Il Culto Gnostico Della Maddalena

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    Il culto gnostico della Maddalena

    Dal mosaico di Otranto alle basiliche paleocristiane di Cimitile,attraverso opere letterarie ed architettoniche

    fino agli ultimi custodi, i Catari ed i Templari

    (Sabato Scala)

    Introduzione

    In un precedente (doppio) articolo1 dedicato al mosaico di Otranto, intrigante e complessa operamusiva realizzata tra il 1163 ed il 1165 dal monaco Pantaleone della abbazia di Casole, abbiamo

    proposto un nuovo percorso interpretativo ripartito in due distinte fasi:

    a. L'analisi del significato filosofico e teologico della macchina simbolica musiva effettuato

    attraverso gli stretti (a nostro avviso) legami tra il mosaico e gli scritti gnostici scoperti nel 1945 aNag Hammadi con particolare riferimento al Vangelo di Filippo.

    b. L'analisi del messaggio criptico dell'opera in chiave storica a partire da quello che poteva essere ilpunto di vista di uno gnostico, quale a nostro avviso era Pantaleone, collocato nel quadro dellacultura medioevale del 13mo secolo. In particolare abbiamo illustrato la possibilit di leggerenell'opera un complesso messaggio nascosto che illustra l'origine e la fine della stirpe Merovingiacollegandola attraverso leggende medioevali ed eresie di origine gnostica al viaggio di MariaMaddalena in Francia avvenuto dopo la morte di Cristo. In particolare abbiamo evidenziato lostretto legame tra la corona del mosaico ed i re Merovingi con particolare riferimento a reDagoberto II di Austrasia del quale vengono, a nostro avviso, chiaramente indicate la data di morte,le modalit, le cause ed il mandante del suo assassinio.

    In questo nuovo lavoro proporremo un viaggio attraverso i documenti che avvalorano la chiaveinterpretativa storica proposta nella seconda parte del precedente articolo. Avremo occasione,

    proprio a partire dai suggerimenti che nascono da questi documenti letterari ed architettonici, diampliare il quadro dell'analisi ed approfondire alcuni elementi simbolici dell'opera di Pantaleonenon completamente sviscerati. Prima di procedere, per, in questo nuovo viaggio attraverso l'opera,segnaliamo l'imminente, uscita del nuovo lavoro dell'amico Corona2 che ha, ormai un anno fa,ispirato le nostre ricerche ma che propone un percorso interpretativo radicalmente diverso dalnostro individuando nella chiave spirituale pi che in quella teologico-politica il metro di lettura del

    simbolismo musivo. Il nuovo lavoro del Corona ricostruisce lo sfondo culturale in cui si formal'opera di Pantaleone soffermandosi su interessanti aspetti quali la preghiera isicastica basiliana el'ebraismo nell'Italia meridionale del tempo. Singolari sono i paralleli tra alcune raffigurazionimusive e brani danteschi della Divina Commedia.

    LaLegenda Aurea e la Maddalena

    Il pi antico documento che propone la incredibile storia della presenza della Maddalena inProvenza dopo la morte di Ges, la Vita di Maria Maddalena, opera pubblicata intorno al IXsecolo da Rabanus Maurus arcivescovo di Mainz (Magonza), ma il testo che pi ampliamenteaffronta questo tema e che aggiunge maggiori dettagli di certo la Legenda Aurea scritta nel 1260

    da Jacopo de Varagine. Qui di seguito proponiamo una sintesi ottenuta stralciando parti del libroquarto che l'autore dedica alla leggenda della Maddalena3.

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    Maria Maddalena prende il nome da Magdalo, un castello, nacque da nobile lignaggio e dagenitori di sangue reale. Suo padre si chiamava Ciro e sua madre Euchasia. Lei con suo fratello Lazzaro e sua sorella Marta possedevano il castello di Magdalo, che sorge a due miglia daNazareth e da Betania ... In quel tempo all'apostolo S. Massimino, che era uno dei 70 discepoli delsignore cui fu affidata la Maddalena per ordine di S. Pietro, in seguito dopo che i discepoli furono

    partiti, S. Massimino, Maria Maddalena, Lazzaro suo fratello, Marta sua sorella, Marcella serva diMarta, e Santa Cetonia che era nata cieca e che aveva riacquistato la vista grazie al Signore,insieme ad altri cristiani furono catturati dai miscredenti e caricati su una barca priva di remi etimone perch affogassero. Ma la bont di Dio onnipotente li condusse tutti a Marsiglia ... In

    seguito accadde che il principe della provincia e sua moglie fecero sacrifici per ottenere un figlio eMaria Maddalena che aveva parlato loro di Ges Cristo gli imped di compiere quei sacrifici ...allora il principe disse io e mia moglie saremo lieti di adempiere a tutte queste cose se tu riusciraiad fare in modo di farci avere un bambino attraverso le preghiere al tuo dio ... il Signore ascolt le

    sue preghiere e la donna concep. Suo marito decise che sarebbe partito per andare da S. Pietro everificare se era vero ci che aveva ascoltato dalla Maddalena. Sua moglie ... gli chiese di portarlacon lui. Dopo che ebbero veleggiato un giorno ed una notte vi fu una grande tempesta ... a causa

    del temporale e della tempesta il bimbo che portava in grembo mor ... Ahim disse, cosa far?Desideravo avere un figlio e ho perso moglie e figlio ... E pensarono che fosse meglio indirizzare lanave verso terra e seppellirlo l per evitare che fosse divorato dai pesci del mare ... Quando giunseda Pietro, egli vide la croce sulla sua spalla e gli chiese chi fosse e perch era giunto fin l, cosegli gli raccont tutto quanto era accaduto ... Quindi Pietro lo condusse a Gerusalemme e glimostr tutti i luoghi ove Ges aveva predicato e fatto miracoli ed il posto ove aveva sofferto ed eramorto e dove era asceso al cielo. Dopo che fu ben istruito nella fede da S. Pietro e dopo che furonotrascorsi due anni egli ripart per Marsiglia ... Veleggiando sulla rotta di ritorno giunsero, pervolere di Dio, nel luogo in cui aveva abbandonato i corpi della moglie e del figlio ... Il piccolo cheaveva ottenuto grazie a Maria Maddalena si alz ed and verso la spiaggia e come tutti i bimbi

    piccoli, prese delle piccole pietre e le lanci in mare ... Quando il bimbo li vide, non avendo maivisto altre persone prima, ebbe timore e corse a nascondersi sotto il mantello della madre ... il

    padre sollev il mantello e vide il bimbo che poppava al seno della mamma ... Allora prese suofiglio tra le braccia e disse: Oh Maria Maddalena ora io so e credo davvero che sei stata proprio tua darmi mio figlio, lo hai alimentato e tenuto in vita due anni su queste rocce ora ridonami suamadre e riportala cos com'era a me. A queste parole la donna inizi a respirare e prese vita ...Giunsero in fretta a Marsiglia ... e trovarono Maria Maddalena che pregava con i suoi discepoli ...e le raccont ci che era accaduto ... ricevette, cos, il battesimo da S. Massimino. Distrussero itempli degli idoli a Marsiglia e costruirono le chiese di Ges Cristo. S. Lazzaro fu scelto qualevescovo di quella citt e dopo di ci si trasferirono ad Aix ... e l S. Massimino fu ordinato vescovo... Egesippo con altri libri di Giuseppe, concordano abbastanza con la storia narrata ... .Al tempo

    di Carlo Magno nell'anno di nostro signore 771, Gerard duca di Burgundia non aveva avuto figlida sua moglie sebbene avesse dato sempre elemosine e avesse costruito molte chiese e molticonventi. Dopo che ebbe costruito l'abbazia di Vesoul, egli e l'abate del convento spedirono unmonaco per trovare e portare al convento, se possibile, le spoglie di Maria Maddalena. Quando

    giunse nella citt la trov distrutta dai pagani ... Poi, per fortuna, trov il sepolcro ... quindi eglitorn ... Presto il duca ebbe un figlio dalla moglie ... Alcuni dicono che Maria Maddalena fosse

    sposata con San Giovanni quando Cristo lo chiam dal matrimonio e quando egli fu chiamato viada lei ella si indign per l'abbandono di suo marito e si diede ad ogni tipo di lussuria, ma poichnon era giusto che la chiamata di San Giovanni fosse occasione per lei di dannazione, nostroSignore la convert ...

    Non vogliamo entrare nel merito della attendibilit storica della narrazione, ma evidente chequest'opera costituisce una incredibile commistione di tutte le tematiche e le leggende, pi o menoantiche, che ruotano intorno alla Maddalena. La sua collocazione cronologica non distante da quella

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    del mosaico e la presenza di testimonianze ancor pi antiche che precedono di circa 200 anni la datadi costruzione del mosaico, ci suggerisce l'esistenza di un complesso substrato consolidato ditradizioni legate alla presenza della Maddalena in Provenza e che certamente erano patrimonio delcolto monaco casolano.

    Legenda aurea, Jacobus de Varagine

    Manoscritto francese prima met del14mo sec.

    Phyllis Goodhart Gordan Collection

    Legenda aurea, Jacobus de VaragineNuremberg: Georg Stuchs de Sulczpach,Ottobre 1488

    Bryn Mawr College Library'sCollections.

    Codice XXXVsec. XIV, foll. 318

    in pergamena (cm 37 x 25)

    Vita Diversorum Sanctorum et Praecipue Vita S.tiEusebii cum Ethimologiae Dictorum SanctorumIacobi de VaragineConservato presso il museo del Duomo di Vercelli

    Le ipotesi interpretative avanzate, assumono una dimensione diversa anche osservando lo strettolegame tra il mosaico ed il Vangelo di Filippo, unico apocrifo che propone un legame tra Ges e laMaddalena che andava ben oltre quello discepolo-maestro ("e spesso la baciava sulla bocca" Vang.

    Fil. 64,2).

    Chi disponeva delle conoscenze esposte cos in dettaglio nella Legenda Aurea, delle informazioniintriganti sulla centralit della Maddalena e sul suo rapporto privilegiato con Cristo tratte dalVangelo di Filippo e comuni a tutta la letteratura gnostica, poteva a ragione collegarle cos comeabbiamo proposto nei precedenti lavori.

    Ma andiamo a vedere nel dettaglio alcuni elementi che riteniamo rilevanti ai nostri fini:

    http://www.brynmawr.edu/Library/Exhibits/BooksPrinters/printvorag.htmlhttp://www.brynmawr.edu/Library/Exhibits/BooksPrinters/msvorag.html
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    - Nel testo viene chiaramente legata l'origine del nome Maddalena all'ebraico Magdal (torre)attraverso la discendenza della donna da una stirpe nobile ed il fatto che abitava in un Castello.Questa osservazione rende l'immagine della torre un ottimo sostituto simbolico della Maddalenachiaramente comprensibile al pubblico medioevale cui si rivolge Pantaleone. Di conseguenzal'associazione proposta tra la torre di Babele che campeggia nel mosaico e l'albero (simbolo della

    croce di Cristo nel Vangelo di Filippo) diviene pi che legittimo. Non va dimenticato, inoltre, chePantaleone raffigura una torre di Babele merlata tipica di un castello fortificato.

    - La Legenda parla dell'arrivo della Maddalena in Francia e dei suoi rapporti con un principe delluogo legando la fede del principe alla nascita di un figlio dalla moglie sterile grazie allaintercessione della Maddalena. In questo quadro la leggenda sul capostipite della stirpe Merovingia,Mervee, nato dallo stupro della madre di Mervee ad opera del mostro marino denominatoQuinotauro, poteva, a ragione, essere collegato alla Maddalena specie stante l'assonanza tra il nomedel bimbo (Mervee appunto) e quello di Maria di Magdala.

    - Il legame tra la leggendaria origine dei Merovingi, il Sangue Reale (Sang Real - SanGraal) e

    quindi il sangue di Cristo avvalorato dalla incredibile storia del ritorno in vita prima del figliolettoe poi della madre. Il figlio, morto e poi tornato alla vita, nasce dal grembo di una madre morta ed inseguito tornata in vita, tutto grazie sempre alla Maddalena. Il bimbo sopravvive miracolosamente,

    per due anni privo di cibo. La sterilit dell'uomo, e la storia nel suo complesso, collegata al mare edalla presenza solitaria del cadavere della donna per due anni nei pressi di una spiaggia sconosciuta,

    poteva essere legittimamente collegato al mostro Quinotauro ed allo stupro della moglie del primore dei Merovingi fino ad allora rimasto privo di eredi. La mente sottile e teologicamente preparatadal substrato gnostico del Vangelo di Filippo, di Pantaleone, non doveva far altro che ricollegare il"rapporto particolare" della Maddalena con Ges al bimbo che lo stesso principe riteneva,chiaramente, figlio "spirituale" della Maddalena.

    - Il viaggio che il padre dellaLegenda compie verso Roma e successivamente verso Gerusalemmeinsieme a Pietro, descrive, chiaramente, l'itinerario di un pellegrinaggio che, in epoca di Crociate,

    pochi anni dopo la nascita dell'Ordine Templare sorto in difesa dei pellegrini diretti in Terra Santa,assumeva un significato simbolico particolarissimo. Per un uomo, come Pantaleone, folgorato dallasua visione gnostica dovuta, forse, al possesso di una vasta biblioteca di testi ritrovati durante lemissioni dei crociati, immerso e convinto del legame tra i Merovingi ed il Sang Real, vissuto fin da

    piccolo in una citt che era porto fondamentale verso la Terra Santa poteva legittimamente esserevisto come il ritorno della stirpe regale di Cristo alla sua terra finalmente riconquistata.

    - Il matrimonio tra Giovanni e la Maddalena, precedente la sua chiamata all'apostolato, non fa altro

    che avvalorare la presenza di voci non ortodosse che ipotizzavano legami tra i discepoli e tra questied il Cristo, diversi da quelli puramente spirituali. Possiamo immaginare a quali conclusioni fossegiunto Pantaleone affiancando una simile ipotesi al rapporto stretto tra Ges e la Maddalenachiaramente indicata nel Vangelo di Filippo.

    - LaLegenda indica in Aix la prima tomba della Maddalena, ma parla anche del trasferimento dellespoglie nell'abbazia di Vesoul nella parte centro orientale della Francia.

    - La Legenda riporta anche alcuni miracoli compiuti dalle reliquie della Maddalena collegatisempre, a sterilit miracolosamente risolte e a persone miracolosamente tornate in vita. Il tema dellafertilit e della resurrezione chiaramente vincolato alla Maddalena e di conseguenza logico

    ipotizzare un legame pi o meno inconscio, tra i poteri miracolosi del Graal in grado di guarire maanche di resuscitare i morti, il sangue di Cristo ed il grembo della Maddalena. In questo caso, per,

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    c' un chiaro substrato leggendario, dimostrato dal presente testo, che rende non solo legittimo mapressoch automatico questo legame.

    Una volta legittimato su base documentale, lo sfondo culturale e leggendario che riteniamo abbiaguidato Pantaleone nella realizzazione del mosaico, passiamo ad analizzare l'elemento pi

    enigmatico dell'opera: la raffigurazione di re Art.

    La leggenda di Re Art nei documenti dell'epoca

    Il richiamo esplicito alla leggenda arturiana, che nel mosaico di Otranto segnalata dallaraffigurazione di Re Art a cavallo di un caprone, non rappresenta affatto un caso isolato nelterritorio pugliese, ma cronologicamente preceduto e seguito rispettivamente, da altre due rilevantiopere architettoniche: la cattedrale di S. Nicola di Bari realizzata tra il 1087 ed il 1108 e lo stupendoed enigmatico edificio di Castel del Monte realizzato tra il 1240 ed il 1250.

    La chiesa di S. Nicola fu edificata per contenervi le spoglie del santo riportate il 7 maggio del 1087

    in Italia dalla Terra Santa, grazie ad una ardita spedizione di alcuni mercanti. Le caratteristichemiracolose attribuite alle spoglie del Santo hanno non poche affinit con i poteri di guarigioneattribuiti al Graal, ma l'aspetto pi interessante di quest'opera di certo, la raffigurazione di Re Artinsieme ad una rappresentazione stilizzata del nascondiglio della preziosa coppa4. Particolarmenteinteressante la raffigurazione dei cavalieri in lotta armati alla normanna con scudo lancia espadone che combattono ai lati di una costruzione a forma di torre munita di una vistosa serratura.La raffigurazione stata collegata a quella simile del "Duomo di Peschiera" a Modena che reca icavalieri del ciclo arturiano indicandone i nomi.

    Diverso il discorso per Castel del Monte. costruzione voluta da Federico II e che la leggendavuole sia stata realizzata con il solo scopo di tenervi nascosta la preziosa coppa. Che la leggenda siavera o meno, certo che il Castello non sembra essere stato costruito n come dimora n comesemplice fortezza e lo scopo pratico rimane ad oggi non chiaramente identificabile. La costruzione ricca di simbolismi esoterici. Una leggenda vuole che i Cavalieri Templari5 avessero affidato ilGraal all'Imperatore, affinch lo preservasse dalle distruzioni scatenate dalle Crociate.

    A questo punto interessante sapere quando fanno apparizione sulla scena letteraria, le storieconnesse a Re Art ed al Graal. La pi famosa opera che parla del Graal risale al 1190 anno della

    pubblicazione del Perceval le Gallois ou le Compte du Graalad opera di Chrtien de Troyes, ma laprima vera apparizione letteraria della storia di Re Art databile al 940 anno in cui furonopubblicati gliAnnales Cambriae le cui storie coprono un arco di tempo di ben 533 anni a partire dal

    447. Il testo che, per, d origine alla leggenda di re Art la Historia Regnum Britannie opera diGeoffrey of Monmouth completato nel 1139. Possiamo, quindi, affermare con certezza chePantaleone possedeva, anche da questo punto di vista, tutti gli elementi leggendari gi ben formatiche sono alla base delle leggende arturiane, ma resta da comprendere il motivo per il quale eglirappresenta il Re nel mosaico.

    Re Art nel mosaico: analisi tra storia e leggenda

    Cominciamo subito dallo strano modo con cui Pantaleone scrive il nome di Art nel mosaico e cheabbiamo ricostruito nella immagine seguente:

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    Si nota subito il modo anomalo con cui sono state separate le lettere US e che pare voglianoindicarne un uso sia nella lettura della seconda riga che della terza. Altro elemento interessante lospazio che Pantaleone lascia tra la R e la U dell'ultima riga: tale spazio poteva essere utilizzato perinserire le due lettere US collocate all'esterno delle tre righe, eppure Pantaleone non ne approfitta:

    perch?

    Sulla base di queste osservazioni, il testo segnato da Pantaleone contiene, la seguente dicitura:

    REX ARTUS UR-US

    che non pu non suggerire la lettura:

    REX ARTUS URSUS

    A ben pensarci, e ragionando al contrario, se questa fosse stata la vera intenzione di Pantaleone, nonpoteva scegliere un modo pi indicato per una rappresentazione, che pur contenendo il nome del remantiene relativamente chiara ed accessibile anche questa seconda chiave di lettura. Artus Ursus ilnome scientifico con cui viene indicato l'Orso Marsicano, diffuso in Italia ed il Grizzly tipico delleregioni americane, ma quale senso pu avere? Chi era il Re Orso, quali documenti attestano unrapporto tra questo nome e Re Art? Cominciamo con l'evidenziare una prima chiave di lettura

    basata, ancora una volta, su una lingua diffusa nel territorio francese e ricollegabile al periodoMerovingio: il celtico. In questa lingua arto arth ha il significato, appunto, di Orso, ed Orso era unnome tipico assegnato ai guerrieri pi valorosi. I Celti, infatti, avevano una vera e propriavenerazione per questo animale dotato di impressionante potenza, ma le affinit tra i Celti e la storiadi Re Art non finiscono qui. La terra in cui sono ambientate le storie arturiane Avalon un altrotermine di origine celtica e significa Terra Sacra o Terra Santa. A questo punto evidente che con lasua rappresentazione, Pantaleone suggerisce non solo la connessione tra Art ed i Celti, ma ancheun implicito rimando alla conquista della Terra Santa da parte delle truppe crociate, che pare esserel'unico elemento che non ha mai rappresentazione esplicita nel mosaico. Re Art quindi, il pontetra il Re Orso, l'origine del nome ed il fine della sua missione: la riconquista della Terra Santa,obiettivo delle crociate.

    A questo punto spostiamo l'attenzione su un'altra leggenda moderna, quella del Priorato di Sion,fantomatico ordine le cui origini sono narrate nel testo di Michael Baigent, Richard Leigh, HenryLincoln: Holy Blood, Holy Grail (Ed. Random House, 1982; tr. it. Il Santo Graal, Ed. ArnoldoMondadori, Milano, 1982), ed in altre opere come quelle di Lionel Fanthorpe. Prima di addentrarcinelle ipotesi e nei presunti antichi documenti del priorato, inclusi in questo testo, vogliamo ricordareche sulla attendibilit del contenuto sono stati sollevati fortissimi dubbi che riguardano, non solo lafalsificazione di documenti genealogici (sebbene fatta a partire da informazioni parzialmente vere)ma anche la controversa figura del personaggio chiave che si ritiene ultimo Maestro del fantomatico

    priorato e discendente dei Merovingi e quindi di Cristo: Plantard. Tratteremo pi approfonditamentel'argomento nel successivo paragrafo dedicato alla chiesetta di Rennes-le-Chteau, altro recentemito di cui si spesso abusato. Tra le notizie riportate da questa novella leggenda c' quella dellafondazione del monastero di Orval da parte di un gruppo di monaci basiliani calabri guidati da uncerto Principe Orso che, partiti intorno al 1090 si spostarono, stranamente, in Francia, nelle

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    Ardenne, l dove probabilmente fu ucciso Dagoberto II (personaggio a noi noto per i richiami nellainterpretazione musiva). La strana storia confermata anche dalla Catholic Encyclopedia che dataal 1071 la fondazione dell'abbazia da parte di un monaco Calabro e del suo abbandono nel 1110.

    Resta il problema della identificazione del misterioso Principe Orso che avrebbe guidato la

    spedizione. Prima di tutto va verificata la plausibilit di un simile nome in Italia nel periodo inesame. Cominciamo subito, con l'osservare che nel 1058 Goffredo di Buglione ed il DucaGuglielmo di Normandia invitati da Papa Stefano IX scendono in Italia meridionale giungendo finoalla Calabria. L'occupazione Normanna poneva fine a quella Longobarda. In questo periodo inizia adiffondersi un nome sconosciuto nelle terre meridionali e di chiara origine nordica: Ursus. Ecco diseguito uno dei primi documenti che attesta la presenza di questo nome in Campania(http://www.solofrastorica.it/Normanni.htm). Il testo, datato ottobre del 1127, riporta un attonotarile effettuato di fronte al giudice Alferio in cui un tale Urso de Inga, figlio di Falco, divide isuoi possedimenti di Montoro e Sant'Agata:

    Ante me Alferium iudicem de castro, quod dicitur Muntorium, Ursus, qui dicitur de Inga filiusquondam Falconi, conuinctus est cum Urso filio suo, at dividendum inter se per convenientiamrebus stabilius, quas inter se habuerunt in eodem loco Muntorium et in tota pertinentiam eiusdemlocis et quas habuerunt in pertinentia de vico quit de Sancte Agathe dicitur.

    Al nome Ursus legata l'origine della famosa famiglia Orsini che, cui secondo una tradizioneappartenevano i papi Paolo I (787) ed Eugenio II (824) e cui di certo apparteneva Papa Celestino III(1191) figlio di Pietro Bobo. Un altro fondamentale documento la 18ma epistola di S. Paolinovescovo di Nola databile al 398 e destinata al vescovo di Rouen in Normandia, nella quale Paolino

    parla di un cristiano di nome Orso confermando la presenza antichissima del nome in quella zonadella Francia. Quindi Ursus un nome che ritroviamo in Francia e che plausibile in Italia,nell'anno in cui viene collocato l'episodio del viaggio dei monaci Basiliani; esso legato a nobili diorigine normanna e fa la sua comparsa in coincidenza con la discesa di Goffredo di Buglione inItalia. La storia narrata quindi attendibile relativamente alla fondazione del monastero e plausibilerelativamente al nome del principe che guid la spedizione dei monaci basiliani calabri.

    Non pu sfuggire, inoltre, il ritorno, nella storia, dei monaci Basiliani: basiliano era lo stessoPantaleone. Ma perch un gruppo di monaci Basiliani doveva recarsi a fondare un monastero in unaterra cos lontana e proprio nel territorio di Goffredo di Buglione? Il fantomatico Re Orso, potrebberagionevolmente essere lo stesso Goffredo di Buglione, infatti sembra logico desumere che sia stato

    proprio quest'ultimo, dopo la conquista dell'Italia meridionale e della Calabria, ad invitare i monacipresso i suoi possedimenti in Francia. Ci che manca , per, ancora una volta, il legame tra il

    Buglione ed il principe Orso. Stando a quanto narra il citato volume di Baigent, Leigh & Lincoln,Goffredo di Buglione era un discendente della stirpe dei Merovingi. Di seguito indichiamo l'alberogenealogico della famiglia di Goffredo6:

    Goffredo di Buglione (1062-1100)

    Eustacchio II (1030 - 1093) Eustacchio I (1004 - 1049)

    Ugo di Plantard (____ - 1015) Giovanni I (____ - 1020) Ugo I (951 - 971)

    Sigisbert VII (____ - Abt 980) Bera VI "The Architect"(____ - 975)

    Arnaud (____ - 952)

    Guglielmo III (874 - 936) Gugliemo II (____ - 914) Sigisbert VI "Principe Ursus"(____ - Abt 885)

    Ildedrico I (____ - 867) Bera V (794 - 860) Argila (775 - 836)

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    Bera IV (755 - 813) Gugliemo or Guilhelm (____ -____)

    Bera III (715 - 770)

    Sigisberto V (695/698 - Abt766)

    Sigisberto IV (676 - 758) Dagoberto II (651 - 23 DEC679)

    Sigisberto III (629 - 656) Dagobert I "the Great" (605 -19 JAN 639)

    Clotario II DI NEUSTRIA(584 - 629)

    Chilprico I (523 - 584) Clotaire I "the Old" (497 -561)

    Clovis I "the Great" (Abt 465- 27 NOV 511/514)

    Childerico I (436 - 26 NOV481/484)

    Merovee "il giovane" (Abt415 - 457)

    Clodio (380/395 - 448)

    Faramondo o Faramundo (Abt370 - 427/430)

    Marcomiro (Abt 347 - 404) Clodio (Abt 324 - 389)

    Dagoberto (Abt 300 - 379) Genebaldo (Abt 262 - 358) Dagoberto (Abt 230 - 317)

    Walter (Bef 298 - 306) Clodio III (Bef 272 - 298) Barthero (Bef 253 - 272)

    Hilderico (Bef 212 - 253) Sunno or Huano (Bef 186 -213)

    Faraberto (Bef 166 - 186)

    Clodomiro IV (Bef 149 -166)o

    Marcomero IV (Bef 128 -149)

    Odomiro o Odomar (Bef 114 -128)

    Richemero (____ - 114) Ratherio (____ - 0090) Antenore IV (____ - 0069)

    Clodomiro III (0003 - 0063)

    Sempre stando ai documenti del fantomatico priorato, Sigisberto VI, il Principe Ursus, condusseuna rivolta infruttuosa contro il re Luigi II: la storia riporta la rivolta ma non parla n di Sigisberto,n, tantomeno, ricorda l'appellativo di Principe Orso. Goffredo potrebbe, da questo punto di vista,essere a ragione ritenuto il legittimo discendente del principe Orso, sempre a patto che la genealogiasia attendibile e che il principe Orso sia davvero esistito. In questa ipotesi (quella di Plantardriportata nel testo di Lionel Fanthorpe) Sigisberto IV figlio di Dagoberto, non sarebbe decedutonell'agguato che vide la morte del padre, ma scampato avrebbe continuato a vivere di nascostodando origine all'albero genealogico illustrato. Una cosa certa la leggenda che lega Mervee allaMaddalena incompatibile con l'anno dell'arrivo ipotetico della Maddalena in Francia (35 d.c.), dacui la data di nascita ipotetica di Mervee dista ben 380 anni. Se si fosse voluto dar credito, nel ISecolo, alla leggenda, la connessione corretta doveva essere con Clodomiro III (ferma restando la

    cautela sulla attendibilit della genealogia). Resta il dubbio che, sulla base di questa leggenda,Pantaleone possa aver rappresentato simbolicamente l'"Albero genealogico", al centro della suaopera.

    Torniamo, per, alla raffigurazione di re Art nel mosaico. Che senso ha la cavalcatura del caprone?Il cavalcare la capra era, nel Medioevo, un modo di dire abbastanza diffuso per indicare una personache parla o agisce in modo sciocco, riportiamo a riguardo due emblematici esempi d'uso dellalocuzione7:

    Mi pare che ser Bernab, disputando con ser Ambrogio cavalcasse la capra inverso il chino(Decamerone II,10) / Gli facean cavalcare la capra delle maggiori sciocchezze del mondo (Ibidem

    VIII,9)

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    E' ancora una volta il vescovo di Nola S. Paolino che avvalora la nostra ipotesi attraverso una dellesue pi comuni metafore: la coppia Croce-Albero. Questa metafora era, per Paolino, talmentescontata che nella dodicesima lettera datata 398 non si premura nemmeno di spiegarla:

    ... ritrovati in conseguenza di un albero (la Croce), ritrovati per opera di una vergine ...(Epistolario Paolino, Lettera 12,4)

    Un altro interessante particolare relativo alla "roccia" in cui infissa la spada ed al Graal. Laforma che prende la mitica coppa nell'opera Parzivaldi Wolfram von Eschenbach del 1220, una

    pietra (lapsit exillis, o lapis exillis), con il significato probabile di "pietra della morte" che stataassociata, forse non a torto, alla pietra filosofale alchemica. L'obiettivo dichiarato di Wolfram dicorreggere la versione di Chrtien de Troyes che, a dire dell'autore, non contiene tutte leinformazioni disponibili, ma, cosa singolare, la storia ampliata e corretta, secondo Wolfram, gliviene da un certo Kyot di Provenza (identificabile in Guiot de Provins), monaco templare. Nellastoria il Graal-pietra custodita da un gruppo di Cavalieri (Templari) che Wolfram definisce

    in un Castello (e chiss che proprio questi racconti non abbiano ispirato aFederico II il progetto di Castel del Monte). Ma quello che appare l'elemento pi singolare dellastoria sicuramente la figura di Cundrie il , che Wagner sostitu secoli

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    dopo (1882) con Kundry, e che non esit ad identificare con la Maddalena. Il personaggio, infatti,come la Maddalena porta un'ampolla di balsamo (che rievoca il Graal) con cui lava i piedi dell'eroeasciugandoli (proprio come la Maddalena) con i suoi lunghi capelli. Che Art, nel mosaico,indicandoci il punto in cui infissa Excalibur-albero voglia indicarci che il segreto del Graal varicercato in quella roccia?

    Il segreto dei Templari nel mosaico

    L'ordine dei Templari fondato da Hugo de Paganis nel 1118 per difendere i pellegrini e la stessacitt di Gerusalemme, ha una parte rilevante nel mosaico anche se non direttamente evidente.L'elemento simbolico che meglio rappresenta l'Ordine nell'opera di certo la scacchiera di 8x8 = 64quadrati bianchi e neri la cui collocazione alla base dell'albero, affiancata al medesimo cervoferito(vedi figura in altro a destra) che appare anche nella corona e che abbiamo gi analizzato nel

    precedente lavoro, tutt'altro che casuale. La scacchiera uno dei principali simboli templari.

    Abbiamo supposto che il cervo nella corona del mosaico rappresenti Dagoberto II trafitto al capo da

    una lancia durante una battuta di caccia10

    . Nella corona del mosaico il Sagittario scaglia la frecciache uccide il cervo; in questo caso chi scaglia la freccia Diana cacciatrice. Si detto (vediprecedente articolo) che il cervo della corona rappresenta sia Dagoberto che il figlio leggendarioSigisberto IV11. Qui, invece, gli animali sono due, il primo appare ferito e morente (vedi il caporeclinato) ma il secondo appare in fuga (vedi la gamba sinistra alzata) e per di pi rappresentatocome un cervo dal volto d'uomo. La stessa Diana ci riporta al culto storicamente accertato dei primiMerovingi (Merovee e Clodoveo) per la dea cacciatrice. Interessante anche constatare che il cervomorente ha in testa, com' normale che sia, vistose corna simbolo della sua regalit (infatti "corona"ha una etimologia ebraica derivante da KRN, Keren), mentre il cervo che sfugge a Diana, con latesta d'uomo, ha sulla testa la scacchiera simbolo Templare. Egli quindi, ed il personaggio cherappresenta, Sigisberto IV, diviene il Re o primo Gran Maestro dell'ordine Templare (che insito

    nel simbolo della scacchiera). Quindi alla base della spada c' l'episodio con il quale i mandantidell'omicidio di Dagoberto II ritenevano di aver estinto la dinastia dei Merovingi, legittima titolaredel trono di Francia, e, attraverso la leggenda della Maddalena e di Ges, anche di quello di Israele.

    In realt, sempre volendo dar credito alla leggenda ed alle genealogie di Plantard, la discendenzadei Merovingi sopravvive con Sigisberto IV fino a Goffredo di Buglione che attraverso la conquistadi Gerusalemme completa il progetto di riunificazione dei legittimi regni 12.

    Ma torniamo alla scacchiera. La leggenda vuole che il simbolo sia legato ai nascondiglio del miticotesoro del Tempio di Salomone che sarebbe entrato in possesso dei Templari insieme ad altreimportanti reliquie come il Graal fisico (la coppa dell'ultima cena), la croce di Ges e la Sacra

    Sindone. E' interessante notare come la scacchiera con le sue 64 celle (8x8) sia davverosimbolicamente legata al mitico Tesoro da un famosissimo documento scoperto nel 1945 a Qumran:il Rotolo di Rame. Questo rotolo contiene, in forma pi o meno esplicita, 64 luoghi nei quali

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    sarebbero stati seppelliti i tesori del Tempio, forse per sottrarli al saccheggio Romano. Milik,personaggio centrale nella storia dei ritrovamenti e delle ricerche sui papiri qumraniani 13, condussetra il 1959 ed il 1960, una serie di scavi in alcuni dei luoghi indicati nel rotolo senza alcun successo,tanto che lo stesso prof. Moraldi, massimo studioso italiano dei rotoli, insieme ad altri studiosi fin

    per credere che l'opera fosse solo un componimento letterario simbolico in cui il tesoro aveva un

    valore esclusivamente metaforico. Se i Templari fossero venuti in possesso del Rotolo, la storiadelle ricerche da loro condotte in Terra Santa avrebbe un saldo fondamento. Inoltre se il, Rotolo diRame fosse entrato in loro possesso, quale oggetto poteva essere pi indicato a simboleggiare lamappa del tesoro del Tempio se non la scacchiera?

    E' anche interessante notare come Pantaleone effettui un particolare accostamento formale ecromatico tra la scacchiera bianca e nera, con la quale rappresenta la Torre a sinistra dell'Albero, ela scacchiera bianca e nera del mosaico, alla base dell'albero ed nel cavo della coppa-Graal,rappresentata metaforicamente dai due rami curvi. Se, come crediamo di aver dimostrato,Pantaleone entr in possesso del Vangelo di Filippo, opera gnostica conosciuta solo dopo iritrovamenti del 1947 a Nag Hammadi in Egitto, possibile che questo sia stato uno dei reperti

    portati alla luce dai Templari. Lo stesso simbolo della sirena presente nella corona e di cui pi volteabbiamo parlato, proprio nella forma di Abraxas costituisce uno tra i vari sigilli che sono statiadoperati dall'Ordine, ne vediamo di seguito alcune immagini:

    L'Abraxas, chiaramente raffigurato come un cavaliere con elmo, presente nella raffigurazione conuna emblematica scritta "Secretum Templi"14. Interessante anche la presenza delle tre torri tipichedi alcuni dei suddetti sigilli templari talora sostituite una torre centrale e due pesci, o una torre contre merli, raffigurazioni molto simili alla torre di Babele del mosaico di Otranto:

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    O ancora il simbolo del calice-nido con il pellicano che si strappa il petto per nutrire i tre piccoliinsidiato da un serpente, contiene in s le principali allegorie del mosaico:

    Il mosaico di Otranto ed il mistero di Rennes-le-Chteau

    Passiamo ad un'altra coincidenza cronologica che ci riporta che al citato libro Holy Blood, HolyGraile che riguarda, ancora una volta, i Templari. Sappiamo che il mosaico di Otranto fu realizzatotra il 1163 ed il 1165. Tra il 1156 ed il 1169, Bertrand de Blanquefort o Blanchefort fu Gran Maestrodell'ordine Templare. Blanchefort fu fatto prigioniero nello stesso anno della sua elezione a GranMaestro (1156) e fu liberato tre anni dopo (1159) per intercessione di Manuel Commne imperatoredi Costantinopoli. Combatt con valore al fianco di Raymond Roger de Trencavel, celebre cataro,che gli fece dono di alcune terre nei dintorni di Rennes-le-Chteau e di Bezu l'Ordre15. E' proprioquesto legame cronologico con il mosaico, affiancato a ci che abbiamo gi evidenziato e chericollega il mosaico all'ordine Templare a farci fare un'ulteriore passo verso un'altra intricata etutt'altro che limpida storia: quella della chiesetta di Rennes-le-Chteau proprio nel territorio che fudonato al Gran Maestro. L'argomento stato oggetto di un numero enorme di pubblicazioni articolie di recente ha acceso fantasie di diverso genere, tanto che oggettivamente difficile se nonimpossibile capire dove la realt e dove, invece, comincia la fantasia. Pur rimandando allavastissima letteratura pi o meno fondata pubblicata intorno all'argomento vogliamo soffermarci suifatti oggettivi che la storia della chiesetta contiene e che vanno doverosamente riconnessi almosaico di Otranto nella interpretazione che abbiamo proposto nel precedente numero di Episteme.Sono, infatti, a nostro avviso diversi gli elementi oggettivi che accomunano la storia di questaoscura chiesetta a quella dei templari ed il nostro mosaico.

    Cominciamo dagli elementi cronologici e geografici.

    La chiesetta di Rennes nacque, probabilmente, come Cappella di famiglia nell'VIII secolo e fuconsacrata nel 108916 a S. Maria Maddalena. Di certo si sa, grazie ad un registro parrocchiale datato1694, che nella chiesa venivano inumati i discendenti della famiglia Blanchefort. La chiesetta sorge,come detto, nel territorio di Carcassone in Linguadoca. Quel territorio vide la nascita e l'ascesa dellaeresia catara fino al 1244 anno in cui la Linguadoca cade sotto il dominio francese segnando la finedella esperienza catara sviluppatasi in quella regione.

    Prima di proseguire soffermiamoci per un istante sulla eresia catara. Il catarismo ultima derivazionedel pensiero gnostico nacque, probabilmente, come sviluppo di due precedenti filoni di origine

    manichea e quindi post-gnostica: i Pauliciani diffusisi in Asia Minore (VIII-IX sec.) esuccessivamente i Bogomili della penisola balcanica (XI-XIV sec.) che, si crede grazie agli scambiculturali favoriti proprio dalle crociate, e sulla spinta delle invasioni turche, si spostarono in

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    Linguadoca. Gli studiosi propongono quali possibile evoluzione del pensiero gnostico le seguentitappe:

    cristiani delle origini > gnostici > manichei > pauliciani > bogomili > catari occidentali17.

    Nel 1167 (solo due anni dopo la realizzazione del mosaico), un concilio cataro tenutosi a Tolosastabiliva ufficialmente una sorta di organizzazione territoriale dell'eresia, con l'istituzione di quattrodiocesi nella zona di Tolosa, Albi, Carcassonne, quest'ultima citt a pochi chilometri da Rennes.Esiste quindi, una compatibilit temporale e spaziale spinta che lega:

    - il fiorire del pensiero gnostico in Francia attraverso il catarismo

    - il culto della Maddalena centrale per lo gnosticismo e che ha interessanti echi nel catarismo(vedere capitolo successivo)

    - la leggenda della Maddalena in Francia

    - il trasferimento dei Bogomili dai Balcani alla Francia

    - la figura di Bertrand de Blanquefort gran Maestro templare tra il 1156 ed il 1169 divenutotenutario di possedimenti nel territorio di Rennes grazie alle donazioni del cataro Raymond Rogerde Trencavel

    - le crociate e l'anno di costruzione del mosaico di Otranto (1163-1165)

    - la rotta privilegiata delle navi crociate tra Otranto ed i Balcani.

    Ritorniamo, ora, alla piccola chiesa di Rennes. Nel 1781 il curato di Rennes-le-Chteau, AntoineBigou, ricevette, in confessione ed in punto di morte, dalla marchesa d'Hautpoul, Marie de NegriD'Arls, un segreto di famiglia, che avrebbe dovuto essere tramandato. La marchesa, stranamente,non viene inumata l dove giacevano i resti di famiglia (nella chiesa) ma fuori da essa nei pressi delcampanile. Dieci anni dopo il curato fece collocare sulla tomba della marchesa una pietra tombale

    proveniente da un'altra tomba che si trovava nella zona di Les Pontils ad Arques nella valle de laSals. Che fine abbiano fatto i resti di questa misteriosa tomba profanata, non dato sapere. Nellostesso anno, il curato depone alcuni manoscritti in un pilastro visigoto l vicino. Poi fa posareall'incontrario, sempre vicino all'altare, a copertura di quella che poteva essere la tomba deid'Hautpoul (il condizionale lo spiegheremo tra breve), una lastra di pietra conosciuta come la "dalle

    des Chevaliers"18

    . Franois Brenger Saunire viene nominato curato di Rennes-le-Chteau il 1giugno 1885. Viste le condizioni disperate della chiesetta cui era stato destinato avvia i lavori direstauro che, come vedremo, stravolgeranno la costruzione introducendo una serie incredibile diraffigurazioni e simbolismi enigmatici, ma ci che ci interessa il ritrovamento della lastracapovolta che copriva un locale il cui unico contenuto pervenutoci (visto che l'abate chiese aglioperai di lasciarlo solo durante il sopralluogo) un teschio forato. Soffermiamoci su questa lastrache costituisce un ulteriore elemento oggettivo.

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    La lastra, purtroppo fortemente deteriorata poich lasciata dall'abate esposta alle intemperie,

    costituita da due Pannelli raffiguranti due portali. Sotto il primo appare una figura a cavallo chesuona un corno, sotto l'altro un cavaliere ed un fanciullo a cavallo. Quest'ultima immagine non punon richiamare il sigillo templare, anche se il secondo cavaliere qui raffigurato come un fanciullo.Una immagine simile la troviamo nel mosaico, sempre nella parte inferiore l dove presente laraffigurazione dei due cervi ma in posizione diagonalmente simmetrica:

    A questo punto ritorniamo al secondo ritrovamento dell'abate: i documenti. E' proprio dai presuntidocumenti ritrovati che inizia la storia da noi adoperata per desumere la discendenza presunta di reDagoberto II, che vede come protagonista il fantomatico Priorato di Sion e Plantard. Il primo deidue documenti era l'albero geneologico di Dagobert II dal 681 al 1244 e dal 1244 al 1644, redatto su

    pergamena e accompagnato da un secondo documento, un testamento di Francois-Pierre d'Hautpoulregistrato il 23 novembre 1644 da Captier, notaio in Esperaza (Aude), entrambi recanti il sigillodella Regina Blanche de Castille. Quindi siamo di fronte al classico "cane che si morde la coda".

    Non il caso di addentrarci nella miriade di critiche mosse a Plantard cui vengono attribuitefalsificazioni progressive della documentazione effettuate depositando falsi reperti, utilizzando

    informazioni talora vere, talora palesemente false ma, comunque e sempre, storie inventate contanto di pezze d'appoggio destinate a dimostrare il suo lignaggio. Riteniamo, doveroso, comunque,segnalare che le obiezioni che abbiamo letto, espongono in maniera scrupolosa, i torbidi retroscena

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    della vita di Plantard ed il suo legame con il governo collaborazionista di Vichy durante la secondaguerra mondiale, ma anche con il nazismo e con le fazioni antimassoniche ed antisioniste delladestra francese, ma sono altrettanto superficiali quando devono addurre le motivazioni per le quali idocumenti indicati da Plantard sono ritenuti falsi19.

    Potremmo, a questo punto, entrare nella marea di simbolismi introdotti a seguito dellaristrutturazione voluta dall'abate Saunire, verificando l'analogia tra il pavimento a scacchiera di 64caselle bianche e nere e la scacchiera del mosaico, o l'ossessiva presenza della Maddalena dentro efuori la chiesa, o la sequenza delle statue dei santi le cui iniziali descrivono la parola Graal - che ciriporta all'Art nel mosaico - o la impressionante somiglianza tra la costruzione voluta dall'abatedenominata Torre Magdala e la torre del mosaico, e infinite altre analogie, ma sposteremmol'attenzione su opere realizzate ad oltre 700 anni di distanza, peraltro di pessimo gusto e fatturavolute da un sacerdote avente controversi legami con ambienti esoterici.

    Ci che ci preme sottolineare e che, anche nella storia di Rennes, il fulcro pare essere la tomba dellaMaddalena e la sua venuta in Francia, e che il mistero quindi legato, ancora una volta, a questadonna e ad antichi manoscritti o reliquie che sembrano avere un valore rilevante non solo di tiposimbolico-gnostico, ma per una qualche informazione in esse contenuta che deve rimanere segreta.

    Il mosaico di Otranto e la cattedrale di Chartres

    Per proseguire in questa carrellata dedicata ai documenti ed alle opere architettoniche ed artisticheche avvalorano la nostra ricostruzione del simbolismo adoperato da Pantaleone nel mosaico diOtranto non possiamo non ricordare una delle pi spettacolari realizzazioni dell'arte gotica: lacattedrale di Chartres. Essa presenta, sebbene adottando forme artistiche variegate (vetrate,

    bassorilievi, sculture) tematiche e accostamenti che sono comuni anche al mosaico di Otranto.Interessante , ad esempio, il bassorilievo che ritrae insieme Melchisedek, la regina di Saba e reSalomone. Melchisedek reca tra le mani una coppa e nella dicitura che campeggia sotto il

    bassorilievo vi una enigmatica scritta in latino "HIC AMITITUR ARCHA CEDERIS". In questaforma la frase priva di significato. Una delle possibili alternative potrebbe essere "HICAMICITUR ARCHA FOEDERIS", in pratica "Qui nascosta l'arca dell'alleanza", maindipendentemente dal significato, l'accostamento tra Re Salomone e Melchisedek, la regina di Sabae il Graal interamente presente nel mosaico con un simbolismo pi criptico ma simile. Nelmosaico, infatti, ritorna la doppia funzione della immagine di Salomone che allo stesso tempo Re

    di Salem (Jerusalem o "citt della Pace" con etimologia ebraica) ma anche Re di Giustizia (essendoegli stesso il simbolo massimo della giustizia e della saggezza) cos come l'enigmatico Re di Salem(Gerusalemme nel papiro qumraniano 11Qmelch) Melchisedek , nella etimologia ebraica il re(melek in lingua ebraica) di giustizia (sedek in lingua ebraica). I due personaggi rappresentano il

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    doppio messianesimo tipico dell'essenismo (il messia di Aronne ed il Messia di Davide) che, sevogliamo, ci riporta alla doppia funzione del Messia: sacerdotale e politica che si unisce nel Cristo,in particolare in quello giudaico-cristiano prima, e gnostico dopo. La centralit di Melchisedek unelemento fortemente caratterizzante delle scritture qumraniane (papiro 11Qmelch, Libri di Enoch),di quelle gnostiche (scritti di Nag Hammadi) e di quelle di matrice giudaico-cristiana (la Lettera

    agli Ebrei, chiaramente rivolta ai giudeo-cristiani come invito alla unificazione con la correntepaolina del cristianesimo, l'unico tra gli scritti neotestamentari che fa un chiaro riferimento aquesta figura). Quindi Melchisedek , di per s, un primo forte indizio che colloca gli autori dellacattedrale di Chartes e del mosaico di Otranto nell'ambito della teologia gnostica o al pi giudaico-cristiana. La figura della regina di Saba, invece, un elemento simbolico che caratterizza le operechiaramente ed univocamente come gnostiche. La regina di Saba il simbolo della saggezza(caratteristica questa della Maddalena), ma anche la regina nera che richiama alla mente il culto diIside, e il culto della Madonna nera, introdotto, proprio da Re Dagoberto. Ed proprio l'ambiguitdel nome Maria che consente agli eretici gnostici di nascondere il culto della Maddalena dietroquello della Vergine, e forse il culto del figlio avuto da Ges dietro Ges stesso. Questa ambiguit

    presente, come indicato, nel mosaico attraverso la pantera (chiaro richiamo alla tesi del polemista

    Celso ed alle scritture Toledot ebraiche che volevano Ges figlio di un soldato romano di nomePandera) che regge l'ariete e che segnala il passaggio da un era, quella dell'Ariete, ad un'altra, quelladei Pesci, (rappresentati dalla sua compagna la sirena a due code) attraverso Ges. La pantera hauna compagna, la Sirena Melusine, che nel contempo la Madre dell'Ariete (Ges) e compagna(Miriam in ebraico) dello stesso Ges e quindi progenitrice della stirpe Merovingia (per il dettagliodi questa tesi rimandiamo ai precedenti due articoli pubblicati su Episteme n. 5). Nellaraffigurazione di Chartres, Melchisedek regge una coppa chiaramente indicante il sangue e la coppadell'ultima cena. Il fatto che sia lui a tenere in mano la coppa lo ricollega al sacerdozio eterno cui destinato, e che ha in Ges il legittimo successore.

    Per finire non possiamo non soffermarci su quella che una ulteriore evidente prova a sostegnodella diffusione della leggenda della Maddalena in Francia in epoca medioevale: la raffigurazionedel viaggio della Maddalena in Francia in una delle vetrate della cattedrale di Chartres.

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    Soffermiamoci sulla parte centrale della vetrata (abbiamo isolato unicamente questa in figura) che,come il mosaico, va letta dal basso verso l'alto. Al centro, in basso a sinistra La Maddalena vestitacon un mantello azzurro da cui fuoriesce una tunica rossa, sale su una nave. Giunge in Francia conla sorella Marta ed il fratello Lazzaro ove S. Massimino vescovo li accoglie(al centro in basso).

    Nella scena in basso a destra raffigurata una sorta di castello che pare richiamare l'accoglienza che

    il principe francese dette alla Maddalena. Nel semicerchio superiore la morte della Maddalena e lasua deposizione in un sepolcro (che a questo punto si trova, chiaramente, in Francia). L'anomalascena appare ripetuta e nella seconda il cadavere bendato. Questo, pu, a nostro avviso, avere unsol senso: la prima la raffigurazione della morte della Maddalena, mentre la seconda raffigura ilritrovamento del corpo o, meglio, una deposizione in un diverso sito, visto che il sarcofago apparechiaramente diverso nelle due raffigurazioni.

    La Maddalena nelle basiliche di Cimitile

    La pi incredibile e significativa raffigurazione della Maddalena ancora oggi visibile nelcomplesso delle basiliche paleocristiane di Cimitile in provincia di Napoli. Il complesso rappresenta

    la pi antica testimonianza del Cristianesimo in Italia ma anche uno dei pi sensazionali eprestigiosi documenti del Cristianesimo mondiale. La sua importanza risiede, non solo nella vetustdelle opere ma soprattutto, paradossalmente, nella incuria in cui stato relegato e che ha consentito,anche se in pessimo stato di conservazione, la sopravvivenza del prezioso patrimonio monumentalee pittorico. Il restauro iniziato nel lontano1988 e culminato con gli interventi per il giubileo, harestituito al patrimonio artistico mondiale questo prezioso gioiello, eppure, paradossalmente, oggiche queste opere sembrano essere state salvate dall'abbandono, finiscono per essere seriamenteminacciate da interventi inutili, eseguiti con incredibile imperizia e superficialit sui qualitorneremo doverosamente alla fine di questo capitolo. La principale opera pittorica, sulla qualevogliamo attirare l'attenzione non solo del lettore, ma anche dei critici e degli storici, allocatanella basilica detta dei Martiri. La basilica costituisce la pi antica del complesso e, quindi, sicolloca tra le pi antiche basiliche paleocristiane mondiali. un locale di dimensioni ridottissimecomposto da tre vani risalenti al II-III secolo. Il vano centrale, a cupola, rappresenta il vero gioiello

    pittorico del complesso, sebbene i dipinti siano in condizioni che si possono eufemisticamentedefinire disperate. Questo locale contiene sulla parete ovest una rappresentazione della passione diGes relativamente convenzionale se non per la collocazione del Cristo in croce che appare dipinto,in parte, su un contrafforte che sorregge la volta. La parete nord ospita vari dipinti che raffiguranoepisodi evangelici. In questa parete fu ricavato dal vescovo Leone III nel IX secolo il nuovoingresso all'edificio sostitutivo di quello preesistente orientato a sud. Il primo dipinto della paretenord, situato subito sopra l'ingresso, ritrae la Maddalena e la Vergine inginocchiate ai due lati delCristo risorto. La scena quella che tradizionalmente viene identificata con le parole "Noli me

    tangere" rivolte dal Cristo risorto alla Maddalena. ("Non mi toccare poich non sono ancora salitoal Padre", Lc 20,17).

    Altro dipinto di questa parete la incredulit di Tommaso che immerge la mano nel costato di Ges.Un terzo affresco rappresenta la chiamata di Pietro e Andrea raffigurati sulla loro barca durante la

    pesca. Interessante uno dei tre ambienti dedicati all'apostolo Giacomo con un apposito altare e conla volta affrescata di cui rimane ben poco. La parete est presenta due altarini ai lati di un arco chefunge da ingresso alla cappella di S. Giacomo. I due altarini sono costituiti da due strutture chefuoriescono dal muro e che ospitavano due acquasantiere o un piano destinato, probabilmente, adoggetti votivi (lo stato di conservazione dei piani orizzontali non consente un migliore dettaglio). Idue altarini sono sovrastati da due dipinti ricavati nelle due lunette nel muro incavato di dimensioni

    identiche di circa 60 cm di altezza. Quello straordinario, a nostro avviso, il dipinto presentenell'altare a destra della volta.

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    evidente che la verginit e la regalit sono attributi non applicabili alla Maddalena. Infatti, laMaddalena era una prostituta e, sebbene proveniente da famiglia di sangue regale, come ricorda la

    Legenda Aurea, non ci viene presentata come una regina22. Il motivo della sua regalit va, quindi,cercato altrove.

    Proviamo, quindi, ad analizzare il simbolismo attraverso le parole di S. Paolino vescovo di Nola,artefice primo del complesso basilicale, che alla santa dedica una notevole parte della sua 23malettera. Ne stralciamo una sintesi.

    Con chiome siffatte anche la famosa donna del Vangelo, simbolo della Chiesa, asciug i piedi diCristo, irrigandoli di lacrime e di olio profumato ... In lei il signore non am l'unguento profumato,ma la carit per cui, modesta nell'impudenza ed audace nel suo amore, senza temere l'oltraggio ela ripulsa, penetr nella casa a s estranea del fariseo, vi entr senza essere invitata, petulante edusando quella violenza con la quale si rapisce il regno dei cieli ... non corse alla tavola riccamenteimbandita di quel fariseo, ma ai piedi del Cristo e si lav e si nutr in essi ... comp la sua libagionecol pianto, fece l'offerta con l'unguento, sacrific con l'amore ... merit non solo la remissione dei

    peccati ma anche la gloria che il suo nome fosse proclamato insieme col Vangelo ... Beata lei chegust Cristo nella carne e ricevette il corpo di Cristo nella realt fisica ...Beata lei che merit diessere presentata con questa immagine come simbolo della Chiesa ... Vale molto di pil'inopportunit di questa donna. Infatti l'ordine del ministero preparato fin dall'eternit ...richiedeva che nelle tende di Sem passasse l'abitazione di Jafeth, cio che nella casa della Legge edei Profeti fosse giustificata piuttosto la Chiesa ... .23

    L'ambiguit di alcune frasi, in Paolino, solo apparente. L'ortodossia e l'immediatezza dei suoiscritti impedisce di trarre indicazioni nascoste relative ad un rapporto privilegiato della Maddalenacon Ges, ma del tutto inconsueto il paragone che Paolino propone, e che fa della peccatrice ilsimbolo stesso della Chiesa conferendole una implicita regalit: la regalit della Chiesa, sposa diCristo. Esperti del calibro della professoressa Castelfranchi di Lecce, profonda conoscitrice dell'arte

    bizantina in Italia meridionale, che abbiamo contattato per un parere sulla possibile datazione deldipinto, ritengono, a partire dalla foggia della corona, che il dipinto sia collocabile con certezza nel

    periodo Svevo-Angioino; eppure vari sono gli elementi che, a nostro avviso, possono consentirci dianticiparne notevolmente l'epoca di composizione. La raffigurazione potrebbe essere stata ispiratadirettamente dagli scritti di Paolino e, potrebbe essere stata realizzata, non molto dopo lacomposizione dell'epistolario (V sec.). Ritorneremo tra breve su questa ipotesi.

    Paolino parla raramente di sante nel suo epistolario e ancor pi raramente eleva queste a simbolodella Chiesa; la cosa che, per, meraviglia di pi la equivalenza tra questa raffigurazione della

    Maddalena neotestamentaria e quella che Paolino dedica alla Regina di Saba veterotestamentariache egli chiama Regina del Sud nella quinta epistola:

    Ella (la Regina del Sud) non possedeva la legge della Scrittura, ma aveva la fede della legge,incisa nello spirito della sapienza e della piet delle tavole del suo cuore. Venuta dagli estremiconfini del mondo sospinta dal suo interesse e dal grande desiderio di conseguire la salvezza,bram ascoltare la sapienza di Dio per ricevere ci che non possedeva ed attingere la luce dellaconoscenza di cui era priva. Vuol dire che fin d'allora quella regina destinata a venire dalle genti,desiderava il suo sposo: circondata di variet del suo vestito intessuto d'oro dimentica del suo

    popolo e della casa paterna, correva verso l'odore di Cristo che abbondantemente spirava dal suoProfeta (Salomone) ... Perci ella ritenuta degna non solo del premio celeste della beata

    resurrezione, ma anche della potest degli Apostoli di giudicare i Giudei infedeli per bocca delGiudice in persona, in quanto, avendo ammirato Cristo nella persona di Salomone, aveva compiutol'amore vero di regina celeste nella mistica immagine della provvida Chiesa.24

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    La esegesi in apparenza ardita di Paolino, che lo porta a riconoscere in Salomone il precursore diCristo e di conseguenza nella Regina di Saba l'immagine della Chiesa, estremamente indicativadel clima culturale del primo Medioevo e ci riporta (anche se a distanza di 700 anni) alleraffigurazioni della regina di Saba e di Re Salomone nel mosaico di Otranto. Relativamente almosaico, si rafforza la nostra convinzione che la prima riga della corona musiva rappresenti da un

    lato la Regina di Saba ed il Re Salomone come simbolo della coppia veterotestamentaria Ges-Maddalena, dall'altro la coppia Sirena-Pantera come equivalente della medesima coppianeotestamentaria. Paolino, del resto, non fa altro che commentare e desumere da Matteo il suo

    paragone:

    La regina del sud si lever a giudicare questa generazione e la condanner, perch essa vennedall'estremit della terra per ascoltare la sapienza di Salomone; ecco, ora qui c' pi di Salomone!(Mt 12,42)

    E' proprio il "ritorno" della Regina del Sud che ci riporta alla Maddalena ed al dipinto che sembravoler suggerire questa interpretazione. Il viso che l'autore del dipinto ha marcatamente brunito, pare

    voler confermare la associazione tra la scura Regina di Saba e la Maddalena. Paolino era originariodella Aquitania e quindi era nato e vissuto in una regione che vide un florido sviluppo del cultodella Maddalena: non ci meraviglia, quindi, che alla Maddalena ed alla sua immagine equivalenteveterotestamentaria, la Regina di Saba, Paolino dedichi non solo uno spazio inusuale nella suelettere ma addirittura il titolo di "immagine dalla Chiesa"; ci che desta meraviglia, che il culto, secos fosse, era gi presente nella Provenza del V secolo. E', altres, indicativo constatare che le duelettere furono scritte nei primi 5 anni di permanenza a Nola e quindi non risentono ancora dellacultura italica e della evoluzione teologica subita dal pensiero e dalla lingua di Paolino nelleepistole successive. La triade sposa-regina-peccatrice che emerge dagli scritti di Paolino ci sembra,se non la ispirazione diretta del quadro, sicuramente una spiegazione convincente delle motivazioniteologiche alla base di questa raffigurazione, facendo emergere, anche se Paolino mai l'avrebbesottoscritta, l'esistenza di una tradizione di origine francese, che vedeva nella Maddalena ben pi diuna sposa mistica di Ges.

    Ma le sorprese della cappella dei Martiri non finiscono qui. A destra della raffigurazione dellaMaddalena campeggia una figura intera, riccamente vestita priva, purtroppo, del volto, che, cosaestremamente strana, non stata mai identificata. E' sufficiente uno sguardo per rendersi conto chela figura in questione ancora la stessa Maddalena25. La testa della figura reca il medesimo velodella Maddalena e, sebbene il volto sia andato perduto, si nota la medesima distanza del velo dallatesta, tanto che, per le identiche dimensioni, il volto della Maddalena nell'altare potrebbe essere

    perfettamente sovrapposto a quello della figura intera. La figura reca il medesimo mantello e la

    veste scura della Maddalena nell'altare, ma, i particolari che la identificano, a nostro avviso,definitivamente come la Maddalena, sono il disegno della cintura, il ricamo nelle maniche dellaveste e i bracciali identici nelle due figure.

    Altro particolare che accomuna il metodo realizzativo delle due figure nella cucitura dorata deiquadroni in cui sono intarsiate le stesse pietruzze che ritroviamo incastonate nella corona. Perchmai allora, l'artista ha voluto raffigurare la Santa sia a mezzo busto che a busto intero?

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    Il dipinto a figura intera collocato a destradella Maddalena. Dettaglio: si notano il velo sulla testa, lemaniche e la cintura decorata, ed il rotolo ed i

    bracciali.

    Rappresentazioni replicate della medesima figura a mezzo busto e a busto intero, oltre che esseredifficilmente spiegabili sono anche alquanto inconsuete. Indubbiamente la figura a busto interoappare ancor pi maestosa e regale della immagine a mezzo busto nell'altare. Interessanti sono i

    particolari della stupenda veste a quadroni.

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    Comparazione delle decorazioni dellacintura della Maddalena a mezzo busto (inalto), e del ricamo della veste della figura

    a busto intero(in basso). Entrambepresentano una corona circolarecontenente una margherita.

    Comparazione del velo (nimbo) nella figura a busto intero(a sinistra) ed in quella a mezzo busto (a destra).

    Comparazione delle maniche delle due vesti. Figura interaa sinistra e Maddalena a destra.

    Decorazioni tipiche di una dalmatica bizantinadel V-VI sec.

    Si noti la similitudine con le spirali sulla cintura e sullaveste o con la decorazione della manica della tunica nella

    Maddalena.

    Come abbiamo precedentemente indicato, sia la corona nimbata che la veste sono state classificatecome Svevo/Angioine, ma pu essere davvero esclusa l'ipotesi della contemporaneit al periodo

    paolino26? Del resto alcune preziose corone come quella dello stesso Federico II e della moglieCostanza di Aragona, ma anche quelle raffigurate in alcune miniature del periodo, sembrano

    particolarmente distanti dalla foggia della corona della Maddalena.

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    La corona imperiale di

    Ottone il Grandeereditata daFederico II.

    Il cumuleuco di Costanza

    d'Aragona moglie diFederico II, Palermo,

    tesoro della cattedrale.

    Il matrimonio tra la giovane Jolandadi Brienne e Federico II, dalla

    Cronica del Villani.

    In particolare abbiamo notato che il tipo di tunica della figura intera e della Maddalena sembraessere una tipica dalmatica imperiale bizantina che era dotata di lunghe e larghe maniche comequelle nel dipinto. Abbiamo ritrovato foto di decorazioni adoperate per le maniche ed i bordi di

    questo tipo di abbigliamento databili al IV-V sec. comparabili alla dalmatica della Maddalena. Vasicuramente detto, che le dalmatiche, solitamente, avevano colorazione chiara e non possedevanodecorazioni cos diffuse (quadroni scuri nel dipinto a figura intera) ma quasi sempre concentrate

    (maniche, bordi). Esistono, comunque, raffigurazioni che, ritraggono simili variazioni. In unmosaico del IV secolo che si pu ammirare nella chiesa di S. Vitale a Ravenna (525-548),

    raffigurante la imperatrice Teodora ed il suo corteo di cortigiane, ritroviamo non solo la coronanimbata (sebbene diversa da quella del dipinto come diverso il tipo di corona), ma anche una

    decorazione a rombi (bordo inferiore di una delle figure a destra del dipinto) estremamente simile aquella a quadri con bordo decorato che adorna la dalmatica nella figura a busto intero cimitilese.

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    Corteo della imperatrice Teodora (chiesa di S. Vitale a Ravenna 525 -548)Notare la decorazione a rombi della ultima cortigiana a destra.

    Le figure con bordi marcati del mosaico, l'assenza di chiaroscuri, lo sviluppo totalmentebidimensionale ed in particolare la fattura dei volti con contorni marcati ed allungati accomunano, a

    nostro avviso, i due affreschi cimitilesi e le figure musive del ravennate. Altro elemento che nonandrebbe trascurato, il fatto che il dipinto verticale cimitilese, pur trovandosi sulla parete in cui erapresente il precedente ingresso chiuso da Leone III, campeggia in una zona esterna a quella in cuiera situata l'apertura. Quella zona muraria , quindi, potenzialmente rimasta inalterata. Parimenti, vaosservato che, salvo ritenere successivo il muro di separazione con le due lunette e gli altarini checontengono Eusebio (di cui parleremo tra breve) e la Maddalena, il muro stesso potrebbe risalire alIII-IV secolo e quindi sarebbe anomalo che, pur essendo state ricavate due aree incavate destinatechiaramente a contenere figure o statue votive, queste non siano state affrescate per oltre 600 anni.

    Ma andiamo ad analizzare altre singolari similitudini con alcune opere del patrimonio pittorico emusivo italiano. Una particolare affinit la ritroviamo comparando la Maddalena ad un altro

    mosaico altrettanto anomalo: quello che ritroviamo nella basilica di S. Prassede a Roma.

    Soffermiamo l'attenzione sui primi due personaggi dei 4 che compongono il mosaico databile al IXsec.. Interessante il primo dei due denominato "Episcopa Theodora". Probabilmente si trattava diuna persona in vita quando stato eseguito il mosaico e, pur ritenendo il personaggio in aura disantit, lo si rappresentato con una corona quadrata per distinguerlo dagli altri quattro (SantaPrassede, la Madonna e Santa Prudenziana). Non ci soffermeremo sull'altro interessantissimo

    particolare riguardante il fatto che il personaggio rappresenta chiaramente un vescovo di sessofemminile e che, quindi, costituisce una prova della apertura, nella chiesa delle origini, alsacerdozio alle donne27. Va notato che la Theodora del dipinto non mai divenuta santa,suggerendoci la flessibilit che il concetto di santit aveva nel primo Medioevo e sul qualetorneremo in relazione al dipinto che a Cimitile raffigura S. Eusebio. Molto interessante, ai nostrifini il personaggio di S. Prudenziana rappresentato con una corona a tre punte simile alle tre punteche ritroviamo nella corona della Maddalena. Ci aggiunge un tassello alla nostra ipotesi di

    predatazione, portandoci a soli 400 anni dalla data che presumiamo sia quella di composizione delnostro dipinto.

    Altro sito fondamentale per la nostra elaborazione la antichissima basilica di S. Maria Maggiore a

    Roma ed anche in questo caso le opere che ci interessano sono due stupendi mosaici il primo deiquali orna la facciata. La basilica del IV secolo fu ristrutturata da Papa Innocenzo II nel XII secolodandogli l'attuale aspetto. Il mosaico in facciata mostra una stupenda Vergine in trono priva di

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    corona, circondata dalle vergini savie e da quelle stolte della famosa parabola evangelica.Giungiamo, cos, alla prima stranezza. Le vergini savie posseggono sia aureola che corona. Peressere pi precisi, le vergini stolte posseggono solo l'aureola e portano una lampada ad olio spenta,mentre quelle savie posseggono aureola e corona con lampada ad olio accesa.

    Difficile dire quale sia il motivo che ha spinto l'autore del mosaico a raffigurare anche le verginistolte con l'aureola. Se questa era strana per quelle savie, visto che si tratta di personaggi di fantasia,ci pare assurda per quelle stolte che non sono in alcun modo collegabili al concetto di santit.Raffrontando le raffigurazioni delle Vergini con quella della Maddalena nelle basiliche di Cimitileemergono svariate similitudini che non possono essere solo frutto del caso. Prima di tutto,osservando le vergini savie, si nota il ripetersi costante della presenza di una corona a tre puntesimile a quella della Maddalena, ma evidente che questo solo uno degli aspetti e forse il menointeressante. La veste di tutte le vergini ha una fattura pressoch analoga a quella della Maddalena afigura intera cimitilese. Si ripetono i quadroni anche se in questo caso sono dispostiromboidalmente. Ritornano il bordo e le maniche ricamate, la cintura decorata e, cosa che risalta inmaniera emblematica, la evidente presenza di un nimbo sotto la corona delle vergini savie. Ilcontrasto tra la Madonna priva di corona e le vergini savie rende ancor pi singolare laraffigurazione, specie se si entra all'interno della basilica e si comparano la vergine sulla facciata -

    priva di corona, ma assisa in trono con il bambino - e quella in trono incoronata che si trovaall'interno.

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    Qui la "Madonna" appare abbracciata al Cristo, e sormontata, da una corona che, ancora una volta,si presenta con tre punte ed ha foggia identica a quella delle vergini sulla facciata. Colpisce l'aspettogiovanile della figura femminile, di fronte alla quale il Ges barbuto, che poggia una mano sullaspalla della donna (altro atteggiamento singolare), appare visibilmente, pi anziano. Comparando levesti della Madonna in facciata con quella raffigurata sotto l'abside appare stridente la differenza.La veste della Madonna in facciata, sebbene elaborata, non sembra una veste nobiliare. Il

    drappeggio vistoso e le decorazioni geometriche grossolane sembrano fatte per esaltare la differenzatra la nobilt delle vesti delle vergini savie rispetto a quella della Madonna. La veste della Madonnasembra molto pi vicina a quella priva di decorazioni delle vergini stolte che non a quellariccamente decorata di quelle savie. La Madonna, invece, sotto l'abside vestita con una sfarzosaveste riccamente decorata ed indossa scarpe, anch'esse decorate che risaltano di fronte ai piedi nudidi Ges che indossa un semplice paio di sandali.

    Crediamo che la sequenza delle 4 immagini, le prime due della Maddalena nelle basiliche diCimitile, la seconda di una delle vergini della basilica di S. Maria in Trastevere e l'ultima dellaMadonna in trono sempre nella medesima basilica rendano meglio di ogni altra descrizione le

    deduzioni comparative che intendiamo proporre. Ad aumentare le nostre perplessit di fronteall'ambigua raffigurazione absidale della chiesa trasteverina intervengono le due iscrizioni: "levaeius sub capite meo et dextera illius amplexabitur me" (la sua sinistra sotto il mio capo e la

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    destra mi abbraccer) incise nel rotolo che tiene in mano la Madonna e "veni electa mea et ponamte in thronum meum" (vieni mia eletta e ti porr sul mio trono).

    La scritta riportata nel libro tra le mani del Cristo la ritroviamo anche in un dipinto sostanzialmenteidentico, successivo a quello in analisi presente presso la cappella paolina ultimata nel 1611.

    Qui, per, sparisce l'ambiguo braccio che circonda la spalla della Vergine. Il senso profondo diquesta ambiguit si comprende solo risalendo alla fonte che ha ispirato le due scritte che ilCantico dei Cantici, stupendo poema biblico dedicato al dialogo passionale che intercorre tra duesposi. La radice ambigua di questa ispirazione viene del tutto esplicata nelPontificale Romanum -

    Jussu editum a Benedicto XIV et Leone XIII recognitum et castigatum ove essa diviene:

    "Veni, electa mea, et ponam in te thronum meum. Quia concupivit rex speciem tuam ."

    E', quindi, evidente che colei che rappresentata la Sposa mistica di Cristo: la Chiesa, ma nelcontempo anche la compagna di Cristo che non pu essere la Vergine sebbene la teologia cattolicavoglia caricare la Madonna anche di questo appellativo. La donna nel dipinto riprende il concettoespresso nell'epistolario paolino, in tal senso essa , a nostro avviso, ispirata da una iconografiaancora in fase di transizione al momento della composizione del mosaico che aveva sovrappostol'immagine della Madonna (in vesti umili) a quella della Maddalena (in veste e con corona regale)con l'intenzione di soppiantare quest'ultima. In questa nuova e pi tranquilla collocazione teologica,gli artisti possono elaborare il concetto spingendosi fino a porre la "nuova" Maddalena sul posto chele competeva secondo la gnosi e quindi sul trono di Cristo, riprendendo l'inconscia mediazione

    proposta da S. Paolino: la Maddalena quale simbolo della Chiesa e Sposa mistica di Cristo. Ildipinto cimitilese , quindi, una preziosa prova di questa transizione dal culto della Maddalenaincoronata a quello delle varie Madonne incoronate che popolano le chiese, in particolare, quelle delSud Italia. Questa prova, gi di per se validissima, acquista ancor pi forza nella ipotesi da noi

    proposta, che suggerisce una data anteriore a tutte le opere che abbiamo esaminato, e cheesamineremo ancora nel seguito di questa trattazione. E' la stessa esistenza della Maddalena intattanelle basiliche che testimonia la sua antichit, riportandoci ad una fase storica, come quella che videla stesura dell'epistolario paolino, ove tale ambiguit non era ancora colta in tutto il suo potenzialeteologico devastante.

    Ma torniamo al mosaico romano. La similitudine tra le figure delle vergini nel corteo musivo dellafacciata di S. Maria in Trastevere ed il corteo della Imperatrice Teodora nella chiesa di S. Vitale

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    sembra tutt'altro che casuale anche se si pensa che nella stessa chiesa viene conservato una delle piantiche raffigurazioni della Madonna databile al VI-VII sec. che mostra evidenti analogie conl'immagine della Imperatrice nella chiesa di S. Vittore.

    L'abito presenta la medesima decorazione dell'ampio collare della dalmatica di Teodora, identico ,poi, il copricapo nimbato nelle due figure. Siamo a poco pi di 100 anni dalla realizzazione dellebasiliche cimitilesi e, sebbene, come si sa, nessuna delle madonne precedenti a quella del 1344 nellabasilica di S. Maria degli Angeli porti la corona, a Roma parecchi secoli prima si rappresenta una

    Madonna con copricapo bizantino ed in veste regale, a testimonianza dell'inizio della fase ditransizione iconografica di cui si parlava.

    A questo punto, ci che manca alla nostra ricostruzione un dipinto che rappresenti il momento ditransizione in cui il copricapo bizantino imperiale alla Teodora sulla testa della Vergine sia appaiatoalla corona a tre punte sulla testa della Maddalena. Questo dipinto esiste ed stato di recentescoperto nella chiesa di Santa Susanna28 in Roma.

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    possa aver preceduto quella a tre punte riprendendo una tradizione ancor pi antica che potrebbeaver preso le mosse in Gallia dal costume di coronare la testa dei re e dei vincitori ispirata,

    probabilmente, a quanto accadeva nel costume romano. Le foglie ed il rami intrecciati a cerchio, potrebbero essere stati ripresi nella formazione della foggia della tipica corona medievale "fleurons". Le tre punte dovevano avere una funzione simbolica particolare confermata, a nostro

    avviso, dalla mano di Dio che si stende sulla testa di Carlo il Calvo nel suddetto salterio. Inparticolare riteniamo che le tre foglie tripartite rappresentassero l'unit della trinit nella figuraregale che manifestava, quindi, la congiunzione tra la funzione regale e quella divina.

    Ma torniamo alle basiliche di Cimitile. A rafforzare la nostra convinzione inerente la datazione deidue affreschi delle lunette al IV secolo l'altro dei due dipinti raffigurante S. Eusebio.Soffermiamoci allora su questa raffigurazione ed in particolare sulla identit del personaggio

    .

    Che si tratti di S. Eusebio ci confermato dalla dicitura visibile (EUSEBIUS) a destra del Santo. Uninteressante particolare che accomuna i due dipinti (la Maddalena ed Eusebio) a quelli delravennate, non ripreso in alcuno dei dipinti fino ad ora visti, nella forma e nella realizzazione delledue aureole. Entrambe hanno un bordo scuro in cui sono incastonate pietruzze bianche a mo' dimosaico. Questo modo di rappresentare l'aureola comune solo alle basiliche bizantine di Ravenna.

    Nella immagine seguente sono comparate le due raffigurazioni da cui si evidenzia la similitudineanche nel modo di rappresentare il viso, di marcare i contorni e nello sviluppo piano in cui ichiaroscuri sono pressoch assenti.

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    Ma a quale S. Eusebio si riferisce il dipinto? La presenza del libro, la dalmatica rossa tipico abitovescovile, l'aureola che identifica il santo sembrerebbero ricondurci a S. Eusebio vescovo diVercelli cui attribuita la prima traduzione in latino dei Vangeli (il duomo di Vercelli conservaancora un codice di quella traduzione, attribuito al vescovo), eppure, anche in questo caso, le lettere

    di Paolino aprono una diversa e straordinaria possibilit di identificazione. In una delle sueprimissime lettere scritte dopo soli due mesi dall'avvio della personale attivit monastica iniziatacon il trasferimento dalla Spagna a Cimitile, Paolino scrive a S. Agostino quanto segue:

    In verit io, sebbene inferiore a te in tutto, con un dono che potesse ricambiare in qualche modo iltuo, ti ho procurato, cos come avevi chiesto, la famosa Storia Universale di Eusebio, venerabilevescovo di Costantinopoli ... Ad ogni modo, poich ti sei degnato di indicarmi anche i luoghi dove

    potevi trovarti, cos come tu stesso avevi consigliato, ho scritto al nostro padre Aurelio, tuovenerabile collega nella dignit episcopale, di modo che, qualora attualmente tu ti trovassi ad

    Ippona egli abbia la cortesia di inviarti col la mia lettera e questo codice membranaceo dopoaverlo fatto trascrivere a Cartagine ... affinch al nostro parente Domnione non mancasse troppo alungo il suo codice e quello a te trasmesso restasse a tua disposizione senza necessit di restituirlo.

    L'equivoco che porta Paolino a confondere Eusebio da Cesarea con Eusebio vescovo diCostantinopoli alquanto singolare, visto che il secondo fu, fino alla morte, un acerrimo sostenitoredi Ario e della eresia gnostica. L'errore appare ancor pi vistoso ed inspiegabile se si constata comePaolino, sebbene non possedesse il testo in precedenza, ne conosceva la fama e se si pensa che eglilo stava inviando ad Agostino in cambio dei suoi scritti appena pervenutigli in cui Agostino confutale eresie del periodo. Va anche detto che, con questa lettera, la prima che Paolino invia ad Agostino,egli si propone di instaurare una amicizia salda con un personaggio che fino ad allora conoscevasolo per fama, probabilmente l'evento avrebbe meritato una maggiore attenzione. Sicuramente n

    Eusebio da Cesarea n, ovviamente, Eusebio da Costantinopoli sono divenuti santi, ma il terminevenerabile, adottato da Paolino, la disconoscenza dei fatti che egli dimostra nella epistolaaccompagnata dalla importanza che Paolino d all'opera di Eusebio, suggeriscono una diversainterpretazione delle due rappresentazioni nella cappella dei S.S. Martiri, ma per giungercidobbiamo operare una breve digressione. Sappiamo che la lettera 3, ora citata, fu scritta nel 359

    poco dopo l'arrivo a Nola, mentre la 23, vista in precedenza (quella in cui si parla della Maddalena)fu scritta 5 anni dopo. Ci che esisteva, all'arrivo di Paolino, era sicuramente la cappella dei Martiri

    priva dei numerosi affreschi fatti realizzare in parte proprio da Paolino. Sappiamo anche chePaolino fece portare a Nola i frammenti della Santa Croce e che manteneva un particolarissimointeresse per reliquie quali quelle di S. Felice cui era profondamente devoto. La vistosa corona checampeggia sulla testa della Maddalena non pu non richiamare quella che compare nella scritta

    marmorea apposta sotto il protiro realizzato dal vescovo Leone III che recita:

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    Basilica de' S.S. Martiri la quale un intero pozzo, pieno delli corpi e sangue delli suddetti, e sisente bollire ne' giorni de' loro natali. Una donna incredula vi cal la corona e la tir su piena disangue, le cui gocciole incavarono il marmo. A man destra si vede il luogo ove S. Felice fu difesodalle tele d'Aragni.

    Il giorno dei natali da intendersi come giorno del martirio fatto coincidere con quello dellapassione di Ges, mentre l'ultimo episodio parla di un salvataggio miracoloso di S. Felice che infuga fu nascosto dalle ragnatele tessute velocemente da un gruppo di ragni. Nella lapide si narra di"una" donna e non di una regina, ma nel contempo di parla "della" corona, come se l'oggetto fosseessenziale nella narrazione e fosse preesistente al fatto. In buona sostanza non crediamo sia

    peregrina l'ipotesi che la corona fosse una delle reliquie conservate nella cappella, propriosull'altarino di fronte alla Maddalena, ci spiegherebbe un gesto, altrimenti alquanto anomalo, qualequello di introdurre una corona in una pozza di sangue: il gesto, probabilmente, racchiudeva unconsolidato rituale. Approfittando della leggenda che voleva la Santa di stirpe regale, anche per ilsuo legame spirituale con Ges, possibile che si ritenesse la corona come appartenuta alla Santa,conciliando la leggenda della goccia di sangue che scava la roccia e quella della corona della

    Maddalena. Il gesto rituale avrebbe avuto anche un forte valore simbolico nell'ottica della funzioneche Paolino conferisce alla Maddalena: essendo, infatti, essa il simbolo della Chiesa, la sua coronaera la corona stessa della Chiesa che immersa nel sangue dei Martiri assumeva una potente funzioneallegorica. Il gesto compenetrava in s la Chiesa ed il Sangue dei Martiri, e probabilmente,

    poggiandosi la corona sul capo i fedeli intendevano acquisire una duplice benedizione. Se, allora,l'altarino di fronte alla Maddalena era destinato alla corona vistosamente rappresentata sul capodella Santa, intuibile che quello simmetrico dedicato a S. Eusebio contenesse il voluminoso libroche egli mantiene sotto il braccio e che quel libro fosse proprio il testo membranaceo della "StoriaUniversale" che, come si legge dalla epistola, dovette tornare a Nola dopo essere stato ricopiato perAgostino. In quest'ottica la funzione teologica delle due figure abbastanza chiara. S. Eusebio conla sua Storia Universale rappresenta il cristianesimo come fulcro della storia dell'Uomo. La storiastessa culmina nel cristianesimo e nella fondazione della Chiesa di Roma. La Maddalena, dal cantosuo, come Paolino stesso indica, il simbolo stesso della Chiesa, ed allora chiara la scelta didecorare con medesimo motivo, la cintura della Santa sul libro che S. Eusebio tiene sotto il braccio.

    Cintura della Maddalena - Particolare delladecorazione comparato con la decorazionesulla copertina del libro tra le mani di S.Eusebio.

    La mancanza di affreschi simili sulla parete (fatta eccezione per il Cristo sul trono e per i dipintinelle parti interne dell'arco) conferma la nostra convinzione che si sia voluto dare risalto, fin dallacostruzione del muro nella basilica, alla figure in esso rappresentate (Cristo, Eusebio e la

    Maddalena).

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    Soffermiamoci, a questo punto, sugli oggetti che le due Maddelene cimitilesi portano tra le mani.L'unica differenza evidente nell'oggetto che la figura intera ha tra le mani e che ci riporta a quelliche appaiono nella immagine a mezzo busto sotto le maniche del vestito. Nella figura a busto interoil braccio destro regge un oggetto scuro che sembra l'estremit del medesimo oggetto chiaro che sotto il braccio sinistro. Sebbene le due estremit diano l'impressione d'essere la testa di due bimbi,

    l'uno biondo l'altro bruno, la mancanza della parte inferiore dei presunti due corpicini ci porta adescludere questa ipotesi30, l'oggetto parrebbe, invece, essere una sorta di rotolo di notevolidimensioni. E' proprio l'immagine ridotta del medesimo rotolo nella figura a mezzo busto cheemerge sotto le due braccia della Maddalena nell'altare che ci fa desumere che proprio di questooggetto possa trattarsi. E', a questo punto, evidente che il rotolo in questione non pu che essere iltelo sindonico. Infatti la Maddalena nella figura a mezzo busto raffigurata prima della passionecon il simbolo che ne preannuncia l'imminenza: il vaso. Il telo appare ridotto per dare rilevanza alsimbolo degli oli profumati della unzione. Nella figura a busto intero, la Maddalena ritratta dopola Passione quale depositaria della preziosa reliquia e quindi della prova della resurrezione. E'infatti, proprio la Maddalena la prima a recarsi nel sepolcro e la prima a vedere il Cristo risorto. LaPassione ed il sangue del Martirio con la regalit della sposa mistica che dalla Maddalena si estende

    a tutti gli apostoli ed ai Martiri, sembra, quindi, essere il tema dominante della cappella. Lo stessoPaolino, nelle sue epistole (es.: nella epistola 3,4) parla di "stirpe regale e sacerdotale" riferendosiall'apostolato.

    Come anticipato, vogliamo chiudere questo lungo paragrafo con un forte senso di amarezza.

    La foto che riportiamo tratta dal bel volume di Arcangelo Mercogliano Le Basiliche di Cimitile(ed. Barone) ed espone la situazione al 1988. E' con sincero dolore che constatiamo l'ulterioredegrado e lo scempio cui stato sottoposto il dipinto. Oggi la cintura della Maddalena del tuttoscomparsa, come scomparsa la scritta che appariva a sinistra della testa. Uno sciagurato intervento

    privo, a nostro avviso, di senso, con il quale sono state coperte con uno spesso strato di intonaco abase cementizia (notoriamente isolante) le pareti della cappella di S. Giacomo subito dietro ildipinto della Maddalena, ha provocato una copiosa traspirazione attraverso il dipinto che risulta,oggi, vistosamente coperto di sali minerali con parti irrimediabilmente perse come il nome stessodella figura. La cintura, probabilmente per effetto di questo e di altri sciagurati interventi che nullaavevano a che vedere con il recupero, scomparsa del tutto, essendo crollato l'intonaco che lasosteneva.

    Ma il danno irreparabile non finisce qui. Il libro di Mercogliano (pag. 224) parla della figura interadella Maddalena, segnalando che la santa (che non identifica) appare riccamente addobbata esormontata da corona: di quella corona non v' traccia, essendo stata cancellata insieme all'intonaco

    che era al di sotto: ma da chi? Evidentissime sono le tracce di schizzi di cemento sulla figura che,quindi, non stata protetta durante gli interventi. Abbiamo rilevato anche quelle che sembranoabrasioni di spazzola effettuate, forse, per far fronte al danno che si era procurato. E' indispensabileun immediato intervento per salvare queste due opere di inestimabile valore non solo artistico, mastorico e teologico che gettano una luce definitiva a testimonianza delle trasformazioni del cultocristiano e della epurazione delle componenti ritenute troppo vicine alle eresie gnostiche conassimilazione e trasformazione in altri culti.

    Abbiamo doverosamente, segnalato il problema che ha trovato pronto e sensibile riscontro nellepersone dei professori Sersale e Marino del Dipartimento di Ingegneria dei Materiali dell'Universitdi Napoli, i quali si sono fatti carico di un articolo denuncia che uscir, probabilmente, in

    contemporanea alla pubblicazione di questo nostro. Crediamo sarebbe opportuno non alimentarenuove leggende in merito alla deliberata volont di distruggere tutto ci che pu riportarci allaverit sulla storia del Cristianesimo, gi ricca di momenti oscuri per fortuna passati ormai da tempo.

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    L'eresia catara, il Vangelo di Filippo ed il mosaico di Otranto

    Nella convinzione che l'eresia Catara trovi parziale riscontro anche nell'opera musiva di Pantaleoneriportiamo di seguito un brano trattato dalla