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luglio 2011 il Cantico 1 il Cantico online DIRETTORE RESPONSABILE: Argia Passoni. REDAZIONE: Argia Passoni, Graziella Baldo, Lucia Baldo, Giorgio Grillini, Maria Rosaria Restivo, Lorenzo Di Giuseppe. GRAFICA: Maurizio Magli. EDITORE - DIREZIONE AMM.VA: Società Cooperativa Sociale Frate Jacopa - 00165 Roma- Viale delle Mura Aurelie, 8 www.coopfratejacopa.it – [email protected] Autorizzazione del Tribunale di Roma n. 9717 del 10 marzo 1964. Anno 78 - luglio 2011 - Stampato il 2 luglio 2011 La collaborazione è gratuita. Manoscritti e foto non sono restituiti anche se non pubblicati. Tutti i diritti riservati. SOMMARIO: APERTURA DELL’ANNO CLARIANO - Fr. José Rodriguez Carballo 2 INDULGENZA PLENARIA PER L’ANNO CLARIANO 3 “RIMOTIVARE” NELL’UOMO IL SENSO DELL’ATTESA E DELLA SPERANZA - Maria Grazia Colombo 5 PRENDERSI CURA DELL’ALTRO - Dayana Ricciardi Da Sir 18-6-2011 6 UNA CHIESA CUSTODE DELLA TERRA - Patrizia Caiffa - Da Sir 18-6-2011 7 SPECIALE SCUOLA DI PACE. SCOTO E L’ECOLOGIA - José Antonio Merino 8 IL CANTICO CONTINUA 15 SCUOLA DI PACE. FORMAZIONE UMANA E AMBIENTE - A cura di Argia Passoni 17 MEETING DI FRATERNITÀ 18 I PESCIOLINI CHIEDONO: “CHE COS’È L’ACQUA”? - Lucia Baldo 19 SE GLI EVOLUZIONISTI ARRUOLANO ANCHE I MARZIANI - Andrea Piersanti 20 CATTOLICI A CONFRONTO - Mariano Crociata, Segretario generale della CEI 21 IL SITO DI FRATE JACOPA SI RINNOVA 22 NEW MEDIA: ATTENTI AI RISCHI! 23 INAUGURATA A ROMA LA SEDE DI METER PER I SERVIZI ALL’INFANZIA 24 SOSTEGNO A DISTANZA: CLINICA INFANTILE “CLUB NOEL” 24 INCONTRO A TORINO 25 INSIEME PER CONDIVIDERE 25 SITO DEDICATO A “IL CANTICO” 25

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luglio 2011 il Cantico 1

il Canticoonline

DIRETTORE RESPONSABILE: Argia Passoni.

REDAZIONE: Argia Passoni, Graziella Baldo, Lucia Baldo, Giorgio Grillini, Maria Rosaria Restivo, Lorenzo Di Giuseppe.GRAFICA: Maurizio Magli.

EDITORE - DIREZIONE AMM.VA: Società Cooperativa Sociale Frate Jacopa - 00165 Roma- Viale delle Mura Aurelie, 8www.coopfratejacopa.it – [email protected]

Autorizzazione del Tribunale di Roma n. 9717 del 10 marzo 1964.Anno 78 - luglio 2011 - Stampato il 2 luglio 2011

La collaborazione è gratuita. Manoscritti e foto non sono restituiti anche se non pubblicati.Tutti i diritti riservati.

SOMMARIO:APERTURA DELL’ANNO CLARIANO - Fr. José Rodriguez Carballo 2INDULGENZA PLENARIA PER L’ANNO CLARIANO 3“RIMOTIVARE” NELL’UOMO IL SENSO DELL’ATTESAE DELLA SPERANZA - Maria Grazia Colombo 5PRENDERSI CURA DELL’ALTRO - Dayana Ricciardi Da Sir 18-6-2011 6UNA CHIESA CUSTODE DELLA TERRA - Patrizia Caiffa - Da Sir 18-6-2011 7SPECIALE SCUOLA DI PACE. SCOTO E L’ECOLOGIA - José Antonio Merino 8IL CANTICO CONTINUA 15SCUOLA DI PACE. FORMAZIONE UMANA E AMBIENTE - A cura di Argia Passoni 17MEETING DI FRATERNITÀ 18I PESCIOLINI CHIEDONO: “CHE COS’È L’ACQUA”? - Lucia Baldo 19SE GLI EVOLUZIONISTI ARRUOLANO ANCHE I MARZIANI - Andrea Piersanti 20CATTOLICI A CONFRONTO - Mariano Crociata, Segretario generale della CEI 21IL SITO DI FRATE JACOPA SI RINNOVA 22NEW MEDIA: ATTENTI AI RISCHI! 23INAUGURATA A ROMA LA SEDE DI METER PER I SERVIZI ALL’INFANZIA 24SOSTEGNO A DISTANZA: CLINICA INFANTILE “CLUB NOEL” 24INCONTRO A TORINO 25INSIEME PER CONDIVIDERE 25SITO DEDICATO A “IL CANTICO” 25

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Omelia del Ministro Generale OfmMagnificat anima mea Dominum. Nel nome delSignore, e con profonda gioia nel cuore, apriamo oggi,in fraterna comunione con tutte le Sorelle Povere spar-se nel mondo intero, l’VIII Centenario della consacra-zione di Chiara e, quindi, della fondazione dell’Ordinedelle Sorelle Povere.E lo facciamo ricordando quella luminosa notte in cuila giovane Chiara, lasciando “la miserabile vanità del

secolo”, come lei stessa confessa nel suo Testamento(cf. Test sC 8), abbandona “casa, città e famiglia”, persposarsi con Cristo “davanti all’altare di Maria” (Leg.Ch. 8), e abbracciare la forma di vita che Francesco lemostrò (Test sC 5), e che più tardi il “signor papa”Innocenzo IV benedisse, approvando la Regoladell’Ordine delle Sorelle Povere. E lo facciamo pro-prio qui, alla Porziuncola, dove 800 anni fa la vergineChiara fu accolta da Francesco e dai suoi primi com-pagni, – gesto che oggi riviviamo con profonda com-

mozione accogliendo questa venerabile reliquia dellaPianticella di Francesco (R sC 1, 3) – e dove, con lasua consacrazione a Cristo povero e crocifisso, ger-mogliò l’Ordine delle Sorelle Povere “istituito dalbeato Francesco” (R sC 1,1), in quanto “fondatore,piantatore e sostegno” di Chiara e delle sue Sorelle (cf.TestsC. 48). È in questo luogo, infatti, che nacquerol’Ordine dei Frati Minori e l’Ordine delle SorellePovere, in modo che apparisse chiaramente “che fu laMadre della misericordia, a partorire nella sua dimoral’uno e l’altro Ordine” (Leg. Ch. 8).Magnificat anima mea Dominum. Il nostro cuore e lenostre labbra si aprono alla lode del Padre delle mise-ricordie per aver ispirato a Francesco di vivere secon-do la forma del Santo Vangelo (cf. Test sC 14), e,pochi anni dopo, per aver chiamato Chiara e il suo“piccolo gregge che l’altissimo Padre, per mezzodella parola e dell’esempio del beato padre nostroFrancesco, generò nella sua santa Chiesa” (Test sC46), a “osservare il santo Vangelo del Signore nostroGesù Cristo, vivendo in obbedienza, senza nulla di

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APERTURA DELL’ANNO CLARIANO8º Centenario della Consacrazione di S. Chiara

e della Fondazione dell’Ordine delle Sorelle Povere

Il 16 aprile 2011, ai primi Vespri dellaDomenica delle Palme, si è aperto in Assisil’8° Centenario della Consacrazione di santaChiara e quello della Fondazione dell’Ordinedelle Sorelle Povere.La celebrazione è iniziata nella Cattedrale diSan Rufino, luogo nel quale 800 anni fa ilVescovo della città diede alla vergine Chiaraun ramoscello di ulivo e da dove, la casa diChiara si trovava nella piazza dellaCattedrale, la “pianticella” di san Francescofuggì, tra la Domenica delle Palme e il Lunedìsanto, verso Santa Maria degli Angeli perconsacrarsi al Signore per mezzo diFrancesco.La celebrazione è continuata con una peregri-nazione dalla Cattedrale alla Basilica dellaPorziuncola, con torce e canti, sostando neimonasteri delle Clarisse della città di Assisi,soprattutto nella Basilica di Santa Chiara,dove si conserva il suo corpo.Alla Basilica della Porziuncola, il Ministrogenerale dei Frati Minori, Fr. José RodríguezCarballo, ha accolto la reliquia della Santa eha tenuto un’omelia. In essa il Ministro ha sot-tolineato che alla Porziuncola il Signore hasuscitato l’Ordine dei Frati Minori e l’Ordinedi Santa Chiara, per vivere il santo Vangelo;ha reso grazie al Signore per il dono dellaSorella Chiara, donna libera ed innamorata diCristo, donna nuova, donna cristiana e “schi-ava” di Cristo; ha concluso, augurando che ilCentenario sia un’occasione speciale: per leSorelle Povere, perché conoscano e vivanomeglio la loro vocazione e siano segno nelmondo dell’amore di Dio; per i Frati Minori,perché intensifichino le relazioni fraterne conle Sorelle Povere; per tutti gli uomini e ledonne, perché, non si limitino ad ammirareChiara, ma incontrino in lei un esempio diadesione a Cristo.

Consegna a Chiara della palma.

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proprio e in castità” (Rb 1, 1). Allo stesso tempo rin-graziamo il Signore per aver chiamato tanti fratelli avivere il Vangelo nella vita francescana, e per averugualmente chiamato una moltitudine di vergini diSorelle Povere a vivere le due note fondamentali delcarisma francescano/clariano, così come vengonoindicate sia dal nome di questo Ordine, – SorellePovere - sia dalla stessa Bolla di approvazione dellaRegola: l’unità nella carità e l’altissima povertà,avendo come “Madre e Maestra” (cf. Prefazio dellafesta di Santa Chiara), lafiglia di Ortolana (cf.Leg. Ch. 1), “Chiara dinome, e più chiara ancoraper le virtù” (Leg. Ch. 1).Magnificat anima meaDominum per il dono diChiara, donna libera einnamorata. Il gesto cheoggi ricordiamo accaduto800 anni fa non è soltantoun gesto attraverso ilquale si compie una rottu-ra con un determinatostile di vita che laLegenda definisce come“perituro e falso fioredella mondanità” (Leg.Ch. 4), ma è, soprattutto,l’inizio di un cammino dilibertà totale, che, sotto laguida di Francesco, inquanto “colonna”, “unicaconsolazione dopo quelladi Dio” e “sostegno” delleSorelle Povere, (Test sC38; cf. Leg. Ch. 6), sicompleterà quando, dopo“il lungo martirio di cosìgrave infermità” (Leg.Ch. 44), “disfatto il tem-pio della carne”, se neandrà in compagnia di“buona scorta”, per essere“premiata con l’alloroeterno” nella vita beata(cf. Leg. Ch. 46). È allorache il suo sposalizio conCristo diventa veramentedefinitivo. È allora cheChiara diventa donnaveramente libera.Chiara, fin dalla sua giovinezza, era stata attiratadallo Sposo, portata nel deserto, lì ascoltò nel suocuore la voce dello Sposo (cf. Os 2,14ss), e ne scoprìla sua bellezza, lasciandosi conquistare, fin d’allora,dal “più bello tra i figli degli uomini” (2 L Ag 20),sposandolo per sempre (cf. Os 2, 21), e consegnan-dosi pienamente a Colui che a noi tutto si è conse-gnato, come direbbe il Poverello (L Ord 37). Unita aCristo come il tralcio alla vite (cf. Gv 15, 4ss), da

allora non vede altro, non pensa ad altro, la sua“mente, anima e cuore” (cf. 3 L Ag 12-13) sonocostantemente rivolti al Signore (cf. 4 L Ag 15). Ètale il fascino dello Sposo che Chiara, profondamen-te innamorata di Cristo, non desidera contemplarealtro se non lo “Sposo di ancor più nobile origine” (1L Ag 7), con l’aspetto “più seducente” (1 L Ag 9), “lacui bellezza è l’ammirazione instancabile delle beateschiere del cielo”, e “la cui visione formerà la felici-tà dei cittadini della Gerusalemme celeste” (4 L Ag

10. 13). E sedotta da talebellezza, non può nonscrivere, ieri a sorellaAgnese e oggi a ciascunodi noi: “guarda attenta-mente…, considera…,contempla…” (4 L Ag19. 22. 28), “attaccati …,vedi…, brama di imitar-lo” (2 L Ag 18. 20), il suoamore “rende felici” (4 LAg 11), e “trasformatiinteramente per mezzodella contemplazione nel-l’immagine della divinitàdi Lui” (3 L Ag 13). Èchiaro che lo sguardo diChiara verso Cristo è losguardo della sposa versolo Sposo, è lo sguardo diuna donna profondamen-te innamorata, in questocaso innamorata diCristo, il “più bello tra gliuomini” che per la nostrasalvezza divenne “il piùvile degli uomini” (2 LAg 19).Di fronte a una tale sco-perta, come non affrettarsiquella notte della domeni-ca delle palme del 1211(cf. Leg. Ch. 8) perabbracciare l’altissimapovertà? Di fonte a talescoperta, cosa possonosignificare ogni sorta diprove? A fra Rainaldo chela invitava alla pazienza difronte alle sofferenze cau-sate dall’infermità, Chiara

rispose: “Da quando ho conosciuto la grazia delSignore mio Gesù Cristo per mezzo di quel suo servoFrancesco, nessuna pena mi è stata molesta, nessunapenitenza gravosa, nessuna infermità mi è stata dura,fratello carissimo” (Leg. Ch. 44). Di fronte a una talescoperta, come non resistere con ferma perseveranzaalla violenza impetuosa dei familiari che tentavanoinvano di dissuaderla del suo proposito? (cf. Leg. Ch.9). Di fronte a una tale scoperta, come meravigliarciche proprio qui, alla Porziuncola, rinnega “le sozzure

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INDULGENZA PLENARIAPER L'ANNO CLARIANO

La Penitenzieria Apostolica ha concessol’Indulgenza Plenaria durante tutto l’annoCentenario (16/04/2011 al 11/08/2012).L’Indulgenza potrà ottenersi, tenendo pre-senti le esigenze che la Chiesa richiede inqueste occasioni, ogni volta che si visiterà lachiesa di un Monastero di Sorelle Clarisse,sia in pellegrinaggio sia per devozione. LeSorelle Clarisse la potranno ottenere unavolta al giorno.L’8° Centenario, che si è aperto ai primivespri della Domenica delle Palme 2011,“non è – come ci ricorda la Lettera dellaConferenza dei Ministri Generali del 1°Ordine e del Tor - una commemorazione diun passato glorioso, ma un evento che si famemoria, al fine di ‘attingere ulteriore slan-cio per rinnovare la volontà di servire laChiesa’”.Vogliamo unirci alla preghiera di tutta laChiesa perché questo Centenario svegli in noie in tutti gli uomini e donne di buona volontà,non soltanto l’ammirazione per la Pianticelladi Francesco, quale “chiaro specchio di esem-pio”, ma rafforzi anche il desiderio di imitarlanella sua adesione a Cristo, “Colui che si èfatto nostra via” e che “il beato padre nostroFrancesco, vero amante e imitatore di lui ciindicò e insegnò” (Test sC 5).Nella gratitudine per il dono di S. Chiara edelle sue Sorelle, a tutti buon AnnoClariano!

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di Babilonia”, consegna “al mondo il libello di ripu-dio” e, “lasciando cadere i suoi capelli per mano deifrati, lascia per sempre i variegati ornamenti”? (Leg.Ch. 8). Era la forza dell’amore che sentiva per Cristopovero e crocifisso che fece sì che Chiara non vacil-lasse nell’animo, non svigorisse il fervore, e non silasciasse strappare dal servizio di Cristo e dal suo pro-posito di santità (cf. Leg. Ch. 9). Nella vita di Chiara,come in quella di ogni credente, nella misura in cuiCristo va prendendo possesso del cuore, tutto il restonon conta (cf. 2 Cor 4, 7ss).Chiara, donna libera e innamorata; Chiara donna cri-stiana, come la chiama Francesco; Chiara donnanuova, come la chiama il Celano, in una delle sue let-tere scrisse ad Agnese: “Se con Lui soffrirai, con Luiregnerai. Se con Lui piangerai, con Lui godrai. Secon Lui morirai sulla croce della tribolazione, conLui possederai le celesti dimore nello splendore deisanti” (2 L Ag 21). Al com-patire, con-dolersi, con-morire corrisponde un con-regnare, con-godere, con-possedere. Stimolati dall’esempio di Chiara, percor-riamo anche noi le sue orme, con il suo stesso slan-cio ed entusiasmo, “con corsa veloce e passo legge-ro” (2 L Ag 12), senza lasciarci avvolgere da “nessu-n’ombra di mestizia” (3 L Ag 11).Chiara, “ancella di Cristo” (3 L Ag 2), Madre di innu-merevoli figlie, Sorella e Maestra di tutti noi, ci lasciauna grande eredità da accogliere con cuore grato edisponibile per diventare anche noi persone veramen-te libere, perché innamorate del Signore nostro GesùCristo; l’eredità di diventare ogni giorno dei veri “cri-stiani” mettendoci, come fece Lei, davanti alloSpecchio per trasformarci in specchio per gli altri.Che questo Centenario porti le Sorelle Povere adapprofondire la conoscenza della propria vocazione –“conosci bene la tua vocazione” (Test sC 4) -, e l’espe-rienza spirituale, sponsale e mistica di Chiara, in mododa poter vivere ogni giorno, con maggiore intensità, lasua stessa esperienza, ed essere nel mondo testimonidella trascendenza e dell’amore senza limiti del Padredelle misericordie per noi.Che questo Centenario aiuti tutti i Frati Minori etutti i membri della Famiglia francescana a vivere

una profonda relazione fraterna con le SorellePovere. Abbiamo bisogno gli uni degli altri, iFratelli delle Sorelle e le Sorelle dei Fratelli. IlSignore, Francesco e Chiara, ci hanno pensato e cihanno voluto complementari.Che questo Centenario svegli in tutti gli uomini edonne di buona volontà, non soltanto l’ammirazioneper la Pianticella di Francesco, quale “chiaro spec-chio di esempio” (Bolla della canonizzazione, 3), marafforzi anche il desiderio di imitarla nella sua ade-sione a Cristo, “Colui che si è fatto nostra via” e che“il beato padre nostro Francesco, vero amante e imi-tatore di lui ci indicò e insegnò” (Test sC 5).L’intercessione della Regina degli Angeli, diFrancesco e Chiara ci ottengano dall’ Altissimo,Onnipotente e Buon Signore, la grazia di essereuomini a donne liberi da tutto quello che ci separadal Signore nostro Gesù Cristo.• Chiara, donna cristiana, ottienici dal Signore ildono di una fede in Lui che coinvolga ciò chesiamo, e sia la sorgente della nostra gioia, dellanostra speranza, della nostra sequela di Cristo, edella nostra testimonianza nel mondo.• Chiara, donna nuova, ottienici da Colui che si èfatto via, il dono della vera conversione e di crede-re al Vangelo, in modo da poter seguire Gesù Cristocon una vita profondamente evangelica, e cosìdiventare anche noi persone nuove.• Chiara, Pianticella di Francesco, ottienici dal tuoSposo il dono di saper essere persone libere daogni forma d’idolatria e schiavitù, in modo dapoter vivere, ciascuno secondo la propria vocazio-ne, la passione per Cristo e per l’umanità, comeFrancesco e tu stessa l’avete vissuto.• Chiara, madre e sorella, con il beatissimo padreFrancesco, veglia costantemente sui tuoi fratelli esulle tue sorelle affinché, in fedeltà creativa, noitutti siamo, in ogni momento e circostanza,discepoli di Gesù, missionari, testimoni e porta-tori del Vangelo, in ogni parte della terra. Fiat,fiat. Amen.

Fr. José Rodriguez Carballo, ofmMinistro generale

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Il tema della vita contempla lanecessità di coniugare tra lorolibertà-responsabilità-verità.L’essere umano va trattatocome una persona fin dal suoconcepimento e, pertanto, daquello stesso momento gli sidevono riconoscere i dirittidella persona, tra i quali anzi-tutto il diritto inviolabile allavita. Questo valore si applica atutti indistintamente. Per il solofatto di esistere, ogni essereumano deve essere pienamenterispettato. Si deve escluderel’introduzione di criteri didiscriminazione, quanto alladignità, in base allo sviluppobiologico, psichico, culturale oallo stato di salute. Si tratta diun diritto “che si basa sullalegge naturale iscritta nelcuore dell’uomo e presente nelle diverse culture eciviltà. Rimuovere i diritti umani da questo conte-sto significherebbe restringere il loro ambito ecedere a una concezione relativistica, secondo laquale il significato e l’interpretazione dei dirittipotrebbero variare e la loro universalità verrebbenegata in nome di contesti culturali, politici, socia-li e persino religiosi differenti. Tuttavia tale ampiavarietà di punti di vista non deve oscurare il fattoche non solo i diritti sono universali, ma lo è anchela persona umana, soggetto di questi diritti”(Benedetto XVI). Purtroppo l’attuale cultura è caratterizzata da unnuovo rapporto dell’uomo con se stesso e con lanatura. In un certo senso la tecnologia, nella cul-tura attuale, diventa globale. È nato lo “scienti-smo tecnologico”, l’ideologia secondo cui laconoscenza, al tempo stesso ultima, unica inter-soggettiva, unica utile, è la conoscenza misura-trice capace di assicurare il dominio tecnico sul-l’oggetto che può essere indefinitamente pla-smato, compreso l’essere biologico, psicologico,mentale e sociale dell’uomo. Una cultura checoncepisce l’ “essere” non come qualcosa di pro-veniente da una origine superiore, ma come ter-mine di modificazioni, di trasformazioni, comein attesa di conferimenti di significato da partedell’uomo: il mondo non ha un significato, èl’uomo che si trova a dare significato al mondo,e quindi l’uomo è la norma a se stesso, è norma

al mondo. Lo scientismo tec-nologico è quindi il fatto altempo stesso fondamentale ecaratteristico della culturamoderna, della cultura oggidominante, che fa dell’uomoil padrone di se stesso e di ciòche lo attornia; un “io” onni-proprietario e onniconsuma-tore che in ultima analisiuccide in sé l’uomo. Infatti,se è questa la cultura moder-na e dominante che caratte-rizza la nostra epoca, vaanche riconosciuto che sitratta di una cultura che nonpaga. E la dimostrazione diciò sta nella crescita dellaviolenza, della sopraffazione,del genocidio, dell’arbitrio,nonché dell’aborto, dell’euta-nasia, del suicidio come

espressione di liberazione: liberazione dallaresponsabilità, dall’impegno, dalla solidarietà,dalla convivenza e dalla coscienza vera di sestessi.Combattere questa mentalità è doveroso per chicrede nella vita. Ecco che allora va aiutato l’uo-mo a ricercare nel profondo del cuore la rispo-sta alle domande che permettono di giungerealla questione ultima dell’esistenza, cioè alfondo della vita stessa, rimotivando in lui ilsenso dell’attesa e della speranza. È qui chesgorga il profondo significato vero del termine“responsabilità”. È guardando alla norma mora-le come ad un’esigenza intrinseca della ricerca econdizione del suo pieno valore nell’approccioalla verità, che si realizza il vero senso dellademocrazia.“È una preoccupante deriva pensare che la volon-tà di una maggioranza possa determinare l’accet-tabilità morale di una legge”; al contrario “ilvalore della democrazia sta o cade con i valori cheessa incarna o promuove” (Giovanni Paolo II). L’uomo – anche in nome di una democrazia chenon può disconoscere il valore fondamentale e nonnegoziabile della vita – è destinato a scegliere la“verità”, perché la scelta della “verità” non implicala perdita della “libertà”. Quella “verità” che è nel-l’uomo, in ciascun uomo.

* Presidente Nazionale AGESCAssociazione Genitori Scuole Cattoliche

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“RIMOTIVARE” NELL’UOMO IL SENSODELL’ATTESA E DELLA SPERANZA

Maria Grazia Colombo*

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“Possiamo partire da una veritàche deve essere punto fermo. Lanostra fede ha origine nell’incon-tro con Gesù e in Lui incontriamotutti i fratelli. Da questo nasce ilprenderci cura di chi camminaaccanto a noi. Parlare di assi-stenza ai malati non è un qualco-sa da delegare ad altri ma undovere necessario di tutti coloroche incontrano il Signore”. Conqueste parole mons. LuigiMoretti, arcivescovo di Salerno-Campagna-Acerno, ha salutatol’assemblea del XIII convegnonazionale dei direttori degli ufficidiocesani per la pastorale dellasanità (Salerno, 13-15 giugno).

Camminare insieme. “La pasto-rale della salute sia sentita comeparte organica della pastorale diogni parrocchia”. È stato l’auspi-cio di mons. Giuseppe Merisi,vescovo di Lodi e presidentedella Commissione episcopaleper il servizio della carità e della salute. “La salvaguar-dia della vita, della dignità umana, tutti gli interrogativietici legati al progresso della ricerca scientifica sonotemi sui cui ci chiama a riflettere la Nota pastorale‘Predicate il Vangelo e curate i malati’”, ha aggiunto ilpresule, per il quale “la Nota è stato il momento a par-tire dal quale i vescovi ascoltandosi e confrontando lediverse esperienze delle diocesi hanno avuto la gran-de opportunità di coordinarsi e fare sintesi. Così dapotersi ritrovare a camminare insieme verso gli stessiobiettivi”. “Il tema del senso della vita si fa acuto nel-l’uomo sofferente e ferito. Proprio l’Eucaristia ha per lacomunità una funzione strategica. Condividere il panee il vino sono gesti semplici che nascondono in loro ilgrande mistero della salvezza di Cristo”. Così donPierangelo Sequeri, docente della Facoltà teologicadell’Italia settentrionale, ha spiegato la forzadell‘Eucaristia per coloro che operano nella pastoraledella sanità a fianco dei sofferenti.

Valori guida. “Un vademecum tascabile, redattocon un linguaggio chiaro, asciutto, di immediatoimpatto visivo e capace di evidenziare in manierasintetica i valori guida e i comportamenti indicatinella nota”. Così don Andrea Manto, direttoredell’Ufficio nazionale per la pastorale della sanità,ha presentato le linee guida alla Nota pastorale“Predicate il Vangelo e curate i malati”. “L’obiettivodi questo strumento di lavoro operativo - ha spie-gato - è favorire un’animazione circolare dellapastorale della salute a partire dai due poli princi-pali, che sono i sofferenti e la comunità cristiana”.Don Manto ha sottolineato “l’importanza degli Ufficidiocesani per promuovere la formazione degli ope-ratori pastorali e sanitari in modo che “il rapporto

tra i sofferenti e ogni forma dicomunità può crescere semprepiù negli aspetti della cura,della corresponsabilità e di unarelazionalità matura e positiva,realizzando così esempi di vitabuona del Vangelo”. Il fulcro diuna formazione in tal sensodeve essere “il sapere, quindile conoscenze; il saper essere,ovvero le motivazioni; il saperfare, dunque i cambiamenti”.

Individuare le buone prati-che. “Ci sono dei bisogni chesi esprimono in una domandae solo in alcuni casi la societàdà una risposta. Ma ci sonosituazioni in cui il bisogno nonsi traduce in una domanda, e sitratta proprio degli ultimi, i piùsofferenti”, ha evidenziatoMichele Tancredi Loiudice,consulente del Tavolo naziona-le sanità cattolica. Analizzandogli obiettivi della Nota pastora-

le, Loiudice ha sottolineato in modo particolarel’importanza della conoscenza della realtà socio-sanitaria e pastorale ai fini di individuare buonepratiche. Secondo l’esperto, “la corresponsabilità el’integrazione sono da incentivare, per evitare chel’assistenza ai malati sia delegata solo ad alcunioperatori pastorali”.Tradurre in realtà. Giovanni Baglio, membro delgruppo di lavoro “Progetto S.In.O.S.S.I.”, ha pre-sentato i dati del censimento su 14.000 attivitàsocio-sanitarie-assistenziali delle diverse diocesi.“La speranza - ha affermato - è di trasformarequesto censimento in anagrafe e restituire allediverse diocesi le loro attività, riconoscendone imeriti e i limiti da superare”. Il censimento è natodal desiderio di creare “uno scambio sinergico trale diverse realtà diocesane e la società pubblica”.Così si è deciso di mettere in campo un sistemadi indagini “sulle opere ecclesiali sanitarie esociali in Italia, che vuole sottolineare lo sforzo diriunire in un quadro coerente le diverse realtàdella Chiesa”. “Dal testo al contesto, dal docu-mento al comportamento. La Nota pastorale nellasua dimensione e ricchezza rappresenta unasorta di linee politiche e orientamenti strategiciper coloro che operano nella sanità. Ora servetradurre e localizzare questo testo, portandolo nelcontesto delle realtà quotidiane”. È il parereespresso da Tullio Mullas, partner FC Group.“L’obiettivo è indicare comportamenti quotidiani,linee d’azione e piani operativi che devono diven-tare ricchezza della comunità allargata, del siste-ma cristiano che opera per la salute nei diversiterritori”, ha chiarito Mullas.

a cura di Dayana Ricciardi - (Da Sir 18-6-2011)

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PRENDERSI CURA DELL’ALTROConvegno Cei a Salerno: linee guida e vademecum tascabile

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L’acqua “non può essere trattata come una meramerce tra le altre e il suo uso deve essere razionale esolidale. Va mantenuta come un bene pubblico, poichéil diritto all’acqua risiede nella dignità umana. Dirittouniversale e inalienabile”. Lo ha scritto, citando ilCompendio della dottrina sociale della Chiesa, mons.Giancarlo Bregantini, arcivescovo di Campobasso-Boiano e presidente della Commissione Cei per i pro-blemi sociali e il lavoro, la giustizia e la pace, nel mes-saggio inviato agli oltre 100 partecipanti al convegno“Una Chiesa custode della terra”, organizzato il 10 giu-gno a Padova dall’Ufficio nazionale per i problemisociali e il lavoro e il Servizio nazionale per il progettoculturale, in collaborazione con le Associazioni teolo-giche Ati e Atism, la Facoltà teologica del Triveneto ela Fondazione Lanza. Il convegno ha concluso treseminari svolti nell’ultimo biennio dal gruppo di studio“Custodia del creato” che dal 1999 fa capo ai due UfficiCei. Mons. Bregantini non è potuto intervenire al con-vegno per stare accanto alla madre che “sta moltomale”, ma ha inviato un messaggio. “Se custodisco ilcreato - ha affermato mons. Bregantini -, il creatocustodisce la mia ‘casa’. È la riscoperta degli stili divita, con quella consapevolezza crescente che ci inse-gnano le recenti ‘tragedie innumerevoli’ di cui ha par-lato il Papa proprio il 9 giugno e che ci interpellano.Ecco allora l’impegno perché l’acqua resti nella logicaespressa dal Compendio”, ossia mantenerla come“bene pubblico”.

Nuova mentalità e nuovi stili di vita. Ad aprire ilavori del convegno è stato mons. AntonioMattiazzo, arcivescovo di Padova: “La testimonianzadei cristiani come custodi della terra - ha detto - èoggi molto importante e si basa su una conversionee sulla promozione di una nuova mentalità e nuovistili di vita”. Mons. Mattiato ha fatto riferimento ancheal referendum del 12 e 13 giugno, ricordando che unrecente documento del Consiglio pastorale diocesa-no di Padova invitava a “scegliere con consapevo-lezza la condotta da tenere di fronte al voto, affinchél’approccio al referendum non sia frutto di scarsainformazione o peggio, di disinteresse per il benecomune. Non diamo alibi a chi vorrebbe ridurre ulte-riormente il potere del cittadino di incidere sul funzio-namento delle Istituzioni”.

Una Chiesa attenta all’ambiente. “Il nostro impe-gno a custodire il creato è prevalentemente dievangelizzazione, nella convinzione che il Vangeloe la dottrina sociale della Chiesa possiedono unaforte connotazione educativa, che favorisce la cre-scita di una cultura attenta all’ambiente”: lo hadetto mons. Angelo Casile, direttore dell’Ufficionazionale per i problemi sociali e del lavoro, preci-sando: “Altri obiettivi, che i giornali ci attribuiscono,esulano dal nostro incontro, pensato in questa dataoltre un anno fa”. A questo proposito ha citato leparole del Papa pronunciate il 9 giugno, che invita-no a “giungere rapidamente a un’arte di vivereinsieme che rispetti l’alleanza tra l’uomo e la natu-ra, senza la quale la famiglia umana rischia discomparire”. Mons. Casile ha annunciato che, nei

prossimi giorni, verrà reso pubblico il messaggiodella sesta Giornata per la salvaguardia del creato,sul tema “In una terra ospitale, educhiamo all’ac-coglienza”, anticipandone alcuni contenuti. Si trat-ta di “educare all’accoglienza a partire dalla custo-dia del creato”, per permettere “l’incontro tra lediverse culture, fra i diversi popoli e perfino, nelrispetto dell’identità di ciascuno, fra le diverse reli-gioni”. Anche il teologo Simone Morandini, dellaFondazione Lanza, si è chiesto “come valorizzareadeguatamente l’attenzione all‘ambiente all’internodell’impegno educativo cui ci chiama il decennioappena avviato? Come inserire l’azione di custodiadel creato in quel lavoro di formazione di unanuova generazione di politici cristiani?”.

“Non profanare” l’acqua. L’acqua “è un bene ditutti, che appartiene alla collettività, sarebbe unaprofanazione privatizzarla, considerarla una merceoggetto di compravendita”. Il nucleare “comportatroppi imprevisti, che non possono garantirne lasicurezza, sarebbe per noi imprudente, come hafatto intendere il Papa, fare finta che non sianoaccaduti fatti come Fukushima in Giappone”. È ilparere, espresso al SIR, di padre LuigiLorenzetti, direttore della “Rivista di teologiamorale”, poi ribadito nel suo intervento al conve-gno. Padre Lorenzetti, facendo riferimento alla dot-trina sociale della Chiesa, ha precisato che “ogniforma di accaparramento dei beni della terra daparte di alcuni, singoli o gruppi, ad esclusione dialtri, è ingiusta”. L’acqua è dunque “un bene comu-ne, pubblico e, come tale, la gestione spetta allacollettività e alle istituzioni pubbliche: non è priva-tizzabile”. A proposito del nucleare, ha proseguito,“si avverte che l’obiettivo principale è quello di ‘ele-vare i livelli di sicurezza’. Come obiezione, si puòriconoscere che si tratta di un obiettivo irraggiungi-bile: l’imprevisto è sempre all’orizzonte”.

a cura di Patrizia Caiffa - (DA SIR 18-6-2011)

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UNA CHIESA CUSTODE DELLA TERRAA Padova il convegno Cei sull’alleanza tra l’uomo e la natura

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Ecologia e religioneLa difesa ambientale in questo periodo sta diventandoil problema più urgente e preoccupante dell’umanità.Ciò implica e coinvolge i problemi del degrado ecolo-gico, della fame nel mondo, del miglioramento dellaqualità della vita, dell’insicurezza dovuta alle condi-zioni, che minacciano la convivenza cittadina e la pacetra i popoli.Il problema ambientale non è solo scientifico, tec-nico o politico, ma anche culturale, etico e religio-so, perché alla base della crisi ecologica c’è la que-stione della giustizia, dell’uguaglianza dei dirittiumani e del rispetto per il mondo naturale. Datoche la scienza non prescrive ciò che è buono, né lecompete fissare criteri di valore, bisogna ricorrerealla decisione etica, alla creazione di una nuovamentalità e all’influsso della religione, per offrireuna coscienza alle scienze, con il fine che queste siorientino verso il bene comune. In questo campo ilmessaggio di Scoto ha molto da dire, per potercamminare più umanamente in questa casa comu-ne, chiamata pianeta Terra, e programmare relazio-ni umanizzanti con l’universo intero.È vero che l’ecologia è questione delle scienzeinterdisciplinari, di tecniche sane e di politiche pro-tettrici. Ma è vero anche che l’ecologia ha bisognodi una nuova mentalità in tutti gli abitanti di questouniverso, che si deve tradurre in rispetto, salva-guardia e protezione.La crisi sull’ambiente interpella anche la religionee l’interroga. La scienza e la tecnologia si scontra-no ancora con la fede religiosa. Per molto tempo siè accusata la religione d’essere pigra con i doveriverso la terra e d’infedeltà agl’imperativi dellanatura.Il grido-simbolo di Nietzsche: “siate fedeli allaterra!”, era un risentimento contro l’uomo religio-so, che si preoccupava troppo del cielo e si dimen-ticava della terra. Ora accade, che quegli stessigruppi che attaccavano la religione per il suodistacco dalla terra, l’attaccano per il suo affettoalla stessa perché, secondo loro, nel porre in prati-ca il comando biblico di sottomettere la terra, sisono causati tanti danni ecologici.È sorprendente che i naturalisti, che generalmentesi dichiarano atei o agnostici, ricorrano ora al fattoreligioso e sollecitino appoggio ai militanti dellegrandi religioni storiche, per affrontare i problemiambientali. Così come all’inizio del secolo XXMax Weber si pose il problema delle relazioni esi-

stenti tra religione ed economia, ugualmente moltiscienziati, filosofi e storici s’interrogano orasugl’insegnamenti e dottrine delle grandi religioni,per ciò che si riferisce al comportamento dell’uo-mo religioso verso la natura, le cose e gli esseri chel’abitano. La polemica tra ecologia e religione apparve conforza sulla palestra pubblica il 26 dicembre 1966,allorché nell’incontro annuale dell’Associazioneamericana per il progresso della scienza(American Association for the advencement ofscience), celebrato a Washington, lo storico LynnWhite, professore dell’università di California,tenne una conferenza sopra Le radici storiche dellanostra crisi ecologica, e che fu pubblicata nellarivista Science il mese di marzo 1967. Secondo latesi del professor White, “l’ecologia umana è for-temente condizionata dalle credenze sulla nostranatura e il nostro destino, cioè dalla religione”1.Anche nell’epoca post-cristiana, secondo questoautore, tutti, inclusi i marxisti, siamo segnati dallateologia giudeo-cristiana (l’islamismo e il marxi-smo non sarebbero in fondo altra cosa che eresiegiudeo-cristiane). Il trionfo del cristianesimo sulpaganesimo, che era animista, sovrappose unadefinitiva rivoluzione psicologica nella cultura, cheavrebbe dominato in seguito, cioè la cultura cri-stiana, che con il posto privilegiato che concedeall’uomo nell’universo, ha promosso l’antropocen-trismo più radicale, che si è conosciuto, almenonella corrente occidentale, che ha favorito un fortedualismo tra l’uomo e la natura.

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SCOTO E L’ECOLOGIARelazione alla Scuola di Pace - Roma, 25-27 marzo 2011

José Antonio Merino*

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Differenziando le due cristianità: quella orientale,più contemplativa, e quella occidentale, più volon-taristica e dinamica, accusa quest’ultima di averfavorito il dominio incontrollato dell’uomo sullanatura. Ciò nonostante, il dottor White crede nellapossibilità di “una visione cristiana alternativa”.Per questo si dovrebbe trovare una nuova religioneo reimpostare profondamente la religione cristiana.In questa prospettiva vede in Francesco d’Assisi “ilpiù radicale dei cristiani” e il modello di compor-tamento per tutti gli uomini. “Francesco proponevauna nuova alternativa, anche se non vi riuscì. Inogni modo, nonostante chele radici dei nostri proble-mi sono in gran parte reli-giose, il rimedio dev’essereanche religioso […]. Iopropongo Francesco – con-tinua White – come il santopatrono degli ecologisti”2.Questo articolo suscitògrande interesse tra gliscienziati, che affrontaronola religione come rispostaalle sfide ambientali.Le chiese cristiane hannoraccolto la sfida ed hannostudiato la gran problematicaambientale. L’AssembleaEcumenica di Basilea (1989)dice testualmente che “Ladifesa dell’ambiente èdiventato il problema nume-ro uno dell’umanità”. El’Assemblea ecumenica diSeul (1990) dichiara: “Laresistenza alla disintegrazione della creazione deveconvertirsi in una priorità universale della nostraepoca. Questa è una sfida, che non ha precedenti sto-rici, perché l’umanità e l’ecosfera si sono trasforma-te ora in una comunità di sopravvivenza interdipen-dente. È in gioco il futuro stesso della vita. È neces-sario stabilire un ordine ecologico internazionale, sevogliamo avere futuro. Si esortano i cristiani a lavo-rare per raggiungere quest’ordine, e ad esaminare dinuovo il proprio patto con il Creatore e conservatoredi tutto il creato”.

Ontologia del concreto secondo ScotoQuantunque in modo fugace e molto succinto, ènecessario fare un breve riferimento all’ontologiadel concreto nel Dottore Sottile, perché è espres-sione dell’importanza, valorizzazione e gran rico-noscimento dell’immediato. Bisogna rilevare cheper Duns Scoto esiste solo l’individuo; e tutto ciòche esiste nell’individuo è in un modo individualeo individualizzato. La natura comune non esistecome comune nell’individuo, che non la esaurisce,perché c’è anche in tutti gli altri individui.È risaputo che il principio d’individuazione è stret-tamente legato con la tesi della natura comune. La

natura comune è il fattore specifico sul quale s’ap-poggia l’individuazione. E il principio d’individua-zione è l’elemento che caratterizza la natura comu-ne nel composto sostanziale, e quello che la espri-me e la concretizza nella sua singolarità.Per Scoto, l’individuo o la cosa concreta possiedeuna perfezione più intensa e un’unità più significa-tiva della specie o la natura comune. Cioè l’indivi-duo è un essere più perfetto della specie. Non èl’individuo per la specie, ma il rovescio. Da ciòl’urgenza di trovare un’identità positiva e caratte-rizzante dell’essere singolare.

Quest’entità positiva è statachiamata dai seguaci diScoto haecceitas, ecceità, esi presenta come il perfe-zionamento definitivo dellaforma sostanziale. Nel casodell’uomo, per esempio,l’ecceità è la coronazionedella forma umana in forzadella quale non è solouomo, bensì quest’uomo,come essere singolare eirripetibile. L’ecceità scoti-sta, che deriva dal latinohaec, questo, potrebbe tra-dursi con costà e ci porta alconcetto di talità, secondoZubiri. Cioè all’accentua-zione del concreto.La tesi scotista dell’indivi-duazione suppone il rico-noscimento nell’individuodi un valore ontologico,sconosciuto nella tradizio-

ne scolastica. L’individuale acquisisce il primatosull’universale, e la conoscenza del singolare è ilpiù perfetto. La natura culmina nell’individuo.L’individuale s’innalza al di sopra dei semplicigeneri e specie, come forma superiore d’esistenza,la suprema di ogni essere tra le creature. L’ecceitàfonda l’ultima realtà, il supremo essere di tutto ilconcreto, anticipandosi con ciò l’individualismodella filosofia moderna.Ma è necessario rilevare che il cosiddetto indivi-dualismo scotista differisce molto dall’individuali-smo della modernità, perché i presupposti metafisi-ci e antropologici sono molto diversi.L’individualismo scotista è piuttosto un personali-smo, come si dimostra nella sua concezione antro-pologica.

Cristocentrismo e universoUn sistema intellettuale, sia scientifico, filosofico oteologico, si rende comprensibile dall’orizzonteculturale nel quale l’uomo si colloca, e dal qualevede e interpreta la realtà di un mondo determina-to, e rende comprensibile la storia del problema.Per il beato Giovanni Duns Scoto, l’orizzonte men-tale teologico e il modello speculativo vitale è il

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cristocentrismo, Cristo, non solo come rivelazioneed epifania del Dio invisibile, ma anche come prin-cipio chiarificatore e di comprensione per la teolo-gia, l’antropologia, la cosmologia, la morale, lacultura e la storia. Il cristocentrismo scotista si pre-senta in prospettiva di totalità cosmica. Da lui levarie realtà: Dio, l’uomo, il mondo e la storia,diventano comprensibili e si trovano in correlazio-ne, perché il sistema scotista è concentrico e impli-ca tutte le verità esistenti in un progetto scientificointegrativo e onnicomprensivo. Cioè, Dio, l’uomo,le creature e la storia, si uniscono in un’unità sin-fonica.Il Dottore Sottile accentua apertamente che Cristoè il centro primordiale e d’interesse della manife-stazione della gloria divina “ad extra”. Il cristocen-trismo scotista sostiene e difende che Cristo è l’ar-chetipo e l’esemplare della creazione. Egli è l’ope-ra suprema della creazione, nella quale Dio puòspecchiarsi adeguatamente e ricevere da lui la glo-rificazione e l’onore che merita.Partendo dal postulato del primato dell’amore, sicomprende come, tanto la predestinazione quantola stessa creazione, sono effetto e conseguenza diun atto libero della volontà divina; e come ambe-due le azioni si articolano, si armonizzano, e sicomprendono in uno stesso progetto divino, perchéla prima lo determina e la seconda lo realizza. Tuttee due le azioni sono tra loro subordinate: la prede-stinazione è la causa finale, e la creazione la causaefficiente, ma è lo stesso agente divino, che leattualizza e le rende operative.Il mondo, con tutte le creature che ci sono, è statofatto e configurato in vista degli eletti. Tutti gliesseri creati portano in sé un impulso d’orienta-mento intrinseco e un’intenzionalità naturale versol’essere, nel quale hanno la propria consistenza.Vale a dire che le cose non terminano nel loro con-tenuto empirico, ma tendono verso il principio, cheha dato loro origine, significato, ed è il loro ultimomotivo d’esistenza. Tutta la realtà creata tendeverso il suo autore e creatore.Secondo Scoto, ogni esserecerca la propria perfezione ter-minale nell’immediata comu-nicazione e comunione conl’essere superiore, allo stessotempo che intesse una relazio-ne vincolante tra tutti gli altriesseri; e tutti, congiuntamente,si ordinano al “primo princi-pio”. In modo tale che, nellagerarchia degli esseri, si aspiraalla perfezione più elevata, dal-l’inferiore al superiore, dalsuperiore al supremo, fino aconcludere nell’uomo privile-giato, che è Cristo, verso ilquale si orienta tutto l’univer-so, e attraverso di lui, si uniscea Dio.

In questa movimento ascensionale la perfezionedell’universo si conclude nel punto di unione delVerbo divino con la natura umana, cioè in Cristo.Per questa visione cristocentrica, il Dottore Sottilesi è ispirato alla “ricapitolazione” e alla “restaura-zione” paoline (Col 1,20; Ef 1,10). Cristo è visto econsiderato come sintesi e punto di convergenza ditutte le creature e, pertanto, il cammino privilegia-to ed eccezionale, che conduce al Padre. Il cosmo,di conseguenza, partecipa alla dignità e al dinami-smo di questo punto omega, che è Cristo.L’universo non può ridursi a pura materia, comeneppure le leggi meccaniciste o vitaliste sono capa-ci di spiegare completamente il dinamismo intrin-seco della materia e della vita. Vedendo e interpre-tando il cosmo, partendo da Cristo, si scopre e sipercepisce in esso una certa sacralità che implica,da parte dell’uomo, speciale considerazione e unatteggiamento di rispetto e di cortesia.Il cristocentrismo scotista offre una visione misticadell’universo. Il mondo si presenta come traspa-rente sacramento della divinità, un grande altaredove si celebra la liturgia del Dio creatore. La litur-gia dell’universo si unisce con la liturgiadell’Eucaristia, perché in tutte e due c’è la granpresenza del Cristo. Questa comunione e connes-sione tra la liturgia cosmica e l’Eucaristia, la visseFrancesco d’Assisi in perfetta armonia, trasforma-ta in canto. Ma il suo seguace scozzese riuscì a tra-scrivere questo mistero cristico in una splendidapagina di teologia mistica. Il cosmo intero è ungrande specchio trasparente della divinità, perchétutto in esso è presenzialità costitutiva e linguaggioevocatore. L’universo glorifica Dio perché tendeverso di lui, causa efficiente e certamente finale,ma soprattutto perché è dotato di un impulso intrin-seco che l’incammina verso la sua meta conver-gente, il Cristo omega.Nella concezione scotista tutto l’universo è armo-nia metafisica. L’universo materiale, nella scalagraduale e profetica degli esseri, ha la sua massima

espressione nell’uomo, chea sua volta porta in sé l’im-pulso d’incontrarsi e com-pletarsi con l’uomo autenti-camente perfetto, che èCristo, sintesi del divino edell’umano, e ponte vinco-lante tra il Creatore e la crea-tura.L’universo è gran sacramen-to della presenza nascosta diDio. E l’uomo deve dar vocee parola articolata al logossilenzioso degli esseri inani-mati e irrazionali, che evo-cano l’essere. “L’uomo èordinato al suo fine median-te il buon uso delle creature,e cade nel disordine perl’abuso delle stesse”3.

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Per Scoto, l’uomo dev’esse-re rivestito di gran cortesianaturale e fraterna con tuttigli esseri, e non solo conalcuni, perché talvolta suc-cede che si ha un atteggia-mento francescano con lecose e agli animali, e si haun comportamento crudelecon gli uomini, e indifferen-te o negligente con Dio.Cristo è la cuspide dellapiramide, come sintesi con-clusiva e perfetto dell’ordinecosmologico, logico e teolo-gico. La perfezione dell’uni-verso, che il Dottore Sottilerappresenta come una pira-mide ascensionale, non siferma all’uomo, compendiodel cosmo, ma si conclude in Cristo, in quantounione ipostatica dell’uomo Gesù con il Verbodivino.

“Il cono, o la piramide dell’uomo, con il qualesi unisce a Dio, è ancora di una larghezza mino-re, perché si polarizza nell’unico uomo Cristo, eanche di un’altezza razionale maggiore di qual-siasi altro uomo. Osserva l’ordine delle cose e ilvincolo delle stesse, che si alzano in forma dipiramide”4.

La piramide cosmologica e cristocentrica parteprogressivamente dalla materia, passa per il biolo-gico, il vitale e l’umano, fino concludere inun’apoteosi cristica. Cristo, in quanto punto omegae culminazione vitale e cosmica, è nella cuspidedella piramide ascensionale di tutti gli esseri crea-ti. Il cristocentrismo dunque è un postulato teologi-co e, al tempo stesso, un principio ermeneutico dicomprensione filosofica, cosmologica, storica eantropologica.Dunque il cono della piramide scotista possiamocollocarlo in alto o in basso, perché questo puntoculminante o abissale è la sintesi suprema di tuttociò che lo precede. Se il cono di tale piramide loponiamo verso il basso, avremo il percorso dellegrandi grandezze verso il totalmente piccolo,espresso in energia, forza, vuoto dinamico.Secondo la Fisica moderna, che parte da GalileoGalilei e I. Newton, tra gli altri, fino a quella attua-le di A. Einstein, W. Heisenberg, N. Bohr, M.Planck, ecc., la materia e l’energia sono convertibi-li. Ora la materia può essere studiata e analizzatacon maggior precisione fino a penetrare nelle suederivazioni dinamiche ed energetiche. Dalle realtà,che percepiamo con i sensi, si passa all’atomo, finoa giungere alle particelle elementari, ai quark, chesono le minime tra le particelle minime, come è iltopquark, per sfociare nel campo dell’energia, cheimplica l’intreccio di particelle e di energie, giun-

gendo finalmente nel vuotoquantico, che è la matriceultima dalla quale tutto pro-cede e nella quale tuttosbocca.Questo nucleo, o vuotoquantico, è indefinibile esfugge a qualunque concet-tualizzazione e verbalizza-zione, come affermano gliscienziati. Ma più in là diquesto vuoto dinamico, cosac’è? Silenzio. Per questouniverso nostro, si può fareil percorso dalla materia piùgigantesca fino a sboccare inquesta realtà innominabile,che può considerarsi comeenergia simbolica o mistica.Vale a dire che il mondo

della materia può andar smaterializzandosi fino atrasformarsi in energia, in forza e in spirito.Ma se il cono della piramide lo poniamo in alto,come cima della sfera terrestre, il percorso sarà ilseguente, dall’invisibile al visibile: la litosfera, for-mata dalle pietre, il magma e le rocce; l’idrosferacon la gran quantità di acqua; l’atmosfera o l’ariache avvolge il pianeta; la biosfera composta datutte le realtà nelle quali si dà espressione di vita.Ma non pochi scienziati postulano un’altra dimen-sione chiamata noosfera, o sfera dello spirito. Ciòsi deve al fatto che, analizzata la complessità deicervelli umani, la misteriosa trama che si stabiliscetra le persone, la ricchezza delle culture, l’interco-municazione di popoli, razze e continenti median-te i mezzi di comunicazione, ecc., si può razional-mente lanciare l’ipotesi che sta sorgendo unacoscienza terrestre collettiva, che sarebbe come ilcervello universale. In prospettiva scotista, possia-mo pensare nella cristosfera come la sfera dallaquale tutto procede e verso la quale tutto tende; edove tutto si realizza come sintesi suprema dell’es-sere, dell’agire e del significare.Nel processo ascensionale cosmico, tale e come loarticola Scoto, l’uomo ha un posto privilegiato euna missione specifica, perché egli è, in un certomodo, il fine di tutte le realtà sensibili, perché sonostate create e volute grazie all’uomo predestinato.

“La ragione totale dell’unità dell’uomo e perconseguenza di tutta la natura, si basa nel fattoche l’uomo è il fine della natura intera, che fuconcluso in Cristo, dato che la sua anima e ilsuo corpo possiedono un’eccellenza sopra tuttele anime e sopra tutti i corpi. Ecco qui il fineparticolare di questa natura, cioè l’uomo bene-detto”5.

L’impulso universale di tutto ciò che esiste nellanatura, tende verso una sintesi suprema di conver-genza e di realizzazione, perché tutto ciò che

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ascende converge, e Gesù Cristo assume e riassu-me questo punto supremo di unità e di meta inten-zionale. Gesù Cristo è il culmine e apoteosi delprocesso cosmico, la conclusione esplicativa echiarificante del problema umano e la chiave dicomprensione della stessa storia.L’uomo rappresenta e vive la dialettica incompletadella continuità e della rottura nell’ordine cosmo-logico, biologico e culturale. Usando qui la tesi delfilosofo X. Zubiri sulla rilegazione, si può sostene-re che l’uomo è rilegato, esistenzialmente con ilmondo materiale, biologicamente con il mondovitale, antropologicamente con la comunità umana,e teologicamente con Dio attraverso Cristo.L’uomo, essendo stato creato a immagine e somi-glianza di Cristo, ha natura teologale ed è tenden-zialmente cristiforme.Quello che fa l’uomo simile a Cristo, non lo acqui-sisce in un processo biologico e storico, ma gliappartiene costitutivamente e strutturalmente, inquanto è stato creato e destinato a collegarsi esisten-zialmente con Cristo. La natura umana, dalla suaorigine e nel processo evolutivo del cosmo, è orien-tata intenzionalmente e costitutivamente ad inserirsinel corpo salvifico di Cristo, come membro delSalvatore universale. L’antropologia dunque ha ilsuo coronamento e complemento nella cristologia.Cristo, uomo-Dio, è l’espressione più completa eperfetta del mistero dell’universo e dell’umano.Nella concezione dottrinale di Scoto, Cristo occupail luogo più centrale nella comprensione dell’univer-so, dell’uomo e del mistero della salvezza, perchétutto parte da Cristo e tutto tende verso di lui, perunirsi finalmente nell’Uno-trino. Pertanto un uma-nesimo reale e integrale dev’essere cristiforme, per-ché tutta la realtà creata è cristica. Il cristocentrismoscotista interpreta magistralmente la cristologia pao-lina, nella quale Cristo è l’immagine del Dio invisi-bile, il primogenito della creazione, colui per ilquale tutto è stato fatto e nel quale Dio ci ha elettiprima della creazione del mondo, predestinandociad essere suoi figli adottivi (Ef 1,3-14).Paolo VI, nella Lettera Apostolica “Alma parens”(14 luglio 1966), proclamava Scoto come il canto-re della centralità di Cristo:

“Collocando sopra ogni scienza l’universaleprimato di Cristo, capolavoro di Dio, glorifica-tore della Santissima Trinità e Redentore delgenere umano, Re nell’ordine naturale e sopran-naturale”.

Se Scoto, in quanto filosofo, possiede una metafi-sica propria e peculiare, anche in quanto teologo hauna visione dottrinale unitaria e coerente, che par-tendo dalla fede e dal dato rivelato, rileva chel’amore è il modo di essere, di stare e di agire diDio. E da questo postulato, fa derivare tutte le con-clusioni e conseguenze teologiche, antropologicheed etiche derivanti e concomitanti. Se l’amore è lacausa motrice e operativa delle azioni divine nel-l’ambito della creazione, è anche causa di comuni-cazione, che si diffonde lì dove Dio crea esseri, aiquali procura il massimo bene e la massima felici-tà.In questa dinamica dell’amore creatore e comuni-cativo, Cristo è il termine primo e operativo in rela-zione con tutti gli esseri creati, dei quali è modelloe fondamento referenziale. L’uomo, aspirando alegarsi a questa dignità superiore, non si abbassa,ma si dignifica e incontra in essa la sua definitivaperfezione. L’amore per Scoto non è un sentimento romantico,né è riducibile a semplice sensibilità psicologica,ma un principio costitutivo e operativo, caratteriz-zante degli esseri razionali. Questa filosofia del-l’amore sostiene l’attitudine della partecipazionecomunitaria ed è fondamento di un’antropologiaaperta e relazionale, con inevitabili ripercussionivincolanti nella società, nella natura e in tutti gliesseri che l’integrano. Il cristocentrismo implica una visione speciale ditutta la creazione, perché la natura è cristica e lecose naturali non possono ridursi a semplicedimensione empirica, giacché tutti gli esseri natu-rali sono risultato ed espressione dell’amore trini-tario ed hanno la loro consistenza nell’alfa edomega del mondo. La natura è anche linguaggio,espressione e simbolo del suo autore. La creazione,l’incarnazione e la redenzione sono tre manifesta-zioni e prospettive diverse e complementari del-

l’amore unitario dell’Uno-trino. Partendo da una cristolo-gia cosmica, si potrà elaborareuna visione più adeguata delmistero della creazione, di cuiabbiamo tanto bisogno.L’universo naturale è struttura-to in una concezione piramida-le, che partendo dal regno inor-ganico, passando per l’organi-co e animale, giunge all’uomoin un’unità di relazione e disignificato, di partecipazione edi comunione, concludendo inCristo come meta conclusiva diun processo cosmico e salvifi-

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co. Di fronte alla natura, Cristo non èun supplemento o un ornamento, mal’alfa e omega, il principio plenifican-te, che dà coerenza e consistenza atutti gli esseri naturali.Scoto vede Cristo come la Sapienza,che stava in Dio prima della creazio-ne del mondo e per mezzo del qualesono state fatte tutte le cose (cf. Prov.8). Egli è il mezzo divino, nel qualetutto ciò che esiste, sussiste e persiste(cf. Col. 1,17). Se in Cristo hannoconsistenza tutte le cose, si può affer-mare che il sangue sparso da lui rag-giungeva non solo gli uomini, maanche tutti gli esseri della creazione,animati e inanimati. Di fatto nel corporisuscitato di Cristo è assunta tutta lacreazione, che geme con gemiti ine-narrabili, quando la si sottomette allaschiavitù della violenza.Nel Risuscitato la creazione intera si sente liberatae totalmente redenta, perché in lui tutte le cosehanno la loro consistenza e la loro apoteosi. “In luifurono create tutte le cose, quelle del cielo e quel-le della terra […], tutto fu creato da lui e per lui.Egli è prima di tutto e tutto sussiste in lui” (Col.1,16-17). Se Cristo è tutto in tutte le cose, secondoS. Paolo, egli agisce nell’universo, non solo nellacreazione, ma anche nella sua resurrezione.Scoto segue S. Paolo nella sua visione cristocentri-ca; e da ciò deduce tutte le conseguenze teologichee cosmologiche. Paolo applica a Cristo la totalitàcosmica, la pienezza (plèroma) (Col. 1,19; 2,9; Ef.1,22; 4,10). La pienezza cristica riempie l’universoin quanto lo colma dello Spirito, e per esso ilcosmo conquista vitalità. Il risorto colma l’univer-so con la sua nuova vita e porta a pienezza ciò cheiniziò nella creazione. Il cosmo, e ogni cosa che c’èin esso, acquisiscono coesione e senso nel suo rife-rimento a Cristo, capo di tutto il creato.Il Verbo eterno, che si fa Verbo incarnato, si con-verte in Verbo trasfigurato. E in questo processodivino sono uniti tutti gli esseri della creazione,tanto umani come naturali. Chi abbraccia il mondoe penetra nel mondo, sente l’energia che lo abita egli dà consistenza. Questa forza profonda la sostie-ne Cristo. Per questo, Francesco d’Assisi celebravail gran mistero del mondo come sacramento dellapresenza visibile di Dio, che in Scoto ha il volto diCristo e in S. Bonaventura le orme della Trinità. In questa prospettiva, è chiaro che il motivo del-l’incarnazione del Figlio di Dio non si dovette alpeccato umano, ma ad una ragione molto più pro-fonda: al grande amore libero e gratuito di Dio, chevolle porre fuori di sé qualcuno, che lo amassecome lui stesso si ama. E questo Qualcuno è ilVerbo incarnato, Cristo. Da questa ragione divina,il mondo acquisisce senso divino e profonditàd’eternità. Per questo motivo cristico, il cristianonon solo deve evitare la distruzione della natura,

ma partendo dalla sua fede cristiana, dev’esserecustode, difensore e protettore del mondo naturale,come sacramento visibile dell’amore divino.Di fronte ai molteplici e gravi problemi ambienta-li, il cristocentrismo ci offre una prospettiva teolo-gica straordinaria per impiantare un’ecologia pla-netaria e per creare relazioni più umanizzanti tral’uomo e la natura, articolate e raccolte in un’eticaambientale, come alternativa alle etiche biocentri-che ed ecocentriche, che si stanno imponendo, edove l’essere umano è ridotto a semplice animale,anche se razionale.Se “ogni scienza è cosmologia”, e in ciò risiede ilsuo valore secondo la tesi di K. Popper, si puòanche dire che un sistema teologico, filosofico oscientifico, è valido e offre interesse, quando èluminoso e capace di garantire un’importantecosmovisione, e spinge l’uomo a meravigliarsi difronte alla vita e a contemplare gli enigmi delnostro mondo. Il cristocentrismo scontista non siferma al piano puramente teorico e speculativo, maha il significato e la connotazione profondamenteesistenziali, perché la persona di Gesù Cristo illu-mina e chiarisce il senso della vita e il modo diessere dell’uomo nel mondo, nella società, nellastoria. Offre un’alta e nobile visione dell’universo,che implica un comportamento di rispetto, dicustodia e salvaguardia della natura e di tutti i suoiesseri, che la compongono.

Il sapere come contemplazione o sfruttamentoIl sapere, in senso francescano, conduce necessa-riamente all’azione. Nella cosmovisione, che cioffre questo maestro francescano, la natura non èsolo un dono divino, ma è il gran complementodell’uomo. Questi non è niente senza quella, equella deve essere protetta da questi. Tra i due si dàun grande affratellamento, che deve sfociare inatteggiamento di rispetto, custodia e difesa. I pre-supposti filosofici del sistema scotista ci offrono ifondamenti culturali ed etici per raggiungere

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un’ecologia planetaria perché tutto nell’universo èarmonia., che esige allo stesso tempo l’impegnoumano per difendere, promuovere e rispettare ilmeraviglioso mondo naturale nel quale vivere econvivere sul piano umano e con gran senso di fra-tellanza universale.Per ottenere questa gran fraternità, l’uomo ha uncompito fondamentale e una missione cosmica,perché è colui che presiede la creazione. Per que-sto si richiede una conoscenza profonda del cosmoed una gran simpatia fraterna, che non sempre loscienziato è capace di riconoscere e di evidenziare.È risaputo che l’immagine che offrono alcuniscienziati non inganna in ciò che afferma, ma inquello che tace. La scienza moderna ha scoperto illinguaggio matematico e le leggi fisiche che rego-lano l’universo, ma non sempre riescono a penetra-re nel mistero profondo che lo abita.La scienza, dal secolo XVII gode di uno sviluppospettacolare, che ancora non è terminato. Questosviluppo scientifico può riassumersi come il pas-saggio dalla contemplazione alla manipolazione.L’amore della conoscenza, base della crescita dellascienza, porta in se stesso un doppio impulso. Sipuò cercare la conoscenza di un oggetto perché siapprezza e si ama, o perché si desidera aver poteree dominio su di esso.B. Russel, nel suo libro La prospettiva scientifica,fa un’analisi profonda dei contrastanti impulsi peri quali si muovono gli scienziati, che conducono adiversi tipi di conoscenza:

“Il primo impulso conduce alla conoscenza ditipo contemplativo; il secondo al tipo pratico.Nello sviluppo della scienza, l’impulso-potereha prevalso sempre più sull’impulso-amore.L’impulso-potere è rappresentato dall’industriae dalla tecnica governativa. È rappresentatoanche dalle conosciute filosofie del pragmati-

smo e strumentalismo […]. La scienza, nei suoiinizi, fu dovuta a uomini che avevano amore peril mondo. Percepivano la bellezza del mare, deiventi e delle montagne. Perché amavano tuttequeste cose, i loro pensieri si occupavano diesse e desideravano capirle più intimamente diciò che la semplice contemplazione esteriorerendeva possibile”6.

Secondo Russel, i primi scienziati erano uomini dipensiero appassionato per il sapere, e da quest’in-tensità è derivato il mondo moderno. Ma gradual-mente, nella misura in cui la scienza si andava svi-luppando, l’impulso-amore che le diede origine,andava sostituendosi con l’impulso-potere ed hapreso il comando in virtù della sua efficacia. Mal’uomo di scienza, guidato e motivato dall’impulsodegl’interessi, si è convertito in tiranno della natu-ra. In questo modo la scienza è andata sostituendola conoscenza-amore con la conoscenza-potere edefficacia. Questa è l’origine psicologica delle cru-deltà e disastri, che è capace di commetteremediante una tecnica irrazionale e non controllata,al servizio di poteri onnipotenti e senza coscienza. Da una scienza sorta dall’amore contemplazione,si è passati ad una scienza dell’interesse, che haperduto il senso del mistero dell’universo e con ciòquesta scienza s’è sviluppata senza-co-scienza. Ladimensione scientifico-tecnica dev’essere addome-sticata e integrata nell’orizzonte vincolante uomo-natura, come due poli complementari e solidali.Mediante la profonda umanizzazione della natura edelle cose, l’uomo raggiungerà una nuova formad’esistenza nel mondo e uno stile cortese e frater-no di trattare gli esseri naturali, di convivenzasociale e pacifica con l’ambiente.La comprensione della natura, in senso moderno, sitraduce e si esprime in termini meccanicistici. Econ ciò il mondo perde il suo mistero, e lo scien-

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ziato avrà la permanente tentazione di sottometter-lo ai suoi capricci. La visione di un mondo deter-minista e la descrizione del mondo pieno di atomie vuoto, ha pianificato a molti scienziati quello chesono soliti chiamare l’ansietà dell’uomo moderno.Come riconoscere l’uomo nella moltitudine diatomi e di particelle, se non si giunge a una visio-ne architettonica e sinfonica dell’universo? Comeunire uomo e natura? Il sentimento d’estraniazionedell’essere umano nel mondo, interpretato comeuna macchina, lo esprime drammaticamenteMonod in El azar y la necesidad (il rischio e lanecessità):

“È necessario per l’uomo svegliarsi dal suosogno millenario, per scoprire la sua solitudinetotale, la sua radicale estraneità. Ora sa che,come uno zingaro, sta al margine dell’universo,dove deve vivere. Universo sordo alla sua musi-ca, indifferente alle sue speranze, alle sue soffe-renze e ai suoi crimini”7.

Com’è distante questa visione da quella francesca-na, in quanto affratellamento e solidarietà tra l’es-sere umano e la madre-sorella natura! L’uomo,come uno zingaro nell’universo, si sente apolide,estraneo e incapace d’integrarsi con esso. Ma daquest’estraneamento può sorgere la tentazione tec-nica di dominare il modo come rivale, e sfruttarlocome un colono devastatore. Questa è la tragediaattuale del nostro ambiente.“Molte forze tremende ha la vita, ma nessuna èparagonabile all’uomo”, si recita nel famoso Corodell’Antigone di Sofocle. Talvolta la tecnica onni-potente si presenta come il nuovo Prometeo, arro-gante, promettente e redentore. Ma non si devedimenticare, che la civilizzazione dell’uomo e la

violazione della natura, camminano cadenzati fre-quentemente come un destino tragico, che sidovrebbe evitare.La scienza non può definirsi in termini d’opposi-zione tra l’uomo e la natura, ma in chiave di comu-nione uomo-natura. E se le immagini culturali chesi sono forgiate dell’universo non valgono, biso-gnerà inventarne altre. Sono insufficienti le imma-gini del mondo-orologio, che creò la scienza clas-sica, e del mondo-macchina, che elaborò la rivolu-zione industriale. Bisognerà passare all’immaginedel mondo-casa, dove l’uomo e la natura s’interre-lazionano come ingredienti necessari di uno stessodestino.Il mondo come casa l’uomo può esplorarlo perconoscerlo bene, per migliorarlo e per potere, colsentimento tranquillo, sentirsi in casa propria.Dall’immagine di un mondo freddo, estraneo eostile, bisogna passare alla concezione di un uni-verso d’accoglienza, partecipazione e fraternità.Solo così la razionalità matematica si trasformeràin razionalità estetica e in impulso creatore.Non si dice che la scienza rinunci al suo impegnospecifico, ma che abbandonando la sua arroganzamitica, sappia anche ascoltare e rispettare il lin-guaggio silenzioso della natura. È la proposta dellenuove alleanze, che I. Prigogine ci segnala comerisultato delle sue profonde investigazioni scientifi-che:

“La conoscenza scientifica, uscita dai sogni diuna rivelazione ispirata, cioè soprannaturale,può anche rivelarsi oggi come una scuola poeti-ca della natura e processo naturale dentro lanatura, processo aperto di produzione e d’in-venzione, in un mondo aperto, produttivo einventivo. È giunto il momento di nuove allean-

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IL CANTICO CONTINUA“Il Cantico” continua la sua storia a servizio del messaggiofrancescano nella convinzione di poter offrire così un servizioper la promozione della dignità di ogni uomo e di tutti gliuomini.Per ricevere “Il Cantico” versa la quota di abbonamento di €25,00 sul ccp intestato a Società Cooperativa Sociale FrateJacopa – Viale delle Mura Aurelie 8 – 00165 Roma IBAN IT-37-N-07601-02400-000002618162. Riceverai anche Il Cantico online! Invia la tua email a [email protected] l’abbonamento sostenitore di € 40,00 darai la possibili-tà di diffondere “Il Cantico” e riceverai in omaggio l’interes-sante volume “La custodia dei beni di creazione”, Ed. SocietàCooperativa Soc. Frate Jacopa, Roma 2009.

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ze, legate da sempre, per molto tempo scono-sciute, tra la storia degli uomini, la storia dellesue società, delle sue conoscenze, e l’avventuraesploratrice della natura”8.

Né la natura fisica, né la vita, né l’uomo, possonocapirsi isolatamente, ma con interrelazioni e inter-connessioni, che costituiscono un unico universo eche hanno la loro massima espressione nel concettodi vita, che va dalle forme più semplici fino a quellepiù complesse. Per questo, fondendo natura e vita,scopriremo un nuovo posto dell’uomo nel cosmo.Quando c’inseriamo nell’universo e l’analizziamocon passione e amore intellettuale, scopriamo unagran quantità degli elementi che lo compongono,che vanno dalle particelle elementari fino agli esse-ri vivi più evoluti, com’è l’uomo; dal nostro piane-ta fino alle galassie più lontane, dal mondo visibilea quelli possibili. In tutto ciò si osserva un compli-cato scaglionamento di forme e di strutture, cheoltrepassano le concezioni intellettuali più audaci.Ma d’altra parte si scopre che, in questa disconti-nuità, esiste profonda omogeneità e solidarietà. Lagrande scoperta della scienza moderna è stata pro-prio quella dell’omogeneità dell’universo, perchétutto è composto della stessa materia, degli stessielementi e delle stesse costanti.Questa omogeneità e solidarietà fanno dell’univer-so un’immensa rete di relazioni, di campi di forzae di leggi comuni per la sua comprensione e intel-ligibilità. La continuità e discontinuità giungono asolidarizzarsi attraverso la dialettica dell’integra-zione, che salvando le differenze di ognuna delleforme del mondo inorganico, vivente e umano, siuniscono e solidarizzano nell’unità del tutto.L’uomo, come essere eccezionale nell’universo,prolunga il processo di unificazione del cosmo ed èun punto privilegiato per poter vedere e capire lanatura nella quale vive. Comprendere fa parte del-l’esistere. E l’esistere implica il compartire, il cele-brare ed il solidarizzare in questa meravigliosa sin-fonia della vita.

Verso una cultura dell’abitareDa molti anni, attenti analisti propongono un’eticaspeciali di fronte alla situazione lacerante dell’am-biente. Cioè che la tecnica e la scienza esigono unacoscienza. bisogna porre in risalto qui il libro diHans Jonas, Il principo di responsabilità, che seb-bene pubblicato nel 1979, continua ad essere unostudio maestro nelle sue riflessioni e proposte sullequestioni ambientali.Se l’etica sociale urge la morale del qui e ora, l’eti-ca ecologica mira di più al futuro e propone unamorale del qui e del dopo, perché ci obbliga a pen-sare alle generazioni future e agire in conseguenza.La terra non ci appartiene, ma è patrimonio di tuttele generazioni. Per questo siamo responsabili difronte alle generazioni future, che hanno il dirittodi godere della sorella madre terra come i passati ei presenti, perché è la casa comune di tutti.

Giovanni Duns Scoto non offre un’etica ambienta-le, ma qualcosa di più profondo ed essenziale,com’è una cultura ecologica o spiritualità ecologi-ca, se si preferisce, che sorge dal sentimento disimpatia cosmica e implica e si traduce in un com-portamento fraterno e di rispetto per la natura etutti gli esseri che l’abitano, tanto animati che ina-nimati. Più che un’etica, ci si offre una mistica eun’estetica del mondo e della vita. L’etica si basasul tu devi, l’estetica nell’io sento, e la mistica nel-l’io partecipo, anche se le tre si completano e con-vergono in uno stile proprio di esistere e di agire.Il concetto di etica implica certamente un dovere.Ma il dovere può esprimersi in un’etica di rigore oin un’etica di minimi. Un’etica in generale si pro-pone fin dove è permesso giungere e fin dove sipuò trasgredire. Non si propone di perfezionare lanatura, ma il non ferire e danneggiare, che non èpoco, ma non sufficiente.In una società nella quale una chiara eclisse divalori, come si riflette nel nichilismo regnante, chiè capace di offrire norme convincenti e ragionevol-mente operative? Evidentemente gli Stati hannol’obbligo politico e di giustizia di emanare leggiconcrete per frenare il disastro ecologico e com-promessi sanzionabili contro i trasgressori, controimprese e istituzioni potenti e influenti, sia in ciòche contaminano, che in ciò che depredano. Ma sirichiede anche di formare le menti e i cuori di tuttigli abitanti, di tutti i cittadini normali, abitanticomuni in questo meraviglioso universo. Educareil cittadino normale e comune, perché la vita ordi-naria sia più sana, pulita e di migliore qualità, è giàprendere coscienza attiva della nostra responsabili-tà del qui e del dopo.L’ecologia ambientale ha bisogno dell’ecologiamentale. L’ecologia sociale deve fondarsi sull’eco-logia cordiale. L’ecologia globale ha bisogno di unpensiero globalmente umanizzato. L’ecologia pla-netaria si otterrà solo da un’ecologia umanizzata.Lo sviluppo sostenibile non potrà essere sostenutose non si appoggia nella sostenibilità di un pensierosostenibile e bella visione globale e armonica del-l’universo. Per questo i presupposti antropologici ecosmologici di Scoto possono essere orientatori diun nuovo domani, nella relazione uomo-natura e nelmassimo rispetto per difenderla e custodirla.

* Prof. Ordinario di Filosofia(Pontificia Università Antonianum)

Traduzione a cura di Francesco Treccia1 WHITE, L., “Historical roots of our ecological crisis” inScience Magazine 155 (marzo 1967) 1205.2 Id. 1207.3 J.D. ESCOTO, De rerum principio, q.13, a.1, sec. 6 (ed.Vivès IV, 497).4 Id. q.10,a.4, (ed. Vivès IV, 453).5 De rerum principio, q.9, a.2, sec.4 (ed. Vivès IV, 435).6 RUSSELL, B., La perspectiva científica (Barcelona 1981,214-216).7 MONOD, J., El azar y la necesidad (Barcelona 1981), 184.8 PRIGOGINE, I., La nueva alianza. Metamorfosis de la ciencia(Madrid 1983), 282.

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Casa Frata Jacopa ha ospitato nel mese di giugno ilsecondo appuntamento della Scuola di Pace“L’ambiente e l’universo francescano” che ha pun-tato l’attenzione sul rapporto tra formazione umanae ambiente.I tre “sguardi” proposti dalle stimolanti riflessioni di P.Josè Antonio Merino (Pontificia UniversitàAntonianum), del Prof. Pierluigi Malavasi (Direttoredell’Alta Scuola per l’Ambiente – Università Cattolicadi Brescia) e della Dott.ssa Loretta Guerrini(Università degli Studi di Bologna) hanno messo inevidenza l’importanza e la profondità della tematicaproposta. A partire dal contributo del Prof. Merino su“S. Bonaventura: il creato come dimora” che ha pro-spettato la visione dell’universo come immagine dellaTrinità, per cui il creato è grazia, orma, vestigia edogni essere è parola e memoria del creatore, siamostati posti immediatamente di fronte al problema diritrovare la capacità di ascoltare, di vedere, di contem-plare, e dunque davanti alla necessità di una pedago-gia del cuore e dello sguardo per poter ricomprendereil nostro posto nel mondo.Disattendere la formazione, il processo di conver-sione che il coniugare l’ecologia umana e l’ecolo-gia ambientale esige, significa impoverire la pro-pria identità personale e porsi su una strada di alie-nazione e di infelicità, disattendendo l’originariodisegno di Dio sull’umanità e la creazione tutta.Il Prof. Malavasi, portando il punto di vista peda-gogico, ci ha accompagnati a comprendere i rap-

porti tra “Sviluppo umano, educazione all’ambientee fraternità”, ponendo la sua relazione nell’orizzon-te caloroso della fraternità e dell’educazione comeofferta di sé all’altro, nel contesto di un pianeta chesoffre sotto i colpi della nostra superficialità dove losviluppo è ben poco attento alla persona, alla suadignità, ai suoi diritti. Ne deriva la necessità di met-tere a frutto il sentire etico come assunzione diresponsabilità volta a perseguire uno sviluppo equi-librato e durevole (sostenibile) per un rinnovatopatto tra l’uomo e l’ambiente. Dopo aver condivisoalcune prospettive dell’Alta Scuola dell’Ambientein merito al coniugare i diversi saperi in funzione delripensare lo sviluppo, il relatore, sottolineando l’im-portanza di mantenere unite l’attenzione all’ecolo-gia e all’economia perché entrambe rimandano alla

cura della casa comu-ne, ci ha rivolto unaccorato appello inquanto francescani amettere a frutto lapossibilità di trasfor-mazione insita nel-l’assunzione di unostile di vita sobrio eessenziale. La con-versione riguardoall’ambiente è via diresponsabilità dove

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FORMAZIONE UMANA E AMBIENTERoma, 10-12 giugno 2011

SSCCUUOOLLAA DDII PPAACCEELL’’AAMMBBIIEENNTTEE EE LL’’UUNNIIVVEERRSSOO FFRRAANNCCEESSCCAANNOO

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imparare nella quotidianità a rendere concreta la fra-ternità e a farci fratelli anche delle future generazio-ni, a mobilitarci per una città di costruzione del benecomune, proprio a partire dal fondamento spirituale.La Dott.ssa Guerrini affrontando il tema “Interrogativisulla percezione dell’ambiente a partire dalla sua rap-presentazione” attraverso un suggestivo excursus fil-mico e artistico, ci ha fatto riflettere su come una for-mazione all’ambiente non possa prescindere dalleimmagini originarie collegate con gli archetipi.L’esempio lo abbiamo in S. Francesco nel Canticodelle Creature e oggi basti pensare alle immagini sim-boliche del film “Home”. Il rapporto educazione eimmagine è fondamentale perché occorre creare unaforma di educazione che vada a toccare non solo lainformazione ma l’habitus profondo, vale a dire il sen-tire della persona. E’ l’interiorità infatti che è chiama-ta a rinnovarsi: il nostro ambiente è il nostro specchio,riflette noi e quello che siamo. La consapevolezza del-l’ambiente può scaturire solo da una soggettività chepartecipa e che ha cura di crescere nel rapporto colsacro e nell’armonia tra materia e spirito.Nell’ultima relazione “L’etica come tutela del crea-to” P. Merino, dopo aver fatto chiarezza tra levisioni ecologiche (ecocentrismo, dove la natura èal centro; biocentrismo dove il punto di partenza èla vita (bios); antropocentrismo, dove l’uomo è alcentro e viene rispettato il posto speciale a lui asse-gnato di amministratore del creato), ha prospetta-to il passaggio dall’etica intesa come dovere all’eti-ca come condotta, comportamento, nel contrap-punto di quella “simpatia cosmica” che S.Francesco ha testimoniato; una simpatia cosmicaintesa in senso teologicamente pieno con tutto ciòche comporta di fraternità-sororità con le creaturee di avvio di un percorso di convivialità propriocome fatto di compimento della nostra umanità.Senza passare dal “carattere mercantile”, propriodella civiltà di oggi, al “carattere amoroso”, nonsarà possibile dare luogo alla responsabilità

ambientale a cui siamo chiamati non solo dal “quie ora” ma dal “qui e dopo”: il creato va custoditocome casa di tutti gli uomini presenti e futuri. Nellacrisi di valori attuale l’etica ambientale ha bisognopiù che mai della dimensione religiosa che ci col-lega alle origini e ci alimenta di quelle origini. E ilpensiero francescano può offrire un supplementod’anima perché l’uomo non sia nell’ottica deldominio e della misurazione del creato ma nellacontemplazione e nella celebrazione.L’intensità e la forza delle argomentazioni proposte,assieme ai molteplici interventi dei partecipanti, haancora una volta portato in presenza la stringente attua-lità del tema ma soprattutto ha evidenziato la feconditàdel ripensare l’ambiente a partire dalle fonti. Si èdischiuso sempre più davanti ai nostri occhi la ricchez-za del pensiero francescano, l’urgenza di farlo piùnostro, di meditarlo, di assumerlo via via per poternetrarre percorsi di speranza per il presente e per il futu-ro. Abbiamo sentito nel contempo ancora più vivo evero l’alto monito del Santo Padre proprio di questegiornate “L’ecologia umana è una necessità imperati-va”. Ed il percorso della Sessione ha reso pienamenteragione del fatto che “Il futuro del pianeta è quello del-l’umanità e della qualità del nostro vivere insieme etutto questo si costruisce nella coscienza della personao non si costruisce affatto” (Dall’Introduzione a“Pedagogia Verde” P. Malavasi, Ed. La ScuolaBrescia).Ancora una volta abbiamo assaporato la valenza della“Scuola di Pace” quale autentico laboratorio fraternoper mobilitarci a rispondere dello statuto creaturaleoggi, mantenendo viva nel discernimento l’interpel-lanza al cambiamento e la ricerca di modi e vie per unaoperatività frutto di fedeltà rinnovata.

A cura di Argia Passoni

Approfondimenti sulla interessante e ricca temati-ca trattata saranno disponibili nel prossimo “IlCantico”.

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ESTATE 2010

MEETING DELLA FRATERNITÀ“Battesimo e dignità umana”Foligno, 23 -28 agosto 2011L’incontro, promosso dalla Fraternità Francescana e Cooperativa Sociale “FrateJacopa”, intende offrire in un clima di fraternità la possibilità di una formazione alleradici della nostra fede. Attraverso momenti di riflessione, di dialogo e di pellegrinag-gio, con l’accompagnamento di esperti, avremo la gioia di riscoprire insieme il sensodel rinnovo delle promesse battesimali alla luce della spiritualità francescana. IlMeeting si svolge a Foligno presso Villa La Quiete, che permette un’accoglienza ade-guata anche alle famiglie, con ampi spazi verdi per l’intrattenimento dei bambini chesaranno seguiti come sempre da un’apposita equipe. A conclusione è prevista un’as-semblea fraterna di progettazione.Per informazioni e prenotazioni rivolgersi a: Cooperativa Sociale Frate Jacopa - tel 06631980 - 3282288455 -www.coopfratejacopa.it - [email protected]

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Due pesci giovani guizzano veloci nell’acqua delmare. Incontrano un pesce anziano che domandaloro: “Com’è l’acqua oggi?”. I giovani pesci, arre-stando all’improvviso la loro corsa spensierata, siguardano negli occhi con stupore e si chiedono:“Che cos’è l’acqua?” (Da un racconto di DavidFoster Wallace).Questa metafora indica il divario tra i nativi digita-li che si muovono nell’ambiente mediatico congrande disinvoltura, ma non sanno nemmeno diessere immersi in tale ambiente, in questa metafo-ra rappresentato dall’acqua. Il pesce grosso èl’adulto che si muove più goffamente, ma ricono-sce di essere in un ambiente e ne cerca il senso.Oggi occorre ricuperare la consapevolezza che imedia non sono strumenti, da usare bene omale, ma sono un ambiente, come dicevaMcLuhan già negli anni ’60. Lo strumento non cicambia quando lo usiamo, invece l’ambienteinfluenza la nostra forma mentis, accentuandoalcune nostre capacità, ma limitandone altre.Questo è vero soprattutto per i nuovi media perchénon c’è più uno strumento per una sola funzione,ma ci sono piattaforme che supportano funzionidiverse. L’ambiente mediatico è sempre più saturodi stimoli ipermediali. Pensiamo ai luoghi affollati,

come le stazioni, dove si è bersagliati da videopubblicitari. Pensiamo ai viaggi in treno che sonoun’occasione per estraniarsi dal paesaggio esternoe tuffarsi in connessioni tecnologiche audio-visiveche ci isolano dal contesto che ci circonda. Siamo sicuri che questo significhi comunicare?Comunicare non è prima di tutto ascoltare, faresilenzio dentro e intorno a noi? Noi non possiamo essere immuni dall’ambientein cui abitiamo, ma dobbiamo conoscerlomeglio per adattarci ad esso in modo creativo,valorizzando quanto vi è di positivo, nella con-sapevolezza dei rischi, delle debolezze, maanche delle risorse e delle opportunità insitenella rete. Conoscere in modo critico e riflessi-vo ci mette al riparo dai rischi e ci permette diaffrontare le novità con circospezione e vigilan-za. Questo processo può realizzarsi con un’alle-anza intergenerazionale in cui i giovani metta-no a disposizione le loro capacità tecnologichedi nativi digitali e gli adulti la loro esperienzadella vita e l’essere depositari di un sapereacquisito secondo modelli educativi fondatisulla trasmissione di valori consolidati e ricono-sciuti universalmente. Nessuno è solo emittente o solo ricevente nella

comunicazione, ma tuttisono entrambe le cose. Iruoli non sono più netta-mente distinti, ma si alterna-no anche se non in manierasimmetrica, poiché lo scam-bio, la reciprocità che siverifica non è alla pari. Ledifferenze vanno rispettate evalorizzate come risorse.Riprendendo il racconto deipesciolini di Wallace, non cidovrebbe più essere chi sichiede: “Che cos’è l’am-biente in cui vivo?”, ma tuttidovremmo essere consape-voli di essere immersi in unarealtà esterna che ci influen-za e che, se noi stiamo aguardare senza riuscire avedere, ci può trascinare làdove non vorremmo maiarrivare.

Lucia Baldo

CCOOMMUUNNIICCAAZZIIOONNEE

I PESCIOLINI CHIEDONO:“CHE COS’È L’ACQUA”?

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Si chiama Paul, ha enormi occhi azzurri, una buffatesta a pera, è alto non più di un metro e venti, conil dito può guarire le ferite, fuma e dice innocueparolacce, è simpatico, è un alieno e viene dallospazio profondo. È anche il protagonista del filmomonimo, “Paul”.Intrattenimento leggero, strizzatine d’occhio aigrandi film di fantascienza più amati degli ultimianni, lieto fine e soprattutto l’aspetto innocente,quasi infantile, dell’alieno protagonista, potrebberoindurre molte famiglie ita-liane a scambiarlo per uninnocente passatempo dacondividere con tutta lafamiglia, figli piccoli com-presi. Potrebbe essere unerrore. In realtà questo filmdella Universal è l’ennesi-mo atto di quell’inutile bat-taglia dialettica che, ormaida alcuni anni, sta arroven-tando gli animi degli ame-ricani divisi fra creazionistie evoluzionisti.“È stato scelto come mic-cia di innesco un articoloapparso sul New YorkTimes il 7 luglio del 2005nel quale venivano riporta-te, parzialmente estratte dalloro contesto, alcune frasidel cardinale Christophvon Schönborn (apparte-nenti ad un documentoalquanto anteriore) che sidichiarava critico nei con-fronti del neo-darwinismoe qualificava l’evoluzionismo affidato al merocaso, senza finalità né disegno, una pura ideologia.Sugli articoli che ne sono seguiti sui maggiori quo-tidiani italiani (ma anche su organi di informazio-ne stranieri) l’impiego come fossero sinonimi diconcetti quali creazione, creazionismo, intelligentdesign, Chiesa, Dio, da una parte, ed evoluzione,evoluzionismo, darwinismo, scienziati, scienza,dall’altra, hanno contribuito a creare una miscela didifficile digestione, persino per il lettore informato,anche a motivo di una mediazione giornalistica nonsempre adeguata”, ha scritto sul suo blog il profes-sor Giuseppe Tanzella- Nitti, ordinario di teologiafondamentale presso la Pontificia Università dellaSanta Croce. Dopo sei anni di dibattito che ha coin-

volto anche e soprattutto i responsabili della pro-grammazione didattica delle scuole Usa, arrivainfine questo film, “Paul”, per sposare la causadegli evoluzionisti, con una tracotanza e una super-ficiale supponenza che suscitano più di un motivodi perplessità. Nelle vicissitudini on the road chel’alieno vive in compagnia di una coppia di giova-ni nerd appassionati di fumetti e fantascienza, com-pare una ragazza cattolica, molto bigotta.Inizialmente ha non poche difficoltà ad accettare

l’esistenza dell’extraterre-stre. Reagisce istericamen-te e non fa una bella figura.La ragazza porta unamaglietta con un disegnoemblematico. C’è Gesù,con una pistola, che sparaa Darwin. La battuta stam-pata sotto la vignetta dice:“Evolve this!”. Prova aevolvere questo!Nelle scontro dialettico frai nerd e l’alieno da unaparte, evoluzionisti dichia-rati, e la ragazza dall’altra,la battuta ricorrente è:“Con questi (e cioè i catto-lici) non si può proprio par-lare”. La ragazza, come senon bastasse, è cieca da unocchio, una delle tantemetafore spicciole del film.L’alieno le impone le manie le restituisce la vista.Grazie ai prodigi dellascienza, è ovvio. Nel turbo-lento finale del film, uno

dei ragazzi si becca anche una pallottola in pienopetto e muore ma il piccolo Paul riuscirà a resusci-tarlo. La conclusione della storiella è ovvia. Laragazza, finalmente liberata dall’opprimente pesodella Fede, potrà ritrovare il gusto di vivere e difare sesso con chiunque le capiti a tiro. I ragazziavranno il successo e i soldi che cercano. “Non viè opposizione fra la comprensione di fede dellacreazione e la prova delle scienze empiriche”, hadetto Benedetto XVI in più occasioni. Andrebbericordato agli sceneggiatori Usa in cerca di idee percombattere battaglie ideologiche che non hannosenso.

* Giornalista, Docente di Metodologia e Criticadello spettacolo, Università “Sapienza”, Roma

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SE GLI EVOLUZIONISTI ARRUOLANOANCHE I MARZIANI

Andrea Piersanti*

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A nessuno verrà in mentedi mettere in discussionel’opportunità di un con-fronto tra cattolici…Nondimeno è difficilecancellare del tutto unasensazione di disagio pro-dotta dal termine ‘con-fronto’ riferito ai ‘cattoli-ci’. Il disagio si spiega conl’idea di unità che… facorpo con l’identità catto-lica. In realtà i cattolici – enon solo quelli impegnatiin politica – si collocanoin tanti campi su “fronti”diversi, perciò hanno bisogno di ritrovare sempre dinuovo le fila di un legame che precede ogni differen-ziazione. Quella punta di disagio può diventare, perciò, unprezioso indicatore, se riconduce alla unità fonda-mentale e attinge da essa il metodo per rinsaldare illegame costitutivo che sussiste tra credenti…Il primo e fondamentale modo di procedere discen-de dalla natura della fede e dalla sua esperienza. Ilcredente, rinato al fonte battesimale dentro lacomunione ecclesiale, vive tutta la sua esistenzanella relazione fondante con Dio Trinità. Da questarelazione egli dipende e alla sua pienezza tende,alimentandosi alla sorgente viva della comunitàecclesiale, della Parola e dei sacramenti.Già su questo punto possiamo rilevare un deficit dicomprensione e di giudizio sulla realtà… Il nostrosguardo, infatti, cade più facilmente sugli aspettidivisivi e sulle differenze, quando invece questi ven-gono comunque dopo. Il primato è della comunionein cui siamo costituiti per grazia mediante la fede e isacramenti…Sul piano personale, la relazione fondante del cre-dente con il Signore, che si è rivelato e donato inCristo, conferisce ad ogni sua scelta, in modo par-ticolare a quelle di orientamento per l’esistenza,una dimensione vocazionale… Non ci sono aspettidell’esistenza e della storia esterni alla relazionecon Dio…La comunione di grazia accolta e partecipata nellavita della Chiesa è fondante in ordine allo svolgi-mento della propria attuazione vocazionale... Lafede si manifesta così per ciò che è: luce e forza perogni scelta e per la vita intera …

Il compito decisivo eassolutamente prioritariodi ogni credente, allora, ècoltivare la propria fede ecurare la sua espressionee coerenza in tutti gliambiti dell’esistenza…Perciò è un errore inter-pretare la tensione vitaletra fede e scelte con lecategorie di privato epubblico, come se la fedenon incidesse su tutti i tipidi scelta o lo facesse solosu alcuni di essi…Dal dono della fede e

dalla sua esperienza personale ed ecclesiale scatu-risce anche una comprensione nuova della realtà… La peculiarità della dottrina sociale della Chiesacorrisponde al carattere contingente di moltepliciaspetti della realtà sociale, nella quale pure sonoimplicati aspetti intangibili della persona umana edella sua vita, la cui integrità rischia di essere irre-versibilmente compromessa quando si tenda amanipolare la vita nel suo sorgere e nel suo decli-nare, a disconoscere e alterare la figura naturale difamiglia fondata sul matrimonio tra un uomo e unadonna, a comprimere la libertà religiosa e la libertàdi educazione; e rischia di essere gravemente osta-colata quando non vengano garantite le esigenzefondamentali per una vita dignitosa mediante illavoro, la casa, la tutela della salute… Ci sonoattenzioni, in questo orizzonte, che in questo conte-sto possono essere soltanto evocate, ma il cui rilie-vo è non trascurabile. Mi riferisco al tema indicatodall’enciclica Caritas in veritate circa la necessitàdi integrare la società e la cultura dei diritti conquella dei doveri; e poi ancora al tema del rapporto,e della necessaria autonomia, della politica rispettoall’economia, alla finanza, alla tecnica. Questo plesso di valori e di beni, che si ordinanosecondo una interna gerarchia e si condensano nelconcetto di bene comune, rappresenta una piatta-forma suscettibile di essere condivisa da tutti sullabase della ragione e del retto giudizio; ancor di piùessa deve costituire la base di un comune sentire eagire da parte dei credenti, in particolare dei catto-lici impegnati in politica e nelle pubbliche istitu-zioni. La dottrina sociale della Chiesa costituisceuna forma di mediazione culturale condivisa che

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CATTOLICI A CONFRONTODall’incontro con parlamentari cattolici di diversi schieramenti politici

Camera dei deputati, 30 maggio 2011

Mariano Crociata, Segretario generale della CEI

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accomuna in un unico fonda-mentale sentire e pensarequanti rivestono responsabilitàpubbliche in qualsiasi sede leesercitino… Ciò non toglie lo spazio peruna differenziazione delle sen-sibilità e per una ponderataconsiderazione del caratterecontingente delle situazioni edelle conoscenze nello spaziodella vita sociale e politica.Ma dovrebbe trattarsi di diffe-renziazioni che fanno spazioad un pluralismo legittimoall’interno di un quadro che ciè consegnato da una comunitàecclesiale di cui siamo parte… Di un diverso ordine e su unaltro piano si colloca la scelta che porta un cattoli-co a impegnarsi in politica nell’uno o nell’altroschieramento. Su questo vanno tenuti fermi alcunipunti chiave.Il primo riguarda il carattere contingente della sceltapolitica di schieramento. Contingente vuol dire chenessuna scelta politica può tradurre compiutamentela visione cristiana e farlo in una forma sociale defi-nita perfettamente corrispondente ad essa…Qui si inserisce l’istanza imprescindibile deldialogo …L’opinione pubblica, ma anche l’am-bito sociale intellettuale in senso lato umanisti-co, tecnico, scientifico, comunicativo e artisti-co, sono il luogo di un confronto in cui non sol-tanto si guadagna consenso, ma si costruisconocorrenti di opinione e si fanno fermentare temi eprogetti di vita sociale.

Ma c’è anche un livello più interno là dove il politi-co cattolico si confronta all’interno della comunitàecclesiale, non ultimo con lo stesso magistero, allaricerca di una visione e di criteri che meglio espri-mano la comprensione del bene comune e i criteridella sua attuazione politica e istituzionale…Qui la sfida più grande è… far agire la logica delconfronto costruttivo…Il Papa, affidando «tutto il popolo italiano» alla prote-zione di Maria, Mater unitatis, chiedeva che il Signore«aiuti le forze politiche a vivere anche l’anniversariodell’Unità come occasione per rinsaldare il vincolonazionale e superare ogni pregiudiziale contrapposi-zione: le diverse e legittime sensibilità, esperienze eprospettive possano ricomporsi in un quadro piùampio per cercare insieme ciò che veramente giova albene del Paese». ■■

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IL SITO DI FRATE JACOPA SI RINNOVA

www.coopfratejacopa.it

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NEW MEDIA: IL CERVELLO È A RISCHIOIl nostro cervello è buono ma un utilizzo eccessivodelle nuove tecnologie può impedirne un corretto svi-luppo. Questa la sintesi dell’intervento di AdrianaGini, neuroscienziata del Gruppo di neurobioeticadell’Ateneo Pontificio “Regina Apostolorum” alForum “Youth Communication in social media age”organizzato il 14 aprile dallo stesso ateneo edall’Università europea di Roma. “ Il cervello si modi-fica con le nostre esperienze - ha spiegato la scienzia-ta - dobbiamo quindi chiederci quanto le nuove tecno-logie risultino dannose per un normale sviluppo cere-brale”. La neuroscienziata ha spiegato che, anche sefinora sono ancora pochi gli studi sul tema, sono statievidenziati alcuni pericoli: “La dipendenza, la ristrut-turazione delle networks cerebrali o rewiring, la super-ficialità del ragionamento legato alle modalità dicomunicazione che favoriscono la brevità e l’imme-diatezza, una ridotta capacità a ritenere le memorierecenti”. Rischi che, in attesa di dati più certi, possonoessere scongiurati alternando l’uso delle tecnologiecon lo sport, la lettura e le relazioni sociali, nonché “lapratica del silenzio, la meditazione e la preghiera chefavoriscono le aree cerebrali che ci rendono piùpazienti e altruistici”.

COMPUTER E TELEFONINI: PRIMA DEL SONNO NON FANNO BENENon si naviga prima di andare a letto, non si gira traTwitter e Facebook a tarda ora, non si scrivono mes-saggini da sotto le co perte, non si gioca con la

Playstation dopo ce na. Altrimenti si dorme male.Lasciate alle nonne il tempo di aggiornarsi e questientre ranno nella lista dei buoni consigli che da rannoai nipotini. Servirà qualche tempo pri ma che nellasaggezza popolare si affermi un concetto nuovo: latecnologia è capace di mi gliorare le nostre giornatema anche di peg giorare le nostre notti. Lo dice laNational Sleep Foundation, un’associazione non pro-fit basata a Washington che dal 1990 lavora permigliorare il sonno degli americani.Un sondaggio sul sonno condotto per l’as sociazionerivela che oggi negli Stati Uniti non si dorme bene.Quattro americani su die ci dicono che non riesconoquasi mai a pas sare delle notti decenti, sei su dieci silamen tano perché al risveglio non si sentono maidavvero riposati. Incrociando i dati gli esper ti delsonno hanno scoperto che quelli che dormono male

spesso sono anche quelli che prima di ritirarsi sidedicano alle loro pas sioni tecnologiche: Internet,videogiochi, te lefonini.C’è una spiegazione scientifica per le cattive nottatedella tecnologia. «L’esposi zione alla luce artificialenelle ore tra il tra monto e il momento in cui andiamoa letto sopprime il rilascio di melatonina, un or moneche concilia il sonno» spiega Charles Czeisler, dellascuola di medicina di Harvard. Questo però vale ancheper la vecchia televi sione, che notoriamente non sco-raggia af floscianti pisolini. La differenza, chiarisceMi chael Gradisar, dell’australiana Flinders Uni versity,è che la televisione, come gli stereo per sentire lamusica, è una tecnologia che lascia all’utente un ruolo«passivo», mentre i vi deogiochi, la Rete o i telefoninichiedono un considerevole sforzo «attivo» al cervellodi chi li utilizza, colpendolo con stimoli ag gressivi,ben diversi da quelli rilassanti che po trebbero arrivare,per esempio, da un libro. Meglio lasciar fuori certigadget modernissi mi dalla camera da letto, allora.Se proprio non si resiste, si conceda l’ingresso soloall’e book (senza schermo retroilluminato). ■■

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NEW MEDIA: ATTENTI AI RISCHI!

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INAUGURATA A ROMA LA SEDE DI METERPER I SERVIZI ALL’INFANZIA

Il 19 giugno è stata inau-gurata la sede romanadell’Associazione Meter,fondata da don FortunatoDi Noto, per i servizi lega-ti all’infanzia, alle fami-glie, agli educatori, allecomunità ecclesiali, reli-giose e non.

La nuova struttura, frutto di un’intensa congiuntacon la Casa Tra Noi, nasce grazie all’incoraggia-

mento “a proseguire l’opera di prevenzione e disensibilizzazione delle coscienze al fianco dellevarie agenzie educative” che Benedetto XVI harivolto il 25 aprile scorso ai responsabili di Meterin occasione della XV Giornata bambini vittimedella violenza, dello sfruttamento e dell’indifferen-za.La sede romana di Meter si trova in viaNiccolò Machiavelli ed offrirà un centro diascolto che accoglie e accompagna le vittimedi abuso attraverso un percorso terapeutico,giuridico, soociale e pastorale. Sarà possibilicontattare Meter al numero verde 800 455 270ed al 345 0258039.

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La Fondazione Infantile “Club Noel” è l’unicoospedale dedicato esclusivamente alla cura deibambini poveri residenti in tutto il Sud-Ovestdella Colombia, nella città di Cali. QuestaFondazione è stata creata nel 1924 e da allora èstata sempre al servizio dei bambini poveri eammalati che difficilmente potrebbero raggiunge-re un’altra struttura sanitaria. Lo spostamento for-zato dei contadini verso la città ha prodotto unacrescita significativa del numero dei bambinimalati da zero a due anni e relativo aumentodelle domande alla Clinica infantile.Considerando la vita e la salute come diritti fon-damentali dei bambini, la Fondazione ClinicaInfantile ha la necessità di migliorare ambienti,apparecchiature e personale per salvare la vita dimolti bambini poveri. Per questo motivo è neces-sario il sostegno finanziario di istituzioni e di pri-vati al fine di poter appronta-re interventi e soluzioni ade-guate per questi bambini col-piti da complesse patologie,endemiche, degenerative,infettive, congenite, ecc.,causate da: clima tropicale,cattive condizioni alimentarie di vita, servizi inadeguati,fattori ereditari.

La Cooperativa Sociale “FrateJacopa” intende accoglierequesta richiesta di aiuto, di cuisi è fatto portatore p. JoséAntonio Merino, che conoscedi persona i responsabili dellaFondazione e l’impegno uma-nitario da questa profuso. Leofferte, grandi e piccole, chesaranno fatte tramite la coo-

perativa, saranno inviate, come nostro contributo,alla realizzazione di progetti per l’acquisto di attrez-zature diagnostiche e l’allestimento di una unità dicura intensiva per i bambini che richiedono inter-venti chirurgici postoperatori complessi.

Chi intende partecipare può inviare la propriaofferta con bonifico bancario sul c/c intestato aSocietà Cooperativa Sociale Frate Jacopa pres-so la Banca Prossima - Roma - IBAN:IT82H0335901600100000011125, precisando lacausale “Liberalità a favore della CooperativaSociale Frate Jacopa per il Progetto ClubNoel Colombia”. Sarà rilasciata ricevuta perusufruire delle agevolazioni fiscali previstedalla legge. Sul Cantico saranno date periodi-che informazioni sull’andamento della raccol-ta.

SSOOSSTTEEGGNNOO AA DDIISSTTAANNZZAA

CLINICA INFANTILE “CLUB NOEL”I bambini della Colombia chiedono il nostro aiuto

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INCONTRO A TORINO

Domenica 29 maggio si è tenuto un incontro di for-mazione regionale a Torino coordinato da MariaCinato. Relatore guida della giornata P. Lorenzo DiGiuseppe che ha presentato il tema del battesimo, scel-to come fonte di riflessione per il prossimo anno, daireferenti della Fraternità Frate Jacopa riuniti a Romaad inizio del 2011, tema che il Santo Padre ha postocentralmente nel suo messaggio per il tempo quaresi-male.Se credevamo di ben conoscere il significato del sacra-mento che ci ha introdotti alla vita cristiana nellaChiesa, col procedere del discorso di P. Lorenzo abbia-mo capito che potevamo fare un salto di qualità: dalla“tradizione” alla consapevolezza. Egli ha operato innoi quello “squarcio” trasfigurante che ci ha permessodi vedere la realtà vera del Battesimo, che noi giàabbiamo dentro: già siamo figli del Padre, fratelli diCristo, casa dello Spirito Santo. Abbiamo la vita diDio in noi, partecipiamo della Resurrezione del nostrofratello Gesù Cristo, liberati dal peccato intraprendia-mo una vita nuova, come scrive S. Paolo “Non sonopiù io che vivo, ma Cristo vive in me”.Impareremo a percorrere, con l’aiuto e le riflessio-ni sul testo, giorno per giorno la nostra strada,insieme con gli altri fratelli, per riflettere sullanostra dignità di battezzati, chiamati ad esseremediatori tra l’umanità e Dio, a servizio del bene,liberi nel dominio su noi stessi, annunciatori etestimoni “prossimi” all’umanità e alle opere dellaCreazione.Abbiamo chiesto di essere aiutati a procedere sullavia tracciata da Gesù Cristo, la via dell’umiltà,della povertà volontaria, dell’abbassamento, per-corsa da Francesco per l’intera sua vita.P. Lorenzo ha messo in relazione la formula del Ritodel Battesimo con la via francescana: Dio onnipoten-te ti ha fatto rinascere unendoti al suo popolo, Eglistesso ti consacra col crisma di salvezza perchè, inse-rito in Cristo Sacerdote Re e Profeta, tu sia membrodel suo corpo. Basta ricordare a questo proposito ilcap. 6 della Regola: “Sepolti e resuscitati con Cristonel Battesimo che li rende membri vivi della Chiesas,

... si facciano testimoni e strumenti della sua missio-ne tra gli uomini, annunciando Crito con la vita e conla parola”.

A cura di Maria Rosa Caire

http://ilcantico.fratejacopa.netSito dedicato a “Il Cantico” con molti servizi e possibilità di confronto

INSIEME PER CONDIVIDERE

Martedì 21 giugno si è tenutopresso Casa Frate Jacopa l’incon-tro “Insieme per condividere”,occasione di riflessione sulProgetto “Esperimenti di solidarie-tà” finalizzato ad un processo diformazione lavoro per ragazzidiversamente abili, progetto porta-to avanti dalla Cooperativa SocialeFrate Jacopa in collaborazionecon l’Associazione Solidabile econ il sostegno istituzionaledell’Assessorato ai Servizi Socialidel Municipio 18 – Roma Aurelio.La condivisione semplice e profon-da che è stata al centro dell’incon-

tro, facendo risuonare le voci stesse dei ragazzi e delle fami-glie, assieme al contributo dei propugnatori del Progetto edelle autorità dell’Assessorato Sociale del Municipio 18, hamesso in evidenza come il riflettere su questa esperienzasia stato il celebrare un evento di fraternità che l’incontro travarie realtà profondamente motivate, ha favorito.Il bene che ne è venuto ha toccato certamente i ragazzi desti-natari del Progetto ma accanto a loro anche tutti i soggetti coin-volti come hanno rilevato la testimonianza dell’UnioneNazionale Cooperative Italiane (Unci), dell’AssociazioneSolidabile e della Cooperativa Frate Jacopa, che, nella collabo-razione con i Servizi Sociali del Municipio 18, stanno favorendoin una sinergia operativa autentici percorsi di autonomia e dicrescita.Delle note salienti del Convegno, che si è concluso nella piùviva familiarità con tutti gli intervenuti, darà ampia sintesi ilprossimo numero del Cantico.