il Fatto Nisseno - maggio 2013

40
ISSN: 2039/7070 Direzione Editoriale: Michele Spena - redazione: Viale della Regione, 6 Caltanissetta - Tel/Fax: 0934 594864 - Stampa: STS S.p.A. Zona industriale Vª Strada, Catania - Reg. Tribunale di Caltanissetta n° 224 del 24/02/2011 Ogni volta che passo davanti ai cancelli di Rebibbia a Roma, la casa circondariale dove è detenuto Cuaro, mi ritrovo a gridare: “Scusa, Totò”. Questa è una sua famosa frase apparsa in un articolo sul quotidiano il Foglio Maggio 2013 Anno III Num. 21 Poste Italiane S.p.A. - Sped. in Abbonamento Postale D.L. 353/2003 conv. N. 46 art. 1 comma 1. Sud /CL Mensile di approfondimento FREE PRESS a pagina 5 www.ilfattonisseno.it scrivi alla redazione: lettere@ilfattonisseno.it Quattro chiacchiere con l’intellettuale Pietrangelo Buttafuoco L’intervista Esclusiva di G. Falci La grande piazza non vissuta dai nisseni Centro Storico a pagina 20 e 21 Palazzo del Carmine “Manca un anno” E’ inizziato il conto alla rove- scia in vista della prossima scadenza delle elezioni am- ministrative nel capoluogo nisseno. Campisi si ricandida e dovrà con- frontarsi con un nutrito “battaglione rosa”. La strada si presenta per tutti in salita. a pagina 2 Politica di S. Mingoia di R. Cinardi Un rebus di debiti, crediti, licenziamenti e assunzioni facili Gestione acqua a pagina 16 e 17 di L.Rovetto L’Angolo dell’Avventura ospita Dacia Maraini La scomparsa della vedova Borsellino, una grande donna L’anniversario della visita a Caltanissetta di Giovanni Paolo II CAFFE’ LETTERARIO IL RICORDO IL VENTENNALE a pagina 22 a pagina 6 e 7 a pagina 14 e 15 di G.B. Tona di F. Falci San Luca, quartiere “autonomo” gli abitanti tolgono le sterpaglie dal “giardino della legalità” Fatti & Quartieri a pagina 36 a pagina 4 Giorgio Mulè su Caltanissetta “La grande incompiuta” a pagina 12 di D. Polizzi

description

mensile di approfondimento su Caltanissetta e provincia

Transcript of il Fatto Nisseno - maggio 2013

Page 1: il Fatto Nisseno - maggio 2013

ISSN

: 203

9/70

70

Direzione Editoriale: Michele Spena - redazione: Viale della Regione, 6 Caltanissetta - Tel/Fax: 0934 594864 - Stampa: STS S.p.A. Zona industriale Vª Strada, Catania - Reg. Tribunale di Caltanissetta n° 224 del 24/02/2011

!Ogni volta che passo davanti ai cancelli di Rebibbia a Roma, la casa circondariale dove è detenuto Cu"aro, mi ritrovo a gridare: “Scusa, Totò”#. Questa è una sua famosa frase apparsa in un articolo sul quotidiano il Foglio

Maggio 2013

Anno III Num. 21 Poste Italiane S.p.A. - Sped. in Abbonamento Postale D.L. 353/2003 conv. N. 46 art. 1 comma 1. Sud /CLMensile di approfondimento

FREE PRESS

a pagina 5

www.ilfattonisseno.itscrivi alla redazione: [email protected]

Quattro chiacchierecon l’intellettualePietrangelo Buttafuoco

L’intervista

Esclusiva

di G. Falci

La grande piazza non vissuta dai nisseni

Centro Storico

a pagina 20 e 21

Palazzo del Carmine“Manca un anno”

E’ inizziato il conto alla rove-scia in vista della prossima scadenza delle elezioni am-

ministrative nel capoluogo nisseno. Campisi si ricandida e dovrà con-frontarsi con un nutrito “battaglione rosa”. La strada si presenta per tutti in salita.

a pagina 2

Politicadi S. Mingoia

di R. Cinardi

Un rebus di debiti, crediti, licenziamenti

e assunzioni facili

Gestione acqua

a pagina 16 e 17di L.Rovetto

L’Angolo dell’Avventura ospita Dacia Maraini

La scomparsa della vedova Borsellino, una grande donna

L’anniversario della visita a Caltanissettadi Giovanni Paolo II

CAFFE’ LETTERARIOIL RICORDO IL VENTENNALE

a pagina 22a pagina 6 e 7 a pagina 14 e 15di G.B. Tona di F. Falci

San Luca, quartiere “autonomo”gli abitanti tolgono le sterpaglie dal “giardino della legalità”

Fatti & Quartieri

a pagina 36

a pagina 4

GiorgioMulè

su Caltanissetta“La grande

incompiuta” a pagina 12di D. Polizzi

Page 2: il Fatto Nisseno - maggio 2013

Alla !ne di questo mese inizia il conto alla rovescia in vista della prossima scadenza delle elezio-

ni amministrative nel capoluogo nisse-no. Corsie di concorrenti a"ollate. Ce ne sarà per tutti i gusti. Rispetto alla pre-cedente elezione la prossima tornata ri-serva alcune novità di rilievo, con la in-troduzione della quota rosa, anzi come meglio speci!cato dal presidente delle Regione Rosario Crocetta si tratta della introduzione della doppia preferenza di genere. Per sempli!care, l’elettore potrà esprimere una o due preferenze, per non più di due candidature della lista da lui votata; nel caso di espressione di due preferenze, esse dovranno riguar-dare candidature di sesso diverso della stessa lista, pena l’annullamento della seconda preferenza, per cui un voto andrà al candidato al maschile ed un altro al candidato in gonnella. Si con-cretizza anche così la cosiddetta quota di lista secondo cui nelle liste dei can-didati nessuno dei due sessi può essere rappresentato in misura superiore a due terzi. Via libera quindi, a pieno titolo, alla rappresentanza “forte” delle donne in politica. Da ciò ne deriva che molte aspettative di candidature maschili nel capoluogo nisseno andranno deluse per il semplice fatto che nelle previsioni del prossimo anno, quando i cittadini sa-ranno chiamati alle urne, è prevedibile un sorpasso sia a destra che a sinistra di candidati donne alla carica di sindaco. L’attuale sindaco del capoluogo Michele Campisi ha già staccato il biglietto per la prossima corsa elettorale: “mi ripresen-to – ha detto – i cittadini mi vogliono” anche se nella sua stessa area politica e più da vicino, nella stessa sua compa-gine di governo, c’è già chi si prepara a indossare scarpette e maglietta nel ten-tativo di ostacolare la corsa di Campisi. Nel Partito Democratico la vicenda del-la prossime amministrative si prevede più complessa. L’associazione politica

Big Bang di Matteo Renzi ha già u#cia-lizzato la partecipazione alle primarie del Pd, con un proprio candidato sin-daco (Annalisa Fazia, Vito Margherita, Josal Lo Giudice) in contrasto con la collaudata nomenclatura del segretario cittadino Angelo Lo Maglio, del presi-

dente del consiglio Calogero Zummo e del segretario provinciale Giuseppe Gallè. Sempre nell’area prossima al Pd si respira già la candidatura tutta al fem-minile della coordinatrice provinciale del movimento il Megafono di Rosario Crocetta. In prima !la pronta a staccare tutti c’è Maria Grazia Bonura la più ac-creditata referenza del presidente della

Regione in provincia. C’è anche il Mo-vimento Cinque Stelle che ha superato il banco di prova nelle trascorse elezioni politiche e alla regione che sarà presente con un proprio candidato scelto con le primarie del web. A proposito di parti-ti tradizionali c’è anche quello del neo

eletto deputato all’Ars dell’Udc Gianluca Miccichè che dovrà scegliere di allearsi o di correre in proprio. In vista delle ele-zioni del maggio 2014 è nata l’associa-zione “O#cina Politica nissena”, ispirata - dicono gli aderenti – al principio della democrazia partecipativa, nata come punto di aggregazione volta a miglio-rare la vivibilità della nostra città. “Of-

!cina politica nissena” ha preannuncia-to la costituzione di una lista civica da presentare alla prossima consultazione elettorale. I soci fondatori dell’associa-zione sono Gioacchino Lo Verme, Gior-gio Villa, Carmelo Pastorello ed Ettore Cassarino. Hanno in programma un

progetto che guarda al coinvolgimento di giovani e donne e non è escluso che prenderanno parte alla prossime ammi-nistrative con un proprio candidato alla carica di sindaco. La strada si presenta per tutti in salita e molto ripida per il sindaco Michele Campisi che rischia da qui ad allora di perdere per strada alcu-ni gregari e compagni di partito.

Strada in salita per tutti

Maggiowww.ilfattonisseno.it2

di Salvatore Mingoia

Fatti & Palazzo del Carmine

Direzione Editoriale

Michele Spena

Direttore responsabile

Salvatore Mingoia

Collaborazioni:

Ivana Baiunco

Osvaldo Barba

Alessandro M. Barrafranca

Marco Benanti

Carlo Campione

Rita Cinardi

Rino Del Sarto

Alberto Di Vita

Etico

Fiorella Falci

Giuseppe Alberto Falci

Filippo Falcone

Salvatore Falzone

Annalisa Giunta

Leda Ingrassia

Lello Kalos

Donatello Polizzi

Lucilla Rovetto

Laura Spitali

Giuseppe Taibi

Giovanbattista Tona

Disegno  graficoMichele Spena

Impaginazione

Claudia Di Dino

Distribuzione

Giuseppe Cucuzza

Redazione

Viale della Regione, 6

Caltanissetta

[email protected]

Tel/Fax: 0934 - 594864

pubblicità:

389/7876789

[email protected]

COUNTDOWNAmministrative del 2014, quote rosa “agguerrite”

Page 3: il Fatto Nisseno - maggio 2013

Era un nisseno che pensava positivo: un’autentica rarità! Salvatore Rovel-lo, scomparso improvvisamente da poco più di un mese, è stato per anni animatore della vita culturale e civi-le della nostra città, Presidente della Pro Loco e instancabile costruttore di eventi, che non erano soltanto occasioni per il tempo libero, ma la-boriosa promozione del patrimonio delle nostre tradizioni, che diventa-vano strumento “moderno” di co-municazione e di legame sociale.Era nato sotto le bombe del ’43, lo ricordava sorridendo, e apparteneva a quella generazione del dopoguerra

che aveva saputo trasformare una scon!tta in una speranza, con en-tusiasmo, con ottimismo, capace di costruire il cambiamento.Apparteneva ad una famiglia impor-tante, di intellettuali e di magistrati, avvocato e funzionario prestigioso di un ente pubblico il cui lavoro era ricco di ricadute sociali, ma nessu-no come lui è stato !glio del popolo nisseno, aperto e disponibile a valo-rizzare i talenti di tutti, a partire dalle piccole cose, “senza superbia” come dicevano di lui le persone che sapeva coinvolgere in ogni ambiente sociale, in ogni quartiere della città, in ogni borgata di campagna o paese del no-stro territorio.E proprio da Presidente della Pro Loco aveva saputo interpretare be-nela funzione di Caltanissetta come capoluogo, riuscendo a tessere una rete !tta di collegamenti con le ini-ziative delle Pro Loco di tutti gli altri Comuni, inventando percorsi tra le tradizioni e gli eventi, scoprendo i !li di una storia e di una cultura comuni che per tanto tempo erano stati di-menticati. Riusciva a trasformare il campanilismo in valorizzazione del territorio, attraverso la collaborazio-

ne, lo scambio reciproco, l’amicizia.Probabilmente proprio l’amicizia è stata la chiave con cui riusciva ad aprire tante porte, a superare tanti ostacoli, tante chiusure, tante di"-denze: era un amico, una persona di cui ci si poteva !dare, da cui non ci poteva aspettare mai niente di nega-tivo, il cui garbo non era ipocrisia da galateo, ma rispetto autentico per le persone e per le condizioni del con-testo in cui si muoveva.Un amico di questa città di Caltanis-setta, (che spesso di"da o è pronta ad appro!ttare), capace di una di-sponibilità e di una generosità senza con!ni, pronto a scommettersi, a rischiare, pur di realizzare qualco-sa di nuovo che potesse quali!care l’immagine della città, promuoverla tra chi è lontano, renderla capace di attrarre e di ospitare visitatori, turisti, viaggiatori, di cui teneva statistiche accurate, orgoglioso di dimostra-re quante migliaia di persone ogni anno la sua Pro Loco riusciva ad ac-cogliere e a conquistare alla bellezza del nostro territorio.Aveva costruito per questo relazioni !ttissime in tutta la Sicilia (era an-che Vice Presidente regionale dell’Unione delle Pro-Loco) e fuori, andando perso-nalmente a seguire even-ti turistici con i quali proponeva poi “scam-bi” per portare amici nuovi a Caltanissetta, convinto di o#rire un “prodotto” quali!cato al pari delle mete turistiche più prestigiose. Senza complessi di inferiorità (altra rarità assoluta per un nisseno!).Sapeva unire, tenere insieme, senza prevaricare (anzi, per-f i n o disposto a farsi

prevaricare un

po’ se ne valeva la pena), capace di superare le delusioni, le incompren-sioni che ne ferivano la sensibilità, senza smettere mai di sorridere.A salutarlo c’era tantissima gente, di tutte le età e di tutte le condizioni, giovani che lui aveva incoraggiato e promosso nei loro talenti e anziani di cui aveva valorizzato la memoria e la sapienza antica, Capitani della Maestranza e uomini di Chiesa, tanti sacerdoti confratelli di Alessandro, il primogenito sacerdote di cui era tanto orgoglioso, con lo stesso sorri-so forte e sereno anche nel momento più amaro della vita, dal Vescovo che lo ha ricordato con un’omelia che lo ha fatto rivivere nella memoria di tutti ai lavoratori più semplici che ri-usciva a coinvolgere, a fare lavorare in qualche modo. Scarsa la presenza delle istituzioni, per un uomo che con tutte le isti-tuzioni del territorio aveva saputo collaborare con onestà e disinteresse, spesso mediando con saggezza in si-tuazioni di"cili. Ma questo forse lui se lo sarebbe aspettato, conoscitore com’era della sua gente; e io penso

che in fondo gli sarebbe pia-ciuto così com’è stato,

salutato col cuore dai nisseni “sen-

za superbia”, come lui.

Maggio www.ilfattonisseno.it 3

Un forte senso dell’amicizia fu la chiave con cui riuscì ad aprire tante porte

Il ricordo

SalvatoreRovelloUn nisseno che pensava positivo

di Fiorella Falci

TRIBUNALE CIVILE DI CALTANISSETTASEZIONE VOLONTARIA GIURISDIZIONE

DICHIARAZIONE DI EREDITÀ GIACENTE E NOMINA CURATORECon Decreto del 31.10.2012 il Giudice unico della sez. VG, dott. C. Camilleri, su istanza della sig.ra NATALE Michela Claudia, ha dichiarato giacente l’eredità del sig. Calogero avv. La PAGLIA,nato a Palermo il 06.04.1926 e deceduto in Caltanissetta l’8.06.2011.Con lo stesso Decreto , ai sensi dell’art. 528 del C.C. è stato nominato curatore l’avv. Clau-dio Massimo Giu#re’, con studio in San Cataldo, via Nicosia 10: Tel/fax,0934/573262 e pec : avvclaudiogiu#[email protected]#re.itCaltanissetta 30/03/2013

Il Curatore dell’eredità giacenteAvv. Claudio Massimo Giu!rè

TRIBUNALE CIVILE DI CALTANISSETTASEZIONE VOLONTARIA GIURISDIZIONE

DICHIARAZIONE DI EREDITÀ GIACENTE E NOMINA CURATORECon Decreto del 06.02.2013 il Giudice unico della sez. VG, dott. C. Camilleri,su istanza dell’Amministratore Unico della Promotea srl, ha dichiarato giacente l’eredità della sig.ra MARCHESE Lidia,nata Caltanissetta l’8/10/1936 ed ivi deceduta il 19.12.2012.Con lo stesso Decreto , ai sensi dell’art. 528 del C.C. è stato nominato curatore l’avv. Clau-dio Massimo Giu#re’,con studio in San Cataldo via Nicosia 10: Tel/fax,0934/573262 e pec : avvclaudiogiu#[email protected]#re.itCaltanissetta 30/03/2013

Il Curatore dell’eredità giacenteAvv. Claudio Massimo Giu!rè

TRIBUNALE CIVILE DI CALTANISSETTA PROCEDIMENTO DI DIVISIONE ENDOESECUTIVO N. 978/2012

RGACESTRATTO AVVISO DI VENDITA

Si rende noto che in data 01 luglio 2013, alle ore 12,30 presso la Cancelleria del Tri-bunale di Caltanissetta in Via Libertà si procederà alla vendita senza incanto, dei se-guenti immobili:Lotto Uno: La piena proprietà di un appezzamento di terreno sito in agro di Santa Caterina Villarmosa, cda Musciarello, di ha 1.60.19 ricadente in zona E. -Distinto in catasto terreni del predetto Comune al foglio 26, particella 121 (seminativo, cl. 2, di ha 00.19.70) e al foglio 27, particelle 50 (mandorleto, cl. 3, di ha 00.05.60); 121, (se-minativo, cl. 4, di ha 00.19.40), 149 (sem. arbor., cl. 3, di ha 1.11.90), 202 (sem. arbor., cl. 3, di ha 0.01.00), 203 (fabbr. rurale della super!cie catastale di ha 0.00.54) e 204 (seminativo,cl. 4, di ha 0.02.05). Prezzo base $uro 6.087,22. O#erta minima in aumen-to $uro 350,00.Lotto Due: La piena proprietà di un fabbricato sito in Santa Caterina Villarmosa via XXVII Maggio,3, 5, 7, composto da un vano a piano terra con accesso dal civico 7, adibito a magazzino, della super!cie di mq.17 circa, due vani al primo piano aventi su-per!cie complessiva di mq. 78 circa ai quali si accede dal civico 3 e due vani al secondo piano della super!cie complessiva di mq.78. Il fabbricato è stato realizzato in epoca antecedente il 1967 e versa in cattivo stato di manutenzione. Distinto in catasto al foglio 73, particelle 262 sub 6 (piani 1° e 2°, categoria a/4, classe 1, vani 4) e 262 sub 8 (piano T, categoria C/2, classe 1, mq.17) Prezzo base $uro 19.350,00. O#erta minima in aumen-to $uro 1.000,00. Domande di partecipazione in bollo, contenenti la indicazione del prezzo, del tempo e modo del pagamento ed ogni altro elemento utile alla valutazione della o#erta, da depositare entro le ore 12,30 del giorno precedente la data !ssata per la vendita presso la Cancelleria del Tribunale di Caltanissetta. - Cauzione: non inferiore al decimo del prezzo proposto mediante assegni circolari non trasferibili intestati alla Cancelleria del Tribunale di Caltanissetta – Sezione Civile – Procedimento di divisione endoesecutivo iscritto al n. 978/2012 RGAAC Versamento residuo prezzo entro 60 giorni da aggiudicazione. Eventuale vendita con incanto si terrà il 15 luglio 2013 alle ore 12:30, al prezzo base sopra indicato con o#erta in aumento non inferiore a $ 350,00 per il lotto Uno e ad $ 1.000,00 per il lotto Due. Domande di partecipazione in bollo da depositare in Cancel-leria entro le ore 12,30 del giorno precedente quello stabilito per l’incanto con assegni circolari non trasferibili, intestati come sopra, di importo pari al 10% del prezzo base d’asta suddetto a titolo di cauzione ed in conto prezzo di aggiudicazione. Versamen-to saldo prezzo entro giorni sessanta dall’incanto, salvo aumento di quinto a norma dell’art. 584 c.p.c. Il tutto nello stato di fatto e di diritto in cui si trova. Presente avviso, ordinanza di vendita, elaborato peritale ed allegati, consultabili sul sito www.astegiudi-ziarie.it e sul periodico quindicinale “Aste Giudiziarie”. Per ogni ulteriore informazione rivolgersi alla Cancelleria del Tribunale Civile di Cal-tanissetta.Caltanissetta lì,17 Aprile 2013

Il Funzionario di CancelleriaMaria Cagnina

AVVISI GIUDIZIARI

Page 4: il Fatto Nisseno - maggio 2013

È una giornata di sole a Roma. Siamo a pochi metri dal Panthe-on, ed in un bar noto per esse-

re frequentato da giornalisti e politici abbiamo appuntamento con il nostro interlocutore. Il nostro, se non fosse chiaro, si chiama Pietrangelo Butta-fuoco, siciliano di Agira, giornalista e scrittore, autore di molteplici libri, ed animatore del dibattito politico nazio-nale. Camicia bianca, cravatta a righe di maglina, giacca color marrone e oc-chiali da intellettuale. Prima di varcare

l’ingresso del bar Buttafuoco saluta una bella signora, probabilmente colpita dal fascino e dall’eloquio dello scrittore, e poi si concede al Fatto Nisseno. Per parlare della situazione politica nazio-nale, della “Sicilia bedda”, e per !nire anche di Caltanissetta, come la chiama

lui, di “Nissa la bella”, «la Taormina del-le campagne». Buongiorno Buttafuoco, iniziamo dalla politica nazionale. Dopo esser-si fatti la guerra oggi Pd e Pdl sono al governo insieme. Era inevitabile?Non era inevitabile se vince il princi-

pio di realtà. Non c’è, al momento, altra strada e i cosiddetti “grillini”, con tutta la loro imperizia, uniti agli irascibili (tra di loro) uomini del Pd non avreb-bero potuto concludere. Per mancanza di tecnicalità. Insieme, avrebbero fatto “il secchio e la corda”. Ma senza però un pozzo da cui attingere.Il governo Letta nasce con una folta presenza di siciliani. E fra questi si annovera la presenza di Gianfranco Micciché, prima traditore di Berlu-

sconi, oggi tornato fra le braccia del Cavaliere. Cosa ne pensa?In principio ho pensato, ecco, il Cavalie-re lo protegge !no in fondo il suo Gian-franco Micciché. Dopo, dopo attenta ri"essione, ho avuto il lampo chiari!-catore. Guarda un po’ che per!dia, mi sono detto. Il Cavaliere, mettendo Mic-ciché sottosegretario – dunque sotto – in un governo dove il Vice-Premier è Angelino Alfano – dunque sopra – ha voluto fargli il più ra#nato dei dispetti. Insomma, lo ha castigato mettendolo

all’ombra di Angelino.In questi mesi si è parlato tanto del “modello Sicilia”, della rivoluzione di Rosario Crocetta. Il governatore ha occupato le cronache nazionale. Ma dal re delle nomine, Ra!aele Lom-bardo, al neo governatore è cambiato

davvero qualcosa?La Sicilia è peggiorata perché accanto agli stessi danni c’è una sorta di compli-cità dei giornali avallata dal fatto che un governatore di sinistra non possa fare peggio di quanto abbia fatto il padrone delle clientele. Tanto è vero che la cac-ciata di Franco Battiato dall’assessora-to per poi sostituirlo con la segretaria personale Michaela Stancheris non ha scosso nessuno dei tanti sostenitori di glamour di Crocetta. Ci racconti un po’ chi è Rosario Cro-cetta...La cosa che più interessa lui è quella di esser diventato un personaggio. E in questo c’è riuscito. Lui non ha a cuore un progetto politico. Poi la cosa stra-ordinaria è il suo cerchio magico, che riunisce nel !ne settimana a Castel di Tusa. Ed è lì che de!nisce la sua azione politica. Poi lui non ha la capacità fatti-va, drammatica, di un Pisapia, di uno che pur essendo in minoranza ha la ca-pacità di essere a#ne a quel mondo. Per completare il quadro è stata ap-provata un paio di settimane fa una "nanziaria che ha sollevato un polve-rone a causa dell’approvazione della “famosa” Tabella H”. Non solo. Con la vergogna di Casa Pic-

colo. Faranno chiudere un gioiellino come la fondazione Piccolo. Che ne sarà della Sicilia? La “Sicilia bedda” continuerà a restare a galla?Paradossalmente una situazione di crisi come questa la Sicilia riesce ad a$ron-tarla meglio. I nostri paesi sono a%itti dalla solitudine.Lei da anni vive a Roma, quando è stato l’ultima volta in Sicilia?L’altro ieri. Sono stato qualche giorno a casa mia ad Agira, e poi per un incon-tro ad Enna.

Ma almeno dal punto di vista cultura si salva questa “dannata terra”?Guardi, come consumo culturale zero. Non è un caso che le nostre strutture siano ferme. Poi ci sono delle singole eccezioni. Non ultima il caso di Fran-co Battiato, il quale ha una vita mera-vigliosa in Sicilia, ma una produzione musicale che va al di là del con!ne ge-ogra!co. Fra qualche settimana si celebreran-no le amministrative in Sicilia. Ad esempio, si tornerà alle urne a Cata-nia, dove fra i candidati si annovera il ritorno di Enzo Bianco. In realtà so poco sulle amministrative di Catania. Però mi risulta che Enzo Bianco abbia raccattato il peggio del precedente di Crocetta. Si riferisce a Ra!aele Lombardo?Io mi riferisco ai suoi uomini. I suoi seguaci sono ovviamente peggio di lui. Ed Enzo ha messo a segno questo er-rore madornale: si è caricato il peggio del peggio. Ma gliel’ha riferito a Bianco?Io l’ho sentito qualche settimana fa. Altrimenti gli avrei sconsigliato di ca-ricarsi questa gente. Cambiamo argomento. Lei è uno

dei maggiori conoscitori della destra in Italia. Ma anche in questo campo politico si è più divisi che mai con gli ex colonnelli nel Pdl, Storace ne “La Destra”, e Fini e "niani con Mario Monti. E in Sicilia?Proprio lì è stato fatto un ottimo lavo-ro. Penso a ciò che è stato messo sù da Nello Musumeci, Ruggero Razza, e poi da tanti altri protagonisti. Oltretutto so che in Sicilia stanno tentando un’ope-razione di ricostruzione della nuova casa della destra. All’interno della qua-le convergeranno gli ex An, che oggi sono nel Pdl, e gli ex Fli. Ma io credo sia un’operazione sconclusionata per-ché ormai è tutto !nito. Un’ultima domanda: questo è un mensile che racconta ciò che succede nella città e nella provincia di Calta-nissetta. Qual è il suo legame con la città? Io ho un ricordo bellissimo perché mio padre è stato direttore didattico in provincia di Caltanissetta. Era una metà importante per il sottoscritto per-ché lì trovai le prime librerie. E perché Caltanissetta è “Nissa la bella”, come la descriveva Vitaliano Brancati. Era la Taormina della campagna. E da bam-bino mi innamorai di una bimba di Caltanissetta, che ogni tanto mi capita di incontrare. Adesso è una bella signo-ra ma non ho il coraggio di dirglielo.

@GiuseppeFalci

www.ilfattonisseno.it4 Maggio

“Mio padre è stato direttore didattico in provincia di Caltanissetta”

Pietrangelo Buttafuoco, sici-liano, classe ’63, nipote dell’ex parlamentare missino An-tonino. Inizia la sua attività giornalistica al Secolo d’Ita-lia. Poi Panorama, il Foglio, La Repubblica. Tanta tv, so-stituendo nell’edizione estiva di qualche anno fa Giuliano Ferrara, quando ancora l’ele-fantino conduceva “otto e mezzo”. E ancora libri, la di-rezione del Teatro Stabile di Catania. Memorabile resta una sua frase in un articolo apparso su il Foglio: «Ogni volta che passo davanti ai cancelli di Rebibbia, a Roma, la casa circondariale dove è detenuto Cu$aro, mi ritrovo a gridare: “Scusa, Totò”.

Ginfranco Miccichè & Silvio Berlusconi

La bergamasca Michela Stacheris, assessore regionale al turismo e segretaria personale del governatore Rosario Crocetta

di Giuseppe Alberto Falci

Una chiacchierata con

“Caltanissetta, la Taormina della campagna”

ButtafuocoPietrangelo Roma,

a pochi metri dal Pantheon

lo scrittore ci racconta

la sua “Sicilia”

Page 5: il Fatto Nisseno - maggio 2013

Maggio www.ilfattonisseno.it 5

Page 6: il Fatto Nisseno - maggio 2013

www.ilfattonisseno.it6 Maggio

Che cos’è la fedeltà?Due anni or sono Luca Zinga-retti andò a trovare Agnese

Borsellino, già fortemente provata dal-la malattia, e le chiese di parlargli di suo marito Paolo; il famoso attore doveva interpretarlo nella !ction “I 57 giorni” per raccontare il tempo che trascorse dalla strage di Capaci alla strage di via D’Amelio. Dell’incontro con la vedova del magistrato ucciso il 19 luglio del 1992, Zingaretti ricordava la meravi-gliosa scoperta di quanto quella donna cortese e ospitale ancora fosse inna-morata del marito.Di Paolo parlava spesso come di un uomo che era con lei. Ed in questo modo di raccontarlo c’era una so"erente ragionevolez-za. Paolo non se ne era andato; glielo avevano

portato via. Ma loro potevano fare esplodere una bomba, po-tevano dilaniare un corpo e uc-cidere degli uomini; nessuno poteva cancellare Paolo dalla sua esistenza. E frattanto nessu- n o poté cancellarlo nemmeno dalla terra

di Sicilia.Che cos’è l’amore?Agnese era la !glia di uno dei più im-portanti magistrati di Palermo; Paolo era un giovane Pretore che aveva vinto da poco tempo il concorso in magistra-tura ed era stimato perché era uno stu-dioso, un ra#nato civilista. Quando si sposarono era il 1968 e c’era gente che pensava che bisognava fare la rivolu-zione.Loro celebrarono delle tradizionali n o z z e forse un po’ pic-

colo borghesi e procrearono tre !gli. Vita essen-ziale, svaghi modesti, un cortese e di-s t a c c a t o sguardo alla Pa l e r m o -bene nei cui

salot-ti avrebbero potu-

to avere posti d’onore: peraltro la schiettezza di Paolo rispetto a tutte le fumisticherie delle benestanti élite del-

la città, lo portava talvolta a battute irri-verenti che divertivano Agnese ma che non sempre rendevano $uide le loro relazioni nel “bel mondo”.Quelli che, in opposizione al “bel mon-do”, volevano cambiare la società, nel frattempo non si accorgevano che la società la stavano cambiando le organizzazioni criminali, i tra#canti di droga, tanti speri-colati imprenditori e i loro po-litici di riferimento.E intanto Agnese e Paolo impa-ravano a volersi bene ogni giorno di più, ogni giorno in modo diver-so. Finché non si accorsero che il mondo che sta-vano cercando di co-struire con la loro fa-miglia non era il mondo che li circon-dava e che bisognava fare qualcosa.Quando Paolo capì che da magistrato era più urgente occuparsi delle indagini di ma!a e che agli appro-fondimenti di di-ritto civile poteva dedicarsi qualcun altro, il suo lavoro diventò più pesante e più rischioso. Le per-sone alle quali erano più legate cadevano giù come birilli sotto i colpi di una

ma!a sanguinaria, che sapeva di conta-re su buoni alleati.Quante lacrime avrà versato Agnese insieme a Paolo dinanzi a tanti morti, da Rocco Chinnici a Giovanni Falcone. Quante volte si saranno abbracciati

piangendoli.Non era questa la vita che

avevano progettato da !-danzati, ma la riconobbe-ro come la loro vita di sposi e andarono avanti.Che cos’è la pau-

ra?

Agnese sapeva tutto. Anche quello che Paolo non le diceva. Forse di alcune cose non le parlava per non farla preoc-cupare; o forse perché tanto le intuiva già e non era il caso di insistere sulla questione.Ma si !dava di lei e quando gli capitava qualcosa di inquietante, specie negli ul-timi giorni della sua vita, non esitava a con!darlo ad Agnese.Paolo era il suo uomo, lo avvertiva

come il riassunto della sua esistenza; la

vita, il lavo-ro, il co-

La copertina del dvd della fiction  “Paolo  Borsellino  i  57  giorni” interpretata da Luca Zingaretti

Fatti contro la ma!aper non dimenticare

Stor

ia &

Cul

tura

di Giovanbattista Tona

Quella dolce maestra di amore, coraggio e dignità

Lo scorso 5 maggio, dopo una lunga malattia, è morta Agnese Piraino Leto, moglie di Paolo Borsellino

Page 7: il Fatto Nisseno - maggio 2013

raggio, i rischi di Paolo erano la vita di Agnese. Non c’era soluzione, non c’era di!erenza.Per questo suo marito non poteva mai temere di essere rimproverato perché si dedicava troppo al lavoro, perché si metteva in pericolo, perché condizio-nava la famiglia.Un saggio consiglio propiziato a ga-ranzia di lunga durata dei matrimo-ni vuole che i coniugi debbano sa-pere separare famiglia e lavoro. E

questo è vero per i deboli amo-ri che sorreggono le normali vicende matrimoniali. Quel-lo di Agnese e di Paolo era un amore talmente grande che non aveva bisogno di questi accorgimenti.Che cos’è il senso dello Sta-to?In tanti dicono di averlo. Ma il senso dello Stato si può avere se si sa esprimere la dignità. Agnese ha saputo essere moglie del magistrato più esposto d’Italia, ha sa-puto vivere il dramma di via D’Amelio, ha saputo reagire dinanzi al dolore più profondo che la vita può riservare ad una donna innamorata, ha saputo esse-re orgogliosa di quell’uomo che per il suo impegno e per la sua onestà aveva

segnato anche nel dolore la sua esisten-za. E al tempo stesso non ha mai espres-so rancore. Non ha mai disprezzato quello Stato al quale suo marito era sta-

to fedele, nonostante sapesse che era al suo interno

infestato da servitori infedeli. Anzi ne ha saputo essere una della voci più autorevoli, anche se non aveva alcun ruolo né nella politica né nell’amministrazione.Ha saputo accettare le sentenze che sono state frutto di tentativi di depi-staggio, ha saputo a!rontare con fran-

chezza le autorità che hanno taciuto; e non ha mai rinunciato alla protesta composta e alla richiesta di verità.Come Paolo, ha fatto la sua rivoluzione, quella che mentre loro si sposavano al-tri promettevano di fare e non hanno fatto. Tenacemente, mentre combatte-

va la malattia, non faceva mancare la sua parola discreta, il suo incorag-giamento, il suo monito a tutti quelli che voglio-no uno Stato credibile, che sappia squarciare ogni velo nel suo presente e nel suo passato, che sia servito da uomini autenti-ci, non da codardi o da traf-"chini, e che sappia così re-sistere a qualsiasi tentazione di tollerare la criminalità o magari di trattare con essa.Tutto quello che Agnese ha fatto lo possiamo collocare nella categoria dell’impegno civile, in quella della lotta anti-ma"a, in quella della voglia di giustizia.Ma nella sua essenza era Amore, l’amore per quell’uomo che sape-va guardare con franchezza un mondo brutto del quale insieme si erano innamorati e al quale insie-

me si sono donati. Chissà se è vero che il Paradiso non esi-ste. Ma ora Agnese Borsellino non è più tra noi e non è possibile credere che esista un luogo diverso dove adesso tra-scorre il suo tempo.

Maggio www.ilfattonisseno.it 7

Quante lacrime avrà versato Agnese insieme a Paolo dinanzi a tanti morti.Non era questa la vita che avevano progettato da !danzati, ma la riconobbero come la loro vita di sposi e andarono avanti

Agnese Piraino e Paolo Borsellino il giorno delle nozze. 23 dicembre 1968

“ ricordo tua mamma ad una festa di bambini...

Caro Manfredi,

Dopo lunga, interminabile ma-lattia si è spenta ..... no, no...... Ha lasciato la vita terrena per ricon-giungersi .... no, no, lasciato??? non può aver lasciato. Scusami Manfredi, ma vorrei ri-cordare in maniera diversa la Tua Mamma... la ricordo ad una festa di bambini nel ruolo della non-na, ma non di una nonna qual-siasi, di una nonna che sapeva di dover e volere fare anche il non-no, di dover trasmettere sani va-lori ai suoi nipotini, da sola, così come da sola aveva dovuto fare per tanti anni coi suoi "gli, già grandi ma ancora piccoli per lei.... Eppure, nei suoi occhi con un velo di tristezza, e certe volte di rabbia, non mancava mai il sorriso di mamma e di nonna, contenta nei momenti intimi di ve-dere i suoi "gli cresciu-ti, i piccoli nipotini e altri bambini, i "gli dei

nipoti e gli altri amici con le loro famiglie, in apparenza normale e serena con alle spalle un grande amore, un grande impegno e un immenso dolore. Scusami Manfredi, ma a me pia-ce ricordare la Tua mamma, la signora Agnese, lo ripeto, come Mamma e Nonna, di quelle che hanno una saggezza “sana” e non bigotta, che cercano di trasmet-tere il loro sapere a chi sta intorno, per Amore non per dovere.Trasmetteva sicurezza pur con la fragilità della malattia già evi-dente e devo dirti – senza retori-ca.....: ma chi l’ha detto poi che la

retorica è sempre brutta?? – che era un faro e illuminava la strada. Non solo per se, ma per tutti. Con una luce tanto potente che non si è spenta, si è solo spostata. In cielo.

Giuseppe De GregorioComponente del Direttivo della Fondazione Progetto

legalità in memoria di Paolo Borsellino e di tutte le altre

vittime della ma"a

Manfredi Borsellino

Il piccolo Paolo Borsellinofiglio  di  Manfredi

Il cordoglio di un amico

Apprendo nuovamente dalla stampa che i magistrati di Caltanissetta, du-ramente impegnati nel contrasto alla criminalità organizzata e che stan-no facendo luce sulle stragi del 1992, sono esposti al rischio di nuovi atten-tati di matrice terroristico ma"osa.Chiedo che lo Stato si assuma le sue responsabilità e fornisca tut-

te le risorse necessarie per garan-tire la sicurezza dei suoi uomini.Invito la società civile a fare qua-drato attorno a questi magistra-ti che si impegnano per noi e per una società più pulita e più giusta.

Agnese Borsellino18 aprile 2013

L’ultimo messaggio per i magistrati nisseni

Page 8: il Fatto Nisseno - maggio 2013

Enzo Russo, Barion ha ristam-pato il suo “Nessuno escluso”, primo romanzo sui pentiti e

sul pentitismo, pubblicato da Mon-dadori nel 1995, mentre Buscetta porgeva a Falcone il bisturi giudi-ziario da a!ondare nella pancia del-la criminalità organizzata. Com’è nato questo libro? «Dopo aver sentito e letto per anni che in!ltrare la ma!a era impossibile, mi sono chiesto se sarebbe stato pos-sibile un percorso contrario».Dove ha trovato lo spunto per la narrazione?«All’inizio degli anni Novanta, Bu-scetta e Contorno costituivano un lu-gubre duetto. I loro racconti avevano aperto in due il mare nero della ma!a come il bastone di Mosè aveva aperto il mar Rosso. Fino a quel momento non era stato neanche concepibile che qualcuno, dall’interno e da una posizione di rilievo, potesse “tradire” in modo così plateale, addirittura me-diatico. Su un silenzio di piombo qua-si secolare erano cresciuti e avevano prosperato non solo ma!osi, ma an-che politici, faccendieri, imprenditori, funzionari pubblici, !ancheggiatori e tutti quelli che avevano potuto sem-pre contare su una facile impunità. È stato il cosiddetto teorema Buscetta a permettere il processo di Palermo e a dare a Falcone le armi necessarie per a"ondare il bisturi giudiziario nella grande pancia della Sicilia corrotta e sanguinaria». Cosa pensa dei pentiti e del pentiti-smo?«Senza il pentitismo saremmo ancora al punto di partenza. Un fenomeno che tuttavia portava in sé delle insi-die non facili da identi!care. Che af-!damento si poteva fare su gente del genere? Eppure bisogna chiedersi: Quale giustizia senza i pentiti? Quale giustizia con i pentiti? Sono stati in-dispensabili al lavoro dei magistrati, ma oggi come allora vanno decifrati, governati, !ltrati, radiografati. Non usati, com’è accaduto qualche volta. Comunque, per avere una risposta che non ammette repliche, basta guar-dare la situazione in Calabria, dove il pentitismo non esiste e le cosche sono monolitiche».Sono passati quasi vent’anni dalla prima edizione di “Nessuno esclu-so”. Quanto è cambiata – e come - la società italiana? «È cambiata com’è cambiato quasi tutto, in questi ultimi decenni. La so-cietà italiana s’è livellata sempre più verso il basso e quella siciliana è rima-sta pressoché inerte, certa che tutto debba cambiare perché niente cambi, secondo il nefasto giudizio del princi-pe di Salina. Oggi la crisi mondiale sta facendo a#orare in Italia, ma anche in Sicilia, disagi e malumori che, spe-ro, si riveleranno bene!ci, almeno sui tempi lunghi. C’è più consapevolezza, e la consapevolezza è uno strumento prezioso. Basta saperlo usare, o alme-no volerlo usare».Ma è cambiata anche la ma"a, no?«Non poteva essere altrimenti. Le

stragi hanno segnato la sua !ne come “potenza militare” e i membri della Cupola, tutti all’ergastolo, non potran-no essere rimpiazzati perché è tutta gente nata e cresciuta in un contesto che oggi non esiste più e sopravvissu-ta a selezioni naturali di ogni genere. Venendo a mancare questa genera-zione violentissima e dominante, s’è creato uno spazio di illegalità d’altro tipo, e alle cosche sono succeduti i comitati d’a"ari, di cui la ma!a è azio-nista ma non padrona».Una mutazione positiva?«Per certi aspetti sì, perché il sangue e le bombe non fanno parte della poli-tica di questi comitati. D’altro canto, e nello stesso tempo, è una mutazione più insidiosa, perché anziché assog-gettare una piccola parte della società ne coinvolge e ne corrompe una mag-gioranza dai con!ni non facilmente de!nibili». La famosa zona grigia?«Sì: la famosa zona grigia, che prima era una specie di terra di nessuno tra la criminalità e la gente per bene, e che adesso è una steppa sterminata. Certo, le stragi hanno suscitato un violento sentimento antima!oso. Ba-sti pensare ai funerali di Falcone e di Borsellino». Non pensa che a poco a poco la ten-sione sia calata?«È calata com’era naturale che acca-desse, e la !ne degli omicidi e delle morti bianche ha contribuito a dare un’impressione di pace che somiglia molto al sonno. Non c’è dubbio che il fenomeno, nella sua veste antica e tradizionale, sia stato sostanzialmente scon!tto. Ma come ha detto acuta-mente qualcuno, vinta la ma!a biso-gnerà vincere la mentalità ma!osa. E questo è un impegno ben più com-plesso e gravoso. Per la prima impre-sa sono stati necessari anni, a partire dalla comparsa di Buscetta e Contor-no. Per la seconda potrebbero essere necessarie due o tre generazioni». Qualcuno ha detto che peggio della ma"a c’è solo l’antima"a: condivi-de?«Non è solo l’antima!a che può essere vissuta e propagandata ipocritamen-te. Anche la religione, la politica, lo sport. Tutto. L’opportunismo esisteva già nel Neolitico».Torniamo alla letteratura. Come nascono i suoi romanzi? «Io che sono un narratore ho bisogno di un’idea centrale. Se fossi uno scrit-tore ne po-trei anche fare a meno. Basterebbero le immagini, la lingua, i dia-loghi». Che di!erenza c’è, per lei, tra scrittore e narra-tore? «Il narratore privilegia il racconto, o l’intreccio, come si diceva una volta;

lo scrittore la ricerca stilistica. Si può anche essere scrittori con buone qua-lità narrative, penso per esempio a Gesualdo Bufalino, ma normalmen-te si è l’una o è l’altra cosa, anche se a volte queste due diverse identità si intrecciano». Chi vende di più? «Nessun romanzo di alto valore let-

terario batterà mai Il codice da Vin-ci. Ma chi vive in un attico, com’ è la letteratura pura nei confronti di tutti i generi di narrativa, tende spesso a sottolinearlo». In che senso? «Quando Sciascia scrive La Sicilia come metafora, gli si sarebbe potuto obiettare: ma è proprio necessario che la Sicilia sia una metafora? Non puoi raccontarmi qualcosa senza bisogno di metafore? Ma la metafora fa ri$et-tere e conferisce un tono più ra#nato e snobistico alla pagina. Il narratore di questo non si preoccupa molto: non c’è motivo di ricorrere a una meta-fora se puoi raccontare le cose come stanno. Se un libro fosse un giornale, si potrebbe dire che il narratore è un cronista e lo scrittore è un opinioni-sta. Mestieri diversi, lettori diversi».Lei ha debuttato nell’editoria nel ’75 con una serie di gialli per ragazzi. A proposito, Nessuno escluso è un giallo?«Se un giallo è una storia con un plot ben preciso, una conduzione razio-nale e una rivelazione (o un colpo) di scena !na- le, questo romanzo

si potrebbe anche de!nire giallo, anche se si tratta comunque di una de!nizio-ne riduttiva».Perché?«Il genere, s e c o n d o me, ha due difet-ti insu-

perabili. Il primo è che tutto, al

suo interno, è !nalizzato alla sto-ria. Le divagazioni sono appena tolle-rate. In de!nitiva, è un abito stretto, di una o due taglie troppo piccolo. Il secondo è che quasi mai un giallo ha

una tesi, un’ideologia, un intento so-ciale, beninteso sempre sotto l’aspetto narrativo. È un genere miope: ci vede benissimo da vicino, ma superata una certa distanza il mondo non esiste più».Chi è il suo autore noir preferito?«Ribadendo la necessità, quando si pratica questo genere, di presentare al

lettore storie plausibili e spiegazioni logiche, nessuno prima di Agatha Christie e dopo di lei è stato in grado di fabbricare orologi così complessi e precisi. Da giovane mi piaceva Ja-mes Hadley Chase».Simenon?«Lo trovo godibile». E James Ellroy?«Mi a"ascina, ammesso che si possa considerare un giallista. Ma non sono un amante di queste storie, pur rico-noscendo che potrebbero insegnare molto ad autori che praticano una letteratura più alta».Ha spiegato com’è nato questo libro, ma non ha detto perché l’ha scritto.«Uomo di rispetto, Il quattordicesi-mo zero, Nessuno escluso, Saluti a Palermo e Niente per cui morire sono i cinque titoli coi quali ho a"rontato il problema della ma!a in tutti i suoi aspetti. Li ho scritti tutti con la me-desima doppia motivazione: dare un contributo all’impegno di tanta gente in questa direzione e pagare un debi-to con la mia terra, che avevo lasciato

molti anni prima per tentare la soli-ta avventura professionale al Nord. Dopo la laurea in legge a Catania, avevo lasciato l’Isola in cerca di lavoro e mi sono fermato due anni a Roma prima di approdare in Lombardia».Torna spesso in Sicilia?«Vivo a Monza da più di trent’anni ma trascorro molti mesi in Sicilia, il mio paese d’origine, dove mi dedico a una tranquilla agricoltura».Quanto è durata la gestazione di Nessuno escluso?«Tre o quattro mesi, mi pare. Era una storia “da camera chiusa”, tutta gioca-ta in interni, e richiedeva un lavoro di documentazione tutto sommato modesto. Sono stato alla sede centrale della Direzione Investigativa Antima-!a, a Roma, e poi sono stato seguito da un funzionario milanese, perché i dettagli fossero impeccabili». Impeccabili?

«Proprio così. Quando si scri-ve un romanzo, si chiede già ai lettori un atto di fede, perché tutti loro sanno benissimo che si tratta di una !nzione. Non si può pretendere che chiudano un occhio anche sui dettagli e sulla credibilità di personaggi e situazioni. Quelli devono essere il più possibile perfetti. Come se fossero veri, appunto».Ha un ruolo la Sicilia in que-sto romanzo?«Non direi, visto che la storia è ambientata altrove. D’altronde

la Sicilia, nei miei romanzi ma anche in tutti gli altri, dal “Gattopardo” alle imprese del commissario Montalba-no, ha sempre lo stesso ruolo. È una platea con cinque milioni di spettatori che osservano lo spettacolo, applau-dono o !schiano a seconda dei casi ma non salgono mai sul palcoscenico, dove si muovono da sempre gli stessi attori e via via i loro !gli, nipoti, eredi, discepoli...».Le sta bene l’etichetta di narratore siciliano o le va un po’ stretta?«Non mi disturba. C’è sempre stato un gran bisogno di etichette. L’una vale l’altra. Forse la troverei una de!-nizione limitativa se fossi, per esem-pio, valdostano. Ma la Sicilia è così grande, complessa, ricca di storia e di misteri che mi sento onorato di far parte del coro che ne canta le luci e le ombre».

www.ilfattonisseno.it8 Maggio

Foto

Giò

divi

ta

Tommaso Buscetta e Salvatore Contorno

di Salvatore Falzone

“NESSUNO ESCLUSO”Un viaggio nel pentitismo

A metà strada fra storia e romanzo

Page 9: il Fatto Nisseno - maggio 2013

Maggio www.ilfattonisseno.it 9

Page 10: il Fatto Nisseno - maggio 2013

Il comunismo è morto. E neanche il capitalismo si sente tanto bene. Anzi, sarebbe anch’esso clinica-

mente defunto, ma nei suoi confronti è in atto una sorta di accanimento te-rapeutico. Chi ha interesse a tenerlo in vita? E soprattutto, esiste un’alternativa, una terza via ai due principali sistemi socio-economici che hanno segnato la storia dell’umanità dalla rivoluzione industriale a oggi? Per provare a ri-spondere dobbiamo fare però qualche passo indietro, nello spazio oltre che nel tempo.“O Capitano, mio Capitano!” è il titolo dell’ode ad Abraham Lincoln scritta dal poeta americano Walt Whitman dopo l’assassinio (del Presidente che abolì la schiavitù (per mano di quello che diventerà famoso come il solito “gesto di un folle”). Un tipo tutto particolare Whitman, come ogni poeta visionario del resto: lavoratore saltuario, inse-gnante, sessualmente disordinato, ac-cusato di pedo!lia, di spirito e aspetto da barbone. Una vita ai margini di una società che ancora non marginalizzava, precursore quindi di quella che sarebbe stata ed è la piaga più feroce del capi-talismo: il darwinismo sociale, l’esclu-sione, l’accattonaggio, le favelas e le bi-donville, le periferie e il disagio. Quelle raccontate più avanti, per esempio, da Jack Kerouac e dalla Beat Generation o da Pier Paolo Pasolini.Finita la schiavitù, infatti, gli Stati Uniti ereditano il testimone di quella rivolu-zione industriale iniziata qualche de-cennio prima nel Regno Unito. Inizia il fordismo, la produzione di massa, la catena di montaggio. Milioni di perso-ne nel mondo si spostano dalle campa-gne alle città, da un continente all’altro in cerca di una vita migliore, di un la-voro !sso, di una casa. Nascono così le prime aggregazioni sindacali dei lavo-ratori, il Partito Socialista, per la prima volta le teorie di un !losofo – Karl Marx – diventano di largo dominio pubblico e si fanno rivendicazione anche violen-ta per una società più giusta.

Il sistema !nanziario globale, intan-to, inizia a marciare nel modo in cui lo conosciamo ancora oggi, per bolle speculative. E a ogni crisi economica fa seguito un’ondata di recessione e di po-vertà e una guerra, due guerre mon-diali. L’industria pesante è il moto-rino d’avviamento dell’economia. Per fare pro!tto diventa necessario avere un nemico. E l’obiettivo ultimo di ogni im-presa capitalistica è il monopolio.Prima il Kaiser e il Fuhrer, poi il Comunismo e il fondamentalismo islamico. Uno dopo l’altro il capitalismo maschilista norda-mericano sceglie o crea il suo nemico e lo distrugge. Fino ad arrivare ai giorni nostri, con un capitalismo in crisi per mancanza di nemici abbastanza plau-sibili per giusti!carlo. E pulsioni popo-lari contrarie ormai troppo insistenti per essere ignorate. Una consapevo-lezza di"usa che è stata conseguenza di un’altra rivoluzione, quella informatica. Prima con i personal computer e dopo con i telefonini e i social network la co-municazione di massa è il fatto globale del nuovo millennio, dopo essere stata protagonista dell’ultima bolla specula-tiva del ‘900.Oggi una ragazzina siberiana si scat-ta una foto col cellulare davanti allo specchio e la pubblica on line e centi-naia di persone nel mondo dicono “mi piace”. Oppure una donna musulmana o indiana osservante scrive in un blog parole di fuoco contro il sistema di va-lori che la opprime o perché sua !glia è stata violentata e migliaia di donne scendono in piazza a protestare senza autorizzazione. È la tecnica del #ash-mob, della mobilitazione improvvisa e

imprevedibile, degli eventi o manifestazioni a sorpresa.È successo an-che a Caltanis-setta, due volte in poco più di un mese. Con

l’invasione degli attivisti No Muos la sera del Giovedì Santo in una piazza Garibaldi gremita di Vare e persone. E poi lo scorso 4 maggio, con l’inspiega-bile Via Crucis svolta in corso Umber-to. In realtà una spiegazione ci sarebbe, ma quello che ci preme segnalare è l’inedita capacità di aggregazione di massa dei nisseni per un motivo che secondo chi ha partecipato è giusto e addirittura santo.Tanto potente è il tam tam e la comu-nicazione orizzontale e non più verti-cale che il sillogismo capitalistico ne esce ribaltato: non conta più costruire il nemico ma l’amico. E a riecheggiare è un’altra poesia di Whitman: “Il poten-te spettacolo continua e anche tu puoi contribuire con un verso”.“Veniamo al mondo per cercare di essere felici non per produrre, consu-mare e morire” sostiene il presidente dell’Uruguay Pepe Mujica a !ne 2012 parlando davanti a numerosi suoi pari internazionali e scagliandosi contro la dittatura del mercato e denunciando una crisi che è di valori, di ideali, di umanità, ancora prima che econo-

mica. “Vorrei una Chiesa povera per i poveri” dice pochi mesi dopo Papa Francesco dopo la sua elezione. “I poveri di fatto non hanno diritto a un giusto processo” tuona poche settimane fa dallo scranno più alto del Tribunale Supre-mo brasiliano Joaquim Barbosa, nero e origi-nario delle favelas, con

una carriera giudiziaria costruita sul rigore morale !no allo storico processo per corruzione contro alcuni deputati

del Partido dos Trabalhadores come pubblico ministero, che gli ha aperto le porte verso i vertici della magistratura brasiliana.Parole che fanno gioire le moltitudini al di là delle personali convinzioni poli-tiche o religiose. Gioiscono anche colo-ro i quali in questi lunghi e bui decenni si sono prodigati spesso gratuitamente per gli esclusi, gli emarginati, i diversi, i poveri. E per mitigare le disastrose conseguenze dei sistemi socio-poli-tico-economici del ‘900. E gioiscono segretamente per!no quelli che dentro questi sistemi hanno costruito il loro successo, la loro carriera e il loro po-tere. All’improvviso si sentono insod-disfatti dei pur tanti beni materiali che la ricchezza capitalistica permette loro. Sentono anche loro il bisogno di fare bene!cienza.

Fatti e sentimenti che accadono e si provano anche a Caltanissetta, non solo in giro per il mondo. Ma come al solito non faremo nomi, né di donatori e volontari né di bene!ciari. Chi vuole rendersi utile e fare del bene, se vera-mente lo vuole, troverà la sua occasione per farlo. Da solo o in compagnia, ma sempre con discrezione e nel rispetto della dignità di chi quel bene lo rice-ve. Accompagnati da un’altra poesia di Walt Whitman: “Il potente spettacolo continua e anche tu puoi contribuire con un verso”.

www.ilfattonisseno.it10 Maggio

Sopra, i manifestanti “No Muos” durante la processione del Giovedì Santo a Caltanissetta. A sinistra Walt Whitman

Walt Whitman: “Il potente spettacolo continua e anche tu puoi contribuire con un verso”

di Rino del Sarto

Capitale mio Capitale

Sopra il presidente dell’Uruguay Pepe Mujica. A sinistra il pubblico

ministero del tribunale brasiliano Joaquim Barbosa

Page 11: il Fatto Nisseno - maggio 2013

Maggio www.ilfattonisseno.it 11

Salvati 60 anni di storia political’archivio di Salvatore La Marca

Mazzarino

E’ autoreferenziale chi parla bene di se o esalta le proprie doti. I pubblicitari sono autoreferenziali per de!nizione.

Quasi sempre anche i politici. Gli atenei, per-!no le scuole che adesso si autopromuovono. Per non parlare delle associazioni culturali, crogiuolo spesso di tromboni autoreferenziali in overdose. Poi ci sono gli autoreferenziali professionisti al limite della legge o per ne-cessità di mercato, ad esempio l’alta !nanza in funzione della borsa. L’autoreferenzialità insomma ha ormai invaso la nostra vita. E’ quasi eretta a sistema.I media pubblicitari sono quasi sempre au-toreferenziali. Sia che si tratti di pagine pub-blicitarie, di a"ssi murali, di spot televisivi, di comunicazioni radiofoniche, siamo quasi sempre di fronte a messaggi autoreferenziali. Non lo sono però quan- do comuni-cano adempimenti, scadenze e solleciti di pagamento, come il canone televisivo!Ma se i media sono forme tipiche di comunicazione e quindi anche di autoreferen-zialità per svi-luppare nuovi prodotti da destinare ad un pubbli-co conside-rato ebete e che dif-fondono in modo ridondante su larga scala (un nuovo sapone, un nuovo dentifricio, una nuova bevanda), per-ché i mai i politici (che non dovrebbero con-siderare i cittadini ebeti, che non hanno la ne-cessità di vendere loro alcunché ma semmai coi fatti fornire servizi, assistere, legiferare, amministrare,etc.) esprimono costantemente anch’essi forme di autoreferenzialità? I politici sono autoreferenziali tutte le volte che comunicano con grande enfasi ciò che hanno fatto, ciò che faranno a breve. Imperversano sui media anche loro, sono attrezzati quasi tutti di addetti stampa, comunicatori, curato-ri d’immagine per puntualizzare e ostentare spesso il nulla. Le stesse campagne elettorali sono in buona parte referenziali. Al punto che appaiono noiosi i politici che dicono solo cose serie o assumono atteggiamenti severi.Come si dice volgarmente se la suonano e se la cantano impossessandosi di frasi fatte illo

tempore non si sa da chi ma sempre buone da in!lare in ogni discorso, arrogandosi il dirit-to di essere unici possessori di verità su ogni argomento, candidandosi al premio oscar dell’ovvietà salvo poi non ricordare neanche loro quello che hanno pervicacemente a#er-mato. Figurarsi gli altri!Sono tutti li a rivendicare idee, progetti, solu-zioni geniali e semplici, di semplicissima at-tuazione. Ovviamente a costo zero. Il festival costante della misti!cazione paro-laia da di#ondere ad ogni costo auto convin-cendosi di essere bravi e dimenticando siste-maticamente di manifestarsi autoreferenziali.Malgrado i media siano i mezzi di comuni-cazione autoreferenziale a più larga di#usione ed i politici si facciano sentire così spesso an-che per ogni scontata e banale attività questa sterile sovraesposizione non paga. Proprio i politici sono sempre meno credibili. Per il

fatto che debbono superare la soglia di at-trattività dei loro concorrenti di-

ventano sempre meno a"dabili.

C’è ormai una mania

nell’inviare comunicati

o a rilasciare interviste in

cui grandinano termini come

“e c c e l l e n z a”, “qualità”, “rilan-

cio”, “risanamento” “dovere civico”, ri-

spetto nei confronti dei cittadini e questi

ultimi sono sempre più confusi, mentre i più accorti ri$ettono sull’incon-gruità di tutto questo con quello che vedono ogni giorno e subiscono nella loro vita.Molti ormai vanno avanti per slogan o lan-ciano messaggi caramellosi di facile presa nei cittadini incazzati. Nella migliore delle ipotesi non sono credibili ma se agiscono per “farsi belli” ad ogni costo possono anche creare di-sastri. I grillini sono l’esempio più eclatante e immediato.Ma la ragione per cui l’autoreferenzialità dei media e ma soprattutto degli uomini poli-tici non paga è la mancanza di una parallela iniezione di reputazione. L’equazione: autore-ferenzialità uguale credibilità non funziona. Che tutti trovino qualche supporto di credi-bilità, decisamente più convincente.

Interessante ed utile è la notizia, non solo per studiosi, cultori, studenti, ma anche, più in ge-nerale, cittadini, della conclusione, dopo anni

di lavoro, del recupero di gran parte del materiale archivistico che ricostruisce le vicende delle lotte di una forza politica importante, quale fu, per il nostro territorio, il Pci. L’arduo progetto riguarda anche le vicende umane e politiche dei suoi dirigenti; tra questi il sen. Emanuele Macaluso, tra i più impor-tanti politici italiani del secondo do-poguerra. Di recente, grazie alla disponibilità della famiglia, si è completato anche la sistemazione dell’archivio perso-nale dello scomparso on. Salvatore La Marca, parlamentare tra gli anni ’50-’70 e più volte sindaco della sua Mazzarino. Chi scrive, oltre a recuperare e ordi-nare, in due diversi momenti (2005 e 2012), quello della Federazione Pci di Caltanissetta, ha anche cercato di reperire altre “fonti”, poi depositate presso l’archivio dell’Isti-tuto Gramsci Siciliano di Palermo col quale collabo-ro ormai da anni. Con queste operazioni si è cercato, non solo di preservare e custodire quel materiale, ma di ordinarlo e renderlo fruibile ad eventuali studiosi, cultori, stu-denti.Molto altro materiale purtroppo, si è inevitabil-mente perso, o e andato distrutto, per la sottovalu-tazione, da parte dei dirigenti che si sono succeduti nel tempo, e che non hanno mai pensato che i do-cumenti inerenti l’attività politica nei vari anni an-dassero preservati. Tutto ciò ha fatto sì che, sino ad oggi, quella parte importante della sinistra nissena, non avesse un suo patrimonio archivistico. Si è cer-cato, dunque, di colmare questa lacuna. I vari faldoni oggi ordinati (diverse centinaia), sono ricchi di notizie di vita politica, sociale, economia del territorio: dati elettorali, statistiche socio-eco-nomiche, opuscoli, atti e relazioni congressuali, raccolte di articoli, giornali, riviste politiche di vari periodi, pubblicazioni sui temi politici allora attua-li, sul mondo sindacale, del lavoro ecc. Un ricco materiale che non poteva andare disperso, perché patrimonio culturale anche per chi da quella storia politica non proviene.

A quanto ci risulta, nella nostra provincia, questo è l’unico esempio di archivio storico di una forza politica, e costituisce uno strumento di conoscenza molto importante, per la tipologia propria dei do-cumenti, per poter studiare anche l’evoluzione sto-rica, sociale ed economica della nostra area. Si tratta di un Archivio con caratteristiche marcata-mente territoriali, ma le sue notizie hanno un’impli-cazione ben più ampia. Proprio per questo motivo

si sono voluti mantenere insieme documenti inerenti la vita politica del territorio, con ma-teriale di carattere nazionale e regionale su temi e argomenti, di volta in volta, sul tappe-

to (ad esempio elezioni politiche o amministra-tive in vari anni o ancora iniziative come scioperi, manifestazioni, assemblee ecc.). Sin dall’inizio di questa operazione di recupero ci si è trovati di fronte ad un’azione tutt’altro che faci-le. Ma, tuttavia, chiara è stata l’importanza che una tale impresa rivestiva. Ricostruire le tappe di un “pezzo” fondamentale di storia politica della sini-stra nissena, delle sue battaglie democratiche, civili, di sviluppo - ma anche dei suoi uomini e donne - era un progetto che comunque andava portato a termine. Va rimarcata quindi la rilevanza del materiale di cui trattasi. Esso più che ad una parte politica, è lega-to, più in generale, ad aspetti che entrano in pieno nelle dinamiche dell’evoluzione socio-politica ed economica del nostro territorio. Chissà se lo studio approfondito di quelle fonti storiche, possa contri-buire, specie tra le giovani generazioni, da un lato a studiare il passato e custodirne la memoria, dall’al-tro di tentare di comprendere l’incerto futuro che ci sta di fronte e - come fecero quegli uomini e donne protagonisti di quelle lotte - cercare di progettarne uno nuovo, dalla solida impalcatura.

I Fatti di EticoFatti & POST SCRIPTUMdi Filippo Falcone

L’ autoreferenzialità non paga

Page 12: il Fatto Nisseno - maggio 2013

“Caltanissetta è una città che ha tentato di rialzarsi, di mettersi in moto ma non ci è mai riuscita. Ora è stucchevole dire di chi sia la colpa. Io so che adesso, che ho quarantacinque anni, alcune delle cose sporche sono rimaste sporche”. Giorgio Mulè, nisseno, direttore di

Panorama, analizza lucidamente la situazione del capo- luogo nisseno. L’occhio imparziale di chi da oltre tre lu-stri non tornava nella sua città, è un “grandan-golare” (si dice di obiettivo con ampio campo di presa) nitido.

Il “direttore”, residente da oltre venti anni a Milano con la moglie Rossella Vitale (caporedattore al settimanale “Grazia”) e con la !glia Giorgia di do-dici anni, è tornato a Caltanissetta in occasione del primo premio al giorna-lismo “Memorial Nuccia Grosso”, in

qualità di pre-sidente della giuria e per ricevere il premio alla carriera. “Ho perfettamente

chiara la toponoma-stica di Caltanissetta,

infatti, ho raggiunto il teatro Margherita agevol-

mente anche se, da circa venti anni, non percorrevo

queste strade. Abitavo in via Luigi Savoia. Ricordo l’orato-rio dei salesiani, dove ho fre-quentato le scuole elementari, il Palmintelli, dove giocava

la Nissa in serie D e poi ricor-do tante cose di Caltanissetta

che adesso sono sparite. Molte insegne storiche non ci sono più o sono state ridimensionate. E’ un ricordo di gioventù, bello ed emozionante perché legato alla mia fanciullezza”.Da ragazzino si trasferisce in-sieme ai genitori (il padre Diego era un medico) a Mazara Del

Vallo; da lì ha spiccato il volo verso i vertici del giornalismo nazionale, è stata una carrie-

ra folgorante. Ha iniziato nel 1989 al Giornale

di Sicilia, lavorando sulla cronaca giudi-

ziaria. Poi ad America Oggi e nel 1992 passa a Il Giornale, allora

diretto da Indro Montanelli. Nel 1996, il nuovo di-rettore Vittorio Feltri gli a"da la responsabili-tà di guidare la neonata cronaca di Roma e poi la redazione romana. Poi è la volta di Panorama dove in breve tempo (dopo aver ricoperto diverse cariche, da inviato a caporedattore) diventa prima vicedirettore e poi vicedirettore esecuti-vo. Dall’11 ottobre 2007 al 31 agosto 2009 ha diretto Studio Aperto, il telegiornale di Italia 1 succedendo a Mario Gior-dano. Dal settembre 2009 è il nuovo direttore del settimanale Panorama (per il quale aveva in passato ricoperto l’incarico di Vicedirettore esecutivo), succe-dendo a Maurizio Belpietro, e del settimanale Economy. Torna nel

capoluogo nisseno da adulto per esi-genze professionali:“Sono tornato come inviato dapprima de il Giornale di Sicilia e in seguito de il Giornale (metà degli anni novanta) per i “noti” fatti (ndr, processi di ma-!a); quella era una Caltanissetta com-pletamente diversa. La città è rimasta legata al terziario. Con enorme sforzi chi decide di fare impresa in città, la riesce a fare ma con grande di"coltà e non mi riferisco a fattori ambientali o legati alla malavita ma proprio a una questione logistica, legata alla mano-dopera, al tipo d’industria che si vuole impiantare. Il mio amico, Antonello Montante, mi racconta spesso di queste di"coltà, che sono di"coltà pratiche. Diciamo che Caltanissetta è rimasta una grande incompiuta”. Il “diretto-re” spesso in giro per l’Italia, conosce e apprezza molteplici professionalità made in Caltanissetta: “Spesso mi ri-trovo con tante persone che sono nate qui ma che per lavorare, emergere e a#ermarsi, in maniera brillante nei campi più disparati, sono state costret-te ad andare via. Ogni volta il cruccio condiviso è il tempo, troppo lungo, che è trascorso dall’ultimo ritorno nella pro-pria terra”. Dal centro dell’Isola, dialetticamen-te, il passaggio a Palermo, capoluogo della Sicilia e centro decisionale poli-tico-amministrativo, è breve: “Il cam-

biamento di Crocetta? I P.i.p., la fami-gerata tabella H, non voglio scomodare il Gattopardo ma ci siamo vicini. Il fat-tore tempo è favorevole al Governatore ma sino adesso è stato soltanto capace di dire fanfaronate. Siamo nel precaria-to, la spesa regionale è abnorme e inol-tre considerando le percentuali di voto, e dell’astensionismo, Crocetta guida la regione con un consenso del 17%”.Il ruolo dei giornali, del giornalismo, della possibilità di incidere sulla vita quotidiana del paese.

“Oggi la situazione è tragica. Noi gior-nalisti non abbiamo saputo intercettare il cambiamento, non abbiamo cambia-to il nostro modo di scrivere o di fare i giornali. Non si riconosce il valore ai pezzi nel periodo in cui tutto è gratis: molti pensano tanto è su internet ed è g rat i s . E’ una fase che a mio giudizio

!nirà in tre/quattro anni, quando si ar-riverà a saturazione. I giornali, ovvia-mente venderanno molto meno, molti spariranno, altri si convertiranno al di-gitale, altri cambieranno la loro forma di presentazione. Ad esempio, Il gior-nale di Sicilia non può scomparire, per il suo radicamento con il territorio”. Il futuro dei giornalisti. “Io adesso ho una vita da quasi pri-vilegiato ma se penso a quello che ho fatto dai sedici ai trentacinque anni, non ricordo altro che grandi sacri!ci. Oggi chi vuole intraprendere questo mestiere sappia che ha dinanzi anni di precariato, che deve andare fuori dallo Stivale e che deve saper parlare almeno tre lingue di cui una deve essere l’arabo o il cinese”. Composizione logica inappuntabile, lo spartito è interessante; si scorge il talento musicale che il “direttore”aveva riversato nello studio del #auto in gio-vanissima età. A tutt’oggi la madre, Maria Albo che insegnava lettere al “Rapisardi” e alla “Capuana”, si ram-marica del fatto che lui non abbia dato seguito all’estro musicale; in fondo il talento compositivo è rimasto inalte-rato invece di esprimerlo nel penta-gramma, l’ha messo a frutto nell’uso della parola. Ci sembra di scorgere nelle sue parole un orizzonte che non indulge all’otti-mismo: Caltanissetta che non riesce ad alzarsi, la Sicilia vittima di “fanfa-ronate”, il giornalismo in crisi, siamo dunque noi siciliani costretti ad essere immolati sull’altare del pessimismo o possiamo sperare : “Il pessimismo è una malattia dell’animo. Durerà !no a quando crederemo che questo paese sia uscito dalla guerra, !nché non ca-piremo che è !nito un mondo, non il mondo, !no a quando non ci sarà la consapevolezza che bisogna comincia-re a credere in noi stessi, nelle capacità di riorganizzarci e dunque ripartire, come hanno fatto in Giappone e in America”.

www.ilfattonisseno.it12 Maggio

Il nisseno alla guida del settimanale Panorama, analizza la situazione della città e dell’isola

Il modello Sicilianon ha portato nessun reale cambiamento.Crocetta, sino ad ora,è stato capace di diremolte “fanfaronate”.La realtà:la famigerata tabella H, spesa regionale abnorme, molto precariato

Giorgio Mulè riceve il riconoscimento alla carriera durante il primo premio giornalistico “Memorial Nuccia Grosso”

“Caltanissetta, è ora di rialzarsi”

Il giornalismo è in crisi. Non abbiamo saputo intercettare il cambiamento, oranel nostro settore impera il precariato

L’intervista

di Donatello Polizzi

“Il direttore” fra presente e passato, getta uno sguardo sul futuro

MulèGiorgio “

Page 13: il Fatto Nisseno - maggio 2013

Maggio www.ilfattonisseno.it 13

Page 14: il Fatto Nisseno - maggio 2013

Veniva dalla Valle dei Templi di Agrigento, dall’anatema contro la ma!a che è rima-

sto nella storia della Chiesa e della società italiana. Ancora il tuono di quelle parole scandite ai quattro venti nel luogo più antico e conosciuto della civiltà siciliana, poche ore dopo avere in-contrato i genitori del giudice Liva-tino, toccando con mano lo strazio

dell’ingiustizia del sangue delle vit-time innocenti, risuonava nel cuore di tutti i siciliani che lo avevano sen-tito nei telegiornali. Stravolti, come il prete cerimoniere immortalato accanto al Papa, che si

prendeva la testa tra le mani quasi a volersi nascondere mentre il Vica-rio di Cristo, per la prima volta nella storia, condannava la ma!a come “struttura di peccato”, e non come semplice crimine di cui può essere più facile pentirsi ed essere assolti.La sera stessa era a Caltanissetta: la prima volta di un Papa nella no-stra città. Non c’era un Sindaco ad accoglierlo davanti al Seminario,

dove era previsto il saluto u"ciale: Consiglio Comunale sciolto per di-missioni di tutti i Consiglieri men-tre imperversava la tempesta giudi-ziaria dell’Operazione Leopardo, la maxi inchiesta che aveva decapitato

buona parte della classe dirigente imprenditoriale e politica nissena.Era importante per Caltanissetta quella presenza, forte e carica di san-tità, capace di rianimare la speranza, di indicare una prospettiva, una via d’uscita, ad una comunità che ormai da decenni si stava trascinando nel labirinto polveroso di un’identità perduta, senza riuscire a rialzarsi.Accanto al Papa il Cardinale Pappa-lardo: per i siciliani era il “Vescovo di Sagunto”, l’uomo che dopo l’omi-cidio Dalla Chiesa aveva richiamato i governanti italiani a non abban-donare la Sicilia in mano ai ma!o-si. Ma per dieci anni non era stato ascoltato.E qui, nella nostra città, che da sem-pre aveva preferito illudersi di esse-re un luogo “immune”, una sorta di isola felice lontana dalle tempeste, autosu"ciente nella propria “aurea (?) mediocritas”, quelle presenze, quel giorno, ricordavano che la sto-ria in cui stavamo vivendo era un’al-tra. E non si potevano più chiudere gli occhi.Ci voleva coraggio però. Quello che i nisseni non avevano avuto quasi mai. E il coraggio Giovanni Paolo era capace di distribuirlo con la sua presenza, con le sue parole, con i suoi sguardi penetranti e a#ettuosi. E lo ha regalato ai nisseni a piene mani, in quelle poche ore della sua visita. Scegliendo luoghi simbolici, importanti, spazi chiusi e ricchi di presenza spirituale e luoghi aperti e svuotati di signi!cato: il Convento delle Clarisse, energia nascosta di preghiera inesauribile, il CEFPAS, cattedrale nel deserto ancora chiu-

sa che con la sua visita diventa un “caso” nazionale, lo stabilimento Averna, il mondo del lavoro che re-siste, il Seminario, accanto ai ragazzi che si preparano al sacerdozio, il Carcere Malaspina, perché è sempre

possibile la redenzione, la Catte-drale, per l’incontro con la Chiesa locale, e lo Stadio Pian del Lago, !-nalmente aperto e straripante, per la grande celebrazione di popolo a cui tutti abbiamo partecipato.

www.ilfattonisseno.it14 Maggio

di Fiorella Falci

Il coraggio dellaSperanza

L’ingresso di Giovanni Paolo II allo stadio Pian del Lago di Caltanissetta durante la visita del 9-10 maggio 1993

VENTI ANNI FA. Papa Giovanni Paolo II in visita a Caltanissetta

Fatti & ricordi 9 - 10 maggio 1993

Page 15: il Fatto Nisseno - maggio 2013

So quanto grandi sono le vostre preoccupazioni nel vedere attorno a voi non di rado trionfare il sopruso e l’inganno. Fratelli e Sorelle carissimi, non lasciatevi abbattere! Vi siano di conforto e di valido sostegno le parole del profeta Isaia: “Dio dà la forza allo stanco e moltiplica il vigore allo spossato…Quanti sperano nel Signore riacquistano la forza, mettono ali come aquile, corrono senza a!annarsi, camminano senza stancarsi.

Alla Chiesa diocesana in Cattedrale

In una società solidale, chi ha di più si sente respon-sabile di chi ha di meno e quanto possiede lo mette al servizio degli altri. Non si tratta di condividere soltan-to beni materiali, ma il tempo, l’intelligenza, la cultura, la sensibilità. Tutti, dunque hanno qualcosa da dare ai fratelli, (…) e tutta l’economia, nel suo complesso, non va giudicata col metro della sola produzione della ric-chezza materiale, bensì in base alla sua capacità di far crescere la qualità della vita. (…) La grande s"da da raccogliere, da parte anche vostra, è quella di una nuo-va cultura del lavoro, che sottragga il territorio a quei rapporti di “dipendenza” che hanno reso il Sud d’Italia più “oggetto” che “soggetto” del proprio sviluppo.

Al mondo del lavoro presso la stabilimento Averna

La vostra condizione non è certo felice. Separati dalla società, rischiate di sentirvi abbandonati ed immersi in una solitudine piena di so!erenza e d’inquietudi-ne. Vorrei allora dirvi innanzitutto: non cedete mai alla tentazione dello scoraggiamento, aggrappatevi alla vita e alla speranza. Sì, dico speranza! E’ questa la strada per aprirsi ad un futuro di riscatto e di vera redenzione.

Ai carcerati del Malaspina

Una società che investe nel settore sanitario, e che lo fa seriamente curando al massimo la qualità dei servizi e la competenza degli operatori, è una società che opta per un’autentica civiltà, per l’autentico be-nessere, mai riducibile al semplice perseguimento del pro"tto materiale.

All’ inaugurazione del CEFPAS

Sul monte che sovrasta questa bella Città, svetta il Monumento a Cristo Redentore, eretto all’inizio del nostro secolo. Gesù leva il braccio benedicente sull’isola e mostra la croce, segno di salvezza e di re-denzione. Caltanissetta! Posta nel cuore della Sicilia, Tu sei crocevia di strade che hanno scandito il cam-mino della civiltà sicula: sii ancora oggi all’altezza di questa tua vocazione; riscopri la fede dei tuoi padri, crescendo senza tentennamenti nella fedele e docile attuazione dei valori della civile convivenza. Sii luo-go di accoglienza e di incontro.

Saluto alla città davanti al Seminario 9 maggio sera“ “

““

Maggio www.ilfattonisseno.it 15

Le parole della speranza ai nisseni

Durante quella visita in città si respirò "nalmente a pieni polmoni un’inusuale aria di cielo

Il  Pontefice  durante  la  visita  al  carcere    Malaspina  di  Caltanissetta

E abbiamo respirato "nalmente a pieni polmoni un’aria di cielo che sembrava fosse scesa tra noi disper-si e disorientati, anche se stipati a migliaia in quello stadio, ma ancora soli, come sempre i nisseni. Si per-

cepiva di essere pensati in grande, da chi ci poteva accompagnare "no nelle mani del Creatore, nonostante noi stessi, anzi, proprio perché era-vamo noi, così come siamo.E la forza di quel pensiero, l’acutezza di quello sguardo l’abbiamo sentita alla "ne della Messa, quando il Papa ha ripreso la parola “fuori program-ma”, in un discorso che non sempre è passato agli atti u#ciali di quella visita, ma che molti di noi porta-no scolpito nella me-moria del cuore. “Non si può canta-re così, e poi.. Non è possibile che den-tro una società così devota, così religiosa, così cristiana possa essere, anzi possa in qualche senso domina-re il contrario: ciò che o!ende Dio e distrugge l’altro, il nostro vicino, il nostro fratello! Questa è l’ultima consegna che af-"do a voi.”Il coraggio dell’impegno quindi, non una consola-zione sentimentale e assolu-toria. La fatica della speranza: questa la consegna di quella visita; sapendo quello che co-sta, ma che non c’è alternativa per chi vuole vivere. Era la parola di una Chiesa che c’era per tutti, anche per chi le chie-se non le frequentava, anche per chi non sapeva neppure dove cercarla una guida.Non aveva parlato il Re di una Chie-sa lontana, che dall’alto poteva be-nedire, comprendere e perdonare, ma il Padre che non si staccava dalla "nestra aspettando di correre incon-tro al "gliol prodigo ritornato. Una Chiesa che parlava ai lontani, agli smarriti, con il fascino dell’amore.Il modo migliore di ricordare allo-ra, oggi non può essere che scom-mettere tutto quello che abbiamo, (e anche quello che non abbiamo) sul coraggio della speranza, che un testimone Santo è venuto "n qui a seminare nel nostro cuore con la forza di chi sa che anche dalla pietra più arida può scaturire acqua buo-na. Se ci si crede veramente.

Page 16: il Fatto Nisseno - maggio 2013

www.ilfattonisseno.it16 Maggio

L’aumento delle bollette del 13% è ormai vicino. I costi della gestione sono molto alti, e quindi, è neces-sario e!ettuare un ripianamento,

mentre gli scostamenti dal piano economico "nanziario iniziale, ri-conosciuti dall’Ato negli anni, testi-moniano che il costo dell’acqua è destinato ad aumentare nel tempo,

inesorabilmente. E cosi la gestione delle acque, l’a!are del secolo, si ri-vela solo un bel pasticcio: i lavorato-ri a rischio licenziamento, l’impresa

appaltatrice che sostiene di essere in profondo de"cit. La ripubbliciz-zazione, solo una speranza, ma per l’ente gestore in perdita, e l’AtoCl6, ormai, prossimo alla chiusura. Tra Ato e Acque di Caltanissetta, gli arbitrati e l’applicazioni di pena-li per inottemperanza al contratto, si sprecano, assieme all’escussione della polizza "deijussoria, nel 2012. L’ente pubblico, dal costo medio di 2 milioni di euro l’anno (solo 5 di-pendenti, a#tto, consulenze legali, "nanziarie e componenti), si è ri-preso i soldi depositati dalla socie-tà, all’Unicredit, a garanzia, a causa del mancato pagamento del canone dovuto e non versato dal raggrup-pamento di imprese dal 2009 in poi. Due i milioni incassati. Prima ci sono stati i sindaci dei ven-tidue comuni, poi il presidente della Provincia, Pino Federico, quindi con un suo delegato, Ferdinando Mau-relli, divenuto commissario, con la messa in liquidazione dell’Ambito. Partiamo dalla crisi "nanziaria attua-le: Caltaqua, nei bilanci “denuncia” gravi perdite "nanziarie e, oramai al “limite”, si ferma un passo prima del licenziamento di una cospicua quota dei 185 dipendenti. Ne mette 147 a contratto di solidarietà, in scadenza a "ne giugno. Cosa succederà? Non è dato saperlo. Sono pagati, in parte,

con le bollette dell’acqua, e in parte, sempre, con i soldi pubblici. Il de"-cit 2006-2011 si aggira intorno ai 30 milioni di euro, tra proventi riscossi con di#coltà e, minori investimenti che hanno fatto lievitare i costi. Non ci sono le opere previste nel Piano d’Ambito che dovevano essere "nan-ziate in quota parte; di quei 132 mln di fondi del Por Sicilia, l’ente gestore ne doveva mettere di tasca, appena 5. Ne ha spesi - dicono all’Ato - 4,8

mln per sostituire i contatori di tutte le utenze e manutenzioni. Le som-me sono “liberate”, insomma ferme. Dall’Unione europea arrivano appe-na 26 milioni di euro, tutti spesi ma l’infrastrutturazione che si doveva realizzare entro il 2008 si rivela un fallimento. La rimodulazione dei progetti e l’opportunità di spendere i soldi del Por si allontana, mentre la riprogrammazione prevede obiettivi diversi dagli iniziali: riduzione delle perdite e depurazione. Il treno del ri-facimento di tutta la rete e delle ope-re di telerilevamento, di telecontrol-lo, di messa in sicurezza delle fonti e della ricerca di nuove, non passerà più. Su Acque di Caltanissetta Spa, cade un altro mattone. La progetta-zione, da realizzare nei primi anni, fa acqua da tutte le parti, assieme a dissapori della compagine societaria su chi, tra loro, avesse dovuto realiz-zare i progetti, per usufruire dei fon-

Caltacqua, “denuncia” gravi perdite !nanziarie

I nodi stanno venendo al pettine: buchi "nanziari e inadempienze da parte dei gestori

C’è stato un referendum ma i cittadini continuano pagare i danni delle scelte politiche

di Lucilla Rovetto

Fatti & territorio Acqua:un a!are per chi?

Dopo l’esperienza disastrosa, tro-vo fondamentale ritornare alla gestione pubblica - dice il depu-tato Ars Gianluca Miccichè, ma nel migliore dei modi. Il lavoro legislativo di riordino del settore, nelle commissioni si sta svilup-pando tra audizioni tecniche e politiche. La ripubblicizzazione deve diventare una realtà al più presto. Come vede il con!itto tra Ato e ente gestore?La controversia viene de"nita “arbitrato”’dove le parti hanno nominato delle "gure tecniche e terze che dovranno trovare delle soluzioni. Siamo fermi alle nomi-ne dei consulenti e non si è arri-vati nel merito. La gestione delle Acque si è ri-velata fallimentare in Sicilia? Di chi sono le colpe?Ancora gli e!etti negativi non sono totalmente visibili, i nodi stanno venendo tutti al pettine in questi mesi. I buchi "nanziari sono spaventosi. Si riscontrano inadempienze sia da parte dei ge-stori che delle autorità d’ambito, che sono il vero fallimento della legge. Acque di Caltanissetta spa, non

La privatizzazione un disastro,torniamo alla gestione pubblica

“Quando sono arrivato io - dice Pino Federico, impegnato per il secondo mandato a Sala D’Ercole - avevano fatto tutte le assunzio-ni che erano previste negli anni”. Il mio è stato un nuovo capitolo nella storia di questo Ato. Abbia-mo fatto il nostro dovere e devo dire che l’avvocato Maurelli sta seguendo con grande professio-nalità e competenza l’evolversi della situazione”. A Gela la situazione della pota-bilità dell’acqua adesso è cam-biata?Per due anni a partire dal 2006 abbiamo vissuto una situazione insostenibile, anche a causa dei mancati investimenti alle reti. Se si fossero fatti interventi risolu-tivi, l’acqua non avrebbe avuto quell’odore nauseabondo e quel colore torbido. Qualche passo avanti però è stato fatto. Che ne pensa di una possibile risoluzione del contratto con Acque di Caltanissetta?Non facciamo demagogia. C’è stato un referendum è l’acqua è

un bene pubblico, ma le penali sono un rischio. Stiamo attenti è un terreno minato. C’è un con-tratto trentennale. I cittadini non possono pagare i danni delle scel-te politiche. Che ci dice sulle assunzioni e sulla logica spartitoria dei con-trollori? So che quando sono arrivato, nel 2008 i giochi erano fatti. C’era un piano di assunzioni scaglionato in tre anni, credo, ma avevano già fatto tutto e pure in fretta. Non so altro.

Quando sono arrivato io, le assunzioni erano tutte fatte

La gestione delle acque, l’a!are del secolo, si è rivelato un bel pasticcio:licenziamenti e de"cit

recede dal contratto trentenna-le, ma potrebbe sperare nella risoluzione da parte della Re-gione? Non vedo perché il gestore nisse-no dovrebbe risolvere il contrat-to, al momento non mi pare ci siamo le condizioni e neanche la volontà. Il costo di un eventuale disastro dovrà essere caricato sui responsabili, non sui cittadini.Scandalo assunzioni e spar-tizione dei posti che il gestore o"ri alla politica locale?In tutta franchezza non so di questo scandalo e neanche che la procura abbia aperto un’inchie-sta.

Page 17: il Fatto Nisseno - maggio 2013

d i europei, mentre una delle socie che ne aveva avuti !nanziati alcuni, fallisce. Le auto-strade dell’acqua, vecchie e parzial-mente riparate, mai rifatte, non re-alizzano quell’economia di scala che avrebbe reso produttivo l’investi-mento; la società compra l’acqua da Siciliacque a circa 0,70 centesimi e la rivende ai cittadini con una tari"a reale media di 1,83 centesimi, ma la

lunghezza delle reti la penalizza. Acque di Caltanissetta, spende più di quanto incassa - dice. Le consulenze sono denaro che esce da corso Vitto-rio Emanuele e arriva a Madrid. La Aqualia, la maggiore azionista, rice-ve da Acque di Caltanissetta, soldi

per prestazioni,

come dire , paga se stessa. Si chiamano “quote di prestazioni” per e#cientare il servizio con tanto di assistenza tecnica e distaccamen-to di personale. L’Ato non riconosce questi costi e li contesta. Non man-cano studi legali e !scali per i quali l’ente gestore non lesina denaro: i migliori nel mondo: dallo studio

Tremonti che lo assiste nella con-troversia con il !sco, a quello legale Baker & McKenzie, agli avvocati, i più famosi.Acque di Caltanissetta, primo con-tribuente della provincia, nel 2012 subisce l’accertamento dell’Agenzia dell’Entrate. I controlli rilevano che ci sono maggiori redditi non

d i c h i a r at i . I n s o m m a risulterebbe-ro contributi elusi. La ri-chiesta è di 5 milioni di euro che il !-sco rivuole. In un’unica so-luzione versa 3 milioni di euro con un modello F24, al termine di una media-zione !sca-le. Ma i guai

non sono !niti: la Ibi idroimpianti, la società napoletana, compar tec ipata , entrata in seconda battuta nella socie-

tà, è in odor di ma!a, con in!ltrazioni malavitose “certi!cate” dall’informativa delle prefetture di Napoli e Caltanissetta. Intanto la Ibi, trasferisce le quote a un’altra impresa, la Sda, cinque giorni dopo vende a Entei il ramo d’azienda; mentre Sda, rivende le quote a Entei.

Un gioco di scatole cinesi. La vicen-da si chiude con la battaglia vinta dall’Ato e l’estromissione dell’Entei. Ma bisogna fare un passo indietro. Alla gara europea, nel 2006 parte-cipano solo in due. Un raggruppa-mento con Aqualia, multinazionale spagnola maggiore azionista, Aiem srl di Rovigo, la Galva Spa (diven-tata poi, Idrica) di Pomezia, la Gate Scarl di Catania e in!ne la CCC, consorzio cooperative costruzioni di Modena, il cui presidente è Omer degli Esposti, (indagato e appena prosciolto per estinzione del reato, perché prescritto, nella vicenda delle consulenze !ttizie alle cooperative rosse, nell’inchiesta Penati). Questo raggruppamento si aggiudica l’ap-palto ma la ricorrente, esclusa per un difetto nella !deijussione, la Ibi di Napoli, fa ricorso al Tar e poi al Consiglio di Giustizia amministrati-va, che le dà ragione accogliendo il ricorso e annullando l’ordinanza del Tar. Il legale dell’Ato, per puro caso, è Stefano Polizzotto, attuale capo del-la segreteria tecnica del presidente Crocetta, all’epoca sindaco di Gela. Colpo di scena: Ibi si accorda con Aqualia ed entra a fare parte dell’Ati. Arriviamo a luglio 2006, quando si sottoscrive il contratto e in fase di esecuzione Acque di Caltanissetta comunica l’ingresso del nuovo so-cio. C’è chi solleva il problema e chi sostiene che si trattava di un “cartel-lo”. La procura apre un’inchiesta e la chiude. Il presidente di gara è Pierlu-igi Vigna, il quale su richiesta scrive un parere che suona così: “E’ irritua-

le, ma nulla osta”. Il Cda dell’Ato si limita a prende atto della new entry e va avanti. Ci sono cose importanti da fare da luglio a dicembre 2006 e gli amministratori e politici si dan-no da fare per quelle 147 assunzio-ni. Prendono il manuale Cencelli e fanno la spartizione. Grossa la fetta che tocca alla Sinistra, quella nisse-na e quella gelese, ma non resterà fuori nessuno degli altri partiti. Tra i nomi !gurano i parenti diretti dei sindaci, vicesindaci, fratelli di con-siglieri, di politici, le mogli, i !gli e ci scappa, pure, qualche amante. Chi doveva controllare, in quella fase delicata? E perché l’ente gesto-re accetta? In cambio di cosa? Chi e quali coperture la politica aveva assicurato? La procura apre un’al-tra inchiesta e la polizia giudiziaria continua, anche in questi giorni, a sentire persone informate sui fatti. Adesso, restano solo le contestazioni e le penali che l’Ato applica a Acque di Caltanissetta, per più di 2 mln di euro per obblighi da mancate co-municazioni, mancato rispetto degli standard organizzativi e obiettivi correlati al piano d’investimenti. Ma gli riconoscono gli scostamenti ri-spetto all’iniziale piano economico !nanziario. Caltaqua ha a"rontato maggiori costi legati alla lunghezza delle reti, che però non ha realizzato. Per questo le bollette dovranno au-mentare. Non conosciamo la versio-ne di Acque di Caltanissetta, perché non ha voluto rilasciare alcuna di-chiarazione, sebbene espressamente richiesta.

Maggio www.ilfattonisseno.it 17

per chi? Il servizio, costo a parte dell’acqua che incide mediamente per circa 300/350 euro annue per famiglia, è migliorato decisamente, rispetto al passato. I turni di erogazione nel ca-poluogo si attestavano a 2/3 giorni, adesso ad appena uno. Se poi, sotto la gestione dell’Eas, c’era una rottura, bisognava aspettare almeno 6/7 gior-ni prima che la riparassero. Il pagamento sotto l’Eas era “a pia-cere”; molti condomini, gravati dalla

con$ittualità tra vicini, dimenticava-no di pagare le bollette per migliaia di euro. Non sono mancati i distacchi, i ricorsi di alcuni cittadini. Ma con la gestione di Acque di Caltanissetta la situazione è decisamente migliorata. Rimane molto da fare invece, per la depurazione. Paghiamo multe salate per l’infrazione comunitaria. Ci sono comuni cinque comuni piccoli che non hanno impianti di depurazione. Scaricano senza riciclo. E quelli che

funzionano hanno problemi. In con-trada Cammarella, dove si depurano i re$ui del capoluogo, la situazione è discreta. Quello di Riesi - ci infor-mano - è stato completato e messo in funzione; c’è poi Gela e Niscemi. La manutenzione degli impianti di depurazione spetta al gestore che lo fa pagare in bolletta. Sulla vicenda depurazione la Procura ha aperto procedimenti per inquinamento am-bientale.

Dovere di cronaca

Il servizio: non solo ombre ma anche luci

L’impianto di depurazione dell’acqua di Caltanissetta e San Cataldo in contrada Cammarella

Page 18: il Fatto Nisseno - maggio 2013

www.ilfattonisseno.it18 Maggio

In una cittadina di provincia è paradossalmente più di!cile fare il giornalista a muso duro

I l giornalista vero deve tene-re la schiena dritta, non deve piegarsi a niente ed a nessuno

e tirare per la propria strada ri-spettando le regole fondamentali dell’informazione. L’incipit di ogni lezione di giornali-smo è grosso modo questo. Se i giovani cronisti sapessero quant’è duro ogni giorno fare que-sto lavoro probabilmente depor-rebbero le armi prima di iniziare la battaglia. Infatti oramai è diventata una guerra sto mestiere e non solo per chi sta nelle zone calde. Anche nella nostra città, adesso, in alcune circostanze e con le ri-spettose di"erenze, pare di stare in trincea. La zona più calda al momento è Palazzo del Carmine. Neanche il tempo di fare l’abitudi-ne ai rimbotti e le rimostranze del sindaco ad ogni piè sospinto, sulle scorrettezze commesse dalla cate-goria, adesso arrivano immanti-nenti i consiglieri comunali. La ri#essione nasce da una circo-stanza nella quale mai e poi mai avrei immaginato di trovarmi. Durante una conferenza stampa, nata sotto una cattiva stella, animi particolarmente agitati, quando si parla di diminuire i denari che ogni mese ti entrano nelle tasche provoca un certo sgomento, certo però che quando i denari sono del-

la collettività è tutta un’altra cosa. Comunque andiamo alla cronaca. I giornalisti invitati e sottolineo in-vitati, nella sala antistante la presi-denza del consiglio, si sono trovati oggetto di un tiro al bersaglio, cia-scuno per la propria parte, a causa di ciò che era stato scritto sulla vi-cenda riguardante i tagli ai gettoni di presenza.

Rei di avere soltanto raccontato i fatti dei quali, innanzi tutto i primi responsabili erano i protagonisti,

non contenti anche accusati più o meno velatamente di aver artato la verità per far apparire i consiglie-ri comunali, in maniera negativa dinnanzi alla cittadinanza. A quale pro? Ritornando alla schiena dritta, quant’è di!cile sopportare tut-to ciò econtinuare a fare il proprio

lavoro sorridendo. In una cittadina di provincia è pa-radossalmente più di!cile fare il

giornalista a muso duro, scrivere ciò che si sa’, perché male che vada si scrive di un conoscente nella mi-gliore delle ipotesi di un amico.

La conseguenza sono giorni di te-lefonate pressochè inu-

tili, perché, ciò che è scritto è scritto.

Quando si scri-ve la verità, a pena di smen-

tita con tanto di prove non si cambia. Se una

buona volta tutti e ribadisco tutti, si convinces-

sero che c’ è una profon-dissima linea di demarcazione tra amicizia e lavoro tra interesse per-sonale e ricerca della verità. Certo è che la libertà non ha prez-zo. In sostanza per ritornare al nostro racconto, dopo una serie di sfu-riate ed improperi ai quali ormai abbiamo fatto il callo, ci sono state anche le scuse. Non tanto per ciò che è successo, più che altro per le modalità con le quali le cose sono state dette, una violenza verbale, toni troppo alti rispetto al ruolo ricoperto da chi urlava, tutto ciò ha suscitato quan-tomeno perplessità. La vicenda obbliga ad una ri#es-

sione sul lavoro che ogni giorno ci accingiamo a compiere. Ad una riunione dell’Assostam-pa (sindacato dei giornalisti ndr) qualche settimana or sono, ho sen-tito un collega di lungo corso che diceva, che un tempo era un onore dire di fare il giornalista, adesso quasi quasi ci si vergogna. Parole amare e tuttavia vere che procurano un brivido lungo la schiena, per chi in questa profes-sione ancora dopo tanti anni crede.

Per chi ha talmente tanto rispet-to dei fatti e dei protagonisti che certi comportamenti nonostante l’esperienza ancora feriscono. Per chi si sveglia la mattina e cerca ancora tra la gente una bella storia da raccontare. Per chi pensa di essere veramente fortunato a far delle parole un me-stiere, della propria passione un lavoro.

di Ivana BaiuncoOrnamenti

istruzioni per l’usoGiornalisti:

Chi crede in questa professione ha rispetto dei fatti e dei protagonisti

Page 19: il Fatto Nisseno - maggio 2013

Maggio www.ilfattonisseno.it 19

Page 20: il Fatto Nisseno - maggio 2013

www.ilfattonisseno.it20 Maggio

Quello che dovrebbe essere il cuore pulsante della città, oggi è soltantoun territorio di passaggio.Non appena il sole tramonta, torna il deserto

Panchine, alberi, un lungo viale su cui passeggiare. Oggi si è fat-to tutto quello che si poteva fare

o forse no. I nisseni continuano a non amare il centro storico, non lo sentono loro. Si limitano a percorrerlo ma non lo vivono. Quello che dovrebbe essere il cuore pulsante della città, il luogo dove vedersi, dove ritrovarsi, oggi si limita ad essere territorio di passaggio per chi vuole fare qualche acquisto, do-podiché, non appena il sole tramonta, torna il deserto. Luci basse,qualche immigrato che forse si chiede perché la gente è così poco festosa e amichevo-le, qualcun altro fa passeggiare il cane, ma di vivere insieme il centro stori-co non se ne parla. E dire che anche i commercianti, dopo mesi di disagi e lunghe attese, e forse la speranza di una

rinascita dell’economia, hanno creato dei graziosi angolini dove poter seder-si a sorseggiare un drink. E allora cosa manca? Forse l’assenza di un’università, di eventi culturali, di mostre, concerti.

O forse no. A mancare è proprio la cultura del centro storico. Di certo se davvero è la cultura a mancare, nulla di grave, la si può creare. Perché non basta fare le panchine, mettere gli alberi, al-largare la zona pedonale se poi gli am-ministratori sono i primi a non volersi integrare con i cittadini. Sono i primi a non volere fortemente questa rinascita. E sì perché di rinascita si deve parlare, perché oggi la piazza è solo il ri!esso di una città che non ci crede più. Che si sente unita solo per la Settimana San-ta. Unico periodo in cui si può spe-rare di vedere il centro storico pieno. Dopodiché l’individualismo riprende il sopravvento e ognuno nuovamente per i fatti suoi. Di certo appare banale il paragone con altri centri storici della Sicilia, non citiamo Catania o Palermo

perché il confronto per ovvi motivi non reggerebbe, ma basta spostarsi a Noto o ad Acireale e ci si accorge che vivere il centro storico è un’altra cosa. E allora perché i nisseni, essi stessi, non si dan-

no la possibilità di vantarsi della loro città, di promuoverla, di amarla. Non capita di rado sentir dire di qualcuno: “sai ho visto Cal-tanissetta in foto o in tv… non me ne ero mai accorto ma sai che la nostra piazza è davvero bella?”. Le ipo-tesi sono due: o i nisseni vanno troppo di fretta per accorgersene o non hanno mai creduto nelle potenzialità della propria città. Di certo sono molti gli aspet-ti che non aiutano questa voglia di crederci. Partiamo dal più semplice: l’illuminazione è troppo poca. Ai nisseni queste luci so"use non piacciono. E allora perché continuare ad imporle? Forse non si ha il coraggio di accendere i ri-!ettori sulla piazza? I cittadini vogliono più luce e allora perché non acconten-tarli. E’ capitato per esempio qualche settimana fa nel tardo pomeriggio, proprio quando ancora faceva buio #tto, che alcuni ragazzi, padroni di pit-bull il cui triste destino è stato quello di diventare, loro malgrado cani da com-

battimento, hanno perso il controllo dei loro amici a quattro zampe i quali, abituati a questo, hanno accontentato

i padroni, inscenando un combattimento

a l

centro della piazza. Tutto questo tra gli sguardi inorriditi dei pochi passanti che di certo non si aspettavano di as-sistere a una scena del genere. Dopodi-ché solito intervento dei carabinieri che hanno invitato i padroni a porre più attenzione ai loro animali. Risultato: quella decina di persone che si trovava

in piazza prima di tornarvi ci ripenserà altre cento volte e sicuramente non ne saranno entusiasti. Ma spostiamoci ai margini di quello che dovrebbe essere il “salotto” cittadino. Ci si chiede: che senso ha possedere un bel soggior-

no, pulito ben arredato, se le altre stanze delle abitazione

sono spor-che, vecchie

e brutte? E allora perché

non comin-ciare a vedere

la città come se fosse la propria

casa. L’invito an-che questa volta

è rivolto agli am-ministratori. Spo-

standosi a qualche metro da piazza Ga-

ribaldi ci si trova in via Palermo. Siamo già

in un’altra dimensione ma ancora il distacco è

accettabile. La maggior parte dei cittadini, e #no a qualche tempo fa anche chi scrive, non ha mai visto il quartiere Provvidenza. Già e chi avrebbe il coraggio di andarci. In quel povero angolo di città ormai abban-donato a sé stesso succede di tutto e di

di Rita Cinardi

Fatti & territorio

“Depressione centro storico”

Page 21: il Fatto Nisseno - maggio 2013

più: dalla prostituzione, allo spaccio, al crollo degli edi!ci, alle strade sbarrate, alle piccole discariche abusive che non di rado si vengono a formare. Cer-

to la situazione non è incoraggiante ma lavarsene le mani sarebbe anche peggio. In altre città zone come que-sta non solo sono state recuperate ma vista la loro valenza storica oggi sono divenute mete di turisti. E non è solo la Provvidenza che andrebbe recuperata,

lo stesso discorso vale per la Saccara, gli Angeli, e non ultimo l’a"ascinante quartiere San Domenico che oggi sta vivendo un momento di rilancio gra-zie ai residenti e al comitato di quar-tiere fra i primi a nascere in città, ca-pace di creare un presepe vivente oggi apprezzatissimo da nisseni e non. Ma forse la zona dove il nisseno può avere una punta di nostalgia è il tratto !nale di corso Umberto (quello che da piaz-za Garibaldi va !no a viale Margheri-ta). Qui nessuno degli amministratori che si sono succeduti nell’ultimo ven-tennio è riuscito a frenare l’emorragia di residenti e di un commercio ai tem-pi estremamente vivo per la presenza di numerose attività commerciali, oggi sistematicamente chiuse o spostate al-trove. Per chi ancora ricorda le vecchie botteghe di barbieri, i negozi di giocat-toli, la sartoria, gli alimentari, diventa forse l’angolo più triste e malinconico della città. E proprio lì c’era anche un cinema che, aperto dal 1950, riusciva a creare quel po’ di movimento che bastava a rendere vivo il corso. Un ci-nema, il Bellini, dove negli anni ’60 si è erano esibite due giovani promesse del-la musica leggera italiana Mina e Rita Pavone agli albori delle loro carriere. Il

cinema c’è ancora ma la saracinesca è tristemente chiusa. Segno del declino anche culturale della nostra città che ormai stenta a riconoscere anche il suo stesso passato e sta inesorabilmente, e tra il disinteresse generale, cancellando la sua memoria.

Maggio www.ilfattonisseno.it 21

Stringe il cuore a vederla così. Un tempo cuore pulsante della città che produceva e

creava benessere, oggi somiglia tantissimo ad una landa desola-ta, immensa, dove il tempo si sta

inesorabilmente fermando per lasciar spazio ai ricordi e ai rim-pianti. “C’era una volta la stazione ferro-viaria...” potrebbe iniziare il rac-conto del luogo simbolo per ec-cellenza del commercio, quando il trasporto ferrato aveva un sen-so e i collegamenti stradali erano una chimera in questa fetta del centro Sicilia, un tempo ombelico e crocevia delle più svariate attivi-tà imprenditoriali. Come non citare quel mitico pri-mo binario dal quale migliaia di nisseni, carichi di speranze e delle classiche valigie di cartone, sono partiti per cercare altrove quella dignità lavorativa che questa città non poteva garantire. E ancora tornano alla mente quel-le scene, quasi da !lm, quando i ragazzi che partivano per il mili-tare o per cercare lavoro altrove salutavano lì le mamme e le loro !danzate in un’atmosfera roman-tica che molti giovani di oggi non riuscirebbero nemmeno ad im-

maginare. Caltanissetta sta perdendo un pezzo importante della sua sto-ria. La stazione ferroviaria esiste ancora ma funziona - restando in tema - a scartamento ridot-

to. Del frenetico movimento di un tempo - passeggeri e merci - non è ri-masto più nulla ed a piangere le con-seguenze del dra-stico ridimensionamento di uno

scalo nevralgico è stato soprattut-to l’indotto. Ha chiuso anche il bar punto di riferimento per gli addetti ai la-vori e per i dipendenti di enti pubblici gravitanti nella zona. La stazione ferroviaria oggi so-miglia ad un u#cio con un orari

ferrei di apertura e chiusura. Apre all’alba e chiude la sera, alla nove, dopo l’arrivo dell’ultimo treno alle 20,45. Non è più h24 come avviene in qualsiasi altra parte d’Italia e nell’arco di una giornata il movimento (fra arrivi e partenze) si ferma a non più di dodici convogli. Tagliata fuori dai progetti di ri-lancio di Trenitalia, forse perché ritenuta improduttiva, la nostra stazione ferroviaria ha assistito al progressivo smantellamento che sta travolgendo anche e soprat-tutto lo scalo ferroviario. Fortuna che resistono gli studenti pen-dolari. Sono proprio loro, pro-venienti del versante nord della

provincia, ad utilizzare i colle-gamenti ferroviari su treni total-mente sprovvisti di ogni confort, spesso sporchi, dove i viaggi di-ventano vere e proprie odissee. Sono rimasti i ragazzi delle scuole superiori a vivacizzare la stazione ferroviaria di piazza Roma, bi-strattata dai politici e quanto mai in so"erenza per la vicina presen-za del terminal dei bus extraurba-ni che ha sottratto una fetta im-portante di utenza. D’altronde pensare di salire su un treno per arrivare a Palermo dopo tre ore sembra fuori da ogni logica. Così come potrebbe sem-brare fuori da ogni logica tentare di salvare il passato e i ricordi del-la stazione, ormai in agonia.

R.C.

C’era una volta... la stazioneIl tra#co: soltanto 12 convogli

Il salotto “buono”del capoluogo nisseno è popolato da extra comunitari e anziani

PIAZZA ROMA. Una lenta agonia, viaggiano solo gli studenti pendolari

E’ stata tagliata fuori dai progetti di rilancio di Trenitalia perchè improduttiva

Page 22: il Fatto Nisseno - maggio 2013

In questo numero torniamo ad oc-cuparci dell’Angolo dell’Avventura di Caltanissetta che, a poco più di

un anno dalla pubblicazione dell’arti-colo che ne analizzava i fattori di suc-cesso e quasi a conclusione della terza stagione, si conferma, nella realtà nis-sena, quale fenomeno catalizzatore di attenzione ed interesse.Anche questa edizione, che si è aperta ad ottobre del 2012 e che si concluderà a giugno, è stata ricca di appuntamen-ti ed iniziative che hanno sempre visto la presenza numerosa e partecipe di amici oramai fedelissimi e di perso-ne che, attraverso vari canali e da più parti della Sicilia, sono entrati in con-tatto per la prima volta con l’Angolo, con grande soddisfazione dei suoi Re-sponsabili: Claudio Arcarese, Ulisse Segretario e Costanza Calderone.I foto-video racconti di viaggio, pro-iettati con cadenza mensile, sono stati seguiti da una platea motivata e a!a-scinata da realtà geogra"camente di-stanti dalla nostra e hanno contribuito ad accrescerne la conoscenza di usi, tradizioni e costumi. E’ stato così possibile, sempre con la preziosa collaborazione di altri co-ordinatori di AnM e semplici viag-giatori, recarsi, sia pur virtualmente, nell’Isola di Pasqua con i suoi misteri e le sue leggende, in Nepal, per visitare i suoi templi e respirarne la profonda spiritualità, in Australia, a contatto con un natura selvaggia e incontami-nata, e poi a Cuba dove l’arte di arran-giarsi è di casa e vivere dell’essenziale è la regola che nulla toglie al sorriso di un popolo ospitale e generoso.Anche i coordinatori dell’Angolo non hanno mancato di dare il loro contri-buto. Il mese scorso, attraverso le belle foto di una partecipante, Ulisse Segre-tario ha presentato il suo viaggio nel coloratissimo Messico, culla di civiltà antiche, mentre l’ultima proiezione, curata da Claudio Arcarese, consen-tirà di entrare in contatto con “un popolo in preghiera”, il popolo della Birmania che, sotto la guida della sua leader Aung San Suu Kyi, lotta da anni per la democrazia e la difesa dei diritti civili.Ed e’ proprio guardando ai diritti ci-vili e alle lotte per la libertà e la demo-crazia che i Responsabili dell’Angolo Nisseno hanno voluto inserire, nel programma di quest’anno, la rassegna cinematogra"ca “ Il mondo in 35 mm. Storie di diritti e libertà”. Il cinema, quindi, come importante strumento di viaggio, con particolare attenzione ai "lm ambientati in paesi (Libano, Iraq, Israele, Birmania, Russia) che hanno vissuto o purtroppo vivono ancora situazioni di diritti negati e li-bertà violate.L’esperimento, perfettamente riuscito,

ha visto esaurirsi in poco tempo gli abbonamenti disponibili e ha trova-to il consenso di un pubblico spes-so commosso ed emozionato dalle vicende narrate. Il "lm “ the Lady” è stato proiettato nei locali di Villa Barile, sede dell’Angolo, ha costituito una prima assoluta a Caltanissetta e, sotto la mirabile regia di Luc Besson, ha raccontato la straordinaria avven-tura umana e politica di Aung San Suu Kyi, l’attivista birmana prima cita-ta Premio Nobel per la pace nel 1991,

costretta agli arresti domiciliari quasi ininterrottamente dal 1999 al 2007. Ultimo appuntamento della rassegna cinematogra"ca è con il "lm di Radu Mihaileanu “Il concerto”, sulla condi-zione degli ebrei che vissero per qua-rant’anni nel totalitarismo.E’ proseguita poi, nell’ambito dell’ini-ziativa “Con lo zaino in spalla”, la conoscenza del nostro territorio at-traverso escursioni improntate all’au-togestione e alla condivisione, che hanno condotto alla scoperta di altri pezzi importanti di Sicilia: Gangi, Morgantina e la Villa Romana del Casale, Caccamo, Butera, Niscemi, Naro e Favara, oltre all’immancabile e oramai richiestissima escursione o! road in jeep 4x4 in collaborazione con gli amici dell’Orange Tour Club 4x4 e alla visita notturna, molto apprezzata, al Centro Stampa Editoriale Etis 2000 di Catania. Novità assoluta, perché prevede per la prima volta il pernot-tamento, è rappresentata dall’ultima escursione, nella splendida cornice barocca di Scicli, in occasione della festa patronale della Madonna delle Milizie.Ma il colpo grosso i Responsabili dell’Angolo lo hanno messo a segno nell’ambito del Ca!è Letterario (dopo avere ospitato nella serata inaugurale della nuova stagione l’amico Tito Bar-bini per la presentazione del suo libro “Il cacciatore di ombre – In viaggio con Don Patagonia”) con l’incontro che ha visto protagonista una delle voci più autorevoli e signi"cative del nostro panorama letterario: la grande scrittrice italiana Dacia Maraini.Narratrice, poetessa, saggista, autri-ce di testi teatrali e sceneggiatrice, la

Sig.ra Maraini è anche da sem-pre, prima per motivi familiari e poi principalmente per lavoro, una viaggiatrice instancabile, curiosa e appassionata ed è in questa veste pre-senta il suo libro, edito da Rizzoli nel 2010, “La seduzione dell’altrove”, ope-ra dedicata alle molteplici esperienze di viaggio. Tra reportage e racconto, lo sguardo della Maraini descrive per istantanee di forte potenza evocativa i paesi che ha visitato: l’amata Africa, l’Asia, l’Europa, gli Stati Uniti, con una piccola parentesi italiana.Contattata dai Responsabili dell’An-golo dell’Avventura, Dacia Maraini, che ha subito dichiarato di essere già stata diverse volte nella nostra piccola e bella città e di tornarci volentieri, ha risposto, con la consueta disponibilità, ad alcune domande.Le è stato chiesto, innanzitutto, quan-to la sua famiglia abbia in#uito sulla sua passione per il viaggio e lei ha dichiarato:” Certo ha in#uito molto. Mia nonna Yoi viaggiava da sola in tempi in cui era pericoloso e scanda-loso per una donna spostarsi senza accompagnamento. Mio padre ha sempre viaggiato. Ho sempre sentito raccontare storie di viaggi avventurosi in famiglia. Ma naturalmente ci vuole anche una passione personale e que-sta mi appartiene.”Alla domanda se Roma, città in cui lei attualmente vive, e l’Italia sono ancora in grado di suscitare all’estero l’esotico, quale sentimento che tende ad esal-

tare forme ed usanze di paesi lonta-ni, Dacia Maraini risponde: “Certo, lo suscitano in continuazione, negli stranieri. A Seul, dove sono in questo

m o m e n - to, incontro continua- mente perso-ne, sopratutto giovani, che mi parlano di Roma con gli occhi luc-cicanti”.I Responsabili dell’Angolo hanno poi voluto a!rontare con la scrittrice ita-liana un tema piuttosto attuale nella realtà nissena : l’immigrazione e la paura del diverso e questa è la sua ri#essione: “Noi italiani abbiamo svi-luppato una grande cultura della emi-grazione, siamo diventati bravissimi a integrarci in altri paesi e altre culture, ma siamo ancora maldestri con la cultura dell’accoglienza e dell’immi-grazione. Ci sono persone generose che fanno di tutto per rendere meno

dura la vita di chi è costretto a lasciare patria e famiglia. Sono persone belle che io stimo. Poi ci sono tanti altri che invece non capiscono la so!erenza di

chi deve a!rontare una nuova vita a volte duris-sima. Posso capirli ma non li stimo. Se abbiamo so!erto come popolo migratore dovremmo potere

capire chi fatica per sopravvivere. Ma l’egoismo purtroppo si sta di!onden-do con una forza perversa e travol-gente”.Considerato che Dacia Maraini viag-gia da sempre e che la curiosità e l’amore per la conoscenza l’hanno portata in quasi tutti gli angoli della terra, quando le viene chiesto se c’e’ un luogo che non ha ancora visitato e che vorrebbe vedere, fa un solo nome: “Non sono mai stata in Tibet anche se ne ho sentito tanto parlare da mio padre”.E, in"ne, non si poteva non chieder-le qual è la di!erenza tra viaggiatore e turista. La risposta è sintetica, ma esauriente: “il viaggiatore vuole capire il diverso, il turista spesso vuole solo confermare le cose che già sa. Insom-ma il viaggiatore a!ronta dei rischi, il turista no”. Parlare di esotismo, di viaggi e di real-tà lontane è stato lo spunto per riper-correre la vicenda umana, letteraria della Sig.ra Maraini e dei temi a lei più cari: la Sicilia e le sue contraddizioni, la condizione femminile nella storia, la grande amicizia con Pier Palo Pa-solini e gli anni trascorsi con Alberto Moravia, l’attività teatrale come stru-mento di informazione su speci"ci problemi politici e sociali.

Fatti & iniziative culturali in città

www.ilfattonisseno.it22 Maggio

Da sinistra Claudio Arcarese, Costanza Calderone e Ulisse Segretario

Si è conclusa la terza stagione dell’Angolo dell’Avventura: foto-video, racconti di viaggio ed escursioni

L’ autrice siciliana ha presentato, al Ca!è letterario, il suo libro “La seduzione dell’altrove”

Dacia Maraini La scrittrice racconta il suo amore per i viaggi

Page 23: il Fatto Nisseno - maggio 2013

Maggio www.ilfattonisseno.it 23

Le origini della Pasticceria Lo-piano sono lontane e risalgono a gli anni 40 quando Luigi in-

sieme alla propria madre gestiva una latteria in corso Umberto I che negli anni si è trasformata specializzandosi nell’arte pasticcera. Nel 1955 Luigi con la moglie Enza, avvia nel centro storico di Caltanis-setta una pasticceria specializzata

nella produzione e vendita di prodot-ti tipici siciliani e nisseni. Oggi, con la stessa passione del padre, Michele insieme al giovane !glio Luigi con-ducono l’attività con grande succes-so. Si avvalgono delle antiche ricette che conservano quelle inconfondibili caratteristiche di gusto e di profumo che rendono le produzioni pasticcere una vera delizia per il palato.In tutte le specialità vengono utilizzati ingredienti freschi e genuini ottenen-do cosi un risultato !nale ben lonta-no dai prodotti industriali e prodotti in serie.La passione e l’esperienza della Pa-sticceria Lopiano ha stimolato i palati dei propri clienti abituandoli sempre di più al piacere della degustazione di semplici e genuine golosità che ri-propongono sapori e profumi ormai

dimenticati.Come ogni stagione ha i suoi frutti, la Pasticceria Lopiano ha i suoi dolci, infatti, con il cambiare delle stagioni e delle temperature cambiano le dolci proposte passando cosi dalle colom-be pasquali, dalla frutta martorana ai panettoni.La Pasticceria Lopiano ha sviluppa-to nei decenni di attività una gran-

de propensione a realizzare torte personalizzate per ogni occasione, classiche e di cake design ispirate ai vari desideri dei propri Clienti, senza porre limiti alla fantasia!Dall’arte dell’antica antica pasticceria nascono anche i cioccolatini e le praline, la pa-sticceria fresca con prodotti tradizionali “sempre attualis-simi” come i cannoli, i rollò,

le raviole, le sfogliatelle, i cartocci, i pasticciotti.Per i palati legati alle tradizioni di una volta, sono in prima !la tra le specia-lità dei pasticceri di famiglia Lopiano anche i prodotti di pasticceria secca con i biscotti tipo taralli e bersaglieri, rametti di miele, ra"olini, paste di mandorla, biscotti di San Martino, ciambelle, buccellati, il classico torro-ne e torroncini, ed i croccantini.Fiore all’occhiello è la frutta di mar-torana, la cui lavorazione viene oggi e#ettuata utilizzando antiche tecni-che a caldo di lavorazione dello zuc-

chero successivamente incorporato alla mandorla che è la materia prima, riproponendo forme di frutti tradi-zionali siciliani.Anche la gelate-ria è assortita nei gusti classici del-le granite, dei frutti tipici sici-liani o dei gusti più nuovi e particolari.Una notevo-le menzio-ne merita

l ’ i n i -ziativa che le Po-ste Italiane nel 2010 hanno realizzato pro-ducendo uno speciale annullo !latelico per celebrare il 55° anni-versario della nascita della Pasticceria Lo-piano, in quella occa-sione i collezionisti !-latelici ed i clienti della pasticceria hanno ricevuto un ricordo unico e speciale vale a dire una “cartolina con l’annullo” che raf-!gura il logo della pa-

sticceria e

le specia-lità tipiche

della stessa che sono

le raviole, i cannoli e i

rollò. Oggi il p i a - strino dell’an-nullo è custodito al museo storico delle Poste Italiane a Roma.Dopo circa 60 anni, la pasticceria lascia la sua sede storica per trasfe-

rirsi in una zona più periferica della città, più comoda da rag-giungere e dove i clienti troveran-

no un ampio parcheggio. La nuova sede è in via P. Togliatti 2, nei pressi della chiesa di San Paolo e vicino la rotatoria di via F. Turati.Ci sarà una grande novità nel nuovo locale! Vale a dire la presenza della ca#etteria, cosi chi per esempio starà gustando i tipici e prelibati cartocci, potrà completare la degustazione con un ottimo ca#è di pregiate miscele.L’impegno che intendono prendere i pasticceri Lopiano è quello di con-

tinuare la tradizione garantendo gli stessi sapori, la stessa genuinità e la freschezza di sempre.

LopianoPagina Pubblicitaria

tra storia e innovazione

“a regola d’arte”La pasticceria

Il fondatore dell’azienda Luigi Lopiano con la moglie Enza.

Sopra Giovanni e Luigi Lopiano durante una fase di preparazione delle cialde per i coni gelato (anni 50). A destra Michele Lopiano con il !glio Luigi

La famiglia Lopiano festeggia l’annullo !latelico del 2010. Da destra Michele Lopiano, lo zio Salvatore, il papà Luigi e i due !gli Matteo e Luigi

La novità: l’azienda si rinnova,arriva la ca!etteria

Page 24: il Fatto Nisseno - maggio 2013

www.ilfattonisseno.it24 Maggio

Villa Amedeo ospita il torneo internazionaledal 2 al 9 giugno

Quindici edizioni, 3 lustri, 5475 giorni: una passione senza !ne che cresce a di-

spetto dei tempi, delle ingiuste criti-che e delle di"coltà contingenti. La quindicesima edizione del torneo internazionale di tennis maschile “CartaBcc Città di Caltanissetta” è una solida e seria realtà nissena che si conferma a livello nazionale (secon-da solo a Roma) ed internazionale. Una manifestazione che nell’edizione del 2013 pone in essere novità e pro-gettualità innovative e performanti. Il primo dato da evidenziare è l’au-mento del montepremi che da 64.000 euro è stato innalzato ad 85.000 euro. Questo non è solo un mero elemento matematico-!nanziario ma la chiara dimostrazione dell’impegno profuso dal presidente del TC Caltanissetta Michele Trobia, dallo “storico” diret-tore del torneo Giorgio Giordano e dal comitato organizzatore, suppor-tato dall’intero circolo. La crisi eco-nomica ha inciso profondamente su tutti gli sport, in particolare nel tennis, basti citare la scomparsa del Challen-ger di Monza che reduce dal successo dello scorsa edizione non è riuscito a racimolare i circa 400mila euro necessari per l’organizzazione della kermesse sportiva. Il torneo nisseno può vantare il primato di challenger italiano più ricco a livello di monte-premi al pari di Cordenons e Genova che potrebbero essere confermati per

agosto e settem-bre. Solo i pre-stigiosi Interna-zionali d’Italia del Foro Italico a Roma possono vantare un prize money più alto in Italia. Anche quest’anno con il Comune di Caltanissetta che ha garantito il

proprio intervento riconfermando la cifra stanziata nella passata edizione, con l’ausilio della Camera di Com-mercio, di istituti bancari e sponsor

privati multinazionali e nazionali, gli organizzatori del torneo sono ri-usciti a garantire lo svolgimento della manifestazione. Il contributo pubbli-

co ha rappresentato circa il 18% del budget complessivo che è servito per allestire un torneo che si preannun-cia spettacolare sotto ogni punto di

vista. La crescente fama dell’evento ha indotto il gruppo

bancario Iccrea ad avvicinarsi al tor-neo che quest’anno per la prima volta nella sua storia avrà un Title sponsor: “CartaBcc”. O"cial car: Renault Ita-lia.“Avremmo potuto rinunciare a questa edizione –ha dichiarato il presidente Trobia – ed eravamo vicini a tale de-cisione vista la grave crisi economica che attanaglia il Paese. Poi la costante e numerosa solidarietà ricevuta, ci ha dato la forza di rimetterci in gioco e dare alla città questa grande oppor-tunità che otto giorni di tennis di alta qualità lanciano in termini di imma-gine e promozione turistica in tutto il mondo. Il peso organizzativo è enor-me, ma lo stiamo a#rontando con gli stimoli e l’entusiasmo di sempre”.Il circolo nisseno è stato, invece, con abnegazione ed imprenditoria-le inventiva, capace di confermare i successi passati ed infondere nuova linfa al percorso evolutivo e di cre-scita di questa manifestazione che rappresenta il vanto della città. La progettualità, che mira a consolidare ed ampliare il torneo, è dimostra-ta anche dalla cospicua opera di ri-strutturazione che sta interessando il circolo: la costruzione di una nuova club house, che verrà inaugurata pri-ma del torneo al termine dei lavori che si sono protratti per due mesi e

sono stati completati in tempi record, o#rirà un confort di livello “mondia-le” agli atleti ed ai soci. L’opera ha una duplice !nalità: da un lato migliorare la ricettività del circolo nisseno ed innalzarla ai livelli massimi dei pro-tocolli previsti dall’Atp e dall’altro lato, proseguire nell’incessante opera di miglioramento e rimodernamento degli edi!ci, per consentire a questa

location di diventare un punto di ri-ferimento nazionale per il tennis. La passata edizione è stata vinta dal-lo spagnolo Tommy Robredo, che proprio dai campi di Villa Amedeo è ripartito dopo il lungo infortunio su-bito a !ne 2011 nel torneo di Vienna. Adesso l’iberico, recente vincitore del torneo di Casablanca, è numero 38 al mondo. Supervisor del torneo sarà l’esperto Carmelo Di Dio che ha vis-suto la parabola ascendente del tor-neo nisseno da futures a challenger.

aumento del montepremi e nuova club house

di Donatello Polizzi

Fatti & Sport

Il torneo maschile del capoluogo nisseno si confermaper importanza il secondo d’Italia

Il Challenger cresce

...e sono

edizioni15

Il torneo è anche gioia per i bambini. In foto i raccattapalle del Challeger

Page 25: il Fatto Nisseno - maggio 2013

Maggio www.ilfattonisseno.it 25

Per fermarlo, ci vogliono i carabinieri

Il Deus ex machina del torneo, il Terminator dell’organizzazione, il demiurgo dell’evento, il presiden-

te per antonomasia e “Eccellenza”: Michele Trobia, numero uno del TC Caltanissetta. Soltanto la sua capar-bia e la sua lucida follia, consentono lo svolgimento, da ben quindici anni, del torneo internazionale maschile di tennis. Al suo !anco con analoga coinvol-gente follia, il !do direttore del tor-neo Giorgio Giordano: li potremmo identi!care come il Batman e Robin dell’organizzazione tennistica.A parte il tono ironico è inutile negare che l’opera di Michele Trobia è inso-stituibile e che il futuro del torneo nel momento in cui dovesse decidere di

occuparsi d’altro, è a forte rischio. Lui ama il Challenger: è una sua creatura che ha contribuito a far nascere, cre-scere e maturare. Nessuna ingiusta critica, nessun me-schino attacco, possono intaccare o at-tenuare il suo amore per la terra rossa e per questa manifestazione. Credia-mo che sia assolutamente pertinente il celebre aforisma di Arthur Schopen-hauer “Genio e follia hanno qualcosa in comune: entrambi vivono in un mondo diverso da quello che esiste per gli altri”.Non esiste energia conosciuta in que-sto sistema solare che possa impedirgli di organizzare il torneo, forse l’unica possibilità è che lo portino via a forza: non vorremmo la foto fosse profetica!

Cresce il credito del Torneo Internazionale di tennis “CartaBcc Città di Calta-

nissetta”, giunto alla quindicesima edizione. Aumenta il credito, inte-so come credibilità, buon nome, pubblica stima, !ducia, reputazio-ne, considerazione. Sembra quasi naturale, logico, conseguenziale che una delle novità più evidenti di quest’edizione sia legata al nome della manifestazione con l’ingres-so della CartaBcc (title sponsor) il marchio del sistema del Credito Cooperativo, che abbraccia le car-te di pagamento e la rete di accet-tazione BCC. Un connubio quasi perfetto fra crediti, creato con la speranza che il legame, in futuro, possa rinsaldarsi e perpetuarsi. Il Credito Cooperativo che si di-stingue nello scenario nazionale, per l’attenzione al territorio e alle speci!cità delle diverse realtà in cui le BCC operano. Il credito, come !ducia accordata e pubbli-ca stima da parte di chi è a capo di CartaBcc, un nisseno verace, Antonio Galiano, che ricopre il ruolo di Responsabile dal 2009, dopo esperienze di peso nel set-tore bancario e parabancario, presso importanti operatori na-zionali ed internazionali. Laureato in scienze Statistiche, con master alla Marquette University (U.S.A.) in Scienze economiche applicate, Antonio Galiano si è formato pro-fessionalmente nell’industria delle carte di pagamento, ricoprendo posizioni manageriali all’estero (U.S.A., U.K.) in American Ex-press e in Italia in Unicredit e Ca-pitalia, in ambito di sviluppo di business e risk management. At-tualmente rappresenta il sistema del Credito Cooperativo in seno ai board di VISA Italia e Consor-zio Bancomat ed è stato recente-mente nominato Vice Presidente di EAPS - Euro Alliance of Pay-ment Schemes - il nuovo consor-zio europeo fra circuiti domestici.Il credito che ha guadagnato con

la sua professionalità ed indubbia competenza, Antonio Galiano lo riversa nella sua città; egli ha man-tenuto nel tempo un particolare legame con il territorio siciliano e, riconoscendo l’importanza del Torneo Internazionale di Calta-

nissetta, non solo in ambito loca-le, ha voluto promuovere l’evento a livello nazionale anche per l’af-!nità con il mondo professio-nale in cui opera. L’evento tennistico, riconosciuto a livello internazionale e sponsorizzato negli anni passati dalle BCC sicilia-

ne, in questa edizione ha ricevuto la sponsorship di CartaBCC, che riunisce le diverse realtà locali in una dimensione che supera i

con!ni geogra!ci, ma mantiene lo stretto legame con le proprie radici. Questa capacità di aggre-gazione di soggetti sembra quasi rimandare alla struttura stessa della Banche di Credito Coopera-tivo, fondata su società di persone e non di capitali, lascia intendere che l’obiettivo primario punta al soddisfacimento di esigenze di utilità sociale. Le BCC hanno da tempo adottato lo slogan “La mia Banca è di"erente”. La di"erenza del credito Cooperativo consiste nell’essere un movimento fatto di persone e attento e alle comuni-tà locali, anche dal punto di vista dei servizi bancari. Le Banche di Credito Cooperativo – Casse Ru-rali o"rono tutti i servizi tipici del mercato creditizio e competitivi, fra i quali – sotto il marchio Car-taBCC - tutta la gamma delle carte di credito, bancomat e prepagate.Il torneo consolida il “credito”

che a sua volta sostie-ne e sponsorizza il

torneo; una cor-rispondenza di amorosi sensi che

non può che dare risultati eccel-lenti. L’incontro di due eccellenze di"erenti: “Una banca di"erente per torneo di"erente”.

CartaBcc è il nuovo “title sponsor”Cresce il “credito” del torneo

La passione del presidente

Sono fortemente convinto dell’importanza di investire sulla città, il torneo lo merita

IL NOME. Cambia in parte la denominazione della kermesse tennistica

Il nisseno Antonio Galiano spiega il perchè del sostegno all’evento

Da sinistra, il presidente del TC Caltanissetta Michele Trobia, il vincitore della scorsa edizione Tommy Robredo ed il direttore del torneo Giorgio Giordano

Antonio Galiano

Page 26: il Fatto Nisseno - maggio 2013

www.ilfattonisseno.it26 Maggio

NelloSPORT. Il nisseno è stato protagonista di molteplici gare internazionali

Ha corso maratone in giro per il mondo, ha attraversato lo stretto di Messina a nuoto

e nonostante i suoi 67 anni il nisseno Nello Ambra - pur essendosi fatto già apprezzare in manifestazioni sportive nazionali ed internazionali nelle di-

scipline dell’atletica leggera, del nuoto di fondo e del pattinaggio a rotelle su strada - continua a stupire, conquistan-do altri titoli che si aggiungono al suo lungo curriculum sportivo. Non da ul-timo infatti è stato insignito del titolo

di vice campione regionale master di pattinaggio su strada e pista al campionato che si è svolto lo scorso mese

ad Acireale e a Priolo. Passione quest’ul-tima nata per caso così come ci raccon-ta: “Al compimento dei 50 anni i miei nipoti mi hanno regalato a sorpresa un paio di pattini. Ho voluto così accetta-re la s!da acquistando l’abbigliamento

adatto e imparando a pattinare. Dopo 2 anni, nel 1997, ho vin-to a Palermo il campionato regionale master di categoria e da quel momento anche il pattinaggio è entrato a fare parte del mio quotidia-no sportivo. Infatti dopo

aver partecipato di recen-te al campionato italiano di

pattinaggio su strada a Imola, mi sto preparando al campionato

mondiale master di pattinaggio che si terrà a settembre a Salerno” .

Presidente del Panathlon di Cal-tanissetta dal 2009 al 2012,

anni durante i quali il club nisseno è stato premiato

a livello nazionale per le attività di comunica-

zione svolte.Tra le sue imprese

sportive ricordiamo le maratone internazionali di 42 km a New York nel 2003 e 2005, a Pechi-no nel 2007, oltre a quelle di Padova, Palermo e Agrigento; la traversata a nuoto dello stretto di Messina - im-presa quest’ultima compiuta diverse volte in questi ultimi dieci anni e che nel 2009 l’eclettico sportivo ha voluto raddoppiare con l’andata e il ritorno - e ancora le traversate da Salina a Lipari, da Ponza a Palmarola, da Favignana a Levanzo, da Malta a Gozo. Fatiche sportive che richiedono grandi doti atletiche, determinazione e spirito di sacri!cio che Nello Ambra ha sempre

compiuto all’insegna dell’allegria ma soprattutto per lanciare il messaggio che nulla è impossibile nonostante l’età che sembra essere per lui solo un dato puramente anagra!co. Ma qual è l’elisir della sua giovinezza? “Nessuna magia – a"erma Ambra - sicuramente tanto

entusiasmo, passione, ottimismo. Oc-corre porsi degli obiettivi raggiungibili e non prendersi troppo sul serio”. Per fare ciò ci vuole coraggio, inco-scienza…. “Coraggio no, ma tanto amore per lo sport – prosegue – e non è neanche questione di incoscienza perché occor-re avere la coscienza di conoscere i pro-pri limiti. Sicuramente in#uisce molto positivamente l’incoraggiamento delle persone che ti stimano e che ti voglio-no bene ad andare avanti”. Come vivono i suoi familiari questa sua passione e come è riuscito a coniu-gare gli impegni familiari, lavorativi e lo sport?“Lo sport è un hobby e come tale deve

essere gestito con intelligenza, diversa-mente saltano gli equilibri della fami-glia e del lavoro. Sono stato fortunato a sposare una donna intelligente che condivide ormai la sua vita con me da 46 anni. Una donna che ama anche fare attività !sica e spesso ci allenia-mo assieme, lei nella marcia e io nella corsa. Una passione quella per lo sport che abbiamo trasmesso ai nostri !gli, Filippo e Giada, e che stiamo cercando di tramandare anche i nostri nipoti Mi-chele e Mattia, entrambi di 6 anni”.Sport ma anche impegno umanitario quello portato avanti in questi anni. “Si, da sempre il mio aiuto verso chi so"re è stato un dovere imprescindibile. Sono un donatore di sangue, da volonta-rio tengo corsi di educazione sportiva al carcere minorile e al Malaspina di Caltanissetta e organizzo gare di be-ne!cenza. Capisco di essere fortunato e non possono che restituire in parte questo privilegio impegnandomi nel sociale e cerando di coniugare sport e volontariato. A !ne luglio infatti per la sesta volta, in collaborazione con la Fidas, rifarò la traversata dello stretto di Messina per sensibilizzare alla dona-zione del sangue”.Corsa, nuoto, pattinaggio… C’è qual-che altro sport che le piacerebbe intra-prendere? “Mi piacerebbe intensi!care lo sci di fondo che pratico da qualche anno e partecipare per gioco, così come è stato per il pattinaggio, a qualche campiona-to”.

Maratona, pattinaggio e nuoto i grandi amori di Nello: “Sono stato fortunato a sposare una donna sportiva”

di Annalisa Giunta

Il triatleta senza età

6Viale dellaRegione

Fatti in Redazione

Page 27: il Fatto Nisseno - maggio 2013

Maggio www.ilfattonisseno.it 27

Page 28: il Fatto Nisseno - maggio 2013

www.ilfattonisseno.it28 Maggio

Ad un anno dalla sua elezione, abbiamo intervistato il pri-mo cittadino di San Cataldo,

Francesco Raimondi, che traccia un bilancio di questo primo scorcio della sua sindacatura e delle linee della sua futura azione amministra-tiva. (n.d.r. l’intervista integrale è disponibile tramite QR Code ed in alternativa sul nostro sito).Il successo è arrivato al terzo tenta-tivo a 20 anni dal primo. Se l’aspet-tava così o la realtà è stata più pro-saica?Mi aspettavo che fosse di!cile fare il Sindaco anche se, certo, qualcosa di più pesante, di più negativo si è trovato.Quando ha deciso di apparentarsi con la sinistra?L’ho deciso vedendo il risultato delle liste legate alla mia candidatura. In tutte le liste ci sono varie presenze, alcune che sono sempre valide ma non hanno eccellenze. Ero certo che avrei vinto e ho fatto una scelta dif-"cile. Non ritenevo che ci sarebbe stato un Consiglio all’altezza della situazione, con consiglieri eletti con appena 12 voti… la cosa avrebbe avuto una ribalta nazionale. L’ho fat-to per amore della Città per e dare un Consiglio più quali"cato e rap-presentativo.Si dice che sia una decisione so-prattutto Sua. È vero o è stata una scelta largamente condivisa?Ci siamo incontrati con il mio co-mitato elettorale, ho esposto le mie ragioni e tutti, tranne due, hanno aderito senza alcun dubbio.Non crede di avere sbilanciato la presenza in Consiglio Co-munale, con 8 consiglieri dell’area di sinistra? Una parte politica che non era stata premiata dagli elettori, con un risultato piuttosto deludente che sapeva di bocciatura.Purtroppo io avevo a disposizione una sola lista… con la presenza di altre liste sapevo che il Consiglio si sarebbe quali"cato di più. E poi è stato solo un discorso consiliare: gli assessori sono rappresentanza dei movimenti civici che mi hanno soste-nuto. (ndr: in realtà Scarciotta, anche vice-sindaco, non lo è).Rifarebbe la stessa scelta?Sì.Secondo Lei, quan-to del progetto civico originario è andato per-duto con questa alleanza che è prettamente politica?Non direi che è preminentemen-te politica. Anche nella coalizio-

ne Scarciotta c’era una lista civica: così abbiamo due liste civiche e due partiti. Questa è una coalizione di centro-centrosinistra.C’è qualcosa che avrebbe voluto fare ma che è risultato in qualche modo impossibile?Forse dare uno stimolo in più o delle possibilità alle attività economiche. La situazione "nanziaria in cui ci troviamo, però, non me lo consente. Dal punto di vista strutturale, tra le altre cose, forse l’isola pedonale nel-la nuova Piazza degli Eroi.Il primo bilancio è stato lontano dall’essere “trasparente e parteci-pato”. Crede sia un traguardo rag-giungibile?C’era poco tempo e non era sempli-ce. Ritengo, però, che abbiamo rag-giunto almeno l’obiettivo minimo: mi sono incontrato con tutte le atti-vità, le categorie sociali, i comitati di quartiere. Certo, solo qualche gior-no prima, a ridosso… poco si pote-va fare, con molta sincerità.All’opposizione, che non ha voluto fare operare con scorrettezza, non avete lasciato spazi.Con l’opposizione no, sinceramente. Il bilancio partecipato, però, voleva

essere con tutta la Città. Però è un obiettivo possi-bile. ci possia-

mo arrivare.C o l l a b o r a -zione con la

società civile e consulte: a che punto siamo?

Al momen-to non

sembrano essercene attive…E#ettivamente siamo un po’ in ri-tardo. Ci sono rapporti continui e costanti con le varie realtà sociali ed economiche, con i comitati di quar-tiere più attivi… perché io cerco il confronto e riesco a ottenerlo. Per le consulte organiche: c’è del lavoro da fare per istituzionalizzarle.San Cataldo è davvero una delle città col più scarso rapporto tra

tasse pagate e servizi o!erti?Direi sì e no. È vero che le imposte sono state aumentate per quel pro-blema "nanziario che c’era… non vorrei parlare di “buco” ma di “dise-quilibrio”. Che ci fosse un de"cit "-nanziario di 3,8 milioni per il 2012 è un dato di fatto e dovevamo trovare delle risorse. Impossibile intervenire solo con tagli. Oltre a qualche taglio, il resto è dovuto a una manovra di carattere "nanziaria che ho impo-stato per rendere la manovra “dina-mica”, proiettata verso il futuro.Sono aumentate tutte le aliquote: era l’unica risposta possibile per coprire il “disequilibrio”?Era necessario e mi duole. Si va ver-so una "scalità locale, con tagli ai trasferimenti di carattere regionale e nazionale; altre 200 mila euro per le elezioni; 500 mila di debiti fuori

bilancio; rate di mutuo aumentate a 115mila euro: c’erano di#erenze che imponevano aumenti. L’addizio-nale Irpef è aumentata al massimo, sì, ma per l’Imu ci siamo concen-

trati soprattutto sulle seconde case e mantenendo intatta quella per la prima casa. Poi abbiamo fatto pic-coli intervento migliorativi, anche accogliendo alcuni emendamenti dell’opposizione.Sembrano problemi transitori: dobbiamo quindi aspettarci un ab-bassamento delle tari!e dall’anno prossimo o contate sull’extra-getti-to per qualcosa di importante?Intanto deriva da voci che possono variare, come quella dei debiti fuo-ri bilancio. O la perequazione delle rendite catastali: è una vittoria per la Città, ma ci saranno minori en-trate per il Comune che valuteremo. Vede… nonostante queste di!coltà "nanziarie, nella manovra economi-ca ho inserito l’aumento delle ore di lavoro degli ex-precari a parti-time, portandoli da 22/24 ore a 32 ore, sono costi in più (ndr: il costo do-vrebbe aggirarsi attorno ai 400mila euro).Non si poteva posticipare o distri-buire nel tempo gli aumenti?L’ho fatto per dare più dignità ai la-voratori. E poi anche per un altro motivo: il Comune è sotto organico già così, circa 1/3 è a part time con l’intenzione di migliorare i servizi. Non so se le diminuiremo: riuscen-do a garantire i servizi sociali che ri-teniamo necessari, più qualche altro che abbiamo già previsto, è una cosa che possiamo aspettarci.C’è in previsione qualche rimodu-lazione della Giunta?Non ne abbiamo assolutamente par-lato e non ci sono discussioni aperte sull’argomento.Oggi convive con una fetta di sini-stra che non condivide quel catto-licesimo sul quale Lei, invece, ha spinto molto in campagna eletto-rale. È condizionante?

Non l’ha condizionato, non lo con-diziona e non lo condizionerà. È la mia proposta e loro hanno accettato il mio programma. Sono persone rispettose, anche della diversa estra-

zione culturale di un Sindaco che ha vinto al primo turno e ha portato questa coalizione a vincere al secon-do.Patto dei sindaci: dopo l’approva-zione della mozione di “Riprendia-moci la Città” a che punto siamo?Noi abbiamo continuato, abbiamo mandato ciò che era dovuto. In un incontro con il M5S, al quale di-cevo che avevamo già aderito, ho scoperto che non risultava. Mi sono documentato ed e#ettivamente e non avevamo mandato la lettera di adesione per continuare il processo. Questo però non ci aveva bloccato, avevamo partecipato a tutti gli in-contri a livello regionale, seguendo tutto l’iter informativo e formativo. In uno dei primi consigli comuna-li ha detto di “mettere da parte” i programmi elettorali. Noi l’abbia-mo invitata a fare un programma di governo da presentare ai cittadi-ni: è fattibile?Non intendevo dire “mettere da parte”, ma di calarlo all’interno della

realtà che viviamo. Non posso an-dare fuori dal programma elettora-le: devo solo adattarlo alla realtà. Il “programma di governo” già c’è, ed è il mio programma elettorale.Concludiamo: c’è qualcosa di cui va particolarmente orgoglioso?Gliene dico tre. Intanto per l’attività amministrativa ordinaria: penso sia fatta nel migliore dei modi. Oggi la direzione è quella: fare bene l’ordi-nario attrezzandosi per fare di più quando avremo tempi migliori. Se-condo, per aver raggiunto gli obietti-vi del Patto di Stabilità: l’anno scorso ci è costata una sanzione di 400mila euro, quest’anno siamo dentro i pa-rametri. Al primo anno ho centrato l’obiettivo, che è importante.E poi l’obiettivo straordinario… che fa diventare oggi un momento storico: dopo decenni di attesa "-nalmente c’è stata la perequazione delle tari#e catastali degli immobili ricadenti nelle aree di permuta ter-ritoriale. Seguendo un iter burocra-tico laborioso che io personalmente ho scelto e seguito (che si rifà su una sentenza della Commissione Censuaria Centrale del 1993) con un’istanza formalizzata il 18 dicem-bre 2012. Una cosa mai fatta prima e di cui sono molto orgoglioso.

di Alberto Di Vita

Francesco Raimondiun anno di fascia tricolore

Mi sono apparentatocon la sinistra per amore della città e per formare un Consiglio più quali"cato

Il de"cit "nanziario è di 3,8 milioni per il 2012. Impossibile intervenire solo con i tagli, servono le tasse

IL PRIMO CITTADINO. La situazione attuale e le prospettive

Scansiona il QR Code e vai all’intervista integrale

Fatti & San Cataldo

Page 29: il Fatto Nisseno - maggio 2013

Maggio www.ilfattonisseno.it 29

Abbiamo chiesto a 4 ex-sindaci di esprimere un parere sull’at-tuale Amministrazione, la-

sciando libertà di scelta sull’imposta-zione e o!rendo loro lo stesso identico spazio, ognuno l’ha usato come l’ha ritenuto più opportuno.Queste le quattro domande1) Questa amministrazione sta per compiere un anno di vita: come giudi-ca il suo operato?2) Era possibile fare di più e meglio? Perché (sia per il sì che per il no)? 3) La legge elettorale ha consentito l’ap-parentamento tra forze diverse, una prettamente civica e l’altra di spiccata natura politica: quanto può condizio-nare nel bene o nel male la realizzazio-ne di un programma condiviso?4) Le sembrano Giunta e maggioranza giuste per rilanciare San Cataldo?

ENZA VULLO- Di!cile esprimere un giudizio per-ché un anno di tempo è poco per por-tare a termine i vari progetti avviati. Ma, al di là di quanto già realizzato (es. tagli ed economie nel settore "-nanziario, completamento rete fogna-ria Bigini, completamento procedura delle zone di permuta territoriale

presso gli u!ci centrali del catasto di Roma, ecc,) vanno riconosciuti l’atteggiamento di apertura di questa

amministrazione nei confronti di tutti i cittadini senza favoritismi (vedi mo-dalità di assegnazione della Settimana Santa) e la qualità delle numerose at-tività culturali "nora realizzate.- È sempre possibile fare di più, ma dobbiamo considerare il punto di partenza delle "nanze comunali ri-dotte all’osso e i trasferimenti sempre minori di Stato e Regione.- Sono di!coltà superabili se si con-dividono gli obiettivi politici pre"ssa-ti nel programma. - Non esiste una giunta o una mag-gioranza “giusta”, ma giunte o mag-gioranze capaci di tramutare la pro-grammazione in fatti concreti. A S.Cataldo qualcosa si è visto, diamo loro ulteriore tempo per produrre i risultati sperati.

PEPPE AMICO- Troppo presto per esprimere un giu-dizio obiettivo. Durante questi dieci

mesi ha pagato lo scotto del cambio di gestione, della grave crisi economica che si è abbattuta sui comuni e ha do-vuto a#rontare ben due competizioni elettorali. Nel complesso, tuttavia, si esprime parere favorevole in quanto è stata in grado di rimettere a posto i conti e quindi potere con "ducia pro-grammare per l’immediato futuro.- Non penso che sarebbe stato pos-sibile fare di meglio: la grave crisi economica e la spending review non hanno consentito margini di ottimiz-zazione.- Condiziona certamente in maniera positiva. La comunità, soprattutto in tempi di di!coltà, ha necessità di tro-

vare coesione sociale e paci"cazione, superando gli steccati partitici.- Bisogna essere ottimisti e non di-struttivi, dare la possibilità di lavorare serenamente. Sarebbe un errore di estrema super"cialità esprimere giu-dizi a#rettati. Ciononostante neanche al meglio c’è mai "ne...

RAIMONDO TORREGROSSA- E’ di!cile dare un giudizio su que-sta amministrazione a un anno dalle elezioni. Sicuramente non traspare nessuna notizia positiva in merito alla programmazione futura; per il resto vedo solo una gestione ordinaria con l’aggravante della perdita di qualche servizio compensato dall’acquisizione di un grande silenzio o forse, sarebbe meglio dire, torpore.- Non so se si poteva fare di più. Mi sembra che si continui a insistere sul-la riduzione dei trasferimenti statali e regionali e su presunti danni di bilan-cio: quasi a cercare giusti"cazioni per il mancato operato (salvo scoprire poi un grosso avanzo). Certo è che i cit-tadini sancataldesi si aspettavano un diverso agire perché, altrimenti, non mi spiego il voto dato un anno fa al sindaco Raimondi.- Per me chi porta avanti un pro-gramma “civico” deve avere anche

il coraggio di arrivare sino in fondo. Ho l’impressione che la commistione, politica e civica, oggi esistente a San Cataldo non funzioni sotto entram-bi gli aspetti. Le legittime aspettative sono diverse e si "nisce per disatten-derle entrambe.

- Il mio giudizio rischia di essere di parte. Prendo atto che San Cataldo ha votato questo sindaco che ha (non so "no a quando) una maggioranza non voluta né votata dalla Città.

GIUSEPPE DI FORTI- A gennaio ho pubblicamente di-chiarato che non ero fra quelli che di-cevano che questa Amministrazione aveva fatto male, anche perché non aveva fatto ancora niente.Oggi, che una cosa ha deciso, dico che ha fatto danno. Mi riferisco allo spropositato aumento delle tasse: siamo divenuti il Comune con il più alto livello di imposizione d’Italia e non perché c’è stato un minor trasfe-rimento di risorse da parte della Re-gione (che in e#etti ha fatto un taglio pesante) e nemmeno per i debiti fuo-ri bilancio e spese straordinarie che ha dovuto coprire per il 2012 (1.150 mila euro a fronte di un avanzo di amministrazione a consuntivo 2011 di 1.350 mila euro) ma per le ulteriori scelte discrezionali inserite nella ma-novra di bilancio che ammontano ad almeno un milione di euro (numeri dichiarati dal Sindaco). In termini percentuali, a conti fatti, l’aumento delle tasse poteva essere almeno il 25% in meno.- È un momento di di!coltà e biso-gnava tenere duro: almeno per il pri-mo anno, rimandare i “desiderata” dei consiglieri e della politica al prossimo anno quando le spese straordinarie del 2012 non ci saranno e le maggiori entrate derivanti dall’aumento delle tasse determineranno un margine netto disponibile. Il Sindaco, brava persona, si è fatto prendere la mano. In questo ha tradito le aspettative dei cittadini. Ne dico una per tutte: l’aumento delle ore lavorative ai 50 dipendenti stabilizzati a part-time da 22 a 32 ore settimanali con una mag-giore spesa annua di 480 mila euro da solo pesa sull’aumento delle tasse per il 20%. Piuttosto che e#ettuare un incremento a pioggia sarebbe stato certamente meglio, in quanto meno costoso e anche più e!cace per i positivi e#etti in termini di incenti-vazione al recupero di e!cienza del personale, limitare l’aumento ai soli

dipendenti di comprovata capacità lavorativa addetti agli u!ci e ai ser-vizi che necessitavano di un poten-ziamento. Ciò avrebbe consentito di ridurre sensibilmente il costo a carico dei cittadini. Come si vede quasi sem-pre a fare la di#erenza non è quello che si fa ma come lo si fa.- Tempo fa il Sindaco ha dichiarato pubblicamente che si doveva mettere da parte il programma per l’impossi-bilità di realizzarlo stante, a suo dire, la situazione "nanziaria riscontrata. Dopo che qualcuno gli ha fatto no-tare che forse non era proprio così e

che in ogni caso un programma non è fatto solo di azioni o obiettivi "nan-ziari, pare che lo voglia riprendere in mano ma con tutte le di!coltà del caso, dovendo gestire la promiscuità politica di cui è vittima consapevole per avere ceduto 8 consiglieri su 12 di maggioranza al PD e al partito della Rifondazione Comunista. Mi pare che navighi molto a vista. Un dato è certo per unanime riscontro: la città si è addormentata sotto una cappa di silenzio assordante. Non vorrei fosse rassegnazione. - Ritengo che nel lungo periodo il cambiamento in democrazia sia salu-tare per tutti. Da questo punto di vista mi sembrano perfette per il confronto con i miei cinque anni e con i dieci di Raimondo Torregrossa. Mi dispiace-rebbe solo se a farne le spese dovesse-ro essere i cittadini ai quali, da ex sin-daco, rimango profondamente legato o la città che, da sancataldese, amo.

A.D.V.

I segnali non sono i più incoraggianti

Il giudizio degli ex: “Rimandato a settembre”

DICONO DI LUI. Abbiamo chiesto a 4 ex sindaci di esprimere un parere sull’attuale amministrazione

Page 30: il Fatto Nisseno - maggio 2013

www.ilfattonisseno.it30 Maggio

Un’interazione con il territo-rio a cui molti !no a qual-che tempo fa non avrebbero

mai creduto. Il centro commerciale “Il Casale” di San Cataldo è oggi una realtà che, a dispetto di quanto si

diceva da più parti, ha saputo crea-re non solo sviluppo ma anche uno scambio continuo con la città. A capo di questa grande struttura che conta più di 50 negozi e varie inse-gne di riferimento, una confortevole area ristorazione e presto anche un mega bowling, uno dei più giovani shopping center manager italiani, il ventinovenne Calogero San!lip-po, originario di Licata, che ormai da tre anni riesce con successo non solo a coordinare due grandi strut-ture (Il Casale e Le Vigne) ma anche a creare eventi di successo che ri-chiamano visitatori da più parti con il supporto di una delle più impor-

tanti società di gestione italiane, la Cogest italia.Come è possibile coordinare e ge-stire strutture di questo tipo in un periodo in cui la crisi economica rende la vita di!cile alle proprietà

ed agli operatori?“Palare della gestione dei centri commerciali - spiega Calogero San-!lippo - signi!ca necessariamente partire dal contesto territoriale in cui le strutture sorgono; chiunque oggi opera e si impegna nel quoti-diano si confronta con un situazione di crisi economica che ovviamente ci riguarda da vicino e che riguarda anche il territorio in cui operiamo. Che fare allora per riuscire a guar-dare avanti? È una domanda che mi pongo ogni volta che, guardando-mi intorno, vivo sulla mia pelle gli e"etti di un corto circuito politico mediatico che spesso aggrava una

situazione sicuramente di#cile a li-vello economico ma che mal si con-cilia con l’entusiasmo e la voglia di fare che contraddistingue i giovani come me. Bisogna allora analizza-re il tutto con onestà e realismo ed operare ogni giorno con speranza e !ducia nel futuro; la buona gestione di un Centro Commerciale o di un qualsiasi progetto che si insedia in un territorio come il nostro, di#ci-

le ma allo stesso tempo straordi-nariamente articolato e a"asci-

nante, è un dovere (ed oggi anche e soprattutto una s!-da) che alla !ne consentirà al territorio stesso,oltre che al progetto in se’, di vivere e

gustare la gioia del succes-so”.

Quale potrebbe essere dun-que la ricetta per “guarire” dal-

la crisi?“Puntando – continua il direttore del centro - innanzitutto sulle ri-

sorse umane e sulle qualità profes-sionali di persone oneste che hanno una visione ottimistica del futuro; la s!da oggi è portare avanti i progetti tenendo senz’altro conto dei nuovi limiti di spesa ma mantenendo in-tatta la credibilità nei confronti della clientela; il cliente, come il cittadino in genere, è molto più intelligente di

quanto molti “addetti ai lavori” pen-sino, è pienamente consapevole del-la crisi (che vive in prima persona), e ci chiede uno sforzo, un’apertura di braccia, un “venirgli incontro” che, nel nostro caso, può avvenire solo o"rendo nuovi servizi, promo-zioni adeguate, eventi di marketing coerenti con i gusti e le peculiarità del territorio ed in sinergia con as-sociazioni, realtà imprenditoria-li ed enti che in esso risiedono ed operano. Tutto ciò basta per man-tenere intatta quella credibilità che ci viene riconosciuta e che ci siamo guadagnati in passato; patrimonio quest’ultimo preziosissimo che si trasformerà in vero slancio verso il futuro e piena condivisione delle nuove risorse o"erte dalla ripresa economica che verrà”.Cosa siete riusciti a realizzare in questi anni e quali saranno le no-vità?“I servizi attivati – conclude Caloge-ro San!lippo - sono tantissimi, mol-ti dei quali (come la connessione Wi-Fi in galleria) a titolo comple-tamente gratuito per la clientela; ci apprestiamo ad attivare un servizio navetta gratuito da alcune città vici-ne al Centro e, nel mese di novem-bre, inaugureremo una grande Area Boowling continuando ad o"rire gratuitamente straordinari even-ti di marketing, molti dei quali già programmati per la prossima estate ed in grado di attrarre e far diverti-re migliaia di clienti; Molto rimane da fare, non mancano i problemi da a"rontare e risolvere ma, come dis-se qualcuno molto prima di me, ci troviamo ogni giorno, ed oggi più che mai, di fronte a straordinarie opportunità brillantemente travesti-te da problemi che aspettano solo di essere risolti”.

La crisi va combattutadando valore alle risorse umane e mantenendo la propria credibilità

L’INTERVISTA. L’ analisi commerciale dello shopping center manager del Casale e delle Vigne

di Rita Cinardi

Calogero San!lippoUn trentenne alla guida di due centri commerciali

Economia & società

Page 31: il Fatto Nisseno - maggio 2013

Maggio www.ilfattonisseno.it 31

Page 32: il Fatto Nisseno - maggio 2013

www.ilfattonisseno.it32 Maggio

Telegiornali, servizi televisivi, speciali, tribune politiche, immagini di incidenti e

calamità. Tutto a portata di clic o di telecomando. Tutto normale insomma, ma davvero in pochi pensano che ad immortalare quelle immagini ci sono persone che hanno fatto di questo lavoro, ovvero del cameraman, una vera ragione di vita. Abbiamo così deciso di raccontare ai nostri lettori quelle professionalità che a Caltanissetta

lavorano quoti-

dianamente per mostrarci quello che succede in città, che ci consentono di essere informati e vedere le immagini di tutti quei quotidiani accadimenti che ci sfuggono e di cui possiamo

essere informati soltanto guardan-do un telegiornale. La !gura del

cameraman è a Caltanissetta di"usa nelle poche realtà televisive locali, piccole aziende che a fatica tenta-no di o"rire, nonostante le

mille di#coltà, un servizio ai cittadini quanto più utile e decoroso possibile. Ma chi sono questi ragazzi con la pas-

sione per la telecamera? Per dovere di cronaca è giusto partire da quei ragazzi che ormai cominciano ad avere i primi

capelli bianchi, partendo proprio da uno dei padri dell’emittenza televisiva nissena ovvero Totò Scarantino. Erano gli anni 70 quando appena 18enne un giovanissimo Totò Scarantino iniziava ad imbracciare le prime telecamere smanettando tra mixer e postazioni di montaggio in quella che era la pri-ma televisione locale dell’epoca, ovvero Nissena TV Color. Oggi a 56 anni Sca-rantino è corrispondente per Rai 3 TgR

Da sinistra: Giuseppe Panzica, An-drea Dicristofalo, Gianluca Logua-

sto, Maurizio Fiaccabrino.In alto Salvatore Scarantino

di Marco Benanti

Professione e passione

La loro dedizione ci regala le immagini video del nostro territorio

Cameraman

Fatti & riprese

Page 33: il Fatto Nisseno - maggio 2013

Maggio www.ilfattonisseno.it 33

Diventa anche tu un reporter de Il Fatto Nisse-no. L’invito rivolto ai nostri lettori non ha come scopo preponderante il mero ricevimento di no-tizie o di dati bensì l’obiettivo che ogni cittadino possa essere parte attiva del miglioramento della realtà in cui vive. Segnalare un disservizio, un problema, un anomalia oppure evidenziare il buon funzionamento di un u!cio o di una realtà

cittadina, potrebbero rappresentare uno stimolo di tutti ad operare secondo le regole legali ed eti-che. Desideriamo coinvolgervi nella nostra atti-vità redazionale, contribuire alla nostra crescita ed in particolar modo al nostro miglioramento. Indicarci quali problematiche maggiormente vanno evidenziate, approfondite ed in"ne, se del caso denunciate. Per questo motivo abbiamo de-dicato all’iniziativa una casella di posta: [email protected] la tua foto, accompagnata da una breve descrizione della notizia che rappresenta. Sarà pubblicata, a discrezione della redazione, nel minor tempo possibile. Grazie per la collabora-zione.

oltre che di Antenna Sicilia. Quanti la-vorano nell’ambito dell’informazione locale, o che hanno comunque a che fare con il mondo dell’editoria apprez-zano in Scarantino doti rare di discre-zione e compostezza, dinanzi ad eventi di qualsiasi genere. Morale quando in città si vede Totò Scarantino con la telecamera, allora è successo qualcosa di grosso. Celeberrime le sue passio-ni per il calcio, tifoso della Nissa dalla giovanissima età e molto appassionato di automobilismo. È sua la voce per i servizi che Antenna Sicilia dedica ogni anno alla Coppa Nissena. A proposito di motori, una chicca sulla carriera di Totò Scarantino possiamo prenderla da un episodio avvenuto a Pergusa nel 2009, in occasione dell’Afa Challenge. Totò venne letteralmente s"orato da una 147 che uscendo dalla chicane lo s"orò mentre faceva delle riprese. Solo un brutto episodio, ma “pelle salva” scriveva lo stesso Totò su un com-mento di youtube. Ha praticamente iniziato insieme a Scarantino, un altro professionista che a Caltanissetta di telecamere ed informazione ha vissuto per tanti anni fa e cioè Maurizio Fiac-cabrino, sposato, 46 anni, in quota Tfn sino a pochi anni fa, ha poi deciso di dedicarsi a tempo pieno allo svilup-po di tecnologie legate alla sicurezza. Maurizio Fiaccabrino poco meno di 10 anni fa ha fatto parte della squadra costruita dall’imprenditore Luca Man-nino che avrebbe fatto rinascere dalle ceneri la vecchia Tele Futura Nissa di cui è direttore Alessandro Silverio ed in cui hanno lavorato tra gli altri la mai dimenticata giornalista Nuccia Grosso, Tony Maganuco e Michele Lo Piano. A proposito di Tfn sono due gli operatori di ripresa che si occupano del telegior-

nale e delle produzioni televisive, si tratta di Gianluca Loguasto ed Andrea Dicristofalo. Gianluca sposato da po-chi anni e già padre del piccolo Rosario è noto per la sua puntualità nel gestire orari ed impegni, quasi un fuhrer della redazione, se il servizio non è pronto entro l’ora x, il servizio non va in onda. Una persona molto metodica insom-ma in un ambien-te, quello delle tv locali in cui l’approssimazio-ne la faceva da padrona in un passato non mol-to remoto. “Non è che non lo voglio fare, non lo posso fare” è la frase che più volte ho senti-to simpaticamen-te pronunziare a Gianluca Logua-sto. C’è poi An-drea Dicristofalo, il classico ragazzo che dove lo met-ti sta, che lavora con impegno no-nostante gli occhi ancora socchiusi specie alle prime ore del mattino, ben capace di aiutare i colleghi e di stare al suo po-sto. Della scuola Tfn c’è anche Gabriele Bruno, "glio di Ottavio Bruno perso-naggio noto in città per la sua passione per la Nissa, passione che ha trasferito all’opposto al buon Gabriele, che segue il calcio solo quando lo mandano a far le riprese. Oggi Gabriele è colonna por-tante della emittente televisiva Enna

TV e TVR Xenon, televisione tornata sul nisseno con un nuovo canale con la sigla Tu@TV. Gabriele, di recente spo-sato con Veronica è il classico ragazzo perbene di sani principi, abile nel ma-neggiare la telecamera e velocissimo nell’eseguire montaggi audio video, no-nostante una ostentata indolenza che si tramuta invece in operosità per"no ec-

cessiva quando un progetto lo aggrada particolarmente. Della stessa azienda è Gianni Baglio, "glio di Angelo Baglio, editore che da anni porta avanti pro-getti televisivi interessanti. Gianni, 34 anni, sposato con Orietta, tifosissimo della Nissa ed oggi più che mai deluso per le sorti biancoscudate è un ragazzo-ne che dell’impegno e dell’abnegazione

al lavoro ha fatto il suo verbo, sempre mite e paci"co, è simpaticamente noto ad amici e colleghi per le sue sporadi-che sfuriate derivanti da una non per-fetta attitudine al problem solving. “C’è un pobblema”, così Gianni esordisce in caso di di!coltà. Se in un appartamen-to di via Paladini squilla un telefono alle 3 del mattino ed una voce dice, “c’è stato un incidente” e si accendono le luci del-la casa, beh quello è l’appartamento in cui vive con la moglie Danilo Miraglia, punto di riferimento dell’informazione nissena e cameraman storico di TCS Tele Centro Sicula. Miraglia è uno di quei lavoratori disponibili h 24,

capace di partire anche

nel cuore della notte per ripren-dere questo o quell’accadi-mento. Dietro le quinte ma abilissimo in riprese e montaggi l’al-tro pilastro di TCS ovvero Dario Barilà, uno dei giova-ni della scuderia Pastorello cresciuto a suon di montaggi digitali quando queste tec-nologie a Caltanissetta erano lontane anni luce. A chiudere

la carica dei cameraman di Caltanisset-ta una "gura la cui esperienza è indi-scutibile ovvero Peppe Panzica, storico operatore di riprese di “Caltanissetta Informa”, è titolare di un noto studio fotogra"co e corrispondente per Tele-color ed altre produzioni televisive. Un piccolissimo esercito di nisseni che ci consentono di vedere fatti ed accadi-menti. Si muovono con discrezione e rispetto tanto sul luogo di un incidente, tanto in momenti di giubilo. I camera-

man nisseni sono i nostri occhi sulla realtà.

In alto Danilo Miraglia, sotto da sinistra Gabriele Bruno e Giovanni Baglio

Da Lettori a Reporter,i “vostri scatti” suilfattonisseno.it

L’iniziativa

Page 34: il Fatto Nisseno - maggio 2013

Il centro storico di Mussomeli è una cartolina che sbiadisce inesorabil-mente: che perde colore, lucentezza, fascino. E’ un microcosmo in decli-no, una città in rovina nella pancia di un paesone che non se la passa tanto bene. E’ un lembo di S i c i l i a condannato ad una morte lenta e inesorabile e che ancora peggio ha subìto una sentenza spaventosa: l’oblio. Eppure la storia si è dipanata e consumata qui, in questi rioni che

raccontano più di ogni libro. Tutti o quasi collegati nell’onomastica, ai nomi delle vicine chiese: Madrice,

San Giovanni, Carmelo, Madonna. Da anni il centro storico mussome-lese è diventato una riserva indiana, popolato perlopiù da anziani. I po-chi giovani che cercano di stabilirvi-si sono in maggioranza stranieri, ro-meni su tutti. Gli unici che pensano ad un futuro da vivere tra le strette viuzze e le scalinate. I soli oltre agli animali a pullulare piazzette e stra-dine: topi, piccioni, insetti. Un tem-po cuore pulsante della capitale del Vallone oggi pancia vuota e ricetta-

colo di fastidiosi esseri che compon-gono la fauna urbana. Il paese antico è una distesa di case vuote, palazzi dagli ingressi sbarrati o dalle !ne-stre murate. Quartieri di sabbia che si sbriciolano al vento. Agglomerati vittime di un sisma graduale. E’ una minaccia costante, uno stillicidio: interi isolati che rischiano di scio-gliersi come neve al sole. Fabbrica-ti antichi centinaia di anni da cui si staccano pezzi con una costanza

preoccupante: brandelli di intonaco, marmi dai balconi, porzioni di cor-nicioni grossi e pesanti. E’ la forza di

gravità che fa da complice al decadi-mento. E le segnalazioni, gli appelli e

gli SoS da parte degli abitanti, reduci dalla “grande fuga”, !occano giornal-mente. Oramai è un continuo pelle-grinaggio di residenti in municipio: c’è chi segnala ratti in esplorazione

tra i vicoli, chi invece manife-sta la paura che la casa accanto possa da un momento all’altro sbriciolarsi, chi se la piglia per orde di piccioni molesti. I tecnici del Comune spesso assicurano un intervento, altre volte allargano le brac-cia. Perché i soldi mancano, l’ente ha pochi strumenti, e quando non pos-sono fare nulla si a"dano alle ordi-nanze ad hoc. Come nel caso delle numerose case pericolanti. Gli u"ci dapprima cercano un contatto con i proprietari a cui chiedono di mette-re in sicurezza l’edi!cio diventato nel frattempo una mina. Se i proprietari fanno !nta di nulla, tergiversano e non rispondono agli appelli dei fun-zionari, allora si passa al Piano B. A quel punto la palla !nisce tra i piedi

del sindaco Salvatore Calà, colui che materialmente !rma l’atto che inti-

ma ai pro-prietari di agire, pena la minaccia di ritorsio-ni economiche. Al momento però la linea dura dell’Amministrazione comunale non ha sortito grandi ef-fetti, ed anzi sul caso più famoso di intervento su un fabbricato perico-lante, quello di vicolo Arnone, cuore del quartiere Madrice, i carabinieri a demolizione conclusa hanno aperto un’indagine, con tanto di denuncia-ti, sullo smaltimento degli inerti e i residui del cantiere. Ai cittadini im-

pauriti si aggiungono coloro che in municipio ci vanno per “regalare” al Comune le proprie abitazioni caden-ti. L’unico modo per liberarsi di pesi morti, buoni soli a generare tasse e grattacapi. “Cadeau” che l’ente non accetta più. Che fare allora? Perché- suggeriamo- non investire proprio sul centro storico, scoraggiando gli

investimenti verso la periferia e le zone

di nuova espansio-ne e al contrario non

incoraggiare la ricon-versione degli antichi

rioni? Perché l’Istituto autonomo case popola-

ri non sposta le proprie mire verso il centro antico

investendo in un restyling e dando la possibilità a chi

non ha un alloggio di potere avere una casa? Ma a"nché

ciò accada è necessario ed in-dispensabile che le leggi na-

zionali e regionali facciano da sponda, prevedendo !nanziamenti e fondi necessari per convincere chi vi abita a non fuggire e gli altri a stabi-lirvisi. L’Amministrazione comunale sembra inerme e con le mani legate, come un arti!ciere senza strumenti nel disinnescare una bomba pronta ad esplodere. “Purtroppo- commen-ta il vice sindaco Sebastiano Sorce- noi possiamo fare ben poco, non abbiamo i fondi necessari per inter-venire. Quindi il nostro compito il più delle volte si limita ad obbligare i proprietari delle abitazioni fatiscenti e potenzialmente pericolose a met-tere in sicurezza le case”. Per Seba-stiano Sorce non si tratta comunque di un’emergenza esclusiva per Mus-someli, è oramai diventato una gra-na per la quasi totalità dei comuni siciliani. Peccato però che dei centri storici siciliani le istituzioni se ne curano soltanto quando accadono le tragedie. Ci si occupa della sicu-rezza dei rioni antichi, baluardi del remoto e veri custodi della storia di ogni comunità, unicamente quando si contano i morti. Come a Favara qualche anno fa o di recente a Paler-mo. Ecco perché la priorità per una comunità che progetta il proprio fu-turo è salvaguardare il proprio pas-sato.

www.ilfattonisseno.it34 Maggio

Fatti & vallone Il reportage

Il vice sindaco Sorce:Non abbiamogli strumentiper a#rontarequesta emergenza

Viaggio nel cuore degli antichirioni, dove il degrado oramai ha preso il sopravvento. E dopo la grande fuga dei residenti, i pochi rimastitemono per le proprie vite

Nelle foto di Salvatore Catalano alcune eloquenti immagini del centro storico di Mussomeli: pa-lazzine fatiscenti, vicoli transenna-ti, abitazioni sprangate e incendi divampati in case abbandonate

Bomba ad orologeriaIl centro storico di Mussomeli

di Giuseppe Taibi

Page 35: il Fatto Nisseno - maggio 2013

Maggio www.ilfattonisseno.it 35

Page 36: il Fatto Nisseno - maggio 2013

San Luca è il quartiere più popolo-so della città (circa 6000 abitanti). Ad oggi, dopo quattro anni di amministra-zione Campisi, non si è registrato nes-sun intervento comunale, nonostante le costanti richieste presentate dal Co-mitato di quartiere. La più evidente è la gestione del verde pubblico. Il bisogno di rendere vivibile il quartiere è una ne-cessità per gli abitanti. Due anni fa fu inaugurato il “giardino della legalità”, nell’appezzamento di terreno di fronte l’Enel, alla presenza dei giudici Tona e Chinnici, furono piantate 40 querce dedicate ai morti per la ma!a (giudici, giorna-listi, agenti delle forze dell’ordi-ne), alberi, ad oggi tutti vivi, perché in-n a f -

!ati dai cittadini e da tanti movimenti politici giovanili solidali all’iniziativa del Comitato di quartiere. Nel 2011 fu siglato un accordo con l’ammini-strazione comunale che prevedeva la stipula di una Convenzione entro il 5 Dicembre del 2012. La convenzione non fu mai !rmata. Nessun abitante

a San Luca e nessun cittadino di Calta-

nissetta, compre-si i dirigenti del Comune, ad oggi sono riusciti a

capire il motivo del diniego. Una ri-sposta non c’è mai stata. Le sterpaglie hanno raggiunto l’altezza di due me-tri, rischiando di so"ocare gli alberi. Il Comitato di quartiere è stato costretto, ancora una volta, a ripulire tutto. Lo ha fatto, in prima persona, testimoniando che bisogna passare dalle parole ai fatti.

Piangersi addosso perché l’ammini-strazione non riesce a capire il bisogno di partecipazione dei nisseni non serve a nulla, per questo è stata fatta una peti-zione popolare. In un giorno sono state raccolte 450 !rme. Gli abitanti in ma-

niera compatta hanno voluto chiedere al sindaco la stipula della convenzione per la gestione dello slargo. Si vogliono raccogliere migliaia di !rme in poche settimane. Il quartiere San Luca è un quartiere composto da famiglie giova-ni. Il parroco, don Alfonso Cammara-ta, è riuscito in pochi anni a creare un movimento di giovani che vivono la parrocchia in un modo nuovo e coin-volgente. I giovani presenti in parroc-chia sono più di cento. Organizzano Musical (In maniche di camicia, for-za venite gente) e recitano in giro per la città. Il Grest estivo coinvolge 500 bambini e 140 animatori. Un sacerdote che diventa punto di riferimento per migliaia di parrocchiani, deve avere la forza, il coraggio, la fede di testimonia-re, oggi più che mai, la voglia di vivere, di essere grati, di apprezzare tutto quel-lo che può sembrare scontato. Se da un lato tante coppie vivono la dispe-razione della perdita del lavoro, tanti ragazzi non hanno consapevolezza del valore delle cose. Un compito comples-so quello di don Alfonso: ricondurre all’essenziale nell’epoca dell’e#mero e infondere !ducia e speranza in un tempo di crisi. Tutto questo all’interno del territorio nel quale vivono i suoi parrocchiani: il quartiere. La sinergia tra parrocchia e Comitato di quartiere è fondamentale per dare una prospet-tiva ai giovani di domani. Per dare !-ducia ed energia ai giovani che oggi

si “lasciano vivere”, più che vivere da protagonisti. Non a caso nello slargo è stato realizzato l’orto urbano (sono stati piantati e raccolti quest’estate: po-modori, peperoni e melanzane) con il coinvolgimento della cof-agricoltori attraverso la “Campagna Amica” è sta-ta avviata un’attività di ortoterapia, la terapia che spiega la nascita e la crescita del ciclo naturale, stimolando il senso di responsabilità e di socializzazione del soggetto in di#coltà, un’attività avviata con i disabili dall’Associazione ANGLAT. Grazie alla salda collabora-zione tra il Comitato di quartiere e la Scuola Rosso di San Secondo, il cui di-rigente è il Prof. Cusumano, è stata rea-lizzata (con la collaborazione di alcuni ragazzi extracomunitari a rischio), una villetta, dove sono stati piantati albe-ri tipici della nazionalità dei minori extracomunitari. Un esempio di inte-grazione concreta che non ha paura delle diversità. Il senso di appartenenza al quartiere degli abitanti di San Luca è sempre più chiaro e lampante. Non a caso l’unico impianto sportivo di quartiere funzionante a Caltanissetta è il campetto di calcetto, gestito a costo zero, dal Comitato di quartiere, che provvede alla manutenzione. La città non è di chi la amministra: la città è dei cittadini. Insieme e in sinergia si pos-sono fare tante cose. Da soli non si va da nessuna parte. L’auspicio è che tutti facciano qualcosa.

www.ilfattonisseno.it36 Maggio

Le foto dimostrano il pro!cuo lavoro svolto dagli abitanti del quartiere

Padre Alfonso Cammarata

Determinante l’apporto della parrocchia guidata da don Alfonso

San Luca ha il pollice verdedi Carlo Campione

Fatti & quartieri

PRIMA DOPO

Page 37: il Fatto Nisseno - maggio 2013

Maggio www.ilfattonisseno.it 37

Page 38: il Fatto Nisseno - maggio 2013

www.ilfattonisseno.it38 Maggio

Fatti & spettacolo

Toghe in scena. Il 12 Giugno in anteprima al teatro “Bauf-fremont” di Caltanissetta

sarà presentata l’opera “Le mille e una notte del diritto”, frutto di due anni di preparazione del testo e di ricerca storico-linguistico-!lolo-gica e di costume. Si tratta di un lavoro in lingua arabo-sicula, con traduzione in simultanea ed uti-lizzazione di cinque schermi di so-stegno per rendere fruibile il testo. L’opera è realizzata in collabora-zione con l’Associazione Nazionale Magistrati e vede la diretta parte-cipazione come protagonista del presidente della sezione di Calta-nissetta dell’ ANM, il Dott. Giovan Battista Tona, Consigliere della Corte di Appello di Caltanissetta. Parteciperà altresì la Dott.ssa Mirel-la Agliastro, Sostituto Procuratore Generale di Palermo. Oltre ai ma-gistrati di cui sopra, parteciperanno circa novanta avvocati nei vari ruoli. Inoltre sarà presente e protagonista la scrittrice libanese Jumana Had-dad poiché il progetto è mirato ad incentivare l’a"ermazione dei dirit-ti umani ed in particolare di quel-li della donna nel mediterraneo.Non è la prima volta che la Fon-dazione Scuola Forense Nissena “G.Alessi” si cimenta sul palco.Nel 2011, fu la volta dell’evento for-mativo - teatrale “Processo ai mo-

naci di Mazzarino”,che

registrò la partecipazione di oltre quaranta avvocati. Lo spet-tacolo fu rappresentato al teatro “Bau"remont” di Caltanissetta, al ”Biondo”di Palermo, al “Dell’An-gelo” di Roma, ed in altre città (S.Cataldo, Enna, Mazzarino, etc.) Nel 2012, è il turno di “Cicerone pietra miliare dell’Avvocatura”; te-sto inedito, in lingua latina, con rappresentazione di episodi di vita romana, esempli!canti la legisla-

zione dell’epoca ra"rontata an-che a quella attuale e presentati da un Cicerone redivivo, protagoni-sta nelle fasi conclusive del “Pro-cesso a Verre”, con70 avvocati. L’opera, costumi d’epoca, ha tocca-to i pro!li giuridici del divorzio a Roma, del pentitismo, dell’usura, del meretricio e della locatio ven-tris, nonchè dell’attività delittuosa di Verre in Sicilia ed è stata rappresen-tata, sino a oggi, oltre che al teatro “Bau"remont” di Caltanissetta, di concerto con la Croce Rossa Italiana e con il patrocinio del CNF, a Paler-

mo, e nell’ambito del Festival Na-zionale della Comunicazione a cura delle Edizioni Paoline, a S. CataldoEntriamo nel dettaglio della trama de “Le mille e una notte del diritto” pros-simo appuntamento in calendario.L’evento, al quale è prevista la pre-senza di un rappresentante del Governo regionale e della stessa ANM, assume quindi straordinario rilievo e s’inquadra al meglio nell’at-tuale problematica europea della

ria"ermazione dei diritti umani.Si tratta di un’opera dal testo ori-ginale mirato alla promozione ed a"ermazione dei diritti umani nel mediterraneo, contro ogni vio-lenza ai danni delle donne e per la legalità ed è ambientata nella Sici-lia del X secolo, nel periodo aureo dell’occupazione araba. I valori che

ispirano questo spettacolo, muo-vono dalla conoscenza del mondo arabo-islamico, per instaurare con esso rapporti corretti e fecondi, per promuovere la pace, la tolle-ranza reciproca nel Mediterraneo, l’a"ermazione dei Diritti dell’uomo e della donna alla vita, alla libertà, alla salvaguardia della dignità ed alla sicurezza individuale e colletti-va, riconosciuti sia nella Carta Eu-ropea sia in quella Araba dei diritti

dell’uomo. Con la creatività mista a fantasia e a ri#essione, propria della performance teatrale, sono trasfor-mate le favole narrate all’Emiro di Sharazàde in espedienti per la rap-presentazione di episodi di vita che sollevano altrettante problematiche scottanti: il burka, la lapidazione, l’in!bulazione, la legge del taglione,

l’apostasia, la violenza sulle donne. Ogni “favola” rappresentata attin-ge a fonti storiche documentate e trae materia e forza da studi at-tenti e !lologicamente condotti. La lingua, la cui creazione ha costi-tuito la s!da maggiore, oltre all’ara-bo, è un arabo-siculo immaginato e non testimoniato in opere pervenu-te alla posterità, (tracce del quale si rinvengono nell’isola di Malta) con interpolazioni di latino, a testimo-niare il sincretismo che caratterizzò l’isola “felice” di quel medioevo che ci ha fatto eredi di un patrimonio artistico e culturale di eccellenza. Per la traduzione e la piena corri-spondenza ai testi storico-giuridici dell’epoca ci si è avvalsi della col-laborazione di due docenti: il Prof. Francesco Barone, docente di lingua e storia araba dell’Università di Ca-tania e la Prof.ssa Francesca Fian-daca, Direttore della biblioteca dio-cesana di Caltanissetta, già docente di lingua e letteratura greca e latina.Quest’ultima, come da copione, in-terverrà nel corso della rappresenta-zione teatrale per muovere un’espli-cita e forte accusa nei confronti di Sharazade, prendendo spunto dalle espressioni contenute nel li-bro “Perché ho ucciso Sharazade”. La scena si concluderà con l’ucci-sione della predetta e l’avvio di un dibattito col pubblico presente in teatro sulla diversa visione circa l’af-fermazione dei diritti della donna. Nel corso dello spettacolo è pre-vista, in!ne, la consegna di un riconoscimento all’opera e all’im-pegno civile di Joumana Haddad.

Episodi di vita su problemi scottanti: il burka, la lapidazione, l’in!bulazione, la legge del taglione, l’apostasia

Il 12 giugno al teatro Bauffremont

di Caltanissetta in scena avvocati

e magistrati

A sinistra e al centro pagina un momento della rappresenta-zione “Cicerone, pietra miliare dell’avvocatura” (2012). Sotto la scrittrice libanese Joumana Haddad

Contro ogni violenza sulle donne lingua araba e siciliana insieme

“Le mille e una nottedel diritto”

Page 39: il Fatto Nisseno - maggio 2013

Maggio www.ilfattonisseno.it 39

Il percorso artistico del regista Ivan Giumento, 36 anni, è di quelli che me-ritano di essere raccontati per la bellez-

za intima di un lavoro che troppo spesso i fruitori !nali dell’arte, gli “spettatori”, non hanno possibilità di apprezzare. Un cam-mino fatto di scelte di"cili, di rinunce, di studio intenso nelle ore notturne, spesso a sacri!care anche giorni e notti di festa, vacanze, momenti di relax e svago che per altri invece sono uno stile di vita. Il tutto per una passione che si sovrappone alla vita di tutti i giorni, alle necessità lavora-tive, ma che è anche lo sbocco naturale di una urgenza di bellezza che solo l’arte può regalare. In questo caso il teatro.La passione per il teatro, a suo dire, c’è sempre stata. A nove anni ha cominciato facendo il suggeritore nella compagnia teatrale parrocchiale di “Cristo Re” e già allora si accorgeva di scrivere note a mar-gine del copione: nulla che riguardasse, ovviamente, la regia in sé, ma una serie di appunti su ciò che andava o no sulla scena, a riprova di una forma mentis già nata per il teatro.Attorno ai 20 anni si avvicina a una com-pagnia teatrale come aiuto regista. Poi, dietro lo stimolo della stessa compagnia e degli amici, che lo spingono a provare l’esperienza diretta della regia, inizia il suo percorso di regista, che è anzitutto fatto di uno studio molto personale, ricercato, in-dipendente.Primo anno, prima regia e la compagnia partecipa a un festival teatrale a Mister-bianco: in giuria gente dello spettacolo come, tra gli altri, Salvo La Rosa e Enrico Guarneri (in arte Litterio) o Musumeci, al tempo direttore del teatro Metropolitan di Catania. Giumento vince il premio come migliore regia con l’opera “Gatta ci cova”.

In altri casi, come purtroppo succede trop-po spesso alle nostre latitudini, questo tipo di grati!ca avrebbe creato un cortocircu-ito mentale a deviare il precoce vincitore verso strade poco formative e molto au-toreferenziali. Non è il caso di Giumento che, anzi, sente quella vittoria quasi come un peso, come una responsabilità a dotarsi di ulteriori e più approfondite fondamenta e strutture portanti nel campo della regia. Comincia così una ricerca frenetica di ogni testo teatrale possibile, al punto da acquistarne quasi un migliaio (circa un quarto prettamente tecnici) che fanno da solida base per i suoi studi, con un sacri-

!cio economico che, immaginiamo, gli è costato molto anche in termini di “vita normale”.Da lì derivano decine di collaborazioni che lo porteranno a realizzare non meno di 600 spettacoli/repliche nel corso di 15 anni di attività. Senza tralasciare mai un impe-gno anche nel sociale che sente suo (sono diverse le esperienze di progetti gratuiti in strutture carcerarie con protagonisti ex tossico-dipendenti); né un impegno per la sua San Cataldo, città natale, contribuendo all’organizzazione per molti anni, assieme

alla compagnia “Teatro Insie-me”, di una delle più importan-ti ricorrenze artistiche locali: la rassegna teatrale “Teatro sotto le stelle”.Molte sono le trasferte che por-teranno le compagnie da lui dirette fuori dalla Sicilia: una di queste lo vede protagonista di un prestigioso festival a Montepul-ciano (Siena), dove ottiene il pre-mio come miglior regia per lo spettacolo “Così è se vi pare” di Pirandello.Negli ultimi tempi ha stretto una pro!cua collaborazione con un artista straordina-rio come Mario Incudine. L’incontro con il cantautore di Enna non è per nulla ca-suale: ne acquista, quasi accidentalmente, un cd in un negozio musicale e rimane folgorato dalla Sicilia che ne viene rappre-sentata, dall’esplosione ritmica della band di Incudine, dal sound incastrato alla per-fezione tra modernità e sperimentazione, dalla poetica intensa e di una femminilità intensa (legata indissolubilmente all’amore per la propria isola) che sgorga dalle note del disco.Tredici canzoni di un album, dal tito-lo “Abballalaluna”, che Giumento vede come intelaiatura di uno spettacolo. Da questa intuizione nasce una commedia, “Abballalaluna, una storia d’amore”, che vede protagonista diretto lo stesso Incu-dine, con cui nel frattempo ha stretto un rapporto di amicizia intenso. Un’opera che germina come musical ma che poi svolta, si fa strada da sé, procede per un percorso espressivo diverso, insolito, anomalo, e che a fatica veste l’abito della commedia mu-sicale. Evoluzione che stimola il regista a insistere, disinteressandosi dei cliché, delle necessità sceniche, delle de!nizioni, aven-

do in mente l’unica necessità percepita in quel momento: funziona?“Abballalaluna, una storia d’amore” fun-zionerà eccome, con repliche e esibizioni che raccolgono consensi a 360 gradi.L’opera gli regala una visibilità inattesa che con#uisce in una nuova importante oppor-tunità: l’aiuto regia nel monologo di Piero Pieri, “La guerra di Giovanni Marangoni”, diretto da Paolo Merlini del Teatro Stabile di Catania, con Mirella Mastronardi e mu-siche di Mario Incudine. Esperienza che aspetta di essere raccolta e fatta fruttare nei prossimi mesi.Nel frattempo, l’impegno locale conduce Giumento a una nuova avventura, ov-vero la fondazione di una nuova compa-gnia teatrale, “Medea”. Con vecchi e nuovi compagni (Liliana Carletta, Elena Falzone, Daniela Rivela, Michele Falzone, Fran-cesco Capizzi, Michele Capizzi, Andrea Zimarmani, Daniela Cravotta) l’avventura comincia con un inedito scritto da Giu-mento, una commedia leggera, anche nel cast, dal titolo “Du palummi e ‘na cassata” che sarà al centro di importanti tappe esti-ve. Per il futuro, un progetto di commedia sulle miniere, visto da una prospettiva di-versa dalle solite e che si preannuncia di particolare interesse.Una compagnia della quale, facile preve-derlo, sentiremo parlare a lungo. E bene.

di Alberto Di Vita

& NoteTeatro

Ivan GiumentoIl regista che ama la musica

Determinante la collaborazione con Mario Incudine, dall’album “Abballalaluna”tratto uno spettacolo

Page 40: il Fatto Nisseno - maggio 2013

Maggiowww.ilfattonisseno.it40