Il contributo del Prof. Evangelisti: l’Automatica e il Centro di ......1 Il contributo del...
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Il contributo del Prof. Evangelisti: l’Automatica e il Centro di Calcolo1
Giovanni Marro, Professore Emerito dell’Università di Bologna1
1 - La Persona
E’ compito non facile presentare la figura o riassumere i punti essenziali e qualificanti della
multiforme attività di Giuseppe Evangelisti. I suoi interessi si estendevano dalla matematica pura
alle applicazioni ingegneristiche, le sue ricerche erano sempre originali e intuitive degli sviluppi
successivi, le sue impostazioni didattiche sembrano tutt’ora valide, quasi attuali.
A parte gli eccezionali meriti scientifici, il Prof. Giuseppe Evangelisti possedeva virtù umane
eccezionali e una non comune statura morale. Il Suo spirito di Scienziato non fu mai inquinato da
manie di potere e grandezza.
Io, come senz’altro tutti coloro che l’hanno conosciuto, lo ricordo come una persona di
vastissima cultura, entusiasta per la conoscenza e con una straordinaria capacità di introspezione in
egual misura sia nella ricerca scientifica sia nei rapporti umani, che sapeva condurre ad un elevato
standard di costruttività, sincerità e rispetto reciproco. Il lavoro d’équipe e la collaborazione, di
qualunque tipo essi fossero, scientifico, organizzativo, amministrativo, con lui come guida, erano
possibili con una naturalezza che io, personalmente, non ho più rivissuta. Ricordo, in particolare, la
sua capacità di comunicare in modo immediato e preciso, anche solo con il comportamento o con lo
sguardo. Appare quindi singolare come Egli, studioso di Idraulica e Costruzioni Idrauliche, abbia
creato e diretto una struttura, il Centro Calcoli e Servomeccanismi, da cui si sono diramate, nel
1970, due entità di dimensioni ragguardevoli della nostra Facoltà:
- L’Istituto di Automatica, cui afferivano insegnamenti di Automatica, Informatica e Ricerca
operativa;
- Il Centro di Calcolo
Queste note vogliono ricordare, insieme alla figura del prof. Evangelisti, la storia del Centro
Calcoli e Servomeccanismi, la cui nascita e il cui sviluppo appaiono quasi fortuiti, ma in realtà sono
una misura della stima e del rispetto che per le suddette qualità il Prof. Evangelisti ricevette da parte
di tutti i suoi Colleghi di questa e di altre Facoltà.
Lo schema riportato in Fig. 1 sintetizza l’attività e i contributi del Prof. Evangelisti negli anni in
cui era Direttore prima della Sala Calcoli e poi del Centro Calcoli e Servomeccanismi. Nelle pagine
seguenti vengono prese in considerazione e descritte le principali attività di questa struttura.
2 - I primi lavori sulla regolazione
Già nel 1939, il prof. Evangelisti rivela l’originalità del suo pensiero scientifico e l’attività delle sue
ricerche con lo studio del fenomeno del “colpo d’ariete”, per mezzo del calcolo simbolico, con cui
analizza i relativi fenomeni oscillatori.
1 Mi sembra doveroso precisare che, quanto scritto nelle pagine seguenti, fa riferimento ad una mia conferenza, tenuta il 6 gennaio del 2006 presso la facoltà di Ingegneria dell’Università di Bologna e di essa mantiene lo stile
e spesso ne riporta il testo.
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Fig. 1 – Evoluzione delle strutture di calcolo della Facoltà di Ingegneria
Per tale lavoro Egli viene subito inserito, e a ragione, fra i più prestigiosi ricercatori sull’argomento,
fra i quali vale la pena menzionare Lorenzo Allievi. Da questo momento la maggior parte della sua
attività scientifica sarà dedicata alla ricerca sul moto vario nei sistemi in pressione.
Molti sono i suoi studi, riflessioni e memorie, ma per ricordare i suoi studi ho scelto di riferirmi, in
particolare, a tre lavori attinenti ai problemi di Controlli Automatici e di Teoria dei Sistemi, scritti in
epoca in cui tali discipline non erano ancora state sviluppate Nel 1941 compone il suo primo lavoro dal
titolo “Alcune osservazioni sul colpo d’ariete e sulla regolazione delle turbine idrauliche”.
Strettamente connesso a questo, e sicuramente, come riconosciuto in seguito, più importante è la
pubblicazione del 1942, in cui presenta un’estensione della condizione di Thoma per la stabilità degli
impianti idroelettrici in condizione di regolazione di potenza. E’ del 1947 il celebre trattato sulla
Regolazione delle turbine idrauliche. Forse si è originato dalla volontà di sistemare una serie di
problematiche nate dal primo lavoro. Ha la struttura e, in parte il contenuto, di un libro di Controlli
Automatici. In esso le diverse parti di cui è costituito il sistema vengono analizzate separatamente, per
ciascuna di esse viene dedotto un modello matematico rigoroso e vengono poi presentati gli algoritmi
per la soluzione dei problemi e discusso il campo di validità di possibili ipotesi semplificative utili al
progettista.
Il terzo lavoro, del 1951, “Sopra la stabilità delle grandi oscillazioni dei pozzi piezometrici”,
presenta uno dei risultati più importanti della sua ricerca: dimostra che il ciclo limite nel piano delle
fasi e il relativo campo di stabilità per oscillazioni di grande ampiezza è sempre contenuto in una
circonferenza centrata nell’origine e di cui Egli riesce ad individuare la misura del raggio. Infante e
Clark, anni dopo, riprendono il problema determinando anch’essi il ciclo limite, ma dando una diversa
definizione del dominio di stabilità. Il sottoscritto, Giovanni Marro, già allora collaboratore del prof.
Evangelisti, su suo incarico, ha verificato i risultati di Infante e Clark sulla calcolatrice analogica PACE
231R provandone l’esattezza e, per insistenza sempre del Professore, ha pubblicato il risultato sulla
rivista Energia Elettrica vol.41, n.12, 1964. Anche in questo caso si evince la volontà di presentare
risultati non solo rigorosi, ma anche applicabili senza difficoltà in assenza di dispositivi di calcolo
automatico per la soluzione delle equazioni differenziali non lineari.
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Vengono di seguito riportati alcuni stralci delle pubblicazioni citate:
Adduzioni in pressione e stabilità di regolazione negli impianti idroelettrici2
Prof. Ing. Giuseppe Evangelisti Professore Ordinario di Costruzioni idrauliche nella Università di Bologna
E’ noto che nella moderna tecnica idroelettrica le esigenze di regolarità di marcia delle turbine
sono oltremodo rigide: ed è pure noto che, nell’indispensabile processo della regolazione automatica,
esistono diverse cause che insidiano questa regolarità, e che possono anche raggiungere un’importanza
tale da rendere il funzionamento instabile.
Oltre alle cause di origine meccanica – cioè dovute agli organi regolatori – ne esiste un’altra di
carattere esclusivamente idraulico, avendo essa sede nel complesso esterno di adduzione e scarico.
Quest’ultima causa è conosciuta da tempo: sperimentalmente dal 1904 in un caso divenuto notissimo,
quello dell’impianto idroelettrico di Heimbach, nella Svizzera; teoricamente dal 1910, attraverso una
classica memoria del Thoma, il quale riuscì ad impostare analiticamente e spiegare in modo
soddisfacente l’essenza del fenomeno.
Fig. 2 – La copertina del testo del Prof. Evangelisti sulla regolazione delle turbine idrauliche
2 Estratto dalle relazioni della 41ma Riunione della Società Italiana per il Progresso delle Scienze – Roma, 1942
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Sopra la stabilità delle grandi oscillazioni nei pozzi piezometrici3
Prof. Ing. Giuseppe Evangelisti
Sommario Si considera il problema della stabilità dei sistemi galleria in pressione-pozzo piezometrico degli
impianti idroelettrici di fronte alle grandi ampiezze di regolazione. La ricerca si svolge secondo
entrambi i moderni indirizzi della meccanica non lineare: indagini topologiche nel piano delle fasi, e
integrazione approssimata con criteri di media. Riconosciuto che i termini non lineari generano un
ciclo limite instabile, si forniscono le condizioni affinché le oscillazioni restino interne a questo ciclo
limite. Da ultimo, si esprimono le ritrovate condizioni di stabilità in una forma nuova, di costituzione
semplice e di impiego immediato.
Fig. 3 – Impianto idroelettrico con pozzo piezometrico
Fig. 4 – Impianto idroelettrico – Traiettorie ten-
denti ad un ciclo limite stabile.
Fig. 5 – Impianto idroelettrico – Traiettorie rela-
tive ad un ciclo limite instabile.
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L’Energia Elettrica, vol.28, n.12, 1951
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In Figura 3 viene schematizzato un impianto di produzione di energia elettrica, in condizione di
regolazione di potenza, per cui il prodotto della portata nella condotta forzata con la quota nel pozzo
piezometrico è costante. Malgrado l’ipotesi che in un impianto idraulico valgano le condizioni di
Thoma, si possono sempre verificare delle oscillazioni eventualmente anche instabili e le Figure 4 e 5
indicano il comportamento della traiettoria nei due differenti casi: nel primo (Fig.4) la traiettoria della
portata in funzione del tempo, tendente ad un ciclo limite stabile, parte dall’origine e resta limitata, nel
secondo (Fig.5) la traiettoria, tendente ad un ciclo limite instabile, non ha origine nel centro.
4 - La Sala Calcoli
Gli inizi del Calcolo elettronico presso la Facoltà di Ingegneria di Bologna si possono ricondurre
alla capacità e alla lungimiranza del prof. Giuseppe Evangelisti. In particolare la Sala Calcoli nasce con
l’acquisto del primo calcolatore: la calcolatrice analogica Philbrik.
Il 5 dicembre 1950 - su proposta del Prof. Giuseppe Evangelisti, Direttore dell’Istituto di
Costruzioni Idrauliche, e del Prof. Aristide Prosciutto, Direttore dell’ Istituto di Macchine, il Consiglio
di Facoltà decide la destinazione di fondi ERP (European Recovery Program) all’acquisto della prima
calcolatrice elettronica, un’analogica Philbrick.
Nelle pagine seguenti vengono riportate alcune parti del verbale del Consiglio di Facoltà, in cui
appare la scrittura ed un possibile appunto dello stesso Professore e in cui vengono appunto assegnati
alla Sala Calcoli i fondi ERP.
Di seguito viene riportata la lettera, pervenuta nello stesso Consiglio di Facoltà, in cui il Prof.
Prosciutto illustra il tipo di ricerche e problematiche che l’Istituto di Macchine, di cui Egli è il
Direttore, intende perseguire e per il cui approccio si rende necessario l’utilizzo del calcolatore
analogico.
Avvenne così che:
14 marzo 1951 - La calcolatrice viene imbarcata a New York sul piroscafo S.S. Algenquin Victory.
12 aprile 1951 - La calcolatrice è disponibile in Italia.
13 maggio 1951 - La calcolatrice viene inaugurata alla presenza di numerosi invitati. Essa è sistemata
in una Sala Calcoli presso la Biblioteca di Facoltà, la cui direzione è affidata al Prof. Evangelisti. Egli
svolgerà il ruolo di direttore per circa 10 anni.
Le calcolatrici analogiche erano costituite da un certo numero di amplificatori operazionali, dai
relativi alimentatori e da dispositivi di visualizzazione dei segnali, tipicamente oscilloscopi, plotter e
voltmetri digitali. La programmazione consisteva nell’inserire opportune reti di retroazione in tali
amplificatori e nell’interconnetterli in modo da ottenere una funzione di trasferimento uguale a quella
del sistema da studiare. L’ingresso del sistema, in genere fornito da un generatore di forme d’onda,
riproduceva poi l’ingresso del sistema reale. Le calcolatrici analogiche operavano quindi come un
simulatori dei sistemi analizzati la cui evoluzione nel tempo veniva riprodotta dalla tensione di uscita
della rete impostata sulla calcolatrice; l’osservazione di tale segnale forniva le informazioni desiderate
sul comportamento del sistema studiato.
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E’ curioso osservare come, una volta effettuate le necessarie interconnessioni, la macchina non
potesse venire utilizzata per studiare altri problemi se non eliminando le interconnessioni effettuate e
impostandone altre. Per ovviare a questo problema e consentire una maggiore fruizione del sistema,
poteva essere presente, come nella Pace 231R, un pannello amovibile sul quale effettuare le
interconnessioni. La disponibilità di due o più pannelli consentiva di passare dallo studio di un sistema
a quello di un secondo sistema tramite lo scambio dei relativi pannelli che costituivano l’equivalente
dei programmi nei calcolatori digitali. L’ingombro e il costo di tali pannelli, tuttavia, ne riducevano, in
pratica, la disponibilità a pochissime unità per ogni macchina.
La Philbrick consisteva in un supporto con numerose mensole (in inglese, rack), ciascuna
sostenente un certo numero di contenitori (che noi studenti chiamavamo “scatolini”) contenenti, a loro
volta, opportuni circuiti elettronici. In ogni contenitore erano presenti mediamente tre amplificatori
operazionali. La Philbrick risultava, perciò, componibile e, forse, fu proprio questo il motivo per cui fu
scelta dall’Università di Bologna, in quanto l’acquisto della macchina, nonché del numero dei
contenitori, fu dimensionato in funzione della disponibilità economica.
Fig. 6 - La figura sopra riportata si riferisce ad un modello della calcolatrice analogica Philbrick
disponibile all’epoca in cui essa fu ordinata.
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Va anche osservato che la Philbrick a quei tempi era l’unico calcolatore analogico disponibile sul
mercato, ed era costituito, da circuiti che potevano essere utilizzati per riprodurre le equazioni che
servivano a descrivere i diversi processi fisici. I contenitori anche se in numero ridotto erano alimentati
con tensione di + / – 300 volt.
Fig. 7 - La calcolatrice analogica Philbrick nella Sala Calcoli (i due oscilloscopi sulla sinistra sono dei
Dumont 304 utilizzati per visualizzare l’andamento dei segnali generati dalle simulazioni. Uno di
questi è pervenuto, ancora funzionante, fino ad oggi).
Fig. 8 - La calcolatrice digitale Bendix nella Sala Calcoli.
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La Bendix D12 fu la seconda calcolatrice elettronica acquistata dall’Università di Bologna:
18 febbraio 1955 - La Facoltà di Ingegneria, sentita la relazione del prof. Evangelisti, direttore della
Sala Calcoli, decide di destinare fondi ministeriali all’acquisto di una calcolatrice elettronica digitale.
Verrà scelta la Bendix D12, che sarà installata nella Sala Calcoli nel 1956, come appare nella immagine
riportata in Fig. 8.
Fig. 9 - La memoria a tamburo della Bendix (25.000 bit)
La memoria, benché a tamburo, rappresenta, comunque, una importante innovazione, in quanto
nelle calcolatrici analogiche la memoria era costituita dalle tensioni ai capi dei condensatori delle reti.
Questa macchina era particolarmente adatta a risolvere sistemi di equazioni differenziali.
4 - Il Centro Calcoli e Servomeccanismi
24 gennaio 1957 - Il Consiglio di Facoltà decide unanime di costituire un Centro Calcoli con propria
dotazione annua, sede apposita, patrimonio bibliografico ed attrezzature scientifiche.
5 luglio 1958 - Il Consiglio di Facoltà, udite le relazioni del Prof. Evangelisti e del Prof. Basile, preso
atto degli accordi intercorsi tra il Direttore del Centro Calcoli e Servomeccanismi e i Direttori degli
Istituti di Macchine e di Impianti Industriali Meccanici, dà parere unanimemente favorevole alla
esecuzione dei lavori previsti per l’allestimento del Centro Calcoli.
I suddetti lavori erano urgenti, perché era in arrivo il calcolatore IBM 650, il primo calcolatore
numerico “general purpose”, che richiedeva una struttura adeguata in termini di spazio, di controllo
della temperatura ambiente, una maggiorazione della potenza elettrica disponibile e personale adibito
specificamente al suo funzionamento.
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Vengono sviluppati i primi programmi in linguaggio macchina. Le istruzioni dei programmi
insieme ai dati vengono trasmessi al calcolatore per mezzo di schede perforate, ottenute con la
perforatrice sopra riportata. Il pacco di schede veniva inserito nell’unità sinistra del calcolatore IBM
650 indicato in figura, veniva letto ed il contenuto elaborato in un sistema numerico, esadecimale.
Talvolta per trovare un errore o per correggere il malfunzionamento del programma si ricorreva al
“Dumping”, ossia alla stampa esadecimale del contenuto dei registri utilizzati durante l’elaborazione
dal calcolatore, per analizzarne il contenuto ed individuare l’errore commesso. Si parla evidentemente
dei primordi dell’informatica, ..diremmo, oggi, dell’età della pietra!
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Fig. 10 - La IBM 650 in una installazione americana del 1961
Fig. 11 - Una memoria a tamburo ai tempi dell’IBM 650; ruotava a 12500 giri al minuto ed il tempo di
accesso era di 4,8 ms. L’IBM 650 era allora definito come “Magnetic drum computer”.
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Fig. 12 - La perforatrice di schede IBM 026
Fig. 13 - La calcolatrice analogica Pace 231R. Ben visibile, sulla destra, il pannello di programmazione
amovibile sul quale venivano inserite le interconnessioni tra i vari elementi dei circuiti impostati.
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Dal verbale del Consiglio dei Professori del febbraio 1962 risulta che ”il professore Evangelisti fa
presente la necessità ormai inderogabile di prevedere, con una certa urgenza, la sostituzione del
calcolatore IBM 650 in dotazione al Centro Calcoli ed in funzione 24 ore su 24 da oltre 3 anni (il che
equivaleva ad un lavoro normale di 9 anni), perché è da ritenersi completamente fuori uso”. E’ un
modello che risulta ormai antiquato, assorbe una quantità rilevante di energia elettrica ed inoltre per il
suo lungo funzionamento richiede una onerosa manutenzione. Per le richieste, sempre più numerose,
degli utenti Il Centro Calcolo e Servomeccanismi propone di prendere in affitto il calcolatore IBM
1620.
L’IBM 1620 utilizzava il linguaggio Fortran2 che rendeva possibile il suo uso anche da parte di
utenti non specialisti. Inizia così l’era moderna dell’informatica come strumento utilizzabile nei settori
più diversi dell’ingegneria.
Il Centro Calcoli e Servomeccanismi era da considerarsi uno strumento ormai di ricerca e di
interesse per molti Istituti della Facoltà di Ingegneria, le esigenze degli utenti erano sempre maggiori e
diverse, per cui si arrivò anche all’acquisto della calcolatrice analogica Pace 231R. Per l’acquisto di
tale macchina il Centro Calcoli e Servomeccanismi ha ricevuto un cospicuo finanziamento, concessogli
dal Consiglio di Facoltà, nell’anno 1962.
L’IBM 1620 rappresentò una scelta molto valida per le esigenze della Facoltà e venne utilizzato
fino alla fine degli anni 60, quando il Centro Calcoli e Servomeccanismi diede origine all’Istituto di
Automatica e al Centro di Calcolo, che prese in affitto un VAX 11/780 in sostituzione dell’IBM 1620.
Fig. 14 - L’ingresso del Centro Calcoli e Servomeccanismi (1958)
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Nel 1968-69 al Centro Calcoli e Servomeccanismi afferivano i seguenti insegnamenti:
- Calcolatrici elettroniche (Belardinelli)
- Componenti dei sistemi di controllo (Sarti)
- Controlli automatici (Belardinelli)
- Programmazione (Rossi)
- Tecnologia dei controlli automatici (Marro)
Assistenti di ruolo: Bertoni, Boari, Bonivento, Carpaneto, Colamussi, Laschi, Toth.
Personale tecnico: Mazzagardi, Tironi, Addone Zaccarelli, Bortolotti.Bassini, Gallerani, Kranjc Monti,
Poggi, Bonzi, Zaccheddu..
Assistenti volontari: n. 8.
Risale al periodo dell’attività del Centro Calcoli e Servomeccanismi la stesura di alcuni lavori, che
riportiamo sotto:
E.F. Infante – L.G. Clark
Sulle grandi oscillazioni di un sistema idroelettrico4 ( a cura del dott. ing. Giovanni Marro)
1.- Introduzione. Il lavoro riporta i risultati di un’indagine qualitativa e quantitativa dell’equazione differenziale che descrive il comportamento dinamico di un sistema idraulico composto di un serbatoio, una condotta in pressione e un pozzo piezometrico a sezione costante, collegato con una centrale in cui:
Modelli elettrici per reti di condotte5 Memoria del corrispondente Giuseppe Evangelisti
Riassunto – La memoria riferisce sopra un lungo ciclo di ricerche svolte presso il Centro Calcoli e Servomeccanismi dell’Università di Bologna.
Le ricerche hanno avuto per oggetto la rappresentazione su modello elettrico delle reti per trasporto di fluidi in pressione, e si sono svolte col proposito di progredire, sia in vastità che in profondità, rispetto a quanto è stato realizzato finora. Ciò vale in particolare per il moto degli aeriformi, in cui è stato risolto (si ritiene per la prima volta) il problema della legge di resistenza nel caso di elevati salti di pressione, e insieme ad esso un problema di moto vario di particolare interesse tecnico.
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L’Energia Elettrica, vol.41, n. 12, 1964 5
Accademia Nazionale dei Lincei, 11 marzo 1961.
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Modelli elettrici per reti di distribuzione di gas compressi6
Memoria di E. Belardinelli, G. Marro ed E. Sarti
Riassunto. – Sono studiati modelli analogici di tipo elettrico per reti di distribuzione di gas compresso, in condizioni di moto permanente e di moto vario. Dopo avere richiamato le leggi che reggono il moto di un fluido attraverso condotte uniformi, sia nel caso in cui occorra tener conto delle variazioni di densità sia nel caso in cui questa risulti trascurabile, si descrivono diversi modelli di condotta, alcuni esclusivamente impiegabili in problemi di analisi di reti già in opera, altri particolarmente atti alla soluzione di problemi in progetto. Infine sono descritti i modelli degli elementi terminali delle reti.
5 - I riconoscimenti nazionali ed internazionali del Prof. Evangelisti
Il Prof. Evangelisti fu accolto ed apprezzato in molti istituti accademici e culturali in Italia e all’estero:
- Accademia Nazionale dei Lincei
- Accademia delle Scienze dell’Istituto di Bologna
- Istituto Lombardo di Scienze e Lettere
- Académie des Science de Toulouse
- Institute Belge de Régulation et d’Automation
- Association Suisse pour l’Automation
Fu inoltre membro del Consiglio Superiore della Pubblica Istruzione dal 1945 al 1954 e del
Consiglio Superiore di Sanità dal 1964 al 1969.
Ricevette la laurea honoris causa dalla Technische Universität di Monaco di Baviera.
Il Prof. Evangelisti fu presto noto all’estero per i suoi lavori sulla stabilità dei sistemi non lineari e
il suo volume “La regolazione delle turbine idrauliche”, che apparve come opera di riferimento sui
controlli automatici nelle citazioni bibliografiche internazionali. Egli venne chiamato a far parte del
gruppo che nel 1956 fondò l’ IFAC (International Federation of Automatic Control), che è tuttora il più
importante organismo internazionale che promuove iniziative e congressi nell’ambito dell’Automatica.
Partecipò al primo Congresso IFAC (Mosca, 1960) con la memoria “On the Problem of Frequency
Control in the Hydroelectric Stations”. Partecipò attivamente alle scuole “Problemi attuali di teoria dei
Controlli Automatici” - Bressanone 1963-65. Fu autore della voce “Controlli Automatici”
dell’Enciclopedia Treccani.
La vita di Giuseppe Evangelisti, nato a Molinella, in provincia di Bologna, il 25 novembre del
1903, si conclude a Bologna il 19 gennaio 1981.
6 - Gli insegnamenti
Oltre l’insegnamento istituzionale di Costruzioni Idrauliche il Prof. Evangelisti tenne per incarico i
seguenti insegnamenti:
- Anno 1958-59: Elettronica
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Presentata da G. Evangelisti nella seduta dell’11 marzo 1961.
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- Anno 1959-60: Elettronica
- Anno 1960-61: Controlli Automatici
- Anno 1961-62: Controlli Automatici
- Anno 1962-63: Controlli Automatici e Servocomandi e Regolazione
- Anno 1963-64: Controlli Automatici e Servocomandi e Regolazione
- Anno 1964-65: Controlli Automatici
Fig. 15 - Lepschy, Evangelisti e Ruberti nel Centro IBM di Poughkeepsie nel 1958
Fig. 16 – A.A. 1964/65. Copertina delle dispense del Corso di Controlli Automatici
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Fig. 17 – Intervento del Prof. Giovanni Marro presso la Facoltà di Ingegneria dell’Università di
Bologna, in occasione della dedica dell’aula 6.2 al Prof. Giuseppe Evangelisti.
Bibliografia
1 - Bruno Poggi: XVIII CONVEGNO DI IDRAULICA E COSTRUZIONI IDRAULICHE. Bologna, settembre
1982, Facoltà di Ingegneria, Università di Bologna.
2 - Marro G.: Il contributo del Prof. Evangelisti: L’Automatica e il Centro di Calcolo. Conferenza
presso la Facoltà di Ingegneria, Università di Bologna, 2006.