Il germoglio n.ro3/2015 Non voi avete scelto me, ma io ho scelto voi

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Non voi avete scelto me, ma io ho scelto voi Anno 3 | N.ro 3 | Novembre 2015 Periodico dell’Unità Pastorale di Verdellino e Zingonia & il nuovo “#RampaFò” da staccare e conservare!

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Periodico dell'Unità Pastorale di Verdellino e Zingonia

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Non voi avete scelto me,ma io ho scelto voi

Anno 3 | N.ro 3 | Novembre 2015 Periodico dell’Unità Pastorale di Verdellino e Zingonia

& il nuovo “#RampaFò” da staccare e conservare!

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Signore Gesù,tu eri la Gioia nel cuore del Padre,  

la purissima gioia dell’esserGli Figlio,   e sei venuto come sorriso divino,  

a dissipare le nostre umane tristezze.   Annunzio di gioia il tuo concepimento  

nel grembo verginale di Maria;   evento di gioia la tua nascita a Betlemme,  

notizia di gioia il tuo evangelo.   Prezzo di gioia fu la tua croce  

e gioia per sempre la tua risurrezione.    Signore Gesù,

gioia di chi ti incontra   e si mette alla tua sequela,

donaci un cuore capace di ascoltare e vedere, capace di scoprire che la gioia,

la tua divina, purissima gioia, splende ogni giorno davanti a noi

nell’oscuro grigiore del nostro quotidiano. Fa’ che sappiamo riconoscerla

e lasciarcene riempire, per effonderla intorno a noi,

come in un continuo giorno di festa, fino a quando saremo tutti uniti

nella gioia eterna del cielo. Amen

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Anno pastorale 2013-2014: Donne e uomini capaci di vangelo Anno pastorale 2014-2015: Donne e uomini capaci di eucarestia Anno pastorale 2015-2016: Donne e uomini capaci di carità

La vita comunitaria parrocchiale ha formato la coscienza cristia-na della nostra Chiesa bergamasca? E’ questa la domanda forte che arrivati al terzo anno del percorso a cui ci ha guidato il no-stro Vescovo ci dobbiamo fare. Se dovessimo prendere in con-siderazione alcune reazioni, davanti a recenti fatti di cronaca, di coloro che si dichiarano cristiani, si potrebbe subito risponde-re dicendo che probabilmente non solo la testimonianza della Carità ma nessuna dimensione della vita cristiana, cioè nem-meno la Liturgia (sacramenti, iniziazione cristiana, predicazione domenicale ...) o la Parola (catechesi …) ha realmente prodotto cambiamenti sostanziali nella vita delle comunità e dei singoli. Le pratiche ecclesiali della nostra fede non sono cioè riuscite a plasmare in profondità la coscienza ecclesiale. La riflessione si fa amara quando si vede e si sente nelle nostre comunità che quei valori testimoniati in tante opere di carità “non hanno fatto scuola”, non hanno prodotto comunità cristiane più evangeli-che e nemmeno una cultura sociale più solidale e accogliente. Questa questione fa da filo rosso anche nella lettera pastorale di quest’anno del nostro Vescovo, soprattutto dove viene segnalata la ricchezza di opere di misericordia che la nostra Diocesi espri-me, ma si interroga su quanto queste opere di misericordia siano capaci di generare cuori misericordiosi. Di certo questa preoccu-pazione non coglie solo la “capacità di carità”. Quanto le nostre catechesi o liturgie (dimensioni sulle quali sono infinitamente più ingenti le risorse che impegniamo, sia in termini di persone, che di soldi, che di passione) riescono a convertire o anche solo a promuovere una cultura plasmata dal vangelo? A volte le nostre comunità sembrano ostaggio di pratiche religiose ormai segnate dal tempo e che con fatica si confrontano con la vita personale e sociale di oggi. Donne e uomini capaci di carità non significa che la comunità ha come primo compito non tanto quello di aiutare i poveri ma quello di aiutare la comunità cristiana ad assumere sempre più un volto evangelico. E che le opere di misericordia sollecitino i cristiani ad un cuore misericordioso e capaci di mo-strare il cuore misericordioso di Dio stesso. L’impressione è che il Vangelo oggi, e perciò le stesse opere di volontariato personale e comunitario ad esso ispirate, al massimo danno forma ad azioni religiose, o gesti buoni, spesso relegate nel privato, che assumo-no un senso prevalentemente consolatorio e “meritorio”. Dicen-dolo con grande rispetto, ma non si può non notare la grande enfasi che muove il “popolo” attorno alle azioni rituali religiose e che forse sono quelle maggiormente gratificanti. Semplificano di molto la “grammatica” dell’esistenza cristiana; sono quelle più facili da impiantare e organizzare rispetto a un lavoro umile e puntuale di formazione della coscienza credente; si percepisce

la fatica di fare del dettato evangelico la forma della propria esi-stenza. La grande lezione del Vaticano II rimane ancora attuale ma ancora abbondantemente non recepita. - Papa Francesco ci ricorda nella Bolla di Indizione del Giubileo della Misericordia che “la Chiesa ha la missione di annunciare la misericordia di Dio, cuore pulsante del Vangelo, che per mezzo suo deve raggiungere il cuore e la mente di ogni persona”. - Papa Benedetto XVI nell’enciclica “Deus Caritas Est” dice“L’inti-ma natura della Chiesa si esprime in un triplice compito: annun-cio della Parola di Dio (kerygma-martyria), celebrazione dei Sa-cramenti (leiturgia), servizio della carità (diakonia). Sono compiti che si presuppongono a vicenda e non possono essere separati l’uno dall’altro. La carità non è per la Chiesa una specie di attività di assistenza sociale che si potrebbe anche lasciare ad altri, ma appartiene alla sua natura, è espressione irrinunciabile della sua stessa essenza.” - Dietrich Bonhoeffer, pastore protestante morto in campo di concentramento nazista, scriveva a proposito dello spazio del-la Chiesa nel mondo che “Lo spazio della chiesa non esiste per contendere al mondo un pezzo del suo ambito, ma per testimo-niare al mondo che esso rimane mondo, cioè il mondo amato e riconciliato da Dio. Non è quindi vero che la chiesa vorreb-be o dovrebbe estendere il proprio spazio ai danni dello spazio del mondo; essa non brama più spazio di quanto non le bisogni per servire il mondo con la testimonianza di Gesù Cristo e del-la riconciliazione del mondo con Dio per opera di Gesù Cristo. Inoltre essa può difendere il proprio spazio solo lottando non per essa, ma per la salvezza del mondo. In caso contrario essa diventa un ‘sodalizio religioso’ che lotta per la propria causa e che ha così cessato di essere la chiesa di Dio nel mondo. Perciò il primo compito di coloro che appartengono alla chiesa di Dio non è quello di esistere per se stessi, di creare quindi ad esempio una organizzazione religiosa o di condurre una vita devota, bensì di essere testimoni di Gesù Cristo davanti al mondo.” - Il direttore della nostra Caritas diocesana, don Claudio Visconti, ha scritto: “Gesù nell’arco della sua vita pubblica ha detto molte parole e posto molti segni di Carità; la sua stessa vita è riassumi-bile intorno alla cifra della Carità; eppure la cultura di riferimento, la sua stessa comunità dei fedelissimi sembrava aliena alla Sua testimonianza. Noi sappiamo che la maniera con cui Gesù è stato testimone della carità è stata ai suoi tempi perdente e fallimen-tare ... Anche il massimo gesto di carità - cioè la croce - in realtà rivela il fallimento di generare intorno a Se cultura di misericordia e di fraternità. Ma in quel perder tutto si rivela anche l’affidarsi di Gesù a un Padre che sente come degno di fiducia, proprio nel momento della impotenza totale della morte. Quel perdere tutto per il dono dello Spirito è diventato la gloria che attrae tutti a se”.

don Marco

EditorialeLa vita parrocchiale comunitaria fatta di vangelo, di eucarestia e di carità è riuscita ha formare una coscienza cristiana?

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II – Le attese per l’Anno della Vita Consacrata

Che cosa mi attendo in particolare da questo Anno di grazia della vita consacrata?1. Che sia sempre vero quello che ho detto una volta: «Dove ci sono i religiosi c’è gioia». Siamo chiamati a sperimentare e mostrare che Dio è capace di colma-re il nostro cuore e di renderci felici, senza bisogno di cercare altrove la nostra felicità; che l’autentica fra-ternità vissuta nelle nostre comunità alimenta la no-stra gioia; che il nostro dono totale nel servizio della Chiesa, delle famiglie, dei giovani, degli anziani, dei poveri ci realizza come persone e dà pienezza alla nostra vita.Che tra di noi non si vedano volti tristi, persone scontente e insoddisfatte, perché “una sequela tri-ste è una triste sequela”. Anche noi, come tutti gli altri uomini e donne, proviamo difficoltà, notti dello spirito, delusioni, malattie, declino delle forze dovuto alla vecchiaia. Proprio in questo dovremmo trovare la “perfetta letizia”, imparare a riconoscere il volto di Cristo che si è fatto in tutto simile a noi e quindi provare la gioia di saperci simili a Lui che, per amore nostro, non ha ricusato di subire la croce.In una società che ostenta il culto dell’efficienza, del salutismo, del successo e che marginalizza i poveri ed esclude i “perdenti”, possiamo testimoniare, attra-verso la nostra vita, la verità delle parole della Scrit-tura: «Quando sono debole, è allora che sono forte» (2 Cor 12,10).Possiamo ben applicare alla vita consacrata quanto ho scritto nella Esortazione apostolica Evangelii gau-dium, citando un’omelia di Benedetto XVI: «La Chiesa non cresce per proselitismo, ma per attrazione» (n. 14). Sì, la vita consacrata non cresce se organizziamo delle belle campagne vocazionali, ma se le giovani e i giovani che ci incontrano si sentono attratti da noi, se ci vedono uomini e donne felici! Ugualmente la sua efficacia apostolica non dipende dall’efficienza e dalla potenza dei suoi mezzi. È la vostra vita che deve parlare, una vita dalla quale traspare la gioia e la bellezza di vivere il Vangelo e di seguire Cristo.Ripeto anche a voi quanto ho detto nella scorsa Ve-glia di Pentecoste ai Movimenti ecclesiali: «Il valore della Chiesa, fondamentalmente, è vivere il Vange-lo e dare testimonianza della nostra fede. La Chie-sa è sale della terra, è luce del mondo, è chiamata a rendere presente nella società il lievito del Regno di Dio e lo fa prima di tutto con la sua testimonianza, la

testimonianza dell’amore fraterno, della solidarietà, della condivisione» (18 maggio 2013).2. Mi attendo che “svegliate il mondo”, perché la nota che caratterizza la vita consacrata è la profe-zia. Come ho detto ai Superiori Generali «la radicalità evangelica non è solamente dei religiosi: è richiesta a tutti. Ma i religiosi seguono il Signore in maniera speciale, in modo profetico». È questa la priorità che adesso è richiesta: «essere profeti che testimoniano come Gesù ha vissuto su questa terra … Mai un re-ligioso deve rinunciare alla profezia» (29 novembre 2013).Il profeta riceve da Dio la capacità di scrutare la storia nella quale vive e di interpretare gli avvenimenti: è come una sentinella che veglia durante la notte e sa quando arriva l’aurora (cfr Is 21,11-12). Conosce Dio e conosce gli uomini e le donne suoi fratelli e sorelle. È capace di discernimento e anche di denunciare il male del peccato e le ingiustizie, perché è libero, non deve rispondere ad altri padroni se non a Dio, non ha altri interessi che quelli di Dio. Il profeta sta abitual-mente dalla parte dei poveri e degli indifesi, perché sa che Dio stesso è dalla loro parte.Mi attendo dunque non che teniate vive delle “uto-pie”, ma che sappiate creare “altri luoghi”, dove si viva la logica evangelica del dono, della fraternità, dell’accoglienza della diversità, dell’amore reciproco. Monasteri, comunità, centri di spiritualità, cittadel-le, scuole, ospedali, case-famiglia e tutti quei luoghi che la carità e la creatività carismatica hanno fatto nascere, e che ancora faranno nascere con ulteriore creatività, devono diventare sempre più il lievito per una società ispirata al Vangelo, la “città sul monte” che dice la verità e la potenza delle parole di Gesù.A volte, come accadde a Elia e a Giona, può venire la tentazione di fuggire, di sottrarsi al compito di profe-ta, perché troppo esigente, perché si è stanchi, delusi dai risultati. Ma il profeta sa di non essere mai solo. Anche a noi, come a Geremia, Dio assicura: «Non aver paura … perché io sono con te per proteggerti» (Ger 1,8).3. I religiosi e le religiose, al pari di tutte le altre per-sone consacrate, sono stati definiti, come ho appena ricordato, “esperti di comunione”. Mi aspetto pertan-to che la “spiritualità della comunione”, indicata da san Giovanni Paolo II, diventi realtà e che voi siate in prima linea nel cogliere «la grande sfida che ci sta davanti» in questo nuovo millennio: «fare della Chie-sa la casa e la scuola della comunione»5. Sono cer-to che in questo Anno lavorerete con serietà perché

Lettera Apostolica del Santo Padre Francesco a tutti i consacrati in occasione dell’Anno della Vita Consacrata, 28.11.2014 (parte seconda)

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Lettera Apostolica del Santo Padre Francesco a tutti i consacrati in occasione dell’Anno della Vita Consacrata, 28.11.2014 (parte seconda)

l’ideale di fraternità perseguito dai Fondatori e dalle fondatrici cresca ai più diversi livelli, come a cerchi concentrici.La comunione si esercita innanzitutto all’interno delle rispettive comunità dell’Istituto. Al riguardo vi invito a rileggere i miei frequenti interventi nei quali non mi stanco di ripetere che critiche, pettegolezzi, invidie, gelosie, antagonismi sono atteggiamenti che non hanno diritto di abitare nelle nostre case. Ma, posta questa premessa, il cammino della carità che si apre davanti a noi è pressoché infinito, perché si tratta di perseguire l’accoglienza e l’attenzione reciproche, di praticare la comunione dei beni materiali e spirituali, la correzione fraterna, il rispetto per le persone più deboli… È «la “mistica” di vivere insieme», che fa del-la nostra vita «un santo pellegrinaggio»6. Dobbiamo interrogarci anche sul rapporto tra le persone di cul-ture diverse, considerando che le nostre comunità diventano sempre più internazionali. Come consen-tire ad ognuno di esprimersi, di essere accolto con i suoi doni specifici, di diventare pienamente corre-sponsabile?Mi aspetto inoltre che cresca la comunione tra i membri dei diversi Istituti. Non potrebbe essere quest’Anno l’occasione per uscire con maggior co-raggio dai confini del proprio Istituto per elaborare insieme, a livello locale e globale, progetti comuni di formazione, di evangelizzazione, di interventi socia-li? In questo modo potrà essere offerta più efficace-mente una reale testimonianza profetica. La comu-nione e l’incontro fra differenti carismi e vocazioni è un cammino di speranza. Nessuno costruisce il futuro isolandosi, né solo con le proprie forze, ma riconoscendosi nella verità di una comunione che sempre si apre all’incontro, al dialogo, all’ascolto, all’aiuto reciproco e ci preserva dalla malattia dell’au-toreferenzialità.Nello stesso tempo la vita consacrata è chiamata a perseguire una sincera sinergia tra tutte le vocazioni nella Chiesa, a partire dai presbiteri e dai laici, così da «far crescere la spiritualità della comunione prima di tutto al proprio interno e poi nella stessa comunità ecclesiale e oltre i suoi confini»7.4. Attendo ancora da voi quello che chiedo a tutti i membri della Chiesa: uscire da sé stessi per andare nelle periferie esistenziali. «Andate in tutto il mon-do» fu l’ultima parola che Gesù rivolse ai suoi e che continua a rivolgere oggi a tutti noi (cfr Mc 16,15). C’è un’umanità intera che aspetta: persone che hanno perduto ogni speranza, famiglie in difficoltà, bambini

abbandonati, giovani ai quali è precluso ogni futuro, ammalati e vecchi abbandonati, ricchi sazi di beni e con il vuoto nel cuore, uomini e donne in cerca del senso della vita, assetati di divino…Non ripiegatevi su voi stessi, non lasciatevi asfissiare dalle piccole beghe di casa, non rimanete prigionieri dei vostri problemi. Questi si risolveranno se andrete fuori ad aiutare gli altri a risolvere i loro problemi e ad annunciare la buona novella. Troverete la vita dando la vita, la speranza dando speranza, l’amore amando.Aspetto da voi gesti concreti di accoglienza dei ri-fugiati, di vicinanza ai poveri, di creatività nella cate-chesi, nell’annuncio del Vangelo, nell’iniziazione alla vita di preghiera. Di conseguenza auspico lo snelli-mento delle strutture, il riutilizzo delle grandi case in favore di opere più rispondenti alle attuali esigenze dell’evangelizzazione e della carità, l’adeguamento delle opere ai nuovi bisogni.5. Mi aspetto che ogni forma di vita consacrata si in-terroghi su quello che Dio e l’umanità di oggi do-mandano.I monasteri e i gruppi di orientamento contemplativo potrebbero incontrarsi tra di loro, oppure collegarsi nei modi più differenti per scambiarsi le esperienze sulla vita di preghiera, su come crescere nella co-munione con tutta la Chiesa, su come sostenere i cristiani perseguitati, su come accogliere e accom-pagnare quanti sono in ricerca di una vita spirituale più intensa o hanno bisogno di un sostegno morale o materiale.Lo stesso potranno fare gli Istituti caritativi, dedi-ti all’insegnamento, alla promozione della cultura, quelli che si lanciano nell’annuncio del Vangelo o che svolgono particolari ministeri pastorali, gli Istituti secolari nella loro capillare presenza nelle strutture sociali. La fantasia dello Spirito ha generato modi di vita e opere così diversi che non possiamo facilmente catalogarli o inserirli in schemi prefabbricati. Non mi è quindi possibile riferirmi ad ogni singola forma ca-rismatica. Nessuno tuttavia in questo Anno dovrebbe sottrarsi ad una seria verifica sulla sua presenza nella vita della Chiesa e sul suo modo di rispondere alle continue e nuove domande che si levano attorno a noi, al grido dei poveri.Soltanto in questa attenzione ai bisogni del mondo e nella docilità agli impulsi dello Spirito, quest’Anno della Vita Consacrata si trasformerà in un autentico kairòs, un tempo di Dio ricco di grazie e di trasfor-mazione.

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6 Rubrica

Verdellinofr. Gianluca Bono (Lipsia-Germania) - nativo di Verdellino

Piccoli Fratelli del VangeloSr. Annamaria Carminati (Verdellino BG)Suore Orsoline S. Cuore di Gesù di Asola

Sr. Aurelia Marziali (Grassobbio BG) - nativa di VerdellinoSuore Orsoline S. Cuore di Gesù di Asola

Sr. Giovanna Testa (Campitello di Marcaria MN)Suore Orsoline S. Cuore di Gesù di AsolaSr. Daniela Azzini (Castel Goffredo MN)Suore Orsoline S. Cuore di Gesù di Asola

Sr. Cleonice Fraccaro (Carpi MO)Suore Orsoline S. Cuore di Gesù di Asola

Sr. Rosangela Ghisleni (Casazza BG)Suore Orsoline S. Cuore di Gesù di Asola

Sr. Maria Rosa Scolari (Asola MN)Suore Orsoline S. Cuore di Gesù di Asola

Sr. Iolanda Marangon (Moglia MN)Suore Orsoline S. Cuore di Gesù di Asola

Sr. Pinuccia Perico - (Gabbiana di Marcaria MN)Suore Orsoline S. Cuore di Gesù di Asola

Sr. Ausilia Balini (Alassio SV)Suore Orsoline S. Cuore di Gesù di Asola

Sr. Elvira Ravasio (Alassio SV)Suore Orsoline S. Cuore di Gesù di Asola

Sr. Maria Rossoni (Roma) - nativa di VerdellinoIstituto Canossiane

Sr. M. Alma Calchi (Santiago - Cile) - nativa di VerdellinoSalesiana

Sr. Luciana Mazzola (Capriasca TI - Svizzera) - nativa di VerdellinoIst. Opera don Guanella

Sr. Natalia Savio (Verdello BG) - nativa di VerdellinoIst. Opera don Guanella

Sr. Carmela Calchi (Gazzaniga BG) - nativa di VerdellinoSuore di Carità dette di Maria Bambina

Sr. Michelina Quacqueri (Milano MI) - nativa di VerdellinoSuore di Carità dette di Maria Bambina

ZingoniaMaria Teresa Nazari

(Verdellino-Zingonia)Ist. Secolare Pro familia

Sr. Olivia (Malawi)sacramentina

Sr. Ornella (Malawi)sacramentina

Sr. ElvirasacramentinaSr. CandidaIst. Poverelle

Sr. RosaIst. Poverelle

Anno della vita consacrata30 novembre 2014 - 02 febbraio 2016

Consacrati e consacrate viventi nativi/e di Verdellino e Zingonia o che hanno svolto ministero nelle due Parrocchie

elenco aggiornato al 20 agosto 2015

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7Interviste

Fuori è ancora notte, e poche macchi-ne, solitarie, lampeggiano sulla riva, al di là del lago. Come ogni mattina, esco dalla mia cella, nel cuore della notte, per accendere la mia lampada della preghiera, e iniziare il nuovo giorno. Attendere il sorgere del Sole, per ogni uomo, insieme a tutte le mie sorelle ed illuminare così i nostri passi.Sono in monastero da circa sei anni, e posso dire che è come una scalata in montagna, dove il panorama si fa sem-pre più bello, il cammino sempre nuovo e l’entusiasmo cresce passo dopo passo!Vi starete chiedendo, probabilmente, che senso ha, oggi, vivere in monaste-ro! Che senso ha scegliere questo sen-tiero per raggiungere la Vetta, proprio questo apparentemente così inutile e poco percorso! C’è così tanto bisogno di fare del bene nel mondo, tra i poveri, annunciare l’amore di Gesù negli angoli della terra: perché la clausura? Questi sono stati anche pensieri miei nella mia giovinezza, finché non incontrai nel-lo sguardo di una monaca quella luce nuova, mai vista prima, che mi fece fare esperienza della presenza del Signore, del valore della preghiera, del dono di una vita data tutta al Signore per tut-ti. Come un albero, le cui radici sono stabili nella terra e le fronde si spiegano nel più alto del Cielo! C’è tanta soffe-renza nel mondo, sembra esserci tanto male, tanta superficialità! Come alberi, allora, non abbiamo paura di respirare tutta “l’anidride carbonica”, e stando sotto il sole, il vero Sole, Gesù, dona-re al mondo ossigeno per l’anima, che vivifica! Questa è la preghiera, questo è l’Amore del Signore!Tanti hanno un’idea distorta della pre-ghiera: una serie di pie formule da reci-tare, per assicurarsi il “pane” quotidiano. La preghiera è molto di più: è il respiro dell’anima! Come abbiamo bisogno di ossigeno per vivere e respiriamo, così abbiamo bisogno di stare con il Signo-re, con Colui che ci ha donato la vita, per rendere sempre viva la nostra esi-stenza e non farla morire. Pregare, e stare con qualcuno, è ascoltarlo! E per-mettere che il nostro cuore si sintonizzi

sulla sua onda, che il nostro cuore di-venti simile al Suo!E nel corpo della Chiesa, c’è chi in par-ticolare ha la funzione di essere i pol-moni di tutti, questi alberi che produco l’ossigeno per l’anima. Come i sacerdoti sono la voce del Signore, i missionari le gambe e le mani per aiutare, così la vita claustrale desidera essere questo.Ecco la vita claustrale: donarsi total-mente a Lui Solo, e stare con Lui Solo per tutti gli uomini. Stare come Mosè sul monte, con le mani alzate, affinché il popolo volga il suo sguardo al Dio Vi-vente. Non ci siamo dati la vita da soli, ma è il Creatore che ci ha donato l’e-sistenza: solamente alla Sua presenza se ne gusta la pienezza, la bellezza e la dolcezza. Ecco i monaci; coloro che stanno alla presenza di Dio sempre, nel lavoro, nei servizi, nell’accoglienza, per far toccare la presenza di Dio che sem-pre cammina sulle nostre strade.La mia famiglia mi ha da sempre tra-smesso l’amore per la Bellezza, per l’autenticità della vita, donandomi il desiderio di non sprecare neanche un attimo di questo dono prezioso. Sono cresciuta con questo in cuore: puntare in alto! Ho trascorso un’infanzia e un’a-dolescenza normale, come tutti, tra amici, interessi, studio, sport. Ma quella Bellezza gustata in famiglia mi ha parla-to da sempre del Signore, che sempre più si è fatto vicino nel mio cammino. Il suo Amore è diventato sempre più personale, fino al punto in cui, nono-stante non fosse esclusa la possibilità di farmi una famiglia tutta mia, ho perce-pito che la mia pienezza di vita sarebbe stata nell’Amore esclusivo del Signore per me. Ho detto SI a Lui, e Lui mi ha indicato la via della vita monastica per vivere insieme a Lui. E come chi è in-namorato, ho scelto l’Amore! Tanti mi chiedono se non è stato difficile lascia-re tutto; ma non è tanto l’aver lasciato, quanto l’aver scelto.

Io ho tutto! Ho tutta la mia parte.E’ ovvio che ogni scelta comporta in sé delle rinunce. Ma ciò che si sceglie è sempre più grande e spalanca davanti

agli occhi del cuore panorami inaspet-tati, raggiunti anche per stradine sco-scese e dissestate ma vere e belle…e ritrovi in modo nuovo e inaspettato il centuplo di ciò che apparentemente hai lasciato, perché l’Amore del Signore mai delude. I legami così sono diventati ancora più veri e profondi con la mia famiglia, con i miei amici e il popolo che abita il mio cuore si è allargato fino ai confini della terra. Stando qui in gi-nocchio, con il Signore posso raggiun-gere ogni angolo della terra e narrare quanto è grande l’Amore del Signore!Insieme alla mia comunità rimango qui, stabile nell’amore del Signore, per can-tare le sue lodi, lavorare nella sua vigna e come albero fecondo, alla cui ombra potete riposare, desideriamo donarvi l’ossigeno dell’Amore immenso del Si-gnore, affinché il vostro cuore si apra alla Grazia, così che anche voi, là dove vivete, possiate diventare a vostra volta alberi fecondi di grazia, alla cui ombra tanti uomini possono sostare, godendo della Luce e della Gioia del Signore.Nell’anno della vita consacrata ringra-ziamo il Signore perché ogni vita è vo-cazione, una chiamata a vivere nel Suo amore. Ringraziamo il Signore per chi si dona totalmente a Lui, e vi chiedia-mo di pregare per noi. Lo ringraziamo, nell’anno del sinodo per la Famiglia, per il dono della vita matrimoniale, feconda di grazia e di gioia, e vi assicuriamo tut-ta la nostra preghiera, perché, tutti in-sieme, possiamo diventare bosco ver-deggiante di luce, di speranza e di gioia!

Sr. Maria Aurora, OSB - Abbazia Benedettina “Mater Ecclesiae”

Io ho tutto

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Essere donna: consacrata nella comunità

Suor Aurelia Marziali, nativa di Verdellino (24 marzo 1927), racconta la sua esperienza come suora impe-gnata nella comunità. “Quando sono entrata in convento, facevo tante attivi-tà, adesso che sono così anziana, faccio fatica ad ac-cettare. Certe attività non riesco più a farle, vorrei fare ancora quello che facevo prima. La voglia di andare c’è però le gambe e la testa…Sono entrata nella congrega-zione delle suore Orsoline del Sacro Cuore di Asola il 20/10/1949, avevo 22 anni. Il parroco don Carrara vo-leva mandarmi in clausura, ma io allora non ci volevo andare. Fino a 18-20 anni frequentavo poco la Chiesa,

non sentivo ancora la chiamata a essere suora. Sono andata per sei anni a Canonica a lavorare e facevo gior-nata dalla mattina alla sera e all’oratorio andavo poco. È stata la mia maestra Scarpellini Rina che continuava a dirmi di andare all’oratorio; poi una suora mi ha aiutato, mi diceva di andare la domenica all’oratorio ma non mi piaceva. Con lei andavo in chiesa e pregavo molto, mi seguiva e grazie a lei ho imparato a stare con i bambini. Stavo volentieri con le suore e un po’ alla volta ho sen-tito la chiamata. In quel periodo in sei ragazze di Ver-dellino siamo entrate nelle congregazioni, di cui due in clausura; quando ho detto che volevo fare la suora, la mia mamma non mi disse niente, mio papà era un po’ contrario, ero la quarta di cinque fratelli e forse aveva altri progetti per me. Mia mamma e mia sorella mi han-no accompagnato ad Asola. La mia esperienza è stata bella e piena di entusiasmo, ma allora le suore dovevano cambiare spesso comu-nità e facevo fatica ad accettare, ho pianto tanto, ma una notte ho sognato mia mamma che mi diceva “vai, vai, vai dove ti mandano” ed io sono andata. Nella mia vita consacrata sono stata ispirata dal brano del Vange-lo di Luca che racconta della visita di Maria a Elisabetta, sono stata anche in Terra Santa a vedere il posto. Oggi auguro ai giovani di ascoltare i genitori e di andare d’accordo con loro, di confidarsi e dialogare con loro. Alle coppie di giovani auguro di volersi bene, rispettarsi e accettarsi l’un l’altro come si è. Alla gente di Verdellino dico che sono “brava gente” e come dice Papa France-sco, dico loro di essere misericordiosi. Oggi sono qui a Grassobbio e prego il Signore di darmi la grazia di poter essere sempre di aiuto nella mia comunità nonostante la mia età mi limiti nel fare quello che sento fortemente nel cuore e nello spirito”.

Vincenza

Interviste

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Posso dire che la mia vita religiosa si è snodata in due forti tempi trascorsi a Zingonia e a Namwera, un villaggio del Malawi (Africa). Due esperienze altrettanto belle e signi-ficative.L’esperienza fatta a Zingonia, quasi dieci anni con Sr. Caty e Sr. M. Letizia, tra tanta gente che veniva da tutte le parti d’Italia è stata per me una preparazione per l’Africa, anche se all’inizio non si pensava nemmeno all’Africa. Il Signore ci ha dato la gioia di realizzare tante cose belle, tanto bene, lì a Zingonia, insieme al Parroco Don Felice Bellini. Avevamo formato i gruppi del Vangelo, ci s’incontrava alla sera per leggere il Vangelo e discutere insieme con le famiglie. Si-curamente alcune famiglie ricordano ancora questi tempi bellissimi trascorsi insieme. Tenevamo la catechesi, di casa in casa, per preparare i genitori per il Battesimo dei loro figli. Preparavamo i bambini alla Prima Comunione, alla S. Cresima. Sono stati anni bellissimi, nel corso dei quali donavamo il meglio di noi stesse, ci sentivamo sostenu-te dall’amore che Dio ci donava. Il suo amore ci teneva unite nel lavoro e soprattutto come comunità religiosa sacramentina. A Zingonia ho imparato tanto ed ho rice-vuto tanto, molto di più di quanto ho donato. Ricordo che accoglievamo in casa nostra, per il ”dopo scuola”, i figli dei lavoratori per tenerli lontani dalla strada e dai tanti pericoli. Andavamo così incontro alle famiglie in difficoltà. E poi, ancora noi tre, le pioniere di Zingonia, io Sr. Or-nella Rota Sperti, Sr. Caty Goisis e Sr. M. Letizia Angelini siamo partite per l’Africa. Unisco sempre pure loro nella mia esperienza perché abbiamo lavorato tanto e bene in-sieme. L’arrivo in questa terra africana e precisamente nel Malawi, dove attualmente mi trovo ancora, avvenne nel lontano 1979 (circa 36 anni fa), è stato un tuffo nell’uma-nità più povera, povera di tutto. Insieme ci siamo messe a lavorare, ad aiutare, a donare in questa vigna del Signore, amando tutti indistintamente come già avevamo fatto nel-la nostra e vostra bella Zingonia.L’inizio qui in Africa è stato faticoso, non avevamo nulla, ma l’essere qui, per questa gente così povera ci colmava di gioia. Ogni giorno partivamo con il sacerdote Padre Emi-lio Nozza, missionario monfortano, bergamasco, nativo di Verdello, e raggiungevamo i villaggi dove si celebrava la S. Messa. Al termine ci fermavamo a parlare con la gente che manifestava il bisogno di intrattenersi con noi e con il sacerdote. Pur nella loro povertà ci offrivano il pranzo, erano felici di averci con loro.Gradualmente ci siamo messe ad aiutare tutti: anziani, bambini, ragazzi, ragazze, famiglie. Pian piano abbiamo ampliato la missione costruendo poco per volta casette per ospitare le ragazze più povere e dare loro un’adegua-ta educazione umana e spirituale. Le uscite nei villaggi si facevano meno frequenti perché i bisogni alla missione erano sempre più urgenti. La gioventù aumentava e aveva

sempre più bisogno della nostra presenza, della nostra at-tenzione e così il nostro operato si è stabilito alla missione di Namwera che è diventata un piccolo villaggio, denomi-nato: “ VILLAGGIO DELLA GIOVENTÙ”. Ed è qui che an-cora oggi operiamo. Nella missione ora sono presenti più di 400 tra ragazze/i e bambini. Ragazze e ragazzi vivono qui giorno e notte tranne i bimbi della scuola materna che tornano a casa nel pomeriggio. Vi è la scuola superiore frequentata da più di 200 ragazze, esse tornano a casa solo durante le vacanze. Inoltre vivono qui alla missione una settantina tra ragazzi e ragazze della scuola primaria, provenienti dai villaggi vicini, e sostenuti dalla missione. Si aggiungono poi i 150 bambini della scuola materna. Ogni giorno si preparano la colazione, il pranzo, la cena per più di 400 ragazzi. Il lavoro non manca, ma si fa tutto per amore di questi ragazzi che altrimenti non avrebbero né cibo, né istruzione. E tutto questo si fa in nome di una vita consacrata al Signore. È da qui che parte la molla di tutto, la forza che ci fa andare avanti ogni giorno con gioia e tanta dedizione.E così nel lavoro quotidiano, nella preghiera e adorazione di ogni giorno, rendo grazie al Signore per quanto mi ha dato e per tutti coloro che ho incontrato nel mio cammi-no e che hanno reso bella la mia vita dandomi la possibilità a mia volta di donarla. Grazie di cuore a tutti.A tutti i miei amici di Zingonia prometto il ricordo nella mia preghiera di adorazione che come sacramentina elevo ogni giorno a Gesù Eucaristia. Per tutto e per tanto posso dire con Maria: “L`anima mia magnifica il Signore e il mio spirito esulta in Dio mio Salvatore”.

A tutti un grande abbraccioSr. Ornella Rota Sperti - Namwera 16 - 9 - 2015

Un tuffo nell’umanitá

Interviste

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10 Interviste

Di sr. Euge-nia si possono tranquillamen-te sprecare gli aggettivi che qualificano il la-voro: la dedizio-ne, la semplicità la competenza, l’umiltà, e mai arriveremo al profondo di un cuore che ha fat-to della fede in Dio e del servi-zio alle sorelle e ai fratelli il calore della sua lunga vita.Nata a Treviolo, nella bergama-

sca nel 1923 e battezzata subito dopo la nascita con il nome di Maria, ha forgiato fin da piccola lo spirito di servizio imparato nella semplicità di una famiglia nu-merosa e credente.Subito dopo la guerra risponde alla chiamata missiona-ria, chiamata custodita a lungo nel cuore in attesa che i due fratelli soldati tornino dal campo di concentra-mento, e nel 1946 raggiunge la nostra Famiglia religio-sa, sicura di partire presto per la missione. Ma l’attesa è lunga e alla sua disponibilità sono richiesti vari servizi nelle comunità del PIME dove è la sorella maggiore che si preoccupa della salute dei missionari grazie alle sue doti culinarie, fantasia e sensibilità materna.Molti missionari la ricordano ancora con affetto e stima per la vita di sacrificio dietro ai fornelli, ma sempre con la serenità e la semplicità di chi sa di partecipare alla missione anche pregando e servendo gli operai della messe. Ricordando i suoi missionari, diceva: “Ho lavo-rato tanti anni nelle varie case del PIME come cuoca a servizio della comunità dei padri e dei seminaristi, e posso proprio dire di averli accompagnati in ogni spo-stamento… seguivo l’itinerario formativo dalla cucina!”Non perde mai la speranza di partire, è convinta che: “La vocazione missionaria non si realizza solo nel mo-mento in cui si parte concretamente per un Paese nuo-vo, ma dal giorno stesso in cui ci si consegna a Dio per la Missione. Io ho tenuto sveglio il desiderio di andare oltre confine e l’attesa l’ha fatto crescere ogni giorno di più”. Finalmente a 54 anni il suo nome è annunciato nella lista delle partenti e con l’entusiasmo di una giovane ar-riva nel sud del Camerun in piena foresta. Dirà poi:“Ero

sicura che per l’età e la salute sarei rimasta poco per cui inizialmente non mi sono impegnata nello studio del-la lingua locale, ma in effetti in Camerun ci sono stata tanti anni ! E contrariamente alle sorelle giovani, non ho mai preso la malaria!”. Sr. Eugenia arriva prima ad Ambam, poi passa a Melan e a Yaounde, la capitale: “Il mio compito è di accudire la casa, faccio un po’ di tutto e accolgo la gente che viene per cercare aiuto o per trovare un po’ di ascolto e conforto”. È bello vederla, all’arrivo della corta sera africana, seduta fuori della casa per accogliere le don-ne che tornano dalla piantagione con il loro carico di legna, legumi o banane per la famiglia. Il suo sorriso, l’ascolto paziente dei loro problemi sono il linguaggio più eloquente della carità e del suo amore per le donne a cui vorrebbe togliere i pesanti fardelli della povertà e della loro difficile condizione.Il suo interesse per la cultura non l’abbandona mai, si informa, legge, studia, interroga, ha le sue opinioni ben fondate e ne fa tesoro nelle confidenze e discussioni che consorelle e padri fanno volentieri con lei. Quante volte dona allegria alla comunità con il suo francese un po’ bergamasco, ma lei non si blocca, non si scompo-ne, anzi sono le sorelle a meravigliarsi per l’incredibile intesa che c’è tra lei, i ragazzi della scuola, le donne e i malati! “La gente mi ha insegnato molto: la forza del dolore, l’ospitalità, il dialogo; ho imparato a sedermi ad ascol-tare senza stancarmi, mentre noi abbiamo naturalmen-te fretta in tutto. Ciò che conta è esserci, stare con loro, dimostrando la tenerezza e la compassione di Dio, quelle che stesse che Lui ha per noi”. Nel 1999 problemi di salute la costringono al ritorno in Italia dove subisce vari interventi e, mentre le ginocchia la tradiscono fino a costringerla su una carrozzella, sr. Eugenia non lascia ferme le mani: l’uncinetto e il chiac-chierino sono i compagni fedeli delle lunghe giornate in camera, e per gli amati nipoti, per le consorelle, per i visitatori, ha sempre un piccolo regalo custodito nel cassetto e donato con gioia. L’aggravarsi delle sue condizioni non le tolgono la se-renità e la disponibilità, accetta ogni cura con ricono-scenza e, nonostante il carattere un po’ taciturno, ha sempre per tutte un buona parola di incoraggiamento e di gratitudine, felice quando qualche sorella di ritorno dal Camerun le fa rivivere l’aria della foresta e la voce della gente. È pronta, attende solo la chiamata del suo Signore che la vuole a se, per celebrare la pasqua eterna, nella mat-tinata di mercoledì 19.Cara sr. Eugenia con la tua gente del Camerun ti dicia-mo: “Que la terre de tes ancêtres te soit légère!”.

suor Anna Maria Pusca

Sr. Eugenia Vergani

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11Pastorale famigliare

Passaggi di vita: diventare adulto e sguardo di fedeIn una delle serate del corso dell’itinerario di forma-zione per catechisti per gli adulti ci è stato chiesto: “Quali esperienze e passaggi significativi di vita ti han-no reso adulto?”. Dalla riflessione è emerso che la vita è un continuo passaggio da un’esperienza, da una si-tuazione a un’altra, in un continuo divenire che non è mai raggiunto in modo definitivo. Alcuni dei passaggi che sembrano ci conducano alla maturità adulta sono in realtà tappe di vita, sono riti, passi significativi nel-la società, nel mondo del lavoro, del far famiglia o del diventare genitore. Sorge quindi un’altra domanda: “E la fede? Che cosa ha a che fare la fede con il diventa-re adulto? Che cosa ha a che fare il nostro credo con tutto questo?”. Immediatamente è emerso che vivia-mo ogni giorno nella gioia della nostra fede, sempli-cemente nella quotidianità, ma non sempre ne siamo consapevoli. Spesso l’adulto vive un processo segnato dall’instabilità. Una crisi può toccare il lavoro, lo stile di vita, la famiglia, l’immagine di sé e, se prolungato nel tempo, può portare a una “rottura” con Dio e con gli altri, tanto da rendere l’adulto vulnerabile. La crisi può occupare un ruolo essenziale nella maturazione della fede se si considera che in ogni crisi siamo preceduti da chi è passato dalla morte alla vita e che ci apre a una vita nuova, da chi ha conosciuto prima di noi il duro silenzio di Dio.

Vincenza

Messaggio di tenerezza Ho sognato che camminavo in riva al mare con il

Signore e rivedevo sullo schermo del cielo tutti i giorni della mia vita passata. E per ogni giorno trascorso

apparivano sulla sabbia due orme: le mie e quelle del Signore. Ma in alcuni tratti ho visto una sola orma,

proprio nei giorni più difficili della mia vita. Allora ho detto: “Signore, io ho scelto di vivere con te e tu mi hai promesso che saresti stato sempre con me. Perché mi

hai lasciato solo proprio nei momenti più difficili?”. E lui mi ha risposto: “Figlio, tu lo sai che io ti amo e non

ti ho abbandonato mai. I giorni nei quali c’è soltanto un’orma sulla sabbia sono proprio quelli in cui ti ho

portato in braccio”. (anonimo)

Torna a sorridere!Trattamenti per la salute dei denti

di adulti e bambiniVerdellino (BG) - Via Principe Amedeo, 26

035 48 21 579

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12 Scuola dell’infanzia

L’insalata dell’asilo è più buona

A vent’anni, quando per la prima volta assaporai il bello di diventare mamma, mai e poi mai avrei pensato che ad aiutarmi in questo cammino avrei trovato persone cosi. La scuola materna parrocchiale Madonnina dell’Olmo è l’emblema perfetto di quello che chiamano insegnamento. Nessuno si sostituisce a mamma e papà, anzi. Più che un asilo ho trovato una comunità, un gruppo di amici che collaborano per il bene più prezioso: I BAMBINI. L’organizzazione è spettacolare e permette a tutti di partecipare attivamente alla “vita” scolastica proponendo gruppi di lavoro e molte iniziative atte al miglioramento della stessa. Adoro considerarlo un nido accogliente dove ogni cosa non è mai lasciata al caso. Le aule sono sempre in ordine e vedrete quando i vostri figli verranno a casa e diranno: “L’insalata dell’asilo è più buona!”. Per non parlare delle insegnanti e di Suor Anna, delle vere e proprie amiche di crescita. Stimolano la loro curiosità e inseriscono regole che forse i bambini oggi non conoscono, ma sempre come un gioco per avere poi ometti e donnine indipendenti e fiduciose

delle loro capacità. In questo modo ci accompagnano sulla nostra strada di genitori e ci spronano a fare sempre meglio. Ora che approdo per la terza volta su quest’accogliente nave, sono consapevole che la scelta fatta sette anni fa è stata ottima. Non vedo l’ora di incamminarmi di nuovo in quest’avventura con il terzo dei miei monelli e godermi nuovamente tutte le paure dei primi giorni e la gioia di vederlo felice.A presto. Buon rientro ai grandi e ben arrivati piccolini.

Deborah

Sono pienamente soddisfatta di questi anni trascorsi presso la scuola materna parrocchiale perché le insegnanti sono tutte molto preparate. Mi sono inoltre trovata molto bene con il metodo d’insegnamento adottato in quanto tutte le attività svolte hanno avuto la finalità di far crescere il bimbo sotto vari punti di vista. Una scuola ben tenuta e scrupolosamente pulita, dall’aria familiare e accogliente così come il servizio mensa ben curato!

Orietta

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14 Iniziazione cristiana

UNITÀ PASTORALE DI VERDELLINO - ZINGONIA

Parrocchia S. Ambrogio V. e D. - Verdellino

Parrocchia Maria Madre della Chiesa - Zingonia

LETTERA DEI SACERDOTI DELL’UNITÀ PASTORALE

AI GENITORI DEI RAGAZZI IN ETÀ DELLA CATECHESI DI INIZIAZIONE CRISTIANA

Verdellino - Zingonia, 14 Settembre 2015

Carissime famiglie, scegliamo di indirizzarvi questa lettera per condividere con voi alcune questioni che ci stanno a cuore in

merito alla Catechesi dell'Iniziazione Cristiana.

Partiamo proprio da questa definizione: quella frequentata dai vostri figli non è semplicemente la

catechesi, ma la "Catechesi dell'Iniziazione Cristiana" e ciò dice con chiarezza che si tratta di un cammino

che getta le basi della vita cristiana. Fermo restando che i primi educatori alla fede siete voi, siamo altresì

consapevoli delle fragilità che la famiglia vive attorno al tema della fede e la catechesi resta pertanto un

baluardo insostituibile perché i più piccoli possano incontrare e conoscere il Signore.

Non usiamo giri di parole: siamo preoccupati per lo stile con cui molte famiglie si accostano a questo

cammino. Troppe le assenze agli incontri, ingiustificata la mancata iscrizione alle annate in cui non c'è

una diretta preparazione ai sacramenti. In linea generale ci sembra di riscontrare un disinteresse nei

confronti della fede che, permettetecelo, dice anche un atteggiamento ingrato nei confronti di chi con

passione dedica il suo tempo nella cura e nella preparazione degli incontri.

Stiamo attenti a non banalizzare immediatamente la questione puntando il dito sul giorno della catechesi

"imposto" dalla Parrocchia: l'assenteismo è un dato di rilievo a Zingonia (dove la catechesi si tiene il giovedì

e il sabato) quanto a Verdellino (dove si tiene la domenica).

La conoscenza di Gesù non è una questione privata che trova la sua fonte solo nell'intimo del proprio

cuore; essa si avvale di uno strumento donatoci direttamente da Cristo: la Chiesa. L'incontro settimanale

della catechesi (oltre, si intende, alla partecipazione alla Messa domenicale...) offre a tutti la possibilità di

un incontro con Gesù dentro la comunità! Il gruppo, le amicizie, il gioco insieme ad altri ragazzi sono

potenti mezzi per una crescita buona della fede nella vita di ognuno.

Sia ben chiaro: non vogliamo terrorizzare nessuno né tantomeno minacciare. Tuttavia ci sembra doveroso

incoraggiarvi ad una più convinta adesione alle proposte catechistiche delle nostre comunità parrocchiali.

Siamo tutti capaci di intendere che se scegliamo di seguire Gesù non possiamo permetterci di prenderlo in

giro, mettendo il più delle volte in secondo piano le occasioni in cui possiamo conoscerlo: anche

nell'ambito scolastico e sportivo (come in tutti gli ambiti) viene richiesta la serietà nella partecipazione.

L'indicazione che diamo è che affinché il cammino annuale si intenda riconosciuto come effettivamente

percorso, su un totale di circa 25-30 incontri annuali, non si devono accumulare più di 7 assenze.

Confidando nella vostra comprensione vi salutiamo con amicizia.

don Marco, don Alberto, don Francesco

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#RampaFòAllegato al notiziario interparrocchiale di Verdellino e Zingonia | anno 2 numero 2/2015

RampaFo @RampaFo

[email protected]

#FuoriC’èIlSole

un’estate da rampat

i fuori

UN REVIVAL A RITMO D’ESTATE

Volerei da te da Milano fi no ad Hong Kong passan-do per Londra, da Roma fi no a Bangkok cercando te, proprio te cara estate. Ti inseguiremmo da

un emisfero all’altro per non doverti mai dire addio e per rendere eterna quella magia che solo tu sai dare. Nonostante tu sia una comunissima stagione, riesci a stravolgere persino le leggi della fi sica. Nulla si crea, nulla si distrugge, tutto si trasforma… sbagliato! Du-rante il tuo trascorrere si possono creare esperienze favolose che distruggono ogni barriera trasformando la creatività degli animatori in puro divertimento per stare insieme. In una parola, CRE! Può sembrare im-pegnativo organizzare quattro settimane per bambini e ragazzi di tutte le età e, di fatti, lo è, ma sei sem-pre tu a svelarci l’asso nella manica: la semplicità. Per quanto si possano pensare e imbastire attività, giochi e gite di ogni tipo, i momenti che rendono spe-ciale un CRE saranno sempre gli scherzi, i baffi alla Nutella dopo la merenda, una gomma bucata duran-te la biciclettata, un coro cantato a squarciagola sul pullman, quanto di più imprevedibile possa accade-re. Dopotutto se siamo ancora in grado di stare sul-la sabbia a rincorrere un pallone come se la spiaggia fosse un privè è merito tuo e della tua arma segreta.

Un altro particolare che ti caratterizza è il potere di spronare le persone a esplorare nuove mete. Quante volte uno studente o un lavoratore sogna di prendere il primo aereo disponibile e di andare in capo al mon-do? È un chiodo fi sso all’ordine del giorno, ma bastano pochi raggi del tuo sole per realizzare desideri che si spingono anche oltreoceano. A questo punto non biso-gna far altro che prendere coraggio, lasciare tutto in-dietro e andare, partire per ricominciare ritrovandosi a vedere l’alba su una spiaggia di Senigallia.Tra bar-chette di carta e onde del mare, i ragazzi hanno intra-preso un viaggio di fantasia nei vari continenti alla ri-scoperta di valori come i sogni, l’autostima,la fi ducia, le scelte e l’impegno, ingredienti fondamentali per il buon funzionamento della nostra bussola interiore.Prima che il vento ci porti via tutto, però, fermiamoci sotto l’ombrellone con le foto tra le mani e dacci un mi-nuto per dirti il nostro grazie e un “arrivederci” che non vorremmo pronunciare. Grazie e alla prossima, estate! Ora possiamo impugnare le nostre tazze di cioccolata calda ricordandoci che non importa quanta neve ca-drà, ciò che conta è avere l’estate addosso!

Inchiostro Bianco

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2

#BattiUnCip (ne abbiamo selezionati solo alcuni tra quelli pervenuti in redazione, gli altri possono e sse r e le tti sulla n ostr a pa g in a Fa ce b ook)

Estati #d’animo.@Anonimo

Pomeriggio d’estate; per me queste sono sempre state le due #parolepiùbelle nella mia lingua.@Henry James

A passo di CRE...

Estate: i capelli sono più leggeri. La pelle

è più scura. L’acqua è più calda. Le bibite

sono più fredde. La musica è più forte.

Le notti si allungano. La #vita migliora.

@Anonimo

3#RampaFò

#BattiUnCip (ne abbiamo selezionati solo alcuni tra quelli pervenuti in redazione, gli altri possono e sse r e le tti sulla n ostr a pa g in a Fa ce b ook)

Un perfetto giorno d’estate è quando il #sole splende, il vento soffi a, gli uccelli cantano, e il tagliaerba è rotto.@James Dent

…SENIGALLIA’S BEAT

Estate. Un’estate è sempre #eccezionale, sia essa calda o fredda, secca o umida.@Gustave Flaubert

Le estati #volano sempre…

gli inverni camminano!

@Charlie Brown

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#BattiUnCip (ne abbi amo s e l e zi onati s ol o alcuni tra quelli pervenuti in redazione, gli altri possono essere letti sulla nostra pagina Facebook)

Estati #d’animo.@Anonimo

Pomeriggio d’estate; per me queste sono sempre state le due #parolepiùbelle nella mia lingua.@Henry James

A passo di CRE...

Estate: i capelli sono più leggeri. La pelle

è più scura. L’acqua è più calda. Le bibite

sono più fredde. La musica è più forte.

Le notti si allungano. La #vita migliora.

@Anonimo

3#RampaFò

#BattiUnCip (ne abbi amo s e l e zi onati s ol o alcuni tra quelli pervenuti in redazione, gli altri possono essere letti sulla nostra pagina Facebook)

Un perfetto giorno d’estate è quando il #sole splende, il vento soffi a, gli uccelli cantano, e il tagliaerba è rotto.@James Dent

…SENIGALLIA’S BEAT

Estate. Un’estate è sempre #eccezionale, sia essa calda o fredda, secca o umida.@Gustave Flaubert

Le estati #volano sempre…

gli inverni camminano!

@Charlie Brown

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15Vacanze in famiglia

Vacanza in famiglia

Ho avuto la fortuna di trascorrere una settimana nella valle AURINA in compagnia di mia moglie, mia nipote e altre bellissime famiglie.Tutto veniva condiviso: le passeggiate, le pulizie, appa-recchiare e sparecchiare la tavola, la preparazione dei panini per il pranzo, i giochi serali organizzati da bra-vissime animatrici e la cena preparata sempre in modo impeccabile.Diverse volte ho pensato di trascorrere le mie vacanze in montagna insieme ad altre famiglie ma, per impegni che non me lo permettevano e un po’ perché (da buon pugliese) il mare è sempre stata la mia idea di “vacanza”, ho rimandato questa bella esperienza di anno in anno. Adesso invece spero di poter ripetere quest’avventura

altre volte!Se ci penso bene, però, credo che non sia stato poi così importante il fatto di trovarsi in montagna; poteva esse-re al mare, al lago, in campagna, nulla sarebbe cambia-to. Ciò che veramente ha fatto la differenza, è stata la voglia di “condividere” la giornata, aiutandosi a vicenda e facendo in modo di vivere insieme “la comunità”.Ringrazio il nostro caro Don Marco per avermi invitato, ringrazio le animatrici che ci hanno allietato le serate, ringrazio le mani sapienti di chi preparava ogni sera una buonissima cena e ringrazio tutti i partecipanti per avermi fatto sentire parte di una grande famiglia, una bellissima famiglia.

Giuseppe Maci

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16 Intervista

Che cosa è stato Zingonia 3.0 e quali obiettivi si era prefissato?Zingonia 3.0 era un progetto con obiettivi ambiziosi ma necessari e molto sperimentali. Era un progetto mul-ti tasking che andava a lavorare su più aspetti, con un denominatore comune che era il tema della comuni-tà. L’obiettivo era di generare nuove comunità, come per esempio il gruppo degli orti sociali con sentimenti e finalità positive, oppure intervenire in comunità più difficili come quelle condominiali.Abbiamo fatto diverse azioni con risultati diversi : alcuni superiori alle aspettative altri invece che ci hanno fatto capire che la strada è ancora in salita.

Ora l’esperienza è terminata, cosa ci ha lasciato in eredità ?Zingonia eredita quindi questo patrimonio fatto di risul-tati positivi e di sfide ancora aperte.

Raccontaci un po’ dell’iniziativa del Fuoriclasse e de-gli orti sociali: chi è stato coinvolto e perché?Il fuoriclasse e gli orti sociali avevano l’obiettivo di svi-luppare una rete fra soggetti che non è detto che col-laborassero già prima, e se già collaboravano, non in questo ambito. Ad esempio negli orti sociali i soggetti sono accomunati dal piacere di lavorare la terra e gra-

zie a questa occasione hanno potuto conoscere altre persone e condividere questa forte esperienza in uno spazio pubblico. Ho avuto modo di parlare con alcune persone che mi hanno detto di essere molto gratificate da questa iniziativa. Il Fuoriclasse, invece, aveva un duplice obiettivo per i ragazzi: didattico per quanto riguarda i compiti, e cre-ativo per quanto riguarda i laboratori. Infatti il nome Fuoriclasse sta a significare qualcosa fatto fuori dalla classe ma anche da “fuoriclasse” cioè con l’’ambizione di mettere in luce i talenti di ognuno.Questa iniziativa ha permesso di formare un gruppo anche tra i volontari.

Ora inizia una nuova avventura chiamata Orizzonte Zingonia, per quanto tempo durerà e che cosa si pro-pone di raggiungere?Orizzonte Zingonia è un progetto della durata di due anni, finanziata dalla Fondazione Cariplo con un ban-do di 12 mesi rinnovabili per altri 12. Gli obiettivi sono per certi aspetti quelli di Zingonia 3.0 ma aggiornati, seguire il trend potenziando alcuni interventi, lavorare sulle risorse umane in modo che gli operatori lavorino in modo trasversale cioè su più fronti condividendo gli obiettivi con le altre realtà del territorio.

Come è lavorare sul territorio di Zingonia? Difficoltà ed opportunità..E’ stimolante lavorare sul territorio di Zingonia. In questi mesi ci siamo fatti conoscere, abbiamo incontrato persone disponibili ed ospitali. La difficoltà invece ri-guarda la diffidenza di alcune persone che non ci co-noscono o che non conoscono la nostra lingua o che non credono nei nostri progetti.

Dimmi un aspetto positivo e uno negativo che hai ri-scontrato in questi anni.L’aspetto positivo è che hai davanti una sfida continua, una esperienza molta creativa e stimolante.L’aspetto più difficile è che non ci si può mai accon-tentare di ciò che è stato fatto, ma capire dove essere più incisivi senza aver paura di dire quando un obiettivo non è stato raggiunto.In questo territorio bisogna spostare sempre più in alto l’asticella degli obiettivi, aprire la collaborazione con il territorio, usando sempre molta competenza ma anche molta passione.

Pietro Togni

Marco Vanoli: Da zingonia 3.0 a orizzonte zingonia

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17

La sera della domenica delle Palme (1211 o 1212) una bella ragazza diciottenne fugge dalla sua casa in Assisi e corre alla Porziuncola, dove l’attendono Francesco e il gruppo dei suoi frati minori. Le fanno indossare un saio da peni-tente, le tagliano i capelli e poi la ricoverano in due suc-cessivi monasteri benedettini, a Bastia e a Sant’Angelo. Infine Chiara prende dimora nel piccolo fabbrica-to annesso alla chiesa di San Damiano, che era stata restaurata da Francesco. Qui Chiara è stata raggiunta dalla sorella Agnese; poi dall’altra, Beatrice, e da gruppi di ragazze e donne: saranno presto una cinquantina. Così incomincia, sotto la spinta di Francesco d’Assisi, l’avventura di Chiara, figlia di nobili che si oppongono anche con la forza alla sua scelta di vita, ma invano. Anzi, dopo alcuni anni andrà con lei anche sua madre, Ortolana. Chiara però non è fuggita “per andare dalle monache”, ossia per entrare in una comunità nota e stabilita. Affascinata dalla predicazione e dall’esempio di Francesco, la ragazza vuole dare vita a una famiglia di claustrali radicalmente povere, come singole e come monastero, viventi del loro lavoro e di qualche aiuto dei frati minori, immerse nella preghiera per sé e per gli altri, al servizio di tutti, preoccupate per tutti. Chiama-te popolarmente “Damianite” e da Francesco “Povere Dame”, saranno poi per sempre note come “Clarisse”. Da Francesco, lei ottiene una prima regola fondata sulla povertà. Francesco consiglia, Francesco ispira sempre, fino alla morte (1226), ma lei è per parte sua una protagonista, anche se sarà faticoso farle accet-tare l’incarico di abbadessa. In un certo modo essa preannuncia la forte iniziativa femminile che il suo se-colo e il successivo vedranno svilupparsi nella Chiesa. Il cardinale Ugolino, vescovo di Ostia e protetto-re dei Minori, le dà una nuova regola che attenua la povertà, ma lei non accetta sconti: così Ugoli-no, diventato papa Gregorio IX (1227-41) le conce-de il “privilegio della povertà”, poi confermato da Innocenzo IV con una solenne bolla del 1253, pre-sentata a Chiara pochi giorni prima della morte. Austerità sempre. Però “non abbiamo un corpo di bronzo, né la nostra è la robustezza del granito”. Così dice una delle lettere (qui in traduzione moderna) ad Agnese di Praga, figlia del re di Boemia, severa ba-dessa di un monastero ispirato all’ideale francescano. Chiara le manda consigli affettuosi ed espliciti: “Ti supplico di moderarti con saggia discrezione nell’au-sterità quasi esagerata e impossibile, nella quale ho saputo che ti sei avviata”. Agnese dovrebbe ve-

dere come Chiara sa rendere alle consorelle mala-te i servizi anche più umili e sgradevoli, senza per-dere il sorriso e senza farlo perdere. A soli due anni dalla morte, papa Alessandro IV la proclama santa. Chiara si distinse per il culto verso l’Eucarestia. Per due volte Assisi venne minacciata dall’esercito dell’impera-tore Federico II che contava, tra i suoi soldati, anche saraceni. Chiara, in quel tempo malata, fu portata alle mura della città con in mano la pisside contenente il Santissimo Sacramento: i suoi biografi raccontano che l’esercito, a quella vista, si dette alla fuga.

Domenico Agasso da “Famiglia Cristiana”

Chiara d’Assisi(1193 – 1253)

In Compagnia dei Santi

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18 Accadde L’anno

Verso la fine del 1972, il problema dell’ubicazione del-la Chiesa di Zingonia si fa sempre più pressante. Il Co-mitato della Chiesa e gli Amministratori di Verdellino si riuniscono per trovare una nuova sede per l’edificio di culto. A dicembre, la Pretura di Treviglio emette un’in-giunzione di sgombero entro un anno dei locali adibiti a chiesa di piazza Affari. Il “Cronicon” parrocchiale tenuto da Don Felice Bellini è, ancora una volta, la fonte delle informazioni che seguono.

1-10-1972Negli anni scorsi la festa patronale veniva celebrata la terza domenica di settembre, a ricordo della inaugura-zione della prima cappella a Zingonia in via Venezia, av-venuta nella terza domenica di settembre 1967 (dome-nica 17) alla presenza dei sacerdoti e di mons. Vescovo Clemente Gaddi. La festività aveva, negli anni passati, soltanto carattere spirituale. Tutto si svolgeva in chiesa. Da quest’anno c’è anche la parte esteriore.

8-10-1972Don Fausto Parigi, nativo di Trescore Balneario, locali-tà “Cà de l’ora”, curato a Capriate, a Ponte San Pietro, parroco a Dezzo, è presentato dal parroco alla popo-lazione. Va ad abitare in Corso Europa 11, palazzo Anna 1, piano 4°.

16-10-1972Sono presenti alla riunione interparrocchiale don Felice, don Paolo, don Fausto e le 8 suore. […] si è tutti d’ac-cordo sulla necessità di chiedere al più presto l’anticipo della messa festiva anche al sabato. Parecchie famiglie l’hanno chiesto. Le famiglie di Zingonia provengono quasi sempre dal milanese dove l’anticipo del precetto festivo è già in atto. Molte famiglie alla domenica si as-sentano con l’intera famiglia e per cause varie perdono la messa. L’orario migliore sembra alle 18:30. Si sentirà al proposito la comunità parrocchiale.Per l’attività catechistica si scelgono i testi; i bambini della prima comunione saranno curati dal Parroco per la Zona residenziale e dalla Superiora per la Zona indu-striale.I chierici del Paradiso cureranno, uno gli Scout e l’altro gli adolescenti nella Zona industriale, la liturgia delle pri-me tre messe e lo sport al pomeriggio della domenica.I Gruppi del Vangelo riprendono le loro attività: don Fau-sto cura quelli della Zona industriale. Si fissano i temi.Si stabilisce una riunione interparrocchiale (Ciserano – Verdellino – Zingonia) per il 24 ottobre 1972

6-11-1972Si riuniscono il clero e le suore. Si prendono le seguenti determinazioni:Venerdì 10 si riunirà il Comitato chiesa che comprende i Sacerdoti e le Suore, e sarà allargato a un numero mag-giore di laici. Il comitato studierà la possibilità di costru-ire un prefabbricato da adibire a chiesa e oratorio.Si deve continuare la pratica per realizzare un piccolo campanile a via Bologna e dotarlo di n.3 campane.Riunione Interparrocchiale 27-11-1972 A Ciserano, presso il nuovo asilo, ci si incontra tra Sa-cerdoti e Suore di Ciserano, Verdellino e Zingonia. Il tema è l’Avvento. Dopo la preghiera cantata, si fa una lettura sull’Avvento. Ci si impegna a pregare insieme, tutti i giorni dell’Avven-to, nell’ambito parrocchiale con la recita di lodi e medi-

Zingonia 1972

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tazione. I laici potranno partecipare alla preghiera.Nelle messe vespertine dei giorni feriali, dove è possibi-le, si inserisca il vespro. Sono da preferire i Salmi intonati al tempo.Nei giorni festivi valorizzare al massimo l’atto peniten-ziale della messa con un canto o un salmo penitenziale. (…)Si favoriscano gli incontri di spiritualità a vari livelli (grup-pi - scuole – giovani ecc…)

28-11-1972Incontro del Comitato Chiesa con gli Amministratori di Verdellino. Presso l’aula Consigliere di Verdellino c’è stato un in-contro tra i membri del Com. Chiesa e gli Amm. Di Ver-dellino per trovare una rapida soluzione ai problemi del terreno della chiesa. (…)Dopo un’ampia e accesa discussione, si è concordato:Entro 10 giorni la Commissione Edilizia si impegna a sentire Zingone per vedere se è possibile fare la permu-ta tra il terreno destinato dal comune a C.R. di proprietà della Zif con quello di proprietà della parrocchia.Se entro questo tempo non sarà possibile cambiare nulla il Comune manderà avanti il Piano Regolatore e

contemporaneamente il Comitato Chiesa chiederà al Comune una modifica al P.R. perché il centro religioso sia riportato sul terreno della chiesa e ampliato.

9-12-1972Ricevo dalla Pretura di Treviglio l’ingiunzione di lasciare, entro il 31-1-1973, liberi i locali adibiti a chiesa in Piazza Affari. Sono citato a comparire alla Pretura di Treviglio all’udienza del 19-2-1973, ore 9:00. In antecedenza la Zif (…) mi aveva notificato la cessazione della locazione della chiesa di P. Affari.

19-12-1972Informo la Curia, mons. Vescovo, della disdetta dell’af-fitto da parte della Zif e presento all’ufficio Arte Sacra il progetto per la costruzione del 1° lotto del Centro Par-rocchiale

21-12-1972In Piazza Affari si celebra la liturgia penitenziale-eucari-stica per i Gruppi del Vangelo. Sono presenti una tren-tina di persone.

27-30 dicembre 1972N° 13 ragazzi di Zingonia, accompagnati da don Felice e da 4 suore e Maria, partono per il Dosso dove rimarrano fino al 30-12-72.

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Dal Vangelo di Luca (10,30-37) «Un uomo scendeva da Gerusalemme a Gerico e incappò nei briganti che lo spogliarono, lo percossero e poi se ne andarono, lasciandolo mezzo morto.

31 Per caso, un sacerdote scendeva per quella medesima strada e quando lo vide

passò oltre dall’altra parte. 32 Anche un levita, giunto in quel luogo, lo vide e passò

oltre. 33 Invece un Samaritano, che era in viaggio, passandogli accanto lo vide e

n’ebbe compassione. 34 Gli si fece vicino, gli fasciò le ferite, versandovi olio e vino; poi,

caricatolo sopra il suo giumento, lo portò a una locanda e si prese cura di lui. 35 Il giorno

seguente, estrasse due denari e li diede all’albergatore, dicendo: Abbi cura di lui e ciò che spenderai in più, te lo rifonderò al

mio ritorno. 36 Chi di questi tre ti sembra sia stato il prossimo di colui che è incappato nei briganti?». 37 Quegli rispose: «Chi ha avuto

compassione di lui». Gesù gli disse: «Va’ e anche tu fa’ lo stesso».

“E noi cristiani che cosa possiamo fare?”Da più parti è giunta la domanda: “E noi cristiani che cosa possiamo fare di fronte all’esodo di così tante persone che fuggono dalla guerra e dalla povertà?”. Il nostro contributo, come ci hanno ricordato il Papa e i Vescovi, ci è sollecitato dal dovere di riconoscere la dignità di queste persone e i drammi che hanno vis-suto e stanno vivendo. Noi crediamo che, come cri-stiani, ci sia chiesto di vivere il coraggio del Vangelo

con scelte che nascano “dall’intelligenza e dal cuore”. La richiesta qui è quella di andare oltre le nostre paure e provare a vedere in queste persone una possibilità, come dice S. Paolo nella seconda lettera ai Corinti, “di fare uguaglianza, perché nessuno resti nell’indigenza”. La Chiesa Diocesana di Bergamo, attraverso la Ca-ritas, da tempo sta cercando di essere vicino ai tanti richiedenti asilo che scappano da situazioni di guer-ra e di violenza presenti ancora in tanti paesi, so-prattutto dell’Africa. Sono oramai oltre mille le per-sone (quasi sempre giovani uomini) che sono state accolte anche in diverse strutture messe a disposizio-ne dalla Diocesi e da Istituti Religiosi del nostro ter-ritorio e il flusso dei nuovi arrivi non conosce sosta. Papa Francesco ha esortato le Parrocchie ad acco-gliere nelle comunità alcuni profughi ricordando che la misericordia di Dio “non è un’idea astratta, ma una realtà concreta”, attraverso la quale Egli “rivela il suo amore come quello di un padre e una madre che si commuovono dal profondo delle viscere per il proprio figlio”. Cogliendo questo invito le Caritas della Lom-bardia hanno promosso un progetto di “accoglienza diffusa”. L’accoglienza diffusa consiste nell’inserire in appartamenti messi a disposizione direttamente o in-direttamente dalle Parrocchie un minimo di quattro richiedenti asilo. Tale progetto ha l’obiettivo di coin-volgere e valorizzare le comunità cristiane nell’at-tenzione al dramma dei profughi e vuole favorire la formazione e l’integrazione di queste persone nella comunità di accoglienza, diminuendo nel contem-po la loro numerosità nelle strutture medio-grandi. La scelta di coinvolgere il territorio nell’accoglienza dei richiedenti asilo non è solo dettata dall’esigenza di au-mentare gli spazi di ospitalità, ma come Chiesa diocesana siamo convinti che il coinvolgimento delle Parrocchie sia

Il buon samaritano

Caritas

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un valore aggiunto dal quale non possiamo prescindere. L’accoglienza dei migranti è compito delle istituzioni pubbliche, nessuna esclusa, ma in questo momento straordinario è necessario che le comunità cristiane facciano un ulteriore sforzo di collaborazione con gli enti locali e le prefetture per garantire a queste persone un’ospitalità dignitosa e il rispetto dei loro diritti, diven-tando  così sempre più luogo di donne e uomini capaci di carità e di fraternità. Nello spazio dedicato agli approfondimenti verranno resi disponibili i documenti che spiegano in concreto quali sono i passaggi che una Parrocchia può compiere per poter aderire al progetto.

I richiedenti asilo e la salute mentale

«Sono uomini e donne come noi, fratelli nostri che cercano una vita migliore, affamati, perseguitati, feriti, sfruttati,

vittime di guerre, cercano una vita migliore, cercavano la felicità,vi invito a pregare in

silenzio prima e poi tutti insieme per questi fratelli e sorelle»

Papa Francesco, 19 aprile 2015

Pensando alle giornate della carità del 7 e 8 novem-bre prossimo, riflettevo sulle storie dei richiedenti asi-lo che ogni giorno accogliamo nelle strutture sia della Diocesi di Bergamo che di altri movimenti religiosi. I loro vissuti mi ricordano il personaggio di Enea, pro-fugo e fuggiasco, che abbandona la città natale mar-toriata dalle fiamme e dalla violenza degli Achei per salvare la propria vita e quella della sua famiglia. Sono sempre di più gli Enea contemporanei che fug-gono un mondo, il loro mondo, alla ricerca della fe-licità o solo di una vita dignitosa per sé e per la pro-pria famiglia. C’è chi fugge da un Paese in guerra, chi dalla fame, chi dalla povertà non solo economica. La storia di Enea è quella di tanti uomini che, come lui, oggi hanno visto morire un fratello nella brutalità del-la guerra, hanno perso un padre o un figlio durante il tragitto via mare o via terra. I viaggi non sono mai brevi e neppure privi di conseguenze: molti dei richieden-ti asilo sono vittime di tortura, violenze o maltratta-menti, subiti nel paese di origine o durante il viaggio. Una volta giunti nel nostro paese hanno bisogno di esse-re accolti come uomini e accompagnati nella possibile costruzione di un percorso che li porti ad avere un futuro. Per alcuni di loro le conseguenze dell’esperienza di vita vissuta amplifica il disagio fino a trasformarsi spesso in sofferenza psicologica e addirittura psichica. Diventano ancora più soli e bisognosi di aiuto. Sono poveri che

vanno ad aggiungersi alle tante persone che vivono la strada, in un’esperienza di povertà; poveri che vivono in una condizione di emarginazione e di fragilità perso-nale che si esprime molte volte in forme di dipendenza associata a problemi psichiatrici.La salute mentale, un argomento che in genera-le cerchiamo di allontanare, di fingere di non sape-re che è un’esperienza umana spesso vicino a noi. Le famiglie che si trovano ad affrontare questa pover-tà vivono la solitudine, si “sentono” sole, con il peso di una colpa che quasi sempre è a loro attribuita. Quest’anno nella bella esperienza di condivisione rap-presentata dalle giornate della carità ed in particolare dalla Raccolta di San Martino, abbiamo deciso di ripro-porre all’attenzione delle Parrocchie il tema della salu-te mentale, con l’obiettivo di recuperare attenzione su questo fenomeno così presente anche in tante fami-glie delle nostre Comunità. Gli esperti affermano che di norma l’1,5% del totale della popolazione ha problemi, grandi o piccoli di disturbo psichico. Nella newsletter sono riportate anche le relazioni di un seminario di studio sui richiedenti asilo promos-so dalla Caritas Diocesana. È un argomento al cen-tro del dibattito in tante comunità, sulla spinta delle indicazioni di Papa Francesco e del nostro Vescovo Francesco che tanto insistono sul tema “dell’acco-glienza diffusa” di queste persone, segno di una par-ticolare attenzione a chi è più “povero tra i poveri”, tra chi è più in difficoltà nella ricerca di un futuro migliore. È un tema complesso e non può essere banalizzato e ridotto a slogan di basso profilo. Un primo atteg-giamento che il seminario di studio ci ha lasciato è quello di conoscere cosa sta succedendo nel mon-do e che sta alla base di queste migrazioni epoca-li che stanno cambiando il destino ed il futuro del-la nostra Europa, anche dell’Italia. Ma prima ancora del “fare” occorre con molta semplicità avvicinarsi a questi temi con tanta umiltà di chi vuol capire non dimenticando che stiamo parlando di persone con-crete, di volti che chiedono di essere riconosciuti e rispettati, pur nella diversità di culture di provenienza. Questi sono i giorni del ricordo dei Santi e dei Defunti. Subito lo sguardo corre ai tanti morti nel mondo alla ricerca di una terra migliore, di un futuro migliore. Nella logica degli uomini sono considerati perdenti, ma nella fede sono i più vicini a Dio: “Beati voi poveri, perché vostro è il regno di Dio. Beati voi che ora avete fame, perché sarete saziati. Beati voi che ora piangete, perché riderete….” (Lc, 6- 20,23). Ricordiamoci anche di loro nelle nostre preghiere di questi giorni.

Il direttore della Caritas DiocesanaDon Claudio Visconti

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Le feste estive dell’UP

Album

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23Album

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24 A suffragio

Santa Lucia fu una giovane siracusana che visse intorno al III-IV secolo. Siracusa era la più grande città della Sicilia di quegli anni.Ricca, probabilmente bella e promessa sposa ad un giovane della sua città, Siracusa, Lucia sembra-va destinata alla vita normale delle ragazze del III-IV secolo dopo Cristo: moglie e madre di famiglia. Il padre si chiamava forse Lucio poiché era allora vigente una norma romana che imponeva il nome del padre alle figlie. La madre si chiamava Eutychie o Eutichia.A causa di una malattia che aveva colpito la madre Eu-tychie, una grave emorragia, Lucia decise d’andare a Catania per pregare sulla tomba della martire Agata. Qui Dio la scelse per un grande progetto: la marti-re infatti le apparve chiedendole di dedicare la pro-pria vita ai più poveri, ai piccoli emarginati e sof-ferenti. Nello stesso momento Eutichia guarì dalla grave forma di emorragia di cui soffriva da lungo tempo. Tornata a Siracusa mise in atto questo progetto; ruppe il fidanzamento e, con una lampada fissata al capo, iniziò a percorrere i lunghi e angusti cunicoli delle catacombe per distribuire i beni della sua cospicua dote ai più poveri.Il fidanzato abbandonato non accettò questa deci-sione, forse più attirato dalle ricchezze di famiglia che da un amore sincero. Non si spiegherebbe altri-menti la decisione del ragazzo di accusare Lucia, da-vanti al terribile prefetto Pascasio, di essere cristiana. Erano questi gli anni di Diocleziano, anni bui per la storia

del cristianesimo, anni di persecuzio-ni, ma anche di grandi esempi di fede. Come quello che diede la stessa Lucia. Arrestata, minacciata e torturata, si proclamò comunque seguace di Cri-sto e non accettò di abiurare la pro-pria fede.Per Pascasio non ci furono dub-bi, quella ragazza troppo forte per essere “piegata”, doveva morire: la espose nel pubblico postribo-lo; Lucia disse allora che “il corpo viene contaminato solo se l’anima acconsente” e così nessuno, nem-meno sei uomini e sei buoi, riuscì a smuovere il corpo esile divenu-to miracolosamente pesantissimo. La condanna a morte fu quindi ine-vitabile e Lucia venne decapitata il 13 dicembre 304. Prima dell’e-secuzione capitale però Lucia riu-scì a ricevere l’Eucaristia e prean-nunciò sia la morte di Diocleziano,

avvenuta di lì a pochi anni, sia la fine delle persecu-zioni, terminate nel 313 d.C. con l’editto di Costantino che sanciva la tolleranza religiosa e la libertà di culto. Santa Lucia fu sepolta a Siracusa nelle catacombe che ancor oggi portano il suo nome e venne da subito ve-nerata dai cristiani; sulla sua tomba venne edificata una piccola chiesa, meta di numerosi pellegrinaggi. Il culto si espanse rapidamente in tutta la cristianità, come succedeva per i santi più popolari e amati. Nel 6° secolo vi erano già chiese, oratori e monasteri a Lei dedicati an-che a Roma. Nello stesso secolo papa Gregorio Magno introdusse il nome di Santa Lucia nel Canone Romano. La diffusione del culto ebbe così definitivo impulso e rag-giunse ogni paese d’Europa; molti poeti, scrittori, scultori e pittori di ogni epoca si ispirarono alla figura di Santa Lucia, moltiplicandone la popolarità.Il suo corpo rimase nelle catacombe di Siracusa fino al 1038, quando venne trasferito a Costantinopoli per pro-teggerlo dai Saraceni. Durante la crociata del 1204 i Ve-neziani lo trasportarono nel monastero di San Giorgio a Venezia ed elessero Santa Lucia co-patrona della loro città. Le dedicarono successivamente una grande chie-sa dove il corpo fu conservato per vari secoli. La chiesa fu demolita nel 1863 per far posto alla stazione ferrovia-ria (che per questo si chiama Santa Lucia) ed il corpo fu trasferito nella chiesa dei Santi Geremia e Lucia, dove è conservato tutt’oggi, incorrotto.

Santa Lucia

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Feste e ricordi

BATTESIMI14 giugno 2015 nella parrocchia di Zingonia

- Pesce Manuel di Pasquale e Lombardo Danila- Waldo Duarte Ryan Matteo di Harry e Parimbelli Martina

21 giugno 2015 nella parrocchia di Verdellino- Abbiati Loris di Fabio e Parimbelli Gloria

12 luglio 2015 nella parrocchia di Verdellino- Di Giovanni Manuel Francesco di Alex e Maltese Fabiola

20 settembre 2015 nella parrocchia di Zingonia- Poli Diego di Santo e Bergamini Veronica

- Ceresoli Virginia Caterina di Andrea e Verdiani Eliana- Colombo Samuele Francesco di Davide e Gelati Nicoletta

27 settembre 2015 nella parrocchia di Zingonia- Nozza Samuele di Giovanni e Risciolini Manuela

MATRIMONI28 agosto 2015

Bonetti Loris e Canavesi Nicole nella Parrocchia di Verdellino

19 settembre 2015Foresti Andrea e Blandini Marta nella Parrocchia di Verdellino

DEFUNTIMaci Annunziata di anni 82 morta il 06 giugno 2015 della Parrocchia di VerdellinoPortuesi Domenica di anni 82 morta il 08 giugno 2015 della Parrocchia di ZingoniaMaffeis Annunciata di anni 84 morta il 11 giugno 2015 della Parrocchia di VerdellinoVitali Felice Luciano di anni 71 morto il 16 giugno 2015 della Parrocchia di VerdellinoMedici Erminia di anni 91 morta il 01 luglio 2015 della Parrocchia di VerdellinoCaboi Angela Claudia di anni 50 morta il 08 luglio 2015 della Parrocchia di ZingoniaPesenti Buccella Teresa di anni 86 morta il 08 luglio 2015 della Parrocchia di VerdellinoGhilardi Giuseppa di anni 93 morta il 13 luglio 2015 del-la Parrocchia di VerdellinoMarziali Ambrogio di anni 74 morto il 23 luglio 2015 della Parrocchia di VerdellinoMazzola Savina di anni 63 morta il 04 agosto 2015 della parrocchia di VerdellinoBorroni Mirella di anni 82 morta il 07 agosto 2015 della Parrocchia di ZingoniaGabbiadini Attilia di anni 79 morta il 13 agosto 2015 del-la parrocchia di VerdellinoRossoni Paolo di anni 77 morto il 25 agosto 2015 della Parrocchia di VerdellinoDragoni Giuseppe Benito di anni 78 morto il 31 agosto 2015 della parrocchia di Zingonia

Vignando Anna di anni 89 morta il 09 settembre 2015 della parrocchia di ZingoniaRota Pierina di anni 82 morta il 10 settembre 2015 della Parrocchia di VerdellinoMonti Quagliani Fiorella di anni 70 morta il 13 settem-bre 2015 della Parrocchia di ZingoniaPastore Alfonso di anni 82 morto il 19 settembre 2015 della Parrocchia di ZingoniaVadalà Pasquale di anni 72 morto il 25 settembre 2015 della Parrocchia di ZingoniaCarlotti Giacomo di anni 76 morto il 06 ottobre 2015 della Parrocchia di VerdellinoCattaneo Marco di anni 43 morto il 08 ottobre 2015 della Parrocchia di VerdellinoAmadeo don Costantino di anni 90 morto il 09 ottobre 2015 della Parrocchia di VerdellinoIndovino Carmela di anni 82 morta il 19 ottobre 2015 della Parrocchia di VerdellinoScalibastri Antonia di anni 52 morta il 23 ottobre 2015 della Parrocchia di Zingonia

La foto dei defunti (anche per anniversari) è pubblicata solo su esplicita richiesta dei familiari e consegna del-la relativa foto in formato digitale e inviata all’indirizzo mail [email protected]

Il necrologio con foto ha un costo di € 10,00.

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Di anni ne sono passati ormai centoda quando papà Domenico e mamma Concetta

condivisero uno storico momentola nascita della prima figlioletta.

La Zia Santa fu la prima di quattro fratelli:Vincenzo, Domenico e Nella.Mentre i verdi anni passavano

arrivò il tempo di trovare maritoe tra i giovani che la circondavanoNunzio la condusse al sacro rito.

In compagnia di Vincenzo e Ciccinala campagna era da lavorare.

E i bambini, una mezza dozzina,erano da crescere e allevare.

Gli anni scorrevano velocementee il tempo di un grande cambiamento

era arrivato inevitabilmente:iniziare verso Zingonia il trasferimento.

I nonni furono i primi avventurieri:a Milano cercarono i primi lavori,

mentre i figli rimasero con la zia volentieriaspettando il momento per raggiungere i genitori.

Venne poi il tempo per la famiglia di riunirsie raggiungere i nonni nella nuova casa.

Così anche per la zia giunse l’ora di trasferirsie Zingonia dalla famiglia Cutrona fu invasa.

La famiglia ha continuato ad allargarsi:e la domenica dalla nonna continua a ritrovarsi

per mangiare pizza e pane appena sfornato.La zia con le babbucce si tiene impegnata

affinché tutti i piedi al caldo possano stare,ma a questo punto deve essere avvisata:tante candeline, CENTO, deve soffiare!!!

TANTI AUGURI ZIA SANTA!Giada Catalano

A zia Santa auguri: cento di questi giorni

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verdellinozingonia.itNUMERI UTILI

Parroco:Don Marco Tasca | Via S. Ambrogio, 1 Verdellino

035 88 32 38 | 335 80 20 500 | [email protected] di ricevimento del Parroco: ogni giovedì dalle 17.30

alle 18.30 e ogni sabato dalle 14.30 alle 16.00

Vicari interparrocchiali:Don Francesco Sanfilippo | Via Roma,3 Verdellino

035 88 21 76 | 380 36 91 515 | [email protected] Alberto Bongiorno | Corso Asia, 15 Zingonia

035 88 21 51 | 333 66 01 281 | [email protected]

Scuola dell’Infanzia Parrocchiale:Direttrice Suor Anna Carminati | Via Santuario, 2 Verdellino | 035 88 23 46

DISPONIBILITÀ CONFESSORIVenerdì dalle 16.00 alle 17.00 a Verdellino (don Francesco)

Venerdì dalle 17.00 alle 18.00 a Zingonia (don Alberto)Sabato dalle 8.00 alle 9.00 a Verdellino (don Marco)

VISITA AI MALATI E UNZIONE DEGLI INFERMISi pregano i parenti di informare i sacerdoti in caso di malattia di un familiare

ORARI APERTURA SEGRETERIA ORATORIO DI VERDELLINOmercoledì 15:30/17:00 | giovedì 9:00/10:15 | venerdì 17:30/19 |

sabato 15:30/16:30 | domenica 9:00/11:00Tel. e Fax 035 88 21 76

e-mail: [email protected]

ORARI APERTURA CENTRO DI PRIMO ASCOLTO E COINVOLGIMENTO Martedì dalle 14.00 alle 17.00 | Tel. 035 882176 – Cell 340 4921283 – [email protected]

SANTE MESSE

Verdellino Zingonia

Giorni feriali 7.30-17.00 18.00

Cimitero ogni giovedì alle 9.30sospesa messa di Verdellino delle ore 7.30

Sabato prefestiva 17.00 18.00

Domenica 8.00-10.00-18.00 8.00-10.30-16.00**al Policlinico San Marco

Direttore Editoriale: Don Marco Tasca

Sede della redazione: Oratorio di Zingonia C.so Asia 15 Zingonia di Verdellino035 88 21 51

Comitato di redazione: PIETRO TOGNI - MONIA GHILARDI - FRANCESCA GAMBA - FEDERICA MARCOLIN - VINCENZA PISCITELLI - LAURA PRIMOFRUTTO - DON ALBERTO BONGIORNO

Hanno collaborato in questo numero: Don Marco Tasca, don Francesco Sanfilippo, Giuseppe Maci, suor Maria Aurora OSB, suor Ornella Rota Sperti, suor Aurelia Marziali, suor Anna Maria Pusca, Sperti, Marco Vanoli, Giada Catalano, Deborah & Orietta

Periodico delle Parrocchie di Sant’Ambrogio Vescovo e Dottore in Verdellino e di Maria Madre della Chiesa in Zingonia

Supplemento al Giornale NEW ENTRYSede: Via Tresolzio, 4824030 Brembate di Sopra (Bg)Decreto del Presidente del Tribunale di Bergamo n°21 del 09/03/2000

Direttore Responsabile:Gianluca Boffetti

Grafica e stampa a cura di:

v. Sora, 24 - Nembro BG380 86 16 624

Controllo qualità:Andrea Madaschi

[email protected]

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