: tom­ba N 16.18.

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Fig. 9 - Topakli: tom­ba M 16.3.

Fig. lO - Topak1i : pietre decorate di re­impiego nella tomba O 15.8 (inv. 931).

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Fig. ,11 - Topakli: pietra con tabula lusoria reimpiegata nella tomba O 15.9 (inv. 927).

Fig. 12 - Topakli: iscrizione cristiana reimpiegata nella tomba O 15.9 (inv. 928).

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Fig. 13 - Topakli: me· tà E dell'edificio 2 (quadr. M 15), da N.

Fig. 14 - Topakli : me­tà W dell'edificio 2 (quadr. M 15), da N.

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Fig. 18 - Topakli: brocchetta panciuta da M 16 NE liv. C (inv. 800).

Fig. 19 - Topakli: ar­milla e perla in pasta vitrea da M 16 NE liv. C (inv. 801, 802).

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Fig. 20 - Topakli: pythos cordonato da O 15 SW liv.B (inv.796).

Fig. 21 - Topakli: brocchetta a fasce tOsse da O 15 SW liv. B (inv. 786).

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Fig, 22 - Topakli, fossa diacronica: veduta di insieme,

Fig. 24 - Topakli, fossa diacronica: rinvenimen­ti nel vano 1.

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Fig. 25 - Topakli, fossa diacronica: coppa dal vano 1 (inv. 382).

Fig. 26 - Topakli, fossa diacronica : coppa dal vano 1 (inv. 381) .

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Fig. 27 - Topakli, fossa diacronica : brocca a bocca triloba dal vano 1 (inv. 395).

Fig. 28 - Topakli, fos­sa diacronica: scheletri rinvenuti nel vano 4.

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Fig. 30 - Topakli, fossa diacronica: vaso con decorazione rosso-nera a denti di lupo, dal vano 6 (inv. 630).

Fig. 31 - Topakli : qua­dranti T 15-16, da N, durante lo scavo.

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Fig. 32 . Topakli, quadro T 16: livelli B·e e pythoi a, b. (inv. 461, 557).

Fig. 33 . Topakli: tazza di tipo megarese dal quadro T 15 NE, !iv. B (inv. 483).

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Fig. 35 . Topakli: li· velli CD nel quadro T 16 SE.

Fig. 36 . TopakIi, mar· tyrion : asse E· W della croce greca (in primo piano soglia e stipite, in secondo il muro del livello superiore, ln

fondo la predella del· l'altare).

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Fig. 37 - Topakli, mar­tyrion: in primo piano da N il vano NE con soglia, in fondo il muro T) .

Fig. 38 - Topakli, mar­tyrion: la predella del­l'altare.

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Fig. 39 - Topakli, mar­tyrion : base di colonna.

Fig. 40 - Topakli: pie­tra decorata dal saggio 3 presso il martyrion (inv. 932).

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Topak1i. Campagna di scavo 1968 57

dranti M 16 e N O 15-16, oltre alle porzioni del quadrante M 15 non toccate nella campagna precedente. A profondità variabile tra m. 0,20 e m. 0,80 è venuta alla luce una serie di sepolture così suddivise: 3 in M 15, 11 in M 16, 37 in N 16, 22 in O 16, 10 in N 15, 8 in O 15. Ad esse vanno aggiunte le otto trovate a E dell'edificio l durante lo scavo 1967. Si tratta evidente­mente di un vasto cimitero, distribuito, a quanto sembra, attorno a detto edificio. Non è da escludere, anzi è molto probabile che l'area di questo cimi­tero sia da intendersi maggiore di quella messo finora in luce. Le tombe sono state per ora numerate quadrante per quadrante. La profondità media delle sepolture si aggira su m. 0,40; le più superficiali sono in prossimità dell'edi­ficio l; la profondità sembra aumentare quanto più ci si allontana da esso, probabilmente per l'accumulo di terra scesa dal cocuzzolo. La profondità però varia anche a seconda del tipo di sepoltura; più superficiali le nude inuma­zioni, più profonde le sepolture costruite.

Le sepolture si presentano infatti in diversi tipi:

a) .inumazioni semplici senza alcuna delimitazione esterna (M 16.9; N 16. 1, 3-6, 31-37; O 16. 4, 22; N 16. l);

b) inumazioni semplici con una o più pietre a protezione della sola testa (M 16.8; O 16. 18, 20);

c) inumazioni con giro di pietre attorno a tutto il corpo (M 16.2; N 16.7; N 15. 3);

d) tombe a cassa formata di lastre di pietra poste per ritto tutto al­l'ingiro e da lastre poste per piatto come copertura; sono la grande mag­gioranza.

Spesso in luogo di pietre, soprattutto nel tipo c, venivano usati mattoni crudi; in alcuni casi essi sono rimasti (M 16.3; N 16.25; O 16.10; N 15. 2,3; O 15.6), in altri essi si sono disfatti. E' pertanto probabile che anche molte tombe del tipo a, b non fossero del tutto prive di una limitazione. Resti lignei trovati in alcune sepolture (M 16.6; N. 16.36) provano che il cadavere poteva essere stato protetto da assi di legno o in aggiunta alla cassa lapide a (M 16.6) o anche da sole (N 16.36). Una particolare cura era volta alla protezione della testa e del petto; da questa parte sono sempre le pietre meglio squadrate e più saldamente acconciate; in due tombe la pietra di testa (fig. 5) è una vera e propria nicchia (M 16.6; M 15.8). In N 16.23 è col­locata all'altezza del petto una pietra di copertura notevolmente più lunga, che dà alla tomba la forma di croce (fig. 6).

Le tombe non hanno mai fondo lapideo (fanno eccezione M 16.6 e M 15.8); ma, come si è ripetutamente constatato, un fondo poteva essere dato da un letto di mattoni crudi o da un tavolato. Non sono emersi segnacoli di tomba, a meno che come tale non debba essere interpretato uno strano pila­strino (fig. 7) trovato sporadico presso M 16.5. Forse emergeva in super­ficie la pietra di testa della tomba N 16.18 (fig. 8).

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58 Luigi Polacco

Cmne si ved~ dalle piante e dalle fotografie di insieme, tutte le sepolture sono orientate E-W, con la testa a W. I cadaveri erano stati deposti in posi­zione s~pina, il braccio destro ripiegato sul petto con la mano sul cuore, il braccio sinistro invece ripiegato ad angolo retto con l'avambraccio disposto trasversalmente sotto il petto (fig. 9). La conservazione degli scheletri è ap­parsa quasi generalmente precaria. Raramente essi sono stati trovati intatti; la superficialità di molte deposizioni ha favorito la dispersione dei resti. In alcuni casi, dove non si è trovato che un mucchietto disordinato di ossa (M 16. 1,4; N 16. 2-6, 8,28 29-30, 32-35, 37; O 16. 4), è probabile che si tratti di deposizioni secondarie. Ma anche in alcune tombe ben str~tturate lo 'sche­letro è risultato incompleto (N 16. 6, 12, 36; O 16.3, 6; O 15.7; N 15. 6, lO). Singolare è il caso della tomba M 16. 6, ~na delle meglio costruite e già ricordata per la presenza della pietra di testa a nicchia :10 scheletro, intatto e ben conservato, è risultato mancante proprio e solo del teschio. È da rite­nere, almeno in questo caso, che ci sia stata volpta sottrazione: forse a scopo di ~!q? ' .

Quanto allo studio antropologico dei resti umani, pur rise~vando l'argo­mento all'esame degli specialisti, si può tuttavia fin d'ora osservare l'altissima percentuale di bambini e di persone in giovanissima età (trentuno, in gran parte raggruppati nei quadrati O 16, O 15, N 15); gli scheletri delle persone adulte, almeno quelli che per la loro conservazione si sono prestati ad una immediata valutazione, sembrano indicare strutture robuste e s~m~ (le denta-ture sono in modo sorprendente quasi sempre perfette). .

Da notare- la quasi totale assenza di corredi funebri: qualche anello di ferro (M 16.3) o di bronzo (O 16.9,13) (tav. X 15), un orecchino bron­zeo ad anello (N 16. lO), una perla in pasta vitrea azzurra (N 16 lO), due collane di perle vitree ( O 15. 6; N 15. 5), una lamine'tta bronzea (tav. XII 1) difunzione non identificabile (N 16. 30), frammenti vitrei vari (N 16. 20, verde striato; O 16. l, giallo). Degna di nota (tav. XI 2) una crocetta di bronzo, trovat-a nella tomba di un bambino (N 16.22). Tale povertà di corredi è certo da attribuirsi al modesto livello economico della gente che ha curato e popolato questo cimitero; ma non è da escludere che oggetti di corredo di maggior valore abb1ano pot,uto successivamente essere depredati, come fa pensare la violazione e addirittura lo sconvolgimento di cui molte tombe sono

3 1. - Concio di pietra vulcanica locale; m. O,51XO,175XO,2Q. Su pIla faccia è la parte superiore di una tabella recante in tre cerchi concentrici tre eguali serie alfa­betiche. Non è però un alfabetario, perché vi compare un segno supplementare dopo l'E, erede dell'antico digamma. Probabilmente trattasi di una tabula lusoria.

2. - Concio di pietra vulcanica locale; m. O,64XO,185XO,29. L'iscrizione conserva la parte inferiore di un testo sepolcrale cristiano, contenente anche una professione di fede. Scrittura sciatta e di lettura non facile.

Il prof. G.c. Susini, che cortesemente si è prestato ad una prima interpretazion~, .ritiene, almeno la seconda, databile ,alla lteçonda .metà .del V secolo d_C. .

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Topakli. Campagna di scavo 1968 .59

state evidentemente oggetto. Che tuttavia questo cimitero riveli uno stato di benessere piuttosto ridotto è dimostrato, oltre che dalla modestia stessa della maggior parte delle tombe, anche dal frequente uso di materiale di reimpiego.

Degno di nota da questo punto di vista sono olt,re un notevole numero di forme in pietra per fusione, ,alcune strutture architettoniche e due pietre iscritte 3, trovate tutte nei quadranti O 15-16:

1. pietra con incassi per l'appoggio di correntini (O 16. 9);

2. pietra arcuata con decorazioni a zig-zag (O 16.5); 3. pietra con decorazione a scacchiera (O 15.8) (fig. 19); 4, 5. pietre con il giuoco della tria (O 16. 1, 3); 6, 7. pietre con iscrizioni (O 15.9) (fig. 11-12):

b) edificio 2 (tav. IV; fig. 13-i4).

Nel quadrante N 15 è venutò in luce, ad una profondità di tri. 0,15-0,20 dal pian9 di campagna, là fondàzione di uri edificio a pianta presumibilmente rettangolare, il cui arigolo SE eta già apparso durante lo scavo 1967. Illàto E, che è rintracciabile in tutta la sua larghezza, misura m. 5,80; i lati S e N, conservati parzialmente, non potevano superare i m. 4,80, per là presenza della tomba 5, ohe è allo stesso livello delle fondazioni e si trova esattamente in linea con il muro N. Lo spazio interno è diviso a metà in due ambi,enti da un muro che corre in direzione EW. Le strutture esterne sono larghe c.a m. 0,80 a E, m. 0,60 a N e S; la struttura interna m. 0,45. Esse sono costitùite da file doppie di pietre, disposte con la faccia piatta verso l'esterno; lo spazio intermedio è riempito di fango. Mentre oggi rimane un solo corso, la struttura riella sua forma originaria doveva prevederne altri; infatti tanto verso l'interno quanto verso l'esterno dell'edificio si notano pietre di crollo. Non si può preci­sare dove si trovasse il var:co di accesso e se esso constasse di una o più aperture. L'edificio non è esattamente orientato secondo i punti cardinali, ma presenta uno spostamento di 16 gradi N, quindi non è simmetrico rispetto all'edificio absidato l, di cui però va ritenuto contemporaneo o Con il quale va comunque posto in relazione, appartenendo ano stesso livello.

Importante è il rapporto dell'edificio 2 con le tombe rinvenute nel suo interno e tutto all'intorno. Le tombe rinvenute all'interno (1-3, 8) sono tutte di bambini piccolissimi e sono orientate lungo i muri. Anche tutte le tombe esterne {meno la 4 e la 9, che però constano solo di un cranio ciascuna né presentano strutture limitanti e pertanto è da discutere se debbansi intendere come resti di vere e proprie tombe) sono di bambini. Forse una tomba, sempre di bambino, è indicata nell"llngolo SE; nessun resto umano si è però ivi rih­venutò. Nessuna tomba è stata trovata sotto le fondazioni dell'edificio né sovrapposta; le sepòlture sono dunque tutte contempotanèe alla vita dell'edi­ficio stesso. E tutto il cimitero sembra debbasi collegare tori gÌ1 edifici l e 2. sembra debbasi collegare con gii edifici l e 2;

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Oltre al rinvenimento della bella collanina di pasta vitrea in N 15. 5 già ricordata, poche cose sono state trov,ate in J.1apporto con l'edificio 2: una perla in pasta vitrea rossa, un anellino bronzeo, un frammento di lucerna senza figure né marchi, nella porzione NW; invece dalla porzione SE è uscito un interessante frammento di disco bronzeo lavorato a giorno (tav. XII 2). Probabilmente esso va integrato al centro con il monogramma di Cristo o altro simbolo cristiano e appartiene ad una categoria di oggetti la cui funzione è argomento di discussione. L'interpretazione più accettabile è che si tratti di un elemento di gabata cioè di lampada (Dict. Archeol. Chrét. VI 1924, col. 3 ss. sv. Gabata; cfr. anche G. B. Brusin in « Aq. nostra» II 1931, p. 162 s. fig. 29).

A giudicare dalle epigr,afi, dal disco bronzeo traforato, dalla crocetta, dai frammenti architettonici, edifici e cimitero dovrebbero situarsi cronologica­mente attorno al secolo VII.

c) i livelli A-B-C (tav. V; figg. 15-17). Eseguiti i rilievi e le fotografie delle tombe, si è proceduto nei quadranti

M 16, N 15-16, O 15 ad approfondire lo scavo fino a m. 1,50-2,00 sotto il datum, mentre negli altri quadranti lo scavo ba raggiunto quote non inferiori a m. 0,80-0,90. Nei quadranti M N 16 si è messa in luce la continuazione verso S dei muri Cl, C 2 e B 1. La ripulitura e la revisione della parte di questi muri nel settore già scavato nel 1967, oltre a definirne meglio La consi­stenza e l',andamenro (si tratta di lunghi muri che corrono paralleli in dire­zione NS), ha permesso di osservare che il supposto muro B1a altro non era che una tomba (M 15.8) molto ben costruita (fig. 15), a cassa completa di pietre abbastanza regolari, la pietra di testa a forma di nicchia, simile a quella trovata in M 16.6. Scheletro completo, di persona adulta, senza alcun corredo. L'inserzione di questa tomba in B 1 conferma l'anteriorità di questo rispetto al cimitero. T.anto B 1 quanro C 1 piegano a S con un angolo retto W.

Di particolare importanza si è rivelato C 2. Di esso si è constatata la continuazione lugo tutto il quadrante M 16 (fig. 16). A W di esso continua anche il selciaro, davanti al quale è stato trovato un grosso murale di legno, ancora in discrete condizioni di conservazione (fig 17). Tale tr,ave continua sotto il testimonio S e non se ne è potuta pertanto accertare ancora la lunghezza. Sempre davanti al selciaro, allo stesso livello, è stata pure trovata una tavola sempre in legno, anche questa in buone condizioni, lunga m. 1,25 larga m. 0,18, spessa m. 0,02. Tutto ciò, a cui si aggiunge la presenza di alcune pietre isolate (a - d) poste davanti al selciato a distanze regolari, fa pen­sare che ci troviamo di fronte ad un lungo portico pavimentato. La trave appar­tiene probabilmente all'architrave, le pietre sono le basi dei supporti lignei dello stesso: una struttura rustica non priva di interesse. Verso S il muro C 2 presenta un restringimento di spessore, la cui funzione non è ancora definibile.

A E di C 2 sono apparse altre strutture murarie C 5, C 6, che certo

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dav,ano luogo ad alcuni ambienti di un maggiore complesso. Uno di questi si presenta selciato. Invece lo spazio a W del portico è sgombero di rovine: solo una traccia muraria non definibile (C 7). I resti di lastricato B 4, B 6 e il muretto B 7 appartengono ovviamente ad un livello superiore, cioè B. E a questo livello quasi certamente appartengono tutti i resti mur,ari trovati nei quadranti O 15-16.

Quanto ,ai reperti, mentre per lo strato corrispondente allivello C la pos­sibilità di osservazione e di rilevamento sono stiate sufficientemente disponibili, non altrettanto può dirsi per gli strati superiori: la presenL?a del cimitero ha largamente sconvolto la stratigrafia, sia per il fatto stesso che trattasi di un cimitero, dove le deposizioni si sono succedute nel tempo, sia per la constatata presenza di ,riesumazioni, seppellimenti secondari, violazioni e sconvolgimenti vari.

Nei livelli A e B notevole s'empre la quanti-tà di frammenti di intonaco dipinto, soprattutto nelle vicinanze degli edifici 1 e 2, e di frammenti vitrei di colore giallo, azzurro, verde. Da segnalare tre frammenti di ~rmil1e di vetro blu trovate nel livello A (O 16 NW, O 15 NW, N 16 SW), una elegante ansetta vitrea in N 16 NW, una perla vitrea rossa in N 15 NW (liv. A). Dal livello A di O 16 NE è uscita una punta di landa in femo. Non sono mancati anche ritrovamenti di strumenti litici: una lama, un raschiatoio e altri fram­menti, tutti di ossidiana.

La ceramica risponde largamente ai tipi descritti da H. H. von der Osten e F. O. Waagé in OIP XXX (Alishar Huyuk. Season 193Q-1932, III, Chicago I 11. 1937, pp. 74 ss., 160 ss.) per un periodo che abbraccia circa un millennio e che meriterebbe essere fatto oggetto di una più dettagliata arti­colazione: oltre alla comune « kitchen ware» si sono trovati f.rammenti di vasi a vernice nera, a vernice rossa splendente, a fondo naturale grigio o giallo con policromia geometrica a tinte rosse o brune, vasi con decorazione a stampo o incisa. Tali rinvenimenti si fanno molto più puntuali e specifici nello strato corrispondente alliv,ello C; si veda una bella brocohetta panciuta (M 16 NE a -m. 1,65), (fig. 18); presso a questa furono trovate anche una armilla inte­gra azzurra, una punta di freccia in ferro e una bella perla vitrea azzurra a cono (fig. 19). Se la bocca del vaso va r:itenuta appena sporgente dal livello archi­tettonico (e quindi il vaso già in origine interamente sepolto), al livello B va attribuito un grosso pythos cordonato (diametro bocca m. 0,56, ventre m. 0,84, piede m. 0,215, altezza m. 1,10) troViato in O 15 SW (fig. 2Q), oltre ad una brocchetta ansata color mattone e decorata a fasce rosse (fig. 21 ) .

Dal livello B di O 16 NE viene un interessante frammento in terracotta grigia, dove è dipinto un semplice e primitivo stambecco. Molti frammenti pre­sentano dei fori; in alcuni casi, quando questi fori sono all'altezza della bocca del v,aso, servivano per appendere il v,aso mediante funicelle; altrimenti dimo­strano che questi vasi erano frequentemente restaurati già in antico. Da notare a questo proposito la base di una vascheua in terracotta, trovata in M 16

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NE liv. C, che conserva ancora tre grappe di piombo. A titolo di curiosità e per completezza aggiungerò che in N 16 NW a

- m. 0,35 dal livello di campagna (in un terreno che già in partenza presentava segni di rimaneggiam~nti ~centi, come una grossa buca e una base di cemento forata, forse per una batidiera), è stato trovato un testo coranico, scritto con ottima mano, almeno del secolo scorSOi esso è pressoèhé perduto ~r due terzi, ma un terzo è ben copserv,atò e leggibile e forse varrà la pena di farlo restaurare presso qualChe laboratòtio attrezzato allo scopo.

FOSSA DIACRONICA (SETTORE tI) (tav. VIi figg. 22-23) Si è contiriuato lo scavo nella lunga trincea tracciata nel 1966 e comin­

ciata adapprofòndire nel 1967. In questa trincea ohe, essendo orientata SW-NE, si inserisce di sbieco nella quadrettatura per quadranti dello hiiyuk, si ritiene di procedere abbastanza rapidamente in profondità in modo da pos­sedere quanto prima una scala diacronica della stratigrafia dello hiiy-\ik. Si è preferita una orientazione fuori dei punti cardinali e quindi dei quadranti, perché, avendo lo scavo finora portato alla luce strutture architettoniche più o meno orientate secondo i punti cardinali ed essendo presumibile che dò abbia a verific-arsi per lo più anche nelle strutture sottostanti, si è cr:iteriuto metodologicamente più fruttuoso affronta.re le strutture architettoniche Per linee ad esse obliql,le anziché parallele ed ortogonali.

Ripr~ridendo 10 scavo dal limite NE del I settore dello scorso anno, si sono meglio messi in luCe i muri B 1 e C 1. A N di C 1 è apparso l'angolo di una struttura (C 7) analoga e parallela a quella espressa da C 1. Il muro che corre parallelo a t 1 a E di esso e che nella relazione 1967 si era ritenuto segnasse un nuovo livello (O), è apparso invece appartenere -allo stesso livello è, ma ad una quota ipferiore di circa mezw metro. È questa una circostariza éhe va tenuta moltò bene presente: la diversità di quota non sempre segna una diversità di livello ma anche Ìa presenza di edifici a quote diverse i oécorre pertanto che sia benacrertato il sovrapporsi di strutture per parlare con certezza di successione di livelli. Pertanto tra C 1 e C 8 oorre uria stretta calle, sul riempimento della quale in un momento successivo sorse B 1. Ricordo ancora che C 8 limita un'area in parte lastricata e in parte ooperta da focolari {di cui uno reuangolare, segnato D 3 nel rilievo 1967). Questo vano è limitato a S da un muro di cui si è conservata notevole parte dell'ele­vato in ~erpiç, sopra illive]Jo del lastricato. Tuttavia questo muro appartiene ad un livello preredente (E), come si vede nel suo prolungamento verso S (E 1), che si inserisce sotto C 1. Il muro E 1 a sua volta lega con E 3 ma a quote diverse: evidentemente la pendenza del oocuzzolo« .acropolico » non è un ratto ultimo, ma esisteva anche nelle fasi precedenti.

Molto singolare è di non facile soiuzione il rapporto tra C 8 e E 3. Il braccio EW di t 8, èorlservàtb In pIetra, ad un certo punto si interrompe, ma ésattamente nella stessa direzione e, partendo proprio dal piano di posa del

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Topaldi. Campagna ?i scavo 1968 63

filare pi~ basso di pietJre, continua un muro di soli kerpiç, con il quale fanno sistema altri muri ad esso ortogonali, alcuni in soli roerpiç altri con filari di pietre. Questi muri danno forma ad alcuni vani ben definiti, sia per i livelli di pavimentazione che sono stati trovati, con piani di kerpiç e focolari, sia per i reperti in situo Che si tratti di un livello (D) !J,nteriore a C è provato dal fatto che focolari e lastricato di C insistono direttamente sopra di esso; che sia posteriore a E è provato dal fatto che il muro D 1 non lega con E 3 ma anzi tra Ò 1 <::d E 3 c'è uno strato" iptermedio di cir~a mezzo metro di terra.

Nel vano 1 (fig. 24) furono rinvenute pressoché intatte due coppe ad alto piede, di terracotta giallo-rossastra, a superficie grezza (figi 25-26), ed un'a a larga bocca triloba, in terracotta gialla, con una fila di trattip.i incisi verso iJ piede (fig. 27); a S di D 1 invece è stata rinvenuta integra una brocca' di impasto scuro, con manico ,a nastro. Infine in corrispondenza del vano 3, ma ad un livello superiore (C), è stata trovata una pietr,ii sagomata, Qhe sembra un frantoio. .

Il complesso dei muri E dà luogo ad un insieme di vani (3-7) dei quali il 3 è stato ben identificato n~i due livelli sovrapposti (D ed E). Nel vIano 5 l~rghi tr.atti di selciato, soprattutto presso l'angolo SW; il muro E 6 a filari in scaglie di pietr,a insiste sopra un altro muro in struttura analoga, com­pletamènte l'eolinato (certo per terremoto), che evidentemente appartiene ad un livello inferiore (F). Nel vano 4 presso l'angolo SE: un focolare rett,angolare, mucchi di pietre sparse, presso uno dei quali si sono rinvenuti due scheletri (fig 28), di persone di alta statura e di età avanzata (nelle ossa sono evidenti segni di artrosi), l'uno masohile e 1'1!.ltro femminile. La posizione scomposta dei due scheletri e per contrasto la loro perfetta conservazione ci dicono che siamo davanti non ,ad inumazioni deliberate ma un seppellimento improv­viso e accidentale. La donna infatti è 'rimasta a terra raooicchiata su un fianco con la testa girata in basso e le braccia piegate; l'uomo invece è ~ posizione distesa e supina, con le braccia a,lzate e le gambe rannicchiate, l?-eÌ1.a posizione di chi istintivamente si protegge da qualcosa ohe sta per cadergli addosso. Patetica fotografia di una vecohia coppia sorpresa dal terremoto. Tr.a le cose rinyenute in questo vano ,aI livello E una perla vitrea blu con occhi bianchi (tav. XII 11) e una stella a sei punte di bronzo (tav. XII 8).

, Particolare interesse ha suscitato durante lo scavo il vano 6: anzitutto la soglia (s) ottenuta stl.1atificando sotto un filare di kerpiç tre grossi f,r,ammenti di parete di orcio, quindi una specie di banchina in kerpiç nell'angolo NW (fig. 29). Questa banohina, lunga sulla fronte m. 1,30, larga m. 0,70, alta m. 0,40, circa, presenta sul lato W una 'apertu.r.a protetta da pietre che dà su un vuoto interno (di forma e misure non determinabili): forse una ghiac­ciaia? Proprio su questa apertura si sono rinvenute una brocca giallastra mono­croma a collo relativ,amente stretto e labbro estroverso, e la parte superiore di ];.ln ylaso che r~a sulla spalla una decol:.azio.l).~ dipinta .a denti di l~po 'rovesci

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in due fasce, una rossa e una nera, sfa'Sate, una fascia rossa al ventre e pure il labbro dipinto in rosso (fig 30).

Il muro F 2, che ohiude a E il v,ano dei morti (4), lega oon FIe segna quindi un altro livello inferiore. A questo livello appartengono le strutture trovate uheriormente a E. Qui (last.ricato G) lo soavo è ar·rivato a circa m. 3,30 sotto il piano di campagna e a circa m. 5,45 sotto il datum. Da notare come il muro F 3 si insinui tra i due livelli nettamente distinti e rappresentati uno dallastriéato E 13, che si sovrappone allo stesso F 3, e l'altro dallastri­cato G, che è ,a -m. 0,40 al di sotto del precedente.

Negli strati E e soprattutto in quello corrispondente a F la a ceramica pre­senta maggiore abbondanza di esemplari a vernice nera, di megarese, di vasi dipinti a motivi geometrici. Ciò corrisponde alla osservazione analoga fatta nello scavo della fossa dur.ante la campagna 1967. Mentre i livelli precedenti rivelano una oostante e monotona pres'enza degli stessi tipi cer,amici romano­bizantini, questi, pur offrendo un panorama sostanzialmente analogo, sembrano indicare un livello di cultu1'la più qualifioato.

III SETTORE: QUADRANTI T 15-16 (tavv. VII-VIII; figg. 31-32) Sul limite W della piattaforma dello hiiyiik verso l'ansa del Kalaycil

Deresi si è .aperto lo scavo dei quadranti T 15-16. Il piano di oampagna, che in questo tratto è uniforme, oon una leggera pendenza verso S, è a -m, 4,00 dal datum. Nel quadrante T 16 si è arrivati alla profondità di -m. 2,30 circa dal piano di campagna, nell'aJ.tro, per mancanza di tempo, ci si è fermati a -m. 1,30. Nel oomplesso non sono apparse strutture architettoniche organi­che, ma solo lacerti difficilmente, almeno per ora, collegabili tra loro; per compenso i livelli sono risultati molto evidenti, e preziosa risulterà la con­nessione che con essi si è potuta fare dei reperti, qui usciti in considerevole numero, oltre ohe in buone condizioni di conservazione e alcuni anche di partioolare pregio.

Uno str.ato superficiale (A) dello spessore di m. 0,20 - 0,30 ha dato coacervi di pietre sporadiche, informemente ammassate e distribuite, con cera­mica spessa e grossolana, di terraglia grezza, grigia o gialla, oltre a qualche raro frammento di ceramica gialla a fasce rosse dipinte e di ceramica a vernice rossa più fine; da notare frammenti di campanelli bronzei con decorazione geometrica incisa (tav. XII lO, 11) del tutto analoghi ad altri che saranno tuttaviarinvenutial1a fine dello scavo, ad un livello molto inferiore. Il carat­tere superficiale dello strato e la posizione dei quadranti, ai piedi occidentali del rilievo centrale (<< acropoli») dello hiiyiik, consigliano prudenza nell'attri­buire indiscriminatamente al livello corrispondente i reperti ·rinvenuti nella crosta superficiale per lo ~pessoreappunto di venti-trenta centimetri sotto il piano di campagna.

Attorno a -m. 0,40 (sempre dal piano di campagna) appaiono le prime strutture architettoniche (livello B): esse present.ano una lieve pendenza in

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TAV. III

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TAV. IV

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Topakli. Campagna di scavo 1968 65

senso contrario a quella del piano di campagna, cioè S-N anziché N-S, toccando la profondità di -m. 0,80. Si tratta di muri di due tipi, uno, più stretto (spessore m. 0,50), di tecnica più sommaria essendo fatto di pietre piccole e informi (muri 1, 5, 6, 7), l'altro più massiccio e organico (spessore m. 0,90-1,00) a blocchi esterni squadrati e con maggiore cura disposti (muri 3, 4). Il muro 9, che è ad un livello leggermente più basso e si insinua sotto i muri 5 e 6, ,appartiene ad una fase precedente allivello successivo C o, più probabil­mente, ad un momento diverso del medesimo livello B (B b). A questo livello appartiene ,anche il pozzo (e) e larghe tracce di lastricato (8, 16, 17, 18).

I reperti di questo livello B sono s1)ati llumerosi e notevoli. Mentre i cocci per 10 più 'appartengono ai tipi uniformemente rinvenuti a questo livello (grossi vasi con labbro fortemente estrov·erso, a pareti spesse, t·alvolta decorati con cordoni a rilievo, vasi e ciotole in terraglia grezza, di tipo medio, alcuni più piccoli a vernice rossa), sono apparsi diversi fr,ammenti di ceromica impressa di tipo megarese e, in questa classe, una ciotola intera (diametro m. 0,16 altezza m. 0,06), presso il muro 5 (fig 33). In T 16 NW sono inoltre stati trovati in situ due grossi py-thoi, un terzo in T 15 NW e un quarto in T 15 SE. Essi devono intendersi interrati, la bocca fuoriuscente appunto al livello B. Il pythos a è in terr·acotta rossastra, diametro alla bocca m. 0,57, al ventre m. 0,95, altezza m. 1,19, manca del fondo, otto cordoni rilevati su corpo; il pytlhos b, uscito perfettamente intatto, è di argilla giallo-c:hiara, diametro alla bocca m.O,25, al ventl.'le m. 0,62, al fondo m. 0,18, altezza m. 0,63, sulla spalla due cordoni rilevati, di cui l'inferiore a tacche, sul ventre una fascia di quattro cordoni, altre due coppie di cordoni verso il fondo; il pythos c è molto rovinato, misUl.'la in altezza m. 1,14, diametro alla bocca m. 0,41, al fondo m. 0,19, terracotta rossastra, decorato con sei cordoni rilevati irregolari, labbro -assai largo e piatto (fig 34); il pytJhos d manca completamente della bocca e del collo, è in terracotta rossastra, decol.'lato con cinque cordoni rilevati, misura in altezza m. 0,80, diametro al ventre m. 0,6l.

A E del muro 1, presso una pietra da macina (f), è stlato rinvenuto un supporto bronzeo per tre lucernette, con catenella e gancio di sospensione ( tav. XI 1) ed una corniol'a di forma oViale (cm. 11 X 6 X 4) ricante inciso un elegante delfino (tav. XI 7), oltre a molti frammenti, per lo più atipici, di vetro, osso, ferro, bronzo.

Il livello C è espresso dai muri 2 e 2 a. Il muro 2 presenta una struttura esterna tipica a spinapesce; esso insiste su un filare di fondazione che continua verso S (una porta?); infatti anche il lato S è ben sagomato, a vista. La larghezza del muro è di m. 1,00. Il muro 2 ·a è il resto di una struttura mag­giore, che con ogni probabilità taceva sistema con il muro 2. Lo strato corri­spondente ,a questo liV1eHo scende all'incirca fino a -m. 1,20 sotto il piano di campagna; sono frequenti in esso strati carboniosi e ,argillosi. In esso la cer·amica non presenta variazioni rispetto ai precedenti; non si è rinvenuto nessun vaso integro o ricomponibile. Sono state trovate invece due monete,

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putroppo -assolutamente illeggibili, due zampe di animale in terr,acotta verni­ciata di rosso che dovevano appartenere ad una figura di netevoli proporzioni, una pala di ferro (forse meglio un vomere) ed un frammento iscritto APIC ...

Come si è detto, nel quadrante T 16 si è soesi fino a -m. 2,30 dal piano di campagna (fig. 35). Tuttavia in questo grosso strato non sono apparse strutture architettoniche notevoli, se non i muri 12, 13, 16. Il 12 si inserisce in una specie di 'struttura circolare, La cui natum non è apparsa chiara, inse­rendosi profondamente nel testimonio E; all'intorno di essa vaste e spesse tracce di terra bruciata e carboni. Trattasi probabilmente di un focolare o forse anohe di un silos, in quanto sembra che la struttura risalga verso l'-alto; in questo secondo caso essa apparterrebbe ad un livello superiore. Co­munque nessun reperto al suo interno, almeno per quanto finora sottoposto a scavo.

A S del muro 12, ad una sessantina di cm. più sotto, è stato messo a nudo un lungo muro di kerpiç, senza fondazioni lapidee. È dubbio se debba trattarsi di una struttura architettonica viva, tale da segnare un quarto livello (D), o, come si è talvolta constatato, se ci si trovi di fronte al ripiega­mento unitario di un blocco di muro; ciò potrà essere accertato nella prose­cuzione dello scavo.

In T 16 SW a -m. 2,00 dal piano di campagna, quindi in uno strato ohe dovrebbe cor:rispondere -al Uvello D, si sono tl1Ovati, in mezzo ad alcune pietre, tre campanelli di bronzo (tav. XIII) decomti a motivi geometrici e moltissimi elementi di catenella di feno che li collegavano e sostenev-ano: una nobile bardatura di cavallo. E proprio a ridesso dell'angolo NW del 2, a -m. 1,90 c.a. dal piano di campagna, è apparso lo scheletro integro (meno la testa) di un animale, probabilmente appunto un cavallo.

n forte spessere di terra, la scarsità di strutture architettoniche sotto il livello C fanne supporre ohe a questo punto ci si debba trovare di fronte ad una svelta della stratigr.afia.

EDIFICIO 3 (MARTYRION) (tavv. IX-X) Si è prooeduto alla ripulitura delle strutture messe in evidenza nello

scavo 1967 e che per la ,loro organicità erano già allora sembr.ate costituire un tutto unico. In effetti, rimosse tutte le pietre di crollo, è appal'SO in c-hiara evidenza un edificio di pianta pl'essoché quadrata (m. 10,00 X 10,90) a crooe greca iscritta, interamente lastrioato, avente l'ingresso principale al centro del lato E, dove s'Ono rimaste alcune pietre della soglia e l'incavo per il perno dell.a porta {fig. 36); un secondo ingresw è probabile esistesse nel lato N, mentre non si può dire se ci fossero altri ingressi secondari sui lati W e S. L'interno dell'edificio è costituito da un ambiente centrale a forma di croce greca e da quattro v,ani angolari limitati dal muro periferico esterno dell'edi­ficio e dai muri interni dei bracci della croce.

Il lastricato dei vani .angolari (almeno nei tre superstiti) è ad un livello

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di m. 0,07-0,08 più alro rispetto a quello del vano centrale a croce greca. Una fila di pietre regolari, conservate per altezze ineguali (al massimo m. 0,18) e inserite per coltello entro il lastricato, isola il braccio N della croce dallo spazio centr,ale di essa. L'accesso al vano NE era al centro del lato interno S; quello al vano NW (fig. 37) è pure sul corrispondente lato interno S, ma spo­stato a W, presso il muro perimetrale W; l'accesso al vano SW era al cen­tro del lato interno. La presenza degli accessi interni è indicata dal fatto che nei tr:atti corrispondenti si interrompono le fondazioni dei muri e al loro posto continua il lastricato.

Il limite S dell'edificio era dato dal muro À. o dal muro 'l)? A favore del primo giuocano tre fatti: che esso dà al vano SW una dimensione pressoché analoga a quello corrispondente -a NW (c'è una differenza di m. 0,20 in meno sul lato W), mentre il muro 'l) darebbe una differenza più sensibile (cioè di ni. 0,40); inoltre esso è conservato in fondazione per due corsi sotto il livello del lastricato; infine è certo il suo legame con il muro perimetrale W, in direzione del quale si riscontra una evidente sporgenza.

L'esistenza del vano SE, oltlte che da innegabili ragioni di simmetria, è postulato dal limite esattamente conserv,ato della pavimentazione nel braccio E della croce e voluto dalla presenza del muro divisorio, ora scomparso, analogo a quello esistente tra il braccio W e il vano SW. Preso comunque per valido il limite S espresso dal muro À., i vani angoLari non si presentano di ampiezza eguale, anche perché i muri non sono tutti dello stesso spessore: pressoché eguali i due di E (m. 3 X 3 il vano NE, m. 3 X 2,90 il v,ano SE), pure all'incirca eguali tra loro, ma minori rispetto agli altri due, quelli di W (3X2,70 il vano NW, m. 2,90X2,74 il vano SW).

Un elemento molto importante, ,anche per la identificazione religiosa dell'edificio, è dato dalla vasta predel1a (fig. 38) che è -apparsa in luce dopo la ripulitura sul fondo del braccio W della croce, di fronte quindi all'ing.resso principale. Tale predella, conservata nella sua profondità di m. 1,00 e per una lunghezza solo di m. 1,20, doveva estendersi probabilmente per tutta la larghezza del braccio, cioè m. 3,50. Tale predella corrisponde a quella di un altare neU'.asse principale E-W dell'edificio. Il fatto che l'altare non sia orientato verso E ma verso W non è in contraddizione con la sua natura di luogo di culto; nelle chiese paleocristiane e bizantine non è caso infrequente, anzi nelle primitive, del VI secolo, sembra sia normale la facciata degli edifici a oriente (H. Leclercq in Dict. Arch. Chrét. XII 1936, col. 2665 s., s.v. Orientation).

Nel braccio S della croce, presso l'angolo NE del vano SW, si è trovata una base di colonna con incassi per transenne (fig. 39). Essa misura m. 0,70 di diametro al piano di posa, il plinto è quadrato, m. 0,75 X 0,75, l'altezza è di m. 0,30. La sua posizione asimmetrica rispetto a qualsiasi altro elemento dell'edificio la dichiara evidentemente fuori opera. Apparteneva però all'edi­ficio stesso? L'edificio, a struttura completamente muraria, è così in sé for-

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malmente sufficiente, che sembrerebbe rifiutarla. Apparteneva ad un altro edificio? Un martyrion (perché di tale si tratta) \ potrebbe presupporre anche una basilica 5. Mossi da questa ipotesi, abbiamo eseguito cinque trincee di saggio {numerate da S a N), aventi direzione EW, lunghe m. 12, larghe m. 1,00, profonde m. 1,00, intervallate di m. lO tra loro nello spazio a S del martyrion, che si presentava interessante, perché dà alla stessa quota un'area oblunga {tav. I). Purtroppo le nostre ricerche a tal fine rivolte non hanno dato l'esito atteso. Tuttavia per escludere l'ipotesi prospettata sarebbe stato necessario aver condotto anohe qualche trincea di saggio in direzione NS. Ma, nonostante la seducente prospettiva, si è preferito per ragioni di economia e programmazione generale di scavo rinviare a successive campagne ulteriori rioerche in quella o altre zone limitrofe.

Dal lavoro di ripulitur,a del martyrion pochi reperti sono usciti, oltre alla base di colonna ricordata: due pietre con una croce incisa, vari ftammenti di vetro verde o giallo, una pietra recante inciso il giuoco della tria, una perla di onice, un follis di Focas battuto ad Antiochia sull'Oronte nel­l'anno 603 (o, meno probabilmente, 604: W. Wroth, Imp. Byz. Coins in the Br. Mus., I, p. 175 n. 1-2, tav. XXIII). Anche questa moneta, trovata sul lastricato nello spazio centrale della croce del martyrion, fa sistema con quelle rinvenute nella campagna 1967 e, considerando la facilità con cui le monete scendono nel terreno, conferma la cronologia pittosto alta già da noi proposta per questo edificio (V-VI sec. d.C.?).

Per quanto riguarda le trincee di saggio eseguite a S del martyrion sono da' ricordare tra i reperti una be1la perla di pasta vitrea nera a occhi bianchi, una pietr,a recante incisa una croce di Malta iscritta in un cerchio (fig. 40), un oggetto di ferro a forma di croce (anch'esso probabilmente un elemento di sospensione di gabata, come il disco prima ricordato) lunga cm. 17,3.

In ogni caso la presenza di questo martyrion (e tanto più se si dovesse rinvenire anohe la basilica) attesta a Topakli una presenza cristiana di una certa importanza, il che, come sempre, è testimonianza di precedenti storici non inferiori.

4 Sulla tipologia del martyrion cfr. A. GRABAR, Martyrium, I-II, Paris 1946. 5 GRABAR, O.C., I, p. 322 55.

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o (scala 1:2) - 1. supporto per lucerne in bronzo (T 16 NE inv. 455). - 2. crocetta bronzea (tomba N 16.22 inv. 523). - 3. anello di ferro (tomba M 16.3 inv. 392). - 4. fusarola in terracotta (N 16 NE inv. 640) . - 5. anellino bronzeo (N 15 NW inv. 449). - 6. armilla bronzea (T 16 SW inv. 507). - 7. fusarola in terracotta (M 16 NE inv. 482). - 8. anello bronzeo (T 15 NW inv. 503). - 9. frammento di asticciola in bronzo (T 16 NW

inv. 504). - 10-11. frammenti di campanelli bronzei (T 15 SE inv. 407-408) .

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(scala 1: 2) - 1. laminetta di bronzo decorata (T 16 SE inv. 600). - 2. elemento di gabata (N 15 SE inv. 582). - 3. perla in pietra scistosa (F.D. vano 4 inv. 597). - 4. frammento di armilla vitrea (T 16 NE inv. 450). - 5. fibuletta bronzea (F.D. vano 3 inv. 404). -6. perla in osso con occhi incisi (T 16 NE inv. 451). - 7. corniola con delfino inciso (T 16 NE inv. 451). - 8. stella in ferro (F.D. vano 8 inv. 534). - 9. osso lavorato (F.D. vano 3 inv. 598). - lO . peso da telaio in terracotta (T 16 NE inv. 660). - 12. frammento di armilla vitrea (T 16 NE inv. 450). - 13. anello ·in ferro (F.D. vano 4 inv. 440). -

14. perla di onice (F.D. vano 2 inv. 396).

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TAV. XIII

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(scala 1:2) - 1-3. campanelli bronzei per finimento di cavallo (T 16 SW inv. 716·718 ).