Il collegio marinaro Enaoli di Porto Garibaldi...Porto Garibaldi. nnn Renzo Alberi traghettatore...

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Il collegio marinaro Enaoli di Porto Garibaldi Vestivamo alla marinara Pasquale B. Trizio - Socio del Gruppo di Bari 29 Marinai d’Italia Maggio/Giugno 2016 trovarono finalmente l’opportunità di mi- gliorare la propria condizione inserendosi con grande profitto nel mondo del lavoro, non solo nella Marina Mercantile in qualità di padroni o motoristi navali ma, altresì, nella Marina Militare. A distanza di cinquant’anni quegli edifici indimenticabili sono ancora lì. Giungo al Li- do degli Estensi ove essi furono edificati – luogo separato da Porto Garibaldi da un canale navigabile – e intravedo, attraverso la spessa coltre di nebbia che in una gior- nata primaverile in questi luoghi non man- ca mai, i grandi edifici dell’istituto. Indivi- duo per prima la torretta, una struttura più alta delle altre, oggi in semiabbandono, dalla quale i piccoli marinaretti si esercita- vano nella segnalazione con le bandiere e che oggi accoglie una nutrita colonia di fe- lini, come accerta un cartello posto alla sua base bene in evidenza. Passeggio lentamente tra quelle mura e intravedo l’aula delle esercitazioni mari- naresche nella quale un valoroso nostro- mo della vela, Nino Bonazza, in intermi- nabili ma affascinanti lezioni di arte mari- naresca frammista a racconti ed avven- ture vissute sul mare, insegnava ai gio- vani marinaretti non solo l’arte dei nodi ma l’amore per un lavoro, quello dell’uo- mo sul mare, che di lì a poco avrebbe coinvolto molti di quei giovani nella loro attività lavorativa. Continuo a passeggiare in quei luoghi del- la memoria, non solo mia ma di intermina- bili schiere di giovani. Più avanti ritrovo la biblioteca, un altro luogo ove era possibi- le leggere in tutta tranquillità volumi dei più autorevoli e conosciuti scrittori di ma- re: da Jack La Bolina alle interminabili av- venture dei protagonisti salgariani che riuscivano ad alimentare con le loro gesta la fantasia dei giovani marinaretti deside- rosi di ricalcarne le orme. Infine, al centro di un ampio giardino che appare immutato nel tempo, una grande ancora del tipo “ammiragliato”. Giace come allora nell’identico luogo, un po’ arrugginita ma immutabile simbolo uni- versale di appartenenza alla Gente di Mare e, nei pericoli di una vita avventu- rosa quale quella del marinaio, il più si- gnificativo emblema di speranza per tutti coloro che, sulle navi e per i mari del mondo, hanno vissuto i pericoli della vita sul mare. Si tratta, ormai, di un vero e proprio pelle- grinaggio denso di emozioni che non smette mai di coinvolgere tutti coloro che lo intraprendono, in particolare nel perio- do dell’età ormai avanzata ed in quiescen- za, quando i ricordi si riaffacciano prepo- tentemente nella mente di ognuno. Ed è con alcuni di loro che devo incontrar- mi, in un appuntamento ormai annuale or- ganizzato dal gruppo ANMI di Porto Gari- baldi e dal suo instancabile presidente Alberto Alberi, mio compagno di scuola, per cementare, se mai ve ne fosse biso- gno, l’appartenenza alla storica istituzione scolastica. Mi affaccio finalmente al canale adiacen- te al complesso scolastico che collega le storiche valli di Comacchio al mare e lun- go il quale le motolance e le imbarcazioni a remi accoglievano i giovani marinaretti addestrandoli ai primi rudimenti della navi- gazione, alla voga come alla manutenzio- ne degli ottoni. Un grosso peschereccio, il Maria Grazia Z. sul quale a turno gli allievi imbarcavano per brevi campagne di pe- sca, completava la flotta di quell’istituto 28 Marinai d’Italia Maggio/Giugno 2016 M entre mi avvicino alla meta del mio lungo viaggio la caligine, propria di quei luoghi umidi e si- no a poco tempo fa paludosi, mi riporta im- mediatamente indietro nel tempo. Sono trascorsi oltre cinquant’anni da quando ho lasciato Porto Garibaldi, il luogo della mia formazione marinara come quella di tanti giovani che, sorretti da uno Stato benevo- lo e misericordioso, nel secondo dopo- guerra si prendeva cura dei figli, orfani dei lavoratori di una nazione uscita da un con- flitto disastroso e che anelava a ricostruir- si, partendo proprio dalle sue forze miglio- ri, i giovani. L’incipiente foschia rende il paesaggio uni- co nel suo genere con i palazzi per lo più moderni immersi in un’atmosfera quasi ir- reale. La nebbia qui è di casa. La riconosco per averla subita per ben tre anni allorquan- do, molti decenni or sono ed all’età di dieci anni, valicai la soglia di quello che era uno dei fiori all’occhiello dell’assistenza italiana rivolta ai figli orfani dei lavoratori: il collegio marinaro ENAOLI di Porto Garibaldi. L’ENAOLI, l’Ente Nazionale Assistenza Orfa- ni dei Lavoratori Italiani è stata un’istituzione che in alcuni luoghi della penisola aveva eretto dei collegi per accogliere i giovanet- ti bisognosi di un’istruzione pratica ed in grado di inserirsi nel mondo del lavoro. La nobile istituzione era sorta in pieno con- flitto mondiale; si trattava di una naturale evoluzione dell’ENEM, Ente Nazionale Edu- cazione Marinara anch’essa di stampo fa- scista che doveva accogliere gli orfani dei lavoratori ed avviarli, secondo un preciso programma, alle attività lavorative di base tra cui quelle inerenti le maestranze per la marina militare e mercantile. L’ENAOLI, evolutasi con il termine del con- flitto e sostenuta nobilmente dai governi del dopoguerra, istituì alcuni collegi moderni e ben organizzati, capaci di avviare i giovani orfani dei lavoratori al mondo del lavoro. A Porto Garibaldi fu istituito un grande e mo- derno complesso di edifici: dormitori, aule scolastiche, mensa, campi di calcio con annessa palestra, biblioteca e una chiesa interna all’istituto con tanto di cappellano. Testimonianze L’inaugurazione dell’ Enaoli Finalmente, dopo anni di lavori e una lunga serie di rinvii, il 1 dicembre 1956 avvenne l’inaugurazione ufficiale dell’Istituto Marinaro dell’ENAOLI di Porto Garibaldi. Situato in un’invidiabile posizione, a poca distanza dal mare e circondato da una meravigliosa pineta all’epoca venne considerato uno tra i più moderni e razionali realizzati in Italia. L’Istituto era dotato di una torretta che serviva per le segnalazioni marittime con bandiere ed altri sistemi, nella quale era stata installata una stazione meteorologica. Inoltre nel cortile era stata presente un’alta antenna per le trasmissioni radio. ll peschereccio M. Grazia Zaccagni all’inaugurazione durante il passaggio nel canale Pallotta davanti alla scuola marinara di Lido degli Estensi ll peschereccio M. Grazia Zaccagni Un istituto all’avanguardia per un’assi- stenza, nel nostro caso a carattere mari- naro, che si sarebbe rivelata proficua per tutti coloro, e furono tanti, che nello studio

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Il collegio marinaro Enaolidi Porto GaribaldiVestivamo alla marinara

Pasquale B. Trizio - Socio del Gruppo di Bari

29Marinai d’Italia Maggio/Giugno 2016

trovarono finalmente l’opportunità di mi-gliorare la propria condizione inserendosicon grande profitto nel mondo del lavoro,non solo nella Marina Mercantile in qualitàdi padroni o motoristi navali ma, altresì,nella Marina Militare.A distanza di cinquant’anni quegli edificiindimenticabili sono ancora lì. Giungo al Li-do degli Estensi ove essi furono edificati –luogo separato da Porto Garibaldi da uncanale navigabile – e intravedo, attraversola spessa coltre di nebbia che in una gior-nata primaverile in questi luoghi non man-ca mai, i grandi edifici dell’istituto. Indivi-duo per prima la torretta, una struttura piùalta delle altre, oggi in semiabbandono,dalla quale i piccoli marinaretti si esercita-vano nella segnalazione con le bandiere eche oggi accoglie una nutrita colonia di fe-lini, come accerta un cartello posto allasua base bene in evidenza. Passeggio lentamente tra quelle mura eintravedo l’aula delle esercitazioni mari-naresche nella quale un valoroso nostro-mo della vela, Nino Bonazza, in intermi-nabili ma affascinanti lezioni di arte mari-naresca frammista a racconti ed avven-ture vissute sul mare, insegnava ai gio-vani marinaretti non solo l’arte dei nodima l’amore per un lavoro, quello dell’uo-mo sul mare, che di lì a poco avrebbecoinvolto molti di quei giovani nella loroattività lavorativa.

Continuo a passeggiare in quei luoghi del-la memoria, non solo mia ma di intermina-bili schiere di giovani. Più avanti ritrovo labiblioteca, un altro luogo ove era possibi-le leggere in tutta tranquillità volumi deipiù autorevoli e conosciuti scrittori di ma-re: da Jack La Bolina alle interminabili av-venture dei protagonisti salgariani cheriuscivano ad alimentare con le loro gestala fantasia dei giovani marinaretti deside-rosi di ricalcarne le orme.Infine, al centro di un ampio giardino cheappare immutato nel tempo, una grandeancora del tipo “ammiragliato”. Giacecome allora nell’identico luogo, un po’arrugginita ma immutabile simbolo uni-versale di appartenenza alla Gente diMare e, nei pericoli di una vita avventu-rosa quale quella del marinaio, il più si-gnificativo emblema di speranza per tutticoloro che, sulle navi e per i mari delmondo, hanno vissuto i pericoli della vitasul mare.Si tratta, ormai, di un vero e proprio pelle-grinaggio denso di emozioni che nonsmette mai di coinvolgere tutti coloro chelo intraprendono, in particolare nel perio-do dell’età ormai avanzata ed in quiescen-za, quando i ricordi si riaffacciano prepo-tentemente nella mente di ognuno.Ed è con alcuni di loro che devo incontrar-mi, in un appuntamento ormai annuale or-ganizzato dal gruppo ANMI di Porto Gari-baldi e dal suo instancabile presidenteAlberto Alberi, mio compagno di scuola,per cementare, se mai ve ne fosse biso-gno, l’appartenenza alla storica istituzionescolastica.

Mi affaccio finalmente al canale adiacen-te al complesso scolastico che collega lestoriche valli di Comacchio al mare e lun-go il quale le motolance e le imbarcazionia remi accoglievano i giovani marinarettiaddestrandoli ai primi rudimenti della navi-gazione, alla voga come alla manutenzio-ne degli ottoni. Un grosso peschereccio, ilMaria Grazia Z. sul quale a turno gli allieviimbarcavano per brevi campagne di pe-sca, completava la flotta di quell’istituto

28 Marinai d’Italia Maggio/Giugno 2016

M entre mi avvicino alla meta delmio lungo viaggio la caligine,propria di quei luoghi umidi e si-

no a poco tempo fa paludosi, mi riporta im-mediatamente indietro nel tempo. Sonotrascorsi oltre cinquant’anni da quando holasciato Porto Garibaldi, il luogo della miaformazione marinara come quella di tantigiovani che, sorretti da uno Stato benevo-lo e misericordioso, nel secondo dopo-guerra si prendeva cura dei figli, orfani deilavoratori di una nazione uscita da un con-flitto disastroso e che anelava a ricostruir-si, partendo proprio dalle sue forze miglio-ri, i giovani.L’incipiente foschia rende il paesaggio uni-co nel suo genere con i palazzi per lo piùmoderni immersi in un’atmosfera quasi ir-reale. La nebbia qui è di casa. La riconoscoper averla subita per ben tre anni allorquan-do, molti decenni or sono ed all’età di diecianni, valicai la soglia di quello che era unodei fiori all’occhiello dell’assistenza italianarivolta ai figli orfani dei lavoratori: il collegiomarinaro ENAOLI di Porto Garibaldi.

L’ENAOLI, l’Ente Nazionale Assistenza Orfa-ni dei Lavoratori Italiani è stata un’istituzioneche in alcuni luoghi della penisola avevaeretto dei collegi per accogliere i giovanet-ti bisognosi di un’istruzione pratica ed ingrado di inserirsi nel mondo del lavoro. La nobile istituzione era sorta in pieno con-flitto mondiale; si trattava di una naturaleevoluzione dell’ENEM, Ente Nazionale Edu-cazione Marinara anch’essa di stampo fa-scista che doveva accogliere gli orfani deilavoratori ed avviarli, secondo un precisoprogramma, alle attività lavorative di basetra cui quelle inerenti le maestranze per lamarina militare e mercantile. L’ENAOLI, evolutasi con il termine del con-flitto e sostenuta nobilmente dai governi deldopoguerra, istituì alcuni collegi moderni eben organizzati, capaci di avviare i giovaniorfani dei lavoratori al mondo del lavoro. APorto Garibaldi fu istituito un grande e mo-derno complesso di edifici: dormitori, aulescolastiche, mensa, campi di calcio conannessa palestra, biblioteca e una chiesainterna all’istituto con tanto di cappellano.

Testimonianze

L’inaugurazione dell’Enaoli

Finalmente, dopo anni di lavori e unalunga serie di rinvii, il 1 dicembre 1956avvenne l’inaugurazione ufficialedell’Istituto Marinaro dell’ENAOLIdi Porto Garibaldi.Situato in un’invidiabile posizione,a poca distanza dal mare e circondatoda una meravigliosa pineta all’epocavenne considerato uno tra i più modernie razionali realizzati in Italia.L’Istituto era dotato di una torrettache serviva per le segnalazioni marittimecon bandiere ed altri sistemi, nellaquale era stata installata una stazionemeteorologica.Inoltre nel cortile era stata presenteun’alta antenna per le trasmissioni radio.

ll peschereccio M. Grazia Zaccagniall’inaugurazione durante il passaggionel canale Pallotta davantialla scuola marinara di Lido degli Estensi

ll peschereccioM. Grazia Zaccagni

Un istituto all’avanguardia per un’assi-stenza, nel nostro caso a carattere mari-naro, che si sarebbe rivelata proficua pertutti coloro, e furono tanti, che nello studio

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che avrebbe contribuito a forgiare gli equi-paggi della marina mercantile e militareper lunghi decenni.Attraverso il canale su un traghetto a mo-tore per recarmi dall’altra parte, nell’ame-na cittadina di Porto Garibaldi, un indu-strioso porto peschereccio noto in Adria-tico per la sua consistente flotta. Ricordocon nostalgia la tradizionale passeggiatadomenicale. Con noi, giovani tutti ordina-tamente vestiti alla marinara che s’imbar-cavano sul traghetto, allora a remi, che citrasportava dall’altra parte del canale econdotta, manco a dirlo, proprio dal papàdel presidente Alberi.Dall’altra parte del canale i giovani mari-naretti si recavano presso l’unica tabac-cheria per l’acquisto di francobolli e perimbucare la solita lettera al genitore lon-tano o per l’acquisto di piccole cose chedovevano durare una settimana in attesadella nuova libera passeggiata. Attraverso il canale e mi dirigo al luogodell’appuntamento. È la sede del gruppoANMI di Porto Garibaldi, che si affacciaproprio sull’Adriatico, con tanto di spiag-gia sociale e la piacevole accoglienza dimodelli di navi, immagini della nostra ma-rina e sala di intrattenimento. È il luogoideale per un incontro di questo tipo, den-so di memorie ma dall’intenso sapore disalsedine che qui, a due passi dal mare, siavverte come non mai.Lì mi attendono altri signori ormai attem-pati come me, con le rispettive consorti.

Iniziamo a conoscerci e, immancabilmen-te, il discorso si rivolge indietro nel tempo,a quei giorni lontani pieni di speranze masplendidi da ricordare. Alcuni sono a menoti mentre altri sopraggiungono deside-rosi di conoscersi. Apprendo delle loro vi-cende e mi accorgo che qui è presente lavera anima della Gente di Mare, quellatrascritta con le iniziali maiuscole per de-notarne l’importante ruolo che essa hasempre avuto nella formazione degli equi-paggi militari e mercantili della nazione. Comandanti di rimorchiatori, naviganti allungo corso sulle più importanti compa-gnie di navigazione, padroni al comandodi motopescherecci e marinai di piattafor-me sparse negli oceani siedono accantoa me e discorrono piacevolmente delle lo-ro avventure accadute sui mari di tutto ilmondo come in quelli di casa o a bordo diunità militari, con uno sguardo nostalgicorivolto a quella onorata istituzione che èancora lì, poco distante.È la testimonianza che quella gloriosascuola ha assolto il suo compito istituzio-nale: è riuscita a consentire a moltissimigiovani di intraprendere una carriera dilavoro sul mare fatta di sacrifici ma anchedi tanta sicurezza consentendo a tutti diraggiungere quella serenità nella quie-scenza dal lavoro che è, in fondo, la metadi tutti.Prima della riunione conviviale il presi-dente del gruppo intrattiene brevementegli ospiti. È emozionato come sempre ma

felice di vedere tutti quegli amici sorride-re e scambiarsi le loro opinioni raccon-tandosi, come si conviene ai vecchi lupi dimare, quelle esperienze che sono il fruttodi vite vissute sui mari di tutto il mondo.Ci viene offerto, naturalmente, un pranzoche ci riporta indietro nel tempo, a saporiormai relegati in un lontano ricordo mache sono pur vivi nell’animo di tutti noi.Trascorrono lentamente anche le ore po-meridiane mentre il sole inizia la sua fasecalante; siamo al crepuscolo serale e ilvecchio faro che è un tutt’uno con la loca-le capitaneria di porto inizia a lanciareverso l’orizzonte la sua vivida luce, quellaluce che, molti decenni prima, da bambi-no, prima di addormentarmi nella grandecamerata, illuminava alternativamente lepareti, rassicurando con la sua candidaluce il riposo dei giovani marinaretti diPorto Garibaldi.

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Renzo Alberi traghettatore degli anni ‘60

Con la costruzione dell’istituto marinaro ENAOLI a Lido degli Estensi negli anni ‘50, vi era la necessità di traghettare gli operai nel grande cantieredel nuovo edificio. In questi anni, su una piccola imbarcazione, la prima si chiamava PINA poi verranno la MARINELLA che in una notte d’invernocausa un ormeggio imperfetto se ne andrà verso il mare senza più essere ritrovata e l’EMMA, traghettatori ormai entrati nella leggenda popolare

come “Renzo Alberi“,“Tappeti”, “Manghén” ed altri, con l’ausilio di un remo (paradel), hanno traghettato migliaia di persone(gente del posto, turisti, studenti della scuola marinara e tante biciclette), fino a diventare uno degli elementi più caratteristici della località.

In caso di maltempo, la presenza di una fune garantiva egualmente il passaggio da una sponda all’altra del canale “Pallotta”.

L’Istituto Marinaro terminò la propriaattività negli anni settanta e le strutturedell’ENAOLI passarono alla Regione,la quale stabilì di utilizzarle come sededel nuovo complesso scolastico del Lidodegli Estensi. Inaugurato il 22 febbraio 1980, com-prendeva la scuola materna, le elemen-tari, le medie, l’Istituto professionaleper l’industria e artigianato Ercole I d’E-ste (sede staccata di Ferrara) e l’Istitutocommerciale ed alberghiero Einaudi.

Testimonianze