IL BACO · de dell’attualità in modo degno della nostra umanità significa, da ultimo, non...

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Contributo di 2 euro per aiutarci 90 Anno Diciassettesimo Febbraio 2017 Bimestrale Periodico registrato al numero 1918 del12 maggio 2011 presso il Tribunale di Verona IL BACO Le sfide che ci attendono Via Case Nuove, 63 Lugagnano (VR) Tel. 045514513

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Contributo di 2 euro

per aiutarci

90Anno Diciassettesimo

Febbraio 2017Bimestrale

Periodico registrato al numero 1918

del12 maggio 2011 presso il Tribunale di Verona

IL BACO

Le sfide che ci attendono

Via Case Nuove, 63 Lugagnano (VR)Tel. 045514513

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Editoriale

Le sfide dell’attualità ed il coraggio della profondità

Il nostro pensiero e la nostra sen-sibilità ci rendono capaci di unosguardo profondo sul reale. Pro-prio questa profondità ci per-mette di affrontare in modo

degno della nostra umanità le tante sfide che si dispiegano quotidianamentedavanti ai nostri occhi. La pericolosa alternativa è quella di comportarsi dapersone che “pattinano sulla superficie degli eventi”, per usare una significati-va espressione della filosofa Hannah Arendt. Se ci riflettiamo un attimo, ci ren-diamo conto che il rischio della superficialità si corre quando l’attenzione e lospirito critico lasciano il posto all’indifferenza del “non mi riguarda” e alla pigriziadel “l’ho sentito dire”. A Sona, il nuovo anno ha i contorni di una realtà che porta con sé sfide importanti:l’accoglienza dei richiedenti asilo che verranno ospitati a Lugagnano, la solidarietà perla comunità di Fonte del Campo colpita dal terremoto, la vicinanza verso le famiglie che vi-vono situazioni di difficoltà, il sostegno ai produttori che stanno attraversando un momento dicrisi. Davanti a queste sfide occorre evitare le semplificazioni della superficialità per azzardare invece il coraggio dellaprofondità. E la via per comprendere a fondo la realtà passa attraverso la disponibilità a conoscere le persone che laabitano e la qualificano con le loro vite e con le loro esperienze. L’apertura agli altri comincia con l’interesse profondoverso le loro storie, spesso chiuse nei cuori ma svelate dagli sguardi. Da cosa scappano le persone che lasciano il loroPaese alla ricerca di un futuro migliore? Di cosa hanno bisogno davvero le famiglie che hanno visto crollare le loro esi-stenze, insieme alle loro case, a causa del terremoto? Quanto pesa una tassa recapitata a un cittadino che veramentenon può pagare? Quali timori ha un contadino che vede le sue piante ammalarsi o addirittura morire? Quando siamotentati di rispondere che tutto questo, semplicemente, non ci riguarda, proviamo per un attimo a imboccare il camminodi un pensiero diverso: proviamo a farci coinvolgere, quanto meno sforzandoci di immaginare che quei panni così pesan-ti (perché impregnati di tante difficoltà o preoccupazioni) e al tempo stesso così freddi (perché attraversati dal vento geli-do della paura o della rassegnazione) avrebbero potuto essere i nostri, quelli di cui avrebbero potuto essere vestite lenostre esistenze. Troppo spesso tendiamo a dimenticare che nelle scarpe degli altri avremmo davvero potuto camminarci noi, se solo ildestino ci avesse riservato un trattamento diverso da quello che, invece, ci ha regalato: avremmo potuto camminarci noinelle scarpe di chi scappa da Paesi che non garantiscono futuro; avremmo potuto camminarci noi nelle scarpe di chi siè trovato sotto i piedi i cumuli di macerie rimasti dopo il terremoto; avremmo potuto camminarci noi nelle scarpe di chiha il passo lento per le troppe preoccupazioni che gli pesano sulle spalle; avremmo potuto camminarci noi nelle scarpedi chi, passeggiando nei campi a cui ha dedicato la sua vita, si domanda che ne sarà delle sue coltivazioni. Quelle con cui si è aperto questo nuovo anno sono sfide complesse, per cui non è possibile invocare soluzioni semplici.E del resto, semplificare la realtà è una via d’uscita spesso troppo comoda, che denota superficialità di sguardo. Lacomplessità va compresa e affrontata nella sua profondità, quella profondità che occorre avere il coraggio di attraversa-re con il nostro pensiero e la nostra sensibilità. Non ci si può fermare a ciò che si sente dire, perché il “sentito dire” ri-schia spesso di essere viziato dalla retorica degli slogan, da premesse non vere e da conclusioni affrettate. I temi caldi,soprattutto quelli che più di altri fanno discutere, richiedono un’informazione responsabile. E ciò significa informare e in-formarsi con quell’attenzione e quello spirito critico che ci mettono nelle condizioni di andare a fondo delle cose. Ricor-dando sempre che lo sguardo in profondità è uno sguardo aperto, capace di incrociare davvero lo sguardo dell’altro. Latendenza a giudicare, allora, deve farsi da parte e lasciare il posto all’impegno a comprendere davvero. Affrontare le sfi-de dell’attualità in modo degno della nostra umanità significa, da ultimo, non dimenticare mai che l’impegno ad andarecon decisione al cuore delle cose implica sempre la disponibilità a guardare con delicatezza nel cuore delle persone, percapire quali difficoltà hanno segnato le loro vite, quali preoccupazioni vogliono lasciarsi alle spalle e quali aspettativedanno forma ai loro progetti. Occorre inoltre ricordare che in una comunità le sfide si affrontano insieme: in una situazio-ne di difficoltà nessuno di noi vorrebbe trovarsi da solo e, proprio per questo, nessuno di noi dovrebbe lasciare da soligli altri. Tanti pensieri che si uniscono hanno la forza di grandi incoraggiamenti, tante sensibilità che si uniscono hannola forza di grandi abbracci. Quando lo sguardo sulla realtà è profondo, può dar luogo a gesti concreti che possono porta-re luce nelle vite di chi li riceve. E quando questi gesti concreti arrivano da una comunità intera possono essere così lu-minosi da essere percepiti come albe di giorni nuovi, giorni che si colorano di nuove speranze.L’augurio per questo 2017, allora, è che possa essere un anno vissuto in prima linea da cittadini coraggiosi, da uomini edonne realmente capaci di sguardi e gesti profondi. 3

di Federica [email protected]

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“Pesche, moria dei kiwi, vino e il futuro dell’agricoltura a Sona”Intervista esclusiva del Baco al presidente di Coldiretti Valente

L ’ I N T E R V I S T A

le valutazioni della Coldiretti?È purtroppo un dato di fatto che alcune coltureche hanno trovato il loro habitat naturale nell’a-rea di Sona negli ultimi anni abbiano conosciutouna crisi profonda a causa di alcune forme di fito-patie gravi. Penso alla Sharka del pesco e allamoria del kiwi. Dal momento che non è immagi-nabile che il comparto agricolo di queste zone siimpoverisca sempre di più, si rende necessariodare una risposta agli imprenditori attraverso ladivulgazione e la ricerca. Coldiretti coopera con leistituzioni preposte, come il Ministero delle Politi-che Agricole e la Regione Veneto, affinché venga-no individuati interventi ad hoc attraverso il Pianodi Sviluppo Rurale e perché si trovino varietà resi-stenti alle patologie più diffuse.Un’analisi, apparsa recentemente anche su al-cuni quotidiani economici, indica che nei pros-simi anni sono destinate a scomparire le picco-le aziende agricole, quelle che non superano 3,4 ettari, in quanto non più in grado di reggerela concorrenza. E’ un’ipotesi realistica?

Grazie all’approvazione,ormai quindici anni fa,della cosiddetta “Leggedi Orientamento”, il De-creto legislativo228/2001, si è dato for-za anche alle piccole

Quello della crisi del comparto agricolo anche delnostro Comune è negli ultimi anni tema centraledel dibattito economico locale. Esistono ancorapotenzialità di crescita? Servono scelte per con-vertire colture non più concorrenziali? Esiste unreale futuro per il settore? Quali risposte sonopossibili alle nuove sfide che i nostri agricoltori sitrovano quotidianamente ad affrontare?Per fare il punto della situazione siamo andati al-la fonte, da chi sicuramente conosce meglio dichiunque altro i termini di queste vicende: la Col-diretti, la prima e più importante associazione diagricoltori italiana. L’occasione è un’intervista conil Presidente Provinciale di Coldiretti Verona Clau-dio Valente.Dottor Valente, l’agri-coltura anche nel Co-mune di Sona vive unperiodo di stagnazionee le prospettive nonsembrano buone. Quali

“La diversificazione è stata fondamentale per molti imprenditoriagricoli: ha dato nuovi incentivi per

valorizzare la propria azienda”

Il presidente pro-vinciale di Coldi-retti VeronaClaudio Valente.

di Mario Salvetti

[email protected]

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aziende che, con l’ampliamento delle attività con-siderate agricole, hanno potuto aprirsi a nuovepossibilità imprenditoriali, come ad esempio gliagriturismi. Anche le aziende medio-piccole han-no il diritto di occupare un posto nel contesto so-cio economico di una comunità. Moltissime diqueste, visto anche il bacino di consumatori legatial turismo dell’entroterra gardesano, ci sono ri-uscite proprio nel vostro Comune di Sona. Con ilprogetto di Coldiretti “Campagna Amica” molteaziende si sono dedicate alla vendita diretta delleproprie produzioni, svincolandosi così dal concet-to di commodities e promuovendo beni di altaqualità. Ciò premesso, risulta comunque del tuttoevidente che la ricomposizione aziendale è auspi-cabile per rendere competitive le imprese agrico-le. L’impegno quotidiano di Coldiretti è infatti quel-lo di promuovere l’unità aziendale attraverso leagevolazioni fiscali e con una attenzione partico-lare in fase di passaggio generazionale.Nodo OGM, ormai sono diffusi in ampie aree delmondo: è davvero importante l’azione di Coldi-retti per tentare di fermare questo processo?Ciò non corrisponde esattamente al vero. In tantistanno retrocedendo sul fronte degli Ogm. In Eu-ropa dal 2015 si è registrato un crollo del 18%nelle semine di organismi geneticamente modifi-cati, negli Usa siamo a -3%. La Monsanto è stataacquisita dalla Bayer. La stessa catena di Aia diVerona è riuscita a penetrare il mercato tedescosolamente con prodotti ogm free. La necessità dibandire dall’Italia la coltivazione di tutti gli Ogmautorizzati a livello europeo non ha finalità ideolo-giche, bensì soprattutto economiche, oltre cheambientali: gli Ogm perseguono un modello di svi-luppo che è il grande alleato dell'omologazione e,quindi, il grande nemico del Made in Italy. L’agri-coltura italiana vanta diversi primati a livello euro-peo: il maggior numero di certificazioni alimentariDop/Igp, la leadership nel numero di imprese checoltivano biologico, la più vasta rete di aziendeagricole e mercati di vendita a chilometri zero, maanche la minor incidenza di prodotti agroalimen-tari con residui chimici fuori norma. Oltre a ciò,non dobbiamo dimenticare che gli Ogm in com-mercio riguardano pochissimi prodotti, comemais, soia e cotone, e sono diffusi nell’interessedi poche multinazionali senza benefici riscontrabi-li. Mi chiede se l’azione di Coldiretti è importanteper fermare questo processo? Direi di sì.Passiamo ad un tema di grande impatto per l’a-gricoltura locale: cosa state facendo come Col-diretti per affrontare il grave problema dellamoria dei Kiwi che ha coinvolto in modo pesan-tissimo anche le aziende agricole del nostro ter-ritorio di Sona?Come già accennato, riteniamo che la ricerca ab-bia una importanza prioritaria. Per questo stiamofacendo forti pressioni verso il Ministero per le Po-litiche Agricole e verso la Regione Veneto affinchéVerona torni ad essere uno snodo strategico perla ricerca, prevedendo anche l’ausilio di alcuneaziende pilota. La nostra provincia deve dotarsi diun centro di sperimentazione per la frutticoltura.Non possiamo privare l’agricoltura scaligera delle 5

Presidente della Federazione provin-ciale Coldiretti di Verona dal2012, Claudio Valente è uomodi rappresentanza a tutto ton-do. Originario di Roverchiara,laureato in Storia Contem-poranea, Valente è un im-prenditore agricolo specia-lizzato in zootecnia e in frut-ticoltura. La sua è una vitadedicata all’impegno civico afavore soprattutto della cate-goria di cui fa parte. Sempre inprima linea nelle numerose sfidesostenute dagli agricoltori, da anni ri-copre cariche all’interno di enti di forte ri-levanza economica per il nostro territorio. Per citarne alcuni: laCamera di Commercio, in cui è membro di Giunta in rappre-sentanza del settore primario, la Fiera di Verona, di cui è VicePresidente Vicario, il Consorzio Agrario del Nord Est, di cuiqualche anno fa è stato Presidente. Da sempre alla guida del-la Sezione Coldiretti di Roverchiara, non ha mai fatto mancareil suo appoggio agli imprenditori di tutta la provincia scaligera,convinto del fatto che sui valori “coltivati” nelle aziende agrico-le si fonda il futuro del nostro Paese.

Il PersonaggioAlla guida di Coldiretti Verona dal 2012,

con una passione per la Storia

colture per cui è particolarmente vocata. È nostrodovere trovare varietà resistenti alle fitopatologieche negli ultimi anni l’hanno minata e indebolita.Restiamo sul tema. Gli agricoltori dopo la shar-ka della pesca, la moria dei kiwi e i prezzi divendita sotto il costo di produzione non sannopiù dove orientarsi con le piante a frutto. Ci so-no dal vostro punto di vista delle culture diverseda intraprendere?Come detto, si tratta di una zona che per unaconcomitanza di aspetti climatici e geografici si èdimostrata particolarmente adatta a queste coltu-re. È quindi innanzitutto necessario garantire unfuturo a queste produzioni e alle imprese agricoleche si sono specializzate nella loro coltivazione edistribuzione. Penso per esempio al kiwi che, nonostante i danni ingenti subiti nell’ultimo perio-do, si rivela comunque una coltura con previsioniinteressanti di crescita sul mercato e marginicommerciali forti. Non è certamente esclusa lapossibilità di inserire colture alternative sul terri-torio, penso ad alcune varietà di mela precoce,ma anche in questo caso è fondamentale la spe-rimentazione in loco.Comparto enologico, secondo lei dove sta il pro-blema del prezzo di vendita troppo basso di Bar-dolino e Custoza? Che rapporto ha Coldiretticon le Cantine Sociali di Castelnuovo e di Cu-stoza dove conferiscono anche molti agricoltoridi Sona?Coldiretti da sempre sostiene che le tre cantinesociali che insistono nell’area, Castelnuovo, Cu-

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stoza e Affi, debbano coalizzarsi, almeno perquanto riguarda l’aspetto commerciale. Ciò agevo-lerebbe la promozione dei vini che vi si produco-no, evitando concorrenze inutili e controproducen-ti per tutti. È avvilente vedere sugli scaffali botti-glie di Bardolino e di Custoza ad un prezzo cheappena ripaga del costo della bottiglia e del tap-po. Stiamo sensibilizzando i nostri soci e i dirigen-ti delle cooperative affinché spingano a una mag-giore collaborazione, anche in virtù dell’eccellen-za di questi vini. È innegabile, infatti, che grazieagli sforzi compiuti dalle cantine sociali per la lorovalorizzazione, negli ultimi anni si è verificato un

innalzamento della qualità delle produzioni.A Sona sono cresciuti molto i B&B e gli agrituri-smi. L'Amministrazione comunale sta spingendosul turismo. Può essere questo il nuovo futuroper gli agricoltori del territorio? Come vede que-sta nuova "economia agricola"?La diversificazione in agricoltura è stata fonda-mentale per molti imprenditori agricoli in quantoha dato loro nuovi incentivi per valorizzare la pro-pria azienda e dare un futuro ai propri figli. Oltre aciò, la “nuova agricoltura” ha dato vita a un rap-porto sinergico tra l’agricoltore e il consumatore,alleati nella ricerca dell’eccellenza e della salubri-tà alimentare. Nelle strutture ricettive, siano esseagriturismi, fattorie didattiche o sociali o puntivendita in azienda, l’incontro tra chi produce e chiconsuma è divenuto una garanzia di qualità, il si-gillo della nuova “economia agricola”.I Sindaci di Sona, Sommacampagna, Bussolen-go, Pescantina, Valeggio e Villafranca in più oc-casioni hanno tentato di arrivare ad un mercatounico, un sistema di rete che possa dare numeripiù grandi, che faccia sì che la qualità della pe-sca venga riconosciuta e apprezzata, per arriva-re ad un prezzo di vendita maggiore. Ma poi tal-volta si scontrano con il campanilismo dei diver-si agricoltori o con alcuni stessi esponenti poli-tici che vedono negativa l'unione dei mercati.Sul tema qual è la posizione di Coldiretti?Da anni si parla della razionalizzazione dei merca-ti. È importante comunque, prima di pensare a unmercato unico, arrivare a una unione di intentiper la commercializzazione e per la promozionedel prodotto pesca. Ritengo che i mercati alla pro-duzione debbano essere visti e vissuti come unluogo di incontro tra produttori e consumatori, do-ve si promuove il territorio nella sua totalità attra-verso le sue produzioni di eccellenza.Per chiudere: come Presidente della più impor-tante associazione di agricoltori cosa suggeri-rebbe oggi ad un ragazzo di vent’anni che voles-se lavorare nel settore agricolo?Sempre più giovani si approcciano al mondodell’agricoltura. Basti pensare all’incremento diiscritti che si è registrato nelle facoltà di agrarianegli ultimi anni. Chiunque ritenga che la vita neicampi possa diventare la propria occupazione, enon necessariamente provenendo da una fami-glia di agricoltori, è il benvenuto. Deve però esse-re animato, oltre che da tenacia e spirito di sacri-ficio, anche da tanta passione. Coldiretti ha dimo-strato che quello rurale è un mondo pieno di sfi-de, di battaglie e di confronti anche molto duri.Abbiamo anche dimostrato, però, che con la pas-sione si ottengono grandi soddisfazioni. Pensiamoad esempio alla vittoria sul fronte della etichetta-tura dei derivati del latte: lo scorso 19 gennaio èstata pubblicata in GU l’obbligatorietà dell’indica-zione in etichetta della provenienza del latte UHT,per quello fresco già era stata ottenuta, e per tuttii prodotti lattiero-caseari. Si è trattato di una bat-taglia durissima contro le lobby del latte che Col-diretti ha combattuto con l’ausilio dei consumato-ri. Una battaglia che è stata vinta grazie a tenaciae passione.

Nella direzione della promozione an-che economica del territorio, la Giuntadi Sona ha creato un logo (nell’imma-gine) da utilizzare nelle forme di co-municazione correlate alle iniziativeturistiche. “Il logo turistico ‘Visit Sona’– spiega l’Assessore alla CulturaBianco – descrive in modo stilizzatola realtà morfologica del territorio co-

munale, rappresentando la pianura, la zona collinare e la vicinan-za al Lago di Garda. In questi anni sono state attivate iniziative,anche intercomunali, vòlte alla valorizzazione turistica del territo-rio come quello del Partenariato e del successivo Progetto interco-munale delle “Terre del Custoza”, ideando anche progetti di volon-tariato destinati alla valorizzazione del patrimonio storico-artisticodel territorio. Tra le tante iniziative vi è stata quella dell’individua-zione di percorsi ciclabili capaci di accompagnare il turista tra lebellezze naturalistiche, paesaggistiche ed artistiche dei Comuni diSona, Bussolengo, Valeggio, Villafranca e Sommacampagna”. E’inoltre in pubblicazione l’edizione di Sona della mappa dei percor-si cicloturistici “Anello Terre del Custoza” e il Comune ha stabilitodi realizzare una guida cartacea in tre lingue (italiano, inglese e te-desco) che individui un percorso all’interno del territorio comunaleper illustrarne la storia ed indicarne i luoghi di interesse, con posadi tabelle turistiche informative.

Economia e TurismoEd il Comune di Sona spinge sul turismo perfavorire la vocazione ricettiva del territorio

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Esperienze di accoglienza turistica all’Azienda AgricolaVenciu di San Giorgio in Salici

E C O N O M I A E T E R R I T O R I O

mento è diventato invece uno dei lavori dell’a-zienda agricola. Ed allora, se questa constata-zione la sommiamo al ricorrente tema della pro-mozione turistica del nostro territorio a frontedell’enorme ed invidiato bacino di milioni di tu-risti del Garda e di Verona a due passi da casa,qui possiamo dire di aver trovato probabilmenteuna giusta interpretazione, che merita di essereapprofondita.Fatta questa premessa, Federico, iniziamocon l’identificazione dell’azienda agricolaVenciu?La nostra famiglia proviene dalla coltivazionedella campagna e dall’allevamento di bovini

L’azienda agricola Venciu è una realtà che incu-riosisce e che siamo andati ad incontrare, nellepersone di Angelo e del figlio Federico, all’inter-no del wine shop segnalato da una visibile inse-gna sulla strada San Rocco-Guastalla, nel cen-tro delle colline moreniche del territorio di Sona. Perché abbiamo scelto di conoscere questa gio-vane e piccola realtà rispetto al panorama diaziende agricole produttive presenti sul territo-rio? La curiosità è nata in occasione di una ce-na-degustazione che la redazione del Baco hafatto in gennaio proprio in questo luogo, nelquale abbiamo conosciuto la capacità del figlioFederico di comunicare una doppia passione.Passione per la produzione di prodotti genuini edi qualità e passione per l’accoglienza e la curadella relazione con i propri ospiti. E proprio que-sta seconda caratteristica ha stimolato una cer-ta curiosità, in un territorio, il nostro, in cui lepersone non hanno tempo per fermarsi a parla-re, perché la campagna chiama. Qui l’intratteni-

di Enrico Olioso

[email protected]

Sotto, foto di fami-glia al centro An-gelo con la moglieLoretta, a destraFederico con lamoglie Giulia, a si-nistra il fratello Alberto e la sorellaMariangela con ilmarito Mite.

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condivisa dal papà Angelo assieme ai fratelli.Due anni fa abbiamo voluto però iniziare unanuova azienda agricola a gestione familiare (po-chi ettari coltivati a vite e frutteto) che permet-tesse di interpretare al meglio i tempi sotto dueaspetti: possibilità di vendita diretta di prodottidi propria produzione, così da recuperare mar-ginalità economica nella filiera di produzione esviluppare in questa attività di vendita direttaun rapporto attivo con il cliente. Spesso, infatti,chi sceglie la vendita diretta dei propri prodottinon va oltre al fatto di tenere aperta la portadel punto vendita in attesa degli acquirenti conun atteggiamento passivo. Quello che noi ab-biamo iniziato a fare con questa nuova attivitàè invece quello di prenderci cura del cliente, ac-coglierlo e raccontare la storia dei nostri prodot-ti facendo fare anche esperienza in vigneto. Unapproccio, questo, che richiede certamentetempo, ma che porta tante soddisfazioni nel ve-dere i clienti entusiasti della calda accoglienzaricevuta e tornare quindi di frequente a trovarci.Parli di clienti, Federico, ma chi è il vostrocliente tipo?L’esperienza di questi primi due anni ci permet-te di dire che, per l’80% dei casi, il cliente è ilturista straniero che alloggia nella zona del Gar-da e di Verona, ma anche nei numerosi B&Bdel nostro territorio. È un turista sempre più allaricerca di conoscere un territorio che frequentasuperficialmente da anni per le proprie vacan-ze. È un turista che in auto o in bicicletta non siaccontenta di percorrere la strada Lago di Gar-da-Verona sulle direttrici principali, ma che,avendo tempo da dedicare e curiosità, preferi-sce percorrere strade secondarie e lanciarsi al-la scoperta di qualcosa di nuovo che possa ar-ricchire la propria esperienza fatta finora di mo-numenti e di magnifici paesaggi. È un turista al-la ricerca di prodotti tipici e del loro racconto, lìdove vengono prodotti.Qual è la provenienza di questi turisti che nonsi accontentano dell’Arena a Verona o dellatranquilla spiaggia in riva al lago?La provenienza principale è il nord europa:olandesi, tedeschi, svizzeri, svedesi, norvegesi,cechi. Abbiamo anche presenze di altri conti-nenti: americani, messicani, brasiliani. Molti ar-rivano in modo non programmato, altri in grup-po con tour in bicicletta organizzati, ma in tutti icasi ciò che li fa coinvolgere è l’esperienza delracconto del nostro lavoro. Alcuni hanno dichia-rato che l’esperienza da noi ha superato quelladella visita delle nostre città storiche, appuntoper la dimensione umana con la quale li acco-gliamo e li rendiamo partecipi.Visto che si parla di turismo, avete partecipa-to ai progetti di promozione che il nostro Co-mune assieme ad altri della zona ha attivatoin questi ultimi anni?Certamente, in particolare abbiamo partecipatoal progetto “Terre del Garda”. Una partecipazio-ne che ha avuto un primo importante vantag-gio, quello di mettere in rete tutti noi produttorilocali ed attivare così utilissime collaborazioni

E’ arrivato lo scorso dicem-bre un importante ricono-scimento a Cristian Ragaz-zo per i quarant’anni di as-sociazione del suo negoziodi ferramenta a Confcom-mercio As.Co Verona, ade-rente alla Federcommer-cio nazionale, che ha rila-sciato un diploma con me-daglia d’oro a firma delpresidente Paolo Arena. In

realtà gli anni dell’attività sono addirittura quarantasei, essendo laFerramenta di Palazzolo stata creata nel 1970 in un portico di viaPiave. E’ un’attività familiare nella quale collaborano anche il fon-datore papà Bruno e la sorella Erika. La Ferramenta Ragazzo si èsempre ampliata con il trasferimento prima in via 4 Novembre epoi negli anni ’80 nell’attuale sede di Via Prele, diventando unpunto di riferimento per le famiglie e gli artigiani della zona per laquantità e la qualità dei prodotti in vendita. LT

Negozi StoriciLa Ferramenta Ragazzo di Palazzolo

compie 40 anni (ma in realtà sono 46)

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dirette. Per quanto riguarda la promozione delterritorio e delle nostre attività questo progettoè stato sicuramente una prima esperienza mol-to utile che ha bisogno di strutturarsi e di trova-re il modo di diventare un vero e proprio servi-zio. Certo, noi partecipiamo con interesse aquesti progetti promossi dall’istituzione locale,ma intanto non rimaniamo comunque fermi.Cosa significa non rimanete fermi? Che tipodi iniziative di promozione avete avviato?Nel nostro piccolo, ricordo che abbiamo due an-ni di vita, abbiamo avviato alcune iniziative cheriteniamo importanti. La prima è una serie diserate degustazione che promuoviamo tramite icontatti che raccogliamo nelle varie occasioni eanche tramite i canali social. La seconda è lacollaborazione con Bike Experience di Peschie-ra del Garda, che organizza tour in biciclettacon soste degustazione nella nostra azienda.La terza è la promozione dei nostri prodotti inalcune serate del periodo estivo presso il Fa-mily Park Altomincio; un’occasione questa che,oltre alla vendita diretta, genera interesse persuccessive visite in azienda. La quarta e non ul-tima è la partecipazione a manifestazioni pro-mozionali, tra le quali Hostaria a fine ottobre aVerona, che stanno dando notevole riscontro intermini di contatti e di opportunità di vendita.Considerando la vostra giovane età, in effettisono azioni di sviluppo molto interessanti daconsiderare anche come metodo promoziona-le. Veramente interessante questo vostro ap-proccio attivo. Lo puoi sintetizzare in alcunibrevi punti?L’interpretazione di questo nostro approccio allavoro in campagna la definirei così: Fare pro-dotti buoni e genuini; Curare il rapporto con ilcliente portandolo a vivere esperienze ed emo-zioni direttamente nel vigneto; Saper racconta-re la propria storia ed il proprio lavoro; Averespirito di squadra e fare rete con altri produtto-ri; Avere familiarità almeno con la lingua ingle-se. Queste ritengo siano le caratteristiche checi qualificano e che riteniamo servano per svi-luppare il nostro progetto.Per concludere questa interessante lezione dipromozione del territorio, quali sono gli obiet-tivi di sviluppo del vostro progetto?I nostri obiettivi sono sicuramente quelli di po-tenziare e strutturare la capacità di accoglien-za, che riteniamo sia la chiave attorno alla qua-le il nostro progetto può crescere. Poi gradual-mente intendiamo strutturare la cantina, au-mentando la capacità produttiva per puntare al-la vendita dei nostri vini anche sui mercati este-ri. Azioni, queste, graduali per gli inevitabili inve-stimenti che richiedono. Una doppia dimensio-ne locale e globale quindi che riteniamo sia lachiave di lettura dei nostri tempi.

Grazie Federico e grazie Angelo per il vostro ap-passionante racconto. Ai nostri lettori invecemandiamo un arrivederci al prossimo raccontodi altri produttori del nostro territorio, che auspi-chiamo poter portare su queste pagine.

Serata intensa di programmazione del nuovo anno editoriale ed in-formativo per la Redazione del Baco mercoledì 11 gennaio. Piace-vole luogo del ritrovo l’Azienda Agricola Venciu di San Giorgio inSalici, dove il titolare Angelo Venturelli, con la moglie, figlio e colla-boratori con l’occasione hanno fatto degustare alcuni dei lorostraordinari vini. Nella foto la Redazione quasi al completo (moltecomunque le assenze, per malattie stagionali ed altri impegni) as-sieme ai titolari dell’Azienda Agricola. Informazione che cresce.

TerritorioLa Redazione del Baco programma il nuovo

anno presso l’Azienda Agricola Venciu

L’Ufficio Tributi del Comune diSona si è dotato di un nuovosoftware per la gestione delleincombenze amministrativeper la contabilizzazione del-l’imposta di soggiorno. “L’Am-ministrazione vuole concederealle strutture ricettive turisti-che l’opportunità di utilizzaregratuitamente un software che faciliterà gli stessi operatori dotan-doli di uno strumento utile e indispensabile – spiega l’Assessoreai tributi Elena Catalano -. Le attività turistiche ricettive potrannostampare direttamente le ricevute ai clienti, generare ed inviaretelematicamente tutte le comunicazioni obbligatorie al Comune,alla Regione e alla Questura. Inoltre potranno usare il softwareper la gestione del booking in aggiunta e sostituzione dell’agendaprenotazioni. Ulteriore vantaggio dello strumento offerto è quellodi raccogliere dati statistici delle presenze, anche turistiche, sulterritorio”. Lo scorso dicembre la gran parte dei 34 operatori delsettore presenti sul nostro territorio ha potuto ascoltare la presen-tazione e le modalità operative di funzionamento del software pre-sentate dalla ditta incaricata che ha contestualmente consegnatole password personali di accesso. “Si tratta – prosegue l’Assesso-re Catalano – di semplificare le incombenze burocratiche e ammi-nistrative che troppo spesso portano via tempo prezioso. È un mo-do per stare vicino alle finalità degli imprenditori e degli operatori,perché ci interessa il valore aggiunto che creano con le loro impor-tanti ed eccellenti attività!”. L’imposta di soggiorno, introdotta con-legge nazionale, ha lo scopo di finanziare interventi in materia diturismo e promozione del territorio ed ha impegnato i titolari dellestrutture ricettive di ulteriori compiti e responsabilità per gestirla.

Economia e TurismoImposta di soggiorno: l’ufficio tributi del Comune in aiuto delle strutture ricettive

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Tributi a Sona: il punto su TARI, ICI e TASIIl Sindaco: “In troppi non pagano, ma garantiamo i servizi”

E C O N O M I A

spesso anche nella realtà. Ecco perché le tassesono tanto odiate. Nemiche dei nostri portafogli etraditrici perché non danno nulla in cambio. Snob-bate anche a Sona pare. Come la Tari, tassa sui ri-fiuti, che essendo appunto un tributo locale è fon-te di finanziamento per il nostro Comune e per iservizi da questo erogati. Ne parliamo direttamen-te con il Sindaco Mazzi.Mi può fare un quadro della situazione sulla TA-RI? Quanto era l’entrata prevista e quanto inve-ce è entrato nelle casse locali?L’entrata prevista in bilancio per la TARI 2016,compreso il tributo provinciale del 5%, era di €1.706.427 e ad oggi abbiamo incassato €1.434.137,52. Più che andare nei singoli valori,che possono dare un’idea dell’importo complessi-vo ma non certo risolvere il problema, ci tenevo afare il quadro della situazione, che ritengo moltoimportante. Stiamo parlando di TARI, tassa per la

raccolta e lo smaltimen-to dei rifiuti, un tributolocale che viene incas-sato dal Comune esat-tamente per l’importodel costo annuo del ser-vizio, al fine di eseguire

Nell’ambito del diritto finanziario ogni richiesta for-zata da parte dello Stato di una prestazione di de-naro ad un singolo cittadino viene definito tributoe se i tributi potessero parlare di certo cambiereb-bero vita. Disprezzati e odiati da tutti, hanno disimpatico solo il nome che portano. Forse ancheperché è stato perso il nobile motivo per cui esi-stono. I tributi sono entrate erariali caratterizzatedalla “doverosità della prestazione e nel collega-mento di questa alla pubblica spesa, con riferi-mento ad un presupposto economico rilevante”.Parole della Costituzio-ne della Repubblica.Quello che è andatoperso è il collegamentoalla pubblica spesa,non solo nell’immagina-rio collettivo, purtroppo

di Francesca [email protected]

“Per l’imposta sui rifiuti ad oggi mancano all’appello oltre 270mila

euro, questo ci impedisce di abbassare il tributo ad ogni famiglia”

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Dimentichiamoci del “politica-mente corretto” in sensoclassico, perché oggi si staconnotando come una vera epropria ideologia, una sor-ta di metodo per pre-sentare le proprieopinioni come leuniche accettabili,una piccola stret-toia in cui si vuoleeliminare il pregiu-dizio attraverso leemozioni. Non che larealtà venga distorta, ma cisiamo vicini. La maggioranzain Consiglio comunale a Sonaè in ottima salute, tuttaviaqualche sintomo di politica-mente corretto non si può non

percepire, ahinoi: l’ossessioneper la correttezza politica con-duce inesorabilmente adun’(auto)censura, ad un’inges-satura sulla non scelta diesprimere una posizione su untema caldo per l’elettorato.Qualcosa si poteva fiutare dalprogramma che è stato pre-sentato in occasione delle ele-zioni amministrative del 2013:relativamente alla discarica Càdi Capri si parla infatti di “mes-sa in sicurezza”; belle parole,ma i fatti, a posteriori, hannodimostrato che l’Amministra-zione ha impiegato più di unanno per uscire dal limbo eprendere una decisione in me-

rito. Situazione Brexit. Sia ilSindaco sia l’Assessore Bian-co hanno mostrato il loro dis-piacere su Facebook, facen-

do appello a sentimenti ead un relativismo etico

che escluda a priorila dissidenza; dellaserie: “Tifi per illeave? Allora roviniil tuo/nostro futu-

ro”. Situazione Trump.

Sempre su Facebook, ilnostro primo cittadino ridicoliz-za il Presidente americano per-ché non ha “stile”, l’AssessoreBianco si chiede se Trump ha ilparrucchino. La sensazione èquella di ritrovarsi in una para-

lizzante palude di conformi-smo: “Non hai ancora criticatoTrump? Cosa stai aspettan-do?”.Situazione immigrazione. L’a-spettativa nei confronti del-l’Amministrazione comunale èche le cose vengano chiamatecon il loro giusto nome, chetutto sia gestito con trasparen-za, che siano rese note e com-prensibili possibili “analisi co-sti-benefici” per la comunità,senza la pretesa che la sostan-za di una disuguaglianza o diun’ingiustizia possa miglioraresurrogando la parola che la in-dica, sic et simpliciter. Appun-to, “comunicare chiaro”.

Comunichiamo chiaropolitically correct

Volpi e Leonidi Gianmaria Busatta

una vera “partita di giro”. Ebbene, in quattro anniabbiamo abbassato la tassa ad ogni famiglia, gra-zie ad un lavoro di collaborazione tra amministra-zione e cittadini, cittadini che hanno portato Sonaad essere uno dei migliori Comuni della provinciadi Verona come differenziazione dei rifiuti. Più sidifferenzia, più si ricicla, meno frazione del seccosi produce e meno costi abbiamo di smaltimento.Risultato: meno tasse ai cittadini. Bene, tutto que-sto, che era un trend importante e positivo rischiaoggi di naufragare perché molti non hanno provve-duto nei termini, dimenticando di pagare l’importodovuto. Ad oggi, infatti, mancano all’appello oltre270mila euro di Tari 2016. Nel 2017 abbiamo pre-visto di abbassare i costi di raccolta e smaltimentodel 2%, ma questa riduzione poteva essere moltodi più: non lo possiamo fare perché il Governo cen-trale impone di accantonare un importo per sop-perire al mancato gettito dell’esercizio in corso. Ea fine 2016 molti non hanno pagato, mettendo indifficoltà quello che poteva essere una preziosasorpresa ai concittadini “ricicloni” e rispettosi deitermini di saldo.Ciò significa che viene a mancare una grossafetta di finanziamento per i servizi da erogare.Quali sono quelli che risentiranno maggiormentedel problema?I servizi non si toccano, lo standard qualitativo delComune di Sona è troppo alto per essere intacca-to o modificato: tutto ciò creerebbe un problema alservizio, che come primo cittadino non accetto. E’chiaro però che per mantenere lo standard cheabbiamo ad oggi raggiunto o se volessimo addirit-tura migliorarlo bisognerà a questo punto alzare ilvalore del tributo arrivando così nel 2018 ad au-mentare le tasse a chi paga, per colpa di chi nonpaga. Cosa che come Amministrazione non voglia-mo assolutamente fare!Quindi quali provvedimenti intende prendere neiconfronti dei contribuenti inadempienti?Gli uffici preposti stanno ultimando i controlli e agiorni partiranno i primi solleciti bonari, quelli chericordano il mancato pagamento. Subito dopoprovvederemo con interventi molto più decisi e de-terminati, perché le tasse vanno pagate, da tutti.Non faremo nessuno sconto e saremo molto at-tenti nei controlli: non deve certo passare il con-cetto che chi fa il furbo poi non paga.Crede che tale inadempienza arrivi realmente dauna difficoltà economica diffusa o che ci sianoanche tanti “furbetti”?Le difficoltà economiche le conosciamo e comeComune, con il nostro “Baratto Amministrativo”,aiutiamo le famiglie: facciamo fare a loro dei lavoridi pubblica utilità in cambio della compensazioneda parte dell’ente del tributo non pagato. Se ci so-no delle famiglie in questa situazione basta rivol-gersi ai servizi sociali e noi interveniamo. Purtrop-po non sono solo questi quelli che non pagano: siè diffuso un concetto che tanto anche se non pa-go nessuno mi toglierà il servizio. Ecco allora chenon ritirano neppure la posta, tolgono il nome dalcampanello, tolgono la cassetta della posta. Nonsolo, c’è anche chi, dopo due non raccolte del ri-fiuto per un errore della ditta Serit, chiamano in

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Comune e annunciano che non pa-gheranno più, spostando così il

costo ad altri cittadini che in-vece hanno rispettato le

scadenze e hanno paga-to correttamente il loroimporto. I rifiuti, comeho già detto, sono“una partita di giro”,paghiamo quanto co-sta la gestione. Seuno non paga, la ge-stione va a caricodelle altre famiglie.Quindi ecco che letasse vanno pagate

da tutti, volenti o no-lenti. Ci sono poi quelli

che abbandonano il ri-fiuto e anche in questo

caso ci ritroviamo con costia carico della comunità. Vedo

da parte dei cittadini sempreun’attenzione massima agli animali

abbandonati, vaganti per il territorio; vedospesso segnalazioni per i furti e per personaggisospetti; perché a questo punto non aiutare il Co-mune anche a segnalare chi abbandona i rifiuti?Sarebbe un servizio di “cittadinanza attiva” utile ilsegnalare chi non rispetta le regole, perché nonpossiamo accettare nel 2017 inciviltà di questo ti-po.Come deve procedere il cittadino che vuole pa-reggiare i conti? Esiste la possibilità di dilazio-nare il pagamento?Gli uffici sono a disposizione. Siamo attenti a tuttele problematiche, rivolgendosi agli uffici tributi oagli uffici dei servizi sociali del Comune di Sonatroveranno persone capaci di risolvere ogni proble-matica di rientro, con la massima riservatezza e ri-

spetto dei problemiche una famiglia oggiin difficoltà può avere.Ho dato indicazionefin dall’inizio del miomandato di esseresempre più vicini aicittadini, di ricordarsiche la comunità pagaalla fine gli stipendi, enoi amministratori edipendenti pubblicisiamo a servizio. Qual è invece la si-tuazione attuale congli altri tributi?Nel 2016, su indica-zione dell’ attuale Am-ministrazione e conl’obiettivo di una velo-ce operatività ed otti-mizzazione della ri-scossione tributaria diSona, è stato acqui-stato un nuovo softwa-

re per la gestione di ICI-IMU e TASI e questo hapermesso al Servizio Tributi un controllo più rapidoe preciso sulle posizioni di ogni singolo contribuen-te. In più, attraverso le recenti convenzioni firmatecon l’Agenzia delle Entrate e l’INPS, è sempre piùefficiente lo scambio di informazioni utili alla lottaall’evasione. Per quanto riguarda i tributi locali, lapercentuale di morosità nel nostro Comune si ag-gira intorno al 7-8% e di questa l’ufficio tributi ri-esce attualmente a recuperare il 4-5%. La restan-te percentuale, quindi poco meno della metà deimorosi, pur ricevendo solleciti e avvisi di accerta-mento, non provvede a saldare il debito, esponen-dosi alle conseguenze della riscossione coattivacome il fermo amministrativo dell’auto, il pignora-mento dello stipendio o della pensione, fino ad ar-rivare all’ipoteca immobiliare. Direi di iniziare conun breve resoconto per singolo tributo. Partiamodall’IMU, imposta sugli immobili. Il gettito IMU ordi-naria 2016 è stato di circa € 2.349.000. Perquanto riguarda invece l’attività accertativa, è ini-ziato il controllo dal 2012 in poi e nel 2016 sonostati emessi, per omesso o parziale pagamento, iprimi 244 avvisi di accertamento, per un importototale di quasi € 105.000,00. I contribuenti hannogià iniziato a pagare, ma i termini non sono ancorascaduti. Sono già stati consegnati al Concessiona-rio per la riscossione coattiva crediti per €105.000 derivanti da accertamenti IMU emessinel 2015 e non pagati. Va sottolineato che l’attivi-tà di controllo è appena iniziata e che l’ufficio co-munale sta proseguendo con le verifiche.Quindi siamo ancora in difetto anche con l’ICI,abrogata nel 2012 e sostituita appunto dall’I-MU?Nel 2016 sono stati emessi e notificati 109 avvisidi accertamento per parziale od omesso versa-mento di imposta ed è stato riscosso un importototale di € 101.082,14. Relativamente all’attivitàaccertativa 2016 restano da incassare ancora €77.275,78, ma anche in questo caso i termini peril pagamento non sono ancora scaduti. Diversa èla situazione del credito derivante da attività ac-certativa ante 2016: rimangono ancora molti ac-certamenti non pagati, ignorati dai contribuentiche non hanno presentato al Comune ne’ una ri-chiesta di rateizzazione ne’ tanto meno di annulla-mento o rettifica. Ad esempio, l’importo non ri-scosso per attività di accertamento ICI effettuatanel 2015 ammonta a oltre € 106.000. A breve ver-rà espletata la gara per il nuovo Concessionariodella Riscossione e l’ufficio tributi provvederà aconsegnare il credito affinchè si provveda al recu-pero coattivo.Passiamo alla TASI, la tassa per i servizi indivisi-bili.Premesso che il Comune di Sona aveva deciso diapplicare la TASI solo sulle abitazioni principali,fabbricati strumentali all’agricoltura e beni mercedelle imprese edili, con l’esenzione stabilita dallalegge per le abitazioni principali dal 1° gennaio2016 le fattispecie imponibili sono rimaste davve-ro poche. Il gettito TASI 2016 ammonta ad €58.652,25, a fronte dei 70.000 euro che si preve-deva di incassare. Considerato che il primo anno

Il SIndacoGianluigi Maz-zi.

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di applicazione della TASI è stato il 2014, il Servi-zio Tributi inizierà nel 2017 l’attività di accerta-mento e questa, in un primo tempo, si concentreràin particolar modo sui fabbricati strumentali all’a-gricoltura, i cui dati sono registrati in catasto, e suibeni merce delle imprese edili, per i quali era ob-bligatoria la dichiarazione Tasi. Cosa vuole aggiungere, in ultima battuta, ai no-stri lettori sull’argomento?Chiedo di essere responsabili del futuro del nostroterritorio. Di dimostrare un attaccamento alla Co-munità, di ricordare i doveri oltre ai diritti. Nonpossiamo avere gente che critica ogni cosa sulmal funzionamento del servizio e poi riscontrareche non pagano nessun servizio all’Ente. ComeSindaco sono responsabile di far funzionare il Co-mune, di evitare sprechi di denaro, di operare conresponsabilità e rispetto: chiedo la stessa cosa datutti, perché seppur non abbiamo la bacchettamagica, sono certo che renderemo questo territo-rio migliore di come l’abbiamo trovato e le cassedel Comune a posto, senza debiti e senza proble-mi di alcun genere.

“E’ bello vedere che il lavoro che ho iniziatoquando ero Assessore ai tributi è conti-nuato con l’attuale Amministrazione –spiega Maurizio Moletta, ora Consiglie-re di minoranza per la Lista Tosi perSona -. Le aliquote IMU E TASI sono ri-maste invariate. L’addizionale comuna-le fu molto criticata, anzi un Consiglieredi allora che ora siede tra i banchi dellamaggioranza aveva detto che ‘passaredal 0.4 al 0.8 è un disastro’. Dopo quell’af-fermazione mi sarei aspettato una riduzionedell’aliquota. Infatti una riduzione c’è stata, è stato ab-bassato il limite di esenzione portandolo da euro 15.000/00 a eu-ro 10.000/00 lasciando però invariata l’aliquota. In questo modosi è andati a colpire una platea più ampia di cittadini. Invece perla TARI c’è stato un continuo calo negli anni, merito dei cittadiniche sono diventati più diligenti nel differenziare i rifiuti e dell’Am-ministrazione che ha messo in campo nuove regole. Posso quindidire che sono soddisfatto del lavoro che avevo iniziato da Assesso-re, considerato che il mio mandato è durato circa 16 mesi. Molticontribuenti sono morosi, e sicuramente questo è un problemaper qualsiasi Amministrazione comunale, bisognerebbe saperequale tipo di contribuente è più ostile nel pagamento, e da quipartire per mettere in atto una serie di strategie per ridurre questicrediti. Bisogna essere comprensivi con certe situazioni precarie,ma colpire con severità coloro che, pur avendone la possibilità,fanno orecchie da mercante. E’ inconcepibile poi – prosegue ilConsigliere Moletta - che qualcuno debba ancora versare l’impo-sta di soggiorno al Comune: questi i denari li hanno incassati e lidevono versare. Un riconoscimento va invece fatto a tutti i dipen-denti comunali che hanno a che fare con i tributi: prima di proce-dere con le maniere forti cercano di venire incontro al contribuen-te. Per quanto riguarda la riscossione coattiva arretrata, l’Ammini-strazione poteva mettere in atto la rottamazione delle cartelleesattoriali emesse fino al 31 dicembre scorso, scelta non fatta eche politicamente non condivido, pur potendola capire sotto l’a-spetto etico. Si avranno quindi due tipi di cittadini: quelli di seria Ache risiedono nei Comuni dove è presente Equitalia che potrannoavere uno sconto abbastanza consistente su una serie di tributi, ecittadini di serie B come quelli di Sona che non potranno benefi-ciare di questo pseudo condono mascherato da rottamazione”.

L’Intervento“Proseguito un buon lavoro sui tributi che

ho iniziato io quando ero Assessore”

Con un bando pubblicato presso l’Universitàdi Verona l’Assessorato alla Cultura e Comu-nicazione del Comune di Sona ha attivato lapossibilità per gli studenti dell’Ateneo vero-nese di condurre lo stage per un’esperienzadi analisi e scrittura di testi per una comuni-cazione efficace. “Si parla di investire suigiovani, ma poi servono azioni concrete enon parole vuote – spiega l’Assessore allaCultura e Comunicazione Gianmichele Bian-co -: per questo abbiamo pensato di coinvol-gere l’Università di Verona che si occupe-ranno di comunicare le tante cose che il Co-mune fa ogni giorno, trasformandole in noti-zie fruibili da tutti”. Gli stage sono riservati astudenti a cui mancano uno o due anni dal-la laurea.

IniziativeIn Comune giovani stagisti

della comunicazione

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Un caffè con Alessio Albertini, Segretario Provinciale del PD“Sona potrebbe avere più peso nel territorio veronese”

P O L I T I C A

nare.Giudica Trump pericoloso?Trump è pericoloso quanto proporzionalmente è li-bero. Cioè, quali sono i vincoli che ha in mano unPresidente come lui? Beh, una risposta può esse-re il debito pubblico americano in mano ai cinesi,che insieme al Giappone ne detengono il 37%.Non so se Trump sia effettivamente libero, stare-mo a vedere.C’è qualcosa che la spaventa?A me spaventa l’ondata cosiddetta “populista” emi sto effettivamente interrogando su come disin-nescarla. Su questa linea populista pongo Trump,Brexit e la vittoria del NO al referendum; e vedre-mo quest’anno i risultati delle elezioni in Germa-nia, Francia e Olanda. Questo malessere della de-mocrazia nasce da un duplice problema a priori:

come la genteorganizza la pro-pria coesistenzae che cosa siaspetta dal sog-getto pubblico.Ci spieghi.

Un’altra opportunità per il Baco di parlare di politi-ca non solo di Sona: incontriamo Alessio Albertini,avvocato, Sindaco di Belfiore dall’inizio di giugnodello scorso anno, nonché segretario provincialedel PD.Che idea si è fatto di Donald Trump?La democrazia ha le sue regole: se la legge eletto-rale è rispettata e le elezioni non sono inquinate,ovvero senza brogli, chi vince ha il diritto di gover-nare. Punto.Trump è statodemocratica-mente eletto dalpopolo america-no, quindi ha ildiritto di gover-

“La Lega Nord vezzeggia i più poveri, li lambisce, dà loro una pacca sulle spalle, manon ha nessun interesse ad optare soluzionipercorribili per migliorare le loro condizioni”

Il Segretarioprovinciale delPartito Demo-cratico AlessioAlbertini.

di Gianmaria [email protected]

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Un po’ per l’evoluzione tecnologica, un po’ per unbenessere economico diffuso, un po’ per l’accessi-bilità a fonti informative in qualsiasi momento e inqualsiasi luogo, la discussione in sé viene portatadalla base, il popolo, ad un livello di organi inter-medi, ovvero i partiti, i sindacati ecc. Oggi questomeccanismo di rappresentazione dei problemi èinceppato. Il secondo aspetto del problema è co-stituito un po’ dal consumismo, un po’ dall’indivi-dualismo e un po’ dalla spinta edonistica della so-cietà: l’individuo non pensa più in senso collettivo,ma individualistico.Nella sua esperienza di primo cittadino trova ilriscontro empirico di ciò?Sì, ho già riscontrato questo problema. Ho la sen-sazione che il cittadino si ponga di fronte al Comu-ne come se fosse un consumatore di fronte ad unerogatore di servizi, e non più come compartecipedi quella che è la decisione dell’ente pubblico. Aquesto punto mi piacerebbe citare Kennedy: “Pri-ma di chiederti cosa può fare lo Stato per te, chie-diti cosa puoi fare tu per lo Stato.”In un’intervista al nostro sindaco Mazzi che ab-biamo pubblicato a fine 2016, sono emersi ilproblema di quello del “conosco i miei diritti maho dimenticato i doveri” e il crescente disfatti-smo attraverso Facebook e i social in generale.Lei che idea si è fatto di questi strumenti?Io penso che i meri strumenti non siano mai sba-gliati, in generale. La vera domanda per la politica,ma anche per tutte le altre strutture sociali in cuila gente si trova e vive, tra le quali, ad esempio, lascuola, la famiglia e le confessioni religiose, è ca-pire come fornire ai cittadini, in particolare ai piùgiovani, strumenti di discernimento critico. Questaè la sfida. Mi è capitato di assistere a diversi in-contri su tematiche generali in cui la cittadinanzaha partecipato attivamente. Ecco, noto che il biso-gno di avere delle direttrici generali non è scom-parso: nel mare magnum della confusione, dellapost-verità, dell’immondizia sui social, la gente habisogno di punti di riferimento sicuri. Se uno nonha le chiavi di lettura, non ha studiato, non sa co-me cercare l’informazione, non sa – esempio con-creto – come leggere un bilancio di un Comune,non può non avere delle direttrici.E poi ci sono i 5 Stelle che vogliono tutto online.Avere tutto on line è un’illusione.Oggi le bufale sul web sono una moda – sempredi più, a quanto pare –, come bisogna affrontar-le? È il prezzo della libertà per avere un web incui si può leggere ciò che si vuole o occorrequalcuno che controlli l’informazione?Alla base di tutto, a mio parere, c’è il grande equi-voco di considerare Facebook come mero mezzo enon come aggregatore e diffusore di notizie. I quo-tidiani e le riviste devono essere iscritti al tribuna-le di una provincia, devono avere un direttore e,sotto una testata, si prendono la responsabilitàverso chi legge; ecco, queste sono forme di con-trollo, non di censura. Le regole che ho poco fa ci-tato non esistono nel caso di Facebook, o su inter-net in generale. Il controllo sulla rete è necessario:in generale, su internet c’è chi, sotto una falsaidentità, spaccia per vere notizie false. E questo è

inammissibile!Voltiamo pagina e parliamo di Sona. Che idea hadella nostra Amministrazione?In qualità di segretario provinciale del PD non hoavuto particolari confronti politici col Sindaco el’Amministrazione. Penso che Sona, essendo unComune piuttosto grosso, potrebbe aspirare ad unruolo più significativo nel territorio veronese.E sulle prossime amministrative a Verona? Occorre dire le cose come stanno. Il centro-destraè diviso in due grossi tronconi, forse tre: i tosiani ela Lega; quest’ultima è oggi ancora nel blocco delcentro destra, domani non lo sappiamo. Sapendoche Verona non è una città di centro-sinistra e cheil centro-destra unito è più forte, bisogna evitarel’errore di “prendere le scorciatoie”.Cosa che avete riscontrato nell’amministrazioneTosi?Esatto. Le mancate sceltee i diversi errori del sinda-co ci hanno portato adelaborare un giudizio sem-pre negativo su questaamministrazione.Ok, ma Tosi è stato moltovicino a Renzi negli ulti-mi mesi.Le convergenze sul pianonazionale superano la no-stra dimensione e nonmodificano il giudizio am-ministrativo che noi abbia-mo. Detto ciò, sappiamoche dal punto di vista poli-tico i nostri veri “avversa-ri” sono la Lega e i 5 Stel-le, perché propugnano unmodello di società di con-divisione e convivenza, disviluppo e di rapporto trail cittadino e le istituzioniche è il contrario di ciò

Via Betlemme, 1537060 Lugagnano (VR)

Tel. 045 8680653

Il mondo è in ebollizione e la politica che lo governa sembra abbiaperso la bussola del buonsenso. L’Italia non è da meno e il con-fronto politico si fa duro. Di fronte a questo scenario che osservia-mo sui mass media e sui social, vorremmo partecipare alla buonapolitica nel nostro Comune e sarebbe bello trovare il modo di affe-zionarsi all’impegno diretto, ma a volte anche le poche personeche sono animate da buoni propositi si arrendono. Ho assistito,nell’ultimo Consiglio Comunale, all’ultimo punto che prevedeval’approvazione del bilancio preventivo 2017/2019, strumento diprogrammazione per eccellenza di ogni Amministrazione: delusio-ne totale. Il punto è stato approvato dalla maggioranza e respintodalla minoranza in pochi minuti e nell’assoluto silenzio dei Consi-glieri, con la sola alzata di mano. Strano modo di rappresentare glielettori, ma capisco che studiare uno strumento così complesso èdifficile. Più facile limitarsi ad alzare la mano per approvare o re-spingere. Renato Farina

La Nota PoliticaUn Consiglio Comunale silenzioso

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che vogliamo fare noi.Quindi cosa deve fare il PD per trasformare lacittà secondo i vostri propositi?Il PD deve ovviamente arrivare alla maggioranza,ma senza scorciatoie. È necessario creare unagrande coalizione in cui vi appartengano tuttaquella sinistra che abbia l’ambizione di governare,il PD e più liste civiche di centro (del mondo catto-lico, civico e associativo). Il nostro obiettivo è an-dare al ballottaggio, e ciò prova che ogni accordocon Tosi è impossibile. Una volta raggiunto il bal-lottaggio, e me lo auguro, il nostro candidato dovràparlare a Verona, e ci sarà un confronto nel meri-to.Ma nemmeno dentro il PD nazionale sembra

scorrere buon sangue ovunque; chi preferiscelei: D’Alema o Renzi?Beh, onore a D’Alema, ma bisogna andare avanti.L’idea di Italia lanciata da Renzi a me piace: la no-stra dev’essere un’Italia che sappia sognare, cheabbia l’ambizione di essere un Paese all’avanguar-dia e che sappia dare risposte a chi sta peggio.Se togliamo le parole “D’Alema” e “Renzi” la ri-sposta è quasi salviniana: da sempre la LegaNord di Salvini è vicina a quel ceto medio chesta scomparendo e, riprendendo la sua risposta,cerca di “dare risposte a chi sta peggio”.Io non credo che la Lega stia dalla parte dei piùpoveri. La Lega vezzeggia i più poveri, li lambisce,dà loro una pacca sulle spalle, ma non ha nessun

“Condividere idee dal basso nella gestione dei servizi al terri-torio”, così iniziava un interessante articolo de Il Corriere del-la Sera di alcuni giorni fa. Decisamente i Sindaci sono i moto-ri di molte iniziative, ma spesso queste vengono fatte cono-scere attraverso una comunicazione poco adatta alla parteci-pazione, ma piuttosto orientata alla valorizzazione del proprioego. Mi permetto qualche considerazione tenendo conto chenon è certo mia intenzione generalizzare ma troveremo cer-tamente qualche collegamento con la nostra realtà locale.Assistiamo da un bel po’ di tempo a una fase di ribellione diuna parte importante delle comunità verso l’autorità costitui-ta, abbiamo esempi lontani come la Brexit, the Donald, maanche un po’ in tutta Europa, Italia compresa, possiamo assi-stere alla variegata manifestazione di queste ribellioni, a ri-cordo del recente referendum vinto dagli antisistema. In tantici chiediamo: come mai anche di fronte a una buona ammi-nistrazione vincono i mal di pancia? Torino insegna. Siamo difronte a una percentuale molto alta di elettori, in alcuni casisi avvicina al 50%, che non votano e fra quelli che votanoprevalgono spesso i voti di protesta raccolti da varie sigle digruppi politici che vogliono insegnare la democrazia agli altrima sono incapaci di viverla all’interno del gruppo. La preva-lenza degli arrabbiati non è comunque sempre colpa degli ar-rabbiati ma spesso per una mancata o sbagliata comunica-zione delle Istituzioni e soprattutto per una mancanza di ca-pacità di ascolto. Penso spesso alla miriade di problemi cheuna Amministrazione incontra ogni giorno e non si può certopensare che riesca a risolverli tutti, ma ci sono tanti modi diaffrontare la situazione; quella più giusta e purtroppo più ca-rente è a mio avviso la capacità di ascolto. Quando un citta-dino di un qualsiasi Comune deve percorrere una strada pie-na di buche, senza segnaletica, con lampioni psichedelici, in-croci impossibili e le strade, specialmente quelle comunali,considerate dalle imprese agricole come capezzagne dei pro-

pri fondi e tutto questo nella indifferenza delle Istituzioni pre-poste, significa che l’ascolto dei sussurri che provengono dal-la comunità è inesistente. Di fronte a questo, una parte signi-ficativa delle comunità piccole o grandi, prima o poi si ribella.Quando parlo di ascolto, mi riferisco soprattutto al Sindaco diun Comune, ma riconosco anche che da solo non può certoporsi in ascolto delle lamentele di una comunità e purtroppole antenne che ogni Sindaco o altro rappresentante Istituzio-nale ha sul territorio (mi riferisco ai consiglieri comunali, pro-vinciali, regionali e chi più ne ha più ne metta) non si pongo-no mai in ascolto: purtroppo o sono inesistenti oppure fannoapparizioni una tantum per soddisfare i referenti locali e pervalorizzare se stessi, non certo per ascoltare i cittadini. Unpensiero sulla comunicazione che, al di là degli slogan, spes-so si riduce a qualche lancio sulla propria bacheca di face-book più per vedere quanti “mi piace” ottengono anziché peruna vera comunicazione istituzionale. Di fronte a questo sce-nario è difficile parlare di cittadinanza attiva, che rimane unobiettivo interessante, ma purtroppo la stragrande maggio-ranza di cittadini questa parola nemmeno conosce. Mentre scrivo queste poche righe, penso anche al mio Sinda-co e alle difficoltà che ha davanti, ma credo importante inco-raggiarlo all’ascolto, sia per quello che può fare personal-mente ma anche far muovere le chiappe ai collaboratori eConsiglieri, altrimenti viene inevitabile la domanda: “Perchési fanno le elezioni?”.

Il PuntoLa politica sa ancora ascoltare?

di Renato [email protected]

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Prosegue la rubrica:“Botta e risposta. Lapolitica in quattro do-mande”, con la qualeproponiamo quattro do-mande ad un esponen-te politico locale conobbligo di risposta sin-tetica. In questo numero è ilturno di di Daniel Ma-riani, 33 anni, residen-te a Lugagnano, nellafrazione di Mancalac-qua, dalla nascita. Di-plomato in ragioneria,Laureato in Economiae Commercio. Attual-mente titolare di un’a-genzia web: appassio-nato di economia, tec-nologia e del mondoweb. E’ Presidente del-la Lista Civica ProgettoComune che alle amministrati-ve del 2013 si era presentatacon il condidato Sindaco FlavioBonometti.Come sta lavorando la lista ci-vica Progetto Comune di cui èPresidente?Come gruppo di minoranza inConsiglio Comunale ha sempreespresso il proprio dissenso suiniziative non reputate utili.Spesse volte ha invece collabo-rato o dettato linee guida checi risultano poi essere state re-cepite (vedi scuole elementariinvece di asilo). All’interno èstata approfondita la formazio-ne nell’ambito amministrativo;inoltre stiamo valutando aper-ture e adesioni a progetti politi-ci più ampi, nell’interesse deinostri concittadini. Qual è il suo giudizio sull’Am-ministrazione del SindacoGianluigi Mazzi?Reputo l’amministrazione at-tuale ben presente nei confron-ti della cittadinanza, caratteriz-zata tuttavia da poca incisivitàpolitica (vedi vicenda Cà di Ca-pri in Regione). Amministrazio-ne molto statica e confusiona-ria nella prima parte del pro-prio mandato. Ad oggi, final-

mente, direi “eppur si muo-ve”… Nel tempo che rimane alla fi-ne della legislatura su qualiproblemi dovrebbe concen-trarsi l’attuale amministrazio-ne comunale?A mio personale parere dovreb-bero concentrarsi sulle temati-che ambientali che investono ilnostro Comune: Ca’ di Capri,Sun Oil, Nord Bitumi e estende-rei il bacino anche alla discari-ca Siberie. In un libro leggevoun vecchio proverbio che reci-tava così: “Noi non ereditiamola terra dai nostri genitori, mala prendiamo in prestito dai no-stri figli”. Servono interventi de-cisi e una linea chiara di risolu-zione.Parteciperete con un vostrocandidato Sindaco alle ammi-nistrative di Sona del 2018?Mi auguro che ogni gruppo po-litico abbia al suo interno uncandidato spendibile come Sin-daco. Siamo aperti, come èstato anche in passato, a valu-tare e fare sintesi sul territorioper individuare la figura più in-dicata per le prossime ammini-strative del 2018 e per i nostriconcittadini.

Botta&Risposta

La politica a Sona in quattro domande: Daniel Mariani

interesse ad optare soluzioni percorribili per mi-gliorare le condizioni dei più poveri.In realtà ci sarebbe la flat tax al 15%.Ho detto “percorribili”, infatti.Per Armando Siri, segretario economico della Le-ga Nord, è fattibilissima, invece.Io la trovo ingiusta a priori. Come si può aiutare ipiù deboli eliminando il principio di progressivitàdelle imposte, un baluardo dello Stato sociale edella conquista del principio di uguaglianza so-stanziale tra i cittadini?Libertà e uguaglianza, però, non sono princìpiche vanno a braccetto: l’una può escludere l’al-tra (economicamente parlando).È troppo comodo chiedere la libertà e poi rivolger-si al Comune e chiedere un’erogazione di serviziperfetta.Magari non quella di Siri, ma alcuni modelli eco-nomici propongono una flat tax sostenibile. Ulti-ma domanda: come vede i giovani in politica?I giovani sono fondamentali in politica, ma ce nesono pochi. Mi permetto di aggiungere che non so-no fondamentali solo in politica, ma anche nelleassociazioni, nel volontariato, ecc. La nostra socie-tà potrà salvarsi solo se i giovani torneranno adappropriarsi degli spazi pubblici e del destino col-lettivo della loro comunità e della loro società. Ri-peto: i giovani sono fondamentali. La politica, di-versamente dalle altre associazioni, è un’attivitàche ha delle regole molto rigide e talvolta feroci. Igiovani che si avvicinano in politica sono una man-na dal cielo ma, a mio avviso, debbono avere tuttil’umiltà e la pazienza di sottoporsi alle regole dellapolitica, come se fosse una sfida quotidiana delleproprie idee insieme a quelle degli altri.

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devano risposte alla maggioranza della SindacaManzato. Primo punto era un aggiornamento suquanto fatto per diminuire i disagi sopportatidalla popolazione di Caselle e Lugagnano, dopogli accordi presi all’unanimità nel corso del pre-cedente Consiglio Comunale, come ad esempiola nomina di un tecnico esterno per monitorarela situazione. Con la seconda richiesta i Consi-glieri di minoranza chiedevano chiarimenti sulleregistrazioni video effettuate all’impianto. A con-durre la discussione in Consiglio e a risponderealle richieste della minoranza è stato l’Assesso-re all’Ecologia Bertolaso. “La Commissione Con-sigliare per la discarica ha tenuto vari incontriper individuare il tecnico esterno che dovrà mo-nitorare la situazione del sito. Alla Commissionepartecipa anche il membro nominato dal Comu-ne di Sona, il Consigliere comunale Paolo Bel-lotti. Tra le offerte tecniche ed economiche per-venute in Comune, la Commissione ne ha rite-nute due più valide: quella di un professoredell’Università di Padova e quella di un profes-sore dell’Università di Trento. Entrambi i tecnicihanno chiesto di poter effettuare un sopralluo-go in discarica, con la finalità di perfezionaremeglio la loro offerta. Il 27 gennaio è stato ese-

guito il sopralluogo con entrambi, e i due hannoconcordato sul fatto che sarebbe meglio un in-carico congiunto al fine di poter mettere in si-nergia le rispettive competenze. I due professorihanno chiesto tempo ulteriore per proporreun’offerta concordata. Ora la valuteremo inCommissione per poi procedere, se congrua,all’affidamento. Nel frattempo – ha proseguitol’Assessore all’Ambiente - l’Amministrazione staspingendo sulla ditta che gestisce la discaricaper migliorare la situazione. Ma ci sono vari vin-coli. Uno è quello contrattuale in quanto la dittanel 2013 è stata autorizzata al tipo di scarico indiscarica che sta effettuando. Stiamo lavorandoper convincerli che conviene anche a loro ridur-re la problematica dell’odore, in quanto sannobenissimo che l’odore è considerato elementoinquinante. In Veneto è riconosciuto che l’odoreè un inquinante, però le norme non fissano deilimiti. I giudici tentano di mettere una pezza allasituazione facendo riferimento alla prassi tecni-

Lunedì 6 febbraio è tornato in Consiglio Comu-nale a Sommacampagna il problema degli odoriprovenienti dalla discarica Siberie, posizionata aCaselle, ma adiacente al territorio di Lugagnano.A chiedere la convocazione di quella sedutastraordinaria erano stati i cinque Consiglieri diminoranza: Luisa Galeoto del Movimento Cinquestelle, Albertina Bighelli della Lega Nord, Fabia-no Gozzo e Walter Giacopuzzi della Lista CivicaInsieme per Sommacampagna e Augusto Pietro-poli della Lista Centro Destra. Due sono le que-stioni sulle quali i Consiglieri di minoranza chie-

Odori dalla discarica Siberie: in Consiglio comunale a Sommacampagna si sono affrontati i nodi della questione

A M B I E N T E

Foto aerea delladiscarica Siberie.Nella pagina se-guente alcunicamion in attesadi scaricare indiscarica la mat-tina presto.

“Abbiamo già chiesto alladitta che gestisce la

discarica di presentare unaproposta di impianto per

l’intercettazione del biogas”

Approfondiscisul nostro sito

Facendo leggere al vostro smarpho-ne il codice accanto potete vedere ilVIDEO dell’intera seduta del Consi-glio Comunale di lunedì 6 febbraio,che è durato più di quattro ore

di Mario Salvetti

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IL BACO DA SETAAppuntamento

di Cultura e Societàdi Lugagnano, Palazzolo,

San Giorgio e Sona

Periodico registrato al numero1918 del 12 maggio 2011

presso il Tribunale di VeronaSede presso Studio Associato

Trentini e Zandotti Studio CommercialistiVia XXIV Maggio 1/c

37060 Lugagnano (VR) C.F. 93139380237

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PresidenteMario Salvetti

Direttore ResponsabilePietro Cristofoli

Redazione di LugagnanoGianmaria Busatta, Monia

Cimichella, Francesca Tenerelli, Alfredo Cottini, Massimo

Gasparato, Giovanni Signorato, Chiara Giacomi, Suelen Salvetti,Veronica Posenato, Elia Frinzi,Francesco Lorenzini, RiccardoChesini, Giorgia Adami, Giulia

Grigolini, Arianna Bianco, AndreaGrigolini, Diletta Gasparato,

e Renato Salvetti

Redazione di Sona Mario Nicoli, Enrico Olioso, Franco Fedrigo, Marco Bertoncelli, Manuel

Olioso e Mario Bighelli

Redazione di Palazzolo Luigi Tacconi, Aurora Pernigotti,

Marco Forante, Elisa Tezzae Giordano Ambrosi

Redazione di San Giorgio Giulio Braggio, Valentino Venturini,

Renato Farina e Gloria Valbusa

Foto e immaginiStudio Mario Pachera

Segretaria di RedazioneStefania Paon

Revisioni e correzione bozze Natascia Arduini

Stampato presso Grafiche Aurora srl

Via della Scienza, 21 37139 Verona - Tel. 0458511447

Periodico fondato nell’anno 2000 da Mario Salvetti, Gianluigi Mazzi,

Gianmichele Bianco e Gianfranco Dalla Valentina

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ca o alle norme di Regioni limitrofe, che invece ilimiti li hanno. Ed è qui che entreranno in gioco itecnici, che verranno incaricati anche per valu-tare la natura e l’intensità di quegli odori. Vasottolineato poi che chiudere oggi la discaricanon sarebbe una soluzione in quanto il rifiuto ri-marrebbe presente senza che venga risolto ilproblema. Quella della discarica Siberie è unaquestione che abbiamo ereditato – ha quindispiegato Bertolaso - che però abbiamo il doveredi gestire per il ruolo che occupiamo. Dire peròche la soluzione è facile significa prendere in gi-ro la gente. Nonostante non si siano ancora ve-rificate le condizioni previste, noi comunque ab-biamo già chiesto alla ditta che gestisce la dis-carica di presentare una proposta di impiantoper l’intercettazione del biogas. Su quale tipo diimpianto verrà installato si discute molto, al finedi trovare la soluzione più idonea, che oggi sem-bra essere quella di creare dei pozzi dai quali siaspirerà il gas. La sperimentazione per deciderequale soluzione prendere terminerà comunqueil 31 maggio. Un’altra ipotesi allo studio è quelladi inserire in discarica dei biobatteri proprio conlo scopo di abbattere gli odori. Soluzione peròda valutare bene per evitare che questi biobat-teri creino problemi ulteriori, ad esempio andan-do in putrefazione al termine del ciclo di vita.Questo significherebbe non risolvere ma sempli-cemente spostare in avanti il problema. Abbia-mo anche provveduto a fine dicembre ad alcuneanalisi olfattometriche, oltre ad effettuare nu-merosi sopralluoghi e incontri con i dirigenti del-la ditta che gestisce il sito. In questi mesi sonostati anche respinti alcuni carichi che dovevanoessere conferiti ma che risultavano troppo odo-rosi, quindi qualcosa si sta muovendo. Va consi-derato anche – ha concluso l’Assessore Bertola-so - che un eventuale iter giudiziario che doves-simo aprire vedrebbe la sua conclusione inevita-bilmente oltre la vita della discarica, risultandoquindi inutile per la soluzione del problema”. Pungente la replica della Consigliera di minoran-za Galeoto, che ha contestato le tempistiche for-nite dal Comune e ha dichiarato che tante inizia-tive del Comune sono state invece fatte per di-retta indicazione pervenuta dalla Regione alladitta che gestisce la discarica. La Consigliera hacomunque riconosciuto un certo attivismo dellamaggioranza ma ha chiesto un impegno più for-te, soprattutto in materia di copertura della dis-carica, che risulta evidentemente inadeguata.Dopo di lei interventi anche degli altri Consiglieridi minoranza: Giacopuzzi, che si è detto stupitoche vi siano ancora alcuni amministratori nonconvinti che la puzza derivi dalla discarica, Bi-ghelli che ha sottolineato la strana situazionedelle telecamere di sorveglianza, una per diecigiorni puntata a terra e altre che per molti mesiall’anno sono puntate controsole e Pietropoli,che ha contestato quanto sostenuto dalla Sinda-ca sulle responsabilità dell’Amministrazione pre-cedente. Intervento anche della Sindaca, che harisposto alle domande della minoranza, ha stig-matizzato le poche proposte arrivate dalla mino-

ranza, ha assicurato che chiederà maggiore attenzionesul tema della copertura e ha ribattuto a Pietropoli sullaricostruzione storica della genesi della discarica. Sull’ap-punto della Sindaca circa la poca propositività delle mino-ranze, vibrante la protesta del Consigliere Gozzo, che arri-va a chiederle di dimettersi “se non sa quali decisioniprendere ed è costretta a chiedere aiuto alla minoranza”.Richiesta di dimissioni respinta al mittente dalla Sindaca.

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Emergenza Richiedenti Asilo

invece semplicemente subirla, lasciando tutto inmano alle cooperative e alla Prefettura, che de-cideranno senza il Comune. Chi oggi affermache è possibile non far arrivare nessun richie-dente asilo a Sona dice sciocchezze solo permotivi elettorali o di bassa propaganda. Non ècosì che si amministra un territorio: il primo cit-tadino e chi rappresenta i cittadini di questa co-munità, che opera all’interno dello Stato italia-no, è chiamato oggi a prendere parte ad un pro-blema internazionale e a decidere con la massi-ma urgenza. Io stesso avrei il mio punto di vista– indica il Sindaco Mazzi –. Sono veramentemolto critico soprattutto sul modo con cui sono

state gestite fino ad oggi le politiche internazio-nali. Ma sono idee che per ora lascio da parte,non è mio compito quello di pensare alle deci-sioni di natura internazionale, oltre a non averealcun potere in materia ovviamente. Io ho inve-ce il dovere di pormi come obiettivo la risoluzio-ne del problema umanitario a Sona, qui, conpersone che hanno bisogno di noi. Ci siamoorientati sull’accoglienza di minori e donne vitti-me di violenza, mamme che necessitano di pro-tezione. Con quale modalità? Sprar o Cas? lodecideremo prima possibile, ma lo voglio farecon tutti gli attori di questa comunità: Comune,Parrocchia, Associazioni, cittadini, AUSLL 9 Sca-ligera (Ex ASL 22), servizi sociali, dipendenti del

A Lugagnano aprirà, presumibilmente tra aprilee maggio, un centro per l’accoglienza di perso-ne richiedenti protezione internazionale. La scel-ta è importante: ospitare minori non accompa-gnati, tra i 14 e i 17 anni, oppure mamme conbimbi piccoli. Il Comune ha chiesto di poter ac-cogliere anche minori italiani o mamme italianein difficoltà. Trova risposta quindi una domandache da tempo girava per la frazione, dando adi-to anche a squallide speculazioni sui social lo-cali. I minori o le mamme con i bimbi piccoli ver-ranno ospitati in una casa di due piani acquista-

ta dalla Cooperativa Spazio Aperto e posizionatain via Pelacane. La decisione definitiva su qualisaranno gli ospiti verrà presa presumibilmentein questi giorni, e nel frattempo il Sindaco staincontrando le forze politiche, le Associazioni e iParroci in maniera da coinvolgere l’intera comu-nità in questa importante scelta, che comunqueil Comune deve coordinare con l’Ulss e con laPrefettura di Verona. “Siamo stati obbligati dalPrefetto e dal Ministero dell’Interno a fare dellescelte – spiega al Baco il Sindaco Gianluigi Maz-zi -: ogni scelta porterà comunque alla presenzadi richiedenti asilo sul nostro territorio. Va deci-so, insieme all’intera comunità, se essere prota-gonisti nella gestione e nell’organizzazione o se

In arrivo a Lugagnano minori stranieri o mamme con bimbipiccoli. Il Sindaco: “Ho ricevuto anche minacce”

C O M U N I T A ’

di Giulio Braggio

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BAR TRATTORIA AI PORTICIdi Tacconi Palmarino (da Nino)

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Chiuso il lunedì pomeriggio

Il sistema di accoglienza dei migranti in Italia è diviso tra strut-ture di prima e di seconda accoglienza. La prima accoglienza è gestita dalle prefetture locali che ri-spondono al Ministero dell’Interno, e ne fanno parte gli hot-spot e gli hub regionali. La seconda accoglienza è formata da-gli SPRAR (Sistema di Protezione per Richiedenti Asilo e Rifu-giati). Sulla carta i migranti che arrivano “via costa” devonopassare per un hotspot. All’interno dell’hotspot ogni personaviene identificata e fotosegnalata. In teoria i migranti soccorsiin mare che fanno richiesta di protezione internazionale all’in-terno degli hotspot vengono ricollocati negli hub regionali: siparla sia di quelli che rientrano nel cosiddetto programma direlocation (siriani, iracheni, eritrei, che dovrebbero andare neipaesi dell’UE secondo una serie di quote) sia di tutti gli altri.Quelli che invece non vogliono fare richiesta di asilo dovrebbe-ro finire nei CIE (Centri di identificazione ed espulsione) e rice-vere un decreto di respingimento. Al termine di questo periodoi migranti dovrebbero essere inseriti negli SPRAR (Sistema diprotezione per richiedenti asilo e rifugiati), che sono invecestrutture di seconda accoglienza. La seconda categoria viene gestita dalle associazioni che pre-sentano dei progetti in collaborazione con i comuni nei qualiverrà istituita la loro struttura. Quindi un’associazione chevuole aprire uno SPRAR a Verona presenta un progetto insie-me al Comune di Verona: c’è una graduatoria, il primo vince eapre la struttura. Qui entrano solo i richiedenti protezione in-ternazionale, in attesa che la commissione territoriale valuti laloro domanda. Gli SPRAR, a differenza degli hub regionali, do-

vrebbero garantirepercorsi individuali diintegrazione. Secondoil Ministero dell’Inter-no la commissione ter-ritoriale dovrebbe de-cidere la sorte dei ri-chiedenti asilo entro180 giorni dalla loro ri-chiesta. In realtà itempi sono molto piùlunghi. Anche a causadell’intensificazionedei flussi migratori, l’intero sistema è ingolfato. Gli SPRAR so-no pieni e i richiedenti protezione internazionali rimangono nelsistema di seconda accoglienza per più tempo del previsto,proprio a causa delle lentezze delle commissioni territoriali. Aquesto si aggiungono le resistenze dei Comuni a partecipare aprogetti che potrebbero portare all’apertura di nuovi SPRAR,visto il costo politico che una decisione di questo tipo compor-ta. Se gli SPRAR sono pieni, si crea un di tappo che blocca iltrasferimento dei richiedenti protezione internazionale dallaprima alla seconda accoglienza. Per questo sono stati aperti iCAS (centri di accoglienza straordinaria), che sono una speciedi replica degli hub ma che ospitano richiedenti protezione in-ternazionale che avrebbero diritto ad accedere al circuito degliSPRAR. Anche i CAS sono gestiti dalle associazioni e coopera-tive che rispondono a un bando del Ministero dell’Interno.

La SchedaCosa succede ad un migrante che arriva in Italia?

Comune. Ognuno deve e può essere coinvolto,sia nella parte decisionale sia in quella operati-va. Non sopporto chi non si presenta al tavolo,chi evita di condividere e discutere il propriopunto di vista, chi si tira fuori: è troppo facilecriticare senza sapere, sparare a zero senzaneppure affrontare il problema. Nei quattro annidel mio mandato gran parte del tempo l’ho de-dicata a risolvere le questioni lasciate in sospe-

so dalla precedente amministrazione: questa situa-zione va invece affrontata subito! Chi amministreràdopo di me avrà in mano un progetto funzionante, epotrà decidere se portarlo avanti oppure no, mapartirà comunque da una decisione presa e unasquadra operativa coinvolta. Ho già ricevuto delleminacce da alcuni nostri concittadini per questa vi-cenda – conclude amaramente il primo cittadino diSona -: nessun problema, si va avanti”.

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Emergenza Richiedenti Asilo“Chi arriva ha visto e vissuto l’inferno”. L’Avvocata ManolaRusso racconta al Baco le verità che non vogliamo sapere

L ’ I N T E R V I S T A

che tra le cose che ci sono al mondo, il razzismoè la meglio distribuita. E’ un comportamento co-mune a tutte le società tanto da diventare banale.Consiste nel manifestare diffidenza e poi disprez-zo per le persone che hanno caratteristiche fisi-che e culturali diverse dalle nostre. L’ho letto e ri-letto perché volevo trovare la razzista che c’è inme e parlarle. Avendola trovata, le ho fatto subitotogliere dal vocabolario la parola ‘Razza’. Sosti-tuendola con la parola genere umano che com-prende tutte le persone diverse tra loro. Ho parla-to con la razzista che è in me nascosta e che allafine pur essendo intelligente ed aperta, un po’ si

Prima di incontrare Manola Russo, un’avvocataveronese impegnata da anni nel sostegno dellepolitiche dell’immigrazione, mi sono riletta un te-sto sacro sull’argomento cioè Il razzismo spiegatoa mia figlia di Tahar Ben Jelloun per capire quan-to razzista sono. Sì perché ricordavo che diceva

Manola Russocon tre piccoliprofughi nelcampo di Ido-meni.

di Monia Cimichella

[email protected]

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Il 90° numero de Il Baco da Setaè stato stampato in 2000 copie.

Chiuso in tipografia il 17 febbraio 2017 Stampa Ecologica

Pubblicazione realizzata impiegando carta Fedrigoni Freelife, con marchio europeo di qualità

ecologica Ecolabel - Rif. nr. IT/011/04 e certificata FSC Mixed Sources COC-000010

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Foto scattatenel campo diaccoglienzaa Belgrado(Foto PietroAlbi).

fa abbindolare, un po’ cede a quel poco di populi-smo che ci fa a volte dire e pensare che tutti nonpossiamo ospitare, che abbiamo i nostri problemi,che prima il lavoro agli italiani, che loro la casagratis e le vacanze e il cellulare. Poi mi sono fattacoraggio e ho incontrato Manola. Voglio partire al-ta con le mie domande. Cosa vuol dire crisi umanitaria?Vuol dire 250 milioni di bambini che vivono inpaesi dove sono in corso i conflitti; circa 60 milio-ni di persone che sono costrette a lasciare le lorocase a causa di guerre e persecuzioni, e di que-ste più della metà sono bambini; degli oltre 3500migranti morti nel Mediterraneo nel 2015 il 30%erano bambini al di sotto dei 12 anni; del milionedi profughi arrivato in Europa nel 2015 il 30%erano minori. Ricordo anche che circa 10.000 mi-nori non accompagnati arrivati in Europa sonoscomparsi (e non al Parco Giochi).

A questo punto della nostra conversazione io nonvedo altro che bambini sporchi e affamati nellemani di chissà chi a fare chissà cosa anche se lamia parte razzista insiste a vedere i rompiballeche chiedono monete al supermercato mentreparlano al cellulare.

Si può parlare di Emergenza dunque? Rispondi tu: può chiamarsi emergenza una situa-zione che dura da dieci anni e che non ha vistoattuarsi nessuna politica migratoria degna di que-sto nome? Può chiamarsi emergenza l’ottusità ola convenienza di non vedere ciò che sta acca-dendo sotto i nostri occhi?Ma che colpa abbiamo noi? Più che di colpa, direi che ci dobbiamo concentra-re sulla fortuna che abbiamo di essere nati nelposto giusto. O meglio non nel posto così sbaglia-to. La domanda dovrebbe essere invece: Che me-rito abbiamo per essere qui, sfamati, vestiti, tuttosommato salvi?Parliamo dei deboli: chi sono? Perché stannonei campi profughi?Sono fuggitivi, nei loro paesi non è facile nemme-no la sopravvivenza quindi provano ad avere unfuturo. Sono di tutte le classi sociali, ho incontra-to siriani imprenditori, gente che aveva un lavorodesigner, studenti, fornai, ristoratori, giardinieri,noi insomma. Ma un NOI che è nato dall’altra par-te del mondo. Persone che alla ricerca della vitahanno trovato un campo profughi sul loro cammi-no e sono stati costretti a fermarsi in attesa chel’Unione Europea decida il loro destino.Com’è la vita dentro i campi?La primavera scorsa sono stata in un campo au-togestito. Persone in fuga, fermate alla frontiera 23

“Dei più di 3500 migrantimorti nel Mediterraneo nel solo 2015, il 30%

erano bambini con meno di dodici anni”.

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Emergenza Richiedenti Asilotra la Grecia e la Macedonia, in breve tempo, si èformata la piccola (11 mila) comunità di Idomeniora smantellata, e un sacco di realtà satellite. De-vi pensare ad un campeggio permanente, genteche dorme in igloo mentre il governo greco ha ge-stito i bagni e l’acqua e non in tutti i campi. Inquesta realtà il volontariato ha portato tutto il ne-cessario per vivere, tutto. Ora quella comunità èstata smembrata e riversata nei campi governati-vi dove hanno dovuto ricominciare tutto da capo.

Campi recintati dove la gente è registrata e con-trollata in ogni momento. Ma cosa fanno tutto il giorno? (La razzista chec’è in me immagina chiacchierate con sigarettee giochi elettronici, lo sento).Qualcuno ha messo in campo le proprie compe-tenze, qualcuno, schiacciato dalle torture subite,come uomini che nel loro paese hanno subitocarceri sotterranei senza vedere mai la luce soloperché dissentivano dal regime o disertori, dalladepressione, dall’inedia, dal viaggio, rimanevainerme, in attesa che il mondo si occupi di loro. Depressione? Erano persone che avevano una vita, un lavoro,delle radici, delle convinzioni, degli armadi doveriporre i vestiti. Cosa fanno i volontari? Tutto, dai giochi con i bambini alla distribuzionedei vestiti, il coordinamento, la preparazione delcibo.Cibo ce n’era? Sì, donato dalle organizzazioni ma scarso e nonsempre dignitoso. Organizzare un pasto, per tantepersone, con solo volontari ha del miracoloso. Quindi i soldi arrivano?

Ci sono tantissime realtà serie, di persone cheraccolgono soldi e li usano per le necessità. Lagente può (anche) essere meravigliosa (Sospiro,mentre la razzista che è in me sogghigna). Esisto-no gruppi straordinari, io faccio parte di uno diquesti. One bridge to Idomeni, un’associazione re-centemente nata a seguito di una serie di espe-rienze fatte, che ha deciso di dare veste formalea questo loro impegno. E continuare ad essere unponte tra noi e loro. Tutti loro. Ma non solo in unsenso. Quando torniamo, divulghiamo la solida-rietà. Un sentimento che non smette di stupirmi.

Come se niente fosse, Manola mi porge le foto diBelgrado. Io e la razzista che c’è in me smettiamo

Foto scattatenel campo diaccoglienzaa Belgrado(Foto PietroAlbi).

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di parlare. Il tavolo pieno di immagini, diventa unpalcoscenico di visi, di mani che ho già visto gira-re per le strade, di vestiti larghi, stretti, sdruciti, dicapelli appiccicosi, di vite improvvisate, appese,strangolate. Di vite dimenticate. Odiate, detestate.Vite brutte e sconosciute. Manola parla e non sose voglio ascoltare. Tutto sommato ho da fare.

Racconta…A Belgrado siamo stati in una realtà terrificanteche riporta indietro la mente al nazismo. Un de-grado assoluto. Afgani, pachistani e siriani, uomi-ni sotto i 30 anni, moltissimi adolescenti senzagenitori. L’esubero che non stava nei campi si èrifugiato nella vecchia stazione ferroviaria di Bel-grado a meno 15 gradi. Vivono negli hangar sen-za riparo, accendono fuochi che rendono la vitaimpossibile. Giacigli fatti di coperte, in mezzo aitopi senza acqua senza bagni, grazie ad organiz-zazioni di volontariato indipendenti, viene garanti-to un pasto caldo al giorno (il mio cane mangiadue volte, il mio gatto tre) del tutto insufficiente.Magri sporchi malati. Brutti e sconosciuti. Un’as-sociazione li veste dato che non possono tenerepuliti i vestiti, li devono rimettere nuovi. Medicisenza frontiere ha tentato di organizzare un pic-colo riparo ma la polizia di Belgrado non vuolestanzialità quindi è stato fatto togliere tutto. LoStato non tutela la Persona, tutela i confini quindise cerchi di scappare vieni catturato anche da ci-vili, bastonato, morso dai cani, torturato al gelo,senza vestiti, derubato. Non vi ricorda qualcosa?Non avevamo detto che non avremmo dimentica-to mai più?Di cosa vi siete occupati a Belgrado?Abbiamo portato vestiti, comprato fazzoletti e ac-qua, un litro e mezzo a testa. (Io ne uso almeno30 per togliere il balsamo dai capelli). Abbiamodato del the caldo, un sabato sera. Abbiamo forni-to pane e burro e marmellata. Così. Poi c’era chiaveva portato zucchero, chi costruiva stufe rudi-mentali, chi comprava legna. Gocce nel mare. Come si torna a guardare le proprie vite?Con un’altra prospettiva, un altro peso, un’altracriticità, un altro giudizio. Un accresciuto senso diumanità e di fratellanza, quei ragazzi potevanoessere miei nipotini o mio fratello.Cosa ancora non vediamo?Non vediamo cosa sono disposti a fare per rag-giungere le loro famiglie, cosa hanno subito perarrivare fino a lì, quali sono gli effetti che avràsulle loro vite, il senso di abbandono perché nonli vede nessuno. E loro lo sanno.Cosa possiamo fare? Tanto. Informarci, conoscere la situazione e nongiudicare, contribuire a creare un pensiero diver-so sull’immigrazione, vedere non solo chi ci rubail lavoro. Chi ci ruba i soldi è qualche sciacallo,non loro. Possiamo diventare una cittadinanza at-tiva nell’accoglienza, sorriso, parola, conoscenza.Fare volontariato qui e là perché è inevitabile. Faparte della storia dell’umanità. Noi siamo stati lo-ro tanto tempo fa. I nostri nonni sono stati loro. Perché la Storia non ci ha insegnato nulla?Perché è una storia che hanno vissuto persone 25

Il fenomeno dell’emigrazione tra ottocento e novecento ha interes-sato pesantemente anche il nostro Comune. Per dare qualche da-to, nel 1876 a fronte di 98 famiglie emigrate da Sona, 36 scelserodi trasferirsi in Brasile, una in Dalmazia ed una in un’imprecisata“regione dell’Impero Austro-Ungarico”. Le rimanenti cambiavanoComune in Italia. Nel 1895 furono ben 69 le famiglie che lasciaro-no Sona per tentare fortuna. A cavallo del secolo si riparla di emi-grazione, soprattutto verso la Germania e il nord Europa. Solamen-te nel periodo febbraio-settembre 1900 il Comune di Sona avevarilasciato ben 128 nulla osta per la concessione del Passaporto.Nell’ultimo decennio del secolo l’emigrazione fu definitiva verso leAmeriche, ma temporanea al di là delle Alpi. Gli emigranti tornava-no alle proprie famiglie ogni anno per il periodo invernale. Nella fo-to emigrati di Lugagnano in Polonia ad inizio del 1900.

Renato Salvetti

La Foto StoricaAnche il nostro territorio visse il fenomeno dell’emigrazione

che non ci sono più e la società odierna non va nel-la direzione della memoria ma nella direzione delladimenticanza. Comoda archiviazione. E quelli che invece arrivano qui, chi sono? Sempre persone che corrono un pericolo nel loropaese e che verranno accolti in attesa di esserecollocati in altri paesi europei o ricongiunti alle lorofamiglie. La normativa prevede una proporzione tradensità della popolazione e numero profughi accol-ti. Paradossalmente se ogni paese italiano, acco-gliesse 2 o 3 profughi si eviterebbe tanto inutile cla-more.

Manola è un fiume in piena, io e la razzista che c’èin me siamo in silenzio, non c’è più tensione tra noi.Non litigheremo, sappiamo troppo poco, subiamo leinformazioni. Gestiamo emozioni sbagliate, non vo-gliamo più avere ragione l’una sull’altra. Vogliamovedere. Ascoltare, capire. Rimaniamo con le foto ne-gli occhi e nelle mani. Cercando di capire quali diquegli uomini brutti voleva in realtà diventare medi-co, avvocato, quale di quegli uomini sporchi avevasogni, divani su cui sedere la sera, case nelle qualitornare. Cercando di capire quale di questi ceffi vor-rebbe essere noi. Uno qualsiasi di noi. Perfino unocome il razzista che c’è dentro di me, di noi, mentretorniamo a casa, e ci sediamo sul divano.

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Mi muovo sul territorio del nostro Comune daoramai 7 anni, per interviste di ogni genere: disolito le domande le faccio io. Ma con PiergiorgioVacchini, per la prima volta, la chiacchierata èiniziata con una domanda del mio interlocutore.“È del Centro Aiuto Vita, o della Vita in generale,che vuoi parlare?”. Forse in questo caso il giustoapproccio, come dice lui rispondendosi da solo,è la via di mezzo. Del Centro Aiuto Vita già si èparlato sul nostro giornale, in occasione della na-

scita nel settembre 2013e di tutti gli eventi organiz-zati per appoggiare la cre-scita di questo gruppo che,a piccoli passi, quest’annoè diventato a tutti gli effettiAssociazione e sta atten-dendo anche il riconosci-mento regionale. A frontedi questo cambiamento, èstato inoltre inserito un di-rettivo di sette personeche, dice fiero Piergiorgio,è composto da membri diun po’ tutti i paesi copertidal Centro. Si parla di untotale di 31 soci volontari,tutti operanti, al fine di so-stenere famiglie in difficol-tà e soprattutto al fine dipromuovere la Vita. A que-sto proposito vedo che perla nostra chiacchierata

Trentun volontari per sostenere le famiglie e promuovere la VitaTorniamo ad incontrare il Centro Aiuto Vita di Lugagnano

C O M U N I T A ’

Piergiorgio si è preparato, anche con articoli chetoccano argomenti molto profondi. “Secondoquesto articolo, la percentuale di aborti a livelloambulatoriale è in forte calo. Questo dato da so-lo tuttavia non ci dà un quadro completo perchése allarghiamo leggermente il campo e analizzia-mo la situazione nella sua interezza, scopriamoche c’è un calo delle nascite e inoltre, compati-bilmente con quello che dice la Legge 194, ora ilmetodo più scelto per l’aborto è la via farmacolo-gica. Basta pensare che la vendita delle confe-zioni di pillole abortive nell’ultimo anno è salitoda 16697 confezioni a 83346. Il nostro obietti-vo, prima ancora di sostenere persone in difficol-tà, è sensibilizzare e ricordare a ragazzi e giova-ni adulti nella fattispecie, ma anche adulti, chela Vita è un mistero e un miracolo. Ho inserito

anche gli adulti nel mio discorso perché non èsolo un dibattito che coinvolge l’aborto e quinditendenzialmente la fascia più giovane, ma è an-che una questione di razzismo. Recentementeabbiamo fatto una conferenza stampa per co-municare le novità e la cosa che più mi ha colpi-to è che la prima domanda è stata ‘Quante fami-glie straniere sostenete?’. Posso, senza nessunapresunzione, dire che nello spirito del volontaria-to mi interessano poco i numeri, specie la per-centuale di stranieri che aiutiamo, perché quan-do ti si presenta una mamma con un bimbo, ocon il pancione, l’unica cosa importante è chec’è vita e va sostenuta, accompagnata e preser-vata. Non importa il colore della pelle o il motivoper cui ci viene chiesto aiuto: il volontariato, amaggior ragione in questo ambito, deve essereincondizionato. Le realtà che vediamo noi descri-vono quadri di disagio, disagio che non è neces-sariamente da ricercarsi nel materiale, anzi, an-ch’esso a monte nasconde una problematica so-ciale, come l’emarginazione, la solitudine, in-somma, un disagio a livello relazionale.” Parlan-do dunque del loro volontariato, volgiamo gli oc-chi ai fatti. Il Centro Aiuto Vita è un’associazioneche si pone l’obiettivo di coprire tutto il territorio

di Veronica [email protected]

“Nello spirito del volontariato mi interessano poco i numeri, specie

la percentuale di stranieri che aiutiamo, perché quando ti si presenta una mamma con un

bimbo, o con il pancione, l’unicacosa importante è che c’è vita e va

sostenuta e accompagnata”

In basso, il Diret-tivo del CentroAiuto Vita di Lu-gagnano.

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del Comune di Sona, Bussolengo e Pescantina.Nell’ultimo anno ha visto nascere dodici bambinie più in generale ha seguito in media una ses-santina di mamme (intese come ragazze madri,madri single, ma anche madri con un marito),dalla gestazione fino ai 3 anni di vita dell’infante,fornendo beni di prima necessità per quest’ulti-mo, come vestiti, biberon, farmaci da banco, gio-cattoli e anche tutto quello che è previsto per l’a-limentazione. A questi beni di prima necessitàprovvedono con le donazioni di famiglie che nonfanno più uso di certi oggetti (ed il fatto che ri-escano a starci con queste significa che moltepersone sono sensibili), ma anche con progettimessi in piedi con altre associazioni, nel casodei farmaci, e con fondi, nel caso degli alimenta-ri. Oltre al supporto economico, l’associazioneoffre due momenti interamente dedicati all’a-scolto in gruppo, perché queste persone possa-no offrirsi prima di tutto aiuto reciproco, confron-tandosi tra di loro e chiedendo aiuto anche anoi.“L’impegno richiesto ad ogni volontario non è so-lo di presenziare a questi gruppi di ascolto ognitanto; è pure importante che, nel limite delle loropossibilità, aiutino nella raccolta delle donazioni,nella preparazione degli scatoloni degli abbiglia-menti e quindi che siano disposti a fare lavoro‘da magazzino’. Inoltre, non è raro che ci sianoda seguire dei corsi di aggiornamento, di forma-zione, o che sia richiesta la loro presenza ad in-contri con tutti i soci e il direttivo. Questi impegnisono dovuti al fatto che ci teniamo ad aggiornar-ci, con la voglia di dire in giro che ci siamo perchi ha bisogno, ma anche per chi vorrebbe darciuna mano!” Ciò è possibile perché piano pianol’Associazione, già quando tale appellativo nonera ufficiale, aderiva e cooperava con la Rete Perla Vita, ovvero la rete creata tra le varie associa-zioni che lavorano come il Centro Aiuto Vita nellealtre zone di Verona. Uno dei recenti progetti acui hanno aderito insieme ad esempio, è la pagi-na su Facebook (Rete Per La Vita Verona) che frapoco verrà gestita a turno dalle varie associazio-ni, per garantire, a chi ha bisogno di fare doman-de, una risposta in tempi brevi. Inoltre, come pri-ma veniva citato, l’Associazione fornisce anchefarmaci da banco, questo è reso possibile daicontatti con la Fondazione RAVA, che organizzaeventi a livello nazionale per la donazione di far-maci per i più bisognosi. A Verona questi farmacivengono destinati appunto alla Rete Per la Vita,che a sua volta organizza una volta a settimanacon dei farmacisti volontari un servizio farmaci.Un ultimo progetto di quest’anno, molto impor-tante perché riguarda il Centro di Lugagnano davicino, è la realizzazione di un sito internet(www.cavlugagnano.it) che contiene anche laCarta dei Servizi, per poter mettere nero su bian-co tutto quello che possono offrire. “Questo è ilprimo anno in cui davvero ci siamo spinti anchesul ramo della sensibilizzazione. Quando abbia-mo iniziato, avevamo bisogno di tempo per for-mare i volontari, per organizzare gli impegni e imagazzini. Ora che la macchina è stata rodata,

La natura dell’essere umano in quanto uomo e donna è biologica-mente e psicologicamente adatta alla procreazione. Tutto ciò chesiamo, fisicamente e spiritualmente ci predispone alla vita: venia-mo concepiti, nasciamo e cresciamo per formarci a generare ededucare altra vita, e il ciclo continua dopo di noi. Questo comportadelle grandi responsabilità sia da parte dei genitori che hanno ilcompito di far nascere, crescere, formare ed educare questa nuo-va vita, sia da parte della società che avrà l’onere e l’onore di ac-compagnarla durante tutta la sua esistenza. Genitori e societàavranno, quindi, il dovere di tutelare e favorire la nascita delle nuo-ve generazioni per garantirsi la sopravvivenza e arricchirsi di molte-plici unicità e poten-zialità per il bene co-mune. Occorre, per-ciò, un particolare oc-chio di riguardo per lavita nascente. UnPaese senza un ade-guato ricambio gene-razionale è una Na-zione destinata al de-clino. “Una tale curaesige lo sforzo di resi-stere alle sirene diun’economia irrepren-sibile, che generaguerre e morte. Edu-care alla vita significa entrare in una relazione civile che guariscedalla cultura dello scarto, dalla logica della denatalità, dal crollodemografico, favorendo la difesa di ogni persona umana dallosbocciare della vita fino al suo termine naturale.” (Consiglio Epi-scopale Permanente, Messaggio per la 39° Giornata Nazionaleper la Vita 2017 che si è celebrata il 5 febbraio scorso). Questo dif-ficile compito se lo è assunto il Centro Aiuto Vita (CAV) di Lugagna-no, voluto fortemente dal nostro vicariato, e che assieme al CentroAiuto Vita Diocesano (CDAV) e altri CAV locali (in tutto 13), hannocreato la Rete per la Vita – Verona. Il servizio che svolgono meritaun grande plauso, ma noi siamo veramente consapevoli della suaimportanza? La cultura alla vita nascente è responsabilità civile diogni cittadino che deve sentirsi in dovere di promuoverla in tutti gliambiti e in tutte le situazioni, anche quotidiane. Le nostre associa-zioni e i nostri gruppi di volontariato che si occupano di promuove-re le attività della comunità sono anche strumento di condivisionee di diffusione della cultura alla vita nascente? “I bambini sono ilfuturo, sono la forza, quelli che portano avanti. Sono quelli in cuiriponiamo la speranza”. (Consiglio Episcopale Permanente, Mes-saggio sempre per la 39° Giornata Nazionale per la Vita 2017).

L’Intervento

“Nella nostra società grandi responsabilità per i genitori”

del Gruppo A Sua Immagine

siamo pronti ad esporci un po’ di più. Mettereper iscritto la Carta dei Servizi ci ha fatto rende-re conto della varietà e quantità di servizi chegià ora facciamo e ci rende orgogliosi di quelloche siamo riusciti ad ottenere e di quello chesiamo a tutti gli effetti diventati!”. 27

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Due mesi di notizie

da www.ilbacodaseta.orgRiportiamo alcune delle più di 100 notizie che abbia-mo pubblicato sul nostro sito negli ultimi due mesi. An-che in questi due mesi abbiamo registrato più di due-mila accessi al giorno da parte dei nostri lettori. Conti-nuate a visitarci.

Taglio degli alberi a San Giorgio. Il Sindaco di So-na: “Un’operazione vergognosa delle Ferrovie”8 dicembre 2016La notizia che abbiamo dato ieri in merito al tagliodegli alberi effettuato dal personale delle Ferroviedello Stato a San Giorgio, lungo la scarpata ferrovia-ria e sul ponte di via Belvedere, ha destato moltadiscussione. Quel tratto alberato della frazione eramolto apprezzato dalla popolazione e costituiva unangolo caratteristico e piacevole del paesaggio loca-le. Il radicale taglio della vegetazione, effettuato ne-gli scorsi giorni e che ha lasciato completamente nu-do il versante ovest del ponte, ha generato un corodi forti perplessità da parte dei cittadini di San Gior-

gio. Come Martina, residente nella frazione, chespiega che a suo parere si è trattato di un “interven-to invasivo, troppo invasivo. Ripulire non significaestirpare. Le piante erano da salvare, bastava ripuli-re le altre sterpaglie. Esprimo tutto il mio disappun-to”. Ad intervenire molto duramente sul tema è an-che il Sindaco di Sona Gianluigi Mazzi. “Da ieri pri-mo pomeriggio tantissimi concittadini si sono rivoltia me per lamentare lo scempio fatto dalle Ferroviesu Via Belvedere a San Giorgio in Salici – spiega ilSindaco -. L’assessore Dalla Valentina, inviato sulposto, ha girato subito delle foto mostrandomi il ta-glio degli alberi. Mi sono mosso immediatamentecontattando la Direzione Operativa delle Ferrovie diVerona e ho denunciato la cosa, definendo l’opera-zione vergognosa e assolutamente fatta senza te-ner conto del contesto, del luogo, del punto panora-mico. Sono stato contattato dall’ingegnere delle fer-rovie responsabile dell’intervento: ha ribadito che lacosa andava fatta perchè le piante erano troppo pe-ricolose per il percorso ferroviario, che alcune eranomalate e deteriorate e quindi da tagliare. Hanno poievidenziato che era stata segnalata agli uffici in Co-mune a Sona i quali non avevano posto nessun di-vieto. Ho quindi verificato subito all’interno del Co-mune e gli uffici hanno segnalato e confermato lacomunicazione effettuata da parte di RFI – indica ilprimo cittadino di Sona -, ma di fronte ad una richie-sta per effettuare la pulizia della scarpata ferrovia-ria non certo immaginavano il taglio di queste stori-che piante, regolarmente piantumate tanti anni fain filare a ridosso del muretto, bensì l’eliminazionedi arbusti e altro presente a terra. Voglio ribadire aquesto punto che un intervento va assolutamentefatto – alza il tono Mazzi -: non posso accettare co-me Sindaco un lavoro fatto in questo modo. L’accor-do telefonico con l’ingegnere responsabile dei lavoriè di risentirci a giorni e vedere se si può provvederealla piantumazione di altri alberi, intervenire con unterrazzamento, far qualcosa per ripristinare e ripor-tare questo angolo del Comune ad una situazionepiù decorosa, maggiormente integrata alla bellezzadi San Giorgio in Salici che negli anni era riuscita afar diventare questo brutto passaggio ferroviario co-me parte integrante del paese ed elemento caratte-rizzante. Posso affermare che ci sono rimasto moltomale e che agirò sicuramente affinché venga effet-tuato un intervento riparatorio. Che sia sull’area del-le Ferrovie o su quella del Comune, dobbiamo rime-diare – termina il Sindaco Mazzi -: il lavoro di puliziaandava fatto, ma non in questo modo!”.

Grande Mela: nella notte fatto esplodere il banco-mat di Unicredit, dopo la chiusura dei cinema10 dicembre 2016Notte movimentata per il Centro Commerciale LaGrande Mela di Lugagnano quella che abbiamo allespalle. Attorno alle una di notte, tra venerdì e saba-to, quindi poco dopo la chiusura del terzo piano delcentro dove vi sono i cinema, dei malviventi hannofatto saltare il bancomat della filiale Unicredit, posi-

Gli animaliL’è come oler endrissarghe la gambe ai cani

La prima galina che canta l’ha fato l’ovoOgni can el ga el so osso da rosegar

Par gnente el can nol moe la coaOgni can moe la coa, ogni cristian dise la soaTristo quel can che se lassa menar

par la coaOn bel porsel bisogna chel gaa du agosti Con quatro pegore, en porco en galinàrla fame la sta delà dal mar

Se no canta en gal e na galina la casa la va en roina

No se pol erghe ovo, galina e cul caldoCambiar n’aseno par en musso

Tradizioni

I proverbi dei nostri veci

Il ponte della fer-rovia di San Gior-gio, con le piantetagliate.

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zionata al piano terra a pochi metri dalla piazza cen-trale del centro commerciale. Per far esplodere ilbancomat è stato usato quello che gli inquirenti indi-cano come un esplosivo rudimentale. Aperto il ban-comat i malviventi hanno prelevato i contanti pre-senti e sono fuggiti a bordo di un’automobile. Aller-tati dagli allarmi sono arrivati subito sul luogo delreato i Carabinieri della stazione di Villafranca. Ora imilitati dell’Arma stanno indagando su quanto acca-duto assieme al Nucleo Investigativo del RepartoOperativo di Verona.

San Giorgio, ladri si sono introdotti nella casa delConsigliere comunale Moletta: “Quanta paura”11 dicembre 2016Una brutta esperienza quella che racconta al Baco,con ancora nella voce la preoccupazione, il Consi-gliere comunale della Lista Tosi per Sona MaurizioMoletta. Moletta, che risiede a San Giorgio in Salici,sabato scorso si era allontanato da casa con la fa-miglia (ha due bimbe piccole) verso circa le 18 e 10per andare a Villafranca a seguire l’accensione delleluci natalizie. Dopo la puntata a Villafranca un saltoin pizzeria e quindi, per le 21, il ritorno a casa. Ed èqui che iniziano i problemi. “Appena arrivati a casa– racconta al Baco Moletta – mia moglie ha subitonotato che stava suonando l’allarme. Con un groppoin gola abbiamo aperto la porta di casa e abbiamoavuto la brutta sorpresa della presenza evidente delpassaggio di malviventi. La prima paura – prosegueil Consigliere comunale di Sona, scuotendo la testa– è stata quella che i ladri fossero ancora in casa.Quando abbiamo capito che fortunatamente se neerano andati, sono subentrati la disperazione e losconforto. Abbiamo quindi immediatamente avvisa-to i Carabinieri. Inutile dire che le bambine sono ri-maste profondamente scosse, e non sono poi riusci-te a dormire un minuto per tutta la notte. Devo dire– spiega Moletta – che i Carabinieri sono stati ecce-zionali, molto professionali ed efficienti ma, al con-tempo, hanno trovato il modo per scherzare con lemie figlie per distoglierle da quanto era accaduto.Che valutazione si sente di quanto purtroppo le èaccaduto Consigliere? Gli chiediamo.”Sicuramentebisogna intensificare le pattuglie dei carabinieri: ilnostro territorio è immenso e le pattuglie, anzi unapattuglia, è troppo poco. Ritengo quindi che i Sinda-ci e i Consigli Comunali debbano pronunciarsi conuna mozione unica da inoltrare al Prefetto per solle-citarlo affinché vi sia un rinforzo dell’organico deiCarabinieri sul territorio, soprattutto la sera e la not-te. Ritengo inoltre – prosegue Moletta – che sia inu-tile che la pattuglia esca subito nella casa del deru-bato, questi bei signori lo sanno e nel frattempo, co-me è successo sabato, svaligiavano un’altra abita-zione a Rosolotti. È opportuno avvertire il 112, mase non ci sono problemi enormi ritengo che sia im-portante che i Carabinieri restino in zona ma nonche si rechino alla casa dei derubati. Poi serve colla-borazione con tutti i cittadini, quando si vede un in-dividuo sospetto bisogna chiamare il 112 o il 113 eanche la Polizia Locale. Vanno bene anche i gruppisu Facebook, ricordandosi però di non mettere letarghe, mi raccomando. Le forze dell’ordine – termi-na il Consigliere comunale – sono con noi, collabo-

Lunedì 16 gennaionell’area confinantecon l’attuale ScuolaMedia Anna Frank,hanno preso il via ilavori per la costru-zione della nuova, eattesissima da moltianni, Scuola Prima-ria di Lugagnano(nell’immagine comesarà la scuola terminata). I lavori, che avranno una durata complessiva dicirca 14 mesi, sono realizzati dall’Associazione Temporanea di Imprese co-stituita dall’Impresa Mak Costruzioni di Lavis per le opere edili e dall’Impre-sa Alca Impianti S.r.l. di San Giovanni Lupatoto per la componente impianti-stica. “Si tratta di un intervento di quasi 4 milioni di euro, raro in questo pe-riodo per l’Italia – indica il Sindaco Gianluigi Mazzi – e tutti sono frutto deirisparmi del Comune di Sona, senza nessun altro aiuto proveniente dalleiniziative della Buona Scuola. Un orgoglio per tutti i sonesi sapere che l’Am-ministrazione sfrutta bene i loro risparmi reinvestendoli nel territorio per ilfuturo dei bambini. Una scuola moderna, super ecologica, dotata di spazididattici adeguati e ben progettati: un vanto”. Lugagnano è la frazione piùpopolosa del nostro Comune, con quasi novemila abitanti e con particolarie forti esigenze. L’Amministrazione comunale conta di avere a disposizionela scuola per l’anno scolastico 2018/2019. Le classi che si insedierannonel nuovo plesso saranno le Terze, Quarte e Quinte per un totale di circa260 alunni e un massimo di 12 classi, mentre le Prime e le Seconde rimar-ranno ancora nell’attuale plesso in via don Minzoni. La nuova Scuola Ele-mentare si configura nell’ambito di una visione più ampia che prevede unpolo scolastico collocato a sud-ovest rispetto agli attuali plessi costituiti dal-la Scuola Media “A. Frank” e dall’Asilo Nido “Sull’Arcobaleno” e confinerà anord con Via Carducci ed a Sud con una lottizzazione di prossima realizza-zione. Sono previsti due parcheggi: uno più ampio pubblico aperto a tutti edun parcheggio più piccolo riservato al personale docente che fruisce del po-lo scolastico. Il Comune di Sona sta cercando ora i fondi economici percompletare il plesso della Scuola Primaria con la costruzione delle aule perle classi Prime e Seconde. “Ci stiamo lavorando! – spiega il Sindaco Mazzi -.Al momento siamo inoltre concentrati sulla riorganizzazione degli spazi del-la Pellico: sarà necessario ampliare l’attuale zona didattica della Scuoladell’infanzia, ora sacrificata in luoghi molto ridotti. Stiamo valutando anchedi spostare lì l’attuale Sala di lettura di Lugagnano per darle maggiori spazie farla diventare la vera Biblioteca di Lugagnano, oltre a prevedere zone de-dicate ad incontri e alle lezioni dell’Università popolare, che così si potran-no tenere anche in orari diversi da quelli serali e, non ultimo, inserire ufficicomunali per la popolazione. Insomma, con la nuova scuola, Lugagnano ve-drà una rivoluzione scolastica, culturale e amministrativa”.

Scuola

Iniziata a Lugagnano la costruzione della nuova (attesissima) Scuola Elementare

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Due mesi di notizie

da www.ilbacodaseta.orgcon delibera 1148 del 12 luglio scorso, pubblicatasul Bollettino Ufficiale della Regione del 9 agosto,autorizza nuovamente l’apertura della discarica Càdi Capri a Lugagnano aveva causato un vero terre-moto nel Comune. Le reazioni dell’Amministrazionedel Sindaco Mazzi erano state di grande sconcertoper una decisione che appariva del tutto incompren-sibile, anche alla luce della decisione del Consiglio

di Stato che, con il ricorso vinto dal Comitato dei Cit-tadini, sembrava aver messo la parola fine sulla vi-cenda. Sconcerto manifestato anche da parte di al-cuni esponenti della minoranza in Consiglio Comu-nale, che, con Partito Democratico e Nuove Prospet-tive come capofila, avevano presentato una mozioneper impegnare l’Amministrazione a prendere unaposizione forte contro questa decisione della GiuntaRegionale. E la risposta alla delibera della Regione,infatti, era arrivata con la decisione della Giunta diSona di ricorrere al TAR contro la riapertura delladiscarica. Prima con la richiesta di una immediatasospensiva dell’esecuzione della delibera regionaledi riapertura e, successivamente, con un ricorso nelmerito della vicenda. Ricorso analogo è stato pre-sentato dal Comitato dei Cittadini con Legambiente.Dopo qualche settimana, è stata pubblicata ieri 13dicembre la decisione della sezione terza del TARVeneto che con proprie Ordinanze accoglie le richie-sta dei ricorrenti e sospende la delibera della Giuntadel Governatore Zaia. “Considerato che, ad un som-mario esame proprio della presente fase cautelare– scrive il TAR nelle Ordinanze - appare di gran lun-ga prevalente la tutela dell’ambiente e la necessariaapplicazione del principio di precauzione, con con-seguente sospensione dei provvedimenti impugnati,né vale a contrario il prospettato pericolo di lacunanormativa con riguardo alla discarica in questione,considerato che, nelle more del giudizio, rimane co-munque fermo in capo alla Regione Veneto il poteredi adottare ogni provvedimento ritenuto opportunoper scongiurare situazioni di pericolo riguardante ilsito de quo a tutela della salute pubblica. La doman-da cautelare – conclude il Tribunale Amministrativodel Veneto – pertanto, deve essere accolta”. Uncommento su questa Ordinanza l’abbiamo chiestoal Sindaco di Sona Mazzi. ”La motivazione, seppur

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riamo assieme e vinceremo. E’ però necessario cheuna volta che un ladro viene preso rimanga in gale-ra, invece spesso escono prima dei carabinieri o al-tre forze dell’ordine che hanno operato il fermo”.

Cà di Capri: il TAR concede la sospensiva e bloccaper ora la riapertura della discarica decisa dal Go-vernatore Zaia15 dicembre 2016La decisione della Giunta Regionale del Veneto che

Veneto - Europa L’Elzeviro

La lingua italiana si sta evolvendo circa le forme di cortesia da al-meno un ventennio: sta scomparendo il "lei", sostituito da un ge-nerale "tu". Per esprimere rispetto oppure mantenere le distanze,si usano ormai sempre più spesso altre modalità: si evita peresempio di usare frasi confidenziali. Questo fenomeno assomi-glia a un'imitazione dell'inglese, anche se in esso, strettamenteparlando, si dà del "voi" a tutti. Il "tu" ("thou"), che si usava aitempi di Shakespeare, rimane ormai solo nella preghiera del Pa-dre Nostro. Comunque in inglese si può esprimere rispetto, anzilo si pratica ancora più che in italiano, mediante la scelta del nu-

mero e della qualità delle parole. Curiosamente il fenomeno chesi osserva in Italia si sta verificando anche in Ungheria. In unghe-rese ci sono due forme di lei, una che si usa fra sconosciuti (sin-golare "maga", plurale "maguk", cioè quel "loro" da tempo scom-parso in italiano) e una seconda forma che esprime rispetto ("ön"e "önök"). Entrambe le forme sono sempre più frequentementetrascurate e al loro posto si usa il semplice "te", cioè "tu". Gliesperti sostengono che questo fenomeno è dovuto anche al dif-fondersi della comunicazione digitale, perché nel ciberspazio ci sida tutti del tu. Per tradizione, sia quando negli anni Novanta inassoluto non si era tanti in linea, ma anche ora incui ci sono numerosissimi gruppi facebook e what-sapp e in ognuno c'è una sorta di cameratismo digi-tale.

Marco [email protected]

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breve, è molto decisa sul piano della precauzioneambientale – indica il Sindaco di Sona -: l’ordinanzaverrà immediatamente comunicata alle autorità ter-ritoriali preposte alla salvaguardia ambientale affin-ché cessino i conferimenti in discarica, che eranogiustificati dalla delibera regionale ora sospesa”.Ora tutto si ferma e la discarica resta chiusa in atte-sa che il TAR il 20 aprile entri nel merito della legitti-mità di questa riapertura.

Lugagnano: nella notte svaligiato il distributoredelle sigarette in centro paese21 dicembre 2016Brutta notte quella che abbiamo alle spalle, tra mar-tedì e mercoledì, per la frazione di Lugagnano. Dopole due della notte, infatti, alcuni malviventi hannosventrato il distributore di sigarette della tabacche-ria collocata a pochi metri del semaforo, su via XXVIAprile nel pieno centro del paese di fronte alla piaz-zetta Brigata Alpini. I ladri hanno rubato tutto il de-naro contenuto nella cassa del distributore e si sonovelocemente dileguati. Per effettuare lo scasso èstato usato come strumento contundente un tombi-no stradale reperito sul posto. I Carabinieri della sta-zione di Sommacampagna stanno effettuando inda-gini per tentare di arrivare agli autori del furto.

Lavori per 750mila euro sulle strade di Lugagna-no, Palazzolo, San Giorgio e Sona. Dal Comune:“Ai cittadini chiediamo pazienza per i disagi”13 gennaio 2017“Raccogliendo svariate segnalazioni in merito allacarenza di segnaletica orizzontale, in modo partico-lare a San Giorgio in Salici, – esordisce così l’Asses-sore alle Manutenzioni Gianfranco Dalla Valentina -,è doveroso portare a conoscenza della cittadinanzaalcuni aspetti forse poco conosciuti degli investi-menti fatti da questa Amministrazione, con partico-lare riferimento alla sicurezza stradale, alla manu-tenzione del manto stradale e alla segnaletica oriz-zontale”. Il Comune di Sona ha un’estensione di ol-tre 42 kmq e oltre 250 km di strade. Sul territoriogravano alcune strade provinciali, dove capita fre-quentemente che l’Amministrazione debba interve-nire in sostituzione dell’Ente Provincia, come acca-duto in occasione del maltempo di sabato 10 dicem-bre. “Su questo patrimonio stradale – continua Dal-la Valentina – questa Amministrazione ha program-mato interventi come nessuna altra precedente-mente. Oltre 750.000 euro di interventi per rifaci-menti del manto stradale e della segnaletica oriz-zontale. Interventi resi necessari da anni precedentidi pressoché assoluto abbandono, dove per la ma-nutenzione stradale venivano spesi qualche decina

Si è tenuta giovedì 26 gennaio da-vanti al Giudice del tribunale di Ve-rona Magri l’udienza del processocelebrato con rito abbreviato a cari-co di Nicolino Di Cerbo, che lo scor-so 10 marzo facendo retromarcia inun parcheggio nei pressi del CentroCommerciale La Grande Mela avevainvestito l’Ingegner Daniele Zamu-ner (nella foto). L’anziano imprendi-tore di 79 anni era stato subito rico-verato in ospedale dove qualchegiorno dopo era spirato a causa deiforti traumi subiti durante l’inciden-te. Zamuner era molto noto a Sonaper la sua cantina di altissima quali-tà. Negli anni settanta ebbe l’intui-zione di creare a Sona un vigneto diPinot Nero, Pinot Meunier e di otte-nere uno spumante di metodo fran-cese. Proprio in Francia si era reca-to per qualche tempo per impararele tecniche dei maestri vinificatoridella regione dello Champagne. La

sua fu una scommessa vinta, tantoche anche oggi la sua etichetta ètra le più prestigiose in commercio.Alla cantina Zamuner e a questapassione per le bollicine il Bacoaveva dedicato un ampio servizioqualche anno fa. Nel 2015 Zamu-ner aveva addirittura vinto l’ottavaedizione della Challenge Euposia,sezione metodo classico rosé. Dal2008 la Rivista Euposia, assieme alGrand Jury Européen (la massimaautorità in Europa per le degusta-zioni professionali), organizza l’uni-co Campionato del Mondo riservatoai Vini Spumanti elaborati col Meto-do classico. E nel 2015, appunto,per il metodo classico rosé il primopremio era andato alla cantina diSona. L’investitore di Zamuner nell’udien-za del 26 gennaio scorso è statocondannato ad un anno e otto mesidi reclusione.

SonaCondannato ad un anno e otto mesi

l’investitore di Daniele Zamuner

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Di seguito la classifica delle dieci notizie più lette negli ultimi duemesi sul nostro sito internet www.ilbacodaseta.org e sulle nostrepagine facebook e twitter. Continuate a seguirci.1) Tutti assieme a Lugagnano per il pranzo di solidarietà nel ricor-do forte di Alice. Letto 12.352 volte.

2) Lugagnano: in arrivo minori stranieri o mamme con bambini pic-coli. Il Sindaco: “Ho ricevuto anche minacce”. Letto 11.728 volte.3) Fausto Tomelleri premiato dal Sindaco per i tanti anni di serviziopresso l’anagrafe di Lugagnano. Letto 10.495 volte.4) Elogio di Alfredo Cottini. E del volontariato che sa unire. Letto10.063 volte.5) Lunedì al via la costruzione della nuova (attesissima) scuola ele-mentare di Lugagnano. Letto 9.845 volte.6) Palazzolo: distrutto l’autovelox da poco posizionato in via La Prà.Letto 9.145 volte.7) Taglio degli alberi a San Giorgio. Il Sindaco di Sona: “Un’operazionevergognosa delle ferrovie”. Letto 9.127 volte.8) San Giorgio: ladri si sono introdotti nella casa del Consigliere comu-nale Moletta: “Quanta paura!”. Letto 8.981 volte.9) Santa Lucia sta passando nei nostri paesi. Una tradizione del XII se-colo ancora viva. Letto 8.890 volte.10) Negozi storici a Palazzolo: la ferramenta Ragazzo compie 40 anni(ma in realtà sono 46). Letto 8.151 volte.

Internet

Le dieci notizie più lette sul nostro sito www.ilbacodaseta.org

di migliaia di euro”. Molte sono strade di collega-mento tra le diverse frazioni, via Terminon tra Sonae San Giorgio, via Platano, via Brolino verso Oliosi,via Rosolotti, via San Rocco e l’elenco è ancora lun-go. “Questa attenzione alla sicurezza stradale nonha fini elettorali – dichiara l’Assessore -: l’Ammini-strazione ha deliberato questi interventi già a finenovembre del 2015, ben lontani da qualsiasi torna-ta elettorale”. L’iter previsto dalla normativa naziona-le ha comportato diversi step che hanno visto laconclusione lo scorso ottobre. Un percorso obbliga-to, non voluto dall’Ente Comune, ma previsto dallanormativa. I lavori sono iniziati immediatamente, daLugagnano (nella foto sopra i lavori in via San Fran-cesco) a Rosolotti. “È risaputo però che le asfaltatu-re e le strisce devono essere fatte con condizioni cli-matiche favorevoli – spiega ancora Dalla Valentina -,quindi l’arrivo dell’inverno ha impedito la conclusio-ne dei lavori, che verranno ripresi e conclusi in pri-mavera. Va da sé che trattandosi di strisce, ben po-co senso avrebbe avuto tracciare la segnaletica sustrade che da lì a qualche mese verranno totalmen-te rifatte. Solo in quel momento verrà rifatta la se-gnaletica. Noi Amministratori siamo consapevoli deidisagi arrecati da queste situazioni, come pure deilavori in corso in questi mesi. Siamo anche vicini al-la cittadinanza, alla quale chiediamo di essere vici-na a noi portando un po’ di pazienza. Solo se si la-vorerà assieme potremmo avere paesi migliori e piùsicuri per tutti”. Le prossime strade che verrannoasfaltate sono via Terminon, via Canove a San Gior-gio in salici, via Brolino, via San Rocco, via Platano,via Finco, via Casette di Sopra, Piazza IV novembre,via Cao del Pra,̀ via XXVI Aprile, via Fiume, via Isarco,via Pelacane e via Bussolengo. Altre strade sono infase di valutazione.

San Giorgio in Salici: maniaco compie atti oscenial cimitero davanti a madre e figlia18 gennaio 2017Un fatto particolarmente odioso e preoccupante si èverificato ieri martedì 17 gennaio nella frazione diSan Giorgio in Salici. Due donne, mamma e figlia,che si erano recate presso il cimitero della frazioneper una visita ai propri defunti, attorno alle ore 11della mattina, in pieno giorno, sono state oggetto dipressanti e sgraditissime attenzioni da parte di unindividuo entrato nel camposanto dopo di loro. “Unuomo, dell’età apparente di circa sessant’anni, concappello in testa, occhiali neri e tuta nera – raccon-ta al Baco il figlio della signora – dopo essersi avvi-cinato ha iniziato a rivolgere attenzioni morbose eatti osceni nei confronti di mia madre e mia sorel-la”. Le due donne sono subito fuggite dal cimiterospaventatissime e oggi, ci racconta sempre il figlio,sono ancora comprensibilmente terrorizzate perquanto accaduto. Di questo grave episodio è statafatta segnalazione sia alla Polizia Locale di Sonache ai Carabinieri. L’invito per tutti è ora quello di te-nere gli occhi ben aperti.

Sona: Carabinieri arrestano un malvivente che siera introdotto in un’abitazione19 gennaio 2017Sabato sera scorso 14 gennaio i Carabinieri di Som-

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macampagna hanno arrestato in flagranza di reatoun uomo che si era introdotto in un’abitazione sullecolline moreniche, tra Sona e Sommacampagna. Ilmalvivente aveva già sfondato una finestra ed eraentrato nell’abitazione, nella quale al momento nonvi era nessuno. Con alcuni strumenti da scasso sta-va tentando di aprire la cassaforte presente nellacasa quando i militari sono piombati su di lui e lohanno arrestato, proprio nel mezzo della rapina.L’uomo è rimasto in carcere per il fine settimana elunedì 16 gennaio è stato portato al Tribunale di Ve-rona dove il giudice ha convalidato il suo arresto,condannandolo a sei mesi di reclusione con sospen-sione condizionale della pena e 400 euro di multa.

Palazzolo: distrutto l’autovelox da poco posiziona-to in via la Prà23 gennaio 2017Questa mattina gli automobilisti in transito per via laPrà a Palazzolo hanno avuto la sorpresa di trovare lo“Speed Check” completamente distrutto. Lo stru-mento di controllo della velocità era stato installatonella frazione solo poche settimane fa a seguito an-che delle tante segnalazioni dei residenti in meritoal continuo transito di automezzi a velocità sostenu-ta. “Non è chiaro se il danneggiamento sia colposoo doloso – spiega il Vicesindaco Caltagirone – co-munque sia, l’Amministrazione e i cittadini non san-no chi ringraziare”.

Il Comune interviene sulle rotonde sulla Morenicatra Lugagnano e Sona. Verificata anche la sicurez-za delle torri-faro25 gennaio 2017Il Comune di Sona ha iniziato in questi giorni un in-tervento di profondo rinnovamento delle due grandirotonde posizionate sulla Strada Provinciale 26 Mo-renica, la prima all’altezza dello svincolo per la Gran-de Mela e la seconda sulla salita che da Lugagnanoporta a Sona. Le due rotonde sono in realtà dellaProvincia di Verona. Quella dell’Olmo, posizionatasulla salita di Sona è entrata da anni, tramite unospecifico accordo, nella competenza del Comune diSona per quanto riguarda la cura del verde, mentrequella della Grande Mela è rimasta di competenza

Da alcuni anni la Giornata del-la Memoria viene ricordata dal-la Prefettura e dal Comune diVerona con l’esposizione inpiazza Bra di un carro ferrovia-rio utilizzato per le deportazionidei cittadini italiani ebrei neicampi di sterminio nazisti inprossimità e durante il Secon-do Conflitto Mondiale. Anchequest’anno, nella settimanadel 27 gennaio, è stato possibi-le visitare l’interno di quel car-ro, un luogo tetro e completa-mente spoglio, che fu testimo-ne di calvari dolorosi, ancheper molti cittadini veronesi. Frai nomi che sono elencati al suointerno abbiamo trovato anchequelli di due concittadini di So-na dei quali, assieme ad altri,scriveremo sul terzo libro stori-co che Il Baco da Seta pubbli-cherà durate il corrente anno.Ma chi erano i due sfortunaticoncittadini presenti in queltragico elenco? Il primo è Maz-zi Luigi di Gianbattista, nato aSona il 29 gennaio del 1915 emorto nel Campo di Concentra-mento di Majdanek. Abitava aLugagnano al numero 101 (se-guendo una vecchia numera-zione anagrafica dovrebbe es-sere l’attuale via 24 maggio)con tre fratelli, Bianca nata nel1911, Bianco nel 1912, e Ce-sarina nel 1920. Sposò Ballari-

ni Antonia di San Massimo. Lasua morte “in Germania il 20settembre del 1943” fu segna-lata dal Comune di San Massi-mo, ove si era trasferito con lafamiglia nel 1923. Presso l’A-NED (Associazione ex Deporta-ti) abbiamo avuto l’informazio-ne che la data della morte èquella della sua cattura, contrasferimento al lager. Venneprelevato dal campo di raccoltadi Peschiera nella prima mas-siccia deportazione effettuatadai tedeschi dopo l’occupazio-ne dell’Italia l’8 settembre1943. Era il 20 settembre1943 ed il convoglio con 1.788deportati giunse il 22 settem-bre a Dachau. Fu classificatoAZR (Lavori forzati), matricola55126. Pare si trattasse di unMazzi del ramo Fagliero. Il se-condo nostro concittadino pre-sente in quel drammatico elen-co è Manzati Ferdinando o For-tunato fu Albino, nato a Palaz-zolo il 31 marzo del 1907, de-portato in Germania dalla Fran-cia dove era andato a lavorarenel 1929. La sorella Maria ri-nunciò a chiedere la pensionedi guerra perché non fu in gra-do di ottenere un atto di “mor-te presunta”. Morì nel campodi concentramento di Sachsen-hausen il 27 marzo del 1945,a trentotto anni. RS

La Nostra StoriaSul vagone della Shoah in piazza Bra i nomi di due concittadini. Chi erano?

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Due mesi di notizie

da www.ilbacodaseta.orgdella Provincia. Ed è proprio inquesta seconda che da sempreregna una situazione di totale ab-bandono con erba alta e qualchepianta scheletrica. Il problema vaoltre la cura del verde in quantosu quelle due rotonde insistonosei torri-faro. E si viene a scoprireche sarebbe dal 2007 che nonviene fatta alcuna manutenzionesia alle strutture che agli impiantiilluminanti. Tanto che i fari sonoormai praticamente tutti spenti evi è anche qualche dubbio sullecondizioni delle alte strutture inferro. Ora, come si diceva, il Co-mune di Sona ha quindi deciso diprendere in mano la situazioneper la gestione diretta di entram-be le rotonde, sia per la parte delverde che per quanto riguarda so-prattutto le torri-faro. “L’intervento

iniziato in questi giorni – spiega al Baco il Sindaco diSona Gianluigi Mazzi – prevede inizialmente un’at-tenta verifica della condizione di tenuta dei plinti disostegno delle torri, per scongiurare ogni problemadi sicurezza. Successivamente provvederemo alla ri-attivazione della meccanica utile alla manutenzionee alla sostituzione dei sistemi illuminanti non funzio-nanti, in maniera da riportare finalmente dopo tantianni quelle due rotonde al necessario stato di effi-cienza e funzionalità. Per quanto riguarda invece lacura del verde – prosegue il Sindaco - nella rotondadell’Olmo proseguiremo con la gestione diretta tra-mite Acque Vive e Cooperativa Beta, mentre perquella che porta alla Grande Mela e che oggi è difatto abbandonata provvederemo ad un accordocon privati, in cambio di banner pubblicitari posizio-nati sull’area, e con un’associazione locale, al finedi ridurre al minimo i costi di gestione e manutenzio-

Il sito del Baco trovate una ru-brica, a cura della professores-sa Chiara Giacomi di Lugagna-no, che insegna lettere nei liceiveronesi. In questo spazio, chetrovate cliccando sul bannerpresente sulla nostra home pa-ge nella colonna di destra oppu-re facendo leggere al vostrosmartphone il codice QR pub-blicato qui accanto, la professo-ressa Giacomi propone trama erecensione di nuove uscite e di

grandi classici che meritano diessere riletti.

CulturaNel sito del Baco una sezione dedicata ai libri

ne”. I lavori hanno un costo di 33 mila euro.

Lugagnano: vandali deturpano la statua dello Tzi-gano con segni osceni23 gennaio 2017Certo, non si tratta di un atto vandalico estrema-mente grave, negli anni purtroppo anche nel nostroComune abbiamo visto ben di peggio. Eppure è ri-sultato per tanti particolarmente odioso scoprire do-menica mattina sulla statua dello Tzigano a Luga-gnano i segni lasciati da qualche vandalo, che sfre-giano la struttura (nella foto accanto la statua delloTzigano con evidenziati i punti dove sono stati fattidei vandalismi). Immagini volgari sulla statua e de-turpazioni sul logo che rappresenta la mascherapaesana di Lugagnano, questo il risultato della stu-pida bravata notturna probabilmente di qualche ra-gazzino annoiato. Raggiunto dal Baco, è amaro ilcommento dello Tzigano Tiziano Zocca “El Piombi”,che di quella statua è anche il realizzatore.“E’ un peccato – indica Tiziano scuotendo la testa –che alcune persone rovinino una scultura dedicataal carnevale, una scultura che rappresenta la ma-schera del paese. Noi del Comitato Carnevale di Lu-gagnano siamo un gruppo che si impegna da sem-pre per il servizio alla comunità, portando gioia e di-vertimento. Vedere queste cose rattrista. Spero chechi ha compiuto questo gesto capisca di aver sba-gliato”. La statua, posta a Mancalacqua nello slargoche introduce al Club Micologico e al Circolo Tennis,era stata inaugurata venerdì 21 marzo 2014. Operaprima interamente in materiale ferroso, altra tre me-tri, pensata e realizzata, appunto, dallo Tzigano “ElPiombi”, la statua rappresenta l’inconfondibile sago-ma dello Tzigano per eccellenza: El Ginon.

La vittoria di Francesco Gabbani a Sanremo? E’nata a Lugagnano17 febbraio 2017Ha sorpreso in tanti la vittoria a Sanremo di France-sco Gabbani con la sua “Occidentali’s Karma”, da-vanti ad una favoritissima Fiorella Mannoia. Eppureprobabilmente in pochissimi sanno che quella vitto-ria ha solide radici a Lugagnano. Ha, infatti, sedenella frazione la società The Saifam Group di MauroFarina (che pure risiede a Lugagnano), che nella suaricca scuderia – che comprende più di 24mila branidi artisti del calibro dei Modà, di Dolcenera, di FabriFibra e Club Dogo – annovera anche il trionfatoredel Festival di Sanremo di quest’anno. Una vittoria,quella di Gabbani, che ha colto di sorpresa anche isuoi editori musicali, tanto che l’artista non ha oraun disco pronto da lanciare sul mercato sull’ondadel successo sanremese. La The Saifam Group ge-stisce i diritti d’autore del brano di Gabbani, in part-nership con altre due società – Baby Angel e BMGRights – che lo scorso anno si erano occupate edito-rialmente di “Amen”, il pezzo con il quale Gabbaniaveva trionfato sempre a Sanremo, ma nella sezionenuove proposte.

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Pubblichiamo in ogni numero, in collaborazione con ACATCastel Scaligero Villafranca, una sezione dedicata a coloroche vogliono condividere le proprie esperienze personalinel durissimo mondo dell’alcolismo. Ci auguriamo chequeste testimonianze possano sensibilizzare su un temache colpisce la nostra società ogni giorno.Qui di seguito la testimonianza di Doris, che frequenta ilclub ACAT di Villafranca.

Mi chiamo Doris e vorrei rendere tutti partecipi del buonmomento che sto attraversando, nonostante l’ansia di unaricaduta sia sempre presente. Fino a sei mesi fa, e per idue anni e mezzo precedenti, ho vissuto come all’internodi un tunnel del quale non vedevo mai la fine, nessuna lu-ce, nonostante io e Maurizio trascorressimo molto temposotto lo stesso tetto. Era la solitudine il sentimento predo-minante, mi sentivo privata della gioia, partecipazione,supporto e calore umano. La ricaduta è avvenuta dopo unmese che eravamo insieme ed io ero impreparata, incapa-ce di affrontare una situazione lontana anni luce dallamia idea di vita normale. Con il passare del tempo ho pro-vato ad adottare comportamenti e strategie dettate princi-

palmente dal bagaglio di conoscenze, ma natu-ralmente tutto era insufficiente ed inefficace.Quando poi mi sono convinta di non essere co-sì importante da determinare un cambiamentonello stile di vita del mio compagno, ha iniziatoa fare capolino la depressione: rabbia e apatiasi alternavano sempre più spesso, fino alla de-cisione di mollare tutto per non impazzire, perriuscire ad andare al lavoro serenamente, per avere il co-raggio di guardare negli occhi la mia famiglia che era al-l’oscuro di tutto. Ed è a questo punto che tutto cambia:Maurizio decide e promette di smettere di bere, lo fa e daallora sono trascorsi sei mesi.

Doris

A.C.A.T. VILLAFRANCA “CASTEL SCALIGERO”Associazione Club Alcologici Territoriali

Via Fantoni, 1 Villafranca di Verona, Tel. 045.987337.Club 661 “LUGAGNANO”,

con sede presso il Centro Anziani di Lugagnano.Incontri: ogni martedì alle ore 20,30.

Società e Solidarietà

In ogni numero le testimonianze di chi ha vissuto la tragedia dell’alcolismo

"Ormai tre ragazzi su dieci vengono definiti vittime del bul-lismo ma i numeri triplicano se si includono tutti i tipi diquesta forma di aggressione: verbale, via internet, indirettoe molti altri...". Queste le parole della giornalista di un tele-giornale, che tutti sperano vengano ascoltate dalle giustepersone in modo che queste agiscano. Ma in che modocomportarsi e darsi da fare per controllare e cancellarequesta prepotenza? "Pensare di abolire ogni forma di vio-lenza è pura utopia, così come è utopico pensare che laviolenza sia contrastabile soltanto con interventi istituzio-nali." (A. Oliverio Ferraris, Piccoli bulli crescono. Rizzoli, Mi-lano 2006). Da quando negli ultimi anni si è diffuso ilCyberbullismo ci sono molte più probabilità di essere colpi-ti da questa forma di violenza perché, con l'utilizzo di inter-net, si viene a contatto con più persone. Persone i cui voltisono sconosciuti e le cui intenzioni non sono sempre bene-vole. Le statistiche parlano di una maggioranza di ragazzeche vengono colpite da bullismo ma in gran parte i vari epi-sodi non vengono denunciati, soprattutto se il fenomenoha a che vedere con internet. In una società che sta sem-pre più diventando multietnica, integrata e internazionale èfondamentale la capacità di saper convivere con l'idea di

un mondo dove ilrelazionarsi con il"diverso" è all'or-dine del giorno. Ilbullismo nasceproprio dalla ceci-tà di fronte aquesto tipo di ne-cessità, dall'inca-pacità di esseretolleranti e com-prensivi. Un bulloesprime il suo desiderio di prevalere su altre persone conaggressività ma dietro alla apparente forza e all'atteggia-mento prevaricatore del bullo si nascondono molto spessodebolezza, insicurezza che magari traggono origine da undifficile vissuto. Per questo, quando si va ad intervenirenelle singole situazioni, le cause e le motivazioni di questocomportamento derivano spesso da diverse realtà. Il feno-meno sta diventando talmente esteso che in ormai tutte lescuole gli educatori cercano di sensibilizzare sul tema. L'o-biettivo è sradicare dai giovani il sentimento di paura, im-potenza e solitudine che caratterizzano chi è vittima di bul-lismo e che alimentano il bullismo stesso. Ma basta que-sto genere di formazione educativa a creare un clima piùstabile? Finché alte istituzioni non interverranno, questo ti-po di prevenzione è il più utile ed efficace. È necessariotrovare i modi per fronteggiare questo disagio cominciandodalle più piccole cose dove il bullismo riemerge in forme di-verse e sottili di violenza.

Noi Giovani

Cyberbullismo: va combattuto insegnando l’accettazione del diverso

di Arianna [email protected]

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Forse mai come in questo ultimo periodo, la cro-naca nazionale ci ha costretti più volte ad assi-stere sgomenti agli eventi calamitosi che si sonoabbattuti ripetutamente sul nostro Paese, e in

particolare, sulle zone ormai martoriate delCentro Italia. Il tema della sicurezza dun-

que risulta più che mai attuale. Fortu-natamente, il nostro Comune non hamai dovuto confrontarsi con feno-meni di simile gravità (Dio ce nescampi!), ma la contingenza dei fat-

ti ci obbliga a domandarci cosa sistia facendo per tutelarci da even-tuali situazioni di pericolo. Anche

perché le piccole emergenze di lieveentità, come per esempio incendi o

incidenti stradali, non risparmiano nes-

Nuovo Piano di Emergenza: Amministrazione Comunale e Protezione Civile si coordinano per affrontare situazioni di rischio

E M E R G E N Z E

suno. A tal proposito, proprio in questi mesi,l’Assessore alla Protezione Civile GianfrancoDalla Valentina e il Consigliere comunale PaoloBellotti stanno redigendo il nuovo Piano diEmergenza Comunale, che una volta completatol’iter di approvazione, andrà a sostituire il Pianorisalente alla precedente Amministrazione. Li in-contriamo per discutere di come è stato redattoil Piano e di quali sono le principali novità cheverranno introdotte.“Abbiamo deciso di riscrivere questo nuovo Pia-no perché, a nostro giudizio, quello precedentenon era sufficientemente aderente alle peculia-rità del nostro territorio”, spiega l’Assessore. IlConsigliere Bellotti poi ce ne illustra i contenuti:“Comincerei col dire che, in conformità con lanormativa regionale, questo Piano segue delle

linee guida standardizzate digeoreferenziazione. Questo si-gnifica che in caso di evento ca-lamitoso grave, la Protezione Ci-vile regionale potrà disporre im-mediatamente di tutte le infor-mazioni per poter intervenire sulterritorio in maniera agevole eorganizzata. - Continua Bellotti: -In realtà, il Piano può essere vi-

sto su due livelli: un primo livello contempla l’e-ventualità in cui si verifichi un evento che vadaoltre le nostre competenze, e in questo caso, lastruttura comunale non deve far altro che met-tersi al servizio della Protezione Civile nazionale;un secondo livello invece prende in considera-

di Francesco [email protected]

“In caso di evento calamitoso grave la Protezione Civile regionale potrà disporre di tutte le informazioni per

poter intervenire sul territorio in maniera agevole e organizzata”

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Nella pagina pre-cedente, dall’altol’Assessore DallaValentina, il Consi-gliere Bellotti e al-cuni volontari del-la Protezione Civi-le di Sona.Qui sopra il logodella ProtezioneCivile di Sona.

zione le ‘piccole emergenze’ che possono esse-re gestite dal Comune e dalla Protezione Civilelocale. Il Piano dunque contiene tutta una seriedi procedure da seguire, affinché l’Amministra-zione, la Protezione Civile e gli uffici Comunalilavorino in modo coordinato e organizzato. Unavolta che il Piano sarà operativo, faremo delleesercitazioni con la Protezione Civile, per rodarele procedure di intervento ed eventualmente ag-giornare il Piano. Sarà quindi un documento di-namico, in continua evoluzione.” Come ci spiegail Consigliere, grande rilevanza all’interno delPiano è data all’informazione alla popolazione,perché è fondamentale che in una situazione dipericolo ci sia consapevolezza di ciò che sta ac-cadendo e si sappia come comportarsi. Per que-sto motivo, per esempio, verranno posizionatedelle segnaletiche verticali che possano aiutarela cittadinanza ad orientarsi verso i punti predi-sposti durante le situazioni di emergenza. En-trando poi nel concreto di quelle che sono le cri-ticità del nostro territorio, come ci conferma Dal-la Valentina, viviamo in un Comune che per no-stra fortuna non è soggetto a particolari rischi,anche se ovviamente bisogna farsi trovare pron-ti ad ogni eventualità. Le principali fonti di un possibile pericolo sonoper esempio gli incidenti stradali già citati, maanche la possibilità di incidenti ferroviari, di in-cendi presso le industrie chimiche, di terremoto,di eventi atmosferici estremi, di inquinamentodella falda acquifera, o di blackout elettrico.Un’importante novità introdotta dal nuovo Pianosarà il registro delle persone non autosufficienti,che permetterà di poterne verificare l’incolumitàcon tempestività in seguito a un qualsiasi even-to calamitoso. Per ogni tipologia di evento leprocedure di suddividono in tre fasi: fase di at-tenzione, fase di preallarme e fase di allarme.Solo nell’ultima fase, quando risulta evidente lasituazione di pericolo per la cittadinanza, avvie-ne il coinvolgimento della Protezione Civile tra-mite l’attivazione del COC (Centro Operativo Co-munale) da parte del Sindaco. Deve quindi es-sere chiaro che la Protezione Civile non è al ser-

vizio del singolo cittadino, ma intervienesolo nel caso di pericolo reale per lapopolazione.“La Protezione Civile ha fornitoun contributo fondamentalenella stesura di questo Piano– prosegue poi Dalla Valenti-na -, perché, lavorando sulcampo, ha avuto modo di co-noscere tutte le criticità delnostro territorio e di comunicar-cele. Noi, da parte nostra, insie-me alla struttura tecnica del Comu-ne, abbiamo rielaborato le informazioniche ci sono state fornite all’interno del Piano. Laprossima tappa sarà la digitalizzazione del Pia-no. Andremo poi a completarlo con un’analisidel grado di sismicità dei nostri edifici. Dopodi-ché sarà pronto per essere approvato. Primadella fine dell’anno scolastico ci auguriamo cheil Piano sia operativo per poter eseguire la pri-ma esercitazione.” Infine l’Assessore Dalla Va-lentina e il Consigliere Bellotti colgono l’occasio-ne per esprimere la propria gratitudine nei con-fronti della nostra squadra locale di volontaridella Protezione Civile “che ci viene invidiata datutta la Provincia, perché hanno sempre dimo-strato di lavorare con grandissimo impegno,professionalità e competenza”.

Approfondiscisul nostro sito

Facendo leggere al vostro smarpho-ne il codice qui accanto potete leg-gere i tanti servizi che sul nostro si-to internet abbiamo dedicato allasolidarietà nata a Sona in occasio-ne del terremoto in centro Italia, ealle tante iniziative che sono sortesul nostro territorio per aiutare le popolazione terremotate e per pro-muovere una cultura della consapevolezza su questi temi.

Solidarietà per Fonte del Campo: Sona e altri tre Comuni uniscono le forze per i paesi terremotati

T E R R E M O T O

stelnuovo del Garda e Povegliano Veronese astringere una “patto solidale” per la comunitàdi Fonte del Campo e sostenere la ricostruzionepost terremoto della sede dell’Associazione Vi-co Badio, fulcro delle attività sociali della Comu-nità. A fare gli onori di casa il Sindaco GianluigiMazzi e la Giunta Comunale di Sona al comple-to. Ospiti Sindaci e Assessori dei Comuni diSommacampagna, Castelnuovo del Garda e Po-vegliano Veronese. Un sodalizio che, siamo cer-

Mercoledì primo febbraio, presso la sala civicaex canonica a Sona, si è tenuta la conferenzastampa di presentazione del sodalizio che haspinto i Comuni di Sona, Sommacampagna, Ca-

di Alfredo [email protected]

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38I s o l a m e n t i a c a p p o t t o g a r a n t i t i

ti, darà molte soddisfazioni e saprà generaremomenti di solidarietà e di aggregazione impor-tanti. L’opportunità non è solo per il futuro diFonte del Campo, è anche per le nostre Comu-nità: vivere una esperienza di solidarietà condi-visa non può che portare ricchezza umana atutti. “Unendosi a Sona, Castelnuovo del Garda,Sommacampagna e Povegliano Veronese ade-riscono al progetto in rappresentanza del tessu-to Associativo del loro territorio di competenza

– spiega infatti Luca Foroni, presidente dellaPro Loco di Sona -. Questa coesione territorialerappresenta un’ulteriore opportunità per Fontedel Campo perché amplia il panorama dei pro-getti concreti che si possono attuare, ma rap-presenta anche una novità per quanto riguardala rete delle relazioni e dei progetti tra Comuni

ed Associazioni del territorio. Mettersi assiemeper fare meglio e di più: questo è uno degli ef-fetti della solidarietà”.“L’evento triste del terremoto ha determinato intutti noi uno scatto di solidarietà con iniziativeche si sono susseguite numerose fin da subito– dichiara l’Assessore alle associazioni Gianmi-chele Bianco -. Da più associazioni e gruppi diSona erano giunte richieste singole per dare te-stimonianze. Tutto questo era estremamentepositivo, ma altrettanto opportuno era che ciòavvenisse in modo organico. E così è stato fat-to: abbiamo coinvolto le Associazioni del Fo-rum, ben 67!, di Sona e da allora è nato il pro-getto #sonaprofontedelcampo. La Pro Loco diSona stava prendendo contatti proprio conquelle zone al fine di stabilire una relazione di-retta, individuare bisogni reali e finalizzarequindi la solidarietà verso un’iniziativa ben pre-cisa e persone ben precise. La parola d’ordineera: relazioni dirette e fatti concreti. L’obiettivoè quello di un fondo comune gestito in modotrasparente ed organico. È importante che que-

sto approccio di solidarietà venga condiviso nelmodo più diffuso, trasparente e coordinato pos-sibile – conclude Bianco -. È questa una moda-lità ancora più utile per fare del bene, perchéquante più realtà comunali si mettono assieme,tanto più questo aspetto dà valore alla solida-rietà”.

Approfondiscisul nostro sito

E’ stato realizzato un intenso videoche sintetizza, in pochi ma significa-tivi frames, il significato del progetto#solidarietàprofontedelcampo. Puoivisionarlo facendo leggere al tuosmarphone il codice qui accanto.

Un momento dellaconferenza stam-pa del primo feb-braio a Sona.

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Gli eventi di questi ultimi mesi hannoprovocato in tutti noi forti emozioni, inparticolare la paura. Ma cos’è la pau-ra? La paura è un’emozione, cioè una“tendenza all’azione”: qualcosa che ciattiva in modo da farci compiere, ap-punto, una certa azione. In particola-re, la paura ci attiva difronte ad un pericolo, ed èsoprattutto grazie a questaemozione che siamo so-pravvissuti ai pericoli chehanno minacciato la nostrasopravvivenza per migliaiadi anni, quando ancora vi-vevamo nelle caverne, co-me attacchi di nemici o dianimali feroci. Quali sono,tra i comportamenti chepotevamo mettere in atto,quelli che ci avrebbero ga-rantito la maggior probabi-lità di sopravvivere a questipericoli? I comportamentiutili erano due: l’attacco ola fuga. E infatti quello chesuccede, ancora oggi, nelnostro cervello e nel nostroorganismo quando abbia-mo paura, ci attiva per fareesattamente queste duecose: attaccare o fuggire. Ilcervello percepisce il peri-colo e rilascia adrenalina, che imme-diatamente attiva il sistema nervososimpatico provocando quella che vie-ne chiamata risposta di attacco o fuga(fight or flight). Di cosa ha bisogno ilnostro organismo per essere il più ve-loce ed efficace possibile nel caso do-vessimo attaccare o fuggire? Principal-mente ha bisogno di nutrimento aimuscoli, rispettivamente, delle bracciae delle gambe: e infatti il respiro si fapiù veloce, le narici e i polmoni siespandono, la quantità di ossigenodisponibile per i muscoli aumenta. Ilbattito cardiaco e la pressione arterio-sa aumentano, così il sangue, caricodi ossigeno, può andare più veloce-mente ai muscoli. Questo è quello che

tutti sperimentiamo, da migliaia di an-ni, quando abbiamo paura. La paura èun’emozione primaria, cioè è presenteanche nei bambini appena nati e neglianimali: di sicuro abbiamo visto que-sta emozione in un bambino di pochigiorni di vita oppure in un cane. Il pro-blema però è che da parecchio tempoabbiamo smesso di vivere nelle caver-ne, e che i pericoli che viviamo oggisono diversi da quelli che vivevamomigliaia di anni fa. Se abbiamo pauradi essere licenziati, o di aver preso

una multa, o che sia successo qualco-sa ad una persona cara, attaccare ofuggire non ci serve a molto (anzi!). Enel caso di un terremoto? Non c’èdubbio sul fatto che, nel momento incui dovessimo trovarci in questa situa-zione, fuggire sia tra le cose che più ciassicurano la sopravvivenza. Ma ilgiorno dopo? E il giorno dopo ancora?La paura rimane… Ma non serve più aniente. Pensiamo ad una gazzella chescappa da un leone. La sua reazionedi attacco o fuga le permette di scap-pare con tutta la velocità di cui è ca-pace, e di aumentare le sue probabili-tà di sopravvivere. A questo punto pos-sono succedere due cose: o riesce ascappare dal leone e si salva, o non ri-esce a scappare dal leone e muore.

Nel primo caso, una volta che il peri-colo è passato, in pochi minuti l’adre-nalina viene smaltita dal suo organi-smo e tutto torna alla normalità: lagazzella si può rilassare, almeno finoal prossimo avvistamento di un leone.Nel secondo caso… Beh, il problemanon si pone. La gazzella, a meno chenon si trovi un leone davanti, non pro-va paura. L’essere umano invece puòpensare al passato e al futuro, e pro-vare emozioni rispetto ad eventi chenon si stanno verificando nel qui e

ora. Nel caso del terremoto per esem-pio, possiamo avere paura che possasuccedere anche a noi quello che èsuccesso a centinaia di chilometri didistanza. Che fare quindi per non vive-re nella paura? Dovremmo cercare difare come la gazzella: preoccuparcisolo dei pericoli che effettivamente citroviamo di fronte, imparare ad accet-tare che non possiamo avere il con-trollo su tutto, ed usare quel poco dicontrollo che abbiamo per fare qualco-sa che possa essere utile e farci senti-re almeno un po’ efficaci, come peresempio stabilire piani di emergenza.

La Psicologa

La paura per il terremoto e le reazioni umaneL’importanza di programmare per saper affrontare l’emergenza

di Paola [email protected]

Paola SperaPsicologa Psicoterapeuta e Dottore di Ricerca

tel. 3493499369

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anni. “Molti anni fa da ragazzo fui convolto in unincidente stradale con conseguente amputazio-ne del piede, e da allora ho sempre avuto unasalute instabile.” Maurizio venne sottoposto aparecchie trasfusioni, ma dopo qualche annoqueste si rivelarono la causa principale di undanno irreversibile al fegato. “Dopo diversi annidi monitoraggio presso l’ospedale Sacro Cuoredi Negrar entrai in lista trapianto, dato che ilmio fegato non reagiva più alle cure. In seguito,però, la mia situazione acquisì stabilità, soprat-

tutto grazie al lavorosvolto dai dottori AntonioTomba, Alberto Masottoe Renzo Montanari.” Do-po nove anni la situazio-ne si fece critica e il qua-dro clinico precipitò: “Nel

settembre del 2014 entrai di nuovo in lista tra-pianto, e il 19 dicembre dello stesso anno fuioperato presso il Polo Chirurgico Confortini diBorgo Trento, a Verona.”Prosegue Recchia: “I primi quindici giorni dopol’intervento mi sembravano irreali: mi sentivo unaltro e benedicevo ogni giorno il mio donatore.”L’euforia si rivelò essere fugace: gli esiti del tra-pianto non furono quelli sperati e il calvario ri-prese: “A causa del mal funzionamento delle viebiliari - ci spiega Maurizio: - si creò un dannoanche agli altri organi che, a lungo andare, ini-ziarono a perdere le loro funzionalità. Sono sta-to ricoverato quattordici volte, ogni ricovero du-rava circa un mese. Le forze mi stavano lascian-do giorno dopo giorno, non ce la facevo più:prurito insistente e dolori mi tormentavano ognigiorno, anche di notte.” I medici hanno tentatocon varie operazioni e terapie di far riprendereal fegato la sua funzionalità, ma con scarsi suc-cessi. “Ho conosciuto l’eccellenza, la professio-nalità e l’umanità dei medici - afferma con con-vinzione, orgoglio e commozione Recchia: -Quando vedi un medico che, stringendoti la ma-no, ti guarda con occhi lucidi e ti incoraggia an-che quando le probabilità di successo sono po-che è una sensazione che non si può descrive-re.” L’unica alternativa rimasta fu il secondo tra-pianto: “Fu un brutto colpo: il secondo trapiantoè ad alto rischio, c’è una probabilità di successodel 50%. Fui operato nella notte del 15 novem-bre dell’anno scorso.” A Maurizio è stata donatala vita una seconda volta, grazie all’eccellentelavoro svolto dall’équipe del dottor UmbertoMontin. “Ringrazio con tutto me stesso e contanta umiltà i medici che mi hanno assistito inquesti anni, quando la mia vita era appesa a unfilo e la sofferenza era molta.” Segue un mo-mento di silenzio. Poi, con commozione Mauri-zio afferma: “Un pensiero va a chi ora non è

Abbiamo incontrato Maurizio Recchia, classe1961, originario di Caselle, da qualche anno vi-ve a Lugagnano con la moglie Elisabetta Pavonie la figlia Noemi. La sua non è una storia comu-ne, semplice o scontata. “Dopo un lungo cam-mino su un tortuoso percorso pieno di insidie esofferenze durato anni - ci racconta Recchia: -ho raggiunto senza non poche difficoltà il tra-guardo di una vita conun futuro migliore.”Maurizio ha combattutoun’aspra battaglia: duetrapianti di fegato in due

“La vita è un dono”. L’importanza della donazione degli organinelle parole di Maurizio, dopo due trapianti in due anni

L A T E S T I M O N I A N Z A

MaurizioRecchia nelgiardino dicasa.

di Gianmaria Busatta

“La donazione è un gesto d’amorein grado di ridare speranza, vita e

luce a chi non ha alternative”

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presente, ma che ha donato se stesso e cheama senza fine il prossimo: il donatore. A lui vaun eterno ringraziamento, poiché ha riportatogioia nella mia famiglia, ha ridonato un futurosereno a tutti noi e mi ha permesso di avereuna seconda possibilità di vivere.”È importante possedere la consapevolezza e laconoscenza relativamente alla donazione degliorgani. Conclude Maurizio: “Sono passati circatre mesi dall’intervento, e dopo vari controlli edesami posso affermare che sto bene. Spero chequesta mia testimonianza possa essere uno sti-molo per la donazione degli organi: informatevisull’argomento mediante i medici o sul sito in-ternet www.aido.it (dove A.I.D.O. sta per Associa-zione Italiana per la Donazione di Organi, tessutie cellule). La donazione è un gesto d’amore ingrado di ridare speranza, vita e luce a chi nonha alternative.”

Il trapianto è un intervento chirurgico che prevede la sostitu-zione di un organo o di un tessuto con un altro prelevatodallo stesso individuo (omotrapianto o autotrapianto), daun altro individuo (allotrapianto) o da un individuo di spe-cie diversa (xenotrapianto). Spesso è usato come sinonimo innesto,sebbene in questo caso il trasferimento di organi o tessuti sia effet-tuata senza la realizzazione di un'anastomosi chirurgica. La rimozio-ne di un organo o tessuto da un organismo donatore è un prelievodi organi o tessuti; il termine espianto va riservato, invece, alla rimo-zione chirurgica di un organo precedentemente trapiantato e rimos-so per diversi motivi, sebbene comunemente sia spesso usato nelsenso di "prelievo".

La parola“Trapianto”

Fausto Tomelleri premiato dal Sindaco per i tanti anni di servizio presso l’anagrafe di Lugagnano

C O M U N I T A ’

In occasione degli auguri di fine an-no, che l’Amministrazione ha rivoltoin sala consigliare a Sona a dipen-denti, collaboratori e volontari co-munali nel periodo natalizio, è stataconsegnata una targa quale merita-to riconoscimento a Fausto Tomelle-ri, da poco in pensione, per i tantianni di importante e apprezzato ser-vizio svolto a favore della comunità.Dopo aver conseguito la laurea inMaterie letterarie alla facoltà di Ma-gistero con una tesi in Storia delTeatro, Fausto Tomelleri, residente aLugagnano, è entrato in Comune aSona tramite concorso nel 1978 edè stato assegnato all’Ufficio Attivitàproduttive, Licenze e Commercio, acui poi è stato aggiunto l’Ufficio Tri-buti. Nel 1996 gli è stata offerta l’opportunità dicambiare e di iniziare a lavorare proprio aLugagnano, all’Ufficio Anagrafe, occupando-si anche di scuola, assistenza, ecologia epubbliche relazioni. Da allora la sua presenza in quell’ufficionel centro della frazione è stata sempre eper tutti sinonimo di efficienza, disponibili-tà, gentilezza e qualità del lavoro. E testimi-nianza ne sono anche i tantissimi attestatidi stima che abbiamo raccolto sul nostro si-to internet quando abbiamo dato la notiziadel suo pensionamento.Nella foto, Fausto Tomelleri con il SindacoGianluigi Mazzi nel momento della conse-gna del riconoscimento in sala consigliare.

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la Peter’s Glocke della Cattedrale di Colonia, at-tualmente la più grande, e di 30 la Maria Do-lens, la Campana dei Caduti di Rovereto. “Ab-biamo avuto l’onore di vederla in anteprima –prosegue Recchia -: una bestia da oltre tre metrie trenta di altezza, altrettanti di diametro per unpeso di circa 250 quintali, come 23 Fiat Punto!Finita la fusione delle nostre campane abbiamofesteggiato come da tradizione con grappa e bi-scotti tipici, assieme ad un gruppo di visitatorirumeni. A seguire abbiamo potuto vedere il fan-tastico museo delle campane, situato nello stes-so edificio e visitato da oltre 25mila turisti ognianno. Attualmente il nostro concerto di Palazzo-lo è composto da sei campane a sistema vero-nese in scala di Mi Maggiore, le tre nuove com-pleteranno ‘l’ottava’ musicale e in più con la piùpiccola si aggiungerà anche il nono grado dellascala portando cosi il concerto da sei a novecampane, il più tradizionale per il veronese. Ipesi stimati dei tre sacri bronzi saranno rispetti-vamente di 75, 110, e 125 chili. Ora siamo intrepida attesa che vengano installate per poter-le far risuonare con le sorelle maggiori.”

È stata una giornata molto bella e interessantequella di venerdì 10 febbraio scorso per il Grup-po Campanari di Palazzolo, che sono stati invita-ti dall’azienda Grassmayr di Innsbruck, ad assi-stere alla fusione dei sacri bronzi. “A breve -spiega Davide Recchia del Gruppo Campanari -grazie alla donazione di una famiglia del paeseavremo sul nostro amato campanile tre nuovesquillanti campane. Davvero emozionante vede-re gli operai manovrare in scioltezza la sivieraper far colare il bronzo incandescente, 1170°Ccirca, negli stampi artigianali, pronti dopo diver-se settimane di lavoro”. La fonderia Grassmayrè tra le più antiche d’Europa, fonde campaneper tutto il mondo: assieme a quelle che arrive-ranno a Palazzolo ne sono state fuse altre sette,

alcune desti-nate addirit-tura alle Filip-pine. Pochesettimane faè nata pro-prio in quellafonderia lacampana chesarà la piùgrande d’Eu-ropa, che ver-rà montatasu un campa-nile dellanuova catte-drale di Buca-rest. Superadi 10 quintali

Ad Innsbruck per vedere la fusionedelle tre nuove campane di Palazzolo

C O M U N I T A ’

Nelle foto iCampanari diPalazzolo pres-so la Gras-smayr ad Inn-sbruck e con lapiù grandecampana d’Eu-ropa, che verràmontata a Bu-carest.

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Gli storici del Baco, ilvalore della memoria

OrariDal lunedi al giovedì orario continuato dalle 8 alle 18 Venerdì orario continuato dalle 10 alle 20Sabato dalle 8 alle 13 Chiuso il martedì

Via Cao del Prà, 86 - 37060 Lugagnano (VR)Tel. 045 8680778 - Cell. 3458319293P.Iva 04558810237info@benesserequintaessenza.itwww.benesserequintaessenza.it

Valentino LuigiMassimo

Renato

Uno dei fattori che sicuramente rende piùprezioso il lavoro della nostra rivista è lacontinua, approfondita e completa operadi divulgazione storica che proponiamo inogni numero e nelle pubblicazioni cheproduciamo. Un’opera importante, chepermette di ricostruire il passato del no-stro territorio e delle nostre comunità sot-to ogni aspetto, sia istituzionale, che eco-nomico, che di tradizioni, che di piccoli egrandi eventi, come prima di noi non eramai stato fatto. Il merito va tutto alla no-stra valorosa batteria di storici, che svol-gono un lavoro forse poco conosciuto mache permette realmente di dare profondi-tà e sostanza alla nostra opera editoriale.

di Mario Salvetti

Mario

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Nuovo Direttivo per l’AVIS di Lugagnano, nel segno dellacontinuità del servizio

V O L O N T A R I A T O

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di Chiara [email protected]

Il 20 febbraio si è tenuta l’assemblea generaledei soci della Sezione Avis di Lugagnano,quest’anno elettiva, in cui è stato riconfermatoil precedente Direttivo, con qualche nuovo inne-sto. Il Presidente Fiorenzo Danieli durante l’in-contro ha ricordato ai soci come il 2016 abbiavisto, per quanto concerne la donazione di san-gue, una situa-zione pratica-mente di pareg-gio in linea col2015, dopo sva-riati anni di se-gni negativi, ma

nello stesso tempo una diminuzione del nume-ro di donatori. “Nonostante ci sia stata un piccodi affluenza dopo il deragliamento del treno inPuglia ed il terremoto nelle Marche, ciò ha ri-guardato infatti principalmente chi lo facevagià da tempo, non nuove persone.” Tra l’altro idonatori che lasciano o stanno per lasciare perlimiti di età (66 anni) sono molti. Lugagnanovanta tra i più assidui proprio i volontari più an-ziani, quindi al sopraggiungere del limite d’etàsi creerà un vuoto notevole. Negli ultimi annianche i controlli si sono fatti molto più rigorosiper cui capita che per ragioni di salute si debbainterrompere o far passare un lungo intervallotra una donazione di sangue e l’altra. “Nel

2016 i donatoridi Lugagnanosono stati 360circa e le dona-zioni oltre 700per una media,quindi, di due al-

Il Presidente Danieli: “Negli ultimi anni accanto al progressivo calo dei volontari si è registrato,

all’opposto, un considerevole aumento del fabbisogno di sangue nel veronese”

Sotto, il Direttivouscente in cari-ca dal 2013 al2016.Nella pagina se-guente l’AVIS diLugagnano allaMagnalonga.

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l’anno per donatore. Cinquecento diqueste sono state di sangue intero,le altre di plasma. Negli ultimi anni,accanto al progressivo calo dei vo-lontari, si è registrato all’opposto unconsiderevole aumento del fabbiso-gno di sangue nel territorio verone-se dovuto ad un notevole incremen-to delle attività sanitarie. E’ fonda-mentale quindi riuscire a coinvolge-re maggiormente i giovani, far co-noscere loro l’Avis e spronarli a re-carsi al Centro Trasfusionale più vi-cino.” Per varie ragioni, legate aglistili di vita moderni e alla maggioremobilità, probabilmente, i giovanivolontari sono meno di quanto sa-rebbe auspicabile e purtroppo sonomolti quelli che non vanno oltre laprima donazione. “A fine 2015 - ag-giunge il Presidente Danieli - è en-trata in vigore anche una grandenovità, ovvero il servizio di prenota-zione in tutta la provincia di Verona.Lo scopo principale è quello di ri-equilibrare la disponibilità di san-gue, che in alcuni periodi era ec-cessiva ed in altri carente. La pre-notazione permette anche di venireincontro alle necessità del cittadi-no, che non corre più il rischio di ar-rivare al Centro Trasfusionale e tro-vare lunghe code prima di poter ac-cedere al prelievo. Va sottolineatoche chi si presenta senza appunta-mento viene comunque accolto e lasua donazione è garantita, anche senon si può escludere un tempo di at-tesa maggiore. Il servizio di prenota-zione è gestito a turno dai volontaridelle associazioni, che prestano assi-

Nelle due tabelle che pubblichiamo si può notare una sostanziale tenuta delle donazio-ni nel 2016, mentre si evidenzia purtroppo un preoccupante calo nel numero dei nuovidonatori, solo diciannove: è il dato più basso degli ultimi dieci anni. I volontari del Grup-po AVIS di Lugagnano aspettano fiduciosi nuovi donatori volontari, specialmente giova-ni.

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stenza presso i Centri Trasfusionali di città e provin-cia. E’ nato da un anno circa anche un Ufficio di Chia-mata, dove personale adeguatamente preparato av-verte telefonicamente i donatori, che ritardano la do-nazione, magari per pigrizia o dimenticanza, e per ur-genze di sangue di un particolare gruppo o emergen-ze.” Accanto al servizio presso il Centro Trasfusionale,la sezione Avis di Lugagnano anche nel 2016 si è im-pegnata nel territorio su più fronti. “Molto importantee con buoni riscontri è l’attività di sensibilizzazionenei confronti degli studenti delle scuole elementari emedie di Lugagnano, che, pur non essendo ancoraabili alla donazione, imparano a conoscere questaforma di dono e possono poi farsi portavoce a casadella realtà Avis coi loro genitori e parenti”, dice Fio-renzo Danieli. L’Avis ha organizzato un flash mob rivol-to ai giovani durante una serata della sagra paesanae a settembre ha preso parte, come di consueto, allaMagnalonga, allestendo musica e ristoro presso laCorte El Pesso con l’aiuto di tanti volontari e simpatiz-zanti. In occasione della Pasqua sono state vendutele colombe pro ADMOR (Associazione Donatori Midol-lo Osseo e Ricerca di Verona e Provincia), mentre aNatale l’Avis ha partecipato alle manifestazioni dellafrazione di Lugagnano allestendo insieme agli Alpiniun gazebo davanti alla Chiesa Parrocchiale per loscambio di auguri dopo la Messa di Mezzanotte, dis-tribuendo cioccolata calda e vin brulè. Infine, a scopopromozionale, ha contribuito allo scenografico allesti-mento in Arena di “un albero di Natale umano”. An-che il 2017 vedrà il gruppo Avis impegnato in tanteiniziative di solidarietà e sensibilizzazione nei confron-ti della donazione di sangue, a partire dalla Festa delDonatore, a cui tutti i soci sono invitati in aprile. Fon-damentale rimane favorire lo sviluppo della donazio-ne che, è importante ricordarlo, rimane volontaria,non remunerata, anonima, associata e consapevole.

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Una foto con il BacoMandateci i vostri scattiInviateci vostre foto con il Baco, e con una riga di descrizione, all'email [email protected]

1) Federico Mazzi in due foto: una scattata presso il Camden Lock a Lon-dra e l’altra in Germania al Bräustüberl Maxlrain vicino a Rosenheim.2) La famiglia Signorato, con Giovanni, Carlo e Federica, assieme a Na-dia Costa, Gianfranco Pachera e il missionario di Lugagnano Padre Gio-vanni Bendinelli presso le cascate di Iguasu in Argentina. 3) Straordinaria foto di Lina e Giovanni Bonato con Ilario Girelli nel de-serto dell’Iran. Con loro il Baco.

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di Manuel Olioso

[email protected]

Il 29 gennaio scorso si èavuto il verdetto definitivodelle urne carnevalescheaperte a Lugagnano: adindossare le insegne deltrentacinquesimo Tziganodi Lugagnano è MarcoModena detto “El Mode”,accompagnato da MaraSpagnolo. Nella foto sottoin grande i due nuovi Tzi-gani. Suo sfidante in que-sta tornata elettorale perscegliere la prestigiosamaschera della frazioneera Silvio Fiorio detto“Fix”, accompagnato daMonica Farinati. Ma comesono andate le votazioni?A recarsi domenica 29gennaio alle urne elettro-niche, ottimamente orga-nizzate dal Gruppo Carne-vale Benefico Lo Tzigano,sono stati in ben 887. Ri-

spettata quindi la lunga tradizione di una gran-de affluenza quando in ballo c’è da scegliere lamaschera di Lugagnano. Il vincitore “El Mode”ha ottenuto ben 509 preferenze, mentre a “Fix”sono andati 378 voti. Per tutta la mattina ilcentro di Lugagnano, chiuso al traffico e illumi-nato da un bellissimo sole, è stato animato daidue comitati carnevaleschi, che si sono sfidatia ritmo di slogan, musica e simpatiche prese ingiro. Attivissimo il fornito punto ristoro per tutti ivotanti, con ottima pearà, bolliti e tortellini chehanno contribuito a stemperare il freddo digennaio. Nutrita in piazza anche la presenza dimaschere provenienti da tutta la provincia. Il35esimo Tzigano di Lugagnano, Marco Modenadetto “El Mode”, è sposato con Mara Spagnolo,che come si diceva gli fa da Tzigana. Hannodue figli, Thomas e Valentina. Marco è origina-rio di Sandrà, ma dopo essersi sposato si è tra-sferito a Lugagnano, dove vive ormai da ven-t’anni. Nella frazione ha conosciuto la figuradello Tzigano ed ha cominciato ad appassionar-si al carnevale, grazie soprattutto alla moglieed al suocero, Spagnolo Candido, che è stato asua volta Tzigano nel 1997 e nel 1999. “Laspinta maggiore per candidarmi – raccontaMarco al Baco - l’ho avuta grazie ai figli che mihanno convinto, insieme al resto della famigliae della comunità. Devo ringraziare il mio comi-tato carnevalesco, che mi ha dato una granmano aiutandomi nei mille impegni. Per me –

Marco Modena “El Mode” eletto trentacinquesimo Tzigano diLugagnano. Il suocero fu Tzigano nel 1997 e nel 1999

C A R N E V A L E

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prosegue “El Mode” - è stata una grande emo-zione ed un grande onore diventare Tziganoperché rappresenta la maschera di un carneva-le importante, che vede partecipazioni ancheda Paesi esteri”. Un appello che arriva dal nuo-vo Tzigano per Lugagnano e tutto il comune diSona è “che vi sia una partecipazione al carne-vale con il massimo spirito di felicità, soprattut-to in un clima di spensieratezza che possa farcitornare bambini grazie al carnevale”. Prossimoappuntamento imperdibile del calendario car-nevalesco è la grande sfilata di Lugagnano didomenica 19 marzo.

Carnevale

A Palazzolo quest’anno si sfila con... Palladin!

Nella foto il numeroso ed appassionato Gruppo Carro del Circolo Giu-stiniano NOI di Palazzolo in occasione della bellissima sfilata in not-turna che si è tenuta nella frazione sabato 11 febbraio scorso. Il Car-ro ha come titolo “Palladin”, e si ispira al famoso cartone Alladin.

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Centro Vesalius a LugagnanoSalute, benessere e professionalità

Vesalius è una struttura polivalente che mette alcentro la persona con le sue richieste di salute edi benessere. Il Centro si occupa di prevenzione e cura delle malattie e del raggiungimento e mantenimento della forma psico-fisica ottimale.Nel Centro sono presenti ambulatori medici specialistici con professionisti affermati nel campodella medicina tradizionale, uno staff di qualificati fisioterapisti con le cure più moderne e personaltrainer disponibili nell’attrezzata palestra.

Nuovo servizio: laboratorio analisi con annesso punto prelievi

Via Pelacane 49-51-53, Lugagnano - tel. 0458680445/0458538130 - fax 0458699899 - e-mail [email protected] Il centro è aperto nei giorni feriali dalle 8.30 alle 20.30 dal lunedì al venerdì

La segreteria è aperta nei giorni feriali dalle 8.00 alle 21.00 dal lunedì al giovedì e dalle 8.00 alle 20.00 il venerdì

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La Foto Storica

1936, processione del CorpusDomini a Lugagnano

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www.castellanistudiodentistico.it

Impiantologia a carico immediatoOvvero impianti e denti nella stessa seduta

A CURA DEL DOTT. MARCO CASTELLANI

L'implantologia a carico immediato è una moder-na tecnica chirurgica tesa alla sostituzione di ele-menti dentali ormai perduti (a causa dell'azionedegenerativa di una malattia, di un trauma subitoo semplicemente dell'avanzato stato di età del pa-ziente) mediante l'applicazione nel cavo orale distrumenti protesici (corone, ponti ecc) nello stes-so momento in cui vengono posizionati gli impian-ti. Molti si chiedono cosa siano gli impianti dentalie quale il loro utilizzo in medicina. Gli impiantidentali danno il nome ad una particolare brancadell'Odontoiatria, l'Implantologia, e servono a ri-

solvere problemi di edentulismo totale o parziale.Gli impianti dentali altro non sono che “viti” lequali vanno inserite chirurgicamente all'internodelle ossa mascellari o mandibolari del paziente,e fungono da punto di aggancio per le protesi(dentiere, denti singoli o ponti) che andranno a so-stituire gli elementi dentali ormai perduti. Ne rivie-ne che la stabilità di queste protesi dipende so-prattutto dal buon inserimento degli impianti den-tali. Le protesi sono necessarie per il ripristino del-

le normali funzioni del cavo orale, che oltre allafunzione masticatoria, comprende anche funzionidi tipo fonetico, respiratorio e digestivo. Si pensiper esempio all'impossibilità per le persone“sdentate” di pronunciare nel giusto modo le paro-le dentali o di respirare con la bocca in modo cor-retto, o all'affaticamento del loro stomaco nel dige-rire cibi non masticati nel giusto modo. L'applica-zione di una protesi è l'unico sistema reale in gra-do di fornire una cura a queste disfunzioni. Comedicevamo per il corretto inserimento degli impiantiall'interno del cavo orale è necessario prima forarele ossa mascellari o mandibolari del paziente. Esi-stono varie metodologie di applicazione, dipenden-ti dal caso clinico riscontrato. Il materiale di fabbri-cazione più adatto per gli impianti è il titanio, par-ticolare metallo dotato di notevoli proprietàosteointegrative e biocompatibili. Grazie all'uso deltitanio si scongiura l'attivazione di quei sistemi diautodifesa dell'organismo, come le infezioni, le in-fiammazioni o il rigetto. Grazie a questa scopertasi è potuto creare protocolli di intervento davveroinnovativi rispetto al passato, come quello dell'Im-plantologia a carico immediato, grazie alla quale ildentista può inserire gli impianti ed applicare leprotesi nell'arco di un’unica operazione chirurgi-ca. La diagnosi è estremamente importante per lascienza medica, proprio per la possibilità di capireesattamente l'entità del problema e i metodi giustiper porre il dovuto rimedio. L’uso del computer of-fre la straordinaria possibilità di effettuare delleimmagini virtuali del cavo orale del paziente, chepossono essere lavorate dal medico, che simula l'i-ter completo dell'intervento. Ne risultano così ope-razioni più rapide ed efficaci, con grandi vantaggiper medici e pazienti.

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Villa Eire: pizzeria e cucina in un ambiente da sogno

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Comunità

Sessant’anni assieme per la classe 1956 di San GiorgioNella serata del 19 novembre scorso presso il ristoranteBelvedere di San Giorgio in Salici si è tenuta la cena del-la classe dei nati nel 1956 residenti nella frazione perfesteggiare i 60 anni. La serata è stata preceduta dallapartecipazione alla Santa Messa in onore di quanti pur-

troppo sono deceduti della classe. Durante la cena atutte le Signore è stata consegnata una rosa offerta da-gli uomini come omaggio per la partecipazione, cosainaspettata dalle Signore e molto gradita. OM

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Per il benessere dellacute con trattamentinaturali

Lugagnano di Sona, via di Mezzo 9

Per appuntamenti chiamare il 3496214425

Comunità

La Classe 1978 di Lugagnano in festaUna bella serata quella vissuta lo scorso 25 novem-bre dalle ragazze e dai ragazzi della Classe 1978 diLugagnano presso il ristorante Il Giardino dei Sapo-

ri. Come ogni anno ritrovarsi è stata occasione perrinsaldare amicizie che durano da una vita.Al termine non poteva mancare la foto con il Baco.

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ComunitàComune e Pro Loco in festa per le coppie più longeve del ComuneDomenica 18 dicembre il Comune e la Proloco di Sona hanno festeggiato presso il Ristorante Il Fiore di Pe-schiera le coppie che hanno raggiunto il traguardo dei 50, 60 e 65 anni di matrimonio. Prima del pranzo lecoppie presenti hanno celebrato una Santa Messa di ringraziamento presso il Santuario della Madonna delPerpetuo Soccorso di Bussolengo. Nella foto dello Studio Pachera le coppie dopo la messa a Bussolengo.

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Marco Pernigotti, ragazzo sonese, ci racconta del-la sua particolare e straordinaria esperienza chesta vivendo in questi mesi al prestigioso CERN diGinevra in Svizzera.

Quanti anni hai? Che scuola superiore hai fre-quentato?Ho 20 anni, mi sono diplomato l’estate scorsaall’ITIS Guglielmo Marconi di Verona, conseguen-do il titolo di perito informatico.Quali sono i motivi che ti hanno spinto a prova-re questa esperienza? Come sei riuscito ad en-trare a far parte del CERN di Ginevra?La mia scuola aveva proposto a tutti gli studentidell’ultimo anno la possibilità di iscriversi ad unbando promosso dall’INFN (Istituto Nazionale diFisica Nucleare): si trattava di un TTE (TechnicianTraining Experience) al CERN di Ginevra, un pro-getto della durata di due anni attraverso il qualevengono fornite le basi teoriche e tecniche perimparare un lavoro in ambito informatico. Ho su-bito pensato che valesse la pena di tentare, nonavevo nulla da perdere e tutto da guadagnare;inoltre questo progetto rappresentava un’oppor-

tunità particolarmente attinente al mio corso distudi e a quello che in effetti mi piace fare. Per-ciò, alcuni miei compagni ed io abbiamo decisodi partecipare e, dopo aver raccolto tutti i nume-rosi documenti necessari, ci siamo iscritti al ban-do, caricando l’occorrente sulla piattaforma onli-ne CERN Jobs. Dopodiché, ad agosto sono statocontattato per un colloquio e, dopo averlo affron-tato e superato, mi hanno comunicato che avreidefinitivamente preso parte a questo importanteprogramma.

Come ti trovi, è stato difficile per te ambientar-ti?Devo ammettere che qui mi trovo veramente mol-to bene, per altro non è stato neanche così diffici-le ambientarmi in quanto il CERN promuove e tie-ne corsi di lingua per i dipendenti ed organizzanumerosi eventi per i ragazzi più giovani dell’Or-ganizzazione; inoltre, anche il Comune di Ginevra

Marco, a vent’anni da Sona al CERN di Ginevra Con un’idea per il futuro e tanti sogni in testa

I N O S T R I G I O V A N I

è veramente molto attivo nel campo dell’integra-zione della comunità, invitando a partecipare adattività gratuite che permettono di venire a direttocontatto con la tradizione e la storia della città ea conoscere anche i dintorni della zona. Tutte op-portunità preziose che non mi lascio scappare.Per quanto riguarda le relazioni personali, devoammettere che non è per niente facile mantene-re o addirittura sviluppare i rapporti con i miei pa-renti, i miei amici e la mia ragazza, che ovviamen-te sono rimasti in Italia: le relazioni a distanza so-no complesse da gestire e con il passare dei me-si me ne rendo sempre più conto. In ogni caso,mi sforzo di affrontare il tutto nella maniera più

diGiulia [email protected]

“Faccio parte del gruppo deiSystem Administrator del

progetto ATLAS”

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Marco Perni-gotti, di Sona.

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positiva possibile, un passo alla volta.

Puoi raccontarci quali mansioni svolgi e di cosati occupi principalmente a Ginevra?Faccio parte del gruppo dei System Administratordel progetto ATLAS e mi occupo di mantenere egestire la farm di server che la sezione TDAQ(Trigger and Data Aquisition) utilizza. In parole piùsemplici, mi occupo della configurazione e delcontrollo dei circa 4000 server che raccolgono idati dal rivelatore di particelle ATLAS, garantendoquindi l’elaborazione dei dati raccolti che, unavolta filtrati, vengono poi analizzati e utilizzati dairicercatori.

Cosa significa per te questo impiego?Rappresenta sicuramente la possibilità preziosadi imparare direttamente sul campo, in una dellapiù grandi e prestigiose organizzazioni internazio-nali, e, tra le altre cose, mi offre l’opportunità an-che di conoscere un luogo e una cultura nuovi.Questo lavoro potrebbe costituire ciò che svilup-però e approfondirò nel mio futuro e potrebbeaiutarmi ad esplorare questo ampio ambito in cuipotrei trovare il mio posto.

Quali sono i tuoi progetti futuri? A cosa aspiri?Al momento non ho ancora dei progetti ben defi-niti, sto solo pensando a vivere appieno questaavventura all’estero. Comunque, credo che seavrò la possibilità di prolungare questa mia primaesperienza lavorativa non esiterò a cogliere lapalla al balzo; altrimenti potrei anche pensare ditornare in Italia, sperando di trovare un lavoro incui potrò mettere in pratica quello che avrò impa-rato o magari acquisire nuove abilità; infine, nonescludo nemmeno la possibilità di riprendere glistudi una volta finita questa attività, e quindi iscri-vendomi, per esempio, ad un corso universitario.

L'Organizzazione europea per la ricerca nucleare, comune-mente conosciuta con la sigla CERN, è il più grande labo-ratorio al mondo di fisica delle particelle. Si trova al con-fine tra Svizzera e Francia alla periferia ovest della cittàdi Ginevra nel comune di Meyrin. Lo scopo principaledel CERN è quello di fornire ai ricercatori gli strumenti necessariper la ricerca in fisica delle alte energie. Questi sono principalmen-te gli acceleratori di particelle, che portano nuclei atomici e parti-celle subnucleari ad energie molto elevate, e i rivelatori che per-mettono di osservare i prodotti delle collisioni tra fasci di questeparticelle. Il CERN nasce dopo la seconda guerra mondiale, quan-do si sentì il bisogno di fondare un centro europeo all'avanguardiaper la ricerca al fine di ridare all'Europa il primato nella fisica. A ta-le scopo nel 1952 undici Paesi europei riunirono un consiglio discienziati con il compito di tradurre in realtà quel desiderio. Nel1954 prende vita il progetto del centro di ricerca europeo: nascecosì l'Organizzazione europea per la ricerca nucleare, che ne ere-dita la sigla. Attualmente ventuno paesi membri fanno parte delCERN. Gran parte del lavoro che viene svolto attualmente al CERNè incentrato sul Large Hadron Collider (LHC) e agli esperimenti col-legati. L'acceleratore è situato all'interno dello stesso tunnel circo-lare di 27 km di lunghezza in precedenza utilizzato dal LEP (LargeElectron Positron collider), che non è più operativo dal novembre2000. Il complesso di acceleratori del CERN viene utilizzato perpre-accelerare gli adroni (protoni o ioni di piombo) che in seguitovengono immessi nell'LHC. Il tunnel si trova a circa 100 m di pro-fondità, in una regione compresa tra l'aeroporto di Ginevra e imonti del Giura. Cinque diversi esperimenti (CMS, ATLAS, ALICE,LHCb e TOTEM) sono attualmente in funzione ognuno dei qualistudia le collisioni tra particelle con metodi diversi e facendo usodi tecnologie differenti. Nell’immagine sotto, la sede del CERN.

La parola“CERN”

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Iana di Lugagnano e la sartoria. Una passione antica,che può aprire il futuro

I N O S T R I G I O V A N I

Incontriamo in un freddo ma assolato giorno in-vernale Iana Culeac, ventun anni e residente aLugagnano da quando ne ha dodici. Iana ci rac-conta la sua grandissima passione per la sarto-ria.

Qual è il tuo percorso di studi e di lavoro?Alle superiori ho frequentato la scuola di ragione-ria Pindemonte. Dopo i cinque anni scolastici misono presa un anno sabbatico durante il quale holavorato saltuariamente in vari posti. Inoltre, hofrequentato un corso di sartoria di due mesi dicirca duecento ore totali. Ora lavoro in uno studiocommercialista.E com’è stato il corso di sartoria?Una vera e propria full immersion! Ma è stato bel-lissimo.Come sei venuta a conoscenza di questo pro-getto?Tramite mia sorella: essendo iscritta al progetto“Garanzia Giovani”, mi ha fatto conoscere questocorso di sartoria attraverso la newsletter che rice-ve via mail. Mi sono quindi candidata senza pen-sarci due volte e, dopo aver sostenuto un collo-quio, mi hanno selezionata. È stato un corso dav-vero molto interessante: la formazione che ci han-no offerto era davvero di assoluto livello, per sar-te professioniste.La sartoria è sempre stata una tua passione o ènata con questo corso?Sono sempre stata appassionata alla sartoria finda piccola. Io sono nata in Moldavia e ho fre-quentato là le scuole elementari. A partire dai seianni circa la formazione scolastica in Moldaviaprevede che vengano insegnati agli studenti an-che alcuni lavori manuali, e tra questi c’è anchela sartoria. Non ho mai avuto dubbi che questasia la mia vera passione: il tempo vola semprequando mi dedico a questa attività.Come hai coltivato questa tua passione?Il corso che ho frequentato mi ha permesso di ac-quisire una sicura e determinata autonomia; pri-ma, infatti, avevo giusto qualche capacità base emi facevo aiutare spesso da mia mamma. In se-guito, in età adolescenziale, soprattutto, quandovuoi essere alla moda o trasmettere qualcosa dinuovo attraverso l’abbigliamento, con qualchepermesso sceglievo qualche abito dal guardarobadi mia mamma e di mia sorella per modificarlo eaggiungere qualcosa di mio.E oggi?Oggi sfrutto molto i mercatini dell’usato, purtrop-po ogni armadio ha un limite.Ho visto che hai aperto un blog.Sì, da circa tre mesi. Non è così semplice gestire

diGianmaria Busatta

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un blog: occorre alimentarlo sempre e sapersfruttare tutte le sue funzionalità. Nel primo meseho avuto circa 1600 visualizzazioni, ed è statodavvero un risultato soddisfacente!Che rapporto hai con i social networks?Utilizzando Facebook e Instagram da qualche an-no, riesco ad ambientarmi nelle piattaforme deisocial piuttosto bene: recentemente mi sonoiscritta anche a Pinterest, ad esempio. Penso chesiano degli strumenti bellissimi e, se tenuti bene,possono offrire diverse opportunità.Dal tuo punto di vista, qual è la loro funzionali-tà?I social mi permettono di condividere la mia pas-sione e, soprattutto attraverso il mio blog, mostra-re passo passo come realizzare ciò che ho ideato.Ecco, mi piacerebbe trasmettere l’idea che pervestirsi bene e alla moda non c’è bisogno di tantisoldi: bastano ago e filo, un pizzico di fantasia eun po’ di pazienza. L’opzione che preferisco è ilrefashion, quindi ridare valore ad un capo chemagari teniamo nell’armadio e che non indossia-mo più.Mi pare di capire che lavorare in questo settoresia il tuo sogno nel cassetto.Certo, mi piacerebbe moltissimo lavorare in que-sto ambito. Tuttavia un anno di passaggio è op-portuno, devo acquisire autonomia anche nel-l’ambito lavorativo che sto frequentando.Come trovi il tempo per dedicarti alla sartoria?Ogni momento è buono per la mia passione. Nelweekend o alla sera dopo il lavoro, anche fino anotte fonda.Una volta realizzate, come gestisci le tue inven-zioni?Per ora realizzo qualcosa per me, per mia sorella,per mia mamma e per qualche amica.Che consiglio ti senti di dare a tutti quei nostrilettori che hanno una passione o un sogno nelcassetto?Di non tenerlo assolutamente nel cassetto! Pensoche occorra raggiungere i nostri obiettivi provan-doci e riprovandoci, nonostante gli ostacoli, il la-voro e le difficoltà, con ogni mezzo. Anche inter-net in generale – con social networks, YouTube,blog – può essere uno strumento prezioso seusato correttamente.Ci racconti un momento in cui questa tua pas-sione ti ha donato una grande soddisfazione?Qualche anno fa ho realizzato i costumi di Alice edel Cappellaio Matto in occasione di una festa inmaschera da un amico di Lugagnano. In quellostesso periodo, dopo che ebbi mandato il curricu-lum a Verona Fiere, mi chiamarono per ordinareventi cappelli del Cappellaio e due costumi di Ali-ce in occasione di una festa a tema: coloro chegestiscono le assunzioni del personale in fieraavevano, infatti, dato un’occhiata al mio profiloFacebook e hanno apprezzato i costumi che horealizzato.Ci puoi dire qualche tuo progetto futuro?Sto preparando un vestito per mia sorella in occa-sione del suo matrimonio. Si tratta di un refas-hion impegnativo e molto laborioso a cui tengomoltissimo.

Iana Culeaccon AndreaChiccoli. Fotodi Andrea Ma-lizia

Visita il Blogdi Iana

Facendo leggere al vostro smarpho-ne il codice qui accanto potete acce-dere su internte al Blog di Iana, escoprire le sue proposte e le sueidee nel campo della moda.

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In questo inizio d’anno, l’edicola della Grande Me-la è stata doppiamente baciata dalla fortuna. Nelnegozio dei fratelli Francesca e David Troiani sonostati infatti venduti due biglietti vincenti della Lot-teria Italia, uno da 25 mila euro e l’altro da 50mila. L’identità dei due vincitori è sconosciuta:non si sa nemmeno se siano cittadini sonesio se siano residenti altrove. Del resto, il cen-tro commerciale di Lugagnano è molto fre-quentato. “Abbiamo iniziato a vendere i bi-glietti a metà novembre - dice Francesca - eda qui passa moltissima gente”. Con l’estra-zione dell’Epifania, per l’edicola della Gran-de Mela il 2017 è quindi iniziato all’insegnadi un doppio colpo di fortuna, ma anche il2016 è stato un anno parecchio fortunato.L’anno scorso, infatti, nel negozio dei fratelliTroiani ci sono state nove vincite da 10 milaeuro al “Gratta e vinci”, oltre che una vincitada 30 mila euro al “Lotto” e una vincita da29 mila e 300 euro al “Win for Life”; inoltre,con il “10 e lotto” sono state pagate vinciteper un ammontare complessivo di un milio-ne di euro. Prima d’ora, però, la dea benda-ta non aveva mai bussato alla porta dell’edi-

Lotteria Italia: doppia vincita alla Grande MelaC O M U N I T A ’

cola Troiani con la Lotteria Italia. Questa è statala prima volta. Francesca si dice molto contentaper i due vincitori, e aggiunge: “Sarebbe bello chea vincere fosse stato qualcuno dei nostri clientiabituali che solitamente non vince e a cui, invece,stavolta è andata bene”. Poi, sorridendo, France-sca conclude: “Con questi soldi, i vincitori potreb-bero innanzitutto farsi una vacanza. E magari, po-trebbero pure mandarci una cartolina”.

La titolare Fran-cesca Troianicon le dipen-denti Belinda eStefania.

di Federica Valbusa

Alla giovane Amy, morta all’improvviso, viene datauna nuova occasione: rinascere a Londra. Qui sitrova catapultata in un mondo completamente di-verso, dove non conosce nessuno, non ha legamie nemmeno un nome. Il mondo che Amy deve af-frontare è distinto in due Sezioni: Cuore e Mente.Gli abitanti delle due differenti zone vivono in ma-niera completamente differente. Amy, che non èstata ancora destinata a nessuna delle due parti,si innamora di un abitante bello e superficialedella Mente, Aaron, il quale detesta i residentidella Sezione del Cuore. Amy si rende conto benpresto che gli abitanti del Cuore sono personegentili e pronte a donare senza aspettarsi nientein cambio e vorrebbe far parte del loro gruppo. Ciriuscirà? E che ruolo avrò Aaron nella sua vita? Aqueste domande si può dare risposta soltanto do-po aver letto Dipende solo da me, il secondo ro-manzo fantasy di Roberta Giacomazzo, autriceanche di Sotto il grande albero. Roberta vive aSona, ha due figli e si è accostata alla scritturadopo un momento difficile della sua vita. “Per mela scrittura è terapeutica. Ho iniziato quasi per ca-so ma questa passione si è consolidata, al punto

“Dipende solo da me”, il nuovo romanzo di Roberta GiacomazzoC U L T U R A

che sto già lavorandoad un terzo libro. Con‘Dipende solo da me’vorrei trasmettere aimiei lettori quello cheho imparato sulla vi-ta. In particolare, laparola-chiave di que-sto secondo romanzoè ‘gratitudine’. Hosperimentato sullamia pelle l’importanza del dono come atto spon-taneo e ho capito che non bisogna mai dareniente per scontato. Ho imparato che se vogliamovivere davvero dobbiamo contare solo su noistessi, non aspettarci che la felicità venga da fuo-ri”. La gratitudine, le emozioni, l’autostima, il ri-spetto per noi stessi sono i tanti motivi di rifles-sione che regala Dipende solo da me, la cui co-pertina, con un azzeccato cuore al centro, è unregalo dell’amica artista di San Giorgio in SaliciBarbara Arduini. Roberta Giacomazzo presenteràil suo romanzo in Sala Consiliare a Sona il 10marzo alle ore 20,30. Se intanto volete comincia-re a leggerlo, potete trovarlo presso l’edicola diSona e quella della Grande Mela.

La copertina delnuovo romanzodi Roberta Gia-comazzo. che ri-siede a Sona.

diChiara Giacomi

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ta come volontaria per il Servizio Civile Nazionalepresso il Comune di Sona. Tra i vari servizi in cuisono stata inserita alcuni riguardavano l'area del-la disabilità, come ad esempio il progetto “Arte te-rapia” che ancora frequento come volontaria. Inquesti meravigliosi contesti ho avuto modo di co-noscere i ragazzi, imparare ad approcciarmi a lo-ro nel modo più efficace, promuovere la relazionee l'amicizia tra e con loro, e creare ponti con altrerealtà solo all'apparenza distanti.Serena: La mia esperienza lavorativa e di vitacon la disabilità è iniziata tredici anni fa, quandoho intrapreso un'attività di sostegno domiciliare eallo studio con un ragazzo disabile grave. Questolavoro, assieme ad altri appoggi individuali condisabili, mi hanno permesso di conoscere bene laquotidianità di questi ragazzi e spesso purtroppoanche la loro difficoltà ad avere relazioni d'amici-zia autentiche e durature. Parallelamente ho vistoe vissuto assieme alle famiglie i piccoli e grandiproblemi di tutti i giorni e l'incalzare veloce deitanti impegni incastrati alla perfezione grazie alcontinuo sacrificio silenzioso di questi supergeni-tori. Io e Rosalia veniamo quindi da due esperien-ze agli antipodi e penso sia anche per questo mo-tivo che siamo giunte all'ideazione di S.Ce.F., unprogetto che mira a conciliare la voglia di convi-vialità dei disabili da un lato e il bisogno di “pau-sa” delle famiglie dall'altro.La vostra intuizione di organizzare queste “ce-ne fuori casa” come proposta di animazione perpersone con delle disabilità, come è stata ac-colta dall'amministrazione comunale e dai ser-

Lo scorso dicembre a Sona ha preso vita un nuo-vo progetto in ambito sociale dal curioso titolo“S.Ce.F.”, bell’acronimo di “Stasera Ceno Fuori”. Èun progetto ideato da Serena Zanini e RosaliaFalconetti, e finalizzato a dare un’opportunità diaggregazione per giovani con delle disabilità delnostro territorio che ha trovato un’immediata ri-sposta dall’amministrazione comunale sostenen-

done una sua sperimen-tazione. Siamo andati adincontrare le due giovaniper conoscere più da vici-no questa nuova ed inte-ressante iniziativa.

Serena e Rosalia, sietele ideatrici di questo ori-ginale progetto dal titolo“S.Ce.F.”. Ci spiegate leesperienze dalle qualiprovenite e come ha po-tuto prendere forma?Rosalia: Il mio ingressonel mondo del sociale èavvenuto circa tre annifa, quando fui seleziona-

“S.Ce.F.”, Stasera Ceno Fuori: una nuova e vincenteopportunità di aggregazione per ragazzi con disabilità

S O C I A L E

di Elisa [email protected] Rosalia e

Serena con Ste-fano durante laserata natalizia.In basso, i parte-cipanti assiemead educatori, vo-lontari e l’Asses-sore Caltagirone.

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vizi sociali ai quali vi siete rivolte?Rosalia: È stata accolta in modo davvero positi-vo! Inizialmente abbiamo confidato la nostra in-tuizione all'Assistente Sociale per l'area disabilitàAnna Maria Righetto, che ci ha subito manifesta-to il suo entusiasmo perché l'idea proveniva dadue educatrici che lavoravano nel territorio e conesperienza nel settore. Quindi abbiamo steso ilprogetto ufficiale e lo abbiamo proposto all'Asso-ciazione Cavalier Romani, che conosciamo daqualche anno in quanto coinvolte nei serviziBabyDoposcuola e nel centro estivo BabyEstate aSona capoluogo. L’associazione ha trovato questoprogetto molto innovativo e quindi si è pronta-mente resa disponibile a sostenerlo. Forti di que-sti riscontri, lo abbiamo presentato al vicesindacoSimone Caltagirone, che lo ha approvato congrande entusiasmo e reso possibile in breve tem-po mettendo a disposizione la struttura dello spa-zio educativo per la famiglia "M. Aldrighetti" in viaMonte Corno a Sona.Visto l'avvio del progetto a dicembre, dopo i pri-mi appuntamenti, siete soddisfatte di come ilprogetto si sta realizzando?Rosalia: Premesso che si può sempre migliorare,sì, direi che siamo soddisfatte. L'inizio è sempreun po' movimentato, ma pian piano ci stiamo as-sestando grazie anche all'aiuto inestimabile deinostri volontari, l'insostituibile Stefano Girelli eMarta. Per quanto riguarda l'organizzazione logi-stica, cioè il fare la spesa e il procurarsi piccoliutensili, al momento stiamo provvedendo io e Se-rena in orari fuori dal progetto, ma non escludia-mo di riuscire a coinvolgere in questo anche i ra-gazzi nei prossimi mesi, magari andando con loroal supermercato nel momento pre-cena. Perquanto riguarda la routine del progetto invece, lanostra idea di diversificare il tipo di attività propo-sta per ogni lunedì sta avendo riscontri positivi daparte di ragazzi e famiglie; vedremo nel medio-lungo periodo se modificare la nostra program-mazione mensile, anche sulla base dei feedbackche arriveranno. Per il momento sono tutti entu-siasti e ciò ci trasmette tante energie e gratifica-zione.Prevedete che il progetto possa ulteriormenteevolvere? Se sì come?Serena: Nonostante abbiamo iniziato da poco, sì,cerchiamo di tenere sempre lo sguardo fisso eaperto ai possibili sviluppi futuri. Per esempio, cipiacerebbe poter estendere questa esperienza dicene fuori casa anche a persone la cui disabilitànecessita di attenzioni e cure più particolari, co-me nel caso di persone in carrozzina o non auto-sufficienti. È un'evoluzione ambiziosa, lo sappia-mo bene, perché in questo caso non basterebbela buona volontà, l'entusiasmo o la presenza inbuon numero di volontari (che comunque sonopreziosissimi), ma occorrerebbero spazi adeguatie attrezzati, nonché la presenza di almeno unOperatore Socio Sanitario che possa far fronteidoneamente alle esigenze di chi viene a cena.In futuro poi non ci dispiacerebbe intraprenderel'avventura di S.Ce.F. anche nei comuni limitrofi;crediamo molto in questo progetto e sappiamo

L’Intervento

L’Assessore al Sociale Caltagirone: “Un’idea che porta tanti benefici”

“Quando mi è stato presentato il progettoS.Ce.F. – spiega al Baco l’Assessore allepolitiche sociali Simone Caltagirone -non ho avuto dubbi nel sostenerlo epromuoverne la sua realizzazione.Mancava un’iniziativa che offrisseagli utenti disabili del nostro territoriola possibilità di trascorrere del tempofuori dalle mura domestiche, in unambiente accogliente come la propriacasa, in compagnia di amici e diretta-mente coinvolti in attività ludico-ricreativeche escono dalla routine. Un progetto dagli in-dubbi risvolti innovativi, con molteplici benefici sia a favore dei no-stri concittadini diversamente abili, sia per i loro familiari. Il pro-getto S.Ce.F. contiene tutti gli ingredienti per essere supportato ereso strutturale nel tempo. A quasi due mesi dal suo esordio, èevidente il consolidamento dell'iniziativa, vista anche la costantepartecipazione, e l’entusiasmo che ha coinvolto tutti: disabili, fa-miliari, operatori, volontari e anche noi amministratori che abbia-mo avuto modo di toccare con mano e farci contagiare dal climadi serenità e allegria che si crea in queste serate. Le parole chiavedi questo progetto sono senza alcun dubbio: innovazione, aggre-gazione, convivialità”.

che nel suo piccolo può fare e dare tanto ai ra-gazzi disabili e alle loro famiglie.Qual è il messaggio che volete dare a tutti i let-tori del Baco con questo progetto?Serena: Io e Rosalia partiamo dal presuppostoche ognuno di noi abbia il bisogno di trovarsi coni propri amici ogni tanto, per svagarsi, confrontar-si sulle rispettive esperienze o sfogarsi per colpadi una giornata andata storta...e per i disabili nonè diverso. La disabilità ha bisogno di normalità,anzi ne è affamata. S.Ce.F. È il luogo dove i ragaz-zi coinvolti possono trovare questa normalità, do-ve prima o poi toccherà anche a loro lavare i piat-ti o alzarsi per fare il caffè...e S.Ce.F. è anche illuogo dove gli ospiti stessi, che spesso vengonoda contesti davvero distanti, hanno modo di en-trare in relazione con una disabilità che non vie-ne più percepita come “mondo a parte”, quantopiuttosto come parte integrante del mondo rea-le...o almeno questo è quello che ci auguriamo!Rosalia: A tal proposito, i lettori del Baco da setainteressati a partecipare come ospite o semplice-mente incuriositi dal nostro progetto, possonocontattarci tramite la pagina Facebook “SCeF –stasera ceno fuori”.

Concludiamo esprimendo i nostri complimenti perl’intuizione che avete avuto e per la passione chedimostrate verso un ambito sociale bisognoso diopportunità come queste. Torneremo di certo suquesta tema tra qualche numero. Lo merita dav-vero!

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nista d’eccellenza ed importante presenza nell’at-tività del coro. È stata poi diretta tra il 2007 ed il2014 dal maestro Filippo Neri, e, accompagnatadalle organiste prof.sse Marilena Milano e SofiaPachera, ha raggiunto importanti obiettivi in ter-mini di repertorio e di vocalità corale. È particolar-mente significativo ricordare il concerto nataliziodell’8 dicembre del 2010 nella chiesa parrocchia-le di Lugagnano con la partecipazione della Cora-le “Don Pietro Gottardi” di Caselle di Sommacam-pagna diretta dal maestro Stefano Adami, e delcoro polifonico “Città di Villafranca” diretto dalmaestro Giovanni Tumicelli: l’evento ha suscitatoun enorme successo perché è stato il primo orga-nizzato tra le corali dei Comuni limitrofi. La coraleS. Anna è diretta attualmente dalla professoressae soprano d’eccellenza Patrizia Negrini, e accom-pagnata dagli organisti prof.ri Sofia Pachera eRiccardo Chesini. Il coro è formato da 30 elemen-ti di età compresa tra i 30 e gli 85 anni. La carat-teristica tipica della corale è la polifonia, ovvero lapresenza di più linee melodiche sovrapposte che,in contemporanea, vanno a costituire il corso mu-sicale, originando straordinari effetti musicali: dairichiami imitativi ai fugati; dal contrappunto all’o-moritmia. L’impianto della nostra corale è a cin-que voci miste, suddivise in Tenori, Bassi, Barito-ni, Soprani e Contralti. Il repertorio che spaziadalla musica di epoca gregoriana, alla musica po-lifonica liturgica, dai brani popolari all’opera lirica.Tale scelta è dettata dalla volontà del direttore e

In questo numero del Baco abbiamo incontratoLuca Tomelleri, presidente della “Corale S. Anna”di Lugagnano, senza dubbio uno dei gruppi par-rocchiali più antichi e longevi, che come pochipuò vantare più di un secolo di storia. La CoraleSant’Anna ha un solo desiderio: adorare Dio conla guida e l’unzione dello Spirito Santo, affinchéGesù sia glorificato.Costituita con il nome di “Schola Cantorum” tra il1910 e il 1913, istruita e diretta dall’allora Parro-co Don Romano Caliari con il sostegno di unaventina di nostri parrocchiani, l’antica corale ave-va il compito di animare le festività nella vecchiachiesa parrocchiale. Con esemplare professionali-tà ed impegno, nel susseguirsi dei tempi è statadiretta dapprima dal dott. Demetrio Mazzi, suc-cessivamente dal figlio d’arte dott. Giovanni Maz-zi e poi ancora dal geom. Giacomo Pizzamiglio.Nel corso degli anni, oltre ad acquisire il presentenome, è cresciuta di componenti e con l’evolversidegli eventi del paese ha trasferito le proprie radi-ci nella nuova chiesa parrocchiale dotandosi neiprimi anni ottanta dell’attuale organo, soprattuttograzie all’instancabile prof.ssa Chiara Mazzi, orga-

La Corale Sant’Anna di Lugagnano: più di un secolo di storiainteramente dedicata alla gloria di Dio

L ’ A S S O C I A Z I O N E

di Riccardo Chesini

[email protected]

La CoraleSant’Anna da-vanti al grandeorgano nellaChiesa di Luga-gnano.

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dei coristi di sperimentare sempre nuove sonoritàe di cimentarsi in brani di Autori di tutte le epo-che, dall’ antichità alla contemporaneità. Il coro siriunisce per le prove con cadenza settimanale(generalmente il mercoledì) scegliendo e prepa-rando i canti che fanno da cornice alla liturgiadella domenica o per preparare i concerti che so-no in programma.Ma chi compone la Corale? Per la sezione tenoriClaudio Zanetti – capogruppo, Danilo Arduini, Ste-fano Bergamin, Beniamino Boscaini, Daniele Gel-metti, Marco Chesini, Damiano Peloso, Carlo Si-gnorato ed Enrico Merzi. Per la sezione Bassi eBaritoni Antonio Riva – capogruppo, Matteo Gia-cobbe – Vicepresidente, Giovanni Briggi, Leonar-do Forlin, Lucio Favari, Luigi Bonesoli, Nicola Fa-soli e Luca Tomelleri – Presidente. Per la sezionecontralti Nicoletta Bernardi – capogruppo, Rober-ta Bernardi, Rosanna Barrichello – Cassiera, Ro-sa Carpene, Norma Cristini e Lorenza Signorato.Per la sezione soprani Margherita Tecchio – capo-gruppo, Elisabetta Romagnoli, Sabrina Lavarini,Maria Rosa Parolin, Stefania Melegari, Maria Fo-rante e Nadia Florio.

Canto

Perchè non provare a cantare con la Corale di Lugagnano?

Vi piacerebbeprovare a can-tare? La CoraleSant’Anna invi-ta coloro si rite-nessero dotatidi qualità cano-re ad aggregar-si alle attività dicanto. Per infor-mazioni rivol-gersi in Canoni-ca a Lugagnanooppure contattare il Presidente della Corale Tomelleri Luca ([email protected] - cell 349 640 1332). Nella foto la CoraleSant’Anna nel 1910, anno della sua fondazione.

Tiziana Valbusa, quando il canto lirico diventa la passionedi una vita intera

M U S I C A

Tiziana Valbusa, originaria di Lugagnano ma datanti anni residente a Caselle, ci racconterà inquesta intervista la sua storia, o meglio, la suapassione per il canto lirico nata fin da piccina, macoltivata ad un’età in cui tanti smettono di crede-re nei propri sogni e si limitano ad esistere.Tiziana mi accoglie in casa sua circondata dallasua famiglia, il marito e i figli Gloria e Sebastiano,e da amici invitati appositamente per trascorrerenon solo una serata insieme, ma condividere unastoria, un’emozione, una passione.Tiziana, raccontaci come hai iniziato a cantare.Ero molto piccola, l’età non la ricordo proprio be-ne, forse tra i 6 e 7 anni e amavo ascoltare lecanzoni di Gigliola Cinquetti. Abitavo in localitàBeccarie, quindi mi recavo molto spesso con miopadre al Bar Salvi. Lì venivo spronata proprio damio padre a salire sui tavoli e cantare come face-va la Cinquetti. Mi divertivo tantissimo ed erocompiaciuta che la gente apprezzasse e si diver-tisse ad ascoltarmi. Da piccolina credevo di nonavere una bella voce, cantavo perché mi diverti-vo, ma non perché mi sentissi veramente brava.Solo all’età di dieci anni ho realizzato che tuttosommato la mia voce era più bella di quanto im-maginassi, e questa consapevolezza l’ho acquisi-ta grazie al commento di una suora che mi avevasentito cantare e mi aveva porto i suoi compli-

diGiorgia Adami

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menti. All’età di 26 anni sono entrata a far parteper la prima volta in vita mia di una corale, preci-samente quella di Pescantina come soprano. Perun paio d’anni ho seguito la corale in tutte le ce-lebrazioni e manifestazioni, poi con un po’ di ram-marico mi sono dovuta fermare.Per quale motivo hai abbandonato il canto?Perché sono rimasta incinta del mio primogenitoe ho deciso di dedicarmi alla mia famiglia.E poi sei tornata a cantare?Non subito in realtà. Mi ero informata per entrarea far parte della corale di Caselle, il paese in cuivivo, ma a quel tempo il giorno di ritrovo per leprove era il martedì sera e con il lavoro che face-vo non riuscivo fisicamente ad essere presente equindi ho dovuto rinunciare. Nel 2000 finalmentemi iscrivo al corso di canto lirico sostenuto da Fio-rella Moro, la quale mi disse questa frase “Tu haiuna voce. Devi solo tirarla fuori”. Un’affermazione molto incoraggiante…Assolutamente sì! Mi ha dato una forte carica perproseguire con la realizzazione del mio sogno! An-che se, ancora una volta, ho deciso di mettere daparte per dare spazio alla mia famiglia, soprattut-to dopo l’arrivo della mia secondogenita. E quando hai ripreso allora a studiare e cantarecon regolarità?Direi all’incirca 4 anni fa. Ho ottenuto un cambiodi mansione sul posto di lavoro che mi permettedi avere i pomeriggi e le sere liberi così da poter-mi dedicare non solo alla famiglia, ma anche aimiei interessi e alle mie passioni. Così sono en-trata ufficialmente nella corale di Caselle, all’in-terno della quale conosco la mia direttrice, Gio-vanna Billeci, che mi ha spronata a dare il megliodi me fin dai primi incontri. A febbraio 2015 Gio-vanna mi propone di iscrivermi ad un corso dicanto lirico con l’insegnante Elena Cipriani, sopra-no e violinista. Inizia con lei una collaborazioneche mi ha portato a grandi soddisfazioni.Ad esempio?La gioia più grande è stata poter cantare per miamadre, il giorno del suo ottantesimo compleanno.Era il 31 gennaio dell’anno scorso. Ho voluto or-

ganizzarle una sorpresa durante la cele-brazione della messa nella chiesa di Ca-selle, ho cantato per lei e per la primavolta ho cantato come solista. Un’emo-zione indescrivibile. Così come è stato in-credibile ed entusiasmante cantare l’AveMaria di Schubert in Corte Messedagliaa Lugagnano lo scorso agosto.Ma come si diventa cantanti lirici?Innanzitutto bisogna capire di avere undono, una voce con la quale potersiesercitare e imparare a cantare. Il cantolirico in particolare necessita di un alle-namento duro, costante e che molte vol-te risulta anche noioso. Durante una le-zione solitamente si eseguono moltiesercizi per scaldare la voce, si fanno vo-calizzi per capire le tonalità e l’estensio-ne della voce e si lavoro molto e soprat-tutto sulla respirazione e sull’utilizzo deldiaframma. Ci vuole sicuramente tantapassione e costanza per ottenere anche

dei piccoli risultati.È come un lavoro a tempo pieno!Esattamente! Per chi come me lo fa con passio-ne, diventa uno stile di vita. Pensi costantementea proteggerti, a curare la tua gola, a non fare sfor-zi, tranne quando devo rimproverare i miei figli! Quali sono i tuoi progetti e obiettivi futuri?Sicuramente proseguirò con lo studio del canto li-rico per migliorarmi ogni giorno. Sarebbe meravi-glioso se questa mia passione potesse diventareanche il mio lavoro. Non voglio illudermi, so dinon essere una giovane promessa, ma non smet-to di crederci.È un pensiero molto bello, positivo e di speran-za per tutti.Lo penso anch’io. È quello che cerco di trasmette-re ai miei figli. Bisogna lottare, fare sacrifici e im-pegnarsi per ottenere ciò che si desidera. L’alle-namento e lo studio sono fondamentali, ma quel-lo che accende il motore e fa muovere tutto è lapassione. Senza passione non sarei riuscita a fa-re tutto quello che ho fatto fino ad ora e che faròin futuro.Sogno nel cassetto?Ho un sogno, molto ambizioso devo ammetterlo,e consiste nella possibilità di poter un giorno can-tare davanti a Papa Francesco. Non ambisco allacelebrità, fosse per me potremmo essere io e luiin una stanza, molto semplice, molto intimo.

Presenti alla serata alcuni amici di Tiziana: RenzoOlivieri, amico da sempre e fidato pianista; i co-niugi Vania e Domenico Cimichella, Gabriella eGuerrino Fasoli e Mirella ed Enrico Merzi. Gli ospi-ti della serata sono rimasti molto impressionatidalla determinazione e dall’entusiasmo di Tizianaper il cammino intrapreso. Non sono mancate ledomande scaturite dalla curiosità, i complimentinon solo per il talento, ma anche per la caparbie-tà con cui Tiziana affronta non solo la sfida delcanto, ma la vita in generale. La serata si è con-clusa con un grande in bocca al lupo a Tiziana eche i suoi sogni possano presto realizzarsi!68

Tiziana Valbu-sa, con gli ami-ci, al terminedell’intervista.

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I s o l a m e n t i a c a p p o t t o g a r a n t i t i

Gli Alpini di Palazzolo in festa, nel ricordo dei CadutiA S S O C I A Z I O N I

Domenica 5 febbraio si è svolta l’annuale festadel tesseramento del Gruppo Alpini di Palazzolocon una suggestiva cerimonia che ha visto sfilareper tutto il paese gli Alpini con rappresentanti ebandiere degli altri gruppi, le autorità, sindaco esuo portavoce, accompagnati dal suono marzialedel Corpo Bandistico di Sona. Dopo l’immancabi-le rinfresco, alle ore dieci si è svolta sul piazzaledella Baita una prima cerimonia dell’alzabandieracon l’inno nazionale. Una seconda analoga ceri-monia si è tenuta in piazza Vittorio Veneto, quindila deposizione di una corona d’alloro al monu-mento ai Caduti e la messa. All’omelia il parrocoDon Angelo Bellesini oltre alla liturgia domenicaleha voluto dedicare anche qualche riflessione agliAlpini, ringraziandoli per il loro spirito di altrui-smo, solidarietà, di aiuto e di servizio. Dopo lamessa, sotto una leggera pioggerellina il corteo siè recato al monumento agli Alpini dove con un’al-tra cerimonia è stata deposta una corona d’allo-ro. Al pranzo alla Baita hanno partecipato amici efamiliari e in assenza del presidente Franco Tac-coni, influenzato, è stato fatto il resoconto dell’at-tività del gruppo. E’ stato poi letto un messaggiodi saluto dell’assessore Elena Catalano, anche leiinfluenzata, e comunicate altre informazioni co-munali. Si tratta dell’uscita di due nuove pubbli-cazioni del comune curate dal Gruppo di ricercastorica e reperibili in Biblioteca: Vicende risorgi-mentali nel comune di Sona, che descrive i fattidelle guerre d’indipendenza. Inoltre della ristam-pa di un bel libretto, Patria che racconta come ildodicenne Marchetto della Pernisa ha partecipa-to avventurosamente alla terza guerra d’indipen-denza, che sarà distribuito ai ragazzi della terzamedia. E’ stata resa nota anche l’iniziativa di unamedaglia ricordo che potrà essere richiesta daiparenti dei caduti della prima guerra mondialeiscritti nell’Albo d’oro, e la scoperta di un civile diPalazzolo ormai dimenticato, Manzati Fortunato,catturato in Francia dove lavorava e morto in uncampo di concentramento in Germania nel 1945.L’Albo d’Oro della Grande Guerra è una raccoltadei nomi di 592.000 militari morti (su un totalestimato di 650.000) per causa di guerra, in com-battimento o per ferite o per incidenti o dispersi,nel periodo dal 1915 al 1920. È costituito da

di Luigi Tacconi trentuno volumi divisi per regione e provinciapubblicati dal 1926 in poi e oggi consultabile fa-cilmente in rete. Contiene oltre al nome, il grado,la data e il luogo di nascita, il reparto, la data e lacausa della morte.

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questione d’istinto, credo.Cosa ti ha spinto a fare servizio per così tantianni?La cosa bella è veder crescere bambini con per-corsi pieni di difficoltà, diverse per ognuno, checomunque passo passo continuano sulla lorostrada fino ad arrivare al momento in cui vediquelli, che fino a un attimo prima erano bambini,diventati uomini o donne maturi, pronti a fareuna scelta adulta in un mondo dove neanche gliadulti ne fanno. Questa è la cosa più bella del-l’essere capo Scout.Quando è stato il tuo momento di scegliere sediventare un capo o se continuare la tua vitafuori dall’ambito Scout, cosa ha dettato la tuascelta?In realtà per me è stato un momento di contin-genza. Ora i capi in servizio sono circa 25 maquando io ero in clan erano solo 8 quindi il desti-no del gruppo era incerto. Più di una volta hosentito i capi di allora discutere sul da farsi, per-ciò nel momento della scelta mi sono sentito indovere di trasmettere ad altri quel bene e quegliinsegnamenti che erano stati dati a me. Adessoun ragazzo che decide di entrare a far parte dellacomunità capi fa una scelta più matura della miaperché oggi i giovani hanno più possibilità di

Entrare in un’associazione può avvenire per scel-ta, per caso o magari per curiosità. Ma sceglierepoi di continuare il proprio percorso all’interno diessa significa condividere i principi e gli ideali cheti trasmette, ma soprattutto credere in ciò che tiinsegna. Un esempio di impegno e dedizione al-l’interno di un’associazione è il nostro compaesa-no di Lugagnano Riccardo Nichele che lo scorsoottobre per la prima volta, dall’età di otto anni, siè allontanato dalle attività Scout.Come e quando sei entrato nel Gruppo Scout diLugagnano?Sono entrato ufficialmente nel Lugagnano 1 nel1990, già prima però partecipavo alle attivitàaperte alle famiglie, dato che mia sorella Paolaera già scout. Ero sempre il bambinetto che gira-va curioso e affascinato da quel mondo. Quindi,quando sono diventato abbastanza grande, perme è stato quasi naturale entrare nel gruppo.Non ricordo il motivo preciso della mia scelta: misembrava giusto farlo e basta. E’ stata quasi una

“La responsabilità di essere Scout in una società che non insegna ad essere responsabili”. Riccardo Nichele si racconta

S C O U T

di DilettA [email protected]

Qui sotto Riccar-do Nichele, alcentro, duranteun’attività congli Scout.

Mondo Scout

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guardarsi intorno e intraprendere varie strade.In tutti questi anni da scout, sia come ragazzoche come capo, quale è il tuo ricordo più bello?Ah… questa è una domanda difficile, ce ne sonomoltissimi! Degli anni da lupetto ricordo poco, eroancora un bambino. Gli anni del reparto durantel’adolescenza sono stati molto belli anche se eraun modo diverso di vivere lo scautismo rispetto aoggi; non usavamo l’uniforme ed eravamo di me-no, in confronto al reparto attuale. Poi ricordo deibellissimi campi estivi durante il clan, dai 17 ai22 anni. Insomma, ricordi belli ce ne sono perogni età. Il più insolito, diciamo così, risale però aun campo di reparto. Devi sapere che verso lametà del campo estivo si è soliti dedicare un gior-no alle uscite di squadriglia durante il quale i re-parti, divisi in piccoli sottogruppi formati da ragaz-zi e da ragazze di diverse età con cui si è lavoratotutto l’anno, partono per una camminata in com-pleta autonomia. I capi forniscono loro il cibo peril pranzo, la cartina dove è segnato il percorso daseguire e un cellulare per chiamarli in caso di seriproblemi. Quando ero in reparto io però non c’eramodo di contattare i capi in nessun modo e unanno io e la mia squadriglia ci perdemmo. Fortu-natamente venne il Soccorso Alpino a ritrovarci,però per i nostri capi fu un bel grattacapo… La cosa che più ami o che comunque ti è rima-sta dalla tua esperienza nello scautismo?Lo scautismo insegna cose anacronistiche. Ba-den Powell, il fondatore di questa associazione,diceva che fa diventare l’uomo dei boschi, l’uomodi frontiera. Ma al giorno d’oggi a cosa serve? Acosa serve vivere una settimana in autonomia inun bosco piuttosto che in un campo vissuto conlo zaino in spalle durante il quale ogni giorno siaffronta un nuovo percorso? Non serve a niente.Praticamente. In realtà però ti mette davanti adelle difficoltà che puoi sempre superare conl’aiuto di chi ti sta vicino, il fratello maggiore cheè il capo o il fratellino che è il più piccolo dellasquadriglia e che magari può sapere qualcosache tu non sai. E’ questo che rende lo scautismoun imparare insieme. Questa è la cosa più bella,da ragazzo. Da capo invece, e quindi da adulto, lacosa più bella è che ti permette di responsabiliz-zare ragazzi che sono deresponsabilizzati da tut-to. Qui invece ci sono compiti e responsabilità cuicorrispondono colpe e meriti, il risultato comples-sivo dipende da l’impegno di ogni singolo indivi-duo. Per non parlare poi della fiducia che devi ri-versare sui ragazzi, attraverso la quale devi mo-strare di credere nelle loro capacità, dandogli mo-do di mettersi sempre alla prova impegnandosi almassimo. Questo, questo è quello che più amodello scautismo.Qual è la cosa più difficile per un capo Scoutnel 2017?Probabilmente il difficile oggigiorno è conquistarela fiducia dei genitori. Forse per l’immediatezzadei mezzi di comunicazione che permettono sem-pre di sapere cosa i ragazzi fanno o non fanno,non so. Comunque diventa sempre più complica-to. Un genitore deve fidarsi ciecamente di un ca-po al quale affida suo figlio ed è sicuramente dif-

ficile per entrambi. Dal quel momento bisognametterci corpo, faccia e anima, tutto.Per un ragazzo o una ragazza invece è sempredifficile, spiegare il perché della propria sceltadi fare parte del mondo scout. Qual è a parertuo la miglior risposta da dare alla domanda“Ma cosa c’è di bello nel fare scout”? Spiegare lo scautismo è difficile. L’unico modoper capirlo è viverlo. Di ragazzi che ti deridonoper la tua scelta ce ne sono adesso e ce ne era-no nel ’90. Le esperienze che l’essere Scout tipermette di vivere però sono superiori rispetto aquelle proposte da altre agenzie educative, quelqualcosa in più che può essere la responsabilitàche i tuoi capi ti affidano facendoti diventaresempre un po’ più maturo. Questa però non èuna risposta che puoi dare ai tuoi coetanei quindilimitati a dire: “Io faccio cose belle, costruiscouna piattaforma sopraelevata in un bosco, cimonto sopra una tenda e dormo lì per 15 giorni ese lo faccio è solo perché ne ho le capacità”. For-se così non esprimerai la vera essenza delloscautismo ma darai comunque prova della suabellezza.

Scout

Quattro giorni a Venezia per confrontarsi sul tema mafia

Bella espe-rienza inver-nale quellache hannovissuto ra-gazze e ra-gazzi del No-viziato degliScout di Lu-gagnano. Dal5 all’8 gen-naio i giovaniScout sono stati ospitati dal Seminario di Venezia, a Dorsoduro inpieno centro a pochi passi da piazza San Marco, per proseguire illavoro di approfondimento sul tema “mafia”, su cui il gruppo riflet-te da mesi. I giorni a Venezia sono stata occasione per creare undocumentario sul tema, basato su interviste che i nostri Scouthanno fatto a veneziani e turisti.

Auguri!

Benvenuto Lapo!Lo scorso 10 febbraio è nato Lapo, fi-glio di Emanuele e di Paola Spera,psicologa che cura una rubrica moltoletta sulla nostra rivista. Ai due neo genitori e al piccolo Lapogli auguri di tutta la redazione.

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le. Da questa idea nacque, nel 1954, il gruppoMASCI che non accoglieva solo adulti provenientidallo scautismo giovanile, ma tutti coloro che siriconoscevano nel modello di educazione propo-sto dal fondatore dello scautismo stesso: RobertBaden-Powell. Con questa novità il mondo delloscautismo adulto venne aperto anche alle donne.A Lugagnano i primi albori del gruppo MASCI sisono avuti nel 2000, quando alcuni genitori di ra-gazzi scout manifestarono il desiderio di unirsi ailoro figli nelle uscite in montagna e in mezzo aiboschi organizzate nei weekend della bella sta-gione, ma non solo. A questo gruppo, formatosi inmaniera del tutto spontanea, venne attribuitol’appellativo di GAS, Genitori Amici Scout, il cuicompito era sostanzialmente quello di offrire inmaniera volontaria il proprio aiuto ai ragazzi e ailoro capi gruppo nell’organizzazione pratica delleuscite in montagna e dei campi scout. Gli impe-gni fino ad allora risultavano per il gruppo GASanche abbastanza contenuti, tuttavia sono manmano cresciuti con l’aumentare delle iscrizioni algruppo scout e con l’avvento della costruzionedella nuova casa scout, sorta nel parco giochidietro la chiesa di Lugagnano. Ottenere quella ca-sa, di cui si festeggia proprio quest’anno il deci-

In questo numero de Il Baco vogliamo dare spa-zio ad un gruppo che nella nostra comunità onon è forse da tutti ben conosciuto o comunquenon è ben compreso per ciò che è, ma soprattut-to per ciò che fa. Stiamo parlando del gruppo MA-SCI (Movimento Adulti Scout Cattolici Italiani),un’organizzazione cattolica di scautismo peradulti. Quando è nato il gruppo MASCI? Prima de-gli anni ’50 lo scautismo adulto non esisteva, vierano delle congregazioni chiamate Compagniedei Cavalieri di San Giorgio, i cui componenti era-no soci dell’ASCI, Associazione Scout Cattolici Ita-liani, ovvero ragazzi e adulti solo di sesso maschi-

“Il valore del servizio per tutta la comunità”Scopriamo il gruppo MASCI di Lugagnano

S C O U T

diGiorgia [email protected]

Nella foto ilGruppo MASCIdi Lugagnanonella casaScout della fra-zione.

Mondo

ScoutLa Promessa

“Con l'aiuto di Dio prometto sul mio onore di fare del mio meglio:per compiere il mio dovere verso Dio e verso il mio Paese, per aiutare gli altri in ogni circostanza, per osservare la Legge scout“.

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mo anniversario, è stato un lavoro difficile e col-mo di sacrifici. Dopo aver trovato i fondi grazie alcontributo della Regione, delle banche, ecc. que-sta struttura doveva essere completata con luce,gas e acqua e probabilmente senza la generositàdi elettricisti, idraulici e muratori del nostro territo-rio tutto quello che oggi possiamo ammirare nonsarebbe stato possibile. Per l’intero gruppo scout,da grandi a piccini, quella casa è un’enorme sod-disfazione che va però continuamente mantenutae curata. Ad oggi viene sfruttata da circa un centi-naio di persone e qualcuno ne deve essere re-sponsabile. Ecco che a prendere le redini di tuttoquesto subentra il gruppo GAS, trasformatosi nelfrattempo in gruppo MASCI. Siamo nel 2007quando viene ufficializzato il passaggio da GAS aMASCI e all’interno, tutti i componenti, eseguonola loro promessa. Una promessa di impegno, ge-nerosità e sacrificio per un bene comune. Il grup-po MASCI conta ad oggi una decina di membri uf-ficiali, ma può contare sull’aiuto di ben molte piùanime volontarie che si prestano ad aiutare amantenere la casa, ad aiutare i ragazzi, a condivi-dere uno spirito di collaborazione e altruismo chein pochi contesti è possibile apprezzare. “Il grup-po ci ha dato una scossa, un nuovo entusiasmonell’affrontare la vita e le sfide che essa offre. Sipossono trovare nuovi amici e con essi creare unreale legame di fiducia”. Questo è il pensierounanime che i componenti del MASCI esprimonocon fermezza e decisione. Quello che il gruppo in-segna è che non bisogna mai smettere di impara-re, è sbagliato dare per scontato un’informazione,

una situazione, una persona. Ogni cosa ha unsuo valore, ogni individuo ha un suo valore e im-pegnarsi per gli altri, fare qualcosa di concreto èappagante, riscalda l’anima. Il gruppo MASCI nonsi limita, per così dire, a seguire le attività delgruppo scout anzi è molto attivo in tanti altri cam-pi del volontariato sul territorio. Molti dei compo-nenti fanno parte della Protezione Civile del grup-po S.O.S. di Sona, altri fanno assistenza agli an-ziani, altri sono del gruppo Carnevale e altri anco-ra sono catechisti. Ognuno nel suo piccolo cercadi essere una pedina attiva sul territorio cercandodi aiutare con i mezzi di cui dispone. Gli incontridel gruppo avvengono solitamente una volta ognidue settimane. Le serate iniziano con un momen-to di preghiera e riflessione a cui seguono poidue parti: la prima in cui vengono affrontati i pro-blemi concreti della casa scout e dell’organizza-zione delle attività d’aiuto per gli scout stessi; laseconda, invece, è caratterizzata ad ogni incontroda un tema differente. “Sono occasioni molto preziose per confrontarsi,per scambiarsi opinioni, anche per scontrarsi sualcune idee o posizioni. È un momento sicura-mente molto auto-educativo che permette unacrescita personale e un’interazione multipla conchi è presente durante l’incontro”.

Scout

Essere un volontarioè un po’ come esse-re un “servo buonoe fedele” che fa frut-tare i propri talenti

mettendoli a disposizione degli altri; dovrebbe essere questa lamotivazione principale che fa “scattare” la voglia di donare séstesso nel servizio. Penso che chi fa volontariato abbia avuto unmomento nel quale si è chiesto se non era giunto il tempo di met-tere a disposizione degli altri il proprio sapere e/o le proprie com-petenze. Fare il volontario non è una scelta legata ad una partico-lare situazione od ad un particolare incarico in un determinatocontesto ma, a mio avviso, è una vocazione. E’ una scelta di vita enon importa quando dove o come, ma l’importante è rendersi utilee contribuire a lasciare il mondo un po’ migliore di come lo si è tro-vato. Quando si parla di volontariato si parla di gratuità del dono,

ma cosa intendiamo per gratuità? Non vuol dire semplicementenon ricevere un compenso, ma vuol dire agire senza interessi per-sonali, senza ricavarne vantaggi, nemmeno di posizione. Il “com-penso” del volontario è la soddisfazione di aver contribuito a mi-gliorare la condizione delle persone e/o il contesto nel quale viveuna comunità con la conseguenza di aver migliorato anche séstesso. Fare volontariato non è un passatempo e non è donarequalcosa di superfluo; fare volontariato è impegno, fatica e rinun-cia. E’ rinuncia del proprio tempo e di quello che si potrebbe dedi-care alla propria Famiglia, è fatica nel prestare il proprio servizioanche rimettendoci economicamente ed è impegno nel garantirecontinuità ed affidabilità. Il volontario deve rispondere ad una chia-mata per soddisfare dei bisogni, senza chiedersi a priori se il modocon cui ci chiedono di operare è il modo giusto e corretto, dovreb-be agire con spirito critico ma senza porre condizioni e contribuen-do con il proprio atteggiamento e disponibilità ad un eventuale pro-cesso di cambiamento. Il volontario è chiamato ad agire senza giu-dicare. Sicuramente il primo luogo dove imparare l’importanza delservizio e la sua gratuità è la Famiglia, ma il comprendere sino infondo il valore della gratuità del servizio richiede un cammino per-sonale e di gruppo lungo ed impegnativo perché in ciascuno di noisi intrecciano continuamente egoismo ed altruismo. Per fare volontariato, infine, non è sufficiente il solo impegno per-sonale ed un forte sentimento di altruismo ma serve competenzae adeguata e specifica preparazione per svolgere al meglio il pro-prio servizio. Se un volontario non migliora sé stesso per servire,non serve per migliorare il contesto in cui svolge il proprio servizio.

L’Opinione

Servo vostro

Alessandro Donadi

[email protected]

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gendo all’ambulatorio primario un altro e poi unaltro fino a creare quasi un ospedale. Ecco cosa ci ha scritto.

Vi voglio fare partecipi del lavoro che si è svoltonel Centro sanitario in questo anno. Sono stati vi-sitati e curati ambulatorialmente 22.501 pazien-ti, la maggioranza bambini; sono stati ricoverati3.492 pazienti di cui il 95% sono bambini; visiteprenatali 1.320; vaccinazioni bambini 18.930;vaccinazioni epatite B adulti 10.221; esami di la-boratorio in totale 17.173 per malaria, emoglobi-na, tubercolosi, sifilide, parassiti intestinali, urinee feci; esami di HIV 8.408 di cui 50 positivi. Ven-gono inoltre seguiti i gruppi. Un gruppo di 28 leb-brosi menomati negli arti che vengono assistitimensilmente con cibo, sapone, sale, zappe, co-perte, a Natale e a Pasqua diamo 20.000 scelliniugandesi per un pasto diverso nella loro famiglia.Settimanalmente procuriamo cibo a circa 300bambini bisognosi; un gruppo di 70 pazienti HIVpositivi che ha deciso di vivere positivamente laloro situazione. Con loro viene fatta agricoltura:abbiamo comperato dei campi che coltivano loro,lavorando assieme, il sabato vendono il raccoltoe dividono i soldi. Hanno piantato 1.000 piante dieucaliptus per la legna che vendono e dividono isoldi. Sono stati donati al gruppo cinque muliniper macinare il grano che gesticono a turno e di-vidono il ricavato. Con le donne abbiamo provatocon il micro credito-progetto che funziona bene ecosì possono aiutare la loro famiglia. Ci incontria-

Fra i tanti auguri ricevuti in occasione delle festenatalizie, mi ha fatto piacere leggere quelli disuor Paola Caliari (classe 1931) che puntualmen-te ogni anno manda a tutti “i carissimi amici ebenefattori”. Suor Paola è una suora Combonia-na originaria di San Giorgio che da quasi cin-quant’anni vive nel nord Uganda ad Arua dove hacreato un centro sanitario per quelle popolazioni.

All’inizio dovevaessere un sempli-ce ambulatorio do-ve lei, infermeriadiplomata, davaassistenza sanita-ria ai più poveriche non potevanopermettersi di an-dare in ospedale oin ambulatori pri-vati. Pian pianocon la sua laborio-sità e genialità el’aiuto di tanti be-nefattori ha potutoallargarsi aggiun-

Saluti da... Suor Paola Caliari, missionaria di San Giorgio in Salici nel nord dell’Uganda

M I S S I O N E

di Valentino [email protected]

Suor Paola Ca-liari durante lasua missione inUganda.

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mo ogni settimana per la preghiera e il resocontofinanziario. Paghiamo la scuola superiore o profes-sionale a 40 ragazzi, quando è possibile con prefe-renza alle ragazze che sono quelle più maltrattatedai parenti. Sono tutti orfani di genitori morti diAIDS.

Ora la direzione del dispensario è passata in altremani più giovani, ma lei cura ancora l’amministra-zione meticolosa delle donazioni, e segue i gruppisopra elencati dando a ciascun la responsabilitàdell’autogestione, controlla amorevolmente che sia-no partecipi attivi per la loro sopravvivenza. Ho vo-luto raccontarvi l’impegno di questa suora che stadedicando la sua vita per gli africani più poveri chenon possono permettersi di andare nei centri pub-blici. Suor Paola ha terminato la sua lettera ringra-ziando per tutto quello che viene donato per la suaMissione, porgendo i saluti e gli auguri di buon Na-tale e buon Anno con riconoscenza.

ParrocchieLa Parrocchia di Lugagnano su Famiglia Cristiana

Il settimanale “Famiglia Cristiana” sul numero 50 del di-cembre scorso ha dedicato alla Parrocchia di Lugagnanoun ampio servizio, che riproduciamo qui sotto. L’occasioneè quella di presentare Lugagnano all’interno della seguitarubrica “Le Parrocchie si raccontano”. Nell’articolo viene

ben illustrato quanto sia viva e attiva la parrocchia dellafrazione, che risale addirittura al 1797 e che attualmenteconta ben 34 gruppi che operano in tantissimi ambiti. Pre-sente nelle due interessanti pagine anche un’intervista alParroco don Antonio Sona.

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Gli Adolescenti di Lugagnano in Toscana, alla scoperta dellebellezze dell’arte e della spiritualità Francescana

P A R R O C C H I E

gliere con gioia persone da ogni parte del mondo;dall’Europa all’America centrale e latina fino all’A-frica. L’aspetto straordinario della comunità è lafortissima coesione basata sul Vangelo, che haspinto moltissimi giovani e non solo a essere ac-colti e ad accogliere loro stessi il prossimo. È sem-brato veramente di uscire per una giornata dalmondo reale per immergersi in una dimensione to-talmente differente, che tuttavia è essa stessarealtà viva e pulsante. Un altro momento centraleè stata la visita al santuario della Verna, luogo incui S. Francesco decise di ritirarsi in solitudine, vi-vendo in estrema povertà e totalmente esposto al-le intemperie per poi ricevere le stigmate. Non so-no mancati anche i momenti di svago come la visi-ta delle città di Arezzo e Firenze. L’uscita si è poiconclusa con la visita alla piccola comunità diCampoluci, un luogo significativo per il legame trala loro e la nostra comunità. Ancora una volta i no-stri adolescenti sono stati accolti con grande calo-re e disponibilità, come se loro stessi facesseroparte della loro vita di ogni giorno. Il ritorno a Lu-gagnano ha coinciso con la consapevolezza diognuno di avere vissuto una bellissima esperienzaformativa e di condivisione.

Come da tradizione, anche quest’anno la Parroc-chia di Lugagnano ha organizzato l’uscita inverna-le del gruppo adolescenti. La quattro-giorni si èsvolta dal 27 al 30 dicembre ad Arezzo, Firenze edintorni e ha visto la partecipazione di 74 ragazzie 15 animatori, oltre al curato don Michele Zam-pieri. Durante l’uscita i nostri giovani sono stati ac-compagnati anche da una decina di ragazzi dellacomunità di Pescantina. L’esperienza vissuta dairagazzi non è stata una semplice gita di diverti-mento, ma anche un percorso di formazione econdivisione nella splendida cornice della Tosca-na. Lo si è potuto notare da subito, quando il grup-

po si è fermato a visi-tare la comunità diLoppiano: un’oasi diaccoglienza e disponi-bilità verso il prossi-mo, una comunitàeterogenea che nelcorso della sua storiaè arrivata ad acco-

di Riccardo Chesini

Adolescenti

Qui sotto glianimatori condon Michele.In basso ilgruppo davantialla Basilica diArezzo, conuna copia delBaco.

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Gli Interventi

Campo invernale: la parola ai protagonisti

L’Animatore

“Sono esperienze imperdibili”

di Gianmaria Busatta

Essere animatore (non) è sempli-ce. Chi l’ha mai detto? Certo, cisono molti privilegi e comodità:sappiamo sempre tutto (il pro-gramma della giornata, ciò che

decide il don, quanto dura il viaggio). “Tu, che sei ani-matore, sai tra quanto arriviamo?” Perbacco, quantevolte ho sentito questa domanda! Ma non ho mai rim-proverato nessuno, lo giuro, anche se avrò dato l’enne-sima risposta: “Non lo so, bisogna chiedere all’autista.”E, pure, capisco gli animati: qualche anno fa anch’io,da animato, martellavo gli animatori di allora (di cuimolti ora sono miei “colleghi”) con domande di questotipo e mi ricordo ancora le risposte, per la maggior par-te ironiche. In realtà il programma, gli orari, le partenzee gli arrivi sono superflui – quando siamo andati a Pa-rigi quattro anni fa, dopo 19 (19!) ore di autobus, nien-te è superfluo – e, diciamolo, qualche volta nemmenonoi animatori conoscevamo la risposta. Ciò checonta(va) davvero era il momento. Sì, il presente, quel-lo che stavamo vivendo in quell’istante: chiacchierate,cin cin coi bicchieri, selfie, risate, occhiaie (eh sì, hodormito pochissimo), riflessioni, camminate, indovinel-li, foto di gruppo, momenti di silenzio, sole, compagnia.Tutto questo sullo sfondo di una straordinaria Toscana,what else? Nelle sue Odi il poeta latino Orazio ha scrit-to la celeberrima locuzione “Carpe diem” (cogli l’atti-mo), che non significa solo “cogli l’occasione” o “goditiil presente”, ma anche, e soprattutto, vivere intensa-mente quel momento, senza ricercare il piacere egoi-stico, ma apprezzando le gioie più piccole e più sempli-ci. Esperienze che non ricapitano: da fare e rifare.

L’Adolescente

“Un’occasione per crescere”

di SuelenSalvetti

Personalmente quest’uscita è sta-ta particolarmente significativa. Miha fatto riscoprire amicizie impor-tanti, amiche che non rivedevo datre anni, ho conosciuto nuove per-

sone ed ho scoperto che bastano soltanto poche oreper affezionarsi a qualcuno di speciale. Penso chequeste esperienze servano molto a noi ragazzi, sia peril fatto che passiamo un po’ di giorni fuori casa senza igenitori sia perché stando al di fuori dalla quotidianitàriusciamo a crescere, maturare e conoscere un po’ dipiù noi stessi. Rispetto agli altri anni non so se questaesperienza è stata diversa, migliore o peggiore. So so-lamente che questa mia prima uscita con il GruppoAdolescenti è stata perfetta. Il primo giorno ci siamofermati nella comunità di Loppiano, dove siamo statiaccolti calorosamente. Ho conosciuto due simpatici im-migrati dall’Africa ospitati a Loppiano, e parlando conloro mi sono accorta che una cosa che accomuna lepersone che provengono da paesi differenti è la musi-ca. Ho fatto ascoltare diversi brani Italiani ma anchestranieri e sono rimasta un po’ sbalordita vedendo checonoscevano tutte le canzoni. Ci sono tanti pregiudizisu persone emigrate ma parlandoci e standoci a con-tatto capisci che ogni persona piccola, grande, uomo,donna, straniero o italiano merita di essere conosciutaper quello che realmente è. Un ringraziamento immen-so va a Don Michele che ci ha portato in un posto me-raviglioso e con amore ci ha fatto passare quattro gior-ni indimenticabili! Un grazie va anche a tutti gli anima-tori che si sono presi cura di noi ragazzi e hanno aiuta-to il don a far sì che questi giorni andassero al meglio!

di don Michele ZampieriCurato di Lugagnano

Ogni anno la nostra parrocchia, assieme a quella diPescantina, propone nel periodo natalizio agli adole-

scenti un momento di svago e crescita attraverso una "gita" di quattro giorni. Lo scorso anno sia-mo andati a Praga, quest'anno abbiamo proposto luoghi in Italia. Il programma comprendeva lavisita in Toscana: Loppiano, il santuario francescano della Verna, le città di Firenze e Arezzo. Unpercorso alla scoperta di città d'arte, ma anche di luoghi di fede. Loppiano è una cittadella co-struita sull'ideale del movimento dei Focolarini fondato da Chiara Lubich. Il santuario della Vernaè il luogo dove San Francesco ha ricevuto le stigmate. Luoghi ricchi di fede e di testimonianze. AdArezzo oltre a visitare la città abbiamo incontrato la comunità parrocchiale di Campoluci, doveera parroco il mio amico don Paolo De Grandi venuto a mancare improvvisamente lo scorso an-

no. È stato un momento forte quello della celebrazione Eucaristica, che celebravamo tutti i giorni, e poi del pranzo.Sono stati giorni intensi e ricchi di emozioni. Ringraziamo il Signore per questa esperienza.

Il Sacerdote

“Giorni intensi e ricchi di emozioni”

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Vico Badio presso Fonte del campo. I nostri com-paesani conoscono la nostra organizzazione:puntuale, capillare ed entusiasmante - prosegueMassimo Barichello. - Numerose persone nel po-meriggio di sabato hanno partecipato ad unatombolata ‘interattiva’ nel salone parrocchiale,con premi molto allettanti, tanto che poi, in tardaserata, tante erano le richieste, abbiamo conces-so alcune altre ‘manche’ di questo gioco ‘rivisita-to’”. Nel frattempo, sul piazzale, il grande freddonon ha certo affievolito il caloroso entusiasmo dibambini, giovani e famiglie alle prese con i giochiin piazza. Varie le postazioni allestite, come “cia-pa la scossa”, prendi la mira, lo schiaccianoci, ilgioco dei barattoli e misura l’altezza del salame(appeso nientepopodimeno che al campanile!).La domenica pomeriggio si è poi tenuta la grandecaccia al tesoro per le vie di San Giorgio: ben tre-

Immersi in un clima polare sabato 21 e domeni-ca 22 gennaio per la prima volta la piazza di SanGiorgio in Salici ha preso vita per donare Vita.L’Associazione ViviSanGiorgio ha ideato ed orga-nizzato la prima edizione di “Sangio al Fredo”, unevento che ha saputo “muovere” alla solidarietàmoltissime persone. Il ricavato dell’intero evento,ben 2.836,44 euro, è andato alle persone colpitedal terremoto del centro Italia. “Per inviare in tut-ta sicurezza e attraverso azioni concrete la no-stra raccolta - racconta Massimo Barichello, unodei responsabili - abbiamo sostenuto il progettodella Pro loco di Sona a favore dell’associazione

Sangio al Fredo: il successo di ViviSanGiorgio, perché la solidarietà passa anche dal gioco

C O M U N I T A ’

diGiulio [email protected]

Negli scatti il sa-lame appeso alcampanile e al-tri momenti diSangio al Fredo.

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L’Associazione

ViviSanGiorgio, nata nel 2016per animare la comunità

L’associazione Vivisan-giorgio è nata ufficial-mente il 25 febbraio2016 ed è guidata daun consiglio direttivo,rinnovato ogni tre anni:il presidente MassimoBarichello, il vicepresi-dente Federico Venturi-ni, il segretario MorisVantini e le due consi-gliere Elena Brenteganie Raluca Iancu. In col-laborazione con le altresocietà del paese come le Associazioni d’Arma o la Polisportiva, loscopo di Vivisangiorgio è quello di movimentare la frazione non so-lo in luoghi chiusi come può essere il campo parrocchiale, ma an-che per le strade del paese, in modo da comprendere la maggiorparte della popolazione. L’Associazione non richiede vincolo di tes-seramento, basta solo richiedere l’adesione ai vari eventi e averetanta voglia di partecipare e, perché no, anche di organizzare, inquanto l’associazione è sempre in cerca di nuovi collaboratori dis-posti ad aiutare e a mettersi in gioco.

dici squadre hanno, a loro volta, coinvolto tantis-sime persone del paese per venire a conoscenzadi particolari storici di San Giorgio. Quindi tantigiovani e famiglie che hanno attinto alla memoriae saggezza dei nostri anziani. Tanta allegria haanimato le nostre strade: il clima rigido delle duegiornate non ha intimorito i partecipanti e comun-que è stato mitigato da buon brulè, cioccolatacalda, bombardino e da piatti prelibati dispensatinegli stand gastronomici. “Per noi organizzatorinon è stata una passeggiata - continua MassimoBarichello -: sono stati due giorni intensi maquando il nostro pensiero andava allo scopo delnostro evento, alle vittime del terremoto ed ai su-perstiti, con rinnovato vigore ed entusiasmo ab-biamo dato il meglio di noi. Martin Luther King di-ceva: ‘può darsi che non siate responsabili per lasituazione in cui vi trovate, ma lo diventerete senon fate nulla per cambiarla’”. Ad essere soddi-sfatto della riuscita della manifestazione ancheAlfredo Cottini, vicepresidente del SOS e tra i pri-mi promotori del Progetto di Fonte Campo: “Biso-gnerebbe portare questa esperienza e questo li-vello di organizzazione anche ad altre realtà co-munali.” “Un ringraziamento speciale – termina-no gli organizzatori di “Sangio al Fredo” - va allaparrocchia di San Giorgio per averci concesso glispazi e a tutti gli abitanti di San Giorgio per la lo-ro generosità e per la fiducia che puntualmente,ormai, ci regalano. Arrivederci al Palio della pros-sima estate!”.

Una domenica importante quella che ha vissutoSona il 12 febbraio scorso. Ad ottenere un meri-tato riconoscimento è stata la figura di un pila-stro della nostra comunità: Severino Ridolfi, stori-co Maestro della Banda. Ridolfi nacque a Sonanel 1903. Nel 1920 entrò a far parte della Bandamunicipale, dove imparò a suonare il clarinetto,lo stesso strumento del padre e del nonno. Benpresto gli fu assegnato l’incarico di istruire gli al-lievi. La sua grande passione per la musica eraevidente, tanto che nel 1932 fu nominato Mae-stro del Corpo Bandistico; addirittura divenne, neiprimi anni, presidente dell’istituzione stessa. Fa-legname di professione, costruì in legno il podiosu cui i suonatori si esibivano. Fu, inoltre, per tan-ti anni organista della chiesa parrocchiale di So-na. Nel 1972 si ritirò dall’attività di Maestro dellaBanda, dopo un’attività ininterrotta di quarant’an-ni. Il suo impegno per la musica lo portò, tuttavia,a dirigere il Coro di Sona “Il mio paese”, cosìchiamato dal titolo di una delle poesie da luicomposte. Due sono stati i momenti nei quali il12 febbraio è stato celebrato il Maestro Ridolfi.Nel primo gli è stata intitolata una via situata nel-la nuova lottizzazione “Monte Olivi”, a pochi metrida località Piè di Colle, dove si trova la casa doveil maestro abitava. Presenti alla cerimonia, oltre a

Lo storico Maestro Ridolfi celebrato con una strada e una borsa di studioM E M O R I A

nipoti e proni-poti del Mae-stro, il CorpoBandistico diSona con il suoPresidente Do-riano Benedettie l’Assessorealla ColturaGianmicheleBianco, che hascoperto lanuova segnale-tica stradale:“Via SeverinoRidolfi. Maestro della Banda di Sona”. “Doveroso ricordare inquesto modo gli indimenticati meriti didattici del grande Maestrodella Banda – ha indicato l’Assessore Bianco – che ha saputocoinvolgere i ragazzi di Sona nella musica. Ha dato tanto a Sonae ora Sona, nel suo piccolo, ricambia a perenne memoria”. A se-guire, in sala consiliare, è stata consegnata – come accade daanni - la borsa di studio “Severino Ridolfi” per meriti musicali aLuca Cussolotto, studente di oboe al Conservatorio e componen-te della Banda comunale. Ad impreziosire la consegna un con-certo con il Corpo Bandistico e il Coro Il Mio Paese, in una salagremita di cittadini. Nella foto i parenti di Severino Ridolfi sotto lanuova insegna stradale. Mario Nicoli 79

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cratico e di ottenimento dei permessi è stato tut-to più semplice e scorrevole rispetto al primo an-no. “Sapevamo già come gestire la situazione –racconta Stefano Zardini, presidente del Ca5Lu-gagnano – quindi siamo riusciti ad affrontare inmaniera più serena l’organizzazione dell’evento”.Prosegue poi Davide Ferrarini, vice presidentedella squadra: “Siamo un bel gruppo, affiatato ecrediamo fortemente in quello che abbiamo alle-stito, quindi tutti i problemi che possono insorge-re passano immediatamente in secondo piano.

Siamo uniti ed è questo checi dà la forza di fare quelloche facciamo. Per noi e perl’associazione L’Acero diDaphne alla quale siamoparticolarmente legati”. Rispetto all’anno scorso le

squadre coinvolte erano 7 e non 8, ma questonon ha in alcun modo compromesso il regolaresvolgimento delle partite in un girone all’italianasuper agguerrito, tutti contro tutti senza esclusio-ne di colpi con una finale che ha regalato al nu-meroso pubblico sugli spalti un momento di gran-de divertimento e unione.Non sono mancati poi intervalli di sport differentidal calcio regalatici dai ragazzi più piccoli dellaASD Pallacanestro Lugagnano e dalle giovani pal-lavoliste del Volley Academy Not Stop. Incredibilel’entusiasmo e l’affiatamento tra le squadre, ma

Lo scorso 6 e 7 gennaio si è tenuta presso il Pa-lazzetto dello Sport di Lugagnano la seconda edi-zione del Trofeo MorePizza di calcio a cinque te-nutosi. Dopo il successo ottenuto lo scorso anno,l’evento è stato riproposto dai ragazzi della squa-dra Ca5 Lugagnano con lo scopo, ancora una vol-ta, di unire sport e divertimento al fine di racco-gliere fondi per una giusta causa: sostenere l’as-sociazione onlus per le cu-re palliative L’Acero diDaphne. Parlando con i re-sponsabili del torneo èemerso che a livello buro-

Seconda edizione per il Trofeo MorePizza di calcio a cinque,sempre all’insegna della solidarietà

S P O R T

Premiazionidel torneo e,sotto, lasquadra diLugagnanoMore Pizza.

diGiorgia Adami

“Siamo un bel gruppo affiatatoe crediamo fortemente in

quello che abbiamo allestito”

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notevole lo spirito di correttezza e sportività nonsolo in campo, ma anche nei momenti di diverti-mento.“Anche quest’anno siamo soddisfatti di quantoabbiamo fatto e di ciò che abbiamo raggiunto –racconta Mattia Zandonà, amministratore delCa5 Lugagnano – abbiamo notato una maggiorepartecipazione all’evento rispetto all’anno scorsoe questo può solo che regalarci fiducia ed entu-siasmo e pensare già ad organizzare la terza edi-zione del torneo!”.Il Baco è sempre felice di dare spazio ad attivitàcome queste create da giovani e mirate non soloal divertimento, ma alla condivisione, all’unione,all’amicizia e alla generosità nel sostenere un so-gno, un’idea, una convinzione. La convinzioneche donare un po’ di sé stessi per aiutare gli altrici rende persone migliori e rende il mondo un po-sto migliore in cui vivere.

SolidarietàDal torneo solidarietà per l’Acero di Daphne

Il trofeo MorePizza è stata un’occasione per tornare a parlare diun’associazione, L’Acero di Daphne, che già in passato noi de IlBaco abbiamo avuto il piacere di conoscere e apprezzare. Questaassociazione ONLUS nasce in memoria diLaura, una giovane donna di 26 anniscomparsa nel 2011 dopo esserestata aggredita da uno dei più ter-ribili mali del nostro mondo: ilcancro. L’Acero di Daphne siprefigge come scopo la diffu-sione delle cure palliative, ov-vero quelle cure che vengonoprestate ai malati terminali ditutte le età, dai bambini aglianziani. Questo tipo di attenzio-ni non devono essere scontate.Essere a contatto con un malatoterminale non è facile. Bisogna sup-portare non solo il corpo che pian pianoinizia a cedere, ma anche il suo spirito, lasua anima. Essere costretti a rimanerea letto, malati e magari a soli ven-t’anni (ma anche a 90) provocauna morte lenta, dolorosa e dif-ficile da gestire a livello psicolo-gico. Le cure palliative insiemealla cura della dignità dellapersona offrono la possibilitàa quegli individui malati dicancro e di altre malattie in-guaribili di alleviare la propriasofferenza e intraprendere unpercorso finale forse meno doloro-so e straziante di quello che incontre-rebbero in assenza di operatori esperti alloro fianco. A rappresentare l’associazione du-rante l’evento organizzato dal Ca5 Lugagnano sono intervenutiGiuseppe Moretto e Patrizia Scudellaro (nei due riquadri), genitoridi Laura e primi sostenitori de L’acero di Daphne insieme al figlioMatteo. Il Dott. Moretto e la moglie hanno illustrato ai presenti gliobiettivi che loro, come associazione, vogliono raggiungere nonper sé stessi, ma per le persone che necessitano del loro aiuto,dell’aiuto di un’equipe multiprofessionale in grado di prendersi incarico il malato e accompagnarlo verso l’ultima fermata della suavita con amore, premura e garantendogli la dignità che gli spettafino agli ultimi giorni. L’associazione, anche se ancora molto giova-ne, è già molto attiva e colma di iniziative e idee. Nella giornatadel 25 febbraio, alla Gran Guardia di Verona, si è tenuto un conve-gno dedicato alle cure palliative nato dall’idea di tre associazioniONLUS: L’Acero di Daphne, AIL (Associazione italiana contro le leu-cemie-linfomi e mieloma) e ASLA (Associazione Sclerosi LateraleAmiotrofica). A seguire, presso l’Auditorium della Gran Guardia,Pippo Pollina & Palermo Acoustic Quintet si sono esibiti in un con-certo benefico per le tre associazioni, in quella che è stata la loroprima tappa del tour europeo 2017. Per conoscere meglio L’Acerodi Daphne e per sostenerla in ciò che fa è possibile consultare ilsito internet www.lacerodidaphne.org oppure la loro pagina face-book “L’Acero di Daphne Onlus”.

Sport

Prima volta in azzurro per Francesca Tommasi

Esordio importante con lamaglia azzurra per la “no-stra” Francesca Tommasidi Palazzolo, che l’11 di-cembre scorso ai campio-nati europei di corsa cam-pestre di Cagliari si è piaz-zata al 14esimo posto conun ottimo tempo di 13”25.Francesca era arrivata aglieuropei grazie al primo po-sto ottenuto nella corsa campestre di CrossValmusone a Osimo. Primo sul podio in Sar-degna si è piazzata la tedesca KonstanzeKlosterhalfen con il tempo di 12”26. La no-stra Francesca arrivando 14esima si è collo-cata prima tra le italiane. Nella foto France-sca in Sardegna con la maglia azzurra.

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nia sia ai mondiali in Cina. Nel primo caso ho rac-colto il secondo posto nella mia specialità, lospeed, e il primo nella combinata delle tre specia-lità. Ai mondiali ho vinto la medaglia di bronzo,sempre nello speed, alle spalle di due atlete rus-se molto forti.Cosa ti ha colpito della tua esperienza ai mon-diali?Mi ha colpito molto l’organizzazione delle gare:era davvero impeccabile. Noi atleti siamo stati as-sistiti con grande attenzione dallo staff organizza-tivo sia nelle attrezzature che per le nostre neces-sità. Oltre a questo è stato particolarmente bellolo spirito di squadra della nazionale italiana: nonostante le gare fossero individuali per ogniprova c’era una partecipazione collettiva da partedi tutti. Questo è stato molto importante, soprat-tutto per me, perché ero in assoluto la più giova-ne del gruppo, oltretutto alla prima esperienza.Come hai vissuto dal punto di vista umano que-sta esperienza?All’inizio non volevo pensare troppo alle gare chemi aspettavano e al loro livello; ho visitato la cittàper cercare la migliore serenità. Poi inevitabil-mente, quando è arrivato il giorno della gara, il10 novembre, l’adrenalina ha cominciato a cre-scere sempre di più, fino al momento della provavera e propria. Quando ho vinto poi la finale per ilterzo e quarto posto, non sono riuscita a trattene-re le lacrime, per la gioia incontenibile che ho pro-vato in quel momento e sono subito corsa ad ab-bracciare i miei compagni d’avventura. Visti i risultati che hai già ottenuto fin qui, qualisono adesso i tuoi progetti, i tuoi obiettivi per ilfuturo?Ora che per la prima volta ho sperimentato que-ste esperienze voglio confermarmi a questi livellie soprattutto puntare sempre alla vittoria. Chiara-mente non sarà semplice, ma voglio prendereconsapevolezza del nuovo livello delle gare e nonvederle più come fosse la prima volta. Ora mi al-leno tutti i giorni e insieme ai miei genitori hoscelto di frequentare una scuola privata per po-termi concentrare sempre di più sull’arrampicata,in modo da avere per due giorni a settimana siala mattina che il pomeriggio per esercitarmi. Ilmio grande sogno ora è quello di partecipare alleOlimpiadi. Fino alla scorsa edizione dei giochi l’ar-rampicata non era contemplata tra le disciplineolimpiche, ma dalla prossima edizione, Tokyo2020, sarà inserita, anche se non è ancora chia-ro in quali modalità. Per quello che mi riguarda,farò di tutto per riuscire a convincere i seleziona-tori della nazionale, anche in vista delle Olimpiadigiovanili di Buenos Aires nel 2018.

Non ci resta che complimentarci ancora una voltacon questa giovane campionessa e farle i miglioriauguri per il futuro che la aspetta.

La notizia sulla convocazione di Giorgia Strazieri,di Lugagnano, ai mondiali di arrampicata in Cinaa Guang Zhou, pubblicata qualche mese fa sulnostro sito, ha superato le seimila visualizzazioni

e ha suscitato grande gioia in tuttoil paese. Non c’è restato altro dafare che incontrarla un’altra voltaper farci raccontare la sua incredi-bile esperienza. Giorgia, dopo lasoddisfazione degli europei è arri-vata anche una grandissima gioiaai mondiali. Cosa ci racconti di queste dueesperienze?Per me queste due esperienze so-no state grandissime sorprese ol-tre che soddisfazioni: in entrambi icasi ero alla prima partecipazioneassoluta, sia agli europei in Polo-

Giorgia Strazieri, terza ai mondiali di arrampicata in Cina“Una grande esperienza sportiva, ma anche di vita”

S P O R T

di Riccardo Chesini

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Il Questionario del Baco

In questo numero risponde al questionario delBaco Davide Mainenti di San Giorgio in Salici.Nato nel 1993 a Bussolengo, per tutta l’adole-scenza ha praticato la pallavolo, arrivando adindossare la maglia della Nazionale Italianapre-juniores. Dopo un’esperienza lavorativa inun ristorante, ha iniziato a gestire la sezioneBar della Pasticceria Mainenti di San Giorgioin Salici, precedentemente aperta dalla sorellaMartina.Il tratto principale del suo carattere?La bontà.La qualità che preferisce in un uomo?La determinazione.La qualità che preferisce in una donna?L’eleganza.Quel che apprezza di più nei suoi amici?La franchezza.Il suo principale difetto?Poca pazienza.Il suo sogno di felicità?Il matrimonio.Quale sarebbe la più grande disgrazia?Perdere la mia collaboratrice più stretta (Mar-ta).La nazione dove vorrebbe vivere?Italia.Il colore che preferisce?Blu.La bevanda preferita?Caffè.Il piatto preferito?Risotto all’Amarone.I suoi eroi nella vita reale?Mia Mamma.La sua canzone preferita?Urlando contro il cielo di Ligabue.Il suo libro preferito?Angeli e Demoni di Dan Brown.Il giorno più importante della sua vita?Il giorno che mi hanno conosciuto per quelloche sono.Quel che detesta più di tutto?La falsità.In che città vorrebbe vivere?Verona.Cosa le piace di più di San Giorgio in Salici?Senso di appartenenza alla comunità.

Cosa le piace di meno di San Giorgio in Sali-ci? Poca riqualificazione del territorio.Il personaggio storico che disprezza di più?Napoleone.Il dono di natura che vorrebbe avere?Un metabolismo più veloce.Come vorrebbe morire?In tranquillità, senza rimpianti.Stato attuale del suo animo?Felice e innamorato.Le colpe che le spirano maggiore indulgenza?Le cose non volute.Il suo motto?Tempo e paglia maturano anche le nespole.

Risponde Davide Mainenti, pasticcere a San Giorgio con la passione per la pallavolo

Liberamente ispirato al famosoquestionario di Proust, il Que-stionario del Baco consiste inuna serie di domande volte aconoscere i gusti e le aspirazio-ni personali di chi vi risponde.Malgrado la denominazionepossa indurre a pensare chesia stato creato da Marcel

Proust, il grande scrittore fran-cese si limitò a fornire le pro-prie risposte. Non si tratta diun test psicologico; ha il soloscopo di conoscere meglio sestessi e gli altri. Di volta in vol-ta viene proposto a personenote e meno note che risiedo-no nel nostro Comune

Il GiocoIl Questionario del Baco

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Volley Academy Not Stop di Lugagnano: la pallavoloper trasmettere i valori importanti dello stare assieme

S P O R T

Non mi discostomolto dal pen-siero attestanteil fatto che stia-mo vivendo unperiodo dove aregnare è lasfiducia. Sfi-ducia nelprossimo enel suo agireoppure in séstessi, nelleproprie abili-tà e poten-

zialità. Le iniziative, che vannocontro quest’ondata conformista, sono viste dimal occhio negli ultimi tempi perché siamo statiabituati o persuasi che non è possibile spiccaredalla massa e portare avanti il proprio contributoin maniera positiva e generosa. Di fronte ai giudi-zi, alle difficoltà ed ai tempi sfavorevoli contrat-tacca, però, sempre lapassione e l’amore verso ipropri progetti e convin-zioni. Questo è ciò che hopensato nell’esatto istan-

te in cui mi sono recato nella palestra dell’istitutocomprensivo “Anna Frank” di Lugagnano, dove hopotuto assistere, per un breve tempo, ad un alle-namento della squadra di terza categoria e parla-re con i responsabili della nuova società di palla-volo del nostro Comune “Volley Academy NotStop”.“Insegnare i valori dello sport: umiltà, costanza,condivisioni, determinazione, socializzazione,l’aiuto reciproco, la coerenza, l’umanità, il rispet-to delle persone e delle regole, lo spirito di squa-dra, il desiderio di apprendere e migliorarsi, lospirito di sacrificio e l’educazione al confronto at-traverso il gioco che, uniti alla capacità di orga-nizzare il proprio tempo, possono contribuire allacrescita sana e al loro sviluppo futuro”, questesono state le parole di apertura del colloquio conil Vicepresidente e Responsabile organizzativoCristian Zanetti e la Segretaria e Responsabiletecnico Denisse Lluch Gonzales, i quali ricordanoanche i nomi del Presidente Maikel Moreno Sa-las, del Coach Ramon Gato e dell’Aiuto-Coach Vi-to Giannone. L’idea di dare vita a questa nuovasocietà è nata da uno semplice scambio d’ideetra Cristian, Denisse e Maikel che si sono incon-trati grazie alle figlie, che in precedenza giocava-no nella stessa squadra di pallavolo, nella qualeperò non si riscontrava la volontà di mettere aservizio tempo, energie, conoscenze per la cresci-

ta e lo sviluppo dei ragazzi.Con il tempo nella maggiorparte delle società sportivesi è perso il vero significatodi fare questo magnifico

di Elia [email protected]

“La nostra società beneficiadell’esperienza di vita e di sportdi professionisti della pallavolo”

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sport dando maggiore importanza ad altri aspetti,soprattutto economici. “Volley Academy Not Stop”vuole colmare queste carenze ed altre: per esem-pio tecniche, metodologiche, motorie e soprattut-to di atteggiamento riscontrati durante varie vicis-situdini nei settori di squadre giovanili, benefi-ciando dell’esperienza di vita e di sport di profes-sionisti della pallavolo, insieme ad un gruppo digenitori appassionati. Dalla data di fondazione (otto giugno duemilase-dici) in poi, i soci si sono impegnati nella messa apunto di questa società fino a ottenere tantissi-me iscrizioni che sono arrivate soprattutto dal co-mune di Sona, le cui atlete erano prima sparseper tutta la provincia di Verona. Una squadra diMinivolley, U-12 e 13, U-16 e una di terza divisio-ne (17 e +18) hanno inaugurato il nuovo anno diquesta società che si pone l’obiettivo di offrireformazione per tutte le età, tutte le abilità e livellidi esperienza e che grazie all’impegno derivantedai due allenamenti settimanali (due ore ad alle-namento) ha già portato a casa diversi successi eposizioni importanti nelle varie classifiche deicampionati ufficiali FIPAV. “Vogliamo sottolineare che noi siamo un’accade-mia dove disciplina e sforzo sono posti al primopiano senza dimenticare l’importanza della curae ascolto degli atleti”: una nobile aspirazione chevorrebbe estendersi per numero di iscritti e ma-gari raggiungendo anche il settore maschile.Tale visione però è limitata dagli spazi a disposi-zione della società che per il primo anno si è do-vuta fermare e “accontentare” solo di cinquantaiscritte, ma che vorrebbe, con l’aiuto del Comune,averne molte e molti di più, nonché aumentare igiorni di allenamento. Volley Academy Not Stopmostra dedizione nei confronti dei giovani graziealle varie iniziative da loro curate, composte inol-tre da un “Camp estivo” incentrato sulla cono-scenza e contatto con la pallavolo con due alle-namenti al giorno e “Progetto Scuola” che, previo

patrocinio del Comune,offrirebbe a tutte le classiche ne faranno richiesta,la possibilità di praticaredelle lezioni di Minivolleydurante l’orario scolasticoe di approcciarne in ma-niera ludica i vari fonda-mentali tecnici. VolleyAcademy Not Stop si è do-tata di sito internet ed an-che di pagine Facebook eTwitter perché pensa chesia molto importante sta-re al passo con i tempiper comunicare e connet-tersi con i genitori, ma so-prattutto con i giovani dioggi. Un progetto ambizio-so insomma che sta get-tando delle basi solidenel presente per un altret-tanto florido futuro. Ciòche mi ha entusiasmatodi quest’intervista è statala visione di una vera pas-sione ardere negli occhidi Cristian e Denisse chenon smetterebbero mai diringraziare i genitori e col-laboratori che tutti i giornidanno loro una mano,credono e fanno in modoche questo progetto pos-sa avere successo oggi edomani. Il nostro territorioha bisogno di queste ini-ziative, perciò non abbiatepaura, credete sempre,che la vostra idea sia pos-sibile!

Pallavolo

Il coach Ramon Gato hagiocato anche nel VeronaUno degli allena-tori della VolleyAcademy NotStop è RamonGato. Cresciutosportivamente aCuba, gioca nel-le file della Uni-bon Modena lastagione 1998-99. Nel 2001,ad Anversa, as-sieme ad alcuni compagni di squadraprende la decisione di allontanarsi dalritiro della sua Nazionale, allo scopo dipoter giocare in Europa. Per poter esse-re tesserato dalla Marmi Lanza Veronadeve scontare una squalifica e attende-re il lasciapassare degli organi pallavoli-stici internazionali. Con la squadra di Ve-rona ottiene due promozioni in A1(2003-04 e 2007-08) e, nella stagione2004-05, ottiene il premio come migliorservizio del campionato, con 56 ace.Nella stagione 2010 si reca in Sloveniaper giocare nell'ACH Volley Bled. Con lanuova squadra riesce a vincere il cam-pionato sloveno, la coppa di Slovenia e ilcampionato mittel-europeo, ovvero ilMEVZA. Nella stessa stagione riesce,inoltre, ad arrivare alla Final Four diChampions League, concludendo conun sorprendente quarto posto.

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Anche lo scorso Natale il grande presepe delNAL, arricchito di nuove statue, ha fatto bella mo-stra nel Piazzale della Chiesa, testimoniando cosìla costante presenza dei Negozi Associati di Luga-gnano nel cuore del paese. Il grazie del NAL va atutti quelli che si adoperano puntualmente per al-lestirlo con passione e renderlo sempre più spet-tacolare. Speriamo che anche per le luminarie sitrovino tempi e disponibilità migliori. Ma l’attivitànon si ferma qui. Quest'anno i terremotati delcentro Italia hanno vissuto una grande urgenza diaiuto e anche i Negozi Associati di Lugagnanohanno contribuito, per quello che era nelle possi-bilità economiche, appoggiandosi all'iniziativa di

Dopo le attività natalizie, parte conslancio il 2017 per i NAL di Lugagnano

A S S O C I A Z I O N I

sostegno pro-mossa dallaPro Loco, pro Fonte del Campo, un paesino com-pletamente raso al suolo dal sisma. Con l'iniziodel nuovo anno, inoltre, molte sono le idee e ini-ziative che si vorrebbero realizzare. A breve, condata che verrà stabilita e comunicata, si terràun'importante assemblea pubblica a cui tutti i so-ci del NAL sono invitati a partecipare, portando leloro proposte innovative, per poter stendere unprogramma per il nuovo anno. “Incontrarci – spie-gano dal Direttivo - sarà anche occasione per rac-cogliere il rinnovo della quota sociale. Operare in-sieme per il Bene comune fa bene a tutti”.

La benedizionedel grande pre-sepe del NAL inpiazza dellachiesa a Luga-gnano (Foto Pa-chera)

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LUGAGNANOCartoleria Quintarelli Via Cao Prà 26 Tel. 045 514189 Edicola Castioni SergioVia Cao Prà, 30 Tel. 045.514268Edicola Mancalacqua Snc di Zocca NadiaVia Mancalacqua Tel/fax 045 8680991 La Cornice di Salvetti Elena Via di Mezzo, 8 Tel. 045 514456 L’Edicola Grande Mela Via Trentino 1Lavanderia Fasoli Via Pelacane, 2 Tel: 045 984296

Panificio Bendinelli PanearteVia XXVI Aprile, 21 Tel. 045 514130 Studio Fotografico Mario Pachera Via Cao del Prà, 20 Tel. 045 984068Ottica LucidoVia Case Nuove, 63Tel. 045514513

PALAZZOLOAlimentari Carnielli Ornella Via 4 Novembre 9 tel. 045 6080524 Cartolibreria VillaboniVia IV Novembre, 24 Tel. 045 6080402 Ferramenta Ragazzo BrunoVia Prele, 11 Tel. 045 6080042

Panificio Tacconi f.lliVia 4 Novembre 29 Tel. 045 6080055 Pizza time Pizza al taglioVia Castello n. 2, Tel. 349 1368941

SAN GIORGIO IN SALICIAlimentari da AlbertoVia Santini, 14 L’Arcobaleno di Zaramella Nadia Via Celà, 5 San Giorgio in Salici Tel. 0457190000

SONAAlimentari Cherubini Piazza Vittoria, 1 Tel. 045 6080957 Edicola El Giornal di Venturi ElisaPiazza Roma 3 a Tel 045 6081749

Giornali & Tabacchi di Brian RaissaVia Bosco, 1/a Tel. 045 6080850 Macelleria MassagrandeVia Vallecchia 4 Tel. 045 6080811 Motoscooter service di Tacconi S. Via Bosco 25/A Tel. 045 3194018 Ortofrutta da Sergio Via Salieri, 31 Tel. 045 6081810La TabacheriaVia Roma 5/1 tel 045 8680107

VERONAEdicola Lo Scarabocchio di Bombieri NicolaVia Bassone 46, Tel/Fax 045 8510653

Il Baco da Setalo puoi trovare presso...

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comunità di Luga-gnano e non sologli alpini. Gli spaziperò sono inade-guati per esporretutto il materialeraccolto, in parti-colare quello che racconta il nostro paesecom’era nei secoli passati. Ecco allora un ambi-zioso progetto, di ampliare questo spazio e direnderlo sempre più un luogo per tutti, un luo-go dove ci si riconosce, si ritrova l’identità diuna comunità attraverso i secoli. Un Museo cheè sotto la baita, ma che deve essere, e sarà, ilMuseo di Lugagnano e della sua gente. Il pro-getto di ampliamento, come si diceva è ambi-zioso. Lo è nelle finalità e anche nel realizzo.Per quello che ci sarà bisogno dell’aiuto di tutti,a partire dall’Amministrazione, che rappresental’intera collettività. Ma anche dalle altre Asso-ciazioni e dalla gente comune. Non sarà unospazio dedicato agli alpini, ma a tutti coloro chesi riconoscono nelle nostre tradizioni e nella no-stra cultura che in altro modo, in quest’epocadi relativismo culturale, si andrebbe a perdere.Ci sarà da rimboccarsi le maniche, ma questisforzi daranno un risultato che andrà ben oltrela durata di una struttura, perché la cultura si ètramandata attraverso i secoli e noi abbiamol’obbligo di preservarla e di trasmetterla alle ge-nerazioni che verranno. GDV

Lo scorso 8 dicembre è stato rinnovato il Consi-glio Direttivo del Gruppo Alpini di Lugagnanoper il triennio che va dal 2017 al 2019. Il Grup-po rappresenta una delle realtà più importantidel Comune di Sona, sia come numeri, que-st’anno si supereranno ampiamente i 200iscritti, che come vitalità. Con grande consensoè stato rieletto Capogruppo Fausto Mazzi. Il ruo-lo del vice quest’anno è andato ad un giovane,Alessandro Recchia, che va a premiare, oltre alsuo impegno, quello di tanti altri giovani all’in-terno del gruppo e vuol essere un segnale diapertura verso nuovi volti che volessero dare illoro contributo all’attività del gruppo. Gli altrimembri del Consiglio sono Adamoli Massimo,Bendinelli Giorgio, Bergamin Stefano, BonesoliLuigi, Brazioli Bruno, Chiesara Giorgio, CapriniAlex, Cicala Giordano, Cristini Roberto, Dalla Va-lentina Gianfranco, Falsarolo Andrea, Favari Lu-cio, Giardini Simone, Gozzi Aldo, Guglielmi Atti-lio, Laorno Giovanni, Lonardi Luca, LonardiOsvaldo, Masotto Marco, Olioso Severino, Pave-si Giorgio, Spada Gianluca, Spada Giuseppe,Tomelleri Luca, Turata Albino, Vacchini Piergior-gio, Valle Gianluigi e Zanin Tiziano. Tra gli obiet-tivi di questo rinnovato Direttivo, c’è quello diportare avanti il grande impegno culturale, chesi esplica attraverso delle serate a tema, maanche e soprattutto attraverso l’attività musea-le. Il Museo nel piano interrato sta diventandosempre più un luogo dove si riconosce tutta la

Nuovo Direttivo per gli Alpini di LugagnanoConfermato il Capogruppo Fausto Mazzi

A S S O C I A Z I O N I

Il nuovo Diretti-vo degli Alpinidi Lugagnanocon il Capo-gruppo FaustoMazzi.

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guardare ci hanno copiato anche gli spaghetti eMarco Polo è stato un inventore di seconda mano?Come si preparano? Avendo il torcolo a disposizio-ne è semplice. Si prendono 250 grammi o poco piùdi farina tipo 00 e 150 gr o poco meno di farina ti-po 0 (!! – secondo voi, se i vermicelli erano consi-derati un cibo povero, le massaie che parlavanouna lingua mista di celtico, retico e latino, stavanoa ponderare il tipo di farina da mescolare? – ergo:prendete 400 grammi circa di farina!). Formateuna fontanella con un piccolo buco in cima, un vul-canello (neanche il cucchiaio d’argento usa questisinonimi), rompeteci dentro 4 uova, mettete un piz-zico di sale e un po’acqua. Pronti!? Via! Inizia la fa-se di mescolamento: prima con le punte di una for-chetta, poi con le dita della mano e infine con ilpalmo (non è necessario chiamare il carpentiere).Quando l’impasto è ben amalgamato e la consi-stenza è quella giusta, avanti col torcolo: l’impastosi infila nel torcolo e si inizia a torcolare; grazie aduna piastra di rame con i fori delle dimensioni desi-derate, l’impasto verrà schiacciato e tirato a mo’ dispaghetto. Poi, i neonati bigoli, tagliati della lun-ghezza desiderata, sarà semplice farli asciugare al-l’aria, come facevano le nostre nonne con le famo-sissime taiadele e lasagnette, avendo cura di riporli

Chi, nella vita, non ha mai provato, almeno una vol-ta, l’ebrezza di venire torcolato? Torcolare è dasempre un sinonimo di spremere, pigiare, strizzare;chi può dire che un genitore, un maestro, un supe-riore non l’abbia mai messo in un angolo e “torco-lato” a dovere? E ciò è vero sì come è vero che neivecchi casali di campagna, dove si produceva il vi-no d’uso quotidiano, insieme con la ”mostarola”non poteva mancare il torcolo. Ma a noi oggi inte-ressa un altro torcolo, d’uso quotidiano un tempo,quasi introvabile oggi: il torcolo (o torchio) per pre-parare i bigoli al torcolo. Antichi antenati degli at-tuali spaghetti, i bigoli sembrano risalire a tempiantichissimi, checché ne dicano Marco Polo e i no-stri amici napoletani e pugliesi. Il loro nome derivaprobabilmente dal latino (Bom)byculus, che signifi-ca “vermicello”, un po’ per la sua linea filiforme eun po’ (forse) per indicare un cibo povero. Già il fat-to che il loro nome sembri derivare dal latino allon-tana la prospettiva cinese; vuoi vedere che a ben

I bigoli con le sardele, la quaresima e il torcoloC U C I N A , T R A D I Z I O N I E M O L T O A L T R O

diMarco Bertoncelli

[email protected]

Il BarbecueIl Barbecuee altre stravaganti avventuree altre stravaganti avventure

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su un panno su cui sia stata sparsa un po’ di se-mola, per evitare che si appiccichino fra loro comeGiulietta e Romeo, Paolo e Francesca, Renzo e Lu-cia e così via. Se non avete il torcolo provate con lachitarra ma in questo caso è meglio che vi rivolgia-te al più vicino negozio di pasta fresca, i bigoli sa-ranno accettabili anche se non saranno stati tiraticon un torcolo a manovella. Messi i bigoli a riposa-re e acceso il fuoco sotto la pentola dell’acqua sa-lata, è il momento di preparare il condimento.“Un’antica tradizione orale vuole che il pesce cheSan Zeno soleva pescare, fosse destinato ai suoipasti penitenziali. Il cibo più comune per il Santoera, infatti, costituito da poche sardine consumatelentamente in olio.” (Mario Maimeri – GastronomiaVeronese – Collana “Le Guide” – Ed. di Vita Vero-nese). Noi apprezziamo molto le tradizioni orali, so-prattutto se associate al palato. Ecco che alloraprendiamo le sarde del Garda che sono state mes-se sotto sale e conservate in capaci lattine (untempo si usavano i barili), le laviamo accuratamen-te facendole scorrere sotto abbondante acqua disorgente, le priviamo della testa e delle squame e,se riusciamo, togliamo anche le lische; non è unobbligo, se rimarranno, le lische si scioglieranno dasole.Poniamo sul fuoco un pentolino con un po’olio d’oliva del Garda o delle colline Sonesi e visciogliamo lentamente le sarde. Poi, quando anchei bigoli saranno cotti a puntino, uniamo il tutto,stando attenti a non esagerare con il sugo dal sa-pore particolarmente acuto (si può sempre aggiun-

gerne!) Questo piatto, nelle nostre contrade, erapreparato nei venerdì di Quaresima quando la fede(e non la tradizione) ci chiama a mangiare di ma-gro; personalmente vi assicuro che viene buonoanche se preparato il lunedì, il martedì, il mercoledìe così via, qualcuno, addirittura ama gustarlo an-che a Natale e durante il carnevale! O tempora, omores!Concludendo, questa antica pietanza i cui natali siperdono nella notte dei tempi, ci ricorda due cose:• La prima: che non è andando a mangiare il pe-sce prelibato e spendere cifre folli, che si rispetta-no i venerdì di Quaresima;• La seconda: che anche in Quaresima si puòmangiar bene.

Approfondiscisul nostro sito

Facendo leggere al vostro smarpho-ne il codice qui accanto potete ac-cedere alla sezione “Il Barbecue edaltre stravaganti avventure” del no-stro sito internet, dove potete trova-re tutte le buonissime ricette - tracucina, letteratura ed attualità - delnostro cuoco Marco Bertoncelli. La sezione è raggiungibile anche dal-la home page del nostro sito www.ilbacodaseta.org

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Solidarietà

Destinati a tre progetti di solidarietà i 2100 euro della MagnalongaLo scorso 11 settembre sono stati in ben674 a partecipare alla tredicesima edizionedella Magnalonga di Lugagnano. Una bellagiornata di comunità e di festa, che ha trova-to in questi giorni il suo completamento gra-zie alle importanti finalità a cui le associazio-ni organizzatrici hanno destinato il ricavato.Ad organizzare e gestire l’intera manifesta-zione, che comporta un complesso e lungolavoro di programmazione che parte addirit-tura dall’inverno precedente l’evento, sonostati l’Associazione NOI, il Gruppo CarnevaleBenefico Lo Tzigano, gli Amici di Corte Bec-carie, gli Amici della Corte Messedaglia, ilGruppo Tremadirlo, l’Avis Lugagnano, l’Asso-ciazione Parco Conti, i Negozi Associati Luga-gnano, gli Amici di Via Sarca, il Calcio Club Hellas Vero-na Mancalacqua, il Club Enologico, il Gruppo Micologi-co, l’Associazione Tennis Lugagnano, il Gruppo Marcia-tori Rossetto, il Gruppo Tempo Libero Anziani, gli Alpinidi Lugagnano, gli Instabili con l’ANTS e Il Baco da Seta.Con il prezioso supporto del SOS e della Protezione Ci-vile di Sona. La bella somma di 2100 euro, raccoltatramite questa edizione della Magnalonga, è stata de-voluta proprio in questi giorni natalizi a tre progetti disolidarietà nel corso di una cena che ha visto ritrovarsi

le associazioni organizzatrici: una parte andrà all’Asso-ciazioni “Diversamente in Danza”, che si occupa di av-vicinare persone diversamente abili al linguaggio delladanza, ma anche di sensibilizzare al tema della disabi-lità chi è attivo nel mondo artistico. Le altre due quotedi quanto raccolto è stato destinato a due concittadiniche vivono situazioni di difficoltà. Una dimostrazioneconcreta di come si possa lavorare assieme per ani-mare la comunità e senza perdere di vista l’importan-za della condivisione e della solidarietà.

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Il Baco EnigmisticoTrova l’Autore A cura di Mario Nicoli, Marco Bertoncelli

e Sofia Bertoncelli

Tutte le professioni sotto elen-cate ed espressamente richia-mate nel Baco numero 89, so-no state incorniciate nelloschema qui riprodotto; una vol-ta individuate e cancellate lelettere corrispondenti, le lette-re che rimangono, prese nel-l’ordine, ci daranno il nome di un cantautore italiano di fama internazionale. Attenzione, ilvocabolo che distingue le diverse professioni può esserescritto da sinistra a destra, dadestra a sinistra, dall’alto inbasso e così via.

AMBASCIATORE - ARCHITETTOATTORE - AUTORE - CHITARRISTA - DOTTOREDRAMMATURGO - FABBROFUNAMBOLO INGEGNEREOTTICO - PANETTIERE - PILOTAPSICOLOGA - REGISTATENORE

La Saggezza del Baco percorre vie che vanno oltre le pagine del giornaleSapreste individuarle nel Baco numero 89?

Chi l’ha detto? Pag.

1) “Mai nessuno si prendeva il rischio di superare Il lecito” ____________ (61)

2) “La festa consisteva semplicemente nell’accoglierci e coinvolgerci con le loro danze” ____________ (65)

3) “Non sei tu che fai la strada ma la strada ti camminaDentro” ____________ (67)

4) “La verità è che le ossa si formano sul palco” ____________ (71)

5) “Il pesce fa dimagrire e noi abbiamo seguito il consiglio” ____________ (50)

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Per facilitare la soluzione, tra parentesiviene riportato il numero della pagina de“Il Baco” numero 89 (il Baco dello scorsodicembre) nella quale si trova la soluzio-ne del quesito.

Orizzontali1. Il Vescovo intervistato dal nostro invia-to (4); 7. Vi è apparso un volantino anoni-mo per i ritardi nell’asfaltatura (29); 8. Gliargomenti del momento: Top … (21); 9.L’apposita area realizzata per i TIR in zo-na Grande Mela (15); 11. Là … dove fini-sce la Mandolara (17); L’EpiscOPALE sen-za la sua pietra preziosa (97); StriNGen-do forte forte al centro (3); 16. Il mese incui, nel 2011, il Vescovo Zenti visitò lanostra comunità (7); Si fa acquistandouna maglietta della Pro Loco di Sona(26); 24. Lo stato in cui si trova Quilmes(Iniziali) (50); 25. West Verona RugbyUnion (72); 28. Una brutta sindrome cheesige il rispetto di tutti (23); 29. Metà ne-gativi (30); 30. Il paradiso che si trova neiprecEDENti (30); 33. Alla fin fine, è persempre un rischio (31); 34. I soliti ignotiche nel rubare una benna si sono scorda-ti le I (32); 35. Tacconi Luigi (iniziali); 36.Lo sono gli interventi e i commenti deicittadini ai fumi che provengono da Som-macampagna (9); 37. IscrIZione al centro(79); 38. È grande quello con cui vengo-

no ricordati Angiolino e Gabriella (59); 40. Quando Sona rimane senza consonanti; 41. Il tempo che precede il Natale(38); 43. Elio Iannuzzi (iniziali) (23); 44. Lo furono le ugole di Tito Schipa e Beniamino Gigli (95).

Verticali1. Zona Traffico Limitato; 2. Gli Spolverini ……… una facoltosa famiglia (44); 3. Il colore preferito da Giampietro Tacconi(76); 4. La città in cui opera il chirurgo Riccardo Ghezzi (sigla) (62); 5. Le richiede nuove anche uno sbandamento chelambisce anche le porte delle nostre case (3); 6. Centro Sportivo Italiano; 7. Le consonanti in Luisa (45); 10. Il Borgoche a Verona è sede di un grande ospedale (sigla) (40); 12. La fine degli schiavi (5); 14. Comunità Economica Europea;17. Bielorussia e Russia (39); 18. Nelle partite di rugby, alla fine di ogni incontro, c’è un momento dedicato a mangiare,cantare e ……… (72); 19. Vi si è tenuto un torneo di calcetto condito con caldarroste (77); 20. Il famoso tenore di Roso-lotti (94); Le consonanti in divo (94); 22. Aula Magna Prima Guglielmi e Michele Cimichella – iniziali (42); 23. Un “so-cial” in cui si cinguetta (48); 25. Nella foto di gruppo del 1944, la Sig.ra Cavalli (93); 26. Così finiscono l’Imperativo, l’In-tegrativo, l’Amministrativo, il Dimostrativo, ecc. ecc.; 27. Il nuovo Welfare con tutte e (3); 31. Si è difesa per metà (91);32. In latino si sarebbe pronunciato “natus” (38); Una sezione sempre aggiornata del nostro sito (33); 39. Metà suoi(68); 41. Alpini sempre! Dall’inizio alla fine (79); 42. In mezzo al Veneto (92).

CruciBaco

Le soluzioni del BacoEnigmistico le trovatea pag. 93Avantreno del Baco

DATO - NATA…….I__COLINO - DO…….I__TOSTA - NANA….I__VITA - ALI……….…I__MENO - DEI……...I__LATO - DONNA….I__TRITO - LO…..…….I__

Trovate sette sillabe che antepostealle due parole le trasformino in altree trascrivetele a lato: potrete ottenereil nome e cognome di un personaggio storico di Sona.

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I lavori a Villa Trevisani a Sona, non solo per la sicurezzama anche per recuperare un gioiello architettonico

L A N O S T R A S T O R I A

posteriore e non originale, pertanto andrà rico-struita a regola d’arte. La pavimentazione dello

spiazzo antistante l’ingressoprincipale, che talvolta ospitamanifestazioni, non è adegua-ta e pertanto sarà rinnovata.Gli intonaci esterni subirannomodifiche secondo i criteri delrestauro moderno. Alcuni sof-fitti, pregevoli per la fatturaoriginaria, verranno lasciati avista. Anche se la maggiorparte delle spese sarà indiriz-zata alla sicurezza dell’edifi-cio, come è giusto che sia, neilimiti del possibile si cercheràdi riportare all’antico splendo-re quegli autentici gioielli diarchitettura e paesaggiodell’Ottocento che sono VillaTrevisani e il suo rigogliosoparco.

Proseguono a Villa Trevisani diSona i lavori per la messa in si-curezza della scuola dell’infan-zia, in essa ospitata, controeventuali fenomeni sismici. Acorollario di quanto ampiamen-te descritto da Enrico Olioso inun articolo del numero scorsodel nostro giornale, aggiungia-mo solo che alcune opere di ri-strutturazione dello storico edifi-cio riguarderanno anche l’aspet-to artistico-architettonico. La ba-laustra sovrastante i magazzinicomunali, ad esempio, oltre cheinsicura (se un adulto di in cer-to peso vi si appoggiasse nonsarebbe garantita la tenuta),sembra essere un rifacimento

diMario Nicoli

Cartolinainedita di Vil-la Trevisanied uno scat-to del re-stauro incorso.

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Sul sito del Baco potetetrovare una rubrica ci-nematografica. In que-sta sezione il nostro cri-tico Gianmaria Busatta,grande appassionato dicinema, recensisce ulti-me uscite sul grandeschermo e film più da-tati ma che hanno se-gnato tappe della cine-matografia mondiale. Peraccedere alla sezione po-tete far leggere al vostrosmartphone il codice QRpubblicato qui accanto ocliccare sull’icona “Obiet-tivo Cinema” presentenella barra laterale della

home page del sito. Ognirecensione prevede un’a-nalisi della trama e deisignificati, una critica del-l’opera, una valutazionedel film in stelle (da unaa cinque) e la riproposi-zione del trailer ufficialedella pellicola.

CinemaSul nostro sito spietate recensioni

Soluzioni Baco EnigmisticoCruciBaco

La saggezza del Baco

1. Alfredo Cottini (61); 2. Andrea ed Eli-sa (65); 3. Bruno Zerpellon (67); 4.Francesca Botti (71); 5. Coppie di Luga-gnano (50).

Avantreno del Baco

DATO - NATA……ANCOLINO - DO…….NITOSTA - NANA….BAVITA - ALI………….LEMENO - DEI….…..ROLATO - DONNA...MATRITO - LO……..…NI

Annibale Romani

Trova l’Autore

Andriano Celentano

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L’archivio storico comunale raccoglie una dettaglia-ta documentazione delle vicende civiche di Sonadelle quali, con due volumi pubblicati dal Baco nel2011 e nel 2014, abbiamo fornito informazioni re-lative agli anni dal 1866 al 1926. Il Baco si appre-sta a pubblicare nel corso di quest’anno un terzovolume per il periodo 1926-1951 che sarà titolato“Il Ventennio Fascista ed il ritorno alla Democra-zia”. Eravamo partiti a scrivere a partire dal 1866perché la data coincideva con la ricorrenza dei 150dall’Unità d’Italia. Durante la ricerca avevamo pe-raltro trascurato di documentarci su ciò che è pre-sente con datazione antecedente a quella data, in46 fascicoli con materiale storico a partire dal1846. Ne abbiamo però aperti alcuni e ne parlia-mo perché sono emerse alcune curiosità con spun-ti assai interessanti per collegarle alla situazionesocio-politica dei nostri giorni. Nelle immagini ripro-duciamo due documenti originali del periodo: unacertificazione anagrafica ed un passaporto. Il primoè un certificato d’anagrafe, in carta libera “per usoleva militare”, rilasciato da don Lorenzo De Vecchi,

Gli ultimi anni del Regno Lombardo-Veneto a Sona e lescelte che viviamo anche oggi

L A N O S T R A S T O R I A

di Renato [email protected]

che fu Parroco di Lugagnano, Parrocchia di S. An-na, dal 1862 al 1898. Il documento fu rilasciato atale Mazzi Pietro, di Luigi e Brentegani Teresa, natoa Sona il 5 ottobre 1858. Il secondo, datato 14maggio 1840 con validità un anno, fu rilasciato adun cittadino di Rovereto, tale Benigno Zeni, di pro-fessione “villico”, di anni 39 che intendeva entrarenel “morente” Regno Lombardo-Veneto. Il docu-mento invitava le Autorità Politiche e Militari a “la-sciare libero il passo e di prestare allo stesso in ca-so di bisogno tutta l’assistenza e protezione”. L’a-nagrafe civica era delegata dal Governo non ai Co-muni ma alle Parrocchie, punti di riferimento tota-lizzanti per ogni attività sul territorio. Il Passaportoera necessario anche per transitare da Rovereto aSona, anche se entrambi i territori facevano partedei domini degli Asburgo, seppure con sigle diffe-renti. Negli anni successivi fu richiesto, per lunghiperiodi, anche per spostamenti all’interno dellostesso Comune. I due documenti ci presentanouna società ben diversa dall’attuale: piccoli ambitiabitativi, con un forte controllo di polizia sul territo-rio. Questo schema sociale durò per molti anni, masi complicò quando, sfaldandosi gli Imperi che ave-vano dominato il mondo per secoli, prese forma lamappa geografica dei nostri giorni con molte Re-pubbliche e Regni. Di pari passo, con l’aumento delbenessere economico, si materializzarono anchecrescenti egoismi nazionali. La difesa degli interes-si “sovrani” portò ad un progressivo isolazionismo

Sotto, la certifica-zione anagraficafirmata da don Lo-renzo De Vecchi eil passaporto delRegno Lombardo-Veneto.

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ed a ripetuti contenziosi territoriali e per le aree diinfluenza commerciale. La guerra fu spesso la stra-da scelta per risolverli. La Seconda Guerra Mondia-le mise fine a questa deriva e fece rinsavire i piùche, dopo aver preso atto del prezzo pagato in viteumane, si resero conto che l’isolazionismo etnicoed il protezionismo economico può portare vantag-gi ai singoli Stati nel breve periodo, ma nel lungo,divisioni e lutti. Si avviò la felice stagione dellegrandi scelte, con accordi a tutto campo ed alla na-scita di grandi entità politiche quali l’Unione Econo-mica Europea e di importanti entità economichequali il NAFTA (North American Free Trade Agree-ment), oltre ad un prolungato periodo di pace. I politici del mondo dei nostri giorni, dimentichi de-gli insegnamenti della Storia, stanno pensando ditornare al “piccolo è bello” e al “prima l’interessedel mio Paese”?

Il Regno Lombardo-Veneto fu uno Stato dipendente dal-l'Impero austriaco concepito dal cancelliere Klemens vonMetternich all'inizio della Restaurazione seguita al crol-lo dell'impero napoleonico, la cui nascita venne sancitanel 1814 dal Congresso di Vienna. Il Lombardo-Veneto perse qua-si tutta la Lombardia (eccetto Mantova e la riva sinistra del Min-cio) nel 1859, quando questa venne annessa al Regno di Sarde-gna al termine della seconda guerra d'indipendenza italiana, ma ilRegno formalmente cessò di esistere solo nel 1866 con l'annes-sione del Veneto, della provincia di Mantova e del Friuli al Regnod'Italia sancita dal Trattato di Vienna.

La parola“Regno Lombardo Veneto”

Arte e FedeIllustrato nella chiesa di Palazzolo il quadro di Balestra

Serata di grande interesse ed emozione mercoledì18 gennaio, con la chiesa di Palazzolo quasi piena,per assistere alla presentazione e illustrazione delquadro del famoso pittore veronese Antonio Balestra(1666-1740) raffigurante Abramo e i tre angeli, col-locato a fianco dell'altare maggiore. L'iniziativa è sta-ta promossa in occasione della mostra a Castelvec-chio delle opere del pittore e curata dalla DirezioneMusei d'Arte e Monumenti del Comune di Verona incollaborazione con il Servizio per la Pastorale dell'Ar-te Karis con direttore Don Antonio Scattolini di Palaz-zolo. Il parroco Don Angelo Bellesini ha presentato laserata ringraziando gli organizzatori, Don A. Scattoli-ni ha dissertato sulla "Lettura iconologica del dipin-to", quindi Ilaria Turri della Direzione Musei d'Arte eMonumenti del Comune di Verona ha presentato"L'ambito storico artistico" e Micaela Sgrò ha conclu-so con le "note sul restauro", da lei eseguito nel2011. E’ intervenuto anche il prof. Andrea Tomezzoli

ricercatore in storia dell’Arte Moderna presso l’Uni-versità degli Studi di Padova. La serata è stata allie-tata da intermezzi musicali suonati da Chiara Isepa-to con la sua arpa. Alla fine Mariuccia Armani (nellafoto) ha letto un brano storico tratto dal memorialedi don Bernardino Isalberti, trascritto da LorenziniGaziella e Domizio Bagnara. "... in questo medesimoanno 1833 furono offerti due quadri dai signori:Schizzi nobil Signor Cavalier Folchino e il signor Pao-lo Segattini, le altre spese peraltro accessorie, cometela di rinforzo incollata, nuovamente intelarate, ri-toccati, incorniciati, trasporto da Verona, e collocatie fatte le cornici di stucco e cornici dorate in tutto esenza l'importo dei quadri fu speso talleri 14. Ed ilquadro dell'Abramo che fece il nostro veronese An-tonio Balestra costò al suddetto signor Segattini 16talleri e poi 6 per rialzarlo e ritoccamento. E il signorCav. Schizzi pagò 12 talleri com'era. Ed è il quadrodi Agar e Ismaele citato ed è opera bella di certoMarco Antonio Franceschini pittor bolognese".

di Luigi Tacconi

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Il tesoro di San Rocco: ventinove monete di epoca romanaL A N O S T R A S T O R I A

riali rinvenuti meritano senz’altro menzione le mo-nete antiche, di varie epoche. Nella foto che

pubblichiamo si vedono ventinovemonete, tutte segnalate alla So-

praintendenza Archeologicadel Ministero per i Beni ele Attività Culturali, non-ché citate nel libro del-la Regione Veneto "Ri-trovamenti monetalidi età romana nelVeneto". Alcune sonopurtroppo rovinateed è difficile ricono-scerne l’epoca; altresono in discreto statodi conservazione, e raf-

figurano addirittura im-peratori romani come Dio-

cleziano e Costantino(quest’ultimo nell’immagine nel

tondo). Di fronte a questi reperti numismatici, viene

spontaneo chiedersi come abbiano fatto a finireper terra. Forse caddero dalla tasca o dalla borsadi qualche abitante del luogo, e di residenti cen’erano, visto che durante lavori di scavo di alcunianni fa sono state viste fondamenta di case anti-che. Coloro che persero le monete le avranno cer-cate affannosamente dappertutto, non immagi-nando che sarebbero state ritrovate… duemila an-ni dopo!

Molti non lo sanno, ma San Roc-co - località di San Giorgio inSalici - è una zona ricchis-sima di storia. Non ci ri-feriamo soltanto allachiesetta cinquecente-sca dedicata al santoche dà il nome alluogo, o a importanticorti rurali comequella del Turco; maanche a ritrovamentidi tracce dell’antichità.Alcuni agricoltori che la-vorano quelle campagne,infatti, ogni tanto trovanoper terra dei reperti, li raccol-gono e li conservano. Fra i mate-

diMario Nicoli

Approfondiscisul nostro sito

Facendo leggere al vostro smarpho-ne il codice qui accanto potete acce-dere sul nostro sito internet alla se-zione dedicata ai documenti storiciche il Baco mette a disposizione deilettori, per scaricarli e consultarli.

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La vita dei mezzadri sul nostro territorio con la crisidei primi anni del 1930

L A N O S T R A S T O R I A

Doveva essere dura la vita dei mezzadri del nostroterritorio dopo la grande crisi del 1929, alle preseanche con siccità e grandine. Per farcene un’idea,pubblichiamo alla lettera le domande di due fami-glie di mezzadri, poi emigrate altrove, rivolte al Po-destà Luigi Tonelato, per avere almeno un sussidioper la scuola.Egreggio Signor PodestàSpero che avrà la Bontà di Perdonarmi se vengo aDisturbarlo con Questo mio mal scrito. Ma avendostrettissimo bisogno non posso tratenermi di chie-derli questa mia domanda avendo molti Figli damantenere e tre che deve frequentare la scuolaDunque Anni critici uno peggio dell’altro e dopo legran speze tempesta ogni anno poilo stesso cè le tasse da Pagare,che importa essere mezadri inquesta maniera? Siamo peggio deiBraccianti e non siamo consideratidi più che nela mia Famiglia que-stano abiamo anche la Tempestain caza perché non potendo sodi-sfare il Debito col Patron cià tratte-nuto tutta la nostra Parte comin-ciando dai Bozzoli e fino a Luva.Come potremo vivere noi in 12 inFamiglia prima dovremo pensareper il vitto e almeno il necezzariovestire e poi penseremo per i qua-derni. Dunque se L’ei Crede aiutar-mi almeno passarmi almeno unamettà faremo tutti i sforssi possibilianche noi perché non mi perda lascuola altrimenti io dovrò penzareprima per il Pane e poi i Quaderni.Spero che non mi negherà questamia Domanda che mi rincrezzere-be aver i Figli senza poter mandarlia scuola. Anticipatamente lo Ringrazzio e Distinta-mente lo Saluto e mi Firmo.Nota della maestra Maria Sabbion: “Gli scolari so-no tre, le annate critiche. Ne sussidino almeno unoquella di III”. Egreggio Signor PodestàVengo con queste due righe dandoli notta dellemie condisioni o due Bambine da mandare a scuo-la dunque io per mandarle le mando ma per com-prarli i libri non mi sento in caso perché o 4 Campidi terra a messadria e siamo in 6 che vive su que-sta speransa e il piu che ci sia e Luva dunque l’an-no scorso suta e Tempesta e questanno Tempesta

di Luigi [email protected]

dunque prossima l’invernononce ne vito e ne vestitobottega da pagare e affittodi casa lostesso e nienteda tirar aman dunque spe-ro che anche lei mi faciaquesto favore di passarmii libri se no io nonposomandarle dunque una ri-pette la 3 e il libro di lettu-ra le a l’altra fa la 2 dun-que ci sarebbe i quadernie il libro di seconda dun-que spero che lamia do-manda sia dalei sauditaringrasiandolo anticipata-mente.Nota della maestra MariaSabbion: “Le condizionidegli agricoltori sono

quanto mai precarie dopo la grandinata. L’annoscorso una di queste piccole fu sussidiata. Que-st’anno la maggiore ha bisogno solo della cancelle-ria”.Riproduciamo una foto storica di alunni nati nel1926, dei quali alcuni ancora viventi. Non è ancorastata riconosciuta la maestra, che non è la mae-stra Sabbion. Il sesto da sinistra della fila superioreè stato riconosciuto essere Molinarelli Giovanni(Gioanin Sestàr) (1926 2011). Se qualche nostrolettore riconosce qualche parente è cortesementeinvitato a segnalarlo a [email protected],gli invieremo la fotografia.

La mezzadria (da un terminederivante dal latino che indi-ca "colui che divide a me-tà") è un contratto agrariod'associazione con il quale un proprie-tario di terreni (chiamato concedente)e un coltivatore (mezzadro), si divido-no (normalmente a metà) i prodotti egli utili di un'azienda agricola (podere).La direzione dell'azienda spetta al con-cedente. Nel contratto di mezzadria, ilmezzadro rappresenta anche la suafamiglia (detta famiglia colonica).

La parola“Mezzadria”

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Località Fenilon a San Giorgio in Salici: un antico luogo ed i suoi racconti

L A N O S T R A S T O R I A

Monte Riondo: un racconto tra fantasia e realtà.Un’antica leggenda che si perde nella notte deitempi ha lasciato un forte impatto nella fantasiapopolare. E’ giunta fino ai nostri giorni medianteracconti orali tramandati da persone che abitaro-no questo luogo. Alcuni anziani narrano che sottoil monte chiamato Riondo, rotondo, che dominaun tratto di pianura da un lato e la valle del fiumeTione dall’altra e dicono sia artificiale perché for-mato da tante carriolate di terra portate a mano,vi era una caverna da cui si diramavamo cunicoliche giungevano fino al castello di Valeggio. Nullavi è di certo, ma le persone del luogo dicevanoche vi era in zona una striscia di terreno che era

sempre secca proprio come sesotto vi fosse qualcosa che ne im-pediva la fertilità. Sopra il monteche allora terminava con una for-ma a cocuzzolo, vi era una bucaprofonda un metro e larga cinque.Battendo col bastone sopra la bu-ca si aveva l’impressione che al-l’interno ci fosse un vuoto. Vicinoal Monte Riondo nei presi dellacorte Fenilon vi era una pietraben sagomata con incisi dei segniche si diceva rotolata dal monteRiondo. Su questa pietra spesso ibambini saltavano, si sedevanoper ascoltare dei racconti o gioca-vano. Alcuni dicevano che sulmonte rotondo un tempo, gentipagane si dedicavano ad unostrano culto, quello del Vitello d’o-ro, un animale mitico sepolto si-

curamente ancora oggi sotto il monte. Il luogo siarricchì di magia e mistero, la fantasia popolare elo scherzo presero forse il sopravvento ed eccoche sul posto nacquero strani eventi, come quellodei cavalli chiusi nella stalla che al mattino veni-vano trovati con le code racchiuse in una treccia.Sicuramente opera di streghe. Oppure racconti dicome stando seduti in cima al monte ci si potevalavare i piedi nel fiume Tione senza dover scende-re sulla riva, evento magico. Ancora si parlavaspesso di come stranamente sul monte l’albera-tura cresceva solo nella parte rivolta al tramontodel sole, scherzo sicuramente del maligno, il dia-volo. Il monte Riondo, forse proprio per quella suaforma di cumulo rotondo simbolo antico di sacrali-tà, è stato da sempre un luogo interessante per lagente del posto. Fino a non molto tempo fa, era illuogo d’incontro per le famiglie di Rosolotti e Olio-si che proprio su questo monte festeggiavano la“Pasquetta”.Storie evocate da Benvenuto Buio (classe 1930);Mario Bordignon (classe 1896); Pietro Lugo (clas-se 1931); Cesare Bortolazzi (classe 1931).

La scelta di pubblicare articoli che hanno radicinel territorio è stata pensata per suscitare nel let-tore meraviglia, curiosità e interesse verso un luo-go di vita abituale e per incentivare una visionedella “storia” attenta alla globalità delle esperien-ze umane. Così Paolo Montina nel suo libro “Fol-klore ipogeo” introduce l’argomento: “Fin dallapreistoria l’uomo immagina la grotta come la di-mora di esseri soprannaturali artefici di eventiche avvenivano nel suo mondo primitivo.Da queste credenze non furono esenti neppure legenti più civili della nostra storia antica che popo-

larono le grotte di esseri mitologici come: i diavoli,le streghe, i lupi e i draghi”. Il Monte Riondo e la caverna del diaolo.Una leggenda popolare raccolta dallo scrittore ve-ronese Ernesto Barbieri, riporta il racconto della“Caverna del Diaolo”, in riferimento alla localitàdetta Monte Riondo. Questa leggenda, egli sostie-ne, fu forse alimentata dalla materia fisica delluogo ricco di accumuli di sassi e pietre abbando-nate dal ghiacciaio retico nelle lontane epochegeologiche. Il nome “Caverna del diaolo” dato aduna grotta che si trovava sul luogo ebbe derivan-za da un fenomeno che si verificava al suo inter-no. Ad una certa distanza dall’imbocco dell’antrooscuro, le candele che servivano per illuminarlo sispegnevano improvvisamente per la mancanza diossigeno. Questo fatto venne attribuito dalle gentidella zona al maleficio del diavolo, abitatore diquell’abisso. Ecco perché, sosteneva Barbieri, lemamme di Oliosi, Rosolotti, Santa Lucia dei Montie San Giorgio in Salici, quando i bambini faceva-no i capricci erano solite dire: “Arda che te portodal diaol a Monte Riondo”.

diMaria Grazia Quagini

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Lavorazioni quali:

apertura di serrature (porte blindate, ecc...), sostituzione di serrature di qualsiasi genere, controllo di cancelli automatici, preventivi per automatizzare

cancelli automatici, costruzione di cancelli e cancellate, costruzione di inferriate lavorate e semplici, costruzione di serramenti in alluminio,

costuzione di scale d'arredamento, manutenzione di condomini.

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