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Festival. Ron: «Vado a Sanremo per la ricerca sulla Sla» Il cantante in gara con “L’ottava meraviglia” per promuovere un album e un concerto a favore della ricerca. «Il fine vita? Non credo all’eutanasia, ma alla voglia di vita dei malati che incontro» ANGELA CALVINI ado a Sanremo per finan- ziare la ricerca sulla Sla». Questo il motivo per cui Ron ha deciso di partecipa- re in gara alla al Festival (su Raiuno dal 7 all’11 febbraio, nuovi ospiti in arrivo Rob- bie Williams e i Clean Bandit). Il cantauto- re sarà in gara con L’ottava meraviglia, un brano ampio che racconta la bellezza del- l’avere qualcuno accanto che ci sostiene. Proprio come i malati di Sla, che il can- tautore aiuta attraverso Aisla, da quando una decina di anni fa conobbe Marco Me- lazzini divenuto suo amico. «Oggi sono nel consiglio direttivo di Aisla – ha haggiunto –. Io vado a incontrare spesso i malati e so- no dei fenomeni, ma se non ci fosse la fa- miglia sarebbero morti tutti. Loro sono motivati alla vita. Le proposte legislative sul fine vita? Non hanno senso. Io non cre- do all’eutanasia, credo piuttosto che ab- biamo gli elementi per poter accompa- gnare il malato fino alla fine del suo per- corso in modo dignitosissimo». In occa- sione del Festival, il 10 febbraio verrà quin- di rieditato in cd e digitale il doppio album La forza di dire sì con le più belle canzoni di Ron, cantate in duetto da 24 artisti ita- liani come Marco Mengoni, Elio, Loreda- na Berté, Francesco De Gregori, Giuliano Sangiorgi, Biagio Antonacci, arricchito dal brano sanremese e da un secondo inedi- to, Ai confini del mondo. «Non mi vergo- gno di dire che il disco non ha venduto molto – ha aggiunto Ron –. Ma io ho delle responsabilità nei confronti di Aisla, non posso tornare a casa con poco. E Sanremo è il posto migliore per proporre questo pro- getto». Dopo la partecipazione al Festival Ron tornerà live il 6 marzo al Teatro degli Arcimboldi di Milano con un evento be- nefico a sostegno della ricerca. Tra gli ospiti, Annalisa, Luca Barbarossa, Loredana Bertè, Luca Carboni, Elodie, Giusy Ferre- ri, La Scelta, Nek, Francesco Renga e Syria. © RIPRODUZIONE RISERVATA V « Il cantautore Ron SHOAH La speranza è in uno spartito ILARIA SESANA i sono pagine della recente storia italia- na che sono state in- giustamente cancel- late. Per non dire ri- mosse. Il campo di concentramento di Ferramonti (Cosenza) è uno di questi. Fu uno dei 48 campi con- cepiti dal capo della Polizia fasci- sta, Arturo Bocchini, dove tra il 1940 e il 1943 transitarono più di tremila ebrei stranieri, apolidi e dissidenti italiani. Un luogo di privazione e- strema dove però, nono- stante le gran- di difficoltà, ferveva l’atti- vità artistica. «A Ferramonti vennero inter- nati molti mu- sicisti. Alcuni venivano dal cabaret, altri e- rano cantanti lirici, composi- tori di musica classica. Artisti che avevano studiato in Austria o in Germania con maestri importan- ti», spiega Raffaele Deluca, musi- cologo del Conservatorio “Giu- seppe Verdi” di Milano che sta studiando la storia musicale del campo di Ferramonti. Molti dei musicisti internati conobbero la celebrità nel dopoguerra, come il trombettista Oscar Klein, il diret- tore d’orchestra Lav Mirski, il pia- nista Sigbert Steinfeld, il cantan- te Paolo Gorin, il compositore I- sak Thaler e il pianista Kurt Son- nenfeld. Proprio da un’erede di Sonnen- feld è nato lo studio sulla straor- dinaria storia della musica del campo di concentramento cala- brese: la donna ha consegnato al Conservatorio di Milano una sca- tola colma di spartiti manoscritti ricevuti in eredità. Raffaele Delu- ca ha subito compreso il valore storico di quei documenti: erano le musiche scritte ed eseguite a Ferramonti, ma anche fotografie, diari, lettere. Moltissimi spartiti erano decorati con disegni e an- notazioni a margine, segnati dal- le impronte delle dita dei musicisti per i lungo uso. Spartiti vivi, che racconta- vano di sogni e speranze nella realtà grigia dell’interna- mento. «La musica si inserisce nei cortocircuiti della burocra- zia fascista – spiega Deluca – . Le autorità del campo aveva- no concesso una baracca da uti- lizzare come sala da concerto. I- noltre gli internati riuscirono a ot- tenere un pianoforte a coda e por- tarlo nel campo: ancora oggi non capiamo come abbiano fatto». I concerti che regolarmente si svol- gevano a Ferramonti, le cosiddet- te “Serate colorate” (Bunter A- bend) sono il segno più evidente di questa resistenza musicale che gli internati misero in atto all’in- terno del campo. Trovando anche inaspettati alleati, come una fa- miglia calabrese di liutai che ac- cettarono di costruire quattro vio- lini per i musicisti di Ferramonti: «Ne realizzarono almeno quattro, in legno di noce. Il materiale pro- veniva dalle travi utilizzate per il restauro del teatro di Cosenza», ricorda Deluca. Nell’eclettismo musicale di Fer- C ramonti trova uno spazio impor- tante anche la musica sacra: «Le autorità del campo avevano con- cesso tre baracche per il culto a e- brei, greco-ortodossi e cattolici – aggiunge Raffaele Deluca –. Il co- ro del campo cantava per tutte le confessioni, anche durante la li- turgia. E questo è un fatto straor- dinario». La musica di Ferramonti tornerà a vivere giovedì 26 febbraio con la Serata colorata, un concerto gra- tuito che si svolgerà all’Audito- rium Parco della Musica di Roma, promosso dall’Unione delle co- munità ebraiche italiane e orga- nizzato da BrainCircle Italia a Mu- saDoc in collaborazione con l’Ac- cademia nazionale di Santa Ceci- lia. Una serata sulle note del jazz, della musica classica e della mu- sica corale, con pezzi tratti dal re- pertorio ebraico. Un repertorio (che riflette l’eclettismo musica- le di Ferramonti) che è stato affi- dato a uno straordinario cast di musicisti. A impreziosire ulte- riormente la serata, Peppe Servil- lo che sarà la voce narrante della serata. Il concerto verrà trasmes- so in diretta da Rai 5 alle 20.30. © RIPRODUZIONE RISERVATA “Fuocammare” anche ai César PARIGI. Dopo quella agli Oscar, «Fuocammare» ottiene la nomination anche per i César, la massima ricompensa francese per il cinema. Nella lista diffusa ieri dall’organizzazione del premio edizione 2017, che sarà consegnato a Parigi il 24 febbraio, compare anche il film di Gianfranco Rosi come candidato nella sezione «Miglior documentario». Intanto il regista Roman Polanski ha deciso di chiamarsi fuori dalla giuria dopo che l’annuncio della sua nomina a capo della giuria dei premi César aveva suscitato non poche polemiche e l’indignazione di gruppi di donne della destra francese. “MasterChef” all’Istituto ciechi MILANO. Tornano a sfidarsi ai fornelli di MasterChef Italia, stasera alle 21.15 su Sky Uno Hd, i 14 cuochi amatoriali ancora in gara sotto l’occhio severo dei giudici Bruno Barbieri, Joe Bastianich, Antonino Cannavacciuolo e Carlo Cracco. Per la nuova prova in esterna, gli aspiranti chef si spostano all’Istituto per Ciechi di Milano, dove, divisi in due brigate, si cimenteranno nella preparazione di una cena per 35 persone non vedenti. Gli ospiti dell’istituto valuteranno e decreteranno chi ha saputo trasmettere le sensazioni più forti attraverso i propri piatti. Bagarini online Primo convegno MILANO. La Siae presenterà oggi una denuncia querela contro Viagogo «che continua a vendere biglietti non ancora disponibili» per il concerto di Vasco Rossi. Lo annuncia la società degli autori, che oggi parteciperà al primo convegno sul “bagarinaggio elettronico” che si terrà al Teatro Franco Parenti a Milano, promosso da Barley Arts, che coinvolge manager, promoter, rivenditori di biglietti italiani e internazionali. Memoria Nel campo di Ferramonti furono internati molti artisti La straordinaria esperienza delle “Serate colorate” MUSICA A sinistra, Lagerkapelle nel campo di concentramento di Ferramonti, in Calabria Sotto, una immagine della struttura dove tra il 1940 e il 1943 transitarono più di tremila ebrei stranieri, apolidi e dissidenti italiani. L’attività artistica era un modo per lottare e resistere (Ascdec Milano/ Fondo Israel Kalk) Film. Così il “Maestro” Lotoro ha composto la memoria SABINA LEONETTI seguire in teatro una musica sal- vata dall’oblio è come averla li- berata finalmente dal campo di prigionia. L’uomo può essere im- prigionato, carcerato, perseguitato, torturato, deportato, trasferito, gasato. Ma non puoi to- gliere all’uomo la libertà di fare musica». Paro- le di Francesco Lotoro, pianista e compositore di Barletta, che da trent’anni porta avanti una missione: salvare, decifrare, trascrivere, archi- viare, e far conoscere la musica nata nei cam- pi di concentramento della Seconda guerra mondiale. Che oggi è anche un film documen- tario, Maestro di Alexandre Valenti, nelle sale i- taliane dal 23 con Luce Cinecittà in occasione del Giorno della Memoria, con un’uscita even- to in oltre ottanta cinema, l’approdo in tv (su Rai 3, stasera alle 23.10 e domani alle 15.20), per poi essere domani in una serie di matinée speciali con incontri per le scuole. Giovedì scor- so si è svolta l’anteprima mondiale alla Multi- sala Paolillo, con il patrocinio del Comune di Barletta, alla presenza del maestro Francesco Lotoro. Una storia di uomini che scelsero la musica co- me atto di resistenza per opporsi all’annienta- mento e non lasciarsi abbattere da chi voleva la loro morte fisica e intellettuale. Un modo per sentirsi esseri umani e non solo pezzi di carne; da scuoiare, da squartare, da sezionare. Come avveniva nel laboratorio di patologia di Bu- chenwald, dove il musicista Josef Kropinski con le sue composizioni, nate in condizioni disu- mane, ridava vita, linfa e ossigeno al carbonio mortale dei corpi in putrefazione che lo cir- condavano. Melodie, canzoni, sinfonie, con- certi, creati da ebrei, zingari, prigionieri politi- ci, soldati; musicisti che componevano men- tre il mondo intorno a loro era una prigione e una fabbrica di morte, da cui la maggior parte non tornò viva. È a Praga nel 1990, a soli 27 anni, che France- sco Lotoro per la prima volta s’imbatte casual- mente in uno spartito composto in un lager. «Il suo corpo non è mai stato trovato – racconta con emozione – recuperare la sua musica, è per me l’unico modo per riportare in vita quel- l’uomo. Costi quel che costi, continuerò a cer- care ovunque questi tesori della letteratura mu- sicale, per dare voce a chi decise di comporre musica per rimanere un essere umano in un luogo in cui di umano non c’era più niente. Suonare questa musica, persa e dimenticata per 70 anni, è come far rivivere la Biblioteca di Alessandria. È la mia ragione di vita». Il piccolo appartamento di Barletta è diventa- to infatti il più grande archivio di musica con- centrazionaria del mondo, che ha raccolto fi- nora un repertorio di oltre 4mila spartiti, che il maestro Lotoro ha eseguito dal vivo con la sua Orchestra in teatri e sale concerti di tutto il mon- do. Come in un road movie, e al pari di un mo- derno Sherlock Holmes, Lotoro ha attraversa- to l’Europa, l’America e l’Oriente, frugando ne- gli archivi e nelle baracche dei campi, nel mer- cato delle pulci di Praga, intervistando i musi- cisti internati nei lager e chiunque possa avere avuto a che fare con i loro diari, o sia stato sem- plicemente testimone di eventi a loro ricon- ducibili. Documenti a volte straordinari, mu- sica scritta su qualsiasi mezzo di fortuna: sac- chi di iuta, carta igienica, ritagli di stoffa o ma- gari impressa solo nella memoria dei soprav- vissuti. Maestro è una co-produzione Italia-Francia, prodotta dalle italiane DocLab e Intergea, e dal- le francesi Intuition Films & Docs e Les Bons Clients, e si avvale dell’alto patrocinio dell’U- nesco e la collaborazione dell’Ucei – Unione delle Comunità ebraiche italiane. Per sostene- re la lotta di Lotoro, e della memoria contro l’o- blio, è stata creata l’onlus Last Musik con l’o- biettivo di permettere la nascita della prima grande enciclopedia di musica concentrazio- naria (www.lastmusik.com). © RIPRODUZIONE RISERVATA E « PIANISTA Nella foto sotto, Francesco Lotoro protagonista di “Maestro” EVENTI GUCCINI E ZUPPI AD AUSCHWITZ Oltre che una canzone di Francesco Guccini del 1966, Auschwitz è anche la meta del viaggio che il cantautore di Pavana intraprende, nel marzo del 2016, con il vescovo di Bologna, Matteo Maria Zuppi, e con la classe 2ª B della scuola media Salvo d’Acquisto di Gaggio Montano. Un viaggio raccontato da Francesco Conversano e Nene Grignaffini nel documentario Son morto che ero bambino. Francesco Guccini va ad Auschwitz, domani alle 21.10 su Rai Storia. A Milano invece da ieri sera alla fondazione Giangiacomo Feltrinelli conSrebrenica di Giovanna Giovannozzi, Roberta Biagiarelli e Simona Gonella ha preso il via un’intensa tre giorni dal titolo “Memoria/Memoriae. Declinare il presente”. Tra i vari incontri, oggi alle 20 don Lorenzo Cremonesi e Marcello Flores su Aleppo e la Siria. Letture da Non c’è una fine. Trasmettere la memoria di Auschwitz di Piotr M. A. Piotr Cywinski (Bollati Boringhieri, pagine 148, euro 15,00). 25 Giovedì 26 Gennaio 2017 AGORÀ spettacoli VkVSIyMjVm9sb0Vhc3lSZWFkZXJfQXZ2ZW5pcmUjIyNmNDkyYjJiYS1mOTA0LTQ5YmEtODZiZS1kYWExZDg5ZTllMDgjIyMyMDE3LTAxLTI2VDA5OjE2OjU2IyMjVkVS

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Page 1: Il cantante in gara ANGELA CALVINI con “L’ottava ... · PDF filenora un repertorio di oltre 4mila spartiti, che il maestro Lotoro ha eseguito dal vivo con la sua Orchestra in teatri

Festival. Ron: «Vado a Sanremo per la ricerca sulla Sla»Il cantante in gara con “L’ottava meraviglia” per promuovere un albume un concerto a favoredella ricerca. «Il fine vita?Non credo all’eutanasia,ma alla voglia di vita dei malati che incontro»

ANGELA CALVINI

ado a Sanremo per finan-ziare la ricerca sulla Sla».Questo il motivo per cuiRon ha deciso di partecipa-

re in gara alla al Festival (su Raiuno dal 7all’11 febbraio, nuovi ospiti in arrivo Rob-bie Williams e i Clean Bandit). Il cantauto-re sarà in gara con L’ottava meraviglia, unbrano ampio che racconta la bellezza del-l’avere qualcuno accanto che ci sostiene.

Proprio come i malati di Sla, che il can-tautore aiuta attraverso Aisla, da quandouna decina di anni fa conobbe Marco Me-lazzini divenuto suo amico. «Oggi sono nelconsiglio direttivo di Aisla – ha haggiunto–. Io vado a incontrare spesso i malati e so-no dei fenomeni, ma se non ci fosse la fa-miglia sarebbero morti tutti. Loro sonomotivati alla vita. Le proposte legislativesul fine vita? Non hanno senso. Io non cre-do all’eutanasia, credo piuttosto che ab-biamo gli elementi per poter accompa-

gnare il malato fino alla fine del suo per-corso in modo dignitosissimo». In occa-sione del Festival, il 10 febbraio verrà quin-di rieditato in cd e digitale il doppio albumLa forza di dire sì con le più belle canzonidi Ron, cantate in duetto da 24 artisti ita-liani come Marco Mengoni, Elio, Loreda-na Berté, Francesco De Gregori, GiulianoSangiorgi, Biagio Antonacci, arricchito dalbrano sanremese e da un secondo inedi-to, Ai confini del mondo. «Non mi vergo-gno di dire che il disco non ha venduto

molto – ha aggiunto Ron –. Ma io ho delleresponsabilità nei confronti di Aisla, nonposso tornare a casa con poco. E Sanremoè il posto migliore per proporre questo pro-getto». Dopo la partecipazione al FestivalRon tornerà live il 6 marzo al Teatro degliArcimboldi di Milano con un evento be-nefico a sostegno della ricerca. Tra gli ospiti,Annalisa, Luca Barbarossa, LoredanaBertè, Luca Carboni, Elodie, Giusy Ferre-ri, La Scelta, Nek, Francesco Renga e Syria.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

V«Il cantautore Ron

SHOAH La speranzaè in uno spartito

ILARIA SESANA

i sono pagine dellarecente storia italia-na che sono state in-giustamente cancel-late. Per non dire ri-mosse. Il campo diconcentramento di

Ferramonti (Cosenza) è uno diquesti. Fu uno dei 48 campi con-cepiti dal capo della Polizia fasci-sta, Arturo Bocchini, dove tra il1940 e il 1943 transitarono più ditremila ebrei stranieri, apolidi edissidenti italiani. Un luogo diprivazione e-strema doveperò, nono-stante le gran-di difficoltà,ferveva l’atti-vità artistica.«A Ferramontivennero inter-nati molti mu-sicisti. Alcunivenivano dalcabaret, altri e-rano cantantilirici, composi-tori di musica classica. Artisti cheavevano studiato in Austria o inGermania con maestri importan-ti», spiega Raffaele Deluca, musi-cologo del Conservatorio “Giu-seppe Verdi” di Milano che stastudiando la storia musicale delcampo di Ferramonti. Molti deimusicisti internati conobbero lacelebrità nel dopoguerra, come iltrombettista Oscar Klein, il diret-tore d’orchestra Lav Mirski, il pia-nista Sigbert Steinfeld, il cantan-te Paolo Gorin, il compositore I-sak Thaler e il pianista Kurt Son-nenfeld.Proprio da un’erede di Sonnen-feld è nato lo studio sulla straor-dinaria storia della musica delcampo di concentramento cala-brese: la donna ha consegnato alConservatorio di Milano una sca-tola colma di spartiti manoscrittiricevuti in eredità. Raffaele Delu-ca ha subito compreso il valorestorico di quei documenti: eranole musiche scritte ed eseguite aFerramonti, ma anche fotografie,diari, lettere. Moltissimi spartitierano decorati con disegni e an-notazioni a margine, segnati dal-le improntedelle dita deimusicisti per ilungo uso.Spartiti vivi,che racconta-vano di sogni esperanze nellarealtà grigiadell’interna-mento. «La musica siinserisce neicortocircuitidella burocra-zia fascista –spiega Deluca –. Le autorità delcampo aveva-no concesso una baracca da uti-lizzare come sala da concerto. I-noltre gli internati riuscirono a ot-tenere un pianoforte a coda e por-tarlo nel campo: ancora oggi noncapiamo come abbiano fatto». Iconcerti che regolarmente si svol-gevano a Ferramonti, le cosiddet-te “Serate colorate” (Bunter A-bend) sono il segno più evidentedi questa resistenza musicale chegli internati misero in atto all’in-terno del campo. Trovando ancheinaspettati alleati, come una fa-miglia calabrese di liutai che ac-cettarono di costruire quattro vio-lini per i musicisti di Ferramonti:«Ne realizzarono almeno quattro,in legno di noce. Il materiale pro-veniva dalle travi utilizzate per ilrestauro del teatro di Cosenza»,ricorda Deluca. Nell’eclettismo musicale di Fer-

Cramonti trova uno spazio impor-tante anche la musica sacra: «Leautorità del campo avevano con-cesso tre baracche per il culto a e-brei, greco-ortodossi e cattolici –aggiunge Raffaele Deluca –. Il co-ro del campo cantava per tutte leconfessioni, anche durante la li-turgia. E questo è un fatto straor-dinario». La musica di Ferramonti tornerà

a vivere giovedì 26 febbraio con laSerata colorata, un concerto gra-tuito che si svolgerà all’Audito-rium Parco della Musica di Roma,promosso dall’Unione delle co-munità ebraiche italiane e orga-nizzato da BrainCircle Italia a Mu-saDoc in collaborazione con l’Ac-cademia nazionale di Santa Ceci-lia. Una serata sulle note del jazz,della musica classica e della mu-

sica corale, con pezzi tratti dal re-pertorio ebraico. Un repertorio(che riflette l’eclettismo musica-le di Ferramonti) che è stato affi-dato a uno straordinario cast dimusicisti. A impreziosire ulte-riormente la serata, Peppe Servil-lo che sarà la voce narrante dellaserata. Il concerto verrà trasmes-so in diretta da Rai 5 alle 20.30.

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“Fuocammare”anche ai CésarPARIGI. Dopo quella agliOscar, «Fuocammare» ottienela nomination anche per iCésar, la massimaricompensa francese per ilcinema. Nella lista diffusa ieridall’organizzazione del premioedizione 2017, che saràconsegnato a Parigi il 24febbraio, compare anche ilfilm di Gianfranco Rosi comecandidato nella sezione«Miglior documentario».Intanto il regista RomanPolanski ha deciso dichiamarsi fuori dalla giuriadopo che l’annuncio della suanomina a capo della giuria deipremi César aveva suscitatonon poche polemiche el’indignazione di gruppi didonne della destra francese.

“MasterChef”all’Istituto ciechiMILANO. Tornano a sfidarsiai fornelli di MasterChef Italia,stasera alle 21.15 su Sky UnoHd, i 14 cuochi amatorialiancora in gara sotto l’occhiosevero dei giudici BrunoBarbieri, Joe Bastianich,Antonino Cannavacciuolo eCarlo Cracco. Per la nuovaprova in esterna, gli aspirantichef si spostano all’Istitutoper Ciechi di Milano, dove,divisi in due brigate, sicimenteranno nellapreparazione di una cena per35 persone non vedenti. Gliospiti dell’istituto valuterannoe decreteranno chi ha saputotrasmettere le sensazioni piùforti attraverso i propri piatti.

Bagarini onlinePrimo convegnoMILANO. La Siaepresenterà oggi una denunciaquerela contro Viagogo «checontinua a vendere bigliettinon ancora disponibili» per ilconcerto di Vasco Rossi. Loannuncia la società degliautori, che oggi parteciperà alprimo convegno sul“bagarinaggio elettronico” chesi terrà al Teatro FrancoParenti a Milano, promossoda Barley Arts, che coinvolgemanager, promoter, rivenditoridi biglietti italiani einternazionali.

MemoriaNel campo di Ferramontifurono internati molti artistiLa straordinaria esperienzadelle “Serate colorate”

MUSICAA sinistra, Lagerkapellenel campo diconcentramentodi Ferramonti, in CalabriaSotto, una immagine della strutturadove tra il 1940 e il 1943transitarono piùdi tremila ebreistranieri, apolidie dissidentiitaliani. L’attivitàartistica era un modo per lottare e resistere(Ascdec Milano/Fondo Israel Kalk)

Film. Così il “Maestro” Lotoro ha composto la memoria SABINA LEONETTI

seguire in teatro una musica sal-vata dall’oblio è come averla li-berata finalmente dal campo diprigionia. L’uomo può essere im-

prigionato, carcerato, perseguitato, torturato,deportato, trasferito, gasato. Ma non puoi to-gliere all’uomo la libertà di fare musica». Paro-le di Francesco Lotoro, pianista e compositoredi Barletta, che da trent’anni porta avanti unamissione: salvare, decifrare, trascrivere, archi-viare, e far conoscere la musica nata nei cam-pi di concentramento della Seconda guerramondiale. Che oggi è anche un film documen-tario, Maestro di Alexandre Valenti, nelle sale i-taliane dal 23 con Luce Cinecittà in occasionedel Giorno della Memoria, con un’uscita even-to in oltre ottanta cinema, l’approdo in tv (suRai 3, stasera alle 23.10 e domani alle 15.20),per poi essere domani in una serie di matinéespeciali con incontri per le scuole. Giovedì scor-

so si è svolta l’anteprima mondiale alla Multi-sala Paolillo, con il patrocinio del Comune diBarletta, alla presenza del maestro FrancescoLotoro.Una storia di uomini che scelsero la musica co-me atto di resistenza per opporsi all’annienta-mento e non lasciarsi abbattere da chi volevala loro morte fisica e intellettuale. Un modo persentirsi esseri umani e non solo pezzi di carne;da scuoiare, da squartare, da sezionare. Comeavveniva nel laboratorio di patologia di Bu-chenwald, dove il musicista Josef Kropinski conle sue composizioni, nate in condizioni disu-mane, ridava vita, linfa e ossigeno al carboniomortale dei corpi in putrefazione che lo cir-condavano. Melodie, canzoni, sinfonie, con-certi, creati da ebrei, zingari, prigionieri politi-ci, soldati; musicisti che componevano men-tre il mondo intorno a loro era una prigione euna fabbrica di morte, da cui la maggior partenon tornò viva.È a Praga nel 1990, a soli 27 anni, che France-

sco Lotoro per la prima volta s’imbatte casual-mente in uno spartito composto in un lager. «Ilsuo corpo non è mai stato trovato – raccontacon emozione – recuperare la sua musica, è perme l’unico modo per riportare in vita quel-l’uomo. Costi quel che costi, continuerò a cer-care ovunque questi tesori della letteratura mu-sicale, per dare voce a chi decise di comporremusica per rimanere un essere umano in unluogo in cui di umano non c’era più niente.Suonare questa musica, persa e dimenticataper 70 anni, è come far rivivere la Biblioteca diAlessandria. È la mia ragione di vita».Il piccolo appartamento di Barletta è diventa-to infatti il più grande archivio di musica con-centrazionaria del mondo, che ha raccolto fi-nora un repertorio di oltre 4mila spartiti, che ilmaestro Lotoro ha eseguito dal vivo con la suaOrchestra in teatri e sale concerti di tutto il mon-do. Come in un road movie, e al pari di un mo-derno Sherlock Holmes, Lotoro ha attraversa-to l’Europa, l’America e l’Oriente, frugando ne-

gli archivi e nelle baracche dei campi, nel mer-cato delle pulci di Praga, intervistando i musi-cisti internati nei lager e chiunque possa avereavuto a che fare con i loro diari, o sia stato sem-plicemente testimone di eventi a loro ricon-ducibili. Documenti a volte straordinari, mu-sica scritta su qualsiasi mezzo di fortuna: sac-chi di iuta, carta igienica, ritagli di stoffa o ma-gari impressa solo nella memoria dei soprav-vissuti.Maestro è una co-produzione Italia-Francia,prodotta dalle italiane DocLab e Intergea, e dal-le francesi Intuition Films & Docs e Les BonsClients, e si avvale dell’alto patrocinio dell’U-nesco e la collaborazione dell’Ucei – Unionedelle Comunità ebraiche italiane. Per sostene-re la lotta di Lotoro, e della memoria contro l’o-blio, è stata creata l’onlus Last Musik con l’o-biettivo di permettere la nascita della primagrande enciclopedia di musica concentrazio-naria (www.lastmusik.com).

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PIANISTANella foto sotto, Francesco Lotoroprotagonista di “Maestro”

EVENTIGUCCINI E ZUPPI AD AUSCHWITZ

Oltre che una canzone di Francesco Guccini del1966, Auschwitz è anche la meta del viaggio che il

cantautore di Pavana intraprende, nel marzo del 2016, conil vescovo di Bologna, Matteo Maria Zuppi, e con la classe 2ª

B della scuola media Salvo d’Acquisto di Gaggio Montano. Unviaggio raccontato da Francesco Conversano e Nene Grignaffininel documentario Son morto che ero bambino. Francesco Gucciniva ad Auschwitz, domani alle 21.10 su Rai Storia. A Milano inveceda ieri sera alla fondazione Giangiacomo Feltrinelli conSrebrenicadi Giovanna Giovannozzi, Roberta Biagiarelli e Simona Gonella hapreso il via un’intensa tre giorni dal titolo “Memoria/Memoriae.Declinare il presente”. Tra i vari incontri, oggi alle 20 don

Lorenzo Cremonesi e Marcello Flores su Aleppo e la Siria.Letture da Non c’è una fine. Trasmettere la memoria di

Auschwitz di Piotr M. A. Piotr Cywinski (BollatiBoringhieri, pagine 148, euro 15,00).

25Giovedì26 Gennaio 2017 A G O R À s p e t t a c o l i

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