Il dipartimento mat terno - if tilinfantile - unich.it · costituenti il dipartimento sono...

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Il dipartimento t if til materno - infantile

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Il dipartimento t i f tilmaterno - infantile

Origini del dipartimento:Origini del dipartimento:• Il dipartimento è un assetto organizzativo Il dipartimento è un assetto organi ativoprogettato in risposta all’inadeguatezza dell’organizzazione ospedaliera basata sulla g pproliferazione di UO

• Concetti fondanti:1 Multidisciplinarietà1. Multidisciplinarietà2. Integrazione3. Riduzione costi in termini di risorse umane ed 

economiche

Iter legislativo:g• D.P.R. 128/69 (art.10:”ordinamento interno dei Servizi Ospedalieri”), di 

fronte alla staticità delle strutture sanitarie emerge l’esigenza di:integrazione dei compitiFlessibilità e dinamicità dell’organizzazioneIntegrazione di competenze tra professionistig p pReciproca collaborazione

Possibilità, quindi, da parte del Consiglio di amministrazione dell’ente di organizzare strutture di tipo dipartimentale.

• Negli aa. ‘70 il dipartimento viene definito come:“èquipe polispecialistica e polidisciplinare”èquipe polispecialistica e polidisciplinare

• Nel 1974 si definiscono tre tipologie di dipartimento( 1‐ dip che accorpano attività affini o complementari( 1‐ dip. che accorpano attività affini o complementari2‐ dip. che accorpano attività polispecialistiche3‐ dip.  che accorpano att. pol. senza esigenza di specifici servizi) 

Iter legislativo:

• L. 148/75 conferma il D.P.R. 128/69 l’istituzione 

g

/ /dei dip. è di competenza della Regione

• Il DM 8/9/76 definisce orientamenti e criteri generali di riferimento per l’attuazione di q.stestrutture

• L.833/78 istituzione del SSN: alla legislazione i l i ffid l’ i l i i d iregionale viene affidata l’articolazione interna dei 

dip.  ( fine: integrare tra loro le divisioni, le sezioni i servizi affini e complementarisezioni, i servizi affini e complementari, coordinamento  e collegamento tra servizi intraed extra ospedalieri).p )

Iter legislativo:Iter legislativo:• L 595/85 (programmazione sanitaria) e L 412/92 (l fi i i ) i i l UO “

Iter legislativo:Iter legislativo:

(legge finanziaria): si organizzano le UO per “aree funzionali omogenee)

• Il termine “funzionale” vuole indicare l’aggregazione di strutture complesse perl aggregazione di strutture complesse per raggiungere un comune obiettivo

• Il termine “strutturale” invece vuole indicare unIl termine  strutturale , invece, vuole indicare un accostamento fisico delle componenti dipartimentalip

(obiettivo: mediazione tra il vecchio modello organizzativo di tipo gerarchico e verticistico e l’assetto dipartimentale connotato dalla trasversalità e dall’integrazione disciplinare e professionale)

Iter legislativo:

• D.L. 502/92 – “Riordino della disciplina in materia sanitaria “‐ i Dipartimenti diventano obbligatori (“cultura della 

”) l l l dpartecipazione!!”) e nel 1996 si propongono le linee guida per l’applicazione del modello dipartimentale nelle strutture ospedaliere (ASSR: Agenzia per i servizi Sanitari Regionali)ospedaliere. (ASSR: Agenzia per i servizi Sanitari Regionali).

• Il Dipartimento viene definito come: “costituito da UO omogenee, affini e complementari, che perseguono comuniomogenee, affini e complementari, che perseguono comuni finalità e sono tra loro interdipendenti, pur mantenendo la propria autonomia e responsabilità professionale. Le UO costituenti il dipartimento sono aggregate in una specifica tipologia organizzativa e gestionale, volta a dare risposte unitarie tempestive razionali e complete rispetto ai compitiunitarie, tempestive, razionali e complete rispetto ai compiti assegnati e a tal fine adottano regole condivise di comportamento assistenziale, didattico, di ricerca, etico,comportamento assistenziale, didattico, di ricerca, etico, medico legale ed economico”

Iter legislativo:te eg s at o• FINALITA’ DEL DIPARTIMENTO:

G ti i d l l diGestione in comune del personale non medicoUtilizzo in comune di spazi, attrezzature, tecnologiaMiglioramento dell’efficienza ed integrazione attività perMiglioramento dell efficienza ed integrazione attività per miglior servizio a minor costoCoordinamento e sviluppo delle attività cliniche, di ricerca, e di studio delle strutture del Dip.Miglioramento del livello di umanizzazione dell’assistenza erogata all’interno delle strutture del Diperogata all interno delle strutture del Dip.Sperimentazione e adozione di modalità organizzative che, a parità di risultati sulla salute dell’utente, permettano un 

i iù b d ll’ t t i d lsoggiorno più breve dell’utente in ospedaleIl miglioramento della qualità dell’assistenza erogata

Iter legislativo:

• DL 229/99: alle Regioni e alle aziende spetta

Iter legislativo:

• DL 229/99: alle Regioni e alle aziende spetta l’applicazione  della normativa inerente la 

li i d l i i h ilrealizzazione del Dipartimento che il legislatore riconosce a pieno titolo come struttura organizzativa del settore sanitario.

Il Dipartimento è: ’ i di t tt l li iun’aggregazione di strutture complesse e semplici

( modello ordinario di gestione di tutte le attività delle aziende sanitarie)

Il direttore generale nomina..Il direttore di dipartimento

(tra i dirigenti di struttura complessa del dipartimento)

Tutti i dirigenti, pur operando in autonomia tecnico‐

professionale, in un’ottica di collaborazione, rispettano i programmi definiti dal 

L’obiettivo del Dipartimento è l’efficienza e l’efficacia

(il Direttore ha la responsabilità professionale e gestionale della realizzazione degli obiettivi)dipartimento di appartenenza realizzazione degli obiettivi)

Le risorse assegnate al Dip. Sono negoziate con la DGg

Modelli di Dipartimento :Modelli di Dipartimento : 

• Risorse comuni gestite dal dip• Spt dal direttore di dip

Modello

i d l Spt dal direttore di dipaziendale

M d ll • Risorse comuni gestite dal comitato di dip

Modello

partecipativopartecipativo

• Il Direttore di dip. coordina le attivitàModello Il Direttore di dip. coordina le attività delle singole UO per il raggiugimentodegli obiettivi

Modello

collaborativo

il DMI• Il DIPARTIMENTO MATERNO INFANTILE :Apposito organismo per l’integrazione degli aspetti sanitari e sociali ed il 

di t d ll tti ità ll’ l’ i t di t i C ìcoordinamento delle attività nell’area per l’assistenza pediatrica. Così come definito nel P.S.N. 1994‐96, par. 5:A “La tutela materno infantile”. 

Il Dipartimento Materno Infantile, è un dipartimento di tipo strutturale con funzioni di produzione di servizi sanitari. 

Al Di ti t M t I f til è t Di tt i t d lAl Dipartimento Materno Infantile è preposto un Direttore nominato dal Direttore Generale fra i responsabili delle strutture complesse costituenti il dipartimento, direttore che è coadiuvato nella gestione della macro struttura da un Comitato di dipartimento che opera in aderenza a quantostruttura da un Comitato di dipartimento che opera in aderenza a quanto stabilito nel Regolamento del Dipartimento Materno Infantile. 

Il Direttore del Dipartimento individua altresì, all'inizio di ogni anno e tra i Direttori di struttura complessa del Dipartimento Materno Infantile, un altro Dirigente che dovrà assicurare la continuità della direzione del Dipartimento durante le sue assenze.

il DMIil DMI

T l t iù i ifi ti d l Di tt d l• Tra le competenze più significative del Direttore del Dipartimento vanno citate:

• la verifica del raggiungimento degli obiettivi perseguiti con gg g g p gl'organizzazione dipartimentale ed in particolare il razionale utilizzo delle risorse umane, tecnologiche e dei materiali di consumo per i quali prevede appositi criteri;consumo, per i quali prevede appositi criteri; 

• la predisposizione della proposta di piano di attività annuale del Dipartimento, corredandolo all'utilizzo delle i di ibilirisorse disponibili; 

• la gestione operativa del budget assegnato al Dipartimento, secondo le indicazioni fornite dal Comitato di Dipartimento.secondo le indicazioni fornite dal Comitato di Dipartimento. 

il DMIp.s. pediatrico Osservazione breve 

pediatrica

il DMI

Di tt

pediatrica

Reparto diAmbulatori pediatriciDirettore

generales.c.

Area  neonatale/pediatrica

pediatriaAmbulatori pediatrici

t l i id

Direttore del

dipartimento

neonatologia nido

Terapia intensiva Reparto subdipartimento Terapia intensiva neonatale

Reparto sub intensivo

s.c.

Ostetricia e 

ginecologia

ambulatori

Il tutto collegato 

col territorio!

Le TRE fasi del cambiamento

AutonomiaRiconnes-sione e

Integrazioneistituzionale

especializ-

messa in rete diistituzionale specializ

zazionerete dirisorseH/TH/T

DMI

il DMIil DMI

La qualità della risposta assistenziale risulta in stretta correlazioneq pcon l’integrazione delle UU.OO., in ottica dipartimentale diinterazione delle singole specialità ai diversi livelli della reteospedaliera e di integrazione con le strutture territoriali. Risultacorrelata con la definizione di strategie trasversali tra le UU.OO.d ll i li à di i di di li i idella stessa specialità, di percorsi di coordinamento clinici eorganizzativi.

il DMI

Il dipartimento materno infantile DEVE garantireIl dipartimento materno‐infantile DEVE garantireunitarietà, efficienza e coerenza negli interventi, vistal’afferenza nell’area materno‐infantile di molteplicil afferenza nell area materno infantile di molteplicidiscipline tra loro omogenee, affini e complementari

Dipartimento materno‐infantile è transmurale, cioè con attinenza mista: territorio/ospedale (tecnico‐funzionale)la cui finalità è quella di realizzare il coordinamento ela cui finalità è quella di realizzare il coordinamento el’integrazione fra le molteplici attività ospedaliere e quelledistrettuali.d st ettua

I soggetti: chi?

o Chi analizza i bisogni assistenziali

I soggetti: chi?

o Chi analizza i bisogni assistenziali

o Chi pianificap

o Chi partecipa al percorso

o Chi utilizza il ”prodotto” assistenziale

Chi l to Chi valuta

o Chi verificao Chi verifica

I soggetti: chi?gg

Tutti coloro che hanno responsabilità sulpprocesso organizzativo

Tutti gli attori del processo gestionale clinicoTutti gli attori del processo gestionale –clinico-assistenziale

PSN 2003/2005 - I 10 progetti per la strategiadel cambiamento(4. Potenziare i fattori di sviluppo, o “capitali”, della sanità “… investire sulle( pp , p ,persone, …. valorizzare le professionalità …”)

“… altrettanto necessaria appare la valorizzazione dellapp

professione infermieristica e delle altre professioni

sanitarie, per le quali si impone la nascita di un nuovasanitarie, per le quali si impone la nascita di un nuova

“cultura della professione”,

così che il ruolo dell’infermiere sia ricondotto nellacosì che il ruolo dell infermiere sia ricondotto, nella

percezione sia della classe medica, sia dell’utenza,

all’autentico fondamento epistemologico del nursing”all’autentico fondamento epistemologico del nursing”.

Legge 10 agosto 2000 n. 251 – Disciplina delle professionisanitarie infermieristiche tecniche della riabilitazione dellasanitarie infermieristiche, tecniche, della riabilitazione, dellaprevenzione nonché della professione ostetrica

1. Gli operatori delle professioni sanitarie dell'area delle scienze

infermieristiche e della professione sanitaria ostetrica svolgono

con autonomia professionale attività dirette alla prevenzione,

alla cura e salvaguardia della salute individuale e collettiva,g ,

espletando le funzioni individuate dalle norme istitutive dei

relativi profili professionali nonché dagli specifici codicirelativi profili professionali nonché dagli specifici codici

deontologici ed utilizzando metodologie di pianificazione per

obiettivi dell'assistenzaobiettivi dell assistenza.

2 L St t l R i i ll' i i d ll2. Lo Stato e le Regioni promuovono, nell'esercizio delleproprie funzioni legislative, di indirizzo, di programmazione edamministrative la valorizzazione e responsabilizzazione delleamministrative, la valorizzazione e responsabilizzazione dellefunzioni e del ruolo delle professioni infermieristico‐ostetricheal fine di contribuire alla realizzazione del diritto alla salute, alprocesso di aziendalizzazione nel S.S.N., all'integrazionedell'organizzazione del lavoro della sanità in Italia con quelled li lt i St ti d ll'U i Edegli altri Stati dell'Unione Europea.

Legge 10 agosto 2000 n. 251

DIPARTIMENTO MATERNO – INFANTILE

Il Modello organizzativo propostog

DIPARTIMENTO MATERNO – INFANTILE

•I soggetti•Gli strumenti della programmazione•Gli strumenti della programmazione•I compitiL t tt•La struttura

•Il livello decisionale•Il comitato di dipartimento•La rete della pediatria territorialep

DIPARTIMENTO MATERNO – INFANTILE

Modello organizzativo propostoModello organizzativo proposto

Soggettigg

Ambito territoriale

Distretto Sanitario

Dipartimento Materno Infantileterritoriale

Coordinatore di ambito

Sanitario

Direttore di Dist etto

Materno Infantile

Direttore del DMIambito Distretto

DIPARTIMENTO MATERNO – INFANTILE

Strumenti della programmazione

Piano sociale di Programma Obiettivi Piano sociale di ZonaPDZ

Programma delle attività distrettuali

Obiettivi specifici nel

Piano di ZonaPDZ distrettualiPAD

Piano di Zona

Funzioni Funzioni Funzioni Funzioni specifiche:

•definire le strategie di risposta ai bisogni

Funzioni specifiche:

•fare scelte di salute definendo i bisogni

Funzioni specifiche:

•sviluppare le attività cliniche, la di risposta ai bisogni

sociali e socio-sanitari

definendo i bisogni prioritari e gli interventi di natura sanitaria e socio-

attività cliniche, la ricerca, lo studio e la verifica della qualità delle proprie

sanitaria •raccordare DMI e Ambito territoriale.

p pprestazioni

Iter legislativo:te eg s at o• FINALITA’ DEL DIPARTIMENTO:

G ti i d l l diGestione in comune del personale non medicoUtilizzo in comune di spazi, attrezzature, tecnologiaMiglioramento dell’efficienza ed integrazione attività perMiglioramento dell efficienza ed integrazione attività per miglior servizio a minor costoCoordinamento e sviluppo delle attività cliniche, di ricerca, e di studio delle strutture del Dip.Miglioramento del livello di umanizzazione dell’assistenza erogata all’interno delle strutture del Diperogata all interno delle strutture del Dip.Sperimentazione e adozione di modalità organizzative che, a parità di risultati sulla salute dell’utente, permettano un 

i iù b d ll’ t t i d lsoggiorno più breve dell’utente in ospedaleIl miglioramento della qualità dell’assistenza erogata

DIPARTIMENTO MATERNO – INFANTILE

C tCompetenze:individuazione ed il coordinamento delle prestazioni

Favorire:•La de ospedalizzazione delle attività ostetriche e pediatriche•La de-ospedalizzazione delle attività ostetriche e pediatriche•La riduzione dei ricoveri impropri•La dimissione precoce della puerpera e del neonato e la loro presa in carico territoriale;territoriale;

assicurare l’integrazione delle attivitào La promozione di percorsi assistenziali comuni tra l’area della pediatria dibase e tutti i servizi sanitari coinvolti;o La promozione di percorsi assistenziali tra le unità operative dell’AFO (areafunzionale omogenea) ospedaliera e le unità operative territoriali e la rete dei(Pediatra di libera scelta) PLS e (Medico di medicina generale)MMG .

DIPARTIMENTO MATERNO – INFANTILE

La promozione di percorsi assistenziali

I compiti : • La continuità dell’assistenza alla gravidanza, al parto e al puerperio;

• La tutela della gravidanza a rischio;La tutela della gravidanza a rischio;• L’interruzione volontaria della gravidanza (IVG);• La prevenzione oncologica;• La tutela della salute della donna in menopausa;La tutela della salute della donna in menopausa;• La realizzazione di “percorsi-intervento” per adolescenti

e giovani • La costruzione di protocolli operativi per assicurare p p p

l’unitarietà e l’integrazione socio-sanitaria;

DIPARTIMENTO MATERNO – INFANTILE

I compiti :Promuovere la formazione e l’informazione

• Promuovere l’informazione e l’educazione sanitaria;

• Progettare corsi di formazione edProgettare corsi di formazione ed aggiornamento per il personale sanitario;

• Monitorare e verificare la qualità qdell’assistenza erogata tramite

it i t i f tiapposito sistema informativo

DIPARTIMENTO MATERNO – INFANTILE

Struttura :Costituiscono i Dipartimenti Materno-infantiliCostituiscono i Dipartimenti Materno infantilile U.O. - Servizi afferenti alla:

Macroarea ospedaliera ( composta dalle unità operative dell’AFO materno infantile: Ginecologia-Ostetricia, Pediatria, Neuropsichiatria Infantile),

Macroarea territoriale (composta dal Consultorio e la rete delle Cure primarie: PLS MMG)la rete delle Cure primarie: PLS, MMG).

DIPARTIMENTO MATERNO – INFANTILE

li lli d i i lilivelli decisionaliLa direzione del dipartimento è assicurata da:

Il Direttore del dipartimento Il Comitato di dipartimento

assicurare il funzionamento attuando i organo collegiale presieduto dalassicurare il funzionamento attuando imodelli organizzativi stabiliti dalcomitato di dipartimento;verificare la conformità dei

organo collegiale presieduto dal Direttore e costituito da:-Tutti i direttori delle U.O.I esponsabili dei mod li o gani ati iverificare la conformità dei

comportamenti e i risultati con gliindirizzi generali;rappresentare il dipartimento nei

-I responsabili dei moduli organizzativi e funzionali-Il direttore assistenziale di ti t lrappresentare il dipartimento nei

rapporti con la direzione e gliorganismi esterni;gestire le risorse attribuite al

dipartimentale-Tutti i coordinatori o loro rappresentanze

gestire le risorse attribuite aldipartimento secondo le indicazionidel comitato di dipartimento;

i d il it t di

-Il referente della formazione e della qualità dipartimentale

convocare e presiedere il comitato didipartimento.

DIPARTIMENTO MATERNO – INFANTILE

Il Comitato di dipartimento

• Approva il budget;pp g ;• Elabora ed approva il piano annuale delle attività e degli interventi del

dipartimento;A i l ti i d l l• Assicura la gestione in comune del personale;

• Assicura l’ utilizzo in comune degli spazi e delle attrezzature;• Favorisce la sperimentazione e l’ adozione di modalità organizzative volte al p g

miglioramento dell’efficienza e dell’efficacia e all’integrazione delle attività delle strutture del dipartimento;

DIPARTIMENTO MATERNO – INFANTILE

Il Comitato di dipartimentoIl Comitato di dipartimento

• Favorisce il coordinamento e lo sviluppo delle attività cliniche, di ricerca, di studio e di verifica della qualità delle prestazioni;studio e di verifica della qualità delle prestazioni;

• Assicura il miglioramento del livello di umanizzazione dell’assistenza;• Elabora piani di aggiornamento e formazione del personale;• Favorisce l’ istituzione di Gruppi di lavoro dipartimentali;• Predispone la terna di dirigenti per la nomina del Direttore

1. Garantire la centralità della persona malata attraverso idonei processi e percorsi assistenziali

Attività del direttore 

assistenziale

2. Garantire la centralità della persona malata coordinando ed integrando le tappe assistenziali 

intra ed extra ospedaliere ottimizzando le risorse

4. Valorizzare le risorse umane promuovendo lo sviluppo delle 

competenze tecnico‐ assistenziale dipartimentale

ottimizzando le risorse professionali  per erogare 

assistenza rispondente a criteri di efficacia, efficienza, equità

competenze tecnicoprofessionali

3.Garantire l’ottimizzazione 

delle risorse umane e materiali

• Un’esperienza piemontese:• Un’esperienza piemontese:(attività del coordinatore di dipartimento in merito alla 

competenza:”costruire l’équipe”)competenza: costruire l équipe )

DMI:

Attività del coordinatore di dip. 

infermieristicoe e st co

Area

Neonatale‐Area

Ostetrico‐pediatricaginecologica

• DMI: attività del coordinatore infermieristico• DMI: attività del coordinatore infermieristico

AreaTurnazione del personale Infermieristico in ‐sala travaglio‐ sala parto

Ostetrico‐ginecologica

sala parto‐ reparto

‐Gestione delle attrezzature

3.Garantire3.Garantire l’ottimizzazione 

delle risorse umane e materiali

• DMI: attività del coordinatore infermieristico• DMI: attività del coordinatore infermieristico 

Area

Neonatale

Rotazione del personale infermieristico ogni tre mesi,a gruppi di due unità per volta, nel nido, terapia intensivaneonatale reparto di pediatria conNeonatale‐

pediatricaneonatale, reparto di pediatria con annessa attività di PS

3.Garantire l’ i i il’ottimizzazione 

delle risorse umane e materiali

A fronte di un grosso impegno di coordinamentoe di formazione evidenti vantaggi per tutto il DIP.

G ti d ll tt tGestione delle attrezzature

Qualche idea

1. Garantire la centralità della persona malata attraverso idonei processi e percorsi assistenziali

Attivazione dell’osservazione breve intensiva pediatricaCostituzione di percorsi assistenziali collegati territorio/ospedale  (v. G.E.A.)

(Carta del Bambino in H, maggio 1988; EACH:European Association for Children in Hospital)

Nuovi approcci d

European Association for Children in Hospital)

pediatrici ..

AppropriatezzaCriteri generaliCriteri generali

• Trattamento intensivo di patologie acute conTrattamento intensivo di patologie acute con caratteristiche di reversibilità

• Inquadramento diagnostico e monitoraggio• Inquadramento diagnostico e monitoraggio clinico di patologie sospette o complesse

Media intensità o media complessitàp

Pazienti appropriati per O.B.i f d i i

• Asma acuto

• Laringite acuta

• Linfadeniti acute

• Anemia 

• Sindromi emorragichea g te acuta

• Broncopolmoniti , Pleuro‐polmoniti

• Febbri di natura sospetta

• Disidratazione

• Sindromi dolorose 

• Perdite di coscienza transitorie• Febbri di natura sospetta

• Dolori addominali

• Gastroenteriti

• Perdite di coscienza transitorie

• Disturbi dell’equilibrio, alterazioni dello stato di coscienza 

• Convulsioni

• Intossicazioni 

• Reazioni allergiche medio‐gravi

• Trauma cranico

Reazioni allergiche medio gravi

Pazienti NON appropriati per O.B.

I ffi i i i F bb i i i i i• Insufficienza respiratoria

• Shock

• Ostruzione delle vie aeree

• Febbre in pazienti neutropenici

• Pazienti in trattamento di tipo onco‐ematologico o sottoposti Ostruzione delle vie aeree

• Cardiopatie o aritmie instabili

• Coma

g pa TMO

• Epiglottite

M i it• Intossicazioni gravi

• Sepsi conclamata e/o con shock tti

• Meningite

• Disturbi elettrolitici severi

• Neonatisettico Neonati

L’OB NON dovrebbe essere utilizzata per…

• “Appoggio” di ricoveri programmati o come pp gg p gattività programmata

• Sostituzione di attività eseguibili in regime b l t i l di DHambulatoriale o di DH

• Isolamento di malattie infettiveRi di i ti it i i li i h h• Ricovero di pazienti con situazioni cliniche che facciano presumere una degenza >24 h

• Gestione di situazioni cliniche ad elevato rischio• Gestione di situazioni cliniche ad elevato rischio e/o stabilizzazione pazienti critici

• Migliorare i percorsi assistenzialig p

• Ottenere maggiore soddisfazione da parte dell’utenza

• Ridurre il rischio di infezioni crociate da degenza protrattag p

• Provvedere maggiormente all’ appropriatezza dei ricoveri

• Risparmiare risorse non solo economiche e tempistiche maRisparmiare risorse non solo economiche e tempistiche ma anche umane (infermieristiche!!)

La “mission” del coordinatore di Dipartimento:(d fi i li bi tti i h il di ti t l i i d l(definire gli obiettivi che il dipartimento vuole conseguire in accordo con la direzione assistenziale )

8. Con quale struttura e soluzioni organizzative?soluzioni organizzative?

9. Con quale sistema informativo?

7.Con quali figure professionali?

10. Con quali soluzioni 6. Con quali processi e  1 Quale comunicative interne?strumenti? 1. Quale mission?

2. Quali risultati?

11. Con quali prospettive di sviluppo?5. Con quale offerta?

risultati?

3. per quali beneficiari?4. In quale contesto?

(A. Santullo, l’Infermiere e le innovazioni in sanità, McGraw‐Hill)

DMI L’organizzazione dell’offerta territoriale

La Rete della Pediatria territoriale

Il Consultorio familiare

T l d l b i à l iTutela del benessere in età evolutiva

DMI L’organizzazione dell’offerta territoriale

Le politiche di tutela del benessere in età evolutiva devono perseguire lapromozione di azioni positive sul piano culturale-sociale,programmatico-progettuale ed organizzativo-gestionale per favorireopportunità di crescita e di sostegno permanente ai bambini e alleopportunità di crescita e di sostegno permanente ai bambini e allebambine, ragazzi e ragazze, e le loro famiglie.

INTERVENTI sociali, socio-sanitari e sanitari.

DMI L’organizzazione dell’offerta territoriale

INTERVENTI sociali, socio-sanitari e sanitari.

LE AREE COINVOLTE SONO:

AREA SOCIALE Coordinatore d’ambito PDZ

AREA SANITARIAAREA SANITARIA il Direttore di Distretto PAD PAT

hanno la responsabilità diretta del coordinamento delle politiche territoriali rispettivamente sociali e sanitari

DMI L’organizzazione dell’offerta territoriale

I soggetti coinvolti rispetto al versante sanitario, insieme a quello sociale,

scolastico, giudiziario minorile sono:

•Sportello della salute

•Consultorio

•Unità multidisciplinare Età evolutiva UMEE

Equipe integrata d’ambito•Equipe integrata d’ambito

•Dipartimento delle dipendenze patologiche

•Dipartimento di salute mentale•Dipartimento di salute mentale

•Struttura ospedaliera.

DMI L’organizzazione dell’offerta territoriale

Per quanto riguarda l’infanzia è prioritario:interventi socio-sanitari di sostegno alle famiglie “vulnerabili”;g g ;coinvolgimento delle scuole per una cultura della salute come bene da preservare,campo prettamente sanitario con il coinvolgimento del pediatra di base per ili i d i di bi d l li i d ll’ diriconoscimento dei disturbi del linguaggio e dell’apprendimento.

DMI L’organizzazione dell’offerta territoriale

Alla promozione della genitorialità e all’inversione di tendenza della natalità sonodiventati indispensabili pianificare e realizzare servizi sociali di supporto condiventati indispensabili pianificare e realizzare servizi sociali di supporto conofferte differenziate dei servizi sociali e di reti informali di supporto (nidi a fasceorario, nidi condominio, scuole a tempo pieno, banche del tempo, collaborazioninel quartiere ecc) che costituiscano una concreta collaborazione per alleggerire ilpeso genitoriale

DMI L’organizzazione dell’offerta territoriale

Per il disagio giovanile, che si esprime attraverso comportamenti definibili comet l i i d à i t d f d ll ità l liautolesivi, dovrà essere compiuto un grande sforzo delle comunità locali

(comuni, entri locali, provveditorati) per promuovere la salute giovanileattraverso lo sviluppo di reti sociali di sostegno e luoghi di aggregazionepp g g gg galternativi.

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La Rete della Pediatria territoriale

il Medico di Medicina Generale e il Pediatra di Liberail Medico di Medicina Generale e il Pediatra di LiberaScelta hanno una funzione centrale all’interno delSistema Sanitario, in qualità di interpreti del bisognodi salute di ogni singolo cittadino.

PLS MMG

partecipazione progettuale alla realizzazione e alpartecipazione progettuale alla realizzazione e al monitoraggio delle attività del piano di salute.

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La Rete della Pediatria territoriale PLS MMG

La salute nelle prime fasi di vita, infanzia e adolescenzapL'impegno sanitario in ambito materno - infantile si è notevolmente ampliato, passando dalla prevenzione e cura delle malattie al difficile compito di prendersi cura dell'insieme bambino famiglia edifficile compito di prendersi cura dell insieme bambino - famiglia e di promuovere attivamente lo sviluppo del bambino nelle varie fasi dell'età evolutive. Il passaggio dalla cura delle malattie alla promozione della salute si è reso possibile grazie ai notevoli miglioramenti nei servizi sanitari di base in particolare del ruolo del pediatra di libera scelta da una parte e dall'altra grazie allepediatra di libera scelta da una parte e, dall altra grazie alle notevoli conoscenze sullo sviluppo infantile, attualmente a disposizione in vari settori.

LINEE GENERALI DEL PIANO SANITARIO NAZIONALE 2006-2008

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Il Consultorio familiare Le attività consultoriali

L. 405/1975

RIFERIMENTI NORMATIVI

L.R. 11/77L. 194/1978L. 184/83L R 26/1996L.R.26/1996D.R.n.202/98PSN 1998/2000L 149/2001L. 149/2001L.E.A./2001PSN 2003/2005

DMI L’organizzazione dell’offerta territoriale

Il Consultorio familiare

All'inizio dell'attività consultoriale fu posta l'esigenzacardinale di operare in un contesto dica d a e d ope a e u co testo dmultidisciplinarietà scomponendo le gerarchieverticali delle conoscenze e delle organizzazioni inverticali delle conoscenze e delle organizzazioni, indimensioni orizzontali e pluridisciplinari, dove ilsapere delle varie professionalità avesse paridignità.g

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Il Consultorio familiare

Il Consultorio si integra nella rete dei serviziterritoriali a livello distrettuale privilegiando il lavorodi équipe fondamentale per garantire globalità edi équipe, fondamentale per garantire globalità eunitarietà degli interventi e si collegafunzionalmente all’organizzazione del DipartimentoO d li M t i f tilOspedaliero Materno-infantile.

DMI L’organizzazione dell’offerta territoriale

Il Consultorio familiare

Il Consultorio familiare costituisce un servizio di base fortemente orientato allapromozione della salute e alla prevenzione.

primo livello il consultorio familiare effettuaprimo livello il consultorio familiare effettua• interventi di carattere preventivo:

• assistenza di base alla gravidanza• assistenza di base alla gravidanza,• al puerperio,• all’allattamento,• consulenza ostetrica,• problemi di sterilità.

DMI L’organizzazione dell’offerta territoriale

Il Consultorio familiare

Il Consultorio familiare costituisce un servizio di base fortemente orientato allapromozione della salute e alla prevenzione.

primo livello il consultorio familiare effettuaprimo livello il consultorio familiare effettua• interventi di natura psico-sociale:

• spazio adolescenti• spazio adolescenti,• giovani,• consulenza alla coppia,• consulenza alla famiglia,• terapia sessuale.

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Il Consultorio familiare

ad un secondo livello

collabora ai programmi di educazione sanitaria,p gassicurando i collegamenti tra tali programmi e lapropria attività diagnostica terapeutica e dipropria attività diagnostica, terapeutica e diconsulenza.

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Il Consultorio familiare

le attività consultoriali sono:le attività consultoriali sono:• tutela della salute femminile;• tutela della procreazione;• tutela dell’infanzia e dell’età evolutiva;• tutela dell infanzia e dell età evolutiva;• sessualità;• relazioni di coppia e di famiglia;• competenze genitoriali nei confronti dei figli;competenze genitoriali nei confronti dei figli;• competenze di cure ed educazione dei minori;• spazi innovativi per la pre-adolescenza, l’adolescenza, i giovani, per

l’educazione alla affettività e alla sessualità, la prevenzione del disagio psico-l educazione alla affettività e alla sessualità, la prevenzione del disagio psicosociale anche familiare.

DMI L’organizzazione dell’offerta territoriale

Il Consultorio familiare

l tti ità lt i lile attività consultoriali sono:• Relazioni di coppia, di famiglia e competenze genitoriali

C t ll d ll f tilità i bil• Controllo della fertilità e procreazione responsabile• Prevenzione dell’IVG• Il percorso nascitap• Assistenza in gravidanza• Assistenza alla puerpera ed al neonato.

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L’ Unità Multidisciplinare per l’età evolutiva (UMEE)

L’Unità Multidisciplinare per l’età evolutiva (UMEE)L Unità Multidisciplinare per l età evolutiva (UMEE),

componente costitutiva della funzione territoriale del DMI,

si attiva a fronte di disturbi dello sviluppo psicofisico

dell’infanzia e dell’adolescenza e a situazioni di disabilità in

età evolutiva.(si occupano di prevenzione diagnosi riabilitazione ed integrazione(si occupano di prevenzione, diagnosi, riabilitazione ed integrazione

scolastica e sociale dei soggetti in età evolutiva – 0/16 aa – che si

trovano in situazioni di handicap o che manifestano un disagio psico-trovano in situazioni di handicap o che manifestano un disagio psico-

affettivo, un disturbo psicopatologico, un ritardo del linguaggio o

dell’apprendimento)dell apprendimento).

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L’ Unità Multidisciplinare per l’età evolutiva (UMEE)

L di tti ità d ll UMEELe aree di attività delle UMEE:progettazione di attività di prevenzioneprogettazione di attività di prevenzione

primaria e secondaria delle patologie edei comportamenti che possanogenerare disabilità nell’età evolutivagenerare disabilità nell età evolutiva.

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L’ Unità Multidisciplinare per l’età evolutiva (UMEE)

L di i i à d ll UMEELe aree di attività delle UMEE:

di i i bilit i didiagnosi precoce, cura e riabilitazione dipersone affette da patologie che nonrichiedono accertamenti strumentali otrattamenti farmacologici da erogare ing gregime di ricovero ospedaliero;

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L’ Unità Multidisciplinare per l’età evolutiva (UMEE)

Le aree di attività delle UMEE:

partecipazione alla definizione eli i ll’ bit d lrealizzazione, nell’ambito del

Distretto, di progetti diDistretto, di progetti diintegrazione delle personedisabili.

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L’ Unità Multidisciplinare per l’età evolutiva (UMEE)

collaborazione all’integrazione scolastica di soggetti disabili nelle scuole di ogni ordine e grado, secondo quanto stabilito dalla Legge 104/92, d l DPR 24 2 94 d ll DGR 3410 d l 12 12 95dal DPR 24-2-94 e dalla DGR n. 3410 del 12.12.95;

progettazione ed attuazione di percorsi assistenziali tra i PLS/MMG, le U.O. ospedaliere di Pediatria, quelle di NPI e tutti gli altri servizi interessati, quali le U.M.E.A., i Dipartimenti di Psichiatria, assicurando anche l’integrazione socio-sanitaria con gli Enti Locali. g g

‐unità multidisciplinari dell'età evolutiva (UMEE) e dell'età adulta (UMEA)‐

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L’ Unità Multidisciplinare per l’età evolutiva (UMEE)

Il principale obiettivo è quello teso a strutturare una rete distrettuale che abbia come perno il PLS, rete che sia in grado di realizzare la diagnosi precoce p g g pe l’invio per presa in carico di soggetti in età evolutiva con possibili esiti di disabilità all’UMEE

Unità operative pediatriche

Nell’ambito dell’assistenza ospedaliera al bambino va tenuta in debito conto la "Carta europea dei bambini degenti in ospedale", doc. A2-25/86 la Risoluzione del Parlamento europeo (G U delleA2 25/86, la Risoluzione del Parlamento europeo (G.U. delle Comunità europee del 13.5.1986, N.C 148/37) .

I ti l i ib dit h il b bi d t i d lIn particolare viene ribadito che il bambino deve essere curato in ospedale soltanto nel caso in cui l’assistenza della quale ha bisogno non possa essere fornita a pari livello a domicilio o presso ambulatori

Ministero della Salute, commissione consultiva: Piano per il miglioramento del sistema di emergenza/urgenza per il miglioramento del sistema di emergenza/urgenza

pediatrica –maggio 2005 -

Sit i di tSituazione di partenza:

L’accesso al P.S. pediatrico è spontaneo in circa il 90% dei casi, senza h i t t i t ll t il di t di lib lt lt fiche sia stato interpellato il pediatra di libera scelta o altre figure della continuità assistenziale dell’area territoriale.

L’analisi degli accessi al P.S. mette in evidenza che in circa il 90% dei i i t tt di di i bi hi di i i ticasi si tratta di codici bianchi o verdi, ossia casi non urgenti o 

urgenze differibili che in gran parte potrebbero essere valutati e risolti in un contesto extraospedaliero. 

Q i i i i ll di PS di i d lQueste situazioni, unitamente alla carenza di P.S. pediatrico ed al mancato coordinamento assistenziale ospedale‐territorio, concorrono all’elevato tasso di ospedalizzazione di bambini e adolescenti nel nostro paese che pur con sensibili differenze aadolescenti nel nostro paese che, pur con sensibili differenze a livello regionale, è all’incirca doppio rispetto a quello rilevato in altri paesi europei.

L’ emergenza‐urgenza pediatrica in ospedale e la tutela della salute materno‐infantile

• Sit i di t• Situazione di partenza: 

• Per quanto si riferisce all’area dell’emergenza, ancora nel 2002 solo il 40% circa degli ospedali pubblici era dotato di un dipartimento di emergenza ed anche negli ospedali sede di DEA di I e II livello per adulti non sempre è predisposta un’area con personale medico ed i f i i ti ifi t t f t dibit ll’infermieristico specificatamente formato e adibito all’emergenza‐urgenza pediatrica.

• Una gran parte delle strutture sanitarie accreditate per l’ i l i d ll il’emergenza‐urgenza risultano pertanto inadeguate alla gestione ottimale in acuto del bambino e dell’adolescente, per mancanza di professionalità pediatriche e/o di ambienti, apparecchiature, attrezzature e materiali di consumo idonei a questa fascia di etàattrezzature e materiali di consumo idonei a questa fascia di età.

• Non è adeguatamente valorizzato il ruolo degli ospedali pediatrici.

ALCUNI INTERVENTI:

• la Pediatria di gruppo, deve garantire la continuità assistenziale sul territorio almeno 12 ore su 24 per 7/7 giorni alla settimana da parte deiterritorio almeno 12 ore su 24 per 7/7 giorni alla settimana da parte dei pediatri di libera scelta, in linea con le indicazioni del Piano Sanitario Nazionale 2003‐2005. 

• Dedicare più tempo a bambini con problemi acuti o cronici.p p p• Delegare a nuove figure professionali, come l’Infermiere/a Pediatrico/a 

diplomato nello specifico Corso di Laurea breve, molte delle funzioni ora svolte dal pediatra di libera scelta, come quelle di puericultura, di d i ll l li di i d ll i d ieducazione alla salute e alimentare, di contenimento delle ansie dei genitori e di prima valutazione di problematiche di tipo socio‐sanitario.

• Sperimentare nuovi modelli di organizzazione (osservazione temporanea, test rapidi sviluppo di alcune specialità pediatriche ecc )test rapidi, sviluppo di alcune specialità pediatriche, ecc.).

• Dedicare maggiore attenzione alle problematiche dell’adolescenza.• Migliorare la qualità dell’assistenza.

A i di d i di i i i ll i• Attuare programmi di educazione e di prevenzione sanitaria collettiva con interventi mirati nelle scuole e nelle famiglie.

ALCUNI INTERVENTI:

• Dedicare più tempo all’aggiornamento, alla valutazione, alla formazione.

• Sperimentazione di nuovi modelli di inserimento del Pediatra di libera scelta all’interno della Medicina Generale di gruppo, privilegiando l’assistenza della popolazione pediatrica da 0 a 6 anni p g p p pe prevedendo la consulenza per le età successive e attività formative e di educazione alla salute nella scuola mediante un rilancio della pediatria di comunità.

• Dove non è possibile organizzare un servizio di continuità assistenziale pediatrica o negli orari non coperti da quest’ultima, il servizio di continuità assistenziale territoriale integra l’assistenza 

d d b hé d d l bbpediatrica di base, purché i medici del servizio abbiano una adeguata formazione pediatrica, certificata da corsi di formazione accreditati dalle Società scientifiche di area pediatrica e da f UU OO di t i h t di di di t i dit tifrequenza presso UU.OO. pediatriche e studi di pediatri accreditati alla funzione di tutor.

ALCUNI INTERVENTI:ALCUNI INTERVENTI:

L i i d i i li d li it t• La riconversione dei piccoli ospedali unitamente a una migliore organizzazione dei distretti può essere  l’occasione per assicurare le migliori cure garantendo p g ganche assistenza ambulatoriale specialistica,  osservazione temporanea, day hospital là dove necessarionecessario.

• Il personale operante sui mezzi di soccorso deve avere una specifica formazione mirata all’intervento di tipo p ppediatrico. 

• Tutti i mezzi di soccorso devono essere dotati di di i i i f i d i ll’i di idispositivi e farmaci adatti all’intervento di tipo pediatrico.

Linee guida per la riorganizzazione dei servizi di emergenza ed urgenza pediatrica (Ministero di emergenza ed urgenza pediatrica (Ministero

della Salute 9/05/05)

• Gli ospedali sedi di DEA di secondo livello sono in grado di assicurare, oltre alle prestazioni fornite dai DEA di primo livello le funzioni di alta specialità legate all’emergenza tralivello, le funzioni di alta specialità legate all emergenza, tra cui cardiochirurgia, neurochirurgia, la terapia intensiva neonatale, la chirurgia vascolare, la chirurgia toracica. La , g , gresponsabilità del DEA è attribuita a un dirigente di secondo livello con documentata esperienza nel settore, responsabile 

h d d ll à d l l danche di una delle unità operative del DEA. Nel 2003, i DEA di primo livello presenti in Italia sono 224, mentre i DEA di secondo livello sono 128secondo livello sono 128.

(Ministero della Salute)

1-Gli Ospedali amici dei bambini in Italiap

Come si diventa Ospedale amico dei bambini

2-ASL di Chieti: parte il progetto “sanità amica”p p g

3- Ospedale senza dolore

U d l è di hi t " i d iUn ospedale è dichiarato "amico deibambini" quando si impegna a nonbambini quando si impegna a nonaccettare campioni gratuiti o a buonmercato di surrogati del latte materno,biberon o tettarelle e a intraprendere i 10biberon o tettarelle, e a intraprendere i 10PASSI in favore dell'allattamento al seno

L'UNICEF e l'OMS hanno redatto un decalogo di misure che ogni strutturaL UNICEF e l OMS hanno redatto un decalogo di misure che ogni strutturasanitaria deve rispettare per poter essere riconosciuta "Ospedale amico deibambini".

(Dichiarazione degli Innocenti sulla protezione, la promozione e il sostegno all'allattamento al seno elaborata e adottata dai partecipanti al meeting internazionale "Breastfeeding in the 1990s: A Global Initiative" ("Allattamento negli anni Novanta: un'iniziativa p p g g gglobale"), sponsorizzata dall'Agenzia per lo Sviluppo Internazionale degli Stati Uniti (USAID) e dall'Autorità Svedese per lo Sviluppo Internazionale (SIDA) e tenutasi presso lo Spedale degli Innocenti a Firenze dal 30 luglio al 1° agosto 1990. )

I "Dieci passi per il successo dell'allattamento al seno" sono i seguenti:

1. Definire un protocollo scritto per l'allattamento al seno da far conoscere a tutto il personale sanitario.

2. Preparare tutto il personale sanitario per attuare compiutamente questo protocollo.

3 Informare tutte le donne in gravidanza dei vantaggi e dei metodi di realizzazione3. Informare tutte le donne in gravidanza dei vantaggi e dei metodi di realizzazione dell'allattamento al seno.

4. Aiutare le madri perché comincino ad allattare al seno già mezz'ora dopo il parto.5. Mostrare alle madri come allattare e come mantenere la secrezione lattea anche

nel caso in cui vengano separate dai neonati.

I "Dieci passi per il successo dell'allattamento l " i tial seno" sono i seguenti:

6. Non somministrare ai neonati alimenti o liquidi diversi dal latte materno, tranne che su precisa prescrizione medica.

7 Si t il t ll t t d ll d ( i i ) i7. Sistemare il neonato nella stessa stanza della madre ( rooming-in ), in modo che trascorrano insieme 24/24 durante la permanenza in ospedale

8 Incoraggiare l'allattamento al seno a richiesta tutte le volte che il neonato8. Incoraggiare l allattamento al seno a richiesta tutte le volte che il neonato sollecita nutrimento.

9. Non dare tettarelle artificiali o succhiotti ai neonati durante il periodo pdell'allattamento.

10. Favorire la creazione di gruppi di sostegno alla pratica dell'allattamento al seno, in modo che le madri vi si possano rivolgere dopo essere state dimesse dall'ospedale o dalla clinica.

Prima fase: prerequisiti•Prima di richiedere la valutazione e la nomina ad “amici del bambino”, gli ospedalivengono incoraggiati a stabilire un protocollo scritto per l'allattamento al seno chegarantisca tutti i dieci passi per la sua realizzazione

•Gli ospedali dovranno inoltre possedere un programma scritto per ogni corso dipreparazione alla gestione dell'allattamento al seno impartito al personale che si prendecura delle madri e dei bambinicura delle madri e dei bambini

•Il terzo documento richiesto è uno schema di ciò che si deve dire a propositodell'allattamento al seno nei corsi di preparazione alla maternità.

L'esistenza di tali documenti scritti fornisce le prove di un crescente impegnoistituzionale nei confronti dell'allattamento al seno.

Seconda fase: autovalutazione

Gli ospedali e i dipartimenti materno-infantili interessati possono richiedere lostrumento di autovalutazione per verificare fino a che punto i loro metodi attualistrumento di autovalutazione, per verificare fino a che punto i loro metodi attualisiano all'altezza dei 10 PASSI

La lista di controllo permette a un ospedale di compiere una rapida valutazioneLa lista di controllo permette a un ospedale di compiere una rapida valutazioneiniziale o una revisione dei propri metodi a sostegno dell'allattamento materno.

La compilazione del modulo di autovalutazione rappresenta il primo stadio delLa compilazione del modulo di autovalutazione rappresenta il primo stadio delprocesso, ma non abilita di per sé alla nomina di "Ospedale amico del bambini".

Terza fase: valutazione del Comitato e nomina a "Ospedale amico dei bambini"

Qualora un ospedale accerti che molte delle sue risposte all'autovalutazionesono affermative, può chiedere di avviare la procedura verso la nomina ad"O d l i d i b bi i""Ospedale amico dei bambini".

In tale caso, l'apposito Comitato di valutazione, formato presso l'UNICEF Italia,sarà responsabile di valutare la sua idoneità ed eventualmente di conferire ilsarà responsabile di valutare la sua idoneità ed eventualmente di conferire ilriconoscimento ufficiale di "Ospedale amico dei bambini".

Terza fase: valutazione del Comitato tecnico e nomina a "Ospedale amico dei

bambini"

Una struttura sanitaria che non raggiunga gli standard richiesti dallo strumentoper l'auto-valutazione potrebbe comunque desiderare di mettere a punto unPiano d'azione che lo avvicini agli standard richiesti.a o d a o e c e o a c ag s a da d c es

Ad esempio, potrebbe intraprendere iniziative volte ad eliminare gli ostacoliall'allattamento esclusivo al seno e ad intensificare le metodiche che lofavoriscono. Le strutture che si trovano in questa situazione possono richiedereassistenza da parte del Comitato tecnico di valutazione nella programmazione enello sviluppo della politica ospedaliera.

2 ASL di Chieti: parte il progetto “sanità amica”

Pescara 30 nov 2008

2-ASL di Chieti: parte il progetto sanità amica

Pescara, 30 nov. 2008Obiettivi: Semplificare il rapporto tra cittadini,istituzioni sanitarie e servizi. Questo è lo scopo del progetto Sanità Amica presentato dal direttore generale dell’Asl di Chieti alla stampa.stampa.Il nuovo modello di gestione si fa carico dell’assistito, ponendolo al centro di ogni percorso nella sanità e accompagnandolo passo dopo passo. Tra le novità più rilevanti il sistema di Sanità Amica prevede che il medico di medicina p pgenerale invii direttamente l’assistito ad uno specialista attraverso un definito percorso di urgenza, eliminando i passaggi burocratici e le inutili fasi di accettazione amministrativa. Tutto avverrà con l’ausilio della telematica. Il referto della prestazione diagnostica sarà direttamente consultabile dal medico di fiducia, senza necessità che sia ritirato dagli sportelli del servizio diagnostico. Sarà lo stesso medico di fiducia a contattare l’assistito per comunicare l’esito positivo di un esame, per fissare una nuova visita o per prescrivere ulteriori verifiche e accertamenti. 

2-ASL di Chieti: parte il progetto “sanità amica”

Così saranno rese superflue fasi successive che costringono il cittadino a viaggi continui

2 ASL di Chieti: parte il progetto sanità amica

Così saranno rese superflue fasi successive che costringono il cittadino a viaggi continui tra ospedali e sportelli. “Il modello avviato dall’Asl di Chieti è un modello importante per creare un rapporto nuovo e migliore tra cittadini e sanità, un modello da estendere anche alle altre aziendenuovo e migliore tra cittadini e sanità, un modello da estendere anche alle altre aziende sanitarie abruzzesi; inoltre è un modello che favorisce le condizioni di collaborazione proficua tra medici ospedalieri e medici di base e condizioni di appropriatezza delle prestazioni diagnostiche ed ospedaliere”. p g pUna volta a regime il sistema consentirà ai cittadini assistiti di guadagnare in efficienza, risparmiare tempo e ridurre i costi per gli spostamenti, attenuando o evitando del tutto complicazioni che riguardano le strutture sanitarie. “Con questo nuovo sistema  si attiva un percorso assistenziale virtuoso e si garantiscono risposte migliori al bisogno di sanità dei cittadini”.

NORMATIVA SULL’OSPEDALE SENZA DOLORE GAZZETTA UFFICIALE DELLA REPUBBLICA ITALIANA Serie Generale ‐ n. 149 del 29‐06‐2001 

progetti indirizzati al miglioramento del processo assistenziale specificamente rivolto al controllo del dolore di qualsiasi origine. 

Ciascuna regione, nell'ambito della propria autonomia, adotterà gli atti necessari all'applicazione delle linee guida in g pp gcoerenza con la propria programmazione, prevedendo il sistematico inserimento della loro attuazione nelle procedure di valutazione dei risultati delle Aziende Sanitarie. 

OSPEDALE SENZA DOLORE

All di i l l d l d l li d li d t t

OSPEDALE SENZA DOLORE

Allo scopo di arginare la prevalenza del dolore negli ospedali, documentata da numerosi studi e ricerche, il Ministero della Sanità ha istituito una Commissione di studio, con decreto del 20 settembre 2000, che ha elaborato il documento tecnico di base per la stesura delle linee guideelaborato il documento tecnico di base per la stesura delle linee guide. 

L'idea iniziale si ispira ad analoghi progetti internazionali e istituzionalizzati in alcuni paesi europei (www.sans‐douleur.ch). 

Finalità del progetto: che la rilevazione del dolore divenga costante al pari diFinalità del progetto: che la rilevazione del dolore divenga costante al pari di altri segni vitali quali la frequenza cardiaca, la temperatura corporea, la pressione arteriosa fondamentali nella valutazione clinica della persona. 

BIBLIOGRAFIA  ‐ TESTI

• Assistenza e trattamento del paziente chirurgico M H Meeker J CAssistenza e trattamento del paziente chirurgico. M.H. Meeker, J.C. Rothrock. UTET. 1998.

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• Il percorso assistenziale del paziente in ospedale. G. Casati, MC. Vichi. McGraw Hill 2002McGraw‐Hill. 2002

• Il risk management nelle aziende sanitarie. M. Del Vecchio, L. Cosmi. McGraw‐Hill. 2003cG a 003

• Logiche e strumenti di gestione per processi in sanità. F. Lega. McGraw‐Hill. 2001

• Il nodulo tiroideo. F. Calzolari, C. Talarico. Itelmed  2005• Protocolli diagnostico‐terapeutici in chirurgia tiroidea. M. D’Ajello. 

20052005• Triage infermieristico. G.F.T. McGraw‐Hill. 2000.• Qualità professionale e percorsi assistenziali P Morosini 2005• Qualità professionale e percorsi assistenziali. P. Morosini. 2005

BIBLIOGRAFIA    ‐ ARTICOLI

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• Communication to facilitate care of the obstetric surgical patient in postanesthesia• Communication to facilitate care of the obstetric surgical patient in postanesthesia care setting. K. Torgersen. J. Perian. Nurs. 2005: 177‐184.

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• La progettazione del fabbisogno infermieristico in sala operatoria. G. Magon. Management infermieristico  2002: 39‐42.

• Chronic disease the need for a new clinical education Holman H.: JAMAChronic disease the need for a new clinical education. Holman H.: JAMA. 2004;292(9):1057‐9. 

Percorsi assistenziali pediatricip( brevi cenni sul alcune patologie presenti in una pediatria generale)

Cosa sono:Cosa sono:• I percorsi di assistenza ( clinical pathways), piani interdisciplinari di cura, 

t ti di ti li i ti d fi i i dsono strumenti di gestione clinica usati per definire, in accordo con l’Evidence Based Medicine, nel contesto applicativo locale, il migliore processo assistenziale per rispondere a specifici bisogni di salute.

• Gli obiettivi sono:

1. Miglioramento dei processi

2 Rid i d ll i bilità i2. Riduzione della variabilità non necessaria

3. Aumento della qualità dell’assistenza e del servizio erogato

[ ‐ Pearson SD, Goulart – Fisher D, Lee TH:

“Critical pathways as a strategy for improving care: problems and potential Ann Intern Med 1995; 123: 941‐948p y gy f p g p p ;

‐ Kitchiner D, Davidson C, Bundred P:

“Integrated care pathways: effective tools for continuous evaluation of critical practice” J Eval Clin Pract 1996; 2: 65‐69]

I percorsi assistenziali:I percorsi assistenziali:

P d l’ li i d ll i i à i f di• Prevedono l’analisi delle attività compiute a fronte di un problema di salute al fine di ottenere un miglioramento dell’intero processo sia sul piano clinico, sia economico, sia p p , ,organizzativo.. 

• Per ottenere i risultati attesi è necessaria una sinergia l i f i lmultiprofessionale..

• costituiscono un metodo di analisi, diagnosi e progettazione organizzativa basato sullo studio delle diverse tipologie diorganizzativa basato sullo studio delle diverse tipologie di interdipendenza del processo sanitario

• Il processo assistenziale viene misurato e verificato attraverso gli outcomes per una rivalutazione continua

I percorsi assistenziali:I percorsi assistenziali:

N i ò ò l di d lli “ i li” i• Non si può, però, parlare di modelli “universali” in quanto, spesso, i pazienti presentano più patologie associate

• A parità di patologie da trattare vi possono essere piùA parità di patologie da trattare vi possono essere più orientamenti clinici che possono indurre o la stessa risposta sanitaria o risposte completamente differenti di approccio al 

bl di lproblema di salute…• La soggettività dei pazienti è uno dei fattori principali che 

determina possibili discrepanze di interventodetermina possibili discrepanze di intervento..

Un esempio:

• La gastroenterite• .. La gastroenterite

DISIDRATAZIONE ACUTA:Autogestione educata del problema:

L i d i i i i d l di l• La preoccupazione dei genitori riguardo la diarrea nel bambino, specie se piccolo, viene motivata dalla presenza, spesso concomitante, di episodi di vomito, mal di pancia, p , p , p ,talora febbre e immancabilmente dalla perdita di appetito: tutto questo accresce l'ansia della famiglia e da questo la frequentissima richiesta di intervento sanitario: Nasce quindifrequentissima richiesta di intervento sanitario: Nasce quindi la necessità di dare preventivamente delle istruzioni su come gestire autonomamente le situazioni meno acute con schede da consegnare ad esempio durante i primi bilanci di salute c/o il Pediatra di famiglia. Tali schede devono prevedere istruzioni su come passare al "filtro" successivo la consulenzasu come passare al  filtro  successivo, la consulenza telefonica. 

Caso n 1: Bambino con gastroenterite:Caso n.1: Bambino con gastroenterite:

famigliafamiglia

Contatto telefonico costante col PdF

Interventi a domicilio da parte dei genitori

risoluzione

Esempio di scheda da consegnare ai genitori (1):

Definizione:Definizione:•si parla di enterite se c'è solo diarrea, di gastroenterite se c'è anche vomitoCause:•La causa più frequente è un'infezione dell'intestino causata da virus oppure da La causa più frequente è un infezione dell intestino causata da virus oppure da batteri; Durata della malattia:•Nella maggior parte dei casi il bambino guarisce in meno di una settimana. gg p gCome si presenta il vostro bambino:•Un bambino quando ha la diarrea presenta scariche frequenti e di diminuitaconsistenza• Le feci possono essere molli o liquide, avere un colore giallo/ verdastro,•possono apparire gelatinose per la presenza di muco o contenere sangue.• Talvolta sono presenti anche febbre, vomito, dolori addominali, riduzioned ll'dell'appetito.

Esempio di scheda d consegnare ai genitori (2):Esempio di scheda d consegnare ai genitori (2):

Conseguenze:•Se le scariche sono molto frequenti e abbondanti, l'organismo può disidratarsi perché perde un'eccessiva quantità di acqua e sali minerali.disidratarsi perché perde un eccessiva quantità di acqua e sali minerali.Sintomi della disidratazione:•calo di peso, lingua e labbra asciutte, scarsa produzione di pipì, cute secca, scarsa voglia di giocare, sonnolenza e estrema irritabilità., g g ,Soggetti maggiormente a rischio:•i bambini di età inferiore all'anno, con episodi di vomito o i bambini che sono già sottopesog pInterventi:•quando il bimbo inizia ad avere qualche scarica liquida, bisogna cercare di farlo bere in abbondanza e a volontà, se nella giornata il numero delle scariche aumenta, allora è meglio sospendere l'alimentazione e somministrate una "soluzione glucosalina reidratante" tranne se il piccolo è alimentato al seno, in questo caso si continua ad allattarlo.

Esempio di scheda d consegnare ai genitori (3):Esempio di scheda d consegnare ai genitori (3):

Interventi:Interventi:•Fate attenzione all’igiene, lavatevi le mani dopo aver cambiato il bambino • se le scariche sono molto frequenti o il bambino vomita • se le scariche sono molto frequenti, o il bambino vomita ripetutamente, lo notate poco reattivo od esageratamente agitato e rifiuta di bere o non urina da più di 12 ore contattate al più presto il Pediatra presto il Pediatra

CONSULENZA TELEFONICA COL PEDIATRA …  

… PRONTO SOCCORSO

“Triage” telefonico del PdF:Triage  telefonico del PdF:• Età del pz• N ° scariche

• Febbre elevata• Presenza di sangue e/o muco • N. scariche

• Durata della diarrea• Presenza di vomito

• Presenza di sangue e/o muco nelle feci

• Spiccata restrizione della diuresidiuresi

• Rifiuto totale di bere

Visita pediatrica:•Valutazione della perdita di peso corporeo•Secchezza della mucosa orale•Persistenza delle pliche cutaneeI f t d i l bi l i

Quando il “Pronto

S ”?•Infossamento dei globi oculari•Stato neurologico alterato•….

Soccorso”?

Le indicazioni per l'invio in ospedale sono:Le indicazioni per l invio in ospedale sono:

• età neonatale• età neonatale• età inferiore a 6 mesi in presenza di febbre e diarrea muco-

ematica• diarrea emorragica e immunodeficienza• diarrea emorragica e immunodeficienza• disidratazione grave (superiore al 10% del peso corporeo)• compromissione del sensorio

h k• shock• vomito incoercibile• mancata accettazione della terapia reidratante orale in caso di

di id t i d t ( l d l f il 5% il 10%) disidratazione moderata (calo ponderale fra il 5% e il 10%) e sua successiva rivalutazione in peggioramento clinico

• inaffidabilità della famiglia a gestire il problema. A tal riguardo si considerano gruppi a rischio i lattanti prematuri i figli di si considerano gruppi a rischio i lattanti prematuri, i figli di madre adolescente, le minoranze etniche ed i gruppi socialmente sfavoriti

Gestione ospedaliera della gastroenterite:Gestione ospedaliera della gastroenterite:

Accettazione nel triage inf.codel pz/bambino (1)

Équipe pediatrica ( medico + inf. ped.)(2)Stabilizzazione

del pz.

Radiologia(3)

Trasporto in reparto(4)

Accettazione nel triage inf.codel pz/bambino (1)del pz/bambino (1)

Accettazione nel triage inf.codel pz/bambino (1)

•Come per “triage telefonico..

Elementi utili per identificare i problemi e  valutare i risultati:

Sintomi:

nausea vomito dolori addominali di tipo crampiforme febbre - nausea, vomito, dolori addominali di tipo crampiforme, febbre, diarrea con feci maleodoranti, semiliquide, mucose, a volte con presenza ematica ( spt: salmonellosi, rotavirus), disidratazione, pallore cute sollevabile in pliche mucose secche occhi alonati pallore, cute sollevabile in pliche, mucose secche, occhi alonati, fontanelle depresse; nei casi più gravi: shock ipovolemico, contrazione della diuresi, respiro superficiale, convulsioni, coma.

Attività infermieristiche:

É d

• D.I:A) Disidratazione conseguente a 

di di li idi il Équipe pediatrica ( medico + inf. ped.)(2)

perdita di liquidi attraverso il vomito e le feci.

• Altri problemi da individuare: B) eventuali irritazioni e lesioni 

cutanee del podice e del perineoC) il rischio di diffusione 

d ll’i f iÉquipe pediatrica 

dell’infezioneD) il piano di rialimentazione.

(AA Vari “IL bambino salute e malattia” pag 119 e

q p p( di reparto)(4)

(AA. Vari,  IL bambino, salute e malattia , pag. 119 e seg.)

Équipe pediatrica ( medico + inf. ped.)(2)

• Attività infermieristiche:

• D.I: A) Disidratazione conseguente a perdita di liquidi attraverso il vomito e le feci.

‐ pericolo di avvenuta inalazione

• Interventi ass.li: • rilevare pesorilevare peso• prelevare esami ematici• eseguirecontrollo I/E• valutare le perdite, osservare la diuresi, valutarne q.titàp , , q• prelevare campioni di urine e feci• tentare di reidratare per os• stabilire un accesso venoso,, procedere all’infusione come da p.m.p p• … • Provvedere al trasporto in radiologia per Rx torace • Dopo stabilizzazione del pz., provvedere al suo trasporto in reparto

Équipe pediatrica ( di reparto)(4)

Atti ità i f i i ti h

q p p ( p )( )

• Attività infermieristiche:• Rivalutazione del pz. Secondo D.I A)

• D.I: B) eventuali irritazioni e lesioni cutanee del podice e del perineo

• Interventi ass.li:

• Scrupolosa pulizia genitale

F bi d l li• Frequente cambio del pannolino

• Protezione della cute attraverso creme all’ossido di zinco

• Blanda disinfezione della zona con eosina al 2%Blanda disinfezione della zona con eosina al 2%

• ….

Équipe pediatrica (di reparto)(4)

•Attività infermieristiche:

• D.I: C) Valutare il rischio di diffusione delle infezioni.

• Interventi ass.li:• scrupolosa igiene del paziente e della sua unità nonché delle 

parti comuniparti comuni• istruzione ai genitori• …

Équipe pediatrica ( di reparto )(4)

•Attività infermieristiche:

• D.I: D) Provvedere al piano di rialimentazione.

• Interventi ass.li:

• terapia idrica nelle prime 24 ore• terapia idrica nelle prime 24 ore• lenta e progressiva rialimentazione adeguata all’età• ….

• Rivalutazione giornaliera dello stato di disidratazione conripetizione degli interventi infermieristici indicati nella D.I A

Parlando di percorsi…:Parlando di percorsi…:

Arriva al P.S. triage

Consulenza pediatricaConsulenza pediatrica, esami em.

Radiologia del PSPz con GE Radiologia del P.S

Consulenza pediatricaConsulenza pediatrica,Richiesta di ricovero

Registrazione in P.S

= 3 corridoi2 ascensori

g

Ri i di t iRicovero in pediatria

Aggressione dei sanitari..

2 ASL di Chieti: parte il progetto “sanità amica”2-ASL di Chieti: parte il progetto sanità amica

Le ultime sul rotavirus …:

• Il virus viene identificato tra il 1959 ed il 1963Il virus viene identificato tra il 1959 ed il 1963

• Nel 1974 Flewett e coll. Suggerirono il nome di “rotavirus” perché simili a “ruote” nella visione al microscopio

• Nel mondo, i rotavirus sono responsabili del 25% di tutte le morti dovute a diarree con , pmaggiore incidenza nei bb sotto i 5 aa di età

• I rotavirus ( virus a RNA) vengono distinti in 7 sottogruppi, dalla A alla G

• La diffusione nosocomiale è comune ma molti bambini si infettano attraverso  il contatto con i membri della famiglia e con gli altri bambini ricoverati

• Il rotavirus predilige i climi temperati

• La trasmissione è prevalentemente oro‐fecale ma la predilezione per i mesi più caldi suggerisce la possibilità di una trasmissione aerea

• Sono stati isolati rotavirus nel tratto respiratorio, e alcuni sintomi respiratori potrebbero accompagnare l’infezione

f l d f l• I rotavirus rimangono infettivi per un lungo periodo in numerose superfici specialmente in superfici non porose come quelle metalliche o plastiche ( v. maniglie dei bagni, lavandini..)

Le ultime sul rotavirus …:

P i d di i b i 2 4• Periodo di incubazione: 2 – 4 gg.

• Il vomito dura da 1 a 3 gg.; la diarrea è generalmente liquida e la presenza di sangue è rara e perdura per circa 5 – 6 gg. Alcuni bb., soprattutto nei primi gg. sono febbrili

• Le manifestazioni extraintestinali soprattutto respiratorie si verificano nel 20% 50% dei• Le manifestazioni extraintestinali, soprattutto respiratorie, si verificano nel 20% ‐ 50% dei casi. Una complicanza è l’otite media

• Altre manifestazioni del virus: encefalite, meningite, polmonite

• Complicanze caratteristiche della GEA: disidratazione disturbi elettrolitici acidosi metabolica• Complicanze caratteristiche della GEA: disidratazione, disturbi elettrolitici, acidosi metabolica, deficit nutrizionali, eruzioni cutanee da pannolino

• Trattamento: idratazione, nutrizione, cura dei sintomi.

• Sono allo studio dei vaccini specificiSono allo studio dei vaccini specifici

( da “Pediatrics Review” maggio 2007)( da  Pediatrics Review , maggio 2007)

Linee‐guida pre e post‐operatorie

QQualità e risk management in area pediatricaP di i i -Pediatric nursing

auditDi cosa

-Governo clinicoParleremo?

-Rischio clinico

-Situazioni a rischio in un reparto pediatricoun reparto pediatrico

Perché ne parliamo??Perché ne parliamo??È h i id f i il ifi i diÈ stato accertato che un incidente favorisce il verificarsi di

altri eventi avversi in quanto la demotivazione che subentra dopo il fatto influisce negativamente sulla performance del dopo il fatto influisce negativamente sulla performance del team e sulla qualità delle cure …

La maggior consapevolezzadell’Utente ed il nuovo nursingdell Utente ed il nuovo nursing..rendono l’infermierepiù soggetto al rischio di p ggdenunce …

P di t i i ditPediatric nursing audit:valutazione e revisione della qualità dell’assistenza inf.ca, cioè l’attivazione di metodologie volte al suo miglioramentol attivazione di metodologie volte al suo miglioramento.

• Qualità dell’assistenza inf.ca => caratteristiche oggettive…

indicatori di qualità: elementi che descrivono la qualità di un servizio

Di esito

Di struttura

Di processoDi processo

efficace appropriata

Assistenza infermieristicadi qualitàdi qualità

accessibilesicura

efficiente

M ll’i t di t di t iMa all’interno di un reparto pediatrico… quali criticità possono minare la best practice?

“L’assistenza inf.ca è di qualità nella misura in cui risulta in grado di soddisfare i bisogni di i i f d lldi assistenza inf.ca della persona, tenendo in considerazione le sue peculiari caratteristiche, lo stato attuale delle conoscenze scientifico – disciplinarilo stato attuale delle conoscenze scientifico  disciplinarie le risorse disponibili.”

G. Del Poeta, F. Mazzufero, M. Canepa,G. Del Poeta, F. Mazzufero, M. Canepa, “IL risk mamagement nella logica del governo clinico”, McGraw - Hill

Governo clinico ( )( clinical governance ) cioè ..

attenzione a come vengono realmente assistiti i pazienti.

• Necessità di creare un contesto in cui i servizi sanitari si rendono responsabili del miglioramento continuo dellarendono responsabili del miglioramento continuo della qualità dell’assistenza mantenendo elevati livelli di prestazione e creando un ambiente che favorisca l’espressione d ll’ ll li idell’eccellenza clinica

Obiettivi del governo clinico :

• Centralità del cittadino

• Valorizzazione del personale

• Qualità delle prestazioni fornite

I p i ip li p ti d l li iI principali punti del governo clinico:

1 E i d l i l d ll’ i1. Esperienza del paziente al centro dell’assistenza2. Elaborazione delle informazioni3 Interventi di miglioramento della qualità3. Interventi di miglioramento della qualità4. Supporto degli operatori sanitari sul posto di lavoro5 Componenti basilari ( leadership e strategie di5. Componenti basilari ( leadership e strategie di 

pianificazione dei servizi).

Elementi del governo clinico:FormazioneAudit clinicoAudit clinicoEfficacia clinicaRisk managementRicercaRicerca

C i ifi tt l t d ll’ i t il p i t p di t i ?Cosa significa mettere al centro dell assistenza il paziente pediatrico?

i ò l diSi può parlare di…

i i à• produttività ??

• ottimizzazione dei tempi ??

• riduzione delle risorse ??

• Contenimento dei costi ??

D fi i i di i hi li iDefinizione di rischio clinicoÈ l b bilità h i t i itti di t i è• È la probabilità che un paziente sia vittima di un evento avverso, cioè subisca un qualsiasi danno o disagio imputabile alle cure o alle prestazioni ricevute durante il periodo di ricovero che comporti un prolungamento del suo periodo di degenza un peggioramento delle condizioni di salute o lasuo periodo di degenza, un peggioramento delle condizioni di salute o la morte..

Ogni anno in Italia, su 8 milioni di persone ricoverate, 320000 ne escono con danni320000 ne escono con danni dovuti ad errori di cura o a 

disservizi ospedalieri

Definizione di risk management:

U ti l i di i li t d ll lità d ll h• Un particolare approccio di miglioramento della qualità delle cure che mette in evidenza le occasioni in cui i pazienti possono essere danneggiati dai trattamenti che ricevono durante il processo di cura (HANDS, 1999).. E che sia in grado di controllare queste circostanzeche sia in grado di controllare queste circostanze.

PROCESSO DI RISK MANAGEMENT:•Identificazione•Identificazione•Valutazione•Classificazione dei rischi•Strategie di gestione del rischio.Strategie di gestione del rischio.

lamenteleDocumentazioni 

cliniche

L’analisi della rischiosità diUna situazione può identificareI rischi: 

Segnalazioni Volontarie Ricerca di eventi 

sentinella*sentinella

Analizzando gli eventi dannosi si possono identificareAnalizzando gli eventi dannosi si possono identificare nella catena dell’errore i punti deboli responsabili del danno…

Inoltre è importante rivedere periodicamente i processi assistenzialiInoltre è importante rivedere periodicamente i processi assistenziali( audit clinico)

C ’è t ti ll ?Cos è un evento sentinella?• È un fenomeno che, per la sua importanza, anche se si verifica una sola 

volta, necessita di indagine per accertare quali fattori hanno contribuito al suo verificarsi e che in futuro possono essere corretti.

• Definizione del Ministero della Salute: un evento sentinella è un evento avverso di particolare gravità, indicativo di un serio malfunzionamento del sistema, che causa morte o grave danno al paziente e che determina lasistema, che causa morte o grave danno al paziente e che determina la perdita di fiducia dei cittadini nei confronti del Servizio Sanitario.

L li t d li ti ti llLa lista degli eventi sentinella:• Procedura in paziente sbagliato• Procedura in parte del corpo sbagliata (lato, organo o parte)• Suicidio in paziente ricoverato• Strumento o altro materiale lasciato all’interno del sito chirurgico cheStrumento o altro materiale lasciato all interno del sito chirurgico che 

richieda un successivo intervento o ulteriori procedure• Reazione trasfusionale da incompatibilità ABO• Decesso coma o gravi alterazioni funzionali derivanti da errori da terapia• Decesso, coma o gravi alterazioni funzionali derivanti da errori da terapia• Abuso su paziente ricoverato• Decesso materno o malattia grave correlata al travaglio e/o al parto• Mortalità in neonato sano di peso maggiore di 2500 gr. Entro 48 ore dalla 

nascita• Ogni altro evento avverso che causa danno indicativo diOgni altro evento avverso che causa danno indicativo di 

malfunzionamento del sistema…

L t d ll’ i p di t iLa catena dell errore in pediatria:• Livello della prima linea ( interfaccia uomo‐

sistema e/o paziente –medico):• Livello dei piani alti:

1 I i i b l isistema e/o paziente –medico):

1. Gli ambienti fortemente dinamici

2. Le troppe e diverse fonti di informazione

3. Il cambiamento frequente di obiettivi

1. Interazioni non ben regolate tra gruppi professionali diversi

2. Scarsa chiarezza del sistema delle regole

3. Compresenza di norme conflittuali4. La scarsa chiarezza degli obiettivi

5. L’utilizzo di informazioni indirette o riferite

6. Il passaggio rapido da situazioni di stress l t it i i ti i

p

4. Cattiva progettazione dell’organizzazione

5. Scarsa o nulla attenzione alle politiche della sicurezza

6 Di i t l litàelevato a situazioni routinarie

7. L’uso di tecnologie avanzate e complesse

8. La coesistenza di priorità differenti

9. La presenza di più leader in competizione tra 

6. Disinteresse per la qualità

p p pdi loro

G. Del Poeta, F. Mazzufero, M. Canepa, “IL risk mamagement nella logica del governo clinico”, McGraw - Hill

L’ è p bl d l i l Op t ??L errore è un problema del singolo Operatore ??

• “Errori attivi”:• Sono commessi

di d ll

• “Errori latenti”:• Interessano

l i i idirettamente dall’operatore con effetto negativo praticamente immediato

l’organizzazione, si intrecciano più cause

praticamente immediato sull’assistito

Es: eccessivo carico di lavoro, problematiche organizzative,organizzative,tempi, spazi, strumenti inadeguati, poca formazione, scarsa comunicazione..

Sit i i i hi i p di t iSituazioni a rischio in pediatria:Nella struttura:• L tti i ad ati• Letti inadeguati;• Sporgenze strutturali (es. termosifoni..);• Finestre non protette, uscite pericolose;Finestre non protette, uscite pericolose;• Apparecchiature in bilico ( piantane, tv..);• Suppellettili non autorizzate;• Accesso in zone a rischio (es. sala medica..);• Armadi con farmaci facilmente raggiungibili;• A a e hiat e e i l se ( vedi f a i de )• Apparecchiature pericolose ( vedi forno a microonde..);• …

Sit i i i hi i p di t iSituazioni a rischio in pediatria:Nell’organizzazione ( processi ):g ( p )• Errore di dosaggio terapia;• Scambio paziente;p• Errore di somministrazione (terapia incustodita..);• Confusione al momento della preparazione del farmaco;• Difetto di comunicazione col team medico;• Erroneo scambio di consegne; documentazione inf. ca

i ade ata inadeguata; • Incomprensione col genitore;• Eccessiva fiducia/sfiducia nei confronti del parente adulto;• Eccessiva fiducia/sfiducia nei confronti del parente adulto;• …

Rianimazioni pediatrichePediatrie e neonatologiePediatrie e neonatologiesono ad alto rischio per gli errori di som.ne / dosaggio farmaci ..Ciò è dovuto principalmente all’eterogeneità delle patologie a carico dei bambinidelle patologie a carico dei bambini ricoverati ed al gran numero di farmaci utilizzati in queste areefarmaci utilizzati in queste aree

Sit i i i hi i p di t iSituazioni a rischio in pediatria:

Nell’esito:• Comunicazione frettolosa al momento della dimissione;

i i i i• Poco tempo dedicato a spiegare al genitore come proseguire l’iter terapeutico a domicilio;

S ti ità i t lli di t• Scarsa continuità con i controlli a distanza;

• …

N i lp tiNursing malpracticeUna ricerca americana( pubblicata da Accident Analysis and Prevention) Afferma che il maggiore rischio di errore(il 20% di i li i) d i(il 20% di tutti gli errori) derivada orari di lavoro innaturali(es. il compito più delicato assegnatonelle prime ore della sera o della nottenelle prime ore della sera o della notte,soprattutto prima di una festività,Due o più consecutivi turni impegnativi di notte…Questo succede perché vi è interferenzaQuesto succede perché vi è interferenzanei ritmi circadiani delle persone(l’orologio biologico).

b lCause evitabili:•La mancanza di prevenzione•Le carenze nell’igiene* e nel servizio sanitarioI it di di ti i t ti i•I ritardi diagnostici e terapeutici

Le principali cause di errore sono dovute:Le principali cause di errore sono dovute:•48,2% al fattore umano•33% alla struttura•5,4% al soccorso tardivo,

Ma…Fonti autorevoli internazionali citano il sistema sanitario italiano come il più efficientein assoluto tra i grandi paesi del mondo occidentale.

C di i i di p iCarenze di igiene e mancanza di prevenzione:In Italia vi sono ogni anno 450/700mila casi di Infezioni Ospedaliere;g / p ;

Per carenze igieniche ogni 100 pazienti, 10 si ammalano di una malattia diversa da quella per cui sono stati ricoverati

…..

In una Pediatria Generale il problema principale è determinato dalle Gatroenteriti acute… che non sono annoverate tra le IO…

Quali e quanti ospedali hanno attivato un servizio di vigilanza e controllo ad i i il i i i f i i i dd l ll d llesempio tramite il servizio infermieristico addetto al controllo delle 

infezioni??

Bleah!

C i t t Corso integrato E2

Anche i bambini piangono…È ormai accertato che il dolore acuto provoca alterazioni fisiologiche comportamentaliprovoca alterazioni fisiologiche, comportamentali, ormonali ed endocrine causandoeffetti deleteri a breve e a lungo termine..

[ alcune raccomandazioni della Società Italiana di Neonatologia ]Neonatologia ]

Dal II trim di grav.: sviluppo dell’apparato sensoriale per la nocicezioneImmaturità anche oltre la gravidanza dei sistemi discendenti inibitoriE dei loro neurotrasmettitori predisposti a modulare le afferenze nocicettive…

Studi sul comportamento neonatale:Studi sul comportamento neonatale:

• Brazelton (’60):• Scala di valutazione del 

• Als (1982):• “teoria sinattiva”:

comportamento neonatale( i neonati possono disorganizzareil loro comportamento smettere di

• Interazione di 5 sottosistemi:

- Neurovegetativoil loro comportamento, smettere di respirare, agitarsi, iniziare a

piangere allo scopo di evitare stimoli eccessivamente intrusivi

- Neurovegetativo- Motorio- Comportamentale

stimoli eccessivamente intrusivi per loro ..) - Attenzione/interazione

- autoregolazione

a) Fase della stabilizzazione dei sottosistemi         (24‐29 s.g)b) Fase dell’organizzazione (30‐35 s.g.)c) Fase dell’integrazione (36 40 s g )c) Fase dell integrazione (36‐40 s.g.)

Cos’è il dolore?Cos è il dolore?“ Un’esperienza emozionale e sensoriale sgradevole associata.. Un esperienza emozionale e sensoriale sgradevole associata 

ad un potenziale o reale danno tissutale..”(International Association for the Study of Pain)

Il dolore non sempre è proporzionato all’entità del danno..

Gli studi di neurofisiologia dimostrano che a livello anatomo – funzionale il neonato è in grado di percepire,Gli studi di neurofisiologia dimostrano che a livello anatomo  funzionale il neonato è in grado di percepire, condurre e decodificare lo stimolo doloroso…

Il neonato non è in gradodi comunicaredi comunicarel’esperienza dolorosa ..

Principali indicatori di dolore nel neonato prematuro:Principali indicatori di dolore nel neonato prematuro:

• Sopracciglia corrugate

• Occhi stretti

• Bocca stirata

• Pianto

• ..

Ma non sempre il dolore nel neonato si manifesta con una semiologia valutabile;l’assenza di pianto o di movimento non esclude la presenza di dolorep

Quante manovre invasive ??Quante manovre invasive ??

• Un neonato ricoverato in TIN i iTIN viene sottoposto in media a 14 procedure invasive al giorno..

• il neonato è perennemente occupato a ripristinare il suo equilibrio omeostaticoomeostatico

Procedure che possono arrecare dolore in pTIN:

• Manipolazioni• Manipolazioni• Applicazione‐rimozione sensori• Applicazione‐rimozione cerotti• Posizionamento sondino naso‐gastrico• Aspirazione vie aeree• Intubazione endotracheale• Ventilazione meccanica• Puntura con lancetta da tallone• Puntura con lancetta da tallone• Iniezione sottocutanea e intramuscolare• Inserzione cateteri ombelicali• Prelievo venoso‐arterioso• Inserzione catetere venoso periferico• Inserzione catetere venoso centrale percutaneo• Inserzione catetere centrale• Isolamento venoso chirurgico• Isolamento venoso chirurgico• Posizionamento drenaggio toracico• Puntura lombare• ….

Possibili rischi dell’analgesia o gdella sedazione:

• Complicanze cardiorespiratorie

• Depressioni respiratorie  apnea  bradicardia  desaturazione• Parziale ostruzione delle vie aeree ( es. ipersalivazione..)

ff i ll li d i f i• Effetti collaterali dei farmaci

• Necessità di ventilazione assisitita

Esistono anche delle misure non Esistono anche delle misure non farmacologiche per lenire il farma g p r n r

dolore??

Il team Infermieristico può intervenire per modificare i comportamenti

Nuovo programma di assistenza:Nuovo programma di assistenza:

• NIDCAP: Newborn Individualized Developmental Care

Cioè un’assistenza interattiva tra equipe, genitori e neonato

.. Anche cominciando da interventi ambientali come la riduzione dei rumori, l’utilizzo di coprincubatrici per ridurre le fonti luminose, favorire il contatto visivo con la mammacon la mamma..

I più comuni approcci per la gestione non farmacologica del dolore:

Interventi legati al concetto di “developmental care”

Utilizzo di saccarosio:Agisce come analgesico: il gusto dolce attiva sistemi endogeni di dolce attiva sistemi endogeni di modulazione del dolore a livello spinale

1 Posizionamento adeguato (cura posturale)1. Posizionamento adeguato (cura posturale)2. contenimento (nido, wrapping, holding con le mani, 

metodo marsupio, tocco dolce o gentle handling)3. Promozione del sonno fisiologico3.   Promozione del sonno fisiologico4.   Suzione non nutritiva – ciuccio ‐

I più comuni approcci per la gestione non l l farmacologica del dolore. Developmental care:

1. Controllo della temperatura e dell’umidità dell’incubatrice2. Contenimento e cambio di posizione posturale del bimbo tramite 

materassini, amache, telini, cuscinetti in gel..3. Vestire il neonato con body, calze, cuffia..4. MINIMAL TOUCH: l’operatore cerca di evitare

sul bambino il più possibile interventi inutili,stressanti..

5. GENTLE HANDING: l’operatore si adoperaper effettuare le manovre assistenziali in 

i d l i bmaniera dolce, mai brusca..6. WRAPPING:avvolgimento del neonato in un telino

per trasmettere il senso di contenimento e stabilità corporea7 GRASPING la apa ità del neonato di afferrare il dito dell’ad lto7. GRASPING: la capacità del neonato di afferrare il dito dell’adulto

viene utilizzata per infondere sicurezza8.  SATURAZIONE SENSORIALE..

I più comuni approcci per la gestione non p pp pfarmacologica del dolore:

Tecnica della “saturazione sensoriale”

Il neonato, a livello neuro‐fisiologico, “filtra” gli stimoli periferici: Stimolazione multisensoriale fornendo stimoli delicati di tipo:p

‐ tattile, vestibolare, gustativo, olfattivo, uditivo, visivo

si saturano i sensi del neonato attirando l’attenzione

Inibizione dello stimolo doloroso da parte di altri stimoli

si saturano i sensi del neonato attirando l attenzionecon gli stimoli positivi

sia a livello del midollo spinale che della corteccia, anche tramite la produzione endogena di beta endorfine

( linee guida del gruppo internazionale sul dolore nel neonato Rivista Italiana di Medicina Perinatale)( linee guida del gruppo internazionale sul dolore nel neonato, Rivista Italiana  di Medicina Perinatale)

I più comuni approcci per la gestione p pp pnon farmacologica del dolore:

9. SUZIONE NON NUTRITIVA :  come strumento di  autoconsolazione si può utilizzare il ciuccio con la somministrazione di piccole dosi di soluzione glucosata al 10% alleviando così lo stress da procedura.

10. HOLDING: il tocco con le mani dell’operatore che si appoggiano ferme,contengono, “ascoltano”.

11. CANGURO CARE: cioè il contatto a pelle12. TECNICA DEL MASSAGGIO DOLCE

Interventi nelle procedure pprogrammabili:

( l )• ( es. prelievo ematico, posizionamento catetere venoso…)

Stato di veglia tranquillaStato di veglia tranquilla

… attendere il ritornoallo stato basale

Prelievo da tallone:Prelievo da tallone:Ri ld l t t li i i ld ti• Riscaldare la zona e contenere con telini riscaldati

• Utilizzare tecniche di distrazione ( v. saturazione sensoriale)

• Se possibile coinvolgere la madre

• Usare lancetta automatica

• Non spremere il tallone

• Utilizzare un succhiotto col saccarosio da qualche minuto• Utilizzare un succhiotto col saccarosio da qualche minuto

Venipuntura o posizionamento di Venipuntura o posizionamento di un catetere centrale percutaneop

• Stessi interventi ambientali indicati nella puntura da tallone

• Posizionamento di crema emla un’oretta prima della puntura e  fissaggio con bendaggio morbido (facendo attenzione all’insorgenza di eventuali reazioni locali)g

Attenzione al paziente significa anche la p gpossibilità di prevedere forme di

analgesia e sedazione non solo in caso di analgesia e sedazione non solo in caso di intervento chirurgico ma anche nel post-

operatoriooperatorio..

• Controllo del doloreControllo del dolore• Riduzione reazione neuroendocrina e metabolica allo

stress chirurgicostress ch rurg co• Miglioramento della funzionalità respiratoria• Miglioramento outcomeMiglioramento outcome

Come si valuta il dolore nel neonato?Come si valuta il dolore nel neonato?

V l il d l d i i i h l h • Valutare il dolore dopo ogni situazione che lo ha provocatoV ifi l’ ffi i d ll t i l i i • Verificare l’efficacia della terapia analgesica ogni 4 – 6 ore

• Valutare i parametri fisiologici (FC FR Sat O2 • Valutare i parametri fisiologici (FC, FR, Sat O2, PA..) con le scale uni- o multidimensionali

PIPP: Premature Infant Pain Profilet i 0 1 2 3punteggio 0 1 2 3

Dati Cartella EtàGestazion.

>_36 sett. 32-35sett. 28-31sett. <28sett.

O i St t V li tti V li i t S tti S itOsservazione15 sec.

Stato com-portamentale

Veglia attivaOcchi apertiMimica facciale presente

Veglia quietaOcchi apertiMimica facciale assente

Sonno attivoOcchi chiusiMimica facciale presente

Sonno quitoOcchi chiusiMimica facciale assente

Osservazione dibase FC-Sat.O2

Osservazione 30 sec.

FC max Incremento0-4 battiti/min

Incremento5 – 14 battiti/min

Incremento15 -24 battiti/min

Incremento> 25 battiti/min_

Sat O2 min Diminuzione0 – 2,4%

Diminuzione2,5 – 4,9%

Diminuzione5 – 7,4%

Diminuzione>_7,5%

Corrugamento Nessuno Minimo Moderato MassimoFronte 0 -9%

del tempo10- 39% del tempo

40 – 69%Del tempo

>_70%Del tempo

Strizzamento occhi

Nessuno0 -9%

Minimo10- 39%

Moderato40 – 69%

Massimo> 70%

del tempo del tempo Del tempo_

Del tempo

Corrugamento solco naso-labiale

Nessuno0 -9% del tempo

Minimo10- 39% del tempo

Moderato40 – 69%Del tempo

Massimo>_70%Del tempodel tempo del tempo Del tempo Del tempo

Il punteggio totale del PIPP superiore a 12  rivela un dolore moderato o severo.

(Steven B, Johnston C, Petryshen P, Taddio A.Premature Infants Pain Profile: development and initial validation. Clin J Pain 1996:12:13‐22.)

[ogni paziente dovrebbe possedere una scheda personale con il punteggio del dolore e gli eventuali analgesici somministrati..]

CRIES: Crying Requires O2, Increased vital signs, Expressions, Sleepless:

Punteggio 0 1 2

Pianto( C i )

No Alta tonalità inconsolabile( Crying)

Richiesta O2Per SaO2> 95%

No <30% >30%Per SaO2 95%

Aumento FC e PA(Increased vital

No Aum. < 20% Aum. > 20%

signs)Espressione(expression)

Nessuna Smorfia Smorfia/lamento(expression)

Insonnia(sleepless)

No Risvegli frequenti Veglia continua

Il punteggio totale del CRIES superiore a 5 è indice di dolore.

(Krechel SW, Bildner J. CRIES: a new neonatale postoperative pain measurement score. Initial testing of validity and reliability. Paediatr Anaesth 1995;5(1):53‐61.)

NIPS: Neonatal Infant Pain Scale

Punteggio 0 1 2

EspressioneFacciale

Rilassata SmorfiaFaccialePianto Assente Piagnucoloso vigoroso

Tipo di respiro Regolare Alterato

Braccia Rilassate, Flesse, estese,contenute

,

Gambe Rilassate, contenute

Flesse, estesecontenute

Stato di vigilanza

Sonno – veglia agitatog

Il punteggio totale del NIPS superiore a 5 è indicativo di dolore

(Lawrence J, Lacock D, McGrath, Kay,… The development of a tool to assess neonatal pain. Neonatal Netw 1993 Sep;12(6):59‐66.

EDIN: Echelle Douleur Inconfort Nouveau-néEDIN Echelle Douleur Inconfort Nouveau néPunteggio 0 1 2 3

Espressione facciale Rilassata Smorfia transitoria Smorfie frequenti e Smorfia permanente con corrugamento fronte, labbro a borsa, tremori al mento

protratte che assomiglia a pianto

Movimento corporeo Movimenti rilassati Agitazione transitoria, spesso calmo

Agitazione frequente che può essere calmata

Agitazione permanente con contrazione dita e alluce, ipertono arti o movimenti lenti e prostrazione

Qualità del sonno Sonno facile Sonno con difficoltà Frequenti risvegli spontanei, sonno agitato

insonnia

Contatto con l’infermiera

Sorrisi, attento alla voce

Transitoria apprensione durante l’interazione con l’infermiera

Comunicazione difficile con l’infermiera, pianto per stimoli minori

Non rapporti con l’infermiera, lamenti anche senza stimolazionel infermiera per stimoli minori stimolazione

dolorabilità Calmo rilassamento totale

Calmo con rapida risposta a manipolazioni, voce, o suzione

Calmo con difficoltà Non consolabile, suzione disperata

Il punteggio totale dell’EDIN superiore a sette indica dolore

( f( Debillon T, Zupan V, Ravault N, Magny JF, Dhan M,Development and inizial validation of the EDIN scale, a new tool assessing prolonged pain in preterm infants. Arch Dis Child Fetal Neonatal Ed. 2001;85:F36‐41.

[ps: EDIN è una scala utilizzata per il dolore prolungato ]

Scale di valutazione del dolore; metodi a confronto:

PIPP NFCS NIPS CRIES(Premature Infant Pain Profile)

(Neonatal Facial Coding Scale)

Neonatal Infant Pain Scale)

(Score)

1. Età gest.2. Stati

comportamentali3 FC

1. Soppracciglie corrugate

2. Occhi strizzati3 S l

1. Mimica del volto2. Pianto3. Patterns

i t i

1. Pianto2. Richiede

aumento som.ne o23. FC

4. Saturazione5. Sopracciglie

corrugate

3. Solco nasolabiale

4. Labbra aperte5. Bocca stirata

respiratori4. Braccia5. Gambe6. Stato di veglia

o23. Segni vitali aum.4. Espressione5. insonniag

6. Occhi strizzati7. Solchi

nasolabiali

6. Labbra increspate

7. Lingua tesa8 Tremori al mento

6. Stato di veglia

8. Tremori al mento9. Lingua protrusa

Concludendo la prima parteConcludendo la prima parte..• Così come avviene nell’adulto e nel bambino è necessario rendersi conto

della necessità di un adeguato controllo del dolore nel neonato della necessità di un adeguato controllo del dolore nel neonato indipendentemente dall’età gestazionale e dalla sua situazione clinica

• Per trattare adeguatamente il dolore nel neonato bisogna identificarne • Per trattare adeguatamente il dolore nel neonato bisogna identificarne le fonti e valutarne le caratteristiche

l d l d l d bb l d • Il dolore del neonato dovrebbe essere valutato ogni giorno ed entrare a far parte dell’esame obiettivo routinario

• Prevenire e trattare il dolore deveessere considerato una priorità tragli Operatori delle TINgli Operatori delle TIN

Concludendo la prima parteConcludendo la prima parte..• È importante ricordare che il neonato in TIN, subisce:mp ,• frequenti manovre dolorose• un dolore derivato dalla solitudine, dalla privazione della

mamma..• il contatto con mani sempre diverse che raramente hanno il

tempo per carezze e coccole p p

Dolore ripetuto che potrebbe provocare angoscia, d idepressione..

• Molto probabilmente il contatto con le mani del personale evoca una reazione di paura..pÈ quindi necessario che il personale capisca la necessità dell’utilizzo di protocolli per la valutazione del dolore

Il dolore in Pediatria:

Il dolore in Pediatria:Il dolore in Pediatria:• Tipologie di dolore:

• D. nocicettivo: dolore violento, improvviso, localizzato,acuto; tipo trauma esterno (ustione..),o interno (frattura..)D isc l : m n b n l c li t più p f nd lt • D. viscerale: meno ben localizzato, più profondo a volte intermittente ( tipo colica renale..)

• D. neuropatico: può comparire in seguito alla lesione di un p p p gfascio nervoso; può dare bruciore, costrizione, formicolii; può essere causato da lesioni periferiche oppure midollari e sopramidollarisopramidollari

• Caratteristiche del dolore:D t• D. acuto

• D. cronico• D ricorrenteD. ricorrente

Linee guida dell’OMS per il controllo del pdolore nel bambino (1993):

• L’intensità del dolore nei bambini con cancro è un’emergenza e deve ll dessere trattata con sollecitudine

• Usare un approccio multidisciplinare che offra cure palliative onnicomprensive

b d l f h d• Combinare terapie di conoscenza pratica, comportamentali, fisiche e di supporto con i trattamenti farmacologici appropriati

• Il dolore e l’efficacia del suo controllo devono essere valutati a intervalli regolari durante tutto il corso del trattamentoregolari durante tutto il corso del trattamento

• Determinare la causa che sta alla base del dolore e avviare un trattamento• Il dolore derivante dalle terapie deve essere trattato con aggressività

U ili l l l i d ll’OMS l i i f i il• Utilizzare la scala analgesica dell’OMS per selezionare i farmaci per il controllo del dolore

• Utilizzare la via orale ogni volta possibileC l id ll di d d i i ll’ b d i• Correggere le idee errate sulla dipendenza da oppiacei e sull’abuso dei farmaci. La paura della dipendenza da oppiacei è un problema che deve essere evidenziato

Linee guida dell’OMS per il controllo del pdolore nel bambino (1993):

• La “dose appropriata” di un oppiaceo è quella che effettivamente dà• La “dose appropriata” di un oppiaceo è quella che effettivamente dà sollievo dal dolore

• Dosi adeguate di analgesici devono essere somministrate a orari regolari e non al bisognonon al bisogno

• Deve essere fornita una dose di analgesico sufficiente a consentire ai bambini di dormire per tutta la notte

• Gli effetti collaterali vanno prevenuti e trattati con aggressivitàGli effetti collaterali vanno prevenuti e trattati con aggressività• Quando si riduce la somministrazione di oppiacei, le dosi vanno diminuite 

gradatamente per non causare un improvviso aumento del dolore o sintomi di astinenza

• Le cure palliative per i bambini che stanno morendo di cancro devono far parte di un approccio onnicomprensivo che si focalizza sui loro sintomi fisici, sulle loro necessità psicologiche, culturali e spirituali. Deve essere 

ibil l d id f i li i d i b bi ipossibile, se lo desiderano, fornire tali cure in casa dei bambini.

La terapia del dolore consta di:

t i h f l i h• tecniche farmacologiche

• teniche non farmacologiche:• Terapie di supporto ( abitudini familiari, informazioni 

d t il i )adeguate, il gioco..)

• Metodi cognitiviI i• Ipnosi

• Metodi comportamentali ( respirazione profonda, rilassamento progressivo )rilassamento progressivo.. )

La terapia del dolore consta di:• teniche non farmacologiche o biocomportamentali:biocomportamentali:

(scopo: auto – inducendo il rilassamento si vuole portare la mente lontano dal dolore => ipnoanalgesia)portare la mente lontano dal dolore => ipnoanalgesia)

1 Respirazione (es: “soffia sulla nuvola del dolore” )1. Respirazione (es:  soffia sulla nuvola del dolore  ..)

2. Rilassamento ( come per training autogeno ..)

3 Vi li i ( 2 + l i t ’i i h l i3. Visualizzazione (  2. +  lo si porta su un’immagine che a lui piace ..)

4 Desensibilizzazione (es : 2 + utilizzo dell’interruttore )4. Desensibilizzazione (es : 2 + utilizzo dell interruttore ..)

5. Tecniche di distrazione e/o coinvolgimento (es:  con un libro o un giocattolo )libro o un giocattolo..)

Cosa chiedersi per valutare e trattare il pdolore nel bambino:

Questo bambino ha dolore?

Qual è l’intensità del suo dolore?

Q l è il i h è ll b ?Qual è il meccanismo che ne è alla base?

Di quali mezzi disponiamo per trattarlo?q p p

Scale di valutazione del dolore nel bambino:

• VAS: scala analogica visiva (linea con tacche)

• VNS: scala numerica verbale (linea con n. 0/10)

• VRS: scala di valutazione verbale (tramite aggettivi)

• CAS: scala colorimetrica (colori +o accesi)• CAS: scala colorimetrica (colori +o‐ accesi)

• SCALA  di WONG – BAKER (scala delle espressioni facciali)

LA PROMOZIONE E LO SVILUPPO DELLE TERAPIE DEL DOLORE ( ddl giugno/luglio 2006)DOLORE ( ddl giugno/luglio 2006)

. Consentire a ciascuna persona di vivere ogni stadio della vita con piena dignità e consapevolezza di sé, combattendo il dolore non necessario e avendo accanto le persone care, è un dovere fondamentale della comunità. Per questo vogliamo, d’intesa con le Regioni:•promuovere e sviluppare le terapie del dolore secondo linee molto concrete: •sburocratizzare e semplificare ulteriormente la prescrizione dei farmaci oppiacei attraverso la eliminazione del ricettario speciale •promuovere l’applicazione delle linee guida di “Ospedale senza dolore” a cominciare dalla misurazione del dolore come parametro vitale 

d bbli i l’i f i d li i i d i di i di•rendere obbligatoria l’informazione degli operatori, a partire dai medici di famiglia, attraverso il sistema dei crediti ECM •aumentare l’informazione nei confronti dei cittadini per far comprendere a tutti h il lli è l d id bil h ibilche il sollievo non è solo desiderabile ma anche possibile. 

grazie