Il Burattino senza Fili - Liceo Mariano buratti(Piero Calamandrei, Discorso ai giovani tenuto alla...
Transcript of Il Burattino senza Fili - Liceo Mariano buratti(Piero Calamandrei, Discorso ai giovani tenuto alla...
collaborazione tra tutte le
forze politiche uscenti dal
secondo conflitto mondia-
le.
"Laica" in quanto il princi-
pio di laicità è stato enu-
cleato dalla Corte costitu-
zionale con la nota sen-
tenza n. 203 del 1989; in
base ad esso l'ordinamen-
to italiano attribuisce va-
lore e tutela alla religiosità
umana come comporta-
mento apprezzato nella
sua generalità ed astrat-
tezza, senza alcuna prefe-
renza per qualsivoglia fede
religiosa.
"Democratica" perché è
dato particolare rilievo
alla sovranità popolare, ai
sindacati e ai partiti politi-
ci. La sovranità popolare
deve essere comunque
esercitata solo nelle for-
me individuate dalla stessa
Costituzione.
"Programmatica" perché
rappresenta un program-
ma (attribuisce alle forze
politiche il compito di
rendere effettivi gli obiet-
tivi fissati dai costituenti, e
ciò attraverso provvedi-
menti legislativi non con-
trastanti con le disposizio-
ni costituzionali).
La Costituzione della Re-
pubblica Italiana è la legge
fondamentale dello Stato
italiano e occupa il vertice
della gerarchia delle fonti
nell'ordinamento giuridico
della Repubblica. Essa è
considerata una costitu-
zione scritta, rigida, lunga,
votata, compromissoria,
laica, democratica e pro-
grammatica.
La normazione è contenu-
ta in un testo legislativo
"scritto". La scelta è co-
mune all'esperienza di civil
law e a quella di common
law, con la grande ecce-
zione del Regno Unito,
paese nel quale la Costitu-
zione è in forma orale
(tranne alcuni documenti
specifici come la Magna
Carta, l'Act of Settlement,
la Petition of Rights e il
Bill of Rights).
Si dice che la Costituzione
italiana è "rigida". Con ciò
si indica che:
le disposizioni aventi forza
di legge in contrasto con
la Costituzione, che è fon-
te di gerarchia del diritto,
vengono rimosse con un
procedimento innanzi alla
Corte costituzionale;
è necessario un procedi-
mento parlamentare ag-
gravato per la riforma/
revisione dei suoi conte-
nuti (non bastando la nor-
male maggioranza, ma la
maggioranza qualificata dei
componenti di ciascuna
camera, e prevedendo per
la revisione due successi-
ve deliberazioni a interval-
lo non minore di tre mesi
l'una dall'altra). Esistono
inoltre dei limiti alla revi-
sione costituzionale.
La Costituzione è "lunga":
contiene disposizioni in
molti settori del vivere
civile, non limitandosi a
indicare le norme sulle
fonti del diritto. In ogni
caso, da questo punto di
vista, è da dire che il di-
sposto costituzionale pre-
senta per parte carattere
programmatico, venendo
così in rilevanza solo in
sede di indirizzo per il
legislatore o in sede di
giudizio di legittimità degli
atti aventi forza di legge.
"Votata" perché rappre-
senta un patto tra i rap-
presentanti del popolo
italiano.
"Compromissoria" perché
frutto di una particolare
N U M E R O 2 F E B B R A I O 2 0 1 8
LICEO GINNASIO STATALE MARIANO BURATTI
Il Burattino senza Fili
70° anniversario dell’entrata in vigore della Costituzione della
Repubblica Italiana « Se voi volete andare in pellegrinaggio nel luogo dove è nata la nostra Costituzione, andate nelle monta-gne dove caddero i partigiani, nelle carceri dove furono imprigionati, nei campi dove furono impiccati. Dovunque è morto un italiano per riscattare la libertà e la dignità, andate lì, o giovani, col pensiero, per-ché lì è nata la nostra Costituzione. »
(Piero Calamandrei, Discorso ai giovani tenuto alla Società Umanitaria, Milano, 26 gennaio 1955)
P A G I N A 2
e così iniziò il dibattimen-
to in aula, che si protrasse
fino al dicembre successi-
vo, riguardo sia all'impian-
to generale sia ai singoli
titoli e norme. Tale pro-
cedimento comportò nu-
merose modifiche, talvolta
anche rilevanti, alla Carta
proposta, tuttavia questa
non venne mai modificata
nella sua struttura più es-
senziale.
Trovata finalmente una
convergenza tra le varie
correnti politiche, il testo
definitivo venne approva-
to il 22 dicembre 1947
con 458 voti favorevoli,
62 contrari e nessun aste-
nuto, su di un totale di
520 votanti. La maggioran-
za che elaborò e votò la
Costituzione fu il frutto di
un compromesso tra la
sinistra e i cattolici sui
principi fondamentali, an-
che se i liberali esercitaro-
no un'influenza decisiva
sui meccanismi istituziona-
li e in particolare sulla
separazione dei poteri.
La Costituzione venne,
infine, promulgata il 27
dicembre 1947 ed entrò
in vigore il 1º gennaio
1948. Consta di 139 arti-
coli e di 18 disposizioni
transitorie e finali. I primi
dodici articoli della Costi-
tuzione sono i "Principi
fondamentali", in essi sono
compresi alcuni dei princi-
pi supremi della Costitu-
zione che si ritrovano sot-
tintesi in tutto il testo. I
principi supremi della Co-
stituzione non possono
essere oggetto di modifica
attraverso il procedimen-
to di revisione costituzio-
nale previsto dai successi-
vi articoli 138 e 139.
Ilario Pasculini,
IV A Classico
Il 2 giugno 1946 fu indet-
to il referendum per la
scelta fra repubblica e
monarchia che sancì la
nascita della Repubblica
Italiana. Dopo sei anni
dall'inizio della seconda
guerra mondiale e venti
anni dall'inizio della ditta-
tura, il 2 giugno 1946 si
svolsero contemporanea-
mente il referendum isti-
tuzionale e l'elezione
dell'Assemblea Costituen-
te, con la partecipazione
dell'89% degli aventi dirit-
to. Il 54% dei voti (più di
dodici milioni) fu per lo
stato repubblicano, supe-
rando di due milioni i voti
a favore dei monarchici.
Appena eletta, l'Assem-
blea nominò al suo inter-
no una Commissione per
la Costituzione, composta
di 75 membri incaricati di
stendere il progetto gene-
rale della carta costituzio-
nale. A sua volta, la Com-
missione si suddivise in
tre sottocommissioni:
diritti e doveri dei cittadi-
ni (presieduta da Umber-
to Tupini della DC), orga-
nizzazione costituzionale
dello Stato (presieduta da
Umberto Terracini del
PCI) e rapporti economici
e sociali (presieduta da
Gustavo Ghidini del PSI).
Il progetto costituzionale
venne presentato all'As-
semblea nel febbraio 1947
P A G I N A 3 F E B B R A I O 2 0 1 8
Il 27 Gennaio di ogni
anno, si celebra la gior-
nata della memoria, una
ricorrenza internaziona-
le per ricordare le vitti-
me del regime nazista, in
particolare quelle
dell’Olocausto, rinchiuse
e uccise nei campi di
concentramento durante
la Seconda Guerra mon-
diale. Vittime che sono
morte per una folle ma-
nia di predominio da
parte dei nazisti sugli
ebrei in quanto ritenuti
colpevoli di aver conta-
minato la razza Ariana
considerata pura. Il 27
Gennaio è una data alta-
mente simbolica perché
in quel giorno del 1945,
le truppe dell’esercito
sovietico liberarono i
prigionieri sopravvissuti
all’interno del campo di
concentramento di Au-
schwitz in Polonia e da
quel momento tutti sco-
prirono gli orrori com-
messi dal regime nazista.
Venivano portati all’in-
terno dei campi di con-
centramento gli Ebrei,
ma anche gli omosessua-
li, i rom, i portatori di
handicap e gli oppositori
politici. Pochissimi furo-
no i sopravvissuti a cau-
sa delle disumane condi-
zioni di vita: si mangiava
poco e male, si dormiva
in venti all’interno di una
cuccetta che poteva
contenere al massimo
cinque persone e si lavo-
rava duramente. Addos-
so avevano solamente
un “pigiama” a righe grigie
chiare e scure con il nume-
ro di matricola e con un
triangolo di colore diverso
a seconda della categoria a
cui appartenevano: rosso
gli oppositori politici, rosa
gli omosessuali, verde i
criminali, giallo gli ebrei. I
più deboli, i bambini, le
donne e gli anziani veniva-
no uccisi nelle camere a
gas appena arrivavano, i
loro corpi bruciati nei forni
crematori, la cenere dei
corpi veniva utilizzata per
la fabbricazione del sapone
e delle bajour. I pochi so-
pravvissuti a questo orrore
hanno faticato a raccontare
la loro esperienza e a esse-
re compresi da coloro che
non l’avevano vissuta. Ya-
kov Vincenko, un soldato
semplice dell’armata Rossa
che ha aperto i cancelli di
Auschwitz ricorda:
“Nemmeno noi che abbia-
mo visto ci volevamo cre-
dere. Ho sperato per anni
di riuscire a dimenticare,
poi ho capito che sarebbe
stato da complice, da col-
pevole. Così adesso ricor-
do, anche se non sono riu-
scito ancora a comprende-
re”. Se questo è lo scon-
certo di un uomo che non
è stato prigioniero, si può
pensare quale piaga inte-
riore restò nei sopravvis-
suti.
La popolazione ebraica
svolse il ruolo di capro
espiatorio, infatti proprio
gli ebrei furono considera-
ti la causa del malessere
popolare dell’epoca. È
fondamentale non dimen-
ticare tutto questo per
capire che il “diverso”
non deve essere discrimi-
nato, anche se noi ogni
giorno senza neanche ac-
corgercene, per comodità
o opportunismo non alzia-
mo abbastanza la voce. È
importate ogni anno ri-
cordare le persone morte
ingiustamente tra atroci
sofferenze, affinché non si
verifichino più eventi di
questo tipo, anche perché
in questo periodo il ri-
schio è molto alto. A
questo proposito Primo
Levi scriveva “L’Olocausto
è una pagina del libro
dell’Umanità da cui non
dovremo mai togliere il
segnalibro della storia”.
Martina Falci,
IV A Classico
“La Memoria
è l’unico vac-
cino contro
l’indifferenza.”
-Liliana Segre
La Giornata della Memoria
“Vi prego, siate
come quei sol-
dati, i i più gio-
vani di quei sol-
dati, che sono
entrati per pri-
mi oltre i reti-
colati di un la-
ger… e lì i loro
occhi… Ah, vi
prego, siate gio-
vani come lo-
ro!”
-Pier Paolo Pa-
solini
P A G I N A 4
più di una “rivolta universi-
taria”, fu un tentativo di
rovesciare i valori dominan-
ti in quegli anni ,anche quelli
riguardanti la sfera dei rap-
porti sentimentali (vengono
infranti per la prima volta i
tabù delle pratiche sessuali).
I contestatori, quindi, furo-
no mossi da una grande
carica ideale, spinti da una
convinzione di lottare con-
tro il male a favore del be-
ne: non si voleva tanto cam-
biare questo o quell’aspetto
particolare ma si voleva un
cambiamento totale. Non si
può dire con certezza quale
tra i tanti aspetti abbia con-
tribuito di più a questo mu-
tamento , è sicuro però
che il ’68 è stato una tappa
chiave nella storia, un punto
di svolta che ha segnato la
fine di un’epoca e l’inizio di
un’altra. Il mutamento, so-
prattutto nella coscienza di
ognuno, nella società, nella
nazione, nel mondo fa pau-
ra, ma bisogna rischiare,
affrontare l’ignoto, perché
se non cambiasse mai nulla,
non ci sarebbero le farfalle.
Elèna Gidaja,
V A Classico
e uno ne stava nascendo,
"da moderno a post-
moderno". Un’aria che ini-
ziava a persuadere anche
artisti, poeti, musicisti. Se
da un lato lo stesso Guccini
cantava "avevo la rivolta fra
le dita", come a riassumere
tutto quello che furono
quegli anni in chiave roman-
tica e affascinante, dall’altro,
Pasolini si faceva autore di
una verità tanto poetica
quanto profonda: “i giovani
rivoluzionari hanno in realtà
pronunciato una condanna
radicale contro i loro padri,
criticandoli e alzando con-
tro essi una barriera, si so-
no chiusi nel ghetto della
gioventù, sono dei borghesi
come i loro padri, non solo
perché figli di borghesi, ma
perché tali nella loro visio-
ne del mondo. Anche per
gli studenti, provenienti
dalle classi popolari, allora
minoritari, la partecipazione
alla contestazione fu il la-
sciapassare per approdare
all’élite”. Non è giusto dire
che una visione esclude
l’altra, anzi, si completano a
vicenda: se la prima ci è
data dagli occhi di un giova-
ne immerso, sia in quanto
tale sia per volontà, nell’ani-
ma stessa della rivoluzione,
la seconda sembra essere
l’urlo di rabbia di chi aveva
reso libera quell’Italia che
ora veniva contestata. Il ’68
in generale, infatti, fu molto
Se “Del passato dovremmo
riprendere i fuochi, e non le
sue ceneri” sarebbe bene
ricordare quella che fu, or-
mai cinquanta anni fa, una
delle stagioni più impetuose
e affascinanti del nostro pae-
se, e non solo: il ’68. In que-
gli anni i protagonisti della
scena mondiale furono so-
prattutto i giovani; non a
caso, questo periodo segne-
rà la loro affermazione sul-
la scena socia-
le, politica e culturale.
Tutto iniziò nel 1964, all’uni-
versità californiana di Berke-
ley, dove scoppiò una rivolta
senza precedenti; la guerra
del Vietnam, infatti, spingeva
i giovani statunitensi al rifiu-
to della violenza in nome di
un mondo pacifico. L’epide-
mia di protesta coinvolse
presto molte altre università,
anche oltreoceano; così le
eco del mondo si affacciaro-
no in Italia. Qui,
le prime occupazioni universi
tarie iniziarono nel 1966: gli
studenti volevano partecipa-
re alla gestione degli atenei e
rifiutavano la proposta di
riforma del ministro Gui,
considerata classista e diret-
ta a recuperare la forma
elitaria delle università.
Prima a Pisa poi a Torino e
ancora a Milano, Roma, Na-
poli e Trento si respirava
un’aria di rivolta. Quella dei
giovani, dei nuovi ideali, della
presa di coscienza del fatto
che un mondo stava finendo
SE VUOI LA PACE, PREPARA UNA GUERRA. SE VUOI
IL CAMBIAMENTO, PREPARA LA RIVOLUZIONE
la prosecuzione del presente. Vivo con la consapevolezza di chi sta per lasciare la vita terrena e ciò non mi fa orro-re, anzi!, non vedo l'ora di porre fine ai miei giorni; pen-seranno che sia un pazzo perché ho deciso Piazza San Pietro per darmi fuoco, men-tre potevo farlo anche a Pa-lermo. Spero che capiranno il mes-saggio che voglio dare; è una forma di protesta contro la Chiesa che demonizza l'omo-sessualità, demonizzando nel contempo la natura, perché l'omosessualità è sua figlia. Alfredo.”
Situazioni come queste non
sono straordinarie nemmeno
attualmente, e si sente anco-
ra il bisogno di parlare e di
protestare contro queste
discriminazioni che anche nel
2018 impongono sofferenza
nella vita di tantissime perso-
ne, facendole arrivare addirit-
tura la suicidio.
Per questo, nella Giornata
internazionale del dialogo tra
religione e omosessualità, il
13 gennaio di ogni anno, le
campagne in difesa dei diritti
LGBT commemorano in
Piazza San Pietro la morte di
Alfredo Ormando, ricordan-
do che ogni uomo o donna,
eterosessuale o omosessuale
che sia, ha pari diritti e pari
doveri, anche davanti a Dio.
Michela Travaglini,
IV A Classico
conti. Con grandi sacrifici economici e solo grazie all'aiuto di una madre ultraot-tantenne che aveva una pic-cola pensione sociale, Or-mando era riuscito a pubbli-care a sue spese un romanzo breve, Il fratacchione, e suc-cessivamente cinque dei suoi racconti in una rivista che egli stesso aveva fatto nascere, "I miserabili” Ormando era anche cattoli-
co, un ulteriore problema
che si aggiungeva agli infiniti
altri. Lui stesso scrisse:
“Chiedo scusa per essere venuto al mondo, per aver appestato l'aria che voi respi-rate con il mio venefico re-spiro, per aver osato di pen-sare e di agire da uomo, per non aver accettato una diver-sità che non sentivo, per aver considerato l'omosessualità una sessualità naturale, per essermi sentito uguale agli eterosessuali e secondo a nessuno, per aver ambito a diventare uno scrittore, per aver sognato, per aver riso” Prima della sua morte scrisse
questa lettera: “I miei prepa-rativi per il suicidio procedo-no inesorabilmente; sento che questo è il mio destino, l'ho sempre saputo e mai accettato, ma questo destino tragico è là ad aspettarmi con una certosina pazienza che ha dell'incredibile. Non sono riuscito a sottrarmi a quest'i-dea di morte, sento che non posso evitarlo, tantomeno far finta di vivere e progettare un futuro che non avrò; il mio futuro non sarà altro che
Il 13 gennaio del 1998, esat-
tamente vent’anni fa, il poe-
ta Alfredo Ormando si die-
de fuoco a piazza San Pie-
tro.
Nato a Caltanissetta nel
1958, in Sicilia, in una fami-
glia di modeste origini, ave-
va sette fratelli e sorelle.
Decise di trasferirsi in un
seminario francescano, che
abbandonò solamente due
anni dopo, e riuscì a pren-
dere il diploma di terza me-
dia solamente a trentacin-
que anni.
Il perché di questa vita tra-
vagliata è molto semplice:
non fu mai accettato, né in
famiglia, né nella società in
cui viveva, a causa della sua
omosessualità.
La sua più grande passione
era la scrittura, in particola-
re la poesia, e intraprese la
carriera di scrittore indi-
pendente. Scrisse infatti:
Vagiti primaverili, Il monte incantato e altre fiabe, Il fratacchione, L'escluso, Sot-to il cielo di Urano, Epi-grammi priaprei e non, Afo-rismi. Al momento della morte
era iscritto all’Università di
Palermo, come studente di
lettere fuori corso, e gli
mancava un solo esame alla
laurea.
“La sua omosessualità non venne accettata né in fami-glia, né dall'ambiente in cui viveva, facendogli subire minacce, violenze, incom-prensioni continue e volgari irrisioni anche da parte dei familiari a lui più prossimi. Due anni di seminario tanto per scappare di casa e una grande passione per la scrit-tura, un'arte che aveva tra-sformato la sua esistenza, nonostante le case editrici rifiutassero di pubblicare i suoi romanzi, le fiabe, i rac-
Alfredo Ormando, Giornata Mondiale per
il dialogo tra religioni e omosessualità
P A G I N A 5 F E B B R A I O 2 0 1 8
P A G I N A 6
Il femminicidio
tre portava in grembo il
figlio dello stesso assassino.
Anche nell’800 questo tema
è stato ripreso, in particola-
re durante il periodo del
romanticismo, però veden-
dolo sotto un altro punto di
vista. Nella letteratura di
questo periodo era tipico
considerare quasi nobile il
gesto dell’uomo che uccide
la “sua” donna, in quanto
veniva considerato il più alto
sacrificio di sé.
Per quanto riguarda l’arte,
possiamo prendere come
esempio l’iniziativa artistica
di Elina Chauvet, che in una
mattina di novembre del
2012 ha collocato delle scar-
pe rosse da donna nel cen-
tro di Milano. In realtà que-
sta iniziativa nasce nel 2009,
a Ciudad Juàrez con 33 paia
di scarpe che, dal Messico,
sono giunte fino in Italia,
aggiungendo sempre qualche
nuova testimonianza di sof-
ferenza e terrore: ogni paio
di scarpe rappresenta una
donna uccisa, scomparsa o
violentata.
Il femminicidio è un fenome-
no sempre più diffuso, ma
questo non vuol dire che
non ci sia una soluzione,
bisognerebbe rendere evi-
dente a tutti che tra uomo e
donna non ci deve essere
disparità, che entrambi han-
no stessi diritti e stessi do-
veri, e che devono esser
trattati con pari dignità, ogni
donna ha il diritto di essere
rispettata e amata.
Flavia Fortuna,
IV A classico
droga e la prevenzione del
crimine (UNODC) ha con-
frontato i dati di 32 paesi
europei e nordamericani
riguardanti questo fenome-
no, scoprendo che tra il
2004 e il 2015 sono state
registrate 1,23 morti ogni
100.000 donne residenti.
In realtà noi sappiamo che
questo fenomeno era già
diffuso fin dall’antica Roma,
ne troviamo notizia negli
storiografi della letteratura
latina e nelle iscrizioni fune-
rarie di età Imperiale. La
letteratura latina è tempe-
stata da esempi di donne
uccise dai mariti o costrette
al suicidio, basti guardare
nell’opera principale di Livio,
Ab Urbe Condita, in cui si
narra ad esempio della cac-
ciata da Roma dell’ultimo re,
Tarquinio il Superbo, pro-
prio perché suo figlio, Sesto
Tarquinio, aveva violato
fisicamente la matrona Lu-
crezia, moglie di Collatino,
portando così la donna al
suicidio.
C’è inoltre un altro storico
che ci propone il tema in
questione ed è Tacito, che
nella sua opera Annales ci
narra la tragica storia di
Ponzia Postumia, una donna
vissuta al tempo di Nerone,
di cui non si sa molto se non
della sua morte causata dal
tribuno della plebe Ottavio
Sagitta, il quale, dopo averla
costretta all’adulterio, preso
da un momento di rabbia
violenta, decide di trafiggerla
con un ferro. Ma l’esempio
più eclatante ce lo racconta
Svetonio ed è rappresentato
da Nerone, che uccise la
madre Agrippina, la prima
moglie Ottavia e l’amante
Poppea, prendendo quest’ul-
tima a calci sul ventre men-
Con il termine
“femminicidio” si indica qual-
siasi forma di violenza eserci-
tata sistematicamente sulle
donne in nome di una sovra-
struttura ideologica di matri-
ce patriarcale, allo scopo di
annientare l’identità della
persona attraverso l’assog-
gettamento fisico o psicologi-
co, fino alla schiavitù o alla
morte. Un altro modo per
indicare questo fenomeno è
“violenza di genere”.
L’accezione che diamo noi
oggi a questo termine, consi-
derandolo come “l’uccisione
di una donna da parte di un
uomo per motivi di odio,
disprezzo, piacere o senso di
possesso delle donne”, nasce
nel 1990 con l’opera della
docente femminista di Studi
Culturali Americani, Jane
Caputi, e dalla criminologa
Diana E. H. Russell. La stessa
Russell nel 1992 identificò nel
femminicidio una vera e pro-
pria categoria criminologica,
definendolo come una violen-
za estrema da parte dell’uo-
mo contro la donna “perché
donna”, dove la violenza non
è altro che il risultato di pra-
tiche misogine.
Inizialmente il termine veniva
usato per indicare la condot-
ta di un uomo che induce una
donna a perdere la propria
illibatezza, e che veniva quindi
paragonato ad un omicida,
solamente nel 1848 compare
in un manuale di diritto ingle-
se questo termine con cui si
indica l’uccisione di una don-
na, senza però fare riferimen-
to alla “violenza di genere”.
Il femminicidio è un fenome-
no diffuso a livello mondiale,
ma in ogni Paese viene consi-
derato e punito in modo
diverso. L’Ufficio delle Nazio-
ni Unite per il controllo della
P A G I N A 7 F E B B R A I O 2 0 1 8
La Notte dei Licei
il 4° G Linguistico ci propo-
nevano "L'ha detto Mon-
taigne", sempre con il lingui-
stico, in particolare il 5° A, il
Prof. Coccia proponeva un
incontro dal titolo "La Re-
genta", la professoressa
Stocchi con il 5° D classico,
al fine di commemorare i
giovanissimi mandati al fron-
te durante la prima guerra
mondiale, ci ricordavano i
"Ragazzidel 99”.
Il Professor Pierantozzi e la
Professoressa Burgi ci pro-
ponevano " Amor versus
Bellum", la Prof.ssa Paoletti
"L' inferno in 3D" e i più
atletici potevano anche
prendere parte presso la
palestra ad un torneo di
pallavolo.
Con queste iniziative si con-
cludeva la prima parte della
serata e si apriva un partico-
larmente gradito e curato
buffet presso la palestra do-
ve si potevano assaporare
caratteristici prodotti del
nostro territorio.
Dopo ciò la serata è conti-
nuata con altri incontri che,
sicuramente meritevoli di
menzione, non possono in
questa sede essere elencati
per ovvi motivi di spazio.
Alle 22,30 con tutti gli altri
Licei Classici aderenti all’ini-
ziativa si recitava l’inno ome-
rico "A Selene" e la serata
veniva conclusa con il saluto
del Dirigente scolastico.
Meritevoli di nota sono tutti
gli studenti che si sono im-
pegnati per la riuscita dell'i-
niziativa che ci auguriamo
venga ripetuta nei prossimi
anni al fine di riscoprire le
vere potenzialità di questa
scuola che ancora può forni-
re una formazione invidiabile
e unica.
Matteo Jarno Santoni,
II C Classico
mento di prodotti della let-
teratura nostrana e d'oltre
manica.
I professori Zappa, Alparone
e Lamanna presentavano l'
Incontro con Montale " Ep-
pure resta che qualcosa è
accaduto", mentre i profes-
sori Apperti, Capobianco e
Casagrande con il 3 C espo-
nevano una interessante
ricerca dal titolo " Uomo
misura di tutte le cose”,
mentre la professoressa
Burgi con il 2° A proponeva
un resoconto letterario inti-
tolato " Chi sono gli eroi".
I professori Corazzi e Lode-
sani con il titolo di " Ma lo
sai che" illustravano come le
lingue classiche si incontrino
nella quotidianità, fatto che
smentisce ancora la canoni-
ca frase : Ma greco e latino a
che servono?
Come seconda proposta la
Prof.ssa Possati esponeva
con il 4° D classico "I colori
dell' amore",la Prof.ssa Pa-
lombi con il 4° A, e le pro-
fessoresse Pompei e Paolini
un interessante incontro
sulle origini della Democra-
zia con il 3° F.
Comprendendo il Liceo
Buratti anche l' indirizzo
linguistico le Professoresse
Screpante ed Epistolari con
La serata del 12 gennaio 2018
è stata caratterizzata dalla
"Notte Nazionale dei Licei
Classici", evento su scala na-
zionale, alla sua quarta edizio-
ne, che ha come scopo la
riscoperta dei valori della
formazione umanistica pro-
pria del liceo classico.
Il nostro istituto ha previsto
per la serata un ricco pro-
gramma in grado di attirare
un cospicuo numero di per-
sone.
Il tutto si apriva con il saluto
del nostro dirigente scolasti-
co Dott.ssa Clara Vittori
presso l' aula magna e subito
dopo iniziava la manifestazio-
ne con diverse attrazioni
dislocate su tutti i piani della
sede centrale e della succur-
sale “Pinzi”.
Si poteva spaziare dal
"Processo ad Elena" prepara-
to dalla prof.ssa Possati e
dalla classe 3 D, al Laborato-
rio Teatrale della prof.ssa
Moretti, al laboratorio di
scrittura delle professoresse
Loy, Pompei, Tonicchi e Na-
poli.
Essendo il nostro percorso di
studi non solamente caratte-
rizzato da materie umanisti-
che, per gli interessati alla
chimica la professoressa Car-
loni aveva previsto in labora-
torio un incontro intitolato
"Non è magia, è chimica".
Sono stati soddisfatti anche
coloro che volevano acqui-
stare un libro, essendo stata
organizzata una vendita con
offerta dalla Professoressa
Martinelli.
Coloro che desideravano
assistere alla recitazione di
componimenti poetici pote-
vano recarsi presso l' aula del
2° C L dove le Professoresse
Pontecorvi e Pinti con la clas-
se 2^ D hanno dilettato i
presenti con un "Reading
Poetico", riuscito accosta-
P A G I N A 8
Elezioni politiche 2018: tra astensionismo
e neodiciottenni al voto
Domenica 4 marzo 2018 tutti i cittadini italiani maggiorenni saranno chiamati alle urne per le
elezioni politiche: si voterà per il rinnovo dei due rami del Parlamento, composto da Senato
(eletto in base ai voti di tutti i cittadini di almeno 25 anni) e Camera dei Deputati (per la quale
possono votare tutti i cittadini maggiorenni). Il Presidente della Repubblica ha infatti sciolto il
Parlamento (in carica da febbraio 2013) e indetto nuove elezioni; questo perché, secondo la Co-
stituzione, la legislatura deve avere una durata di 5 anni. Il Parlamento che si formerà in base ai
risultati elettorali eserciterà quindi il potere legislativo, ma avrà anche un ruolo cruciale nella
creazione di un nuovo Governo, in quanto avrà il dovere di approvare o disapprovare, con un
voto di fiducia o di sfiducia, i ministri e il Presidente del Consiglio, nominati dal Presidente della
Repubblica.
Ci si potrebbe chiedere: “Perché è importante andare a votare? Perché dovrei farlo invece di
starmene a casa?”. L’astensionismo è in effetti un fenomeno in crescita: basti pensare che alle
ultime elezioni politiche si è presentato alle urne solo il 75% circa dei cittadini, contro il 92%
delle elezioni del 1948. Prima di decidere di non votare, è bene capire come in realtà la politica
influenzi costantemente la nostra vita quotidiana. Leggi in materia economica o sociale, approvate
dal Parlamento, interessano direttamente i cittadini: ne sono un esempio le varie riforme del
sistema fiscale o di quello scolastico. Inoltre, lo stesso Montesquieu scriveva che “la tirannia di un
principe in un'oligarchia non è pericolosa per il bene pubblico quanto l'apatia del cittadino in una
democrazia”: l’astensione dal voto è una scelta che ha come conseguenza diretta lasciare che
siano gli altri a prendere decisioni per noi. Ogni elettore ha un grande potere decisionale perché
vive in una Repubblica democratica, a favore della quale nel 1946 votarono 12 milioni di italiani.
Nonostante questo, spesso non è facile orientarsi tra le tante fazioni politiche e le loro proposte
ed esprimere il proprio voto in maniera consapevole. Per questo motivo, abbiamo intervistato
sull’argomento due dei tanti diciottenni (classe ’99) che quest’anno avranno la possibilità di vota-
re per la prima volta.
Andrete a votare?
E: Sì, anche se mi sento divisa tra il dovere di farlo, che mi spaventa, e il diritto di esprimere i
miei pensieri, ancora acerbi.
F: Sì, penso che sia un diritto dei cittadini, ma anche un dovere, visto che in passato molte perso-
ne hanno combattuto per regalarci questa opportunità.
Che idea vi siete fatti di queste elezioni politiche e dei candidati?
E: Se qualcuno nomina le “elezioni di marzo”, non nego di avere un nodo alla gola. Ammetto di
non essere molto preparata su questo argomento, ma cerco di ascoltare le idee e le opinioni di
persone diverse. Spesso ci si fa condizionare dalle opinioni di adulti, genitori e amici, ma è pro-
prio questo il problema: molti italiani sono insoddisfatti di come viene gestito il nostro Paese e in
clima di elezioni spesso si sente dire la frase “voterò il meno peggio”.
F: Mi sembra che la situazione politica italiana di oggi sia complessa; ci sono molte fazioni politi-
che che si scontrano tra di loro, soprattutto in tema di immigrazione e lavoro, e spesso alcuni
rappresentanti mettono i propri interessi prima del bene comune. Nonostante questo, sono con-
tento che ci siano le elezioni, perché credo che siano espressione della democrazia.
Avete già deciso chi votare? Se sì, quanto pensate vi rappresenti il candidato che avete scelto?
E: Non ho ancora un’idea precisa di chi votare, ma farò affidamento alla mia morale (anche se
questa potrebbe scontrarsi con opinioni diverse) e non voterò un candidato solo perché lo fanno
anche i miei genitori.
F: Sono indeciso, non condivido pienamente le idee dei vari candidati, quindi cerco di capire chi
tra di loro sia il più vicino alle mie idee.
Quali sono le questioni e le tematiche che vi stanno più a cuore?
E: Quello che cerco in un candidato è la speranza in un futuro più radioso per noi giovani: ne
abbiamo bisogno e credo anche che ce lo meritiamo.
F: Immigrazione e lavoro. Credo che dovremmo avere un peso maggiore in Europa, per confron-
tarci con gli altri Stati membri su questioni come accoglienza e gestione degli immigrati e coope-
rare per porre fine al traffico di esseri umani condotto dagli scafisti.
Flavia Fabrizi, V A classico
P A G I N A 9 F E B B R A I O 2 0 1 8
Il calcio in Italia, un calcio all’Italia
l’Italia aveva sempre raggiun-
to negli ultimi 60 anni.
Passando all’aspetto tecnico,
un altro errore del sistema e
quindi del presidente Tavec-
chio è stato quello di non
esonerare Ventura dopo la
disfatta del 2 settembre a
Madrid contro la Spagna.
Voci di corridoio riportano
che dopo quella partita i
senatori della squadra, tra
tutti Buffon, Barzagli e De
Rossi, si siano scontrati du-
ramente con Ventura, per la
scelta del modulo 4-2-4 che
a detta di molti è troppo
offensivo per affrontare la
Spagna. Da quel 2 settembre
fino al 13 novembre la na-
zionale italiana è in caduta
libera, peggiora di partita in
partita: pareggia con la Ma-
cedonia a Torino, perde la
prima partita degli spareggi
in Svezia e il 13 novembre,
in un San Siro gremito, non
riesce a segnare una rete
contro la modesta Svezia. La
domanda rimane sempre la
stessa: si poteva evitare que-
sta debacle? Ai posteri l’ar-
dua sentenza. Ad oggi, 7
gennaio 2018, non è stato
ancora scelto il presidente
della FIGC né il commissario
tecnico della nazionale italia-
na. La speranza di tutti gli
italiani è di uscire al più pre-
sto da questo medioevo del
calcio italiano, tentando di
dimenticare quel dannato 13
novembre 2017 e di ritorna-
re in alto, dove l’Italia è soli-
ta stare.
Leonardo Santini,
IV A Classico
Restano molti interrogativi
sulla questione: può un mo-
vimento calcistico come
quello italiano, che annovera
ben 4 coppe del mondo
vinte, fallire a tal punto da
non riuscire a battere la
modesta nazionale svedese?
E ancora: a che cosa è dovu-
ta questa crisi profonda del
calcio italiano? La risposta
non va cercata tanto negli
elementi a disposizione della
nazionale, nonostante siano
di livello nettamente inferio-
re ai calciatori che hanno
vinto la coppa del mondo
del 2006, quanto nel sistema
che è alla base del calcio
italiano: Fabio Caressa, di-
rettore di Sky sport e gior-
nalista, sottolinea la crisi dei
vivai italiani, dai quali non
escono più giocatori di valo-
re e propone come soluzio-
ne un cambiamento di men-
talità, a partire dalle piccole
società, che a suo parere
devono mirare a creare dei
calciatori di livello.
Lo stesso Caressa aggiunge
che la catastrofe era già sta-
ta preannunciata con le due
clamorose eliminazioni nella
fase a gironi dei mondiali
2010 e 2014 e che quindi nel
2017 si è soltanto raggiunto
il culmine di questa catastro-
fe. Che in Italia non nascano
più giocatori di talento co-
me i Totti o i Del Piero non
sembra una risposta plausi-
bile, quindi le risposte a tutti
gli interrogativi vanno ricer-
cate nel sistema, che ha falli-
to completamente nel rag-
giungere un obiettivo che
Disastro, apocalisse. Queste
le parole apparse sui princi-
pali quotidiani sportivi italiani
il mattino del 14 novembre
2017. Alle 22:30 circa del
giorno precedente era acca-
duto quello che nessun italia-
no avrebbe mai pensato po-
tesse accadere: la nazionale
di calcio italiana non accede
alle fasi finali del campionato
mondiale, per la seconda
volta nella sua storia, a di-
stanza di 60 anni dall’ultima
volta. Come di consueto av-
viene in Italia, comincia la
ricerca del capro espiatorio
cui addossare tutte le colpe,
e a rigor di logica il maggior
indiziato è l’ormai ex com-
missario tecnico della nazio-
nale, Giampiero Ventura, reo
forse di aver commesso qual-
che errore di formazione,
sebbene oggettivamente l’or-
ganico a sua disposizione
scarseggiasse di talento. L’at-
tribuzione della colpa a Ven-
tura acquista ancora più vigo-
re quando il commissario
tecnico, al contrario del suo
predecessore Cesare Pran-
delli, non rassegna le dimis-
sioni ma dice di voler rimane-
re in carica fino alla scadenza
del suo contratto nel giugno
del 2018. L’altro personaggio
su cui si scaglia la critica della
stampa italiana è l’ex presi-
dente della Federazione Ita-
liana Giuoco Calcio Carlo
Tavecchio, che è da molti
riconosciuto come il simbolo
del decadimento del movi-
mento calcistico in Italia. La
vicenda si chiude il 20 no-
vembre 2017 con l’esonero
di Ventura e le seguenti di-
missioni di Tavecchio.
P A G I N A 1 0
La Scarzuola
(città sacra) e le fabbriche
del teatro (città profana),
sovraccariche di simboli e
segreti, di riferimenti e di
citazioni.
La “macchina teatrale”
realizzata da Buzzi, voluta-
mente lasciata incompiuta
nel 1978 secondo la cor-
rente del rovinismo, si
presenta come un’allego-
ria escatologica dell'esis-
tenza dal linguaggio erme-
tico e massonico.
La realizzazione di questo
complesso ispirò anche
quella del Giardino dei
Tarocchi di Capalbio da
parte di una amica dello
stesso architetto.
Secondo quanto afferma-
to dall’attuale assai eccen-
trico proprietario e ni-
pote di Buzzi, Marco Sola-
ri, la trasmissione televisi-
va Voyager a breve pro-
porrà una puntata dedica-
ta alla Scarzuola e ai suoi
misteri.
Da Moro a Bacone, da
Campanella a Berry, pas-
sando per gli assai noti
quadri rinascimentali, il
tema della Città ideale ha
sempre avuto un grande
fascino. Quella di Buzzi ne
è un brillante esempio
recente.
Maria Elena Carlomagno,
IV C Classico
vi rimasero fino agli ultimi
anni del Settecento,
quando ne presero pos-
sesso i marchesi Miscia-
telli di Orvieto.
Nel 1956 il famoso ar-
chitetto e designer mila-
nese Tomaso Buzzi ac-
quistò la Scarzuola e vi
realizzò un complesso
architettonico fantastico
delle forti valenze esote-
riche ispirandosi
all'Hypnerotomachia Poli-
phili di Francesco Colon-
na del 1499, testo da cui
trae origine la tradizione
dei giardini rinascimentali.
La città Buzziana che
comprende un insieme di
7 teatri (la Barca delle
Anime, la Balena di Pietra,
la Torre della Dispera-
zione, la Scala della Vita, il
Tempio di Eros, il Pozzo
della Meditazione, il Tea-
tro delle Api, il Termi-
taio) ha il suo culmine
nell'Acropoli: una monta-
gna di edifici costituiti da
una numerosa serie di
archetipi. Una relazione
di tipo iniziatico viene a
stabilirsi tra il convento
La Scarzuola
In provincia di Terni, tra
Montegabbione e Monte-
giove, si trova un luogo
dove le lancette del tempo
sembrano essersi fermate.
O impazzite. Percorrendo
impervie stradine di cam-
pagna frequentate solo dai
cacciatori e dai loro cani,
si scopre alla vista qualco-
sa che lì non dovrebbe
esistere: le mura di una
città, estremi limiti di un
magico non-luogo, di una
Città ideale. Ma partiamo
dal principio.
Si narra che nel 1218 San
Francesco dopo aver fatto
sgorgare miracolosamente
una fonte d’acqua costruì
in questo posto una ca-
panna servendosi unica-
mente di una pianta pa-
lustre detta “scarza”. Nei
secoli successivi vennero
eretti una chiesa e un con-
vento di Frati Minori, che
“La Scarzuola rappresenta il Mondo in generale e in particolare il mio Mondo - quello in cui ho avuto la sorte di vivere e lavorare - dell'Arte, della Cultura, della Mondanità, dell'Eleganza, dei Piaceri (anche dei Vizi, della Ricchezza, e dei Poteri ecc.) in cui però ho fatto posto per le oasi di raccoglimento, di studio, di lavoro, di musica e di silenzio, di Grandezze e Miseria, di vita sociale e di vita eremitica, di contemplazione in solitudine, regno della Fantasia, delle Fa-
vole, dei Miti, Echi e Riflessi fuori dal tempo e dallo spazio perché ognuno ci può trovare echi di molto passato e note dell'avvenire...”
-Tomaso Buzzi