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dicembre 2011 il Cantico 1 il Cantico online DIRETTORE RESPONSABILE: Argia Passoni. REDAZIONE: Argia Passoni, Graziella Baldo, Lucia Baldo, Giorgio Grillini, Maria Rosaria Restivo, Lorenzo Di Giuseppe. GRAFICA: Maurizio Magli. EDITORE - DIREZIONE AMM.VA: Società Cooperativa Sociale Frate Jacopa - 00165 Roma- Viale delle Mura Aurelie, 8 www.coopfratejacopa.it – [email protected] Autorizzazione del Tribunale di Roma n. 9717 del 10 marzo 1964. Anno 78 - Dicembre 2011 - Stampato il 3 dicembre 2011 La collaborazione è gratuita. Manoscritti e foto non sono restituiti anche se non pubblicati. Tutti i diritti riservati. SOMMARIO L’ATTESA DI UN INCONTRO - p. Lorenzo Di Giuseppe 2 S. FRANCESCO E IL NATALE 3 IL CANTICO 3 IL CORAGGIO DELLA FRATERNITÀ - Servizio di Alessandro Gisotti 4 PELLEGRINI DELLA VERITÀ, PELLEGRINI DELLA PACE: ASSISI: IL MESSAGGIO DI BENEDETTO XVI PER LA PACE NEL MONDO 5 RICONOSCERSI L’UN L’ALTRO 7 ASA: DUE CONVEGNI SULLO SVILUPPO UMANO E L’AMBIENTE - Maria Rosaria Restivo 9 SPECIALE CAPITOLO FONTI - A cura di Graziella Baldo: “POVERI PER VIVERE DA FRATELLI” - La Segreteria del Capitolo 11 LA POVERTÀ NEGLI SCRITTI DI S. FRANCESCO - Sintesi della relazione di p. Vittorio Viola 14 SCUOLA DI PACE 15 FARSI PROSSIMO: LA SFIDA DELLA POVERTÀ - Sintesi della relazione di Riccardo Moro 16 LA FRATERNITÀ IN S. BONAVENTURA - Relazione di Don Massimo Serretti 18 SOSTEGNO A DISTANZA: CLINICA INFANTILE “CLUB NOEL” 23 ECONOMIA - A cura di Luigi Crimella 24 SUCCEDE NEL MONDO: LA SPECULAZIONE FINANZIARIA E L’AFRICA - Da Agenzia Fides, 26/11/2011 25 ASSOCIAZIONI SCIENZA & VITA 25 «IO, OCCIDENTALE, E I MIEI 66 SCHIAVI» - Alessandra Farkas (dal Corriere.it, 1/11/2011) 26 MESSICO: IN MARCIA PER DIFENDERE IMMIGRANTI E LA TERRA - Da Agenzia Fides, 26/11/2011 26 “RIFORMA DEL SISTEMA MONETARIO E FINANZIARIO INTERNAZIONALE” - Presentazione Nota del Pontificio Consiglio Giustizia e Pace - Mons. Mario Toso 27 FRATERNITÀ NOTIZIE - Rita Montante e Bice Bombaci Rizzo 28 SOCIETÀCOOPERATIVA SOCIALE FRATE JACOPA 29

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dicembre 2011 il Cantico 1

il Canticoonline

DIRETTORE RESPONSABILE: Argia Passoni.

REDAZIONE: Argia Passoni, Graziella Baldo, Lucia Baldo, Giorgio Grillini, Maria Rosaria Restivo, Lorenzo Di Giuseppe.GRAFICA: Maurizio Magli.

EDITORE - DIREZIONE AMM.VA: Società Cooperativa Sociale Frate Jacopa - 00165 Roma- Viale delle Mura Aurelie, 8www.coopfratejacopa.it – [email protected]

Autorizzazione del Tribunale di Roma n. 9717 del 10 marzo 1964.Anno 78 - Dicembre 2011 - Stampato il 3 dicembre 2011

La collaborazione è gratuita. Manoscritti e foto non sono restituiti anche se non pubblicati.Tutti i diritti riservati.

SOMMARIOL’ATTESA DI UN INCONTRO - p. Lorenzo Di Giuseppe 2S. FRANCESCO E IL NATALE 3IL CANTICO 3IL CORAGGIO DELLA FRATERNITÀ - Servizio di Alessandro Gisotti 4PELLEGRINI DELLA VERITÀ, PELLEGRINI DELLA PACE:ASSISI: IL MESSAGGIO DI BENEDETTO XVI PER LA PACE NEL MONDO 5RICONOSCERSI L’UN L’ALTRO 7ASA: DUE CONVEGNI SULLO SVILUPPO UMANO E L’AMBIENTE - Maria Rosaria Restivo 9SPECIALE CAPITOLO FONTI - A cura di Graziella Baldo:“POVERI PER VIVERE DA FRATELLI” - La Segreteria del Capitolo 11LA POVERTÀ NEGLI SCRITTI DI S. FRANCESCO - Sintesi della relazione di p. Vittorio Viola 14SCUOLA DI PACE 15FARSI PROSSIMO: LA SFIDA DELLA POVERTÀ - Sintesi della relazione di Riccardo Moro 16LA FRATERNITÀ IN S. BONAVENTURA - Relazione di Don Massimo Serretti 18SOSTEGNO A DISTANZA: CLINICA INFANTILE “CLUB NOEL” 23ECONOMIA - A cura di Luigi Crimella 24SUCCEDE NEL MONDO:LA SPECULAZIONE FINANZIARIA E L’AFRICA - Da Agenzia Fides, 26/11/2011 25ASSOCIAZIONI SCIENZA & VITA 25«IO, OCCIDENTALE, E I MIEI 66 SCHIAVI» - Alessandra Farkas (dal Corriere.it, 1/11/2011) 26MESSICO: IN MARCIA PER DIFENDERE IMMIGRANTI E LA TERRA - Da Agenzia Fides, 26/11/2011 26“RIFORMA DEL SISTEMA MONETARIO E FINANZIARIO INTERNAZIONALE” -Presentazione Nota del Pontificio Consiglio Giustizia e Pace - Mons. Mario Toso 27FRATERNITÀ NOTIZIE - Rita Montante e Bice Bombaci Rizzo 28SOCIETÀ COOPERATIVA SOCIALE FRATE JACOPA 29

La cultura che tutti respiriamo ci propone una vitatutta esaurita nei confini di questo mondo: nellaricerca del benessere, nella spinta costante ad esse-re al di sopra degli altri, nell’accumulo dei beni,nella scalata ad una miglior considerazione nostra edella nostra famiglia, all’impulso inarrestabile acomperare. Chiamandoci all’esistenza, il Signore ciha posti in questo giardino che è la nostra terra, affi-dandoci il governo e la custodia del creato, metten-do in noi il desiderio di vivere con gli altri e dicostruire la storia con gli altri. Non possiamo disat-tendere questa realtà, è la nostra vocazione a vivereda uomini, insieme agli altri uomini. Ma non ètutto qui: siamo stati creati a immaginee somiglianza di Dio, cioè siamo incontinua tensione verso Dio,verso la partecipazione allasua vita, alla sua pienezza ealla sua gioia. Ma Dio sache il peccato ci ha fra-stornati ed abbiamosmarrito l’orientamentoverso di Lui; ed alloraè Lui che viene a noinel suo Figlio GesùCristo. Questo è unfatto immenso chetrasforma la nostravita e la storia di tuttal’umanità. La Chiesaogni anno, nel ripresen-tarci i punti salienti dellaStoria di Salvezza, primadi tutto ci pone davanti agliocchi, alla mente e al cuore,questa venuta, questo ingresso diGesù Cristo che pone lasua tenda tra le nostretende. È questo il tempodell’Avvento, quattrosettimane che precedonoil S. Natale. Chi viveimpregnato dello spiritodel mondo non si accor-ge dell’Avvento: siaccorge solo che in que-sto periodo dell’anno iltraffico aumenta, le stra-de sono prese da un bru-sio particolare, che lagente sui marciapiediviaggia con grandi bustee con tanti pensieri. Nelvangelo Gesù chiama

“sonno” la condizione che vivono queste persone,cioè sono nelle tenebre, nell’impossibilità di vederela meraviglia di Dio che viene a noi, che si affiancaa noi, che ci ama di un amore pieno di misericordia,che si fa carico delle nostre debolezze e delle nostresofferenze. Sempre nel Vangelo Gesù invita noi suoidiscepoli a “vegliare”, a “vigilare”, a stare in attesa,perché la sua venuta è sicura. È storicamente prova-ta la sua venuta a Betlemme, dove apparve bambinoaccudito e riscaldato dall’amore di Maria e diGiuseppe: è il “suo primo avvento, nell’umiltà dellanostra natura umana”. La sua nascita, fatto insigni-

ficante per la maggior parte dell’umanità cheviveva nel sonno, si è ogni giorno di più

rivelata il punto centrale della sto-ria che si è divisa come “prima

di Cristo” e “dopo Cristo”.Questa sua prima venuta

non esaurisce il venire diDio a noi: essa è prova eannuncio che Cristo“verrà di nuovo nellosplendore della gloriae ci chiamerà a posse-dere il Regno pro-messo che ora osia-mo sperare vigilantinell’attesa”. Laseconda venuta di

Gesù Cristo sarà la sal-vezza totale dell’umani-

tà, la vittoria del disegnodi Dio e la distruzione del

male e delle sue disastroseconseguenze, l’ingresso del-

l’uomo nella felicità e nella pace,la pienezza di tutte lepromesse di Dio. Ma lamisericordia di Dio èsenza confini e Gesù chene è il volto, la personifi-cazione, ci ha promessodi stare con noi per sem-pre e di venire a noi nellanostra vita quotidiana:“Ora Egli viene incontroa noi in ogni uomo e inogni tempo, perché loaccogliamo nella fede etestimoniamo nell’amorela beata speranza del suoRegno”. Questa continuavenuta di Gesù nonriguarda solo la nostra

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L’ATTESA DI UN INCONTROp. Lorenzo Di Giuseppe

“È apparsa la grazia di Dio, che portasalvezza a tutti gli uomini e ci insegna arinnegare l’empietà e i desideri monda-ni e a vivere in questo mondo consobrietà, con giustizia e con pietà nellaattesa della beata speranza e dellamanifestazione della gloria del nostrogrande Dio e salvatore Gesù Cristo”(Tt 2,11-13).

Buon Natale!

esistenza personale ma anche il nostro viveresociale. La venuta di Gesù nei suoi vari momen-ti è sempre un aspetto della iniziativa gratuita diDio, una manifestazione della sua volontà di sal-varci. Il nostro compito è riconoscere ed acco-gliere l’opera di Dio.L’Avvento ci aiuta a rispondere al dono di Diomettendoci davanti agli occhi alcune figure par-ticolari che ci accompagnano e ci guidano: ilprofeta Isaia che riassume in sé il desiderio e ilgrido perché venga a noi il Messia, CristoSignore; S. Giovanni Battista che vivendo nellasobrietà, con tutta la sua vita fa da battistradaalla venuta dell’Agnello di Dio ed allo stessotempo si converte, si volge ad accogliere ilMessia; Maria, la madre, che attende nel silen-zio, nella preghiera e con amore fattivo si reca adare il suo aiuto alla cugina Elisabetta. Non pos-siamo non attendere una così stupenda venuta!Essa deve mettere in movimento, la nostra vita.Il rischio di non accorgerci di niente, di nonvedere l’opera di Dio, è sempre in agguato,come è tentazione costante quella di acconten-tarci, di rassegnarci ad una vita deludente tuttaarticolata su quelle poche cose materiali chesiamo costretti a fare tutti i giorni, ma senzaalzare gli occhi, senza attendere nessuno.Possiamo svegliarci e vivere l’attesa di Gesù,anzi gridare a lui da dentro gli avvenimentidisastrosi che umiliano e feriscono gli uomini,possiamo preparare la via perché altre personesi accorgano della sua venuta, possiamo viverenella sobrietà ponendoci come fratelli vicino aipiù poveri, mentre aspettiamo la sua venutapossiamo servirci a vicenda, possiamo avereamore di ritorno a Gesù che viene.

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IL CANTICO“Il Cantico” continua la sua storia a servizio del messaggio francescano nella convin-zione di poter offrire così un servizio per la promozione della dignità di ogni uomo edi tutti gli uomini.Per ricevere “Il Cantico” versa la quota di abbonamento di € 25,00 sul ccpintestato a Società Cooperativa Sociale FrateJacopa – Viale delle Mura Aurelie 8 – 00165 RomaIBAN IT-37-N-07601-02400-000002618162. Riceveraianche Il Cantico on line! Invia la tua email [email protected] l’abbonamento sostenitore di € 40,00 daraila possibilità di diffondere “Il Cantico” e riceverai

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S. FRANCESCO E IL NATALEE giunge il giorno della letizia, il tempo dell'esultanza!…Uomini e donne arrivano festanti… ceri e fiaccole per illuminare quellanotte, nella quale s'accese splendida nel cielo la Stella che illuminò tutti igiorni e i tempi. Arriva alla fine Francesco: ed è raggiante di letizia. Ora siaccomoda la greppia, vi si pone il fieno e si introducono il bue e l'asinello.In quella scena commovente risplende la semplicità evangelica, si loda lapovertà, si raccomanda l'umiltà. Greccio è divenuto come una nuovaBetlemme.Il Santo è lì estatico di fronte al presepio, lo spirito vibrante di compunzio-ne e di gaudio ineffabile. Poi il sacerdote celebra solennementel'Eucaristia sul presepio… Francesco si è rivestito dei paramenti diacona-li, e canta con voce sonora il santo Vangelo… Poi parla al popolo e conparole dolcissime rievoca il neonato Re povero e la piccola città diBetlemme…Vi si manifestano con abbondanza i doni dell'Onnipotente, e uno dei pre-senti, uomo virtuoso, ha una mirabile visione. Gli sembra che il Bambinellogiaccia privo di vita nella mangiatoia, e Francesco gli si avvicina e lo destada quella specie di sonno profondo. Né la visione prodigiosa discordavadai fatti, perché, per i meriti del Santo, il fanciullo Gesù veniva risuscitatonei cuori di molti, che l'avevano dimenticato, e il ricordo di lui rimanevaimpresso profondamente nella loro memoria.Quel luogo è stato consacrato al Signore, e sopra il presepio è statocostruito un altare, affinché là dove un tempo gli animali hanno mangiatoil fieno, ora gli uomini possano mangiare, come nutrimento dell'anima esantificazione del corpo, la carne dell'Agnello immacolato e incontamina-to, Gesù Cristo nostro Signore, che con amore infinito ha donato se stes-so per noi.

(dalle Fonti Francescane 469-471)

Siate “sentinelle” del Vangelo, segno dell’amore diDio verso il prossimo nel bisogno: è il messaggio diesortazione e incoraggiamento che Benedetto XVIha consegnato agli operatori Caritas giunti da tuttaItalia per celebrare 40 anni di attività. Il Pontefice haripreso la sua prima Enciclica, “Deus Caritas est”,per ribadire l’esigenza di persone dotate di “un cuoreche vede”. Donne e uomini che non offrano solo ilpane all’affamato, ma si lascino anche “interpellare

dalle cause per cui è affamato”. Un pensiero, haosservato, che va anche al vasto mondo della migra-zione: “La crisi economica globale è un ulterioresegno dei tempi che chiede il coraggio della fraterni-tà. Il divario tra nord e sud del mondo e la lesionedella dignità umana di tante persone, richiamano aduna carità che sappia allargarsi a cerchi concentricidai piccoli ai grandi sistemi economici”. “Il crescente disagio – ha rilevato – l’indebolimentodelle famiglie, l’incertezza della condizione giovani-le indicano il rischio di un calo di speranza”. Ed èquesta sfiducia, ha avvertito, che le Caritas sonochiamate a contrastare: “L’umanità non necessitasolo di benefattori, ma anche di persone umili e con-crete che, come Gesù, sappiano mettersi al fianco deifratelli condividendo un po’ della loro fatica. In unaparola, l’umanità cerca segni di speranza. La nostrafonte di speranza è nel Signore”. Il Papa ha messo così l’accento sul “compito educati-vo” a cui è chiamata la Chiesa e le Caritas in partico-lare. E ha incoraggiato a “farsi prossimo” a chi “neces-sita di sentire il calore di Dio attraverso le mani apertee disponibili dei discepoli di Gesù”. Compito ancorpiù urgente nel nostro tempo: “L’individualismo deinostri giorni, la presunta sufficienza della tecnica, ilrelativismo che influenza tutti, chiedono di provocarepersone e comunità verso forme alte di ascolto, versocapacità di apertura dello sguardo e del cuore sullenecessità e sulle risorse, verso forme comunitarie didiscernimento sul modo di essere e di porsi in unmondo in profondo cambiamento”.Si tratta, ha evidenziato, di “assumere la responsabi-lità dell’educare alla vita buona del Vangelo, che ètale solo se comprende in maniera organica la testi-monianza della carità”: “Ciascuno di voi è chiamatoa dare il suo contributo affinché l’amore con cuisiamo da sempre e per sempre amati da Dio divengaoperosità della vita, forza di servizio, consapevolez-za della responsabilità”.Il Papa ha tenuto a ribadire che l’umile e concreto “ser-vizio che la Chiesa offre non vuole sostituire, né tan-tomeno, assopire la coscienza collettiva e civile”.Piuttosto, ha soggiunto, le si affianca con “spirito disincera collaborazione, nella dovuta autonomia e nellapiena coscienza della sussidiarietà”. Il Papa ha con-cluso il suo intervento con un’esortazione agli opera-tori Caritas ad essere segno della “carità di Cristo, unsegno che porti speranza”: “Vivete la gratuità e aiuta-te a viverla. Richiamate tutti all’essenzialità dell’amo-re che si fa servizio. Accompagnate i fratelli più debo-li. Animate le comunità cristiane. Dite al mondo laparola dell’amore che viene da Dio. Ricercate la cari-tà come sintesi di tutti i carismi dello Spirito”.

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IL CORAGGIO DELLA FRATERNITÀLe parole di Papa Benedetto XVI nel 40° di fondazione della Caritas Italiana

Servizio di Alessandro Gisotti a Radio Vaticana

Abbiamo bisogno di persone con “un cuore chevede”, ancor più in tempo di crisi: è l’esortazionedi Benedetto XVI, che giovedì 24 novembre 2011ha ricevuto nella Basilica Vaticana i partecipantiall’incontro promosso dalla Caritas Italiana, nelsuo 40.mo di fondazione. Il Papa ha sottolineatol’importanza delle Caritas diocesane che rendonovisibile l’amore di Dio e della Chiesa verso i piùbisognosi. Prima dell’udienza – sempre in SanPietro, a cui hanno preso parte 12 mila fedeli – erastata celebrata una Messa per l’occasione, presie-duta dal cardinale arcivescovo di Genova, AngeloBagnasco. Nell’omelia, il presidente della Cei, haaffermato che, nelle emergenze come nella vitaquotidiana, le Caritas diocesane sono un riferi-mento sicuro per i cittadini.

CAMPAGNA “L’ITALIA SONO ANCH’IO”Contribuisci anche tu al diritto di cittadinan-za per i bambini stranieri nati in Italia fir-mando la Petizione.Informati sul sito www.italiasonoanchio.it

… Cerchiamo diidentificare un po’più da vicino inuovi volti dellaviolenza e delladiscordia. A grandilinee – a mio pare-re – si possonoindividuare duedifferenti tipolo-gie di nuoveforme di violenzache sono diame-tralmente opposte nella loro motivazione e manife-stano poi nei particolari molte varianti. Anzituttoc’è il terrorismo, nel quale, al posto di una grandeguerra, vi sono attacchi ben mirati che devono col-pire in punti importanti l’avversario in mododistruttivo, senza alcun riguardo per le vite umaneinnocenti che con ciò vengono crudelmente ucciseo ferite. Agli occhi dei responsabili, la grande causadel danneggiamento del nemico giustifica ogniforma di crudeltà. Viene messo fuori gioco tutto ciòche nel diritto internazionale era comunementericonosciuto e sanzionato come limite alla violenza.Sappiamo che spesso il terrorismo è motivato reli-giosamente e che proprio il carattere religioso degliattacchi serve come giustificazione per la crudeltàspietata, che crede di poter accantonare le regole deldiritto a motivo del “bene” perseguito. La religionequi non è a servizio della pace, ma della giustifica-zione della violenza.La critica della religione, a partire dall’illumini-smo, ha ripetutamente sostenuto che la religionefosse causa di violenza e con ciò ha fomentatol’ostilità contro le religioni. Che qui la religionemotivi di fatto la violenza è cosa che, in quanto per-sone religiose, ci deve preoccupare profondamente.In un modo più sottile, ma sempre crudele, vediamola religione come causa di violenza anche là dove laviolenza viene esercitata da difensori di una religionecontro gli altri. I rappresentanti delle religioni conve-nuti nel 1986 ad Assisi intendevano dire – e noi loripetiamo con forza e grande fermezza: questa non è

la vera naturadella religione. Èinvece il suo travi-samento e contri-buisce alla suadistruzione. Controciò si obietta: mada dove sapetequale sia la veranatura della reli-gione? La vostrapretesa non derivaforse dal fatto che

tra voi la forza della religione si è spenta? Ed altriobietteranno: ma esiste veramente una natura comunedella religione, che si esprime in tutte le religioni ed èpertanto valida per tutte? Queste domande le dobbia-mo affrontare se vogliamo contrastare in modo reali-stico e credibile il ricorso alla violenza per motivi reli-giosi. Qui si colloca un compito fondamentale deldialogo interreligioso – un compito che da questoincontro deve essere nuovamente sottolineato. Comecristiano, vorrei dire a questo punto: sì, nella storiaanche in nome della fede cristiana si è fatto ricorsoalla violenza. Lo riconosciamo, pieni di vergogna. Maè assolutamente chiaro che questo è stato un utilizzoabusivo della fede cristiana, in evidente contrasto conla sua vera natura. Il Dio in cui noi cristiani crediamoè il Creatore e Padre di tutti gli uomini, a partire dalquale tutte le persone sono tra loro fratelli e sorelle ecostituiscono un’unica famiglia. La Croce di Cristo èper noi il segno del Dio che, al posto della violenza,pone il soffrire con l’altro e l’amare con l’altro. Il suonome è “Dio dell’amore e della pace” (2 Cor 13,11).È compito di tutti coloro che portano una qualcheresponsabilità per la fede cristiana purificare conti-nuamente la religione dei cristiani a partire dal suocentro interiore, affinché – nonostante la debolezzadell’uomo – sia veramente strumento della pace diDio nel mondo.Se una tipologia fondamentale di violenza vieneoggi motivata religiosamente, ponendo con ciò lereligioni di fronte alla questione circa la loro naturae costringendo tutti noi ad una purificazione, una

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Pellegrini della verità, pellegrini della pace

ASSISI: IL MESSAGGIO DI BENEDETTO XVIPER LA PACE NEL MONDO

Dal discorso pronunciato nella mattinata del 27 ottobre 2011

“Mai più violenza! Mai più terrorismo! In nome di Dioogni religione porti sulla terra Giustizia e Pace, Perdonoe Vita, Amore!”. Con questo rinnovato impegno alla con-cordia tra i popoli Benedetto XVI ha chiuso, giovedì 27ottobre ad Assisi, la Giornata di riflessione, dialogo epreghiera per la pace e la giustizia nel mondo, a venti-cinque anni esatti dal primo incontro convocato dal suoprecedessore, il beato Giovanni Paolo II.Riportiamo di seguito il nucleo centrale del Messaggiodel Santo Padre.

seconda tipologia di violenza dall’aspetto multi-forme ha una motivazione esattamente opposta:è la conseguenza dell’assenza di Dio, della suanegazione e della perdita di umanità che va di paripasso con ciò. I nemici della religione – come abbia-mo detto – vedono in questa una fonte primaria diviolenza nella storia dell’umanità e pretendonoquindi la scomparsa della religione. Ma il “no” aDio ha prodotto crudeltà e una violenza senza misu-ra, che è stata possibile solo perché l’uomo non rico-nosceva più alcuna norma e alcun giudice al di sopradi sé, ma prendeva come norma soltanto se stesso.Gli orrori dei campi di concentramento mostrano intutta chiarezza le conseguenze dell’assenza di Dio.… Accanto alle due realtà di religione e anti-religione esiste, nel mondo in espansione del-l’agnosticismo, anche un altro orientamento difondo: persone alle quali non è stato dato il donodel poter credere e che tuttavia cercano la veri-tà, sono alla ricerca di Dio. Persone del generenon affermano semplicemente: “Non esiste alcunDio”. Esse soffrono a motivo della sua assenza e,cercando il vero e il buono, sono interiormente incammino verso di Lui. Sono “pellegrini della veri-tà, pellegrini della pace”. Pongono domande siaall’una che all’altra parte. Tolgono agli atei com-battivi la loro falsa certezza, con la quale pretendo-no di sapere che non c’è un Dio, e li invitano adiventare, invece che polemici, persone in ricerca,

che non perdono la speranza che la verità esista eche noi possiamo e dobbiamo vivere in funzione diessa. Ma chiamano in causa anche gli aderenti allereligioni, perché non considerino Dio come unaproprietà che appartiene a loro così da sentirsiautorizzati alla violenza nei confronti degli altri.Queste persone cercano la verità, cercano il veroDio, la cui immagine nelle religioni, a causa delmodo nel quale non di rado sono praticate, è nonraramente nascosta. Che essi non riescano a tro-vare Dio dipende anche dai credenti con la loroimmagine ridotta o anche travisata di Dio. Cosìla loro lotta interiore e il loro interrogarsi èanche un richiamo a noi credenti, a tutti i cre-denti a purificare la propria fede, affinché Dio –il vero Dio – diventi accessibile. Per questo hoappositamente invitato rappresentanti di questoterzo gruppo al nostro incontro ad Assisi, che nonraduna solamente rappresentanti di istituzioni reli-giose. Si tratta piuttosto del ritrovarsi insieme inquesto essere in cammino verso la verità, dell’im-pegno deciso per la dignità dell’uomo e del farsicarico insieme della causa della pace contro ognispecie di violenza distruttrice del diritto. In conclu-sione, vorrei assicurarvi che la Chiesa cattolica nondesisterà dalla lotta contro la violenza, dal suoimpegno per la pace nel mondo. Siamo animati dalcomune desiderio di essere “pellegrini della verità,pellegrini della pace”.

Pellegrini della verità, pellegrini della pace

Il Patriarca Ecumenico diCostantinopoli, Barto-lomeo I, ha affermato cheogni dialogo autenticodeve portare a “conside-rare l’altro come soggettodi relazione e non piùcome oggetto d’indiffe-renza perché è dall’indif-ferenza che nasce l’odio,è dall’indifferenza chenasce il conflitto, è dall’indifferenza che nasce la vio-lenza”.“Contro questi mali, solo il dialogo è una soluzio-ne percorribile e a lungo termine”, ha osservato,ricordando che “non viviamo unicamente gli unicontro gli altri, o gli uni accanto agli altri, ma piut-tosto gli uni insieme agli altri, in uno spirito dipace, di solidarietà e di fraternità”.Ma “non si tratta, come alcuni insinuano, di faredel dialogo interreligioso, o un dialogo ecumenico,in una prospettiva sincretista. Al contrario, la visio-ne che noi lodiamo nel dialogo interreligioso pos-siede un senso tutto particolare, che deriva dallacapacità stessa delle religioni di investire il campodella società per promuovervi la pace”.“Dobbiamo opporci alla deformazione del messag-gio delle religioni e dei loro simboli da parte degliautori di violenza”. “I responsabili delle religionidevono farsi carico… di una riconciliazione globa-le dell’uomo con Dio, dell’uomo con se stesso, maanche dell’uomo con l’ambiente. Poiché l’altrui-smo non può limitarsi alle sole relazioni all’internodell’umanità. Chi dice «essere in relazione», fariferimento anche all’esperienza estesa dell’alteri-tà, fino alla natura stessa in quanto creazione diDio”.

Rowan Douglas Williams, Arcivescovo diCanterbury, guida della Chiesa anglicana, ha dichia-rato che una pace duratura “inizia là dove noi vedia-mo il nostro prossimo come un altro noi stessi – edunque iniziamo a comprendere perché e come dob-biamo amare il prossimo come noi stessi”.Per i cristiani il prossimo è “non solo qualcuno cheha in sé l’immagine di Dio in virtù della creazione,ma qualcuno che ha in sé anche la possibilità diportare la somiglianza di Gesù Cristo in virtù dellanuova creazione”.

Per questo “non siamoestranei gli uni agli altri.E se non siamo estranei,dobbiamo prima o poitrovare il modo di con-cretizzare tale reciprocoriconoscimento in rela-zioni di amicizia vere edurature”.“Siamo qui oggi perdichiarare la nostra volon-

tà – o piuttosto la nostra appassionata determinazione– a persuadere il nostro mondo che gli esseri umaninon devono essere degli estranei, e che il riconosci-mento è tanto possibile quanto necessario a motivodella nostra universale relazione con Dio”.

Olav Fykse Tveit, Segretario Generale delConsiglio Ecumenico delle Chiese, ha sottolineatoche “il mondo ha bisogno di incontri tra i capi dellecomunità religiose”, così come di “costruttori dipace a partire dalla fede”.“Un grande ostacolo ad una pace giusta è oggi rappre-sentato dall’alto livello di disoccupazione tra i giovaniin tutto il mondo”. “Si ha la sensazione che stiamomettendo in gioco il benessere e la felicità di una gene-razione. Abbiamo bisogno della visione e del coraggiodei giovani per i cambiamenti necessari”.

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Pellegrini della verità, pellegrini della pace

RICONOSCERSI L’UN L’ALTRO

Tutti i leaders religiosi che hanno parteci-pato giovedì 27 ottobre 2011 alla Giornatadi riflessione, dialogo e preghiera per lapace e la giustizia nel mondo promossa adAssisi da Papa Benedetto XVI, hanno loda-to l’iniziativa e hanno rimarcato nei lorointerventi l’importanza di pregare per lapace e di dialogare.

Per il Consiglio Ecumenico delle Chiese “un preci-so impegno per i prossimi anni sarà quello di lavo-rare per una pace giusta a Gerusalemme”.“Siamo responsabili davanti a Dio e gli uni davan-ti agli altri per la pace nel nostro tempo e per ciòche diciamo o che non diciamo per raggiungerla”.

Il rabbino David Rosen, direttore del Dipartimentoper gli Affari interreligiosi dell’American JewishCommittee (AJC) si è trattenuto sul concetto dipellegrinaggio. “Un pellegrinaggio è, per defini-zione, molto più che un viaggio. Le parole ebraicheper pellegrinaggio sono ‘aliyah la’regel’, espres-sione che significa ‘salita a piedi’”, un concetto cheaveva un significato sia letterale che spirituale: let-terale, poiché si saliva dai monti della Giudea finoal Tempio di Gerusalemme, spirituale o simboliconel senso di ascesa verso Dio.“Questo concetto di pellegrinaggio, di ascesa, ècentrale alla visione profetica dello stabilimentodel Regno dei Cieli sulla terra – la visione messia-nica di pace universale”. Rosen ha poi citato il pro-feta Isaia: “Verranno molti popoli e diranno:«Andiamo e saliamo al monte del Signore, allacasa del Dio di Giacobbe, affinché egli ci insegnile sue vie e noi possiamo camminare nei suoi sen-tieri; poiché da Sion uscirà la legge e daGerusalemme la parola del Signore». Egli sarà giu-dice tra le nazioni e arbitro fra molti popoli; spez-zeranno le loro spade e ne faranno aratri e delleloro lance faranno falci. Una nazione non alzeràpiù la spada contro un’altra e non imparerannopiù l’arte della guerra” (Is 2,3-4).

Il segretario generale della ConferenzaInternazionale degli Studiosi Islamici (ICIS) egià presidente di Nabdlatul Ulama (NU), l’indo-nesiano Kyai Haji Hasyim Muzadi ha riflettutosulla constatazione che “molti problemi tra gliuomini su questa terra derivano proprio da colo-ro che seguono una religione”, ma ciò non signi-fica “che i problemi che sorgono dagli uominiappartenenti ad una religione siano originatidalla religione stessa“.A generare conflitti e tensioni è il semplice fattoche “religioni autentiche” “possono avere segua-ci che non sono in grado di comprenderne ilcarattere salutare in maniera piena e completa”,una mancanza che può portare “alla distorsionedella religione stessa”. “Ogni religione possiedela propria identità”, ma “un carattere comune adogni religione è la speranza per la creazione diarmonia tra gli uomini, pace, giustizia, prosperi-tà e di un migliore livello di vita”.

Per arrivare ad “una durevole armonia e coesisten-za tra religioni non si dovrebbe e non si deve for-zare a cambiare ciò che è diverso, e non si devonoimporre quei punti di vista che non sono condivi-si”. “Il nostro dovere, come comunità religiose, èdi portare a tutti i credenti la libertà di comprende-re veramente il proprio destino e di correggere lecomprensioni errate della religione che portano aconflitti sociali tra l’umanità”.

Julia Kristeva, filosofa e psicanalista, rappresentan-te dei non credenti o agnostici, ha iniziato la suariflessione con le parole di Giovanni Paolo II: “Nonabbiate paura!”. Secondo la filosofa queste parole“non sono indirizzate unicamente ai credenti, perchéesse incoraggiavano a resistere al totalitarismo”.“L’appello di quel Papa, apostolo dei diritti umani, cispinge anche a non temere la cultura europea, ma, alcontrario, ad osare l’umanesimo”.“Di fronte alle crisi e alle minacce che si aggrava-no, è giunta l’età della scommessa”. “Osiamoscommettere sul rinnovamento continuo dellecapacità di uomini e donne a credere e a conoscereinsieme. Affinché, nel ‘multiverso’ di vuoto,l’umanità possa perseguire ancora a lungo il pro-prio destino creativo”.

Anche altri rappresentanti delle varie religionisono intervenuti. Consultare www.spiritoassisi.it

Pellegrini della verità, pellegrini della pace

RIO+20 RICERCA, INNOVAZIONE, IMPRESA

27 OTTOBRE 2011Verso la conferenza Onu sullo sviluppo sosteni-bile 2012

L’Alta Scuola per l’Ambiente dell’Università Cat-tolica del Sacro Cuore, in collaborazione conExpoLAB, riflette sullo stato dell’ambiente in vistadella Conferenza delle Nazioni Unite sullo svilupposostenibile Rio +20. Mondo imprenditoriale e dellaricerca scientifica si interrogano su cambiamenti eprospettive nelle policy ambientali su scala glocale.Apre il Convegno il Prof. Pierluigi Malavasi,Direttore Alta Scuola per l’Ambiente, che dopo isaluti iniziali, fa un richiamo alla dolcezza, la dol-cezza dello Spirito in riferimento alla ricorrenzache fa memoria dello Spirito di Assisi, e che suonaquasi come un’invocazione.Il Dott. A. Meomartini, Presidente di Assolombarda,porta l’esperienza imprenditoriale di chi si dedicaall’attenzione formativa, credendo che solo nel dia-logo tra le diverse realtà si possa fondare un terrenoculturale fertile per lo sviluppo sostenibile. Dice ilpresidente, concludendo il suo intervento: “non c’èvantaggio fiscale che sia più importante di un lega-me, è necessaria un’armonia scientifica e umanisti-ca”.La Prof.ssa Simonetta Polenghi, Direttrice Dipar-timento di Pedagogia UCSC, pone al centro del suointervento i mutamenti indispensabili per la svoltaecologica, sia come stili di consumo, sia come stili divita. La pedagogia ha al suo centro l’uomo, e deveinteressarsi, quindi, ai temi della crescita economicae alla tutela della libertà dell’uomo che deve farsilibertà responsabile nella ricerca del Bene Comune.Continua la Professoressa: “l’unica prospettiva è la

custodia del creato. Educare alla pace e al rispetto delcreato. Il termine “creato” vuole sottolineare l’uomonella natura, quindi, la natura come dono da custodi-re; il rispetto dell’uomo infatti passa attraverso ilrispetto della natura. La crisi ecologica di oggi havalore morale. Alla scomparsa dei temi religiosi cor-risponde una comparsa dei temi ambientali che devo-no essere affrontati nella dimensione di un’educazio-ne alla speranza che nasca dall’etica del dovere e delsacrificio, in un’attenzione antropologica e umanisti-ca integrale che sappia avere uno sguardo prospetti-co sul futuro”.Il Prof. A. Ballarin Denti, Direttore del Dipartimentodi Matematica UCSC, partendo dall’analisi del pro-blema planetario della qualità dell’aria, espone i daticatastrofici sullo stato dell’ambiente e auspica scelte digovernance che sappiano nascere da analisi profondesulle questioni educative e formative, per la risoluzio-ne dei conflitti ambientali.Il Prof. S. Pareglio, Professore Economia AmbientaleUCSC, fa un interessantissima analisi sullo stato dellosfruttamento del suolo. “Sulla base della vita naturale,quando si consuma un suolo lo si fa per sempre – diceil professore – è necessario riscoprire una capacità didimensione etica e morale, una dimensione di valore,non esclusivamente economico, ma che possa indiriz-zare un uso equo ed efficiente dei suoli”.Nel corso del Convegno sono stati presentati studidi scenario e diversi progetti di ricerca, che coniu-gano profilo scientifico multidisciplinare con l’in-dividuazione di metodi e strumenti di intervento.L’obiettivo è di contribuire, nel quadro dell’odier-no dibattito sulla sostenibilità, alla comprensionedi vincoli e possibilità dello sviluppo equo e dure-vole, tra qualità della formazione e crisi dellagovernance.

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ASA: DUE CONVEGNI SULLO SVILUPPOUMANO E L’AMBIENTE

Maria Rosaria Restivo

Presentiamo due schede riassuntive dei temi trattati da due interessanti Convegni promossi dall’Alta Scuolaper l’Ambiente dell’Università Cattolica (Brescia): il primo “Rio+20 Ricerca, innovazione, impresa” in formaseminariale, si pone come motivo di riflessione verso la Conferenza Onu sullo sviluppo sostenibile, il secon-do “La città fertile” pone il proprio sguardo sul futuro delle città tra sviluppo locale e governance globale.

LA CITTÀ FERTILE -28 OTTOBRE 2011Education, smartcities, energy for life towardsEXPO 2015

Il futuro della città tra sviluppo locale e governan-ce globale. L’appuntamento di EXPO 2015 solleci-ta a concepire in modo integrato qualità di vitadelle persone e stato dell’ambiente urbano e rurale,a realizzare un’autentica ecologia umana (Caritasin veritate) coniugando green economy e coopera-zione internazionale, food management e mobilitàsostenibile. L’avvenire di una città chiama in causaresponsabilità sociale, valori d’impresa e sistemaistituzionale per una progettualità partecipata suitemi dell’energia e della nutrizione, degli stili divita e della custodia del creato. L’ASA – AltaScuola per l’ambiente –, attraverso la ricerca scien-tifica e multidisciplinare e la formazione di nuoveprofessionalità ambientali, offre un supplemento dipensiero per l’individuazione di strategie, metodie strumenti di intervento.Il Magnifico Rettoredell’Università Catto-lica Prof. Lorenzo Or-naghi ha aperto i lavoricon un intervento fortein cui richiama allasostenibilità in ordineal tempo.“La città,massima forma di con-vivenza può essere fer-tile solo se custodiscela speranza e insieme ilcapitale umano. Lacittà fertile sprigional’energia per la vita edè portatrice dell’ener-gia della nostra vita”.Le prime due sessionidel Convegno sonoconcentrate sul foodmanagement, marketing e mobilità sostenibile, ivari interventi mirano ad offrire un supplementodi pensiero per l’individuazione di strategie,metodi e strumenti di intervento, attraverso laricerca scientifica multidisciplinare e le espe-rienze imprenditoriali.Il Prof. R. Zoboli, Professore di PoliticaEconomica UCSC, invita a sostenere un’inversionedi mentalità che miri ad imparare a cogliere isegnali deboli per renderli punti di forza. Per ali-mentare un consumo verde e responsabile, infatti, èfondamentale far transitare i consumatori “medi”verso una posizione più alta di responsabilità econsapevolezza degli impatti ambientali dei consu-mi.In particolare la terza sessione del convegno è statadedicata a: Energia per la vita. Innovazione, svi-luppo, educazione.Il Prof. M. Lenoci, Preside della Facoltà diScienze della Formazione UCSC, pone la neces-

sità di un’alleanza tra cultura e natura. Ladimensione culturale è essenziale per creare esostenere i nuovi stili di vita indispensabili perla salvaguardia del creato. Per acquisire unacompetenza umana che consenta a tutti dimigliorare la qualità della vita, è necessariocoinvolgere tutti in un cambiamento di mentali-tà e orientare verso uno stile di vita sobrio checonsenta di fruire meglio di tutte le risorse.“Delineare un quadro di sostenibilità dall’oggi è– per il Preside – compito educativo, e non esi-ste un livello in cui l’educazione si possa diremai conclusa”.Il Prof. Pierluigi Malavasi, Direttore Alta Scuolaper l’Ambiente, parte dall’analisi del titolo del con-vegno. “Fare la città fertile davvero tocca a noi. Ilfuturo della città deve passare tra sviluppo locale egovernance globale; la sfida attuale è individuarequali stili di vita promuovano uno sviluppo soste-nibile e comprendere i molteplici aspetti del pro-blema della sostenibilità per superarli. Il futuro

della città passa attra-verso la protezione delcreato – continua il Prof.Malavasi – per cui ènecessaria una ricercad’identità (sviluppo so-stenibile), un’ecologiaumana (Caritas in veri-tate) e una ricercascientifica interdiscipli-nare. La sostenibilitàpuò, quindi, essereaffrontata come sfidaeducativa che richiedeun’alleanza tra le scien-ze e l’educazione, inuna costante attenzionealle politiche economi-che per creare unnuovo modello di svi-

luppo durevole. Nella sua analisi, il Direttore ASA,fornisce dei dati precisi sul miglioramento, negliultimi anni, del settore fotovoltaico e di altre fontirinnovabili per la produzione di energia. In forteaumento anche la filiera biologica nell’agroalimen-tare. Ottimi segnali per il cambiamento di abitudi-ni dei consumatori che però deve ancora incremen-tarsi.Si rende necessaria una progettualità educativa cheraccordi le culture d’impresa e la riflessione peda-gogica per preparare insegnanti, educatori, genito-ri, imprenditori e consumatori. Questa è la sfida delConvegno, sottolinea il Professore. Concludendo,il Prof. Malavasi cita il discorso di Benedetto XVIrivolto ai giovani in occasione della GMG diMadrid. Sua santità fa memoria di San Francescod’Assisi ricordandone l’amore per le creature ecosì invita tutti a farsi custodi del creato che ci èstato donato e che abbiamo il dovere di lasciare allegenerazioni future”.

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La partecipazione al Capitolodelle Fonti esprime il desiderio direcuperare le radici del nostroessere francescani e di farle nostre

con “spirito di fedeltà e di devozione”.Siamo arrivati da tutte le parti d’Italia la sera divenerdì e subito ci siamo riuniti per celebrare la S.Messa nella Cappella di Villa S.Tecla, la Casa dispiritualità della Diocesi di Assisi, sede delConvegno. La serata è trascorsa nell’incontro fra-terno tra i partecipanti e prendendo visione del pro-gramma intenso che ci attendeva.La giornata successiva è cominciata nella Basilicadi S. Francesco con la Celebrazione Eucaristicapresieduta da p. Lorenzo di Giuseppe. Così abbia-mo dato il la ai lavori del Capitolo invocando ilSanto di Assisi, affinché la nostra ricerca di veritàporti frutto nel prossimo anno.Scesi a Villa S.Tecla, i lavori hanno avuto iniziocon l’introduzione di Argia Passoni sul tema delCapitolo “Poveri per vivere da fratelli”. In que-sto nostro tempo che ha smarrito il senso dellapovertà creaturale con tutti i drammi a cui quoti-dianamente assistiamo, sentiamo l’urgenza direcuperare la parola povertà in tutta la forzaevangelica a cui l’altissima lezione di Francescoe Chiara ci rimandano. Una vita povera la loro,ma proprio perché povera aperta alla ricchezza diDio e alla possibilità di amare secondo la misuradella carità di Dio. Riscoprire e assumere lasapienza della povertà è determinante per stabili-re quel circuito virtuoso –come ci ha ricordato ilSanto Padre (Messaggiodella Pace 2009) – tra lapovertà da scegliere e latremenda povertà da com-battere per rendere possibi-le un futuro più umanoquale famiglia dei figli diDio. Il Capitolo ci ponenella possibilità di ristorarela nostra mente e il nostrocuore per divenire capaci diconversione e di “restitu-zione”.

Il primo relatore è stato p.Vittorio Viola ofm (IstitutoTeologico di Assisi, Ponti-ficio Ateneo S. Anselmo diRoma) che ci ha presentatola povertà francescana attra-verso gli Scritti di S.Francesco. La sua è stata

una testimonianza di vita, in quanto ha seguito l’in-dicazione del Santo che raccomanda di vivere laParola prima di pronunciarla. P. Vittorio ha affer-mato che non c’è un aspetto della vita di S.Francesco che non sia impregnato di povertà. Enon si tratta solo di povertà esteriore: è un “luogosanto” in cui fare esperienze forti che segnano ecolorano la vita in profondità. Perciò dobbiamoavvicinarci con trepidazione e timore alle parole diS. Francesco, poiché solo in esse può trasparire ilsuo mondo interiore. Nei suoi scritti sono frequen-ti le esortazioni alla povertà che esprimono la ricer-ca della purezza della povertà esteriore; si percepi-sce quasi una posizione estrema, eccessiva nellapovertà materiale, se non fosse dovuta all’avercolto nell’”altissima povertà” qualcosa di moltoprofondo. La povertà, assunta da Francesco e indi-cata come forma di vita ai suoi frati, esprime ladeterminazione assoluta di non volere possederenessuna cosa per non mettersi nella condizione diavere sicurezze che possano sostituirsi a Dio.Nulla frapporre tra noi e Dio. Vivere senza nulla diproprio, in una correlazione continua tra povertàesteriore e povertà interiore. S. Francesco appren-de la povertà nell’ascolto del Vangelo dove haincontrato Gesù Cristo che si è fatto povero incar-nandosi, per poterci raggiungere nella nostra con-dizione di peccato dovuta all’appropriazione dellanostra volontà. Il punto estremo della povertà èl’Eucarestia: umiliandosi nel pane e nel vino Cristomostra, ancora una volta, il desiderio di raggiun-

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“POVERI PER VIVERE DA FRATELLI”Assisi, 11-13 novembre 2011

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Basilica di S. Francesco - La Celebrazione Eucaristica d’apertura del Capitolo.

gerci. E noi per accoglierlo dob-biamo vivere lo stesso movi-mento di svuotamento. La verafraternità è frutto della povertà,poiché si costruisce svuotandose stessi per accogliere l’altronella benevolenza, nella obbe-dienza che da molto lontanoricorda la relazione nellaTrinità: “Nulla dunque di voitenete per voi, affinchè vi accol-ga tutti colui che a voi si datutto” FF 221. (cfr. Sintesi rela-zione nelle pagine successive).

Nel pomeriggio si sono avvicen-dati sr. Lorella Mattioli e ilDott. Paolo Evangelisti .Sr. Lorella (Suore Terziarie dellaBeata Angelina) ha proposto la sua relazione conlo sguardo attento ai disvalori della nostra culturache tenta di colmare la nostra sete di amore con lacompensazione attraverso il possesso delle cose.Considerando la “Povertà nell’esemplarità di S.Chiara”, la relatrice ha sottolineato come S. Chiaravive l’incontro con Cristo in termini di sponsalità:con Lui abbraccia la povertà perché nella povertàscopre la ricchezza di una vita d’amore.Non siamo stati creati autosufficienti e solo Diopuò riempirci la vita! Da Lui che da ricco si è fattopovero per amore nostro, per donarci la sua ric-chezza, da Lui riceviamo tutto e, quando ce ne ren-diamo conto, abbiamo il cuore pieno di gratitudine. Ma l’accoglienza della sua ricchezza in noi richie-de la nostra collaborazione. Dob-biamo fare lanostra parte fruttificando emoltiplicando i talenti avutoin dono. La ricchezzad’amore che ci è stata dona-ta non è per noi ma per glialtri. Nella vita relazionaledi tutti i giorni, nel matrimo-nio, nel rapporto con i figli,nel lavoro… possiamo farcipoveri e donare la ricchezzaricevuta da Dio.La scelta della povertà con-sente di seguire le orme diCristo, di far vivere il semeche è stato piantato in noiattraverso il Battesimo.Combattendo per spogliarcidel nostro egoismo, dell’uo-mo vecchio che è in noi;accogliendo il Vangelo, per-mettiamo a Cristo di cresce-re in noi e di dirci qual è ilsenso della nostra vita.Grazie allo Spirito Santoavvertiamo il bisogno didiventare sempre più poveri

per arricchirci della grazia dellalibertà dai condizionamenti eper poter comprendere quelloche Dio vuole fare attraversonoi.S. Francesco e S. Chiara hannopermesso a Cristo di continuareil mistero dell’incarnazione inloro. Ed ora il mondo vuolevedere il loro carisma attraversonoi che abbiamo ricevuto ilBattesimo ed abbiamo emessola professione francescana.Chi incontra Cristo non ha pauradi essere povero e vive comepellegrino e forestiero. Non trat-tiene per sé i doni ricevuti, nonconsidera le sue ricchezze comecisterne d’acqua da tenere nella

paura che si esauriscano, nell’incertezza del doma-ni, nella ricerca di sicurezze. Se così facesse rimar-rebbe prigioniero della paura e le sue cisterne nonservirebbero più né a sé né agli altri. Sono privile-giati coloro che non hanno cisterne da custodire,ma che attingono alla provvidenza di Dio, sorgen-te che dona ogni giorno qualcosa di nuovo e dibello.

Il Dott. Paolo Evangelisti (Archivio StoricoCamera dei Deputati, cultore della materia in storiamedioevale presso l’Università di Trieste) con larelazione “Non possiedo né oro, né argento.Ripensare il potere alla luce della povertà france-scana”, ha proposto alcuni elementi della fecondi-tà espressa dalla incarnazione della povertà evan-

gelica nei primi secoli dellastoria francescana.La cura dell’indagine sul lin-guaggio identitario francesca-no – in particolare colto nelSacrum Commercium conMadonna Povertà – ha porta-to in presenza la profezia insi-ta nel pensiero francescanodella povertà volontaria el’incidenza umana di unaforma di vita che non è mona-stica ma integralmente socia-le. La scelta della povertà peramore ha come conseguenzaun modo nuovo di vedere ilmondo, implica capire chetutto il mondo è bene comunee che siamo chiamati a usaredelle cose del mondo non inmodo proprietario. Il conce-pire il valore relazionale deibeni porta anche ad unanuova concezione del potere,ad un uso non proprietario delpotere, e dunque come mini-

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Suor Lorella Mattioli.

Dott. Paolo Evangelisti.

sterium – servizio, capace di operare per la res pub-blica, una concezione ministeriale, orizzontale,distributiva, che trova nel Commento al Padre nostrodi S. Francesco e nella Passione di Cristo il suomodello (Eiximenis). Questa povertà scelta e pratica-ta è ricchezza individuale e pubblica e va recuperataa partire dal messaggio distintivo che dà di se stessala “domina paupertas” nel Sacrum Commercium,dove si prospetta distante dalla falsa povertà, dal-l’ignoranza e dalla miseria, ma al contrario dotata dicompetenza conoscitiva, di forte consapevolezza, inmodo insonne protesa al bene e alla vera ricchezza.E il monito più alto su questa strada il Dott.Evangelisti l’ha proposto a tutti noi unendo il temadella povertà alla “santa operazione”, il divenire“madri” del nostro Signore Gesù Cristo, portandoCristo nel proprio cuore e nel proprio corpo “perpartorirlo con le opere sante che devono risplendereagli altri in esempio” come ci ricorda la vibranteLettera di S. Francesco a tutti i fedeli.

La serata è trascorsa in S. Maria degli Angeli conla suggestiva recita del Rosario per la pace nelmondo e con la processione alla luce dei flambe-aux, minacciata da un forte vento che si divertiva aspegnere le nostre piccole fiammelle.La domenica è iniziata con la relazione “Farsiprossimo: la sfida della povertà” a cura del Prof.Riccardo Moro (Università degli Studi diMilano) che ci ha presentato il nuovo modo diintendere oggi la povertà. Essa è considerata unacategoria “multidimensionale”, cioè non è piùsolo economica, ma riguarda le strutture educati-

ve, sanitarie, ambientali… Anche lo sviluppo nonè più solo economico, ma oggi, grazie adAmartya Sen, si parla di “sviluppo umano” cheriguarda l’esercizio della libertà, cioè del percor-so originale che ciascun popolo deve fare.Emerge l’importanza dell’aspetto relazionale.Parlare di “farsi prossimo” significa ragionare suquale uso facciamo dei beni per metterci in rela-zione agli altri. La sfida della povertà ci interpel-la ad un cambiamento di mentalità ed esige lacura della cosa pubblica per un esercizio diamministrazione dei beni ricevuti a favore ditutti. Si tratta di individuare una giusta relazione,ma anche la giustizia – ha sottolineato il relatorea conclusione - ha bisogno di rinnovamento: essadeve essere “riconciliativa” ricostruendo la rela-zioni a partire dal perdono e non abbandonando-si alla logica del “regolamento di conti”. (cfr.Sintesi della relazione alle pagine successive).

Il Capitolo si è concluso con la partecipazione allasolenne Celebrazione Eucaristica nella Basilica diS. Chiara presieduta da p. Viola, che attraverso lasua intensa omelia ci ha lasciato il compito di farfruttificare i nostri talenti, anche se piccoli. Il brevemomento alla Cappella del Crocifisso per impetra-re l’indulgenza in questo Anno Centenario dellafondazione delle Sorelle Povere di S. Chiara hasuggellato le giornate del Capitoloriportandoci allanecessità di custodire Cristo nel nostro cuore nellaquotidianità della vita per accogliere il dono dellapovertà e vivere da fratelli.

La Segreteria del Capitolo

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Basilica di S. Chiara - La Celebrazione Eucaristica presieduta da p. Vittorio Viola.

Non c’è un aspetto della vita di S.Francesco che non sia impregnatodi povertà.In genere noi siamo colpiti dal-

l’apparire, dai gesti, dagli atteggiamenti che mani-festano la povertà esteriore; invece la povertà èmolto di più, poiché dà forza all’interiorità. È unluogo santo in cui fare esperienze forti che segna-no e colorano la vita in profondità.Perciò dobbiamo avvicinarci con trepidazione etimore alle parole di S. Francesco, poiché solo inesse può trasparire il suo mondo interiore.Nelle Regole (bollata e non bollata) sono frequen-ti le esortazioni alla povertà (FF 4.5.24.28.29.90)che esprimono la ricerca della purezza della pover-tà esteriore. Si percepisce una posizione estremistache sarebbe eccessiva se non fosse dovuta all’avercolto nell’“altissima povertà” qualcosa di profon-do al di là del quale la povertà esteriore perdesenso e si riduce a pura apparenza.La determinazione assoluta di non voler possederenessuna cosa deriva dal volersi mettere nella condi-zione di non avere sicurezze che possano sosti-tuirsi a Dio. S. Francesco propone una revisione divita che privi di ogni sicurezza, che spogli di ciòche fa sentire padroni di qualcosa. Non vuole che cisia nulla tra sé e Dio. Non si ritiene autonomo,ma assolutamente dipendente da Lui.L’espropriazione non è solo relativa alle cose.L’Ammonizione VII ci parla dell’espropriazionedella scienza. La conoscenza alla lettera dellaScrittura è come un possesso che consente di“essere ritenuti più sapienti degli altri” e di“acquistare grandi ricchezze” (FF 156). Ma “lalettera uccide, lo spirito invece vivifica”!Sono invece vivificati dallo spirito della Scrittura ipoveri, cioè coloro che “con la parola e con

l’esempio la rendono all’Altissimo al quale appar-tiene ogni bene”.L’Ammonizione IV e la Rnb XVII ci parla del-l’espropriazione dell’ufficio. Coloro che sonocostituiti in autorità devono usare il loro ufficioper lavare i piedi ai fratelli altrimenti “ammassanoun tesoro fraudolento a pericolo delle loro anime”(FF 152).Non c’è aspetto della vita che non possa essereilluminato dalla povertà.Nell’Ammonizione XI si afferma che quando cisi lascia prendere dall’ira o dallo sdegno per ilpeccato dell’altro, ci si macchia di tale peccatoche diventa per noi un “tesoro fraudolento” (FF160).L’Ammonizione XIV si rivolge a coloro che siirritano o si scandalizzano quando qualcosa vieneloro tolta. Essi non sono poveri di spirito anche sesi applicano insistentemente in preghiere ed uffici.Lo sono invece coloro che odiano se stessi, cioèrinnegano se stessi in quanto non vogliono posse-dere la loro volontà. E chi è più povero di coluiche rinuncia alla propria volontà?Perché tanto sacrificio? Perché, come è espressonell’Ammonizione II, la radice del peccato è ilmale della propria volontà.La povertà riguarda anche l’atteggiamento di resti-tuzione a Dio di tutto il bene che facciamo: “tuttii beni sono suoi” e “procedono da Lui” (FF 49).La tentazione di presentarci a Lui con qualcosa dinostro, con le nostre opere buone per avere uncontraccambio, falsa il nostro rapporto con Lui.Noi non possiamo vantare nulla, ma solo sentirciraggiunti da Lui e stare di fronte a Lui nella piùtotale dipendenza. Tale atteggiamento dà forzaanche alla nostra preghiera, poiché Dio è “costret-to” a parteciparci il tutto di sé.

LA POVERTÀ NEGLI SCRITTI DI S. FRANCESCOSintesi della Relazione di p. Vittorio Viola*

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P. Vittorio Viola propone la sua meditazione.

S. Francesco non acquista consapevolezza profondadel senso della povertà né dalla condivisione con ipoveri, né dalla necessità di una propria coerenza,ma ascoltando il Vangelo ne riceve un’illuminazio-ne e comprende che l’unica motivazione dellapovertà è la conoscenza vitale di Lui. Infatti dopoaver aperto a caso il Vangelo ed avervi trovato ibrani relativi alla povertà “subito esultante escla-mò: questo voglio, questo chiedo, questo bramo difare con tutto il cuore” (FF 356 o FF 1431).E quando i frati gli chiesero quale virtù rendesseuna persona più amica a Cristo rispose che “lapovertà è via particolare di salvezza”. Chiamava“la povertà regale, perché rifulse con tanto splen-dore nel Re e nella Regina” (FF 788).La povertà di Cristo è frutto della decisione presadalle tre Persone della Trinità per raggiungerci.Egli infatti si è fatto povero incarnandosi, pre-cipitando nella condizione umana per poterciraggiungere nella nostra condizione di peccatodovuta all’appropriazione della nostra volontà(vedi Amm. II). È venuto per espropriarci dellanostra volontà, cioè per liberarci dal peccato.Ha dato visibilità alla relazione tra le persone dellaTrinità dove ciascuno ama l’altro svuotando sestesso, all’opposto della nostra relazionalità pec-caminosa in quanto è appropriazione di sé.Facendo la volontà del Padre ha svuotato se stessoincarnandosi.S. Francesco, contemplando il mistero dell’incar-nazione, ha voluto svuotare se stesso facendosianche lui povero, cioè espropriandosi della propriavolontà e restituendo a Dio i suoi beni. Ha volutoavere in sé gli stessi sentimenti che furono di

Cristo (vedi Fil 2, 5), ha sentito il bisogno istinti-vo di buttare via tutto ciò che prima aveva occupa-to il suo cuore. Non ha fatto riferimento a ragiona-menti che valutassero il da farsi, non ha chiestogaranzie, ma “subito” ha agito per non soffocare ilfuoco della Parola con una coperta bagnata, nellaconsapevolezza di seguire “solo da lontano” leorme di Cristo.

Il punto estremo della povertà è l’Eucaristia.Umiliandosi nel pane e nel vino Cristo mostra,ancora una volta, il desiderio di raggiungerci. Enoi per accoglierlo dobbiamo vivere lo stessomovimento di svuotamento, altrimenti non credia-mo nell’Eucaristia, ma ci comportiamo come queigiudei che non riconobbero in Cristo il Figlio diDio, poiché non lo contemplarono con gli occhidella fede (FF 144).L’accoglienza del dono eucaristico richiede ladisposizione di uno spirito povero che non tieneniente per sé: non possiede il tesoro fraudolentodella colpa altrui o dell’ufficio, non si irrita perun’ingiuria…

La vera fraternità è frutto della povertà, poichési costruisce svuotando se stessi nell’accoglierel’altro, nella benevolenza, nell’obbedienza ad unacomunione che da “molto lontano” ricorda la rela-zione nella Trinità.“Nulla, dunque, di voi tenete per voi, affinché viaccolga tutti colui che a voi si dà tutto” (FF 221).

A cura di Graziella Baldo* (Istituto Teologico di Assisi e Pontificio AteneoS. Anselmo di Roma)

SCUOLA DI PACE “L’AMBIENTE E L’UNIVERSO FRANCESCO”

Roma, 2/5 gennaio 2012

Nell’ambito del Progetto “Educare alla custodia del creato”,con particolare riferimento alla parte II e III riguardante “Stilidi vita” e “Cura del Bene comune”, la Scuola di Pace di gen-naio p.v., che si terrà a Roma presso Casa Frate Jacopa, offri-rà, alla luce della povertà evangelica abbracciata daFrancesco d’Assisi, un approfondimento del rapporto“Povertà, stili di vita e globalizzazione”, avvertendone tuttal’importanza in ordine a quell’“Educare i giovani alla pace ealla giustizia” che costituisce il tema del Messaggio del Papaper la Giornata Mondiale della Pace 2012.Verranno ripresi importanti fili conduttori delle riflessioni pro-spettate nel recente Capitolo delle Fonti ad Assisi “Poveri pervivere da fratelli”. Saremo così aiutati a focalizzare cammini diconversioni orientati a costruire nella condivisione e nellaconvivialità linee di condotta sociali alternative alla mercifica-zione ed allo sfruttamento oggi imperante per porci in quellaprospettiva del “farsi poveri per farsi fratelli” che ci viene ricon-

segnato dal carisma francescano e che ci urge a rispondere alla sfida di una drammatica povertà subi-ta da tanti uomini e popoli, a cui viene negata dignità e possibilità di vita.Esperti ci guideranno nell’approfondimento interdisciplinare che sarà arricchito come sempre daimomenti di preghiera e di dialogo fraterno.Per informazioni e prenotazioni rivolgersi alla Fraternità francescana e Cooperativa Sociale Frate JacopaTel 06631980 - 3282288455, o al sito www.coopfratejacopa.it - [email protected], per ricevere il pro-gramma.

Vogliamo studiare le dinamiche dioggi per identificare il modo diincidere sulla realtà.Cos’è la povertà?

Innanzitutto è associata ad una dimensione econo-mica: è considerata come mancanza di mezzi disussistenza (reddito, patrimonio). La moneta è considerata come unità di misura delvalore delle cose presenti nel mondo. La dimensioneeconomica della vita sociale ha un’intensa pervasivi-tà: usiamo il linguaggio economico per parlare ditanti altri ambiti della vita sociale, che non sono eco-nomici. La dimensione economica delle nostre rela-zioni spesso diventa prevalente tanto da identificare ilsuccesso economico con la realizzazione personaleper cui stimiamo chi ha successo in economia.Ricordiamo che, secondo la visione calvinista, il suc-cesso economico è segno della predestinazione divi-na e la povertà è disprezzata.Se da una parte la visione economica della pover-tà è tuttora presente (si pensi alla classificazione inpaesi ad alto, medio e basso reddito) dall’altra, neldibattito internazionale, la povertà è consideratauna categoria multidimensionale: si guarda se sidispone di alcune opportunità. Si comincia a riflet-tere sulla povertà in termini di privazione di strut-ture educative o sanitarie, di mancanza di atten-zione per l’ambiente…Comunque oggi la povertà ha un’accezionenegativa e si lavora per uscirne.In tale contesto la povertà francescana o evange-lica è provocatoria. Essa non è considerata negati-vamente come assenza di beni, ma positivamentecome distanza dai beni per non dipendere dalle

cose, per usarle senza dipendere da esse.Questo tipo di povertà dà la libertà dalla schia-vitù delle cose. I beni non vanno accumulati,ma vanno usati per mettersi in relazione con glialtri.Tutto ciò corrisponde alla riflessione del cristianosull’economia e ci richiama la parabola del figliolprodigo che si esclude dalla relazione col padrepretendendo i suoi beni, ma poi ritorna, mentre ilfratello maggiore è sempre stato in relazione colpadre.Nella storia dell’economia ricordiamo due grandipersonaggi: Keynes e Amartya Sen.Keynes rese più rapido il processo di ricostruzio-ne dell’Italia dopo la I guerra mondiale inventan-do la “politica della domanda” che rese lo Statoautore dell’economia usando la spesa pubblica perfavorire la domanda di lavoro.Amartya Sen propone un nuovo modo di intende-re lo sviluppo che non è solo economico, ma èconsiderato più complessivo ed arriva a parlaredi esercizio della libertà a cui i francescanisono sensibili.Non esiste un solo “modello di sviluppo”. Anchelimitandosi al Nord si può osservare chenell’Europa continentale è accaduto qualcosa didiverso dalla Gran Bretagna o dagli Usa dove lapresenza dello Stato è molto più rarefatta.Comunque i modelli (= canoni a cui ci si deve ade-guare) non servono. Servono esempi che dianospunti e speranza. Occorre capire quali sono lestrade originali che ognuno deve percorrere. Grazie ad Amartya Sen oggi si riflette parlando di“sviluppo umano” che è il percorso originale

che ciascuno deve fare. La condizionefavorevole allo sviluppo è la condizionein cui una comunità può liberamentescegliere il proprio futuro e disporre deimezzi per realizzarla.Allo “sviluppo umano” servono risorseformative e finanziarie. Per questo motivo,da vent’anni a questa parte, è statocostruito l’“indice di sviluppo umano” chemisura le opportunità che ogni paese ha:durata di vita media, grado di istruzione,reddito medio… Si elabora un indice chevaria da 0 a 1.Oggi sono pochissimi i paesi che possonoscegliere il loro futuro.La Comunità internazionale nel 2000 hascelto gli obiettivi (fame, istruzione, prote-zione sanitaria, inquinamento) di sviluppodel millennio, che vengono sintetizzati conla formula: “dimezzare la povertà entro il2015”.

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FARSI PROSSIMO: LA SFIDA DELLA POVERTÀSintesi della relazione di Riccardo Moro*

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Prof. Riccardo Moro.

Si era cominciato bene cancellando il debito dialcuni paesi del Sud, aumentando le risorse per losviluppo…, ma tutto si è congelato dopo l’episo-dio delle torri gemelle. Nel 2005 c’è stata unaripresa, anche se si toglie enfasi agli obiettivi, per-ché si sa che non saranno raggiunti. C’è un consenso internazionale, però nelle Agendedei paesi prevale una visione gretta. Si considerala crescita del PIL, ma essa non comporta una cre-scita dell’occupazione. Siamo di fronte a processidi cambiamento climatico determinati da un modoirresponsabile di gestire la nostra presenza sul pia-neta.La sfida a cambiare il modo di vita è una questio-ne aperta ad una rivoluzione culturale.È in atto un progressivo cambiamento dei ruoli trail Nord e il Sud. Il Nord non è più statico e riccocome prima a causa della dipendenza sempre piùforte della vita economica dalla finanza. Daglianni ’80 è iniziato un processo in cui la finanza èdiventata un mondo autoreferenziato e gli scambifinanziari hanno un valore superiore al valore del-l’economia reale. Inoltre la deregolamentazione elo sviluppo dell’informatica hanno fatto crescerequesto processo a dismisura.In Europa, in Giappone e negli Usa c’è una vulne-rabilità diversa da prima, che ha diffuso timore peril futuro.Che fare?Parlare di povertà e di farsi prossimo, tanto sulpiano personale che comunitario, significaragionare su quale uso facciamo dei beni permetterci in relazione con gli altri.Non abbiamo saputo farlo a livello internazionale,ma lo abbiamo fatto a livello nazionale. La legi-slazione sui diritti del lavoro, ilivelli di protezione sociale…sono un esercizio a tutela delladignità della persona, che inItalia è stato fatto. La sfida èquella di riuscire a fare il pas-saggio dalla dimensionenazionale a quella internazio-nale.Per duecento anni la riflessio-ne è cresciuta insieme al con-senso in favore di una legisla-zione sociale, ma oggi si dif-fonde l’idea che le personedebbano scommettere su sestesse e non adagiarsi sulleprotezioni offerte dalla comu-nità. Siamo sempre meno tute-lati come lavoratori e semprepiù coccolati come consuma-tori. Ai consumatori si dà tutto(rateizzazioni…) e così vengo-no a mancare i soldi per altriinvestimenti.Abbiamo bisogno di una cul-tura che si fondi sulla rela-

zionalità come luogo per la salvezza della digni-tà della persona. Occorre creare soluzioni nuove di cooperazioneinternazionale e di sviluppo dei mercati, affinchéanche nella vita economica si trovino i modi perproteggere la vita.Come cristiani dobbiamo inevitabilmente guarda-re alla politica. Abbiamo bisogno di percorsi checoinvolgano tutti i membri della comunità e che daparte della comunità vengono identificati e scelti emessi in pratica.È necessaria una politica che applichi una nuovagiustizia riconciliativa ricostruendo le relazioni enon abbandonandosi alla logica del regolamento diconti. La giustizia non deve costruire un sistemaretributivo che si fondi sul comminare le pene, madeve agire per ricostruire le relazioni.Nella storia abbiamo avuto l’esempio del SudAfrica dove dopo l’apartheid si è deciso di rico-minciare daccapo seguendo la logica della reci-procità di relazioni, senza regolamento di contiche, tra l’altro, non avrebbe avuto mai fine. La stessa cosa si può dire dei padri dellaCostituzione dopo la II guerra mondiale.Se invece immaginiamo, come sta facendo il G20,che il riequilibrio dei poteri debba seguire unalogica rivendicativa, non raggiungeremo mai lapace. La demonizzazione dell’avversario portasempre lacerazioni!Se c’è una cosa che noi cristiani dobbiamo fare ètestimoniare questa attenzione e cercare le condi-zioni per camminare insieme. Non la gerarchiaecclesiastica, ma noi laici dobbiamo farlo.

A cura di Graziella Baldo* (Università degli Studi di Milano)

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In pellegrinaggio alla Tomba di S. Francesco.

L’incipit: l’incontro con Cristo,incontro con la ricchezza diDioS. Bonaventura, quando si accin-ge a scrivere la vita e la testimo-nianza di Francesco, lo fa comeun debito di restituzione e persoddisfare la richiesta dei fratel-li. Bonaventura dice che in realtàciò che lo ha convinto è il fattoche quando lui era bambino eraun po’ matto e testimonia:«Francesco passando mi ha gua-rito» e aggiunge: «io sono debi-tore a lui, della mia vita fisica edella vita della mia anima e quin-di intendo fare questo sopratutto come una restitu-zione». La fonte di Bonaventura è una “fonte seconda”rispetto a quella di S. Francesco. Le fonti secondehanno la caratteristica di essere per certi versiseconde, ma per certi altri versi, siccome si avval-gono di ciò che è già stato apportato, hanno a volteun gettito che rappresenta come una efflorescenzastraordinaria e vigorosa come quando le radiciaffondano tanto nel terreno. Gli alberi che hannoradici molto profonde sono alberi molto forti. Nella Leggenda Maior S. Bonaventura parte nelladescrizione di quello che è accaduto a Francesco.Da qui vorrei riprendere come punto di partenza, ilmodo in cui Bonaventura ricostruisce l’inizio,“l’incipit”, il punto sorgivo da cui parte tutta l’av-ventura di Francesco. C’è all’inizio una manifestazione chiara ed esplici-ta, un dono del Dio che, come scriveva S. Paolo,è ricco (Ef 2, 4). Il punto di partenza di tutta l’esal-tazione della povertà, che coprirà come un mantel-lo tutto il seguito della vicenda della descrizionedella vita di Francesco, ha come punto di inizio(questa è la radice e l’altro deve essere consideratoil germoglio, guai a scambiarli) questa radice: ilDio ricco che si rende presente. Non possiamo maidimenticare o lasciare da parte questo, altrimenti siperde completamente il senso e il significato ditutto ciò che avviene dopo. L’incontro con questoDio ricco che si fa presente graziosamente aFrancesco, che rende tutte le ricchezze come qual-cosa di povero, tutte le ricchezze diventano pover-tà. Questo incontro di Dio con Francesco (non diFrancesco con Dio) è la radice della santità. Questisanti con la loro vita testimoniano questa realtà che

rimane sempre sotterranea: è ilmistero del modo in cui il Dioricco si è reso loro presente.Di Francesco esistono una quan-tità di biografie, perché in ognisingolo particolare della sua vitasi rendeva presente questo miste-ro, che però, nel rendersi presen-te. non cessava di essere mistero.Per questo Francesco, avendoaccolto questo mistero e avendoaccolto questo incontro di Diocon lui, era una sorgente chezampillava in continuazione.Qualsiasi cosa facesse e dicesse,fino all’ ultimo respiro, la sua vita

parlava, aveva un’eloquenza. “La fraternità in S. Bonaventura” è il titolo deltema che mi è stato affidato. Ora, se voi cercate laparola fraternità in S. Bonaventura quasi non esi-ste. Bonaventura, il suo maestro Alessandro diHales e altri, le persone che hanno vissuto perprime la vita francescana, la fraternità la vivevanoe non avevano alcuna necessità di fare dei ragiona-menti sulla fraternità. Erano tutti intenti ed occupa-ti a gustare e a vivere la bellezza della fraternità inatto. Però bisogna avere l’occhio vigile per andare a vede-re da dove proviene il vigore di una esperienza di vitache introduce nel mistero. Questi uomini erano tuttiintenti alla realtà del cielo, erano completamentepresi, rapiti da questo. Ed è perché erano intenti allarealtà del cielo che potevano vivere la dimensionedella fraternità. Bonaventura, figlio di Francesco, ha svolto unamole di meditazione su ogni cosa e il termine ‘fra-ternitas’ non c’è neanche? Questo non è “un dimeno” dal punto di vista del nostro ritornare avedere come Bonaventura viveva la fraternità cheaveva appreso dalla santità manifestata inFrancesco d’Assisi.Il punto di partenza che Bonaventura prende nellaLeggenda Maior è lo stesso che troviamo anche inaltri testi sulla vita di Francesco. Innanzitutto c’èquesto incontro con Cristo. Questo incontro conCristo è l’incontro con la ricchezza di Dio. Il Figlioè il frutto della generazione del Padre e quindi nelFiglio c’è tutta la ricchezza del Padre. Tuttal’espressività, tutto quello che il Padre potevaesprimere, lo ha espresso generando il suo Figliolo,per cui incontrando il Figliolo, nell’incontro che

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LA FRATERNITÀ IN S. BONAVENTURADal Capitolo delle Fonti, Assisi 5-6 novembre 2010

Relazione di Don Massimo Serretti *

Cristo ha consentito graziosamente di sé aFrancesco, Francesco ha incontrato tutta la ric-chezza di Dio. Tutta, non una ricchezza diminuita,ma l’integrità della ricchezza di Dio. È questa ric-chezza che introduce nella vera povertà cristiana.

L’incontro col lebbroso e il dono dei fratelli: ledue dimensioni della fraternitàQuesto incontro produce come primo effetto inFrancesco la caduta di una barriera che era un osta-colo che impediva a Francesco l’abbraccio dell’uma-nità intera: l’abbraccio dell’umanità intera di lui (suapropria) e impediva l’abbraccio dell’umanità interaintesa come fratelli (gli altri), di tutti gli uomini.Francesco probabilmente era cordiale, era amico ditutti, ma quando si trovava davanti al lebbroso, si tro-vava davanti a un ostaco-lo, a un limite. Lì lui sifermava.Questo cosa significa dalpunto di vista essenzia-le? Significa che per luil’umanità era divisa indue, c’erano quelli chepoteva accogliere, e concui poteva parlare estare, e una parte seppurminima che lui non erain grado di accogliere, diincontrare, con la qualenon era in grado di starein una relazione. La rela-zione tra persone checondividono uno stessoideale si chiama fraterni-tà. In seguito all’esperienzadel dono di grazia che èla ricchezza del Padre eche il Figlio gli fa,Francesco vede cadere questa barriera. La cadutadi questa barriera introduce Francesco in una uma-nità più larga. Francesco adesso sta con se stesso inun modo diverso e questa dilatazione del cuore,che la grazia di Dio ha operato in lui, si esprimenel fatto che lui adesso va incontro al lebbroso e lobacia. Questo è il primo indizio di fraternità cheBonaventura riporta come espressione di una gra-zia di ricchezza che il Padre fa a Francesco neldono dell’incontro con il Figlio. Questa caduta del-l’impedimento nella relazione con l’altro avvienecome un’onda di rendimento di grazie. E’ ancora lalogica del rendere, della restituzione. Francesco,andando incontro al lebbroso, rende grazie a Dioper quello che Dio ha operato in lui. Questo abbat-timento della barriera che impedisce la vera uma-nità, che impedisce la relazione vera, ha un signifi-cato di lode, di rendimento di grazie (significatoeucaristico), è un sovrappiù, è una sovrabbondan-za. Questa onda, questa forza di spostamento del

confine della limitatezza nella relazione, che impe-disce la relazione… Nell’incontrare l’altro, se nonè forte questa onda in noi, si arriva a qualcosa, manon si arriva a portare il fondo di noi stessi, né noiarriviamo ad abbracciare l’altro. Francesco vienecompletamente sbaragliato da questo moto interio-re, da questa spinta («charitas Christi urgetnos…»), l’amore di Dio spinge e spingendo abbat-te tutto e lui arriva ad abbattere tutto. L’ultima bar-riera si chiamava il lebbroso. Non è una questionemorale l’incontro con il lebbroso, è una questionedi fondo, è una questione di novità e dell’inizio diuna novità di vita in Cristo, è il rendersi presente inun punto della verità della ricchezza di Dio che èsovrabbondante.Ecco il fondamento di questa fraternità, di questa

fratellanza ormai illimi-tata che abbraccia ten-denzialmente tutto etutti, “tutto l’uomo etendenzialmente tutti gliuomini” dice GiovanniPaolo II. È formidabilequesta esperienza: Dioapre a tutti gli uomini.Pensate al pescatore diGalilea. Francesco scri-ve a tutti i fedeli,Francesco «piccolino»scrive a tutto il mondo,ma in lui non c’è nean-che un pizzico di esalta-zione, di esagerazione,perché la misura del-l’apertura (quando lagrazia di Dio agisce el’uomo non opponeresistenza) non è datadalla piccolezza del-l’uomo, non è data dalla

misura del recipiente. Quando l’uomo accoglie insé la grazia di Dio, la misura non è più il suo reci-piente, la piccolezza della sua umanità; per questoFrancesco poteva avere nozione di questa picco-lezza perché come Paolo diceva: «Quando io sonodebole è allora che sono forte». Nel momento incui c’è la presenza della grandezza e della illimi-tatezza di Dio, è Dio che diventa la misura, ildono di Dio diventa la misura, non il contenitore,perché Dio cambia il contenitore. Il contenitoresiamo noi e lo fa Lui, è Lui che dà l’ampiezza, lacapienza. La potenza di contenimento la determi-na Lui. Nel momento in cui l’opera di Dio tu lalasci entrare nella tua vita, tu non sai più che cosasei perché Dio può fare di te quello che vuole Luie non sei più tu la misura di te stesso; la tua pic-colezza, i tuoi difetti, la tue ristrettezze, le tuemiserie, le tue meschinità, non sono più queste lamisura di te stesso. Una persona più mette l’ac-cento sulla propria piccolezza, più dimostra dinon avere capito che quello che è entrato nella sua

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vita, è quello che è determinante nella propriavita. Non si è più determinati dal proprio peccato,non si è più determinati dal proprio passato.Essere determinati dal proprio passato significaessere morti, da questo punto di vista, perché lavita è futuro, l’essere è futuro.Questa è la prima significazione dell’essere fratel-lo, la seconda è quella che racconta Francesco diciò che gli è accaduto parlando del dono dei fratel-li. Dio gli ha donato dei fratelli. Queste due cosesono da tenere distinte.La prima esperienza di fraternità, cioè dello sbara-gliamento di tutte le barriere nella relazione conl’altro, è l’incontro con il lebbroso. Le sovrastrut-ture vengono immediatamente tralasciate, si anda-va al punto. Questo faceva sì che nell’incontro conS. Francesco si poteva fare un’esperienza di unaintensità di relazione che con il padre, la madre ola moglie non si aveva secondo quell’intensità lì.Le due dimensioni della caduta della barriera e ilfatto che Dio gli dà dei fratelli vanno tenute distin-te. Il significato di questa donazione e dell’esserefratelli nello Spirito, di questa fraternità spirituale,questo essere donato, questo carattere di dono dellafraternità, questo aspetto rappresenta qualcosa didiverso.Nella prima esperienza è Francesco che va verso ilfratello, nella seconda sono gli altri che vanno dalui. Il movimento è contrario. Adesso sono gli altriche vanno da lui e questi altri lui li intende comedegli inviati del Signore, come dono che il Signorefa a lui. Queste due dimensioni vanno tenute precisamentepresenti e S. Bonaventura le ha tenute precisamen-te presenti e vanno distinte proprio perché questoche si manifesta nella biografia del Santo è qualco-sa che manifesta una verità, per cui noi non dob-biamo mai confondere una cosa con l’altra. Nondobbiamo mai andare a cercare l’altro come l’altroche viene verso di noi, quando siamo noi che dob-biamo andare verso di lui. Ci sono nelle fraternità iconsumatori di fraternità, cioè coloro che nella fra-ternità cercano la fraternità come un prodotto tipi-co. È una posizione un po’ dell’infante, del bam-bino. E non è tutta laverità. Se prendiamo lavicenda paradigmaticadi Francesco, non è chesuccede che Dio gli dàdei fratelli e poiFrancesco va a visitare ilebbrosi.

Riguardo al mistero eall’esperienza dellafraternitàPossiamo adesso andare avedere alcuni insegna-menti che Bonaventura cidà riguardo al mistero eall’esperienza della frater-

nità. Riprendo due passaggi in cui Bonaventura com-menta due passi del Vangelo. Bonaventura ha scrittoun commentario al Vangelo di Luca e al Vangelo diGiovanni. Nel Commentario sul Vangelo di Luca eGiovanni, S. Bonaventura in due passaggi commentadue passi del Vangelo che si trovano anche nellaRegola non bollata e sono riportati per esteso.Il primo passo è di Luca: qui si parla dell’amore delnemico (Cap. 6,27 ss.). S. Bonaventura distinguequi tra la caritas e la fraternitas, quindi tra la cari-tà o l’amore, e la fraternità. Bonaventura cita laseconda Lettera di Pietro (Cap.1): «Per questo met-tete ogni impegno per aggiungere alla vostra fedela virtù, alla virtù la conoscenza, alla conoscenzala temperanza, alla temperanza la pazienza, allapazienza la pietà, alla pietà l’amore fraterno,all’amore fraterno la carità» (2 Pt 1, 5-7). Al ter-mine di questa catena, al penultimo posto si troval’amore fraterno perché l’ultimo posto è dedicatoalla carità. È la carità cha va a compiere tutto ilmovimento che passa però attraverso l’amore fra-terno, quello che Bonaventura chiama l’«amor fra-ternitatis» (l’amore della fraternità).Questa carità, questo amore fraterno, non solosono distinti, ma sono anche uniti perché in realtànon esiste una carità, un amore che non sia anche(come scrive Paolo nella seconda Lettera ai CorinziCap. 9) una “caritas fraternitatis”, un amore difraternità. Citando Ugo da S. Vittore, Bonaventuraaggiunge, proprio per indicare questa congruenzadella carità e dell’amore fraterno, “non c’è un indi-zio più vero e più certo della carità vera, dell’amo-re vero, dell’amore autentico, rispetto all’affetto dicompassione fraterna”, cioè l’affetto del compati-re fraterno è l’indizio sicuro del fatto che si è nel-l’amore, si è nella carità.È interessante, inoltre, il fatto che questo amorefraterno, che Bonaventura chiama in diversi modi,che chiama anche «dedictio fraterna» (dedizionefraterna), questa amorevolezza fraterna,Bonaventura la descrive come qualcosa che si puòapprendere nell’obbedienza e nella disciplina, cosache noi non andremmo mai a pensare. Laddoveobbedienza (ob-audire) indica il fatto che uno sta a

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sentire. La schiera dei credenti si distingue in unmodo clamoroso, eclatante, per il fatto che questistanno a sentire; ascoltano perché c’è Qualcuno daascoltare, c’è qualcosa da ascoltare, c’è Qualcunoche ci parla e ci deve dire qualcosa. Quindi la“dedictio fraterna” è legata a questo ascolto, aquesta obbedienza ed è legata alla disciplina.“Disciplina” deriva da “discere”, da imparare.Sono coloro che imparano e che distinguono trauna cosa ed un’altra. Questo legame tra l’amore fraterno, l’obbedienza ela disciplina, Bonaventura lo ribadisce sia nel com-mento a Luca, sia nel commento a Giovanni. Sipotrebbe fare un paragone con il grande autore cri-stiano C.S. Lewis dove nel romanzo“Quell’orribile forza” ad un certo punto c’è unafigura che simboleggia Cristo e c’è una sposa chevive nel matrimonio e che va aparlare con questo personaggioe dice che nella sua vita c’è undifetto di amore …. e lui,rispondendo, rovescia la fritta-ta: «Lei Signora non trascural’obbedienza per mancanza diamore, ma ha perduto l’amoreperché non ha mai cercato diobbedire».Sempre a questo riguardoBonaventura fa notare comeGesù parlando ai suoi del-l’amore, lo prescrive, dà uncomando. «Vi do un comanda-mento nuovo». E’ prescrittol’amore. Gesù prescrive l’amo-re ai suoi. Bonaventura cita laprima Lettera di Pietro (1 Pt 1,22) dove dice: «Dopo averpurificato la vostre anime con l’obbedienza allaverità per amarvi sinceramente come fratelli, ama-tevi intensamente di vero cuore gli uni gli altri.Rigenerati non da un seme corruttibile, ma incor-ruttibile». Anche qui Pietro mette in stretta relazio-ne l’obbedienza alla verità con l’amore intenso deifratelli gli uni nei confronti degli altri. Paolo addi-rittura parlerà nella seconda lettera ai Tessalonicesidi «amore alla verità», ma anche di «obbedienzaalla verità». Da qui esce l’amore intenso. Su questo passo di Luca (Cap. 6, 27) che si ritrovanel Cap. 22 della Regola non bollata, Bonaventurascrive così: «A voi che ascoltate dico (è Gesù cheparla) amate i vostri nemici». Il precetto dell’amo-re per i nemici, questo mandato, scriveBonaventura, è per coloro che ascoltano, per colo-ro che credono, che obbediscono, per coloro neiquali abita Dio, poiché come si afferma nella primaLettera di Giovanni 4,16 «Chi rimane nell’amorerimane in Dio e Dio in lui». Questi – prosegueBonaventura – ascoltano non solo con l’orecchiodel corpo, ma anche con quello del cuore, secondoGiovanni 8,47: «Chi è da Dio ascolta le parole diDio». «Ascoltate, voi che mi ascoltate, e mangere-

te cose buone, cibi succulenti. Ascoltate e vivrete».Commenta ancora Bonaventura: “Vivrete grazie alprecetto dell’amore perché come dice Giovanni “chinon ama rimane nella morte”; e ancora primaGiovanni dice “Noi sappiamo di essere passati dallamorte alla vita per il fatto che amiamo i fratelli”. Esu ciò prosegue Bonaventura: l’apostolo dice«Camminate nell’amore cosi come anche Cristo ciha amati ed ha consegnato se stesso per noi» (Ef5,2). Poiché come dice Paolo «quando eravamoancora nemici siamo stati riconciliati con Diomediante la morte del Figlio suo» (Rm 5,10), per cuianche noi dobbiamo amare i nemici. È Cristo che ciha amati quando eravamo ancora nemici. Noi danemici di Dio siamo stati amati per cui voi doveteamare i vostri nemici. Qui l’«amore del nemico» ha lo stesso significato di

quello che aveva la barriera dellebbroso per Francesco. Cioèl’amore verso tutti, tendenzial-mente verso coloro che sononemici. Il significato è: nondovete fermarvi mai. L’amoreche Dio ha portato è un amoreche non si ferma mai, non siarresta davanti a nessuna barrie-ra, neanche quando l’altro ti sioppone e ti è nemico, perchéDio ha amato così te. Sei statoamato da Dio perché eri nemico.Questa fondamentazione toglietutto il moralismo: come si fa adamare il nemico? Non è un pre-cetto etico, non è una riduzionemorale.

L’unità fraternaC’è poi il commento molto bello sulla unità frater-na che Bonaventura ci regala alla pagina delVangelo di Giovanni (Collatio 61 su Giovanni 17).Qui Bonaventura dice: “È degno di nota il fatto cheil Signore pregando per i suoi discepoli richiedaper loro innanzitutto l’unità e ingiunga ad essiprima di tutte le altre cose, la carità, ciò non è cosìse non a motivo dell’utilità multiforme, pluriformedell’unità fraterna”. Bonaventura cita poi novevantaggi dell’unità e della carità fraterna. L’unitàfraterna – scrive Bonaventura – è:• Rimedio per coloro che cadono (c’è sempre nellacomunità quello che cade)• Aiuto per quelli che si rialzano (la fraternità èaiuto)• Presidio per coloro che lottano (la battaglia è quo-tidiana per ognuno di noi)• Sussidio per quelli che soffrono.• Guida a coloro che si accingono al cammino(orientamento: dove vado? Dove sto andando?)• Suffragio a coloro che chiedono (in ogni momen-to della vita noi abbiamo dentro delle domandeurgenti, pressanti; chi ascolta queste domande?)• Consolazione, ristoro per coloro che attendono

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• Protezione per coloro che perseverano (chi è giàperseverante ha bisogno di una custodia)• Gioia per coloro che pervengono alla meta.La carità fraterna crea questa unità perché la carità fra-terna lega insieme i fratelli in un unico giogo. Liaggioga tutti all’unico giogo. Questa unità della carità,aggiunge S. Bonaventura, deve essere triplice.L’uomo deve essere unito a Dio e questo avviene inconformazione della sua volontà.Deve essere unito in se stesso, in virtù della inte-grità dello spirito.Deve essere unito con il prossimo, in virtù della con-cordia della carità. Anche questo passo di Giovanni17 è riportato al capo 22 della Regola Bollata.È interessante riprendere la meditazione: è come seS. Bonaventura ci consegnasse il modo in cui luistesso attinge alla fonte.

La radice mistica della fraternitàNel breve spazio che ci rimane posso riportare anco-ra solo delle osservazioni di carattere generale.La nostalgia che noi abbiamo della fraternità: se noisiamo sani, noi ci accorgiamo dal fondo di noi stessiche abbiamo una nostalgia profonda della fraternità,non sappiamo neanche noi quanto profonda.Dobbiamo sapere che cosa è questa nostalgia. Perchésiamo impastati così. E la spiegazione è semplice:questa nostalgia di verità, di profondità, di radicalità,di fraternità, di unità fraterna è nostalgia del cielo.Il Signore ci gioca e ci plasma nell’arco della nostravita in modi diversi. Uno dei modi che ha il Signoreper plasmarci, ad esempio, è lo stacco della sposa odello sposo dopo quaranta-cinquanta anni di vita insie-me, e casca il mondo, ma non casca il mondo, se unocapisce il senso. È un richiamo alla unione definitiva,alla pienezza della comunione. Quella era una intro-duzione alla pienezza della comunione. Oppure lostacco tra la madre e il figlio, quando a una madreviene meno un figlio. In questi punti, in cui la soliditàdell’unione tra di noi viene spezzata e noi veniamocontraddetti in questo istinto e desiderio, che è il piùgrande che noi abbiamo, di comunione fraterna, noisiamo buttati verso il cielo, perché la comunione, lafraternità definitiva è la Comunione dei Santi.

Allora qui dobbiamo stare attenti. A che cosa? Comequesti nostri padri, come S. Francesco, S.Bonaventura, come tutti questi santi che hanno vis-suto accogliendo la grazia di Dio, dobbiamo stareattenti a mantenere sempre la radice mistica, a man-tenerci sempre con lo sguardo verso il cielo. Quellaè la radice della fraternità. Questi hanno svolto unaintensissima, una estesissima e potentissima frater-nità, perché estendevano e approfondivano straordi-nariamente questa radice nel Cielo. Senza questaradice la fraternità si corrompe, si intristisce, si puòaddirittura avvelenare, per un eccesso di attesa o perun difetto di attesa. Se noi applichiamo il desideriodel cielo, che è nascosto dentro al desiderio di fra-ternità, ammazziamo l’altro perché non può corri-spondere al desiderio di fraternità che noi abbiamo.L’eccesso di aspettativa e l’assenza di aspettativasono due cose che uccidono la fraternità.La fraternità è il luogo in cui si incontra Dio all’ini-zio. Dopo che è avvenuto l’incontro, è la nostra rela-zione costante con il Signore che diventa generatricedi fraternità. La fraternità prima era legata alla attesanostra comune. Ma dopo che è avvenuto l’incontrocon Cristo, è la nostra relazione con il Signore chediventa generatrice di fraternità. Per cui dall’essere il“consumatore” della fraternità, si passa alla posizio-ne adulta, cioè essendo entrato nella relazione conDio, la persona è capace di generare la fraternità.Vorrei infine togliere una punta di doverismo e dimoralismo, il “dover” essere fratelli. Cristo si èmostrato come fratello. È possibile una riduzionemorale della persona di Cristo, come se Cristo fossesolo un esempio.Cristo ha reso Francesco e Bonaventura, partecipidella Sua realtà, del Suo essere, dopo di che sisono trovati in questa dilatazione del cuore: è unagrazia di Dio in atto, non è semplicemente prende-re Lui come fratello, che sarebbe una riduzione diCristo ad essere modello. “Tu devi essere fratello”:è una posizione estenuante. Se voi prendeteLèvinas, in lui si trova questa idea della fratellan-za, dello sguardo dell’altro, del volto, ripresa incontinuazione, ma ci si chiede: chi è capace di fareuna cosa così?

Quando il Signore dà il precetto, Bonaventura dice: luiha già fatto questo. Dopo che Lui ha preso parte allacarne e al sangue, essendo diventato fratello, ci ha datoparte, noi adesso andiamo a celebrare l’Eucarestia, eabbiamo parte al Suo Corpo e al Suo Sangue. Questotoglie la venatura moralistica, doveristica e volontari-stica, che ha fatto sì che l’ideologia della fraternità nelnovecento abbia creato più vittime dentro la storia del-l’umanità rispetto ad altre ideologie. E questa logica sipuò riprodurre anche all’interno della Chiesa, all’in-terno delle fraternità stessa ma anche nei rapporti tradi noi.La fraternità è la cosa più grande che esista vissutanella verità. Credo anch’io, come Kajetan Esser, che questa ripre-sa di fraternità, questa ripresa della relazione conl’altro come colui che è degno di essere servito intutto e per tutto, perché ha una dignità trascendente,

questa ripresa della dignità della persona costituiscail punto di forza del francescanesimo. (Il pensierofrancescano è quello che ha sviluppato con più vigo-re il mistero della persona, perchè l’accentuazionedel momento della fraternità, cioè dell’essere insie-me degli uomini, va insieme sempre con questaaffermazione della unicità e della preziosità irriduci-bile di ogni singola persona). Se viviamo bene que-sto, siamo nel cuore del mistero cristiano e anche nelcuore del mistero della storia, perché oggi, comesempre, quello che viene messo in pericolo dallacultura dominante, dai moti che percorrono la nostrasocietà, è la integrità della persona e la verità del-l’essere insieme delle persone. Seguendo questo,seguendo Francesco, siamo nel cuore della storia.

(Trascrizione dalla viva voce)* Docente di Teologia Dogmatica, alla PontificiaUniversità del Laterano

La Fondazione Infantile “Club Noel” è l’unicoospedale dedicato esclusivamente alla cura deibambini poveri residenti in tutto il Sud-Ovest dellaColombia, nella città di Cali.Questa Fondazione è stata creata nel 1924 e daallora è stata sempre al servizio dei bambini poveri eammalati che difficilmente potrebbero raggiungereun’altra struttura sanitaria.Per questo motivo è necessario il sostegno finanzia-rio di istituzioni e di privati al fine di poter approntareinterventi e soluzioni adeguate per questi bambinicolpiti da complesse patologie, endemiche, degene-rative, infettive, congenite, ecc., causate da: climatropicale, cattive condizioni alimentari e di vita, ser-vizi inadeguati, fattori ereditari.La Cooperativa Sociale “Frate Jacopa” ha accoltoquesta richiesta di aiuto, di cui si è fatto portatore p.José Antonio Merino, che conosce di persona iresponsabili della Fondazione e l’impegno umanita-rio da questa profuso.Puoi inviare la tua offerta con bonifico bancariosul c/c intestato a Società Cooperativa Sociale FrateJacopa presso Banca Prossima - IBAN:IT82H0335901600100000011125, precisando lacausale “Liberalità a favore della CooperativaSociale Frate Jacopa per il Progetto Club NoelColombia”.

Desideriamo ringraziare Marco e Costanza Tognettiche nel giorno del loro 25° anniversario di matrimonio,il 25 Giugno 2011, hanno dedicato le offerte di amicie parenti al progetto “Club Noel” per il soccorso aibambini della Colombia. Le offerte sono state genero-se e si è raggiunta la cifra di 1380 euro.In questo modo la fecondità del loro matrimonio,oltre ai quattro figli che il Signore ha loro donato, siè resa visibile anche nella concretezza di questascelta, che ben esprime il sentirsi e vivere comefamiglia senza confini.Sempre a questa coppia va il ringraziamento di tuttala Fraternità Frate Jacopa di Bologna per il servi-zio sia come ministri, sia per l’animazione, masoprattutto per lo stile di semplicità e fedeltà costan-te negli anni, vivendo il loro matrimonio e la lorofamiglia nel calore della vocazione francescana che,accolta sin dalla giovinezza, ha sempre contraddi-stinto il loro cammino. A loro auguriamo nuovi fruttuosi anni crescendo nellamisura di quell’Amore che ha reso bella loro vita!

SOSTEGNO A DISTANZA CLINICA INFANTILE “CLUB NOEL”

Marco e Costanza con i loro figli, Emanuele, Angelo,Agnese e Michele.

Il dono del 25° di matrimonio

Per un mer-cato equo esostenibile“L’a l leanza

dei consum-attori per una prossima economia hal’obiettivo di aiutare società civile, attori economi-ci e istituzioni a gettare le basi per un cambiamen-to negli obiettivi dell’attuale economia, per crearele condizioni per un benessere economicamente,socialmente ed ecologicamente sostenibile”: lo hadetto l’economista Leonardo Becchetti a Padova,in occasione del primo incontro pubblico del pro-getto “Per una nuova etica civile”, che ha preso lemosse con l’appuntamento dedicato al tema“Mercato e beni comuni: modelli economici per lasostenibilità”. Il progetto della Fondazione Lanza,di cui l’incontro sull’economia è il primo di unaserie fino al maggio prossimo, articolato su tre filo-ni (oltre a quello su economia e ambiente, gli altridue riguardano “Filosofia e teologia” e “Medicina”),è di ampio respiro e muove da alcune domande cheSimone Morandini, il coordinatore dell’iniziativa,ha sintetizzato così: “Come ritessere i legamisociali in un contesto che sembra talvolta comedisconnesso? Come ritrovare la capacità di costrui-re assieme bene comune? Come riattivare quellacapacità di dialogo costruttivo tra posizioni diffe-renti che costituisce elemento portante del viverecivile?”. La risposta offerta dalla FondazioneLanza si basa sull’assunto che sia possibile “indi-viduare le linee per un rinnovato senso civico difronte a una situazione sociale, politica, civile chedesta preoccupazione”, come ha spiegato MatteoMascia, l’altro coordinatore dell’iniziativa.

Fattori-chiave di sviluppo futuro. Economia esostenibilità, dunque, in primo piano il 18 ottobrea Padova, dove accanto a Leonardo Becchetti,c’era un altro economista ed esperto di politicheambientali: Carlo Carraro, rettore dell’UniversitàCa’ Foscari, di Venezia. Becchetti ha introdotto il“Manifesto per una prossima economia”, parten-do da alcuni concetti di fondo. “Sebbene la nostragenerazione abbia raggiunto traguardi moltoambiziosi in ambito scientifico e tecnologico,questo progresso – ha detto – non ha ancora con-dotto verso una società giusta e siamo ben lungidal soddisfare i nostri bisogni primari, e ben lon-tani da una ‘felicità sostenibile’. Così occorreripensare il nostro sistema economico arricchen-dolo degli ingredienti necessari a rispondere aibisogni di tutti e far fiorire le nostre esistenze.Fattori chiave di questo processo sono correspon-sabilità, giustizia sociale, solidarietà, gratuità,condivisione e realizzazione personale”. Dal

canto suo, Carraro ha messo in luce gli aspetti disua specifica competenza, vale a dire la sostenibi-lità ambientale delle scelte economiche, l’esigen-za di incrementare programmi di sviluppo soste-nibile che godano del sostegno da parte delle poli-tiche pubbliche, l’importanza che le politiche del-l’energia implementino la difesa dell’ambientepur dovendo rispondere a domande crescenti difonti di energia.

Verso una “nuova” economia. Quali possibilitàconcrete ci sono che un “Manifesto per una prossi-ma economia” possa trovare accoglienza e soste-gno nell’attuale momento del mercato? Di fronte aun tale quesito, Becchetti anzitutto ha rilevato che“oggi si registra una capacità produttiva che con-sentirebbe in caso di equa distribuzione delle risor-se di far vivere degnamente un ampio numero dipersone”, mentre ci troviamo alla “presenza di cen-tinaia di milioni di persone che soffrono la fame edi miliardi di individui che vivono sotto la soglia dipovertà”. Quanto all'ambiente, il “suo deteriora-mento nel futuro prossimo sembra minacciarel’umanità tutta e il pianeta stesso, ma oggi danneg-gia in misura proporzionalmente maggiore lepopolazioni più povere”. Ci sono inoltre altrepovertà, quale quella “di senso”, che induce moltinei Paesi sviluppati a far uso di farmaci antidepres-sivi, e i “comportamenti di mercato a competitivitàesasperata, che tendono a trasformare ogni attivitàin marketing, favorendo pratiche di mercato scor-rette e azioni di green washing, piuttosto che constrategie e comportamenti reali verso l'ambiente edil sociale”.

Creare indici di sostenibilità. Esiste quindi,secondo Becchetti, una concreta possibilità di“agire influenzando il mercato nella direzione del-l'equità e della sostenibilità”. Ciò esige di “pro-muovere una grande alleanza organizzata dei con-sumatori e dei risparmiatori responsabili, i con-sum-attori. I candidati naturali a formarla – hadetto – sono quelle organizzazioni dei lavoratori equelle reti della società civile da sempre impegna-te nel promuovere i valori di giustizia e sostenibili-tà”. La rete sociale ipotizzata dovrà essere “batta-gliera”, nel senso – ha aggiunto Becchetti – che“deve impegnarsi a progettare, testare e sviluppareun indice complessivo di sostenibilità aziendale.Inoltre dovrà integrare e coordinare le strutture dirating e di formazione delle valutazioni e sensibi-lizzare i consumatori ed organizzare i flussi infor-mativi per la diffusione dei dati sulla sostenibilitàaziendale”.

a cura di Luigi Crimella

dicembre 2011 il Cantico 24

ECONOMIAUn’alleanza battagliera

LA SPECULAZIONE FINANZIARIA EL’AFRICAL'attuale crisi finanziaria internazionale sta avendoforti ripercussioni anche nei confronti dei Paesi piùpoveri dell'Africa. La speculazione internazionaleinfatti, dopo la crisi dei mutui inesigibili delle abi-tazioni statunitensi e dopo altri scandali finanziari,sta cercando nuovi sbocchi di investimento. Uno diquesti è il mercato delle materie prime agricole. “Dopo la crisi finanziaria del 2008, i grandi fondidi investimento si sono riposizionati sulle Borsedelle materie prime alimentari e ottengono profittispeculativi astronomici sulla pelle degli affamati”denuncia a La Croix (18 novembre) Jean Ziegler,ex Primo Relatore per il diritto all'alimentazionedell'ONU e attualmente Vicepresidente delComitato Consultivo del Consiglio dei DirittiUmani delle Nazioni Unite. Ziegler offre alcunecifre: una tonnellata di grano macinato costaattualmente 266 euro, quando nel 2010 costava110 euro, il prezzo del mais è aumentato del 93%,mentre tra il 2006 e il 2010 i capitali investiti nelleBorse delle materie prime agricole sono aumenta-ti del 2.300%.Occorre inoltre ricordare che il 75% del commer-cio dei prodotti alimentari di base (mais, riso egrano) è controllato da 7-8 società multinazionaliche dominano il mercato, determinandone i prezzi.La crisi finanziaria ha anche causato una diminu-zione delle risorse conferite dagli Stati più ricchi alProgramma Alimentare Mondiale (PAM), il cui

budget è passato da 6 miliardi di dollari nel 2008 a3,2 miliardi del 2011.Nel frattempo si profila per il 2012 una nuova crisialimentare nel Sahel, dove 6 milioni di personesono a rischio fame a causa della forte siccità cheha investito la regione. La maggior parte dei Paesidell'area, fortemente indebitati, non ha le risorseeconomiche necessarie per acquistare sui mercatiinternazionali le derrate alimentari, i cui prezzi,come detto, sono in forte aumento, a causa soprat-tutto della speculazione finanziaria.Un altro aspetto dell’impatto micidiale in Africa dellaspeculazione finanziaria è rappresentato dai cosiddetti“fondi avvoltoio”, che comprano sottoprezzo le obbli-gazioni dei Paesi in via di sviluppo, vicini al default,per poi passare all'incasso con tutti i mezzi possibili,anche portando i debitori in tribunale. Diversi di que-sti debiti sono di Paesi africani come il CongoBrazzaville, la Repubblica Democratica del Congo elo Zambia. I primi 26 “fondi avvoltoio” (su 35) sonoriusciti a raccogliere 1 miliardo di dollari dai Paesi piùpoveri del mondo e si aspettano di ricevere altri 1,3miliardi di dollari. “In termini di donazioni pubbliche,l’impatto dei fondi avvoltoio è enorme. Il miliardo didollari raccolti dai fondi equivale a più del doppio del-l'intero budget stanziato dalla Croce Rossa per l'Africanel 2011. Con un miliardo di dollari si potrebbe finan-ziare l’intero budget richiesto dalle Nazioni Unite perla carestia in Somalia” scrive The Guardian (15novembre 2011).

(L.M.) (Agenzia Fides 26/11/2011)

dicembre 2011 il Cantico 25

ANCHE PER LA CORTE DI STRASBURGO LA FECONDAZIONE ETEROLOGA NONTUTELA IL CONCEPITO

“La sentenza della Corte di Strasburgo dichiara illegittima la fecondazione artificiale eterologa”.Questo il primo commento di Lucio Romano, copresidente nazionale dell’Associazione Scienza &Vita alla sentenza della Grand Chambre di Strasburgo che stabilisce che il divieto di fecondazione ete-rologa non viola la Convenzione europea dei Diritti dell’uomo. “Nella fattispecie, - continua Romano - il divieto di fecondazione eterologa pone le sue basi sullanecessità di tenere conto che la “dissociazione” di maternità e di paternità, propria della tecnica, creadei rapporti del tutto diversi rispetto a quelli che si determinano con l’adozione. La Corte evidenzia inmaniera inequivocabile la prevalenza di un principio fondamentale del diritto: la certezza dell’identitàgenitoriale”. Conclude Lucio Romano: “Ancora una volta, nel giro di pochi giorni, dopo la recente sentenza sullanon brevettabilità degli embrioni, un organismo internazionale si pronuncia con chiarezza su temieticamente sensibili e con argomentazioni rigorosamente laiche. I giudici hanno ribadito che non tuttociò che è scientificamente possibile è anche eticamente lecito”.

SSUUCCCCEEDDEE NNEELL MMOONNDDOO

«IO, OCCIDENTALE, E I MIEI 66 SCHIAVI»Un’applicazione permette di calcolare quantepersone sono sfruttate per sostenere il nostrostile di vita

Abbiamo fatto la scioccante scoperta visitando ilsito internet Slavery Footprint. Si tratta di un’ap-plicazione web che promette di rivelare quantischiavi, senza saperlo, abbiamo ogni giorno allenostre dipendenze in base allo stile di vita, abitudi-ni e dimensioni del nucleo famigliare. L’innovativosito internet è stato creato da Call+Response, orga-nizzazione non profit che si batte da anni per porrefine alla schiavitù, in collaborazione con l’Ufficioper Monitorare e combattere il Traffico di Personedel Dipartimento di Stato Usa diretto da HillaryClinton. Un problema drammatico - «La schiavitù pur-troppo è ovunque – punta il dito Justin Dillon,responsabile di Slavery Footprint –, ogni ogget-to della nostra quotidianità viene realizzatosfruttando in maniera disumana ed illegalemanodopera a basso costo». L’iniziativa ha comefinalità quella di incentivare le multinazionali afar luce sulle loro pratiche «schiaviste», renden-do i consumatori più consapevoli su una piagasociale che oggi affligge 27 milioni di persone,molte delle quali bambini. Nonostante sia statamessa al bando un po’ ovunque e sia stata uffi-cialmente proibita con la Dichiarazione univer-sale dei diritti dell’uomo del 1948, la schiavitùresta uno dei problemi più drammatici e allostesso tempo meno discussi. Forme contempora-nee di sfruttamento coinvolgono innumerevolipersone, senza distinzione di età, sesso e razza.Basti pensare alle donne dell’Europa dell’Estcostrette a prostituirsi, ai bambini venduti inAfrica al pari di merce qualsiasi, e agli uominiforzati a lavorare in condizioni estreme nellefazende brasiliane.Questionario - «È un fenomeno drammatico di cuibisogna ricordarsi quando si va a fare shopping e siacquista qualcosa», continua Dillon. Se voleteconoscere quante persone sono state ridotte inschiavitù per realizzare il vostro computer, la bici,la borsa firmata oppure le scarpe all’ultima moda,

la procedura è molto semplice. Basta rispondere aun questionario di 11 pagine con domande sull’età,il numero di figli, la dieta, l’attività sportiva, latipologia della vostra abitazione e persino cosaavete nell’armadietto delle medicine. La battagliamultimediale di Slavery Footprint contro la schia-vitù non si ferma qui. L’obiettivo è riuscire dove lepolitiche governative hanno fallito: debellare defi-nitivamente la schiavitù coinvolgendo direttamentee in prima persona i consumatori. Il prossimo passosarà quindi un’applicazione per telefonini attraver-so la quale si potrà conoscere direttamente dalleaziende più responsabili e votate alla trasparenzase il prodotto che si vuole comprare è stato realiz-zato da lavoratori costretti in condizione di schia-vitù.

(Alessandra Farkas dal Corriere.it, 1/11/2011

MESSICO - Migliaia di fedeli in marcia nelChiapas per difendere i migranti e la terraManifestare contro lo sfruttamento minerario, ladistruzione della natura, la tossicodipendenza ele violazioni dei diritti dei migranti: a tale scopo,riferiscono fonti locali di Fides, oltre 8 mila fede-li cattolici si sono riuniti nei giorni scorsi, sottola guida di Mons. Felipe Arizmendi Esquivel,Vescovo di San Cristóbal de Las Casas (nelChiapas), in un pellegrinaggio cittadino che hacoinvolto le forze migliori della diocesi. Al pelle-grinaggio hanno partecipato le 54 parrocchiedella diocesi e numerosi gruppi organizzati che,da tre punti diversi della città, sono arrivati allapiazza centrale, davanti alla Cattedrale, dopo dueore di marcia. Durante la Messa che ha concluso il pellegrinag-gio, il Vescovo ha detto: “Chiediamo un cambia-mento, per uno stile diverso nella politica, nel-l'istruzione, nella cultura e nella vita”. “Ci sonosocietà che vogliono impadronirsi delle terre deicontadini, ci sono autorità corrotte. Chiediamo aDio la forza per denunciare coloro che distribui-scono le droghe, quanti minacciano e ricattano, chirapisce gli immigranti che passano da noi”, ha pro-seguito.Il narcotraffico e la violenza contro i migranti è unproblema grave in questa diocesi, che la Chiesa èimpegnata a contrastare da tempo (vedi Fides3/1/2011). Secondo la Commissione Nazionale deiDiritti umani del Messico nel 2010 risultano20.000 segnalazioni di sequestri di migranti. Ognianno tra 200.000 e 300.000 migranti delCentroamerica che provano ad attraversare ilMessico per raggiungere gli Stati Uniti, ma nel loropercorso sono sorpresi da bande criminali organiz-zate che li derubano o li rapiscono, chiedendo unriscatto alle loro famiglie. Nelle azioni malavitosesono coinvolti anche i cartelli della droga. LaConferenza Episcopale del Messico ha denunciatopiù volte la terribile situazione dei migranti (vediFides 17/11/2010).

(CE) (Agenzia Fides, 26/11/2011)

dicembre 2011 il Cantico 26

La Nota del PontificioConsiglio della Giustizia edella Pace sulla Riforma delsistema finanziario e moneta-rio internazionale nella pro-spettiva di un’Autorità pubbli-ca competenza universaleintende proporre una riflessio-ne sulle possibili vie da per-correre – in linea con il piùrecente magistero sociale deipontefici – per giungere a poli-tiche ed istituzioni finanziariee monetarie efficaci e rappre-sentative a livello mondiale e orientate ad uno svilup-po autenticamente umano di tutte le persone e i popo-li.È noto che la Chiesa, allorché interviene a parlare sullaquestione sociale, si muove sul piano della sua com-petenza etica e religiosa. Pertanto, se essa affronta l’at-tuale crisi del sistema monetario e finanziario nonintende addentrarsi in questioni prettamente tecniche,pur non ignorandole. Il discernimento e la progettuali-tà che essa mette in campo sono frutto della coopta-zione di molteplici saperi entro una prospettiva teolo-gico-morale. È così che, nell’analisi, nell’interpreta-zione e negli orientamenti pratici elaborati, la Chiesapropone un sapere sapienziale, di tipo sintetico, globa-le, quale quadro etico-culturale che innerva ed orientala prassi costruttrice e riformatrice secondo l’ispirazio-ne cristiana.In particolare, nelle riflessioni del Pontificio Consiglioviene offerta una rilettura della grave crisi economicae finanziaria in cui ancora siamo immersi, segnalando,tra le altre cause, non solo quelle etiche, ma più speci-ficamente quelle ideologiche. Le vecchie ideologiesono tramontate. Ma ne sono sorte di nuove, non menopericolose per lo sviluppo integrale della famigliaumana. Esse hanno inciso negativamente sul sistemamonetario e finanziario internazionale e globalizzato,provocando diseguaglianze sul piano dello sviluppoeconomico sostenibile, nonché gravi problemi di giu-stizia sociale, mettendo a dura prova soprattutto ipopoli più deboli. Si tratta di ideologie neoliberiste,neoutilitariste e tecnocratiche che, mentre appiattisco-no il bene comune su dimensioni economiche, finan-ziarie e tecniche assolutizzate, mettono a repentaglio ilfuturo delle stesse istituzioni democratiche.Come superare tali visioni e prassi distorte?Muovendo da un nuovo pensiero, da un nuovo uma-nesimo globale, aperto alla trascendenza, secondocui il primato dell’essere sull’avere comanda un’eti-ca più «amica della persona», ossia un’etica dellafraternità e della solidarietà, nonché la subordina-

zione dell’economia e dellafinanza alla politica, respon-sabile del bene comune. …Le riflessioni del Pon-tificio Consiglio intendonotratteggiare, sia pure persommi capi, suggerimentiper la riforma delle attualiistituzioni internazionali,perché siano più autorevolie democratiche. Questedevono essere espressionedi un accordo libero e con-diviso tra i popoli; più rap-

presentative; più partecipate; più legittimate; piùcoinvolgenti tutte le società politiche e civili.Devono essere super partes, al servizio del benedi tutti, in grado di offrire una guida efficace e, altempo stesso, di permettere a ciascun Paese diesprimere e di perseguire il proprio bene comune,secondo il principio di sussidiarietà, nel contestodel bene comune mondiale.… È da sottolineare che le riflessioni presentate dalPontificio Consiglio non demonizzano affatto imercati monetari e finanziari, bensì li consideranoun «bene pubblico»: bene fondamentale quindi, manon bene o fine ultimo. … Il testo del Pontificio Consiglio mostra, forse, lasua maggiore originalità, allorché cerca di tratteg-giare alcune tappe e caratteristiche del camminoda percorrere nella costituzione di un’Autoritàpubblica a competenza universale specie con rife-rimento all’ambito economico e finanziario.… Preliminare a ciò è soprattutto il recupero del pri-mato della politica sull’economia e sulla finanza.«Occorre – si legge nelle riflessioni qui presentate –recuperare il primato dello spirituale e dell’etica e,con essi, il primato della politica – responsabile delbene comune – sull’economia e sulla finanza.Occorre ricondurre quest’ultime entro i confini dellaloro reale vocazione e della loro funzione, compresaquella sociale, in considerazione delle loro evidentiresponsabilità nei confronti della società, per darvita a mercati ed istituzioni finanziarie che sianoeffettivamente a servizio della persona, che sianocapaci, cioè, di rispondere alle esigenze del benecomune e della fratellanza universale, trascendendoogni forma di piatto economicismo e di mercantili-smo performativo».

+ Mario Toso, SegretarioPontificio Consiglio Giustizia e della Pace

La Nota del Pontificio Consiglio Giustizia e Pacepuò essere scaricata dal sito www.justpax.it

dicembre 2011 il Cantico 27

“RIFORMA DEL SISTEMA MONETARIO E FINANZIARIO INTERNAZIONALENELLA PROSPETTIVA DI UN’AUTORITÀ PUBBLICA A COMPETENZA UNIVERSALE”

Dalla presentazione della Nota del Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace

CONVEGNO A BOLOGNADomenica 25 Settembre ci siamo ritrovati comeFraternità regionale Frate Jacopa presso laParrocchia di S. Maria Annunziata di Fossolo.Avevamo con noi P. Lorenzo di Giuseppe che ci haaiutato a impostare il cammino dell’anno che avràcome filo conduttore il Battesimo.Abbiamo condiviso con tutti gli aggiornamenti egli ultimi sviluppi della fraternità nazionale chesentiamo sempre come il nostro riferimento piùimportante e sulla quale poggiare il nostro cammi-no anche qui a Bologna nella nostra realtà locale.Abbiamo preso parte alla Celebrazione Eucaristicadella Parrocchia ed anche que-sto è stato un segno importantedi adesione al cammino dellaChiesa locale.La riflessione che faremo que-st’anno sul Battesimo nascedall’esigenza di un cammino diritorno alle fonti della nostravita di fede.Riscoprire ciò che ci costitui-sce è esigenza intrinseca del-l’essere Chiesa, ma ne avver-tiamo particolarmente lanecessità in tempi come quelliattuali in cui tutto sembra esse-re messo in discussione e in cuil’assenza di riferimenti e divalori, sempre più evidente, cirichiede un supplemento d’ani-ma per poter rispondere “fedel-mente e devotamente” al donodella vita cristiana e al compitoperenne della Chiesa in mezzo al mondo.L’essere rigenerati in Cristo e incorporati nellaChiesa ci chiama ad accogliere nella nostra quoti-dianità quel dinamismo di amore che solo può por-tarla alla sua pienezza e ci interpella ad abbraccia-re la vita come vocazione alla santità.L’incontro si è concluso nel pomeriggio dopo averecomunicato tutte le attività e gli incontri program-mati in collaborazione con la Parrocchia di S.Maria Goretti rivolti particolarmente alle famiglieed altre iniziative che stiamo mettendo a punto conla Diocesi.

Rita Montante

FESTA DI SAN FRANCESCO A TAORMINALa Fraternità Francescana Frate Jacopa di Sicilia,anche quest’anno, ha festeggiato nella splendidaTaormina, come ormai è tradizione, la solennitàdella festa in onore del nostro patrono il Padre SanFrancesco con un convegno sul tema del testo del-l’anno “Battezzati in Cristo Gesù”.Dopo i saluti e la presentazione del convegno delPresidente Regionale Antonino Lo Monaco, Maria

Rosaria Restivo del consiglio nazionale FFFJ, hapresentato il volume, partendo dall’analisi dellasua struttura che nella prima parte, ci guida acogliere la stupenda teologia del Battesimo cheprende la sua essenza fondamentale in Cristo; nellaseconda parte, invece, ci accompagna a riscoprirela nostra partecipazione alla dignità sacerdotale,profetica e regale di Cristo.In seguito il ministro della fraternità di Taormina,Antonio Cacopardo ha centrato il suo interventosul “Siamo Pietre vive”: comprendere il Battesimonell’ottica del partecipare all’edificazione delRegno, attraverso l’azione dello Spirito Santo si

fonda l’unità dei cristiani bat-tezzati in un solo corpo e in unsolo spirito, il nostro compitodeve essere il farci personecomunionali.Antonino Lo Monaco ha pre-sentato il nuovo calendario“Educare alla vita” il cui titolorichiama il celebre documentodella Cei, e vuole indicare chel’educazione alla vita puònascere solo nell’orizzonte delbene, a cui è strettamente con-nessa la ricerca del vero; oggi ènecessario vivere l’educazionecome momento di incontro tra lepersone che però scaturisca dal-l’incontro col Vangelo. Moltoapprezzato il coinvolgente inter-vento di P. Marco MalagolaOfm, che ha parlato della suaesperienza di missionario in

Nuova Guinea raccontando dell’amministrazione delBattesimo agli indigeni. P. Marco ha poi descrittocome il Battesimo è stato realmente vissuto da SanFrancesco, in tutta la sua vita.In conclusione il maestro di formazione della frater-nità di Taormina, Crisostomo Lo Presti, ha esposto iltema della “Dimensione escatologica della Verità”argomentando su come la Verità, sia la riflessioneche si interroga sul destino ultimo dell’essere umano,dell’universo; quella Verità che deve necessariamen-te intrecciarsi con la Speranza. Il pomeriggio moltointenso e partecipato si è concluso con una preghierafinale per accompagnare tutti i convenuti dalle variefraternità di Sicilia nel loro viaggio di ritorno e nellaripresa della vita fraterna. Una presenza importante egioiosa è stata quella d alcuni fratelli e sorelle diBologna in visita alla regione.Un ringraziamento particolare alle SuoreFrancescane Missionarie di Maria per la fraternaaccoglienza e per la cura della Celebrazione dellaFesta di S. Francesco, punto di riferimento per lacittadina e per tutti noi.

Bice Bombaci Rizzo

dicembre 2011 il Cantico 28

FFRRAATTEERRNNIITTAA’’ NNOOTTIIZZIIEE

dicembre 2011 il Cantico 29

La Cooperativa Sociale Frate Jacopa è finaliz-zata a rendere concreta nel quotidiano laDottrina Sociale della Chiesa secondo lo spiritodi S. Francesco, attraverso attività sociali, edu-cative, formative, ed in particolare attraversoprogetti a favore degli ultimi. Vuole essere uno strumento per risponderemeglio a bisogni di categorie cui necessitaaiuto, uno strumento operativo per prendersicura del bene comune e della custodia delCreato, nella interazione con la società civile econ le istituzioni nei vari territori. L’auspicio dei soci fondatori è che la CooperativaSociale Frate Jacopa possa essere utile affinché illievito della fraternità possa sempre meglio ren-dersi presente nella Chiesa e nella società, nellaimmutata fedeltà al carisma francescano, ricer-cando forme adeguate alla novità dei tempi perincontrare e servire i fratelli, facendoci loro pros-simi. E sostenendo nella concreta operativitàquella cultura della pace e del bene a cui sonochiamati i seguaci di S. Francesco nel mondo.

LE NOSTRE ATTIVITÀ

* Scuola di Pace operante da diversi anni conparticolare attenzione ai temi della Pace, dellaCustodia del Creato, del Bene Comune e dellaComunicazione (approfondimento interdiscipli-nare delle problematiche civili, famigliari e

socioeconomiche, alla luce della Dottrina Socialedella Chiesa e della Spiritualità Francescana).* Pubblicazione Rivista Nazionale “Il Cantico”* Testi di formazione, Atti di Convegni, Schededi sensibilizzazione.* Collage scenico musicale tratto dalle FontiFrancescane (servizio evangelizzazione e promo-zione umana). * Collaborazione di volontariato con diocesi,con la Caritas e con il Servizio AccoglienzaVita.* Progetto formazione-lavoro per ragazzi diver-samente abili e percorsi di autonomia in colla-borazione con l’Associazione “Solidabile Onlus”* Percorsi della Scuola di Pace sul territo-rio: Progetto “Educare alla custodia delcreato”.* Lavoro a tutela dei beni di creazione in partico-lare dell’acqua, con l’adesione alla Campagna“Acqua Bene Comune” e “Sulla fame non sispecula”.* Adesione al Forum Sad, alle Campagne“Non aver paura”, “L’Italia sono anch’io” ealla Campagna “Povertà zero” della CaritasEuropea e Italiana.* Casa di Accoglienza (Roma) disponibile pereventi formativi, incontri, pellegrinaggi, ecc.* Sostegno a distanza. Sostegno IniziativaStruttura Sanitaria Club Noel per l’infanziadella Colombia.

Società Cooperativa Sociale

frate JacopaC.F. 09588331000

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