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LA CASA SULLA ROCCIA - Parrocchia San Gaudenzio di Varallo - MAGGIO 2016 Vidi la città santa, la nuova Gerusalemme, scendere dal Cielo, da Dio, pronta come una sposa adorna per il suo sposo. Udii allora una voce potente che usciva dal trono: “Ecco la dimora di Dio con gli uomini! Egli dimorerà tra di loro ed essi saranno il suo popolo ed egli sarà il "Dio-con-loro" … Mi mostrò poi un fiume d'acqua viva limpida come cristallo, che scaturi- va dal trono di Dio e dell'Agnello. In mezzo alla piazza della città e da una parte e dall'altra del fiume si trova un albero di vita che dà dodici raccolti e produce frutti ogni mese; le foglie del- l'albero servono a guarire le nazioni… Il trono di Dio e dell'Agnello sarà in mezzo a lei e i suoi servi lo adoreran- no; vedranno la sua faccia e porteranno il suo nome sulla fronte.” (Apocalisse 21, 1-3; 22, 1-4) Cari Varallesi, nelle prossime settimane verrà pubblica- to un libro di agile consultazione che vuole presentarci nei dettagli la nostra bella chiesa quattrocentesca di San Giacomo, che sorge proprio sulle sponde del torrente Mastallone. E’ per me motivo di gioia poter scrivere anche per i lettori del Bollettino queste righe introduttive a questo maneggevole libretto che ci aiuterà a meglio conoscere questa nostra splendi- da chiesa, così tanto cara alla nostra città di Varallo, per tanti evidenti ed importanti motivi che affiorano dalla secolare storia di questo rione, “Varall veggiu” dalle cui radici si sviluppò, in seguito, tutto il centro abitato di Varallo. Luogo caro alla nobiltà illustre della nostra borgata, con i suoi palazzi dallo stile rinascimentale che ancora rivelano con le loro vestigia il fasto bor- ghese d’altri tempi. Qui la comunità di Varallo, che affonda le sue radici in una terra fertile e ricca di valori umanitari e religiosi da sempre molto forti, fondò nel 1556 l’Arciconfraternita della Santissima Trinità che, guidata dal sacerdote don Giuseppe Maio, proprio intorno alla chie- sa sviluppò l’intuizione ed il progetto di creare un luogo per l’accoglienza e la cura di poveri infermi e pellegrini che venivano a visitare la Nova Jerusalem al Sacro Monte. Ebbe così inizio la storia secolare del nostro benemerito Ospedale cittadino. L’artistica chiesa di San Giacomo sembra ben rappresentare il suggestivo passaggio biblico dell’Apocalisse che ho voluto riportare all’inizio di questa mia presentazione: pare quasi di ascoltare il pellegrino varallese che stanco ma felice per essere approdato nella città santa valsesiana, qui sul piazzale di San Giacomo pronuncia con letizia e legge- rezza di spirito: “Vidi la città santa, la nuova Gerusalemme, scendere dal cielo!” E proprio dalle rive del torrente Mastallone che lambisce la nostra chiesa si può contemplare questa incantevole prospettiva del Sacro Monte che si affac- cia sulla città di Varallo. E l’acqua viva, limpida come cri- stallo, che scaturisce dal trono di Dio e dall’Agnello nel libro della Rivelazione, ci porta facilmente a pensare a questi luoghi verdeggianti e carichi di fascino dove convergono le due valli e le acque impetuose e spumeggianti del Mastallone che si getta nel placido fiume Sesia! “Ed in mezzo alla piazza della città… si trova un albero di vita, le cui foglie servono a guarire le nazioni”. Niente di meglio riuscirebbe a descrivere la chiesa di san Giacomo, luogo di culto secolare e sorgente della nostra intensa carità cittadina, (espressasi allora SAN GIACOMO: LA CHIESA ALLA CONFLUENZA TRA I DUE FIUMI 3

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LA CASA SULLA ROCCIA - Parrocchia San Gaudenzio di Varallo - MAGGIO 2016

Vidi la città santa, la nuova

Gerusalemme, scendere dal Cielo, daDio, pronta come una sposa adorna per ilsuo sposo. Udii allora una voce potenteche usciva dal trono: “Ecco la dimora diDio con gli uomini! Egli dimorerà tra diloro ed essi saranno il suo popolo ed eglisarà il "Dio-con-loro" …

Mi mostrò poi un fiume d'acquaviva limpida come cristallo, che scaturi-va dal trono di Dio e dell'Agnello. Inmezzo alla piazza della città e da unaparte e dall'altra del fiume si trova unalbero di vita che dà dodici raccolti eproduce frutti ogni mese; le foglie del-l'albero servono a guarire le nazioni…

Il trono di Dio e dell'Agnello saràin mezzo a lei e i suoi servi lo adoreran-no; vedranno la sua faccia e porterannoil suo nome sulla fronte.”

(Apocalisse 21, 1-3; 22, 1-4)

Cari Varallesi,nelle prossime settimane verrà pubblica-to un libro di agile consultazione chevuole presentarci nei dettagli la nostrabella chiesa quattrocentesca di SanGiacomo, che sorge proprio sulle spondedel torrente Mastallone.

E’ per me motivo di gioia poterscrivere anche per i lettori del Bollettinoqueste righe introduttive a questomaneggevole libretto che ci aiuterà ameglio conoscere questa nostra splendi-da chiesa, così tanto cara alla nostracittà di Varallo, per tanti evidenti edimportanti motivi che affiorano dallasecolare storia di questo rione, “Varallveggiu” dalle cui radici si sviluppò, inseguito, tutto il centro abitato di Varallo.

Luogo caro alla nobiltà illustredella nostra borgata, con i suoi palazzidallo stile rinascimentale che ancorarivelano con le loro vestigia il fasto bor-ghese d’altri tempi.

Qui la comunità di Varallo, cheaffonda le sue radici in una terra fertilee ricca di valori umanitari e religiosi dasempre molto forti, fondò nel 1556l’Arciconfraternita della SantissimaTrinità che, guidata dal sacerdote donGiuseppe Maio, proprio intorno alla chie-sa sviluppò l’intuizione ed il progetto dicreare un luogo per l’accoglienza e lacura di poveri infermi e pellegrini chevenivano a visitare la Nova Jerusalem alSacro Monte. Ebbe così inizio la storiasecolare del nostro benemerito Ospedalecittadino.

L’artistica chiesa di San Giacomosembra ben rappresentare il suggestivopassaggio biblico dell’Apocalisse che hovoluto riportare all’inizio di questa miapresentazione: pare quasi di ascoltare ilpellegrino varallese che stanco ma feliceper essere approdato nella città santavalsesiana, qui sul piazzale di SanGiacomo pronuncia con letizia e legge-rezza di spirito: “Vidi la città santa, lanuova Gerusalemme, scendere dalcielo!” E proprio dalle rive del torrenteMastallone che lambisce la nostra chiesasi può contemplare questa incantevoleprospettiva del Sacro Monte che si affac-cia sulla città di Varallo.

E l’acqua viva, limpida come cri-stallo, che scaturisce dal trono di Dio edall’Agnello nel libro della Rivelazione,ci porta facilmente a pensare a questiluoghi verdeggianti e carichi di fascinodove convergono le due valli e le acqueimpetuose e spumeggianti del Mastalloneche si getta nel placido fiume Sesia!

“Ed in mezzo alla piazza dellacittà… si trova un albero di vita, le cuifoglie servono a guarire le nazioni”.Niente di meglio riuscirebbe a descriverela chiesa di san Giacomo, luogo di cultosecolare e sorgente della nostra intensacarità cittadina, (espressasi allora

SAN GIACOMO: LA CHIESA ALLA CONFLUENZA TRA I DUE FIUMI

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soprattutto con la fondazione del primoospedale) ed ancor oggi fiorente e vitalenel tessuto sociale e religioso dellanostra comunità varallese!

Come dimenticare poi che proprioqui sul sagrato di San Giacomo, migliaiadi pellegrini sostano ogni anno, il lunedìdi Pentecoste, nel corso della storicaProcessione della Madonna Incoronata,per chiedere alla Vergine amata daiVarallesi e da tutta la Valle, di continua-re a sollevare il suo sguardo maternosulle popolazioni delle nostre verdiVallate, sulla Nuova Gerusalemme che siaffaccia ammiccante dall’alto del SacroMonte… e su tutte le famiglie dellacomunità!

Un pensiero affettuoso vorrei cheandasse al nostro caro don ArmandoAvondo, scomparso nel 2013, che pertrentatré anni fu cappellano devoto edappassionato della nostra chiesa di SanGiacomo, padre spiritualedell’Arciconfraternita della SantissimaTrinità, oltre che indimenticato edapprezzato cappellano dell’Ospedale cit-tadino.

La mia gratitudine va pure aGiorgio Malvestito, priore in caricadell’Arciconfraternita ed a tutti i confra-telli suoi collaboratori per aver desidera-to realizzare questa guida di facile con-sultazione, ampiamente illustrata edivulgativa.

Il prezioso e documentato lavoroverrà presentato prossimanente nellachiesa stessa, dagli autori.

Esprimo quindi volentieri sinceragratitudine agli autori di questo libro,don Damiano Pomi e Stefano Della Salaper averci donato un ulteriore importan-te, ricco e prezioso contributo per laconoscenza di questa nostra chiesa varal-lina, vero scrigno d’arte, di storia e dispiritualità, posta come vigile vedettaalla confluenza dei due fiumi, che vegliagiorno e notte, per custodire e mettere

al sicuro tutta la nostra comunità Varallo… proprio come la biblica sentinella delmattino che preannuncia il dissolversidel buio della notte e che sa scrutare ilsorgere della luce del sole divino!

don Roberto CollariniPrevosto di Varallo

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pag. 2 pubblicità

pag. 3/4 editoriale del prevosto e indice

pag. 5/6 la chiesa di San Giacomo

pag. 7/8/9 le conclusioni del Sinodo

pag. 9/10/11 la “nuova” Diocesi di Novara

pag. 12/13/14 papa Francesco e

l’ Amoris Laetitia

pag. 15 la pace è possibile?

pag. 16/17 riflessioni di un giovane

sull’attualità

pag. 17/18 suggerimenti ai seminaristi

pag. 19 notizie dalla Caritas

pag. 20 lo spettacolo del “Caravan Trio”

pag. 21/22/23la chiusura della causa di

Beatificazione di M. Guaini

pag. 24 il saluto degli ospiti di

Casa Serena all’Incoronata

pag. 25 il rendiconto economico

della Parrocchia

pag. 26 il cinque per mille e

l’anagrafe parrocchiale

pag. 27/28 pubblicità

INDICE

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La sera della Veglia di Pentecoste,nella Cattedrale di Novara, con unaricca e suggestiva concelebrazione, pre-sieduta del vescovo Franco GiulioBrambilla, si e concluso il XXI SinodoDiocesano della nostra Chiesa Novarese,che però ora entra “nel vivo” con l’ap-passionante tappa del “cammino attua-tivo”!

Vediamo insieme di riscoprire lemotivazioni che sono state alla basedella sua intensa realizzazione (duratadue anni): 2014-2016.

Perché l’esigenza di questo Sinodo?Il Sinodo diocesano, sia esso gene-

rale o particolare (che affronta cioè sol-tanto alcune problematiche … e così èstato questo nostro Sinodo!) ha lo scopodi «prestare aiuto al Vescovo nell'eser-cizio della funzione, che gli è propria,di guidare la comunità cristiana».

La ragione principale che stava acuore alla Chiesa di Novara per arrivaread indire un Sinodo tematico, all’iniziodell’episcopato di mons. Brambilla,stava proprio nel voler dare slancioattuativo alle decisioni sulle qualidurante due anni ci si è confrontati

insieme (anche in modo acceso), eavere il tempo di consolidarle poco allavolta nella vita concreta della Chiesanovarese.

L'obiettivo di fondo: Rigenerare laChiesa di domani

Giungere insieme ad una decisio-ne condivisa e ufficiale su alcuni aspet-ti richiesti dal Vescovo nella sua letterapastorale “Come sogni la Chiesa didomani?” Il Vescovo, al termine di quel-la sua lettera, auspicava un “camminoecclesiale”, non a tutto campo, ma conun fuoco ben preciso: Come rigenerarela Chiesa di domani? (“Come sogni laChiesa di domani?”, p. 92). Il tema: UnaChiesa “in uscita” per donare la gioiadel Vangelo

Il punto di partenza è stato losguardo sul “volto missionario delleparrocchie” (ciò che siamo attualmen-te), per far approdare il percorso alladefinizione, anche normativa, delleUnità Pastorali Missionarie (ciò chedesideriamo diventare… e ciò che dob-biamo diventare se non vogliamo che lenostre comunità si inaridiscano irrime-diabilmente).

Le tappe successive del cammino sino-dale

Prima tappa: Il volto missionariodelle parrocchie per l’annuncio delVangelo.

La prima tappa ha previsto duemomenti.

1. Il primo di preghiera, confron-to e riflessione sul rapporto tra Vangeloe vita quotidiana delle persone, tra unaChiesa “in uscita” e le nuove forme diprossimità alle persone.

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CONCLUSO A PENTECOSTE IL XXI SINODO DIOCESANO DELLA CHIESA NOVARESE:

UNA CHIESA “IN USCITA” PER DONARE LA GIOIA DEL VANGELO

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Si tratta di assumere lo stile che PapaFrancesco ha delineato nel primo capi-tolo dell’Evangelii Gaudium (nn. 19-49),ripreso nella Lettera pastorale delnostro vescovo "Come sogni la Chiesa didomani?", al secondo capitolo, in treaspetti: ospitalità dell’umano, diffe-renza cristiana e stile di comunionenelle e tra le parrocchie, con la presen-za delle aggregazioni laicali, in partico-lare dei nuovi ministeri laicali necessarioggi nella Chiesa.

2. Il secondo di discernimentopratico, per delineare il rapporto che sirenderà necessario tra parrocchie eUnità Pastorali Missionarie (UPM),determinando in modo essenziale leazioni pastorali della parrocchia (Regoladella comunità) e il lavoro pastoraleintegrato delle UPM (Carta di missione).

Occorrerà certamente conpazienza e determinazione “dareforma” a una necessaria convergenzasui seguenti punti:a) il ruolo delle piccole parrocchie infe-riori ai 200 abitanti;b) la definizione delle proposte chedovranno essere vissute a livello parroc-chiale: gesti costitutivi della comunità(regola della comunità);c) la definizione dei gesti pastorali(sacramento della Cresima, pastoralegiovanile, pastorale familiare, Caritas,scuola, sanità, lavoro, cultura, universi-tà, comunicazioni, attenzione al turi-smo, missioni, migrantes) che darannoslancio missionario alle UPM (carta dimissione);d) la nomina di un Parroco moderatore ela chiarificazione delle sue funzioninelle UPM;e) la creazione di un Economo cheaffianchi il parroco moderatore;f) la ridefinizione dei confini delle UPM;g) il nuovo Statuto dei Consigli pastora-li e dei Statuti dei Consigli economici

con un mandato unificato per tutta ladiocesi;h) la determinazione delle nomine diservizi ecclesiali “a tempo”.

Seconda tappa: Il ministero delprete e le nuove figure di ministeri.

Nella seconda tappa, definitocome intendiamo e vogliamo la parroc-chia del futuro e il suo rapporto con leNuove Unità Pastorali, ci si è chiesto diquali ministeri (o servizi ecclesiali)abbiamo bisogno. Con questo si è intesoaffrontare:a) la ridefinizione del ministero pastora-le del prete;b) il ruolo dei diaconi permanenti;c) la presenza dei religiosi e delle reli-giose nella Chiesa locale;d) il contributo delle associazioni, movi-menti e gruppi alla vita della Chiesalocale;e) i “nuovi” ministeri laicali che cioccorrono per questa Chiesa che stiamocostruendo;f) i cammini formativi che desideriamoproporci per avere operatori pastoralidavvero preparati e capaci di un auten-tico “Sensus Ecclesiae” (cioè che aminola Chiesa e siano mossi dal desiderio dimettersi al suo servizio)!

Terza tappa: la pastorale giovanile e lapastorale familiare nelle UPM

Nella terza tappa due sono stati igrandi temi strategici che aiuteranno acompletare il nostro quadro dellaChiesa di domani, con la certezza che leUPM decolleranno col contributo decisi-vo di queste due realtà:

a) la pastorale giovanile, per-ché è il laboratorio di sperimentazionedella pastorale d’insieme o integratache ci aiuterà a far da “volano” perdisegnare con decisione la Chiesa delfuturo.

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La proposta che il Centro diocesa-no giovanile sta elaborando in questianni sarà “assunta” dall’intera diocesicon un approfondimento e valutazionecomune.

b) la pastorale familiare, perchéessa detterà il nuovo “stile” delle UnitàPastorali, cioè di una parrocchia che siprende a cuore la situazione dove lagente vive la vita quotidiana e misureràla sua capacità di essere “generativa” divita buona ed evangelica nelle nostrecomunità parrocchiali.

Sia la pastorale giovanile chequella familiare non sono due “capitoli”indipendenti della nostra pastorale, ma

sono la via fondamentale per renderconcreta e visibile la Chiesa che deside-riamo: ospitale, bella, fedele, lumino-sa, attraente, capace di far sentire conforza il profumo di Cristo nella storia!

A conclusione del Sinodo, il vesco-vo ha ricordato che ora ci viene dato untempo di sperimentazione ed attuazio-ne “sul terreno” che durerà un annointero, dopodiché si verificherà la bontàdell’attuazione, gli eventuali aspetti dacorreggere… e quindi si passerà a ratifi-care ufficialmente le scelte compiutesinodalmente per il buon cammino dellanostra Chiesa novarese!

ECCO LA “NUOVA” DIOCESI DI NOVARAE LE UNITA’ PASTORALI MISSIONARIE

SECONDO IL DISEGNO TRACCIATO DAL XXI SINODO

La sera della Veglia di Pentecoste,in una Cattedrale di Novara gremitaall’inverosimile, si è conclusa la primatappa del XXI Sinodo DiocesanoNovarese, durante una ricca celebrazio-ne presieduta dal vescovo Franco GiulioBrambilla.

Perché si è conclusa soltanto la“prima” tappa? Perché ora, ha sottoli-neato il vescovo, incominciamo l’entu-siasmante tempo della “sperimentazio-ne” che durerà un anno e che consenti-rà alle nostre comunità cristiane dientrare nello spirito missionario dellanostra Chiesa. Papa Francesco parlasempre di “Chiesa in uscita” e questa ècertamente l’identità che deve carat-terizzare da oggi in poi la nostra Chiesadiocesana con sempre meno preti, macon il desiderio di un laicato semprepiù formato e motivato a mettersi aservizio del Signore e delle comunità(naturalmente sotto la guida dei proprisacerdoti).

A partire dall’inizio di giugno par-tirà seriamente il lavoro nelle UPM(Unità Pastorali Missionarie) che avran-no il compito di coordinare organica-mente il lavoro pastorale nelle nostreparrocchie; uno dei compiti principalidelle UPM sarà quello di individuare deiservizi comuni che possano essere atti-vati facendo interagire più Parrocchie.

Facciamo un esempio: gra-dualmente si prevede l’attivazione di uncammino di Pastorale Giovanile comunea più parrocchie (per esempio in futuroil sacerdote che si occuperà dei giovania Varallo dovrà prendersi cura anche diquelli di Quarona e dell’Alta Valle).

Stessa cosa accadrà con laFormazione dei Catechisti, degliAnimatori, con la Caritas che non si atti-verà soltanto nelle singole parrocchie,ma si prenderà a cuore i problemi e leattese delle povertà e delle situazioni disolitudine di tutta l’Unità Pastorale.

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Anche per le Famiglie, che saran-no un “ambito” privilegiato delle sceltepastorali della Chiesa di questo nostrotempo complesso e problematico,saranno chiamate a progettarsi insiemee ad avere a cuore in modo speciale letantissime situazioni “ferite” dalla vita,come ci ricorda l’Esortazione Apostolica“Amoris Laetitia” di Papa Francesco.

Giovani, Famiglie, Carità,Gestione dei beni delle nostre parroc-chie. Ecco alcuni degli ambiti doveincominceremo a confrontarci e ad aiu-tarci a progettare insieme, per unaminore dispersione delle nostre forze edei nostri talenti da giocarsi sul territo-rio.

Tra un anno sarà, poi, il tempodella valutazione di ciò che andrà rica-librato e di ciò che ha prodotto fruttipositivi. Ed allora il Sinodo sarà proprioconcluso e diventerà “vita” delle nostrecomunità aperte ed in missione!

I Vicariati che erano otto, sonoora diventati sei come potete vederedalla cartina del nuovo assetto dellaDiocesi.

La Valsesia rimane con il medesi-mo territorio di prima, ma la nostraUnità Pastorale di Varallo si ingrandisceperché comprenderà da oggi anche ilterritorio che prima era dell’AltaValsesia.

Insomma da Quarona ad Alagna eRimella sarà tutta la nostra UnitàPastorale Missionaria di Varallo (UPM24).

I sacerdoti sono motivati, in que-sti due anni di Sinodo si sono confronta-ti con i laici che negli incontri comunihanno messo le basi per questo nuovo enecessario cammino di Chiesa.

Vale la pena ricordare che attual-mente in Diocesi di Novara i sacerdotisono circa 350. In media ogni anno ne

muoiono 10-12, mentre i nuovi ordinatisono 1-2.

In dieci anni (2026) si prevede unaperdita di circa 100 preti ed altrettantiche pur se viventi avranno superatoampiamente gli 80 anni di età (nonpotendo più svolgere, in genere, un ser-vizio attivo in ambito pastorale!)

Insomma, quindi 200 sacerdoti inmeno di cui tener conto! Ecco perché sela nostra Chiesa in questi anni non si rin-nova e non trova nuove forme di colla-borazione sarà destinata a “spegnersi”.

Questo non per scoraggiarci, mapiuttosto per “darci tutti una mossa” eper metterci all’ascolto sempre piùdocile di ciò che lo Spirito Santo ci met-terà nel cuore.

E come per le prime comunità cri-stiane descritte nel libro degli Atti degliApostoli, sarà necessario “essere uncuor solo ed un’anima sola, mettere ipropri doni in comune, spezzare il paneinsieme e vivere fraternamente”. E’infatti dal modo in cui si amavano che ilontani riconoscevano quelli che eranodavvero i cristiani!

La Valsesia sarà composta, a par-tire da oggi, di quattro Unità PastoraliMissionarie: la Bassa Sesia (UPM 21),L’Unità Pastorale di Romagnano (UPM22), quella di Borgosesia (UPM 23) e lanostra di Varallo (UPM 24).

Mettiamoci volentieri in camminocon slancio rinnovato e con tanta fidu-cia in questo profondo e serio lavoro didiscernimento che il XXI Sinodo dellaChiesa Novarese ha tracciato in questidue anni di confronto, di analisi e pro-gettazione condivisa.

don Roberto

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Dopo la festa della Confraternitadella Santissima Trinità, il prossimo 12giugno, differita di alcune settimanerispetto alla data liturgica della dome-nica dopo la Pentecoste, verrà presen-tato un testo che racconta la storia edescrive l’arte della chiesa di SanGiacomo, oltre il ponte sul Mastallone,dove il sodalizio ha appunto sede.

La chiesa di San Giacomo è tra lepiù significative testimonianze di arte edi fede del grande patrimonio esistentea Varallo e, pur essendo forse non moltoconosciuta, vanta secoli di storia, conavvenimenti e figure che hanno contri-buito non poco alla vita religiosa esociale della nostra città.

Le origini dell’edificio risalgonoalla seconda metà del XIV secolo e piùprecisamente al 1361, quando essoviene citato per la prima volta in undocumento e definito come oratorio. Lacostruzione era di pertinenza del palaz-zo dei nobili Scarognini - D’Adda e svol-geva forse la funzione di cappella genti-lizia.

Una illustrazione, che accompa-gna il famosissimo Libro dei Misteri,realizzato dal noto architetto peruginoGiangaleazzo Alessi, mostra l’edificioancora di ridotte dimensioni, non lonta-no dal Mastallone che, con le sue acque,

offre un sottofondo incomparabile perchi visita la chiesa.

A partire dalla seconda metà delXVI secolo i documenti di archivio testi-moniano l’inizio di una serie di inter-venti edilizi, progettati e realizzati peringrandire il corpo di fabbrica dellachiesa presso la quale, nel frattempo, siera insediata la VenerandaConfraternita della Santissima Trinità.

Il pio sodalizio fu istituito percoadiuvare le opere assistenziali dell’o-spedale cittadino, nato grazie alla sensi-bilità ed alla munificenza di don Maio chedestinerà a tal scopo tutti i suoi beni.

Sempre un’incisione riproducenteil borgo di Varallo, stampata da Ravellinel 1621, documenta l’avanzamento deilavori.

La facciata venne ridotta allaforma attuale nel 1630, con la costru-zione dell’elegante portico e l’esecuzio-ne degli affreschi ad opera di FrancescoMartinolio detto il Rocca.

Nei decenni successivi si assistead ulteriore ingrandimento dell’edificiocon la costruzione delle cappelle dellaMadonna del Rimedio (1643), per lanata Confraternita del Riscatto, per laliberazione dei cristiani schiavi dei mu-sulmani e, sul lato destro, di SanBenedetto, per volontà della famigliaRachetti.

Negli stessi anni è realizzata lasacrestia. Per giungere all’attuale confi-gurazione della chiesa occorre attende-re la prima metà del Settecento, quan-do fu realizzata la cappella delCrocifisso, entro la quale è appunto col-locato in venerazione un antico e pre-zioso Cristo in croce, in cartapesta, recuperato, secondo la tradizione, dalleacque in piena del fiume.

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LA CHIESA DI SAN GIACOMOTESTIMONIANZA VIVA DI FEDE E CARITA’ DEI VARALLESI

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Ultima superba realizzazione ful’alto campanile, oggetto negli ultimianni di necessari interventi di restauro,costruito negli anni 1840/1845, persostituire il precedente che si presenta-va “assai vetusto” come indicato nellalettera inviata al vescovo di Novara perl’approvazione del progetto.

La sua slanciata struttura in stilemoresco lo rende il secondo in altezzanell’ambito del territorio valsesiano.Nel 1851 fu provvisto di un orologio pro-gettato e realizzato dal sig. Bertoli diScopa, mentre nella cella campanariafurono collocate le campane fuse dallaDitta Mazzola di Valduggia.

Negli ultimi anni la chiesa di S.Giacomo, grazie alla sensibilità dei con-fratelli ed alla generosità di molti bene-fattori, sia enti pubblici sia privati, èstata oggetto di una serie di importantiinterventi che hanno cercato di recupe-rare e tutelare l’ingente patrimonioartistico che conserva.

Ora, la pubblicazione di questotesto si spera possa aiutare Varallesi eturisti a riscoprire la storia di questoluogo, per poter tramandare alle futuregenerazioni, la preziosa eredità di fedee carità che essa testimonia.

don Damiano Pomi

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“Amoris Laetitia” è il titolo dellalettera del Papa dedicata all’amore infamiglia.

Due grandi assi Attorno al grande tema dell’amo-

re, ci sono due principali preoccupazionidel Papa rispetto al matrimonio, cheabbracciano l’intero documento:

1) Sviluppare una “pedagogiadell´amore” per orientare i giovani versoil matrimonio.

Il documento sottolinea la necessi-tà di «presentare le ragioni e le motiva-zioni per optare in favore del matrimonioe della famiglia» (35), di «aiutare i giova-ni a scoprire il valore e la ricchezza delmatrimonio» (205) e di «toccare le fibrepiù intime dei giovani, là dove sono piùcapaci di generosità, di impegno, diamore e anche di eroismo, per invitarli adaccettare con entusiasmo e coraggio lasfida del matrimonio» (40). Poi concretiz-za questa proposta come «una pedagogiadell´amore che non può ignorare la sensi-bilità attuale dei giovani, per poterlimobilitare interiormente» (211).

2) Stimolare la crescita dell’amoretra marito e moglie

Questo secondo asse è ancora piùpronunciato rispetto al primo. Il Papa hasottolineato che «oggi, più importante diuna pastorale dei fallimenti è lo sforzopastorale per consolidare i matrimoni ecosì prevenire le rotture» (307). E condolore domanda: «chi si occupa oggi disostenere i coniugi...?» (52).

Costantemente Francesco si riferi-sce ai matrimoni «reali», con tutti i suoilimiti, difficoltà, imperfezioni, lotte esfide. Allo stesso tempo ringrazia perché«molte famiglie, che sono ben lontane dalconsiderarsi perfette, vivono nell’amore,realizzano la propria vocazione e vannoavanti anche se cadono tante volte lungoil cammino» (57).

Il problema è che «l´amore matri-moniale non si custodisce prima di tuttoparlando dell´indissolubilità come di unobbligo, o ripetendo una dottrina, ma for-tificandolo grazie ad una crescita costan-te sotto l´impulso della grazia» (134).Allora lo scopo più grande è quello diincoraggiare «azioni pastorali tendenti adaiutare i coniugi a crescere nell´amore»(208).

Francesco insiste: «tutto questo sirealizza in un cammino di permanentecrescita. In questo cammino di crescitanon si escludono la sessualità e l´eroti-smo, poiché «Dio stesso ha creato la ses-sualità, che è un regalo meraviglioso»(150) e la dimensione erotica dell’amoreè «dono di Dio che abbellisce l´incontrotra gli sposi» (152).

Invitando i coniugi a ravvivarel´amore in ogni nuova tappa, insiste: «innessun modo bisogna rassegnarsi a unacurva discendente, a un deterioramentoinevitabile, a una mediocrità da soppor-tare» (232). L´amore coniugale richiede«di lottare, di rinascere, di reinventarsi ericominciare sempre di nuovo fino allamorte» (124).

Questi due grandi assi, rappresen-tano le principali preoccupazioni delSinodo e del Papa.

Il capitolo II, che descrive la situa-zione attuale delle famiglie, punta i riflet-tori su qualcosa che riguarda direttamen-te l’amore, che è la «cultura del provvi-sorio». Denuncia la «rapidità con cui lepersone passano da una relazione affetti-va ad un´altra. Credono che l´amore,come nelle reti sociali, si possa connette-re o disconnettere a piacimento del con-sumatore e anche bloccare velocemen-te... Si trasferisce alle relazioni affettivequello che accade con gli oggetti e conl’ambiente: tutto è scartabile, ciascunousa e getta, spreca e rompe, sfrutta e

LE TANTE NOVITA’ DELL’ESORTAZIONE DI PAPA FRANCESCO“AMORIS LAETITIA” SULL’AMORE NELLA FAMIGLIA

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spreme finché serve. E poi addio» (39). Nel capitolo III, dedicato alla dot-

trina, egli rivisita l’insegnamento della“Evangelii Gaudium” sul primo annuncio,annuncio «di amore e di tenerezza», allaluce del quale «il nostro insegnamento sulmatrimonio e la famiglia non può cessaredi ispirarsi e di trasfigurarsi» (59). Cosìl´insegnamento sulla famiglia non diven-terà «mera difesa di una dottrina freddae senza vita». È l´annuncio «dell´infinitoamore del Padre, che si è manifestato inCristo» (59).

Anche nel capitolo VIII, dedicato acoloro che vivono in situazioni irregolari (omeglio le “famiglie ferite”), si ferma aproporre un percorso di compassione versogli altri, la “via caritatis”, perché «la cari-tà fraterna è la prima legge dei cristiani»(306) e «la carità copre una moltitudine dipeccati» (1 Pt 4:8). Ci ricorda che «si devesempre porre speciale attenzione nel met-tere in evidenza e incoraggiare i valori piùalti e centrali del Vangelo, particolarmen-te il primato della carità come rispostaall´iniziativa gratuita dell´amore di Dio»(311). E ancora Francesco sottolinea:“Occorre sempre ricordare che le famigliesono soggetto e non soltanto oggetto dievangelizzazione.”

Nel capitolo IX, dove propone una«spiritualità del vincolo», mostra l´espe-rienza dell´amore familiare come un per-corso mistico: «una comunione familiarevissuta bene è un vero cammino di santi-ficazione nella vita ordinaria e di crescitamistica, un mezzo per l´unione intimacon Dio.

Situazioni irregolari Quando parla delle situazioni «irre-

golari», il Papa ricorda che la strada dellaChiesa è sempre «quella di Gesù: dellamisericordia e dell´integrazione... èsempre quella di non condannare eterna-mente nessuno; di effondere la misericor-dia di Dio a tutte le persone che la chie-dono con cuore sincero... Perché la cari-

tà vera è sempre immeritata, incondizio-nata e gratuita! Pertanto, sono da evitaregiudizi che non tengono conto della com-plessità delle diverse situazioni, ed ènecessario essere attenti al modo in cui lepersone vivono e soffrono a motivo dellaloro condizione» (296).

Questo capitolo si riferisce a tuttele possibili situazioni «irregolari». Ma par-lando in particolare dei divorziati innuova unione, ricorda che «possono tro-varsi in situazioni molto diverse, che nondevono essere catalogate o rinchiuse inaffermazioni troppo rigide senza lasciarespazio a un adeguato discernimento per-sonale e pastorale» (298). Così «è com-prensibile che non ci si dovesse aspettaredal Sinodo o da questa Esortazione unanuova normativa generale di tipo canoni-co, applicabile a tutti i casi nello stessomodo. È possibile soltanto un nuovo inco-raggiamento ad un responsabile discerni-mento personale e pastorale dei casi par-ticolari» (300).

Questo discernimento «dovrebbericonoscere che, poiché il grado diresponsabilità non è uguale in tutti i casi,le conseguenze o gli effetti di una normanon necessariamente devono essere sem-pre gli stessi» (300).

«In certi casi di unioni irregolari,può essere fondamentale anche l’aiuto deiSacramenti. Per questo, “ai sacerdotiricordo che il confessionale non dev´esse-re una sala di tortura bensì il luogo dellamisericordia del Signore”: (EvangeliiGaudium 44). Ugualmente segnalo chel´Eucaristia “non è un premio per i perfet-ti, ma un generoso rimedio e un alimentoper i deboli”: (Evangelii Gaudium 47)».

(72). Inoltre Francesco affermache, «non si deve gettare sopra due per-sone limitate il tremendo peso di doverriprodurre in maniera perfetta l´unioneche esiste tra Cristo e la sua Chiesa»(122). Per questo motivo dice il Papa, «un Pastore non può sentirsi soddisfatto solo

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applicando leggi morali a coloro che vivo-no in situazioni irregolari» (305).

Altri insistono che necessariamentei divorziati in nuova unione dovrebberoseparararsi o vivere «come fratello esorella», in castità perfetta. Francesco,riprendendo la “Familiaris Consortio” (diGiovanni Paolo II - 1981), dice che «laChiesa riconosce situazioni in cui l´uomoe la donna, per seri motivi - quali, peresempio, l´educazione dei figli - non pos-sono soddisfare l´obbligo della separazio-ne» (298).

Inoltre Francesco ricorda ai pasto-ri: “Per amore della verità siete obbligatia ben discernere nelle diverse situazioni;quindi mentre va ben espressa con chia-rezza la dottrina, sono da evitare giudiziche non tengano conto della complessitàdelle diverse situazioni, ed è assoluta-mente necessario essere attenti al modoin cui le persone vivono e soffrono a moti-vo della loro condizione!”

Nella nota a pie di pagina, il Papamostra la sua comprensione verso le diffi-coltà specifiche di quelle coppie e spiegache «in queste situazioni, molti, cono-scendo e accettando la possibilità di con-vivere “come fratello e sorella” che laChiesa offre loro, rilevano che, se manca-no alcune espressioni di intimità, “non èraro che la fedeltà sia messa in pericolo epossa venir compromesso il bene dei figli”(Gaudium et Spes 51)».

Specialmente quando uno dei duenon è un credente o praticante, ci sonosituazioni in cui l´altro non può esigere divivere «come fratello e sorella», perchévuole evitare il rischio di infedeltà e diabbandono che farebbe tanto male aibambini.

Di fronte a coloro che nella Chiesainvocano una Dottrina matrimoniale piùrigida nei confronti delle “unioni matri-moniali irregolari” il Papa si esprime così:«Comprendo coloro che preferiscono unapastorale più rigida che non dia luogo adalcuna confusione. Ma credo sinceramen-

te che Gesù vuole una Chiesa attenta albene che lo Spirito sparge in mezzo allafragilità: una Madre che, nel momentostesso in cui esprime chiaramente il suoinsegnamento obiettivo, “non rinuncia albene possibile, benché corra il rischio disporcarsi con il fango della strada”.

I Pastori che propongono ai fedelil´ideale pieno del Vangelo e la dottrinadella Chiesa devono aiutarli anche adassumere la logica della compassioneverso le persone fragili e ad evitare per-secuzioni o giudizi troppo duri e impa-zienti. Il Vangelo stesso ci richiede di nongiudicare e di non condannare» (308).

La pastorale matrimoniale devesempre orientarsi ad «accompagnare,discernere e integrare», con misericor-dia, pazienza e coraggio, qualsiasi situa-zione umana. «E’ meschino soffermarsi aconsiderare solo se l´agire di una personarisponda o meno a una legge o a unanorma generale» (304).

Per quanto riguarda le Chiese locali,cioè le differenti Diocesi, il Papa esorta isingoli Vescovi ad essere essi stessi adaffrontare con responsabilità pastorale esenso della misericordia le differenti casi-stiche di irregolarità matrimoniali, che divolta in volta si presentano; tenendo cer-tamente conto, della secolare Dottrinadella Chiesa, ma anche dei seri cammini“di penitenza” personalizzati che le coppiesono disposte a fare per tornare a riconci-liarsi con Dio e ad integrarsi pienamentenella vita ecclesiale della comunità.

NB: E’ assolutamente importante che noicredenti facciamo tutti lo sforzo di legge-re integralmente la bella Lettera di papaFrancesco “Amoris Laetitia” per evitaredi dare con leggerezza interpretazioniframmentarie, incomplete e talvolta nonvere del pensiero della Chiesa sulMatrimonio e sulle complesse situazioni diirregolarità.

La Redazione de “La Casa sulla Roccia”

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Sabato 18 giugno 2016 alle ore16,00 presso il cortile della BibliotecaCivica “Farinone Centa” il Centro LibriPunto d'Incontro in collaborazione con laBiblioteca Civica "Farinone Centa" invitatutti a un incontro su un tema moltoattuale e su cui tutti dovremo interro-garci: “La pace possibile… Realtà oUtopia...?

Interverranno: Piera Mazzone, direttore della

Biblioteca Civica “Farinone Centa”, chepartendo dal ricordo della prima guerramondiale, di cui ricorrono i 100 anni,passerà alle guerre di oggi.

Matteo Spicuglia, giornalista RAI,che presenterà il suo libro: “La terra per-duta. Nel cuore dei cristiani del MedioOriente.”

Gianni Palmegiano, presidentedell'associazione "Ponte di Pace" di Torinolegata alla Custodia di Terra Santa, che ciporterà a riflettere sulla pace possibile.

Fotografia di un bambino diMidyat, città turca di origine siriaca, chestudia l’aramaico.

Anah e Naile, Melki e Murat, Sabrie Februniye hanno storie diverse, ma

sono siriaci, una delle minoranze cristia-ne più antiche del Medio Oriente. I siria-ci sono gli ultimi a parlare ancora la lin-gua di Gesù, l’Aramaico. Si trovano traTurchia, Siria ed Iraq. I siriaci come lealtre comunità cristiane del MedioOriente sono sopravvissuti per quasi 2000anni, ma dai primi del ‘900, un secolofolle e crudele, si sono ridotti a circa2mila. Fanno parte dei profughi fuggitidalla piana di Ninive, da Aleppo e Homs,da tutta la Mesopotamia.

“Siamo come un pugno di grano.Quando lo spargi in un campo, non sai piùche fine fa. Un chicco di qua, uno di là,uno mangiato dagli uccelli, uno piantato.Ecco, a noi è successa la stessa cosa …”

Matteo Spicuglia ha dedicato il suolibro a “tutti coloro che hanno imparatoa “stare” piuttosto che a “fare”, perchéStare diventa un’esigenza d’amore per latua storia, per il tuo popolo, per la tuafede. Lo capisci di fronte a decine di vil-laggi cristiani abbandonati, a monasteridiroccati, a centinaia di case occupateda altri. I cristiani di quelle terre sannoche scappare significa normalmente nontornare più, vedere la tua storia scio-gliersi come neve al sole, assistere a unapresenza di secoli che nell’arco di pochianni può essere costretta al silenzio. Lascelta di stare significa riaffermare lafedeltà a ciò che sei. Nel Tur Abdin, comein altre regioni, la profondità della fedenon si misura nei programmi, nelle ini-ziative, nei progetti a lungo termine, manell’essenzialità di una presenza. Turimani, tu accetti di essere minoranza. Equesto è tutto quello che conta! Nessunovorrebbe rinunciarvi. Dovremmo apriregli occhi su questo. La politicadell’Occidente non lo fa. Molto spessonemmeno i singoli. In fondo, il destino diquesta gente non ci interessa.”

Rosangela Canuto

LA PACE POSSIBILE? REALTA’ O UTOPIA?

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Il Salone del Libro di Torino, chesi tiene ogni anno al Lingotto, è sempreun’interessante occasione di scopertaed incontro culturale, oltre che di profi-cuo shopping tra gli stand stracolmi dilibri.

Lunedì 16 maggio, giornata con-clusiva, ha visto anche la partecipazio-ne del Vice Ministro agli Affari Esteri ealla Cooperazione Internazionale MarioGiro, che dialogando con un giornalistaed un altro parlamentare ha tenuto unainteressante conferenza di presentazio-ne del suo libro Noi terroristi. Storievere dal Nordafrica a Charlie Hebdo,edito da Guerini e associati.

Come facilmente si intuisce daltitolo l’argomento è di stretta attualità:nel volume sono raccontate storie veredi ragazzi finiti nel tunnel della Jihad edel terrorismo, come è capitato agliautori dei più recenti (ma non solo)attentati.

Il racconto e l’analisi partono dal1995, anno in cui una bomba esplode inFrancia in una stazione della metro earrivano fino al gennaio 2015, quandocome tutti ricordiamo due fratellientrano nella redazione parigina diCharlie Hebdo con in mano armi da

fuoco compiendo una strage.Tra i due fatti passano ven-

t’anni ma matrice e meccanismisono sempre gli stessi: dietro c’èil terrorismo islamico, quello chepiù spaventa ma che va razional-mente capito e analizzato pergiungere alla conclusione che diislamico ha ben poco.

Proprio da questa conside-razione è partito il Vice Ministro:la patina esterna è quella dellareligione islamica più tradizionali-

sta e intransigente ma in realtà ciò chespinge ragazzi di origine magrebina macomunque europei tra le braccia deiterroristi è una sorta di ribellione versola società occidentale che li esclude e lighettizza.

Molti dei temi della propagandaterrorista sono gli stessi del populismooccidentale: le banche, i poteri forti…nulla di nuovo dunque, un antagonismonei confronti della società come quelloche vivono tanti giovani condito e “tra-vestito” con presunti precetti delCorano, che fanno da specchietto per leallodole per esaltare e convincere lepersone più fragili.

Proprio la fragilità e l’isolamentointeriore sono tra le principali causedell’avvicinamento al mondo jihadista evengono molto ricercati dai cosiddettireclutatori: Giro citava alcuni “manualidi reclutamento”, istruzioni per chideve attrarre nella rete del terrorismonuovi adepti; qui veniva proprio sugge-rito di puntare le persone emotivamen-te più fragili ed isolate, facendo leva suisentimenti (ad esempio “pensate aibambini che muoiono sotto le bombeoccidentali”) ed evitando nei primimomenti di addentrarsi in questioni

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DA RAGAZZI DI PERIFERIA A TERRORISTIRIFLESSIONI SULL’ATTUALITA’ AL SALONE DEL LIBRO DI TORINO

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troppo radicali (es. il velo femminile).Vere e proprie tattiche di persua-

sione dunque per affascinare e indottri-nare chi magari non è nemmeno musul-mano e si converte in pochi mesi, tro-vando nell’integralismo religioso la val-vola di sfogo del suo disagio e della suarabbia.

Il Vice Ministro citava una fraseinglese molto calzante “from zero tohero”, “da zero ad eroe”. È questa lasemplice promessa dei reclutatori delterrorismo: da nullità, da escluso e fal-lito che sei (perché così molti si sento-no) noi ti faremo diventare un eroe,qualcuno di importante.

Per noi italiani nulla di cosìnuovo, considerato che è proprio il mec-canismo che porta tanti giovani nellefile della mafia e delle altre organizza-zioni criminali. E, faceva osservare l’au-tore, il terrorismo ha molto in comunecon la mafia, ad esempio la cosiddettasolidarietà negativa: si vengono a crea-

re quartieri ghetto in cui i terroristi tro-vano una rete di protezione molto fittatra la popolazione, non perché ci sia pertutti una comunanza di idee ma perchégli abitanti di quei quartieri si sentono aloro volta esclusi dalla società e dalloStato con cui naturalmente si rifiutanodi collaborare, preferendo aiutare chiquella società la contrasta.

Non bisogna poi dimenticare l’ap-porto delle nuove tecnologie, chehanno cambiato il modo di fare propa-ganda rendendolo più facile e insidioso.

Detto tutto ciò, si è concluso,qual è la soluzione? Abolire i ghetti,costruire – come dice Papa Francesco -ponti e non muri e creare, specie nellegrandi metropoli, reti sociali di culturae prevenzione del disagio giovanile per-ché sempre meno ragazzi cadano in unbuco nero di fanatismo ed orrore.

Enrico BianchiLiceo Classico D’Adda

SUGGERIMENTI AI SEMINARISTIPER IL VOSTRO PROSSIMO VIAGGIO IN TERRASANTA

ANDATE A VISITARE LE “PIETRE VIVE”!

La Provvidenza ha voluto che sullostesso numero di Bollettino parrocchia-le del mese di aprile si potessero legge-re due scritti che io desidero leggere inparallelo. Da una parte venivano ricor-date le parole di papa Francesco che,

rivolgendosi ai cristiani di PaxChristi riuniti in assemblea, ricor-dava a loro ed a tutti che “i con-flitti non possono essere ignoratio dissimulati” e ripeteva l'appel-lo alla fraternità ed alla lottaall'indifferenza.

Dall'altra parte veniva rac-contato dal nostro AlessandroGhidoni, sotto forma di diario, unviaggio dei Seminaristi novaresi in

Terrasanta, che sono riusciti a passareattraverso un secolare conflitto senzaquasi avvedersene.

Quali maestri hanno insegnatoloro a chinarsi sulla Bibbia ed a pren-derla per guida in Terra Santa di

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Palestina, disgiungendola dallaMisericordia?

Torna alla mente il grido di fede edi speranza del cieco di Gerico:“Signore fa' che io veda”

Fa’ che io veda che il Kibbutzdove ho dormito è a metà strada tra duestrutture di peccato: Dimona, il deposi-to delle bombe atomiche dell'unicapotenza nucleare del Medio Oriente eGaza, la più grande prigione a cieloaperto del mondo!

Fa’ che io veda che nel desertodel Negev, mentre viaggio verso laspiaggia di Eilat, ci sono villaggi dibeduini costruiti in lamiera e continua-mente demoliti perché loro, abitatorimillenari del deserto, non sono più tol-lerati a casa loro.

Fa’ che io veda la differenza fra lepietre su cui Israele fonda la sua memo-ria collettiva per giustificare il continuofurto di terra, di acqua, di case , e lepietre su cui ha camminato il Signore.

Fa’ che io sappia tralasciare leprime e sostare sulle altre.

Ma soprattutto fa che io veda ladifferenza fra pietre morte e le “pietrevive” della prima evangelizzazione.

Quelle stesse che gridano perbocca del Patriarca di Gerusalemme,mons. Fouad Twal, cittadino onorario diVarallo, in visita al Sacro Monte:“Il regalo più bello che potete fare aivostri fratelli in Cristo che vivono inTerra Santa è di andarli a trovare in par-rocchia. Contattate i nostri sacerdoti esarà per loro bellissimo celebrare laMessa della domenica insieme a voi.Viviamo tempi difficili. La vostra pre-senza in mezzo a noi ci rafforzerà nellafede e nella comunione fraterna. Perquesto con forza vi ripetiamo: venite inTerra Santa e siate pellegrini di giusti-zia”.

A Betlemme/Bet Jalla, vi è ilSeminario del Patriarcato: che bellaoccasione sarebbe stata per un incontrofraterno fra seminaristi!

Passare da Gerusalemme aBetlemme non è un viaggio normale: siattraversa un muro alto 8 metri di grigiocemento fra cancelli, filo spinato euomini armati!

Papa Francesco vide tutto questo,scese e sostò, toccando con la sua stes-sa mano la durezza non solo materialedi quell’alto muro di separazione.

Quello stesso muro avanza oraverso Bet Jalla e tocca 58 famiglie cri-stiane di quella parrocchia che perde-ranno i loro uliveti, in parte sradicati, inparte presto irraggiungibili per lorosulla collina di Cremisan.

Altre pietre vive che avrebberomeritato di essere visitate.

Il racconto dei seminaristi chiudecon l'auspicio che vi sia una “secondavolta” in Terra Santa: in quest’anno giu-bilare della Misericordia a tutti è con-cessa una seconda possibilità.

Tornate presto, i fratelli di TerraSanta vi aspettano!

Norberto JuliniNova Jerusalem

Sacro Monte di Varallo

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Lunedì 2 Maggio, durante laSerata Finale del 32° Concorso perViolino ed Orchestra organizzato da“VALSESIA MUSICA”, sono stati raccoltiben 980 euro, che gli organizzatori dellaserata hanno destinato alla Parrocchiadi Varallo per l’aiuto ed il sostegno dellefamiglie del nostro territorio che, sem-pre in maggior numero, vivono momen-ti di difficoltà e di fragilità.

Della disponibilità di tutto il pub-blico e dell’Associazione “ValsesiaMusica” la Caritas e l'Avas, presenti allaserata con i loro volontari sono sincera-mente grati e quanto offerto andrà asommarsi alle offerte raccolte per iprogetti parrocchiali “Un aiuto perl’affitto” e “Apri il cuore alla solidarie-tà”, che dal loro inizio hanno già vistonumerosi nuclei famigliari riceveresostegno economico.

Analogo sostegno viene fornitoalle famiglie monogenitoriali ed ai “sin-gle” (in particolare alle persone anzia-ne), soprattutto attraverso interventiche tentano di rispondere a un proble-ma non esclusivamente attraverso l’in-tervento di esperti o servizi qualificati,con evidenti e insormontabili problemidi dimensionamento delle risorse, mainvestendo direttamente sulla forma-zione delle persone.

La sfida è quella di rendere lapersone in grado di auto-organizzarsi,auto-aiutarsi, auto-prevenire, attivarsiper il reperimento delle risorse necessa-rie al loro benessere favorendo il pas-saggio dalla necessità di assistenza alla

capacità di azione, al poter fare.L'intenzione è di formare le per-

sone attraverso la prossimità tessendoreti di sostegno e sostenendosi vicende-volmente in un contesto umano dove ildisagio individuale trovi ostacolo nelgenerarsi e aiuto nell’essere gestito.

Tutto questo inizia dall'ascoltoche è cura della persona, attenzione aisuoi bisogni, tempo donato per l'altro;l'ascolto delle storie personali, con ilracconto di come si è caduti e di comeci si è rialzati è sostegno che porta con-forto e speranza alla nostra vita quandoattraversa momenti difficili e critici.

I volontari del Centro di AscoltoParrocchiale cercano di attuare questemodalità ogni qualvolta una persona ouna famiglia si presenta per aprire ilproprio cuore e per chiedere aiuto:ognuna con una vicenda diversa, conproblemi e necessità differenti … mache non ci possono mai lasciare indiffe-renti!

Non sempre si tratta di bisognieconomici; alcune volte al di là dellabolletta o dell’affitto da pagare … c’èuna solitudine, una ferita, un dolore eduna sofferenza che solo chi ascoltasenza giudicare ma aprendo il cuore e lamente, può veramente aiutare a lenire.

Tutte queste riflessioni ci confer-mano nella collaborazione pluriennalecon l’Associazione “Valsesia Musica”, econ tutte le altre realtà sociali, cultura-li, di volontariato presenti sul nostroterritorio.

Grazie di cuore a tutti coloro cheancora una volta hanno voluto dimostra-re la propria generosa solidarietà!

La Caritas parrocchiale di Varallo

SOLO ATTRAVERSO LA PROSSIMITA' SI CONTRASTANOLE FRAGILITÀ' DELLA NOSTRA COMUNITA’!

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Con una buona presenza di spet-tatori si è tenuta sabato 7 maggio alTeatro Civico, con il patrocinio delComune, la serata musicale a scopobenefico, organizzata dal GruppoBangladesh a favore del Centro missio-nario di Dinajpur.

Protagonista il “Caravan Trio”,complesso musicale nato nel 2009 dal-l’incontro fra i chitarristi LorenzoPanero e Vittorio Ostorero ed il contra-bassista varallese Federico “Chicco”Tosi, ed ampliatosi in questi ultimi annicon l’ingresso del chitarrista OliverCrini, della violinista Anais Drago edella cantante Gendri Fiorentino.

Una ventina di brani ispirati allatradizione europea jazz gitana, con

influenze del genere jazz manouche,che hanno intrattenuto piacevolmente ilpubblico facendogli riscoprire – con leparole degli stessi componenti del grup-po musicale – il sapore di una romanticaserata parigina degli anni ’30.

Ed ecco il “Caravan Trio” (che hamantenuto il nome originario nonostan-te l’aumento dei suoi componenti)ritratto al termine dello spettacolo,dopo aver ricevuto il vivo ringraziamen-to del rappresentante del GruppoBangladesh e di don Roberto per avergenerosamente offerto la loro esibizio-ne a favore dei giovani assistiti dalnostro Centro Missionario di Dinajpur.

g.s.

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LO SPETTACOLO BENEFICO DEL “CARAVAN TRIO”A FAVORE DELLA NOSTRA MISSIONE IN BANGLADESH

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CHIUSURA DELLA CAUSA DIOCESA DI BEATIFICAZIONEDELLA SERVA DI DIO MADRE MARGHERITA GUAINI

7 MAGGIO 2016

Sono trascorsi cinque anni esattida quando l’allora Superiora Generaledelle Missionarie di Gesù EternoSacerdote, Madre M. Patrizia Mereu,ottenne dall’allora vescovo di Novara,Mons. Renato Corti, l’apertura dellaCausa diocesana di Beatificazione eCanonizzazione della Fondatrice delleMissionarie di Gesù Eterno Sacerdote,Madre Margherita Maria Guaini, nata il21 novembre 1902 a Ceto (BS) e tornataalla Casa del Padre il 2 marzo 1994 aVarallo (VC).

Già nel 1994, l’allora SuperioraGenerale, Madre Maria EmanuelaIacovone, appena conclusa la vita terre-na della Madre, conoscendo le sue virtùe la passione per Dio e le anime, nonesitava di pensare di aprirne la Causa.

Ella era molto determinata inquesta decisione e voleva che avvenisseil più presto possibile, fin tanto chemolte Sorelle, Sacerdoti e laici che l’a-vevano conosciuta, erano disposti atestimoniare le virtù cristiane che laMadre aveva largamente praticato,

segnate dal grande amore per Dio e perla Chiesa. Ha quindi distribuito conabbondanza il Testamento spirituale diMadre Margherita M. e il piccolo opu-scolo della sua vita, per farla conosceree si è impegnata a richiedere scritti etestimonianze a molte persone che ave-vano frequentato la Fondatrice. MadreIacovone la conosceva profondamente,perché ha vissuto tutti i suoi anni di vitaconsacrata accanto a lei, cioè dal 1949in poi, come prima collaboratrice, riccadi spirito di fede, obbedienza, fedeltàed amore, condividendo gioie e dolori,fatiche e speranze.

Col Capitolo Generale, chel’Istituto ha celebrato nel 2002, SuorM. Patrizia Mereu divenne MadreGenerale, II^ in ordine di elezionedalla morte di Madre Guaini. Insieme,le due Madri, quella uscente e lanuova eletta, decisero di dar inizio allavoro di trascrizione degli scrittiautografi della “Madre”, al fine dichiedere l’apertura diocesana dellaCausa di Beatificazione eCanonizzazione e, giunte al 2011, laSuperiora Generale ne avanzò richie-sta al Vescovo di Novara e lui la con-cesse volentieri.

Fu nominata la Postulatrice,Dott.ssa Francesca Consolini e laCommissione dei Periti storici, e laCausa fu aperta il 29 aprile 2011, inuna sala della Curia novarese, allapresenza del Tribunale ecclesiastico, icui membri prestarono il loro giura-mento, incominciando da Sua Ecc.Mons. Renato Corti, dal Delegato epi-scopale per la Causa, don FabrizioPoloni, e da tutti gli altri membri, finoalla Postulatrice.

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Fu questo un evento delicato eimportante, un momento potremmodire tanto suggestivo da lasciarci “senzafiato” per l’importanza e la solennitàdella circostanza; ciò avvenne alla pre-senza di alcuni Sacerdoti, la MadreGenerale e poche Suore Mges, alcuniparenti e pochi invitati, perché l’aper-tura doveva effettuarsi con una modali-tà, quasi privata.

Ora, vigente la terza SuperioraGenerale, Madre M. Cristina Alessio,dopo cinque anni di intenso lavoro diricerca, perché non semplice e non faci-le fu la lunga e travagliata vita dellaServa di Dio, siamo giunte alla chiusuratanto attesa. Consegnati i documenti edorganizzate le testimonianze deposte,che il Delegato episcopale ha raccolto,si è giunti alla conclusione della Causadiocesana per iniziare quella Romana.Infatti, d’ora in poi i documenti spediti,saranno vagliati dalla “Congregazioneper la Causa dei Santi”, i cui Officialidovranno dichiarare le “virtù eroiche”che la Serva di Dio ha praticato in vita,in modo che venga definita“Venerabile”.

Premesso tutto questo, per unminimo di conoscenza pratica della pro-cedura di quanto è stato realizzato,veniamo al momento festoso della chiu-sura del Processo diocesano, avvenuta il7 maggio scorso nella chiesa dellaMadonna delle Grazie in Varallo.

A questo evento non era preclusala partecipazione, così che numerosisono stati coloro che hanno condiviso ilmomento di grazia della solenne cerimo-nia. La chiesa della Madonna delleGrazie era gremita come non mai, nonsolo da parenti della Madre Fondatrice,da amici e conoscenti di Madre Guaini,ma anche da molti Varallesi, i quali pos-sono ben gioire per aver conosciuto, o

per voler meglio conoscere MadreMargherita Guaini, donna consacrata,vissuta nella loro Città. Tra questi cipiace ricordare il “Coro Liturgico SanGaudenzio” e altri coristi che hannoofferto la loro voce e il loro suono all’in-vito di Sr. M. Linnette, che ha direttocon impegno e gioia il canto liturgicoperché l’evento fosse incisivo e solenne.

La Liturgia, cioè il Rito di chiusu-ra è stato presieduto da Mons. FrancoGiulio Brambilla, Vescovo di Novara;con Lui, insieme al prevosto di Varallo,don Roberto Collarini, molti concele-branti novaresi e altri richiamati dallafama di santità della Serva di Dio, fattaconoscere dalle Missionarie di GesùEterno Sacerdote, che lavorano in varieattività parrocchiali, scolastiche e diaccoglienza. Anche la presenza dei laicidel Movimento Apostolico Nuovi, con illoro Assistente Spirituale don MarioPerotti e di altre persone, che preganoe chiedono l’intercessione della Serva diDio, Madre Margherita Maria, convintedi essere aiutate nelle loro necessitàfisiche, spirituali e morali, è stata mas-siccia.

La chiesa, ben illuminata, presen-tava un particolare originale e inedito:la presenza di ben 15 scatole sigillatecon cera lacca, poste su un tavolo, con-tenenti i documenti raccolti dai Peritistorici per dare modo di conoscere lavita, le opere e la santità della Serva diDio. Accanto al tavolo è stato posto unquadro con la foto-ricordo e con l’auto-grafo di Papa Giovanni Paolo II, oraSanto, durante l’incontro del 3 novem-bre 1984 con la Serva di Dio MadreMargherita M. Guaini, nel parlatorio delConvento.

La festa si è svolta nel raccogli-mento e nella preghiera. Il Vescovo,nell’omelia ha sottolineato i tre fiori

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che la Madre ha valorizzato e vissuto nella sua vita: la Redenzione, l’Eucaristia e il Sacerdozio ministeriale.

Prima del termine della solenneMessa il Delegato episcopale ha spiega-to la procedura finale della Causa dio-cesana; il Notaio attuario, Signora PaolaRodini, dopo aver letto le formule ritua-li e aver ella stessa giurato, ha invitatogli Addetti a prestare giuramento: dap-prima la Postulatrice, Dott.ssaFrancesca Consolini, poi il Delegato epi-scopale don Fabrizio Poloni, ilPromotore di giustizia don PaoloBellussi, il Notaio attuario Paola Rodini,il Notaio aggiunto Silvana Crepaldi e ilVescovo Mons. Brambilla, ciascuno fir-mando il documento con il proprio giu-ramento.

Tutto questo è avvenuto significa-tivamente sull’altare, sul quale è statacelebrata la Santa Eucaristia.

Dopo questo rito i documenti fir-mati sono stati posti nella quindicesimascatola e di seguito sigillata, così che iltutto possa ora essere trasferito aRoma.

In questaprassi proces-suale minuziosae accurata, si èpotuto com-prendere nonsolo la serietàcon cui opera laSanta MadreChiesa maanche la suasantità cherisplende nellefigure di fratellie sorelle vicinia noi.

Alla finedella S. Messala Superiora

Generale, Madre M. Cristina ha ringra-ziato per la partecipazione e la preghie-ra tutti i convenuti a questo evento sto-rico, che deve essere ricordato non solodalle Suore Missionarie di Gesù EternoSacerdote, ma anche dai laici, dallagente di Varallo perché ognuno com-prenda che la Chiesa propone ai nostrisguardi figure che devono ispirarci avivere con impegno, fede e amore lavita di figli ricevuta nel Battesimo;pensi che la Santità è possibile ed è pertutti e che, infine, il nostro sguardo siapuntato verso il Cielo, dove i santi, inostri fratelli maggiori ci hanno prece-duto e ci aspettano.

Suor M. Eletta Gavinelli

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“Dai monti e dalle valli vengono a

Te le genti…” Sulle note dell’Innoall’Incoronata, una ventina di anziani eammalati ospiti della Casa Serena diVarallo hanno reso omaggio alla MadonnaIncoronata, esposta alla venerazionenella Collegiata di San Gaudenzio.

Nel pomeriggio di sabato 21 mag-gio, i volontari dell’Associazione Amici diLourdes hanno accompagnato alcuni ospi-ti della struttura varallese davanti allastatua della Vergine Maria, protettrice diVarallo e della Valsesia, per un momentodi preghiera comunitaria.

L’iniziativa, già svoltasi negli scor-si anni, si è voluta riproporre anche inquest’Anno Santo della Misericordia, inquesti giorni nei quali, in occasione dellapropria solennità (il lunedì diPentecoste), si espone in Collegiata lastatua della Madonna Incoronata.

Dopo essere stati accolti dallaPriora dell’Incoronata sig.ra Rita Morettie accompagnati dalle parole di donRoberto Collarini, prevosto di Varallo,

che ha ricordato il valore che ha nellanostra vita la presenza materna di Maria,don Roberto ha concluso la preghierainvitando gli ospiti ad un piccolo masignificativo gesto: accendere un lume eportarlo in dono all’Incoronata, mentrechi ne aveva le forze e la possibilità pote-va rendere un personale omaggio portan-do le proprie intenzioni. Sono statimomenti molto commoventi, soprattuttoper chi, di Varallo, ha per anni vissutoattivamente la festa dell’Incoronata e hapotuto, in questo pomeriggio, tornarequasi indietro nel tempo.

Prima di fare ritorno in CasaSerena, il pomeriggio si è chiuso con unapiccola merenda offerta dall’Associa-zione, sotto il portico della Collegiata, inun clima di convivialità e allegra felicità.

Vogliamo ringraziare sentitamentetutti coloro che hanno contribuito allabuona riuscita di questo pomeriggio, inparticolare la Direzione di Casa Serena ela Croce Rossa di Borgosesia, sempregenerosamente presente con i suoi volon-

tari nelle iniziative di solidarietà.Con l’occasione,

l’Associazione Amici di Lourdesvuole ricordare che è in program-ma per il prossimo mese di ago-sto, dal 19 al 25, il XXIPellegrinaggio a Lourdes.Quest’anno si svolgerà in auto-bus, su mezzi attrezzati ancheper il trasporto dei disabili edegli ammalati. E’ previsto comesempre un programma dedicatoal nostro pellegrinaggio, predi-sposto in particolare sia per gliammalati che per i bambini (chegodono anche di un trattamentoeconomico particolare se minoridi 15 anni).

Ulteriori informazioni pressol’Ufficio Parrocchiale di Varallo.

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IL SALUTO DEGLI OSPITI DI CASA SERENA ALL’INCORONATA

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- GESTIONE ORDINARIA

L’anno 2015 si è chiuso con unpassivo di cassa di € 81.623,00 genera-to da entrate per € 305.176,00 ed usci-te di € 386.799.

Tuttavia il deficit effettivoammonta a € 40.000,00 / € 45.000,00nel momento in cui fossero incassatitutti i contributi attesi e pagati i varidebiti.

Le perdite sono da imputarsisostanzialmente alla gestione delle atti-vità di culto ed alla Scuola parrocchialedell’Infanzia S. Vincenzo; mentre leattività che si svolgono nel plessodell’Oratorio (compresi Cinema ePalestra), coi contributi che ricevono,sostanzialmente pareggiano.

Tra le entrate si segnalano:1) Affitti: per € 18.060,00 (€24.270,00 nel 2014)2) Offerte per attività di culto: per€ 33.826,00 (€ 38.163,00 nel 2014)3) Offerte varie: per € 42.335,00 (€30.029,00 nel 2014)4) Altre entrate: per € 21.095,00 (€17.325,70 nel 2014 anno in cui nonerano stati ancora incassati i contributiregionali e comunali per la Scuoladell’Infanzia S. Vincenzo).

Le uscite più significative riguar-dano:1) Il costo del personale dipenden-te: € 169.421,00 (€ 158.545,00 nel2014)2) Imposte e tasse: € 18.538,00 (€13.406,00 nel 2014)3) Conduzione immobili: €81.726,00 (€ 87.319,00 nel 2014)4) Attività catechistiche e formati-

ve: € 37.438,00 (€ 13.619,00 nel 2014)5) Rate mutui: € 21.143,00 (€9.622,00 nel 2014)

- GESTIONE STRAORDINARIA

La gestione della parte straordi-naria registra un saldo positivo di €68.658,00 generato da entrate straor-dinarie per € 142.089,00 (di cui €107.279,00 costituito da lasciti eredita-ri o legati); a fronte di uscite straordi-narie per € 73.431,00 (di cui €42.947,00 per manutenzioni straordina-rie e ristrutturazioni ed € 27.037,00 persaldo debiti pregressi).

Il surplus di cassa generato dallespese straordinarie è servito a riequili-brare il deficit generato dalla gestioneordinaria.

E’ il rilievo che, contemporanea-mente alla fine degli introiti straordina-ri, la gestione ordinaria genererà strut-turalmente un disavanzo che dovràessere oculatamente gestito.

► N.B.: Si tenga presente che unLascito di € 150.000,00 atteso dallaParrocchia (da circa un anno) non èancora stato incassato per problemi giu-ridici legati all’asse ereditario! Conquesta somma, la Parrocchia di Varalloha preso la decisione (non appena saràincassata) di RISTRUTTURARE IL CENTROGIOVANILE “G. PASTORE”.

Il Consiglio Affari Economici Parrocchiali

(C.A.E.P.)

RENDICONTO ECONOMICO / FINANZIARIO ANNO 2015DELLA PARROCCHIA DI VARALLO

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Sono stati portati al Fonte Battesimale:RASSU GIOVANNI di Gianmario e Carmellino CristinaGATTI CLOE ROSA di Fabio e Manzetti Sara

Si sono uniti in Matrimonio:GAGLIARDINI GIACOMO e PERETTI LAURARUSSO ALESSANDRO e GENOVA GIULIA

Sono ritornati alla Casa del Padre:MACCHIORLATTI ROSANNA; GIARELLI ANNA ved. NEGRI; DELZANNO DANIELA; VALERI VITTORIO; PANZA STEFANO; NINO UMBERTO

ANAGRAFE PARROCCHIALE

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UNA SEMPLICE FIRMA PER DESTINAREIL “5 X MILLE” ALLA PARROCCHIA DI VARALLO

ANCHE QUEST’ANNO TI CHIEDIAMO DI DESTINARE IL TUO “5 X MILLE”

ALLA NOSTRA PARROCCHIA DI VARALLO!

COME? PRESENTANDO LA TUA DICHIARAZIONE DEI REDDITI

PER L’ANNO 2015 METTI SEMPLICEMENTE LA TUA FIRMA ED IL CODICE

CHE TROVI QUI SOTTO.

NON TI COSTA NULLA, MA CON QUESTO GESTO PUOI AIUTARE LA PARROCCHIA DI VARALLO

CON I SUOI PROGETTI E LE SUE INIZIATIVE DI CARITA’!

CODICE FISCALE DELLA PARROCCHIA DI VARALLO:

82004310023