Il contributo del Prof. Evangelisti: l’Automatica e il Centro di ......1 Il contributo del...

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1 Il contributo del Prof. Evangelisti: l’Automatica e il Centro di Calcolo 1 Giovanni Marro, Professore Emerito dell’Università di Bologna 1 1 - La Persona E’ compito non facile presentare la figura o riassumere i punti essenziali e qualificanti della multiforme attività di Giuseppe Evangelisti. I suoi interessi si estendevano dalla matematica pura alle applicazioni ingegneristiche, le sue ricerche erano sempre originali e intuitive degli sviluppi successivi, le sue impostazioni didattiche sembrano tutt’ora valide, quasi attuali. A parte gli eccezionali meriti scientifici, il Prof. Giuseppe Evangelisti possedeva virtù umane eccezionali e una non comune statura morale. Il Suo spirito di Scienziato non fu mai inquinato da manie di potere e grandezza. Io, come senz’altro tutti coloro che l’hanno conosciuto, lo ricordo come una persona di vastissima cultura, entusiasta per la conoscenza e con una straordinaria capacità di introspezione in egual misura sia nella ricerca scientifica sia nei rapporti umani, che sapeva condurre ad un elevato standard di costruttività, sincerità e rispetto reciproco. Il lavoro d’équipe e la collaborazione, di qualunque tipo essi fossero, scientifico, organizzativo, amministrativo, con lui come guida, erano possibili con una naturalezza che io, personalmente, non ho più rivissuta. Ricordo, in particolare, la sua capacità di comunicare in modo immediato e preciso, anche solo con il comportamento o con lo sguardo. Appare quindi singolare come Egli, studioso di Idraulica e Costruzioni Idrauliche, abbia creato e diretto una struttura, il Centro Calcoli e Servomeccanismi, da cui si sono diramate, nel 1970, due entità di dimensioni ragguardevoli della nostra Facoltà: - L’Istituto di Automatica, cui afferivano insegnamenti di Automatica, Informatica e Ricerca operativa; - Il Centro di Calcolo Queste note vogliono ricordare, insieme alla figura del prof. Evangelisti, la storia del Centro Calcoli e Servomeccanismi, la cui nascita e il cui sviluppo appaiono quasi fortuiti, ma in realtà sono una misura della stima e del rispetto che per le suddette qualità il Prof. Evangelisti ricevette da parte di tutti i suoi Colleghi di questa e di altre Facoltà. Lo schema riportato in Fig. 1 sintetizza l’attività e i contributi del Prof. Evangelisti negli anni in cui era Direttore prima della Sala Calcoli e poi del Centro Calcoli e Servomeccanismi. Nelle pagine seguenti vengono prese in considerazione e descritte le principali attività di questa struttura. 2 - I primi lavori sulla regolazione Già nel 1939, il prof. Evangelisti rivela l’originalità del suo pensiero scientifico e l’attività delle sue ricerche con lo studio del fenomeno del “colpo d’ariete”, per mezzo del calcolo simbolico, con cui analizza i relativi fenomeni oscillatori. 1 Mi sembra doveroso precisare che, quanto scritto nelle pagine seguenti, fa riferimento ad una mia conferenza, tenuta il 6 gennaio del 2006 presso la facoltà di Ingegneria dell’Università di Bologna e di essa mantiene lo stile e spesso ne riporta il testo.

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    Il contributo del Prof. Evangelisti: l’Automatica e il Centro di Calcolo1

    Giovanni Marro, Professore Emerito dell’Università di Bologna1

    1 - La Persona

    E’ compito non facile presentare la figura o riassumere i punti essenziali e qualificanti della

    multiforme attività di Giuseppe Evangelisti. I suoi interessi si estendevano dalla matematica pura

    alle applicazioni ingegneristiche, le sue ricerche erano sempre originali e intuitive degli sviluppi

    successivi, le sue impostazioni didattiche sembrano tutt’ora valide, quasi attuali.

    A parte gli eccezionali meriti scientifici, il Prof. Giuseppe Evangelisti possedeva virtù umane

    eccezionali e una non comune statura morale. Il Suo spirito di Scienziato non fu mai inquinato da

    manie di potere e grandezza.

    Io, come senz’altro tutti coloro che l’hanno conosciuto, lo ricordo come una persona di

    vastissima cultura, entusiasta per la conoscenza e con una straordinaria capacità di introspezione in

    egual misura sia nella ricerca scientifica sia nei rapporti umani, che sapeva condurre ad un elevato

    standard di costruttività, sincerità e rispetto reciproco. Il lavoro d’équipe e la collaborazione, di

    qualunque tipo essi fossero, scientifico, organizzativo, amministrativo, con lui come guida, erano

    possibili con una naturalezza che io, personalmente, non ho più rivissuta. Ricordo, in particolare, la

    sua capacità di comunicare in modo immediato e preciso, anche solo con il comportamento o con lo

    sguardo. Appare quindi singolare come Egli, studioso di Idraulica e Costruzioni Idrauliche, abbia

    creato e diretto una struttura, il Centro Calcoli e Servomeccanismi, da cui si sono diramate, nel

    1970, due entità di dimensioni ragguardevoli della nostra Facoltà:

    - L’Istituto di Automatica, cui afferivano insegnamenti di Automatica, Informatica e Ricerca

    operativa;

    - Il Centro di Calcolo

    Queste note vogliono ricordare, insieme alla figura del prof. Evangelisti, la storia del Centro

    Calcoli e Servomeccanismi, la cui nascita e il cui sviluppo appaiono quasi fortuiti, ma in realtà sono

    una misura della stima e del rispetto che per le suddette qualità il Prof. Evangelisti ricevette da parte

    di tutti i suoi Colleghi di questa e di altre Facoltà.

    Lo schema riportato in Fig. 1 sintetizza l’attività e i contributi del Prof. Evangelisti negli anni in

    cui era Direttore prima della Sala Calcoli e poi del Centro Calcoli e Servomeccanismi. Nelle pagine

    seguenti vengono prese in considerazione e descritte le principali attività di questa struttura.

    2 - I primi lavori sulla regolazione

    Già nel 1939, il prof. Evangelisti rivela l’originalità del suo pensiero scientifico e l’attività delle sue

    ricerche con lo studio del fenomeno del “colpo d’ariete”, per mezzo del calcolo simbolico, con cui

    analizza i relativi fenomeni oscillatori.

    1 Mi sembra doveroso precisare che, quanto scritto nelle pagine seguenti, fa riferimento ad una mia conferenza, tenuta il 6 gennaio del 2006 presso la facoltà di Ingegneria dell’Università di Bologna e di essa mantiene lo stile

    e spesso ne riporta il testo.

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    Fig. 1 – Evoluzione delle strutture di calcolo della Facoltà di Ingegneria

    Per tale lavoro Egli viene subito inserito, e a ragione, fra i più prestigiosi ricercatori sull’argomento,

    fra i quali vale la pena menzionare Lorenzo Allievi. Da questo momento la maggior parte della sua

    attività scientifica sarà dedicata alla ricerca sul moto vario nei sistemi in pressione.

    Molti sono i suoi studi, riflessioni e memorie, ma per ricordare i suoi studi ho scelto di riferirmi, in

    particolare, a tre lavori attinenti ai problemi di Controlli Automatici e di Teoria dei Sistemi, scritti in

    epoca in cui tali discipline non erano ancora state sviluppate Nel 1941 compone il suo primo lavoro dal

    titolo “Alcune osservazioni sul colpo d’ariete e sulla regolazione delle turbine idrauliche”.

    Strettamente connesso a questo, e sicuramente, come riconosciuto in seguito, più importante è la

    pubblicazione del 1942, in cui presenta un’estensione della condizione di Thoma per la stabilità degli

    impianti idroelettrici in condizione di regolazione di potenza. E’ del 1947 il celebre trattato sulla

    Regolazione delle turbine idrauliche. Forse si è originato dalla volontà di sistemare una serie di

    problematiche nate dal primo lavoro. Ha la struttura e, in parte il contenuto, di un libro di Controlli

    Automatici. In esso le diverse parti di cui è costituito il sistema vengono analizzate separatamente, per

    ciascuna di esse viene dedotto un modello matematico rigoroso e vengono poi presentati gli algoritmi

    per la soluzione dei problemi e discusso il campo di validità di possibili ipotesi semplificative utili al

    progettista.

    Il terzo lavoro, del 1951, “Sopra la stabilità delle grandi oscillazioni dei pozzi piezometrici”,

    presenta uno dei risultati più importanti della sua ricerca: dimostra che il ciclo limite nel piano delle

    fasi e il relativo campo di stabilità per oscillazioni di grande ampiezza è sempre contenuto in una

    circonferenza centrata nell’origine e di cui Egli riesce ad individuare la misura del raggio. Infante e

    Clark, anni dopo, riprendono il problema determinando anch’essi il ciclo limite, ma dando una diversa

    definizione del dominio di stabilità. Il sottoscritto, Giovanni Marro, già allora collaboratore del prof.

    Evangelisti, su suo incarico, ha verificato i risultati di Infante e Clark sulla calcolatrice analogica PACE

    231R provandone l’esattezza e, per insistenza sempre del Professore, ha pubblicato il risultato sulla

    rivista Energia Elettrica vol.41, n.12, 1964. Anche in questo caso si evince la volontà di presentare

    risultati non solo rigorosi, ma anche applicabili senza difficoltà in assenza di dispositivi di calcolo

    automatico per la soluzione delle equazioni differenziali non lineari.

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    Vengono di seguito riportati alcuni stralci delle pubblicazioni citate:

    Adduzioni in pressione e stabilità di regolazione negli impianti idroelettrici2

    Prof. Ing. Giuseppe Evangelisti Professore Ordinario di Costruzioni idrauliche nella Università di Bologna

    E’ noto che nella moderna tecnica idroelettrica le esigenze di regolarità di marcia delle turbine

    sono oltremodo rigide: ed è pure noto che, nell’indispensabile processo della regolazione automatica,

    esistono diverse cause che insidiano questa regolarità, e che possono anche raggiungere un’importanza

    tale da rendere il funzionamento instabile.

    Oltre alle cause di origine meccanica – cioè dovute agli organi regolatori – ne esiste un’altra di

    carattere esclusivamente idraulico, avendo essa sede nel complesso esterno di adduzione e scarico.

    Quest’ultima causa è conosciuta da tempo: sperimentalmente dal 1904 in un caso divenuto notissimo,

    quello dell’impianto idroelettrico di Heimbach, nella Svizzera; teoricamente dal 1910, attraverso una

    classica memoria del Thoma, il quale riuscì ad impostare analiticamente e spiegare in modo

    soddisfacente l’essenza del fenomeno.

    Fig. 2 – La copertina del testo del Prof. Evangelisti sulla regolazione delle turbine idrauliche

    2 Estratto dalle relazioni della 41ma Riunione della Società Italiana per il Progresso delle Scienze – Roma, 1942

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    Sopra la stabilità delle grandi oscillazioni nei pozzi piezometrici3

    Prof. Ing. Giuseppe Evangelisti

    Sommario Si considera il problema della stabilità dei sistemi galleria in pressione-pozzo piezometrico degli

    impianti idroelettrici di fronte alle grandi ampiezze di regolazione. La ricerca si svolge secondo

    entrambi i moderni indirizzi della meccanica non lineare: indagini topologiche nel piano delle fasi, e

    integrazione approssimata con criteri di media. Riconosciuto che i termini non lineari generano un

    ciclo limite instabile, si forniscono le condizioni affinché le oscillazioni restino interne a questo ciclo

    limite. Da ultimo, si esprimono le ritrovate condizioni di stabilità in una forma nuova, di costituzione

    semplice e di impiego immediato.

    Fig. 3 – Impianto idroelettrico con pozzo piezometrico

    Fig. 4 – Impianto idroelettrico – Traiettorie ten-

    denti ad un ciclo limite stabile.

    Fig. 5 – Impianto idroelettrico – Traiettorie rela-

    tive ad un ciclo limite instabile.

    3

    L’Energia Elettrica, vol.28, n.12, 1951

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    In Figura 3 viene schematizzato un impianto di produzione di energia elettrica, in condizione di

    regolazione di potenza, per cui il prodotto della portata nella condotta forzata con la quota nel pozzo

    piezometrico è costante. Malgrado l’ipotesi che in un impianto idraulico valgano le condizioni di

    Thoma, si possono sempre verificare delle oscillazioni eventualmente anche instabili e le Figure 4 e 5

    indicano il comportamento della traiettoria nei due differenti casi: nel primo (Fig.4) la traiettoria della

    portata in funzione del tempo, tendente ad un ciclo limite stabile, parte dall’origine e resta limitata, nel

    secondo (Fig.5) la traiettoria, tendente ad un ciclo limite instabile, non ha origine nel centro.

    4 - La Sala Calcoli

    Gli inizi del Calcolo elettronico presso la Facoltà di Ingegneria di Bologna si possono ricondurre

    alla capacità e alla lungimiranza del prof. Giuseppe Evangelisti. In particolare la Sala Calcoli nasce con

    l’acquisto del primo calcolatore: la calcolatrice analogica Philbrik.

    Il 5 dicembre 1950 - su proposta del Prof. Giuseppe Evangelisti, Direttore dell’Istituto di

    Costruzioni Idrauliche, e del Prof. Aristide Prosciutto, Direttore dell’ Istituto di Macchine, il Consiglio

    di Facoltà decide la destinazione di fondi ERP (European Recovery Program) all’acquisto della prima

    calcolatrice elettronica, un’analogica Philbrick.

    Nelle pagine seguenti vengono riportate alcune parti del verbale del Consiglio di Facoltà, in cui

    appare la scrittura ed un possibile appunto dello stesso Professore e in cui vengono appunto assegnati

    alla Sala Calcoli i fondi ERP.

    Di seguito viene riportata la lettera, pervenuta nello stesso Consiglio di Facoltà, in cui il Prof.

    Prosciutto illustra il tipo di ricerche e problematiche che l’Istituto di Macchine, di cui Egli è il

    Direttore, intende perseguire e per il cui approccio si rende necessario l’utilizzo del calcolatore

    analogico.

    Avvenne così che:

    14 marzo 1951 - La calcolatrice viene imbarcata a New York sul piroscafo S.S. Algenquin Victory.

    12 aprile 1951 - La calcolatrice è disponibile in Italia.

    13 maggio 1951 - La calcolatrice viene inaugurata alla presenza di numerosi invitati. Essa è sistemata

    in una Sala Calcoli presso la Biblioteca di Facoltà, la cui direzione è affidata al Prof. Evangelisti. Egli

    svolgerà il ruolo di direttore per circa 10 anni.

    Le calcolatrici analogiche erano costituite da un certo numero di amplificatori operazionali, dai

    relativi alimentatori e da dispositivi di visualizzazione dei segnali, tipicamente oscilloscopi, plotter e

    voltmetri digitali. La programmazione consisteva nell’inserire opportune reti di retroazione in tali

    amplificatori e nell’interconnetterli in modo da ottenere una funzione di trasferimento uguale a quella

    del sistema da studiare. L’ingresso del sistema, in genere fornito da un generatore di forme d’onda,

    riproduceva poi l’ingresso del sistema reale. Le calcolatrici analogiche operavano quindi come un

    simulatori dei sistemi analizzati la cui evoluzione nel tempo veniva riprodotta dalla tensione di uscita

    della rete impostata sulla calcolatrice; l’osservazione di tale segnale forniva le informazioni desiderate

    sul comportamento del sistema studiato.

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  • 7

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  • 9

  • 10

    E’ curioso osservare come, una volta effettuate le necessarie interconnessioni, la macchina non

    potesse venire utilizzata per studiare altri problemi se non eliminando le interconnessioni effettuate e

    impostandone altre. Per ovviare a questo problema e consentire una maggiore fruizione del sistema,

    poteva essere presente, come nella Pace 231R, un pannello amovibile sul quale effettuare le

    interconnessioni. La disponibilità di due o più pannelli consentiva di passare dallo studio di un sistema

    a quello di un secondo sistema tramite lo scambio dei relativi pannelli che costituivano l’equivalente

    dei programmi nei calcolatori digitali. L’ingombro e il costo di tali pannelli, tuttavia, ne riducevano, in

    pratica, la disponibilità a pochissime unità per ogni macchina.

    La Philbrick consisteva in un supporto con numerose mensole (in inglese, rack), ciascuna

    sostenente un certo numero di contenitori (che noi studenti chiamavamo “scatolini”) contenenti, a loro

    volta, opportuni circuiti elettronici. In ogni contenitore erano presenti mediamente tre amplificatori

    operazionali. La Philbrick risultava, perciò, componibile e, forse, fu proprio questo il motivo per cui fu

    scelta dall’Università di Bologna, in quanto l’acquisto della macchina, nonché del numero dei

    contenitori, fu dimensionato in funzione della disponibilità economica.

    Fig. 6 - La figura sopra riportata si riferisce ad un modello della calcolatrice analogica Philbrick

    disponibile all’epoca in cui essa fu ordinata.

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    Va anche osservato che la Philbrick a quei tempi era l’unico calcolatore analogico disponibile sul

    mercato, ed era costituito, da circuiti che potevano essere utilizzati per riprodurre le equazioni che

    servivano a descrivere i diversi processi fisici. I contenitori anche se in numero ridotto erano alimentati

    con tensione di + / – 300 volt.

    Fig. 7 - La calcolatrice analogica Philbrick nella Sala Calcoli (i due oscilloscopi sulla sinistra sono dei

    Dumont 304 utilizzati per visualizzare l’andamento dei segnali generati dalle simulazioni. Uno di

    questi è pervenuto, ancora funzionante, fino ad oggi).

    Fig. 8 - La calcolatrice digitale Bendix nella Sala Calcoli.

  • 12

    La Bendix D12 fu la seconda calcolatrice elettronica acquistata dall’Università di Bologna:

    18 febbraio 1955 - La Facoltà di Ingegneria, sentita la relazione del prof. Evangelisti, direttore della

    Sala Calcoli, decide di destinare fondi ministeriali all’acquisto di una calcolatrice elettronica digitale.

    Verrà scelta la Bendix D12, che sarà installata nella Sala Calcoli nel 1956, come appare nella immagine

    riportata in Fig. 8.

    Fig. 9 - La memoria a tamburo della Bendix (25.000 bit)

    La memoria, benché a tamburo, rappresenta, comunque, una importante innovazione, in quanto

    nelle calcolatrici analogiche la memoria era costituita dalle tensioni ai capi dei condensatori delle reti.

    Questa macchina era particolarmente adatta a risolvere sistemi di equazioni differenziali.

    4 - Il Centro Calcoli e Servomeccanismi

    24 gennaio 1957 - Il Consiglio di Facoltà decide unanime di costituire un Centro Calcoli con propria

    dotazione annua, sede apposita, patrimonio bibliografico ed attrezzature scientifiche.

    5 luglio 1958 - Il Consiglio di Facoltà, udite le relazioni del Prof. Evangelisti e del Prof. Basile, preso

    atto degli accordi intercorsi tra il Direttore del Centro Calcoli e Servomeccanismi e i Direttori degli

    Istituti di Macchine e di Impianti Industriali Meccanici, dà parere unanimemente favorevole alla

    esecuzione dei lavori previsti per l’allestimento del Centro Calcoli.

    I suddetti lavori erano urgenti, perché era in arrivo il calcolatore IBM 650, il primo calcolatore

    numerico “general purpose”, che richiedeva una struttura adeguata in termini di spazio, di controllo

    della temperatura ambiente, una maggiorazione della potenza elettrica disponibile e personale adibito

    specificamente al suo funzionamento.

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    Vengono sviluppati i primi programmi in linguaggio macchina. Le istruzioni dei programmi

    insieme ai dati vengono trasmessi al calcolatore per mezzo di schede perforate, ottenute con la

    perforatrice sopra riportata. Il pacco di schede veniva inserito nell’unità sinistra del calcolatore IBM

    650 indicato in figura, veniva letto ed il contenuto elaborato in un sistema numerico, esadecimale.

    Talvolta per trovare un errore o per correggere il malfunzionamento del programma si ricorreva al

    “Dumping”, ossia alla stampa esadecimale del contenuto dei registri utilizzati durante l’elaborazione

    dal calcolatore, per analizzarne il contenuto ed individuare l’errore commesso. Si parla evidentemente

    dei primordi dell’informatica, ..diremmo, oggi, dell’età della pietra!

    .

    Fig. 10 - La IBM 650 in una installazione americana del 1961

    Fig. 11 - Una memoria a tamburo ai tempi dell’IBM 650; ruotava a 12500 giri al minuto ed il tempo di

    accesso era di 4,8 ms. L’IBM 650 era allora definito come “Magnetic drum computer”.

  • 14

    Fig. 12 - La perforatrice di schede IBM 026

    Fig. 13 - La calcolatrice analogica Pace 231R. Ben visibile, sulla destra, il pannello di programmazione

    amovibile sul quale venivano inserite le interconnessioni tra i vari elementi dei circuiti impostati.

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    Dal verbale del Consiglio dei Professori del febbraio 1962 risulta che ”il professore Evangelisti fa

    presente la necessità ormai inderogabile di prevedere, con una certa urgenza, la sostituzione del

    calcolatore IBM 650 in dotazione al Centro Calcoli ed in funzione 24 ore su 24 da oltre 3 anni (il che

    equivaleva ad un lavoro normale di 9 anni), perché è da ritenersi completamente fuori uso”. E’ un

    modello che risulta ormai antiquato, assorbe una quantità rilevante di energia elettrica ed inoltre per il

    suo lungo funzionamento richiede una onerosa manutenzione. Per le richieste, sempre più numerose,

    degli utenti Il Centro Calcolo e Servomeccanismi propone di prendere in affitto il calcolatore IBM

    1620.

    L’IBM 1620 utilizzava il linguaggio Fortran2 che rendeva possibile il suo uso anche da parte di

    utenti non specialisti. Inizia così l’era moderna dell’informatica come strumento utilizzabile nei settori

    più diversi dell’ingegneria.

    Il Centro Calcoli e Servomeccanismi era da considerarsi uno strumento ormai di ricerca e di

    interesse per molti Istituti della Facoltà di Ingegneria, le esigenze degli utenti erano sempre maggiori e

    diverse, per cui si arrivò anche all’acquisto della calcolatrice analogica Pace 231R. Per l’acquisto di

    tale macchina il Centro Calcoli e Servomeccanismi ha ricevuto un cospicuo finanziamento, concessogli

    dal Consiglio di Facoltà, nell’anno 1962.

    L’IBM 1620 rappresentò una scelta molto valida per le esigenze della Facoltà e venne utilizzato

    fino alla fine degli anni 60, quando il Centro Calcoli e Servomeccanismi diede origine all’Istituto di

    Automatica e al Centro di Calcolo, che prese in affitto un VAX 11/780 in sostituzione dell’IBM 1620.

    Fig. 14 - L’ingresso del Centro Calcoli e Servomeccanismi (1958)

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    Nel 1968-69 al Centro Calcoli e Servomeccanismi afferivano i seguenti insegnamenti:

    - Calcolatrici elettroniche (Belardinelli)

    - Componenti dei sistemi di controllo (Sarti)

    - Controlli automatici (Belardinelli)

    - Programmazione (Rossi)

    - Tecnologia dei controlli automatici (Marro)

    Assistenti di ruolo: Bertoni, Boari, Bonivento, Carpaneto, Colamussi, Laschi, Toth.

    Personale tecnico: Mazzagardi, Tironi, Addone Zaccarelli, Bortolotti.Bassini, Gallerani, Kranjc Monti,

    Poggi, Bonzi, Zaccheddu..

    Assistenti volontari: n. 8.

    Risale al periodo dell’attività del Centro Calcoli e Servomeccanismi la stesura di alcuni lavori, che

    riportiamo sotto:

    E.F. Infante – L.G. Clark

    Sulle grandi oscillazioni di un sistema idroelettrico4 ( a cura del dott. ing. Giovanni Marro)

    1.- Introduzione. Il lavoro riporta i risultati di un’indagine qualitativa e quantitativa dell’equazione differenziale che descrive il comportamento dinamico di un sistema idraulico composto di un serbatoio, una condotta in pressione e un pozzo piezometrico a sezione costante, collegato con una centrale in cui:

    Modelli elettrici per reti di condotte5 Memoria del corrispondente Giuseppe Evangelisti

    Riassunto – La memoria riferisce sopra un lungo ciclo di ricerche svolte presso il Centro Calcoli e Servomeccanismi dell’Università di Bologna.

    Le ricerche hanno avuto per oggetto la rappresentazione su modello elettrico delle reti per trasporto di fluidi in pressione, e si sono svolte col proposito di progredire, sia in vastità che in profondità, rispetto a quanto è stato realizzato finora. Ciò vale in particolare per il moto degli aeriformi, in cui è stato risolto (si ritiene per la prima volta) il problema della legge di resistenza nel caso di elevati salti di pressione, e insieme ad esso un problema di moto vario di particolare interesse tecnico.

    4

    L’Energia Elettrica, vol.41, n. 12, 1964 5

    Accademia Nazionale dei Lincei, 11 marzo 1961.

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    Modelli elettrici per reti di distribuzione di gas compressi6

    Memoria di E. Belardinelli, G. Marro ed E. Sarti

    Riassunto. – Sono studiati modelli analogici di tipo elettrico per reti di distribuzione di gas compresso, in condizioni di moto permanente e di moto vario. Dopo avere richiamato le leggi che reggono il moto di un fluido attraverso condotte uniformi, sia nel caso in cui occorra tener conto delle variazioni di densità sia nel caso in cui questa risulti trascurabile, si descrivono diversi modelli di condotta, alcuni esclusivamente impiegabili in problemi di analisi di reti già in opera, altri particolarmente atti alla soluzione di problemi in progetto. Infine sono descritti i modelli degli elementi terminali delle reti.

    5 - I riconoscimenti nazionali ed internazionali del Prof. Evangelisti

    Il Prof. Evangelisti fu accolto ed apprezzato in molti istituti accademici e culturali in Italia e all’estero:

    - Accademia Nazionale dei Lincei

    - Accademia delle Scienze dell’Istituto di Bologna

    - Istituto Lombardo di Scienze e Lettere

    - Académie des Science de Toulouse

    - Institute Belge de Régulation et d’Automation

    - Association Suisse pour l’Automation

    Fu inoltre membro del Consiglio Superiore della Pubblica Istruzione dal 1945 al 1954 e del

    Consiglio Superiore di Sanità dal 1964 al 1969.

    Ricevette la laurea honoris causa dalla Technische Universität di Monaco di Baviera.

    Il Prof. Evangelisti fu presto noto all’estero per i suoi lavori sulla stabilità dei sistemi non lineari e

    il suo volume “La regolazione delle turbine idrauliche”, che apparve come opera di riferimento sui

    controlli automatici nelle citazioni bibliografiche internazionali. Egli venne chiamato a far parte del

    gruppo che nel 1956 fondò l’ IFAC (International Federation of Automatic Control), che è tuttora il più

    importante organismo internazionale che promuove iniziative e congressi nell’ambito dell’Automatica.

    Partecipò al primo Congresso IFAC (Mosca, 1960) con la memoria “On the Problem of Frequency

    Control in the Hydroelectric Stations”. Partecipò attivamente alle scuole “Problemi attuali di teoria dei

    Controlli Automatici” - Bressanone 1963-65. Fu autore della voce “Controlli Automatici”

    dell’Enciclopedia Treccani.

    La vita di Giuseppe Evangelisti, nato a Molinella, in provincia di Bologna, il 25 novembre del

    1903, si conclude a Bologna il 19 gennaio 1981.

    6 - Gli insegnamenti

    Oltre l’insegnamento istituzionale di Costruzioni Idrauliche il Prof. Evangelisti tenne per incarico i

    seguenti insegnamenti:

    - Anno 1958-59: Elettronica

    6

    Presentata da G. Evangelisti nella seduta dell’11 marzo 1961.

  • 18

    - Anno 1959-60: Elettronica

    - Anno 1960-61: Controlli Automatici

    - Anno 1961-62: Controlli Automatici

    - Anno 1962-63: Controlli Automatici e Servocomandi e Regolazione

    - Anno 1963-64: Controlli Automatici e Servocomandi e Regolazione

    - Anno 1964-65: Controlli Automatici

    Fig. 15 - Lepschy, Evangelisti e Ruberti nel Centro IBM di Poughkeepsie nel 1958

    Fig. 16 – A.A. 1964/65. Copertina delle dispense del Corso di Controlli Automatici

  • 19

    Fig. 17 – Intervento del Prof. Giovanni Marro presso la Facoltà di Ingegneria dell’Università di

    Bologna, in occasione della dedica dell’aula 6.2 al Prof. Giuseppe Evangelisti.

    Bibliografia

    1 - Bruno Poggi: XVIII CONVEGNO DI IDRAULICA E COSTRUZIONI IDRAULICHE. Bologna, settembre

    1982, Facoltà di Ingegneria, Università di Bologna.

    2 - Marro G.: Il contributo del Prof. Evangelisti: L’Automatica e il Centro di Calcolo. Conferenza

    presso la Facoltà di Ingegneria, Università di Bologna, 2006.