Il dono di Francesco - Chiesa di Cagliari · s em in arog l.E cp hé v t d Papa ci lascia una...

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CON I LAVORATORI 2-3 Nel Largo Carlo Felice discorso a braccio e forti emozioni A BONARIA 5 La messa sul sagrato: “Con voi prego ai piedi della nostra Madonna” IN CATTEDRALE 7 Pesante monito contro chi usa i poveri per la propria vanità IN FACOLTA’ 11 “L’Università deve costruire la cultura della solidarietà” CON I GIOVANI 13 Un dialogo schietto: “Con Gesù forti anche nelle fragilità” Il dono di Francesco l primo grazie per la giornata veramente storica del 22 settembre con Papa France- sco lo dobbiamo a Lei, Nostra Signora di Bonaria, che ha ispirato al Santo Padre il desiderio di questo pellegrinaggio e la deci- sione di accogliere il nostro invito. Tutta la giornata è stata segnata dallo “sguardo di Ma- ria”, come ci ha ripetuto il Papa nell’omelia della S. Messa, e così l’ha vissuta lui. Andando verso l’aeroporto alla sera mi sono scusato con lui per il tour de force a cui lo avevamo sottoposto e per avergli lasciato forse meno tempo di quanto lui avrebbe desiderato per pregare davanti alla Madonna di Bonaria, ma il Papa mi ha risposto dicendo che il tempo per stare davanti a Maria era stato più che suffi- ciente e che tutta la giornata era trascorsa sot- to lo sguardo di Maria. Dopo questo primo grazie vengono tutti gli altri, in primo luogo a tutte le autorità istitu- zionali per la positiva collaborazione che han- no offerto all’organizzazione dell’evento, in- sieme alla commissione organizzativa pre- sieduta da mons. Franco Puddu, che ringrazio di cuore. Man mano che le emozioni si sedimentano ci rendiamo conto che la visita di Papa Francesco ci carica di una grande responsabilità: quella di raccogliere il suo insegnamento e tradurlo nella vita delle nostre comunità locali. La gior- nata del Papa è stata lunga e piena; il suo in- segnamento è stato anzitutto quello della sua persona, della sua semplicità e della sua vici- nanza anche fisica alla gente accorsa per ve- derlo e salutarlo, ma ora è il tempo di tornare I + ARRIGO MIGLIO alle sue parole e farci carico di accoglierle nel cuore e nella mente, per non lasciarle cadere nel vuoto. I diversi interventi di Papa France- sco hanno avuto un filo conduttore che li ha at- traversati tutti e che si può raccogliere intorno ad alcune parole: lavoro, speranza, i poveri, i giovani, il coraggio contro paura e scoraggia- mento, in costante riferimento a Gesù che non delude mai, aiutati dallo sguardo mater- no di Maria. Molti mi hanno chiesto a chi era- no rivolte le parole del Papa e quali indicazio- ni ne uscivano per i responsabili della vita pubblica della regione e del paese. Se le rileg- giamo con attenzione ci rendiamo conto che Papa Francesco ha parlato a tutti, verso l’alto e verso il basso, perciò nessuno può dire di non essere chiamato in causa e le indicazioni vanno nella direzione che da sempre la dot- trina sociale della Chiesa indica: il primato della persona e del lavoro, componente es- senziale per la dignità di ogni uomo e di ogni donna. Tutto questo, però, ce l’ha detto con il suo stile, alla “Papa Francesco”, ed è un inse- gnamento da tenere presente. La vera do- manda, allora, che dobbiamo porci dopo aver ascoltato Papa Francesco per un giorno inte- ro, è quest’altra: quale tipo di Chiesa ci chiede di essere oggi per vivere la fedeltà al Signore e all’uomo. Infatti sono convinto che il Papa ab- bia parlato anzitutto a noi, alla comunità cri- stiana, per invitarci a uscire sia verso Dio che verso i fratelli, come ha ripetuto parlando bre- vemente a braccio ai seminaristi radunati nel seminario regionale. Ecco perché la visita del Papa ci lascia una grande responsabilità, in- sieme all’affetto e alla tenerezza che ci ha di- mostrato in tanti modi. Ci lascia anche una preghiera, quella che ha pronunciato al ter- mine della S. Messa con l’atto di affidamento a Maria. Questa preghiera non è solo il ricordo più bello della giornata col Papa ma diventa per tutti noi anche il punto di partenza per vivere il dono ricevuto. Eccola: BeatissimaVergine e Nostra Signora di Bonaria, a te con tanta fiducia consacro ognuno dei tuoi figli. Tu ci conosci e noi sappiamo che ci vuoi molto bene. Oggi dopo aver adorato il tuo Figlio Gesù Cristo, nostro fratello maggiore e nostro Dio, ti chiedo di volgere il tuo sguardo su tutti e su ognuno. Ti prego per ogni famiglia di questa città e di questa Regione. Ti invoco per i fanciulli e per i giovani, per gli anziani e per gli ammalati, per quelli che sono soli e per quelli che sono in carcere, per quelli che hanno fame e per coloro che non hanno lavoro, per quelli che hanno perso la speranza e per coloro che non hanno fede. Ti supplico anche per i governanti e per gli educatori. Madre Nostra, custodisci tutti con tenerezza e donaci la tua forza e tanta consolazione. Siamo tuoi figli: ci poniamo sotto la tua protezione. Non lasciarci soli nel momento del dolore e della prova. Confidiamo nel tuo cuore materno, e ti consacriamo tutto ciò che siamo e che possediamo, e soprattutto, Madre dolcissima, mostraci Gesù e insegnaci a fare sempre e solo quello che Lui ci dirà. Amen SOMMARIO DOMENICA 29 SETTEMBRE 2013 1.00 ANNOX N . 35 S ETTIMANALE D IOCESANO DI C AGLIARI Poste Italiane SpA - Spedizione in abb.to postale D. L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/04 n. 46) Art. 1 comma 1 - DCB Cagliari Ascolta! FM: 95,000 - 97,500 - 99,900 102,200 - 104,000 Tel. 070 523162 Fax 070 523844 www. radiokalaritana.it Nella foto di Gabriella Carta, l’abbraccio dei sardi a Papa Francesco. Il 2 e 3 ottobre nel Seminario Arcivescovile si terrà il Convegno Pastorale Diocesano

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CON I LAVORATORI 2-3Nel Largo Carlo Felice discorso a braccio e forti emozioni A BONARIA 5La messa sul sagrato:“Con voi prego ai piedidella nostra Madonna”IN CATTEDRALE 7Pesante monitocontro chi usa i poveriper la propria vanitàIN FACOLTA’ 11“L’Università devecostruire la culturadella solidarietà”CON I GIOVANI 13

Un dialogo schietto:“Con Gesù forti anche nelle fragilità”

Il dono di Francescol primo grazie per la giornata veramentestorica del 22 settembre con Papa France-sco lo dobbiamo a Lei, Nostra Signora diBonaria, che ha ispirato al Santo Padre il

desiderio di questo pellegrinaggio e la deci-sione di accogliere il nostro invito. Tutta lagiornata è stata segnata dallo “sguardo di Ma-ria”, come ci ha ripetuto il Papa nell’omeliadella S. Messa, e così l’ha vissuta lui. Andandoverso l’aeroporto alla sera mi sono scusatocon lui per il tour de force a cui lo avevamosottoposto e per avergli lasciato forse menotempo di quanto lui avrebbe desiderato perpregare davanti alla Madonna di Bonaria, mail Papa mi ha risposto dicendo che il tempo perstare davanti a Maria era stato più che suffi-ciente e che tutta la giornata era trascorsa sot-to lo sguardo di Maria.Dopo questo primo grazie vengono tutti glialtri, in primo luogo a tutte le autorità istitu-zionali per la positiva collaborazione che han-no offerto all’organizzazione dell’evento, in-sieme alla commissione organizzativa pre-sieduta da mons. Franco Puddu, che ringraziodi cuore.Man mano che le emozioni si sedimentano cirendiamo conto che la visita di Papa Francescoci carica di una grande responsabilità: quelladi raccogliere il suo insegnamento e tradurlonella vita delle nostre comunità locali. La gior-nata del Papa è stata lunga e piena; il suo in-segnamento è stato anzitutto quello della suapersona, della sua semplicità e della sua vici-nanza anche fisica alla gente accorsa per ve-derlo e salutarlo, ma ora è il tempo di tornare

I+ ARRIGO MIGLIO

alle sue parole e farci carico di accoglierle nelcuore e nella mente, per non lasciarle caderenel vuoto. I diversi interventi di Papa France-sco hanno avuto un filo conduttore che li ha at-traversati tutti e che si può raccogliere intornoad alcune parole: lavoro, speranza, i poveri, igiovani, il coraggio contro paura e scoraggia-mento, in costante riferimento a Gesù chenon delude mai, aiutati dallo sguardo mater-no di Maria. Molti mi hanno chiesto a chi era-no rivolte le parole del Papa e quali indicazio-ni ne uscivano per i responsabili della vitapubblica della regione e del paese. Se le rileg-giamo con attenzione ci rendiamo conto chePapa Francesco ha parlato a tutti, verso l’altoe verso il basso, perciò nessuno può dire dinon essere chiamato in causa e le indicazionivanno nella direzione che da sempre la dot-trina sociale della Chiesa indica: il primatodella persona e del lavoro, componente es-senziale per la dignità di ogni uomo e di ognidonna. Tutto questo, però, ce l’ha detto con ilsuo stile, alla “Papa Francesco”, ed è un inse-gnamento da tenere presente. La vera do-manda, allora, che dobbiamo porci dopo averascoltato Papa Francesco per un giorno inte-ro, è quest’altra: quale tipo di Chiesa ci chiededi essere oggi per vivere la fedeltà al Signore eall’uomo. Infatti sono convinto che il Papa ab-bia parlato anzitutto a noi, alla comunità cri-stiana, per invitarci a uscire sia verso Dio cheverso i fratelli, come ha ripetuto parlando bre-vemente a braccio ai seminaristi radunati nelseminario regionale. Ecco perché la visita delPapa ci lascia una grande responsabilità, in-sieme all’affetto e alla tenerezza che ci ha di-mostrato in tanti modi. Ci lascia anche unapreghiera, quella che ha pronunciato al ter-

mine della S. Messa con l’atto di affidamento aMaria. Questa preghiera non è solo il ricordopiù bello della giornata col Papa ma diventa pertutti noi anche il punto di partenza per vivere ildono ricevuto. Eccola:Beatissima Vergine e Nostra Signora di Bonaria,a te con tanta fiducia consacro ognuno dei tuoi figli.Tu ci conosci e noi sappiamo che ci vuoi molto bene.Oggi dopo aver adorato il tuo Figlio Gesù Cristo, nostro fratello maggiore e nostro Dio,ti chiedo di volgere il tuo sguardo su tutti e su ognuno.Ti prego per ogni famiglia di questa città e di questa Regione.Ti invoco per i fanciulli e per i giovani, per gli anziani e per gli ammalati,per quelli che sono soli e per quelli che sono in carcere,per quelli che hanno fame e per coloro che non hanno lavoro,per quelli che hanno perso la speranza e per coloro che non hanno fede.Ti supplico anche per i governanti e per gli educatori.Madre Nostra, custodisci tutti con tenerezza e donaci la tua forza e tanta consolazione.Siamo tuoi figli: ci poniamo sotto la tua protezione.Non lasciarci soli nel momento del dolore e della prova.Confidiamo nel tuo cuore materno, e ti consacriamo tutto ciò che siamo e che possediamo,e soprattutto, Madre dolcissima, mostraci Gesù e insegnaci a fare sempre e solo quello che Lui ci dirà. Amen

SOMMARIO

DOMENICA 29 SETTEMBRE 2013

€ 1.00ANNOX N. 35 S E T T I M A N A L E D I O C E S A N O D I C A G L I A R I

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www. radiokalaritana.it

Nella foto di Gabriella Carta, l’abbraccio dei sardi a Papa Francesco.

Il 2 e 3 ottobre nel Seminario Arcivescovile si terrà il Convegno Pastorale Diocesano

iL PortiCo domeniCa 29 settembre 20132 Il PortICo DI PAPA frAnCeSCo

Cronaca. L’abbraccio commosso di cassintegrati, lavoratori e disoccupati a Papa Francesco nel Largo Carlo Felice.

VENUTO PER PRIMA cosa dachi vive la crisi sulla pro-pria pelle, per portare soli-darietà e speranza. Dopo

l'atterraggio a Elmas Papa France-sco si è spostato nel largo Carlo Fe-lice. Qui lo attendevano, fin da primadell'alba, soprattutto lavoratori ecassaintegrati da ogni parte dellaSardegna. La papamobile è arrivatacon leggero ritardo, ma questo erasolo il primo fuori programma diuna giornata in cui il Papa ha piùvolte cercato un contatto diretto coni fedeli: lungo la discesa la vettura sifermava più volte per permettergli distringere mani, offrire carezze, pren-dere in braccio bambini. Poi è salitosul palco, dove lo attendevano trelavoratori in rappresentanza di tut-ti gli altri: “Sono in cassa integrazio-

GIOVANNI LORENZO PORRÀ

Il lavoro, la terra, le speranze di tutti i sardi:“la solidarietà contro la cultura dello scarto”L’esasperazione nei voltidei tantissimi partecipantiad un incontro storico.“Devo dirvi coraggio, manon come potrebbe fareun impiegato della Chiesa”.L’invito a lottare insieme

ne da più di quattro anni - ha esor-dito Francesco Mattana, operaiodella Sardinia Green Island – voglioricordare i due colleghi cassintegratiche hanno perso la vita, Marcello eMaurizio”: una dichiarazione, cometante altre, accolta da uno scroscio diapplausi; “anche Lei, Santità, ha af-fermato con chiarezza che una vitasenza lavoro è ingiusta! - ha gridatoMattana – per coloro che muoionoogni giorno, ci dia la forza, perché illupo cattivo della disperazione nonsbrani l'agnello della speranza; lechiedo di farsi portavoce del nostrogrido di dolore presso le istituzioni,come Mosè portò a Dio le sofferen-

ze del popolo d'Israele”. Poi è tocca-to a Maria Grazia Patrizi, imprendi-trice della cooperativa “Primavera83”, che da tempo abbellisce i giar-dini di Cagliari e dà lavoro anche acarcerati, invalidi, sofferenti men-tali e tossicodipenti: “per noi la coo-perativa sociale è un'impresa cheattraverso la solidarietà risponde aicriteri del mercato” - ha riassuntoPatrizi, e ha chiesto di “benedire lepiccole e grandi realtà imprendito-riali”. “Un tempo il lavoro nelle cam-pagne era l'attività principale – hadetto Luciano Useli Bacchitta, inrappresentanza del mondo agropa-storale – oggi sembra arcaico, ci so-

È

E PRIME LUCI DELL'ALBA han-no illuminato un arcoba-leno da tutta la Sardegna

che attendeva papa Francesco nellargo Carlo Felice: tutti mischiatiinsieme i mille colori delle ma-gliette delle tante organizzazionisindacali, cassintegrati, operai, dichi è senza divisa, di chi il lavorol'ha perso o non l'ha ancora trova-to, di chi ce l'ha ma fatica a tirareavanti; oppure anche di chi sta be-ne ma vuole offrire solidarietà. Poii variopinti gruppi folk, e , distac-cato dagli altri, l'arancione deglioperai E-on, proprio sotto il palco,che si dilegueranno appena termi-nato il discorso. Tante diverse realtà tutte unite:“Sono venuto scalzo per offrire undono al Papa – dice Luciano Ma-ricca, pescatore - perché è comeun francescano, e poi anche Pietroandava scalzo. Ho figli e nipoti, manonostante la crisi sono qui; questoè il primo Papa che mi piace, men-tre prima stavo perdendo la fede”. Ilavoratori non pregano Francesco,ma lo chiamano pescatore o pa-

store: “è uno di noi, siamo il suogregge – dice con convinzione Car-lo Medde, del Movimento PastoriSardi – è una persona alla portata ditutti: il suo discorso ci ha fatto ca-pire che la nostra situazione di-pende da questa classe e dalle mul-tinazionali che ci governano, matra di noi non manca la solidarietàche ci aiuta a sperare in un futuromigliore”. Non c'è solo devozione, ma pro-prio come ha detto il Papa, corag-gio e voglia di lottare: “Io non mireputo italiano, ma sardo, perché ilgoverno Italiano ci ruba i nostri di-ritti – grida Francesco Mele, alle-vatore di Villacidro - il Papa è sem-pre il benvenuto, non sono benve-nuti i nostri politici! Speriamo con-vinca quelli del Palazzo a ascoltar-ci”. “Non dobbiamo perdere i valoriche ci ha indicato – dice, più calmo,Elvio Muscas, operaio Alcoa - peramore delle nostre famiglie, la di-gnità è l'unica cosa che ci è rimastae la teniamo stretta. Siamo da unanno in cassa integrazione, ma noncessiamo di lottare perché chi nonlotta ha già perso”. “Siamo partiti alle 4 del mattino per

essere qui – racconta Giovanni Man-ca, della Cisl pensionati – il modo incui ha parlato di solidarietà spingetutti a esserlo davvero”. I membridel Movimento Artigiani e Com-mercianti Liberi parlano di zonafranca: “la via per raggiungere mag-giore uguaglianza – come dice Vit-torio Putzu – il Papa ha parlato con-tro il dio denaro, ma purtroppo og-gi ci serve per vivere. Questo sistemaci rende schiavi, ma noi chiediamosolo un lavoro per tirare avanti”. An-che gli operai della Sardinia GreenIsland sono venuti, per fare il tifo alloro collega sul palco FrancescoMattana: “Ci sono imprenditori chevogliono investire sull'azienda, manon arrivano autorizzazioni dallaRegione – rivela Marco Pinna – ab-biamo occupato viale Trento e scrit-to una lettera al Papa, che ci ha ascol-tati. Speriamo si decida a farlo anche

chi governa”. “Sono qui per solida-rietà ai nostri fratelli sardi, io graziea Dio sto bene e ho un lavoro – diceMario Piras, della cooperativa Pri-mavera 83, che è venuto ad ascolta-re il discorso della sua dirigente Ma-ria Grazia Patrizi – la speranza di cuiparla il Papa non è solo un'illusione,senza di essa non si può vivere bene”.In mezzo agli operai anche perso-ne come Marta Putzulu, medico, ve-nuta dal Sulcis: “Parlare dei proble-mi può far trovare delle soluzioni, efar si che la politica si muova in mo-do concreto – dice - ma anche la fe-de e la speranza ci aiutano a guar-dare al futuro con questo spirito”;Daniela Masala invece è imprendi-trice: “Sono qui perché anch'io sonouna dipendente, ho delle difficoltà evoglio essere in trincea con gli altri;poi sono credente praticante, equando ho saputo che sarebbe ve-

nuto il Papa non mi è parso vero –aggiunge con convinzione – le cosemigliori partono dal nostro cuore,le difficoltà ci saranno sempre, ma èlo spirito che cambia; con la solida-rietà tutti insieme possiamo colla-borare”. Nemmeno i giovani, nonostanteavessero un incontro dedicato la se-ra, sono voluti mancare: “Anche noiviviamo la disoccupazione e l'in-certezza per il futuro – racconta Giu-lia Mascia, 27 anni, appena laureata– A volte mi sembra di perdere la fe-de, ma voglio continuare a specia-lizzarmi e spero che il discorso delPapa abbia parlato a tutti, convin-cendoli a non mollare”. “Suono l'or-gano a Bonaria – racconta inveceEfisio Russu, 16 anni – per me Fran-cesco è una persona da seguire e daascoltare e spero che le sue parolevengano messe in pratica”.

G. L. P.

L

no tanti problemi; ma noi sentiamodi essere ancora importanti per l'e-conomia, come lo è curare la terrache il Creatore ci ha affidato. Come ilbuon pastore Le chiediamo di be-nedire il nostro lavoro, la nostra ter-ra, le nostre speranze”. Colonna so-nora di questi interventi il rumoredei caschi battuti contro le transen-ne e i cori di “lavoro, lavoro”. Il SantoPadre, che fino allora aveva ascolta-to seduto a capo chino, ha preso fi-nalmente a parlare. Tra le mani ave-va un discorso, messo subito via perlasciare il posto all'improvvisazio-ne, o meglio al cuore. Salutato, comefa sempre, con un semplice “buon-giorno”, ha esordito: “Anche la miafamiglia ha conosciuto la povertà;mio padre è emigrato in Argentina,e ha sofferto la crisi del Trenta; ionon ero ancora nato, ma me ne han-no parlato tanto, e capisco bene... -ha detto interrompendosi per qual-che secondo per la commozione.“Sento la vostra sofferenza e devodirvi “coraggio!” ma anche devo fa-re di tutto come pastore e come uo-mo perché coraggio non sia soltan-to una parola di passaggio, la paroladi un impiegato della Chiesa”. Lacommozione del Papa si è fatta se-vero monito, quando si è scagliatocontro “il deo denaro”, responsabiledella crisi: “per difendere questo ido-

lo si ammucchiano tutti al centro ecadono gli estremi, perché non c'èpiù posto per loro. É la cultura delloscarto: si scartano i nonni, i giovani,ma noi vogliamo un sistema che fac-cia andare avanti tutti, senza il lavo-ro non c'è dignità!” È seguita l'esor-tazione a non lasciarsi rubare la spe-ranza, che è come le braci sotto lacenere: “aiutiamoci, soffiamo tuttiinsieme perché il fuoco venga suun'altra volta – ma ha invitato an-che ad essere furbi, “ad avere la fur-bizia del serpente e la bontà dellacolomba: lottate insieme per met-tere al centro l'uomo e la donna enon il denaro”. La gioia, oltre alla speranza illumi-nava i volti di tutti, mentre lo saluta-vano chiamandolo pastore.

“Grazie Papa Francesco,ora lo ascolti la politica”Le reazioni sotto il palco dopo l’incontro del mattino

foto roberto pili

foto roberto pili

Il PortICo DI PAPA frAnCeSCo 3domeniCa 29 settembre 2013 iL PortiCo

blocnotes

Sono stati tanti i “fuori program-ma” nella Visita di Papa France-sco a Cagliari. Tutti se li aspetta-vano, e le attese non sono an-date deluse. Sono stati tanti, eforse non basterebbe un giorna-le ricco come quello che vi pro-poniamo per contenerli tutti. Per-chè - in un certo senso - molto,con questo pontefice, diventaun “fuori programma”. A comin-ciare da quell’ “Anch’io parlo ildialetto”, detto tra il divertito el’intenerito ai ragazzi nel LargoCarlo Felice.Ma se per “fuori programma” in-tendessimo soltanto ciò che nonera previsto nel programma, do-vremmo dire che quello più atte-so si è davvero realizzato: la so-sta davanti al convento di vialeSant’Ignazio, a rendere omag-gio a quella famiglia religiosa cheha ispirato il nome a Jorge MarioBergoglio. Solo una breve sosta,dopo il pranzo, e poi via versogli appuntamenti in programma.Poi gli altri fuori programma: lafermata all’asilo di via Martini,per esempio. O ancora l’incontrocon le suore di clausura nell’Epi-scopio accanto alla Cattedrale. Anche in quel caso, grandissi-ma emozione tra le religiose eparole di grande intensità da par-te del Santo Padre (che riportia-mo in queste pagine).Ma certamente “fuori program-ma” sono anche tanti piccoli,piccolissimi incontri che PapaFrancesco ha fatto domenicascorsa: un pontefice che - ormaiè noto - non teme la prossimità,ma anzi la cerca, la desidera, laraccomanda. Con tutti, a co-minciare dall’impressionante nu-mero di bambini che ha baciatoper le vie di Cagliari. Senza dar-si tregua, neppure dopo il pran-zo in seminario. Non entreremonei dettagli secondari della Visi-ta: a quello ci hanno già pensatoaltri. A noi interessano molto po-co. Sul tema abbiamo già scritto:nella corsa al dettaglio sono pas-sate anche alcune bufale. Mapoco importa.Quella dell’incontro è una carat-teristica ricorrente nella pastora-le di Papa Bergoglio. A partire daquello ricordato ai giovani, avve-nuto 60 anni fa nella chiesa di SanJosè de Flores: il Papa ha confi-dato la speciale ricorrenza delgiorno in cui, dopo essersi con-fessato, avvertì “tutto lo stupore diun incontro”, come scrive nel li-bro-intervista con Sergio Rubin eFrancesca Ambrogetti già citatoin queste righe. E quel momento- il momento dell’incontro - ha vo-luto ricordare ai ragazzi arrivati aCagliari in migliaia per stare conlui. E l’incontro c’è stato ancheper un autoscatto, fatto in Catte-drale con Chiara, giovane volon-taria della Caritas, o nelle paroledette a padre Mariano Asunis,cappellano della Brigata Sassari,che ha consegnato al Papa la let-tera dei genitori del sassarino re-centemente ucciso mentre era inmissione. Degli altri incontri par-liamo nelle pagine seguenti.

Anche a Cagliari lo stupore dell’incontro

DIECI ORE SENZA SOSTA

Documento. Il testo integrale del memorabile discorso a braccio pronunciato dal Pontefice

ARI FRATELLI E SORELLE,buongiorno! Vi salutocordialmente: lavorato-ri, imprenditori, autorità,

famiglie presenti, in particolare l’Ar-civescovo, Mons. Arrigo Miglio, e itre di voi che hanno manifestato ivostri problemi, le vostre attese, an-che le vostre speranze. Questa Visi-ta – come dicevate - inizia propriocon voi, che formate il mondo dellavoro. Con questo incontro deside-ro soprattutto esprimervi la mia vi-cinanza, specialmente alle situazio-ni di sofferenza: a tanti giovani di-soccupati, alle persone in cassa-in-tegrazione o precarie, agli impren-ditori e commercianti che fanno fa-tica ad andare avanti. E’ una realtàche conosco bene per l’esperienzaavuta in Argentina. Io non l’ho co-nosciuta, ma la mia famiglia sì: miopapà, giovane, è andato in Argentinapieno di illusioni a “farsi l’America”.E ha sofferto la terribile crisi deglianni trenta. Hanno perso tutto! Nonc’era lavoro! E io ho sentito, nellamia infanzia, parlare di questo tem-po, a casa… Io non l’ho visto, nonero ancora nato, ma ho sentito den-tro casa questa sofferenza, parlaredi questa sofferenza. Conosco benequesto! Ma devo dirvi: “Coraggio!”.Ma anche sono cosciente che devofare tutto da parte mia, perché que-sta parola “coraggio” non sia unabella parola di passaggio! Non siasoltanto un sorriso di impiegato cor-diale, un impiegato della Chiesa cheviene e vi dice: “Coraggio!”. No! Que-sto non lo voglio! Io vorrei che que-sto coraggio venga da dentro e mispinga a fare di tutto come Pastore,come uomo. Dobbiamo affrontarecon solidarietà, fra voi - anche franoi -, tutti con solidarietà e intelli-genza questa sfida storica.

CQuesta è la seconda città che visito inItalia. E’ curioso: tutte e due - la pri-ma e questa - sono isole. Nella primaho visto la sofferenza di tanta genteche cerca, rischiando la vita, dignità,pane, salute: il mondo dei rifugiati. Eho visto la risposta di quella città,che - essendo isola - non ha volutoisolarsi e riceve quello, lo fa suo; ci dàun esempio di accoglienza: soffe-renza e risposta positiva. Qui, in que-sta seconda città, isola che visito, an-che qui trovo sofferenza. Una soffe-renza che uno di voi ha detto che “tiindebolisce e finisce per rubarti lasperanza”. Una sofferenza - la man-canza di lavoro - che ti porta - scu-satemi se sono un po’ forte, ma dicola verità - a sentirti senza dignità!Dove non c’è lavoro, manca la di-gnità! E questo non è un problemadella Sardegna soltanto - ma c’è for-te qui! - non è un problema soltantodell’Italia o di alcuni Paesi di Europa,è la conseguenza di una scelta mon-diale, di un sistema economico cheporta a questa tragedia; un sistemaeconomico che ha al centro un ido-lo, che si chiama denaro.Dio ha voluto che al centro del mon-do non sia un idolo, sia l’uomo, l’uo-mo e la donna, che portino avanti,col proprio lavoro, il mondo. Maadesso, in questo sistema senza eti-ca, al centro c’è un idolo e il mondoè diventato idolatra di questo “dio-denaro”. Comandano i soldi! Co-manda il denaro! Comandano tuttequeste cose che servono a lui, a que-sto idolo. E cosa succede? Per difen-dere questo idolo si ammucchiano

tutti al centro e cadono gli estremi,cadono gli anziani perché in questomondo non c’è posto per loro! Al-cuni parlano di questa abitudine di“eutanasia nascosta”, di non curarli,di non averli in conto… “Sì, lasciamoperdere…”. E cadono i giovani chenon trovano il lavoro e la loro di-gnità. Ma pensa, in un mondo dovei giovani - due generazioni di giova-ni - non hanno lavoro. Non ha futu-ro questo mondo. Perché? Perchéloro non hanno dignità! E’ difficileavere dignità senza lavorare. Que-sta è la vostra sofferenza qui. Questaè la preghiera che voi di là gridavate:“Lavoro”, “Lavoro”, “Lavoro”. E’ una

preghiera necessaria. Lavoro vuoldire dignità, lavoro vuol dire portareil pane a casa, lavoro vuol dire ama-re! Per difendere questo sistema eco-nomico idolatrico si istaura la “cul-tura dello scarto”: si scartano i non-ni e si scartano i giovani. E noi dob-biamo dire “no” a questa “culturadello scarto”. Noi dobbiamo dire:“Vogliamo un sistema giusto! un si-stema che ci faccia andare avantitutti”. Dobbiamo dire: “Noi non vo-gliamo questo sistema economicoglobalizzato, che ci fa tanto male!”. Alcentro ci deve essere l’uomo e ladonna, come Dio vuole, e non il de-naro!Io avevo scritto alcune cose per voi,ma, guardandovi, sono venute que-ste parole. Io consegnerò al Vescovoqueste parole scritte come se fosse-ro state dette. Ma ho preferito dirviquello che mi viene dal cuore guar-dandovi in questo momento! Guar-date è facile dire non perdere la spe-ranza. Ma a tutti, a tutti voi, quelli

“Gli idoli vogliono rubarci la dignità,i sistemi ingiusti rubano la speranza”

che avete lavoro e quelli che nonavete lavoro, dico: “Non lasciatevirubare la speranza! Non lasciatevirubare la speranza!”. Forse la spe-ranza è come le braci sotto la cene-re; aiutiamoci con la solidarietà, sof-fiando sulle ceneri, perché il fuocovenga un’altra volta. Ma la speranzaci porta avanti. Quello non è ottimi-smo, è un’altra cosa. Ma la speranzanon è di uno, la speranza la facciamotutti! La speranza dobbiamo soste-nerla fra tutti, tutti voi e tutti noi chesiamo lontani. La speranza è una co-sa vostra e nostra. E’ cosa di tutti! Perquesto vi dico: “Non lasciatevi ru-bare la speranza!”. Ma siamo furbi,perché il Signore ci dice che gli idolisono più furbi do noi. Il Signore ciinvita ad avere la furbizia del ser-pente, con la bontà della colomba.Abbiamo questa furbizia e diciamole cose col proprio nome. In questomomento, nel nostro sistema eco-nomico, nel nostro sistema propo-sto globalizzato di vita, al centro c’èun idolo e questo non si può fare!Lottiamo tutti insieme perché alcentro, almeno della nostra vita, sial’uomo e la donna, la famiglia, tuttinoi, perché la speranza possa anda-re avanti… “Non lasciatevi rubare lasperanza!”. Adesso vorrei finire pre-gando con tutti voi, in silenzio, in si-lenzio, pregando con tutti voi. Io diròquello che mi viene dal cuore e voi,in silenzio, pregate con me.

Grazie tante e pregate per me!

Davanti ai lavoratori il Papa ha preferito lasciareda parte la traccia scritta:“Guardandovi, sonovenute queste parole”.La condanna del sistemaeconomico che ha messoal centro l’idolo del denaro.Una preghiera da ricordare

foto mario lastretti

“Signore Dio guardaci! Guardaquesta città, questa isola. Guardale nostre famiglie. Signore, a Te, non è mancato illavoro, hai fatto il falegname, Erifelice. Signore, ci manca il lavoro.Gli idoli vogliono rubarci la di-gnità. I sistemi ingiusti voglionorubarci la speranza. Signore, non ci lasciare soli. Aiu-taci ad aiutarci fra noi; che di-mentichiamo un po’ l’egoismoe sentiamo nel cuore il “noi”, noipopolo che vuole andare avanti.Signore Gesù, a Te non mancò illavoro, dacci lavoro e insegnaci alottare per il lavoro e benedicitutti noi. Nel nome del Padre, del Figlio edello Spirito Santo”.

foto roberto pili

foto roberto pili

4 Il PortICo DI PAPA frAnCeSCoiL PortiCo domeniCa 29 settembre 2013

IECI ORE in cui il Papa nonsi è affatto risparmiato.L’ha sottolineato mons.Miglio, anche a conclu-

sione della giornata trascorsa dalpontefice a Cagliari. Il primo ge-sto, di grande intensità, è stato l’in-contro con gli ammalati, sotto levolte della Basilica di Bonaria,svuotata per una volta dai banchie preparata con cura dai padriMercedari per l’occasione.Per chi ha potuto partecipare è sta-to un momento di grande com-mozione e di notevole emozione:Papa Francesco ha avuto una ca-rezza per tutti, una parola per cia-scuno. Si è soffermato - nonostan-te il rigido protocollo - ha scam-biato più di qualche frase con i fa-miliari, ha sorretto tutti, ha inco-raggiato ed esortato. Immagini chefaticheremo a dimenticare.

D

Francesco a Cagliari. Commovente incontro tra le navate: il Pontefice ha salutato con affetto tanti malati.

Il primo gesto all’interno della Basilica di Bonaria:la carezza del Papa agli ammalati e alle famiglie

S. N.

ANTITÀ, CON grandissimaemozione Le porgo il salutoda parte di tutta la comu-

nità sarda e il mio personale benve-nuto. Oggi è un giorno speciale. De-sidero esprimere nel modo più sin-cero la speranza che la Sua visita rap-presenta per la nostra terra, e quan-to la Sua presenza tra noi, in questomomento, sia testimonianza di ge-nerosità nel rapporto col nostroprossimo. Con la stessa semplicitàvorrei sottolineare quanto sia signi-ficativo e commovente il fatto chele prime necessità sentite da Lei sia-no state quelle di visitare Lampedu-sa e la Sardegna, due isole: due terredi confine, due realtà vicine che con-dividono il senso intimo della sof-ferenza di quanti lottano per riaffer-mare l'unicità del proprio futuro.Due luoghi dell'anima dove l'uomoincontra la Storia, centrali nel desti-no del Mediterraneo, sul quale han-no ripreso a soffiare forte preoccu-panti venti di guerra. L'auspicio che giunge al mondo dal-la Sardegna unita in preghiera conLei, Papa Francesco, è quello anzi-tutto di essere testimoni di pace nel-la comunione rinnovata tra le gentidi diversi Paesi.Inoltre, è viva la spe-ranza di veder crescere nella nostraisola una comunità salda nei proprivalori spirituali, che, riconfortatadalla forza della fede, abbia a cuoreinnanzitutto il destino dei meno for-tunati e sappia prendersi cura di lo-ro con amore e senso di responsa-

bilità. La comunità sarda, con devozione sirimette alla protezione di Nostra Si-gnora di Bonaria e chiediamo la Suaintercessione, Santo Padre. A ricordo di questa memorabilegiornata, la comunità sarda Le offreun simbolo di questa terra: i "cusin-zos", le scarpe utilizzate dai nostripastori. In esse è racchiuso il sensodella fatica del lavoro, del sacrificioper custodire il proprio gregge e ac-compagnarlo quotidianamente ver-so una meta sicura. Le ha realizzateun artigiano di Oliena. Idealmente,è bello pensare che queste scarpepossano accompagnarLa nel suocammino di pastore. Il mondo habisogno di una guida pastorale co-me la Sua! La ringrazio con la for-mula che a tutt’oggi è usata dalle no-stre parti, e che lascia a Dio il com-pito di ripagare la generosità altrui,quando il dono ricevuto lo si reputaimmenso: Deus si du paghiri, "Il Si-gnore Iddio ve lo ripaghi", PapaFrancesco."

UGO CAPPELLACCI

S

“Testimoni di pacenell’unione tra le genti”Il saluto del Governatore: “Oggi è un giorno speciale”

anto Padre, benvenuto a Ca-gliari. E un benvenuto a tut-ti coloro che sono qui oggi,

ai lavoratori che ha appena incon-trato nel Largo Carlo Felice e a tutticoloro che in altre piazze attendonoLei e le sue parole. (...) Ma al di là delprotocollo e dei saluti formali, ciò chea Lei sento di esprimere e di trasmet-tere è l’abbraccio ideale dell’interacittà: abbraccio che si diffonde daquesto così come dagli altri antichi enuovi quartieri, uniti dalla comunevenerazione della Altissima Patronadella Sardegna.Penso alla mia cara nonna che nonc'è più, che abitava a pochi passi daquesta Basilica, devotissima del cul-to della Vergine di Bonaria e cheavrebbe dato vent’anni della sua vi-ta per essere qui, oggi, alla Sua pre-senza, Santo Padre, insieme ad altremigliaia di devoti, per celebrare lasua cara Madonna, sempre avverti-ta vicina ed amica. Gli antichi vincoliche legano la comunità cagliarita-na e l’intero popolo della Sardegna alculto della Madonna di Bonaria so-no oggi rafforzati dalla condivisio-ne del Suo messaggio, Santo Padre,così nuovo, così forte, così coinvol-gente; tanto che in esso si riconosco-no cattolici e non cattolici, credenti enon credenti, donne e uomini co-munque mossi da buona volontà edal comune amore per il prossimo. Nell’indirizzo del Suo pontificato -che è di fede cristiana, di solidarietàumana, di attenzione e di impegno

a favore dei più deboli, di apertura edi rinnovamento, di pace tra gli uo-mini e tra i popoli - in questo indi-rizzo, si riconosce l’intera comunitàcagliaritana, che è oggi comunitàmultietnica, multirazziale, multire-ligiosa. E non potrebbe non ricono-scersi la città di Cagliari in questa di-rezione essendo una città, una civiltàche nasce e cresce anche grazie al-l'incontro con le diverse culture delMediterraneo.Il Suo, Santo Padre, è l’invito di unPapa che viene da lontano ma cheda tutti – in Sardegna, in Italia e nelmondo – è sentito vicino, anzi vici-nissimo. E' l'invito ad un nuovo“umanesimo“, non più fondato sul-la cultura di pochi e per pochi, masulla riscoperta della dignità delladonna e dell'uomo e sui loro insop-primibili diritti al lavoro e a una vi-ta degna di essere vissuta. Un invitoin cui alla consapevolezza dei pro-blemi e dei mali del mondo si ac-compagnano la fiducia nelle donnee negli uomini di buona volontà -quale ne sia la fede o il colore dellapelle - e la speranza nella possibilitàche dal comune impegno possa na-scere un mondo migliore: un mondoin cui i valori primari non siano laricchezza, il potere e la finanza fine asé stessa, ma il lavoro, il comune be-nessere, la solidarietà umana, la coo-perazione tra i popoli, la pace. Pri-ma di tutto vengono le donne e gliuomini, e primi fra tutti vengono gliultimi, gli oppressi, coloro che hannopoco o che non hanno nulla, i pove-ri, i deboli, gli emarginati. Noi ci col-lochiamo nel solco di questo inse-

MASSIMO ZEDDA

S

“La speranza, nonostante la crisi.Ognuno ha diritto a una vita degna”Il primo cittadino al Papa: “Al primo posto gli ultimi, gli oppressi, i poveri, i deboli”

gnamento e, coerentemente, ci ado-periamo per tradurlo in politica quo-tidiana. Politica che deve avere co-me strada maestra – per tutti i politici– il rigore, la sobrietà, la trasparenzae il disinteresse personale. La nostracomunità e le comunità di tutti i pae-si e le città della Sardegna che oggisono qui, sono ricche di storia, di tra-dizioni, di cultura e d'identità. Ep-pure, nonostante questo patrimoniodi valori, oggi a Cagliari e nell’interaIsola si vive una fase di crisi dram-matica, che coinvolge innanzitutto lenuove generazioni e gli strati e le ca-tegorie più deboli della popolazio-ne. Penso a quei giovani che nei secolipassati partirono dall'Italia, dallaSardegna per cercare fortuna in Ar-gentina: anche oggi, Santo Padretroppi nostri giovani sono costretti alasciare questa città e questa terrabellissima con la speranza di trovaremigliori condizioni di vita. Dobbia-mo lavorare per creare qui questecondizioni. Nonostante tutto, le no-stre comunità esprimono speranza,fiducia nel futuro, forza d’animo edi carattere così tipiche di noi Sardi.Abbiamo superato altro, superere-mo anche questa. E la Vergine di Bo-naria, che per noi rappresenta la stel-la dei naviganti in pericolo, ci aiu-terà, ne siamo certi, a superare an-che l’attuale tempesta. (...) Confi-diamo, Santo Padre, nella Sua pa-terna benedizione e nel Suo aiuto.Grazie ancora, di tutto cuore, per avervoluto trascorrere un'indimentica-bile e bella giornata con tutti noi. Aatras bortas, come si dice da noi, e a sibiri in paxi e in saludi.

foto lidia lai

5Il PortICo DI PAPA frAnCeSCodomeniCa 29 settembre 2013 iL PortiCo

donaci il tuo sguardo!”. “Madre, do-naci il tuo sguardo!”.Nel cammino, spesso difficile, nonsiamo soli, siamo in tanti, siamo unpopolo, e lo sguardo della Madonnaci aiuta a guardarci tra noi in modofraterno. Guardiamoci in modo piùfraterno! Maria ci insegna ad averequello sguardo che cerca di acco-gliere, di accompagnare, di proteg-gere. Impariamo a guardarci gli unigli altri sotto lo sguardo materno diMaria! Ci sono persone che istinti-vamente consideriamo di meno eche invece ne hanno più bisogno: ipiù abbandonati, i malati, coloroche non hanno di che vivere, coloroche non conoscono Gesù, i giovaniche sono in difficoltà, i giovani chenon trovano lavoro. Non abbiamopaura di uscire e guardare i nostrifratelli e sorelle con lo sguardo dellaMadonna, Lei ci invita ad essere ve-ri fratelli. E non permettiamo chequalcosa o qualcuno si frappongatra noi e lo sguardo della Madonna.Madre, donaci il tuo sguardo! Nes-suno ce lo nasconda! Il nostro cuoredi figli sappia difenderlo da tanti pa-rolai che promettono illusioni; dacoloro che hanno uno sguardo avi-do di vita facile, di promesse che nonsi possono compiere. Non ci rubi-no lo sguardo di Maria, che è pienodi tenerezza, che ci dà forza, che cirende solidali tra noi. Tutti diciamo:Madre, donaci il tuo sguardo! Ma-dre, donaci il tuo sguardo! Madre,donaci il tuo sguardo!Nostra Segnora ‘e Bonaria bos acum-panzet sempre in sa vida.

Documento. L’emozionante omelia pronunciata durante la celebrazione eucaristica sul sagrato della Basilica

a paghe ‘e Nostru Segnoresiat sempre chin boisOggi si realizza quel desi-derio che avevo annun-

ciato in Piazza San Pietro, prima del-l’estate, di poter visitare il Santuariodi Nostra Signora di Bonaria.1. Sono venuto per condividereconvoi gioie e speranze, fatiche e impe-gni, ideali e aspirazioni della vostraIsola, e per confermarvi nella fede.Anche qui a Cagliari, come in tutta laSardegna, non mancano difficoltà, -ce ne sono tante - problemi e preoc-cupazioni: penso, in particolare, al-la mancanza del lavoro e alla suaprecarietà, e quindi all’incertezzaper il futuro. La Sardegna, questa vo-stra bella Regione, soffre da lungotempo molte situazioni di povertà,accentuate anche dalla sua condi-zione insulare. E’ necessaria la col-laborazione leale di tutti, con l’im-pegno dei responsabili delle istitu-zioni - anche la Chiesa - per assicu-rare alle persone e alle famiglie i di-ritti fondamentali, e far crescere una

Ssocietà più fraterna e solidale. Assi-curare il diritto al lavoro, il diritto aportare pane a casa, pane guada-gnato col lavoro! Vi sono vicino! Visono vicino, vi ricordo nella pre-ghiera, e vi incoraggio a perseverarenella testimonianza dei valori uma-ni e cristiani così profondamente ra-dicati nella fede e nella storia di que-sto territorio e della popolazione.Mantenete sempre accesa la lucedella speranza!2. Sono venuto in mezzo a voi permettermi con voiai piedi della Ma-donna che ci dona il suo Figlio. Sobene che Maria, nostra Madre, è nelvostro cuore, come testimonia que-sto Santuario, dove molte genera-zioni di Sardi sono salite – e conti-nueranno a salire! – per invocare laprotezione della Madonna di Bona-ria, Patrona Massima dell’Isola. Quivoi portate le gioie e le sofferenze di

questa terra, delle sue famiglie, e an-che di quei figli che vivono lontani,spesso partiti con grande dolore enostalgia per cercare un lavoro e unfuturo per sé e per i loro cari. Oggi,noi tutti qui riuniti, vogliamo rin-graziare Maria perché ci è semprevicina, vogliamo rinnovare a Lei lanostra fiducia e il nostro amore.La prima Lettura che abbiamoascoltato ci mostra Maria in pre-ghiera, nel Cenacolo, insieme agliApostoli. Maria prega, prega insiemealla comunità dei discepoli, e ci in-segna ad avere piena fiducia in Dio,nella sua misericordia. Questa è lapotenza della preghiera! Non stan-chiamoci di bussare alla porta di Dio.Portiamo al cuore di Dio, attraversoMaria, tutta la nostra vita, ogni gior-no! Bussare alla porta del cuore diDio! Nel Vangelo invece cogliamosoprattutto l’ultimo sguardo di Ge-

“Con voi ai piedi della Madonna di Bonaria:Lei ci aiuti a guardarci in modo più fraterno”

sù verso sua Madre (cfr Gv 19,25-27). Dalla croce Gesù guarda suaMadre e le affida l’apostolo Giovan-ni, dicendo: Questo è tuo figlio. InGiovanni ci siamo tutti, anche noi, elo sguardo di amore di Gesù ci affidaalla custodia materna della Madre.Maria avrà ricordato un altro sguar-do di amore, quando era una ragaz-za: lo sguardo di Dio Padre, che ave-va guardato la sua umiltà, la sua pic-colezza. Maria ci insegna che Dionon ci abbandona, può fare cosegrandi anche con la nostra debolez-za. Abbiamo fiducia in Lui! Bussia-mo alla porta del suo cuore!3. E il terzo pensiero: oggi sono ve-nuto in mezzo a voi, anzi siamo ve-nuti tutti insieme per incontrare losguardo di Maria, perché lì è comeriflesso lo sguardo del Padre, che lafece Madre di Dio, e lo sguardo delFiglio dalla croce, che la fece Madrenostra. E con quello sguardo oggiMaria ci guarda. Abbiamo bisognodel suo sguardo di tenerezza, del suosguardo materno che ci conoscemeglio che chiunque altro, del suosguardo pieno di compassione e dicura. Maria, oggi vogliamo dirti: Ma-dre, donaci il tuo sguardo! Il tuosguardo ci porta a Dio, il tuo sguardoè un dono del Padre buono, che ci at-tende ad ogni svolta del nostro cam-mino, è un dono di Gesù Cristo incroce, che carica su di sé le nostresofferenze, le nostre fatiche, il no-stro peccato. E per incontrare questoPadre pieno di amore, oggi le dicia-mo: Madre, donaci il tuo sguardo!Lo diciamo tutti insieme: “Madre,

L’ammonimento chiaro:“Il nostro cuore di figlisappia difendere lo sguardo di Maria dai parolai che promettonoillusioni, che hanno unosguardo avido di vitafacile, di promesse chenon possono compiere”

ANTOPADRE,Beni benìu! Padre Santo,benvenuto in questo San-

tuario di Nostra Signora di Bonaria,Patrona Massima della Sardegna.Da questo Sagrato lo sguardo si vol-ge spontaneamente verso il mare,da cui giunse nel 1370 la venerataicona della Santa Vergine, e da que-sto stesso Colle di Bonaria partivapoco più di un secolo dopo la navecon i marinai sardi che portavanocon sé la loro Patrona, lungo unarotta che li condusse fino alle costeargentine dove sorse la nuova Cittàche divenne Buenos Aires, come Leistesso ci ha ricordato amabilmenteil 15 maggio scorso. Questo Suo pel-legrinaggio per noi è diventato unaltro regalo della nostra MammaCeleste: ci siamo sentiti amati inmodo tutto particolare, (noi dicia-mo: “Ci siamo sentiti voluti bene”)da Maria e da Lei con grande ca-riño. Siamo onorati di trovarci sotto

lo stesso manto di Maria, e condivi-dere l’affetto per la Sua Patria, dovetanti italiani, e sardi in particolare,hanno trovato accoglienza e lavo-ro. Un mese prima dalla Sua elezio-

“Una riserva specialedi preghiera per Lei”

+ ARRIGO MIGLIO

Sne a Vescovo di Roma ci era giuntada Buenos Aires la richiesta di unaeffigie della Madonna di Bonaria, lastatua che Lei ha benedetto il 15maggio in Piazza San Pietro. Così, ilponte che unisce Bonaria a BuenosAires diventa per tutti noi anche unlegame più intenso con il Succes-sore di Pietro. Padre Santo, fin dalla sera del 13marzo Lei ha chiesto a tutti di pre-gare per Lei. Da oggi può contareogni giorno su una riserva specialedi preghiera da parte nostra, arric-chita in modo speciale dalla fededei nostri anziani e dalla generositàdi tutti i nostri ammalati. Con la Suavisita nasce oggi una speciale pa-rentela spirituale e affettuosa tra Leie la Sardegna: sappia che i Sardi nondimenticano mai chi vuole loro be-ne. Grazie anche perché con que-

sta Sua visita, che vuole portare spe-ranza per le tante povertà di cui sof-fre la Sardegna, Lei ci ricorda cheper uscire dalle difficoltà e delle cri-si, una società veramente civile de-ve sempre mettere al primo posto ipiù poveri e i più piccoli. Grazie anome loro, che ormai hanno capitodi avere un posto speciale nel Suocuore. Déu t’aggiúdidi e sa Mammat’accumpángidi!

Il saluto dell’arcivescovo al Papa sul sagrato di Bonaria

foto elio piras

foto gabriella carta

foto gabriella carta

foto gabriella carta

foto lidia lai

Il PortICo DI PAPA frAnCeSCoiL PortiCo domeniCa 29 settembre 20136

Documento.durissimo richiamo durante l’incontro in Cattedrale contro chi utilizza la carità per i propri interessi personali.

ARI FRATELLI E SORELLE,Grazie a tutti per esserequi, oggi. Nei vostri voltivedo fatica, ma vedo an-che speranza. Sentitevi

amati dal Signore, e anche da tantepersone buone, che con le loro pre-ghiere e con le loro opere aiutanoad alleviare le sofferenze del pros-simo. Io mi sento a casa, qui. E anchespero che voi vi sentiate a casa inquesta Cattedrale: come si dice inAmerica Latina, “questa casa è la vo-stra casa”, è la vostra casa.Qui sentiamo in modo forte e con-creto che siamo tutti fratelli. Qui l’u-nico Padre è il Padre nostro celeste,e l’unico Maestro è Gesù Cristo. Al-lora la prima cosa che volevo con-dividere con voi è proprio questagioia di avere Gesù come Maestro,come modello di vita. Guardiamo aLui! Questo ci dà tanta forza, tantaconsolazione nelle nostre fragilità,nelle nostre miserie e nelle nostredifficoltà. Tutti noi abbiamo diffi-coltà, tutti. Tutti noi che siamo quiabbiamo difficoltà. Tutti noi che sia-mo qui – tutti – abbiamo miserie etutti noi che siamo qui abbiamo fra-gilità. Nessuno qui è migliore del-l’altro. Tutti siamo uguali davanti alPadre, tutti!1. E guardando Gesù noi vediamoche Lui ha scelto la via dell’umiltà edel servizio. Anzi, Lui stesso in per-sona è questa via. Gesù non è stato

I poveri e i bisognosi sono la carne di Gesù,usarli per la propria vanità è peccato graveIl Pontefice ha spiegato:“La parola solidarietà oggirischia di essere eliminatadal dizionario, perchè dàfastidio, perchè obbligaa guardare all’altro e a darti all’altro con amore.Noi diciamo di no”.

indeciso, non è stato “qualunqui-sta”: ha fatto una scelta e l’ha porta-ta avanti fino in fondo. Ha scelto difarsi uomo, e come uomo di farsiservo, fino alla morte di croce. Que-sta è la via dell’amore: non c’è un’al-tra. Perciò vediamo che la carità nonè un semplice assistenzialismo, emeno un assistenzialismo per tran-quillizzare le coscienze. No, quellonon è amore, quello è negozio, quel-lo è affare. L’amore è gratuito. La ca-rità, l’amore è una scelta di vita, è unmodo di essere, di vivere, è la via del-l’umiltà e della solidarietà. Non c’èun’altra via per questo amore: esse-re umili e solidali. Questa parola, solidarietà, in que-sta cultura dello scarto – quello chenon serve si butta fuori – per rima-nere soltanto quelli che si sentonogiusti, che si sentono puri, che si sen-tono puliti. Poveretti! Questa parola,solidarietà, rischia di essere cancel-lata dal dizionario, perché è una pa-rola che dà fastidio, dà fastidio. Per-ché? Perché ti obbliga a guardare al-l’altro e darti all’altro con amore. E’meglio cancellarla dal dizionario,perché da fastidio. E noi no, noi di-

ciamo: questa è la via, l’umiltà e lasolidarietà. Perché? L’abbiamo in-ventata noi preti? No! E’ di Gesù: Luil’ha detto! E vogliamo andare perquesta strada. L’umiltà di Cristo nonè un moralismo, un sentimento. L’u-miltà di Cristo è reale, è la scelta di es-sere piccolo, di stare con i piccoli,con gli esclusi, di stare fra noi, pec-catori tutti. Attenzione, non è un’i-deologia! E’ un modo di essere e divivere che parte dall’amore, partedal cuore di Dio.Questa è la prima cosa, e mi piacetanto parlarne con voi. GuardiamoGesù: Lui è la nostra gioia, ma anchela nostra forza, la nostra certezza,perché è la via sicura: umiltà, soli-darietà, servizio. Non c’è un’altra via.Nella statua di Nostra Signora di Bo-naria, Cristo appare tra le braccia diMaria. Lei, come buona madre, ceLo indica, ci dice di avere fiducia inLui.2. Ma non basta guardare, bisognaseguire! E questo è il secondo aspet-to. Gesù non è venuto nel mondo afare una sfilata, per farsi vedere. Nonè venuto per questo. Gesù è la via, euna via serve per camminare, per

C

percorrerla. Allora io voglio anzitut-to ringraziare il Signore per il vostroimpegno nel seguirlo, anche nellafatica, nella sofferenza, tra le mura diun carcere. Continuiamo ad averefiducia in Lui, donerà al vostro cuo-re speranza e gioia! Voglio ringra-ziarlo per tutti voi che vi dedicategenerosamente, qui a Cagliari e intutta la Sardegna, alle opere di mi-sericordia. Desidero incoraggiarvi acontinuare su questa strada, ad an-dare avanti insieme, cercando diconservare anzitutto la carità tra divoi. Questo è molto importante. Nonpossiamo seguire Gesù sulla via del-la carità se non ci vogliamo bene pri-ma di tutto tra noi, se non ci sforzia-mo di collaborare, di comprendercia vicenda e di perdonarci, ricono-scendo ciascuno i propri limiti e ipropri sbagli. Dobbiamo fare le ope-re di misericordia, ma con miseri-cordia! Con il cuore lì. Le opere dicarità con carità, con tenerezza, esempre con umiltà! Sapete? A volte sitrova anche l’arroganza nel servizioai poveri! Sono sicuro che voi l’ave-te vista. Quell’arroganza nel servi-zio a quelli che hanno bisogno delnostro servizio. Alcuni si fanno bel-li, si riempiono la bocca con i pove-ri; alcuni strumentalizzano i poveriper interessi personali o del propriogruppo. Lo so, questo è umano, manon va bene! Non è di Gesù, questo.E dico di più: questo è peccato! E’peccato grave, perché è usare i bi-sognosi, quelli che hanno bisogno,che sono la carne di Gesù, per la miavanità. Uso Gesù per la mia vanità, equesto è peccato grave! Sarebbe me-glio che queste persone rimanesse-ro a casa!Dunque: seguire Gesù sulla via del-la carità, andare con Lui alle perife-rie esistenziali. «La carità di Gesù èun’urgenza!», diceva Paolo (cfr 2 Cor5,14). Per il buon Pastore ciò che èlontano, periferico, ciò che è sper-duto e disprezzato è oggetto di una

cura maggiore, e la Chiesa non puòche far sua questa predilezione equesta attenzione. Nella Chiesa, iprimi sono quelli che hanno più ne-cessità, umana, spirituale, materia-le, più necessità.3. E seguendo Cristosulla via della carità, noi seminiamosperanza. Seminare speranza: que-sta è la terza convinzione che mi pia-ce condividere con voi. La societàitaliana oggi ha molto bisogno disperanza, e la Sardegna in modoparticolare. Chi ha responsabilitàpolitiche e civili ha il proprio com-pito, che come cittadini bisogna so-stenere in modo attivo. Alcuni mem-bri della comunità cristiana sonochiamati ad impegnarsi in questocampo della politica, che è una for-ma alta di carità, come diceva PaoloVI. Ma come Chiesa abbiamo tuttiuna responsabilità forte che è quel-la di seminare la speranza con ope-re di solidarietà, sempre cercandodi collaborare nel modo migliorecon le pubbliche istituzioni, nel ri-spetto delle rispettive competenze.La Caritas è espressione della co-munità, e la forza della comunitàcristiana è far crescere la società dal-l’interno, come il lievito. Penso alle vostre iniziative con i de-tenuti nelle carceri, penso al volon-tariato di tante associazioni, alla so-lidarietà con le famiglie che soffronodi più a causa della mancanza di la-voro. In questo vi dico: coraggio! Nonlasciatevi rubare la speranza e an-date avanti! Che non ve la rubino!Al contrario: seminare speranza!Grazie, cari amici! Vi benedico tutti,insieme con le vostre famiglie. E gra-zie a tutti voi!A questo punto ha recitato il PadreNostro.Il Signore vi benedica tutti: le vostrefamiglie, i vostri problemi, le vostregioie, le vostre speranze. In nomedel Padre, del Figlio e dello SpiritoSanto. E, per favore, vi chiedo di pre-gare per me: ne ho bisogno!

foto lidia lai

domeniCa 29 settembre 2013 7Il PortICo DI PAPA frAnCeSCo iL PortiCo

Cronaca. All’interno della Cattedrale il mondo delle povertà e dell’emarginazione sociale

O ALLA “CULTURA DELLO

scarto”: questo filo con-duttore della visita di Pa-pa Francesco a Cagliari

è risuonato anche nell’incontropomeridiano in Cattedrale con ipoveri e i detenuti. Piazza Palazzogremita, fuori la banda suona l’in-no della Brigata Sassari, dentro ri-suona la musica per organo di Ba-ch. Il boato della folla in attesa inpiazza ha annunciato l’arrivo delPapa alle centinaia di persone rac-colte dentro la Cattedrale. “Io mi sento a casa, qui. E anchespero che voi vi sentiate a casa inquesta Cattedrale: come si dice inAmerica Latina, ‘questa casa è lavostra casa’ ”, ha detto Papa Fran-cesco, esordendo. Ad ascoltarlo,persone ben vestite, gente sempli-ce, gente con la sofferenza scavatanel volto: ma tutti emozionati nel-l’attesa del Papa, tutti coinvolti dal-le sue parole. Un uditorio variega-

NMERCEDE SUCCA

to: autorità come il Ministro dellaGiustizia Annamaria Cancellieri,volti conosciuti dai sardi come ilpresidente del Cagliari MassimoCellino, ed i veri protagonisti del-l’incontro: i poveri e alcuni dete-nuti delle carceri di Sassari e Ca-gliari e dell'istituto Minorile diQuartucciu. A loro Papa Bergoglio ha indirizza-to le sue parole, spesso parlando abraccio. “Tutti noi che siamo qui –tutti - abbiamo miserie e tutti noiche siamo qui abbiamo fragilità.Nessuno qui è migliore dell’altro.Tutti siamo uguali davanti al Pa-dre, tutti!”, ha ripetuto. “La caritànon è assistenzialismo, men chemeno “un assistenzialismo pertranquillizzare le coscienze. No,

quello non è amore, quello è ne-gozio, quello è affare. L’amore è gra-tuito”, ha scandito il Papa. L’amoresi esprime nella solidarietà, unaparola che nella “cultura dello scar-to” rischia “di essere cancellata daldizionario, perché è una parola chedà fastidio”. Perché? – ha chiestoPapa Francesco – interpellandotutti: “Perché ti obbliga a guardarenell’altro e darti all’altro con amo-re”. E invece, la solidarietà e l’umiltàprovengono direttamente da Ge-sù,: “l’umiltà di Cristo non è un mo-ralismo, un sentimento”. Non sologuardare Gesù: occorre anche se-guirlo. Infatti, “Gesù è la via, e unavia serve per camminare, per per-correrla”, ha detto Papa Francesco.”Allora io voglio anzitutto ringra-

La carità non è assistenzialismo,l’amore si esprime nella solidarietà

ziare il Signore per il vostro impe-gno nel seguirlo, anche nella fatica,nella sofferenza, tra le mura di uncarcere […] Voglio ringraziarlo pertutti voi che vi dedicate generosa-mente, qui a Cagliari e in tutta laSardegna, alle opere di misericor-dia”. Seguire Gesù significa però fareopere di carità con il cuore, ha ri-cordato il Papa: “Sapete? A volte sitrova anche l’arroganza nel servizioai poveri! Sono sicuro che voi l’a-vete vista. Quell’arroganza nel ser-vizio a quelli che hanno bisognodel nostro servizio. Alcuni si fannobelli, si riempiono la bocca con ipoveri; alcuni strumentalizzano ipoveri per interessi personali o delproprio gruppo. Lo so, questo èumano, ma non va bene! Non è diGesù, questo. E dico di più: questoè peccato! E’ peccato grave, perchéè usare i bisognosi, quelli che han-no bisogno, che sono la carne diGesù, per la mia vanità. Uso Gesùper la mia vanità, e questo è pec-cato grave! Sarebbe meglio chequeste persone rimanessero a ca-sa!”, ha tuonato il solitamente mitePapa Bergoglio. Seguire Gesù è per-ciò “andare con lui alle periferieesistenziali”, ha proseguito. Unprogramma che interpella tutti noi,così come il mondo politico, per“seminare speranza” in una so-cietà, quella italiana, che oggi neha molto bisogno, “ e la Sardegna inmodo particolare”.

Indicata a tutti l’autenticasorgente della carità.Poi, rivolto ai bisognosi:“Sono sicuro che voiavete visto l’arroganzanel servizio ai poveri: èumano, ma non di Gesù”

A PAPAMOBILE SI È fermata da-vanti al carcere di Buon-cammino, il Papa ne è disce-

so ed ha benedetto alzando lo sguar-do verso le finestre dell’antica galeracagliaritana, verso le mani, i fazzo-letti, i visi che sporgevano dalle in-ferriate e le voci che lo invocavano. Èstata la sosta che ha chiuso il cerchiodell’incontro di Papa Francesco coni detenuti ed i poveri in cattedrale.L’attesa è stata breve, ordinata, ma sipercepiva una grande tensione emo-zionale nell’aria, equamente distri-buita tra i giovani del carcere mino-rile, i detenuti di Buoncammino, ipoveri assistiti dalla Caritas, le fami-glie rom, i senzatetto, i volontari ogli agenti della polizia penitenziariaed i numerosi giornalisti, testimonidi un momento di grande commo-zione. Don Marco Lai, direttore del-la Caritas cagliaritana e delegato re-gionale, ha colto questa tensione edha evidenziato che un filo condut-

tore lo si trova nelle parole di papaFrancesco: “Questo Papa riesce a da-re voce a chi non ce l’ha, che diventaprotagonista di ogni risalita e rina-scita. Partendo dal basso, dalla finedel mondo, dalle due isole Lampe-dusa e Sardegna, dalla piccolezzapossono venir su speranze nuove,certezze nuove, forse per tanta gen-te che vive difficoltà come le 150.000famiglie povere della Sardegna. Per-ché forse quella genialità, quellacreatività necessaria non solo per in-ventare il lavoro, ma anche una men-talità aperta, nuova, questo Papa leunisce a tutto il pianeta, che non èsolo la penisola, il continente ma è ilmondo intero”. C’erano le storie didevianza e di abbandono, di violen-za sociale e di povertà, ma per Adria-no Mangoni, direttore del carcereminorile di Quartucciu c’era ancheuna volontà dignitosa di non mo-strarsi vinti: “I ragazzi hanno ma-scherato molto bene le loro emozio-ni e di sentimenti, hanno voluto farfinta di avere una corteccia, allora

“Per i giovani detenuti èla tappa di un cammino”

MASSIMO LAVENA

L hanno scherzato facendo finta chefosse una uscita come le altre, manel percorso fin qua ho colto unaemozione autentica. Hanno capitoche per loro era una occasione di es-sere per una volta centro positivo.Due ragazzi che sono in esecuzionedi una pena detentiva e quindi sonoanche il frutto indesiderato di unmondo che a volte semina moltomale, vederli oggi, vedere nei loroocchi che c’era un po’ l’idea di unaquinta nuova in una ipotesi di futu-ro, ha confermato che oggi è statouna tappa di un passaggio, simboli-co per arrivare ad una centralità po-sitiva rispetto quella negativa chespesso il carcere affibbia”. La sensa-zione è stata confermata da don Et-tore Cannavera, fondatore della Co-munità la Collina di Serdiana: “Il se-gno è che lo colgano le istituzioni, iragazzi lo hanno già capito. Non

sempre le istituzioni hanno capitoche c’è da privilegiare chi è frutto diuna politica sbagliata, e il Papa que-sto richiama: perché un ragazzo mi-nore che finisce in carcere non è na-to deviante, lo è diventato per nostregravi omissioni, allora mi auguro chesia un richiamo a tutti noi, scuole fa-miglie istituzioni di una maggioreattenzione per ché un ragazzo chesbaglia non finisca in carcere ma siaaiutato a ricuperare la sua dignità dilibertà di uomo”. E Papa Francesco loha detto che è possibile una svoltapositiva, anche con l’impegno deivolontari, con le iniziative in favoredei detenuti, con la solidarietà ver-so le famiglie in sofferenza per lamancanza di lavoro. Per tutti vale laSua esortazione: “Coraggio! Non la-sciatevi rubare la speranza e andateavanti! Che non ve la rubino! Al con-trario: seminare speranza!”.

Parla il direttore del carcere minorile di Quartucciu

breviGli ospiti di riguardonella sala più bella

IL SALUTO DI MONS. MIGLIO

Santo Padre, nei mesi scorsi Leiè stato pellegrino, povero in mez-zo ai poveri, a Lampedusa, a Riode Janeiro, a Roma. Oggi conquesto incontro ci offre l’occa-sione di ospitare i rappresentan-ti delle diverse povertà della no-stra Città e Regione nella ChiesaMadre della Diocesi, un po’ comesi accolgono gli ospiti di riguardonella sala più bella di una casa: inquesto modo abbiamo voluto fa-re onore a questi nostri fratelli,qui presenti con i volontari dellaCaritas, del Carcere, e con alcu-ni di coloro che sostengono con-cretamente la loro azione. Questoincontro ci ricorda chi deve ave-

re il primo posto nelle nostre chie-se, come dice l’Apostolo Giaco-mo nella sua lettera: “Se guarda-te colui che è vestito lussuosa-mente e gli dite «Tu siediti qui,comodamente», e al povero dite:«Tu mettiti là, in piedi», oppure:«Siediti qui ai piedi del mio sga-bello», non fate forse discrimina-zioni e non siete giudici dai giudi-zi perversi?” (Gc 2, 3-4).

Padre Santo, sono tante le po-vertà presenti nella nostra terrae non tutte sempre visibili. So-vente la nostra lampada rischia dispegnersi, perché viene menol’olio della speranza. Siamo quiper chiedere a Lei di aiutarci aguardare sempre verso la sor-

gente inesauribile di ogni spe-ranza, il Signore Gesù, Dio dellatenerezza e del riscatto. L’amore materno di Maria, Regi-na dei Sardi, cui è dedicata que-sta Chiesa Cattedrale, ci prendaper mano e ci aiuti a camminaresempre verso una vera novità divita.

+ Arrigo Miglio

foto roberto pili

foto roberto pili

Il PortICo DI PA iL PortiCo8

Anche un caffè per Papa Francesco

foto gabriella carta

L’incontro con il mondo della cultura

foto gabriella carta

APA frAnCeSCo domeniCa 29 settembre 2013 9

“Alle suore di clausura un saluto speciale, perché voi siete il sostegno della Chiesa, il so-stegno spirituale della Chiesa. Andate avanti con questa certezza. Il Signore vi ha chiamateper sostenere la Chiesa, con la preghiera, con la grande preghiera. Vi benedico tutte: in no-me del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo. Pregate per me e grazie tante”.

Chiamate per sostenere la Chiesafoto lidia lai

foto lidia lai

foto roberto pili

foto gabriella carta

Giovane con i giovani

iL PortiCo domeniCa 29 settembre 2013Il PortICo DI PAPA frAnCeSCo10

N’ISOLA CHE DEVE reagire,riscoprire le proprie po-tenzialità, alla luce delmessaggio di speranza

datoci da Papa Francesco. E il ruolo della Chiesa, che deveconcorrere a scelte lungimiranti,riscoprendo un ruolo attivo nelterritorio. Don Francesco Soddu,direttore di Caritas Italiana, loscorso 22 settembre era a Caglia-ri, per la visita del Santo Padre nel-l’Isola. Don Soddu, cosa significa la visi-ta di Papa Francesco per la Sar-degna?«Si tratta della visita pastorale delPastore della Chiesa universale aquella parte del popolo di Dio chesi concretizza nella Chiesa di Ca-gliari. Una visita che rafforza lafraternità spirituale già esistentetra Cagliari e la Madonna di Bo-naria e la città d’origine di PapaFrancesco, Buenos Aires: la pre-senza del Santo Padre ci arricchi-sce, specialmente in un momen-to così complesso»

MARIA CHIARA CUGUSI

“La società sarda esca dal letargo:occorrono scelte politiche concrete”La reazione alle paroledel Papa: “Questa terraha potenzialità ancorainesplorate, non bastanole idee: spazio a decisionicapaci di leggere la realtàe investire sul territorio”

Quale Sardegna ha incontratoPapa Francesco?«Un’Isola che condivide con le al-tre regioni italiane una povertàcrescente, ma che presenta l’ag-gravante dell’isolamento, la diffi-coltà dei collegamenti, penaliz-zante per i giovani, che spesso fan-no fatica a immaginare il loro fu-turo, per la mancanza di lavoro eprospettive. È importante che lasocietà sarda esca da una sorta di‘letargo’: questa terra ha una se-rie di potenzialità ancora inson-date, da mettere in atto: occorro-no non soltanto delle idee, mascelte politiche lungimiranti, ca-paci di leggere la realtà e di inve-stire sul territorio»Quale importanza ha avuto l’in-

contro del Pontefice con i poveri ei detenuti in Cattedrale?«Loro sono il suo popolo, coloroche egli predilige ad immagine diGesù Cristo. Occorre ripartire dalcuore della Chiesa, cioè Gesù Cri-sto povero. Da una parte combat-tiamo la povertà, ma dall’altra es-sa è anche una virtù, che dobbia-mo saper vivere nella misura incui accogliamo Cristo. È questo ilsenso del messaggio evangelicodi Papa Francesco, quello puro delVangelo: la semplicità della paro-la di Dio, che si innesta nella com-plessità della vita umana per ri-portarla all’essenziale. Ecco allorala ‘Chiesa povera per i poveri’,un’eredità lasciataci dal ConcilioVaticano II, che attende ancora di

U

essere messo in pratica comple-tamente»Cosa l’ha colpita di quest’incon-tro?«Abbiamo sentito da Papa Fran-cesco le parole che sono il fonda-mento della Chiesa e che attra-verso essa dovrebbero risuonareall’interno del tessuto sociale: lasemplicità evangelica da cui con-seguono non soltanto la fraternitàe la solidarietà, ma la consapevo-lezza che ciascuno di noi è un pec-catore, bisognoso di Dio, e ancoradi più deve essere solidale con l’al-tro, proprio perché già lui stessosperimenta la pochezza e la fragi-lità umana. Da ciò scaturisce quel-l’operatività concreta di un vo-lontariato, come quello della Ca-ritas, che mette in evidenza l’u-miltà, l’amore, la non-presunzio-ne». Qual è oggi il ruolo della Caritas?«Lo spirito della Caritas accoglie pie-namente il messaggio del Santo Pa-dre: tornare alle periferie dell’uma-nità, essere decentrati perché al cen-tro mettiamo Gesù: da qui, l’evan-gelizzazione e la promozione uma-na, a partire dagli ultimi. Il ruolo del-le Caritas è fondamentale: attraver-so la nostra azione cerchiamo di tra-smettere il Vangelo, l’animazione, inuna funzione pedagogica, perchél’assistenza va di pari passo con l’in-contro della persona. Oggi, la Caritasdeve rappresentare la voce dellaChiesa, che non è marginale nellanostra società, ma deve avere unruolo illuminante all’interno dellestrategie politiche, nel dialogo conle istituzioni locali».

Intervista. Parla il direttore di Caritas italiana, don Francesco soddu, dopo la visita a Cagliari.breviConvegno diocesanodei catechisti

IL 9 E 10 OTTOBRE

Si terrà nell’Aula Magna del Semi-nario arcivescovile di via mons. Co-goni il Convegno diocesano dei ca-techisti, nei giorni 9 e 10 ottobre.Il convegno comincerà alle 16 conl’introduzione, la preghiera e il salutodi mons. Miglio. “Il tempo della Nuo-va Evangelizzazione. Risorsa per icatechisti nell’ attuale contesto cul-turale e religioso” è il titolo dell’inter-vento di don Luciano Meddi, ordi-nario di catechetica missionaria nel-l’Università Urbaniana. Quindi unacomunicazione sulle Note pastora-li della CEI per l’Iniziazione Cristianaa cura di Maria Paola Piras. L’indo-mani alle 16 Lectiosu 1Cor 15, 1-11“ …ho trasmesso, anzitutto, quelloche anch'io ho ricevuto” a cura didon Andrea Secci. “Generare alla fe-de, oggi, nella comunità cristiana”, acura di Mons. Paolo Sartor, respon-sabile del Servizio Catecumenatodell’Ufficio Catechistico Nazionale.

Matrimonio cristiano,un ciclo di catechesi

VERGINE DELLA SALUTE

Nella parrocchia Vergine della Sa-lute al Poetto, guidata da padre En-rico Spano, da lunedì 23 Settembrealle ore 20.30 con cadenza lu-nedì/venerdì, è cominciato un ci-clo di catechesi sul matrimonio cri-stiano, al quale sono invitati quan-ti si apprestano a celebrare il ma-trimonio, ma è anche aperto a tut-ti coloro che già sposati, stiano vi-vendo momenti di silenzi, di con-flitto, di incomprensioni, di sepa-razione. Le catechesi saranno te-nute da coppie di sposi che la Chie-sa ha chiamato a testimoniare conle loro esperienze la fedeltà di Dionel sacramento del matrimonio.

Don Francesco Soddu seduto tra don Marco Lai e don Carlo Follesa.

Il PortICo DI PAPA frAnCeSCo 11domeniCa 29 settembre 2013 iL PortiCo

Nella foto di Francesco Cogotti, la stretta di mano con il Rettore di Cagliari.

Documenti. Nell’incontro con il mondo della cultura dal Pontefice arriva l’indicazione di un metodo decisivo.

ARI AMICI, BUON pomerig-gio! Rivolgo a tutti il miosaluto cordiale. Ringrazioil Padre Preside e i Retto-

ri Magnifici per le loro parole di ac-coglienza, e auguro ogni bene per illavoro delle tre Istituzioni. Mi piaceaver sentito che lavorano insieme,come amici: e questo è buono! Rin-grazio e incoraggio la Pontificia Fa-coltà Teologica, che ci ospita, in par-ticolare i Padri Gesuiti, che vi svol-gono con generosità il loro preziososervizio, e l’intero Corpo Accademi-co. La preparazione dei candidati alsacerdozio rimane un obiettivo pri-mario, ma anche la formazione deilaici è molto importante. Non vogliofare una lezione accademica, anchese il contesto e voi che siete un grup-po qualificato forse lo richiedereb-bero. Preferisco offrire alcune rifles-sioni a voce alta che partono dallamia esperienza di uomo e di Pastoredella Chiesa. E per questo mi lascioguidare da un brano del Vangelo, fa-cendone una lettura “esistenziale”,quello dei discepoli di Emmaus: duediscepoli di Gesù che, dopo la suamorte, se ne vanno da Gerusalemmee tornano al paese. Ho scelto tre pa-role chiave: disillusione, rassegna-zione, speranza.1. Questi due discepoli portano nelcuore la sofferenza e il disorienta-mento per la morte di Gesù, sonodelusi per come sono andate a finirele cose. Un sentimento analogo loritroviamo anche nella nostra situa-zione attuale: la delusione, la disillu-sione, a causa di una crisi economi-co-finanziaria, ma anche ecologica,educativa, morale, umana. E’ unacrisi che riguarda il presente e il fu-turo storico, esistenziale dell’uomoin questa nostra civiltà occidentale,e che finisce poi per interessare ilmondo intero. E quando dico crisi,non penso ad una tragedia. I cinesi,quando vogliono scrivere la parolacrisi, la scrivono con due caratteri: ilcarattere del pericolo e il caratteredell’opportunità. Quando parliamodi crisi, parliamo di pericoli, ma an-che di opportunità. Questo è il sensoin cui io utilizzo la parola. Certo, ogniepoca della storia porta in sé ele-menti critici, ma, almeno negli ulti-mi quattro secoli, non si sono vistecosì scosse le certezze fondamenta-li che costituiscono la vita degli esseriumani come nella nostra epoca.Penso al deterioramento dell’am-biente: questo è pericoloso, pensia-mo un po’ avanti, alla guerra dell’ac-qua che viene; agli squilibri sociali;alla terribile potenza delle armi – neabbiamo parlato tanto, in questigiorni; al sistema economico-finan-ziario, il quale ha al centro non l’uo-

Cmo, ma il denaro, il dio denaro; allosviluppo e al peso dei mezzi di infor-mazione, con tutta la loro positività,di comunicazione, di trasporto. E’un cambiamento che riguarda il mo-do stesso in cui l’umanità portaavanti la sua esistenza nel mondo.2. Di fronte a questa realtà quali sonole reazioni? Ritorniamo ai due di-scepoli di Emmaus: delusi di frontealla morte di Gesù, si mostrano ras-segnati e cercano di fuggire dallarealtà, lasciano Gerusalemme. Glistessi atteggiamenti li possiamo leg-gere anche in questo momento sto-rico. Di fronte alla crisi ci può esserela rassegnazione, il pessimismo ver-so ogni possibilità di efficace inter-vento. In un certo senso è un “chia-marsi fuori” dalla stessa dinamicadell’attuale tornante storico, de-nunciandone gli aspetti più negativicon una mentalità simile a quel mo-vimento spirituale e teologico del IIsecolo dopo Cristo che viene chia-mato “apocalittico”. Noi ne abbiamola tentazione, pensare in chiave apo-calittica. Questa concezione pessi-mistica della libertà umana e dei pro-cessi storici porta ad una sorta di pa-ralisi dell’intelligenza e della volontà.La disillusione porta anche ad unasorta di fuga, a ricercare “isole” o mo-menti di tregua. E’ qualcosa di simi-le all’atteggiamento di Pilato, il “la-varsi le mani”. Un atteggiamento cheappare “pragmatico”, ma che di fattoignora il grido di giustizia, di uma-nità e di responsabilità sociale e por-ta all’individualismo, all’ipocrisia, senon ad una sorta di cinismo. Que-sta è la tentazione che noi abbiamodavanti, se andiamo per questa stra-da della disillusione o della delusio-ne.3. A questo punto ci chiediamo: c’èuna via da percorrere in questa no-stra situazione? Dobbiamo rasse-gnarci? Dobbiamo lasciarci oscura-re la speranza? Dobbiamo fuggiredalla realtà? Dobbiamo “lavarci lemani” e chiuderci in noi stessi? Pen-so non solo che ci sia una strada dapercorrere, ma che proprio il mo-mento storico che viviamo ci spingaa cercare e trovare vie di speranza,che aprano orizzonti nuovi alla no-stra società. E qui è prezioso il ruolodell’Università. L’Università comeluogo di elaborazione e trasmissionedel sapere, di formazione alla “sa-

pienza” nel senso più profondo deltermine, di educazione integrale del-la persona. In questa direzione, vor-rei offrire alcuni brevi spunti su cui ri-flettere.a. L’Università come luogo del di-scernimento. E’ importante legge-re la realtà, guardandola in faccia. Leletture ideologiche o parziali non ser-vono, alimentano solamente l’illu-sione e la disillusione. Leggere larealtà, ma anche vivere questa realtà,senza paure, senza fughe e senza ca-tastrofismi. Ogni crisi, anche quellaattuale, è un passaggio, il travagliodi un parto che comporta fatica, dif-ficoltà, sofferenza, ma che porta in sé

l’orizzonte della vita, di un rinnova-mento, porta la forza della speranza.E questa non è una crisi di “cambio”:è una crisi di “cambio di epoca”. E’un’epoca, quella che cambia. Nonsono cambiamenti epocali superfi-ciali. La crisi può diventare momen-to di purificazione e di ripensamen-to dei nostri modelli economico-so-ciali e di una certa concezione delprogresso che ha alimentato illusio-ni, per recuperare l’umano in tutte lesue dimensioni. Il discernimentonon è cieco, né improvvisato: si rea-lizza sulla base di criteri etici e spiri-tuali, implica l’interrogarsi su ciò cheè buono, il riferimento ai valori pro-pri di una visione dell’uomo e delmondo, una visione della personain tutte le sue dimensioni, soprat-tutto in quella spirituale, trascen-dente; non si può considerare maila persona come “materiale umano”!Questa è forse la proposta nascostadel funzionalismo. L’Università co-me luogo di “sapienza” ha una fun-

L’Università è il luogo in cui elaborare la culturadel dialogo, della prossimità e della solidarietà

zione molto importante nel formareal discernimento per alimentare lasperanza. Quando il viandante sco-nosciuto, che è Gesù Risorto, si ac-costa ai due discepoli di Emmaus,tristi e sconsolati, non cerca di na-scondere la realtà della Crocifissione,dell’apparente sconfitta che ha pro-vocato la loro crisi, al contrario li in-vita a leggere la realtà per guidarli al-la luce della sua Risurrezione: «Stol-ti e lenti di cuore… Non bisognavache il Cristo patisse queste sofferen-ze per entrare nella gloria?» (Lc 24,25-26). Fare discernimento significa nonfuggire, ma leggere seriamente, sen-za pregiudizi, la realtà.b. Un altro elemento: l’Universitàcome luogo in cui si elabora la cul-tura della prossimità, cultura dellaprossimità. Questa è una proposta:cultura della vicinanza. L’isolamen-to e la chiusura in se stessi o nei pro-pri interessi non sono mai la via perridare speranza e operare un rinno-vamento, ma è la vicinanza, è la cul-tura dell’incontro. L’isolamento, no;vicinanza, sì. Cultura dello scontro,no; cultura dell’incontro, sì. L’Uni-versità è luogo privilegiato in cui sipromuove, si insegna, si vive questacultura del dialogo, che non livellaindiscriminatamente differenze epluralismi - uno dei rischi della glo-balizzazione è questo -, e neppure liestremizza facendoli diventare mo-tivo di scontro, ma apre al confrontocostruttivo. Questo significa com-prendere e valorizzare le ricchezzedell’altro, considerandolo non conindifferenza o con timore, ma comefattore di crescita. Le dinamiche cheregolano i rapporti tra persone, tragruppi, tra Nazioni spesso non so-no di vicinanza, di incontro, ma discontro. Mi richiamo ancora al bra-no evangelico. Quando Gesù si avvi-cina ai due discepoli di Emmaus,condivide il loro cammino, ascolta laloro lettura della realtà, la loro delu-sione, e dialoga con loro; proprio inquesto modo riaccende nei loro cuo-ri la speranza, apre nuovi orizzontiche erano già presenti, ma che solol’incontro con il Risorto permette diriconoscere. Non abbiate mai pauradell’incontro, del dialogo, del con-fronto, anche tra Università. A tutti ilivelli. Qui siamo nella sede della Fa-coltà Teologica. Permettetemi di dir-vi: non abbiate timore di aprirvi an-che agli orizzonti della trascendenza,all’incontro con Cristo o di ap-profondire il rapporto con Lui. La fe-de non riduce mai lo spazio della ra-gione, ma lo apre ad una visione in-tegrale dell’uomo e della realtà, e di-fende dal pericolo di ridurre l’uomoa “materiale umano”.c. Un ultimo elemento: l’Universitàcome luogo di formazione alla soli-darietà. La parola solidarietà non ap-partiene solo al vocabolario cristia-no, è una parola fondamentale delvocabolario umano. Come ho dettooggi, è una parola che in questa cri-si rischia di essere cancellata dal di-zionario. Il discernimento dellarealtà, assumendo il momento di cri-si, la promozione di una cultura del-

Papa Francesco ha messoin guardia dalle lettureideologiche della crisi:“Può diventare momentodi ripensamento di tuttii modelli socioeconomici”

l’incontro e del dialogo, orientanoverso la solidarietà, come elementofondamentale per un rinnovamentodelle nostre società. L’incontro, il dia-logo tra Gesù e i due discepoli di Em-maus, che riaccende la speranza erinnova il cammino della loro vita,porta alla condivisione: lo riconob-bero nello spezzare il pane. E’ il segnodell’Eucaristia, di Dio che si fa così vi-cino in Cristo da farsi presenza co-stante, da condividere la sua stessavita. E questo dice a tutti, anche a chinon crede, che è proprio in una soli-darietà non detta, ma vissuta, che irapporti passano dal considerare l’al-tro come “materiale umano” o co-me “numero”, al considerarlo comepersona. Non c’è futuro per nessunPaese, per nessuna società, per il no-stro mondo, se non sapremo esseretutti più solidali. Solidarietà quindicome modo di fare la storia, comeambito vitale in cui i conflitti, le ten-sioni, anche gli opposti raggiungonoun’armonia che genera vita. In que-sto, pensando a questa realtà del-l’incontro nella crisi, ho trovato neipolitici giovani un’altra maniera dipensare la politica. Non dico miglio-re o non migliore ma un’altra ma-niera. Parlano diversamente, stan-no cercando… la musica loro è di-versa dalla musica nostra. Non ab-biamo paura! Sentiamoli, parliamocon loro. Loro hanno un’intuizione:apriamoci alla loro intuizione. E’ l’in-tuizione della vita giovane. Dico i po-litici giovani perché è quello che hosentito, ma i giovani in genere cerca-no questa chiave diversa. Per aiutar-ci all’incontro, ci aiuterà sentire lamusica di questi politici, “scientifici”,pensatori giovani. Prima di conclu-dere, permettetemi di sottolineareche a noi cristiani la fede stessa donauna speranza solida che spinge a di-scernere la realtà, a vivere la vici-nanza e la solidarietà, perché Diostesso è entrato nella nostra storia,diventando uomo in Gesù, si è im-merso nella nostra debolezza, fa-cendosi vicino a tutti, mostrando so-lidarietà concreta, specialmente aipiù poveri e bisognosi, aprendoci unorizzonte infinito e sicuro di speran-za. Cari amici, grazie per questo in-contro e per la vostra attenzione; lasperanza sia la luce che illuminasempre il vostro studio e il vostro im-pegno. E il coraggio sia il tempo mu-sicale per andare avanti! Che il Si-gnore vi benedica!

foto gabriella carta

Il PortICo DI PAPA frAnCeSCoiL PortiCo domeniCa 29 settembre 201312

USICA, BALLI, CANTIEtantagioia hanno anticipatoe accompagnato l’in-contro di Papa France-

sco con i giovani, arrivati da ogni an-golo della Sardegna e radunati nelpomeriggio nel Largo Carlo Felice.Un bagno di folla al termine di un’in-dimenticabile giornata di fede, cherende l’idea di come l’uomo “venu-to dalla fine del mondo” sia entratonei cuori di tutti. Lo testimoniano le parole dei pre-senti all’evento, come Donatella, 15anni, arrivata da Sindia, diocesi diAlghero-Bosa, con un nutrito grup-po parrocchiale che ha festosamen-te animato l’incontro col Santo Pa-dre: “Papa Francesco in questa gior-nata ci lascia un ricordo indelebile eci ha trasmesso un bellissimo mes-saggio per la vita, quello di non per-dere la speranza, soprattutto noi gio-vani, che non dobbiamo distrugge-re ma creare un mondo migliore, diquesti tempi impresa non certo fa-cile”. Entusiasmo e felicità anche nel-le parole di Matteo, 18 anni, dellaGioventù francescana di Assemini:

FRA. FUR.

“Ci ha affidato una responsabilità:costruire un mondo nuovo di pace”Le testimonianze raccoltetra i presenti confermanole emozioni della vigiliae mostrano il carattereregionale del tanto attesoconfronto tra i ragazzisardi e Papa Francesco

“Papa Francesco ha suscitato in tut-ti noi tanta emozione e ha dato ungrande incoraggiamento, a me co-me a tanti altri giovani, e credo siastato fondamentale in questo mo-mento così difficile non solo per laSardegna ma per il mondo intero.Mi aspettavo una bella festa, ma nonquesto livello di gioia e allegria. Mihanno colpito molto la musica e icanti, veramente coinvolgenti, e an-che la presenza dei giocatori del Ca-gliari, che hanno dimostrato pub-blicamente il loro apprezzamentoper il Santo Padre”. Sentimenti non diversi da quelli diChiara, 18 anni, di Quartucciu, per laquale quella odierna “è stata unagiornata indimenticabile, davveroemozionante. Papa Francesco ci hafatto commuovere più volte, soprat-tutto perché ci ha dimostrato anco-ra una volta che crede in noi giovani

e che si aspetta tanto da noi. Mi hacolpito molto l’averlo sentito parla-re con durezza dei cosiddetti vendi-tori di morte, un’insidia da cui dob-biamo stare lontani noi stessi e dacui dobbiamo mettere in guardia an-che chi ci sta vicino”. Molto profonda la testimonianza diLaura, 20 anni, di San Gavino Mon-reale, diocesi di Ales-Terralba: “Pa-pa Francesco ci lascia la consapevo-

M

lezza di quanto ci portiamo dallaGiornata Mondiale della Gioventù,ovverosia che siamo noi giovani adover costruire un mondo migliore,portando la pace nei nostri ambien-ti, facendo del nostro meglio e nonperdendo mai la speranza, come ciha suggerito lui. Siamo qui con la co-munità parrocchiale e un gruppo digiovani della Diocesi che camminainsieme già da un po’ e ha già fattomolte esperienze insieme, comequella di quest’anno a Rio de Janeiro,e che, con quella odierna, segnaun’altra tappa importante del cam-mino spirituale. Abbiamo avuto an-che noi i nostri momenti di smarri-mento, di allontanamento dalla co-munità, ma l’aiuto di tante persone,soprattutto amici e familiari, ha fat-to sì che restassimo sempre all’in-terno della Chiesa. Siamo partiti giàmolto carichi di entusiasmo e in que-sti giorni ci siamo preparati a que-sto momento trascorrendo la setti-mana qui a Cagliari insieme a tantiragazzi e ragazze come noi, quindi èstato bello anche arrivare a questoculmine tanto atteso, con le paroledel Papa che, ne sono certa, hannoriempito il cuore di tutti”.

L’incontro con i giovani. musica, balli, canti e tanta gioia hanno accompagnato la serata.breviUn’originale intuizione,un azzardo del pensiero

I LAUREATI DI AZIONE CATTOLICA

“Un’originale intuizione, un azzardodel pensiero: la nascita del Movi-mento Laureati di Azione Cattoli-ca”: è il titolo del convegno orga-nizzato per il 5 ottobre dal Meic.Dalle 10 del mattino, nell’Aula Ma-gna del Rettorato dell’Università diCagliari si svolgerà la prima partedei lavori, con interventi e testimo-nianze. Nel pomeriggio, alle 16.30nel Teatro di N. S. di Bonaria MariaMargotti terrà una lezione dal titolo“Scrutare più addentro nel misterodella vita”: lo sguardo profetico diIgino Righetti”. Alle 19.30 mons.Miglio celebrerà la messa nel San-tuario di Bonaria, mentre alle 21 èprevisto un incontro conviviale.Promuove l’incontro di studio laPresidenza nazionale del Meic e iGruppi Meic della Sardegna, pergli 80 anni del Movimento Laurea-ti di Azione Cattolica.

Veglia di preghieraper le religiose

OTTOBRE MISSIONARIO

Martedì primo ottobre, nella me-moria liturgica di Santa Teresa delBambin Gesù, patrona della mis-sioni, alle 16, nel convento del Ce-nacolo dell’Addolorata di Quartu, èprevisto la veglia di preghiera dellereligiose, in occasione dell’avviodell’Ottobre missionario.

foto roberto pili

foto roberto pili

Il PortICo DI PAPA frAnCeSCodomeniCa 29 settembre 2013 iL PortiCo 13

Nelle foto di Roberto Pili, l’incontro nel Largo. Sotto, Diego Lopez e Daniele Conti.

brevifra la Sardegnae Buenos Aires

IL LEGAME PROFONDO

Un giorno storico per l’isola sarda,un giorno in cui la benedizione diNostra Signora di Bonaria è arriva-ta dall’Argentina passando l’ocea-no tramite la presenza del cittadinodi Buenos Aires in Argentina al San-tuario di Buon Aria a Cagliari, Sar-degna. La visita di Papa Francescoci fa capire che il mondo di oggi è unsolo mondo aperto a tutti e che nel-la preghiera siamo tutti vicini nono-stante le distanze e gli oceani. Il Pa-pa che si sente a casa sua e cheprega nella chiesa sua, ravviva lafede cristiana sarda e la devozionealla Madonna Theotokos. La fedecristiana sarda e quella argentinasono semplici ma ricche, basatesull’amore di Gesù Cristo e sotto laprotezione di Maria Santissima.Amare Dio significa amare il prossi-mo, amare il povero e il diverso.Questo amore compare nell’amoredella Chiesa di Buenos Aires versoil povero, come ci ha testimoniatol’ex-arcivescovo della capitale del-l’Argentina, mons. Bergoglio. LaSardegna cristiana vive la sua fedeaccogliendo i rifugiati, aiuta gli stra-nieri e spera in Dio Trinità pregandola Madonna. Sentire l’aria buona diBuon Area aiuta l’uomo di oggi avivere con Dio e con l’uomo di Dioche è venuto dall’Argentina a salu-tare, a visitare e a dare coraggio aisardi come i sardi stessi hanno da-to coraggio agli argentini all’iniziodella scoperta dell’Argentina por-tando lì il nome di Buon Aria.L’Argentina dà oggi alla Chiesa unpresidente dello stato vaticano, unvescovo di Roma e una pastoreuniversale. Invece la Chiesa Sarda,con la predicazione di Sant’Antiocoe del Servo di Dio fra’ Nazareno,continua a vivere la sua fede viven-te dando alla Chiesa Universale,dei sacerdoti, dei missionari, dellevocazioni di religiosi e religiose. Quindi ciò che è comune fra la Sar-degna e il Buenos Aires sono la fe-de forte, la comunione con la Chie-sa Cattolica e dedicazione del po-polo alla Madonna di Buenos Ai-res.

P. fadi S. rAHI, C.Ss.r.

Il dialogo. Dal ricordo del giorno della vocazione ai numerosi fuori programma nel Largo

L PRIMO “STRAPPO” AL protocol-lo, durante l’incontro con i gio-vani nel Largo Carlo Felice, Pa-pa Francesco lo fa quasi all’i-

nizio del suo discorso quando, ri-volgendosi ai ragazzi che gli hannoposto delle domande, le chiama“pregunte” – una via di mezzo tra lospagnolo e il sardo – e si auto-giusti-fica sorridendo: “Anch’io parlo dia-letto qui!”.Passando a parlare delle esperienzedi fallimento il tono si fa più serio: “Vichiedo: come si chiama il sacra-mento della cresima? Ha cambiatonome, non si chiama più così ma“sacramento dell’addio”, perché tan-ti, troppi dopo che lo ricevono van-no via, scappano dalla Chiesa: que-sta è un’esperienza di fallimento!Così come lo è l’allontanamento, equindi l’assenza, dei giovani dalleparrocchie: c’è qualcosa che va stor-to, anche questa è una delusione.Nella giovinezza si è proiettati inavanti, ma può capitare un falli-mento, una frustrazione: è una pro-va importante”.Invitando tutti a rispondere non avoce alta, ma all’interno del propriocuore, rivolge una domanda ai gio-vani, non senza una significativapremessa: “Nella Chiesa facciamotante volte questa esperienza, i sa-cerdoti, i catechisti, gli animatorima, pur mettendocela tutta, a voltenon raggiungiamo i risultati. Come

IFRANCESCO FURCAS

voi mi avete chiesto nelle vostre do-mande, spesso nelle parrocchie cisono persone che si allontanano dal-la Chiesa a causa di difficoltà o in-successi nella vita, voi stessi vi chie-dete: cosa possiamo fare? Io vi ri-spondo: certamente non dovete la-sciarvi vincere dal pessimismo, per-ché è una cosa brutta, ma dovete vi-vere nella speranza, perché un gio-vane che vive senza speranza è in-vecchiato troppo presto, la speranzafa parte della vostra giovinezza. Ungiovane senza gioia e senza speran-za sente la sfiducia nella vita: dove vaa trovare la tranquillità e la pace?”.Ancora con determinazione lanciaun appello: “Voi sapete che i mer-canti di morte offrono una strada,quando siete tristi, senza speranza,senza fiducia, senza coraggio: nonvendete la vostra gioventù a chi vivende morte!”Il suo secondo consiglio Papa Fran-cesco lo grida convinto, e l’effetto èun applauso convinto: “Fidatevi diGesù! E quando dico questo voglioessere sincero: io non vengo qui avendere illusioni, ma a dirti: c’è unapersona che ti può salvare! Nonsmettete mai di mettervi in gioco,

fate come i bravi sportivi. E fate an-che voi, giovani di Sardegna, come ibravi pescatori: prendete il largo,non accontentatevi della piccola pe-sca, ma gettate le vostre reti lontano,con coraggio! Anche voi siete desti-nati a diventare pescatori di uomini,non esitate a spegnere la vostra vitaper testimoniare con gioia il Vange-lo, specialmente ai vostri coetanei”.L’ultimo “fuori programma” del di-scorso di Francesco ha un taglio per-sonale e tocca, ancora una volta, ilprofondo dei cuori: “Ieri ho festeg-giato il 60mo anniversario della miavocazione: il Signore mi ha fatto ca-pire che dovevo andare per quellastrada. Avevo 17 anni, sono passati

“Non mi sono pentito, mi fido di Cristo:con Gesù son forte anche nella fragilità”Rivolto ai giovani spessoparlando a braccio, il Papali ha esortati con vigore a non lasciarsi abbatteredal pessimismo, a nonadorare la “dea lamentela”e a mettersi in gioco

foto roberto pili

alcuni anni prima che questo invitofosse concreto e definitivo. Dopo so-no stati tanti anni di successi, digioia, ma anche di peccato, di falli-menti, di fragilità, ma sempre con ilSignore accanto a me. E vi dico que-sto: non mi sono pentito, perché misento come Tarzan? No, ma perchénei momenti di fragilità e di peccatoho guardato Gesù e mi sono fidato dilui, e lui non mi ha lasciato da solo,perché lui non tradisce mai!”.

14 Il PortICo DI PAPA frAnCeSCoiL PortiCo domeniCa 29 settembre 2013

er custodire e tradurre inscelte concrete la ricchezzadella visita di Papa Fran-cesco una via privilegiata

è quella di riprendere e fare proprie lesue parole dove troviamo indicazionichiare per interpretare la realtà e riu-scire a viverla con quello “stile di spe-ranza” operosa e audace che il SantoPadre ha richiamato di continuo intutti gli interventi della giornata.Nell’incontro con il mondo del lavo-ro Papa Francesco ha sottolineato laferita che la disoccupazione arrecaalla dignità dell’uomo e ha indicatocome via d’uscita quella di recupera-re la centralità della persona uma-na: «in questo sistema senza etica, alcentro c’è un idolo e il mondo è di-ventato idolatra di questo “dio-dena-ro”. […] Per difendere questo sistemaeconomico idolatrico si istaura la“cultura dello scarto”: si scartano inonni e si scartano i giovani. E noidobbiamo dire “no” a questa “culturadello scarto”. […] Al centro ci deve es-sere l’uomo e la donna, come Dio vuo-le, e non il denaro!». Nell’omelia del-la Messa celebrata sul sagrato del San-tuario di Bonaria Papa Francesco hamostrato i tratti spirituali del suo far-si pellegrino a Cagliari: condividere legioie e le speranze dei sardi; mettersi aipiedi della Madonna; incontrare losguardo di Maria.La speranza è il mezzo per affrontarele difficoltà personali e sociali: «vi in-coraggio a perseverare nella testimo-nianza dei valori umani e cristianicosì profondamente radicati nella fe-

ROBERTO PIREDDA

“Seguire Gesù vuol dire non accontentarsidel piccolo cabotaggio, ma puntare in alto”

de e nella storia di questo territorio edella popolazione. Mantenete sem-pre accesa la luce della speranza!».Farsi pellegrini a Bonaria significa of-frire a Dio attraverso Maria la pro-pria esistenza: «Maria prega insiemealla comunità dei discepoli, e ci inse-gna ad avere piena fiducia in Dio, nel-la sua misericordia. Questa è la po-tenza della preghiera! Non stanchia-moci di bussare alla porta di Dio. Por-tiamo al cuore di Dio, attraverso Ma-ria, tutta la nostra vita, ogni giorno!».Il cristiano deve lasciarsi trasformaredallo sguardo di Maria: «lì è come ri-flesso lo sguardo del Padre, che la feceMadre di Dio, e lo sguardo del Figliodalla croce, che la fece Madre nostra.E con quello sguardo oggi Maria ciguarda. […] Maria ci insegna ad ave-re quello sguardo che cerca di acco-gliere, di accompagnare, di protegge-re. Impariamo a guardarci gli uni glialtri sotto lo sguardo materno di Ma-ria! Ci sono persone che istintiva-mente consideriamo di meno e cheinvece ne hanno più bisogno: i piùabbandonati, i malati, coloro che nonhanno di che vivere, coloro che nonconoscono Gesù, i giovani che sono indifficoltà, i giovani che non trovano

lavoro. Non abbiamo paura di usciree guardare i nostri fratelli e sorelle conlo sguardo della Madonna, Lei ci in-vita ad essere veri fratelli». Nell’in-contro con i poveri e i detenuti in Cat-tedrale Papa Francesco ha mostratocon chiarezza come la via della ca-rità è quella scelta da Gesù Cristo: «Luistesso in persona è questa via. Gesùnon è stato indeciso, non è stato “qua-lunquista”: ha fatto una scelta e l’haportata avanti fino in fondo. Ha scel-to di farsi uomo, e come uomo di far-si servo, fino alla morte di croce. Que-sta è la via dell’amore: non c’è un’altra.Perciò vediamo che la carità non è unsemplice assistenzialismo, e meno unassistenzialismo per tranquillizzarele coscienze. No, quello non è amore,quello è negozio, quello è affare. L’a-more è gratuito. La carità, l’amore èuna scelta di vita, è un modo di esse-re, di vivere, è la via dell’umiltà e del-la solidarietà». Nella sua visita allaFacoltà Teologica della SardegnaFrancesco ha incontrato il mondo del-la cultura. L’Università, ha spiegatoil Santo Padre, è chiamata ad essereun luogo discernimento che «si rea-lizza sulla base di criteri etici e spiri-tuali, implica l’interrogarsi su ciò cheè buono, il riferimento ai valori propridi una visione dell’uomo e del mondo,una visione della persona in tutte lesue dimensioni, soprattutto in quellaspirituale, trascendente; non si puòconsiderare mai la persona come“materiale umano”». L’incontro con igiovani al Largo Carlo Felice è stato se-gnato dall’invito forte rivolto ai gio-vani a vivere la speranza: «una cosada non fare è quella di lasciarsi vinceredal pessimismo e dalla sfiducia. Cri-

Pstiani pessimisti: è brutto questo! Voigiovani non potete e non dovete esse-re senza speranza, la speranza fa par-te del vostro essere. Un giovane senzasperanza non è giovane, è invecchia-to troppo presto!». Il Papa ha ricor-dato di non farsi ingannare dai “mer-canti di morte”: «questi mercanti dimorte, quelli che vendono morte ti of-frono una strada per quando voi sie-te tristi, senza speranza, senza fidu-cia, senza coraggio! Per favore, nonvendere la tua gioventù a questi chevendono morte!». La speranza cri-stiana non è un vago ottimismo ma èla certezza che la nostra vita è nellemani di Dio: «io vengo qui a dire: c’èuna Persona che può portarti avanti:fidati di Lui! E’ Gesù! Fidati di Gesù! EGesù non è un’illusione! Fidarsi di Ge-sù. Il Signore è sempre con noi. Vienesulla riva del mare della nostra vita, sifa vicino ai nostri fallimenti, alla no-stra fragilità, ai nostri peccati, per tra-sformarli [...] Lui cambia la prospet-tiva della vita. La fede in Gesù con-duce a una speranza che va oltre, auna certezza fondata non soltantosulle nostre qualità e abilità, ma sul-la Parola di Dio, sull’invito che vieneda Lui». L’incontro con il Signore aprealla testimonianza, ad essere “pesca-tori di uomini”: «la Parola del Signo-re ha riempito le reti, e la Parola del Si-gnore rende efficace il lavoro missio-nario dei discepoli. Seguire Gesù è im-pegnativo, vuol dire non acconten-tarsi di piccole mete, del piccolo ca-botaggio, ma puntare in alto con co-raggio! […] Non esitate a spendere lavostra vita per testimoniare con gioiail Vangelo, specialmente ai vostri coe-tanei».

Il commento. Lungo la giornata il Papa ha richiamato uno stile di speranza operosa e audace.breviMusica e fedea San Pietro Pascasio

QUARTUCCIU

E' in onore di San Pietro Pascasioil concerto “Musica e fede” che siterrà in via Tabarca a Quartucciudomenica 29 settembre alle 20nella parrocchia intitolata al ve-scovo martire del-l'ordine merceda-rio. Le musichesaranno eseguitedalla banda musi-cale “Pergolesi”(nata nel 2002)che accompa-gnerà il coro polifonico “San Pie-tro Pascasio”.Il concerto prevede l’esecuzionedi brani composti dal maestromonsignor Marco Frisina, diret-tore dell’orchestra e coro dellaDiocesi di Roma, che anima lemanifestazioni/celebrazioni litur-giche più importanti presiedutedal Santo Padre in Vaticano. Ilprogramma prevede: “Pacem inTerris”, “La Via dei Martiri”, “Ma-gnificat”, “Nada te Turbe”, “Can-tico delle Creature”, “Jesus Chri-st you are my Life” e “Aprite lePorte a Cristo”. Inoltre la corale eseguirà branisolo vocali del loro repertorio sot-to la direzione dei maestri EliaMarcello Demuro e Leonardo Pi-sano. Il concerto apre la settima-na della festa patronale in onoredi San Pietro Pascasio, uno degliappuntamenti più attesi in paese.Il parroco della chiesa di San Pie-tro Pascasio, don Alessandro Si-mula (nella foto), invita tutti all'e-vento che introduce nel clima digioia e di festa che culminerà do-menica 6 ottobre, giorno della fe-sta patronale di San Pietro. Per informazioni sul concerto sipuò chiamare il 3481638466.

Alessia Corbu

Il PortICo DI PAPA frAnCeSCodomeniCa 29 settembre 2013 iL PortiCo 15

La visita di Papa Francesco in Sar-degna di domenica 22 settembre, ri-marrà, come tutte le altre visite papali,un fatto storico indimenticabile. Tut-ti abbiamo seguito, direttamente otramite le dirette televisive, le diversetappe della visita che, certamente,hanno suscitato in noi emozioni ecommozione che resteranno incan-cellabili nella mente, tra i ricordi piùbelli e importanti. Questa rubrica nonsi ferma ad analizzare né le tappe néi discorsi del Papa, ampiamente ri-portati dagli organi di stampa, com-preso il nostro settimanale “Il Porti-co”. Vorrei, invece, sottoporre allavostra attenzione tutto quello che c'èdietro le quinte di un evento così sin-golare. Direi, prima di tutto, la prepa-razione spirituale, a livello personalee comunitario. I nostri Vescovi ci han-no invitato a prepararci a questo ap-puntamento indimenticabile, conprofondo atteggiamento di fede, conla meditazione della Parola di Dio percogliere sempre più in profondità ilministero petrino, e con la preghiera.In secondo luogo, va sottolineatol'immane lavoro del comitato orga-nizzativo, che ha lavorato per diversimesi, con un lavoro diuturno (e talo-ra anche notturno), con un dispendiodi energie fisiche e psichiche chepossiamo solo immaginare. La cen-trale organizzativa si è interessata ditutti gli aspetti, naturalmente chie-dendo la collaborazione a tante per-sone che rimarranno nell'anonimato,ma che hanno permesso che tuttoandasse andasse nei migliori dei mo-di. Pensiamo agli oltre mille uomini edonne delle forze dell'ordine, chehanno lavorato per la sicurezza; pen-siamo ai volontari del pronto inter-vento, con l'allestimento di tendo-poli per il pronto soccorso e, quindi,con l'ausilio di medici, infermieri, per-sonale con varie specializzazioni perinterventi urgenti; pensiamo ai tantivolontari che si sono occupati del-l'accoglienza dei pellegrini, accorsinumerosissimi da tutta l'isola; pen-siamo agli operai con diverse man-sioni, che si sono prodigati per unadegna accoglienza dell'illustre ospi-te. E pensiamo anche alle istituzioni(Regione e Comune), che hanno da-to la massima disponibilità e contri-buito a quello che può considerarsi ilprimo viaggio apostolico in Italia diPapa Bergoglio (se si esclude Lam-pedusa). Pensiamo anche a tutti glioperatori della carta stampata e del-le televisioni: registi, direttori, com-mentatori, cameramen, inviati spe-ciali, tecnici e altro. E pensiamo aglioperatori che hanno pulito e abbelli-to le strade dove è transitato il corteopapale. Lascio per ultimi, anche semeriterebbero il primo posto, i tan-tissimi pellegrini che per raggiunge-re Cagliari sono dovuti partire primadel sorgere del sole, accompagnatidalla generosa presenza dei Sacer-doti e da autisti attenti a trasportare ifedeli alla meta. Chissà quanti altrimi è sfuggito di citare. Diciamo ungrazie a tutti, con la certezza che Diovede e restituisce in grazie tutto quel-lo che facciamo per amore Suo e deifratelli. Credo che a Papa Francesconon sia sfuggito niente e nessuno eporterà nel suo cuore il ricordo di unasplendida manifestazione di fede.

detto tra noi

di D. TORE RUGGIU

Visita papaledietro le quinte

Iniziative. Prosegue la riflessione sull’iniziazione cristiana cominciata nello scorso giugno

ELLA LETTERA pastoraledello scorso anno "Ipassi, la fede, l'umiltà"l'Arcivescovo di Caglia-

ri Mons. Arrigo Miglio poneva co-me questione centrale del rinno-vamento pastorale della diocesila realtà dell'iniziazione cristia-na.Quando si parla d’iniziazione cri-stiana non si tratta semplice-mente di prendere in considera-zione una tra le tante attività pa-storali ma di mettere a fuoco unaprospettiva dalla quale guardareall’intera attività ecclesiale, si par-la del processo mediante il qualesi diventa cristiani, delle vie che laChiesa porta avanti quindi per ge-nerare alla fede i suoi figli.Negli orientamenti pastorali del-l’Episcopato italiano per il de-cennio in corso, “Educare alla vi-ta buona del vangelo”, troviamochiaramente indicata l’impor-tanza dell’iniziazione cristianacome realtà capace di unire le va-rie dimensioni dell’agire eccle-siale: «l’iniziazione cristiana met-te in luce la forza formatrice deisacramenti per la vita cristiana,realizza l’unità e l’integrazione fraannuncio, celebrazione e carità, efavorisce alleanze educative»(EVBV, 54).La nostra diocesi ha iniziato unpercorso di riflessione sull’inizia-zione cristiana con il Convegnodel clero dello scorso giugno eporterà avanti questo lavoro con

NROBERTO PIREDDA

il prossimo appuntamento delConvegno Pastorale diocesanoche si terrà il 2 e il 3 ottobre nel-l’Aula Magna del Seminario Arci-vescovile di Cagliari.

Il convegno ha per titolo “Il Pri-mo annuncio di Dio ai bambini” esi concentra sulla pastorale del-l’iniziazione cristiana nella fasciadi età dagli 0 ai 6 anni. Destinata-

Il Primo annuncio di Dio ai bambini:al via il convegno pastorale diocesano

ri dell’iniziativa sono presbiteri,diaconi, religiosi, religiose, laiciimpegnati nelle parrocchie, nelleassociazioni e nei movimenti.Il convegno avrà due sessioni, almattino, maggiormente rivolta alclero, e al pomeriggio, rivolta dipiù ai laici. L’orario dei lavori del-la mattina sarà 9.30 -12.30; men-tre al pomeriggio 15.30 – 18.30.Nella prima giornata don UbaldoMontisci, docente di catecheticaall’Università Pontificia Salesia-na, approfondirà il tema dell’ini-ziazione cristiana dei bambini epresenterà le esperienze in corsoin Italia in questo campo. Semprenella prima giornata don DavideCollu terrà una comunicazionesugli aspetti liturgico – pastoralidella celebrazione del Battesimodei bambini.Nella seconda giornata ci sarà unatavola rotonda dove diverse figure(un parroco, una coppia impe-gnata nella preparazione al Ma-trimonio e al Battesimo, una fa-miglia, una docente di religionecattolica, una pedagogista) pre-senteranno delle esperienze con-crete in atto in diocesi del lavoropastorale nella fascia di età degli 0-6 anni. Alla tavola rotonda seguiràlo spazio per i lavori di gruppo eper il confronto in assemblea.Dopo il grande dono della visita diPapa Francesco l’appuntamentodel Convegno Pastorale diocesa-no costituisce una prima occa-sione per portare avanti l’invitoforte ad evangelizzare che il San-to Padre ci ha rivolto come co-munità cristiana.

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iL PortiCo domeniCa 29 settembre 201316 Il PortICo DI PAPA frAnCeSCo

Le frasi. Dalle parole pronunciate a braccio la capacità di immedesimarsi con l’altro.

l carattere della visita di Pa-pa Francesco a Cagliari si ècapito fin dalle prime ore delmattino, appena il pontefice

ha abbandonato le due cartellepreparate per parlare ai lavora-tori con un discorso a braccio,pronunciato dopo aver ascolta-to a capo chino gli interventi deitre rappresentanti scelti nelmondo del lavoro dell’Isola. Latensione del volto ha lasciatospazio ad un discorso destinatoa rimanere memorabile, comegli altri pronunciati in città.E’ la capacità di immedesima-zione la caratteristica più sor-prendente di Papa Bergoglio: lasua facilità a farsi uno con chi loascolta, con chi ha davanti. E losguardo, i gesti rivelano che nonsi tratta di una posa o di un mo-do di fare acquisito. E’ senzadubbio un tratto della persona-lità di questo figlio di emigrati –“il più italiano dei miei fratelli”,annota in un libro, “perché cre-sciuto dai nonni italiani” – che faparte di lui, della sua natura.“Avevo scritto altre cose – ha det-to, quasi scusandosi – ma poi,guardandovi, sono venute que-ste parole”. Significativo l’uso diguardandondovi, non semplice-mente ascoldandovi.Alcuni passaggi dei suoi discor-si rivelano la grandissima capa-cità di condivisione della vitadell’altro: sono proprio le frasi, abraccio, che si riferiscono allasua vita. La prima, pronunciatadurante l’incontro del mattino,racconta delle difficoltà della fa-miglia, del papà in particolare,durante la crisi argentina delTrenta. I Bergoglio, originari diPortacomaro, un paesino dell’a-stigiano, si imbarcarono da Ge-nova per Buenos Aires: nonna

SERGIO NUVOLI

Rosa sbarcò con un cappottocon il collo di volpe, dove na-scondeva il denaro ottenuto dal-la vendita dei beni di famiglia inItalia.Negli occhi dei lavoratori sardiil Papa ha certamente rivisto ildramma di chi deve trovare unlavoro per sfamare la famiglia. C’è stato poi il tema della soli-darietà: il Pontefice ne ha parla-to in due distinte circostanze,quasi con le stesse parole. Ha co-minciato con i poveri e i detenu-ti in Cattedrale, ha proseguito inFacoltà teologica, anche in que-sto caso parlando a braccio: “Laparola solidarietà non esiste nel-la cultura dello scarto. Quelli chesi sentono puri, puliti… pove-retti. Questa parola rischia di es-sere cancellata dal dizionarioperché dà fastidio: ti obbliga aguardare l’altro e a darti all’altrocon amore. Per questo dà fasti-dio: meglio cancellarla. Inveceper noi non è così: noi diciamo

che questa è la via. Nella Chiesai primi sono quelli che hannopiù necessità umana, spiritualee materiale”.A queste parole le lacrime degliuomini, non solo delle donne,presenti nel Duomo conferma-no che Papa Francesco ha buca-to qualunque barriera. In Facoltà teologica, poco piùtardi, ripeterà lo stesso concettosulla solidarietà, che “rischia diessere cancellata dai vocabolari”,prima di lanciare una sfida percercare insieme nuovi modellieconomici, per poi scagliarsi, abraccio ancora, contro la “guer-ra dell’acqua”.E’ in Facoltà teologica un ulte-riore passaggio che mostra lagrande empatia del Pontefice:davanti alla sfida lanciata ad unaplatea di professori universitari -cercare nuovi modelli economi-ci e sociali - sarebbe facile chie-dersi come fare, con chi cercarli.Abbandonando la traccia scritta,

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Iil Papa ha aggiunto, indicandoevidentemente ancora una stra-da e un metodo: “Ho trovato neipolitici giovani un’altra manieradi pensare la politica. Non dicomigliore, ma diversa. Stanno cer-cando la loro musica, diversadalla nostra. Non dobbiamo ave-re paura di parlare con loro: i gio-vani cercano una chiave diversa.Ci aiuterà tutti sentire la ‘musica’di questi politici giovani. Il co-raggio sia il tempo musicale perandare avanti”.L’ultimo riferimento di una gior-nata intensa è emerso, ancorauna volta a braccio, nel discorsoai giovani del Largo Carlo Feli-ce: il Papa ha rivelato che il 21settembre ricorreva l’anniversa-rio della sua vocazione. Anchein questo caso è evidente l’im-medesimazione con i ragazziche si è trovato davanti: il riferi-mento è ad un episodio della suavita, aveva 17 anni e frequentavala chiesa di San Josè de Flores.Quel giorno chiese ad un sacer-dote che non conosceva di po-tersi confessare: “Mi successeuna cosa strana – ha scritto il Pa-pa nel libro-intervista con Ser-gio Rubin e Francesca Ambro-getti – Non so cosa esattamente,ma mi cambiò la vita; direi chemi sono lasciato sorprenderecon la guardia bassa (…). Fu lasorpresa, lo stupore di un in-contro, mi resi conto che mi sta-vano aspettando. E’ questa l’e-sperienza religiosa: lo stupore diincontrare qualcuno che ti staaspettando. Da quel momentoper me Dio è colui che ti ‘antici-pa’. Tu lo stai cercando, ma è Luia trovarti per primo”. Ancora unavolta, il Papa si è rivelato capacedi immedesimarsi con l’interlo-cutore e di indicargli una strada,con la serena certezza di chi sache lo attende Qualcuno.

curiositàregistrazione tribunale Cagliari

n. 13 del 13 aprile 2004

S E T T I M A N A L E D I O C E S A N O

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Hanno collaborato a questo numero: Giovanni Lorenzo Porrà, Mercede Succa,Massimo Lavena, Maria Chiara Cugusi,Francesco Furcas, Alessia Corbu, Riccar-do Tosadori, Fadi Rahi, Roberto Piredda,Tore Ruggiu.

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