IL FASCINO DELLE SIMMETRIE INFRANTE -...

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IL FASCINO DELLE SIMMETRIE INFRANTE Quasicristalli, tassellature e antichi mosaici Tesina di Arianna Magni Liceo scientifico Alessandro Volta - Milano

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IL FASCINO DELLESIMMETRIE INFRANTE

Quasicristalli, tassellature e antichimosaici

Tesina diArianna Magni

Liceo scientifico Alessandro Volta ­ Milano

IndiceIntroduzione.........................................................................................................3

1. La cristallografia tradizionale.........................................................................5

Gruppi cristallografici.......................................................................................6

Le isometrie...................................................................................................6

Cristalli..........................................................................................................7

Tassellature...................................................................................................7

I fregi.............................................................................................................8

Le restrizioni cristallografiche..........................................................................11

2. I quasicristalli..............................................................................................13

La scoperta.....................................................................................................13

Quasicristalli in natura...................................................................................14

Le proprietà fisiche dei quasicristalli...............................................................14

Applicazioni tecnologiche................................................................................14

3. Quasicristalli in matematica........................................................................16

La tassellatura di Penrose...............................................................................16

La storia delle tassellature aperiodiche............................................................18

4. Le tassellature nell’arte islamica..................................................................20

Le tessere girih................................................................................................20

Anticipazioni delle tessere di Penrose?............................................................25

Bibliografia.........................................................................................................31

Opere citate....................................................................................................31

Fonti delle immagini...........................................................................................32

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Introduzione

Sfogliando   un   libro   di   matematica1  sono   rimasta   colpita   da   un

approfondimento dal titolo “Trasformazioni geometriche e tassellature del piano” e

mi ha incuriosito molto leggere che esiste un numero finito di tipi di tassellature

del piano, ovvero modi di ricoprire un piano ripetendo per un numero infinito di

volte una figura geometrica, senza buchi o sovrapposizioni. Questa scoperta risale

al 1891 e avvenne per opera di E.S. Federov, un cristallografo russo che dimostrò

che sono possibili sono 17 tipi di tassellature del piano. Mi ha sorpreso molto

sapere che essi sono stati tutti realizzati dagli arabi, circa cinque secoli prima

degli   studi  del   cristallografo   russo,  nelle  decorazioni  musive  dell’Alhambra  di

Granda che ho visitato circa tre anni fa. Approfondendo la ricerca ho scoperto che

esiste  un’analogia  nello  spazio  tridimensionale:  è,   infatti,  possibile   individuare

230  tipi  di  disposizioni  di   solidi   regolari  nello   spazio,   che   corrispondono  alle

possibili disposizioni di atomi in un solido cristallino con una struttura periodica.

Non   tutti   i   materiali   hanno   però   struttura   cristallina.   Nel   1984   David

Schechtman2  scoprì dei materiali che prendono il nome di quasicristalli. Come

suggerisce   il   nome   essi   hanno   una   struttura   simile   a   cristallina,   ma   non

perfettamente   regolare.  La  disposizione  degli  atomi  nei  quasicristalli   è  di   tipo

aperiodico. Curiosamente per fornire un modello che descriva adeguatamente i

quasicristalli   si   fa   ricorso   a   un   particolare   tipo   di   tassellatura   aperiodica,

inventata quasi per gioco dal fisico Roger Penrose. Questo genere di tassellatura

contiene figure pentagonali  e dodecagonali  che sono proibite nelle tassellature

periodiche del piano.

Mi  ha   impressionato  un  articolo3  pubblicato   sulla   rivista  Science  nel  2007

scritto da Peter J. Lu e Paul J. Steinhardt, fisici americani. Essi hanno notato che

in molti edifici arabi medievali sono presenti mosaici  geometrici decorativi  che

contengono  figure  pentagonali   e  dodecagonali.  Tra  questi  hanno studiato  con

particolare   attenzione   il   tempio   Darb­i   Imam  di   Isfahan,   Iran:   le   decorazioni

musive presentano una struttura aperiodica che può essere ricondotta, con lievi

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imprecisioni,  alla   tassellatura di  Penrose,   inventata   in occidente cinque secoli

dopo la realizzazione del tempio islamico.

Il   lavoro   è   così   strutturato.   Il   primo  capitolo   è   dedicato  alla   cristallografia

tradizionale,   alla   spiegazione   del   modello   classico   che   consiste   nella

classificazione dei cristalli in 230 gruppi spaziali; per semplificare il discorso farò

riferimento   riferirò   ai   casi   bidimensionale   e   unidimensionale.   Particolare

attenzione è posta sulle restrizioni cristallografiche, sul motivo per cui è limitato il

numero   di   modi   in   cui   è   possibile   tassellare   un   piano   e   uno   spazio

tridimensionale.

Il   secondo   capitolo   è   riservato   ai   quasicristalli   e   all’importanza   della   loro

scoperta   che   ha   costretto   il   mondo   scientifico   a   rivedere   i   fondamenti   della

cristallografia   tradizionale.   Verranno   date,   inoltre,   alcune   informazioni   sulle

proprietà fisiche e sulle applicazioni tecnologiche di questi materiali.

Il terzo capitolo tratta la tassellatura di Penrose, vista come modello utile per

comprendere la struttura dei quasicristalli.

L’ultimo capitolo è dedicato interamente all’arte islamica. Seguendo lo studio

proposto da Peter J.  Lu e Paul J. Steinhardt3  esaminerò  alcuni mosaici  arabi

medievali.

Buona lettura!

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1. La cristallografia tradizionale

La  materia  è   formata  da  atomi   legati   tra   loro  da   legami  chimici  di  natura

diversa. A volte gli atomi sono disposti in ordine perfetto, regolare, geometrico,

altre volte no. Nel primo caso si parla di cristalli, ovvero di materiali in cui gli

atomi sono disposti in modo ordinato. La forma della struttura cristallina che essi

assumono a livello microscopico si riflette spesso nelle forme geometriche che essi

assumono a livello macroscopico. È il caso dei diamanti, del quarzo o dei cristalli

di ghiaccio, tutti costituiti da facce piane che formano tra loro angoli caratteristici

per ogni materiale. Esistono poi altri materiali, come il vetro, in cui gli atomi sono

disposti in modo disordinato; per questo motivo sono detti amorfi.

Nei cristalli gli atomi si dispongono in modo diverso a seconda della dimensione

dei diversi atomi e delle forze interatomiche che agiscono tra di essi. Lo studio

della disposizione degli atomi può essere, in alcuni casi, molto complicato.

L’analisi   e   la   classificazione   dei   cristalli   è   stato   uno   dei   problemi   che   ha

maggiormente interessato fisici, chimici e matematici tra la fine dell’800 e l’inizio

del ‘900. 

Inizialmente lo studio della geometria della struttura cristallina fu effettuato

osservando la geometria cristallina, ovvero attraverso la misura degli angoli tra le

facce   dei   cristalli.   Solo   a   inizio   del   1900   fu   introdotto   un   nuovo   metodo   di

indagine cristallografica: la diffrazione ai raggi X prodotta dal reticolo atomico in

un cristallo. Nella cristallografia a raggi un fascio di raggi X colpisce il cristallo e

viene quindi diffratto in direzioni specifiche. Dallo studio delle figure di diffrazione

prodotte   è   possibile   costruire   un'immagine   tridimensionale   della   densità   di

elettroni nel cristallo da cui si ricava le posizione degli atomi. Questa tecnica è

oggi ampiamente utilizzata per lo studio e la descrizione di molecole organiche

(proteine   e   acidi   nucleici)   e   per   materiali   nuovi;   inoltre   le   tecnologie   attuali

consentono di effettuare diffrazioni con fasci di elettroni o neutroni, a seconda

dello scopo che ci si prefigge e dei materiali da studiare.

Il   risultato  più   interessante   raggiunto   in  cristallografia  agli   inizi  del   ‘900  è

quello   dell’individuazione   di   230   gruppi   spaziali   di   simmetria.   A   questa

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conclusione si giunse in seguito a teorie matematiche, che furono supportate da

fatti sperimentali.

Alcuni   studiosi,   come   il   cristallografo   russo   Fedorov   (1891),   provarono   a

combinare tutte le classi di simmetria possibili con le operazioni traslazionali e

ottennero tutte le possibili disposizioni in uno spazio a tre dimensioni di oggetti

tridimensionali. Si poté così dimostrare che ciascun oggetto ordinato e periodico

nelle   tre  dimensioni  deve  necessariamente  appartenere  ad uno di  230 gruppi

spaziali.

Gruppi cristallografici

Lo   studio   dei   gruppi   di   simmetria   in   tre   dimensioni   risulta   essere   molto

complesso e lungo. Può  essere però  ridotto a casi  più  semplici,   in una o due

dimensioni. 

Per  affrontare  questa  classificazione   è  necessario   introdurre  alcuni   concetti

fondamentali della geometria piana.

Le isometrie

Per isometria del piano intendiamo quelle trasformazioni di punti del piano tali

che, a movimento avvenuto, ogni coppia di punti si   trovi  a distanza uguale a

quella che aveva inizialmente, anche se i punti potranno chiaramente occupare

posizioni   diverse   da   quelle   di   partenza.   Sono   movimenti   di   questo   tipo   le

traslazioni, le rotazioni intorno a un punto, le riflessioni (o ribaltamenti) rispetto a

una retta, e le glissoriflessioni, ovvero la composizione di una traslazione e di una

riflessione rispetto una retta parallela alla direzione di traslazione.

Secondo il teorema di Chasles (1831), tutte le isometrie del piano rientrano in

uno   di   questi   quattro   tipi.   Possiamo   quindi   eseguire   una   sequenza   lunga   a

piacere di rotazioni, traslazioni e riflessioni, ottenendo alla fine lo stesso risultato

che avremmo ottenuto se avessimo applicato una sola  delle  quattro  isometrie

precedenti, anche se non sempre è facile scoprire quale.

Per   individuare   quale   isometria   è   stata   applicata,   secondo   il   Teorema   di

Chasles, è necessario osservare che se la trasformazione lascia fisso almeno un

punto si   tratta di  una rotazione oppure di  una riflessione,  mentre se non ne

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lascia fisso alcuno è una traslazione oppure una glissoriflessione. Nel primo caso

è una rotazione se fissa un solo punto ed è una riflessione se ne fissa più di uno.

L’insieme   infinito   delle   isometrie   costituisce   un   gruppo;   si   può,   infatti,

verificare   che   l’operazione   di   composizione   tra   isometrie   gode   delle   seguenti

proprietà:

­ è associativa­ ha elemento neutro, detto l’isometria identica o identità, cioè il movimento

che lascia tutti i punti del piano fissi­ ogni elemento ha un unico inverso. Infatti a ogni isometria  m  corrisponde

una   isometria   inversa  m’,   ossia   il   movimento   che   eseguito   dopo  m  fa

ritornare tutti i punti nella loro posizione di partenza.

La composizione di movimenti non è sempre commutativa ossia il risultato può

cambiare se eseguiamo le stesse isometrie, ma in ordine diverso.

Cristalli

La   classificazione   sistematica   dei   cristalli   si   basa   sul   riconoscimento   degli

elementi   geometrici   di   simmetria   della   struttura   cristallina;   tali   elementi   di

simmetria sono: 

gli assi di simmetria i piani di simmetria i centri di simmetria.

L’analisi   in   tre   dimensioni   è   molto   lunga   perché   il   numero   di   possibili

simmetrie   è   molto   elevato,   tanto   che   i   gruppi   cristallografici   sono   230.

Concentriamoci quindi sul caso bidimensionale.

Tassellature

Si chiama tassellatura o pavimentazione la ripetizione su un piano, ottenuta

attraverso isometrie, di una stessa figura, detta tassello o modulo, per un numero

infinito di volte senza che ci siano sovrapposizioni o parti del piano non ricoperte.

Valgono inoltre le proprietà di invarianza traslazionale e invarianza rotazionale; in

altre parole immaginando di spostarci su un pavimento di questo tipo da una

piastrella all’altra con passi di lunghezza e in direzione opportuna, o ruotando su

se stessi  di  angoli  adeguati  si  osserva che  la  disposizione delle  piastrelle  non

varia. In altre parole una tassellatura è periodica se può essere divisa in infinite

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regioni congruenti, che prendono il nome di cella fondamentale o modulo, che

hanno le seguenti proprietà:

1) Due regioni non hanno punti interni in comune

2) Per ogni coppia di regioni R1 e R2 esiste un vettore che trasla l’una nell’altra e

l’intera tassellatura su se stessa

3) Nessuna   coppia   di   punti   interni   a   una   regione   gode   della   proprietà   di

invarianza traslazionale.

Non ci sono limitazioni alla nostra fantasia per quanto riguarda la scelta del

motivo   decorativo   da   applicare   alla   cella   fondamentale   della   tassellatura.   Al

contrario   è   limitato   il   numero   di   modi   nei   quali   è   possibile   sviluppare   la

tassellatura combinando opportune isometrie. In particolare esistono diciassette

gruppi di simmetria in due dimensioni rappresentati in figura 1.

Figura 1   Schema dei diciassette gruppi cristallografici nel piano

Per dare un’idea di come sono state ottenute queste classificazioni esaminiamo

il  caso  più   semplice,   in  una sola  dimensione.  Questo  genere di   “tassellatura”

prende il nome di fregio.

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I fregi

Il termine fregio in matematica indica una striscia di piano (regione di piano

compresa tra due rette parallele) coperta da copie ripetute di un motivo “base”. Le

copie sono ottenute mediante isometrie, una delle quali è necessariamente una

traslazione.

Vi sono sette possibili  gruppi di simmetria per un fregio. Questi si possono

elencare mediante un nome simbolico che indica le isometrie utilizzate. Esso è

composto da quattro caratteri:

­ il primo segno è sempre una p che indica la traslazione­ il secondo segno può essere 1 o m: è una m (che sta per mirror = specchio) se

il   gruppo   di   simmetria   della   figura   contiene   riflessioni   (simmetrie   assiali)

rispetto a rette verticali, altrimenti è un 1.­ il terzo segno può essere 1 o m o a: è una m se il gruppo di simmetria della

figura contiene una riflessione rispetto ad una retta orizzontale, è una a se il

gruppo di simmetria della figura contiene una glissoriflessione rispetto ad una

retta orizzontale, altrimenti è un 1.­ il quarto segno può essere  1  o  2: è  2  se il gruppo di simmetria della figura

contiene rotazioni di 180°, altrimenti è un 1.

Lo schema in figura 2 mostra come viene effettuata questa nomenclatura e i

sette gruppi di simmetria possibili nei fregi lineari.

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SÌ SÌ SÌ NONONO

SÌ SÌ NONO

SÌ NO

Figura 2 Schema che mostra come ottenere la classificazione dei fregi.

Analizziamo i sette gruppi, rappresentati in figura 3, nel dettaglio:

­ il fregio di tipo p111 (figura 3A) è ottenuto mediante la semplice traslazione del

modulo base di un vettore orizzontale di modulo maggiore alla lunghezza dello

stesso. ­ Il fregio di tipo p1a1 (figura 3B) è ottenuto mediante glissoriflessione.­ Il   fregio  di   tipo  pm11  (figura  3C)è   ottenuto  mediante   riflessioni   verticali.  La

prima orma azzurra sulla sinistra è l’immagine riflessa della prima orma rossa,

rispetto   all’asse   verticale  passante   tra   le  due.  Traslando   la  prima   coppia   si

ottengono   le   successive.   Si   noti   che   l’orma   rossa  della   seconda   coppia   è   il

simmetrico  di   quella  azzurra,   rispetto  all’asse   che  divide   le  due   coppie.  Ciò

mostra che la traslazione è il risultato della composizione tra simmetrie assiali

con assi paralleli.­ Il   fregio   di   tipo  p1m1  (figura   3D)   è   ottenuto   tramite   riflessioni   orizzontali

dell’orma rossa, ripetute con traslazioni di vettore parallelo all’asse. ­ Il fregio del tipo p112 (figura 3E) è ottenuto con una rotazione di 180° (simmetria

centrale) rispetto al punto segnato in verde e con traslazioni ripetute della prima

coppia. La terza orma può anche essere ottenuta mediante una traslazione della

prima  rispetto  ad un vettore  orizzontale  o  con  una simmetria  centrale  della

seconda orma rispetto al punto segnato in viola.

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è un fregio?è un 

fregio?

ci sono simmetrie verticali?

ci sono simmetrie verticali?

ci sono simmetrie orizzontali?

ci sono simmetrie orizzontali?

pmm2pmm2 ci sono rotazioni di 180°?

ci sono rotazioni di 180°?

pma2pma2 pm11pm11

ci sono simmetrie orizzontali o 

glissoriflessioni?

ci sono simmetrie orizzontali o 

glissoriflessioni?

ci sono simmetrie orizzontali?

ci sono simmetrie orizzontali?

p1m1p1m1 p1a1p1a1

ci sono rotazioni di 180°?

ci sono rotazioni di 180°?

p112p112 p111p111

­ Il fregio di tipo pma2 (figura 3F) è ottenuto mediante rotazione di 180° dell’orma

azzurra rispetto al punto verde segnato in figura, simmetria rispetto ad un asse

verticale per ottenere l’orma rossa, un’ulteriore rotazione rispetto al punto viola

e così via. Considerando la coppia formata da un’orma azzurra ed una rossa, si

può invece notare una glisso simmetria.­ Il   fregio   del   tipo  pmm2  (figura   3G)   è   ottenuto   mediante   rotazioni   di   180°

dell’orma rossa per ottenerla seconda orma rossa, opposta al centro di rotazione,

ed una simmetria orizzontale rispetto all’asse passante tra i talloni delle orme,

che dà origine ad immagini di colore diverso. Si può notare anche una simmetria

verticale   tra   le   orme.   Questa   è   una   conseguenza   della   composizione   di

trasformazioni.   Infatti,   componendo   due   simmetrie   assiali   con   assi

perpendicolari,   si   ottiene   una   rotazione   di   angolo   180°.   Traslando   il   primo

gruppo di quattro orme, si ottiene poi l’intero fregio.

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(A) (B) 

(C) 

(D) 

(E) 

(F) 

(G) 

Figura 3   Schema dei sette tipi di fregi possibili:  (A)  fregio p111; (B)  fregio p1a1;(C) fregio pm11; (D) fregio p1m1; (E) fregio p112; (F) fregio pma2; (G) fregio pmm2.

Le restrizioni cristallografiche

Per quale motivo esiste un numero limitato di gruppi? Se per quanto riguarda il

caso dei fregi può  essere semplice verificare che non esiste un altro modo per

ripetere in una sola dimensione, la verifica empirica in due o tre dimensioni è

molto più complicata.

Esiste una dimostrazione matematica che verifica l’impossibilità di tassellare

un piano (o uno spazio tridimensionale) in un modo alternativo a quelli mostrati

in precedenza. Qui limitiamo a notare che la limitazione dei gruppi di simmetrie

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possibili in un piano è conseguenza del teorema di Barlow che dimostra che è

possibile ottenere simmetrie dividendo l’angolo giro in 2, 3, 4 o 6, ma non in 5.

La periodicità è incompatibile con la simmetria rotazionale di ordine 5   σ5 e

con simmetrie di ordine superiore al sesto. Assumiamo per assurdo che esista

una tassellatura che sia periodica con una rotazione di ordine  N  σ N . Sia  x  il

centro di rotazione. Poiché si tratta di una tassellatura periodica essa contiene

infiniti centri di rotazione che si trovano a una distanza minima d  tra loro. Sia

quindi  y  un   altro   centro   di   rotazione   tale   che   ¿ x− y∨¿d .   Applicando   una

rotazione   di   2ΠN   intorno   a  x,   si   ottiene   un   altro   centro   di   rotazione  y’

(trasformato di  y) la cui distanza da  x deve essere maggiore di  d:   ¿ x−y'∨≥d .

Ciò   è   possibile   solo   se   N ≤6 ,   come   mostra   la   figura   4A.   Se  N=5  allora

¿ x− y∨¿d , ma sorge un altro problema. Poiché y è un altro centro di rotazione

è   possibile   effettuare   una   rotazione   intorno   ad   esso   che   porti  x  in  x’.   Ma

¿x'−y'∨¿ d  (vedi figura 4B) Risulta quindi impossibile la simmetria  σ5 . 

(A) (B)Figura 4 (A) L’angolo di rotazione non può essere inferiore a

Π 3 ; (B) L’angolo di rotazione non può essere  2Π5 .

Analogamente,   nello   spazio   tridimensionale   sono   impossibili   simmetrie

rotazionali di ordine 5; in particolare è impossibile avere come cella fondamentale

l’icosaedro (solido regolare con 20 facce triangolari). Queste limitazioni prendono

il nome di restrizioni cristallografiche.

13

x

y'x'

y

y'

d

d d

x yd

d

d

d

72

2. I quasicristalli

La scoperta

Tornando   alla   cristallografia,   verso   la

metà   del   ‘900   la   maggior   parte   delle

problematiche   relative   allo   studio   e   alla

classificazione   dei   cristalli   sembravano

essere   risolte,   supportate   da   numerose

teorie algebriche. Fino al 1984 si  credeva

che non ci fossero alternative tra lo stato

cristallino  e  quello  amorfo,   tra   il  perfetto

ordine   e   il   disordine.   In   quell’anno   il

ricercatore   israeliano   David   Schechtman2

osservò   al   microscopio   elettronico   alcuni

campioni   di   una   lega   di   alluminio   e

manganese che aveva preparato. Egli notò

la  presenza di  una  simmetria   icosaedrica  o  quinaria  all’interno del  materiale,

analoga a quella visibile in figura 5.

Tali  materiali   furono   chiamati   quasicristalli.   Questa   scoperta   sconvolse

l’ambiente scientifico e per alcuni anni non fu accettata. Nel dicembre 2011 David

Schechtman   ha   ricevuto   il   premio   Nobel   per   la   chimica   per   la   scoperta   dei

quasicristalli. Nella motivazione si legge che «A differenza di quanto si riteneva,

Schechtman ha scoperto che gli atomi possono disporsi in una forma non periodica,

una   scoperta  estremamente   controversa   tanto   che  per  questo  motivo   gli   venne

chiesto di lasciare il suo gruppo di ricerca. Tuttavia la sua battaglia a difesa delle

sue idee ha costretto gli scienziati a riconsiderare le loro concezioni sulla natura

stessa della materia». Infatti, l’osservazione di Schechtman metteva in crisi quelli

che   ormai   erano   considerati   i   fondamenti   della   cristallografia,   ovvero

l’inconciliabilità tra simmetrie rotazionali quintuple e periodicità, nel piano, e tra

simmetrie   icosaedriche   e   periodicità,   nello   spazio   tridimensionale.   Negli   anni

successivi furono scoperti molti altri materiali che presentavano caratteristiche

14

Figura 5 Immagine al microscopioelettronico  di  un  quasicristallo  diuna   lega   alluminio­rame   e   ferro,che mostra una forma consistentecon una simmetria icosaedrica.

analoghe a quelle della lega di Schechtman.  Attualmente  sono stati trovati, nei

laboratori di tutto il mondo, molti cristalli con simmetrie proibite dal teorema di

restrizione cristallografica che presentano una struttura a periodica e per questo

chiamati quasicristalli. 

Quasicristalli in natura

La maggior parte dei campioni di quasicristalli conosciuti sono stati sintetizzati

in laboratorio in condizioni controllate e in piccole quantità. Nel 2009 un gruppo

di ricercatori guidati dal mineralologo Luca Bindi4  ha trovato sull’Altopiano dei

Coriacchi, nella Siberia orientale, una lega di alluminio, rame e ferro che presenta

una struttura icosaedrica tipica dei quasicristalli. Questo quasicristallo è l’unico

campione   trovato   finora   in   natura   e   si   presenta   in   frammenti   microscopici

contenuti in minerali di  khatyrkite e cupalite.   Il ritrovamento suggerisce che i

quasicristalli si formano e rimangono stabili in determinate condizioni geologiche,

ma non è chiara l’origine di questo campione.

Le proprietà fisiche dei quasicristalli

Le   proprietà   fisiche   e   chimiche   dei   quasicristalli   sono   state   ampiamente

studiate, ma molte di esse rimangono ancora misteriose. I quasicristalli sono delle

leghe metalliche che hanno scarsa capacità di condurre sia calore sia elettricità.

Un quasicristallo ha capacità di condurre calore cento volte inferiore all’alluminio

e capacità di condurre corrente elettrica un miliardo di volte inferiore a rame o

alluminio (resistenza elettrica elevata).  Il  motivo è  che, a differenza dei metalli

come l’alluminio, di cui sono prevalentemente formati, non hanno atomi disposi

con la massima regolarità.  Tuttavia la spiegazione dettagliata di questi fenomeni

è ancora poco conosciuta. 

Inoltre i  quasicristalli  hanno una scarsa reattività  chimica e tendono a non

combinarsi   con  altri  materiali   e   sono   quindi  molto   resistenti   alla   corrosione;

hanno anche una bassa capacità di adesione a altre sostanze, ovvero hanno un

coefficiente d’attrito molto basso.

15

Applicazioni tecnologiche

Per   le   loro proprietà  non convenzionali   i  quasicristalli   sono materiali  molto

promettenti per potenziali applicazioni: in un non lontano futuro i quasicristalli

potrebbero comparire nella nostra vita quotidiana. 

Per   esempio   per   la   scarsa   reattività   chimica   e   la   resistenza   meccanica

potrebbero essere utilizzati per ottenere rivestimenti antiaderenti resistenti. Per lo

stesso   motivo   si   stanno   sviluppando   materiali   compositi   per   l’industria

aerospaziale,  per   l’immagazzinamento  dell’idrogeno.  Le  proprietà   elettriche  dei

quasicristalli fanno pensare alla realizzazione di dispositivi elettronici di nuova

concezione. Un altro importante campo d’applicazione è quello degli utensili da

taglio.  L’inserimento  di  piccoli  quasicristalli   all’interno  di  metalli   leggeri   come

l’alluminio  conferirebbe  a  questi  ultimi  un’adeguata   resistenza  meccanica  per

realizzare lame leggere ma al tempo stesso robuste. 

16

3. Quasicristalli in matematica

Alla luce della scoperta dei quasicristalli nel 1984 era chiaro che era necessario

rivedere e sviluppare nuove teorie. In particolare si era alla ricerca di opportuni

modelli matematici per descrivere un reticolo cristallino dal momento che non era

più  possibile  definire  un  cristallo   come un solido   con  una  struttura  atomica

periodica.

Nonostante ad oggi siano stati scoperti numerosissimi quasicristalli e la ricerca

avanzi  molto   rapidamente,  non  è   ancora  stato  definitivamente   individuato  un

modello   matematico   pienamente   soddisfacente   che   descrivi   adeguatamente

queste strutture a periodiche.

La descrizione dettagliata delle strutture aperiodiche in tre dimensioni risulta

essere molto complessa, ma, come avevamo fatto per i gruppi spaziali, è possibile

fare un parallelo con delle strutture aperiodiche bidimensionali che prendono il

nome di tassellature di Penrose.

La tassellatura di Penrose

Nel 1976 il fisico, cosmologo e matematico inglese Roger Penrose5 inventò una

tassellatura aperiodica. Egli la concepì quasi per gioco, senza immaginare che da

lì a qualche anno avrebbe potuto essere molto utile per lo studio della struttura

dei quasicristalli.

Prima di procedere con la descrizione della tassellatura di Penrose è importante

sottolineare che per questo genere di tassellatura vale la proprietà di invarianza

rotazionale per alcuni angoli, ma non quella traslazionale: è   infatti  impossibile

trovare un vettore che trasli la tassellatura su se stessa. Esistono però gruppi di

punti,   disposti   casualmente,   nei   quali   si   riscontrano   uguaglianze,   almeno

nell’intorno dei punti stessi.

La tassellatura di Penrose è uno schema formato da una coppia di figure che

consente di ricoprire il piano in modo aperiodico. Esaminiamola ora nel dettaglio.

Esistono  più   insiemi   possibili   di   tasselli   di   Penrose.   Uno  dei   più   utilizzati   è

composto una coppia di tasselli che può essere costruita a partire da un rombo

17

avente  angoli   acuti  di  72°   e   angoli   ottusi  di   108°.   La   figura  6  mostra   come

ottenere i due tasselli. Riportando uno dei lati sulla diagonale maggiore su questa

si  individua un punto  P  che la divide in due segmenti che stanno tra loro in

rapporto aureo  φ=1+√5

2. Unendo P ai vertici degli angoli ottusi, si ottengono i

due tasselli, che prendono il nome di "dardo" (dart) ed "aquilone" (kite).

Figura 6 Come ottenere i tasselli di Penrose “dardo” e “aquilone”

I tasselli devono essere uniti rispettando un'unica regola: nessuna coppia di

tasselli deve essere unita in modo che formi un singolo parallelogramma, per non

incorrere nella periodicità. I tasselli possono essere modificati con rientranze e

denti   in modo da  forzare   l'applicazione della   regola  ma  la   tassellatura ha un

aspetto migliore se i tasselli hanno i lati lisci. È possibile disegnare degli archi di

circonferenza   sulle   tessere   come   in   figura.   In   questo   caso   la   regola   di

composizione consiste nell’avvicinare due tessere in modo che si  formino linee

continue. 

Curiosamente il numero di “aquiloni”, in qualsiasi schema che ricopra il piano, 

è esattamente  φ =1,618... volte quello dei “dardi”. 

È   possibile   derivare   i   tasselli

“aquilone”   e   “dardo”   da   un   secondo

insieme di tasselli detti “rombi sottili” e

“rombi  spessi”.  Siano  T  e  t  due  rombi

aventi   i   lati   di   lunghezza   unitaria.

Supponiamo che la misura degli angoli

acuti   di  t  sia   Θ   e   la   misura   degli

18

Figura 7 I tasselli di Penrose “rombospesso” e “rombo sottile”

angoli acuti di T sia  2Θ , dove  Θ=2Π5 . I rombi di Penrose sono ottenuti da T e

t aggiungendo frecce singole e doppie ai loro bordi come mostrato in figura 7.

L’unica regola di composizione è che nel caso in cui due tasselli condividano un

intero lato è richiesto che, lungo il lato in comune, i tasselli abbiano lo stesso tipo

di frecce con la stessa direzione. Senza

regole   di   composizione,   i   rombi  T  e  t

ammettono tassellature periodiche.

Le   tassellature   rivelano   una

simmetria   rotazionale   a   cinque

movimenti,   e   cinque  simmetrie   assiali

rispetto   a   cinque   assi   passanti   per   il

centro   come   in   figura   8.   Non   esiste,

però,   simmetria   traslazionale:   questo

significa   che   le   tassellature   sono

aperiodiche,   lo   schema   non   si   ripete

mai nello stesso modo. Comunque, data

una regione di schema, per quanto sia

grande, questa sarà ripetuta un numero infinito di volte nella tassellatura.

La storia delle tassellature aperiodiche

Lo   studio   delle   tassellature   aperiodiche   proviene   dal   confluire   di   diverse

scoperte e  linee di ricerca. Da un punto di vista filosofico,  l’interesse verso  la

materia comincia a prendere forma quando Hao Wang si pose il problema sulla

decidibilità   di   una   tassellatura:   dato   un   insieme   di   tasselli   fondamentali,   è

possibile che tale insieme formi una tassellatura del piano infinita? Nel 1961, Hao

Wang6 provò l’esistenza di un algoritmo per decidere se un dato insieme di tasselli

può   tassellare  o  meno   il   piano  sotto   la   seguente   condizione:   ogni   insieme di

tasselli che tassella il piano, deve poter tassellare il piano anche periodicamente.

Cinque anni più tardi, Robert Berger7  scoprì che nessun algoritmo fissato può

determinare   se   un   dato   insieme   di   tasselli   arbitrari   può   tassellare   il   piano.

Pertanto, la dimostrazione di Berger implica che devono esistere insiemi di tasselli

che ricoprono il piano soltanto non periodicamente. Il primo esempio di insieme

19

Figura 8  Esempio di   tassellatura diPenrose   con   simmetria   rotazionalequintupla

aperiodico è stato scoperto da Berger e consiste di 20426 forme di tasselli; tale

insieme   successivamente   è   stato   ridotto   a   104   tasselli.   Nel   1970,   Raphael

Robinson8  trovò   un   insieme   aperiodico   relativamente   semplice,   composto   da

appena sei tasselli di forma quadrata con varie incisioni ed estensioni sui bordi

per   impedire   la  disposizione periodica.  Nel  1974,  Roger  Penrose5  scoprì   il  più

semplice   esempio   di   insieme   aperiodico;   esso   era   composto   da   appena   due

tasselli.

20

4. Le tassellature nell’arte islamica

Com’è   noto   le   tassellature   periodiche   hanno   avuto   un   ruolo   significativo

nell’arte e nei motivi decorativi. 

Il   credo   islamico   vieta   la

rappresentazione   pittorica   di

figure   di   esseri   umani   e   di

soggetti   religiosi.   L'ingegno

artistico   islamico   si   è   quindi

rivolto   soprattutto   alla

decorazione,   all'architettura,   al

perfezionamento   dell'arte

calligrafica   e   ai  mosaici.   Tra   gli

esempi   più   celebri   ricordiamo   i

mosaici   arabi   dell’Alhambra   di

Granada   e   del   Real   Alcazar   di

Siviglia.

L’Alhambra   è   un   enorme

palazzo costruito tra il XII e il XV

secolo su un’altura alle spalle della cittadina andalusa di Granada. È famoso in

tutto il mondo per i vivaci mosaici che decorano le pareti, i pavimenti e i soffitti

come quelli in figura 9. Le decorazioni musive dell’Alhambra sono tassellature del

piano ed è  possibile ritrovarvi tutti  i  diciassette gruppi di simmetria del piano

sparsi nelle varie ali del palazzo.

Le tessere girih

Nel   2007   Peter   J.   Lu,   dell’università   di   Harvard,   e   Paul   J.   Steinhardt,

dell’università di Princeton, hanno pubblicato3 un articolo sulla rivista Science in

cui sostengono che gli arabi avevano utilizzato sistemi decorativi che richiamano

le tassellature di Penrose già nel Medioevo.

21

Figura 9 Mosaici dell’Alhambra

Una   parte   consistente   dell’arte   islamica   è   costituita   dalla   cosiddetta

piastrellatura   girih.   Generalmente   si   pensava   che,   con   l’ausilio   di   strumenti

matematici, le piastrellature girih fossero state realizzate disegnando un insieme

di linee con riga e compasso. In questi mosaici compaiono frequentemente figure

pentagonali e dodecagonali che decorano una cella di una tassellatura formata da

poligoni   regolari   ripetuti.   Un   esempio   è   mostrato   in   figura   10   dove   la   cella

fondamentale è evidenziata dalla linea gialla.

Figura 10  Tempio Darb­i Kushk a Isfahan, Iran (1496d.C.)

Alcuni motivi semplici possono essere realizzati senza grosse difficoltà con riga

e compasso. Tuttavia nell’arte islamica sono frequenti motivi dodecagonali molto

complessi, in cui un’unica cella fondamentale contiene centinaia di dodecagoni e

viene ripetuta su un’area molto ampia. La realizzazione di decorazioni di questo

genere   con   il   semplice   uso   di   riga   e   compasso   sarebbe   molto   laboriosa   e

verosimilmente ricca di imprecisioni che non sono però osservate.

Per questo motivo Lu e Steinhardt sostengono che intorno al 1200 d.C. ci fu

una svolta nell’arte decorativa islamica: fu infatti  inventato un modo nuovo di

realizzare motivi girih grazie all’uso di cinque tipi di tessere o piastrelle, chiamate

tessere girih. Ogni tessera girih è decorata con linee molto semplici da realizzare

con gli strumenti utilizzati all’epoca di cui si ha notizia. Inoltre accostando diverse

tessere  le  linee decorative di  ciascuna si  uniscono formando un unico motivo

decorativo.

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Le cinque piastrelle in figura 11 sono equilatere, ma hanno forme diverse:

­ un decagono regolare con angoli interni di 144° decorato con una stella a 10

punte (azzurro)­ un   esagono   allungato   (convesso)   con

angoli   interni   di   72°,   144°,   144°,   72°,

144°, 144° (verde)­ un   esagono   irregolare   concavo   con

angoli interni di 72°, 72°, 216°, 72°, 72°,

216°   decorato   con   due   quadrilateri

(rosso)­ un   rombo   con   angoli   interni   di   72°   e

108° (viola)­ un pentagono regolare con angoli interni

di 108° decorato con una stella a 5 punte (giallo)

Ogni   lato   ha   la   stessa   lunghezza   e   due   linee   della   decorazione   interna   si

intersecano nel punto medio di ogni lato con angoli di 72° e 108°. Questo fa sì che

avvicinando due tessere   le   linee siano continue.   Inoltre   tutti  gli  angoli  che si

formano   hanno   ampiezza   multipla   di   36°.   Per   questo   motivo   le   linee   sono

parallele  ai   cinque   lati   di  un  pentagono   regolare.   Infine  ogni   tessera  ha  una

simmetria interna rotazionale: di ordine 10 per il dodecagono, di ordine 5 per il

pentagono e di ordine 2 per il rombo e per i due esagoni.

La figura 12 mostra come la decorazione precedente (tempio Darb­i Kushk a

Isfahan)   possa   essere   realizzata   sia   ripetendo   più   volte   il   quadrilatero   giallo

(sinistra), sia accostando tre delle cinque tessere girih (destra).

23

Figura 11 Le cinque tessere girih

Figura   12      Decorazione   musiva   del   tempio   Darb­iKushk a Isfahan, sulla sinistra è evidenziata in giallo lacella   fondamentale,   sulla   destra   la   ricostruzione   delmosaico con tessere girih.

Alcuni motivi decorativi girih possono essere realizzati usando tutte le cinque

tessere girih, altri solo alcune di esse. In ogni caso ci sono moltissime possibilità

differenti che danno origine a fantasie diverse. Alcuni esempi nelle figure 13, 14 e

15.

Figura 13 Interno dell’arco all’ingresso della Grande Moschea, Bursa,Turchia (1424 d.C.); fotografia e ricostruzione

24

Figura   14  Mamluk   Quran   di   Aydughdi   ibn   Abdallah   al­Badri   (1313   d.C.);fotografia e ricostruzione

Figura 15 Pennacchi del portale della Grande Moschea di Neyriz, Iran (decorazioneXV secolo) 

25

Una  testimonianza  significativa   in  questo  ambito   sono  degli   schizzi  del  XV

secolo di  motivi  decorativi  da riprodurre poi  nelle mosche contenuti  nei   rotoli

Timurid­Turkmen oggi conservati al Museo Topkapi di Istanbul di cui un esempio

è in figura 16.

Figura   16    Riquadro   28   del   rotolo   Topkapi,   fotografia   ericostruzione 

L’utilizzo delle tessere girih permette di realizzare questo tipo di decorazioni

velocemente e ridurre le imprecisioni degli artigiani.

Anticipazioni delle tessere di Penrose?

Uno   degli   aspetti   più   significativi   delle   decorazioni   girih   è   l’uso   delle

trasformazioni   auto   similari,   ovvero   la   suddivisione  di   grandi   tessere   girih   in

tessere più piccole per creare due motivi girih sovrapposti, ma a scale differenti.

Un esempio di questa tecnica è presente sui portali del tempio Darb­i Imam a

Isfahan, Iran (1453 d.C.) nelle figure 17 e 18.

26

Figura 17 portale del tempio Darb­i Imam a Isfahan, Iran (1453 d.C.), fotografia ericostruzione

Figura 18 A Pennacchio del portale del tempio Darb­i Imama Isfahan, Iran (1453 d.C.), fotografia 

27

Figura 18 B Ricostruzione su piccola scala della decorazione del portale del tempioDarb­i Imam 

C  Ricostruzione su larga scala della decorazione del portale del tempioDarb­i Imam 

E e F Come scomporre due tessere girih in utilizzando altre tessere girihdi dimensioni inferiori

La   piastrellatura   del   portale   del   Drab­i   Imam   può   essere   ricondotta   alla

tassellatura di Penrose. È possibile infatti ottenere le tre tessere girih utilizzate

per decorare questo portale accostando le due tessere di Penrose (“aquilone” e

“dardo”) come mostrato in figura 19.

28

Figura  19  Come   scomporre   le   tessere   girih   utilizzando   letessere   di   Penrose   “dardo”   e   “aquilone”   di   dimensioniopportune  

Notiamo che questa suddivisione spezza la simmetria decorativa presente nelle

tessere verdi e blu osservata in precedenza.

Nonostante sia ragionevole credere che gli arabi avessero tutti  gli  strumenti

necessari per realizzare motivi  decorativi  quasicristallini,  non ci  sono elementi

che   assicurano   che

avessero   a   quei   tempi

piena   consapevolezza

della   portata   delle   loro

scoperte.   Inoltre   nei

mosaici del Drab­i Imam

ci   sono   alcune

imperfezioni.

Scomponendo   le   tessere

girih   in   tessere   di

Penrose   è   possibile

individuare 11 errori  su

oltre   3700   tessere   di   Penrose.   Questi   errori   possono   essere   eliminati

29

Figura   20      Particolare   della   ricostruzione   contessere di Penrose della decorazione del portale deltempio Darb­i Imam  in cui a sinistra è  presente unerrore nel posizionamento delle piastrelle eliminabileriposizionando   le   piastrelle   come   mostratonell’immagine a destra.

riposizionando alcune tessere senza sconvolgere il resto della tassellatura come si

vede nella figura 20.

Infine   gli   artigiani   che   realizzarono   le   decorazioni   del   Drab­i   Imam   non

utilizzarono singole tessere girih, ma tasselli più ampi formati da un gruppo girih.

Il lavoro di Lu e Steinhardt non può quindi essere considerato una prova del fatto

che gli arabi conoscessero già quello che potrebbe essere considerato un antenato

della   tassellatura  di  Penrose,  ma   lascia  aperta  questa  possibilità.  Nel  mondo

arabo   ci   sono,   infatti,   molti   monumenti   e   mosaici   ancora   da   analizzare   che

potrebbero fornire una risposta definitiva.

30

Bibliografia

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Matematica   discussa   alla   Università   degli   Studi   di   Roma   Tre,   a.a.   2006­2007,

(scaricabile all’indirizzo http://www.mat.uniroma3.it/scuola_orientamento/alumni/laureati/flammini/sintesi.pdf )

­ M.   SENECHAL,  Quasicrystals   and   geometry,   Cambridge   University   Press,1995,

Preface, pag xi­xv­ M. SENECHAL,  Quasicrystals and geometry, Cambridge University Press,1995, dal

capitolo 1 (Past as prologue), pag 1­7­ L. BINDI, P. J. STEINHARDT, N. YAO e P. J. LU, Natural Quasicrystals, Science, vol.

324, 5 giugno 2009, pag 1306–1309­ R.   PENROSE,  La   mente   nuova   dell’imperatore,   Rizzoli,   1992,   dal   capitolo   10,

Tassellature e quasicristalli, pag 548­552­ P.J.   LU   e  P.J.  STEINHARDT,  Decagonal   and   quasi­crystalline   tilings   in   Medieval

Islamic Architecture, Science, vol. 315, 23 febbraio 2007, pag 1106­1110

Opere citate

1. M.  BERGAMINI,  A.  TRIFONE,  G.  BAROZZI;  Matematica.blu  2.0,   vol.  4,  Zanichelli,

Bologna, 2012, pag 1149

2. D. SCHECHTMAN, I. BLACH, D FRATIAS, J.W. CAHN, Metallic Phase with Long­Range

Orientational Order and No Translational Symmetry,  Phisical Rewiew Letters, vol. 53,

12 novembre 1984, pag 1951­1953

3. P.J. LU e P.J. STEINHARDT, Decagonal and quasi­crystalline tilings in Medieval Islamic

Architecture, Science, vol. 315, 23 febbraio 2007, pag 1106­1110

4. L. BINDI, P. J. STEINHARDT, N. YAO e P. J. LU, Natural Quasicrystals,  Science, vol.

324, 5 giugno 2009, pag. 1306–1309

5. R. PENROSE, The role of aesthetics in pure and applied mathematical research, Bulletin

of the Institute of Mathematics and its Applications, vol. 10, 1974, pag 266­271

6. H. WANG,  Proving Theorems by Pattern Recognition –  II,  The Bell  System Technical

Journal, vol. 40, 1 gennaio 1961, pag 1­41

7. R. BERGER "The undecidability of   the domino problem",  Memoirs  of   the  American

Mathematic. Society, number. 66, 1966

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8. R.M. ROBINSON, Undecidability and nonperiodicity for tilings of the plane, Inventiones 

mathematicae, vol. 12, 1971, pag 177­209

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Fonti delle immagini

Figura 1 https://sites.google.com/site/cristallografia/appunti/cristallografia­

geometrica/gruppi­di­simmetria­in­due­dimensioni/completamento­della­

derivazione­dei­gruppi­del­pianoFigura 3 http://www.matematita.it/materiale/index.php?p=cat&im=766Figura 5 http://www.treccani.it/scuola/lezioni/scienze_naturali/quasicristalli.htmlFigura 6 http://intendo.net/penrose/info.htmlFigura 7 http://www.encyclopediaofmath.org/index.php/Penrose_tilingFigura 8 http://en.wikipedia.org/wiki/Penrose_tiling

Figura 9 http://math.ucr.edu/home/baez/week267.html

Figure 10­20 da P.J. LU e P.J. STEINHARDT, Decagonal and quasi­crystalline tilings in

Medieval Islamic Architecture,  Science, vol. 315, 23 febbraio 2007, pag 1106­

1110 e Supporting Online Material scaricabile all’indirizzo http://www.science

mag.org/content/suppl/2007/02/20/315.5815.1106.DC1/Lu.SOM.pdf

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