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IL DESIGN PER LA VALORIZZAZIONE DEL BELLO , BUONO E BEN FATTO DISTRETTO CULTURALE EVOLUTO DEL PICENO

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IL DESIGN PER LA VALORIZZAZIONE DEL BELLO, BUONO E BEN FATTO

DISTRETTO CULTURALE EVOLUTO DEL PICENO

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IL DESIGN PER LA VALORIZZAZIONEDEL BELLO, BUONO E BEN FATTO

DISTRETTO CULTURALE EVOLUTO DEL PICENO

a cura di

Lucia Pietroni

Federico Oppedisano

Carlo Vinti

Scuola di Ateneo di Architettura e Design Unicam

Capponi Editore

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INDICE

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IL DISTRETTO E IL MODELLO DELLE 3B .................................................................................. 6IL DISTRETTO CULTURALE EVOLUTO PICENO ..................................................................... 12PARTNER .................................................................................................................................. 25

I. LE CONFERENZE ................................................................................................................. 36

II. I SEMINARI ........................................................................................................................... 70BUONE PRASSI: LA VALORIZZAZIONE DEI PATRIMONI CULTURALI .......................... 73ESEMPI VIRTUOSI IL DESIGN PER LA VALORIZZAZIONE EL’INNOVAZIONE DEI PATROMNI CULTURALI ................................................................. 85L’EVENTO “BLA...BLA...BLA...” CONVERSAZIONI SUL DESIGN DEL BELLO, BUONO E BENFATTO ................................................................................ 105

III. WORKSHOP INTENSIVI .................................................................................................... 108MERCHANDISING PER LA VALORIZZAZIONE DELLA CITTÀDI ASCOLI PICENO E DEL TERRITORIO PICENO .........................................................113AREA DELLA COMUNICAZIONE VISIVA PER LA CULTURA ......................................... 121AREA DELLO STORYTELLING TERRITORIALE ............................................................ 131

IV. AZIONI DI SVILUPPO DEI CONCEPT E PROTOTIPAZIONEDEI NUOVI PRODOTTI E SERVIZI ........................................................................................ 140

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Il progetto del Distretto Culturale Evoluto del piceno si fonda sull’i-dea-guida che il design e la creatività rappresentano due potenziali leve della valorizzazione e dell’innovazione dei patrimoni culturali esistenti, tangibili ed intangibili, del territorio piceno, marchigiano e nazionale. In particolare, il design è un elemento caratterizzan-te delle produzioni del Made in Italy, che in buona parte si deve anche alle imprese marchigiane e, come tale, va rafforzata la sua reputazione a livello internazionale, così come vanno valorizzati i giovani designer italiani che si trovano oramai a competere in un mercato globale. Bisogna valorizzare e rigenerare l’elemento di forza del design italiano: il suo radicamento con il territorio e soprattutto con quelle aree distrettuali dove maggiormente si re-alizzano le produzioni del Made in Italy, espressione della nostra cultura materiale. il progetto del DCE del Piceno intende assume-re il design come guida culturale e metodologica dei processi di “fertilizzazione incrociata” tra i differenti attori (pubblici e privati) e i differenti settori produttivi (agroalimentare, artigianale, manifattu-riero tradizionale, ICT, turistico-culturale, terziario innovativo, ecc.) coinvolti nel progetto. Il progetto del DCE si articola e organizza in assi, misure, azioni, interventi orientati al raggiungimento dei principali obiettivi e alla realizzazione progressiva della mission condivisa. Gli ambiti o assi di intervento su cui il progetto vuole agire sono i patrimoni culturali del “bello” (patrimonio storico-arti-stico-architettonico), del “buono” (patrimonio enogastronomico e agroalimentare) e del “ben fatto” (patrimonio artigianale e manifat-

IL DISTRETTO E IL MODELLO DELLE 3B

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turiero) presenti nel territorio Piceno, rigenerandoli ed innovandoli attraverso azioni guidate dal design al fine di ottenere nel tempo tre principali risultati concreti: sviluppare nuovi prodotti e servizi, aumentare l’attrattività e la competitività del territorio, contribuire allo sviluppo di start up e spin off di imprese creative e culturali. Alla base del progetto e della sua articolazione sopra richiamata, con particolare riferimento alle azioni relative ai nuovi prodotti e processi per la valorizzazione del territorio, quale impianto tecni-co-scientifico e metodologico, vi è un modello logico funzionale o modello delle “3B”. Tale modello prevede una serie di attività rea-lizzate dai partner del progetto organizzati in Filiere. In particolare, gli interventi riguarderanno: - 3 conferenze di avvio del progetto relative ai tre assi (bello, buono e ben fatto) con esperti, artisti, filosofi, guru, opinion leader, imprenditori visionari, tecnologi per avere stimoli e visioni e avviare il brainstorming e la generazione di nuove idee intorno alle diverse declinazioni di bello, buono e ben fatto; - 6 seminari di una giornata, due per ogni asse tema-tico, su esempi di buone prassi, casi di successo e progetti in-novativi, nazionali ed internazionali, relativi alla valorizzazione dei capitali culturali del bello, del buono e del ben fatto; - workshop progettuali intensivi, della durata di due settimane, per svilup-pare insieme ai partner, organizzati in filiere intersettoriali, nuovi concept di prodotti e servizi. Questi workshop vedranno coinvolti designer affermati ed emergenti, ricercatori e docenti dell’universi-tà di Camerino, studenti delle scuole di design, istituzioni, imprese,

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spin off e consorzi. Il workshop progettuale intensivo è un meto-do rapido di condivisione e scambio di idee e conoscenze che si espleta attraverso alcune attività: definizione del brief di progetto e sua contestualizzazione, realizzazione di brainstorming attraver-so metodiche di cross-fertilization, sviluppo dei primi concept di prodotto o servizio. Al termine dei workshop, i risultati progettuali verranno analizzati e, in collaborazione con tutti i partner, verranno selezionati i concept da sviluppare. - azioni di sviluppo dei con-cept e prototipazione dei nuovi prodotti e servizi, relativi ai 3 ambiti tematici: la durata di queste azioni variano a seconda della complessità del prodotto o del servizio da sviluppare e a secon-da della lunghezza della filiera di riferimento. Al termine di queste azioni i risultati attesi principali sono: - prototipi di nuovi prodotti e servizi relativi agli ambiti del buono, del bello e del ben fatto. Durante lo svolgimento di queste azioni si valuterà la necessità o l’opportunità di supportare la tutela dell’innovazione prodotta con registrazioni o brevetti. - azioni di disseminazione, divulgazione e comunicazione dei risultati ottenuti: tali azioni prevedono la progettazione e la realizzazione di una strategia articolata di di-vulgazione e comunicazione dei risultati tangibili ed intangibili del progetto. La strategia di disseminazione condivisa e coordinata servirà a far convergere, incrociare, sovrapporre, riconnettere e rendere pubblici i risultati concreti (i nuovi prodotti e servizi) con-seguiti nei tre ambiti tematici: un’azione finale di divulgazione che mette al centro il tema del “saper far bene le cose dei territori mar-chigiani tra tradizione e innovazione”.

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IL DISTRETTO CULTURALEEVOLUTO PICENO

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Il progetto del Distretto Culturale Evoluto piceno si fonda sull’idea-guidache il design e la creatività rappresentano due potenziali leve della valorizzazionee dell’innovazione dei patrimoni culturali esistenti, tangibili ed intangibili,del territorio piceno, marchigiano e nazionale.

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Distretto Culturale Evoluto picenoIl Design per la valorizzazione del Bello, Buono e Benfatto

DESIGN

patrimonio/risorse artistico-architettonico-museali

patrimonio/risorse della cultura imprenditoriale, artigiana e materiale

patrimonio/risorse enogastronomiche

patrimonio/risorse naturalistico-ambientali

DCE - D3B

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Distretto Culturale Evoluto picenoIl Design per la valorizzazione del Bello, Buono e Benfatto

DCE - D3B

Valorizzare e innovare i patrimoni culturali del territorio, tangibili e intangibili,attraverso un processo di cross-fertilization guidato dal design, al fine dirigenerare i settori manifatturieri tradizionali e vocazionali del piceno

MISSION

Rendere il territorio piceno una comunità creativa, polo di attrazione di talenti,di flussi di visitatori e turisti, di investimenti legati ai patrimoni culturali locali,al fine di contribuire allo sviluppo di un’economia basata sulla cultura e sullacreatività

VISION

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OBIETTIVO:

INNOVARE E VALORIZZARE I PATRIMONI CULTURALIDEL BELLO, DEL BUONO E DEL BENFATTO PERSVILUPPARE NUOVI PRODOTTI CULTURALI E NUOVE IMPRESE CREATIVE

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Gli ambiti o assi di intervento su cui il progetto vuole agire sono i patrimoni culturali del Bello (patrimonio

storico-artistico-architettonico), del Buono (patrimonio enogastronomico e agroalimentare) e del Benfatto

(patrimonio artigianale e manifatturiero) presenti nel territorio Piceno, rigenerandoli ed innovandoli attraverso

azioni guidate dal design al fine di ottenere nel tempo tre principali risultati concreti:

sviluppare nuovi prodotti e servizi;

aumentare l’attrattività e la competitività del territorio;

contribuire allo sviluppo di start up e spin off di imprese creative e culturali.

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Il progetto del DCE piceno intende avviare un

processo di “apprendimento collettivo” che

faciliti l’interazione tra cultura e

imprenditorialità, la collaborazione tra

soggetti pubblici e privati, il trasferimento di

know how tra differenti generazioni e

differenti settori, per diventare nel tempo una

rete di laboratori permanenti e filiere

creative di sperimentazione e applicazione

del concetto di design 2.0, ovvero un

design capace di rigenerare, innovare,

fertilizzare i patrimoni e le risorse culturali

del Bello, del Buono e del Benfatto, le tre

dimensioni della qualità profonda e diffusa

che contraddistingue il proprio territorio.

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DESIGN 2.0

INNOVAZIONE E CROSS-FERTILIZATION

BELLO _ ciò che inspiegabilmente ci attrae

BUONO _

BENFATTO _

ciò che fa bene ed è rispettoso dell’uomo, delterritorio e dell’ambiente, ovvero sostenibile ed etico

ciò che contribuisce a migliorare la qualitàdella vita quotidiana

Patrimoni culturali:monumenti, musei/arte, edifici/architetture, panorami, scorci,colline, monti, vigne, ulivi, opere, paesi, torri, rue, vicoli, ...

Patrimoni artigianali ed imprenditoriali (cultura materiale):travertino, ceramica, ...

Patrimoni agroalimentari ed enogastronomici:oliva e olio (oliva fritta, ecc.), vino e viti (cantine, ecc.), ...

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Comune di San Benedetto del TrontoComune di GrottammareConsorzio ElaboraAssociazione Culturale Food GalleryTecnoMarcheElem SrlAzienda Agricola PantaleoneF.lli Tempera SrlMarchethinkIdealtravel SrlServizi Italia Srl

Università di CamerinoScuola di Architettura e Design “E. Vittoria”

Filiere dei partner

stakeholder territoriali pubblici e privati

pubblico generico

studenti

turisti

CUP - Consorzio Universitario Piceno

capofila:

CCIAA di Ascoli Piceno

sostenitore:

beneficiari:

partner scientifico:

partner pubblici e privati di primo livello:

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DCE - D3B

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Tale modello prevede una serie di attività realizzate dai partner del progetto organizzati in filiere

(enogastronomia, artigianato artistico, altri settori).

In particolare, gli interventi riguarderanno:

Modello metodologico-funzionale

1

2

3

4

5

CONFERENZE DI AVVIO DEL PROGETTO

SEMINARI DI APPROFONDIMENTO

WORKSHOP PROGETTUALI INTENSIVI

AZIONI DI SVILUPPO DEI CONCEPT E PROTOTIPAZIONE DEI NUOVI PRODOTTI E SERVIZI

AZIONI DI DISSEMINAZIONE, DIVULGAZIONE E COMUNICAZIONE DEI RISULTATI OTTENUTI

RISULTATO ATTESO PROTOTIPI DI NUOVI PRODOTTI E SERVIZI RELATIVI AGLI AMBITI DELLE 3B

DCE - D3B

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DCE - D3B

inizioprogetto

aprile ottobre febbraio dicembre luglio

fineprogetto

FASE 0 FASE 1 FASE 2 FASE 3

INCONTRI PRELIMINARI PER IL PROGETTO DELLA COMUNICAZIONE

PROGETTAZIONE E DEFINIZIONE PER L’IMPLEMENTAZIONE DEL LABORATORIO DI MODELLI E PROTOTIPI

CONSULENZE PER LA GESTIONE E REGOLAMENTAZIONE DELLA PROPRIETÀ INTELLETTUALE DEI PRODOTTI DEL DCE

PROGETTAZIONE DI MASSIMA E CONDIVISIONE DELLA FASIZZAZIONE E ARTICOLAZIONE DEL MODELLO DISVILUPPO DEL PROGETTO DCE-D3B

PROGETTAZIONE DI DETTAGLIO DEL MODELLO D3B

incontri con le filiere di partner

selezione designer senior e junior ed altri esperti

redazione e stesura programma del modello

GANNT delle attività

201620152014

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REALIZZAZIONE DEL LABORATORIO DI MODELLI E PROTOTIPI

ORGANIZZAZIONE ATTIVITÀ PRELIMINARI PER L’IMPLEMENTAZIONE DEL PROGRAMMA

SUPPORTO ALL’ATTIVITÀ DI COMUNICAZIONE

IMPLEMENTAZIONE DEL PROGRAMMA DEL MODELLO

3 conferenze

6 seminari

3 workshop

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DCE - D3B

inizioprogetto

aprile ottobre febbraio dicembre luglio

fineprogetto

FASE 0 FASE 1 FASE 2 FASE 3

GANNT delle attività

201620152014

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PROGETTO DI DISSEMINAZIONE DEI RISULTATI

REALIZZAZIONE DELLA MANIFESTAZIONE FINALE

PROTOTIPAZIONE

PRIMA PIANIFICAZIONE DEL PROGETTO DIDISSEMINAZIONE

SVILUPPO CONCEPT E PIANIFICAZIONE PROTOTIPI

selezioni progetti da sviluppare

archiviazione altri progetti

sviluppo progetti

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DCE - D3B

inizioprogetto

aprile ottobre febbraio dicembre luglio

fineprogetto

FASE 0 FASE 1 FASE 2 FASE 3

GANNT delle attività

201620152014

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PROGRAMMA DEL MODELLO (FASE 1)

attività FASE 0: PROGETTAZIONE DI MASSIMA E CONDIVISIONE DELLA FASIZZAZIONEE ARTICOLAZIONE DEL MODELLO DI SVILUPPO DEL PROGETTO DCE-D3B

BOZZA DI PROPOSTA

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Programma del modello (Fase 1)

FASE 1ATTORI CONFERENZE VISITE SEMINARI WORKSHOP RISULTATI ATTESI

attivitàcondivisa

CUPUniversità di Camerino

Com. San Benedetto del T.Com. Grottammare

TecnoMarcheElem Srl

Idealtravel Srl

visite a beni culturaliin collaborazionecon associazioni

e fondazioni

PRODOTTI DI MERCHANDISING LETTERARIO

PROGETTO GRAFICO DELLA “ASCOLI CARD”:accesso libero a tutti i musei cittadini di APTURISTA CULTURALE

“LUXURY CHARME HOSPITALITY”:prodotti promozionali per l’Hotel 100 Torridelle bellezze territoriali

BUONE PRASSI

BRAINSTORMING

BRAINSTORMING

BRAINSTORMING

BRAINSTORMING

BRAINSTORMING

BRAINSTORMING

BUONE PRASSI

BUONE PRASSI

ESEMPI

ESEMPI

ESEMPI

visite in aziendeagroalimentaridel territorio

visite in aziendeartigiane e

associazioni divalorizzazione delsaper fare locale

CUPUniversità di CamerinoAz. Agricola PantaleoneAss. Cult. Food Gallery

F.lli Tempera Srl

CUPUniversità di Camerino

TecnoMarcheServizi Italia Snc

BELLO

11

2

3

2

3

BUONO

BENFATTO

MERCHANDISING PER IL MUSEO DEL MARE

prodotti promozionali di valorizzazione dellaSTORIA DEL VITIGNO “BORDO” E DELTERRITORIO CHE LO PRODUCE

prodotti promozionali di valorizzazione dellaSTORIA DELL’OLIVA TENERA ASCOLANA

prodotti per la VALORIZZAZIONE DELLACULTURA ENOGASTRONOMICA LOCALE

PRODOTTI DI MERCHANDISING MUSEALE

PRODOTTI DI MERCHANDISING DEL TERRITORIO(VINO, OLIVA TENERA, ECC.)

RICEVERE, CONDIVIDERE E DIFFONDERESTIMOLI CULTURALI PER GENERARE VISIONI

E NUOVE IDEE INTORNO ALLE DIVERSEDECLINAZIONI DI BELLO, BUONO E BENFATTO

APPROFONDIRE E CONDIVIDERE INFORMAZIONI,KNOW HOW E SKILL SU BUONE PRASSI, CASI DI

SUCCESSO E PROGETTI INNOVATIVI RELATIVI ALLAVALORIZZAZIONE DEI PATRIMONI CULTURALI

DEL BELLO, DEL BUONO E DEL BENFATTO

SPERIMENTARE E SVILUPPARE, INSIEME AIPARTNER DI FILIERA, NUOVI CONCEPT DI PRODOTTIPER LA VALORIZZAZIONE DEI PATRIMONI CULTURALIDEL PICENO ATTRAVERSO UN PROCESSO DI CROSSFERTILIZATION GUIDATO DAL DESIGN

OBIETTIVO OBIETTIVO OBIETTIVO

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PARTNER

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Il Consorzio Universitario Piceno è un ente pubblico che, dal 1974, promuove lo sviluppo dell’istruzione universitaria e della ricerca scientifica sul territorio degli enti soci. Nel 2007 il CUP ha realizzato lo studio di fattibilità per il Distretto Cul-turale Evoluto del Piceno con la consulenza scientifica del Prof. Pierluigi Sacco. Nel 2010 ha finanziato e promosso, in collaborazione con UNICAM, l’edizione zero della Biennale Internazionale del Design. Dal 2012 ha realizzato numerosi progetti nazionali ed europei nel settore culturale e dal 2013 ha istituito la collana editoriale Piceno University Press, che raccoglie e diffonde pubblicazioni di valore scientifico.

www.cup.ap.it

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UNICAM è partner scientifico del progetto. Fondata nel 1336, è un’università costituita da sette Scuole di Ateneo, strutture autonome responsabili dello svolgi-mento e del coordinamento delle attività di ricerca, for-mazione, trasferimento di competenze, conoscenze e servizi. Tra queste, la Scuola di Architettura e Design “E. Vittoria”, è l’unico centro di formazione e ricerca universitaria delle Marche nel campo del design. Nel 2010 UNICAM, in collaborazione e con il finanziamen-to del Consorzio Universitario Piceno, promuove l’edi-zione zero della Biennale Internazionale del Design.

www.unicam.ithttp://d7.unicam.it/sad/

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Ente autonomo che rappresenta la comunità del territorio comunale, ne assicura l’autogoverno, ne cura gli interessi e ne promuove lo sviluppo civile, politico, economico, sociale e culturale nell’ambito delle leggi generali della Repubblica.

Il Comune, tra le varie attività, sviluppa da anni iniziative e progetti turistico-culturali e creativi. Dal 2008 il Comune è attento al monitoraggio e alla valutazione delle attività rea-lizzate e i dati emersi dimostrano che i risultati delle azioni e degli interventi sul territorio sono pienamente corrispon-denti al fabbisogno di condivisione e di incontro espresso dai cittadini.

www.comuneap.gov.it

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San Benedetto del Tronto è una località balneare che ha sviluppato la propria economia su attività legate al mare e al turismo. Il Comune vanta un ricco patrimo-nio ambientale (Riserva naturale della Sentina, Parco naturalistico del lungomare, circa 8.000 palme) e cul-turale (teatri, biblioteche, musei, archivi storici, scuole, associazioni ed enti culturali). Negli ultimi anni, il pa-trimonio dei beni culturali della città si è arricchito con il completamento del Museo del Mare, polo museale dislocato nel complesso del Mercato ittico. Il Museo del Mare comprende l’Antiquarium Truentinum, il Mu-seo delle anfore, il Museo della civiltà marinara delle Marche, il Museo ittico “Augusto Capriotti” e la Pina-coteca del mare che racconta la civiltà marinara e i suoi tratti identitari.

www.comunesbt.it

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La città di Grottammare ha origini antichissime. Vi sono tracce antropiche risalenti al neolitico. Sul suo territorio è stata scoperta una necropoli picena risalente al VII-V seco-lo a.C. ed è ricco di monumenti e luoghi di interesse. Il Co-mune di Grottammare è gemellato con l’isola di Sal (Capo Verde), Argirocastro (Albania) e Itiuba (Bahia, Brasile) ed è particolarmente sensibile al tema della sostenibilità e dello sviluppo basato sulle risorse culturali, paesaggistiche ed ambientali. Il Comune è località balneare segnalata con quattro vele nella Guida Blu di Legambiente, Bandiera Blu delle Spiagge 2007, ed è parte dei Club I Borghi più Belli d’Italia.

www.comune.grottammare.ap.it

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Nasce nel 2012 come rete di imprese intente a col-laborare attivamente per rendere la cultura uno stru-mento operativo al servizio dello sviluppo dei territori. Il progetto di Elabora si propone di affidare alla cultura la responsabilità sociale di promuovere nuova impren-ditorialità e di sostenere la crescita economica e so-ciale della comunità locale. Il Consorzio, attraverso la sua rete di soci fondatori, realizza interventi di conser-vazione, recupero e funzionalizzazione dei siti cultura-li, messa a sistema, coordinamento e potenziamento dei servizi e progetti culturali nel campo dell’arte e del-la comunicazione.

consorzioelabora.it

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Gestisce la dimora storica “Hotel 100 Torri”, esclusivo char-me luxury hotel, considerato il fiore all’occhiello dell’ospi-talità ascolana. Le scuderie del palazzo del XVII secolo e gli ambienti di una delle vecchie fabbriche di famiglia, sono stati reinventati per creare angoli di esclusiva eleganza. L’Hotel è situato in prossimità dei maggiori punti d’interesse del territorio piceno e si trova nel centro storico e culturale della città di Ascoli Piceno, a pochi passi da Piazza del Po-polo, una delle più belle piazze d’Italia.

www.centotorri.com

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Lavora su progetti propri o a supporto di progetti di altri enti, associazioni, consorzi sia pubblici che pri-vati per offrire un contributo culturale, progettuale e logistico volto alla realizzazione di attività formative, eventi, allestimenti, contenuti, strategie, reti e comu-nicazione. Il cibo, in particolare, rappresenta nella fi-losofia dell’associazione un fondamentale strumento di trasmissione culturale e condivisione sociale quale fondamento della cultura del territorio. L’enogastro-nomia, in ogni sua forma e declinazione, riveste un ruolo specifico all’interno delle azioni e delle strategie dell’associazione.

foodgallery.it

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Azienda agricola e vinicola biologica, situata nei pressi del fossato Pantaleone. Il nome del fossato “Pantaleone” risale ad un’antica leggenda popolare che gli abitanti del luogo tutt’ora raccontano, secondo la quale quel terreno aveva una spiccata capacità di dar vita a frutti e cereali corposi e belli. L’azienda è stata fondata nel 2005 dalle sorelle Fede-rica e Francesca, appassionate di tradizioni del territorio e dei suoi frutti. L’azienda, a gestione familiare, produce vini di qualità, garantiti fin dall’origine con coltivazione biologica delle uve e loro selezione.

www.pantaleonewine.com

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Agenzia di comunicazione con sede ad Ascoli Pice-no che vanta numerosi clienti di rilevanza nazionale, specialmente nel campo del food, del manifatturiero e della moda. Affianca enti pubblici e privati nella co-municazione istituzionale. Si occupa, in particolare, di attività di ufficio stampa e strategie comunicative inte-grate volte alla promozione e valorizzazione dei siste-mi territoriali.

www.p-labsrl.it

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Azienda che opera settore dei gadget e nel campo della pubblicità legata agli articoli promozionali del territorio. Nel tempo ha ampliato la gamma dei prodotti ed ha un labora-torio interno di serigrafia e stampa digitale.

www.serviziitalia.com

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I

LE CONFERENZE

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PENSIERI E VISIONI SUL BELLO, BUONO

E BENFATTO

Il progetto DCE – D3B ha preso avvio con tre conferenze sui con-cetti di Bello, Buono e Benfatto, organizzate, curate e coordinate dalla Scuola di Architettura e Design dell’Università di Camerino, con il patrocinio dell’ADI Delegazione Marche Abruzzo e Molise.Tali conferenze hanno avuto l’obiettivo di condividere e diffon-dere stimoli culturali per generare visioni e nuove idee intorno alle diverse declinazioni di Bello, Buono e Benfatto, attraverso le relazioni di alcuni importanti protagonisti della cultura contem-poranea. I tre appuntamenti hanno consentito di generare una prima mappatura di definizioni, significati e visioni dei tre concetti declinati da differenti angolature disciplinari e culturali. Ogni con-ferenza è stata introdotta dalla professoressa Lucia Pietroni, in qualità di responsabile scientifico del progetto DCE – D3B per la Scuola di Architettura e Design “Eduardo Vittoria“ dell’Università di Camerino. Le conferenze.hanno visto la partecipazione di illu-stri relatori, moderati da Vanni Pasca, teorico e storico del desi-gn, che ha guidato il dibattito finale di ogni incontro e ha facilitato la messa a sistema dei contenuti e delle visioni emerse nelle tre giornate attraverso alcune riflessioni conclusive di sintesi.

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RELATORI

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Mario Perniola (www.marioperniola.it) è direttore della ri-vista di studi culturali e di estetica “Ágalma” (www.agal-maweb.org). Ha insegnato estetica all’Università di Roma “Tor Vergata” dal 1983 al 2011, dove ha fondato il Centro studi e documentazione “Linguaggio e Pensiero”. E’ stato visiting professor in molte università e centri di ricerca in Francia, Danimarca, Canada, Stati Uniti, Brasile, Giappone e Australia. Presso Einaudi sono usciti Del sentire, Il sex appeal dell’inorganico, L’arte e la sua ombra, Contro la co-municazione, Miracoli e traumi della comunicazione; pres-so il Mulino Estetica contemporanea. Un panorama globale e Del sentire cattolico; presso Mimesis L’avventura situa-zionista. Questi volumi sono stati tradotti in molte lingue straniere anche orientali.

MARIO PERNIOLA

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Fin dall’antichità greca esistono in Occidente due idee del bello. La prima, iniziata con Pi-tagora, pensa il bello come armonia; la seconda pensata da Eraclito, pensa il bello come evento. La prima pone l’accento sulla forma e sulla conciliazione, la seconda sull’energia e sul mantenimento degli opposti,. Nella prima si collocano il neo-platonismo, il rina-scimento, il neo-classicismo; nella seconda lo stoicismo, il manierismo e l’avanguardia artistico-letteraria. Sono due tipi di sentire estetico che attraversano due millenni e mez-zo, rinnovandosi e arricchendosi, ma nella sostanza restando ben distinte tra loro. La società contemporanea si è appropriata di entrambe, fornendone due caricature media-tiche. Il bello armonizzante è stato affogato in una atmosfera cosmetico-ricreativa, che lo ha privato di ogni tensione. Il bello energetico è stato trasformato in un accadimento traumatico, che paralizza, frastorna e istupidisce. Per la mia formazione culturale, filosofica ed artistica io mi sono sempre posto nella seconda tradizione. Quindi sono stato sempre dalla parte di Eraclito, degli Stoici, del manierismo e dell’avanguardia. Tuttavia mi rendo conto che dopo l’11 settembre 2001 è stata tolta all’arte e più in generale all’esperienza qualsiasi possibilità di provocare uno shock, una forte impressione, una intensità emozionale paragonabile a quella fornita dai media.Quindi sono andato a cercarla proprio all’interno di quel mondo consumistico, frivolo e futile che è la Haute Couture, l’Alta Moda, e là ho trovato qualcosa che sia pure per un tempo molto breve è stata nel corso degli ultimi trent’anni la manifestazione di una crea-tività sovversiva, seduttrice e sediziosa. Il fulmine - diceva Eraclito - governa ogni cosa. Esso dura un istante, poi diventa prêt-à-porter.

Τα παντα οιακιζει κεραυνος

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dottore di ricerca in filosofia e psicologo clinico, svolge at-tività di ricerca in Estetica presso l’Università degli Studi di Milano-Bicocca. E’ membro di OT/Orbis Tertius (Unimib) e della Segreteria milanese della Scuola Lacaniana di Psico-analisi. Oltre a vari saggi, è autore di Il Libro e la scrittura (2004), Scrivere la con tingenza (2009), Lacan e le politiche dell’inconscio (2012) e, insieme a F. Carmagnola, Il fanta-sma della libertà. Inconscio e politica al tempo di Berlusconi (2011).

MATTEO BONAZZI

Perché convocare la psicoanalisi per interrogare l’esperienza del bello? E perché farlo pro-prio in relazione al design? Il presente contributo cerca di affrontare queste domande, muo-vendo dall’idea che l’estetica contemporanea non possa più limitarsi a essere una filosofia dell’arte che fa riferimento all’esperienza sensibile di un soggetto cosciente, ma debba aprirsi ad altri campi che hanno effetti importanti sul nostro sentire, come il sistema della moda, del design e in generale tutti quegli artefatti ad alto valore immaginario i cui effetti, spesso inconsci, sul nostro sentire possono probabilmente essere intesi soltanto se si tiene conto delle acquisizioni della psicoanalisi, laddove queste rendono possibile una lettura più efficace dei meccanismi che determinano e orientano il nostro desiderio. Si farà riferi-mento alla posizione dello psicoanalista francese Jacques Lacan nell’offrire una riflessione

IL TRATTO DEL BELLO - PSICOANALISI E ARTEFATTI

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sull’esperienza del bello speriamo d’interesse anche per il campo d’indagine del design. Sottolineando la differenza con la posizione freudiana, che tende a ridurre la bellezza a sublimazione, si mostrerà l’ambivalenza della lettura lacaniana dell’esperienza del bello: per un verso intesa come protezione immaginaria dalla pulsione, come difesa idealizzante e come copertura fantasmatica; per altro verso, invece, descritta nel suo funzionamento re-ale, nella sua dinamica di sconfinamento, di attraversamento, nel suo meccanismo di aper-tura, incontro con quella sorta di “generazione spontanea” che è propria della pulsione. La bellezza sarà allora interrogata nel suo rapporto all’oggetto che la suscita, che la trattiene al di qua ma anche la invita ad andare al di là di quella linea che, per Lacan, segnala il modo specifico con cui l’esperienza del bello si produce. La bellezza dell’oggetto è tale proprio perché sospende il desiderio sulla linea che lo disegna, lo fa esistere ma anche lo espone alla sua possibile caduta. Cercheremo quindi di spiegare il rapporto che Lacan introduce tra il bello, il desiderio e l’oggetto, mostrando come il nocciolo dell’esperienza in questione sia da rintracciare nella funzione dello sguardo. In fondo, l’oggetto suscita l’esperienza del bello quando colpisce lo sguardo. In questo, Lacan risente della lezione fenomenologica di Merleau-Ponty, fino alle sue conseguenze più radicali che ci portano ad associare la visio-ne al toccare: “lo sguardo palpa il mondo”. Alla fenomenologia, Lacan aggiunge però l’im-portante considerazione che l’oggetto in questione non è tanto il Gegenstand, la cosa che sta di fronte allo sguardo, ma lo sguardo stesso. L’oggetto che suscita il bello è lo sguardo: non il nostro, quello che pensiamo di padroneggiare nell’esperienza cosciente della perce-zione, ma quello, più nostro del nostro, che ci punta, ci colpisce e ci cattura colpendoci dal di fuori. L’oggetto bello è l’oggetto che ci ri-guarda. Passeremo quindi ad analizzare il modo in cui Lacan intende la costruzione umana degli artefatti, intesi come oggetti, appunto, che ci ri-guardano, che sanno colpirci, catturare il nostro sguardo e suscitare così l’esperienza del bello. Ogni artefatto, ricorda Lacan, è un “fatto del dire”. Questo può aiutare a compren-dere in che modo la costruzione dell’oggetto possa disegnare la linea della bellezza, intrec-ciando tra loro, ogni volta in maniera singolare, un “dire” e un “oggetto”, e generando così un effetto a livello pulsionale. Da questo punto di vista, abbiamo stili differenti di bellezza in relazione ai differenti statuti dell’oggetto: il feticcio, il design e il gadget. Se la bellezza è una linea, come Lacan suggerisce alla fine del suo insegnamento riferendosi al trattato sull’A-nalisi della Bellezza di William Hogarth, è perché ogni artefatto è l’effetto di una scrittura, dunque di uno stile, di un tratto che fa esistere l’oggetto disegnandone appunto il contorno. Ciò che conta nell’artefatto, ciò che produce il suo effetto di rimbalzo sul nostro sentire, ciò che può evocare quell’effetto così particolare che è l’effetto del bello sul desiderio, è proprio il tratto. Non l’immagine, non l’ideale, non l’oggetto come tale, ma il tratto con cui si disegna il suo contorno e così, ogni volta, si rinnova il nostro incontro pulsionale col mondo.

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Nato a Milano nel 1945. Architetto.E’ stato redattore della rivista Casabella e direttore della rivista di design MODO. Nel 1973 ha collaborato alla Sezio-ne Internazionale di Architettura della Triennale di Milano e curato per l’IDZ di Berlino la prima mostra critica sulle avanguardie del Design Radicale italiano. Ha collaborato all’ordinamento della Sezione Arti visive, Architettura della Biennale di Venezia del 1975/76 Responsabile della Raccolta del Design alla Triennale di Milano nel 1980 e nell’89 della sezione Design nella Mostra “Il futuro delle metropoli”. Nel 1980 ha aperto uno studio di architettura e design con Daniela Puppa e Alberto Meda.Ha progettato oggetti, lampade e arredi per varie aziende tra le quali: Fontana Arte, Cappellini, Poltronova, Roset Francia, Luceplan, Barovier & Toso, Artemide, Zeus-Noto, Danese. Si occupa di Architettura, Design, Scrittura e Di-segno. Insegna Architettura degli interni all’ISIA di Firenze.Sue opere sono presenti al Museo FRAC di Orleans e al Museo del design della Triennale di MilanoLa sua lampada ON-OFF, progettata con (Alberto) Meda e (Denis) Santachiara è nella collezione permanente del De-sign del MOMA a New York.

FRANCO RAGGI

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Bello utile e bello inutile. Storie di cose tra design arte e architettura. La questione del Bello è intrigante e astratta se posta in termini di oggettiva qualità descrivibile e condivisa. Che cosa è bello, perché riconosciamo la qualità della bellezza, come la possiamo definire e quale funzione possiamo attribuire a questa categoria da un punto di vista sociale e col-lettivo? Il bello è relativo nel tempo e nello spazio. Tempi e culture diverse ne connotano i caratteri in termini indipendenti e a volte opposti. Banalmente il Bello attiene comune-mente e convenzionalmente ai caratteri naturali. Il bello in natura coincide con ciò che è incontaminato o antropizzato in modo armonico ed equilibrato, ma E’ sempre così?. Il Bello artificiale in realtà si confronta con altri codici e specialmente si concentra sul concetto di bello negli artefatti e nell’arte. Intesa quest’ultima come la forma più alta di progetto intellet-tuale. Il concetto di bello cessa di esistere come codice stabile e condiviso quando all’arte e al progetto si attribuisce una connotazione evolutiva e critica anche con forte disconti-nuità rispetto al presente. Con l’avvento dei movimenti delle avanguardie nel 900 L’arte e il progetto anche di design cessano di perseguire il bello come compito “istituzionale” e convenzionale. Abbandonano la bellezza a favore dell’idea. L’arte e il design riflettono su se stessi producendo cortocircuiti logici, semantici e alla fine estetici. Si può nel design in-dagare come il concetto di bellezza si dissolve e si ricostruisce ecletticamente attraverso la manifestazione del pensiero “eccentrico”. E come questo avvenga in una area operativa ai confini tra arte/architettura e design, sarà oggetto dell’intervento. Anche si cercherà di illu-strare come la valenza critica e la messa in crisi di convenzioni e retoriche diventi struttura portante di esperienze innovative nel campo del progetto di design. E Come questa ten-denza “riflessiva” abbia di fatto generato interrelazioni virtuose e significative con il mondo del prodotto nella costruzione fisica di scenari di modernità. In fondo si potrebbe utilmente dimostrare che se il “Bello” non esiste come oggettività allora si può utilmente identificare come l’attitudine alla ricerca del senso profondo delle cose e dei linguaggi che mettono in relazione persone, comportamenti e cose.

QUESTIONI SUL BELLO

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Insegna Semiotica nell’Università di Palermo e nell’Univer-sità di Scienze Gastronomiche di Pollenzo, dove tiene an-che un Laboratorio di pubblicità alimentare. Ha pubblicato diversi libri e articoli fra cui Che cos’è il food design (Ca-rocci, 2014), Archeologia del contemporaneo (Nuova Cul-tura, 2010), Semiotica e design (Carocci, 2008). Con Paolo Fabbri ha curato La competenza semiotica (Carocci, 2012). Fa parte del comitato di redazione della rivista dell’Associa-zione Italiana Studi Semiotici “E/C”. Si interessa di tutto ciò che può funzionare e del suo piccolo orto.

DARIO MANGANO

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Più del bello, più del giusto, il buono sarebbe insomma soggettivo, legato al giudizio di ogni individuo, ancor più insindacabile perché la valutazione estetica questa volta è legata al corpo e alla sua fisiologia. Buono è ciò che le mie papille gustative (il mio naso, il mio stomaco…) percepiscono come tale e questa percezione dipende dal mio DNA che la scienza ci dice essere unico e irripetibile. Una visione come questa, con al centro un cor-po-macchina, entra però in aperto contrasto con la realtà. Per quanto nozioni come quelle di caloria ci invitino a togliere al cibo ogni sua specificità, continuiamo a essere preda di gusti e disgusti, a percepire con chiarezza il piacere di una buona cena e la tristezza di un pasto mediocre, ma soprattutto continuiamo a condividere tutto questo con gli altri. È evidente, la convivialità non è una dimensione accessoria del cibo, un “effetto collaterale” del mangiare insieme, è costitutiva dell’esperienza alimentare ed è da qui che bisogna partire per capire cosa sia il “buono”: la convivialità esiste perché esiste la possibilità di condividere il piacere del cibo e questa possibilità si dà proprio perché, rispetto al cibo, gli individui non sono affatto tutti diversi. La prospettiva va insomma ribaltata: il buono ha talmente poco di soggettivo, di “funzionale”, di “biologico” che insistere su tali aspetti ci fa perdere di vista l’evidenza più lampante, quella che un antropologo come Lévi-Strauss, profondo conoscitore di popoli, ha riassunto in una frase semplice come un comandamen-to e altrettanto gravida di conseguenze: il buono è tale perché “buono da pensare”. Ma cosa significa esattamente che il gusto è qualcosa che viene pensato (da una comunità) prima ancora che percepito (dal singolo)? Come cambia l’idea che abbiamo del corpo se lo pensiamo a partire dall’esperienza alimentare? E in che modo si riverbera tutto ciò sull’oggetto delle nostre attenzioni alimentari, quel mondo naturale che, nel momento in cui diventa ingrediente, perde ogni sua presunta naturalità per diventare compiutamente oggetto culturale? Interrogarsi sul “buono” non serve soltanto a capire come funziona la cucina, molto più profondamente in tale concetto risiede il senso che l’uomo dà al mondo e dal quale non può che discendere il suo progetto per esso.

BUONO È CIÒ CHE PIACE

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Saggista, giornalista, scrittore, collabora con Slow Food Editore fin dalla sua fondazione, oltre che con numerose altre testate, tra le quali La Stampa, Il Manifesto, Il Messag-gero. Presidente onorario di Slow Food Marche; docente contrattista presso l’Università Politecnica delle Marche, ha collaborato anche con l’Università di Scienze Gastronomi-che di Alba e tenuto seminari in quelle di Bologna, Teramo, Urbino. Tra i suoi libri, Chateau Lumière, Le lune e il saper fare, Schermo piatto si occupano del cibo e del vino come oggetti culturali, nel cinema e nei media.

ANTONIO ATTORRE

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1. Buono da pensareOsservare e tentare di interpretare come cambia l’idea di buono sembra più utile e forse agevole che proporne una definizione univoca. Le oscillazioni del gusto, descritte da Gillo Dorfles nel suo celebre libro, variano nel tempo e danno nuove valenze al significato stes-so del termine, e se fino all’epoca dei lumi il concetto di gusto appariva coincidente con i canoni di un’élite quasi naturalmente depositaria del bello (e del buono), nella contempora-neità la definizione di buono, come quella di bello, chiede un approccio antropologico che tenga conto dell’etica non meno che dell’estetica, del contesto e delle specificità. Buono da mangiare, come diceva Claude Lévi-Strauss, vuol dire anche Buono da pensare, e dunque i tabù religiosi, i retaggi culturali, le differenze sociali che l’antropologo vedeva come non meno decisivi della fisiologia del gusto valgono non solo per spiegare le distanze tra grandi aree geografiche ed etniche ma anche per capire le oscillazioni nei gusti delle mille tribù urbane dei nostri giorni, ciascuna con i propri totem e tabù, snobismi e imitazioni, oltre che con il proprio palato. Come accade per i prodotti dell’artigianato artistico o gli stili del design, il cibo viene percepito attraverso categorie sensoriali ma anche, come aveva del resto capito Brillat-Savarin quando scrisse La fisiologia del gusto, secondo criteri d’inter-pretazione socio-culturali: oggi potremmo parlare, con Adam Gopnik, di gusto papillare, ovvero di ciò che ha a che fare con le sensazioni fisiche e la fisiologia, e di gusto morale, ovvero delle implicazioni etiche, dello status di prestigio che il cibo (e “quel” cibo) occupa nella nostra epoca e in un particolare contesto, della considerazione di noi stessi in rap-porto al “gusto degli altri”. Oltre al piacere immediato (o al dispiacere) che può venire dal peperone e dall’aceto nel brodetto di pesce, insomma, contano nell’influenzare il nostro gusto o disgusto il contesto, la “narrazione” o capacità evocativa più o meno condivisa di questa ricetta, naturalmente in rapporto con la nostra personale esperienza. Esperienza che parte dai nostri sensi “minori”, e dunque gusto, olfatto e tatto, non senza questa super-

BUONO DA PENSARE

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visione morale di cui siamo più o meno consapevoli, e con il senso della vista che, nella nostra epoca caratterizzata da un’innegabile estetizzazione della società, sembra conser-vare una posizione egemonica.2. Evoluzione del concetto di qualità. Cambia, con la definizione di buono, quella di qualità. O meglio, si amplia e dal semplice riconoscimento di un gradimento da parte dei consumatori e di una corrispondenza a standard codificati, si estende ad altri aspetti cul-turali, e raggiunge una complessità che possiamo riassumere in diversi livelli della qualità agroalimentare: Aspetti consolidati: corrispondono alle esigenze immediate dei consuma-tori, e riguardano la sicurezza e la salubrità o, con un termine entrato nell’uso comune, la filiera: ovvero la rintracciabilità di un prodotto, i suoi documenti di identità.b) Aspetti recenti: la salvaguardia dell’ambiente, il benessere dei lavoratori e quello degli animali sono elementi che, pur non essendo immediatamente percepibili dai consumatori, sono giustamente entrati quali fattori di qualità: hanno a che fare con esigenze collettive che possono essere percepite in modo soggettivo e influenzate dalla cultura sociale.Aspetti più recenti: analogamente al punto precedente, iniziano ad essere riconosciuti qua-li aspetti di carattere sociale che concorrono alla qualità di un prodotto la salvaguardia delle tradizioni e delle culture locali, la tutela della biodiversità e del paesaggio.La definizione di Buono, pulito, giusto, adottata da Slow Food, che per certi versi precisa e completa quella di Equo, solidale, e viene integrata dallo slogan Mangiare è un atto agricolo di Wendell Berry - che chiama in causa un ruolo attivo dei consumatori, proprio come tante esperienze artistiche del ‘900 sollecitano una fruizione creativa -, invita a un superamento del consumo acritico. 3. Il valore del saper fare. Nel crescente interesse per la gastronomia (fenomeno che per certi versi è un po’ come il colesterolo: c’è quello buono e c’è quello cattivo, in questo caso facilmente localizzabile nella straripante spettacolarizzazione, nei reality, nel kitsch

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diffuso) mi pare meriti una riflessione la riscoperta del “ piacere del saper fare”, ossia una ritrovata consapevolezza del valore della conoscenza e della manualità nel lavoro. Lavoro che, in epoca post-industriale, appare tanto più desiderabile quanto più dotato di un senso familiare per chi lo pratica. Una sorta di controtendenza rispetto al decadimento dell’uomo artigiano denunciato da Richard Sennett, evidente nei lavori che recuperano la manualità, la ruralità, l’artigianato alimentare nelle sue varie forme e funzioni, non in una dimensione nostalgico-passatista quanto in concreta prospettiva di conservazione progettuale. Lo spi-rito artigianale, il piacere di far bene qualcosa come punto fermo della propria esistenza, in antitesi all’omologazione produttiva e dei consumi diventano un ancoraggio e restituiscono appeal a lavori come quelli legati all’agricoltura, alla ristorazione e all’ospitalità, alla produ-zione alimentare di qualità.4. Vocazioni locali: alcuni casi studio nelle Marche. Vorrei concludere con un breve riferimento ad alcuni prodotti alimentari marchigiani che, per ragioni diverse, mi pare si prestino a riflessioni interessanti sulla percezione, il vissuto, i valori simbolici veicolati dal cibo e dal vino (e alle strategie di marketing adottate o non adottate), e possano costituire dei casi studio.-Casi di banalizzazione di un prodotto: l’oliva ascolana e l’emmenthal.-Arca e Presìdi Slow Food, a tutela del locale-Vero o falso? Paradossi dei marchi di qualità-Il vino che visse due volte. Pecorino di montagna, pecorino di collina (ovvero: il marketing non è una scienza esatta).-A sud est della Toscana.-Si fa solo qui (strategie dell’outsider): il Verdicchio.-Le nozze con i fichi secchi (fare di necessità virtù): lonzini di fichi, panetti di fichi, vino cotto. -Borgo unito.

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Guru del food design in Italia. Nasce professionalmente con una formazione di Industrial designer, oggi è uomo di stra-tegia della comunicazione particolarmente in quella web, opinion leader, teorico della filosofia del Food Design; gior-nalista e scrittore; docente e consulente didattico; curatore di mostre sul tema del Food Design; relatore e testimonial a conferenze internazionali; creatore di format e filosofie d’impresa legate ai momenti di incontro tra l’uomo e il cibo.

PAOLO BARICHELLA

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Breve analisi sulla traduzione del significato anglosassone Design impropriamente tra-dotto in disegno e ormai entrato nell’immaginario collettivo con questa declinazione. Design significa Progetto. Industrial design non significa disegno industriale ma Proget-tazione Industriale. Food Design non significa disegnare cibo ma Progettazione Alimen-tare. Se Design significa progetto, può essere solo buono non bello. L’aggettivo Bello può essere riferito al prodotto del progetto.Bel Design o Buon design? Non esiste un bel progetto ma un buon progetto. Ci portiamo dietro da anni un termine tradotto in modo inappropriato, ci riferiamo al bel design per apprezzare una forma non un progetto e il processo che ha portato alla definizione della forma e dell’aspetto del prodotto. Il prodotto è buono se assolve la sua funzione. Un prodotto funziona se vende o vende se funziona? Il punto di vista del commerciale e del design. Come misuriamo quanto è buono un progetto? in base al grado di efficacia che il prodotto del progetto dimostra... se il prodotto è anche Benfatto

Per poter parlare di Design, un bel prodotto benfatto deve derivare sempre da un buon progetto Food Design quando un buon progetto è anche buono: Esempi di approccio al progetto nel cioccolato.Quanto buono è un progetto?Buono in 8 sensi

L’ETIMOLOGIA DEL TERMINE DESIGN TRA IL BELLO E IL BUONO

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Semiologo, laureato all’Università di Firenze nel 1962; Elève Titulaire della EPHE (Ecole Pratiques des Hautes Etudes), VI° Séct., 1965-66; Visiting Researcher al Language and Language Behaviour Center, Università di California, Berke-ley, EU, 1974; Chercheur Associé in Linguistica Generale, CNRS, Francia, 1977; Ricercatore al CIRPES (Centre d’Etu-des et de Recherches sur la paix et les Stratégies), Maison de Sciences de l’Homme, Parigi, 1984; Dirige (con J. Fontanille ed H. Parret) il progetto di ricerca Hétérogeneité du visuel, per il Ministère de la Recherche Sciéntifique in Francia, con collaborazione con le Università di Bologna (Italia), Limoges (Francia) e Liège (Belgio), 2002. Docente di Semiotica della Marca presso l’Istituto di Comunicazione dello IULM (Istituto Universitario di Lingue Moderne) di Milano; Docente di Semi-otica dei linguaggi specialistici presso la Facoltà di Scienze Politiche, LUISS di Roma; Membro del Collegio docenti del Dottorato di Teorie e storia delle arti, Università di Venezia Ca’ Foscari; Membro del Collegio del Dottorato di Scienza della Complessità, Università di Urbino; Membro del Collegio d’insegnamento del Dottorato di Ricerca in Studi sulla Rap-presentazione Visiva (Storia, teoria e produzione delle arti e delle immagini), Università di Siena, Scuola Superiore di Studi Umanistici, Istituto Italiano di Scienze Umane; Membro del Collegio Docenti del Dottorato di ricerca in Comunica-zione e Nuove Tecnologie IULM, Istituto Universitario Lingue Moderne, Milano.

PAOLO BARICHELLA

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A quanto si dice, Dio è nascosto nei o tra i dettagli. il Benfare esige le rifiniture: in termini semiotici, cura dei Particolari dell’Enunciato e dei Dettagli dell’Enunciazione. Ne va della qualità della forma e dell’efficacia, cioè della forza dell’operato. Anche il vago e il non finito richiedono l’esattezza (v. Calvino). La buona fattura non va confusa però col perfezionismo dei minimi dettagli - il meglio è nemico del bene. La cura dei particolari ci interroga sulla morale variabile della misura: sulle virtù dell’ab-bozzo e sui difetti dell’approssimazione.

RIFINIRE: IL PARTICOLARE E IL DETTAGLIO

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Nasce a Ceggia in provincia di Venezia nel 1940.Dopo alcune esperienze lavorative in aziende del Veneto, fonda Magis nel 1976 per la realizzazione di complementi d’arredo di design ad alto profilo tecnologico per la produ-zione in grande serie e la diffusione globale. Oggi Magis è un’azienda di riferimento per la qualità del progetto e del prodotto e sviluppa i suoi progetti assieme ai migliori designer a livello internazionale. Molti pezzi Magis fanno parte delle collezioni permanenti dei più importanti musei del mondo.La premia anche Wallpaper, la “bibbia delle tendenze”, an-noverando Perazza al primo posto tra i “Ten who will chan-ge the way we live”. Eugenio Perazza viene spesso invitato a tenere conferenze sul design da università e scuole di design.

EUGENIO PERAZZA

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Il design al di là della pura forma per arrivare all’estetica del significato, alla raison d’être del progetto.

IL DESIGN AL DI LÀ DELLA FORMA

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Sociologo e saggista italiano e studioso di comunicazione. Laureato in Scienze Politiche e in Filosofia presso l’Univer-sità degli Studi di Bologna (1981-1985). Negli anni seguenti ha insegnato semiotica e analisi dei mass media presso la cattedra di Semiotica dell’Università di Bologna. Dal 1993 insegna Linguistica dei Testi presso l’Università di Ginevra. In IULM è ricercatore confermato (professore aggregato), settore concorsuale 14/C2. Ha svolto e svolge attività di consulenza presso numerosi enti e imprese pubbliche e private. Autore di numerosi libri, articoli e cure, prima di semiotica e di semiotica della narrazione, in seguito di pu-blic speaking, sociosemiotica, linguistica e linguistica della traduzione, pubblicità e marketing, sociologia dei consu-mi, sociologia della comunicazione. Svolge ricerche sulla sociologia dei consumi e organizza convegni e seminari. Scrive e ha collaborato con numerose riviste e svolge attivi-tà pubblicistica presso quotidiani e settimanali. Partecipa a convegni nazionali e internazionali.

MAURO FERRARESI

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Il Made in Italy è un marchio di garanzia in grado di trasformare l’intero nostro Paese in un genere molto particolare di marca. Si può a pieno titolo parlare di marca- nazione, ma come si è evoluta negli ultimi anni la marca-nazione Italia? Un prodotto italiano, oggi, compete ancora per bellezza, capacità progettuale e qualità? Made in Italy è es-senzialmente il risultato di un insieme di fattori culturali ma è necessario che la costante evoluzione della cultura sia accompagnata da un consapevole percorso di innovazione. Tradizione e innovazione, denominatori comuni del Made in Italy, sono perciò chiamati a convivere e devono poter essere tramandati e insegnati alle generazioni future. Il con-tributo si propone di delineare le tracce di un made in Italy “reloaded” in grado cioè di ripartire e ribadire le doti di eccellenza artigiana dell’Italia.

IL MADE IN ITALY COME MARCHIO

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Bertram Niessen. Ricercatore ed attivista digitale. Come docente, autore e progettista si occupa di uno spettro am-pio di argomenti: spazi urbani, economia della cultura, DIY 2.0 e manifattura distribuita, culture della rete e della col-laborazione, innovazione dal basso. E› tra gli ideatori e il project manager di cheFare, premio da 100.000 euro per progetti di innovazione culturale. E’ professore di Sociolo-gia dei Nuovi Media all’Università Statale di Milano e inse-gna in corsi graduate e post-graduate un ampio spettro di materie, dalla metodologia della ricerca alla sociologia della cultura, passando per la sociologia urbana e l’arte elettro-nica. E’ stato ricercatore post-doc all’Università di Milano. Ha un PhD in Urban European Studies all’Università di Miano-Bicocca. E› membro fondatore del collettivo speri-mentale di arte elettronica otolab. Collabora con doppioze-ro, il Center for Digital Ethnography, la Foundation for P2P Alternatives e Digicult. Scrive spesso e volentieri, su carta e su web. http://b3rtramni3ss3n.wordpress.com/

BERTRAM NIESSEN

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Quali sono le nuove definizioni possibili di qualità in un contesto nel quale la natura relazionale di alcune forme di manifattura sta crescendo esponenzialmente di importan-za? Con la diffusione di machine CNC a basso costo, la proliferazione di reti di pratiche legate al Do-It-Yourself, alla stampa 3d e di spazi per la manifattura distribuita come i Fablab e i Makerspace, stanno nascendo nuove culture del fare. Il Making delocalizza (parzialmente) ed estende su scala globale la circolazione del “general intellect” collega-to all’arte, al design, all’artigianato ed all’hobbismo. Nel mio intervento tratteggerò alcune delle principali caratteristiche dei mondi della manifattura distribuita, evidenziando come il concetto di “benfatto” sia sottoposto ad una ri-definizione sulla base di pratiche so-cio-tecniche radicalmente nuove.

IL BENFATTO NELL’EPOCA DEI MAKERS

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II

I SEMINARI

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SEMINARI SUL BELLO, BUONO E BENFATTO

BUONE PRASSI ED ESEMPI VIRTUOSIa cura della Scuola di Architettura e Design dell’Università di Camerino

I sei seminari di buone prassi ed esempi virtuosi di valorizzazione dei patri-moni culturali del Bello, Buono e Benfatto, rappresentano il secondo inter-vento previsto nel modello logico-funzionale del “Distretto Culturale Evoluto del piceno. Il Design del Bello, Buono e Benfatto”, progetto cofinanziato dalla Regione MArche con il sostegno della Camera di Commercio di Ascoli Piceno, di cui il CUP è capofila e la Scuola di Architettura e Design dell’Università di Camerino è partner scientifico. L’obiettivo dei sei seminari, organizzati e curati dalla SAD di Unicam, con il patrocino dell’ADI Delegazione Marche, Abruzzo Molise e dell’Ordine degli Architetti di Ascoli Piceno, è quello di conoscere e approfondire alcuni casi di buone prassi, strumenti operativi ed esempi vir-tuosi di progetti di valorizzazione e innovazione dei patrimoni culturali, guidati dal design, attivati e realizzati in ambito nazionale e regionale. I sei seminari prevedono l’intervento di operatori culturali, esperti, associazioni, fondazioni, progettisti e ricercatori che racconteranno le loro esperienze concrete, eviden-ziandone strumenti, metodi e risultati. I 6 seminari si articolano in due cicli, uno sulle buone prassi (25-26-27 febbraio 2015) e uno sugli esempi di progetti di valorizzazione guidati dal design (2-3-4 marzo 2015). Inoltre ogni semina-rio preveda una sessione aperta al pubblico (nella mattina – 9.30/13.00) e una riservata ai partner del progetto DCE-D3B (nel pomeriggio – 15.00/18.00) dedicata a un’attività di brainstorming propedeutica all’ulteriore sviluppo del progetto (fase dei workshop progettuali intensivi). Ogni seminario è aperto dai saluti delle autorità ed è introdotto e moderato dai curatori: Carlo Vinti, Federi-co Oppedisano e Lucia Pietroni.

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I I .1

BUONE PRASSI: LA VALORIZZAZIONE DEI PATRIMONI CULTURALI

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Alessandra Alesiani è laureata in Pedagogia e Filosofia pres-so l’Università La Sapienza di Roma, ha studiato in seguito anche psicologia. È stata responsabile dell’Airc (associazio-ne per la Ricerca sul Cancro) per la città di Ascoli Piceno e consigliera Regionale. Dal 2005 si occupa del FAI, Fondo Am-biente Italiano, dando nuova vita alla Delegazione ascolana e svolgendo il ruolo di Capo Delegazione nel 2007. Dopo il successo di 15000 visitatori a Forte Malatesta nelle Giornate FAI del 2009, ha portato il FAI Nazionale ad Ascoli Piceno, scelta come sede del Convegno nazionale del 2010. L’impe-gno profuso a promuovere il turismo nella città ha portato 14 Delegazioni in visita in Ascoli negli ultimi tempi. Nel 2011 è stata nominata dall’allora Presidente Ilaria Borletti Buitoni Pre-sidente regionale Fai Marche, ruolo nel quale attua il progetto su S. Maria di Portonovo, divenuto progetto pilota nazionale.

Gianni Di Matteo. Architetto, Dottore di Ricerca in Disegno Industriale e docente di Sociologia dei processi culturali nel Corso triennale in Design e Comunicazione Visiva presso l’Accademia di Belle Arti - ABADIR di Catania. Presidente di ADI Sicilia, dal 2011 collabora alla programmazione cul-turale di Farm Cultural Park, Centro Culturale e Turistico Contemporaneo diffuso.

a cura di Carlo Vinti

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Luca Coppola - “Paesaggi Italiani – ITEM”. “Paesaggi Ita-liani” è un progetto di cooperazione interterritoriale presen-tato da un partenariato di Gruppi di Azione Locale (GAL) formato da VeGAL (capofila) e dai GAL friulani Euroleader (Tolmezzo Alta Carnia) e Torre Natisone GAL (Tarcento). Suo obiettivo generale è quello di promuovere e mettere in rete le aree rurali italiane, sotto l’aspetto del patrimonio culturale e ambientale.

Luciano Perondi – Direttore dell’ISIA di Urbino. Progetti-sta di caratteri tipografici e grafico professionista dal 1998, opera nel campo della progettazione grafica di aspetti lega-ti alla scrittura (tipografica e non) e all’information design. Oltre all’attività di progettista si occupa anche degli aspetti teorici della grafica. È stato tra i fondatori di EXP un grup-po di ricerca dedicato alle tematiche inerenti alla scrittura e alla lettura. Dal 2004 si è occupato di formazione presso vari istituti pubblici e privati, tra cui il Politecnico di Bari e l’Accademia di Belle Arti di Urbino, per cui ha seguito come docente responsabile il progetto del carattere Titillium. Dal 2007 è docente presso l’Isia di Urbino, per cui ha coordi-nato i progetti di ricerca “Vallée D’Aoste” e “Urbino Walk in Progress”. Dal 2013 è direttore dello stesso Istituto.

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Eduardo Lo Giudice, “Contadino custode delle Marche” (L. R. 03/06/03, n. 12 “Tutela delle risorse genetiche animali e vegetali del territorio marchigiano”), ideatore di “Orto Anti-co”, un progetto di biodiversità agricola che si pone l’obiet-tivo mantenere, recuperare e moltiplicare importati varietà orticole che non entrano a far parte di quelle commercia-li. Un orto botanico sulla biodiversità delle piante alimentari nelle Marche dove vengono coltivate 2000 antiche varietà di ortaggi a rischio di estinzione.

Roberto Zappacosta, Architetto paesaggista e fotografo, si dedica al design e alla progettazione e realizzazione di giardini, partecipa alla creazione del nuovo Piano Struttura-le del Verde del Comune di Senigallia, conduce un Atelier di Architettura-Design-Fotografia-Ceramica-Giardini. Come fotografo ha realizzato diverse mostre personali. Da tre anni si dedica alla progettazione e realizzazione di opere in ceramica raku affrontando la ricerca di nuove tecniche e forme capaci di integrarsi con spazi esterni e spazi interni alle abitazioni. Collabora alla progettazione di “Orto Antico” ideato da Eduardo Lo Giudice.

a cura di Federico O. Oppedisano

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Michele Biagiola, Chef stellato Michelin dell’Enoteca Le Case di Macerata, è stato designato a rappresentare la cucina delle Marche all’Expo 2015. La sua gastronomia, profondamente legata con il suo territorio, è divertente e creativa, nel suo laboratorio ha intrapreso una strada ardi-ta: tenere in equilibrio una proposta d’eccellenza con una cucina etica, che pratica la stagionalità, il chilometro zero e il biologico. Ha realizzato ultimamente con Tito Vagni il libro “Spaghetti”.

Tito Vagni, scrittore, ricercatore universitario, gastronomo e docente presso l’Università IULM di Milano, i suoi studi gravitano intorno all’immaginario e alla teoria dei media, Collabora con alcune delle più importanti guide gastrono-miche nazionali. Ha concepito il blog lacatana.worpress.com, diventato un punto di riferimento del giornalismo ga-stronomico italiano. Ha realizzato ultimamente con Michele Biagiola il libro “Spaghetti”.

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Paolo Pagnoni, docente di presso l’Istituto Alberghiero Santa Marta di Pesaro, co-coordinatore del Corso in “Am-basciatori Territoriali dell’Enogastronomia” e coordinatore del Festival Corto & Mangiato sull’agricoltura biologica, un festival che intende promuovere temi d’interesse sociale, culturale ed etico connessi con l’alimentazione e l’enoga-stronomia, in particolare in questa ultima edizione il festival sarà sviluppato intorno al tema: “Il cibo della legalità”.

Sara Bracci, storica dell’arte, ricercatrice delle tradizioni enogastronomiche locali e della letteratura ad esse con-nessa. Presidente dell’Associazione “Ambasciatori Territo-riali dell’Enogastronomia” della provincia di Pesaro e Ur-bino, un’associazione che intende tutelare e valorizzare le produzioni tipiche e biologiche della regione marche e del patrimonio enogastronomico marchigiano, unendo il valore del territorio all’identità stessa dei suoi prodotti di altissima qualità.

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Alfredo ValeriResponsabile Area Ricerca dell’Associazione Civita

Project manager ed esperto di marketing culturale. Le sue competenze specifiche sono la pianificazione strategica di marketing territoriale, lo sviluppo di progetti culturali, la gestione e la valutazione delle politiche e delle organizza-zioni culturali pubbliche e private. È consulente in attività di fundraising e nei campi dell’economia culturale, della responsabilità sociale d’impresa e del marketing artistico. È membro del Comitato scientifico dell’Associazione Civita e coordinatore dell’Osservatorio-Centro Studi “Gianfranco Imperatori” della stessa associazione.

a cura di Lucia Pietroni

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Marco MontemaggiMembro del Consiglio Direttivo dell’Associazione Museimpresa

Membro del Consiglio Direttivo dell’Associazione Museim-presa, esperto di Brand Identity, Marketing and Corpora-te Communication, curatore scientifico del progetto “Terra di Motori-Motor Valley” per la Regione Emilia Romagna e manager della “Tonino Lamborghini SpA”. È autore di di-versi volumi sul patrimonio industriale e imprenditoriale e docente al Master di Gestione d’impresa “Made in Italy” del-la Alma Graduate School di Bologna e in quello di “Luxury Management” al Polimoda a Firenze. Nel 1997 è stato il responsabile della costituzione del Museo Ducati e suo di-rettore per 5 anni.

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Luigi RicciDirettore dei progetti dell’Associazione Casale delle noci

Disegnatore grafico, fotografo artistico per l’Industria, apre alla fine degli anni ‘60 a Roma in cooperativa lo studio di grafica “Fantastici 4” insieme a Giovanni Lussu, Moimir Je-zek e Mario Cresci. È attivo in campo editoriale: progetta copertine delle collane di Samonà e Savelli e Lerici edito-re, realizza volumi fotografici, periodici e poster. Dal 1973 al 1978 è stato insegnante di ruolo presso l’Istituto d’Arte di Macerata nella sezione di Decorazione Pittorica. Svol-ge l’attività professionale presso il proprio studio nel cam-po della fotografia industriale, delle comunicazioni visive e dell’immagine aziendale. Ha curato mostre e volumi e da molti anni collabora, come direttore dei progetti, con l’As-sociazione Casale delle noci, che ha come mission la valo-rizzazione, la salvaguardia e la promozione dell’artigianato d’eccellenza che fa grande il made in Italy nel mondo, per orientare i giovani alla cultura del “saper fare” e per svilup-pare un circolo virtuoso tra passato, presente e futuro, tra mercato, arte e società.

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Alessandro CarlorosiDirettore dell’Associazione Il paesaggio dell’Eccellenza

Designer, laureato presso il Corso di Laurea in Disegno In-dustriale e Ambientale dell’Università di Camerino, svolge attività professionale nell’ambito della progettazione indu-striale in collaborazione con numerose imprese manifattu-riere. È Direttore dell’Associazione “Il Paesaggio dell’Eccel-lenza” per la valorizzazione e la conservazione della cultura industriale del distretto plurisettoriale al centro delle Marche a cui fanno capo 28 importanti aziende. Per questa Asso-ciazione ha curato e coordinato mostre, iniziative ed eventi culturali di grande importanza.

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I I .2

ESEMPI VIRTUOSIIL DESIGN PER LA VALORIZZAZIONE E L’ INNOVAZIONE DEI PATROMNI CULTURALI

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Cinzia Ferrara. Vice-presidente nazionale dell’Aiap dal 2009. Dopo la laurea in architettura e il Dottorato di ricerca in Disegno industriale, lavora come designer della comuni-cazione visiva, ricercatore e docente (Scuola Politecnica di Palermo, Accademia di belle arti di Palermo, Abadir Acca-demia di Design e Arti Visive a Catania). Ha scritto o cutato numerose pubblicazioni tra cui i volumi Marc Newson, Let-teremix, Comunicare la cultura e On the road. Bob Noorda. Cura e organizza conferenze, mostre e workshop.

Aldo Presta è coordinatore di re.design Calabria, il design per i beni culturali; responsabile identità visiva e proget-tazione grafica dell›Università della Calabria; responsabi-le tecnico della linea di ricerca design della comunicazione del Laboratorio di filosofia dei linguaggi dell’Unical; docente accademia abadir e direttore creativo di lacosa.net.

a cura di Carlo Vinti

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Monica Zaffini e Massimiliano Patrignani - ma:design. Entrambi diplomati all’ISIA di Urbino e allievi di Michele Provinciali, dopo una lunga esperienza nello Studio Dolcini di Pesaro, fondano nel 2005 ma:design. Lo studio opera nel campo del visual design, in particolare nei settori dell’immagine coordinata, dell’editoria, dell’archigrafica e degli allestimenti. Fra i loro clienti, istituzioni pubbliche e culturali come il MAXXI di Roma, la Scuola Martin Luther King e la Mediateca comunale EffeMMe23BibliotecaLa-Fornace di Maiolati Spontini (AN), la Biblioteca San Giovanni di Pesaro e i Musei Civici di Palazzo Bonaccorsi a Macerata.

Riccardo Castaldi. È tra i fondatori nel 2003 dello studio N!03, dove unisce le sue competenze ad altre professiona-lità nell’ambito museale della ricerca visiva e sonora. Per la sua formazione sono stati significativi numerosi anni di collaborazione con studio azzurro. Insegna progettazione e narrazione multimediale all’Istituto IED e all’accademia NABA. Con N!03 ha ricevuto il premio compasso d’oro nella categoria exhibition design e il Red Dot Design Award nel communication design.

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Domenico SturabottiDirettore della Fondazione Symbola, Coordina per la Fon-dazione il progetto “Eccellenze in digitale”, realizzato in collaborazione con Google e l’Università Ca’ Foscari che nasce da una comune iniziativa di Unioncamere e Google Italy, con il patrocinio del Ministero dello Sviluppo Econo-mico, un’iniziativa che intende promuovere la competitività e la collaborazione nei sistemi produttivi territoriali, per un maggiore accesso ai mercati internazionali. È inoltre mem-bro del Comitato d’indirizzo dell’Osservatorio Nazionale Di-stretti Italiani e della giuria del Premio all’innovazione amica dell’ambiente, promosso da Legambiente.

a cura di Federico O. Oppedisano

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Gianfranco Tontipresidente della IFI Spa di Tavullia, azienda capostipite di INDUSTRIEIFI, gruppo industriale leader in soluzioni inno-vative per design e tecnologia nell’arredo di locali pubblici. Inoltre è presidente di Confindustria Pesaro Urbino, pre-sidente dell’Associazione per il Disegno Industriale (ADI) Marche Abruzzo e Molise e membro della Commissione Food Design ADI.

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Daniele TononGraphic designer presso lo studio Metalli Lindberg di Tre-viso. Lo studio ha sviluppato diversi progetti di comunica-zione nel settore alimentare biologico e biodinamico, con interventi di progettazione del packaging di posizionamento e di sviluppo coordinato, che tengono conto dei valori cul-turali del biologico, della scelta di materiali eco-compatibili e riciclabili.

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Simone SubissatiArchitetto di scuola fiorentina è stato allievo di Remo Buti, Gianni Pettena, appartenenti al nucleo originario del Radi-cal design. Vive e lavora ad Ancona, dove si occupa di pro-gettazione architettonica, architettura d’interni, design e co-municazione, ha collaborato con varie aziende marchigiane produttrici di mobili e complementi d’arredo. Ultimamente ha realizzato il progetto “Cucinoteca” di Ancona, un labora-torio di cucina e di cultura del cibo, che intende dedicare la propria attenzione alle materie prime e alle nuove tecniche in cucina tra tradizioni regionali e benessere. Ma anche un luogo che vuole promuovere incontri ed esposizioni sulla cultura alimentare.

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Andrea Di LorenzoFood Photographer, ha collaborato per cinque anni con Cibando, nelle vesti di creative manager, photoeditor e fotografo; ad oggi lavora con diverse agenzie realizzando numerose campagne fotografiche per importanti punti di ri-storo alle quali affianca un lavoro editoriale per testate este-re e italiane.

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Riccardo DiotalleviMembro del Comitato Esecutivo dell’ADIArchitetto e designer, si definisce “architetto prestato all’in-dustria”. Ha collaborato per venti anni con Elica (azienda leader mondiale nella produzione di cappe per cucina) nella realizzazione di progetti per l’arte contemporanea, il desi-gn di prodotto, l’architettura e la comunicazione di brand. Il suo progetto degli uffici Elica Corporate a Fabriano (An) ha contribuito a far classificare l’azienda prima in Italia ed in Europa nella graduatoria del “Great Place to Work 2011” e l’opera è stata selezionata per la XIII Mostra Internazionale d’Architettura, Biennale di Venezia 2012. È membro del Co-mitato Esecutivo dell’ADI-Associazione per il Disegno In-dustriale e Coordinatore dell’Osservatorio Permanente del Design per le Marche, Abruzzo e Molise. È docente presso il Corso di Laurea in Disegno Industriale e Ambientale della Scuola di Architettura e Design dell’Università di Camerino e presso l’ISIA di Urbino.

a cura di Lucia Pietroni

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Dario Riva – Co-fondatore di WHOMADEFondatore, insieme ad Edoardo Perri di WHOMADE/desi-gn for the avant-craft, uno studio, un laboratorio di proget-ti, un network di professionisti creativi, con sede a Milano, operante nel campo del design e della comunicazione, che condividono un approccio e una passione comune verso un modo di progettare applicato al saper fare e all’arte dei mestieri artigiani. Lo studio collabora con i diversi settori dell’artigianato internazionale e, nella logica del workshop collaborativo, crea progetti e percorsi di sviluppo stimolan-do un continuo confronto tra artigiani e designer per una sperimentazione creativa capace di innovare tecniche pro-duttive e materiali, linguaggi espressivi e prodotti, lavoran-do sull’identità e sul patrimonio immateriale di persone, luo-ghi e culture manifatturiere.

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Laura Fiaschi e Gabriele Pardi – GUMDESIGNLaura Fiaschi, designer e grafica, e Gabriele Pardi, archi-tetto, fondatori dello studio Gumdesign, con sede a Viareg-gio, che si occupa di architettura, industrial design, grafi-ca, art direction per aziende ed eventi culturali. Per i loro progetti hanno ricevuto numerosi premi e riconoscimenti nazionali ed internazionali, tra cui il “Best Communicator Award 2014”, il Primo Premio al concorso internazionale di creatività “Swiss in Cheese”, il Primo Premio al concor-so nazionale “Manifesto per il Carnevale di Torre del Lago Puccini”, il 2° Premio (2012) e quattro menzioni speciali al concorso internazionale “Young&Design”. Sono art director e membri del Comitato di redazione di Bau, contenitore di cultura contemporanea. Sono attivi nella formazione con le-zioni aperte, workshop e collaborazioni con numerose Uni-versità e Centri di ricerca. I loro progetti sono stati esposti in importanti mostre di design e pubblicati da prestigiose riviste di settore e numerose pubblicazioni editoriali docu-mentano il loro lavoro professionale.

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Davide e Gabriele Adriano – AdrianodesignI fratelli Davide e Gabriele Adriano, architetti e designer, sono fondatori dello studio Adrianodesign, con sede a Tori-no, che collabora a progetti di innovazione di prodotto con importanti realtà aziendali nazionali e internazionali. Sono docenti presso il Politecnico di Torino e Guest Professors presso prestigiose Università internazionali. Hanno rice-vuto numerosi riconoscimenti e premi per i loro progetti, tra cui l’IF Product Design Award, il Good Design Award, l’International Design Competition di Osaka, il Koizumi e la segnalazione al XXI Compasso d’oro ADI. I prodotti da loro progettati sono stati esposti in importanti musei del mondo, tra cui il Triennale Design Museum e il Chicago Atheneaum.

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Silvana Angeletti e Daniele RuzzaAngelettiRuzza designSilvana Angeletti e Daniele Ruzza, dopo la laurea in Indu-strial Design presso l’ISIA di Roma, hanno fondato lo studio AngelettiRuzza design, con sede a Rieti. Hanno partecipato a numerosi concorsi e hanno ricevuto premi e riconosci-menti per i loro progetti, tra cui: l’ADI Index 2011, 2006 e 2004, il DesignPreis 2011, il Good Design 2010, il Design Plus 2009, il Red Dot Award 2009. Collaborano con impor-tanti imprese manifatturiere del “Made in Italy” e sono art director dell’azienda Azzurra dal 2007 e di GSI dal 2006. Operano anche nel settore dell’interior design e curano il progetto di comunicazione di alcune imprese. I loro prodotti sono stati pubblicati in importanti riviste di design e sono stati esposti in molte mostre nazionali ed internazionali.

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L’EVENTO “BLA...BLA...BLA...” CONVERSAZIONI SUL DESIGN DEL BELLO, BUONO E BENFATTO

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III

Workshop intensivi

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I workshop progettuali intensivi, organizzati dalla Scuola di Architettura e Design “E. Vittoria” dell’Università di Camerino, sono strutturati in fiiere intersettoriali, per sviluppare insieme ai partner del progetto nuovi concept di prodotti e servizi.I workshop hanno visto coinvolti designer affermati ed emergenti,ricercatori e docenti dell’università di Camerino, spin off e stu-denti delle scuole di design. L’obiettivo generale dei workshop è stato generare, insieme ai partner, progetti innovativi per comu-nicare, valorizzare e innovare, attraverso il design, i patrimoni culturali del Bello, Buono e Benfatto del territorio piceno.

I workshop erano articolati in tre macroaree di progetto:

MERCHANDISING MUSEALE E TURISTICOCoordinamento: Lucia PietroniPartner: Comune di San Benedetto del Tronto | Servizi ItaliaObiettivo: Ideare e sviluppare prodotti innovativi dimerchandising capaci di promuovere e valorizzare aspetti ecaratteri del Museo del Mare di San Benedetto del Tronto edel territorio picenoDesigner guida: Marco Elia e Maria Grazia Fioravanti |Alessandro Di Stefano, Daniele Galloppo eJacopo Mascitti di EcodesignLab

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AREA DELLA COMUNICAZIONE VISIVA PER LA CULTURACoordinamento: Carlo VintiPartner: Comune di Grottammare | Comune di SanBenedetto del TrontoObiettivo: Ideare e sviluppare una serie di artefatti dicomunicazione visiva capaci di promuovere e valorizzareaspetti e caratteri culturali del territorio picenoDesigner guida: Luca Coppola, Federico Bovara e Riccar-do Berrone del gruppo AUT

AREA DELLO STORYTELLING TERRITORIALECoordinamento: Federico O. Oppedisano, Daniele RossiPartner: Azienda Agricola Pantaleone | AssociazioneCulturale Food Gallery | ElemObiettivo: Sviluppare contenuti strategici di storytellingterritoriale ed elaborare gli artefatti multimediali capaci dipromuovere e valorizzare aspetti e caratteri culturali delterritorio picenoDesigner guida: Piero Sabatini e Valerio Di Paola con ilcontributo della Fondazione Bizzarri

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MERCHANDISING PER LA VALORIZZAZIONE DELLA CITTÀ DI ASCOLI PICENO E DEL TERRITORIO PICENOMERCHANDISING MUSEALE E TURISTICO

Proposte progettuali del workshop “Merchandising museale e turistico”Coordinamento: Lucia PietroniDesigner guida: Marco Elia, Maria Grazia Fioravanti, Jacopo Mascitti, Daniele Galloppo e Alessandro Di StefanoPartecipanti: Mauro Amurri, Mariangela Balsamo, Matteo Biondi, Marco Chiappini, Gior-gio Di Cesare, Alessio Franconi, Matteo Gaspari, Amedeo Mascitti, Vittorio Menichelli, Davide Paciotti, Alessandro Scipi, Lorenzo Tafuri, Gomme mitili, cavatappi mazzancolla, shopper in canapa/cotone

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Il Museo del Mare del Comune di San Benedetto del Tronto è una realtà culturale del territorio piceno di grande interes-se e ricca di potenzialità. Le sue cinque sezioni ospitano non solo forme di vita marina e reperti restituiti dal mare, ma anche gli aspetti antropologici della civiltà marinara: i me-stieri, le tecniche, la vita quotidiana, fino alla gastronomia. A questo ricco patrimonio hanno attinto le idee progettuali sviluppate per il museo all’interno dei workshop organizzati dalla Scuola di Architettura e Design Unicam nell’ambito del progetto Distretto Culturale Evoluto Piceno. Il primo gruppodi progettazione che ha lavorato sul museo di San Benedetto, guidato dai designer Marco Elia, Ma-ria Grazia Fioravanti, Jacopo Mascitti, Daniele Galloppo e Alessandro Di Stefano, ha elaborato un’ampia gamma di proposte per prodotti di merchandising destinati al book-shop del museo, alcuni dei quali sono attualmente in fase di prototipazione. Grazie a un lavoro di indagine approfondito, i giovani progettisti sono riusciti trarre spunti molto diversi da ciò che è esposto nelle sale del museo, escogitando soluzioni raffinate e innovative. Le proposte - che spaziano dai prodotti di cancelleria a quelli casalinghi, dai giochi all’abbigliamento fino agli ac-cessori personali - prendono ispirazione in primo luogo dai vari esemplari di fauna marina presenti nella sezione ittica “Augusto Capriotti” e dalla collezione di anfore allestita in

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una sezione contigua. Altri progetti hanno preso come riferimen-to la cultura materiale, le tradizioni orali e l’iconografia della “Ci-viltà marinara delle Marche”, cui sono dedicati gli spazi del mu-seo direttamente affacciati sul porto. Sono nati così, ad esempio, i progetti legati a un’imbarcazione tradizionale come la paranza: fra gli altri, la serie di contenitori che rivisita le bambole matrioska in chiave marinaresca, con tutti i membri tipici dell’equipaggio identificati dal proprio nome dialettale. Il repertorio tradizionale di segni presente nelle vele delle imbar-cazioni è un altro motivo ricorrente in prodotti come cartoline, post-it, giochi o una ricercata collezione di shopper in canapa. Non mancano le proposte ispirate direttamente a strumenti di lavoro come le spolette. Nel complesso, una interpretazione del tema del merchandising che va ben oltre l’idea di souvenir, pun-tando su prodotti non effimeri e di buona qualità.

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gomme mitilimug rosoni ascolani

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gomme mitilicartolina vela sambenedettese

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gomme mitiliscatole organizer architetture ascolane

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gomme mitiliscatole organizer architetture ascolane gomme mitilifiammiferi di Cecco

elemento cartotecnico

citazioni di Cecco D’Ascoli

pioppo fresato

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AREA DELLA COMUNICAZIONE VISIVA PER LA CULTURAProposte progettuali del workshop “Comunicazione della cultura”Coordinamento: Carlo VintiDesigner guida: Riccardo Berrone, Federico Bovara, Luca CoppolaPartecipanti: Elisa Bianchi, Antonello Garaguso, Claudia Norscini, Federico Rita, Cri-stiana Zampolini, Francesca Battiato, Federica Carletti, Chiara Costantini, Francesca Luzi, Federica Terenzi

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Il Museo del Mare del Comune di San Benedetto del Tronto è una realtà culturale del territorio piceno di grande interes-se e ricca di potenzialità. Le sue cinque sezioni ospitano non solo forme di vita marina e reperti restituiti dal mare, ma anche gli aspetti antropologici della civiltà marinara: i me-stieri, le tecniche, la vita quotidiana, fino alla gastronomia. A questo ricco patrimonio hanno attinto le idee progettuali sviluppate per il museo all’interno dei workshop organizzati dalla Scuola di Architettura e Design Unicam nell’ambito del progetto Distretto Culturale Evoluto Piceno. Il gruppo del secondo workshop che ha lavorato sul museo di San Benedetto, guidato dal collettivo di designer AUT (Riccardo Berrone, Federico Bovara e Luca Coppola), ha realizzato un progetto di comunicazione culturale incentra-to sul concetto di museo continuo. Assecondando una vo-cazione già presente nell’istituzione museale - la cui sede principale è all’interno del mercato ittico all’ingrosso - i par-tecipanti hanno ricercato un legame attivo con la vita del porto e con il mare. Il progetto agisce su due livelli di con-tinuità: da un lato, tra il Museo e la città di San Benedetto del Tronto; dall’altro, fra la tradizione valorizzata nelle sale museali e le forme che assume oggi la civiltà marinara. Il risultato è un sistema di identità visiva aperto e variabi-le nel quale i segni recuperati dall’iconografia storica sono continuamente ri-combinati e tradotti in un linguaggio con-

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temporaneo. Nel progetto i contenuti presenti all’interno dell’e-dificio museale sono costantemente proiettati verso l’esterno e la tradizione degli antichi mestieri del mare si intreccia alle te-stimonianze di marinai e pescivendole di oggi. Lo si vede bene nel modo in cui sono concepite le carte alimentari destinate alle pescherie cittadine, che diventano anche copertine di piccole pubblicazioni su argomenti come le tradizioni culinarie marinare o il punto di vista femminile sulla vita del porto. Un sistema di segni diffuso nel territorio urbano, insieme a una mappa carta-cea e a un’app, consentono poi di localizzare i luoghi della civiltà marinara del passato e del presente. Il tutto rimanda al sito web del Museo del Mare Continuo, dove sono presenti gli approfon-dimenti, i video e le interviste.Il progetto “Canditi” invece si pone l’obiettivo di valorizzare il patri-monio culturale di Grottammare attraverso una strategia indiretta che punta a ricomporre in una identità visiva aperta e sfaccetta-ta le memorie dei cittadini, le attività culturali contemporanee, il vecchio incasato del paese alto come la vita balneare delle spiagge. L’ispirazione viene dalla buccia delle arance coltivate a Grottammare, impiegate prevalentemente nella preparazione dei canditi. “Candire” è un metodo di conservazione e un processo di recupero, che - in questo progetto – è interpretato soprattutto come rivitalizzazione: selezionare, riportare alla luce, accostare, fondere, reinterpretare e rilanciare le molteplici rappresentazioni, memorie, tratti identitari di Grottammare, in tutta la loro variegata

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gamma di colori e declinazioni. Molteplici e plurali, come il nome canditi, sono anche i soggetti coinvolti nel progetto: vistitatori, turisti ma soprattutto cittadini, coloro che sono i custodi del pa-trimonio della città; e sulla partecipazione attiva dei cittadini – un valore molto sentito a Grottammare – è impostato il progetto nella sua duplice articolazione. Canditi è un archivio on-line ed è anche una rivista. Il primo è una piattaforma multimediale che contiene immagini, testi, video raccolti grazie ad una call aperta, diffusa ad ampio raggio tramite il web. Un archivio che dà spazio anche ad aspetti meno noti della memoria e dell’iconografia della città: frammenti, spunti, suggestioni che provengono direttamen-te da chi vive, visita o semplicemente ricorda Grottammare. I contenuti di tale archivio convergono poi in una pubblicazione a stampa, dove vengono periodicamente riorganizzati e reinterpre-tati attorno a un argomento monografico. Il numero 0 della rivista Canditi parte proprio dal tema delle arance, uno dei simboli più antichi di Grottammare, per proporre un percorso di associazio-ni, fra presente e passato, teso a valorizzarne il patrimonio sto-rico e la cultura di Grottammare attraverso riferimenti a mondi anche molto distanti.

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AREA DELLO STORYTELLING TERRITORIALECoordinamento: Federico O. Oppedisano, Daniele RossiPartner: Azienda Agricola Pantaleone | Associazione Culturale Food Gallery | Elem - Hotel 100TorriDesigner guida: Piero Sabatini, Valerio Di PaolaPartecipanti: Livia Barone, Chiara Orsolini, Andrea Spadaccini, Luigi Vetrani , Nicola Arletti, Alessandro Olivieri, Gianni Bonaduce, Simone Lisciani Pietrini, Saverio Paolucci , Valentina Sbaffi, Mauro Corinti, Stefano Fiori, Monica Marcantoni

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I progetti dell’area dello storytelling si sono posti l’obiettivo di rintracciare forme narrative idonee ed efficaci, per consolidare o configurare processi di comunicazione virtuosi, capaci di co-niugare i valori espressi delle attività dei partner con quelli del territorio piceno.

Le attività dei partner, nelle loro diversità, rappresentano spe-cifiche “vocazioni” territoriali, che si estendono da quelle della produzione vinicola a quelle culturali, fino all’accoglienza per il turismo.

La metodologia progettuale ha previsto processi di condivisione attraverso incontri preliminari tra partner, designer partecipanti, designer guida e i coordinatori, per definire le linee guida delle attività progettuali e specifici obiettivi. In questo modo si è potuta stabilire sia la natura delle strategia comunicative sia quella degli artefatti da realizzare e la loro collocazione all’interno dei sistemi della comunicazione già attivati dai stessi partner.

I risultati ottenuti sono quindi frutto di un processo di collabora-zione virtuoso che ha impiegato lo storytelling come strumento per valorizzare le attività dei partner, intese come espressione del territorio piceno.

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Presupposti progettuali: Elem - Hotel100Torri può diventare un vettore capace di coniugare l’ospitalità agli interessi di un turi-smo interessato a rintracciare particolarità territoriali di diversa natura, da quelle storiche-artistiche a quelle enogastronomiche e produttive. Sulla base di questo presupposto è stata ideata una serie di prodotti editoriali da diffondere all’interno dell’hotel stesso, che si propongono, attraverso uno storytelling di natu-ra esperienziale, di costruire immaginari turistici intorno a luoghi esclusivi e poco conosciuti di Ascoli Piceno.

Elaborati: La collana ha preso forma come una sorta di “taccui-no di viaggio”, dal titolo “L’intima meraviglia”, che, intende esor-tare il “turista culturale evoluto” alla scoperta di luoghi esclusivi e spettacolari, invitandolo a ricomporre le tracce di percorsi re-stituiti sotto forma di disegni, appunti e immagini fotografiche, la cui ricostruzione rende il turista stesso, il protagonista di un’e-sperienza particolare. Il progetto prevede la promozione di forme di esperienza immersiva nella città, raccontate attraverso un au-diovisivo da diffondere nel sistema della comunicazione istituito dal partner (costituito dal sito istituzionale, facebook, residenza storica stessa) attraverso una formula narrativa che evoca l’e-sperienza della riconnessione di tracce che conducono alla sco-perta di luoghi pubblici e privati esclusivi e singolari della città di Ascoli Piceno.

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Presupposti progettuali: Pantaleone è un’azienda giovane a conduzione famigliare localizzata a pochi chilometri da Ascoli Piceno, che offre diverse tipologie di coltivazioni vinicole realiz-zate seguendo le peculiarità del clima e dalle caratteristiche del terreno. La storia aziendale si rivela espressione della volontà di rendere produttivo il territorio agricolo, attraverso una coltiva-zione vinicola biologica e naturale. Una storia che rappresenta il fenomeno del downgrading, attraverso cui le scelte coraggiose di una neoimprenditoria locale tendono a valorizzare il potenziale territoriale, generando prodotti di qualità (di cui il vitigno “Bordò” rappresenta una eccellenza).

Prodotti elaborati: Un audiovisivo intitolato “Sulla nostra Terra”, che impiega la formula dell’intervista per rappresentare il legame tra l’azienda e il territorio piceno, da diffondere attraverso social network, sito web, degustazioni in azienda e fiere di settore. Inol-tre è stato realizzato un prodotto editoriale, una sorta “scheda sensoriale”, di natura fotografica per coniugare i valori aziendali a quelli territoriali, pensata per accompagnare le degustazioni.Il prodotto editoriale e il video, possono, quindi, diventare di sup-porto alla comunicazione “off line” e diffusi in diversi canali: eno-teche, fiere, degustazioni e luoghi per la vendita.

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Presupposti progettuali: L’Associazione Culturale Food Gallery si propone, attraverso l’organizzazione di simposi che si svolgo-no in diversi contesti territoriali, di alimentare il dibattito intorno a realtà diverse: enogastronomia, arte, architettura, paesaggio e folklore. Questo potenziale culturale può essere valorizzato sul web attraverso una forma di storytelling territoriale in grado di impiegare strategicamente i contenuti culturali che emergono durante i convivi.

Prodotti elaborati: Format di un taccuino di appunti sul quale trascrivere e raccogliere le impressioni e i pensieri che emer-gono durante i simposi dell’Associazione. Format di un prodotto audiovisivo di carattere virale da diffondere attraverso i canali social come facebook e twitter, per catalizzare l’attenzione del pubblico verso le tematiche promosse dall’associazione. Format di un prodotto editoriale digitale, che in una prima versione è inti-tolato: “Thymiateria” mentre nella seconda: “Apri Bene la Bocca”, e di una versione cartacea in tiratura limitata per la promozione della cultura enogastronomica picena.Brochure informativa a supporto della comunicazione on line

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L’INTIMA MERAVIGLIAstruttura e proposta di viaggio immersivo esperienziale nella città di ascoli piceno

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La prima comunità francescana si insediò in origine fuori dalle mura cittadine, in Campo Parignano, dove oggi sorge la romanica chiesa dei Ss. Pietro e Paolo, già dei Ss. Matteo e Antonio. I francescani ottennero nel 1257 dal papa Alessandro IV e dal ministro generale Bonaventura da Bagnoregio (futuro San Bonventura), il permesso di vendere la loro residenza extra moenia e di acquistare con i proventi uno spazio all’interno della città, “in vico qui scadya nominatur”.

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dopo numerose interruzioni la costruzione della chiesa riprese, nel 1443, sotto la direzione di Matteo Roberti da Como, per proseguire sotto la conduzione del milanese

Antonio di Giovanni nel 1451.

L’ultimo intervento strutturale sulla chiesa fu la costruzione della cupola, che avvenne tra il

1547 ed il 1549

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IV

Azioni di sviluppo dei concept e prototipazione

dei nuovi prodotti e servizi

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