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Il cielo in una stanza Disquisizioni astrosofiche di Tullia Cubani e Roberto Spagnuolo Testo a cura di Roberto Spagnuolo Casa della Musica Trieste 6 aprile 2107 Opere di Tullia Cubani e Roberto Spagnuolo Testi di Roberto Spagnuolo Voci di Maurizio Soldà e Tiina Hallikainen Commento mimico di Anselmo Luisi Con la collaborazione di Casa della Musica 1

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Il cielo in una stanza

Disquisizioni astrosofiche di

Tullia Cubani e Roberto Spagnuolo

Testo a cura di Roberto Spagnuolo

Casa della Musica Trieste

6 aprile 2107

Opere di Tullia Cubani e Roberto SpagnuoloTesti di Roberto Spagnuolo

Voci di Maurizio Soldà e Tiina HallikainenCommento mimico di Anselmo Luisi

Con la collaborazione di Casa della Musica

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© 2017 Roberto Spagnuolo Tullia Cubani

Proprietà letteraria riservata

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PresentazioneL’idea di fare dei pannelli che raffigurassero degli scienziatialle prese con le loro idee e con la difficoltà di far conoscere leproprie idee, venne quando all’Osservatorio AstronomicoRomano di Monte Porzio Catone, si volle, per la settimanadella ricerca del settembre 2015, fare degli eventi aperti alpubblico sula tema della favola della scienza. L’evento haavuto un discreto successo ed il tema ci parve potesse essereancor più valorizzato se i personaggi stessi avessero espressole loro contrastate idee. Così è nato uno strano spettacolopiuttosto vicino alla commedia dell’arte, con immagini checreano l’atmosfera e danno materia ai personaggi e le voci cheintrecciano le difficoltà delle idee di farsi strada nel mondodella conoscenza.

Gli eventi, a Monte Porzio Catone, si incentrarono sul temaquanto mai scottante ed attuale di arte e scienza e chi scrivevolle tentare di dare a questo aspetto culturale, la forma siuna favola, quella di un bambino che si affaccia allaconoscenza percependola in modo unitario. Questa favola nonè parte delle spettacolo di oggi ma poiché è chiarificatricedello spirito con cui noi autori – Tullia e Roberto – ci siamoavvicinati alla concezione delle opere, pensiamo di fare cosagradita nel riportarla riportata sunteggiata all’inizio di questolibretto.

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La favola del ragazzinoe dell'eclissi

Roberto Spagnuolo

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Il ragazzino e l'eclissi di sole

Il fil rouge di questa mostra è la favola della scienza e lascienza della favola e quindi vorrei cominciare con una fa-vola, una favola qualunque dei nostri giorni. Siamo nel1961 e la favola è quella di un ragazzino. Si parla quell'ini-zio di anno della eclissi solare totale che si avrà il 15 feb-braio. Il ragazzino sente che quello è un accadimento spe-ciale, unico, e soprattutto così evanescente che coglierlo èquasi un atto magico. Magico è il momento in cui si riescea percepire più profondamente la realtà.

Rubare quell'attimo, rinchiuderlo in un gabbia come sifa con certi uccelletti si può. La fotografia consente di ru-

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Eclissi di sole del 1961 - Binocolo e macchina a lastre 9 x12

bare l'attimo. E' lo stesso sogno dei cacciatori paleoliticiche tracciavano le forme degli animali sulle pareti dellegrotte come se, possedendo la forma, potessero possederela preda. L'uomo percepisce se stesso percependo il diversoda sé, la realtà.

Il ragazzino portò le lastre impressionate nel suo piccololaboratorio e vide nella luce rossa che non impressiona levecchie lastre ortocromatiche, vide lentamente apparire,realizzarsi, l'immagine, l'impronta dell'attimo, la reifica-zione dell'intuizione, dell'atto di volontà, del desiderio dipotenza. La rappresentazione senza volontà è solo una im-magine vuota, un fantasma, così come la volontà senza im-magine, senza rappresentazione è un delirio inutile. Solonel momento in cui, tramite un PROCEDIMENTO, la volontàdiviene rappresentazione, si ha la manifestazione completadell'essenza dell'uomo.

Il baccello che racchiude l'uomoIl ragazzino ci ha portato al centro del nostro tema: arte

e scienza. Ma ci ha portato anche in un bel ginepraio per-ché del tema si sono occupati grossi calibri come Schopen-hauer e Nietzsche con La vita come Volontà e Rappresentazio-ne e dionisiaco ed apollineo nella Nascita della tragedia. Maforse il ragazzino ci aiuta anche ad uscirne con più sempli-cità. Perché il ragazzino desidera "catturare" la rappresen-tazione dell'eclissi. Se rispondiamo "curiosità", spostiamosolo la domanda: cosa è allora la curiosità? Una rispostasemplice la troviamo invece nella necessità dell'uomo dipercepire la propria esistenza e può farlo solo confrontan-dosi con l'altro da sé. E più il ragazzino ha questo desiderio

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di percepirsi vivo, più cerca di approfondire il rapportocon l'altro da sé. E come in una rappresentazione teatrale:vi sono protagonisti e comparse e il ruolo dipende da que-sta spinta ad approfondire la ricerca dell'altro da sé.

Questa VOLONTÀ vitale - prendiamo il termine da Scho-penhauer, ma nell'accezione positiva - che porta alla ricer-ca dell'altro da sé, questo aspetto intuitivo lo chiameremoarte. La elaborazione che amplifica e costruisce la RAPPRE-SENTAZIONE la chiameremo scienza. La scienza, personal-mente, la vediamo come la lente d'ingrandimento dellapercezione sensibile, l'organizzatrice ed amplificatrice de-l'humus dionisiaco.

Ma ci serve un altro tassello e prendiamo in prestito dal-la mitologia greca Dioniso ed Apollo. Fratelli,ma diversissi-mi: uno ordinato e precisino, Apollo, l'altro trasgressivo edisordinato. Sono scienza ed arte, nel nostro discorso. I dueconvivono come La Strana coppia ma senza l'humus creatodal caos dionisiaco tutto sarebbe sterile e senza la capacitàordinatrice di Apollo, la materia grezza non sarebbe orga-nizzata in un sistema coerente ed utile: sono diversi ma in-dispensabili l'uno all'atro.

Dioniso e Apollo sono le valve di un guscio che racchiu-de l'essenza dell'uomo, senza una delle due valve l'uomonon è più quello che conosciamo e che vorremmo che sia.

Il ragazzino si rendeva perfettamente conto che nonerano i poveri strumenti di cui disponeva che gli impediva-no di far coincidere realtà e rappresentazione. Abituato agiocare con gli oggetti, sapeva benissimo che esiste solo larappresentazione, come appunto nei giochi infantili, e nonè possibile trovare una coincidenza con la realtà. Il ragazzi-

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no sapeva anche, però, che la VOLONTÀ che l'aveva spintoa rendere reale l'immagine di un attimo, era una sorta dianima, una manifestazione del suo esistere. Avrebbe potu-to dire: esisto perché desidero. Ben sapendo che il deside-rio è la finalità e che è insoddisfacibile, non è un mezzo.

Il ragazzino è cresciuto con questa dolorosa consapevo-lezza: l'uomo è un percorso, non potrà mai raggiungere al-cun traguardo se non provvisorio, minimo, mai definitivo.Con Pirandello, aveva imparato che "la vita non conclude".Questa convinzione però gli ha dato uno strumento per in-terpretare l'arte e la scienza come un indicatore di direzio-ne, non come un processo che debba raggiungere una fina-lità. Con questa definizione si può rispondere alla doman-da: cosa è l'arte? domanda alla quale è altrimenti pressochéimpossibile rispondere. Se l'arte è un indicatore di direzio-ne, di movimento, uno spunto, un abbrivio alla propria vo-lontà di spostarsi, intellettualmente, si può considerareconsistente, altrimenti è un accadimento del tutto casualeed inconsistente. Anche la scienza non conclude. L'uomonon arriverà mai alla conoscenza completa. Anche la scien-za è solo un indicatore di direzione.

La scoperta di GalileiIl nostro ragazzino era per sua natura troppo curioso e

troppo inquieto per rassegnarsi a conoscenze trasmesseglidalla tradizione senza ragionarvi sopra. Ragionando incon-trò Galileo. Lo incontrano tutti coloro che sono dei curiosi.Anche questo incontro può sembrare parte della favola. Loincontrò al liceo, per caso, non leggendo Vita di Galileo diBrecht né il libro di scienze. Gli capitò tra le mani Lettere di

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Virginia Galilei al Padre. Erano lettere che levavano al mar-mo del busto o allo sfondo catramoso dei ritratti quella se-verità che rende gli uomini famosi così lontani da noi darenderli incomprensibili.

Ricordò quando aveva messo l'occhio all'oculare del suoprimo piccolo telescopio autocostruito e, inaspettata, ave-va visto la falce tremula di Venere e immaginò, anzi sentì,la profonda emozione che doveva aver provato Galilei scor-gendo quelli che poi avrebbe appurato essere i satelliti diGiove, i pianeti medicei.

E immaginò lo scontro tra i giganti che erano RobertoBellarmino, consultore del Sant'Uffizio, e Galileo Galilei nelprimo processo che gli fu intentato.

Bellarmino non era un oscurantista ed aveva rapporticordiali con Galilei. Non era certo uno stupido né lo erano irappresentanti della chiesa. Perché allora difendevanostrenuamente il geocentrismo? Forse per una frasetta dellaBibbia: "Dio fermò il sole" (Giosuè 10, 12)? Non ci crediamo.A interpretare fantasiosamente testi la chiesa è stata sem-pre bravissima. Si pensi al Cantico dei cantici di Salomoneinterpretato dalla tradizione ebraica come amore del crea-tore per l'uomo e dai cristiani come amore tra Gesù e lachiesa. Eppure esso recita dolcissime parole tra innamoratipiuttosto umani:

i tuoi seni sono come due cerbiatti, gemelli di una gazzella, chepascolano tra i gigli...

I tuoi fianchi sono come monili, opera di mani di artista... Mi siano i tuoi seni come grappoli d'uva e il profumo del tuo

respiro come di pomi.

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Anche oggi che sappiamo che è la terra che gira su sestessa e non il sole e correrle intorno, se vedessimo spunta-re l'alba di un giorno che ci separasse dalla nostra notted'amore non diremmo certo: fermati o terra!

Il problema era molto più grande: se l'uomo è al centrodell'universo non può che avere un ruolo privilegiato equindi essere il prediletto di un dio che ha per l'uomo unprogetto. Spostiamo l'uomo in un punto non privilegiatodell'universo e riferimenti assoluti divengono difficili dasostenere. Se vi è una posizione privilegiata, vi è un compi-to escatologico dal quale si possono far scaturire regolemorali assolute, se il riferimento assoluto cade, cade tuttoil sistema di regole. Occorrerebbe costruirle sull'uomo,avere un sistema antropocentrico, ma ciò implica unagrande responsabilità da parte di ogni uomo, e ciò è quasiirraggiungibile, per cui Galileo ha aperto involontariamen-te la via al relativismo etico, cosa per la chiesa, e forse perogni uomo prudente, del tutto poco raccomandabile. Gliuomini erano vissuti senza sapere chi fosse davvero al cen-tro del sistema solare, ma avrebbero ubbidito alle leggi so-ciali se si fosse perso un riferimento morale assoluto?

Per arte e scienza si è posto lo stesso problema. Perso unriferimento assoluto in valori ideali, in miti, simboli, imma-gini totemiche, si è stati costretti a cercare - e ancora lo sista facendo - il motivo e la spinta di relazionarsi con larealtà. Paradossalmente, era Bellarmino ad avere granbuon senso!

Copernico [...] ha rovinato l'umanità, irrimediabilmente. Or-mai noi tutti ci siamo a poco a poco adattati alla nuova concezio-

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ne dell'infinita nostra piccolezza, a considerarci anzi men cheniente nell'Universo... Storie di vermucci ormai, le nostre.

[Luigi Pirandello]

La schizofrenia della culturaSeguiamo ancora il personaggio del ragazzino perché ci

aiuta a raccontare la nostra storia. Quando il ragazzinocrebbe fu COSTRETTO a scegliere, non poté avere una vi-sione totalizzante del suo percorso umano. Trovò anchenella scuola una schizofrenia: liceo classico o scientifico. Ilragazzino, ora ragazzo, ha difficoltà a mettere in atto unprocedimento riduttivo che lo costringe a restringere lacomplessità della realtà in compartimenti stagni. Si rendeconto che ciò facendo perde certamente qualcosa ma DEVEfarlo perché il sistema in cui vive richiede una SPECIALIZ-ZAZIONE.

Ma è indispensabile tutto ciò? Ed è sempre stato così?

Filippo BrunelleschiTorniamo indietro, torniamo all'alba del Rinascimento.

Siamo nel 1420, Filippo Brunelleschi ha poco più di quaran-t'anni e riceve l'incarico di costruire la cupola di Santa Ma-ria del Fiore. E' la cupola più grande mai costruita dai tempidel Pantheon e gareggia con esso in diametro: 42 metri. Nonsi trattava solo di un problema che oggi diremmo "archi-tettonico" in senso riduttivo di "aspetto", "forma", ma sitrattava di enormi problemi statici e di tecnica costruttiva.Si consideri che non si potevano, a causa del peso della cu-pola, usare delle centine.

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Brunelleschi con Masaccio e Donatello è l'iniziatore del Ri-nascimento fiorentino. Sarebbe stata possibile una concezio-ne così possente se ogni possibilità del pensiero non aves-se collaborato in modo unitario? Non si tratta di giustap-porre le componenti: geometrica, decorativa, statica, sitratta di riuscire a suscitare la creatività impiegando ognipossibilità e risorsa del pensiero.

Notiamo che definiamo Brunelleschi "architetto". Oggiper progettare la cupola avremmo un nugolo di specialisti.L'architetto avrebbe cognizioni approssimative dei proble-mi statici e l'ingegnere poco interesse per la modulazionedegli spazi. Entrambi non impiegherebbero la totalità deglistrumenti del pensiero ma solo la parte in cui sono specia-lizzati. E ciò avrebbe forse approfondito ma non ampliatole loro possibilità creative. La domanda è: quando è avve-nuto questo "divorzio" delle modalità del pensiero tra in-tuitivo e razionale? I divorzio tra Apollo e Dioniso, tra vo-lontà e rappresentazione?

Scienziati artistiNotiamo che negli scienziati più noti la creatività si

esprimeva anche nelle vie più classiche dell'arte. Ad esem-pio Galilei scriveva versi. Riportiamo solo qualche verso dicritica alla cultura accademica dalle Rime di Galilei, capito-lo "Contro 'l portar toga" e la esortazione all'uso dell'intuitoper cercare la verità.

Perché, secondo l'opinion mia,a chi vuol una cosa ritrovare

bisogna adoperar la fantasia 12

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e giocar d'invenzione e 'ndovinare.E se tu non puoi ire a dirittura,mill'altre vie ti posson aiutare. 15

Albert Einstein suonava il violino da professionista e MaxPlank il piano.

Il divorzioIl nostro ragazzino ha scelto il liceo "scientifico". Dovrà

imparare da solo l'alfabeto greco così ampiamente impie-gato nei simboli matematici. In compenso avrà imparatomeccanicamente l'operazione della derivazione e saprà amemoria la "regola di de l'Hôpital" senza sapere che l'Hôpitalera un matematico francese del '600 e senza aver capito lagigantesca poesia che esplode dal calcolo infinitesimale.

Il ragazzino è vittima della separazione tra arte e scien-za che è un fatto relativamente recente. Se ne occupò Char-les Snow nel suo libro "Le due culture", dal quale abbiamopreso il titolo di questo incontro, ed egli la attribuisce allarivoluzione industriale.

Nella rivoluzione industriale, per la prima volta nellastoria dell'uomo, scienza ed arte, cioè ragione ed intuito,PROGRAMMATICAMENTE sono al servizio della PRODUZIO-NE di manufatti. Non hanno l'indipendenza di movimentoin spazi astratti. C'è una sorta di "prostituzione" del pen-siero che da libero e speculativo viene messo "sotto padro-ne". Arte e scienza, ognuna a modo suo, prendono le di-stanze.

La faccenda è intrigante. Il nostro ragazzino ama i gio-cattoli meccanici. Frank Hornby nel 1901 aveva inventato il

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Meccano. La meccanica industriale è la sintesi di scienza edarte ma, come in ogni matrimonio, si deve rinunciare aqualcosa per stare insieme. Scienza ed arte non lo fanno:divorziano. L'arte lascerà i temi trascendenti e rappresen-terà temi sociali, sostituirà il rapporto dell'uomo con il suoruolo a quello più banale dell'uomo tra gli altri uomini.

La macchinaIl ragazzino va pazzo per le locomotive ed il padre del

ragazzino va pazzo per il "trenino elettrico" e sogna di far-lo girare per tutta la casa bucando i muri e facendolo arri-vare sulla tavola a portare le pietanze. Ma la "macchina" èun nuovo protagonista che appare sulla scena per la primavolta nella storia dell'uomo.

Dopo secoli che l'uomo conosceva solo il movimento or-ganizzato animale e poche fonti di energia idrica o eolicache non poteva impiegare per viaggiare, appare la locomo-tiva che apre all'uomo una prospettiva conturbante. Sipensi ad Anna Karenina: il romanzo inizia in una stazione,su un treno e termina con il suicidio di Anna sotto un tre-no. Nelle sterminate analisi del romanzo non è approfondi-ta questa osservazione che invece molto stimolante è per ilnostro argomento: la macchina entra in ballo e bisogna far-ci i conti e, purtroppo, determina una diverso atteggia-mento degli uomini verso la macchina che porta con sé ladivisione tra scienza ed arte. Si pensi al "luddisti" che di-struggevano le macchine perché ritenevano portassero viail lavoro agli uomini: la macchina diviene protagonista econ una propria individualità.

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La macchina uccide l'uomoIl futurismo tenta una conciliazione con la macchina ma

accade un fatto drammatico: con la prima guerra mondialela macchina per la prima volta uccide l'uomo: sommergibi-li, carri armati, proiettili con gas letale, aeroplani. È unochoc per l'umanità che porterà ad una visione del mondocompletamente diversa da quella che vi era stata fino ad al-lora. Gli stessi movimenti artistici cambiano radicalmente ele avanguardie di inizio secolo si spengono o si snaturano.

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Fotogramma del film su Anna Karenina di Vladimir Gardins, 1914

Il tramonto della scienzaTorniamo al nostro ragazzino e lo troviamo a letto con il

febbrone. La mamma è agitatissima. Siamo negli anni '50 eil ragazzino si è preso la scarlattina. La scarlattina può uc-cidere. La mortalità è del 15 % - 20 %. Vi è qualcosa di al-chemico nella grossa siringa di vetro, nella fiamma azzurrache fa bollire la grossa scatola d'alluminio. E il ragazzino hauna paura birbona ma la scienza in quegli anni è speranzae sorriso. Pare al ragazzino un sole nuovo che si alza all'o-rizzonte. Alexander Fleming ha sconfitto i batteri. Albert Sa-bin ha sconfitto la poliomielite. Uomini soli guidati da in-tuito e ragione fusi in un'unica forza.

Oggi non si ha la stessa fiducia nella scienza. Anzi, si ètornati a credere nei rimedi "naturali" rinnegando lo sfor-zo dell'uomo di trarre dalla natura il meglio per sé. Ci si ri-fugia nel mito della natura benigna soffocata dall'uomomalvagio. Si è tornati ad una sorta di neo-primitivismo disapore rousseauiano con il bon sauvage reso malvagio dallaciviltà. L'uomo ha paura dell'uomo perché ha perso la mi-sura di sé.

Forse una immagine di questa paura la possiamo trovaread Alamogordo il 16 luglio del 1945. La scienza fino ad alloraaveva indotto dall'osservazione le ragioni sotto forma dileggi, di principi unificatori. Con il progetto Manhattan lascienza e la grande intuizione di veri genii (Enrico Fermi erauno di questi) ha permesso di immaginare e poi costruire labomba atomica. Non era un compito facile. Si trattava diriuscire a comprimere la massa di plutonio per poterle farraggiungere la massa critica e ciò tramite una esplosioneestremamente controllata che formasse una sorta di "lente

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esplosiva". L'idea era di John von Neumann, un matematico.Cioè la scienza, addirittura la matematica, non spiega sol-tanto i fenomeni naturali ma è in grado di PARTORIRLI.

Oggi la scienza si è allontanata dall'elemento intuitivoed ha puntato su quello razionale. L'aspetto razionale puòessere organizzato, quello intuitivo no. Oggi la scienza sipratica in una sorta di giganteschi alveari dove si fanno so-stanzialmente sempre le stesse cose quasi che il girargli in-torno affannosamente possa prima o poi farci avvicinaread una "verità". Vi è qualcosa di ancestrale, a guardarbene, di primitivo, di liturgico. Ecco, ai sacerdoti delle reli-gioni classiche oggi abbiamo sostituito liturgia e sacerdotidi un altro culto ma con le stesse modalità basate sulla ri-tualità più che sulla intuizione. I sacerdoti di questa reli-gione non si scelgono per intuito, genialità, capacità, crea-tività, invenzione, coraggio, ma per OBBEDIENZA. La frec-cia della scienza non indica una via ma è autoreferenziale:indica se stessa.

Il tramonto dell'arteI destino dell'arte non è stato migliore. Le avanguardie

dei primi del novecento perdono abbrivio dopo la primaguerra mondiale. La rivoluzione di ottobre cambia drasti-camente gli equilibri dei sistemi ideologici. Ad essa si con-trappongono altre ideologie. Per l'arte non c'è più posto.L'arte diviene preda delle ideologie politiche. Un po' perconvenienza, un po' per mancanza di spazio. L'artista è perdefinizione, e non può essere altrimenti, proiettato versoil cambiamento e non si troverà mai un movimento artisti-co che non nasca da una contrapposizione a ciò che è con-

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solidato. I Dada dicono espressamente di voler fare "infu-riare il borghese". I "borghesi" sono le vittime preferite diogni movimento artistico, ed è naturale. La borghesia è laconservazione, la cicala che accumula provviste. L'artistanon ha idee politiche, ha solo idee di voler "cambiare" equindi è facile preda delle correnti politiche. Nel '900 la po-litica programmaticamente usa l'arte a fini pubblicitari. Inazionalsocialisti si scagliano contro l'arte "degenere". Isocialisti inneggiano al "realismo sociale" e si scaglianocontro l'espressionismo astratto. L'espressionismo astrattodiviene una forma d'arte anti-socialista e viene sostenutadal governo Statunitense, pare addirittura con finanzia-menti della CIA (cfr. Frances Stonor-Saunders). PrendetePollock e Pavese, intendiamo le loro immagini, e ditemi senon sembrano presi come stereotipi pubblicitari. Uno (Pa-vese) con gli occhialetti tondi da intellettuale anni '30, sui-cida, sconfitto, dolente: il "mestiere di vivere". L'altro (Pol-lock) una sorta di cowboy appena sceso da cavallo, con l'e-terna cicca in bocca, sempre ubriaco e ammazzatosi in au-tomobile. Possibile che nessuno si renda conto che oggi in-vece dell'arte si stanno vivendo gli ultimi atti di un "Caro-sello" finanziato dalle ideologie che per questioni di como-do sopravvive alle ideologie stesse? Questo gioco sporco hadistrutto l'arte e non escludiamo che ciò si sia voluto. L'ar-te di Otto Dix si poteva certo bollare come "degenere" maera un manifesto pericoloso per la politica, ma la Marilyndi Warhol fa paura a qualcuno? Forse l'arte l'hanno schiac-ciata perché è la più alta espressione di LIBERTÀ.

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Contrapposizioni

Dix Warhol→

Pavese Pollock→

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I personaggi

Acrilici su carta 55 x 280 di

Tullia Cubani e Roberto Spagnuolo

NOTA. Non tutti i personaggi qui riportati ed esposti all’Osservatorio diMonte Porzio Catone, partecipano alla piece teatrale de Il cielo in unastanza

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Margherita Hack

Le pietre miliari della scienza Margherita Hack è stata un grandissimopersonaggio deinostri tempi. So-prattutto sempresorridente, scanzo-nata, mai seriosaper sottolineare ilsuo pur ecceziona-le ruolo di scienzia-ta. MargheritaHack è stata unasportiva a livelloagonistico (neglianni '40 vinse pertre volte i Giochidella Gioventù Lit-toria nel salto inalto e nel salto in lungo) ed una bella don-na, cosa che non guasta. Atea e presidenteonoraria della UAAR (Unione Atei e Agno-stici Razionalisti). Scomparsa di recente, èun personaggio che ha onorato l'astrofisi-ca e il mondo della scienza libera e quindiapre, in un certo senso, la nostra serie. Lasua frase sull'esistenza di Dio ricorda La-place che, a Napoleone che osservavacome nel suo Exposition du sistème du mondnon avesse lasciato spazio per il Creatore,rispose: "Primo cittadino console, non hoavuto bisogno di questa ipotesi".

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Ipazia

La libertà di pensieroIpazia fu una donnastraordinaria, anche bel-la, dicono. È stata prota-gonista di alcuni roman-zi non particolarmenteriusciti, di pochi quadried il femminismo l'ha ti-midamente presa in pre-stito, ma senza convin-zione. Forse sono gli ar-tisti-scienziati ad esserei più sensibili al suo fa-scino. Durante l'illumini-smo fu presa come sim-bolo del libero pensiero.Ella visse ad Alessandriad'Egitto nel IV secolo. Fi-glia di Teone, affermatogeometra, fu matemati-ca, astronoma e filosofa affermatasi alpunto tale da divenire capo della scuoladi Alessandria. Si trovò al centro di unconflitto di potere tra la chiesa cristiana,capeggiata dal vescovo Cirillo, ed il pote-re temporale, rappresentato dal prefettoOreste. In quegli anni si stava afferman-do il movimento religioso e politico degliElleni che auspicava il ritorno alla tradi-zionale cultura greca. Ipazia non era cri-stiana ed era vicina al neoplatonismo diPlotino che ella insegnava regolarmentenella scuola di Alessandria. Il platonismo,

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"Medaglione Ficoroni".Rappresenta una immagine

sofisticata di donna egizianadel IV secolo.

con il suo richiamo all'etica, era molto vicino al cristianesimo tantoche i neoplatonici sostenevano che il cristianesimo fosse una emana-zione del platonismo. Questa somiglianza che poteva confondere i cre-denti probabilmente fu vista come un pericolo. Inoltre Ipazia era vicinaad Oreste sia ideologicamente che personalmente. Ella pare avesse unadialettica molto convincente per cui era divenuta politicamente peri-colosa. Il vescovo Cirillo fu quasi certamente il mandante del suo assas-sino. Una folla, aizzata dai monaci parabolani, una formazione di barel-lieri di fatto una sorta di guardia del corpo del vescovo, la trascinò giùdalla lettiga sulla quale transitava e la inseguì in una chiesa dove si erarifugiata. Lì le strapparono le vesti e la scarnificarono con dei cocci odei gusci di conchiglia. I brandelli di carne li bruciarono. La chiesa di-chiarò santo il vescovo Cirillo il 28 luglio 1882. Edward Gibbon nella suamonumentale Storia del declino e della caduta dell'impero romano scrive:"l'assassinio di Ipazia impose un marchio indelebile sul carattere dellareligione di Cirillo d'Alessandria".

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Ada Lovelace

L'arte della programmazione

Augusta Ada Byron, me-glio nota come Ada Lovelace(1815-1852) dal nome delmarito, lord William Kingconte di Lovelace, era figlialegittima del poeta lord By-ron che però si divise dallamoglie quando Ada aveva unanno di età e non ebbe piùrapporti con la figlia. Seguìl'impronta della madre dive-nendo matematica anch'es-sa. Ad un ricevimento co-nobbe il matematico CharlesBabbage che aveva realizza-to la "macchina alle differenze", una mac-china in grado di calcolare e stampare ta-belle dei valori di polinomi con il metododelle differenze. Poiché molte funzionipossono essere approssimate da polinomitramite lo sviluppo in serie di Taylor, lamacchina poteva calcolare e stampare an-che utili tavole di funzioni trigonometri-che. Babbage lavorava a quel tempo ad unosviluppo della macchina alle differenze: lamacchina analitica che però non fu mai co-struita. La Lovelace si appassionò all'argo-mento e collaborò con Babbage. Nei suoiappunti si trova un algoritmo per il calcolodei numeri di Bernoulli pensato per essereeseguito in modo meccanico. Fu probabil-

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mente la Lovelace a suggerire l'uso delle schede con le quali venivanoprogrammati i telai Jacquard. Ella scriveva infatti: è possibile gestireschemi algebrici come il telaio di Jacquard fa con foglie e fiori. Perquesti motivi viene ritenuta la prima programmatrice al mondo. In suoonore nel 1979 il Dipartimento della Difesa degli Stati Uniti dette il suonome ad un linguaggio di programmazione tendente ad unificare tuttii linguaggi allora esistenti, ma tale linguaggio non ebbe successo. Ab-biamo in questo caso usato uno stile astrattista per rappresentare ilpassaggio tra l'automazione meccanica delle fabbriche, come i telaiJacquard, alla automazione del calcolo e probabilmente del pensierostesso.

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Ipparco

Il primo astronomoIpparco di Nicea nacque a Nicea nel IIsecolo a. C. Può es-sere definito il pri-mo astronomo mo-derno per i suoistudi rigorosi sullaposizione dellestelle che lo porta-rono alla scopertadella "precessionedegli equinozi", unmoto dell'asse ter-reste che gli fa de-scrivere un cono in18.000 anni com-portando quellospostamento dei segni zodiacali notoagli appassionati di astrologia. Compilòun celebre catalogo stellare e proprioconfrontando il suo catalogo con quellocompilato da Aristillo nel 290 a. C. egliscoprì delle differenze di posizione chelo portarono alla scoperta suddetta. Ilsuo catalogo stellare, contenente circa1080 stelle, catalogate con magnitudine(luminosità), latitudine e longitudine, ciha suggerito un reticolo con figure chevogliono rappresentare un cielo stellato.Abbiamo impiegato uno stile pittoricoalla Mirò come omaggio al grande pitto-re catalano.

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Eratostene

La teoria della misurazioneEratostene di Cirene nacque a Cirene cir-ca nel 275 a. C. Fu un intellettuale moltoversatile. Bibliotecario della biblioteca diAlessandria e precettore di Tolomeo IV,venne dai contemporanei soprannomi-nato "Eratostene beta", cioè secondo,perché si occupava di tutto ma in nessu-na cosa riusciva a primeggiare. Egli èpassato alla storia come il primo che mi-surò la lunghezza del meridiano terre-ste. Non aveva dubbi che la Terra fossesferica e pertanto si basò su questo as-sunto (in effetti la Terra è un po' schiac-ciata ai poli). Era noto che le città di Sie-ne (attuale Assuan) e Alessandria si tro-vavano sullo stesso meridiano. Era anchenoto che al solstizio il sole era pratica-mente allo zenith a Siene, posta quasisul Tropico. Eratostene misurò l'angolodallo zenith del Sole ad Alessandria etrovò che era di 7°. Poiché era nota la di-stanza tra le due città che era di 5000stadi ovvero di circa 787,5 km, posta laproporzione: 7 : 360 = 787,5 : xtrovò x = 40.500 km. Il risultato ottenutoè straordinariamente preciso, visto chele misurazioni odierne forniscono il va-lore di 40.009 km. Ho riportato i dati piùottimistici. La precisione della valutazio-ne è infatti controversa.

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Come abbiamo detto nella introduzione, non vi è nulla di più seriodel sorriso per cui non è irriverenza se la rotondità della Terra ci hasuggerito un ventre rotondotto che un sarto misura con sorriso diver-tito. Il sarto è un vago ritratto ironico che la Cubani ha voluto fare dichi scrive. Le fattezze di Eratostene infatti non ci sono state tramanda-te.

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Parenklisis

L'atomismodi EpicuroEpicuro, contraria-mente all'uso comuneche si dà al termine"epicureo" non era af-fatto un crapulone.Egli anzi suggeriva ilraggiungimento del-l'atarassia e cioè del-l'assenza di dolore esensazioni per cui lafilosofia aveva lo sco-po di raggiungere ilpiacere che è, appun-to, assenza di dolore.L'epicureismo ebbefortuna dal IV secolo a. C., secolo di na-scita appunto di Epicuro, fino al II secolod. C. quando si estinse a causa dell'ostili-tà della chiesa cristiana. La filosofia diEpicuro è avanzatissima ed attualissima.Egli anticipa, in un certo modo, il meto-do di Galileo e riprende l'atomismo diDemocrito sviluppandolo. Epicuro ritie-ne che nel vuoto infinito vi siano dei cor-pi minuscoli ed indivisibili, gli atomi ap-punto. Poiché gli atomi si muovono nelvuoto dall'alto in basso alla stessa veloci-tà, non hanno motivo di scontrarsi traloro. In questo modo per Epicuro non viè finalismo ma solo moto che è intrinse-co alle particelle. Per spiegare l'aggrega-

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zione degli atomi, che per Epicuro è vita, al contrario della disgregazio-ne che è morte, Epicuro postula una certa imperfezione del vuoto checausa una deviazione delle traiettorie degli atomi, deviazione che eglichiama parenklisis. Lucrezio in De rerum natura riprenderà la filosofiaatomistica di Epicuro e chiamerà in latino clinamen questa deviazione.È molto interessante vedere come in molte spiegazioni dell'origine delmondo vi sia un difetto, un peccato. La storia del testo del De rerum na-tura è molto particolare. Infatti se ne conosceva l'esistenza, ma il testoera andato perduto e fu ritrovato nel 1417 dall'umanista Poggio Brac-ciolini in un monastero tedesco. Giordano Bruno era in sintonia conLucrezio e ciò non lo aiutò certo ad evitare il rogo.

Per la parenklisis abbiamo impiegato una citazione a Mondrian, maposta su uno sfondo che vuole contraddire il geometrismo astratto ditale autore quasi a far nascere la forma da un moto incessante. Un attodi parenklisis, appunto.

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Copernico

La forza della dimostrazioneMicolaj Kopernicnacque a Torun(Polonia) nel 1473.Deve la sua noto-rietà all'aver porta-to ad affermarsi lateoria eliocentrica.Questa teoria nonera certo nuova edera già stata propo-sta da Aristarco diSamo. A Copernicoil merito di averladimostrata con me-todi matematici.Egli in effetti nonebbe il coraggio dicompiere una rivoluzione perché restò le-gato a concezioni metafisiche come la cir-colarità delle orbite dei pianeti. Sotto ilprofilo della previsione della posizione de-gli astri il sistema copernicano non pre-sentava grandi vantaggi rispetto a quellogeocentrico tolemaico. Copernico forseebbe la fortuna di stimolare personaggidel calibro di Galilei e di Keplero. Egli fumolto prudente a non correre rischi nel-l'entrare in conflitto con la chiesa su temiteologici o morali tanto che anche la suavita fu molto cauta e morigerata. Per que-sta sua opacità come personaggio lo ab-

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Nicolò Copernico in un ritrattodi anonimo

biamo "dipinto" a caccia di farfalle, in modo un po' fumettistico, conun retino. E la farfalla è la Terra che appunto si muove e non è ferma -secondo la sua teoria - al centro dell'universo. Egli la insegue per affer-rarla, ma soprattutto per afferrare il concetto dell'eliocentrismo. Inve-ce di un nome o una didascalia, abbiamo tracciato in questo caso il mo-nogramma MK sulla sua cintura.

Copernico [...] ha rovinato l'umanità, irrimediabilmente. Ormai noi tutti cisiamo a poco a poco adattati alla nuova concezione dell'infinita nostra picco-lezza, a considerarci anzi men che niente nell'Universo... Storie di vermucci or-mai, le nostre.

[Luigi Pirandello]

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Galilei

Oltre ogni preconcetto

Abbiamo voluto rappre-sentare in questo pan-nello il moto della Terrache non era più, con ilsistema eliocentrico,immobile al centro del-l'universo ed insiemeabbiamo rappresentatoanche l'atto di Galilei dimandare a gambe peraria, sostenendo questoprincipio, le convinzionipreconcette ed autorita-rie. Non ci è parso quin-di sconveniente far lan-ciare a Galilei una Ter-ra-palla di bowling perfare strike di birilli-ve-scovi e cardinali, simbolo di una cultura con-servatrice. La frase "eppur si muove" aiutanell'interpretazione dell'immagine, ma nonfu mai pronunciata da Galilei, ma attribuita-gli coloristicamente da Giuseppe Baretti inItalian Library del 1757.

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Ritratto di Galileo Galilei operadi Justus Sustermans (1597-

1681)

Newton

L'ultimo alchimista

Isaac Newton è un altro scienziato che nonha bisogno di presentazioni. L'immaginedi Newton e la mela la costruì lui stessoper cui non ci attribuiamo gran merito diaverla rappresentata. Ma era immancabi-le, oltre che la più facile. Fu Newton, intarda età, a sostenere che l'idea della gra-vità gli fosse stata suggerita dalla melaquando era giovane. Molti ritengono chefosse una pura invenzione per ribadire lasua priorità della scoperta contestatagli daalcuni contemporanei. È interessante l'i-potesi avanzata da alcuni che la passionedi Newton per l'alchimia gli avesse apertola mente verso concetti astratti come l'a-zione a distanza che è appunto quella dellagravità. Forse Newton non fu il primo de-gli scienziati, ma l'ultimo degli alchimisti equesta sua profonda conoscenza dell'eso-terismo probabilmente gli ha conferitoquella capacità di intuizione che gli hapermesso di formulare i suoi sconvolgentiprincipi (Philosophiae naturalis Principia ma-thematica).

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Einstein

La relatività del tempoAnche la figura di Albert Enstein è tropponota per illustrala qui. Le sue teorie, oltrealle conseguenze in campo fisico e cosmolo-gico, hanno definitivamente dimostrato chespazio e tempo non sono assoluti. Ciò ha avu-to ripercussioni in ogni concezione tanto cheè un argomento oggetto di film di fantascien-za, di non pochi romanzi e di riflessioni filo-sofiche. Qui abbiamo enfatizzato la deforma-zione spazio-temporale applicandola al visodi Einstein stesso. Questo è stato uno deipannelli più difficoltosi da realizzare perchénon è stato agevole deformare il viso, l'om-breggiatura, le rughe di espressione, gli occhifurbetti mantenendo la riconoscibilità incon-fondibile del personaggio.

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Fantascienza

L'illusione costruita sulle illusioniLa fantascienza èstata ed è un mododi far sognare inmodo parascientifi-co molte persone epertanto, in un suomodo tutto partico-lare, induce a rap-portarsi con la scien-za. Per questo moti-vo ci è parso indi-spensabile aggiunge-re alla collezione dipannelli su perso-naggi e principi dellascienza anche unasorta di alieno contanto di scarpe e dicravatta regimental. Un modo scanzonatodi citare un mondo tutto particolare che haavuto come autori personaggi del calibrodel fisico Isaac Asimov.

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Viaggio sulla luna, Georges Méliès,1902

Il principio antropico

Non potrebbe essere altrimentiLa nostra esistenza è possibile grazie ad unaserie notevole di "combinazioni". Basterebbeche la Terra fosse un po' più vicina o un po'più lontana dal Sole che le temperature nonconsentirebbero la vita come la conosciamo.Ma se non fosse così, noi non ci saremmo afare questa osservazione. Il principio antropi-co fu formulato dal cosmologo australianoBrandon Carter nel 1973 nella forma "noi vi-viamo in un universo che permette la vitacosì come la conosciamo". Questo principio furiformulato in varie forme e dette luogo adaccesi dibattiti. In una formulazione moltopiù casalinga, lavandoci le mani con la como-da acqua corrente rabbrividiamo all'idea chel'acqua possa non esistere levandoci comodi-tà e possibilità di dissetarci. Ma se l'acqua nonci fosse non ci saremmo noi a berla e quindi lameraviglia per certe felici "combinazioni"non ha motivo d'essere. Alcuni vedono inquesta serie di combinazioni un "disegno"che dà all'uomo una centralità. Il principioantropico afferma invece il contrario: se que-ste combinazioni non si fossero verificate nonpotremmo essere qui a costatarlo. Abbiamoquindi rappresentato l'uomo come un mecca-nismo, una meraviglia organica senza princi-pi metafisici o finalità. L'idea di un viso for-mato da un meccanismo ci ha suggerito unomaggio alle bombette ed agli uomini anonimi di Magrit.

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Heisemberg

Il principio di indeterminazioneIl principio di ideterminazione nellameccanica quantistica è piuttosto ostico.Fu enunciato nel 1927 dal fisico tedescoWerner Heisenberg e stabilisce i limitidella conoscenza di grandezze fisicheconiugate. Il principio ha forti implicazioninella filosofia della scienza in quantosancisce l'impossibilità della scienza diavere una conoscenza completa dellarealtà fisica: la realtà esiste solo comerisultato dell'atto di osservazione ed èl'osservatore che interferendo con la realtàne determina lo stato. Questo concetto èpassato alla storia come Interpretazione diCopenhagen. Una esemplificazione di questoconcetto ci deriva da Schrödinger, che nel1935 formulò un esperimento mentale cheva sotto il nome di "paradosso del gatto diSchrödinger". Si consideri un gatto chiusoin una scatola insieme ad un atomo ed uncontatore Geiger che in caso didecadimento dell'attimo ne misuri laradiottività e faccia diffondere un velenoche uccide il gatto. Poiché l'atomo è in unostato indeterminato il gatto è allo stessotempo vivo e morto. Solo l'osservatore,aprendo la scatola, può causare unaperturbazione che spinge il gatto in unostato determinato (rivelando se esso è vivoo morto). Il paradosso, per la suaformulazione pittoresca e per la sua

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potenza esemplificativa ebbe un grande successo e di fatto sollevò lapiù efficace critica all'intepretazione di Copenhagen del principio diindeterminazione. Un'altra parimenti importante implicazione diquesto principio è che non potendo determinare con sufficienteaccuratezza lo stato iniziale di un sistema fisico è anche impossileformulare un previsione del risultato di un'azione. Questo sancisce lafine del determinismo, nella formulazione proposta da Laplace e, sulpiano più "quotidiano", apre la via ad una diversa consapevolezza. Ilgioco dell'umano con il "caos deterministico" rende molto piùcomprensibili certi accadimenti altrimenti imputabili solo a entitàmetafisiche del tutto misteriose e sostanzialmente inutili.

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Il caos deterministico

Una nuova prospettivaFenomeni complessi come levariazioni climatiche potrebberoessere rappresentate da modellimatematici la cui gestione è piuttostocomplessa ma in teoria possibile.

Questo è il determinismo di Laplacesecondo il quale ogni fenomeno èconseguente alla situazione che loprecede. Questa concezione è inparte intuitiva per fenomenisemplici: se lascio cadere un vaso divetro molto probabilmente si rompe.Poincaré però dimostrò per ilproblema dei tre corpi (ad esempio ilmoto di Sole, Terra e Luna) che èimpossibile conoscere con sufficienteprecisione le condizioni iniziali per

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Attrattore di Lorenz

fare previsioni a lungo termine. Nasceva la "teoria del caos" secondo laquale minime perturbazioni dello stato iniziale, in molti fenomeni,provocano delle grandi variazioni nel comportamento successivo. Perquesto motivo Edward Lorenz, un meteorologo che studiò a fondo ilproblema e può definirsi il "padre" di questa teoria, intitolò una suaconferenza del 1972: "Può il battito d'ali di una farfalla in Brasilescatenare un tornado in Texas?". Da questo titolo si ha oggi lalocuzione "effetto farfalla" per sistemi fortemente dipendenti dallecause iniziali. Abbiamo rappresentato il caos deterministico tramiteorbite deterministiche intrecciate in modo caotico tramite un metodopittorico parzialmente meccanico.

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BiografieTullia Cubani

Tullia Cubani nasce a Trieste il 17 aprile1947. Nel 1962 inizia gli studi all'IstitutoStatale d'Arte di Trieste dove incontra UgoCarrà dal quale impara e prende ispirazio-ne per le sue prime opere nel suo studio divia dei Leo. Per Carrà disegna una serie difoulard, rimasti proprietà privata. In que-gli anni Frequenta Miela Reina, Dino Pre-donzani, Ladislao De Gauss, Riccardo Ba-stianutto, Enzo Cogno. Si diploma nel 1966.Si iscrive alla Accademia di Belle Arti diVenezia, indirizzo scenografia, dove fini-sce gli studi nel 1970. Nel 1973 si trasferi-sce a Milano dove collabora con ditte di ar-redamento. Tra un party e l'altro, tra mo-delle di Vogue e artisti come Mastroianni, iRicchi e Poveri, il regista Fulvio Tolusso,con il quale passa le notti a giocare a cartein una bettola frequentata perlopiù da ar-tisti, incontra Fernanda Pivano, che la in-duce a scrivere. All'inizio degli ottanta tor-na a Trieste, dove tuttora risiede.

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Uno dei "rotoli dipinti" di Tullia Cubani,qui esposto alla Sala d'Arte Comunale di

Trieste.

Roberto Spagnuolo

Si appassiona di fotografia fin dalla più te-nera età e sviluppa lastre proteggendosidalla luce sotto al letto grande dei genitori.Passa alla fotografia astronomica costruen-do due telescopi dei quali, il secondo, è un36 cm equatoriale newtoniano elettroco-mandato del peso di 700 kg. Grandicello, la-vora in uno studio fotografico con tutta l'at-mosfera dell'ultimi anni della Dolce Vita ro-mana occupandosi di tecniche di laborato-rio. Tentando di automatizzare il suo tele-scopio, scopre il calcolo numerico e l'elet-tronica digitale. Nel 1972 costruisce una cal-colatrice a circuiti integrati. Questa espe-rienza lo porta pochi anni dopo a riceveredalla Apple Computer Spa l'incarico di pro-gettare un'interfaccia grafica interattivaper un programma di analisi strutturale suMacintosh. E così inizia una trentennalecarriera di progettista software nell'azienda da lui fondata e tutt'oraamministrata, la Softing. Laureato in architettura, si impegna nellascrittura con Umbu 'patafisico al quale seguono altri libri di scritturasurreale e patafisica. Vince con una poesia sul Risorgimento il premioPannunzio nel 2012. Esplode, più recentemente, il desiderio della pittu-ra. Con l'aiuto della amica Tullia Cubani perfeziona i rudimenti dell'ar-te e si cimenta in acquarelli e acrilici. Curioso di tutto, incapace di sof-fermarsi troppo a lungo su qualcosa, è molto orgoglioso di aver parte-cipato fino a pochi anni or sono a competizioni automobilistiche ama-toriali. Vive con cinque gatti. Ah, dimenticavamo, è nato il 18 marzo1946, segno dei Pesci, quindi.

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Roberto Spagnuolo allapresentazione del suo Mobù, satirometropolitano, con l'attrice Cecilia

La Monaca.

Testi

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Il cielo in un stanza

Testo di Roberto Spagnuolo voci di Maurizio Soldà e Tiina Hallikainen

Personaggi

I personaggi sono elencati in ordine tale che, posti in circolo in tale ordine, si rende massima la distanza tra i personaggi che si scambiano due battute.

GalileoSchroedingerCopernicoHackEpicuro (pannello Parenklisis)Giordano Bruno EinsteinIpparcoNewtonIpaziaLeibniz (senza immagine, solo voce)

Nessuna luce in primo piano, coro inquietante, non gioioso, lento salmodiante di bambiniGiro giro tondo gira tutto il mondo, gira la terra....

Di colpo il canto si interrompe e si illumina Ipparco. Ipparco (Voce autoritaria e profonda)Che stupidaggine! bastano a contraddirvi le considerazioni del grande Aristotele: se la terra girasse, cadremmo tutti come birilli.

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Galileo (Si schiarisce la voce)Scusami, caro Ipparco, ma modestamente c'è la mia relatività: se state nella stiva di un vascello nulla può dirvi se il vascello veleggia o è fermoin un porto.

Galileo (recitativo, è una citazione) [1]Rinserratevi con qualche amico nella maggiore stanza che sia sotto coverta di alcun gran navilio, e quivi fate d'aver mosche, farfalle e similianimaletti volanti. Stando ferma la nave, osservate diligentemente come quelli animaletti volanti con pari velocità vanno verso tutte le parti della stanza. Fate muovere la nave con quanta si voglia velocità; ché voi non riconoscerete una minima mutazione in tutti li nominati effetti; né da alcuno di quelli potrete comprendere se la nave cammina, o pure sta ferma.

EinsteinNon voglio certo levarti alcun merito, caro Galileo, ma con la mia relatività sono andato un pezzo avanti e dopo di me non esiste più alcun riferimento assoluto. Capisco che un riferimento assoluto sia molto comodo: non richiede di essere razionalmente spiegato e non richiede equazioni differenziali che sono spesso noiosissime.

Schroedinger Sei l'unica persona con cui mi piace avere discussioni. Quasi tutti passano dalla teoria ai fatti, e non dai fatti alla teoria. Le persone sono incapaci di uscire dall'insieme dei concetti ammessi e continuano a girarci intorno in modo grottesco. [2]

HackTaci tu che hai pensato di fare quel brutto scherzo al gatto!

SchroedingerMa era solo un esperimento mentale sull’interpretazione di Copenhagen!

Hack

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Certe cose sui gatti non vanno neanche pensate! Sai quanto è più gioiosal’infanzia se si ha per compagno e per amico un animale? E sai quanto sipuò imparare da lui? [8]

Einstein In effetti è un vero miracolo che i metodi moderni di istruzione non abbiano ancora completamente soffocato la sacra curiosità della ricerca: perché questa delicata pianticella, oltre che di stimolo, ha soprattutto bisogno di libertà, senza la quale inevitabilmente si corrompe e muore. Èun gravissimo errore pensare che la gioia di vedere e di cercare possa essere suscitata per mezzo della coercizione e del senso del dovere. [3]

GalileoIo per aver detto molto meno stavo per finire assai male...

CopernicoSei stato imprudente. Era chiaro che mettere l'uomo nella periferia dell'universo, invece che nel centro, non faceva più credere l'uomo comeil preferito dal Creatore.

GalileoE' per questo che hai tanto esitato a far stampare il tuo De Revolutionibus, tanto che la prima copia – narrano - ti arrivò sul letto di morte?

IpparcoNon è che Copernico con i suoi eccentrici ed epicicli abbia ottenuto precisioni maggiori delle mie. Anzi. Rispetto a Tolomeo ha eliminato solo un epiciclo, sai che vantaggio!

Epicuro Tu sei stato moto accurato, Ipparco, così accurato che la scoperta è scaturita dalla osservazione. Forse eri solo un grandissimo pignolo.

GalileoInvece è stato accorto e grande astronomo ed ha usato l’osservazione, un

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metodo sperimentale, esattamente come il MIO metodo sperimentale.

Epicuro E si vive forse meglio se si possono prevedere le eclissi con maggior precisione? E' la filosofia che aiuta a vivere, soprattutto la MIA filosofia.Gli atomi io li compresi con la forza della mente ben più di venti secoli prima di Dalton e vidi nella parenklisis. nella deviazione, nella imperfezione la scaturigine della creazione. L'epicureismo fu una fantastica conquista umana e se non fosse arrivato il cristianesimo oggi saremmo tutti epicurei. Gli dei esistono ma non si occupano minimamente delle faccende terrene, è questa è una grande idea di libertà.

IpaziaLibertà? cosa è la libertà? io insegnavo filosofia ed ero forse libera? La filosofia mi ha forse resa libera?

Buio improvviso e totale

Newton (non è illuminato, grido improvviso nel buio)Lascia stare le mie mele!

Leibniz (solo voce)Le ho viste prima io!

Suono di una percossa

Leibniz Ahio! Ister hochen mir travakken in der fruensten werden zummer!

Newton (si illumina)Ma dove sei, Leibniz? mi sfuggi?

Leibnizneanche per sogno, è che il pittore non mi ha voluto dipingere. Dice che non sono abbastanza astronomico.

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Newtonha fatto benissimo, mi piace questo pittore

LeibnizVeramente è un pittore-pittrice

NewtonFiguriamoci se non dicevi sciocchezze: è dunque un ermafrodito?

LeibnizNo è un genio così grande che in una persona sola non ci entrava e così l'hanno messo in due persone.

NewtonCerto non come noi due che per fare un Newton ci vorrebbero cento, chedico, mille Leibniz!

Leibniz (sprezzante)Tze

NewtonE' che non mi hanno dipinto le dita altrimenti contavo su di esse per daremaggiore efficacia alla mia elencazione:

(Coro fuori campo, irriverentemente, sull’aria della Vecchia Fattoria)

Ho studiato l'alchimia (ia ia oh)anche un po' di teologia (ia ia oh)poi con questa mela quaio inventai la gravitàpoi scoprii che l'ananassoha la forma di un ellissoe così spulciai Keplerocorreggendo il suo lavoronon contento feci luce

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sui colori della lucee se anche a te fa malefeci io il differenziale!Iaaa iaaa ohhhhh. [4]

Newton (irato)Irriverenti!

LeibnizBum!

EinsteinA proposito di bum, ho scritto a Roosvelt sull'atomica ma poi mi sono pentito e ho riscritto.

SchroedingerSì, ma lo hai fatto un bel po' dopo Hiroshima e Nagasaky.... tu così gandiano...

EinsteinCosa vuoi, non tutte le ciambelle riescono col buco.

GalileiA proposito, è per questo che non indossavi mai i calzini?

EinsteinCerto! Per non bucarli!

SchroedingerSei un genio!

Newton (piccato)Tutto è relativo

Einsteinmi fai il verso?

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Giordano Bruno (non ancora illuminato) Chi mi fa accendere?

Voce anonima (autoritaria dal fondo)Rauchen verboten!

Giordano Bruno (illuminandosi)Intendevo dire che volevo mi si illuminasse

Galileo (ridendo)E proprio tu, Giordano Bruno, vuoi essere acceso?

Giordano BrunoScreanzato.

IpaziaIn effetti....

Epicuro Tu. Ipazia, difendesti fino alla morte l'ellenismo ed il platonismo che avrebbero aiutato l'umanità a comprendere meglio se stessa ma non fu così. Come del resto io, Epicuro, vidi dimenticare e fare ironia sul mio salvifico epicureismo. Forse questa è la libertà. Dirà di te Gibbon secoli dopo:

Si spegne ogni luce

Voce anonima di donna (recitando, è una citazione da Gibbon)Ipazia fu disumanamente macellata dalle nude mani di Pietro il Lettore eda quelle di una ciurma di selvaggi e implacabili fanatici ma l'assassinio di Ipazia impresse un marchio indelebile sul carattere della religione di Cirillo d'Alessandria. [5] Giordano Bruno (improvviso)A me lo dite?

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EinsteinCaspita quanti siete che avete avuto grandi traversie per aver parlato troppo. Dovevate andare negli Stati Uniti come feci io. Perché non lo faceste?

IpaziaAi miei tempi che esistessero le Americhe, le persone ragionevoli non loignoravano, ma andarci era tutto un altro paio di maniche.

Giordano BrunoNel mio caso avrei potuto ma lì andavano solo avventurieri e disperati.

GalileoPer me era lo stesso: io amavo le comodità: una amante, tre figli, uno legittimato a tarda età, due figlie in convento che di far loro la dote non mi garbava punto. Un cattedra a Pisa. Nelle Americhe io? Non scherziamo? E poi a me la lotta per le mie idee è sempre piaciuta. Mi avranno pure fatto del male, ma quanti ne ho schiacciati di imbecilli! Che soddisfazione!

Giordano BrunoE poi un palcoscenico come campo de' Fiori dal quale recitare la mia ultima commedia per la quale sarei divenuto immortale, solo a Roma poteva esserci. Si muore comunque, morire per un'idea è farla diventare immensa.

EpicuroForse ti fecero fisicamente male ma tu sai come la penso: se il male è lieve, il dolore fisico è sopportabile, e non è mai tale da offuscare la gioia dell'animo, se è acuto, passa presto, se è acutissimo, conduce presto alla morte, la quale non è che assoluta insensibilità.

Giordano Bruno (tono rassegnato)Ne so ben qualcosa...

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(corale, solenne)

Serraron con un chiodo, come Cristo,con un chiodo serraron quella voce,ma non bastò di certo questo gesto:inchiodarla come Cristo alla sua croce.

L'ultima scena lui la recitòsenza dialoghi, ed il silenzioparlò per lui, parlò, oh se parlò!e di lui fu più grande la presenza.

Perché l'inferno non fu mai creato,l'inferno solo è l'anonimato. [6]

IpaziaNon è dato agli uomini di conoscere la verità, ma è dato loro cercarla, muoversi verso di essa. E' il moto che giustifica l'esistenza e reifica la verità. Chi vuole fermare questo procedere incessante e del quale non si vede la ragione se non con gli occhi del filosofo, è colui il quale teme di essere abbandonato da ogni ragione di esistere e così vuol fermare chi procede perché non si veda che egli è incapace di avanzare.

Corale (quasi salmodiante)Era il mese di marzo del 415, e correva la quaresima: un gruppo di cristiani dall'animo surriscaldato, guidati da un predicatore di nome Pietro, si misero d'accordo e si appostarono per sorprendere la donna mentre faceva ritorno a casa. Tiratala giù dal carro, la trascinarono fino alla chiesa che prendeva il nome da Cesario; qui, strappatale la veste, la uccisero usando dei cocci. Dopo che l'ebbero fatta a pezzi membro a membro, trasportati i brandelli del suo corpo nel cosiddetto Cinerone, cancellarono ogni traccia bruciandoli. [7]

Hack (illuminata improvvisamente e più intensamente)Povera, grande figlia, la più grande tra le grandi. Tu che non ti adagiastisull'opera di Tolomeo ma, al contrario, la ritenesti una semplice ipotesi

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matematica, e proseguisti le ricerche per giungere alla reale comprensio-ne della natura e della disposizione dell'universo. Che prezzo hai paga-to! Donna, generatrice di vita. Martirizzata dalla bestiale negazione diogni conoscenza. Io, lo sai, in Dio non credo e non credo nelle religioniche in suo nome nascondono la verità, ma ho detto: se quando muoio loincontro, gli chiederò scusa. Ma questa è una facezia, quello che glichiederò davvero se dovessi incontrarlo è: perché Ipazia?

Riferimenti dei testi

[1] dai Due massimi sistemi[2] da una lettera ad Einstein[3] Autobiografia pag. 68[4] parodia dell’incipit del Faust[5] Gibbon[6] Teologia del Serpente, Spagnuolo[7] Socrate Scolastico, Storia Ecclesiastica Vii, 15[8] M. Hack, La mia vita con i gatti

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ART DIRECTION: Pata &TrakFINITO DI STAMPARE: aprile 2017

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