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Il rifiuto della teocrazia calvinistaLa rivolta antispagnola che ebbe luogo nei Paesi Bassi negli anni 1566-1609 non fu solouna guerra di indipendenza nei confronti del dominatore straniero; essa infatti comportò,nello stesso tempo, un vero capovolgimento sociale, portando al potere nelle principalicittà del Nord dei Paesi Bassi un’aristocrazia di mercanti che avrebbe tenuto saldamentele redini del nuovo Stato fino alla metà del Settecento. In un certo senso, con il suo spic-cato carattere borghese, il moto dei Paesi Bassi appare decisamente simile alla Rivolu-zione francese: il colpo di Stato del 1578 fu, per Amsterdam, l’equivalente dell’abolizio-ne dell’antico regime in Francia nel 1789.Giunti al potere, questi mercanti si sforzarono di mantenere sempre una politica di equili-brio e moderazione in tutti i campi, ispirata agli insegnamenti umanistici di Erasmo, anchea costo di entrare in conflitto con la Chiesa calvinista e con la casa d’Orange (sostenuta daiceti più poveri della popolazione), cui era affidata la guida dell’esercito della Repubblica.Calvinismo intransigente e casa d’Orange disprezzavano gli sforzi dei mercanti per tro-vare un compromesso con la Spagna, considerata dai riformati più estremisti come il brac-cio armato dell’Anticristo papista. Non a caso, i reggenti di Amsterdam guardarono sem-pre con sospetto alla Compagnia delle Indie Occidentali, che venne ad associarsi a quel-la delle Indie Orientali, saldamente controllata dai mercanti più ricchi e potenti. Fondatanel 1621 da calvinisti radicali, più allo scopo di combattere gli spagnoli nelle loro colo-

Il disagiodell’abbondanza:religione e ricchezzanell’Olanda del Seicento

Riferimentostoriografico

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Rembrandt, I sindacidella Gilda deidrappieri, 1662(Amsterdam,Rijksmuseum).In questo dipinto sonoraffigurati intorno a untavolo i consiglieri dellaConfraternita deimercanti di tessuti(i drappieri). I mercantifurono al centro divivaci polemiche inOlanda perché le loroposizioni nei confrontidella Spagna eranoritenute troppo morbidedai calvinistiintransigenti.

PERCORSIDI STORIA EUROPEA

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nie americane, che di intraprendere un lucroso commercio su scala internazionale, la nuo-va società mercantile si risolse in una speculazione avventata e costosa, bisognosa di sem-pre rinnovati finanziamenti. Tuttavia, l’intera operazione, dettata più da ragioni politi-co-religiose, che da veri interessi economici, si inserì in una crisi di più vasta portata, chesfociò nel mancato rinnovamento della tregua dei dodici anni stipulata nel 1609.Inizialmente, la crisi ebbe i connotati della disputa teologica e vide contrapposti i cosid-detti arminiani (seguaci di Jacob Arminius, m. 1609) ai cosiddetti gomaristi (seguaci diFrançois Gomar); questi ultimi erano calvinisti ortodossi, decisi a ribadire il principio ti-picamente riformato della predestinazione, a trasformare lo Stato in una teocrazia e, so-prattutto, a riprendere la guerra con la Spagna. Appoggiati dalla casa d’Orange, gli in-transigenti riuscirono a ottenere dal sinodo internazionale riformato di Dordrecht, nel 1618,la condanna dei propri avversari e il coinvolgimento delle Province Unite nella guerra deiTrent’anni, a partire dal 1621.Ben presto, comunque, gli ingenti danni provocati al commercio dal conflitto con la Spa-gna avrebbero screditato le posizioni degli estremisti e riportato in auge la moderata con-cezione secondo cui all’Olanda conveniva partecipare a un conflitto solo quando fossero mi-nacciati i propri vitali interessi economici. A partire dalla metà del secolo, il calvinismo con-tinuò a essere la religione ufficiale della Repubblica delle Province Unite, ma le sue prospettivedi trasformare lo Stato in un’entità teocratica erano completamente svanite.La resistenza dei reggenti nei confronti delle pretese teocratiche del clero calvinista è an-cor più significativa se si tiene conto del fatto che si svolse in un contesto che aveva fat-to ricorso al libro dell’Esodo, e più in generale all’Antico Testamento, come strumen-to di definizione della propria identità culturale.Per capire pienamente questo fenomeno, si deve tenere a mente che, prima della rivoltainiziata nel 1566, nei Paesi Bassi non esisteva alcuna differenza significativa tra il Nord(che sarebbe poi diventato indipendente, dando vita alla Repubblica delle Province Uni-te) e il Sud (che sarebbe rimasto sotto dominio spagnolo). La nuova entità non fu l’ine-vitabile risultato della volontà di affermarsi a tutti i costi da parte di un’identità nazio-nale pre-esistente: al contrario, si potrebbe dire che il senso di nazionalità progressiva-mente affermatosi nelle Province Unite del Seicento è nato come effetto della confusa edrammatica situazione venutasi a creare negli anni seguenti il 1566, o meglio è sorto comeconseguenza della lunga e sanguinosa guerra conclusasi con la tregua del 1609.

L’Olanda come nuovo IsraelePer definire se stessi, i ribelli del Nord fecero ricorso a strumenti di vario genere, primo fratutti l’auto-identificazione con l’antico popolo dei Batavi, di cui Tacito, Plinio e altri auto-ri latini avevano descritto la strenua lotta contro il tirannico dominio di Roma. Ancor piùgratificante e calzante, però, apparve l’identificazione con l’Israele biblico, salvato da Dioe chiamato a una vita di libertà, radicalmente diversa rispetto a quella passata. Era fin trop-po facile, in effetti, paragonare Filippo II al Faraone, la sua oppressione alla schiavitù degliebrei, le violenze e i saccheggi dei suoi soldati alla ferocia del sovrano egiziano che aveva or-dinato l’uccisione di tutti i neonati ebrei, la vittoria finale alla conquista di Canaan, Guglielmod’Orange a Mosè. «L’epica dell’Esodo – ha scritto Simon Schama – divenne per gli olan-desi quello che era stata per gli ebrei biblici: la legittimazione di una grande rottura stori-ca, un taglio con il passato che aveva reso possibile l’invenzione di un’identità collettiva».Siamo di fronte a un fenomeno riscontrabile anche in numerosi altri contesti riformati,primo fra tutti quello inglese, ai tempi della guerra civile (vedi Unità VIII); la differenzarispetto alla situazione anglosassone consiste nel fatto che quella identificazione con il po-polo eletto restò là patrimonio di un gruppo ristretto – i puritani aderenti al calvinismoe alcuni gruppi settari – mentre in Olanda divenne patrimonio comune sia ai calvinistiradicali sia ai calvinisti moderati, di formazione umanistica ed erasmiana. Eppure, mal-grado questa indiscutibile affinità di sentire, le posizioni dei due gruppi non erano pernulla più vicine, come dimostra il quadro dipinto da Ferdinand Bol negli anni 1661-1662,per ornare un caminetto nella Camera dei Magistrati nel municipio di Amsterdam.

➔Rifiuto dellateocrazia

➔Roma anticametafora della

Spagna

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Il Mosè con le tavole della legge di Bol si ispira al capitolo 32 del libro dell’Esodo, in cui siracconta che Mosè lasciò il popolo per salire sulla cima del Sinai e ricevere le tavole dellaLegge; in sua assenza, la guida del popolo fu lasciata ad Aronne, sommo sacerdote, che ce-dette senza troppa resistenza alla richiesta del popolo di costruire un vitello d’oro. Posto inuna sala del municipio, quel quadro era un violento ammonimento contro le conseguen-ze drammatiche che poteva provocare, anche al nuovo popolo eletto d’Olanda, il governo delclero: tramite questa severa «confutazione iconografica della teocrazia» (S. Schama), da te-nere sempre sotto gli occhi, i reggenti di Amsterdam ribadivano la loro volontà di autono-mia rispetto alla Chiesa.Secondo i reggenti di Amsterdam, i fini principali da perseguire tramite un’azione di go-verno erano lo sviluppo economico e l’incremento della prosperità del Paese. Tutta-via, rischieremmo di commettere un grossolano errore di anacronismo se dimenticassimoche anche questi uomini (come i mercanti italiani dei secoli XIII-XV) erano dei sinceri cri-stiani. La ricchezza, pertanto, finiva per imbarazzarli e generare in loro mille scrupoli ditipo morale. Essi avevano ben chiari gli avvertimenti lanciati da Gesù contro i ricchi e irischi che l’attaccamento ai beni mondani poteva comportare per la salvezza eterna.Uomini pratici ma decisamente sensibili, sotto il profilo religioso, i grandi borghesi di Am-sterdam tentavano sinceramente di essere, a un tempo, nel mondo, ma non del mondo, omeglio, di godere delle realtà terrene senza lasciarsi soggiogare da esse. Per di più, essi ope-ravano in un contesto riformato, che non aveva per niente benedetto la ricchezza e tan-to meno la giudicava un rassicurante segno della benedizione divina. Si tratta della defor-mazione più semplicistica e grottesca cui può essere sottoposta la tesi diWeber, tant’è veroche il più autorevole predicatore della Chiesa riformata di Utrecht, Gijsbert Voet (Voe-tius), rilanciò la polemica sulla legittimità del prestito a interesse e arrivò a espellere dal-la sua congregazione una donna il cui marito prestava su pegno.Non appena accumulava qualche ricchezza, il calvinista devoto si sentiva aggredito dalvizio dell’avidità, che evidentemente rischiava di essere un segnale della sua dannazione,e pertanto tendeva (più che a reinvestire, come afferma Weber) a compiere ostentati ge-sti di spesa in opere benefiche. Dal pulpito, nei loro sermoni, i pastori non si stancava-no di denunciare l’assoluta inconciliabilità tra vita cristiana e profitto, prendendo spun-to dalle numerose invettive dei profeti biblici contro il lusso e la cupidigia.

In questo dipintodi Jan Brueghel sonoraffigurati tre importantipersonaggi che fannovisita a una famigliacontadina: uno di loro,in primo piano, sta perdonare qualche monetaa un bambino.Per i calvinistibenestanti le operedi carità servivanoa combattere il viziodell’avidità che moltevolte si celava dietrol’accumulazionedi capitali.

➔Mercanti,ma cristiani

➔Ostilità dei pastoriverso il profitto

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Il timore del giudizio di DioSeguendo una consolidata tradizione, i predicatori riformati amavano proclamare che l’im-minente giudizio di Dio sarebbe stato preceduto da clamorose alterazioni nei ritmi e nelfunzionamento della natura. Pertanto, comete, stelle dal bagliore intermittente e insoli-to o parti (animali o umani) di esseri deformi o mostruosi erano interpretati come altrettantisegnali divini. In assoluto, però, il segno che maggiormente terrorizzava gli olandesi delSeicento era l’arenamento sulla spiaggia di una o più balene, fenomeno che si verificòalmeno una quarantina di volte tra il 1531 e la fine del Seicento. Il gigante del mare sul-la sabbia, infatti, evocava immediatamente il grande pesce che aveva ingoiato il profetaGiona e lo aveva costretto a compiere la sua missione di annunciatore del giudizio divi-no contro la corrotta città di Ninive.Malgrado la loro razionalità e la loro apertura mentale, anche i più freddi e pacati bor-ghesi erasmiani non potevano restar sordi ad ammonimenti così chiari e lampanti. Sem-brava d’improvviso che, per il nuovo Israele d’Olanda, si aprisse un futuro di giudizio si-mile a quello preannunciato dai profeti, e infine rovesciatosi sugli ebrei e su Gerusalem-me nei tempi biblici. Per riprendere la felice espressione di Vittore Branca, la ragion dimercatura, ancora in pieno Seicento, non era serenamente accettata neppure dai suoi piùlucidi e tenaci difensori.I borghesi e i reggenti di Amsterdam (e più in generale la grande borghesia olandese)avevano rifiutato ogni forma di ascesi e di disprezzo del mondo: non limitavano in al-cun modo il consumo, e anzi amavano circondarsi di cose belle, come testimoniano losplendore delle facciate delle loro abitazioni di città, la raffinatezza delle ville di campa-gna, la cura nell’arredamento delle case, l’amore per merci pregiate e raffinate come le por-cellane cinesi, i tappeti orientali e i tulipani: un prodotto di lusso, originario della Tur-chia, che restò un piacere aristocratico, nelle sue varietà più pregiate, anche quando, dal1630, i tipi più ordinari divennero accessibili anche all’uomo comune.

DOCUMENT IUn’invettiva polemica controi peccatori

Il testo seguente fu pubblicato nel 1661 a Maassluis, vicino a Rotterdam. Si tratta di una dura in-vettiva contro l’abbondanza, o meglio contro la classe dirigente olandese, accusata di pensare solo aldenaro, e non a Dio e alla salvezza eterna.

Oh Paesi Bassi, abbandonate la stradadel peccato e dell’iniquitàe percorrete ancora le vie del Signore.Prima che Egli stenda la sua manosui Neerlandesi tuttiper far precipitare i peccatori.

Che cosa si ode se non bestemmie e imprecazioni?Che cosa si vede se non ebbrezza e ostentazionie ogni giorno traffici per un vile guadagno?Una stella nelle pianure dei cieliè stata veduta a sudestcon raggi piccoli e grandi.Che cosa è se non il segnoche Dio punirà i nostri peccati.

S. SCHAMA, La cultura olandese dell’epoca d’oro, Il Saggiatore, Milano 1988,pp. 148-149, trad. it. V. SPERTI

�Quali peccati il poeta-predicatore rinfaccia agli olandesi?�Con quale segno Dio annuncerà l’imminenza del suo giudizio?

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➔Timore deisegni divini

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Tuttavia, i mercanti olandesi conoscevano bene i pericoli della sete smodata di pro-fitto, della cupidigia che non conosce limiti. Di qui la diffidenza dei reggenti nei con-fronti della Borsa, il simbolo stesso del capitalismo di Amsterdam, il cui nuovo edi-ficio fu costruito nel 1608.I reggenti sapevano bene che essa era uno strumento indispensabile per la prosperitàdel Paese, ma la sua istituzione e la sua rigida regolamentazione possono essere letteanche come un segno di cautela, un tentativo di separare la componente più aggres-siva e speculativa dell’economia nazionale dal resto. La Borsa, insomma, era conside-rata un luogo pericoloso, in cui l’individuo poteva essere divorato dalla brama di de-naro e dal desiderio di moltiplicarlo in fretta e senza scrupoli: sentimenti che, se aves-sero invaso l’intera società, avrebbero minato alla radice l’intero edificio della convi-venza civile.«La parola che ricorre costantemente nei testi che meditano sul destino della nazione– scrive Simon Schama – è overloed, opulenza straripante, che annega». Da essa ci sipoteva difendere solo dandosi un codice di regole, e per il clero calvinista, ciò volevadire istituire un regime teocratico. Al contrario, a giudizio dei borghesi e dei reggen-ti di Amsterdam, per risolvere il dilemma morale dell’Olanda – cioè per impedire cheil capitalismo e la ricchezza degenerassero nell’abuso, nell’anarchia sfrenata, nella guer-ra di tutti contro tutti, portando il Paese alla rovina – occorreva piuttosto mantenerein vita le grandi virtù morali di Erasmo: la moderazione, il rispetto delle norme civi-li, il razionale dominio dei propri impulsi, primo fra tutti quello a un profitto smo-dato e disonesto.Ma se il pericolo della teocrazia poteva essere affrontato in sede politica, ed esorcizzatoin sede simbolica per mezzo di opere efficaci come quella di Bol, era molto più difficilefrenare i pericolosi impulsi della cupidigia umana.E infatti, la balena arenata tornava periodicamente a farsi vedere, silenzioso monito an-che per i tenaci pionieri della prima vera economia capitalistica d’Europa.

Pieter Saenredam,Interno della chiesadi Sant’Odolfo adAssendelft, 1649(Amsterdam,Rijksmuseum).Il dipinto ci permettedi osservare comel’interno delle chieseprotestanti fosse scarnoed essenziale, per nondistogliere i fedeli dalnecessarioraccoglimentointeriore.

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Riferimenti storiograficiCalvinismo e identità nazionale olandese

Nel 1932, lo storico olandese Johan Huizinga tenne alcune conferenze sulla civiltà olandese del XVII se-colo, presso l’Istituto tedesco-olandese di Colonia. Il testo delle lezioni fu ripreso dall’autore e pubbli-cato nel 1941, in piena guerra mondiale. Nelle sue pagine, più volte Huizinga pose l’accento sul fattoche la ricchezza e la grandezza dell’Olanda del Seicento avevano le loro basi nella libertà che avevacaratterizzato a tutti i livelli la società di quel tempo: uno Stato leggero e scarsamente accentrato, un’e-conomia basata sull’iniziativa individuale e sull’intraprendenza personale, una religiosità tollerante, alie-na da qualsiasi fanatismo. Di fatto, era un ritratto in negativo della società tedesca del tempo: un veromonito per l’Europa a rifiutare il fascino del nazismo, apparentemente vincitore e trionfante,ma che fon-dava la sua potenza su valori di segno opposto a quelli liberali.

La vita religiosa di una comunità avrà sempre, per il suo significato ultraterreno e per ilcontenuto stesso del cristianesimo, la tendenza ad attenuare un po’ i confini tra i vari gruppisociali. Già abbiamo detto come in Olanda questi confini fossero meno netti che in quasitutti gli altri paesi; e tuttavia anche qui la Chiesa ebbe modo di svolgere una simile funzione,e il calvinismo al potere operò proprio in quel senso, non tanto perché se lo fosse consa-pevolmente proposto, quanto perché glielo permisero gli sviluppi della situazione. La Chiesariuscì in complesso a ignorare la distinzione tra patriziato e borghesia. Il ministro [il pastoreriformato, n.d.r.] andava al castello come nella povera bottega. I predicatori rappresentavanouna forza importante e stimolante. Per lo più venivano dagli strati medi della borghesia. Lanatura della Chiesa di Calvino comportava che i servi del Verbo fossero più predicatori chepastori d’anime. E poiché nel loro ministero la predicazione della fede aveva tanta impor-tanza, poiché il loro compito era in primo luogo quello di parlare, esortare e convincere, epertanto si risolveva in un’attività intellettuale consistente nel formulare e quindi nell’espri-mere idee, essi erano portati nello svolgimento delle loro mansioni, a giudicare e moltospesso a condannare tutto ciò che riguardava l’amministrazione della cosa pubblica e la co-munità. Così i predicatori della Chiesa dominante divennero i tonanti propagatori di vedutele quali, pur non potendo definirsi ancora l’espressione di una vera e propria opinione pub-blica, nondimeno, come forza spirituale, significavano qualcosa di più di un semplice statod’animo della popolazione. Quelle vedute avevano inevitabilmente un colorito democratico.Venuti dal popolo, i predicatori dicevano il Verbo di Dio con la voce del popolo.

Questa voce, in verità, non aveva affatto un timbro rivoluzionario. Non attaccava affattoil sistema aristocratico, e tuttavia vi echeggiava un monito contro i borgomastri che, troppocompiaciuti di se stessi, governavano dall’alto dei loro morbidi cuscini. Dalla Chiesa pene-trava in continuazione nei palazzi comunali il brontolio di una coscienza popolare non ari-stocratica. E anche se allora il clero non aveva voce in capitolo nei consigli comunali o ne-gli stati [le assemblee di deputati dotate della facoltà di prendere decisioni a livello provincialeo nazionale, n.d.r.], anche se di tanto in tanto il magistrato lo richiamava all’ordine dicendo:«Signori predicatori, questa faccenda è di nostra competenza!» – l’autorità civile sapeva be-nissimo di non poter in alcun modo ignorare le opinioni e gli umori che nelle prediche tro-vavano la loro espressione. […]

Il calvinismo, purgato dell’eresia arminiana, rimase la Chiesa dello stato, non peròChiesa di stato. Gli uffici pubblici furono da allora in poi riservati soltanto a coloro che ac-cettavano le formule di Dordrecht, senza che tuttavia questa norma fosse fissata nella co-stituzione in forma di giuramento o di test. Ancora una volta quell’evitare le delimitazionitroppo nette, così tipico del nostro stato! Il principio che regolava la vita religiosa non po-teva dirsi né libertà completa né tolleranza di principio. Era una prassi che, chiudendo unocchio, e accettando di tanto in tanto un po’ di corruzione, rendeva più che tollerabile la sortadelle sètte. Il culto cattolico, ufficialmente era vietato, ma chiunque avrebbe saputo trovarele chiese clandestine. Perfino nell’esclusione dai pubblici uffici si tolleravano eccezioni, nelsenso che in alcune province si permetteva ancora che aristocratici cattolici facessero i giu-dici, mentre nell’esercito la nobiltà cattolica riuscì addirittura a svolgere un ruolo di una certaimportanza. I dissenzienti protestanti, battisti e luterani, non soffrivano molto di tale esclu-sione, poiché non ambivano ad alcuna carica, e lo stesso vale per gli ebrei. Non sarebbequindi sbagliato definire la situazione religiosa del paese, basandosi sulle condizioni del 1618,uno status quo permanente. In complesso si erano lasciate le cose come stavano. Nel mo-mento critico, l’autorità statale aveva saputo risolvere il conflitto in un senso determinato;

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ma poi non aveva più avuto la forza né la voglia di seguitare ad esercitare una seria costri-zione o di dedicarsi con zelo all’opera di conversione. Sotto molti rispetti fu la mancanza diun forte potere centrale a permettere che nella Repubblica, in campo religioso, persistesseuna situazione che tornava a vantaggio dei deboli.

Già l’abbiamo detto: dal punto di vista religioso il 1618 poteva anche significare una vit-toria; ma da quello politico non comportò che un lieve spostamento. Sul piano della vita ci-vile, rappresentò poco più che un compromesso tra due indirizzi diversi. Il cambio di per-sone nei collegi municipali non mutò il sistema di governo e neppure modificò l’apportoculturale della classe dominante. Questa da allora prese a rispettare un po’ di più le formedella vita religiosa, ma con ciò non rinunziò né alla sua concezione della libertà nello stato,né al fondamento erasmiano del suo ideale della personalità individuale. […] Atteggiamentie mentalità dei moderati e dei radicali, già di per sé assai meno contrastanti, quasi inav-vertitamente si amalgamano, almeno fino a un certo punto. Si può senz’altro affermare chela civiltà olandese del secondo e terzo quarto del Seicento rappresenta uno stadio più pro-gressivo di quello inglese coevo. Contrasti che là dilaniavano ancora la vita nazionale e neminacciavano la stabilità, qui avevano già trovato una soluzione più o meno armonica.

J. HUIZINGA, La civiltà olandese del Seicento, Einaudi, Torino 2008, pp. 46-47, 54-56,trad. it. P. BERNARDINI MARZOLLA

�Si può affermare che i pastori calvinisti fossero intellettuali passivi, docili strumentiche permettevano ai ricchi mercanti di legittimare di fronte al popolo le proprie scelte politicheed economiche? Spiega la tua risposta.

�Spiega l’espressione «Chiesa dello Stato, non però Chiesa di Stato».�Quale effetto positivo ebbe, sotto il profilo religioso, la scarsa forza di un potere statale

centralizzato?

Nella parte superiore del dipintosono raffigurati contadini, nobilie mercanti olandesi

Nei riquadri a lato vengonopresentate le principali cittàolandesi

Rappresentazionedel 1648 del cartografoNicholas Visscher cheraffigura l’Olanda comeun potente leone armatodi spada.

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La balena arenata e i presagi del giudiziodivino

Gli anni compresi tra il 1570 e il 1650 furono un periodo di eccezionale importanza per le Provin-ce Unite, quello in cui la cultura nazionale olandese fu plasmata dai timori e dalle incertezze della guer-ra e del conflitto religioso con la Spagna. In questa fase storica, spesso le balene lasciarono il loro se-gno in stampe, versi popolari e libelli su temi morali e politici, assumendo significati simbolici diversi,ma per lo più infausti.

Il 3 febbraio 1598, un capodoglio lungo diciotto metri andò ad arenarsi sulle secche sab-biose di Berckhey, un villaggio di pescatori tra Katwijk e Scheveningen. Trascinato a terracon dei cavi, vi giacque per quattro giorni, contraendo debolmente le pinne; attrasse folledi gente la cui curiosità era più forte della paura. Alla fine, prima di morire, aveva cominciatoa decomporsi. Nel suo De Rebus Belgicis Grozio [giurista e filosofo olandese (1583-1645),n.d.r.] notò che «mentre era lì adagiato, gli scoppiarono le viscere infettando in tal modo l’a-ria circostante che molti di coloro che andarono a vederlo si ammalarono per il puzzo ed al-cuni morirono». Ma «l’odore sudicio e nauseante» aveva il profumo del denaro. Dopo chelo Stato, nella persona di un funzionario della Tesoreria (Rekenkamer) della provincia d’O-landa, ebbe fissato i suoi diritti, la carcassa fu messa all’asta. Il prezzo, 136 gulden, era unavera occasione, considerando l’olio che si poteva estrarre dal grasso e vendere ai saponi-fici locali, ed i fanoni utilizzabili per numerosi scopi decorativi. […]

Tra il 1531 e la fine del Seicento vi furono almeno quaranta occasioni in cui le balene ap-prodarono sulle dune costiere dei Paesi Bassi, lungo un tratto che va dalla spiaggia fiam-minga ad ovest di Anversa fino a Beverwijk a nord di Haarlem. Gli studiosi di cetologia con-siderano la possibilità che il fenomeno dell’arenamento in massa sia dovuto ad una qualcheforma di panico non determinato. Ma pare che la balena isolata che perde la rotta sia tutt’al-tra questione. Recenti ricerche hanno suggerito che nelle zone in cui la spiaggia declina len-tamente verso il mare e l’acqua è torbida, il delicato sistema di orientamento della balena,basato sulla riflessione del suono, funzioni in maniera errata. (Un’altra ipotesi attribuisce lo

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Esaias Van de Velde,Una balena arenata

sulla spiaggia traScheveningen e Katwijk,

dipinto del 1617.

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F.M. Feltri, Chiaroscuro © SEI, 2010

stesso effetto ad un’infezione o ad una malattia.) Gli impulsi sonar vengono ricevuti da tuttele direzioni, o non vengono ricevuti affatto – e in quest’ultimo caso, ovviamente, si perde larotta. Così, la costa del Mare del Nord, che possiede le caratteristiche sopraindicate, co-stituiva un passaggio infido per gli enormi mammiferi marini come pure per le navi non ade-guatamente pilotate. La geografia, che provvidenzialmente proteggeva la patria dalla ven-detta dei galeoni, disorientava anche fatalmente i grossi esemplari maschi di balena insolitaria migrazione.

Le considerazioni scientifiche sul fenomeno si limitavano a quei tempi a rozze conget-ture, legate per la maggior parte alle tempestose condizioni del mare, come se la balenafosse una specie di nave senza pilota. Ma non poteva sfuggire all’osservazione il fatto chetutte le balene arenate fossero di sesso maschile; per questo, alcuni dei primi commenta-tori, con una vena tipicamente rinascimentale, avanzarono l’ipotesi che la ricerca di una com-pagna turbasse il comportamento dell’animale. In realtà, non pare tanto che i maschi fos-sero alla ricerca, quanto che avessero appena lasciato un branco di femmine, mal’informazione scientifica al riguardo era allora molto rudimentale. I primi a riscattare la ba-lena dalla demonologia marina furono i naturalisti francesi, Pierre Belon e Guillaume Ron-delet, i cui testi furono entrambi pubblicati tra il 1550 e il ’60. Ma anche quando le balenenon erano più sinonimi di mostri marini, vennero considerate dei pesci fino a che John Ray– e più tardi Linneo – le classificò tra i mammiferi. Anche la dissezione anatomica era rara,sebbene Leeuwenhoek fosse riuscito a sezionare un occhio consegnatogli dal capitano diuna baleniera che lo aveva conservato nell’acquavite. E se la cultura dotta era in qualchemodo incerta sull’anatomia e le abitudini delle balene, possiamo star certi che la cultura po-polare considerava ancora l’apparizione di questi animali, soprattutto al di fuori del loro ele-mento naturale, come un avvenimento eccezionale ed infausto. […]

Non sorprende quindi ritrovare la balena arenata come presagio delle fortune o dellecrisi nazionali. L’anno della balena di Berckhey, il 1598, fu un anno ragionevolmente fa-vorevole alla campagna militare di Maurizio, cosicché il resoconto di Grozio sulla rispo-sta popolare al messaggio della balena poté essere ad un tempo ottimista e pessimista.Più sovente però il messaggio era interpretato con paura. L’iscrizione sulla stampa cheraffigura una balena arenata a Noordwijk aggiunge all’elenco delle misure [dell’animale are-nato, n.d.r.] la frase: «Dio distolga il male dalla nostra amata patria». […]

Lungo tutto il Seicento la Repubblica non fu mai abbastanza sicura perché uomini di statoe diplomatici, anche i più scettici, potessero far a meno del consiglio dei presagi. La coa-bitazione di superstizione e Realpolitik non era naturalmente limitata ai soli Paesi Bassi. Madata la loro autoidentificazione nei figli del Patto, cresciuti nella prosperità sotto la specialeprotezione del Signore e tuttavia esposti a tremendi pericoli, gli olandesi avevano partico-lare interesse nell’accertare la propria posizione rispetto a Dio. E proprio perché questa nonpoteva essere assiomaticamente [in modo certo, assoluto, n.d.r.] dedotta dal loro benes-sere materiale, l’ansia cresceva quando si verificava un avvenimento innaturale. Così, lungidal sedare le loro angosce, la presa di coscienza di una grande ricchezza rapidamente ac-cumulata le rese ancor più gravi.

S. SCHAMA, La cultura olandese dell’epoca d’oro, Il Saggiatore, Milano 1988,pp. 164-169, trad. it. V. SPERTI

�Spiega l’espressione «L’odore sudicio e nauseante aveva il profumo del denaro», utilizzata aproposito della morte sulla spiaggia delle balene arenata.

�Spiega l’espressione «Riscattare la balena dalla demonologia marina».�Spiega l’espressione «Coabitazione di superstizione e Realpolitik».