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IL FItLIO DEL OlAVOLO DI FRANL~iCESCO M1iASTRIANII Vot. 2." NAPOLl~ ~~ii - rnec aelaf enr LibaioEdiore StadaMol N.21

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IL FItLIO DEL OlAVOLODI FRANL~iCESCO M1iASTRIANII

Vot. 2."

NAPOLl~ ~~ii - rnec aelaf enrLibaioEdiore StadaMol N.21

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FRANCESCO IRBSTRIA;NI

IL

Fll'LIO DEL DIAVOLO

'Vol. I[I.

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isee~ usriCL;r;Esasassmaasesuseesusesssasasas see1

IrfL

AnsTRO iDONATO

(Joa stanzetta a terreno, a driita entrand6nel cortile del vocobio palazzo di Casteleapua-no, stanzet;ta in cui oggi e 11 polrtiere maglgio-re del palazzo dei trIbunali, er·a 1' abitazionsetdi Mastro D`onato nel te'mpo i~n cui volge la sto·ria che narriamo.

Mlastro Donato era it nome con cui il popo-Jo di N~apoli intendeva l'esecutore della giusti·zia, il carnefice.

Un condaunald a morts veniva aggraziatopurchè accettasse it tristo oflitio dii boia.

It Figllio del Diav·oo a Vo. 1.

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SE IVastro D`onato er·a sftao miuolli aiini thcondannato a morte per omiicidii, furti e gras-88210111.

Era in quel tempo tacaate it posto di car-nefice : fu offerto al reo colla proniessa della:grazia. Donato accett;.-..

In quel temJpo HPonato era glovine di ventidue.anni. Era. on macellaio di Tei'ra di levoro,dallo sguardo feroce ,- dal caipello irsufo e nero ,dah orace aperto e peloso, dalla fronte compres-sa come quella di un boscomano.

Donato mangjiava due rotola di carne al glor·no,- la raiione di un tigre reale. Tra la carne'vaccina e la carne umant' avarbbe preferita que-sta dove avesse potuto averla fresca: ogni giorno.Tra 10 forea e la manufia , preferiva questa:,perche questa gli o~ffriva it. soiletico di poterlamnbire il sangue dei giustiziati. Qiucsto mostroarea poco tenipo addietro bevuto it sangue uma-no· in an I a'chetto offertogli dal suo amico il fa-moso brigante soprannomiinate Mammonze.

Dal di ch'era boia, Do~nato non aves detto chetre o quattro parole,

Nel 4799, Blìastro 1)onate aves affoircato uscedtinaio di condannati politici. Per ogni esecu-8ione riceveva sei ducati ; di tal che in quello~anno memorabile per le atroci vendette botboni-chie il carnefice guadagab oltre i· seicento duca-ti, oltre i regaluesi,-

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DEonato non aveva che' una religione,un cullo,ain atnore, il re Ferdinand.o. Egli banchettavaoquni sera in cui afforcava us repubblicano , ungiacobino, un nemico del re,..

Uno dei giorni piu tristi della sua vita si fu4uzello in cui, caduto inlermo, non potè prestarsia)la decollazione di Luisa Santelice.

É noto l'orrenido seempio che di .quesla illustrapatriota si f·ce, La reglina area fretta di vederladecollata. Sendo ammalato Mastro Donato , diandò in cerca d'un earnefice per totta la cItlh di;Napoli e casali, ma non fu poutot trovate, chètutti si ricusairone quei macellai at quili era sta9ta fatta l'offerta dài venti datati per luella esec2l-aione. Si trovb finalmnente uno di qIuei beccaiambulanti che nel tempo della settimiana santa;van gIridando.per la citth: V26 ommzantà a pie-coro ? E costui si offeri di guadaguarsi i ventiducati colla decollazione della rea di stato LuisaSanfelice. Ora, egli avvenue ch':esseudo egli unboia male pratico, com e omunemente suolsi di-re , la decollationo fu cost malamente esequita ,che la misera vittima ne: ebbe sqIuarciata unaspalla; perch8 I' inesperto carnefice , veggendoche il colpo area dilaniata e non gia spenta lavittima, trasse dal flanco il coltellaccio da bec-c;aio ch' egli si area, a lo immerse nella goladella condaunata per flairla addirittura.

rgrstro Doniato, saputo d~i goesto scomple.

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molto si rammatich chec si fosse devato trovare.ofermo ae che altri cost Malamente to avessesurrogato. ne!l' officio.

Quando i Borboni furono espulsi da Napoliidal despota di Francia, Mastro Donato avrebbevoluto. rassegnare il sno officio; ma egli era tal-mente assuefatto e affezionato al suo mestiero obe,se non avesse fatto pid il boia, sarebbe morto dimalinconia. D'altra parte, che arte o mestieropub uno fare dopo aver esercitate la nobi2 carica,di carnefice 9 A guis.adella prostituta che nonpub fare altro the la prostituta, it earnefice sonpub fare altro che il carnefice; dappoichè la so,cletk respmnge lungi da sè questa degradazioni.e ne schiva it contatto some di lebblosi o diappestati .

Mastro Donato si rassegab a seguitare il suomestiero sotto GiuseoJpe esotto Gioacchino, co·me per molti anni Id avera esercitato sotto Fer-dinando, l' idolo suo. Mla egli prea giurato a somodesimo che, so fosse stato costretto di stringe-re il gorgozzule a di mozzare 11 capo di qIualc;hebuon realista barboniano per far piacere al fra-tello od al cognato delP' imperante di Francis,arrebbe dato al pop.olo di Napoli lo spettacolodi un boia che, pone la propria testa solto lamannaia o il proprio collo not cappiodel cape-stro. E noi siamo certi che egli cost per 10aippunto avrebbhofatto come avea dotto e giurato.

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N~~ell' atino 1811, D)onato era un nomo di oltrei quaranta: era diveniuto un po' obeso, ed awveaavato due a tre di quelli che comunemente sidomandano ~insulli, clo8 accessi apoplcttici.

Egli era oggimai divenuto indifferente nelsoo mestiero : vi si prestava per antica con-suetudine; ma non sembrava pid rilrovarvi nes-sun allettamento o almeno nesson solletico.

Allo infuora dei giorni di esecuzionet in cuiegli dava alcun sy3no di vita e d' intelliglenza,.D)onato vivea il resto dei glorni nel fondo dellasua stia : sonnacchiava otto decimi della gior-nata, e gli altri due decimi, dormiva.

La scra (di esth) , quando le sentinelle diCasteleapuano non permettono pih che attri e·sea od entri, Donato faceva una passeggiata inquello ampio cortile: trascinando una gambaappresso delf'altra, le quali si avevano it pe-noso chanpilo di trasportare il lurido fardellodi qual corpo Irivo affalto di ogni rilecsso e diogni armnonia con tutto it resto del creato. At-traverso le grosse ombre di quel cortile scor-geasi una massa informe, un animale tardo eposante come un orso... Era Mastro Donato !Si distingjueva al berretto hianco cho gli co·priva il capo. Allora le madri che passavatfodi costa alla Vicaria si formavano per un i·;stante; e, adddisando ai loro appaurati flying-lini quella massa infirme, diceano :

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P 11: boia ! it boia ! Yedi il boia !E quei figlinoli a restringersi alla gonina ma4

Reroa, in gluiSa da naspondersi, proferendo unmamma, Ap palrcal ma pon posi da non esseraspinti dalla` curiosith ad appuntare i 1990 Oocph~ietti ssl mpstro seqloyente.

Spžntava l'alba del di it1 ottobrs del 1811..,Era la vigilia della pesecuzione capitate dei

due cpodaugati Friiucesco 1)uoqanni; Tp Tres;rpon0aqno.

Alastro I)opato area fa(to to grande shadi-gllio suil sup pagliebiccio.'.. La fiera si ridesta-~va all'odore della parae cie' si apsprestava adipgozzare,

Pel Fonsueto, egli non avea c;gra d'informar-· i DA della qualith dei condannati ah del mis-fatto per cui venivano ginstiziati : chiedeapolo se fogse per delittq di stato; e, Sove cibpon era, noq aS Ilostrava sollecito di altro.

Con tutto clie da qualche tempo mastro Do-riato esercitasse it syo orribile spiestiero cosjndifferenza e; djret4mo qžasi, con us tal qualerinorescimento, pyraondameno, la doppia ese·E;uzione a spi egli doyeva prestate l' opera suait :domans avea synossa alquanto la sua torpe-dine. Questa dopp)a esecuzione ofFerivagli unicorto interesse. Si trattava di spedire al diayoloEaa preje ed una strega. Pel prete, non era ion;

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nioiith per lui, the gth ne aves bfforcato altri;ma per la strega , la cosa era di versa ; mastroDonato provava una gran curiosilk di vederecome sapessero ben ballare Je maliarde sotto itcapestro.

Qcesta volta mastro.D)onato sentiva in s uneacerta importanza , come I' eroe di una vicinatestal-Egli pensava alla immessa folla che avreb-be il doan i ripiena la piazza del lercato; allegrida ed alle imprecazioni del popolo allorch0questo avrebbe veduto salire sul patibolo i duepensionisti di messer lo demonio. E questa voltamastro Donato sfregavasi le mani in atto dicomplacenza a guisa di us gatto the si lecohi illabbro ruzzando col topolino che ha tra le zam-pe, e che dee formare la sua dilettosa colezione.

Abbiamo detto the spuntavano appena 1 pri-mi albori del di 1t ottobre.

Un <jiovinetto si presenth all' uscio della ca·setta di mastro D)onato, e chiese di parlare· alloesecutore della giustizia.

Dacchi mastro Donato esersitava l'ufficio dicarnefice, nessuo essere umano avea giammialchiesto di lui. Nessuna comaniicazione era piiitra lui e il mondo esterno. Egli non area scam-biato qualche parola ech cogli uilRciall di gia-stizia e co' condannati a morte.

Quando gli fu annunziate the un griovile.

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desiderava di parlargli, il carnelice spalanchgli cochi ,segno in lui di massima sorpresa.

Chi era questo giovine ? che cosa avea adirgli ?

Mastro Donato si rizzò impiedi e si fece al-iAuiscio...

It glovine che area chiesto di parlargli aveauno di quei_ sembianti che , visti una vollta .non si cancellano pid dalla mente... Aves lun·ghi, neri e ricciati capelli che gli ombreggia-vano un, collo bianchissimo e davano alla: suafisonomia qua'che cosa. d' infantile o di femmi-·neo : f suoi occhi souri e malinconici vibrava-no un vivo raggio, che accusava selvatiche astraordinarie passioni. Nessuna lanagine offu-scava it matto biancore di quel viso di dbioit-to anni. Era alto a robusto : area pacc;iolemani, bianche e fredde come il marmo. Ve-stiva una specie di caniciotto az~zurrognolostretto alla cintola da una coreggia di: cuoiocolor rubbia : i calsoni a quadretti gli scen-devano a mezzo lo stinco: scarpe fine e allu-strate con fibiucce d' oro gli: calsavano i piedi.11 capo era coperto da una specie di berrettodi velluto nero. Una camicia di rozza tela bru·na con orli bianchi alla marinaia e co' golettirovesolati sul camiciotto compirano lo stranovestimento di questo strano ·personaggio. Ma itbooco9ncino di sorpresa lo abbiam serbato per

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la conclusione.-la figura di un teschio umanoera tessita con fili di lana rossa su la parte:anteriore del berretto di velluto nero .. ..

- Chi set tu ? che vuoi da me? - diman-dò mastro Donato , poscia che it visitatore fuientrato nella stia del boia ed ebbc rinichiuse1' uscio alle shle spalle.

-- Sono MAMbMONE , IL FIGLIG DEL MABVOLO --

rispose il glovine con voce ferma.Mastro Donato die' un passo indietro, e af-

fisi intentamente it personaggio che gli stavadinanzi.

- Tu !- esolamb: con voce rauca- e alteratadalla sorpresa e dal turbamento chie gli inge-neth tale impensata novella.

- lo - rispose 11 giovine.- E che vieni a far qul ? Cho vuoi da me ?d- Poche parole , mastro Donato. Hlo dovuto

paglare due piastre per avere I' agio di entratequll... Mdi si concedono appena pochi minuti.

- Parla adunque.Abbiamo g;h detto the mastro Donato era sla-

to tempo addietro in molta dimestichezza col~celebrer MAM~ONE , n0to brigante amiicissimo deiBorboni di Napoli , il quaile vuolsi che fosse incorrispondenza epistolare colla regina Carolina;moglie di re Ferdinando. Il nomc di MaInrorteauvea fatto dunque una buona impressione- sttl·I'animo del carcelloe di Napoli.

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- D)omani , allo spuntare de·l glorno to deviallorcare una donna a nome Teresa 1Bonanno.

- Per to appuoto ; e prima di lei un buonarnese di cottAm . ('i Ssar festa. demani a ca' dituo padre - dilsse il boia can una certa smorfiaclie eqluivaleva ad un sogglhigno.

- 11 prete ti raccomando di afforcarlo benee di spedirlo netto netto allo inferno. In quantoall'altra, alla donna, alla.Teresa Bonanno,ta larisparmigrail essa è la nonna mia.

- Tua nonnaj-ripeth Mastro Donate niel cuicapo avveniva orpnai Iina spaventevole confais10D6.*

- Si, mia noona, la madre della madre mia.- Cib vuol dire che! , se tu sei figlio del dia-

polo, it diavolo esser debbe il genero della straga.-Egli B desso.

-- Mi conpiaccio di si bella parentela - os·seryb ~mastro Donato col sno sooncio sogghbigno.

-Occorce dunque , Miastro Donato che tupsalvi mia nonna dal capestro - tombò a dire ilglovine coo` tale accento che significava quasiiin comando ch'ei dava allo esecutore dlella

giustizia.- Spiaceai dpl too iipcomodo, demonietto,mia

e delle 9ue pDiastre the :hai sborsato per entrarenel mio appo rtamen,to; ma to0 afforcherb tea nonna

la versiera, la suocera del difivolo. Dacchè fac·is" il boia, Icon rispottu della tpa diavoleria, nea

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hio min~ disimparato a tradito 11 mio mcstiero.Vat-tene dunque,figlio del diavolo, e lasciami in pace,

- Ti ripeto, mastro Donato, che accorre che·ta risparmi la vita di inia noona; e ciò to farai.

- Ed io ti ripeto che to ten vadi in toa malo-ra, so non vuoi che io mi bisticci col tuo babbo,·facendoti provare la forza del mio braccio.

11 glovine sorrise a questa minaccia.- Qual che ip richieggo dp te, mastro Donal

to, non sono propriamente io the tel richieggo.:Dimmi uo poco , hai tu fede nel ritorno del no-stro amato sovrano Ferdinando ?

- Se ci ho fede ? se ci ho fede ? E , so innon mi sono lasciato morite in questa stia, creditu che altra speranza mi ahbia tenut~o in vitache quella di- rivedere le sembianze del mio re ?Ia, a che mi fai to codesta dimnanda ?

- Niente, niente, he le mie idee. Dimmi :puoi tu lasciare I' infame mestiero the eserciti:A

-- Lasciarlo! e che mi metterei a fare? Vi-vrei di rendita forse ?

- Or bene, Mastro Donato, facciamo i no-sjtri patti... Salva mia nouna dal capestro , eto non avrai piix bisogno di soffacar fauci odi troacar capi...

ri o- Ah! capiso..: Tu mive. prometti tre: nume:

- ALtro che pumedi! Ti prometto qIualcheCcsa di meglio... Tremihi ducati belli e so+

nanti.

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Mastro Donato ebbe una scossa eleitrica.- Tu ?- Io.- Tu mi darai tremila ducati belli e so-

nanti ?- lo ti dar'o tremila ducati in una polizza del

nostro Banco intestata- ad us alto signore.- Quando mi darai cotesto denaro ?- Subito dope che avrai risparmniati la gola

di mia nonna.- E dove ti vedrb ?- Io starb presso di to, a pochi passi dalle

forche.- Verrai tu forse: per raccogliere le animie

thie io spedisco a too padre ?- Le anim e ei corpi.

- Oh! ini quanto ai corpi, so bonie che quiestivengorno raccolti e gitati a marcire netcimi-t;ero.

-- E sono 10 che domani adempirb a tale uf-ficio.

- Come ?- M\i diverto a fare il becicamorti, cosi per

semnplice diletto , per passatempo. Mi placcionoi cadaveri. Trovo su le faCCo de' morti qualchecojsa che mi riconcilia con questa scellerata raz-za umnana. Ho chiiesto eld ottenuto di audar do-mani a raccoglliere icorpi de' due imnpicenti. Ve·di dunque , MZastro DJnato, cho la faccenda :si

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sempliflea assai. Domani ,to non avrai a farealtro che fingere di afforcare la nonna... Nonti manca giadizio... Tu lascerai cadere il. corpodella giustiniata , ed io me ne impadroniròcome di cosa a me spettante... Porrò quel corponella barella; vi gitterb addosso il panno fune·bre... e via , pel cimitero , dove la nonna risu-schteràaper opera e virth di Mastro Donato,S, per dir meglio, per opera e virth del FIGLIODEL, DIAvoto. Che to no pare ?

-- Ben pensato , a fe' mia. Ma ci 6una diffi-coll'a.

-- Quale 2- D)omani saranno due, come sai, gl'impicoa-

gi.,. Ci E a.nche it coluRE.- In quianto a questo ,to l' impiccherai in

tutte le regale ; anzi ci datai una strettura dipiii per conto mio. Lascia a me la cura del resto.Saprb ben io come regolarmi per menar via itcorpo dell'~aricA.

- E i tremila ?- Prontissimi; gli avrai su 1'istante. In caso

contratio ,tu dirai Che la veochia non 6 stataafforcata in regola , e rifarai l' operazione dacca-po , a gran soilazzo degli spettatori.

Mlastro Donato rimase pensoso us tratto.- Senti , dilettante beccamorti. Io sono shcu-

ro che to ti burli di me... Pensaci bene...Io nonsono arnese da lasciarsi infinocchiare. A doma-

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ni la proova... So tu mi scivoli la polizza, cre-derb davarero ohe tu sei figlio del dPiavolo,

- Alla prova.- Alla prov;i.- I)unque , tu acconsenti ?- Acconsecto.- Salverai la streqa ?- La sabverb... Ma pensaci bene... Se to mi

manchi, dopo rifatta I'operazione alla nonna tua,chiederb in grazia di porre il tuo capo sotto lamannaia , e redremo· se if tuo babbo verrk asalvarti.

- Siamo intesi.- Vanne al diavolo .......

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e-F1 ERA 10 CASSIERESD)EL( lGLrO PEL DIAVOLO

Un' ora appresso di questa scena , it glovinethe abbSiamo conoscinto nel capitolo precedentesi presenth all' uscio della CuppeCla , dov' cranorinchiusi i due condaunnati.

Un pezzo d'oro splendA nella mano del custo-de. 11 glovine fu fatto entrare. Un tal permess onon glf fu cenceduto cli e a patto di non dover ri-manere pid di due minžti nel recinto dei giusti;ziabili e di dover parlare alla donna , come egliarea chiesto, alia presenza delcystode medesimo.

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@omne prima it glovine entrdb sella Cappella,Teresa Bonanno mise us gran grido di giola, egli gitti le braccia al colio.

- IIabla espanol (I) - dissele sottovoce itgiovine.

-- i Hijo mio ! hijo mio! mi chico, mi amor!Y por qu8 no has venido c;on tu maia ? (2)

-Aun no la he visto esta manana. Peronio hayT quie perder un rato. Esciichame bien,mama Teresa. . (3).

- Te escucho, mij hijo (Z).- Venqo de hablar cooa e verdugo... Le

he prometido tres miil ducedos para quie sal-ve tu vida... Tu echarks fuera la lenguia co-mo si tu fueras aborcada , y harks semblantede mtierta. A lo demas pei s:rd yo (5).·

(1) Parla spaglnuolo.(2) f iglio miio, tiglio mlo ! mio diletto, amor

mio! Eperchb non sei venuto can tina miadre ?(3). Non I ho vedula accora questa ma'tina.

IVIa non ci e da perdere un islante. Ascoltarmibene , mammai Teresa.

(k) Ti ascollo , figlio mio.(5) Io parlato tesit col casrcelle. Cli he pro-

messo tremila ducali perch68 salid la 108 vita.Tu cacecra l food la lingua comie so to fossi af·fucnta , e farai le visle di esser morta. Al re-sto penserb io,.

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- i Tre.s mil ducados ! t y endonde hallarasel dinero ?- (1).

-- No tengjas cuidado desto & no soy yoel hijo del diablo ? Pues tu sabes -que el dia-blo ess rico (2),

- I Y el verdugo salvark tambien la vidade este mi companere? (3) - dimandb la stre-ga additando it prete.

11 glovine balestrb un' occhiata su France-sco Buonanni? , h' era rimasto a bocca apertaa sentire quei due , il cui strano linguaggioegli non intendeva, L;a sua fantasia si era tuttoaccesa. La sers innanzi ,la strega gli areadetto che aspottava una visita di Barabba. Eraiforse colui Barabba in persona ? Quel teschiorosso the gli flammeggiava sul berretto di ve!-luto- non era u·n emblema dello infei-no ? Equando it supposto ]Barabba volse i fulglidi oc-chi so lui , it prete ebbe una scossa , paren-dogli , com' era in fatti , the la vecchia gliparlasse in suo favore per ottenere dal generoch~e la' sua vi~ta fosse salva, slcsome egli e lastrega aveano pattuito la sera ionanzi.

(1) Tremnila ducati! E~ dove troveral il denaro?(2) Non ti daire penisiero di ciò. Nou sono io

11 tiillio del diavolo ? Sai che il diavolo 6 ricco,:(3) E it carneflee salverà pure la ·vita di que·

sto mnio comnpagno ?

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- El verdogo ya sabe to que tiene q~ueihacer por este bombre (I) -disse it glovine-Abora es preciso qgue m~e despida de ti , ma-ma Teresa. A manana (2).;

- i Ya to was ! (3) - esolamb la vecchia.con accento di dolore.

--- 191 voy (0).i· · Tan pronto ! (5~).I

- El guardia no me diò que dos minatos.IEs menester no darle sospechios (6).

- 4 Pues Lian manaaa tu estaras cerffs de-mii? (7)

-Por supuesto. Adios, malga T`eresa (8).- Adios, hijo mio (9t).

La straga tomb a gillare le braccia attornoal collo del figliuolo di sua liglia e il baciòcon tenerezza.

(1) Già so it carnefi~e quel che ha da fareper qžest' uorgo.

(2) Ora e forza che in mi parta da te, mary-ma Teresa. A domani.

(3) _Gid ten vai ?(4) Pado via.(5) Cost presto I(6) It custode nlon mi ha dato che due mi-

unti , ed B necessarto noni dargli sospetti.(1) Domani adunquie tu staral vichno a ie ?( 8) CodIamente. Addio, m r3ima Teresa.A9) lAddio, figlio mniop

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Iil glovinetto si' al·lontand.Non si tostos partito it giovine , e ricdiusS

la ferrata porta ,e rimeasti novamente soli rdue condaunati, il prete, che abbruciava di cu-riosita di sapere chi fosse i'l bel giovine venu·to, a cui la strega avea mostrato tatnta tene-rezza , si agppessò· a lei e settovoce addiman-dolla:

- Non è queglr il two gieSCl6o Barabbia?- No, quegli e il fi~gliuaoo della adia carae

figlia - rispose la Bonanno,..- Ciò ~vuol dire ch~e egli &' il gfiglo di Ba-

rabbal- Si, sr,· sf, 11 fi;glio di Bairabba.

- Ed i: forse venuto per dar·ti la grala no-vell~a che domnani salverà entrambi d·atle for·che; non 6 cosi ?

La veccbia pose l'i-ndice s;uf labbiro in atto-d.i chi comanda il silenziol

Intan;to,' no:i lasceremo per poCo qunesti duecondannati per tener distro ai passi del glo-vine, coi chiamerento MtkMiiIONE ibeos'o a tantoche non sapremo it suwo vero nome.

Uscito da Castelcapuano, Hlammnone diressei suoot veloci passi~ verso la strada cosi dettadei Tathator~ o attrimenti detta VuA FORCErLLA.Giunto appo il tempio di S. Lorenzo , svoltl ·per SjAN GREGORIOARIENo, pro;se la viuzza di84,

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Nircu.a A itea e per· S. Thatio Der Lisitrr ·ten-ne sol la dritta; ilicamminossi pel GESU 511070,trasse innanzi, e Si trovb presto innanzi al pa-lazzo 1MAustoivt.

Proprio nel gran certile di questo vecchio·e tetro palagio si caecib MAligONE, Sali i1 prji-mo, il secondo e il terzo pianerottolo ; ed en-trb per Pussio aperto d'un vasto apportamento,dovre poscia ebbe sede la Corte di· Giustizia.

Sembra che il portinalo e i servi , ch'eranod'appresso alYuscio e nelle anticamere, avessejro ricevato l ordine di far subito passare, ognspolta che si presentasse, il glovine Mammone,come persona di.confidenza e di famiglia.

-11I padrene & ancora a letto~ - disse usedei servi al M\ammione - mra ei non potrh mol··to indugiare a levarsi,

- Va bene - disse 3afamone -... Aspot·terb che il mrarchese si alzi.11 giovine sapea che T'eccelledissimo signor

marchese non si levava tar'di come soglion fa·re- gli altri nobili. 11 re Ferdinando gli aves-·fatto prendere Y'abito di alzarsi presto, per lefreqluenti gate acatccla, a cui lo m~vitava.

L;'escellentissi~mo signore chie abitava quel va-stissimo quartiere del palazzo Mladdaloni eratil marchese di Licola don G·iulio Sginetti ,qu~onda·m glentiluomo di camera di esercizio ap·po sua~ maest$ it re Ferdinaando Q8uarto,

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- 23i -

Chie cosa veniva a fare il figlio del diavofcdal marchese di Licola? 016 redremo tra breve;

Pare che it marchese tenesse la molta dimajstichezza il nostro glovine Mlammone; anzi, a dirvero,era pitz che dimestichezza,era una specie difino riguardo che it gentiluomo aven per questnstrano personaggio ; impercioccb,, non come sr~costoma con persone di bassa mailo, le qualinelle case dei grandi signori sono fatte aspetta-re nelle sale, bend :comie a persons di qualchelevatura si costumava in casa il marchese usareinterso il figlinolo di Giudi·tta (ormai sappianto achi Alammrone era figlinolo).

II figliuelo di Giuditta fa donque fatto entrarein un salotto elegantements ammobigliato didoriae suppellettili ,di alte e arabestate specrchiere, di arazzi magnifici s di cortine di stoffaricchissime, le quali velavano la luce del sole ,che nelle case oaristocratiche non ha mai liberoaccesso, quasi che questi signori col flocchi ecoi Cionldoli schivassero gli splendori naturallper non far pompa che degli acquisiti. Un granmnumero di ritratti ad olio dalle preziose e anti-che cornici tappezzavano le pareti del salotto:erano forse le immagini d' illuistri antenati eparenti del marchese di Licola, livree di Corte,serviderame di re, fogge spagnucle rigonfie epompeggianti , museo d' illustrissimi , che lamorte agguaglid coi pidi esouri vermicciattali

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dolla terra, panteon di eccellenze , di cui noricra restato che dn ricordo di vanith e unatdipinta testimoniianza d'inettezza e di g·ouflore.

191ammone, aspetlando chie il march~ese si le-vasse datIe morbi·de piume , divertiv·asi a pas-·sare in rassegna que' parraccom . che inquia-dravano talite facce piii o meno balordle e mi-lease. Non sappiame quall pensidri si aggiras-sero ruel caper del gliovine; ma ,, a giudicarnedal soggh:igno obe balenava sul suo labbro,9i era dfa scomm;ettere ch·e que' pensamenti ·notafossero un gran che favorevoli' agai ililustri no-mini-j in patrulccat cappa e sprada, efligiati sitquelle tale.

- Ecco Legli doves perd·ire tra sè -ecco diegli nomini , di cui pressochè tutla lraitita ft concentrata i·n un solo pensiero,: il mo-do onde allibbiarsi urn clondolo al petto, a se-·gno di servith ! Eicco degli uotnini chie si cre-deltero privilegiati e d'ana natura suiperiore aqhuella deglli altri umani. La morte· li spazzocome i'mmondizie; la vanil'a si rigonliò su i loroimitoli come bolla di sapone; e it mondo the'

rise alle lora spaile quiand' ei $iveano, , rideantora in 16'ggendo i loro 6pitaif, deve le vir·th sI comperano a uan tanto la lettera. Io. ne'ho v6`dute d·i qyueste illustri CfrROGNE pochi me-si od un anno da poi della loro modte! E pro-~Iprio il caso di dire coll'adagio: Vale pitt ui0srame vive she an re morto,

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Erano questi a un dipresso i pensieri richedoveano affacciarsi alla mente del becchinoIlammone.

Non dimentichino i flostri lettori cle ilthostro Marmmone esercItava da qualchea tempoil mestiere di becchino.

E qui vogliamo antivenire ad una obbiezionethe ci si potch fare. Come accordare che onglovine, il quale ptromettea~ can mo'lta facilitiltina somma .di tremila ducali; e rriettea fuooddalla sac'coccia di be' pezzi d'ore, avesse bi·rsogno di fat·e it mesliero di beccamor·ti? Aquesta obbiedione risponderemoa pid particolair-inente quando delineepremo lo scuro personagT-gio che a`bbiamo setto gli oschi. Ricordiamoaper ora che 1YIamntione non esercitava q'uestomestiero per hisogno di danaro, bensi per sErl-PLICE DILETTO , COln egli disse: a m88100 D08810.Ohe coaa ci fosse di sotto al SEMIPLICE DILETTO,

il vedremo in appresso.Una mezz' ora erra trastorst dal:l' arrive di

MVammane in casa del march~ese di Licola, al-lorch6 questi veane nel'la galleariar dove que·gli era ad aspottare.

II nMarchese, b~ell' uont~o accora a sessantianni, di atta statura, di.volto severo ma notispiacente·, era avvolto in lairga veste da ca-maera: il capo, tutto canuto, era scoverto.

~1 F·igllio del Diavo:o VoIl ~. 11

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- Eomin a te, mio caro Gabriele. Scusa seti he fatto aspottare un poco-disse nello affac-clarsi a`ll'uscio. Sembrava che ain gran agco·lose gli ottenebrasse la fronte quella mattina,

Suppiamo finalmenie the il vers nome diIfammone era Gabriele.

- Vostra Eccel~lenza faccia pure a· suo gran-de; agio - rispose Gabriele (cost ormaì:segmi-terem:o a chiamare il giovane Mammone) - So=no stato 10 forse troppoi indiscreto nel ivent.read i:ncomodaria: cost per tempo stamane.

Facciamo not-are che- G·abriele non si era:levate dal sofh sul quale si era adrainto.

- Nessunissimol moomodo, mio care. Le tuevisite mii fanno sempre ipfniato p acere, e bensai con quanta .prentu·ra le aspetto. Entra set·miF1 gabineltt. Discorreremo colk un po'meglio.

Echiaro the qcuesta frase a~ po' megl:e si-gnificava chre sells stu-dio essi poteano discor;rere senza essere ad molestati- nb assoltati.

Il marchase prese laI via dell'ascio,: sequitatodal glovine Gabrie.le.

Inlilzarono l'una appresse delf'aitra un g~ranumero di stanze, e si- troverono in ·no stan-sino caldo per tappeti e cortine, dev'era' unastra.grande scrivania ´con varle poltrone ricoper-to di cuoio verde.

- Accomodati., mio caro Gabriele - disse·gli ili mar chose additandogli una pofttona , do-

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po aver` chirso. l'anico usti;O per to Quat~e s%entrava in q~uel gabinetto.

- Grazie ,Eccellennr - rispose il giovinergittandtosi a sedere.

-Che ci abbiame dii nrrovo - dimandi~a bassa voco il gentiluomeo·della- passata Corte,dandosi unia p~assatina alla~ froiite c;olla palma·della mano: qu-est che volesse staeciare i pen·sieri che sembravano intristiirgli l'atnima.

- Buone nove c, Eccellesna. Aibbiamo ~ar·mal portato a· ventotto it numero dei nostri uo·mnini che bannao giurate di lib~erare it paese dal-la presentse tirramma, comini: di doraggio e insie·tne accorti e prudenti,

- HEanno· prestatto gifnamento i novelli arirelati ?

- Sienza aibbio. Ti resherit domani la lista:doi loro n~omi. 314 ci& non è tutto, Eccellenza.Hio ancora qualche altra uoma· novella. Vidijeri uno dei nostri ainici pid fidatil, arrivato poico prima d~a Heglgio. Costui mi· die' n·ove delleguerriglie navrdi che aivvengone da Reggio aS~cilla, da· Torre di Paro a M\essina. I nostri a·inici fatnno prodigi di palore :le navi inglesisi sono spinte a c~nibat:tere Ha declntro le cale delLidi della ECalabria ; ed Ella sa, E-ccellenza, chei fossi sono invincibill sul mare. Gan brigJantino

napolitano 6stato her concio per is fes~te dal-1' arrembagglio cho vi hias dato i nostri su picce.~ 10 mChe,

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... s che disse il tuo amico sullo spirito (ff

quelle popolazioni ?- Buono, Ecoellenza, anii ottiaro. Le prov-

vigioni da guerra chr. l'zzasurpltore manda aisuoi soldati isono pred~ate in sul cammino, e que-sti vengono assaliti od aecisi per fino intornoal campo. Il terrore sparsio in quelle provincedal feroce Generale non ha: htto che vie piidaizzare gli animi;s ed to sono sicero che so itnostro re od ua pri~ncipe tentasse a~no sbarco...,

- Eh ! Ii eh come fai troppo facile le cose,Gabriele ! Credi to che sia prudente lo arrischia-re la preziosa vita del .... o di chiunque altrodella famiglia ? Ei bj'sogna andiar mol:lo gruardin-ghi e non precipitare it buon successo della co·sa per soiverc~hia fretta. Come pure B necessatiothie in ti avverta:, mio, c;aro Gabriele, the la po.lizia, so non' ha del tutto scoperto i nostri aggi-ramnenti e Is nostre pradtiche, q;ualche cost cer-t;amente: avr f ficitato.

- Qual' indisii ha vostra· Eccellenza di ciQ&che dice ?`

- Indisii precisi non ne· ho; ma dalle lettereshe he ricevute dalla, Sicilia rilevo- qualche co-sa che ai pose make.o sospetto nell' anime.S-ai che il principe di Canosa, nostro amicissi-mo, ha dovuto abbandonate le isole di Ponza eVentoleoe, e per non gravate la finanza sicilia-pa dello lautile dominto di gquei due: scogli c per

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soulrarsi egli stesso alle p·ersecuzioni della pa·liz;ia. Ogni glorno vengono locarcqdate le fami-glie dei fioorgiscdictI, misere~voli arresti di veo-

chdi donne e di faUcialli. E la polizia non sitiece paga di questi arresti, ma incareera e-siandio i promotori e gli aderenti. D'altra parcte, io so da buon canale che qualchie lettera diFra Giusto 4stata intercettata; e temo che unaniotte o I'altra non venga sorpresa qualcuna del-le nostre rianioni,,

- Oh! in quanto a questo, vestra Eccellenzanon teniia... 1Yeanco i morti potrebbero scoprireit sito delle nostre riunioni. Di presente, Eccel,lenza, non ho altro a dirle tranne the ho bisognodi danaro.

- Bene! bene! questo 6 buoonsegno: P. indiziothe tu lavori nella vignaa del Signore..non è cosi?

- Gli è vero, Ecoellentissimo , the io lavorecon alacrith nella vigua del Signore ; mna questavlolta il dao'aro n.on rint serve per tale oggetto,

- Bene I bene! O Snriaus di che somma haibisogno.

- Tremila ducati, Eccellenza.11 marc·hase the area chinato il calpo per legc

gere non sappiarao che esarte che si aivera dinandi,si rizzb nel sentire puests somma, e, attraversogli occhiali mentati in oro affis il personaggioche gli stava sedato dinanzi

- Tremiila ducati, hiai delto ?

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- Q~uesta somma, Eccellenza:- Ti ammogli forse?G6abriele soltise in un mode particola:re,- Oihi, Eccellenza, t.o son mi ammoglio,- A che domise ti serve questo enorme nu·

mero di denaro?- il ri io segreto, Eccellenaa..- Per baccol la è questa la prima volta che

to hai un seglreto pet see. E per quanto ti :neces-sita questo denaro?

- Per oggi modesimo; e, permloccht is nonpotrb forse tornare io giornata per importanticase chie ho a shriglare, prego TEccellenza vostrache mi faccia gra I'ordinative, so la Cassa.

- In verith che la mia cassa ebbe glorni fauina adrucitura per niente indifferents. Sai cheIio salmogliato it cavaliere mio figlio ?

-i Lo so, Eccelleniza.:- Quel pazzo ha volato fare on matrimoniio

d' inclinazione, del quaile sono soontentissimo.IClo ceduto per amore della domestica pace.

- Yostra We;ellenza ba fatto un' opera dicarith , della quale tutt' i buoui la loderanno.Render felice una fanciailla povera e onesta èopera accetta a Dio. E Domiaeddir, certamentehe accrescedj gli anni, la salilte e la prospetith.

-$i, si, ma intantoil mio illustre cognomeha ricevuto una brutta ;offesa.. Non si era maidato l'esempio Fho: alcano dPilla· mia famnigjia

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sposasse, una donna del popolo... M~a parliamod'altro. To dici dunque the ha bisoyno in gior·nata di questa somna di tremila ducati-?

- Prontamente·, Eccellenza.- Bene: sarai servito. Ti faccio sul momen-

to asn mandato so la mia cassa.- Lo faccia di quattromila, Eccellenza.

- Oh! oh! oh! To vuoi subissarmi stamanteGabriele sorrisn, in un modo signifloativo.- Subissarla ! Vostra Eccellenza sa bene do-

vec e come rimnborsacri del donaro che mi da.- Questo è vero; ma io debbo reader con-

to. So aimena q~uesto danaro seroisse per laoonA cAusb!

- Vostra Eccellenza porr"a questa somma sot-to la rubrica d-ella sconah cllss, e tutto andrkin re.gola; ed is spero di rendere alla snoonCAUSA serv·igi tafl che mii sard meritata questainezia dle' quattromiila.

- Sia dunque' fatto il tuo placimento, miocaro Gabriele.

E cib dicendo il mafchese tolse dal pennia-iuolo una lunga peinna d'oca· adorna di araba-schii di carta dorata , la intinse nel calamnajod'argento; e su un pezzo di carta, dov'era stam-pato in testa Cnse. di S. E. rL MraRCHiESE DI LI-COu·, scrisse queste parole :

Cassa, pagate at porgilo;re la somma dli dccasllquattromilac, i quaoli poirrete a carico delfaus-·

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isisistraziolne de' fond&i segr·et i -- Napoli , 14Ottobre 1814.

11 marchese appose a questo scritto la sua(1rma e il suo suggello. Indi, consegnando quelpeazo di carts al glovine, dissagli;

SEcco serKitg il mio Caro iGab)riele'11 glovine intased la carta.- Vostra Eccellenza mi fa sempre onore a

graza l,Vl ienjargo a noi adesso, Gabriele. Conven·

nero tott'i sonstri ailici ally riuoione di late.Lli a notte ?

SConverrnero tutti, eccetto il duca di Pen--rafuertes e I'Eccellenza vostra.

Ilo gli avevo ~gis avvertiti di non paotrvenire 10 segrse lunedi. Dualml della manean-pa del caro duca. A possjbile the stia ammatIalo. Ifoz sarebbe male che tu audassi in gior:pata a fargli una visita.

01i be pensato, Eccellenga; 1,e farb saperequalche' cost.

c Bene, bene; la sua salute mi 4 cara. Saiche egi; e uuo dei pid operosi per la buonacnažsa. E che notizia mi dai dallo spirito delnostro popolo? A proposito, come vedo questola doppia EsecpZiONE di domani?! Ho seniitc moltoparlare di questa maliarda, she demnani saragiustigiata.Dilconn che abbia fatto di assai maleiticii. Sarà us gioruo di gran baldoria domaqi!pol postro popolaccio; noni C cosi, Gabrielc?

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Come si vede, il marchese di Licola ignoravac~he la strega di Pontescuro, che it domani do-veva essere giustiziata, era la nonna del g'lovineGabriele. Questi non islimb dover porre il vec-chio cortigiano a conoscenza di questa cosa persue particolari ragiodi. 11 glovine aves corruga-to le folle souracciglia; avea chinato Jo sguar-do, ed era rimasto un tratto pensieroso.

- II vecchio M1ercato avrà una festa domani,Ecccl·lenza. Una strega e un pret: afforcoati. Sa-rk una bella novith. Vedremo strane cose!I

- Questo popolaccio di Napoli sarebbe capa-ce di vedere can la stessa baldoria salire so leforche anche I'eccelleritissimo signor Giulio Spi-netti, marchese di Lic;ola, gentiluomo di Cameradi sua maest'a i1 nostro augusto sorrano Ferdi-nando IV Borbone. Non i: vero questo chea io di-co, Gabriele ?

- Ella ha ragione. Eccellenza; e piix ancorariderebbe questo popolaccio se vedesse in su leforche Mammone it flglio del diatolo. E cid nonB gran fatto difficile, Eccellenza.

11 marchese fece ua gesto di orrore...

Dopo di aver ragionato di alize case, Gabrie-le tolse commiato dal marchese di Licola, e tras;se difilato alia Cassa per farsi pagare i quattro*mila ducati.

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V.

LE FORCHB

Qiualche ora innanzi di spuntare il giorno 12ottobre , l lu·gubre grido delle salte messe sifece udire per tutte le vie di Napoli, rompendocon sussulti e spaventi il sonno degli abitanti diquesta vasta e popolosa citth. La pla congregadi Vertecoeli mandava attorno i suoi ricoglitoridi limosine.

Non vi ha Napolitano che non ricordi can rac-capriccio questa costumianza ,che, quantunqIueintesa a destate pletost senti a pro del condan-

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nato ·e ad ottenergli surfragi pel riscatto .dell'a·nima ,non lasciava d'incutere spavento liegli8niriB.

Come i primi albori del glorno cominciaronoa rischiarare la celebre piazza del M~ercato , sividero rizzate nel mezzo di questa piazza due diqJuelle terribili macchine che soilevauano al pa-I·adiso le creature che l'umana giuslizia addita-va. Gik molto innanzi che spuntasse il glorno,numerosi capannelli di popolani si erano for-mati su diversi punti di quella piazza. II volgodi Napoli è sempre avido di spettacoli, sia chesi tratti d'una processione religiosa , sia dellabaldoria di fuochi artificiati, sia dello afforca-mento di un condaunato. Dalla impressionie chequesti diversi spettacoli producono su le mol-titudini ignave risulta la espressione genuinaP caratteristica del sentimento predominanto nelpopolo thedesimno.

'E quella miattina la curiosit'a si apannonavamiaggiore delle altre volte. Si trattava di veder,sospesa al laccio uaa strega, che avavpa fatto unagran numero cli stregyonecol e di avvelenamenti,e di un prete infamissimo, di cut si narravano:orrendi misfatti.

Era corsa la voce tra le recchie e le comariche il diavolo in persona dovesse assistere allaFvIvzIONE per meBar 8800 n8110 inferB0 ]6 8Bitl8e i corgi di quelli due scelleratissimni.

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La folla si facera piid str·etta secondo chspiu si ovricinava I'ora designata per la esecu-Zionel Era uo'onda di umane teste che si agita-va come mossa da uno spiro turbinoso. Gik qua-si tutt'i balconi e le finestre delle case adiiacenticranc popolati di altre teste, come altrettantipalchetti di un teatro gremiti di spettatori.

L' esecuzione era alinunziata per le sette....AIll sei e mezzo un piochetto di soldati a caval-Jo ed on altro· di fanti fecero ala al patibolo perprecauzioni controI 18 temute sollevitzioni po-polari.

Intanto , poco prima dell'ora fissata , MastroI)onato, restito per la solenstilb, firmava, secon-·rlo una recchia costumanza, pel Iteggente dellaViicaria il ricevo per due soggetti, the venivanodallagIiustizia af~fidati alle sue mani , e dei qualici dichiaravasi responsabile.

La vestitura del carnefice il di della esecuzio.me consisteva in calzoni corti di velluto rubbiaa mezza gamba , in una fascia di color rossoche gli cinges la vita , ricascando in doppiastriscia at sinistro lato: al destro lato, passatoa ·traverso della zona rossa , il coltellaccio daInacellaio , destinato a sgozzare il condannatothe si attentasse di sfuggire alla pena di mior-te. Su. 1 omero dritto gittato it camiolotto perlasciar libera l'azione d~elle braccia , su l'alto4)plle quali egli solca .rknbcocare le utanicha

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della canicia appunto comne un beccaio cthe siaccinga a sgozzar·e uni montone. Sul c;apo, onberretto bianco di una foggia particolare,

Cost vestito, il carnefice, pochi ~minuti priadell' ora indicata, usciva dal yuo aido per an-dare a prendere possesso del 80GGETTO 0 dei8OGGETTI, di 001i av6& flymata la ricevQta.

Si verifich molte volte obe kasemplice entra-ta del carnefice nella ()APPELLA D11' Ora d8114esecuzione imnbianch d'Un triitto i capelli d' usglovine condannato.

Alle sei e mezzo del '12 ottobre 18·11, Ma-stro Donato entrb nella cappella dov'erano Te-resa Bonanno e Franc;sco Buonanoi.

Cos>toro areano formalmente rifluitata I'assi-steniza dei Peidri della Congrega dei Bianchi ;sembravano ditiberati a voler morite daunati.

Allla vista del carnefice la strega mandb usagrido, il prete impallidj,

- L'ora e vicina. Avete fatto le rostra are di-·vote ? - dimanrdò Mastro Donato a quei due chenon diedero alouna risposta.

Quantunque i due condannati avessero respla-to gli estremi conforti della religione, un pio mi-aistro del Signore non si era dipart~ito dal flanc;oloro, sperando sempre che l'appressarst dell'orafatale gli avrebbe persuasi a rioonciliarsi col cle-Jo. Mla non mal pervicaola maggiore at era spe-Cimentkita in altri dilinquenti.

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11l carnecide cinse i flanfchi de' due condannati

dapprima col laccio ond'eglino esser doveano so-spesi alle forche, a poscia, githò al loro collo ilterribile landoa chc doven strozzarli. Quests ope-razione fu f;ktta primtamente sul prete, che sem-lbrava ormai compreso da invincibile- spavento ;indi Mastro Donato, nel passare la cordia attra-verso i flanchi della recchiiatroyd modo di dirle;

- Non temnere per te, la strega; il tus spiritoimmondo resterit per.poco tempo accora nel tuosuccido corpo. Flagi di essere morta, a non dar-ti pensiero d'altro.

A queste parole la strega abbraccib il carnefi;ce ed il bacib.

- Che l'inferno ti abbruci le ossa, infameVegliarda! - mormorb il boia. .. .. . .. . ...

La lugubre processions si avviò pel logo delsuprphlzo,

Precedeva il ~odteo an plotone di soldati; so-guiva la confraternitp· deì Bianchi; indi i duecondaunati, accompagnati ciascheduno da uIn re-ligioso assistente: chinudeva il corteo il carnefice,the area raccolti nella sua mano destra i duecapi delle corde che avvrolgevano i fianchi doi duecondannati..............;...... i...

Gome la trista processione spunth daJla via di8. Eligio, un gran tumulto di voci si levò dalla

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- J39 -

Immrensa platea di umane teste the ingombravala lazza dlel M\ercato.

~ra un brulichio spav.entevole, as pigiarsi diquella immensa calca per vedere le-facco dei duecondanuati.

- Si abbruci viva la maledetta strega di Pon-tesouro ! c- gridb una voce di mezza6 alia folla.

-~ Morte al micidiale di Giuseppe dell'Acqua-gridb un'altra vooec.

- Grazia , grazial- c i fu alcuno the gridòdal fondo della piazza.

Queste parole furono. accolte da urli, fischi emnnacce.

- A morte! a morte 1 -gridarone migliaiadi voci -· Alle forche,, alle forche la strega e ilprete, salva tod chircar I

Era i1 sentimento di gi ustizia innato nel popo-lo che irrompera is quei clamori; e in quelle voci.

Frattanto, le due forchs rizzate nel mezzo del·la piazza sembravane aspettare con: impastenzai duepezzi che doveano penzolare dalle sbarretraversali . ... .....

In us. momento, ulna orribile confusione eb-be loogo. Una voce era partita di presso alle·prime forche...

Quella vote area detto:- Mfammone 1 Mlammone!: 11 figlio; del diavolo!

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Questo mollo fu come scintilla elellrica che~si comunich a tutte le miglliaia di speutatori chorniempivano la gIran piazza. E fu comne il seguodel si salvi chi pwu'.

Non diremo della scena che ebbe luogo. Cicade la penna di mano. Grida, urli, imprecanio-ai, bestemnmie. Tutti volevano fuggir·e, ma il.varce era chiuse a tutti da argini di corpi uma-ni. Itolte donne si soonciarono ; motti fanciulliaindarano pesti nel ballamme. I soldati, creden-do che fosse una sollevazione promoEsa riello in-tento di sottrarre i due rei alla giustizia , feceroun movimento di fila, abbassarono le baionette ,a si schierarono dinanzi alle due forche.

Ciò son fece the accrescere lo spavento , ilsubuglio ,i conati di ciascheduno per sottrarsiad un peric6lo indefinito.

Cost suole intravvenire in questi panici che:colgono allo improvviso le moltitudini assiepatein un loogo, Una voce , un grido , 10 scoppio diun' arma , to scalpitar d'un cavallo , basta a far.sorgere an subitaneo e vago spavenrto nelle folleed a far nascere quell' orribile subugllio che net.suo immaginosb dialetto il volgo di Napoli chia-IBa FUJE: FUJE.

Che cosa area prodotto il panico improvy4soin quella intmessa folla che ingombrava quellamiattina la piazza del sEnrATo ? Niente atltro cheI' apparizione di raAMnONE 0776£0 di (fabrielaappo la pnima delle due forche,

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Allorch pill distesamente diremo del protago-alista di questa storia, avremo occasione di nar-rare come tabriele si acquistasse nel volgo diNapoli la qualificazione strana di FIGLIo 11EL [email protected]... Bastava che egli si fosse mostrato in qual-che sito perchb quelli che ivi erano se la desseroa gambe, segqandosi due a tre volte...., 11 suestrano vestimen~to agginogava alla popolare ~tra-dizione.

Era dunque naturalissimo che la sus appart,zione quella mattina, in su la piazza del Mercatoe proprio sotto le forche , producesse 10 scompi-phio e il terrore che produsse.

Una vaRcchia lo riconobbe e die' l'allarme.NJon ci volle poco per acchetare quello scomph+

gJlio. La curiosith per lo spentacolo chie si appre-sjtava fu pill possente della paura; e, ricompostigli animi , shandito il timore che la vista del fi-gllio del diavolo aves fatto nascere, non si pensbpid che alla strega, al prete, at bpoia ed alle for-c;he. Si seppe the ad la strega nA i1 prete aveavoluto confessarsi, e si cred6 naturalissima cose.the il demonio avesse spiccate sue feilio per im-padronirst di quelle due anime non sf tost~o Ma-stro Donato avesse dato loro ui passaporto per1' inferno.

Allorchi tutto rientrb nell'ordine, un rallo ditamburo annunzib I'ora della esecuzione.

Teach primameite al prete Francesco fluomatoa

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it salire le forche infami. Prima di porre il piedeso le scale del patibolo, vibro us' occhiata atFIGlJO DEL DIAVOLO; ma quello squardo non fu in-contrato dagli occhi di Gabrieie, che in quelpunto erano concentrati so I'immenso popolo sti-sato ini so quella piazza, UTna certa intrepidezzaera nel sem~biante di quel prete brigante. Eraiforse la spera:nza di essere salvo per opera deglistregonecei: della Bonanao ? ovvero era imitazio-no del ciiico disprezzo della morte miostrato po-co tempo innanzi da un cape brigante a nomeBenincasa alibreato in 8: Giovanni in Fiore (1),

(I) Benincasa, capo di·briganti, da'snioi tradite,mentre dormiva, net bosco di Cassano , fu menatein Cosenza; e'I generate Manhes. comandb chie glisi mozzassero ambe la mani, e , cos];moneo , por-tato in San Giovanni iri Fiore, sue patria, fusse ap-peso alle forche ; crudel sentenza, che quel tristolintese sugghignando di sdegno. Gli fu prima recisala destra, ed it monceon fuisciato, :non per salutee pieth, 1118per'chk non tutto it sangue uscissedalle ·Ironcale vene, essendo risetbato a piit mi-sera morte. Non die':iamento; e poichè vidde com-piute.il primo oflisio, adatib volontario il bracciosinistro :sn l'infamie paleo e mith freddamente itsecondo martirio, e i due giid sual troncati mem-·bri lordi sul terreno, e poi, legati assieme perle dila maglgiori, appesigli sul petto. SpettacoloBero e miserandol Cid fu a Cosenza. Net giorno

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.e la cui miirabile fre·ddezza al cospetto dei marti-rii e della morte area fatto lo stupore de' calabriCioseotinf ?9

II prete volle salile da se solel le scale del pa-tibolo; non volle essere bendato, secondo la co·stomanza: sembrava Che fosse aasioso- di qual-che cosa : i uoi occhi aperti in tutta la loroammiezza si voltavano in tutti i versi, quasichie egli aspettasse qualeba cosa o qualcano.Itastro Donato, temendo che it condaunato .vo-lesse volgere la parola al popolo astante, si af-fretid. di. liirla con quell'arnese; per che, af·ferratole bruscamente, gli calc$ con impeto po·derose i piedi in so le spale , si che m9esserFrancesco Buonanni. caccib firora un palmo dilingua,.. Quelle membra stagitarono pochi mo-menti nella orribdle agonia della sotfocazione.

istesso,imprese a piede il commino per S..GiovaniniIn Fiore,1e sorPte tra vba riposarono; e di essa uniaoffr·l cibo a quel selferente, che accelth, ed im·bocoato, mangib e berve, ab solo per istinto diVita, mna coD diletto, Gianse in patiria, e nellasuccedente notte dorml; al di vegnente, vicinaUf'orn del fina!e supplizio, rious6 i conforti dellareligione; sali alle forche non frettoloso nd len-to, e per la brutale intrepidezza mori ammirato.

CowaRTT - Storia del'Rease! dli Naphit -Vol.3,

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E- riimase aplpese alle forobe, truce e maise-rando spotlacolo.

It diavelo e la altrega to awveano buriate.

Urn logo mormiorio,' indi un silenzio profon:do di terroere era succeduto a questia prima e·360021096.

Mlastro Donate era disceso dalle prime for-che per accingersi alla seconda esecuzione...

Ztresa Bonaaono era stata gid bendata perrispaimiaric la traice vista dello afforcamento·del nuo compagno di cappella. ... ,

Era la 'volta della streg...Ella era orrenda a vedersi. NYero vestita, can

anel soo cranio igrnudo di capelli , con qIuel-afascia bianca chle le copriva gli occhi, coi

pie'scalzi, con le mani lunghe agitate da con-vulsi movimenti, quella donna offeriva uno spet-tacolo nuov~o a terribile,..

Nel momento di salire le scale del patibolo,Teresa Bonanno morolorb ilhoi4e del fgliO deldiaaeolo, quasi per implorarne l'ainto.

- La strega ha inavocato il figlio del diavo-lo--si udi glridare qualcono di mezzo alla folla.

- Alle forche, alle forche la strega!- Alle forchie 1' avvelenat.rice di Federico

it[arcelli !-- Alle forebe l'assassina di Cosimo , il fi-

Ilio del mandriano!

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Coslmo ilf figlio del mrandri·ano era il fiai-elu~llo che, fu gittato nel pozzo d;alla Bonalmo,comne risultava dal sue pro·cesse

Teresai Bonanno non avea la forza di salire18 scale del pattibolo. M·astreDonrato dovè qua·si spingervela so le gina'cchia .,

Quando- la strega month so li giradini delkaterribile seala, Gabriele si appressò alle forche.

Dalf alto di un finestrone di S. Eligio par-ti un colpo di pistola..

In quellol sbesso momento nMastro Bonrato da·oa il calcio alla strega ..

Ea ..;. it nodo noa YaveaP sofifocata. .

Nell;a confuisione thEr ten:nt dietro al colpo·di pistola ch'era stato sparato in su un fine-strone di S. Eligio, Mlastro Donato si era af·frettato a sciogliere da·l l~accio it corpo del4atdoninai..

Hammine s'ittpadroni di qurel corpo, it de-pose in una batrella ch'era già stat·s appareec-shiata!, a si accingeva a trfaugare la nonna alctrove, allorchk Histro Donato appressatoglisic'

I Etre mi a - glii disse a- bassa voce.Gabriele cavb di saccouma: una carta piega'-

to e la consegn(o al boia... Era una polizza iim-t 'stata al marobese d-i Licola.

Qpuella partJ degli a·stanti che fusrone- testi`c

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modi di q;uesta scena; etedettero che il nomlo iassvoLVoL ·desse al carnefice il ricevo del corpoe ~dell'anima chre questi areagli consegoaito..,

Poc'o stan'te , Gabriele aloataniavast; :dalfapiazza del Blercato coa fis testa la barrelladove era iI corpo di sua nsonn. . .

II cadavere del prete era timasto penzolonidalle forche;.

Nin omettia·me di di·re cie, it cof:po di pistolasparato da on BPosstrone di. R. Eligio era sta-to un'astuzia di G;abriefe, ehe di cib avea pre-gato un suo 114@ comp~lagne, per distogliere laplibblilca attendlone de~lla seconda esecu~zionse ca-aitale,

Intanto , unaa novella sTena area l~oogo su·quel teatro, dove taste passioni diverse si e-·ranio agitale.

II popolaccio; , the avea gridiato mzorts allarstraga , non area vedule appeso ale forche itcadavere di q;uesta, siccome area visto sospeso&al patibolo il;cadavere del prete.

Testo: una voce ceorse trai i diversi crocchi o:- 11 dievelo ha portate via it corpo d~ella

strega.E subitamente la gran calca di gente si all

follò interno alle forche , alle tluilli era statesespesa la vecchia..,

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Mastro Donato era aocora li fred:do ed To~mrobild.

- Si abbrueine 18 forche maledelle , a smchiami us prete perch sparga l' asqua bene·detta~ su qauesto sito; altrimenti tltti colore chetransiteranno per questa vIat arrafnno JuaI. ep~atiment.,

La folla erasi tal-menfe -addenasda ivi ,pressothe fu nef~essith che la forza intervealsse perdiradarIa, arlcrimenti quei riottosi si sarebberoestinati a voler appiccare it foodo alle forche:ed a far b'enedire it site deve erasi eseguito1'alboroamenits dela _strega.

A maiamuore quei crocchi si: dissiolsasroI'uno appresso dellattro, a come atllontenavan-si per trarre clascheduoo alla propria abita-zione , teneans fra di loro ~a En adipresso i se·guenti distorsi:

- ai tu veduato ;, omore , it figlio deldiavolo t

- L'ho visto a. nonr Il'o visto, giacobe now

gli ho potuto vedere al·tro che le corna di faoce.- Ubt comare mia, is I'lio reduto abbran·

care it corpo della strega per intrascinarselosello inferno. Gli useivano dagli oschi due vi-ve flamme; dalle nari due serpi, e alle maniarea cerli artigli c;he si vedeano da lungi.

- Dimmi, comare, ed e poi vero che il car-nefice abbia voluto richiedere dal figlio d~el~

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diatolo im ricevo in totta regola del ceipedella versiera i'

- Clertamente , perchii: Mastro D'onatCodevedar conto de'co·rpi alia Giustizia.

- Avrei proprio volato vedere comte eracomblzata quella ricevuta...

- Uh! comare mnia, io pon potrb levarado-cdagli occhi q~u el diavoletto'... S-ono sicarra chame 10 sogner stanotte.

- Eppare, ho fatto I'ossetrva~tons , comatemia , the come #gliZo del diarColE qu;el gliova·motto noni C nieute brutto.

- Gesu e MIaria ! Gesik e M;aria ! Fatti lcroce, comare.. Qluesta & una bIrutta tentationdl

Cost presso a poco fugronavano (fa loroQrfuell~e femminucce qel di~lungarsi daila piazaadiel M~ercato, che indi a poco vedeasi sgombePa della~ fol~la cho~ Faves; assiepana.

niNE BELLA rkRio~scowlt ,

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EhA DEESTINATO I:

IVel capitolo 517 delia 2" parle di qi!ests~ carr·a-tioiih vedemmo come it marchese di Licola, par-lindo col gliovi'ne Gabriele', accennasse, al` matri-rnonio d'i suo figlio it cavali'ere dott (Fovanni , adicesse come questi aves contratto un nodo in-degno della nobile famiiglia ., a cui apparteneva.

A satisfare prontamen;te la giusla· curiosilk deinostri Jettori, affreltt?@nobi a dir'e che il cavalie-re don Giovan'al Spinetti arvea menato all' altaela donina, it coii possesso avea formato per lupigo·tempo I' eggotto dei suoi piil vivi desidedii. Etglit

11 FgNo&qi )faoto ol.I.3-

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arlea spiosafo Diana I'itter, la figliuola dello sicriti-turale don Pietrantonio.

A coloro, cui indurrit gran maraviglia us similfatto ,sapendlo come la fancialla ardentements~amasse il glovine pittore Federico Marcelli, fare-alo asservare che rariss~iml sono ghi. esemphi dt·una costanza muliebre cho sopravviva alla mortedelfajmato oggetto.

E~ nelia natu-ra delle umane cose l'incestanzadelie passioni; ed chi quanti disinganni prove-rebbero gli estinti so alcun ten1po di pol d·el10ro transito polessero nlevare it capo da' loroavelli per riguardare agl'incredibili trasmuta-mneall avresuil ini quel cUOrs choe sI struiggova-no di amore per loro ! Tatto trasforma guaggiisif tempo edace; e 110mio, Egura passaliva edefimera di questo mondo, si trasForma insen-sibilm;ente aigni di nel morate e aol fisico; edil turbine incessaiie di sempro nuove passio-ni, di nuovi d~esided e di nu·ovi bi:sogniii lo ri-volge lan sensi opposti , cosi cheI egJli stesso espeltacolo a sC modesimo sempre Dluovo e nura-hde e:

La tenerezza p-er gli estinti si ralliepidisce-ogni glorno vie: pitt a seconda chie la loro imisa-gine si perde nelle nuiove e incenssanti impres-sioni del mondo: è una luce che si alloatana sem-pire piti raffreddando gli oggetti da cui si stacca.

1101 diremo in the modo il onv. Giovanni, pefi

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ionisse a dichellare it malvolete della~ fandullaDiana floo al punto di farla condiscendere aduna unione pier la quale costei avea mostratoper 10 addictro cotanta arversione.

La ignprovisa e miseranda fine del glovineM~arcelli commosse di stupore o di pieth la in-tera citth di Napoli; e , quando si seppe il modos l'autrice di quella mnorte, mille voci d'impre-cadione si Éevarono contro la seetlerata versiera.

Arrestata l'avvelenatrice e sottoposta ~agl'in-terrogatoriitdei gindici, comech6i in su le primesi ponesse in su fa negati·va, nea pote di poi di-soonfessare il reato per le pruove t~estimonialldi parecchi abitanti del Vico st~orfo Concord~iae del palazzo dlove abitava il M~arcelli, i qualiasseriroino aver veduto la veccbia salire in su lacasa del pitosre la mattina della funesta notteIn cui questi tra spasmi crudelissimi rendr-l's.stremo flato.

Interrogata I'accusaa so l rc:agioni che l'avea·no spinita a tonre sr miseranieute la vita al glo-vine pit!ore , la Bonanno disse, non aver avutar1' intendione di spegnere qIuella vita; crederebeast chie 1 acetto misterioso avesse la virth dismnorzare nel cuore del glovine la flamma amoro·sa and' egli era preso per una giovanetta , e farsi che! costei volgesse i suootaffeltfi su altra per-sona che parimente 1' amavai. No~n fu credulo a·

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(tieste nigioni;' e si riterine aver letavuto ini ani-mo di levar via addirittura 1' ostacolo che si op-poneva ai desiderii dell' amante non rilmato , itcut nome, ricercato dalla ginstizia, non fu potu·to pronundiare dalla dilinq;uente, the 10 ignora-Ya. E cibk fti la salvezza del cav. Giovanm ·Spi-netti, she avera avatìt F avvtedulezza di non pha-lesarsi.

La mnorte del gloville Riarcelli fa causa di ri-morsi e di paure at signorotto, the si risionoscevaprincipale autoire di quel misfatta della strega,al quale per tanto egli non aves: direttamentepatteoipaito. Ma in appresso attutati i rimorstdella coscienza e dileguati in parte: ftirdeOri chegli~ costringevado it muore paer la· propria sicu-rezza, il don~ Giovanni non pensk plu che a: pro-fittare della morte dei: Merpelli per ritantare 10'sue pruove sul malvolete della· fancialla cheegli amara.

Quali avcrenimeniti ei'ano intant6 `succed~lilti ineasa di don Pietrantonio dopo la miorte del' Mar-calli ? Non diPemo del lungliissimo e disperatopianto della glovane Diana , the· pii tr olto avestentato di· por flee at sual giorni. N~on ci era viadi accbetare qIuesto st;erminato dolor2. Com'erapietoso it vedere quel leggia-dro e caro semnbiantsscinpato dalle copiese lacrime; qluelle dlolci chio-me sgovernate d' ogni frent inondare quel collobianchissimo olk~so mai sempre dalla foga di us-n

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cructio dbe noui ammettera consuolo! Era d'attor-no all' amnata figlinola I'alknionataa genitrice , laquale non sapea piki che argomenti ripescare nel·la sua matersa tenerezza per calmare le smaniedolorose e it trambasciare affannoso della giova-nettai; che or piagnea si dirottatmente da ~fendereit cuore.di chi l'avesse udita, or cadesa in anaprofonda stestizia dalla quale non ci er in ododi distrarla, ed ora -in accessi di forseenato furo-re rompea contro so stessa, a tale che la mammae Tonia la fantesca non bastando a rattenerlo ,in aluto delle due donne accorrevano i -vicini.Per molto tempo si stette in serie apprensioniJiel sence della glova·ue; e i pitt la disperavano,credendola irreparabilmrente tocca al cervello :onde nea; ha ~dire come la povera madre si:sfacesse in Jacrime e perpetuamente fosse pres-so a tutte le nalatonriF she aves in casa oran-do per la salvezza della diletta figliuola; e man-d:òi a eri a 8. Brigida, a Sflororsla , alla~gdre dei Sette Dolori, a 8. Vincenzo della Sa-nith, al Beato Alfonso dei Liguori e ad altrisanti pitt o meno in concetto di operatori digrazie e di prodigiosi soccorsi agli alllitti diagni maniera.

Uno buono spazio di tempo trassorse innan-si chie a piix miti consigli si riducesse la Diana.Non ci è dolore, per isterminato cho sla,: cheIcesiata alla forza del tapqpo. Piangi oggi, pian-

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gi domani, e poi doman I'altro, hisogna allafla fire, che si asciatti la fonts, delle lacrimnesegnitaamente quando soni, la;r·ime sproglate amero disfogo di un dolon~e thc non pub am-mettere consolazionii. Dagli, dagli e. utto fi-

nisce qPuuaggliii, perciOoccA ni"uent e duraturoOole

Diana-. dunqlue. semta gintarst dalia finestra,comne tante volle aves fatto lemnere l~anciandosiinsino alla soglia;seza coaliccarsi un co:tello nelcuore, siccome p~ur tante volte area 'accennatoricorrendo all'armadiolo dejv'eranol i coltelli datavola, e senza logozza!e ain paio di pezzettinidi pasta vescicatoria, le qluali sptCsse volte a·vea ordinato alla ·serva di comperare, facendopertanto in guisa che la maimma sentisse que-sta incumbenza ch'essa dava alla Tonia e ladisdicesse minacciando la serva di mandarlavia dov'el:la peasasse soltanto di por·tare in ca-sa quella pasta yelenosa; e finalmente senzahere P' uno aepresso dell'altro tre a quattro bic-chieri -ric;olmsi di aceto; e questo, era il generedi morte che ella preferiva, dacehè cosi per10 appunto col here dell' aceto era trapassatoda questo mondo il suo diletto Federico; sea-za appigliarsi a nissupo di questi partiti estre-mi e ·violenti, D)iana si era rassegnata a mierecomel si rassegnano presso a poco tutte le fi-glie di Eva~ in circostanae eguali a quelle la

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czsi si era trovala la figinola di don P"ietr.tn-toniio. ICer·t(, it vivere 6 assal piu comodo ·Rplacerole del morite , soprattutto luando ci 9gloventhi a danaro, per I'uomo, gloventhi e bel-lezza, per la donna.

Adl enor del vero debbiamo dire the since-rissimno era stato il dolore della fancialla e chi'es-

sa poca dose ci avea rifuse di vanit'a e di osteni-taz one dacch6 anchie it dolore ha lai sua vanithe per eoal dire, it sno lusso. Piace ai shifetrent·idi amplificare agli oc;chi allmui le loro soffe!renzenello intento forse di callivate ma3ggiori simnpa-tie e compassione. E diciamo che il dolore diDiana era stato sineerissimo, imuperciocch8, oltre:del vuoto scavato oel suo mLore dalla morte del'-I'amato narzene,era pure per lei fomiite pereinnedi crudelissimi rammatichi il pensare thie F"ede-rico non sar'ia morto s8 no0n avesse bevuto I' a-esto della strega, e non arria bevato quiesto aca-to se elia noni to avesse stimolato a cio fare,rimproaerandolo di poca fe~de ed anco dli pocoamore. Era dunque it rimsrso the attizzava ittwoo dello lacrime in su gli occhi della fancidl-la, se ben si possa qualificate di rimiorso it sem-plice rammarico di avor cagionato l'altrui daunoisenza perlanto a'verse au~to )' intenzionie.

E~ cid senza pirice a calcolo chei D.ana. amavarda vero it glovine artista, il quiale essa a-espreferite alle ricchezze edf alla stscsa femmrri-

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gi8a vanir:a, choc B pur si poseailc consiglioradi trasmutamenti islantanei 9 incredibili negli

ofet~ti pc nei gusti.Non si vorra Forrc minirma~mento in debbio

,che, se Federico fosse yivat~o, piana arrebbesempre respi~nto le olb~rte (Jel cayaiipro Giovan-ai, anche quando nessyna spgranza avesse a-Keta di mai doventare la moglie ifel diitelogarzone.

Chi ne'primi glorni dopo la iorle di Fede·sico ed anche ne'primi mosi si fos4Ie arrisch`iato,di iiproporre alla dolente fanciulia il matri-plonio del figlinol6 del marchese di Licolaavrebbe· senza meno sperimentato si veemen!irabull della gipva·e da nOa tentare la secon-da prova; aspi se , ne'momenti in cui la fan-cialla lanciavasi al;1e finestCe in allo disperate,si fosse aPyisato di farla da profeta, predicen-do chi non molto tempo di poi quella fanciallaavaia dato la maao di sposa aff'uomo the elladicea di pidi detestare, si sareobb alia scarsanuadagnato I'epitero di matto. E ppre, oh quain-le di qtzeste profe~zie tuttodi si ayverano! quan-to di queste! traSformaziOoi si veggono! quasiquasi uno ha pill sperana adi possedere una,donna quando lie b odiate che quando godedello amore di lei.

Si comprepde benissimo che il cavalier donGiouailai non era cost grullo da arti$chiare le sue

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·novel·le prove ad primo disfogo del dolore de~llafancialla;. Bisognava aspettare the ii tempo a-vesse a:cchetato quelle smanie, rasciutto quellelacrime, rasserenata alquanto quella tempesta. Echb fece it don Giovanni, che~ era riuscito a por·red-alla sua la fantesca Tonia, la quale gli davaogni glorno notizie di ciò che faceasi a casa; delV10 scrittorale.

Per una quindicina di giorni appresso la mor-to di Federico, Diana non era uscita neppuredalla sua stanza, dove l'aveaso a tenere a vistaper tema che non facesse qualche sproposito.Dopo i quindici glorni, la mamma la persuasead uscire dalla sua stanzetta per venice al pran-zo ad alla cena; ed era gij: qualche cosa 'checlla ui fosse acconciata a nodriosi di qualeh~e ci-bn, mentre avria potlato lasciarst morir di fathepe~r raggiungere nel clelo il suo amnato: Federico.

A poco a poco la signora Fortunata indusse lafiglinola a uscit di casar per andire alla chiesa aorare a pro della IIUon outsJ; e, perciocchi trat-tavasi di r·endere questo buono ullicio al· suo rim-pianto Federico, la faacialla non seppe diblie-garvisi: volle-pertanto ricoprirsiit capo diunfufnebre velo a segno di lutto.

La mamma la menò nella chiesa della lanIco-LATA CoWcEZIONE DI ET\ONTECALVARIo poco discostadal vico Noes. La fanolulla o'inginocchib a pio'di una di quelle caippelle, laterali, a- sologliendo-

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si in copioselagrimie pregb per quelf'anjima beiia-detta na centicalo di REQUlEer. Si. senti piu solle-vata. 'tornata a casa, sendo bellissima la glor-nata., Diana si affdccliò a1 balcone per prendceran po'd'aria per riconfortare gli spiriti oppressi.Al desinare, mangib can buon appetite, e forsedev6 riflettere thIe pub uno benissimo piangereun morto a stomaco satisfatto.

II domani, Diana, not levtarsi di letto die' unaocchiata allo specchio, ed ebbe motive di osser*Pare che il troppo pizignere offende la nitidezzadelle luci e scava le gote: osserv4 pure, ch'eraUn peccato che le sue belle chiome restassero pittoffre ideolte e sgovernate, e si lasciò dallamamma ravviare, pettinare e ammorbidire coaclii le Innghe trecoie, le qIuali, senza pensarvisu e sempre coll'animo dolente e tutto assortonelle triste timembranze del sue perduto bene,lasci.u rannodare in graziosi avviluppamenti ,come solea quando aspettava fl suo Federico,

11 giorno appresso, sendo us di festivo, donPietrantonio dette us gran bacio in su la fac-cit della figlinola, uerso della quale era ridi·venuto d'una tenerezza eccessiva ; e, colman-dola di carezze, la pregò che uscisse con laiper sentire la messa e oer trarre a spasso unpochetto per la cittli affiae di svagarsi un tan-twno.

- VJia m0, benedetta figliuola plia - dicealt