il Fatto Nisseno - maggio 2015

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Palazzo del Carmine nelle “mani” del Segretario Generale Ri essioni È lei Rita Lanzalaco segretaria generale del comune di Caltanissetta, la potentissima Rais dell’amministrazione. La donna che tiene sotto scacco dipendenti e consiglieri, am- ministratori e dirigenti. Alla sua prima esperien- za in un comune capoluogo di provincia a meno di un anno dal suo arrivo, è stata presentata alla stampa il 9 di settembre, al anco del sindaco Ruvolo, ha già mosso abbastanza le acque da di- ventare argomento di discussione nella sede dei partiti e all’interno dei gruppi consiliari. continua a pagina 2 Potere e burocrazia www.ilfattonisseno.it scrivi alla redazione: lettere@ilfattonisseno.it Direzione Editoriale: Michele Spena - redazione: Viale della Regione, 6 Caltanissetta - Tel/Fax: 0934 594864 - Stampa: STS S.p.A. Zona industriale Vª Strada, Catania - Reg. Tribunale di Caltanissetta n° 224 del 24/02/2011 Maggio Anno V Num. 37 Poste Italiane S.p.A. - Sped. in Abbonamento Postale D.L. 353/2003 conv. N. 46 art. 1 comma 1. Sud /CL Mensile di approfondimento FREE PRESS a pagina 11 Ciak e celluloide, il talento di Luca Vullo Il personaggio Etico a pagina 17 Trinacria maltrattata: “peggio degli eletti ci sono gli elettori” I Fatti di Etico 2015 ISSN: 2039/7070 A. Giunta I. Baiunco UNITED COLORS OF CALTANISSETTA PiazzAcolori, gioiose pennellate di simpatia nel cuore del capoluogo nisseno M. Spena a pagina 3

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Mensile di approfondimento su Caltanissetta e provincia

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Palazzo del Carminenelle “mani” del Segretario Generale

Riflessioni

È lei Rita Lanzalaco segretaria generale del comune di Caltanissetta, la potentissima Rais dell’amministrazione. La donna che

tiene sotto scacco dipendenti e consiglieri, am-ministratori e dirigenti. Alla sua prima esperien-za in un comune capoluogo di provincia a meno di un anno dal suo arrivo, è stata presentata alla stampa il 9 di settembre, al fianco del sindaco Ruvolo, ha già mosso abbastanza le acque da di-ventare argomento di discussione nella sede dei partiti e all’interno dei gruppi consiliari.

continua a pagina 2

Potere e burocrazia

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Direzione Editoriale: Michele Spena - redazione: Viale della Regione, 6 Caltanissetta - Tel/Fax: 0934 594864 - Stampa: STS S.p.A. Zona industriale Vª Strada, Catania - Reg. Tribunale di Caltanissetta n° 224 del 24/02/2011

MaggioAnno V Num. 37 Poste Italiane S.p.A. - Sped. in Abbonamento Postale D.L. 353/2003 conv. N. 46 art. 1 comma 1. Sud /CLMensile di approfondimento

FREE PRESS

a pagina 11

Ciak e celluloide,il talento di Luca Vullo

Il personaggio

Etico a pagina 17

Trinacria maltrattata: “peggio degli eletti ci sono gli elettori”

I Fatti di Etico

2015

ISSN

: 203

9/70

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A. Giunta

I. Baiunco

UNITED COLORS OF CALTANISSETTA

PiazzAcolori,gioiose pennellate di simpatianel cuore del capoluogo nisseno

M. Spena a pagina 3

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Fatti & Palazzo del Carmine

Non ama dispensare sorrisi, ri-servata, occhi bassi sul com-puter, di poche parole e spes-

so sferzanti così la si vede in consiglio comunale, luogo che pare non ami frequentare, silenziosa e quasi distratta dalle vicende e dalle beghe del civico consesso. Si è insediata dopo essere stata scelta ed aver scavalcato fior di insigni e blasonati candidati, diretta-mente dal primo cittadino leggendo il suo curriculum e dopo un colloquio. Oramai la prassi delle scelte dell’am-ministrazione passano tutte per col-loquio, stesso criterio è stato utilizzato per la selezione degli assessori, i partiti hanno fornito un elenco di nominati-vi ed il sindaco, lui e solo lui, dopo un colloquio ha scelto la giunta. Nono-stante adesso le funzioni del segretario generale siano cambiate radicalmente rispetto al ruolo svolto un tempo, i più si aspettavano porte aperte, confronti, continue presenze in consiglio e sup-porto sui quesiti amministrativi. Pare che così non è. I primi mugugni sono arrivati dalle commissioni consiliari dai presidenti che non si sono sentiti supportati, domande poste, risposte non date. È diventata leggenda metro-politana una famosa risposta data du-rante una commissione :” Non è di mia competenza, io non sono il direttore generale.” Nel corso dei mesi gli aneddoti sulla presunta incomuni-cabilità, la difficoltà di rela-zione con la “lady di ferro” si sono molt ipl i-cati. Dalla violentissima discussione con la presidente del con-siglio Leyla Mon-tagnino,

seconda carica del comune, per un permesso non voluto firmare, alle let-tere di censura che pare fiocchino per tutti come neve a Natale. Sono tre le donne al vertice del potere burocrati-co di Palazzo del Carmine e pare che il tanto auspicato clima di collaborazio-ne dichiarato nelle interviste del gior-no di insediamento sia stato solo un

miraggio. Le une contro le altre armate a colpi di porte che sbattono e di pianti improvvisi e fluviali. Anche il rapporto con la giunta e gli assessori fatto salvo il sindaco che pare la difenda a spada tratta al di sopra di tutto e di tutti non sia dei più rosei. Nel corso degli ultimi nove mesi numerosi sono stati i fatti amministrativi accaduti e raccontati anche fuori le mura di un un palazzo che sta sempre più diventando, dei ve-leni. Dalla risposta data dagli enti locali ad un parere richiesto, che ha avuto il sapore di un sonoro richiamo alla pre-sa di responsabiltà del ruolo, a vicende che hanno riguardato la chiusura im-provvisa delle ville comunali per man-canza di personale, senza una soluzio-ne immediata. Fatti che hanno dato all’esterno l’immagine di un’ammini-strazione lenta, dai tempi pachidermi-ci. Al di là dei fatti amministrativi che comunque se non risolti celermente ri-schiano di bloccare una città, adesso è arrivata la politica a prendere, pare una

posizione netta sull’operato della Lan-zalaco. Se la macchina non si muove la politica non può dare risposte e pian piano perde consenso. Per chi la politica la conosce comprende perfet-tamente che onta terribile è frapporsi fra essa e l’elettorato. Per molto meno sono saltati sodalizi politici apparen-temente granitici. La politica non perdona, il consenso non si tocca. L’aria d’insofferenza che si respira nei corridoi del comune è la stessa che si percepisce nelle stanze delle segreterie di partito e non solo, sull’argomento segretario generale. Probabilmente questo è l’unico tema che unisce de-stra e sinistra, maggioranza e opposi-zione, pare che lo scontento sia diffu-so. Tutto ciò accade in un clima ancor più avvelenato dalle lettere anonime, dal venticello della calunnia che spira sulle teste di chi a palazzo comanda. Sembra essere ormai una partita di giro oggi a te, domani a me, non c’è scampo per nessuno. “Il lavoro non

mi spaventa” aveva detto ai microfo-ni di un ‘emittente locale il giorno del suo insediamento Rita Lanzalaco, ma adesso il problema pare essere non tanto la mole di lavoro che comporta dirigere un comune capoluogo, quan-to i rapporti umani con chi è dentro la macchina burocratica, ma anche e sopratutto con chi è fuori da essa ma per consuetudine la controlla. Nessun dipendente comunale direbbe mai a viso aperto per ragioni varie che ha

più volte chiesto di parlare con la se-gretaria e gli è stato negato. Ma poi lo racconta previo l’anonimato.Nessun assessore ammetterebbe di aver im-precato contro un diniego definendo-lo ostruzionismo, ma poi lo ha fatto, perchè magari ci sono i testimoni che lo raccontano. È tutto un si sa, ma non si dice e chi sa tace. Si sono ribaltati i ruoli se fino a 10 anni fa la burocra-zia chinava la testa alla politica per-chè organismo di supporto, se fino a 10 anni fa l’amministrazione attiva esercitava quel timore reverenziale sui dirigenti che collaboravano, aiu-tavano, supportavano adesso anche e soprattutto grazie alla riforma della pubblica amministrazione, i dirigenti si sono strasformati nei carcerieri del-la politica.”Non si muove foglia che la Lanzalaco non voglia”, filastrocca fresca fresca di conio, bisogna vedere adesso quanto durerà e come finirà. La politica non dimentica e non per-dona.

di Ivana Baiunco

L’incomunicabilità con i dipendenti comunali ha determinato il blocco dell’attività amministrativa

Corridoi del Comune: è di fresco conio la sferzante filastrocca “Non si muove foglia che la Lanzalaco non voglia”

Direzione EditorialeMichele Spena

Direttore responsabileMarco Benanti

Collaborazioni:Ivana BaiuncoLiliana Blanco

EticoFiorella Falci

Filippo FalconeAnnalisa GiuntaFranco Infurna

Lello LombardoSalvatore Mingoia Donatello Polizzi

Cardinale RichelieuAlberto SardoGiuseppe Taibi

Giovanbattista TonaRosario Neil Vizzini

Disegno grafico eImpaginazioneAntonio Talluto

DistribuzioneGiuseppe Cucuzza

Redazione Viale della Regione, 6

Caltanissetta

[email protected]/Fax: 0934 - 594864

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“La carceriera della politica”

La potentissima

Rais del comune

segue dalla prima

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di Michele Spena

Sono stati i cittadini di Caltanissetta i padrini e le madrine dell’inau-gurazione di Corso Vittorio Ema-

nuele, mai avvenuta con un rito ufficia-le, ma che è stato “varato” con un vero e proprio “battesimo del fuoco”, proprio direttamente dai Nisseni, senza Autori-ta’ presenti.Una sola folgorante fiammata di allegria e di colore che, almeno per il 9 e 10 mag-gio scorso, ha fatto dimenticare sacrifici, disagi e polemiche dei lavori di riquali-ficazione della “Grande Piazza”, proget-tati, finanziati ed appaltati dall’Ammi-nistrazione Campisi e completati, con l’ultimo stralcio in ordine di tempo di Corso Vittorio Emanuele, dall’attuale Amministrazione Ruvolo. “I centri stori-ci rappresentano una tela ideale dove “re” imprimere i colori del vivere a dimensio-ne umana, in un ritrovato rapporto tra insediamenti e natura, ripristinando quel sistema di relazioni che trovano un loro normale intrattenersi in un ambiente, caratterizzato da rapporti misurabili tra edifici e spazi aperti e luoghi rappresen-tativi del senso di appartenenza ad una comunità”, scriveva Milazzo nell’atto di indirizzo per la rigenerazione del Quar-tiere Provvidenza.Da questa citazione partiamo per rac-contare “PiazzAcolori”, che come a vo-ler evocare la metafora, ha trasformato la grande “tela ideale” del riqualificato Corso Vittorio Emanuele, in una “ma-triosca” che ha contenuto una moltitu-dine di piccole “tele reali” degli artisti

(pittori e non solo) che si sono cimentati in questa straordinaria estemporanea, accompagnata da musica, giochi ed esibizioni di magia, danza teatro e tanto altro, in un clima di allegria ipnotico e contagioso, che ci ha ricordato per un attimo la Caltanissetta gli anni settanta ed ottanta.Un’altra Città, un’altra Italia, era quella passata, che viveva nella prosperità e po-sitività di un dilagante e necessario con-sumismo, giustificazione e presupposto stesso delle condizioni di benessere.A Caltanissetta “a Chiazza” da una par-te e “il Viale” dall’altra costituivano, in assenza di internet e cellulari, i luoghi naturali di relazioni e rapporti, nel tem-

po recisi e sostituiti da un voyeurismo depressivo, dove l’era della globalizza-zione offertaci da internet, di cui abbia-mo abusato, in realtà celava una insidio-sa prigione dorata, dove siamo stati tutti più o meno attratti, mentre fuori tutto deriva in un pervasivo oblio di relazioni “virtuali”.

L’idea, nata da Loren-zo Ciulla, cantante dei “merce fresca”, e dal sempre verde Roberto Gallà e da Claudia Tornatore, prevedeva una ini-ziale impostazione di “estempora-nea d’arte”, che ha rapidamente aggregato, con un inaspettato meccanismo febbrile di en-tusiasmo collet-tivo, una interessante sintesi di

iniziative da parte di musicisti, fotogra-fi, artigiani, danzatori, attori, categorie tutte apparentemente diverse tra di loro, ma accomunate da un’unica chiave di lettura della volontà di soddisfazione di un represso bisogno di stare insieme e farlo nel miglior modo possibile. Non è mancato l’associazionismo, che ha sa-

pientemente intuito la valenza collettiva dell’evento. Il successo decretato dalle migliaia di nisseni che hanno affollato il Centro Storico ha, praticamente, dato il via all’organizzazione della seconda edi-zione di PiazzAcolori, in programma il 20 giugno dalle ore 17 alle 24. Ai tre organizzatori “originari” si aggiunge Giovanni Balbo. La kermesse sarà più “ricca”. Spazio per lo sport (basket, ping pong, calcio, rugby, spinning), dan-za e musica con gli spettacoli live di: “Maybellene” (Evelyn Leone e Fabio D’angelo), Elio Lombardo, Sergio Zafa-rana, Miki Rosano, Studio Jazz Group, un laboratorio intitolato “La musica e la pace” a cura di Danilo Lapadura dedica-to dell’integrazione.La prima edizione di PiazzAcolori, co-stata soli 540 euro, è stato interamente sostenuta dagli organizzatori, senza al-cun contributo finanziario, progettuale ed organizzativo da parte dell’Ammini-strazione Comunale o altri Enti pubbli-ci, a controprova che nulla può mettersi in mezzo tra la voglia di fare e lo stra-ordinario risultato che può generarsene.

Non è stato nemmeno necessario im-piegare neanche più vigili o “transenne” del solito. Tutto si è svolto nella assoluta civiltà, nonostante la grande presenza di cittadini di tutte le età ed appartenenze sociali.Sembrava che tutti aspettassero solo il “colpo della partenza”, come se una

enorme energia cinetica fosse proprio lì, in attesa di essere liberata. Tutto ciò è avvenuto spontaneamente, senza alcu-na guida o stimolo dall’alto, a prova che nella nostra apparentemente “Calma-nissetta” esiste ancora l’esserci e stare in-sieme, nonostante la crisi ed il periodo non proprio allegro, e ciò avviene senza l’ausilio di troppo elaborate teorie sulla democrazia partecipata, ma semplice-mente perché a Noi Cittadini va e basta.Naturalmente non sono mancate e non mancheranno le critiche da parte di chi avrebbe voluto il volume della musica

più basso, da chi riteneva che sarebbe stata necessaria la presenza di artisti internazionali, tutte osservazioni me-ritevoli di attenzione, ma che vengono messe in secondo piano rispetto alla straordinario risultato ed all’entusiasmo di quanti vi hanno partecipato metten-doci la faccia e le risorse e tutti quanti

vi sono intervenuti contribuendone al successo.A noi piace pensare all’evento come un grande banco di prova, ad un punto di partenza, dal quale ognuno potrà tro-vare le ragioni, non solo per una ripro-posizione, magari rivisitata e migliorata anche con il contributo di chi la critica.Riteniamo comunque che la cosa più importante, è farne un elemento cata-lizzatore di un vero e proprio cambio di mentalità, rendendo pregnante, nell’agi-re quotidiano, la voglia ed il bisogno di fare per il collettivo.

I social network sono stati sommersi dagli scatti che hanno immortalato il sorriso “colorato” dei bambini

Migliaia di nisseni hanno “risposto” all’iniziativa

Una visione nuova della città, delle vie come sbocco dell’arte. La kermesse, nata da un’intuizione su Facebook, ha infiammato gli animi dei cittadini

L’Editoriale

PiazzAcolori: il centro risorge

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www.ilfattonisseno.it4 Maggio

Erano i primi giorni del 2000 quando una famosa società di costruzioni, di lunga tradizio-

ne, cominciava i lavori per il rifaci-mento di alcuni tratti della più nota incompiuta del nostre paese, l’auto-strada Salerno-Reggio Calabria.A dirigere uno dei cantieri, dalle parti di Cosenza era stato mandato un giovane ingegnere settentrionale con un nome e cognome da orgo-glioso soldato dell’antica Roma.E con la stessa perentoria intransi-genza di un soldato, l’ingegner Mar-co Fulvio (così si chiamava) si com-portò dinanzi a due personaggi che dicevano di rappresentare le perso-ne del posto e che, a loro nome, gli chiedevano dei soldi per fargli tene-re aperto il cantiere: non pagò e, quando se ne andarono, si recò subi-to dai carabinieri a raccontare quel-lo che era accaduto.Poco tempo passò e l’ingegnere si presentò alla sede centrale della sua società per chiedere di essere solle-vato dall’incarico.Lo accontentarono subito e a Co-senza a dirigere il cantiere stavolta mandarono un geometra. Con un titolo di studio più modesto e con un nome meno altisonante, il geo-metra Angelo Spiga non dovette es-sere scelto perché seguisse le orme dell’ingegnere Fulvio.D’altronde prima di andarsene Ful-vio scrisse agli stessi investigatori dinanzi ai quali aveva sottoscritto le circostanziate denunce sui tentativi di estorsione in danno della sua dit-ta e nella lettera sostenne che non aveva detto bene, che non aveva ca-pito bene, che insomma quello che lui aveva detto in realtà non lo aveva detto.Gli inquirenti non credettero alla ri-trattazione, anche era stata fatta da uno del Nord. E d’altronde non solo Fulvio era stato dettagliatissimo nel-la sua prima improvvida denuncia ma aveva anche riconosciuto nelle foto le persone che si erano presen-tate a chiedere denaro.Evidentemente qualcuno o qualcosa gli avevano fatto cambiare idea... forse qualcuno gli aveva spiegato che non doveva comportarsi così. E i suoi datori di lavoro dovettero condividere che non era opportuno che Fulvio rimanesse in cantiere.Meglio mandarci il geometra Spiga.

Il quale, appena cominciò ad occu-parsi dei lavori, si dimostrò capace di fare andare tutto tranquillo. Nessun’altra denuncia, nessun altro problema.Forse perché nessuno più si era per-messo di avvicinarsi in cantiere e

chiedere soldi?In apparenza sembrava così. Ma gli investigatori scoprirono pre-sto che in cantiere di tanto in tanto Spiga si intratteneva cordialmente con le stesse persone che l’ingegnere Fulvio aveva denunciato. Nel frat-tempo la prestigiosa società di co-struzioni cominciò a concedere in subaffidamento tantissimi lavori ad alcune piccole imprese, “la cui pro-fessionalità ed esperienza nel settore e la cui disponibilità di mezzi era pari a zero”, come scriveranno alcu-ni anni dopo i giudici calabresi.Problemi non ce n’erano, lavorava-

no imprese e maestranze locali e una confederazione di ‘ndrine rap-presentate da un contabile che te-neva i contatti con gli emissari del-la grandi ditte stabiliva come ripartire i lavori. Tutte le esigenze erano garantite.

Il mercato aveva trovato un equi-librio pacifico tra metodi leciti e metodi criminali. E c’era da gua-dagnare per tutti.Ci voleva gente come il geome-tra Spiga per fare funzionare il cantiere, mica un saccente e sprovveduto giovanotto come l’ingegnere Fulvio. In tutto questo ovviamente l’unica cosa di cui sembrava non occuparsi nessuno è che i lavori venissero ese-guiti bene: né chi stava in Calabria e che di quella strada si sarebbe dovu-to servire, né chi stava ai vertici delle grandi società che si aggiudicavano i

lavori.Questa vicenda come tante altre si-mili é finita in un processo contro la criminalità organizzata.E questa volta come tante altre volte si sono visti dipendenti di grosse ed importanti società venire a patti con

la mafia locale per portare a termine i lavori.In tante di queste vicende ovvia-mente chi viene a patti con la mafia è il responsabile del cantiere non certo i suoi superiori. Esaminate le prove e stabilite le re-

sponsabilità, in queste storie resta sempre un po’ di amaro. E viene da farsi una domanda.Possibile che uno come il geometra Spiga non si rende conto di potere essere scoperto? Possibile che non tema anche di creare un danno di immagine alla società per la quale lavora? E la società poteva immaginare che il geometra Spiga sedesse al tavolo della confederazione delle ‘ndrine per decidere come spartire i lavori di subappalto e di sub fornitura ?Difficile rispondere. E in ogni caso ci vogliono prove.Poi però scopriamo (perché lo scri-ve il Tribunale di Cosenza in una sua sentenza) che ogni mese, per badare ad un cantiere solo, il geo-metra Spiga riceveva una somma ben più alta di quella che risultava nella busta paga dell’amministrato-re delegato della sua società.

Quindi i suoi supe-

riori lo dovevano con-siderare davvero bravo.E cosa dimostra questo? In un pro-cesso nulla.Ma fa riflettere lo stesso.

Fatti contro la mafiaper non dimenticare

Stor

ia &

Cul

tura

Quando si fa vincere la mafia

sulla buona economia

La strana storia di un ingegnere e di un geometrasulla Salerno-Reggio Calabria“

di Giovanbattista Tona

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Recuperati alla memoria col-lettiva gli scritti pedagogici e politici di Arcangelo Russo,

pubblicati in un volume a cura dell’U-CIIM: illuminano un trentennio della vita del Paese e del nostro territorio, con il rigore e la passione civile di un intellettuale cattolico, nostro con-cittadino, che è stato

protagonista di una stagione comples-sa e difficile della nostra storia recente.Arcangelo Russo, uomo di scuola, lai-co impegnato in Azione Cattolica, di-rigente nazionale dell’UCIIM, uomo politico, senatore dal 1972 al 1975, è

la personalità che l’UCIIM (Unione Cattolica Italiana Insegnanti Medi) di Caltanissetta ha deciso di ricordare in occasione del 70° della propria fonda-zione, ricostruendo un’esperienza isti-tuzionale e un’elaborazione culturale di cui non si era fatto tesoro in questi anni.

Arcangelo Russo infatti moriva, pre-maturamente, quaranta anni

fa, nel maggio del 1975, stroncato da un male in-

curabile, a soli 51 anni, e sulla sua esistenza dedicata all’impegno pedagogico, cultu-rale e politico non era stata coltivata alcuna memoria pubblica, se si ec-

cettuano alcune intitolazioni di locali scolastici a

Caltanissetta.E’ stato riscoperto

invece, un patrimonio di scritti, di interventi,

di elaborazioni, asso-lutamente pregevoli per

la qualità dei contenuti, e preziosi per ricostruire

il contesto della vita della scuola italiana nella fase stra-

tegica della riforma della scuola media unica, che

aveva posto fine ad un sistema arcaico e discriminatorio, quello della scuola media anticamera dei licei e dell’av-viamento pro-

fessionale per i ragazzi de-stinati invece

“ad metalla”.E’ stata quella, dall’inizio degli anni ’60, la sfida più importante sostenuta dalla scuola italiana non solo all’interno delle proprie aule, ma strategica per costruire una democrazia inclusiva, per sostene-

re la mobilità sociale legata al “boom” economico con un investimento nella promozione della conoscenza e della coscienza di tutte le nuove generazioni italiane; una sfida che mise in moto le intelligenze degli uomini di pensiero e le sperimentazioni degli operatori della scuola con uno slancio di generosità e di impegno sociale senza pari.In quella sfida Arcangelo Russo ha saputo essere protagonista e leader educativo. Profondo conoscitore non soltanto della letteratura pedagogica, ma del dibattito a lui contemporaneo sui temi della didattica e dell’educazio-ne, lo ha messo a fondamento del suo impegno di docente e poi di preside, con una coerenza che tutti i suoi allievi e colleghi ancora ricordano, ed ha por-tato la sua esperienza sul campo, nelle scuole “di frontiera” della Sicilia dell’in-terno, in quegli anni flagellata dall’emi-grazione e dalla fine dell’economia del-lo zolfo, e all’attenzione nazionale con i suoi articoli su tutte le più importanti riviste pedagogiche del tempo.Mai cattedratico nello stile comuni-cativo, ma modernamente essenziale ed efficace, mai retorico ma sempre problematico nel proporre questioni e delineare soluzioni possibili, tenace e determinato sulle proprie convinzioni, capace di sostenerle con ricchezza di

argomenti e di esemplificazioni, senza mai scadere di tono, anche nelle ine-vitabili polemiche in un’epoca conflit-tuale. La sua passione di educatore, vissuta con una coerenza esemplare, si era in-trecciata da sempre con la sua militan-za appassionata di credente impegnato in Azione Cattolica, di cui è stato diri-gente diocesano e regionale, e di intel-lettuale impegnato nella vita politica, nella Democrazia Cristiana, di cui fu segretario provinciale giovanissimo, nel 1951, e poi dirigente regionale, fino alla elezione al Senato, in cui ha lavo-rato con passione e competenza negli ultimi tre anni della sua vita.In queste diverse declinazioni della sua esistenza ha testimoniato sempre al massimo livello una lucida coerenza

tra ortodossia ed ortoprassi, non sol-tanto nella corrispondenza tra le sue idee e i suoi comportamenti, ma an-che nella capacità di relazionarsi con il potere e i suoi uomini, nel suo partito come nelle istituzioni, con lealtà ma senza alcun timore reverenziale, senza compiacenze e senza “sconti” rispetto al dovere della politica di garantire i diritti delle persone e di “rimuovere gli ostacoli” alla loro piena realizzazione.Autorevole per questa coerenza, sti-mato e rispettato anche dagli avversari politici, avrebbe potuto guidare, se ne avesse avuto il tempo, la crescita di un gruppo dirigente rinnovato e com-petente nel mondo politico del suo territorio, perché aveva lucida consa-pevolezza, come emerge dai suoi in-terventi parlamentari, delle dinamiche di involuzione che erano in corso nella Sicilia e nel Mezzogiorno dei suoi anni; involuzione non soltanto economica, ma anche sociale, antropologica, e so-prattutto relativa alla credibilità delle classi dirigenti.Riproporre oggi la figura di Arcangelo Russo non è però soltanto una opera-zione di ricostruzione di una memoria importante.

L’attualità della sua elaborazione e del-la visione pedagogica e antropologica che emerge dai suoi scritti è positiva-mente sconvolgente, ci parla con le pa-role dell’oggi, con le idee e lo spessore etico che oggi sarebbe indispensabile tornassero ad essere alla base della vita pubblica. La memoria è sempre responsabili-tà per il presente, non è consolazione nostalgica di fronte alle inadeguatezze che viviamo, è fondamento del futuro, è l’ancoraggio culturale della capacità di progettare il cambiamento. Questa responsabilità, questa coeren-za, questa dirittura morale attraverso personalità limpide e autorevoli come Arcangelo Russo, vorremmo che ritor-nassero a guidare oggi la nostra società e la nostra scuola.

www.ilfattonisseno.it6 Maggio

Arcangelo RussoIntellettuale cattolico dalla scuola alle istituzioni

di Fiorella Falci

Storia & Cultura

Arcangelo Russo è nato a San Cataldo (Caltanissetta) il 1° settembre 1923. Professore di Lettere, è stato Preside delle scuole medie “F. Cordova” di Caltanissetta e “P. Balsamo” di San Cataldo. Il suo impegno professionale è stato caratte-rizzato da una tenace passione di educatore, che lo ha portato ad investire nella nuova scuola media unificata, le sue quali-tà di studioso di pedagogia e didattica e la sua creatività di educatore. Dirigente regionale e nazionale dell’UCIIM, ha rappresentato nel dibattito nazionale sui pro-blemi della scuola italiana un punto di riferimento autorevo-le, coniugando l’urgenza della promozione umana dei giova-ni con la puntualità scientifica delle sue proposte di metodo-logia e didattica.Sin da giovanissimo ha militato nell’Azione Cattolica, di cui è stato presidente diocesano dal 1951 al 1958.Segretario provinciale della

Democrazia Cri-stiana di Caltanis-setta nel 1951, ha maturato poi una ricca esperienza amministrativa nelle istituzio-ni sociali, anche come Presidente, per cinque anni, dell’Ente Ospe-daliero “Vittorio Emanuele II” di Caltanissetta.Eletto Senatore il 7 maggio 1972, ha fatto parte del-le Commissioni Lavoro e Pubbli-ca Istruzione del

Senato, e della Commissione speciale per i problemi ecolo-gici (1972).Nel suo impegno istituzionale si è speso con grande determi-nazione e competenza sui temi dello sviluppo socio-econo-mico del Mezzogiorno e della Sicilia interna, e sui problemi dell’educazione, lavorando all’adeguamento legislativo del-la riforma della scuola media e dell’istruzione professionale.E’ scomparso prematuramente, a soli 51 anni, l’11 maggio del 1975. Gli sono stati intitolati, a Caltanissetta, il plesso di scuola media del villaggio S. Barbara e l’aula magna della scuola media “Rosso di S. Secondo”.

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www.ilfattonisseno.it8 Maggio

Durante una nota trasmissione televisiva, qualche settimana fa, venivano mandate in onda

alcune interviste a giovani di varie città italiane, ai quali veniva chiesto che cosa si celebrasse nella giornata del 25 Apri-le. La stragrande maggioranza non sa-peva rispondere.

Nel nostro Paese, dunque, prima di parlare di valori di democrazia, di li-bertà - quegli stessi che indussero tan-

ti giovani a rischiare la propria vita e molti a perderla - dovremmo tornare a parlare, anzitutto, di memoria storica; di cui oggi c’è un gran bisogno.La memoria è, nel senso comune, la possibilità di conservare nel nostro cervello i ricordi, le esperienze com-piute nel nostro percorso. La memoria

è l’archivio storico della nostra vita. Analogamente la memoria collettiva è l’archivio storico di un popolo. La me-

moria, in entrambi i casi, è una funzio-ne essenziale e, come tale, va salvaguar-data e custodita.Oggi, invece, purtroppo, assistiamo all’incessante opera di una pericolosa truppa invisibile di “agenti dell’oblio”; molto presente nei nuovi mezzi di in-formazione. Se, infatti, sino a qualche

decennio fa, il libro, la carta stampata, avevano il monopolio dell’informa-zione, oggi questa egemonia è finita,

ha lasciato il posto ad altri strumenti di informazione, più sofisticati; quelli informatici, mutando, di fatto, lo stesso modo di informare.La complessità, la lentezza, di cui han-no bisogno i fatti storici, per sedimen-tarsi e per costruire le loro descrizioni, le loro interpretazioni, non possono non far fatica a star dietro alla velocità, alla semplificazione, alla rapidità, dei nuovi mezzi che ci informano oggi. Anche la canalizzazione dei risultati della ricerca attraverso l’insegnamen-to scolastico ha perso, di fatto, la sua esclusività, sopraffatta dall’abbondanza dei messaggi che giungono ai giovani attraverso moltissime altre fonti.Quindi la storia, in questi nuovi scena-ri di iper-modernità, fa molta fatica ad imporsi come fonte maestra di cono-scenza del passato. Fa fatica ad essere considerata - come invece dovrebbe essere - non un magazzino, dove i fatti restano lì, conservati nel tempo, ma in-vece un laboratorio dove i dati vengono continuamente rielaborati nella ricerca anche, e soprattutto, in una proiezione per il futuro.Tutto oggi scorre velocemente, tutto ri-mane in superfice, esattamente in con-trario di quello che invece necessita al lavoro storico. Nel passato si scriveva per i posteri. I poeti dell’antichità erano sicuri che le loro opere fossero destinate so-prattutto alle genti ancora da venire. Purtroppo, non è più così. Quindi la necessità di una memoria storica col-lettiva, rimane un elemento centrale,

specie per occasioni come la citata ricorrenza del 25 aprile, che va vista come una ricorrenza soprattutto di pace. Basterebbe leggere le Lettere dei condannati a Morte della Resistenza, per scorgere i tanti messaggi di pace che quei giovani ci hanno lasciato, pri-ma di essere fucilati. Quelle lettere di ragazzi, che vanno a morire, non sono lettere certo di guerra, sono semmai lettere di un sogno per un futuro di pace. Sappiamo che il mondo, da quel 1945, è profondamente mutato, non solo rispetto a quegli accadimenti, ma anche rispetto ai decenni successivi. E tuttavia, non hanno perso di attualità e validità le grandi motivazioni ideali della Resistenza, E’ stato questo, nelle sue forme più alte, lo spirito generoso dei giovani della Resistenza: un impulso di fratel-lanza, una lotta contro l’offesa dell’uo-mo contro l’altro uomo, un messaggio universale di concordia. Quello che scrive Anna Frank nei suoi Diari, as-sume, per intero, il senso di una testi-monianza perenne di pace. Scriverà, un grande intellettuale come Luigi Firpo, che basterebbe la sola morte di questa ragazzina a farci misurare intero l’orrore dell’umanità oltraggiata in ciascuna delle vittime; una per una. Dobbiamo ricordare, ma anche agire con il nostro esempio pacifico e di cit-tadinanza attiva, di impegno sociale, di difesa di ogni forma di democrazia e di libertà, perché non si ripeta mai più quello per cui molti altri giovanis-simi dovettero combattere e morire.

Fatti & POST SCRIPTUMdi Filippo Falcone

Breve riflessione su giovani e Resistenza a 70 anni dalla lotta di Liberazione

Social e tecnologia“Agenti dell’oblio”

CALTANISSETTA - SAN CATALDO - ENNA

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Il personaggio

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Un artista poliedrico, con una grande sensibilità per le tema-tiche sociali e antropologiche

che ha approfondito con un’originale creatività e competenza come regista e nelle sue produzioni cinematografiche: parliamo del 36enne filmaker nisseno Luca Vullo.Dopo aver concluso gli studi al corso di Laurea Dams, indirizzo cinema, all’U-niversità di Bologna ha cominciato a fare le sue prime esperienze e a realizza-re i primi lavori: documentari, cortome-traggi, videoclip musicali e spot pubbli-citari curando l’intero processo creativo dall’ ideazione, alla scrittura, alle riprese, alla regia, all’editing. Da diverso tempo si occupa della media education nelle scuole e nelle università; di laboratori del cinema e didattici per lo studio della lingua italiana e dal suo trasferimento in

Inghilterra ha iniziato un percorso con le università di tutto il mondo alla sco-perta della gestualità italiana. “Stavo cercando la mia valvola creativa – afferma Luca Vullo - per esprimere tutta la passione e l’energia che avevo dentro e che non sapevo canalizzare. Quando ho cominciato a giocare con la teleca-mera amatoriale, a raccontare storie, a mettermi in gioco anche come attore

mi sono reso conto che mi pia- c e v a moltissimo: dovevo provare a fare una mia creazione, era quella la mia strada. Tornai in Sicilia e con la mia tele-camera comprata a rate e un microfono di quelli che si trovano dai cinesi nacque nel 2003 “Cumu veni si cun-ta”, documentario pensato per un pubblico straniero che racconta la storia e l’esperienza dei personaggi della nostra città, che con molta umiltà e ingegno, han-no trovato nell’arte di arrangiarsi l’unico modo per sopravvivere”. “Con la mentalità d’indipendente - pro-segue - mi sono mosso privatamente trovando piccoli sponsor, poi mi recai al Comune per chiedere uno spazio dove

presentare il docu-mentario, qui in-contrai Fiorella Falci allora Assessore alla cultura che apprezzò il mio lavoro, chieden-domi di far parte del progetto. Nacque così la mia prima collaborazio- ne con le istituzioni locali che videro nella mia idea

q u a l -cosa di lungi-

mirante e così fu. “Cumu veni si cunta”

diventò un cult che tutti avevano nel pennino e nei dvd pirati”. Un documentario che ha avuto diversi riconoscimenti e ha girato tutto il mon-do. Tra i lavori del suo percorso nisse-no, volto a far conoscere e promuovere la città all’estero: “Caltanissetta oro di Sicilia” e “La settimana a Caltanissetta”, entrambi realizzati in collaborazione con la storica Rosanna Zaffuto Rovel-lo. Grazie a questi lavori e alle ricerche storiche Vullo conobbe meglio l’aspetto minerario, nacque così il cortometrag-gio “U carusu senza nome” e “Dallo zol-fo al carbone”, uno dei documentari in Italia più premiati del 2008, selezionato in concorso al David di Donatello nel 2009 e in nomination come miglior do-cumentario al Globo D’oro 2009. Dopo aver trattato della migrazione dei minatori siciliani alle miniere di carbo-ne in Belgio con il documentario “Dallo zolfo al carbone”, con il suo ultimo la-voro “Influx” Luca Vullo affronta la te-matica relativa alla migrazione italiana in Inghilterra, di cui il giovane regista nisseno ne è parte integrante.Un documentario “Influx”, già mol-to apprezzato, che è stato selezionato all’interno dello “Short film corner” del Festival di Cannes. Al momento è in fase di lavorazione il lungo metraggio.“Sono contento della risposta da par-te dei nisseni - afferma Vullo – e del coinvolgimento di alcune figure im-

por-tanti per il progetto Influx.

Un personaggio chiave è stato Leonar-do Orlando, sostenitore e promotore finanziario del progetto, un amico d’in-

fanzia che ho ritrovato dopo 15 anni in Inghilterra. In questi anni ho coinvolto nel mio percorso artistico e nel film In-flux altri nisseni, in primis mia sorella Liana e la mia famiglia, che mi hanno sostenuto affettivamente e moralmente; tra gli altri anche Santino Castronovo, Giuseppe Vasapolli compositore della colonna sonora, Marco Giannone che ha dato il suo contributo con un brano. Grazie all’aiuto di Fabio Ruvolo e del progetto “Un posto tranquillo” a dicem-bre abbiamo lanciato una campagna fondi on line per completare il film. Un esperimento ben riuscito, tante persone hanno creduto in me e altri investitori sono entrati a far parte come azionisti del film. E’ stata la prima volta che ho visto un segnale forte della mia città e dei mie concittadini che hanno credu-to in me e mi hanno dimostrato la loro stima”.Luca Vullo da 2 anni e mezzo ormai vive a Londra ance se come può torna nella sua città natale a trovare i suoi affetti più cari.“Io non ho mai tagliato – afferma Vullo - il cordone ombelicale con la mia città, con l’Italia, anche se ho sentito l’esigen-za di allontanarmi per lavorare meglio. Con il mio lavoro porto in giro per il mondo la mia terra, le mie origini, l’a-

more per il mio paese”.Abbiamo voluto chiedere al giovane re-gista come vede Caltanissetta: “E’ una sabbia mobile che ha degli sprazzi di genialità, di persone meravigliose, gente

incredibile ma è terribilmente fottuta da un sentimento atroce che è l’invidia che non ti fa vedere e apprezzare quello che gli altri stanno facendo senza toglierti nulla semplicemente perché ti pongono di fronte allo specchio e ti fanno vedere quello che stai facendo tu. Io sono felice-mente uscito da questa concezione, vivo in una delle città più libere che esistono al mondo da questo punto di vista. Ogni volta che torno da un lato è bello rive-dere gli amici, la famiglia, risentire certi sapori odori e sensazione ma allo stes-so tempo è triste vedere che non ci sia evoluzione sulla mentalità che alla fine è quello che ammazza il territorio. Una delle pecche principale è proprio quella di non saper valorizzare le risorse”.“Ai giovani dico – conclude - di cre-dere nelle proprie idee e di sognare, di non tener conto dei giudizi degli altri, rischiare e buttarsi nei propri progetti. Buttarsi significa abbandonare le cer-tezze, le false sicurezze che crediamo di avere e le abitudini; significa anche fare un cambiamento radicale, se que-sto non è il paese giusto per realizzare i propri obiettivi bisogna cercare da un’altra parte: questo non vuol dire che tu non possa tornare portando quello che hai imparato altrove. Sicuramente aprire le finestre del cervello fa bene. Consiglio vivamente ai giovani di fare un’esperienza all’estero. I miei suggeri-menti sono: fai e vai dove credi che si possa fare, non fermarti prima; volere è potere”.

VulloLuca

di Annalisa Giunta

Luca Vullo allo “Short Film Corner” del 68° Festival di Cannes

Il suo primo successo è “Cumu veni si cun-ta” del 2003. Nel suo ultimo lavoro, “Influx”, racconta le vite londinesi degli italiani: Londra tra gioie, delusioni e opportunità

Influx

Filmaker di successo

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Sembra essere il gioco delle parti rovesciato dove i ne-mici diventano amici e gli

amici diventano nemici. L’era del civismo e del cambiamento della profezia rivelata e della verità in tasca ha ribaltato anche le stori-che posizioni politiche: la mag-gioranza e l’opposizione, l’una che dovrebbe appoggiare l’operato dell’amministrazione l’altra che lo dovrebbe contestare. Ma gli sche-mi sono saltati. In una produzione quotidiana di comunicati stampa non si comprende più chi sta con chi. Il Partito Democratico scrive una nota piccata sulle disfunzioni dell’ufficio tecnico sulle inefficien-ze a causa di un dirigente a scaval-co. La perdita di milioni di euro per i progetti è uno spauracchio forte. C’è da darsi una mossa, fare qualcosa, ridefinire le responsabi-

lità interne. Se non fosse che i de-mocratici a tratti smemorati, non ricordano che l’assessore al ramo nella giunta Ruvolo è proprio stato indicato da loro, quell’Ame-deo Falci che ama le farfalle, la natura e non si scompone mai. Si scompongono in compenso i compagni di partito che in una battaglia senza limiti accusano di immobilismo uno degli uffici cuore dell’amministrazione e del-la macchina burocratica, l’ufficio tecnico che ha un capo inesistente, dove gli impiegati sono talmente oberati di lavoro che non riescono a smaltire gli arretrati. E’ tutta col-pa della burocrazia si intende per-fettamente dal tenore della lettera. “Sono necessari funzionari con adeguata preparazione professio-nale ed esperienza tecnica” non le mandano a dire sicuramente

all’ammini-s t r a z i o n e Ruvolo i suoi maggio-ri alleati. Alla nota del Pd fa eco un’altra nota di due ex assesso-ri della giunta Campisi (centro destra ndr) con la quale plaudono l’uscita del Partito democratico. Fermi, alt gioco, come stanno le cose? Stanno così, che il sindaco è riuscito a fare il miracolo, a mette-re assieme maggioranza ed oppo-sizione, peccato che adesso sono tutti contro di lui. La maggioranza diventa la maggiore oppositrice e l’opposizione si sente rafforzata. Tutto era cominciato nell’idillio più totale, un bilancio passato a mani basse, provvedimenti vo-tati senza grandi dibattiti, tutto volgeva con il vento in poppa.

Consiglio comuna-le educatissimo, tranne qualche irrequietezza di

genere atavica, era tutto un grazie, prego, torne-

rò. Se non fosse che questo clima da paese dei campanelli si è spezzato proprio per mano dei parenti più stretti dell’ammi-nistrazione Ruvolo i suoi stessi, quelli del Polo Civico, che non è un partito ma un movimento e quindi i movimenti sono più de-mocratici, hanno dentro la vera essenza della democrazia, perché nascono dal basso, e però al pri-mo lamento, al primo sentore di dissenso si convocano organismi di garanzia, si riunisce l’assemblea che sovrana dall’alto della veri-tà rivelata deciderà il destino del traditore. Intanto in sordina si

apre una campagna acquisti figlia della peggiore politica, non quel-la polverosa, dalla quale il vento fresco del civismo si allontana in apparenza, un’altra politica figlia di un ibrido creato ad arte del “c’è ma non si vede”. Qualche uscita scomposta, qualche labile segno di nervosismo, in un clima che co-munque continua a sonnecchiare. Nonostante i proclami: “La città comincia a svegliarsi” “Le cose cominciano a muoversi”, questo è il tenore di ogni buona notte del primo cittadino. Ci avevano cre-duto in tanti, molti, moltissimi che l’aria fresca del cambiamento avrebbe spazzato via il caldo afoso del gattopardismo, ci avevano cre-duto in tanti che sarebbe arrivato il tempo della brezza ristoratrice, invece pare che ci sia dopo un anno ancora più afa.

di Ivana BaiuncoOrnamenti

La politica del gioco delle parti rovesciato

“… da queste parti la verità nasce da sola, nasce dalla terra, dalle strade, dai muri, così ci chiude da ogni lato e ci imprigiona dentro, come selvaggina”. Non è azzardato affermare che una simile asserzione possa esse-re concepita solo dalla penna di un autore siciliano, che, quando si riferisce genericamente a “que-ste parti” , indica invece, con pre-cisione estrema, il ventre intimo della propria isola, inchiodata da un feroce determinismo e capace di riscattarsi solo episodicamente attraverso alcuni dei suoi figli più coraggiosi.

“Un amore negato”, seconda opera di Salvatore Pasqualetto, siciliano doc della provincia nissena e pro-fondo conoscitore delle bellezze e delle miserie estreme della propria terra d’origine, è la sintesi perfetta di una scrittura che, prima anco-ra di descrivere personaggi e fatti, mette al centro delle proprie ra-

gioni il contesto, la provenienza, la dimensione atavica dei luoghi e la loro diretta influenza su chi li abita, che non può rimanere avul-so dall’influenza esercitata dalle consuetudini e persino dal “genius loci” che ogni territorio racchiude. Sia chiaro: “Un amore negato” la-scia spazio, e anche tanto, all’ap-profondimento psicologico dei personaggi, alle loro altalene umo-rali, al ticchettio delle coscienze e all’incapacità di lavare il passato come alcuni di loro vorrebbero fare; tuttavia la protagonista asso-luta è lei, la Sicilia, stretta tra vo-cazione alla legalità e rottura delle

regole, in una mistione ombrosa che, per i lettori non siciliani, può rivelarsi tanto tragica quanto in-comprensibile, salvo poi essere disvelata attraverso i bagliori di uno approccio letterario generoso, compiuto, onesto. Definire semplicemente un gran bel lavoro il romanzo di Pasqua-

letto non è corretto, e non perché non lo sia. Le pagine procedono interrogando se stesse, e lo fanno , da acrobate, attraverso angoli visuali diversi: quello predominante è lo sguardo di una donna ancora giovane ma piegata dalla vita, alle prese con un fisiologico ribaltamento di posizio-ni, da signora che conduce una vita perfetta fino allo sfinimento ad ex bambina abbandonata e umiliata; c’è anche lo sguardo del consor-te colpevole, talmente ottuso da avere ritenuto, negli anni, che agi e benessere potessero mandare in soffitta sensi di colpa e tragiche

ambiguità; c’è la cugina inviperita che vomita veleno e demolisce le

finte certezze di una comunità tanto fal-sa quanto, a tratti, intollerabile nella propria prolissità e devozione alle abi-tudini, più che alle persone. Ci sono i fram-menti di verità affidati ad un ex galeotto che de-voto, invece, lo è dav-vero; ci sono i personaggi di una Chiesa straniante e ruffiana, c’è il mafioso vecchio ma potente che , al di là della propria deprecabile

condizione, è comunque capace di provare e manifestare intima grati-

t u -dine. Grazie, Salvatore Pa-squaletto, per non averci conse-gnato un’umanità fintamente con-ciliata: grazie perché ogni pagina è una “mise en abyme” nera che più nera non si può, e per questo più vera del vero. Nessuno è al sicuro dai propri de-moni e non esistono disinfestazio-ni che tengono, quando è il passato che viene a cercarti. Il lettore pensa che Lucia , alle pre-se con una crisi di nervi degna di almodovariana memoria, continui a vivere un’altra vita dopo le rive-lazioni subite e poi volute: ma una certezza aleggia su tutto il roman-zo, ed è quella del cambiamento ir-reversibile che nelle vite di ognuno solo la violenta irruzione del pas-sato può comportare. Si perdoni l’insistito citazionismo cinematografico, ma se Robert Altman fosse vivo, ci avrebbe fatto un film.

“Un amore negato”

La tensione civile e il senso profondo di appartenenza ai luoghi d’origine animano il secondo lavoro letterario dell’autore, da sempre impegnato nel sociale e nella promozione della legalità in Sicilia

la seconda opera di Salvatore Pasqualetto ispirata a una storia veradi Marianna La Barbera

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La guerra elettorale è iniziata! Ma solo per i candidati. Perché per i cittadini comuni la politica è

‘una cosa sporca’ e molti sono decisi a non esercitare il di-ritto di voto. L’ esercito dei candidati è sceso in campo dopo la composizione del-le liste. E quante liste! Sono venti, con 11 candidati a sindaco e 583 candidati com-plessivi. Su un altro fronte si muove un altre esercito, quello dei la-voratori per tre giorni, gli scruta-tori: 4685 domande sono state presen-tate per l’incarico temporaneo scrutatori, divi-se in 1883 uomini e 2802 donne. I posti disponibili sono 359 per 130 euro. Sono i nu-meri della ‘corte dei miracoli’ in cerca di un posto di lavoro o di qualche prebenda che in tempi di crisi non gua-sta. Disoccupati, inoccu-pati, insoddisfatti, arrivisti e anche professionisti che

vogliono esercitare un qualunque po-tere nelle stanze dei bottoni, stanchi di oltre vent’anni di potere della sinistra, perché il potere logora chi non ce l’ha, diceva uno statista che di potere se ne intendeva, e tanto! E poi c’è la sinistra che continua a combattere per tenere fermo il piede nella staffa; che si ag-grappa alla biga Crocetta, strattonata di qua e di là e completamente disco-nosciuta dai gelesi che rinnegano quel cittadino supervotato che non avrebbe ricambiato la fiducia degli elettori. Ma quale destra o sinistra però. I partiti si sono dissolti come neve al sole, tutti parlano con gli stessi argomenti , solo da angolazioni diverse. C’è chi afferma di avere aperto una strada e chi sogna un’altra Gela perché questa Gela non gli piace. Le ideologie sono state messe al bando: niente citazioni di teoria della politica, né speculazioni filosofeggian-ti. Il terreno su cui si combatte è una ‘trazzera di campagna’ dove vince chi ha la furbizia di catturare i numeri con

le promesse e, qualche volta, con qual-che favore, quando ne ha la facoltà. In questi giorni l’amministrazione uscen-

te sta tirando a lucido la città con un impegno

speciale ma, arrivano puntuali eventi stra-

ordinari che mettono in luce le richieste ancora inevase dei cittadini. E in questo clima infuocato il primo episodio ‘rovente’ è sta-to registrato il primi attentato incendiario ai danni di un comi-tato elettorale sito in

corso Salvatore Aldisio, dove si pubbli-cizzava la candidatura di un esponente del Megafono. Ma se c’è chi combatte col fuoco delle saracinesche in cam-pagna elettorale, c’è anche chi fa fuoco con le parole. E’ il caso di un candidato

a sindaco che ha commentato i pre-sunti ‘facili costumi’ di una candidata di un partito opposto alla sua coalizio-

ne. E qui scatta la prima querela. Articoli di parte per difendere le donne e repliche senza esclusione di colpi. Il candidato a sin-daco Saverio Di Blasi nei suoi comizi solitari non risparmia invettive per l’ex direttore generale del Comune Renato Mauro, indagato per i presunti abu-si sulla realizzazione della Residenza

sanitaria assistita Caposoprano e oggi candidato con una lista che sostiene il sindaco. Di Blasi non teme nulla e continua a gridare allo scandalo per la presunta laison fra l’amministrazione e Mauro. Questi ha un contenzioso aperto con Di Blasi. Il sostituto procu-ratore Lara Seccaccini ha fissato per il 13 luglio la prima udienza a carico di Saverio Di Blasi, Peppe Di Dio e Ema-nuele Amato, che dovranno rispon-dere di diffamazione che risalgono al 2012 -2013. Di Blasi ha definito Mauro “noto personaggio a dir poco delin-quente… fallito dirigente dell’ex Banca del Golfo chiusa per mafia. Nell’anno 2009 raccomandato dall’onorevole Speziale». Ma lo fa ancora nei suoi co-mizi. Di Dio è stato citato in giudizio da Mauro che si è ritenuto offeso nella sua dignità per queste affermazioni: «Il Comune di Gela vuole imprenditoria-lizzare il territorio affidandosi e pagan-dolo profumatamente , a un soggetto che ha intrapreso parecchie iniziative

tutte rigorosamente anda-te male per i soci: Banca del Golfo, Oasi del Golfo, Con-sorzio universitario, Euro-bic, Associazione Oasi Club, Aeroporto di Gela». “Penso che siano banalità le cose su cui attacca – ribatte l’altro candidato a sindaco Giuseppe Di Dio - Pensi piuttosto a di-fendersi dalle indagini che sono in corso e lo riguardano perso-nalmente”. Il centrosinistra che per 5 anni è stato osteggiato da un’opposizione interna adesso si è ricompattato, mentre, come al solito il centrodestra si frantuma e la guerra fra le fazioni si infiam-ma : anziché combattere la guerra politica contro la coalizione oppo-sta si preoccupa della guerra inter-na e pensa a defenestrare chi ricopre

cariche nell’interno. Il primo ‘scisma’ è avvenuto all’interno della coalizione dove i candidati sono due, dopo esse-re stati 4 in pectore e nessuno ha vo-luto fare un passo indietro. E’ il caso si fa serio all’interno di Forza Italia. Il coordinatore provinciale Michele Mancuso ha detto di voler revocare il mandato di coordinatore cittadino a Vincenzo Pepe. Da due a zero dun-que: perché anche l’altro coordinato-re, Massimilano Falvo, si è allontanato dopochè la sua autocandidatura non è stata accettata dalla dirigenza. Tutto nasce dalla nota inviata da Mancuso: “Il comitato elettorale di forza Italia si propone una Alternativa Repubblica-na contro la falsa democrazia - scrive Mancuso - a cui abbiamo assistito in questi anni con i governi Renzi, Cro-cetta e Fasulo. Sono davvero in tanti, giovani e meno giovani . È chiaro che Pepe ha scelto di sostenere un candi-

dato avversario che per giunta lo ha indicato come assessore in alleanza con il Ncd, ha scelto una strada di-versa che non può più coincidere con la nostra. Dunque non sarà più com-missario e noi ripartiamo a sostegno del candidato Pellitteri con dei giovani brillanti accompagnati da alcuni ve-terani che non hanno mai smesso di credere in Forza Italia e nel Presidente Berlusconi”. Mancuso ha inoltrato un ricorso contestando il simbolo di una delle liste a sostegno del candidato a sindaco Lucio Greco, ma il Giudice non lo ha accolto. Arriva tempestiva la risposta della controparte dal se-gretario del Club ‘Forza Silvio’, Angelo Ciscardi che ha esternato riflessioni, nella convinzione che Mancuso deb-ba spiegare come mai ha fatto scap-pare i giovani tesserati di Forza Italia. E poi ci sono le decine di migliaia di cittadini arrabbiati, quelli che invei-scono contro i candidati ricordando che la politica ha fallito perché non è riuscita a creare opportunità di lavo-ro. La chiusura della raffinazione non aiuta, anche se il disegno già tracciato non permetteva molte mosse e il pre-mier Renzi non ha lasciato spiragli su questo tema. Ma altri candidati incal-zano e sostengono che a poche decine di chilometri da Gela, un altro sinda-co è riuscito a bloccare il progetto sta-tunitense sul Muos. Questo è il clima delle elezioni amministrative 2015, con 71 i seggi per le votazioni con due seggi speciali (ospedale e carcere Ba-late). Sono 65.873 gli elettori, divisi in 32153 uomini e 33720 donne. Tra gli elettori 74 sono i cittadini comunita-ri che voteranno a Gela, invece sono 5234 i residenti all’estero che potran-no votare in Italia. Il mese di giugno svela il mistero.

di Liliana BlancoGela & dintorni

La guerra elettorale è stata cruenta: querele, attentati incendiari e “facili” promesse

“ Il frazionamento dei partiti politici ha generato 20 liste. In molti cercano voti, in pochi offrono idee

AVVISI LEGALI

TRIBUNALE DI CALTANISETTAProcedura Fallimentare n. 2/04 R.F.

Lotto unico - Comune di Caltanissetta (CL) Via Borremans, 66/A. Autori-messa al p. seminterrato, sc. D. Prezzo base: Euro 38.296,00 in caso di gara aumento minimo Euro 100,00. Vendita senza incanto: 30/06/2015 ore 12.30, innanzi al G.D. Dott. Calogero Domenico Cammarata presso il Tribunale di Caltanissetta, Via Libertà, 5. Deposito offerte entro le ore 11.30 del 30/06/2015 in Cancelleria Fallimentare. In caso di mancanza di offerte vendita con incan-to: 07/07/2015 ore 12.30 allo stesso prezzo base e medesimo aumento. Depo-sito domande entro le ore 11.30 del 06/07/2015. Maggiori info in Cancelleria Fallimentare o presso il Curatore Avv. A. Calabrese tel. 0934553458 e su www.astegiudiziarie.it. (A302921).

La “carica” elettoraleUndici candidati per una fascia

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In Italia circa il 90% delle imprese è condotta dal nucleo familiare e oltre il 40% degli imprenditori ha

più di 60 anni. Ogni anno tantissime aziende, si stimano più di 50 mila, devono affrontare un momento de-terminante per la loro sopravvivenza, cioè il momento in cui il padre deve lasciare il testimone ai figli. Il tema è più che mai rilevante per il tessuto economico/finanziario/sociale poiché circa un terzo sopravvive al cambia-mento e meno di un quinto riesce a superare la seconda generazione. E’ ovvio, pertanto, che il passaggio del testimone può concludersi con suc-cesso solo ed esclusivamente se ben programmato. I nuovi imprenditori dovranno proiettarsi nel futuro, sen-za dimenticare il passato, favorendo l’innovazione e individuando nuovi modelli di business.Purtroppo, però, non esiste una ricet-ta uguale per tutti: infatti chi sopravvi-ve ha utilizzato strategie variegate che risultano efficaci in quel contesto, ov-viamente dipende dal business e dalle caratteristiche dell’impresa. Però alcune indagini statistiche evi-denziano come vi sia una certa av-versità a pianificare e programmare il “RICAMBIO GENERAZIONALE”, rimandandolo nel tempo, non per ragioni meramente aziendali, ma per scelte, spesso, dettate dall’emotività.Spesso la questione si complica anco-ra di più poiché, oltre alla mancanza di una cultura di impresa tendente al passaggio generazionale, vi sono que-stioni personali e patrimoniali dovute a litigi familiari, a scomparse di qual-che componente del nucleo familia-re, a malattie sia degli imprenditori che di eventuali eredi. Pertanto dove vanno ricercate le soluzioni? Proba-bilmente è opportuno fare riferimen-to a quel mix di norme facenti capo al diritto di famiglia e a quello d’im-presa. Da un punto di vista tecnico il quadro normativo è molto complesso e variegato, il nuovo ordinamento si caratterizza per norme molto inva-sive, la quota legittima riserva ¾ del patrimonio ed è la più alta d’Europa. L’unica novità è stata l’introduzione del “patto di famiglia”; infatti l’art. 768 bis del c.c. sancisce che il patto di famiglia è il contratto con il quale l’imprenditore può trasferire in tutto o in parte la propria azienda a uno o più discendenti. Ma anche questo istituto giuridico, però, prevede pa-recchie limitazioni. Se l’imprenditore, come potrebbe accadere, ha avuto affettivamente una vita “dinamica” vi sarà una conflittalità latente che avrà ripercussioni sull’azienda. In alcuni casi si assiste a situazioni limite che inficiano il futuro aziendale.E’ evidente che per questa proble-matica non esiste una ricetta ma-

gica, per tutte le situazioni. Alcune volte potrebbe aiutare un testamen-to, oppure, se si tratta di società di capitali, di attribuzioni di quote so-cietarie anche con l’apposizione di eventuali vincoli ecc…Certamente quando nel patrimonio familiare vi è anche un’azienda bisogna interve-nire sul governo della stessa. Spesso è opportuno affidare solo ad uno dei futuri eredi, la direzione azien-dale e ricompensare gli altri aven-ti diritto (coniuge e altri figli) con proprietà immobiliari, titoli, rendite varieL’assegnazione del patrimonio totale diventa determinante per una equa distribuzione tra gli aventi diritto,

fermo restando la volontà del “capo famiglia”.Come già detto non esiste una solu-zione unica, ma bisogna individuare delle casistiche comuni e da li inizia-re a ragionare. Infatti possiamo tro-varci in presenza di pianificazione successoria della famiglia allargata,di quella dei separati con o senza figli, della famiglia legittima con figli, giu-sto per citare i casi più frequenti.Pertanto se volessimo passare dalla teoria alla pratica, precisando che si tratta di mere esemplificazioni, ana-lizziamo i singoli casi. Ad esempio nella pianificazione successoria dei separati con o senza figli l’esistenza del diritto alla legittima tra coniugi separati genera spesso il desiderio di

voler ridurre al minimo i diritti ere-ditari spettanti al partner spingendo il dominus verso il rafforzamento della tutela dei figli o di altri soggetti meritevoli. Nel primo caso il domi-

nus ha interesse a destinare la quota disponibile ai figli limitando alla sola legittima le pretese ereditarie del co-niuge separato. Il testamento è particolarmente in-dicato per la sua capacità di assegna-re singoli beni ai figli (ad esempio immobiliari o societari) evitando le complicazioni derivanti dalla co-munione ereditaria. Uno strumento finanziario con l’individuazione di uno o più beneficiari diventa mezzo per l’assegnazione della componente liquida del patrimonio, magari anche a compensazione del diverso valore dei beni assegnati mediante testa-mento. Una polizza mortis causa in-vece ben si adatta a coprire eventuali

passività legate ai beni da assegnare ai figli come nell’ipotesi di immobili gravati da mutuo o a fornire ai figli il capitale necessario alla liquidazione della quota di legittima da riconosce-re in questi casi al coniuge separato. Diversa è la situazione di pia-nificazione successoria della famiglia legittima con figli, infatti è opportuno indivi-duare bisogni percepiti o spesso latenti al fine di tra-sferire la ricchezza alla per-sone più care. Ad esempio, volendo semplificare, nel caso della famiglia tradi-zionale composta da due coniugi con figli posso-no essere essenzialmente due le esigenze che spin-gono il dominus alla pianificazione:La tutela dei familiari con tratta-mento ereditario equo oppure il rafforzamento della posizione di sog-getti deboli o merite-voli.Ovviamente in questo caso il testamento, in qualunque forma viene redatto è lo strumento più idoneo, tranne nel caso si voglia rafforzare la posizione di soggetti deboli e me-ritevoli, garantendone la privacy. In questo caso l’utilizzo di strumenti fi-nanziari con l’individuazione del be-neficiario garantisce a quest’ultimo la

riservatezza. Infine nel caso della pianificazione successoria della famiglia allargata spesso l’esigenza più sentita è quella di rafforzare la tutela di un solo dei “letti”, di solito il nucleo familiare più recente. Al fine di poter suggerire le corrette strategie è tuttavia indi-spensabile comprendere se il nucleo da tutelare è legittimo o di fatto e se tra i discendenti vi siano figli unilate-rali (di un solo dei partner).Se il “letto” da tutelare è legittimo il testamento è particolarmente indi-cato per la sua capacità di assegnare singoli beni al coniuge ed ai figli evi-tando le complicazioni derivanti dal-la comunione ereditaria. Una polizza

vita intera con contraente/assicurato il dominus e beneficiari i figli diven-ta strumento utile per l’assegnazione della componente liquida del patri-monio, soprattutto quando si vuole tutelare in riservatezza il figlio unila-terale del coniuge che altrimenti non

avrebbe alcun

d i r i t -to. La TCM invece ben si adatta a coprire eventuali passività legate ai beni da assegnare come nell’ipotesi di immobili gravati da mutuo o di beni gravati da imposta di successio-ne.

Se invece il “letto” da tutelare non è quello legittimo di fatto il testamen-to ha la vocazione di creare quota disponibile a tutela del convivente e dei figli assegnando gli asset societa-ri ed immobiliari. Esso è necessario inoltre per assegnare il diritto di abi-litazione o l’usufrutto al convivente altrimenti costretto ad abbandonare il focolare familiare. Uno strumen-to finanziario con l’individuazione di uno o più beneficiari , in questo caso, è vocato al trasferimento del-la ricchezza mobiliare in esenzione dall’imposta di successione a favore di convivente e suoi figli unilaterali. La polizza mortis causa infine può efficacemente rafforzare la posizione

di conviventi e loro figli unilaterali grazie all’effetto leva che può gene-rare: solo i premi versati “consuma-no” quota disponibile . La restante prestazione viene generata al di fuori dell’asse ereditario.Pensate alla recente scomparsa del cantautore partenopeo Pino Daniele

che ha lasciato in vita l’ex

coniuge divorziato, il coniuge separato, la convivente ed i 5 figli dei primi due letti….Quanto avrebbe avuto bisogno di un suppor-to consulenziale!

www.ilfattonisseno.it16 Maggio

La tutela dei diritti non riguarda solo la famiglia tradizionale ma anche quella “allargata”

Molte aziende mettono in gioco il loro futuro quando avviene il passaggio del testimone dal padre ai figli. Uno snodo delicato regolato da un mix di norme del diritto di famiglia e di quello d’impresa

Ricambio generazionale Opportunità o problema?

di Marcello Curatolo

Economia & Società

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Maggio www.ilfattonisseno.it 17

C’è un’isola con oltre mille chilometri di costa incante-voli con litorali mozzafiato

e un mare di un blu impossibile da replicare; e come se non bastas-se questa isola è coronata da tante altre piccole isole che sono dei pa-radisi terrestri. Quest’isola fanta-stica non ha solo il mare, ha anche il sole che la bacia oltre nove mesi l’anno. Dio la illumina e la riscalda per coccolare chi vi abita, la flora che vi cresce la fauna che la popo-la. Quest’isola ha anche un grande vulcano che spicca verso il cielo, buono, vanitoso, poche volte ira-scibile che rappresenta la forza e il vigore di questa terra. Cotanta bel-lezza nella storia è stata apprezzata da tutti i popoli del mondo al punto tale che romani, greci, fenici, carta-ginesi, spagnoli, normanni, france-si si sono rovinati per conquistarla. Per essa hanno speso fortune che sono rimaste come dono e allora in quest’isola possiamo trovare il più grande patrimonio archeologico dell’umanità. E la storia ha lasciato in quest’isola il meglio dell’architet-tura, della cultura, della gastrono-mia, dell’intelletto. Quest’isola non è frutto della mente di un sognato-re; non è la costruzione fantasiosa di un libero pensatore; non è la meta agognata da tanti e conqui-stata da pochi privilegiati; no, non è un progetto costruito pensando al posto ideale dove vivere. Questo posto esiste: è la Sicilia!Ma in questo posto purtroppo vi-vono degli stronzi, dei maleducati, degli incolti, degli ignavi, degli im-broglioni, degli accattoni, dei mi-serabili, dei corrotti, dei lumaconi; ci sono costoro, mica solo i mafiosi o i “delinquentelli” o i “piscialetto”. Questi sono tanti e le leggi che egli stessi spesso partoriscono permette

loro di pascolare impudentemente ovunque, permette loro di vivere, far finta di lavorare e perfino par-tecipare alle elezioni e anche di es-sere eletti. E i rappresentanti spesso sono espressione delle categorie sopra citate. Perché altrimenti non si capisce come in quella, in questa, terra

baciata da Dio ci possa essere un Presidente della Regione come quello che c’è, come ci possano es-sere deputati di cosi infimo valore anche culturale e professionale, che non abbiano presentato nemmeno un’interrogazione, che abbiano vo-tato contro il Ponte di Messina, che abbiano regalato royalties alle mul-tinazionali, che si piegano a 90 gra-

di davanti a segretari politici che sono peggio di loro ma che parlano però in perfetto italiano, possibil-mente con inflessione fiorentina; non si capisce come ci possano essere rappresentanti delle istitu-zioni commerciali, industriali, ar-tigianali indagati, arrestati, sospesi; come ci possano essere funzionari

che decidano “fottendosene” del potere politico e “ammuccando-si” anche 300 mila euro all’anno di stipendio, che non si assumono alcuna responsabilità e bloccano tutto, senza che nessuno dica nulla; come ci possano essere minuscoli e insignificanti dipendenti di anco-ra più piccoli e insignificanti paesi che bloccano iniziative di sviluppo;

come ci possano essere la maggio-ranza di consiglieri comunali e as-sessori di oltre 800 comuni che, pur di racimolare 50 euro di gettone di presenza, continuano a “coglionia-re” 5 milioni di persone.E non si capisce come non esista un progetto, una programmazione, un ‘idea non di sviluppo, significa

chiedere troppo, ma di riassetto e bonifica istituzionale, amministra-tiva e tecnica oltre che morale ed etica.Anzi si capisce bene per le pre-messe esposte che confortano (o sconfortano) i dati di ogni tipo che riguardano l’interesse e l’attrazione che la Sicilia oggi rappresenta ne-gli investitori e nei turisti stranieri.

Due dati su tutti. 1. I finanziamenti europei. Riman-diamo indietro ogni anno l’87% dei fondi comunitari per mancanza di progetti, bandi e idee. Nessuno si è mai premurato di capire perché e quindi porre rimedio e questo è assolutamente più delittuoso. 2. Traffico aereo passeggeri. La somma di coloro che transitano nei nostri aeroporti (Palermo, Cata-nia, Comiso, Trapani) in un anno è all’incirca il 10% rispetto al traffico aereo che gravita sulle sole Baleari!Si aprono appena gli occhi quando crolla un pilone dell’autostrada e poi non ci si accorge che si è presi per i fondelli quando qualcuno ar-riva al punto di dire, in preda ad un delirio, che l’alta velocità passera per Enna e Caltanissetta al modico investimento di oltre 6 miliardi di Euro (cinque volte l’impegno dello Stato per la realizzazione del Pon-te sullo Stretto!) e perfino quando propinano con disinvoltura i nu-meri degli immigrati che silenti i siciliani ospitano non per bene-volenza ma perché ormai è in atto una silenziosa cloroformizzazione. Altro che “buttanissima” Sicilia come scrive Buttafuoco!Allora ditemi voi se i siciliani non siano degli stronzi. Ditemi se non sono degli stronzi presidenti, depu-tati, sindaci, assessori, consiglieri, sindacalisti, artigianali e via dicen-do. Ma se non sia altrettanto stron-zo quello che parcheggia in terza fila, quello che butta la chewngum a terra, quello che fa pagare 6 euro un cono gelato, quello che truf-fa il turista americano, quello che va impunemente in moto in moto senza casco, quello che per 50 euro fa votare questo o quel politico. Come dice un mio amico, peggio degli eletti ci sono gli elettori.

Sicilia,isola bellissima

abitata da stronzi

I Fatti di Etico

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www.ilfattonisseno.it18 Maggio

Non si tratta certamente di un invito qualsiasi, quello che il sindaco Giampiero Modaffa-

ri ha lanciato nelle scorse settimane ai suoi concittadini. Solitamente l’appel-lo rivolto ai cittadini a partecipare alla pulizia di questo o quell’angolo o sito di San Cataldo non è usuale né tantomeno consueto in altre amministrazioni co-munali. Specie se poi viene fatto da un sindaco! Oggi, soprattutto in Sicilia, la gente si lamenta apertamente per il fatto che si pagano troppi soldi per la bollet-ta della Tari, cioè per la tassa sui rifiuti. Eppure, nel momento in cui il sindaco Modaffari ha invitato i suoi cittadini a condividere una esperienza di pulizia, la gente ha risposto. E lo ha fatto per pura partigianeria o perché ambisce a fare episodica quanto gratuita passerel-la, ma perché in ogni cittadino c’è una coscienza civica che fa si che quell’invito diventi un appello forte alla civiltà, un richiamo affinchè i cittadini che vivo-no e abitano in quelle zone nel quale regnano sovrane sporcizia, erbacce e quant’altro non si arrendano alla brut-tezza, ma cerchino la bellezza del loro stesso ambiente restituendogli dignità e splendore. Qualcuno afferma che dovrebbero essere coloro che sono ad-detti a questo tipo di servizio a svolgere questa pulizia straordinaria. Tuttavia, la filosofia che anima il sindaco Modaffari è diversa: se le cose non vanno per come dovrebbero, allora cominciamo a darlo noi l’esempio! C’è un’area di verde piena di erbacce e sporcizia? Bene. Allora non è il caso di piangersi addosso o di atten-dere l’esito di una missiva indirizzata per avere risposte che, quando arriveranno, vedranno quelle aree ricolme di ulterio-ri sporcizie! Ci si sbracci in prima perso-na, si cominci a dare l’esempio, si cerchi di creare un percorso di civiltà entro cui incanalare buone intenzioni e volontà di dare una nuova vivibilità al centro abita-

to e ai suoi spazi verdi. D’altronde, che l’amministrazione Modaffari abbia da subito posto tra i suoi obiettivi immediati quello della civiltà da raggiungere attraver-so forme di rispetto condiviso di regole e norme, non è una novità. Tuttavia, stavolta il sindaco è voluto andare oltre rivolgendosi direttamente ai suoi concittadini, ma anche ai propri assessori e consi-glieri, come anche ad as-sociazioni ed enti per dare l’esempio. Tutti sono stati invitati nel piazzale del mercato set-timanale che si svolge a Santa Germana per rendere questa zona più pulita e vi-vibile. Ci sono problemi legati alla man-canza di adeguate risorse economiche? C’è il problema legato alla mancanza di un numero adeguato di personale? Bene, allora tutti diano una mano per

ripulire la Città. Tutti, nessuno escluso, nemmeno il sindaco. Anzi, il primo cit-tadino, proprio perché “primo”, lo deve essere in tutto: lo deve essere anche nel momento in cui si fa promotore di que-ste iniziative. E allora, ecco Giampiero Modaffari indossare la classica tuta arancione e imbracciare il tagliaerba tra-sformandosi in un operaio qualsiasi che, tuttavia, a differenza di quest’ultimo, de-dica gratuitamente il proprio lavoro e il proprio tempo libero per ridare vivibi-lità alla propria comunità. E così, ecco

che, a partire dall’e-sempio del sindaco, i cittadini danno anche loro un contributo ad una battaglia di civiltà partendo dalla puli-zia di piccoli e grandi angoli della Città strapieni di erbacce e sporcizia. E si badi bene: in questa battaglia di civiltà non

ci sono generali o soldati, caporali o te-nenti. Tutti sono alla pari, anzi il sindaco suda e lavora più degli altri perché sa che anche il suo impegno, come quello dei suoi concittadini, alla fine, consenti-rà la pulizia di quella zona. Si crea così un lavoro di squadra che unisce i sanca-taldesi in nome di una civiltà della vivi-bilità che diventa una battaglia da vince-re per ridare un volto pulito alla città in cui si vive. A Santa Germana la pulizia straordinaria ha prodotto i suoi esiti con sterpaglie e sporcizia varia che sono stati

s t a -nati a suon di decespugliatori, scope, palette e sacchi dell’immondizia. Un lavoraccio notevole che ha impegnato per ore il sindaco e i cittadini che vi hanno pre-so parte. La seconda tappa sarà a Santa Maria di Nazareth. Anche lì c’è tanto da fare e, soprattutto, tanto da pulire. E anche in quella occasione, il sindaco è pronto a mettersi in prima linea per dare il proprio contributo alla battaglia più difficile con la quale San Cataldo e i sancataldesi sono costretti a combattere: quella di uno sporcare abbandonato che sembra essere divenuto segnale di una inciviltà nella quale ognuno si nascon-de adducendo come scusa il fatto che si tratta di un male inguaribile. Queste ini-ziative, invece, dimostrano che dall’in-civiltà si può guarire, e lo si può fare a partire da gesti semplicissimi, come quelli di prendere in mano un decespu-gliatore oppure una scopa o una paletta per dare una mano ad un percorso di civiltà per il quale non ci sono né soldi nè medaglie, ma solo tanto duro lavoro per la comunità in cui si vive. In un si-mile contesto, decespugliatori, rastrelli,

tridenti e sacconi diventano altret-tanti strumenti con i quali viene com-battuta la battaglia della civile vivibilità. E i risultati si ottengono. Il sindaco Giampiero Modaffari, indossan-do una sgargiante tuta arancione, al termine di tre ore di duro lavoro, può dire che sono state ripulite dalle erbacce le ai-uole del quartiere e la scuo-la San Giuseppe. Una puli-zia fatta avvalendosi di dieci decespugliatori all’opera in

contemporanea. Alla fine, sia la zona di Santa Germana che quella di Maria di Nazareth sono state ripulite per la gioia di un Giampiero Modaffari consapevo-le, più che mai, che solo lanciando idee come quella di ripulire la città è possibile stimolare autenticamente l’amore per la Città”. Alla fine, dopo tanto lavoro con il decespugliatore, il sindaco ha potu-to dirsi soddisfatto dai risultati che, in termini di pulizia e decespugliamento, sono stati ottenuti contribuendo a far sì che i cittadini possano sentire e trattare come proprio il patrimonio pubblico. Altre zone saranno oggetto di pulitura straordinaria. Altri cittadini saranno coinvolti, altri tagliaerba, altri rastelli, altre palette; sarà versato tanto sudore, ma alla fine, raccogliendo l’appello del sindaco a ripulire la città per far vince-re la civiltà, avrà vinto la bellezza che, in definitiva, è l’unico autentico patrimo-nio che resta ad ogni cittadino che vuol risiedere in un centro abitato veramente vivibile.

Fatti & San Cataldo

Il sindaco Modaffari, in tuta arancione e tagliaerba, al lavoro con i cittadini per ridare vivibilità alla sua San Cataldo

Ripulire la cittàper far vincerela civiltà

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Centosessan-tatre preten-denti consi-

glieri raccolti i n nove liste, tre candidati ad indossare la fascia tricolore e per il mo-mento dieci aspiranti assessori designati dalle tre coalizioni. Numeri che dan-no la misura di un’orda di politici di r a z z a e di

a l t r i m o l t o più improvvisa-ti pronti a marciare verso il building comunale di piazza della Repubblica. Altro che disaffezione dei mussomelesi alla politica. Que-ste elezioni verranno ricordate per la massiccia partecipazione di candida-ti. Ogni famiglia ha il proprio golden boy, non c’è mussomelese che non abbia ritrovato il faccione del pro-prio amico, fratello, cugino o collega su un volantino. E’ vero anche che la “lievitazione”, la moltiplicazione di aspiranti consiglieri dipende in parte

alla nuova leg-ge regionale che

obbliga alle liste la partecipazione

di donne. Le quote rosa quindi ingrossa-

no le fila di chi punta a giugno a sedersi in uno

dei venti scranni dell’Aula “Francesca Sorce”. Mussomeli

è uno dei quattro comuni nisse-ni (assieme a Villalba, Serradi-falco e Gela), che il 31 maggio ed il primo giugno andranno all’appuntamento con il voto.

Come detto, tre i personaggi che ambiscono alla poltrona più

autorevole del paese: diversissi-mi fra loro ma uniti da una certa

“illibatezza” politica. Il centrosini-stra punta su Amedeo Cumella, 60 anni, avvocato impegnato professio-nalmente tra il suo studio privato e l’insegnamento. Nel tempo libero, da consulente, dà una mano all’agen-zia assicurativa di famiglia. Nel suo passato persino una breve esperien-za di corrispondente del Giornale di Sicilia. A sostenere Cumella una corazzata i cui vertici non nascon-dono di potere raggiungere il 40% dei suffragi; una soglia necessaria a conquistare la maggioranza in Con-siglio e a guadagnare anche il premio di maggioranza. Tre i simboli: Pd, il Pdr (l’ultima invenzione di Totò Car-dinale) e che ha scelto Mussomeli

per il suo battesimo di fuoco, e Senso civico, una lista legata all’assessore al Turismo Enzo Nucera. Con la vitto-ria di Cumella il centrosinistra ricon-fermerebbe, per altri cinque anni, il proprio potere sul Comune. E per dare una parvenza di continuità con l’Amministrazione uscente, Cumella ha designato come proprio assessore proprio il (quasi ex) sindaco Salvato-re Calà. E non solo. Anche l’assesso-re uscente Monia Carrubba è stata indicata come componente di una probabile squadra Cumella. Cosa nasconda tale strategia non è chiaro. Improbabile che Calà finisca davvero per accettare di fare l’assessore. Dall’altra parte del guado, dalle par-ti del centrodestra, a correre per ri-consegnare all’area liberale la guida del paese, dopo cinque anni relegata all’opposizione, corre il quaranta-cinquenne Giuseppe Catania, esper-to del mondo cooperativistico. Ca-tania ha compiuto l’impresa: quella di ricostruire le fondamenta della vecchia casa delle libertà di berlu-sconiana memoria. Una coalizione negli anni sfilacciata, disgregata, che ha ritrovata un’instabile unità nella lotta alle politiche di Calà. Certo Catania ha compiuto l’impresa ma non il miracolo. Fuori dall’alleanza creata attorno alla sua figura è rima-sta la componente legata all’ex par-lamentare Filippo Misuraca. Per la prima volta, un pezzo consistente di

città, custode di una considerevole riserva di voti, sarà fuori dai giochi. Bisognerà vedere dove finiranno queste preferenze. Quattro le liste a sostegno di Catania, alcune delle quali riconducibili ai vari maggio-renti, come l’ex sindaco Gero Valen-za, a Pasquale Mistretta, in questi cinque anni tra i leader dell’oppo-sizione, e all’ex direttore sanitario

dell’Azienda sanitaria provinciale Salvatore Mancuso. Infine, gruppo che viene conside-rato l’outsider, quasi la cenerentola di queste elezioni, la componente civica di Pensare solidale. Porta-bandiera di questa formazione non legata ad alcun partito il giovane ingegnere Rino Genco. Ventinove anni, Genco potrebbe rappresentare la sorpresa di questa tornata, atti-rando su di lui il cosiddetto voto di protesta. Due le liste in suo suppor-to. Oltre ai “misurachiani”, le comu-nali 2015 saranno orfane anche di un’altra componente fondamentale: quella grillina. Il Movimento cinque

stelle, dopo un lungo travaglio in-terno, ha preferito non presentarsi al giudizio degli elettori, attirando lo scherno del sindaco Salvatore Calà che li ha irrisi per l’incapacità di costruire una lista. La tornata di fine maggio verrà anche ricordata per l’assalto dei parenti. A tentare di conquistare una poltronci-na in aula mogli, cugini, figli, fratelli,

nipoti di… Tra le candidate vi figu-ra ad esempio Pina Rita Morreale, moglie del consigliere fedelissimo all’assessore Enzo Nucera Salvatore Mantio. Pasquale Mistretta ha fatto un passo indietro dinanzi la candi-datura del figlio Simone. Giuseppe Rizzo, tra gli uomini simbolo del Pd, lascerà il posto nella lista al fratello Salvatore che correrà col Pdr. Sempre nel centrosinistra si registra il ticket in casa Capodici: al posto dello zio Salvatore ecco spuntare il nome del nipote Davide; discorso identico per il collega Domenico Blandino, al po-sto del quale si presenterà la moglie Domenica Salvatrice Alio.

Dal Vallone

Partecipazione record di aspiranti politici. E i parenti di vecchi e nuovi amministratori vanno all’assalto del Palazzo di città

di Giuseppe Taibi

il sogno di conquistare un posto in consiglio comunale Mussomeli, la carica dei 163

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Un normale sabato pomerig-gio a Caltanissetta: 16 mag-gio ore 18.40. Un gruppo di

studenti che partecipano alla quin-ta edizione del concorso nazionale MusicalMuseo, si esibiscono in cor-so Vittorio Emanuele. I nisseni che passeggiano si fermano incuriositi, attratti dal talento dei giovani mu-sicisti e dalle note delle melodie di musica classica che risuonano nelle vie. Nel frattempo giunge un’altra carovana di giovani, anche loro in gara al concorso musicale, il profes-sore che accompagna gli studenti, si ferma e sorridendo, tira fuori dalla custodia un clarinetto ed improvvi-sa un duetto con uno dei ragazzi che suona il sax. Tutti sorridono, tutti iniziano a battere le mani, il trionfo della musica, dell’armonia e dei so-gni del Maestro Mirko Gangi, ide-atore, fondatore e organizzatore di MusicalMuseo. La manifestazione, concorso na-zionale per le scuole secondarie di Primo Grado per gli alunni dell’in-dirizzo musicale e sezione giovani

talenti, è l’unica che nel 2015, in tutta Italia, ha ottenuto il patrocinio della commissione nazionale per l’Unesco. Forse è troppo facile ana-lizzare il valore economico di questa kermesse che, dal 14 al 17 maggio, ha portato nel capoluogo nisseno oltre cinquanta scuole da tutto lo Stivale; tradotto in soldoni più di un migliaio di studenti che ha stipato le strutture ricettive di Caltanissetta e del circondario. Le cifre, i dati, spesso sono “fredde”, ma servono ad inquadrare ulterior-mente le dimensioni dell’evento. Il concorso mette in palio premi per diecimila euro. Tantissime orche-stre, 37 sezioni. Categorie: giova-ni talenti di pianoforte, archi, fiati, chitarra, fisarmonica, batteria e per-cussioni; solisti scuole medie: archi, fiati, chitarra, pianoforte; gruppi da

2 a 5 elementi, gruppi da 6 a 12 ele-menti e gruppi da 13 a 19 elementi. Ancor più agevole potrebbe sem-brare “pesare” l’importanza di que-sta “creatura” nissena che sulla vetta del panorama nazionale per qualità di partecipanti e maestri membri le commissioni esaminatrici. Andia-mo oltre, analizziamo il valore che MusicalMuseo conferisce a Calta-nissetta. La scelta dei luoghi delle esibizioni ha offerto uno spaccato

della ‘grande bellezza’ della nostra città: la Biblioteca Luciano Scara-belli, la chiesa di Sant’Agata al Col-legio, la “Sala Belli” di Palazzo Mon-cada, il Teatro Regina Margherita, l’istituto superiore di studi musicali “V. Bellini”. L’idea di far esibire gli studenti per le vie del centro stori-co, l’intuizione di portare tutti que-sti ragazzi a visitare le “Vare”. Un

tripudio di gioia, di foto, di selfie, di domande su quelle imponenti figure di cartapesta. Social network invasi dagli scatti: bacheche virtuali degli studenti, invase dalle istanta-nee che ritraggono i grandi gruppi sacri; una promozione diretta, reale, efficace del centro Sicilia, senza se e senza ma.Mirko Gangi, mente della manife-stazione, è molto schivo, ma non può esimersi dal raccontare le sue

emozioni, le tante difficoltà affron-tate: “Dopo cinque anni posso trac-ciare un piccolo bilancio, che è sicu-ramente positivo. Questa edizione è stata impreziosita dal patrocinio del-la commissione nazionale per l’Une-sco, segno tangibile della qualità del concorso ormai conosciuto è apprez-zato in tutto il territorio nazionale. Ogni anno mi trovo a combattere con mille problemi, davvero è diffi-cile non solo organizzare, ma anche crescere. La mia gioia, legata all’amo-re per la musica, non è determinata solo dalla buona riuscita del concor-so, ma anche, anzi principalmente dalla possibilità che ho di far cono-scere Caltanissetta all’Italia. Anzi mi devo correggere, dalla possibilità che abbiamo, uso il plurale, perché tutta la città concorre. Strutture ricettive e ristorative che registrano il tutto esaurito e che offrendo un servizio eccellente, contribuisco al successo; diamo conoscibilità ad alcuni scorci bellissimi del capoluogo e esportiamo il nome della nostra amata città le-gandolo alla musica”. Il futuro di MusicalMuseo, sembra roseo e promettente, ma non è tutto oro quello che luccica. “L’Ammini-

strazione ci ha sostenuto, una mano ci ha dato anche la Pro Loco, ma è inutile nascondersi, la crescita ed il consolidamento del concorso neces-sita di ulteriori impulsi. Basti pen-sare alla logistica organizzativa che sottende alle audizioni, con quasi 2000 studenti necessita di coordina-mento e pianificazione di notevole spessore. Io non arretro di un passo, anzi moltiplico i miei sforzi ed il mio impegno. Un ringraziamento devo rivolgere a mio padre Rolando e mia

madre Paola, che rappresentano una forza aggiuntiva; ovviamente non posso dimenticare la mia fidanzata Martina, l’eventuale dimenticanza non mi verrebbe perdonata. Io amo Caltanissetta, amo MusicalMuseo e voglio continuare ad intonare questa sinfonia, spero che l’orchestra possa continuare a crescere. Prendo spun-to dal sommo Ludwig van Beetho-ven, la musica è una rivelazione, più alta di qualsiasi saggezza e di qual-siasi filosofia”.

di Donatello Polizzi

MusicalMuseo“Piccoli” musicisti invadono Caltanissetta, città in festa

In alto il Maestro Mirko Gangi.Sopra un momento dell’esibizio-ne di alcuni studenti nel centro storico di Caltanissetta.A sinistra il Maestro con Martina Vacca durante la serata finale

Note & dintorni

La quinta edizione delconcorso creato dal Maestro Mirko Gangi ha ottenuto ilpatrocinio dell’Unesco

AVVISI LEGALI

TRIBUNALE DI CALTANISETTAEsecuzione Immobiliare n. 30/2013 R.G.

Il professionista delegato Avv. Giancarlo Spiaggia avvisa che in data 10 luglio 2015 alle ore 16,00 presso il proprio studio sito in San Cataldo, via Caltanisset-ta n. 18, procederà alla vendita senza incanto, dei seguenti Lotti:LOTTO UNO: Piena proprietà di un appartamento adibito ad abitazione ubi-cato a Caltanissetta, in via Napoleone Colajanni n. 292, posto al primo piano, con circostante corte di pertinenza.Censito al C.F. del Comune di Caltanissetta, al foglio 122, particella 211, sub 5.Prezzo base: Euro 95.500,00. Offerta in aumento non inferiore ad € 5.000,00.LOTTO DUE: Piena proprietà di un Magazzino ubicato a Caltanissetta, in via Napoleone Colajanni n. 292, posto al piano terra e facente parte del medesi-mo edificio. Censito al C.F. del Comune di Caltanissetta, al foglio 122, particella 211, sub 5.Prezzo base: Euro 64.500,00. Offerta in aumento non inferiore ad € 3.000,00.Deposito offerte di acquisto in bollo ed in busta chiusa entro le ore 12,00 del giorno precedente la data fissata per la vendita presso lo studio del professio-nista delegato, Avv. Giancarlo Spiaggia. Cauzione: 10% del prezzo offerto per il lotto al quale si intende partecipare, mediante assegno circolare non trasfe-ribile intestati a “Avv. Giancarlo Spiaggia n.q. Procedura Esecutiva n. 30/13”. Versamento residuo prezzo entro il termine massimo di sessanta giorni da aggiudicazione. Eventuale vendita con incanto si terrà in data 17 luglio 2015 alle ore 16:00, al prezzo base sopra indicato con offerte in aumento non inferiore agli importi sopra indicati per i rispettivi lotti. Domande di partecipazione in bollo da de-positare entro le ore 12:00 del giorno precedente la vendita con assegno circo-lare non trasferibile di importo pari al 10% del prezzo base a titolo di cauzione, intestato come sopra indicato. Versamento saldo prezzo entro giorni sessanta dall’incanto, salvo aumento di quinto a norma dell’art. 584 c.p.c.Bando integrale, ordinanza di vendita e relazione di stima degli immobili con-sultabili sul sito www.astegiudiziarie.it .Per ogni ulteriore informazione rivol-gersi presso lo studio del professionista delegato, Avv. Giancarlo Spiaggia, ogni Lunedì e Giovedì dalle 16,30 alle 19,30.San Cataldo lì, 8 aprile 2015 Avv. Giancarlo Spiaggia

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Due nisseni dinanzi ad oltre 500mila persone. Non è un sogno, ma semplicemen-

te la riduzione estrema di ciò che è accaduto a piazza San Giovanni, a Roma, per il tradizionale concerto-ne del Primo Maggio che nel 2015 ha festeggiato il suo venticinque-simo compleanno. Sul palco nella kermesse musicale più seguita del panorama nazionale hanno offer-to il loro “talentuoso” contributo, Donato Emma, batterista, al segui-to di Mario Venuti e Peppe Milia, chitarrista dei Tinturia. Due nisse-ni sul palco per la prima volta nella storia del Primo Maggio; due facce note di Caltanissetta, due musicisti bravi e talentuosi, due ragazzi dedi-ti al loro sogno, alla passione per le note, all’obiettivo di vivere con e per la musica, personaggi positivi che si distaccano dai tipici masochisti “ta-fazziani” made in Nissa.Due caratteri diversi che hanno vis-suto in modo differente il confron-to con un pubblico oceanico e con un “circo” mediatico di proporzioni immani. Una storia che vogliamo raccontare, che abbiamo “vissuto” in diretta ai piedi di quel troneggiante e imponente palco. Peppe Milia, 31 anni, laureato in chitarra classica con il massimo dei voti presso l’Istituto Musicale Vin-cenzo Bellini di Caltanissetta, lau-reando al DAMS, Discipline della Musica presso la Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università di Paler-mo, si affaccia al mondo “elettrico” successivamente, suonando prefe-ribilmente rock e pop, non disde-gnando il blues e il funk. Dal 2008 è docente di “Officina Sonora”, dal 2012 entra a far parte della squadra docenti dell’accademia “OFFICINE SONORE”; è chitarrista e voce del trio “NOTTEFONDA” del quale è il fondatore, a breve l’uscita del primo disco della band; è chitarrista della band “EX!T”; dal 2013 è chitarrista dei TINTURIA, storica formazione capitanata da Lello Analfino. Inu-

tile dilungarsi nel curriculum, del barbuto e riccioluto musicista, par-liamo di Roma: “Palco girevole con due facciate, mentre ci stavamo pre-parando, appare il nome dei Tinturia è apparso nel videowall, abbiamo sentito il ruggito della gente. Nel frat-tempo un computer è andato in tilt: addetti al palco ‘incartati’, volavano imprecazioni da paura e mentre tutti eravamo tesi a tentare di recuperare la situazione, il palco inizia a girare. Indescrivibile ciò che ho provato, alzo gli occhi e vedo un’impressionante muraglia umana. Scarica di adrena-lina, modello elettroshock. Poi il nul-la, le nostre tre canzoni, la gente che

cantava”. Racconta senza prendere fiato: “Ricordo ancora quel boato. E’ vero tutti cantavano”. Noi eravamo in quella piazza, accanto a noi ragaz-zi da tutta Italia e tutti conoscevano le strofe e i ritornelli delle tre can-zoni eseguite dai Tinturia: Precario, 92100 e Extra. “Bella storia” sentire la Piazza cantare. Immediata la do-manda, ma…poi come è stato: “Non ho ancora metabolizzato. Alle 20 do-vevamo prendere l’aereo, l’indomani era in programma un concerto in Si-cilia. Con mano chitarra e pedaliera sono salito dal taxi. A tutt’oggi, non me ne rendo conto”.Dall’istrionico Peppe, al più posato, apparentemente, Donato Emma. Nato a Caltanissetta nel 1987, origi-nario di Santa Caterina Villarmosa, laureato in giurisprudenza, inizia il suo percorso musicale a 6 anni con lo studio del pianoforte. Poi due anni dopo, seguendo le orme del padre Arcangelo, si avvicina anche alla batteria: è amore a prima vista. Concorsi musicali, tanta gavetta,

altrettanti meritati riconoscimen-ti. Dal 2005, è membro della band pop/ska Merce Fresca. Nel 2010, sempre in veste di batterista, suona con l’Orchestra Filarmonica Nisse-na nei principali teatri siciliani. Dal 2011 al 2013 suona con l’Orchestra Pop Siciliana. Da settembre 2012 insegna batteria presso la Scuola di musica Téchne di Caltanissetta. Nel 2013 entra a far parte della nuova band di Mario Venuti, con il qua-le nel 2014 ha registrato il nuovo

album “Il tramonto dell’Occiden-te”. La mattina dell’uno Maggio gli abbiamo inviato un messaggio, per incontrarci prima del concerto: ri-sposta affermativa. Ore 13, la piaz-za è stipata di giovani, stranamente ci troviamo senza difficoltà. Lui è sereno, riposato, pettinato, fresco come una rosa, nonostante intor-no a lui scorrano fiumi di alcool e

“fumo”. Sul palco, poco meno di tre ore dopo, lo ritroveremo scatenato come non mai: “Tanta emozione, già prima di salire sul palco. La vi-suale dal palco toglieva il fiato, una bolgia umana della quale non vede-vo la fine. Energia senza limiti, ad ogni colpo della mia cassa, sentivo vibrare il palco, la gente, l’aria. Ma-rio ha proposto “Ventre della città”

singolo dell’album e “Sulu” brano del 2006; con noi anche Mario Incudine. Quando sono sceso dal palco travolto dall’adrenalina, ho acceso il cellulare migliaia di messaggi. Anche d’ipo-criti che non mi considerano mai e che in quell’occasione hanno fatto gli amici”. Donato è un ragazzo sin-cero, introverso, perbene: “Mi ha emozionato il siamo orgogliosi di te dei miei genitori. Mi ha sorpreso l’or-ganizzazione generale che vi era sul palco, nonostante i 34 artisti in sca-letta. Vorrei riuscire a comunicarti di più, ma non sono bravo a parlare, io devo ed amo suonare”. Donato e Peppe, a Roma erano solo di passag-gio, probabilmente ci ritorneranno, ma sono consapevoli che la strada è lunga, irta di difficoltà, ma non mol-lano: sono nisseni doc, gente tosta, musicisti veri.

Le esibizioni dei due nisseni sul palco di San Giovanni in Laterano:il alto il chitarrista Giuseppe Milia e sotto il batterista Donato Emma

Davanti ad oltre 500 mila persone:il chitarrista ha suonato con i Tinturia, il batterista con Mario Venuti

Cuore di Sicilia batte sul palco... Peppe e Donato presenti

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Quando arriviamo in sala stampa, loro hanno già mon-tato tutto, compresi i router

wi-fi di cui ci forniscono chiave d’ac-cesso già stampata in più copie. Ac-cortezze non da poco se si considera che loro, pur lavorando a testa bassa e quasi in punta di piedi, hanno alle spalle decine di gare mondiale Rally ed il loro calendario 2015 conta al momento 140 gare. Stiamo parlan-do degli uomini della RDS, azienda siciliana con sede principale a Calta-nissetta, che opera a livello mondiale per le soluzioni tecnologiche al ser-vizio del motorsport, dal sistema di radiocomunicazione al neonato (per le gare italiane) Tracking, dalla radio amplificazione ai servizi integrati. Proprio così, ancora una volta il pro-fondo sud sforna eccellenze tali che, sebbene con qualche vocale aperta di troppo, nulla hanno da invidiare in termini di know how agli esperti del-le corse dall’accento emiliano, solita-mente convinti depositari dello sci-bile motoristico. Dal rally Mondiale dei Faraoni in Egitto dove Massimo Larecchiuta, titolare della RDS, il servizio radio lo allestiva sugli elicot-teri, alle gare del Cir, dalla Targa Flo-rio al Ciocco al San Remo, passando per 9 su 12 appuntamenti del CIVM

tra cui la Trento Bondone, la Peda-vena e la Coppa Nissena. Proprio in questi giorni gli uomini dell’azienda nissena sono impegnati alla Targa Florio, la gara più antica del mon-do, altra soddisfazione non da poco. “Abbiamo iniziato 18 anni fa – rac-conta Larecchiuta – acquisendo una piccola azienda e sin da subito abbia-mo fornito il servizio di comunica-zione radio a manifestazioni che non abbiamo più abbandonato, tra cui la Targa Florio. Da allora abbiamo in-vestito in innovazione e tecnologia sin quando nel 2014 ci siamo aggiu-dicati l’appalto della federazione nel coprire il Tracking del Campionato Italiano Rally, dove abbiamo esordito al Rally del Ciocco con ottimi risul-tati”. Il Tracking System Service è un sistema di comunicazione GPS/GSM tramite il quale tutti i concorrenti di un rally vengono monitorati lungo il tragitto dalle prove speciali ai trasfe-

rimenti. Gli apparati GPS, installati sui veicoli dei concorrenti, rilevano e trasmettono dati ai server (nel no-stro caso quello di RDS) e li mettono a disposizione della direzione di gara ai fini del monitoraggio della mani-festazione per motivi di sicurezza e sportivi. Ed in questo l’azienda nisse-na ha mostrato di avere competenza da vendere, con tutti i componenti fatti in house. La RDS fornisce quin-di un “KIT Rally di predisposizione” da collegare, di gara in gara, con un BOX GPS, che serve a geolocalizzare le vetture durante le gare. L’apparato è composto da due dispositivi: il “KIT Rally” di predisposizione (acquistato

dal pilota/equipaggio) ed il “BOX GPS” (di proprietà di RDS). Il “KIT Rally” comprende un box con pul-sante di richiesta SOS, pulsante OK, spie di monitoraggio alimentazione e cablaggi di connessione alla BAT-TERIA, alla IGNITION e al “BOX GPS” di RDS. Il kit viene acquistato dai piloti ed installato sulla vettura in modo stabile, mentre a fine gara, il “BOX GPS” (il modulo di proprietà RDS) viene scollegato dal “KIT Ral-ly” di predisposizione e riconsegna-to ad RDS. Diavolerie tecnologiche quindi che però sono ormai adottate in tutta Italia, ed a giovarne è la sicu-

rezza di pubblico e piloti che parte-cipano ad uno sport si affascinante, ma che presenta ovviamente una alta percentuale di rischio. “Parliamoci chiaro – sottolinea Larecchiuta – il

tracking salva la vita, lo abbiamo di-mostrato con il pilota Andrea Nucita al Rally del Ciocco dell’anno scorso e lo dimostriamo in ogni gara. Oggi grazie a questo sistema i tempi tra l’incidente e l’avvio dei soccorsi si ri-ducono a pochi istanti. Chiaramen-te – sottolinea ancora Larecchiuta – nessuno ti regala niente e l’inve-stimento che abbiamo dovuto af-frontare per partecipare al bando di gara della federazione è stato pe-sante. Oggi possediamo 650 apparati di localizzazione con relative SIM, periferiche, diverse decine di pc, monitor, ecc. ed un innovativo sof-

tware che consente la visualizzazione in 3d. Oggi con il sistema in piena applicazione anche ai rally minori, raccogliamo l’apprezzamento di tutti gli organizzatori”. Tra le chicche che

l’azienda nissena offre negli allesti-menti delle gare anche l’info point, una struttura dove ogni pilota a fine prova ha a disposizione un moni-tor touch screen attraverso il quale può selezionare il proprio crono e

stampare ogni sessione, roba da piloti è vero, ma se a farlo è un’a-zienda nissena, l’orgoglio dovrebbe

coinvolge non solo gli appassionati di motorsport ma tutti i cittadini del piccolo capoluogo isolano. “Farsi la barba nel deserto usando lo spec-chietto dei camion come al Rally dei

Faraoni o ricevere suggerimenti da campioni come Jacky Ickx sono ov-viamente il bagaglio più bello di que-sta esperienza che consente anche a molte famiglie di portare il pane a casa”.

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L’azienda RDS di Caltanissetta opera a livello mondiale per soluzioni tecnologiche al servizio del motorsport

Tecnologia nissenaaround the world

Dalle piramidi del Rally dei Faraoni, ai tornanti siciliani della Targa Florio

Imprenditoria

di Marco Benanti

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Caltanissetta è terra di motori. E’ un assunto che nasce in tempi lontani ma che si ali-

menta costantemente pur cambian-do i tempi e quindi i protagonisti. In quel lontano 1922 quando si di-sputò la prima Coppa Nissena nes-suno osava immaginare che un se-colo dopo Caltanissetta potesse an-cora emozionarsi sentendo il rombo dei motori e potesse vivere eventi che ora come allora coinvolgono l’intera cittadinanza.La passione per l’automobilismo è stata un volano per la città anche dal punto di vista economico; la nascita di tante officine con tecnici com-petenti, l’attrazione nei confronti di tanti gentlmen del volante che hanno gravitato su Caltanissetta, la creazione di tante realtà imprendi-toriali nel settore della commercia-lizzazione di vetture, mezzi pesanti e ricambi; oltre alla crescita di tecnici e piloti che si sono affermati anche fuori dal nostro ambito.

Certo oggi i tempi sono diversi e perfino quelle scuderie automobili-stiche che prima pullulavano (Scu-deria Nissena e Scuderia Centro Si-cula) faticano ad affacciarsi nell’am-bito delle gare.I piloti da decenni accusano la cri-si ma se i tanti talenti che sono nati negli ultimi anni avessero avuto maggiori sostegni economici sicu-

ramente li avremmo visti in bel altri ambiti di gara.A “Cchianata di Capitarsu” per i nisseni è come, con tutto il rispet-to, i riti della Settimana Santa; certo il pubblico non è più quello di una volta che dormiva le notti prima sul percorso e numericamente più esi-guo. C’era la lotta per un posto al “ponte da nuciddra” o “al quartara-ru” ora l’appassionato preferisce la più comoda bretella di Capodarso con relativo parcheggio senza pos-sibilità di imbottigliamento. Ma se prima gli idoli erano Amphicar o Scola oppure sua maestà Nesti o an-cora il Principe Grimaldi ora tutti si meravigliano delle performan-ces di Faggioli o Merli. Se prima

ci si ubriacava del gradevole puzzo dell’olio di ricino oggi, grazie alla tecnologia, si fa fatica a sentire per-fino quel filino di olio bruciato che eppure continua ad esistere.Caltanissetta ha un poderoso ed emozionante album di ricordi e la fortuna di avere nell’ambito delle corse tante persone appassionate e istituzioni come l’Automobil Club

che continuano a sostenere uno sport che non è solo uno sport. Ci vorrebbe in verità un maggiore coinvolgimento nell’ambito delle scuole e dei giovani in genere oggi più che mai orientati verso altre at-trazioni. Ma sentire parlare gli an-ziani e o gli appassionati di lun-ga data dell’automo-bilismo nisseno è una me-raviglia. S e v o -

gliamo garantire un futuro dei no-stri ricordi attraverso i nostri figli non bisogna perdere più tempo a inculcare nella loro mente certe tra-dizioni e certi usi che hanno fatto la storia della nostra città. L’automo-bilismo è uno spaccato bellissimo e appassionante che apre una finestra nella nostra storia che va tutelato come un vero e proprio patrimonio.

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Motori

regna l’automobilismo

Non ancora esauritesi le eco della Coppa Nissena ecco che i motori si rimettono

in moto. Il 27 e 28 giugno infatti si disputa la 13esima edizione del Rally di Caltanissetta, appunta-

mento ormai classico nel pa-n o - rama delle corse

siciliane. Gra-zie all’impe-gno e alla smisurata passione del Pre-s i d e n t e

della Cal-tanissetta Corse

Peppe Lombardo, questo evento ha per-messo di conti-nuare la tradi-zione dei rallies a Caltanissetta; infatti il Rally di Caltanissetta rappresenta la continuità con il mitico Rally di Primavera la cui prima edizione si disputò ormai 33 anni addietro.Quest’anno la mani fe s t az io -ne rallistica si presenta con un nuovo vernissage molto accattivan-te. Innanzitutto c’è la novità della

prova spettacolo in città. Teatro della prima prova speciale sarà in-fatti la zona di Via delle Calcare e Via Rochester. Due chilometri di adrenalina pura regalata ai nisseni che potranno ammirare gli equi-paggi e le loro vetture fra le strade cittadine.Il percorso quest’anno è comple-

tamente modificato; delle prove cronometrate dello scorso anno è stata confermata soltanto la prova di San Cataldo (da Mimmiani a Fontanelle) mentre viene ripescata la difficile prova di Mappa e inseri-ta, novità assoluta, la prova di Ma-rianopoli, veloce, tecnica e spet-tacolare, partirà infatti dal centro abitato del Comune “manchese”.In tutto oltre 66 chilometri di pro-ve speciali che metteranno a dura prova i partecipanti. Cambiati

anche i luoghi del riordino e del parco assistenza, adesso tolti dallo scomodo sito della zona industria-le. In questa edizione le assistenze saranno allocate nel confortevole parcheggio sotterraneo del Centro Commerciale “Il Casale”. Un rally quindi profondamente rivoluzionato che si offre a con-correnti e pubblico in modo to-talmente nuovo. I piloti possono misurarsi su un percorso così complesso e completo che non la-scia spazio ad alibi di alcun tipo: vincerà chi saprà unire velocità e costanza di rendimento. Il pub-blico non avrà che l’imbarazzo della scelta dove seguire la gara.

Rally di Caltanissetta, rombano i motori

13esima edizione

Sopra a destra, Antonio Pucci su Ferrari nella Coppa Nissena del 1955.Sotto, Christian Merli vincitore dell’edizione 2015.

A destra, l’equipaggio Doria-Martorana vincitore della 12a edizione del Rally di Caltanissetta.

Giuseppe Lombardo

Nel “feudo” nisseno

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Natale del 1988, Caltanisset-ta, via Benedetto Croce: un ragazzo con un megafono

porge gli auguri a tutti gli amici del mitico “campetto” ed inevitabilmente a tutto il vicinato, intonando i canti di Natale. Pochi minuti e si ricostruisce il classico quadro che in quei periodi rappresentava la vitalità di quella strut-tura, la passione di quel gruppo storico di cestisti da strada: pallone di basket e gli immarcescibili frequentatori di quel ‘mitico’ luogo, iniziano a giocare senza sosta: non erano previsti giorni di pausa, neanche a Natale. L’aneddoto fotografa perfettamente il sano clima di sport, divertimento e goliardia che regnava al campetto di via Benedetto Croce, culla storica di molti cestisti

nisseni. Luogo di socializzazione che era frequentato da centinaia di giovani nisseni e che per almeno quattro lustri è stato uno dei maggiori punti di ri-trovo di Caltanissetta. Sembra passato un secolo e quella banda di indomabili “baskettari” che fine ha fatto? Sono cresciute le pance, imbiancati i capelli, sopravvenute le primavere, ma il pri-mo vero amore ossia il basket non è stato dimenticato, anzi Emilio Galiano, Settimo e Davide Arcarisi, due di quel-la banda, hanno operato in termini di divulgazione creando, nel 1998, l’asso-ciazione Sportiva AIRAM. Svolgono la loro attività presso la Palestra della scuola elementare Don Milani: non sono mancate le soddisfazioni nel cor-so degli anni: nel giugno 2014 è stato

conquistato il Minibasket Jamboree a Priolo, poi è stata la volta del torneo Nazionale “Slam Basket” di Vulcano e quest’anno la vittoria del campiona-to Under 13 dell’Airam-Novarobur che ha concluso imbattuta la stagione con una striscia vincente notevole: 16 vittorie su altrettanti incontri. Poi alle regionali il sogno dei talenti nisseni si è infranto contro la Nova Virtus Ragusa, ma che nulla toglie all’impegno degli atleti della nostra città ed alla voglia profusa dalla società.Un ponte, un collegamento tra via Benedetto Croce tempio del basket da strada e l’attività cestistica che si svolge oggi. Emilio Galiano, tenta di riannodare le fila di un ragiona-mento complesso: “Doveroso partire

con la classica frase tutto è cambiato ma, è un’incontrovertibile verità che è necessario esplicitare. Adesso spesso sono i genitori a spingere i figli a prati-care sport; i ragazzi poi si appassiona-no, si impegnano ma, peccano di spinte autonome. Una volta era diverso; tutti eravamo abituati ad uscire da casa ed a vivere l’attività sportiva come passione che poi diventava modello di socializza-zione. Fenomeni, di lunga durata, come quello del campetto di via Benedetto Croce erano spontanei, virali e conta-giosi. Addirittura all’interno avveniva una sorta di cambio generazionale, con i più giovani che prendevano il posto di chi ‘spariva’. Senza dimenticare che era una fucina di talenti, molti di quei grup-pi hanno poi avuto carriere sportive di

un certo spessore”.Dalla scuola-strada, dai campi all’aper-to, agli istruttori, alle palestre al chiuso ed al caldo. Tutto è cambiato in modo repentino. Dal tempo libero on the road, al tempo libero on line tra pc, ta-blet e smartphone; dello sport nessuna

traccia, eppure era o dovrebbe essere una dei valori fondanti per i giovani, per la loro crescita fisica e caratteriale. “Noi dell’associazione Airam, ci impe-gniamo nella promozione dello sport a Caltanissetta; cerchiamo di favorire lo sviluppo dei bambini sia dal punto di vista motorio che sociale, perché il “mini atleta” di oggi sarà il cittadino di domani. In questi tempi in cui si e per-so il piacere di fare sport “per strada” la palestra diventa un punto di riferimento importante nella crescita di un adole-scente ecco perché l’aspetto educativo in particolar modo oggi contraddistingue il modo di fare sport della nostra Asso-ciazione”.Caltanissetta è stata punto di riferi-mento regionale del basket fino agli

inizi del 2000, poi il movimento è sembrato conoscere un lento, ineso-rabile, declino. L’età dell’oro di ogni sport passa necessariamente dal numero dei praticanti, in particolar modo dei bambini. Nel capoluogo nisseno, per quanto riguarda il ba-sket, sembrano registrarsi timidi, ma progressivi segnali positivi; conside-

rando che in Italia è uno sport che non gode di grandissima mediani-cità, fagocitato come tutti gli altri, dall’onnipresente e cannibalistico Calcio. “Valore primario, ancor più di quello tecnico e tattico, è la socia-lizzazione che deriva dall’aggrega-zione, dal fare gruppo, dal concetto di squadra. Le trasferte con i nostri

ragazzi, la possibilità che hanno di confrontarsi con realtà diverse, sono occasioni formative particolari e for-mative. Inutile nascondere che anche noi ci divertiamo, ma prima di tutto desideriamo che siano i ragazzi a di-vertirsi, a coglierne l’aspetto lieto. Non dimentichiamo però l’aspetto agoni-stico, ci piace vincere, ma sappiamo

anche perdere”.I “tre moschettieri” (Emilio Galiano, Settimo e Davide Arcarisi) della palla a spicchi faticano a rimettere insieme ricordi, parole e ragazzi, anche perché questa “specie” di intervista l’abbiamo fatta mentre effettuavano, o meglio tentavamo di effettuare, la foto ai pic-coli cestisti: delirio in palestra. E per

di Donatello Polizzi

Fatti & Sport

Basket ... alla nissena

L’Airam e i tre moschettieri

una storia che parte dal passato

Sopra un momento goliardico dei ragazzi dell’Airam.

A sinistra i coaches Emilio Galiano, Davide e Settimo Arcarisi (i tre moschettieri).

Nella pagina a destra, una foto degli anni ‘80 del campetto di via Dalmazia che ritrae Maurizio Ferrara, una tra le eccellenze del basket nisseno, che effettua una schiacciata.Accanto, lo stato di degrado nel quale versa il mitico campetto.

La società cestistica nissena sta tentando di riportare in auge il basket giovanile. Il movimento, che riscontra molte adesioni tra i ragazzi, è supportato anche dall’entusiasmo di tanti genitori.

Siracusa, giugno 2014: l’Airam vince il Jamboree regionale di mini basket

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chi volesse capire cosa sia il basket o quali emozioni pos-sa regalare, ci affidiamo alla leggendaria massima di sua maestà, l’indiscusso re del ca-nestro, Michael Jeffrey “Air” Jordan: “Avrò segnato undici volte canestri vincenti sul-la sirena, e altre diciassette volte a meno di dieci secon-di alla fine, ma nella mia carriera ho sbagliato più di novemila tiri. Ho per-so quasi trecento partite. Trentasei volte i miei compagni mi hanno affidato il tiro decisivo e l’ho sbagliato. Nella vita ho fallito molte volte. Ed è per questo che alla fine ho vinto tutto”.

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Via Dalmazia, quanti ricordi ma ... adesso che degrado

Lo scenario post apocalittico è degno dei migliori film di Terminator e riporta alla

mente la leggendaria scena fina-le del capolavoro “Il pianeta delle scimmie”, 1968 diretto da Franklin J. Schaffner, allorquando il prota-gonista Taylor (il mitico Charlton Heston) scopre i ruderi della Sta-tua della Libertà che affiorano dal-la spiaggia. Oggi nel visitare l’indi-menticato campetto di via Bene-detto Croce, sgomento e tristezza, ci attanagliano: svettano tra arbu-sti, tubi metallici e mattoni divelti, le vestigie dell’antica grandezza. Tutto è decaduto, gli ultimi venti anni hanno segnato una parabola

discendente di im-mane proporzioni. Gli impianti sportivi di quartiere sono sta-ti tutti abbandonati, sono diventati ricet-tacolo di rifiuti, spet-trali rovine di ciò che fu. Le Amministrazio-ni li hanno considerati “pesi”, impedimenti, non hanno tenuto in minimo conto le esigenze degli adolescenti e dei giovani. Amarezza, tristezza, sde-

gno, anche crescente “incazzatura” regna nell’animo di chi ha vissuto i ruggenti anni d’oro dello sport da strada e di luoghi elevati a simbolo, consacratasi come luoghi di sana e goliardica aggregazione giovanile. Strutture, palestre o campi fai da te che hanno originato leggende sportive. Il campetto di via Bene-detto Croce è il simbolo; meritano una citazione il campetto di via Luigi Rizzo, il campo del Piano Geraci, il campo di San Luca (dove sorgeva la vecchia chiesa, adia-cente al luogo dove adesso è stato costruito l’edificio in cui ha sede la Posta).Usi, consuetudini, costumi di quei

luoghi, che erano i teatri in cui si consumavano le sfide lanciate tra “quartieri”, tra amici, tra i protago-nisti del “Viale della Regione”. Via Benedetto Croce, ci sembra di vederle le figure di Settimo, Davide, Liborio,Vittorio, Miche-le, Manlio, Luca, Peppe, Antonio, Gioacchino che giocavano fino a tarda notte, sotto la luce fioca dei lampioni che in parte rischiarava il campo. Ricordiamo i tornei estivi di basket, anche di calcio a 4, che raccoglievano masse di giovani: tanti giocatori e moltissimi spet-

tatori. Ci sembra ancora di sentire in alcune domeniche, i rimbalzi continui e stressanti di quel mani-polo di giovani: ciascuno scendeva con il proprio pallone ed iniziava a palleggiare e tirare senza sosta, generando un tamburellante ru-more continuativo. Puntualmente, preceduta dallo scorrere nervoso di una tapparella, si propagava, nel quartiere, il rimprovero di chi di domenica mattina veniva sveglia-to da quel frastuono. La speranza è che quel campetto, cosi come tutte le strutture della nostra martoria-ta città, possano essere “riconse-gnate” ai giovani. Potrebbe essere il segno, l’auspicio della rinascita

di Caltanissetta, mai come ades-so in rovina. Sarebbe bello che quel campo, così come chiesto da molti, venisse intitolato a Michele Talluto, uno di quei giovani che su quelle mattonelle spese sudore e sorrisi. Michele, istruttore sub deceduto a Ustica nell’agosto del 2014 in circostanze poco chiare, è ancora in corso l’inchiesta, merita di essere ricordato, di diventare il simbolo di un movimento sporti-vo-giovanile che ha illuminato il capoluogo nisseno fino ai primi anni novanta.

Amarcord

cettina bivonavia Piave - Caltanissetta

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Piccoli “Karate-kid” crescono an-che a Caltanissetta. Sudore, im-pegno, sacrifici e tanta passione

per uno sport che qualcuno definisce impropriamente minore. Rosario Campisciano, nisseno di 19 anni, mo-stra immediatamente le sue doti “di combattente” e sottolinea: “Il karate non è uno sport è un’arte marziale. E’ intende insieme di pratiche fisiche, men-tali e spirituali; un percorso di miglio-ramento individuale e di attività fisica completa. Una filosofia di vita in cui lealtà e correttezza sono caratteristiche imprescindibili”.Per raccontare una giovane promessa, solitamente si parte dai titoli, dagli al-lori conquistati, dai trofei e dalle coppe che ornano la bacheca. Lui, tessera-to per la federazione Wuka (World United Karate do Associations) iniziò a fare incetta di successi nel 2003 al campionato Fesik Italiano di Monte-catini Terme: Argento Kata (ser ie di movimenti preordinati e codificati che rappresen-tano varie tecniche e tat-tiche di combattimento evidenziandone i prin-cipi e le opportunità di esecuzione). Da allora le medaglie si sono accumulate, titoli re-gionali, nazionali ed internazionali. L’ulti-mo successo è l’oro nel Kata ai campio-nati nazionali del 2015 e, durante la WUKO World Cup, il Bronzo nel Kumite (combat-timento) Ippon (s’indossano dei guanti, paraden-ti e conchiglia) e Sanbon (s’indossano anche guantoni e para-stinchi).La vita di un’atleta, non si racconta solo dai successi, è necessario partire dalla passione, propellente necessario per accendere i motori e poi per con-tinuare ad alimentare il motore. Il suo percorso inizia da lontano, da quando ad appena cinque anni entrò per la pri-ma volta in una palestra: “Iniziai per gioco ma, immediatamente rimasi ra-pito. Decisi di seguire alcuni compagni di allora che decisero di intraprendere la pratica di quest’arte marziale. La mia fortuna fu conoscere allora il mio attua-le Maestro, Michele Nicosia, uno dei mi-gliori nel panorama regionale e nazio-nale. Altra figura importante della mia crescita sportiva è Maria Russica. Il mio percorso non è stato lineare. Decisi per tre anni di smettere, poi con l’ingresso alla scuola superiore, tornai sul tatami

e non sono più sceso”.La determinazione non difetta a Ro-sario che con svizzera precisione co-ordina tutti i suoi impegni; gli allena-menti, l’intenso studio che quest’anno coincide con la maturità ed il lavoro; ogni week end,da tre anni per pagarsi le gare, lavora in un pub del capoluo-go nisseno. Un cumulo d’impegni che sembrerebbe un insormontabile sacri-ficio: “Sacrificio? Non mi piace questa parola, chiunque svolga un’attività con passione, non potrà mai definirla sacri-ficio. Gli allenamenti quotidiani, le gare, lo stress pre-competizione, i dolori mu-scolari, il susseguirsi degli impegni scan-diti dall’orologio, non mi pesano. Non rinuncio a niente e poi ho la fortuna di una famiglia che mi ha sempre sostenu-to anzi, posso proprio dire accompagna-to. Da bambino per partecipare ai cam-pionati nazionali con papà Salvatore, mamma Liliana e mia sorella Erika, in camper affrontavamo lunghe trasferte.”

Inutile nascondere che prima o poi viene il

momento delle scelte definitive, dei bivi, delle dire-zioni da imboccare, del giusto aereo da prendere. “Per favore non mi nominare l’aereo. Nel 2013, mi ero preparato per 4 mesi in vista dei campionati assoluti ad Arezzo, solo a pensarci mi viene un nodo in gola. La mattina mi presento in aeroporto ma il volo che avevo prenota-to, spostò il decollo di ben sette ore: de-cidemmo ugualmente di partire, la gara era già in corso. Ero disperato; quando giunsi in Toscana, il custode stava chiu-dendo la struttura, vidi in un secondo evaporare mesi di allenamento. Almeno ne trassi un insegnamento utile: partire sempre il giorno prima di una competi-zione”.L’aereo porta all’azzurro del cielo, ma per Rosario l’azzurro è anche il colore che indica l’appartenenza alla naziona-

le. Un’altra tappa importante che pone l’accento sull’ascesa del talentuoso nis-seno che ama lo sport in ogni sua decli-nazione. “Ho praticato scherma e nuoto. Io adoro l’attività fisica in ogni sua decli-nazione. Infatti, dopo il conseguimento della maturità, penso di iscrivermi alla facoltà di Scienze Motorie. Da tifoso se-guo anche il calcio, sono un’amante della Vecchia Signora, ossia juventino. Il mio cruccio è la scarsa diffusione del mio ka-rate, nato a Okinawa, città che sogno un giorno di poter visitare”.La gara, la competizione, l’essenza di ogni sport racchiusa ed esaltata in po-chi minuti. I segreti, le attese, la prepa-razione, i riti scaramantici di chi mira alla vittoria, di chi, baciato dal talento, è “condannato” a vincere. “Io sono molto ansioso. Questo carico di ansia, sovente quando arrivo al bordo del tatami, mi porta ad andare in bagno. Poi però, un istante prima della sfida, riesco a trasfor-mare quest’ansia in adrenalina pura e po-sitiva che mi sospinge. Alla fine, io ricon-duco tutto a una sola parola, passione. Passione vera, alimentata dall’impegno

estremo, senza averne ri-scontri

e c o n o -mici a differenza ad esem- pio, dei calciatori miei coetanei, che guadagnano tanti soldi”. Guarda l’orologio, capisco che deve andare: gli impegni non co-noscono sosta. Si volta un attimo e con una punta di orgoglio mi sottolinea: “Sono Cintura nera, primo dan; maga-ri può essere un ulteriore elemento utile per la stesura dell’articolo”. Lo è, perché è un traguardo prestigioso guadagna-to in undici anni di allenamenti, gare e passione; lo è, perché quella cintura è il simbolo di una passione autentica e ‘nel mondo nulla di grande è stato fatto sen-za passione’ (Georg Wilhelm Friedrich Hegel).

(DPM)

AVVISI LEGALI

TRIBUNALE DI CALTANISSETTA Espropriazione Immobiliare N. 78/2004 R. Es.

Il delegato alla vendita Avv. Vincenza Caruso rende noto che in data 23/06/2015, alle ore 16,00 presso il proprio studio sito in Mussomeli nell’a P.tta P. Sorce, 5 avrà luogo la vendita senza incanto di:Lotto UnicoTerreno – Uliveto - in Vallelunga Pratameno ( CL ) C/da Salice in catasto al foglio 10, part.la 95 di mq. 1.250,00 e part.la 96 di mq. 1.180,00 Prezzo Base vendita senza incanto .€25.650,00Le offerte dovranno pervenire entro le ore 12,00 del giorno prima fissato per la vendita presso lo studio della delegata, in bollo ed in busta chiusa Nel caso in cui la vendita senza incanto non dovesse avere luogo, sempre pres-so lo studio della delegata, si terrà la vendita con incanto il giorno 30/06/2015 alle ore 16;00 al prezzo base d’asta di €.25.650,00 con offerta minima in aumento di €.1.300,00Le domande di partecipazione dovranno pervenire presso lo studio della de-legata entro le ore 12,00 del giorno prima fissato per la vendita con incanto.Ulteriori informazioni possono essere richiesti presso il nominato delegato e custode giudiziario ed è possibile visionar, l’ordinanza, l’avviso di vendita e la perizia di stima sul sito www.astegiudiziarie.it Mussomeli14/04/2015 Il delegato Avv. Vincenza Caruso

TRIBUNALE DI CALTANISSETTA Esecuzione Immobiliare N. 98/2012

Il delegato alla vendita Avv. Vincenza Caruso rende noto che in data 07/07/2015, alle ore 16,00 presso il proprio studio sito in Mussomeli nell’a P.tta P. Sorce, 5 avrà luogo la vendita senza incanto di:Lotto UnicoAppartamento per civile abitazione sito in Riesi Via Santissimo Rosario n. 124 posto al piano terra ed al piano seminterrato, censito al N.C.E.U. al foglio di mappa 34, particella 2540 (terreni), 2539 e 2540 ( fabbricati) categoria A/3, consistenza mq 124 c.ca. Prezzo Base vendita senza incanto .€35.650,00Le offerte dovranno pervenire entro le ore 12,00 del giorno prima fissato per la vendita presso lo studio della delegata, in bollo ed in busta chiusa Nel caso in cui la vendita senza incanto non dovesse avere luogo, sempre pres-so lo studio della delegata, si terrà la vendita con incanto il giorno 14/07/2015 alle ore 16;00 al prezzo base d’asta di €.35.650,00 con offerta minima in aumento di €1 800,00Le domande di partecipazione dovranno pervenire presso lo studio della de-legata entro le ore 12,00 del giorno prima fissato per la vendita con incanto.Ulteriori informazioni possono essere richiesti presso il nominato delegato e custode giudiziario ed è possibile visionar, l’ordinanza, l’avviso di vendita e la perizia di stima sul sito www.astegiudiziarie.it Mussomeli 23/04/2015 Il delegato Avv. Vincenza Caruso

TRIBUNALE DI CALTANISETTAEstratto Avviso di Vendita n. 2249/2013

Il professionista delegato Avv. Giancarlo Spiaggia avvisa che in data 10 luglio 2015 alle ore 10,30 presso il proprio studio sito in San Cataldo, via Caltanisset-ta n. 18, procederà alla vendita senza incanto, del seguente Lotto:LOTTO UNICO: Appezzamento di terreno sito in territorio di Caltanissetta, contrada Mandrazzi-Bulgarella della superficie di are 45.00.Censito al C.T. del Comune di Caltanissetta, al foglio 166, particella 257.Prezzo base: Euro 115.600,00. Offerta in aumento non inferiore ad € 6.000,00.Deposito offerte di acquisto in bollo ed in busta chiusa entro le ore 12,00 del giorno precedente la data fissata per la vendita presso lo studio del profes-sionista delegato, Avv. Giancarlo Spiaggia. Cauzione: 10% del prezzo offerto per il lotto unico, mediante assegno circolare non trasferibile intestati a “Avv. Giancarlo Spiaggia n.q. Giudizio di Divisione n. 2249/13”. Versamento resi-duo prezzo entro il termine massimo di sessanta giorni da aggiudicazione. Eventuale vendita con incanto si terrà in data 17 luglio 2015 alle ore 10:30, al prezzo base sopra indicato con offerte in aumento non inferiore ad €. 6.000,00. Domande di partecipazione in bollo da depositare entro le ore 12:00 del gior-no precedente la vendita con assegno circolare non trasferibile di importo pari al 10% del prezzo base a titolo di cauzione, intestato come sopra indicato. Versamento saldo prezzo entro giorni sessanta dall’incanto, salvo aumento di quinto a norma dell’art. 584 c.p.c.Bando integrale, ordinanza di vendita e relazione di stima dell’immobile con-sultabile sul sito www.astegiudiziarie.it .Per ogni ulteriore informazione rivol-gersi presso lo studio del professionista delegato, Avv. Giancarlo Spiaggia, ogni Lunedì e Giovedì dalle 16,30 alle 19,30.San Cataldo lì, 8 aprile 2015 Avv. Giancarlo Spiaggia

PassioneKarate:i successi di un giovanetalento nisseno

TRIBUNALE DI CALTANISSETTA Esecuzione Immobiliare N. 42/07 R.G.E.

Lotto unico - Comune di Caltanissetta (CL) Via dei Mille, 81. Locale uso ma-gazzino di ca mq 124 al p. terra. Prezzo base: Euro 94.572,00 in caso di gara aumento minimo Euro 5.000,00. Vendita senza incanto: 09/07/2015 ore 12.00, innanzi al professionista delegato Avv. Gabriella Galante presso lo studio in Caltanissetta Via Veneto 35. Deposito offerte entro le 12 del giorno anteceden-te la vendita presso suddetto studio. In caso di mancanza di offerte vendita con incanto: 16/07/2015 ore 12.00 allo stesso prezzo base e medesimo aumento. Maggiori info presso il delegato nonché custode giudiziario, previo appunta-mento tel. 328/1655065 e su www.astegiudiziarie.it. (Cod. A304004).

Fatti & Sport

Page 32: il Fatto Nisseno - maggio 2015

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