Il destino di Frankenstein - Àncora Editrice · 2016-02-24 · libri tornò su argomenti affini,...

14
Il destino di Frankenstein Tra mito letterario e utopie scientifiche Prefazione di Saverio Simonelli Paolo Gulisano Annunziata Antonazzo

Transcript of Il destino di Frankenstein - Àncora Editrice · 2016-02-24 · libri tornò su argomenti affini,...

Page 1: Il destino di Frankenstein - Àncora Editrice · 2016-02-24 · libri tornò su argomenti affini, ... elementi gotici che avrebbero in seguito caratterizzato molta let- ... educativo

Il destino di Frankenstein

Tra mito letterario e utopie scientifiche

Prefazione di Saverio Simonelli

Paolo Gulisano Annunziata Antonazzo

Page 2: Il destino di Frankenstein - Àncora Editrice · 2016-02-24 · libri tornò su argomenti affini, ... elementi gotici che avrebbero in seguito caratterizzato molta let- ... educativo

Immagine di copertina:© Depositphotos / dleindecdp© Fotolia / AlienCat

© 2015 ÀNCORA S.r.l.

ÀNCORA EDITRICEVia G.B. Niccolini, 8 - 20154 MilanoTel. 02.345608.1 - Fax [email protected]

N.A. 5528

ÀNCORA ARTI GRAFICHEVia B. Crespi, 30 - 20159 MilanoTel. 02.6085221 - Fax [email protected]

ISBN 978-88-514-1561-7

Page 3: Il destino di Frankenstein - Àncora Editrice · 2016-02-24 · libri tornò su argomenti affini, ... elementi gotici che avrebbero in seguito caratterizzato molta let- ... educativo

Prefazione

Frankenstein chi era costui? Anche se a prima vista la popolarità del personaggio pare acquisita nel repertorio dell’immaginario attuale, fino a renderlo icona, quasi epiteto proverbiale, in realtà le nozioni sull’opera letteraria che gli ha di fatto dato i natali sono assolutamente impari e deficitarie rispetto alla notorietà di quello che i pubblicitari potrebbero definire il suo brand.

Forse non ci siamo mai soffermati troppo su questo dato, ma lo stesso nome Frankenstein, con il suo sapore teutonico e vaga-mente sinistro, ci fa spesso confondere uomo e creazione, autore e creatura, tanto che per molti Frankenstein non è il nome dello scienziato ma proprio quello del mostro frutto del suo ingegno, che invece evidentemente un nome proprio non ha né potrebbe avere.

Costantemente presente sulla carta stampata, immortalato in film, sceneggiati e talk show, da Mel Brooks fino a Maurizio Croz-za, evocato nei dibattiti sullo strapotere della scienza, Frankenstein è frutto dell’immaginazione e dell’inventiva letteraria di Mary Shelley, scrittrice inglese di inizio Ottocento particolarmente attiva sulla scena culturale dell’epoca; un’autrice importante ancorché oscurata dalla fama della sua creazione, alla quale il libro che avete appena aperto restituisce finalmente onore e adeguata notorietà.

Antonazzo e Gulisano ci offrono infatti una panoramica ampia, ragionata e competente che anzitutto ci aiuta a collocare il perso-naggio e l’autrice all’interno della storia che più compete loro, vale a dire quella culturale e più specificamente letteraria. Tra le pagine troviamo infatti in modo capillare la biografia di Mary Shelley, la

5

Page 4: Il destino di Frankenstein - Àncora Editrice · 2016-02-24 · libri tornò su argomenti affini, ... elementi gotici che avrebbero in seguito caratterizzato molta let- ... educativo

6

sua famiglia, le sue conoscenze e frequentazioni, assaporiamo il fermento, le tensioni, gli scontri culturali e sociali dell’ambiente inglese che già all’epoca cominciava a interrogarsi su potenzialità e limiti della scienza, incontriamo grandi intellettuali di quel tempo, da Godwin a Rousseau, scopriamo tra l’altro, e non da ultimo, che Frankenstein non è l’unica opera della Shelley, che invece con altri libri tornò su argomenti affini, miscelando elementi squisitamen-te profetici a intuizioni tipicamente letterarie, suo vero e proprio marchio di fabbrica.

In questo percorso, senza troppo scantonare, trovano spazio dotte ma piacevolissime digressioni sulla storia della scienza e segnatamente della medicina, così come sul dibattito filosofico vivissimo, come detto, nell’ambiente della Shelley, ma è impossibile per gli autori sottrarsi alle inquietudini dell’oggi, collocando così la creazione di Frankenstein all’interno di un’evoluzione di scien-za e tecnologia che ancora non finisce di sorprenderci e spesso di allarmarci.

Anche se a volte gli autori corrono il rischio di spingersi troppo sul terreno delle opinioni personali in materia di rapporto tra etica e scienza, la trattazione rimane costantemente lucida e puntuale, proprio perché mai abbandona il riferimento al contesto culturale di ieri e di oggi, tratteggiando scenari le cui premesse è bene tenere a mente.

Non ci è dato sapere quanti Frankenstein siano all’opera in questo momento in chissà quanti laboratori di ricerca più o meno segreti, né è facile tenerci aggiornati sugli sviluppi di una materia talmente complessa e quasi esoterica da limitare le possibilità di comprensione dei non addetti ai lavori, ancorché bene informati e sufficientemente colti.

Ecco allora che il volume ci fornisce gli strumenti per partire dall’inizio, da un’intuizione narrativa dell’Ottocento – non a caso definito il secolo del romanzo – di tale potenza e portata germi-nativa da porsi come caposaldo ineludibile di un processo che tocca nel profondo non solo il passato e il presente, ma proprio il

Page 5: Il destino di Frankenstein - Àncora Editrice · 2016-02-24 · libri tornò su argomenti affini, ... elementi gotici che avrebbero in seguito caratterizzato molta let- ... educativo

7

nocciolo dell’umano, dei suoi incubi e delle sue paure, ma anche delle profonde ragioni dell’essere, della vita nelle sue pieghe più irrivelate e del rapporto con un Oltre, al di là delle credenze e della fede di ciascuno.

Col suo richiamo, anche nel sottotitolo, alla figura di Prometeo, Mary Shelley aveva del resto inserito la sua creatura nel solco di un mito tanto antico quanto la sua formulazione è tragicamente iscritta nel destino dell’uomo, e forse proprio per questo, dal canto loro, anche Antonazzo e Gulisano hanno voluto preporre proprio quella parola lì al nome di Frankenstein: il termine malioso, terri-bile, inquietante e assieme suggestivo di «destino». Buona lettura.

Saverio Simonelli

Page 6: Il destino di Frankenstein - Àncora Editrice · 2016-02-24 · libri tornò su argomenti affini, ... elementi gotici che avrebbero in seguito caratterizzato molta let- ... educativo

9

I

L’invenzione del mostro

Tutta la differenza fra costruzione e creazione è esattamen-te questa: una cosa costruita si può amare solo dopo che è stata costruita; ma una cosa creata si ama prima che esista.

G.K. Chesterton

Da duecento anni uno spettro si aggira tra la letteratura e la filosofia, tra la cultura scientifica, l’immaginario popolare e il di-battito sui temi della bioetica: si tratta di uno dei capolavori della letteratura inglese, Frankenstein, ossia il moderno Prometeo, di Mary Shelley, un’opera scritta da una ragazza di 20 anni in grado di suscitare da allora fino a oggi delle riflessioni fondamentali sulla figura dell’uomo di scienza e sull’importanza del suo ruolo nel cammino del progresso per il miglioramento delle condizioni di vita della comunità umana.

Un romanzo che, allo stesso tempo, rappresenta il precursore e il capostipite della Letteratura di anticipazione, chiamata co-munemente Fantascienza. Nel Frankenstein ci sono anche quegli elementi gotici che avrebbero in seguito caratterizzato molta let-teratura romantica e le opere di grandi autori come Edgar Allan Poe, Stevenson e Lovecraft, straordinari narratori delle paure più profonde dell’animo umano.

Tuttavia chiamare Frankenstein un romanzo gotico, come molte volte è stato fatto, non è darne la definizione esatta. La Shelley si pone fuori dall’orrore vampiresco del nebbione conosciuto come

Page 7: Il destino di Frankenstein - Àncora Editrice · 2016-02-24 · libri tornò su argomenti affini, ... elementi gotici che avrebbero in seguito caratterizzato molta let- ... educativo

10

«romanzo gotico inglese», come affermò la scrittrice scozzese Muriel Spark1.

Questo romanzo fu il primo di un nuovo e ibrido genere roman-zesco. Nell’anno 1818, l’opera di una ragazza ventenne provocò stu-pore e meraviglia, e molti erano coloro che ritenevano che l’opera andasse attribuita al marito Percy Shelley e non a Mary.

Al suo apparire, Frankenstein fu un autentico best seller; non solo: arrivò in un momento propizio in cui la narrativa aveva bi-sogno di produrre non soltanto ripugnanti e immaginari sussulti e brividi di terrore, ma soprattutto riflessioni nelle menti e nelle coscienze dei lettori.

Frankenstein di Mary Shelley non si può tuttavia inquadrare in un genere letterario particolare: è un unicum, un romanzo che co-stituisce una delle opere letterarie più singolari della Modernità. Il suo sottotitolo, Il moderno Prometeo, faceva intravedere la grande portata del romanzo, gli echi delle grandi opere che lo avevano influenzato, le suggestioni delle scoperte nel campo della fisica e della chimica e quella componente gotico-romantica che solo in un animo sensibile e appassionato poteva sintetizzare la pienezza del sublime.

Mary era la giovane moglie di Percy Shelley, il grande poeta romantico, e figlia di due importanti intellettuali dell’Inghilterra della fine del XVIII secolo.

Un periodo dove già iniziava un dibattito etico derivato dalle nuove straordinarie scoperte che avevano suscitato molte domande sui confini tra la vita e la morte e il potere su di essi degli scienziati.

Mary scelse di raccontare questi dubbi e queste angosce in un romanzo dove la riflessione si sviluppa non in un messaggio mo-ralizzante, ma manifestando visibilmente l’impotenza dell’essere umano a comprendere il grande mistero della vita.

A duecento anni dalla sua pubblicazione, il romanzo della Shelley continua a interpellare le coscienze, ad affascinare i

1 M. Spark, Mary Shelley, Penguin Books, London 2002, pp. 153-178.

Page 8: Il destino di Frankenstein - Àncora Editrice · 2016-02-24 · libri tornò su argomenti affini, ... elementi gotici che avrebbero in seguito caratterizzato molta let- ... educativo

11

lettori, e a permanere saldamente nella cultura popolare e nel suo immaginario, continuando a ispirare il cinema, la musica, la letteratura.

Allo stesso tempo le questioni di tipo scientifico ed etico solle-vate nel romanzo sembrano diventare sempre più attuali e urgenti.

È possibile disporre totalmente della vita umana? Quali sono i limiti degli interventi delle tecnologie biomediche? Il dibattito sulla fecondazione artificiale, se non addirittura la clonazione, è sempre vivo e vivace, così come il dibattito acceso sul tema dell’eutanasia, che non verte più sul diritto di dare la vita, ma su quello di toglierla, istanza figlia di una cultura liberale por-tata agli estremi e frutto dell’emotivismo etico. Si tratta di una concezione problematica e al tempo stesso incomprensibile nei suoi elementi essenziali; ciò che emerge infatti da questa visione culturale contemporanea è un radicale relativismo di fondo che investe ogni aspetto della vita umana: la conoscenza, la filosofia, la morale, la politica, la ricerca scientifica, vedono l’abbandono della concezione dell’uomo quale essere dotato di una natura specifica e indirizzato verso un fine.

Questo distacco ha portato con sé tutta una serie di tentativi di giustificazione della morale che sono giunti al culmine con Nietzsche, demistificatore della morale stessa.

Mary Godwin Shelley visse tra la fine del XVIII secolo e l’inizio del XIX, un periodo di grandi rivolgimenti storici, sociali e soprat-tutto scientifici. La madre, Mary Wollstonecraft era nota per la sua pubblicazione dal titolo A Vindication of the Rights of Woman, il cui scopo era quello di rivendicare un’istruzione e un modello educativo migliori per le donne del tempo, nonché un cambiamen-to radicale della morale. Così il padre, William Godwin, era un filosofo che sognava una società libertaria, svincolata soprattutto dalle norme religiose in tema di valori morali. Entrambi erano fautori del libero amore.

Mary, il frutto di questo loro amore trasgressivo, e a sua volta giovane donna che diventa l’amante di un uomo sposato, Shelley

Page 9: Il destino di Frankenstein - Àncora Editrice · 2016-02-24 · libri tornò su argomenti affini, ... elementi gotici che avrebbero in seguito caratterizzato molta let- ... educativo

12

appunto, nel suo romanzo finisce paradossalmente non tanto con il descrivere un cambiamento della morale, ma con la denuncia innanzitutto del cambiamento della concezione dell’uomo. Etica e antropologia sono assolutamente interdipendenti: non c’è morale senza una visione dell’uomo, e viceversa.

Il paradosso è spiegabile con il fatto che Frankenstein nacque da una serie di idee, riflessioni, suggestioni elaborate dall’autrice non in modo cosciente, ma quasi attraverso una visione onirica, da lei stessa descritta. Pertanto vi sono diversi modi in cui il romanzo può essere interpretato, come afferma Muriel Spark, e questa va-rietà di livelli interpretativi contribuisce alla sua validità artistica.

Il tema più ovvio è quello suggerito dal titolo: Frankenstein, os-sia il moderno Prometeo. Questa congiunzione esplicativa «ossia» è degna di nota, perché sebbene inizialmente sia Frankenstein a incarnare Prometeo, appena viene creato è invece il mostro ad assumere questo ruolo. La sua condizione di solitudine e ancor più la ribellione contro il suo creatore caratterizzano i suoi tratti prometeici. Quindi, sottintende il titolo, il mostro è l’alternativa a Frankenstein.

In qualche modo è il suo doppio, perché Frankenstein e la sua creatura, cui – significativamente – non viene dato un nome, sono strettamente legati dalla natura della loro relazione. La condizione umana di Frankenstein risiede in quella del mostro, e quella del mostro in Frankenstein. Che questo fatto abbia ricevuto un ampio, anche se involontario, riconoscimento è confermato dall’errore molto comune di chiamare «Frankenstein» il mostro, e scaturisce dal fondamentale principio del romanzo: Frankenstein si perpetua nel mostro.

Un altro aspetto essenziale di questa storia è il continuo inse-guirsi dei due protagonisti, senza incontrarsi, se non nel finale. Un duello mortale, ma combattuto a distanza, e dove le vittime della sfida – quasi «danni collaterali» – sono quasi sempre innocenti. È il tema del «cacciatore cacciato», che Mary Shelley tratta in modo geniale, drammatico e ironico allo stesso tempo.

Page 10: Il destino di Frankenstein - Àncora Editrice · 2016-02-24 · libri tornò su argomenti affini, ... elementi gotici che avrebbero in seguito caratterizzato molta let- ... educativo

13

Non ci sono scontri, esattamente come accadrà in un altro gran-de romanzo dell’Ottocento, Moby Dick dell’americano Herman Melville2. Il capitano Achab insegue la balena bianca, il «mostro», proiezione dei suoi mostri interiori, in una lunghissima caccia che si conclude solo con la morte del capitano e la sparizione negli abissi del mostro, intrecciati nel finale drammatico, come Fran-kenstein e il suo mostro.

Dopo la Shelley e Melville, sarà lo scozzese Robert Louis Steven-son, uno dei più geniali autori dell’età vittoriana, a interpretare nel modo più terribile e profondo il tema del conflitto tra il sé e il pro-prio doppio mostruoso con Lo strano caso del Dr. Jekyll e Mr. Hyde.

Il rapporto di Frankenstein con il mostro si esprime nel para-dosso dell’identità e del conflitto. Un conflitto che ha come vero obiettivo, esattamente come in Moby Dick, il Creatore.

Playing God

Rileggendo il Frankenstein con lo sguardo rivolto agli scenari contemporanei, emerge una realtà molto inquietante: c’è qualcuno che si diverte a giocare a fare Dio.

L’espressione inglese «playing God» è ancora più pregnante: to play non significa solo giocare, ma anche «interpretare la parte», nel linguaggio del teatro e del cinema. Quindi potremmo tradurre «giocare alla divinità» o «fare la parte di Dio». Essa rimanda si-curamente a quel dibattito ormai quotidiano sul vero significato della difesa della vita e della sua dignità, come suggerisce il bioetico Giovanni Russo3.

Riferendoci all’opera di Mary Shelley useremo la traduzione «fare la parte di Dio», la più appropriata, perché se la parola «gioco» conferisce un elemento di superficialità o leggerezza, l’atto dell’in-

2 Cf P. Gulisano Fino all’abisso. Il mito moderno di Moby Dick, Àncora, Milano 2013. 3 Professore Ordinario di Bioetica presso l’Istituto Teologico «S. Tommaso» di Messina e Direttore della Scuola Superiore di Specializzazione in Bioetica e Ses-suologia dello stesso Istituto.

Page 11: Il destino di Frankenstein - Àncora Editrice · 2016-02-24 · libri tornò su argomenti affini, ... elementi gotici che avrebbero in seguito caratterizzato molta let- ... educativo

14

terpretare Dio prendendone il posto rivela la piena coscienza della volontà, del voler essere al posto di Dio con tutto se stesso.

Nel caso del Dottor Frankenstein non si tratta di giocare a fare il creatore ma di voler «essere» il creatore.

La nostra riflessione, tuttavia, non vuole concentrarsi semplice-mente sull’azione del playing o sulle cause, peraltro molto importan-ti, ma sulle sue conseguenze. Esse rendono più ampio il panorama del nostro sguardo perché ci invitano a rivolgere il nostro interesse a una tradizione letteraria che fa risalire le sue interpretazioni fino al periodo dei poeti tragici dell’antica Grecia.

A cominciare dal sottotitolo dell’opera, il Moderno Prometeo, siamo condotti a ritroso fino al V secolo avanti Cristo, quando Eschilo scriveva il Prometeo incatenato, rappresentando con voce profondamente lirica il tragico rapporto tra Creatore e creatura. Questo rapporto può essere sintetizzato in una sola parola, proprio di origine greca: «‘ύβρις» (ybris), il cui significato è tracotanza, atteggiamento di ribellione da parte dell’uomo di fronte alla potenza di Dio. Gli autori della tradizione letteraria hanno via via motivato le cause di questo atteggiamento, a volte lo hanno anche giustificato accusando gli dei di essere invidiosi delle capacità degli esseri umani: lo fa dire John Milton al suo Lucifero nel Paradiso perduto e prima ancora Marlowe al suo Doctor Faustus.

In ogni caso le conseguenze si sono rivelate catastrofiche.Lo scrittore vittoriano George Mac Donald, precursore della

letteratura fantasy e maestro per autori quali Chesterton e C.S. Lewis, aveva descritto questo atteggiamento in una sintesi lucida e netta come un’epigrafe: «Il principio primo dell’inferno è: io sono mio».

E proprio G.K. Chesterton avrebbe, in seguito, descritto il mondo che ha eliminato Dio non come una società che non crede più in nulla – come ne sarebbe consequenziale – ma che crede in ogni cosa: la fede viene rimpiazzata dalla creduloneria, la ragione dall’irrazionale. Eliminato il Dio cristiano, non avviene «il ritorno

Page 12: Il destino di Frankenstein - Àncora Editrice · 2016-02-24 · libri tornò su argomenti affini, ... elementi gotici che avrebbero in seguito caratterizzato molta let- ... educativo

15

degli dei», come si auspicava da qualche parte, ma si fa strada il vuoto, il nulla. Si scopre una natura che non è più quella innocente dei primordi, ma che può essere pericolosamente letale. L’esito del razionalismo è – in una classica eterogenesi dei fini – un uomo che, volendo sconfiggere il mistero, lo ha soltanto rimosso, ma continua a diffidarne. Il mistero, ovvero il significato ultimo delle cose che Dio ha nascosto in segni e simboli che l’uomo deve riconoscere e interpretare, percorrendo un cammino della mente e del cuore che porta infine alla Verità, è stato negato dalla prepotenza arrogante dei Lumi. Tolto dunque di mezzo il mistero, sopravvive il miste-rioso, come una degenerazione.

La «magia», nell’epoca dello scientismo, consiste nella ricerca del potere sulla natura e sui suoi elementi, via iniziatica e cerimoniale a un dominio delle cose che la scienza non riesce pienamente a garantire. Questo è il sogno del professor Frankenstein. Ma è il sogno, o forse l’incubo, della ragione, a generare mostri.

Nel clima gotico descritto dalla Shelley si avverte l’ombra dell’ir-razionale. Siamo ai primi dell’Ottocento, e bisogna ricordare che, paradossalmente, è in piena epoca illuminista che in Inghilterra esplode l’interesse per gli occultismi più vari; è mentre si cerca di abbattere il pensiero religioso che trovano fortuna stregoni ed esoteristi, accanto ai ricercatori che empiricamente cercano di di-mostrare che non occorre alcuna ipotesi di intervento divino per spiegare la realtà e le sue origini.

Questi fenomeni opposti ma complementari sono la conseguen-za di ciò che verrà riassunto nell’affermazione di Nietzsche: «Dio è morto». L’uomo è così rimasto privo del padre, orfano. Solo il legame che lo unisce alla trascendenza potrebbe salvarlo dalla sua inesorabile solitudine.

È interessante notare che i primi evidenti sintomi di disagio di fronte al nichilismo della Modernità si sono manifestati nell’arte, in particolare nella letteratura.

Una data fondamentale è il 1797: in quell’anno uscì La fidanzata di Corinto, di Goethe, il capostipite del romanzo nero o gotico.

Page 13: Il destino di Frankenstein - Àncora Editrice · 2016-02-24 · libri tornò su argomenti affini, ... elementi gotici che avrebbero in seguito caratterizzato molta let- ... educativo

16

Non a caso il capolavoro di Goethe sarà quel Faust dominato dal motivo della grande sfida a Dio da parte dell’uomo della Moder-nità, novello Prometeo, ateo isolato in un mondo ancora cristiano, orgoglioso e disperato, forte delle nuove potentissime possibilità offertegli dalla scienza e deciso a ribellarsi alla verità del cristiane-simo introducendo il dubbio, l’ambiguità, il profano.

L’uomo divinizzato, similmente al dio gnostico, deve prendere coscienza della sua divinità e realizzare la creazione. La mistica si trasforma in alchimia, la ricerca in adorazione; la retorica in laboratorio.

Il 1797, guarda caso, è anche l’anno di nascita di Mary Shelley, che con il suo Frankenstein trovò modo di esprimere tutto il disagio nei confronti delle pretese assolutizzanti con cui la scienza e la tecnica intendono dare spiegazioni a ogni domanda e desiderio umano, per scontrarsi con una drammatica evidenza: quella della morte.

L’autodivinizzazione dell’uomo può riuscire a superare quei confini che già Faust aveva tentato? Ebbri delle nuove scoperte in campo biologico, i nuovi prometei esigono spiegare tutto ciò che è umano con la chimica, l’anatomia, la psicologia, analizzando geni, neuroni, ormoni e coscienze. L’uomo, in tal caso, non racchiuderà più alcun mistero. Non si tratterà più di conoscerlo, ma di rico-struirlo; ovvero di inventarlo o reinventarlo. Anche se l’esito può essere mostruoso.

Il mostro di Frankenstein è un organismo ricostruito, il risulta-to di un bricolage biologico. È il tentativo ambizioso ma ridicolo di vincere la morte: così come l’Anticristo è «simia Dei», così il mostro di Frankenstein è «simia hominis», una goffa imitazione mal riuscita dell’uomo. La nemesi è inevitabile: il superamento dei confini assegnati alla creatura dal Creatore determinano l’orrore. Il romanzo della Shelley non si limita a essere un monito rivolto all’uomo a non usare irresponsabilmente e secondo modalità blasfeme le proprie capacità, ma ha il pregio di riproporre uno dei grandi motivi dell’antica narrativa dell’immaginario, quello della lotta con il mostro.

Page 14: Il destino di Frankenstein - Àncora Editrice · 2016-02-24 · libri tornò su argomenti affini, ... elementi gotici che avrebbero in seguito caratterizzato molta let- ... educativo

17

Esplorando questo romanzo, i suoi temi, la questione del «playing God», il giocare a «fare Dio», nonché ripercorrendo la vita della sua autrice, aggirandoci tra critica letteraria e filosofia, tra narrativa dell’immaginario e bioetica, non mancheranno le sorprese.