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IL CASTello PARROCCHIA DI CARPENEDOLO IL CASTello aprile 2014 Ma la gente continuerà a chiamarli il Papa Buono e il Papa Grande. La loro canonizzazione congiunta, fortemente voluta da Papa Francesco, oltre che un evento unico nella storia della Chiesa, è un chiaro messaggio al mondo intero: Dio è misericordioso, quindi la miseri- cordia deve guidare le scelte dei cristia- ni. Infatti proprio la misericordia è stata il programma di governo di questi due pontefici, tanto diversi nella personalità, quanto affini nella luminosità dell’esi- stenza, lastricata di esempi di bontà, fra- tellanza, pacifica convivenza, vicinanza agli ultimi. Il loro percorso terreno comune dura poco più di quarant’anni: dal 1920, anno di nascita di Karol Wojtyla, all’anno della morte di Angelo Giuseppe Roncalli, il 1963. Le loro vite per molti aspetti sono corse parallele e più di una volta si sono intrecciate, per culminare nella beatifica- zione di Giovanni XXIII, voluta proprio da Wojtyla il 3 settembre 2000. E ora la ca- nonizzazione di entrambi del 27 aprile 2014 festa della Misericordia, istituita da Wojtyla, è l’ultimo straordinario evento che li vede protagonisti insieme. La santità non è la meta di pochi privi- legiati, ma l’aspirazione continua e co- stante di ogni credente, nella ferma con- vinzione che questa è innanzi tutto un progetto divino che nessuno esclude e che ci è stata confermata a prezzo del sacrificio di Cristo, che ha dato la vita per la nostra salvezza, quindi per la nostra santità. Non conseguire la meta signifi- cherebbe rendersi responsabile di quel grande peccato, che nessuno speriamo commetta, di vanificare l’opera redenti- va del Salvatore. Sant’Agostino, mosso da santa invidia soleva ripetersi: “Se questi e queste, perché non io?” La canonizzazione di Roncalli e Wojtyla San Giovanni XXIII e San Giovanni Paolo II

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IL CASTelloPARROCCHIA DI CARPENEDOLO

IL CASTelloaprile 2014

Ma la gente continuerà a chiamarli ilPapa Buono e il Papa Grande. La lorocanonizzazione congiunta, fortementevoluta da Papa Francesco, oltre che unevento unico nella storia della Chiesa, èun chiaro messaggio al mondo intero:Dio è misericordioso, quindi la miseri-cordia deve guidare le scelte dei cristia-ni. Infatti proprio la misericordia è stata ilprogramma di governo di questi duepontefici, tanto diversi nella personalità,quanto affini nella luminosità dell’esi-stenza, lastricata di esempi di bontà, fra-tellanza, pacifica convivenza, vicinanzaagli ultimi.

Il loro percorso terreno comune durapoco più di quarant’anni: dal 1920, annodi nascita di Karol Wojtyla, all’anno dellamorte di Angelo Giuseppe Roncalli, il1963. Le loro vite per molti aspetti sonocorse parallele e più di una volta si sonointrecciate, per culminare nella beatifica-zione di Giovanni XXIII, voluta proprio daWojtyla il 3 settembre 2000. E ora la ca-nonizzazione di entrambi del 27 aprile2014 festa della Misericordia, istituita daWojtyla, è l’ultimo straordinario eventoche li vede protagonisti insieme.

La santità non è la meta di pochi privi-legiati, ma l’aspirazione continua e co-stante di ogni credente, nella ferma con-vinzione che questa è innanzi tutto unprogetto divino che nessuno esclude eche ci è stata confermata a prezzo delsacrificio di Cristo, che ha dato la vita perla nostra salvezza, quindi per la nostrasantità. Non conseguire la meta signifi-cherebbe rendersi responsabile di quelgrande peccato, che nessuno speriamocommetta, di vanificare l’opera redenti-va del Salvatore. Sant’Agostino, mossoda santa invidia soleva ripetersi: “Sequesti e queste, perché non io?”

La canonizzazione di Roncalli e WojtylaSan Giovanni XXIII e San Giovanni Paolo II

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Più volte sono entrato nella ca-sa paterna di papa Giovanni XXIIIa Sotto il Monte accompagnandobambini del grest, comitive di an-ziani e parrocchiani, ho conversa-to con mons. Loris Capovilla, se-gretario personale del papa, fre-sco di nomina cardinalizia alla so-glia dei 98 anni, geloso custodedei ricordi del papa santo in casaRoncalli a Sotto il Monte.

Mi sono familiari le immagini diquelle pareti umide e dal saporestantio, di quella scala incerta dilegno all’esterno, le foto antiche ei pensieri di quella cornice conta-dina intrisa di valori, dignità, fedee povertà, damigelle d’onore dellasantità nata in terra nostrana ecresciuta in una Chiesa aperta almondo, col cielo a fare da cupola.

Conservo da cinquant’anni il ri-tratto del “papa buono” benedi-cente in una pergamena vergataa mano dal Concilio Vaticano II il22 ottobre 1962 a firma del com-pianto arcivescovo di Brescia,mons. Giacinto Tredici, indirizzataal nostro gruppo di seminaristi,impegnati nella preghiera per ilbuon esito di quell’assise solennedei vescovi di tutto il mondo. Untorrente in piena di memorie mitravolge al pensiero dei due santipontefici. Non di meno mi corre al-la mente la visita alla casa nataledi Giovanni Paolo II a Wadowicein una Polonia sepolta da una col-tre bianca, la sera glaciale del 24novembre 1999 avvolti da muli-nelli violenti di una tormenta dineve. Il cuore e la mente sotto ze-ro per la visita precedente al cam-po di sterminio di Auschwitz si ri-temprarono in quelle pareti e conquei ricordi familiari del succes-sore di Pietro, le cui finestre siaprivamo sul lato destro dellachiesa parrocchiale al di là dellastrada.

Vorrei tornare là, nelle vostrecase, per dire grazie ai vostr ipapà ed alle vostre mamme che vihanno accolto come dono di Dio evi hanno fatto dono a Dio per es-sere dono all’umanità intera. Ma èa voi che oso chiedere un minutod’eternità per porvi una domandae oso varcare quella porta aperta

che è la casa del Padre che oggivi onora e che a sua volta è onora-to con voi e per voi. Mi preme so-prattutto porre una questione:“ma come avete fatto?”. Piazzoquesta domanda con ammirazio-ne per voi e disagio per me, per-ché sento il peso dei miei falli-menti, delle mie sconfitte, dellemie diserzioni. Mi rendo contoche non la conoscenza ci avvicinaai santi, bensì il destarsi dalle la-c r ime che do r mono ne l p i ùprofondo di noi.

Soltanto allora, grazie alle lacri-me, approdiamo alla conoscenzae comprendiamo come si possadiventare santo dopo essere sta-to uomo. Posso dire di essermiavvicinato ai santi, più che con le

lacrime, con la nostalgia. E pensoche loro si siano resi conto di que-sta mia vulnerabilità. Mi ritrovo adebito di r iconoscenza con laProvvidenza, di avermi fatto in-contrare in vita i grandi cittadinidel cielo; madre Teresa di Calcut-ta a Milano, nell’aprile 1978, papaPaolo VI nel settembre 1963 daseminarista e il 29 giugno 1974da prete novello, Giovanni PaoloII nella cattedrale di Brescia nel1982.

Rivedo l’immagine di quell’in-contro (vedi foto): gli occhi e lemani si sono incrociati e nel silen-zio quei gesti hanno scritto diret-tamente sul cuore un messaggio.Per cui oggi mi scopro tormenta-to, con insistenza di una zanzaranotturna, da una domanda cheera quella con cui ero par tito,però… rovesciata: “Ma comefai?”. Già, come faccio a resisterecosì a lungo alla tentazione? Infondo, a pensarci bene, sono io,siamo noi con la nostra vita trop-po spesso vuota e sterile a doverfornire loro delle spiegazioni. Lorole risposte le hanno già date. Sisono spiegati fin troppo bene. Esono in attesa di sapere comefacciamo noi a rimanere così.

“Perché i santi sono tra di noi,essi appartengono alla nostra fa-miglia e noi alla loro. Come chiesain cammino… guardiamo ad essiper non smarrire la fiducia in noi enegli altri. I santi sono un segno diottimismo nelle possibilità di cia-scuno: volgiamoci ad essi perscoprire il santo che è in noi: mi-suriamoci con loro per capire cheDio non è abituato a raccoglieresconfitte nel confronto con la no-stra famiglia umana” (GiovanniPaolo II).

A volte basta una scintilla per ildivampare del fuoco o accendereil motore. Ritorno alla vita con l’e-co del cielo “avanti in Domino…lieti… amore e nessun timore”(san Giuseppe Cottolengo).

E non dimenticare il segretodelle sei esse: Sarò Santo Se So-no Santo Subito… Forse ci pro-verò.

don Franco Tortelliparroco

Un ricordo, una domanda, un impegno

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Nell’aria c’era già l’odore dell’e-state, ma il giorno era triste. Quel 3giugno 1963 una luce si spegnevanel mondo: il “Papa buono” eramorto. Calde lacrime solcavano ilviso delle tante persone che ap-presero in quei momenti la notiziadella sua scomparsa. Nel suo bre-ve ma intenso pontificato, duratopoco meno di cinque anni, PapaGiovanni era riuscito a farsi amaredal mondo intero, che adesso nepiangeva la perdita.

Ma già subito dopo la sua morteincominciava il fervore della devo-zione popolare, che doveva avvol-gere la sua figura di una precocequanto indiscussa aureola di san-tità, e prendeva avvio il processodi beatificazione: un lavoro ciclopi-co, durato ben 34 anni, con l’avvi-cendarsi di diversi Postulatori emontagne di documenti da vaglia-re prima di pronunciarsi sulla suaeroicità.

(…) Il 12 ottobre 1958 AngeloRoncalli era partito alla volta di Roma per parteci-pare insieme agli altri cardinali al conclave, ma nonimmaginava assolutamente di essere eletto Papa.

Il suo desiderio era sempre stato quello di essere

un pastore di anime, modesto esemplice come un parroco dicampagna.

Era nato a Sotto il Monte, picco-lo borgo del bergamasco, il 25 no-vembre 1881, figlio di poveri mez-zadri che lo battezzarono il giornostesso della sua nascita nella lo-cale Chiesa di S. Maria; la stessadove, divenuto prete, avrebbe ce-lebrato la sua prima Messa, il 15agosto 1905, festa dell’Assunzio-ne.

Angelino era molto intelligente eterminò le scuole in un lampo, tan-to che in seminario era il più gio-vane della sua classe.

A 19 anni aveva completato icorsi, ma per la legge ecclesiasti-ca non poteva essere ordinato sa-cerdote prima dei 24 anni, così fumandato a Roma per laurearsi al-la Gregoriana.

Divenuto prete, rimase per quin-dici anni a Bergamo, come segre-tario del vescovo e insegnante alseminario. Allo scoppio della pri-

ma guerra mondiale fu chiamato alle armi comecappellano militare.

Nel 1921 Roncalli è a Roma e, successivamente,viene inviato in Bulgaria e in Turchia come visitatore

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San Giovanni XXIII(Angelo Giuseppe Roncalli) Papa - 3 giugno (11 ottobre)

STORIA DEI DUE PAPI

1. Solo per oggi cercherò di vivere alla giornata (insenso positivo), senza voler risolvere il problema del-la mia vita tutto in una volta.

2. Solo per oggi avrò la massima cura del mioaspetto:vestirò con sobrietà;non alzerò la voce;saròcortese nei modi; non criticherò nessuno; non pre-tenderò di migliorare o disciplinare nessuno tranneme stesso.

3. Solo per oggi sarò felice nella certezza che sonostato creato per essere felice non solo nell’altro mon-do, ma anche in questo.

4. Solo per oggi mi adatterò alle circostanze, senzapretendere che le circostanze si adattino tutte ai mieidesideri.

5. Solo per oggi dedicherò dieci minuti del mio tem-po a qualche lettura buona, ricordando che come ilcibo è necessario alla vita del corpo, così la buonalettura è necessaria alla vita dell’anima.

6. Solo per oggi compirò una buona azione e non lodirò a nessuno.

7.Solo per oggi farò almeno una cosa che non avreigusto di fare, e se mi sentirò offeso nei miei senti-menti, farò in modo che nessuno se ne accorga.

8. Solo per oggi mi farò un programma: forse non loseguirò a puntino, ma lo farò. E mi guarderò da duemalanni: la fretta e l’indecisione.

9. Solo per oggi crederò fermamente, nonostante leapparenze, che la buona provvidenza di Dio si occu-pa di me come di nessun altro esistente al mondo.

10. Solo per oggi non avrò timori. In modo particola-re non avrò paura di godere di ciò che è bello e di cre-dere alla bontà. Posso ben fare, per dodici ore, ciòche mi sgomenterebbe se pensassi di doverlo fareper tutta la vita.

“Basta a ciascun giorno il suo affanno” (Mt. 6,34)

Il decalogo della quotidianità di Papa Giovanni XXIII

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apostolico: iniziava così la sua carriera diplomatica.Nominato Nunzio a Parigi nel 1944, diventa Patriar-ca di Venezia nel 1953.

Un’esistenza piuttosto appartata, senza fattieclatanti, fino all’elezione al soglio di Pietro. Avevaallora 77 anni ed aveva già fatto testamento. Inten-deva essere sepolto a Venezia e si era fatto costrui-re la tomba, nella cripta di S. Marco.

Era naturale che ritenesse ormai imminente il suocommiato dal mondo. L’anno prima, 1957, avevascritto infatti nel suo diario: “O Signore, siamo a se-ra. Anni settantasei in corso. Grande dono del Pa-dre celeste la vita. Tre quarti dei miei contempora-nei sono passati all’altra riva. Dunque anch’io midebbo tener preparato al grande momento…”. Male vie del Signore sono sovente imprevedibili. Il 28ottobre 1958 l’allora cardinale e patriarca di Vene-zia salì al soglio pontificio, come successore di PioXII, e molti ne restarono sorpresi.

Un vecchio avrebbe dovuto reggere la Chiesa? Igiornali presto ci ricamarono sopra perché venivada una famiglia di contadini. “Il papa contadino”, co-minciarono a chiamarlo. Ma Roncalli aveva benchiara la propria missione da compiere.

“Vocabor Johannes…”. Mi chiamerò Giovanni,esordì appena eletto. Era il primo punto fermo delsuo pontificato. Un nome che era già tutto un pro-gramma. E non si smentì.

Nel 1959, un anno soltanto dopo la sua elezione,“tremando un poco di commozione, ma insiemecon umile risolutezza di proposito”, come disse aicardinali riuniti, annunciò il Concilio Vaticano II. Unevento epocale, destinato a cambiare il volto dellaChiesa, a segnare un netto spartiacque nella storiadella cristianità.

(…) Fu il leit-motiv della sua vita e del suo pontifi-cato. Dopo la S. Messa, nulla era per lui più impor-tante del Rosario. Ogni giorno lo recitava per intero,meditando su ogni mistero. “Sono entusiasta – eglidiceva - di questa devozione, soprattutto quando ècapita ed appresa bene. Il vero Rosario è il cosid-detto Rosario meditato. Questo supplisce a moltealtre forme di vita spirituale. È meditazione, suppli-cazione, canto ed insieme incantesimo delle ani-me. Quanta dolcezza e quanta forza in questa pre-ghiera!”.

Mons. Loris Capovilla, suo segretario e fedele cu-stode di memorie, ha detto che Papa Giovanni “du-rante tutta la sua esistenza si comportò con Mariadi Nazareth come un figlio con la madre, uno di queifigli che un tempo davano del lei o del voi alla pro-pria genitrice, manifestando amore dilatato dallavenerazione e rispetto alimentato dall’entusiasmo”.

Una venerazione tenera e forte, delicata e incrol-labile, in cui possiamo vedere racchiuso il segretodella sua santità.

Durante il suo pontificato fu pubblicato su “L’Os-servatore Romano” un suo “Piccolo saggio di devo-ti pensieri distribuiti per ogni decina del Rosario,con riferimento alla triplice accentuazione: mistero,riflessione ed intenzione”: in una scrittura limpida echiara c’è il succo delle riflessioni che egli veniva

maturando nella personale preghiera del S. Rosa-rio. “Nell’atto che ripetiamo le Avemarie, quanto èbello contemplare il campo che germina, la messeche s’innalza…”, diceva con efficace metafora pre-sa da quel mondo contadino a lui così familiare.“Ciascuno avverte nei singoli misteri l’opportuno ebuon insegnamento per sé, in ordine alla propriasantificazione e alle condizioni in cui vive”.

Papa Giovanni auspicava che il Rosario venisserecitato ogni sera in casa, nelle famiglie riunite, inogni luogo della terra. Ma quanti oggi si radunanoper fare questo? Il vento gelido della secolarizza-zione ha finito per spazzare via questa antica con-suetudine. Le case assomigliano oggi a isole di soli-tudine e incomunicabilità e se ci si riunisce è per ce-lebrare i rituali del “caminetto” televisivo che me-scola con la stessa indifferenza massacri etnici etelequiz, futilità e orrori.

(…) Il suo paese natale da oltre un trentennio èmeta incessante di pellegrinaggi. Lo si era immagi-nato come un papa di transizione, che sarebbepassato in fretta, presto dimenticato, ma non è sta-to così. Per un disegno provvidenziale di Dio la gio-vinezza della Chiesa si è realizzata attraverso l’o-pera di un vecchio. Fu veramente un dono inattesodel Cielo.

Attento ai segni dei tempi, Papa Giovanni pro-mosse l’ecumenismo e la pace. Uomo del dialogo edella viva carità, fece sentire a tutti gli uomini, an-che ai non cattolici e ai lontani, l’amicizia di Dio. Lasua spiritualità, delicata e robusta al tempo stesso,aveva, come abbiamo visto, le sue radici in Maria. ALei sempre si rivolgeva, in Lei confidava. Non sistaccava mai da Lei, né mai si macerava nel dub-bio: la sua fede era limpida e sorgiva, riposava inMaria, attraverso il Rosario.

Anche il miracolo, la guarigione “clinicamente in-spiegabile” di una suora malata di cancro, grazie acui è ora elevato alla gloria degli altari, si è realizza-to nel segno di Maria. Suor Caterina Capitani, delleFiglie della Carità, era affetta da un tumore allo sto-maco che l’aveva ridotta in fin di vita.

Papa Giovanni era morto da soli tre anni e lasuorina con le consorelle l’aveva pregato a lungo,con grande insistenza e fiducia. Quel giorno, era il25 maggio 1966, il “Papa buono” le apparve e ledisse di non temere, perché sarebbe guarita, ag-giungendo: “Me l’avete strappato dal cuore questomiracolo”.

Prima di scomparire però le fece una grande rac-comandazione: di pregare sempre il rosario. Era ilsuo chiodo fisso durante la vita, era il segreto dellasua santità nell’alba eterna che non conosce tra-monto.

Il “Martirologium Romanum” pone la data di cultoal 3 giugno, mentre le diocesi di Bergamo e Milanocelebrano la memoria del Beato Giovanni XXIII perla Chiesa locale in data 11 ottobre, anniversariodell'apertura del Concilio Vaticano II avvenuta l'11ottobre 1962.

Maria Di Lorenzo

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Karol Józef Wojtyla, eletto Papail 16 ottobre 1978, nacque a Wa-dowice, città a 50 km da Cracovia,il 18 maggio 1920.

Era il secondo dei due figli di Ka-rol Wojtyla e di Emilia Kaczorow-ska, che morì nel 1929. Suo fratel-lo maggiore Edmund, medico,morì nel 1932 e suo padre, sottuffi-ciale dell’esercito, nel 1941. A no-ve anni ricevette la Prima Comu-nione e a diciotto anni il sacramen-to della Cresima.Terminati gli studinella scuola superiore Marcin Wa-dowita di Wadowice, nel 1938 siiscrisse all’Università Jagellónicadi Cracovia.

Quando le forze di occupazionenaziste chiusero l’Università nel1939, i l giovane Karol lavorò(1940-1944) in una cava ed, in se-guito, nella fabbrica chimica Sol-vay per potersi guadagnare da vi-vere ed evitare la deportazione inGermania.

A partire dal 1942, sentendosichiamato al sacerdozio, frequentòi corsi di formazione del seminariomaggiore clandestino di Cracovia,diretto dall’Arcivescovo di Craco-via, il Cardinale Adam Stefan Sa-pieha. Nel contempo, fu uno deipromotori del "Teatro Rapsodico",anch’esso clandestino. Dopo laguerra, continuò i suoi studi nel se-minario maggiore di Cracovia,nuovamente aperto, e nella Fa-coltà di Teologia dell’Università Ja-gellónica, fino alla sua ordinazionesacerdotale a Cracovia il 1 novem-

bre 1946. Successivamente, fu in-viato dal Cardinale Sapieha a Ro-ma, dove conseguì il dottorato inteologia (1948), con una tesi sultema della fede nelle opere di SanGiovanni della Croce. In quel pe-riodo, durante le sue vacanze,esercitò il ministero pastorale tragli emigranti polacchi in Francia,Belgio e Olanda.

Nel 1948 ritornò in Polonia e fucoadiutore dapprima nella parroc-chia di Niegowic, vicino a Craco-via, e poi in quella di San Floriano,in città.Fu cappellano degli univer-sitari fino al 1951, quando riprese isuoi studi filosofici e teologici. Nel1953 presentò all’Università catto-lica di Lublino una tesi sulla possi-bilità di fondare un’etica cristiana apartire dal sistema etico di MaxScheler. Più tardi, divenne profes-sore di Teologia Morale ed Eticanel seminario maggiore di Craco-via e nella Facoltà di Teologia diLublino.

Il 4 luglio 1958, il Papa Pio XII lonominò Vescovo titolare di Ombi eAusiliare di Cracovia. Ricevettel’ordinazione episcopale il 28 set-tembre 1958 nella cattedrale del

Wawel (Cracovia), dalle mani del-l’Arcivescovo Eugeniusz Baziak.

Il 13 gennaio 1964 fu nominatoArcivescovo di Cracovia da PaoloVI che lo creò Cardinale il 26 giu-gno 1967. Partecipò al ConcilioVaticano II (1962-65) con un con-tributo importante nell’elaborazio-ne della costituzione Gaudium etspes. Il Cardinale Wojtyla preseparte anche alle 5 assemblee del

San Giovanni Paolo II(Karol Wojtyla) Papa - 22 ottobre

STORIA DEI DUE PAPI

Dono di padre Silvano al parroco e al-la parrocchia.

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Sinodo dei Vescovi anteriori al suoPontificato.

Viene eletto Papa il 16 ottobre1978 e il 22 ottobre segue l'iniziosolenne del Suo ministero di Pa-store Universaledella Chiesa.

Dall’inizio del suo Pontificato,Papa Giovanni Paolo II ha compiu-to 146 visite pastorali in Italia e, co-me Vescovo di Roma, ha visitato317 delle attuali 332 parrocchie ro-mane. I viaggi apostolici nel mon-do - espressione della costantesollecitudine pastorale del Suc-cessore di Pietro per tutte le Chie-se - sono stati 104.

Tra i suoi documenti principali siannoverano 14 Encicliche, 15Esortazioni apostoliche, 11 Costi-tuzioni apostoliche e 45 Lettereapostoliche.A Papa Giovanni Pao-lo II si ascrivono anche 5 libri: "Var-care la soglia della speranza" (ot-tobre 1994); "Dono e mistero: nel

cinquantesimo anniversario delmio sacerdozio" (novembre 1996);"Trittico romano", meditazioni informa di poesia (marzo 2003); "Al-zatevi, andiamo!" (maggio 2004) e"Memoria e Identità" (febbraio2005). Papa Giovanni Paolo II hacelebrato 147 cerimonie di beatifi-cazione - nelle quali ha proclama-to 1338 beati - e 51 canonizzazio-ni, per un totale di 482 santi.Ha te-nuto 9 concistori, in cui ha creato231 (+ 1 in pectore) Cardinali. Hapresieduto anche 6 riunioni plena-rie del Collegio Cardinalizio.

Dal 1978 ha convocato 15 as-semblee del Sinodo dei Vescovi: 6generali ordinarie (1980, 1983,1987, 1990; 1994 e 2001), 1 as-semblea generale straordinaria(1985) e 8 assemblee speciali(1980, 1991, 1994, 1995, 1997,1998 [2] e 1999).

Nessun Papa ha incontrato tan-

te persone come Giovanni PaoloII: alle Udienze Generali del mer-coledì (oltre 1160) hanno parteci-pato più di 17 milioni e 600milapellegrini, senza contare tutte lealtre udienze speciali e le cerimo-nie religiose (più di 8 milioni di pel-legrini solo nel corso del GrandeGiubileo dell’anno 2000), nonché imilioni di fedeli incontrati nel corsodelle visite pastorali in Italia e nelmondo; numerose anche le perso-nalità governative ricevute inudienza:basti ricordare le 38 visiteufficiali e le altre 738 udienze o in-contri con Capi di Stato, come pu-re le 246 udienze e incontri conPrimi Ministri.

Muore a Roma, nel suo alloggionella Città del Vaticano, alle ore21.37 di sabato 2 aprile 2005. I so-lenni funerali in Piazza San Pietroe la sepoltura nelle Grotte Vatica-ne seguono l'8 aprile.

Si è svolta in data 5 e 6 aprile nellacappella di S. Antonio, trasmessain diretta radio, la lettura della bib-bia “non stop”. La Bibbia è il librodella Parola, del continuo dialogotra Dio e l’uomo. Un dialogo confi-denziale che oggi sembra essersiperso a causa della vita freneticadel nostro tempo e dove c’è sem-pre meno spazio per l’ascolto e ildialogo. Proprio da queste consi-derazioni nasce “La Bibbia nonstop”; cioè ritrovare le condizionidell’ascolto e della riflessione at-traverso la lettura del Libro per ec-cellenza. Per tutti quelli che cerca-no di avvicinarsi a Dio, la Bibbia èun tesoro inesauribile e questo lohanno colto i 127 lettori che dalle19,30 di sabato 5 aprile, alle 18,30di domenica 6 aprile, si sono alter-nati prestando la loro voce con en-tusiasmo e fede viva alla letturadei testi sacri. È stata una parteci-pazione molto attiva e sentita daparte di tutta la comunità che haaderito con grande passione e ri-spetto a questa iniziativa. Un gra-zie di cuore a tutti i partecipanti eagli ascoltatori.

La fede nasce dall’ascolto della Parola di Dio e si alimenta nell’ascolto della Parola di Dio

La Bibbia, un tesoro da scoprirePer tutti quelli che cercano di avvicinarsi a Dio,la Bibbia è un tesoro inesauribile.COME SI LEGGE LA BIBBIA? Ma allora, come dobbiamo leggere la Bibbia? Co-me una favola o un mito? In realtà la Bibbia deve essere continuamente studiata emeditata come parola di Dio che è indirizzata a noi personalmente. A messa, la do-menica, si leggono quattro passaggi della Bibbia, uno dall'Antico Testamento, unSalmo e due brani dal Nuovo Testamento, uno dei quali dal Vangelo. Spesso il cele-brante spiega questi brani affinché possiamo comprenderli meglio, e così alimenti-no la nostra preghiera.

VIVERE CON LA BIBBIA - Così, a poco a poco, possiamo ritrovare nella Bibbia pa-role che ci aiutano a comprendere le gioie e i dolori che attraversiamo nella vita. Inparticolare i Salmi - che sono lunghe preghiere a volte dure a volte dolci - ci permet-tono di trasformare tutta la nostra vita in una preghiera. Per non parlare, natural-mente, del Nuovo Testamento, che ci fa conoscere Gesù e i suoi apostoli.

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Nel percorso della storia dell’e-vangelizzazione di Carpenedolo,troviamo la chiesetta di San Pietro,nella quale si celebra da tempo im-memorabile la festa di S. Gottardo.Poche testimonianze restano dellesue antichissime origini. Secondouna vecchia ipotesi il titolo di S.Pietro rimanderebbe al monasterodi S. Pietro in Monte di Serle, chepossedeva a Carpenedolo dei be-ni, come mostra una pergamenadi circa mille anni fa: questo docu-mento afferma che nell’ottobre1043 il monaco Paterico cedette alvescovo di Brescia, Olderico, deisuoi averi in Carpenedolo, cioè ilcastello, con la sua torre e il fossa-to, per la misura di circa 40 tavole,e 50 iugeri di terra costituiti da fon-di con fabbricati annessi, vigne,terre arative, prati e boschi. Nonsappiamo chi possedeva in tempiancora più antichi il castello di Car-penedolo, per poi donarlo al mo-nastero di Serle. Forse qualcheimperatore o qualche signorotto diquesti luoghi. Si può pensare chein questi beni vi fosse anche lachiesetta di S. Pietro, ma il mona-stero di Serle ebbe inizio nel 1039-1040, mentre la chiesetta sorseprobabilmente prima del Mille. Al-lora, essa apparteneva a qualchealtro monastero? A Carpenedoloaveva proprietà anche il monaste-ro di Leno, fin dal 958.

Perché la data di origine dellachiesetta prima del Mille? Perchéqualche decennio fa venne trova-ta, durante i lavori per la rimozionee sostituzione di una trave colloca-ta al di sopra del presbiterio, unapiccola lapide di cm. 24 X 38 cherecava i numeri romani DCCC-CLXXIIII (974). Il ritrovamento fupreziosissimo, poiché stabilivauna data certa di esistenza dellachiesetta; forse perfino la data dicostruzione. Purtroppo la piccolalapide scomparve poco dopo, ru-bata da ignoti.

La popolazione carpenedoleseespresse nella chiesetta le sue de-vozioni, finché nel 1490 il piccolo

tempio e le proprietà annesse fu-rono istituiti in beneficio perpetuo,presieduti da un rettore. Da questadata i documenti sono più copiosied illustrano discretamente gli in-terventi di manutenzione dellachiesa, la gestione del beneficio,gli avvicendamenti dei rettori, leforme di devozione popolare.Dellachiesetta ci danno periodiche indi-cazioni gli atti delle visite pastorali.I vescovi di Brescia, venendo in vi-sita a Carpenedolo, ispezionava-no anche San Pietro e stabilivanodecreti per conservare e restaura-re il fabbricato e gli oggetti sacri.

Nel 1692 venne effettuata unaimportante modifica alla chiesa.

L'abside, che originariamente erarivolta ad est, come nelle antichechiese romaniche, a significareanche architettonicamente l'orien-tamento a Dio che è luce degli uo-mini, venne demolita e l'altare col-locato all'estremo opposto, doveprima c’era l'entrata. L'ingresso fusituato a oriente, protetto da unportichetto.Secondo questo orien-tamento la chiesa è rimasta cosìcome oggi la vediamo. Con l'absi-de scomparvero anche i preziosidipinti segnalati dalla visita del ve-scovo Giustiniani del 1634. Il vec-chio tetto a capriate fu modificatocon il sostegno di tre archi sorrettida colonne aderenti alle pareti an-

A 300 anni dalla consacrazione della Chiesa parrocchiale ripercorriamo la storiadella nostra comunità cristiana nelle chiese che ne hanno segnato il cammino nei secoli

La Chiesetta di S. Pietrodi Mario Trebeschi

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tiche, che coprivano parte degli af-freschi. Non si conoscono i motividi tale mutamento: forse perché sivoleva portare l'ingresso dellachiesa verso la strada, a comoditàdei fedeli. L'autore di tale ristruttu-razione, il rettore Pietro Querenti,ha lasciato il segno della sua ope-ra in una iscrizione latina, postaora alla parete settentrionale neipressi dell'ingresso, che ricordaanche la decorazione fatta esegui-re da un altro rettore, GiacomoCassa, nel 1794. L’iscrizione latinatradotta in italiano così recita: “Pie-tro Querenti trasferì qui a levantel'ingresso.Trasportò l'altare e il co-ro da qui verso sera. 3 aprile 1692.Questa cappella restituì a miglioreforma e ornò di dipinti il rettoreGiovanni Giacomo Cassa. Setteagosto 1794”. I dipinti riguardava-no forse l'affresco della consegnadelle chiavi di Gesù a Pietro, situa-to sulla porta d'ingresso della chie-sa, asportato nel 1974 durante i la-vori di restauro e posto ora all'in-terno, sulla parete meridionale.

Sulle pareti interne settentriona-le e meridionale spiccano pregevo-li affreschi quattrocenteschi. La lo-ro data precisa compare sulla bor-datura chiara in alto dell'affrescodella parete meridionale rappre-sentante la fuga in Egitto: "1474DIP(INTO)". Sono della stessa da-ta i dipinti della crocifissione e di S.Pietro, la cui decorazione del pan-neggio rivela che la mano è la stes-sa della scena della fuga in Egitto.I rimanenti affreschi raffiguranoS. Antonio abate, S. Bernardino,S. Antonio di Padova.

Le figure, in posizione eretta efrontale, risaltano per i colori benmarcati, per l'espressività ieratica,pur nella statiticità delle posture,per le linee essenziali e morbide.La scena evangelica della fuga inEgitto presenta un angioletto chetiene alla corda un asinello, sullacui groppa è seduta la Vergine colBambino in braccio; segue S. Giu-seppe a piedi che tiene il bastonein spalla, al quale è appesa la bi-saccia del pellegrino. Sulla paretesettentrionale, partendo dal fondodella chiesa sono raffigurati altrisanti: due frammenti di altrettantivolti di sante, di cui una porta unacorona; un S. Antonio abate in attobenedicente, rappresentato con lasua simbologia tradizionale: il pa-

storale episcopale nella mano sini-stra, con appeso il campanello(forse a ricordo del suono dei cam-panelli che annunciavano da lon-tano l'arrivo dei questuanti dell'or-dine antoniano), il fuoco nella ma-no destra (accenno alla malattiavolgarmente detta fuoco di s. An-tonio) il T sulla parte sinistra delpetto (segno della vita futura), ilporcellino accanto ai piedi. Seguela figura di S. Pietro con le chiavinella destra e libro nella sinistra. Alcentro è raffigurata la crocifissio-ne: Gesù crocifisso (nascosto inparte dalla colonna dell'arco me-diano costruito alla fine del Sei-cento) è circondato dalla Madon-na a destra e S. Giovanni alla sini-stra. Proseguendo si trova S. Ber-nardino, con la croce nella mano

destra, il libro nella sinistra, il mo-nogramma di Gesù eucaristia con-tornato da un cerchio raggi fiam-meggianti, sulla parte sinistra delpetto. Segue un altro S. Antonioabate, rappresentato con ugualisimboli dello stesso Santo che sitrova sulla stessa parete nella se-conda metà della chiesa (il fuoco, ilcampanello, il pastorale, il porcelli-no), eccettuato il T. Un ultimo affre-sco situato vicino all'angolo delpresbiterio, raffigurante il papa S.Gregorio che indica la luce del pa-radiso alle anime purganti, è certa-mente di epoca posteriore a quelladegli altri affreschi.

La chiesetta fu oggetto di grandedevozione e frequentata da fedeliprovati da ricorrenti calamità: guer-re, epidemie, carestia. In S. Pietrocompaiono alcune scritte graffite o

in pietra sanguigna, che accenna-no ad eventi memorabili. Qualcunoha fatto memoria di se stesso, scri-vendo il proprio nome, oppure ac-cennando a vicende di famiglia,come un Francescho Zopi che il 28maggio 1698 prese in moglie la fi-glia di Peder Jacom. Qualcun altroha voluto lasciar traccia del suopassaggio per acquistare l'indul-genza: “Adì 25 aprile 1621 io fuiquesta ciesa a la perdonanza”. C'èanche chi ha lasciato le sue consi-derazioni sulla vanità delle conqui-ste mondane: "1669 Le grandezzedel mondo le tutta cener". Sono ri-cordate le due terribili pesti del1576 (la cosiddetta peste di S.Car-lo) e del 1630; in quest'ultima Ca-millo Ventura perse la moglie e la fi-glia. Anche il colera del 1836 ha lasua menzione sull'affresco di s.Gregorio.La perdita di Venezia del-l'isola di Candia conquistata daiturchi dopo una guerra venticin-quennale (1644-1669) viene con-siderata, in un graffito, una rovina:"1670. Fu datta Candia a Turchi";"Candia è sta la nostra ruina deliomini et anco de le cose". La chie-setta ospita ogni anno, da tempi re-moti la festa di S. Gottardo, al 4maggio. Non si sa quando sia stataintrodotta questa memoria, ma ilculto del santo tedesco, che morìnel 1038, era diffuso in tutta Euro-pa. Il Santo era particolarmente ve-nerato presso i fedeli più poveri,perché era considerato protettorecontro le malattie dei fanciulli, lafebbre, la podagra, l'idropisia, lapeste, la grandine.

Dalla breve storia della chiesettaemerge che essa fu un concentra-to di fede della popolazione di Car-penedolo per circa un migliaio dianni. In questo luogo si rinvigorì lafede fondata sulle origini del cri-stianesimo, come testimonia il cul-to S.Pietro, ma anche quella che sisviluppò secondo le necessitàquotidiane dei fedeli, che chiede-vano la protezione di particolarisanti, riconosciuti speciali protetto-ri nei momenti più gravi della vita.

La sensibilità di una benefattriceha reso possibile il ripristino e si-stemazione del tetto della chieset-ta della Pieve di S. Pietro (S. Got-tardo)a salvaguardia dell’edificio edei valori in essa conservati.Dove-roso il rigraziamento.

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Ciò che balza subito all'occhio èl'omaggio che la Diocesi rivolge auno dei suoi vescovi più longevi eamati, monsignor Giacinto Tredici,di cui quest'anno ricorre il cinquan-tesimo anniversario della morte(avvenuta il 19 agosto 1964). Lacopertina della «Guida della dioce-si per l'anno 2014» (un titolo nuovoche però ricalca le linee del conso-lidato «Annuario») è dedicata a luie il dipinto che lo raffigura esprimebenissimo ciò che monsignor Tre-dici è stato per i bresciani: devoto,povero, rispettoso, mite, sorriden-te, austero, amabile con gli ultimi,severo con i primi, generoso contutti, prete di Dio in ogni momento.

Monsignor Tredici, collaborato-re e amico di padre Agostino Ge-melli negli anni d'avvio dell'Univer-sità cattolica, arrivò a Brescia nel1933, inviato da papa Pio XII aprendere il posto di un altro grandevescovo, monsignor Giacinto Gag-gia. Erano anni difficili in cui le con-trapposizioni erano evidentissime.Ciò nonostante monsignor Giacin-to fece breccia nel cuore della gen-te e stabilì con il popolo a lui affida-to, per ben 31 anni, cioè fino al1964, un legame fraterno così evi-dente e forte da superare ogniostacolo e ogni difficoltà.

Ai tempi del vescovo Tredici nonesisteva ancora un «Annuario del-la Diocesi» e la Diocesi era scritta,descritta e definita dalle segretecarte curiali, ma al vescovo, so-prattutto a quel vescovo, nullasfuggiva e ogni problema trovavala sua attenzione e la sua compar-tecipazione. C'era anche abbon-danza di «materia prima» - semi-nario affollato e preti novelli in buo-na quantità ogni anno -, ragion percui le parrocchie potevano semprefar conto su preti addirittura in esu-bero; c'erano in calendario menosanti e meno beati, ma solo perchéa Roma il tempo dei Papi disposti asfidare le lungaggini vaticane nonera ancora scoccato; c'erano an-che meno vescovi bresciani di

quelli che si contano adesso, maallora la via missionaria all'episco-pato non era ancora stata inaugu-rata; c'erano anche meno abitantidi adesso, ma solo perché, allora,non era ancora incominciata la fu-ga dal «povero Sud» verso il «riccoe industrializzato nord» d'Italia.

Oggi gli abitanti della Diocesi diBrescia sono complessivamente1.145.615 (203.434 risiedono nel-la zona urbana e 942.181 nelle zo-ne extraurbane, di cui 24.522 resi-denti nel territorio delle province diBergamo e Sondrio).Per quanto ri-guarda invece i bresciani in altreDiocesi, sono 75.763 (71.263 inquella di Verona e 4.500 in quella diBergamo). 473 sono le parrocchie,due le Unità pastorali attive, trenta-due le zone pastorali (la più abitataè la zona XXV, Suburbana III a ove-st della città).

Venti sono i vescovi bresciani vi-venti (tra cui anche un cardinale:Giovanni Battista Re), 808 sono ipresbiteri diocesani, 68 sono i pre-sbiteri che risiedono fuori diocesi(di questi, 29 sono preti «fidei do-num», inviati dal vescovo in terra dimissione), 19 sono i presbiteri ex-

tradiocesani residenti in Diocesi,54 sono i diaconi permanenti, 47sono i seminaristi di cui 30 in teolo-gia. 240 sono i religiosi, suddivisi in36 comunità, che risiedono in dio-cesi (194 sono presbiteri, 46 nonpresbiteri). 1.494 sono le religiose,suddivise in 165 comunità, presen-ti in diocesi; 7 sono i monasteri diclausura (novantanove le mona-che che li abitano).

Ancora, 5 sono gli Istituti secolari(con 334 aderenti) e 7 i membridell'Ordo Virginum. In Diocesi sonoanche attive una società di vitaapostolica, 6 associazioni pubbli-che e 12 associazioni private di fe-deli.

La Chiesa che è in Brescia go-de della protezione di ben 45 santi,13 beati, 5 venerabili (tra cui Gio-vanni Battista Montini, papa PaoloVI) e 14 servi di Dio (ultimo, ma pri-mo nella mente di tanti, è VittorioChizzolini).

Nella storia della Diocesi si con-tano 29 sinodi (l'ultimo è stato cele-brato nel dicembre 2012 dal vesco-vo Luciano Monari), 42 visite pa-storali (l'ultima è stata quella com-piuta dal vescovo Giulio Sanguine-

L’annuario della Diocesi di Brescia 2014omaggia mons. Tredici

Nel volume tanti dati e curiosità, compresi i numeri sugli abitanti del territorio,sulle parrocchie, sui presbiteri e sui sacramenti

Particolaredella copertina

della nuovaedizione

dell’annuariodella diocesi.

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ti tra il 2001 e il 2006) e l'avvicen-darsi di ben 120 vescovi (l'ultimo eattuale è monsignor Luciano Mo-nari) e di 7 vescovi ausiliari (l'ultimoè stato monsignor Francesco Be-schi, che ora è titolare della Diocesidi Bergamo).

L'annuario racconta: se lo siascolta con pazienza e curiosità èpossibile comprendere la vastitàdei carismi che formano il patrimo-nio spirituale e umano della Dioce-si. Nulla, ma proprio nulla sfuggeall'Annuario: vescovi, vicari e pro-vicari, monsignori, canonici, consi-glieri (presbiterali e pastorali), se-gretari, economi, curiali, responsa-bili ed educatori del Seminario, re-sponsabili e rappresentanti di or-ganismi diocesani, di commissionie consulte, presidenti e assistentidi associazioni ed organismi ope-ranti in Diocesi. Tutto è spiegato,giustificato e messo a disposizio-ne, con la massima trasparenza, diqualunque lettore.

Nel nuovo Annuario ogni parroc-chia ha uno spazio che racchiude idati sociali essenziali (numero de-gli abitanti, suddivisione della par-rocchia, eventuali frazioni collega-te, indirizzi degli uffici, chiese attive

e chiese annesse, istituzioni catto-liche), l'elenco dei presbiteri pre-senti, delle opere affidate a religio-si e religiose, degli organismi par-rocchiali, di eventuali presbiteri ag-gregati o residenti.

Interessante è anche la fotogra-fia delle parrocchie per numero diabitanti: centootto sono quelle chene contano fino a 500, sessantaseifino a 1.000, cento tra mille e due-mila, cinquantasei fino a 3.000,quarantasei a 4.000, trentadue a5.000, ventotto a 6.000, otto a7.000, dieci fino a 8.000, quattro fi-no a novemila, una solo fino a10.000, nove fino a 15.000 e tre frai 15 e i 20 mila (Chiari 18.120; Ghe-di 17.100; Montichiari 16.480).

Il più anziano dei presbiteri èmonsignor Giuseppe Treccani; na-to a Leno il 24 ottobre 1914 - haquindi la bellezza di novantanoveanni -, attualmente è ospitato nellaRsa di Orzinuovi.

I più giovani sono invece don Mi-chele Flocchini (nato a Brescia, at-tualmente curato a Rudiano) e donNicola Santini (nato a Offlaga, oggicurato a San Giacinto e al BeatoLuigi Palazzolo in città), entrambidel 1987.

Sono nove i santuari che vanta-no il titolo di «diocesani», tredici isantuari mariani in città e ben ot-tantuno quelli in provincia. L'An-nuario informa che vi sono in Dio-cesi, promossi o gestiti da enti ec-clesiastici, anche 37 tra centri ecase di spiritualità aperti al pubbli-co; 18 tra collegi, convitti e pensio-nati per studenti; 5 tra ospedali,case di cura e istituti sanitari; 6 re-sidenze sanitario-assistenziali perdisabili, tante opere socio-assi-stenziali e opere per l'ospitalità el'accoglienza.

Infine, i numeri relativi ad alcunisacramenti dicono che nell'anno2012 sono stati amministrati 7.229battesimi, 13.364 cresime, 7.988prime comunioni e 1.987 matrimo-ni. Impossibile contare le presenzeai confessionali o le frequenze allacomunione. È invece possibile ipo-tizzare che vi siano ancora, dovenon si sa, gli «indemoniati». vistoche tra «organismi e opere dioce-sane» figura ancora il «collegio de-gli esorcisti», composto da noveeminenti sacerdoti, di cui è segre-tario don Oliviero Faustinoni.

Luciano Costa

VIA CRUCIS

Starordinaria e devota partecipazione ogni venerdì di Quaresima alla Via Crucis di quartiere.Suggestivi anche gli allestimenti sui percorsi.

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1. QUARESIMA IN PALESTRAAnche in questa quaresima ab-

biamo avuto l'occasione di iniziarela giornata, dal lunedì al venerdì,in compagnia di Gesù, affidando alui le azioni, le gioie e le fatiche dicui è costellato ogni giorno e medi-tando sulle virtù umane, atteggia-menti concreti ed ordinari, chescandiscono la vita quotidiana.Abbiamo riflettuto e chiesto al Si-gnore queste virtù, mattina dopomattina: l'ospitalità, un buon lin-guaggio, l'educazione in strada, lacostanza, l'umiltà del chiederescusa, la coerenza, la laboriosità,la delicatezza al passaggio di unfunerale, la sincerità, l'audacia, lagioia del salutare le persone cheincontriamo, il rispetto delle rego-le, la capacità di ascolto, il rispettodei luoghi sacri, il buon umore, lacapacità di dare la precedenza, lamemoria, un buon uso del cellula-re, l'essenzialità, la gratuità, unbuon comportamento nella malat-tia e con i malati, un uso correttodelle fonti di energia, l'educazionea tavola.

L'appuntamento adesso è per ilmese di maggio, il mese che la tra-dizione dedica a Maria, la mammadi Gesù: ogni mattina, dal lunedì alvenerdì (dal 5 al 30 maggio) in pa-lestra, alle 7.45, pregheremo unadecina del rosario, contemplando

man mano i 20 misteri (gaudiosi,luminosi, dolorosi e gloriosi); insie-me alla decina conosceremo "apuntate" la vita di un uomo inna-morato di Gesù e di Maria, papaGiovanni Paolo II: una vita che me-rita di essere conosciuta sia per lasua eccezionalità, sia per il fattoche il 27 aprile, insieme a papaGiovanni XXIII, è stato proclamatoSANTO!

2.VIA CRUCIS DEI GIOVANIVenerdì 11 aprile, ultimo venerdì

di quaresima prima del venerdìsanto, si è svolta la Via crucis ani-mata dagli adolescenti e dai giova-ni, iniziata in Chiesa parrocchialee terminata al Santuario della Ma-donna del Castello. Don Renatoha voluto una Via crucis fatta di po-che parole e tanti fatti ed opereconcreti! La vera Via crucis è statarealizzata nei giorni precedentiall'11 aprile... Ogni gruppo ha svol-to una delle 14 opere di misericor-dia corporale o spirituale: l'ha fattoconcretamente, incontrando per-sone e mettendosi in gioco perso-nalmente. Il tutto poi è confluitonella celebrazione di venerdì sera,in cui sono state portate a Dio edalla comunità le testimonianze re-lative alle opere attuate. Questo èstato il percorso:

prima stazione: Gesù nutre i di-

scepoli nell'ultima cena (alcuniadolescenti hanno dato da magia-re agli affamati, aiutando nella di-stribuzione dei pasti per famiglieche vivono nella povertà); secon-da stazione: Gesù prega nel Get-semani (alcuni adolescenti hannopregato Dio per i vivi e per i morti,impegnandosi ad andare in chiesaa visitare il SS.mo ed invitando al-tri amici a salutare Gesù nella pre-ghiera); terza stazione: Gesù è ca-ricato della croce ed aiutato dal Ci-reneo (i giovani catechisti del I an-no ICFR hanno visitato alcuni am-malati, sostenendo la loro crocecon una parola d'affetto, propriocome il Cireneo); quarta stazione:Gesù è spogliato e crocifisso (i ra-gazzi di II media hanno vestito gliignudi, aiutando la Caritas nellapreparazione dei vestiti e della lorodistribuzione); quinta stazione:Gesù insultato (i giovani catechistidegli adulti di AC hanno "sopporta-to pazientemente le persone mo-leste", proponendosi di pulirequello che qualche maleducato la-scia come sporco nei parchi e suimuri... ma facendolo con amore enon con giudizio o rancore); sestastazione: Gesù sulla croce ha sete(alcuni adolescenti hanno dato dabere agli assetati, facendo un po'di servizio al Ritrovo, dando da be-re anche sorrisi e accoglienza, e

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ORATORIO (a cura di don Renato)

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portando il thè e gli auguri di pa-squa agli anziani della Pagoda);ottava stazione: Gesù posto nelsepolcro (i giovani educatori di AChanno "seppellito i morti", recan-dosi al cimitero a pregare, in parti-colare per i bambini mai nati, aiquali è dedicata la croce bianca vi-cino alla cappella, e incontrando lepersone del Centro Aiuto alla Vi-ta)... Nel leggere, vi sarete accortiche non è stata citata la settimastazione! E c'è un motivo: in quellaabbiamo contemplato Gesù chemuore in croce ed è sempre unastazione particolare! In essa è giu-sto meditare non tanto su quelloche abbiamo fatto noi per Gesù, ilcui volto abbiamo visto nei fratelli,bensì quello che Egli ha fatto pernoi, la sua opera per noi: il donototale della sua vita, che continuaa realizzarsi ancora oggi in tantis-sime forme!

La Via crucis di venerdì 11 nonfinita. Ci sono queste ed altre ottoopere di misericordia da realizzarecontinuamente nella vita di tutti igiorni... Allora, buona Via crucis! Ericordiamo che la via della croce,anche se fatica e sacrificio, ègioia, perché ogni uomo è fattoapposta per donare se stesso; lavia della croce conduce dritto drit-to alla risurrezione! Allora saràdavvero buona Pasqua!

3. GREST 2014Nella nostra parrocchia il grest è

sempre un successo! Allora, qual-che anticipazione.Le date le trova-te in calendario, ma per comoditàle riportiamo anche di seguito: sa-bato 28 giugno festa iniziale; grest

da lunedì 3 giugno a venerdì 25 lu-glio (dal lunedì al venerdì); feste fi-nali il 26 e 27 luglio.

Tema di quest'anno sarà "Piano-terra", abitare una casa... Per abi-tare bisogna entrare, custodire,costruire, uscire... Ognuno di noiabita una casa, ma ci sono tantecase: la chiesa, l'oratorio, la scuo-la, lo sport, ecc. Gesù non è rima-sto nella "reggia del cielo", ma èvenuto a "pianoterra", ad abitarein mezzo a noi!

A inizio maggio arriveranno tuttele indicazioni per le iscrizioni e, co-me l'anno scorso, per il program-ma delle quattro settimane. Noi cicrediamo nel grest, che è una pro-posta educativa a 360 gradi. Ungrazie fin da ora ai referenti, edu-catori ed animatori che stanno giàpreparando tutto quanto insieme adon Renato; soprattutto stannopreparando se stessi ad accoglie-re nella casa del loro cuore i bam-bini e i ragazzi.

Insieme al grest, controllate sulcalendario anche le date dei cam-pi estivi, che pure permettono di

abitare e vivere insieme sotto lostesso tetto per qualche giorno ecosì crescere in amicizia e in fede!A(ppro)fittate!

4. DUE MUSICALStanno arrivando al teatro Paolo

VI del nostro oratorio due musical!La Bella e la Bestia - a metà

maggio ispirato alla celebre favolaeuropea che affonda le sue originigià in tempi antichi a cura dellacompagnia teatrale del SacroCuore 300, come nasce una chie-sa - a fine maggio simpatico spet-tacolo sulla costruzione della no-stra chiesa parrocchiale nel suo300° anniversario a cura del grup-po "Cana" (ragazzi di III media e Isuperiore).

5. PELLEGRINAGGIO A ROMAI ragazzi di II media (il cui grup-

po ha preso il nome di "Dama-sco", la città che cambiò la vita aPaolo) hanno fatto un viaggio spe-ciale a Roma, coinvolti in un pelle-grinaggio nella nostra capitale in-sieme a centinaia di altri ragazzidella Diocesi di Brescia... Momen-to culminante è stata la messadelle Palme in piazza san Pietrocon papa Francesco. Con tanto distriscione: Carpenedolo c'è! A lo-ro, che stanno avendo il coraggiodi camminare nella fede e nellacatechesi anche dopo la cresimae prima comunione, va il nostroaugurio: buon cammino nella vita!E che le parole del papa a com-mento della Passione di Gesùascoltate nella domenica dellePalme vi guidino e vi donino entu-siasmo ed energia!

Cantieri sempre aperti in parrocchia: è stato ristrutturato urgentemente il tetto del ritrovo.

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Sono qua seduto in unnegozio semivuoto, lamerce inizia a scarseggia-re e mi ha preso il deside-rio di scrivere i miei pen-sieri. Pensieri di un tempoandato dei quali mi piace-rebbe rendervi partecipi.Tempo fa ha chiuso nelnostro paese un supermercato e sono usciti articolisui giornali locali di ringraziamento, di elogio per il la-voro svolto. Ancora allora mi era venuta voglia di scri-vere, senza nulla togliere a quel punto vendita,il miodispiacere è stato che nessuno ha ricordato la storiacommerciale di questo meraviglioso paese: di quantepersone, famiglie, vivevano di un sano prospero pic-colo commercio chiudendo nel silenzio le loro attività.Non posso scrivere tutti i loro nomi, troppo spazio.enon voglio dimenticarmene nemmeno uno; stimolo levostre menti per poterli ricordare.

Avevo dodici anni, ero un aspirante e don MarioDonneschi, l'allora curato che seguiva noi ragazzini, iprimi di dicembre ci faceva fare il giro di tutti i negozichiedendo se potevano offrire qualche cosa in merceper poi il giorno di S. Lucia portarlo alle famiglie chenon potevano permettersi regali e agli anziani dellacasa di riposo. Ricordi, tanti ricordi ed emozioni. Ri-cordi anche di persone che lavoravano per la comu-nità, di persone che arricchivano questa comunità fat-ta di lavoro e solidarietà (Il nostro carretto non era mai

vuoto); persone, ricordatenel vicolo della chiesaquanti negozi c’erano? Ri-cordate i loro nomi? In viaDeretti? en via Grando?Quanti negozi. Via Solferi-no forse era la via più po-vera di negozi, la mia via,ma, se ne potevano conta-

re almeno nove. Nel vicolo della posta? Anche Iì fiori-vano negozi, la rato da S.Peder, anche Iì quanti nego-zi e via IV Novembre?

Come faccio a scrivere tutte le vie per farvi ricordarequante attività commerciali c’erano e quante personele vivevano. Rapporto commerciale si, ma anche tan-to, tanto rapporto umano.

Perché ho scritto? Per ringraziare tutte le personeche ci hanno espresso il loro affetto e la loro amicizia esono davvero tante, alcune con le lacrime agli occhi;per ringraziare tutte le persone che hanno operato nelcommercio e arricchito con il loro lavoro, la loro perso-na, la loro umanità questo paese. Per farvi fermare, inquesta vita frenetica,un pochino a pensare ai tempiandati. Fiabe se le raccontiamo ai nostri ragazzi, ainostri figli, ma bellissima realtà per tanti di noi nem-meno troppo lontane. Materialmente c’era poco manei rapporti umani tanta tanta ricchezza.

Per non dimenticare loro e voi tutti che ci avete ac-compagnato in tutti questi anni; grazie.

Igino e Giorgio

“...con il pianto nel cuore”

Corso di preparazione al matrimonio

Partecipazione attenta e soddisfazione piena per le 23 coppie di fidanzati presenti al corso di preparazione al matrimonio.

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Opere tutte del Signore, lodate il SignoreQuando la natura partecipa alla liturgia del cielo

non mancano i motivi di stupore, manca la capacità di guardare e di stupirci

Gruppo Missionario M. Teresa di CalcuttaNon possiamo non rendervi par-

tecipi di quanto sia stato graditol’incontro che abbiamo avuto conla missionaria nostra compaesanaSuor Eugenia Pietta pronta per ri-partire per il Rwanda dove da annipresta incessantemente la suaopera missionaria. È tornata in Ita-lia per un breve periodo, per motividi salute e ha voluto venire di per-sona a ringraziarci prima della suapartenza.

Con il suo atteggiamento pacato,umile, incisivo, materno ha avutoparole incoraggianti nei nostri con-fronti. «Voi con il vostro impegnocaritativo siete stati e siete il miopolmone che ci ha permesso diportare respiro a tante persone, adalleviare tante sofferenze. Lo Statodel Rwanda è stato teatro in tempinon lontani di lotte fratricide equanto sangue è stato versato,quanti bambini r imasti orfani,quante famiglie smembrate nei lo-ro affetti, quanto dolore!».

È in questo contesto che SuorEugenia presta la sua opera, aimalati, ai più poveri dei poveri e atutti quelli bisognosi di aiuto senzadiscriminazione alcuna. Quandoho qualche momento di scoraggia-mento, ci dice Suor Eugenia, pen-so a voi che mi sostenete oltre che

con le vostre lodevoli iniziative, an-che con l’affetto e la preghiera.

Grazie, grazie di cuore. Ci siamosalutati con l’augurio che possasempre avere questa fiducia nellaProvvidenza, questa abnegazioneverso questi nostri fratelli meno for-tunati di noi. Noi ringraziamo perquello che hanno fatto e che vor-ranno fare per le missioni.

Il nostro paese è molto vicino aquesti problemi missionari e loesprimiamo con la carità e la soli-darietà nelle varie iniziative nell’ar-co dell’anno. Siamo intenzionati aproseguire in questa direzione ecioé ad essere al fianco di questecoraggiose e straordinarie figureche a noi e a tutti danno grandi le-zioni di fede.

Il gruppo missionario è unito perporgere a tutti i migliori auguri diBuona Pasqua e ricorda il mercati-no di via Mazzini aperto il giovedì eil sabato di ogni settimana.

Gruppo Missionario M. Teresa

Il cielo anticipa e partecipa alla festa: così si presentava alle ore 17 ilSantuario alla vigilia dell’Assunta il 14-08-2008.

Il sole luminoso e raggiante si posa sull’Immacolata delSantuario all’inizio della Messa dell’Annunciazione del Si-gnore alle 8,35 del 25 marzo. Come lei accolse nel gremboe donò a noi Gesù luce del mondo, così ciò invita a diveni-re noi ostensori dell’eucarestia amata, accolta e donata.

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Mentre leggevo una ricetta trattada una rivista, avevo l’acquolina inbocca: risotto con i luertis. Cosasono i luertis? La pianta del luppo-lo, che cresce spontanea nelle no-stre campagne.

Mi sono tornati in mente i beitempi andati, quando mio papàrientrava in casa con il cestino enoi bambini subito a chiedere: “co-sa sono?”, “i luertis”, “e dove li hairaccolti?”, “lungo i fossi e nei ce-spugli”, “perché non li pianti nel-l’orto, così con fai fatica a racco-glierli”, “sono andato a raccoglierlinell’orto che ha seminato Dio, Lui liha piantati perché noi potessimogustarli, ...su Teresa, prepara unabella frittata”e prima di sederci atavola, una preghiera di ringrazia-mento per tutti i doni della terrache Dio ci prepara.

In ricordo dei bei tempi andati hodeciso di andare a raccogliere iluertis e armato di cestino e buonavolontà ho raggiunto uno dei tanti

fossi delle nostre campagne.Nell’iniziare la mia ricerca, co-

mincio a pensare cosa dire ai mieifigli quando rientrando mi chiede-ranno: “cosa sono?”, “dove li hairaccolti?”...

Il primo fosso lo evito perché l’er-ba è tutta gialla, “probabilmente hapreso una malattia” meglio evitare,speriamo vada meglio con il se-condo. Anche questo lo evito per-ché è tutto bruciacchiato, “proba-bilmente il sole dei giorni scorsi haincendiato l’erba secca”. Là piùavanti c’è un altro fosso grandecon tanti cespugli.

Oh, finalmente ecco i luertis,raccolgo il primo e poi il secondo evia fino al sesto, quando guardan-do il fondo del fosso vedo che c’èun po’ di acqua che scorre e si fastrada a fatica fra bottiglie di plasti-ca, barattoli, un pneumatico, alcu-ne buste di plastica e alcune cas-sette sempre di plastica. Mi piangeil cuore, ma butto i sei luertis. “Pro-babilmente il camion della nettez-za urbana ha perso un po’di rifiuti”.

Poi pensandoci bene mi sono ri-cordato che i camion della nettez-za urbana non passano per le no-stre campagne e forse il sole non èstato così forte da bruciare l’erba eforse l’erba non aveva una malat-tia. Ho girato ancora per diversifossi, non volevo tornare a casa amani vuote, e sono riuscito a rac-cogliere un mazzetto sufficiente

per una frittatina, avrei voluto fareanche un risottino ma il quantitati-vo raccolto non me lo permetteva.

Mentre mangiavamo la frittata,volevo accennare qualcosa ai figli,ma poi cosa avrei potuto risponde-re alla domanda “perché hanno ro-vinato l’orto di Dio?”

Già, perché hanno rovinato l’or-to e il giardino di Dio? Qualcunoforse pensa che avere il proprionome su un pezzo di carta gli dia ildiritto di fare ciò che vuole su quelterreno.

Sulla carta ci sono scritte le re-gole e ci sono dei funzionari pre-posti a farle rispettare. Ma dovesono? Le guardie forestali, i vigili, iconsiglieri comunali, gli assessori,i sindaci, devono sempre aspetta-re che siano i cittadini a sporgeredenuncia? Possibile che certe co-se non le vedano mai? E non mi ri-ferisco solo a diserbi, incendi e ri-fiuti. Ci sono delle regole, fatele ri-spettare.

Nel mio orto, molto spesso, l’in-salata che ho piantato viene man-giata dalle lumache (probabilmen-te quelle che sono riuscite a sal-varsi dagli scempi delle nostrecampagne sono finite nel mio orto)e io con molta rabbia, ma con al-trettanta pazienza la ripianto, spe-riamo che anche Dio non perda lapazienza e continui a seminarenonostante tutto.

Marino Chiarini

L’ORTO DI DIO

AAAANNNNAAAAGGGGRRRRAAAAFFFFEEEE PPPPAAAARRRRRRRROOOOCCCCCCCCHHHHIIIIAAAALLLLEEEE

Battesimi5. Bondioli Mirko di Fabio e Campesi M. Gabriella6. Gasparini Aurora di Roberto e Isonni Emanuela7. Boselli Viola di Claudio e Rottini Sabrina8. Comini Damiano di Marco e Kotyk Olga9. Tamassia Fabio di Graziano e Bodini Samanta10. Pellegrini Sara di Gianpietro e Terlera Luigina11. Mali Fiorella di Shpat e Ara Donika12. Mazzardi Lucrezia di Ivan e Feliciani Elena13. Tarasco Thomas di Antonio e Morelli Roberta14. Turrini Riccardo di Mirko e Morati Barbara15. Zaniboni Francesca di Giorgio e Turchi Monica16. Azzini Paride di Francesco e Daini Rachele17. Tonoli Stefano di Tiziano e Bacchi Laura18. Botturi Lorenzo di John e Bonisoli Pamela19. Rossi Maria di Diego e Ravera Stefania

Matrimoni2. Premi Emilio con Pedersoli Francesca

Defunti12. Barbera Maddalena di anni 7513. Maifredi Maria di anni 9114. Taffelli Rosa di anni 8515. Visani Lucia di anni 9016. Costa Amelia di anni 9317. Rodella Armando di anni 73

Castelloaprile14 16-04-2014 16:50 Pagina 15

“Il Castello” - Aprile 2014 - Aut. Trib. BS N. 13/94 del 14/5/94 - Direttore responsabile: Mons. Antonio FappaniDirezione e redazione: Parrocchia S. G. Battista V. Ventura, 1 Carpenedolo (BS) - Videoimpaginazione: GraficaCM - Bagnolo Mella (BS) - Stampa: Grafinpack - Calvisano (BS)

PASQUA 2014Ogni anno nasci e muoripoi risorgi, Cristo. Dio padre e figlio fratello sei qui tra noi, presenza di speranzama come un fiore che rinasce sempre. Anche là tra le croci in mezzo ai sassi,tra i rovi d’una vita esasperatasento il nuovo profumo d’un amore,e sul cammino verso un’altra meta,sembra più tollerabile il calvario.Con la preghiera auguro bene,con l’affetto tutta la mia riconoscenza.

Partecipi della Pasqua di CristoSan Gregorio di Nazianzo, Discorso 45, 23-24

Saremo partecipi della Pasqua, presentemente ancora in figura,ma fra non molto ne godremo di una più trasparente e più vera,quando il Verbo festeggerà con noi la nuova Pasqua nel regno del Padre.

Offriamo ogni giorno a Dio noi stessi e tutte le nostre attività.Con le nostre sofferenze imitiamo le sofferenze, cioè la passione di Cristo.Siamo pronti a patire con Cristo e per Cristo.

Se sei Simone di Cirene, prendi la croce e segui Cristo.

Se sei il ladro e se sarai appeso alla croce, se cioè sarai punito,fai come il buon ladrone e riconosci onestamente Dio,che ti aspettava alla prova.Egli fu annoverato tra i malfattori per te e per il tuo peccato,e tu diventa giusto per lui.

Se sei Giuseppe d'Arimatèa, richiedi il corpo a colui che lo ha crocifisso,assumi cioè quel corpo e rendi tua propria, così, l'espiazione del mondo.

Se sei Nicodemo, il notturno adoratore di Dio,seppellisci il suo corpo e ungilo con gli unguenti di rito,cioè circondalo del tuo culto e della tua adorazione.

E se tu sei una delle Marie, spargi al mattino le tue lacrime.Fa' di vedere per prima la pietra rovesciata,vai incontro agli angeli, anzi allo stesso Gesù.

PASQUAè nascere nuovi

ogni giorno!

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