Il Burattino senza Fili - Liceo Mariano buratti(Piero Calamandrei, Discorso ai giovani tenuto alla...

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collaborazione tra tutte le forze politiche uscenti dal secondo conflitto mondia- le. "Laica" in quanto il princi- pio di laicità è stato enu- cleato dalla Corte costitu- zionale con la nota sen- tenza n. 203 del 1989; in base ad esso l'ordinamen- to italiano attribuisce va- lore e tutela alla religiosità umana come comporta- mento apprezzato nella sua generalità ed astrat- tezza, senza alcuna prefe- renza per qualsivoglia fede religiosa. "Democratica" perché è dato particolare rilievo alla sovranità popolare, ai sindacati e ai partiti politi- ci. La sovranità popolare deve essere comunque esercitata solo nelle for- me individuate dalla stessa Costituzione. "Programmatica" perché rappresenta un program- ma (attribuisce alle forze politiche il compito di rendere effettivi gli obiet- tivi fissati dai costituenti, e ciò attraverso provvedi- menti legislativi non con- trastanti con le disposizio- ni costituzionali). La Costituzione della Re- pubblica Italiana è la legge fondamentale dello Stato italiano e occupa il vertice della gerarchia delle fonti nell'ordinamento giuridico della Repubblica. Essa è considerata una costitu- zione scritta, rigida, lunga, votata, compromissoria, laica, democratica e pro- grammatica. La normazione è contenu- ta in un testo legislativo "scritto". La scelta è co- mune all'esperienza di civil law e a quella di common law, con la grande ecce- zione del Regno Unito, paese nel quale la Costitu- zione è in forma orale (tranne alcuni documenti specifici come la Magna Carta, l'Act of Settlement, la Petition of Rights e il Bill of Rights). Si dice che la Costituzione italiana è "rigida". Con ciò si indica che: le disposizioni aventi forza di legge in contrasto con la Costituzione, che è fon- te di gerarchia del diritto, vengono rimosse con un procedimento innanzi alla Corte costituzionale; è necessario un procedi- mento parlamentare ag- gravato per la riforma/ revisione dei suoi conte- nuti (non bastando la nor- male maggioranza, ma la maggioranza qualificata dei componenti di ciascuna camera, e prevedendo per la revisione due successi- ve deliberazioni a interval- lo non minore di tre mesi l'una dall'altra). Esistono inoltre dei limiti alla revi- sione costituzionale. La Costituzione è "lunga": contiene disposizioni in molti settori del vivere civile, non limitandosi a indicare le norme sulle fonti del diritto. In ogni caso, da questo punto di vista, è da dire che il di- sposto costituzionale pre- senta per parte carattere programmatico, venendo così in rilevanza solo in sede di indirizzo per il legislatore o in sede di giudizio di legittimità degli atti aventi forza di legge. "Votata" perché rappre- senta un patto tra i rap- presentanti del popolo italiano. "Compromissoria" perché frutto di una particolare NUMERO 2 FEBBRAIO 2018 LICEO GINNASIO STATALE MARIANO BURATTI Il Burattino senza Fili 70° anniversario dell’entrata in vigore della Costuzione della Repubblica Italiana « Se voi volete andare in pellegrinaggio nel luogo dove è nata la nostra Costituzione, andate nelle monta- gne dove caddero i partigiani, nelle carceri dove furono imprigionati, nei campi dove furono impiccati. Dovunque è morto un italiano per riscattare la libertà e la dignità, andate lì, o giovani, col pensiero, per- ché lì è nata la nostra Costituzione. » (Piero Calamandrei, Discorso ai giovani tenuto alla Società Umanitaria, Milano, 26 gennaio 1955)

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collaborazione tra tutte le

forze politiche uscenti dal

secondo conflitto mondia-

le.

"Laica" in quanto il princi-

pio di laicità è stato enu-

cleato dalla Corte costitu-

zionale con la nota sen-

tenza n. 203 del 1989; in

base ad esso l'ordinamen-

to italiano attribuisce va-

lore e tutela alla religiosità

umana come comporta-

mento apprezzato nella

sua generalità ed astrat-

tezza, senza alcuna prefe-

renza per qualsivoglia fede

religiosa.

"Democratica" perché è

dato particolare rilievo

alla sovranità popolare, ai

sindacati e ai partiti politi-

ci. La sovranità popolare

deve essere comunque

esercitata solo nelle for-

me individuate dalla stessa

Costituzione.

"Programmatica" perché

rappresenta un program-

ma (attribuisce alle forze

politiche il compito di

rendere effettivi gli obiet-

tivi fissati dai costituenti, e

ciò attraverso provvedi-

menti legislativi non con-

trastanti con le disposizio-

ni costituzionali).

La Costituzione della Re-

pubblica Italiana è la legge

fondamentale dello Stato

italiano e occupa il vertice

della gerarchia delle fonti

nell'ordinamento giuridico

della Repubblica. Essa è

considerata una costitu-

zione scritta, rigida, lunga,

votata, compromissoria,

laica, democratica e pro-

grammatica.

La normazione è contenu-

ta in un testo legislativo

"scritto". La scelta è co-

mune all'esperienza di civil

law e a quella di common

law, con la grande ecce-

zione del Regno Unito,

paese nel quale la Costitu-

zione è in forma orale

(tranne alcuni documenti

specifici come la Magna

Carta, l'Act of Settlement,

la Petition of Rights e il

Bill of Rights).

Si dice che la Costituzione

italiana è "rigida". Con ciò

si indica che:

le disposizioni aventi forza

di legge in contrasto con

la Costituzione, che è fon-

te di gerarchia del diritto,

vengono rimosse con un

procedimento innanzi alla

Corte costituzionale;

è necessario un procedi-

mento parlamentare ag-

gravato per la riforma/

revisione dei suoi conte-

nuti (non bastando la nor-

male maggioranza, ma la

maggioranza qualificata dei

componenti di ciascuna

camera, e prevedendo per

la revisione due successi-

ve deliberazioni a interval-

lo non minore di tre mesi

l'una dall'altra). Esistono

inoltre dei limiti alla revi-

sione costituzionale.

La Costituzione è "lunga":

contiene disposizioni in

molti settori del vivere

civile, non limitandosi a

indicare le norme sulle

fonti del diritto. In ogni

caso, da questo punto di

vista, è da dire che il di-

sposto costituzionale pre-

senta per parte carattere

programmatico, venendo

così in rilevanza solo in

sede di indirizzo per il

legislatore o in sede di

giudizio di legittimità degli

atti aventi forza di legge.

"Votata" perché rappre-

senta un patto tra i rap-

presentanti del popolo

italiano.

"Compromissoria" perché

frutto di una particolare

N U M E R O 2 F E B B R A I O 2 0 1 8

LICEO GINNASIO STATALE MARIANO BURATTI

Il Burattino senza Fili

70° anniversario dell’entrata in vigore della Costituzione della

Repubblica Italiana « Se voi volete andare in pellegrinaggio nel luogo dove è nata la nostra Costituzione, andate nelle monta-gne dove caddero i partigiani, nelle carceri dove furono imprigionati, nei campi dove furono impiccati. Dovunque è morto un italiano per riscattare la libertà e la dignità, andate lì, o giovani, col pensiero, per-ché lì è nata la nostra Costituzione. »

(Piero Calamandrei, Discorso ai giovani tenuto alla Società Umanitaria, Milano, 26 gennaio 1955)

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e così iniziò il dibattimen-

to in aula, che si protrasse

fino al dicembre successi-

vo, riguardo sia all'impian-

to generale sia ai singoli

titoli e norme. Tale pro-

cedimento comportò nu-

merose modifiche, talvolta

anche rilevanti, alla Carta

proposta, tuttavia questa

non venne mai modificata

nella sua struttura più es-

senziale.

Trovata finalmente una

convergenza tra le varie

correnti politiche, il testo

definitivo venne approva-

to il 22 dicembre 1947

con 458 voti favorevoli,

62 contrari e nessun aste-

nuto, su di un totale di

520 votanti. La maggioran-

za che elaborò e votò la

Costituzione fu il frutto di

un compromesso tra la

sinistra e i cattolici sui

principi fondamentali, an-

che se i liberali esercitaro-

no un'influenza decisiva

sui meccanismi istituziona-

li e in particolare sulla

separazione dei poteri.

La Costituzione venne,

infine, promulgata il 27

dicembre 1947 ed entrò

in vigore il 1º gennaio

1948. Consta di 139 arti-

coli e di 18 disposizioni

transitorie e finali. I primi

dodici articoli della Costi-

tuzione sono i "Principi

fondamentali", in essi sono

compresi alcuni dei princi-

pi supremi della Costitu-

zione che si ritrovano sot-

tintesi in tutto il testo. I

principi supremi della Co-

stituzione non possono

essere oggetto di modifica

attraverso il procedimen-

to di revisione costituzio-

nale previsto dai successi-

vi articoli 138 e 139.

Ilario Pasculini,

IV A Classico

Il 2 giugno 1946 fu indet-

to il referendum per la

scelta fra repubblica e

monarchia che sancì la

nascita della Repubblica

Italiana. Dopo sei anni

dall'inizio della seconda

guerra mondiale e venti

anni dall'inizio della ditta-

tura, il 2 giugno 1946 si

svolsero contemporanea-

mente il referendum isti-

tuzionale e l'elezione

dell'Assemblea Costituen-

te, con la partecipazione

dell'89% degli aventi dirit-

to. Il 54% dei voti (più di

dodici milioni) fu per lo

stato repubblicano, supe-

rando di due milioni i voti

a favore dei monarchici.

Appena eletta, l'Assem-

blea nominò al suo inter-

no una Commissione per

la Costituzione, composta

di 75 membri incaricati di

stendere il progetto gene-

rale della carta costituzio-

nale. A sua volta, la Com-

missione si suddivise in

tre sottocommissioni:

diritti e doveri dei cittadi-

ni (presieduta da Umber-

to Tupini della DC), orga-

nizzazione costituzionale

dello Stato (presieduta da

Umberto Terracini del

PCI) e rapporti economici

e sociali (presieduta da

Gustavo Ghidini del PSI).

Il progetto costituzionale

venne presentato all'As-

semblea nel febbraio 1947

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Il 27 Gennaio di ogni

anno, si celebra la gior-

nata della memoria, una

ricorrenza internaziona-

le per ricordare le vitti-

me del regime nazista, in

particolare quelle

dell’Olocausto, rinchiuse

e uccise nei campi di

concentramento durante

la Seconda Guerra mon-

diale. Vittime che sono

morte per una folle ma-

nia di predominio da

parte dei nazisti sugli

ebrei in quanto ritenuti

colpevoli di aver conta-

minato la razza Ariana

considerata pura. Il 27

Gennaio è una data alta-

mente simbolica perché

in quel giorno del 1945,

le truppe dell’esercito

sovietico liberarono i

prigionieri sopravvissuti

all’interno del campo di

concentramento di Au-

schwitz in Polonia e da

quel momento tutti sco-

prirono gli orrori com-

messi dal regime nazista.

Venivano portati all’in-

terno dei campi di con-

centramento gli Ebrei,

ma anche gli omosessua-

li, i rom, i portatori di

handicap e gli oppositori

politici. Pochissimi furo-

no i sopravvissuti a cau-

sa delle disumane condi-

zioni di vita: si mangiava

poco e male, si dormiva

in venti all’interno di una

cuccetta che poteva

contenere al massimo

cinque persone e si lavo-

rava duramente. Addos-

so avevano solamente

un “pigiama” a righe grigie

chiare e scure con il nume-

ro di matricola e con un

triangolo di colore diverso

a seconda della categoria a

cui appartenevano: rosso

gli oppositori politici, rosa

gli omosessuali, verde i

criminali, giallo gli ebrei. I

più deboli, i bambini, le

donne e gli anziani veniva-

no uccisi nelle camere a

gas appena arrivavano, i

loro corpi bruciati nei forni

crematori, la cenere dei

corpi veniva utilizzata per

la fabbricazione del sapone

e delle bajour. I pochi so-

pravvissuti a questo orrore

hanno faticato a raccontare

la loro esperienza e a esse-

re compresi da coloro che

non l’avevano vissuta. Ya-

kov Vincenko, un soldato

semplice dell’armata Rossa

che ha aperto i cancelli di

Auschwitz ricorda:

“Nemmeno noi che abbia-

mo visto ci volevamo cre-

dere. Ho sperato per anni

di riuscire a dimenticare,

poi ho capito che sarebbe

stato da complice, da col-

pevole. Così adesso ricor-

do, anche se non sono riu-

scito ancora a comprende-

re”. Se questo è lo scon-

certo di un uomo che non

è stato prigioniero, si può

pensare quale piaga inte-

riore restò nei sopravvis-

suti.

La popolazione ebraica

svolse il ruolo di capro

espiatorio, infatti proprio

gli ebrei furono considera-

ti la causa del malessere

popolare dell’epoca. È

fondamentale non dimen-

ticare tutto questo per

capire che il “diverso”

non deve essere discrimi-

nato, anche se noi ogni

giorno senza neanche ac-

corgercene, per comodità

o opportunismo non alzia-

mo abbastanza la voce. È

importate ogni anno ri-

cordare le persone morte

ingiustamente tra atroci

sofferenze, affinché non si

verifichino più eventi di

questo tipo, anche perché

in questo periodo il ri-

schio è molto alto. A

questo proposito Primo

Levi scriveva “L’Olocausto

è una pagina del libro

dell’Umanità da cui non

dovremo mai togliere il

segnalibro della storia”.

Martina Falci,

IV A Classico

“La Memoria

è l’unico vac-

cino contro

l’indifferenza.”

-Liliana Segre

La Giornata della Memoria

“Vi prego, siate

come quei sol-

dati, i i più gio-

vani di quei sol-

dati, che sono

entrati per pri-

mi oltre i reti-

colati di un la-

ger… e lì i loro

occhi… Ah, vi

prego, siate gio-

vani come lo-

ro!”

-Pier Paolo Pa-

solini

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più di una “rivolta universi-

taria”, fu un tentativo di

rovesciare i valori dominan-

ti in quegli anni ,anche quelli

riguardanti la sfera dei rap-

porti sentimentali (vengono

infranti per la prima volta i

tabù delle pratiche sessuali).

I contestatori, quindi, furo-

no mossi da una grande

carica ideale, spinti da una

convinzione di lottare con-

tro il male a favore del be-

ne: non si voleva tanto cam-

biare questo o quell’aspetto

particolare ma si voleva un

cambiamento totale. Non si

può dire con certezza quale

tra i tanti aspetti abbia con-

tribuito di più a questo mu-

tamento , è sicuro però

che il ’68 è stato una tappa

chiave nella storia, un punto

di svolta che ha segnato la

fine di un’epoca e l’inizio di

un’altra. Il mutamento, so-

prattutto nella coscienza di

ognuno, nella società, nella

nazione, nel mondo fa pau-

ra, ma bisogna rischiare,

affrontare l’ignoto, perché

se non cambiasse mai nulla,

non ci sarebbero le farfalle.

Elèna Gidaja,

V A Classico

e uno ne stava nascendo,

"da moderno a post-

moderno". Un’aria che ini-

ziava a persuadere anche

artisti, poeti, musicisti. Se

da un lato lo stesso Guccini

cantava "avevo la rivolta fra

le dita", come a riassumere

tutto quello che furono

quegli anni in chiave roman-

tica e affascinante, dall’altro,

Pasolini si faceva autore di

una verità tanto poetica

quanto profonda: “i giovani

rivoluzionari hanno in realtà

pronunciato una condanna

radicale contro i loro padri,

criticandoli e alzando con-

tro essi una barriera, si so-

no chiusi nel ghetto della

gioventù, sono dei borghesi

come i loro padri, non solo

perché figli di borghesi, ma

perché tali nella loro visio-

ne del mondo. Anche per

gli studenti, provenienti

dalle classi popolari, allora

minoritari, la partecipazione

alla contestazione fu il la-

sciapassare per approdare

all’élite”. Non è giusto dire

che una visione esclude

l’altra, anzi, si completano a

vicenda: se la prima ci è

data dagli occhi di un giova-

ne immerso, sia in quanto

tale sia per volontà, nell’ani-

ma stessa della rivoluzione,

la seconda sembra essere

l’urlo di rabbia di chi aveva

reso libera quell’Italia che

ora veniva contestata. Il ’68

in generale, infatti, fu molto

Se “Del passato dovremmo

riprendere i fuochi, e non le

sue ceneri” sarebbe bene

ricordare quella che fu, or-

mai cinquanta anni fa, una

delle stagioni più impetuose

e affascinanti del nostro pae-

se, e non solo: il ’68. In que-

gli anni i protagonisti della

scena mondiale furono so-

prattutto i giovani; non a

caso, questo periodo segne-

rà la loro affermazione sul-

la scena socia-

le, politica e culturale.

Tutto iniziò nel 1964, all’uni-

versità californiana di Berke-

ley, dove scoppiò una rivolta

senza precedenti; la guerra

del Vietnam, infatti, spingeva

i giovani statunitensi al rifiu-

to della violenza in nome di

un mondo pacifico. L’epide-

mia di protesta coinvolse

presto molte altre università,

anche oltreoceano; così le

eco del mondo si affacciaro-

no in Italia. Qui,

le prime occupazioni universi

tarie iniziarono nel 1966: gli

studenti volevano partecipa-

re alla gestione degli atenei e

rifiutavano la proposta di

riforma del ministro Gui,

considerata classista e diret-

ta a recuperare la forma

elitaria delle università.

Prima a Pisa poi a Torino e

ancora a Milano, Roma, Na-

poli e Trento si respirava

un’aria di rivolta. Quella dei

giovani, dei nuovi ideali, della

presa di coscienza del fatto

che un mondo stava finendo

SE VUOI LA PACE, PREPARA UNA GUERRA. SE VUOI

IL CAMBIAMENTO, PREPARA LA RIVOLUZIONE

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la prosecuzione del presente. Vivo con la consapevolezza di chi sta per lasciare la vita terrena e ciò non mi fa orro-re, anzi!, non vedo l'ora di porre fine ai miei giorni; pen-seranno che sia un pazzo perché ho deciso Piazza San Pietro per darmi fuoco, men-tre potevo farlo anche a Pa-lermo. Spero che capiranno il mes-saggio che voglio dare; è una forma di protesta contro la Chiesa che demonizza l'omo-sessualità, demonizzando nel contempo la natura, perché l'omosessualità è sua figlia. Alfredo.”

Situazioni come queste non

sono straordinarie nemmeno

attualmente, e si sente anco-

ra il bisogno di parlare e di

protestare contro queste

discriminazioni che anche nel

2018 impongono sofferenza

nella vita di tantissime perso-

ne, facendole arrivare addirit-

tura la suicidio.

Per questo, nella Giornata

internazionale del dialogo tra

religione e omosessualità, il

13 gennaio di ogni anno, le

campagne in difesa dei diritti

LGBT commemorano in

Piazza San Pietro la morte di

Alfredo Ormando, ricordan-

do che ogni uomo o donna,

eterosessuale o omosessuale

che sia, ha pari diritti e pari

doveri, anche davanti a Dio.

Michela Travaglini,

IV A Classico

conti. Con grandi sacrifici economici e solo grazie all'aiuto di una madre ultraot-tantenne che aveva una pic-cola pensione sociale, Or-mando era riuscito a pubbli-care a sue spese un romanzo breve, Il fratacchione, e suc-cessivamente cinque dei suoi racconti in una rivista che egli stesso aveva fatto nascere, "I miserabili” Ormando era anche cattoli-

co, un ulteriore problema

che si aggiungeva agli infiniti

altri. Lui stesso scrisse:

“Chiedo scusa per essere venuto al mondo, per aver appestato l'aria che voi respi-rate con il mio venefico re-spiro, per aver osato di pen-sare e di agire da uomo, per non aver accettato una diver-sità che non sentivo, per aver considerato l'omosessualità una sessualità naturale, per essermi sentito uguale agli eterosessuali e secondo a nessuno, per aver ambito a diventare uno scrittore, per aver sognato, per aver riso” Prima della sua morte scrisse

questa lettera: “I miei prepa-rativi per il suicidio procedo-no inesorabilmente; sento che questo è il mio destino, l'ho sempre saputo e mai accettato, ma questo destino tragico è là ad aspettarmi con una certosina pazienza che ha dell'incredibile. Non sono riuscito a sottrarmi a quest'i-dea di morte, sento che non posso evitarlo, tantomeno far finta di vivere e progettare un futuro che non avrò; il mio futuro non sarà altro che

Il 13 gennaio del 1998, esat-

tamente vent’anni fa, il poe-

ta Alfredo Ormando si die-

de fuoco a piazza San Pie-

tro.

Nato a Caltanissetta nel

1958, in Sicilia, in una fami-

glia di modeste origini, ave-

va sette fratelli e sorelle.

Decise di trasferirsi in un

seminario francescano, che

abbandonò solamente due

anni dopo, e riuscì a pren-

dere il diploma di terza me-

dia solamente a trentacin-

que anni.

Il perché di questa vita tra-

vagliata è molto semplice:

non fu mai accettato, né in

famiglia, né nella società in

cui viveva, a causa della sua

omosessualità.

La sua più grande passione

era la scrittura, in particola-

re la poesia, e intraprese la

carriera di scrittore indi-

pendente. Scrisse infatti:

Vagiti primaverili, Il monte incantato e altre fiabe, Il fratacchione, L'escluso, Sot-to il cielo di Urano, Epi-grammi priaprei e non, Afo-rismi. Al momento della morte

era iscritto all’Università di

Palermo, come studente di

lettere fuori corso, e gli

mancava un solo esame alla

laurea.

“La sua omosessualità non venne accettata né in fami-glia, né dall'ambiente in cui viveva, facendogli subire minacce, violenze, incom-prensioni continue e volgari irrisioni anche da parte dei familiari a lui più prossimi. Due anni di seminario tanto per scappare di casa e una grande passione per la scrit-tura, un'arte che aveva tra-sformato la sua esistenza, nonostante le case editrici rifiutassero di pubblicare i suoi romanzi, le fiabe, i rac-

Alfredo Ormando, Giornata Mondiale per

il dialogo tra religioni e omosessualità

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Il femminicidio

tre portava in grembo il

figlio dello stesso assassino.

Anche nell’800 questo tema

è stato ripreso, in particola-

re durante il periodo del

romanticismo, però veden-

dolo sotto un altro punto di

vista. Nella letteratura di

questo periodo era tipico

considerare quasi nobile il

gesto dell’uomo che uccide

la “sua” donna, in quanto

veniva considerato il più alto

sacrificio di sé.

Per quanto riguarda l’arte,

possiamo prendere come

esempio l’iniziativa artistica

di Elina Chauvet, che in una

mattina di novembre del

2012 ha collocato delle scar-

pe rosse da donna nel cen-

tro di Milano. In realtà que-

sta iniziativa nasce nel 2009,

a Ciudad Juàrez con 33 paia

di scarpe che, dal Messico,

sono giunte fino in Italia,

aggiungendo sempre qualche

nuova testimonianza di sof-

ferenza e terrore: ogni paio

di scarpe rappresenta una

donna uccisa, scomparsa o

violentata.

Il femminicidio è un fenome-

no sempre più diffuso, ma

questo non vuol dire che

non ci sia una soluzione,

bisognerebbe rendere evi-

dente a tutti che tra uomo e

donna non ci deve essere

disparità, che entrambi han-

no stessi diritti e stessi do-

veri, e che devono esser

trattati con pari dignità, ogni

donna ha il diritto di essere

rispettata e amata.

Flavia Fortuna,

IV A classico

droga e la prevenzione del

crimine (UNODC) ha con-

frontato i dati di 32 paesi

europei e nordamericani

riguardanti questo fenome-

no, scoprendo che tra il

2004 e il 2015 sono state

registrate 1,23 morti ogni

100.000 donne residenti.

In realtà noi sappiamo che

questo fenomeno era già

diffuso fin dall’antica Roma,

ne troviamo notizia negli

storiografi della letteratura

latina e nelle iscrizioni fune-

rarie di età Imperiale. La

letteratura latina è tempe-

stata da esempi di donne

uccise dai mariti o costrette

al suicidio, basti guardare

nell’opera principale di Livio,

Ab Urbe Condita, in cui si

narra ad esempio della cac-

ciata da Roma dell’ultimo re,

Tarquinio il Superbo, pro-

prio perché suo figlio, Sesto

Tarquinio, aveva violato

fisicamente la matrona Lu-

crezia, moglie di Collatino,

portando così la donna al

suicidio.

C’è inoltre un altro storico

che ci propone il tema in

questione ed è Tacito, che

nella sua opera Annales ci

narra la tragica storia di

Ponzia Postumia, una donna

vissuta al tempo di Nerone,

di cui non si sa molto se non

della sua morte causata dal

tribuno della plebe Ottavio

Sagitta, il quale, dopo averla

costretta all’adulterio, preso

da un momento di rabbia

violenta, decide di trafiggerla

con un ferro. Ma l’esempio

più eclatante ce lo racconta

Svetonio ed è rappresentato

da Nerone, che uccise la

madre Agrippina, la prima

moglie Ottavia e l’amante

Poppea, prendendo quest’ul-

tima a calci sul ventre men-

Con il termine

“femminicidio” si indica qual-

siasi forma di violenza eserci-

tata sistematicamente sulle

donne in nome di una sovra-

struttura ideologica di matri-

ce patriarcale, allo scopo di

annientare l’identità della

persona attraverso l’assog-

gettamento fisico o psicologi-

co, fino alla schiavitù o alla

morte. Un altro modo per

indicare questo fenomeno è

“violenza di genere”.

L’accezione che diamo noi

oggi a questo termine, consi-

derandolo come “l’uccisione

di una donna da parte di un

uomo per motivi di odio,

disprezzo, piacere o senso di

possesso delle donne”, nasce

nel 1990 con l’opera della

docente femminista di Studi

Culturali Americani, Jane

Caputi, e dalla criminologa

Diana E. H. Russell. La stessa

Russell nel 1992 identificò nel

femminicidio una vera e pro-

pria categoria criminologica,

definendolo come una violen-

za estrema da parte dell’uo-

mo contro la donna “perché

donna”, dove la violenza non

è altro che il risultato di pra-

tiche misogine.

Inizialmente il termine veniva

usato per indicare la condot-

ta di un uomo che induce una

donna a perdere la propria

illibatezza, e che veniva quindi

paragonato ad un omicida,

solamente nel 1848 compare

in un manuale di diritto ingle-

se questo termine con cui si

indica l’uccisione di una don-

na, senza però fare riferimen-

to alla “violenza di genere”.

Il femminicidio è un fenome-

no diffuso a livello mondiale,

ma in ogni Paese viene consi-

derato e punito in modo

diverso. L’Ufficio delle Nazio-

ni Unite per il controllo della

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P A G I N A 7 F E B B R A I O 2 0 1 8

La Notte dei Licei

il 4° G Linguistico ci propo-

nevano "L'ha detto Mon-

taigne", sempre con il lingui-

stico, in particolare il 5° A, il

Prof. Coccia proponeva un

incontro dal titolo "La Re-

genta", la professoressa

Stocchi con il 5° D classico,

al fine di commemorare i

giovanissimi mandati al fron-

te durante la prima guerra

mondiale, ci ricordavano i

"Ragazzidel 99”.

Il Professor Pierantozzi e la

Professoressa Burgi ci pro-

ponevano " Amor versus

Bellum", la Prof.ssa Paoletti

"L' inferno in 3D" e i più

atletici potevano anche

prendere parte presso la

palestra ad un torneo di

pallavolo.

Con queste iniziative si con-

cludeva la prima parte della

serata e si apriva un partico-

larmente gradito e curato

buffet presso la palestra do-

ve si potevano assaporare

caratteristici prodotti del

nostro territorio.

Dopo ciò la serata è conti-

nuata con altri incontri che,

sicuramente meritevoli di

menzione, non possono in

questa sede essere elencati

per ovvi motivi di spazio.

Alle 22,30 con tutti gli altri

Licei Classici aderenti all’ini-

ziativa si recitava l’inno ome-

rico "A Selene" e la serata

veniva conclusa con il saluto

del Dirigente scolastico.

Meritevoli di nota sono tutti

gli studenti che si sono im-

pegnati per la riuscita dell'i-

niziativa che ci auguriamo

venga ripetuta nei prossimi

anni al fine di riscoprire le

vere potenzialità di questa

scuola che ancora può forni-

re una formazione invidiabile

e unica.

Matteo Jarno Santoni,

II C Classico

mento di prodotti della let-

teratura nostrana e d'oltre

manica.

I professori Zappa, Alparone

e Lamanna presentavano l'

Incontro con Montale " Ep-

pure resta che qualcosa è

accaduto", mentre i profes-

sori Apperti, Capobianco e

Casagrande con il 3 C espo-

nevano una interessante

ricerca dal titolo " Uomo

misura di tutte le cose”,

mentre la professoressa

Burgi con il 2° A proponeva

un resoconto letterario inti-

tolato " Chi sono gli eroi".

I professori Corazzi e Lode-

sani con il titolo di " Ma lo

sai che" illustravano come le

lingue classiche si incontrino

nella quotidianità, fatto che

smentisce ancora la canoni-

ca frase : Ma greco e latino a

che servono?

Come seconda proposta la

Prof.ssa Possati esponeva

con il 4° D classico "I colori

dell' amore",la Prof.ssa Pa-

lombi con il 4° A, e le pro-

fessoresse Pompei e Paolini

un interessante incontro

sulle origini della Democra-

zia con il 3° F.

Comprendendo il Liceo

Buratti anche l' indirizzo

linguistico le Professoresse

Screpante ed Epistolari con

La serata del 12 gennaio 2018

è stata caratterizzata dalla

"Notte Nazionale dei Licei

Classici", evento su scala na-

zionale, alla sua quarta edizio-

ne, che ha come scopo la

riscoperta dei valori della

formazione umanistica pro-

pria del liceo classico.

Il nostro istituto ha previsto

per la serata un ricco pro-

gramma in grado di attirare

un cospicuo numero di per-

sone.

Il tutto si apriva con il saluto

del nostro dirigente scolasti-

co Dott.ssa Clara Vittori

presso l' aula magna e subito

dopo iniziava la manifestazio-

ne con diverse attrazioni

dislocate su tutti i piani della

sede centrale e della succur-

sale “Pinzi”.

Si poteva spaziare dal

"Processo ad Elena" prepara-

to dalla prof.ssa Possati e

dalla classe 3 D, al Laborato-

rio Teatrale della prof.ssa

Moretti, al laboratorio di

scrittura delle professoresse

Loy, Pompei, Tonicchi e Na-

poli.

Essendo il nostro percorso di

studi non solamente caratte-

rizzato da materie umanisti-

che, per gli interessati alla

chimica la professoressa Car-

loni aveva previsto in labora-

torio un incontro intitolato

"Non è magia, è chimica".

Sono stati soddisfatti anche

coloro che volevano acqui-

stare un libro, essendo stata

organizzata una vendita con

offerta dalla Professoressa

Martinelli.

Coloro che desideravano

assistere alla recitazione di

componimenti poetici pote-

vano recarsi presso l' aula del

2° C L dove le Professoresse

Pontecorvi e Pinti con la clas-

se 2^ D hanno dilettato i

presenti con un "Reading

Poetico", riuscito accosta-

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Elezioni politiche 2018: tra astensionismo

e neodiciottenni al voto

Domenica 4 marzo 2018 tutti i cittadini italiani maggiorenni saranno chiamati alle urne per le

elezioni politiche: si voterà per il rinnovo dei due rami del Parlamento, composto da Senato

(eletto in base ai voti di tutti i cittadini di almeno 25 anni) e Camera dei Deputati (per la quale

possono votare tutti i cittadini maggiorenni). Il Presidente della Repubblica ha infatti sciolto il

Parlamento (in carica da febbraio 2013) e indetto nuove elezioni; questo perché, secondo la Co-

stituzione, la legislatura deve avere una durata di 5 anni. Il Parlamento che si formerà in base ai

risultati elettorali eserciterà quindi il potere legislativo, ma avrà anche un ruolo cruciale nella

creazione di un nuovo Governo, in quanto avrà il dovere di approvare o disapprovare, con un

voto di fiducia o di sfiducia, i ministri e il Presidente del Consiglio, nominati dal Presidente della

Repubblica.

Ci si potrebbe chiedere: “Perché è importante andare a votare? Perché dovrei farlo invece di

starmene a casa?”. L’astensionismo è in effetti un fenomeno in crescita: basti pensare che alle

ultime elezioni politiche si è presentato alle urne solo il 75% circa dei cittadini, contro il 92%

delle elezioni del 1948. Prima di decidere di non votare, è bene capire come in realtà la politica

influenzi costantemente la nostra vita quotidiana. Leggi in materia economica o sociale, approvate

dal Parlamento, interessano direttamente i cittadini: ne sono un esempio le varie riforme del

sistema fiscale o di quello scolastico. Inoltre, lo stesso Montesquieu scriveva che “la tirannia di un

principe in un'oligarchia non è pericolosa per il bene pubblico quanto l'apatia del cittadino in una

democrazia”: l’astensione dal voto è una scelta che ha come conseguenza diretta lasciare che

siano gli altri a prendere decisioni per noi. Ogni elettore ha un grande potere decisionale perché

vive in una Repubblica democratica, a favore della quale nel 1946 votarono 12 milioni di italiani.

Nonostante questo, spesso non è facile orientarsi tra le tante fazioni politiche e le loro proposte

ed esprimere il proprio voto in maniera consapevole. Per questo motivo, abbiamo intervistato

sull’argomento due dei tanti diciottenni (classe ’99) che quest’anno avranno la possibilità di vota-

re per la prima volta.

Andrete a votare?

E: Sì, anche se mi sento divisa tra il dovere di farlo, che mi spaventa, e il diritto di esprimere i

miei pensieri, ancora acerbi.

F: Sì, penso che sia un diritto dei cittadini, ma anche un dovere, visto che in passato molte perso-

ne hanno combattuto per regalarci questa opportunità.

Che idea vi siete fatti di queste elezioni politiche e dei candidati?

E: Se qualcuno nomina le “elezioni di marzo”, non nego di avere un nodo alla gola. Ammetto di

non essere molto preparata su questo argomento, ma cerco di ascoltare le idee e le opinioni di

persone diverse. Spesso ci si fa condizionare dalle opinioni di adulti, genitori e amici, ma è pro-

prio questo il problema: molti italiani sono insoddisfatti di come viene gestito il nostro Paese e in

clima di elezioni spesso si sente dire la frase “voterò il meno peggio”.

F: Mi sembra che la situazione politica italiana di oggi sia complessa; ci sono molte fazioni politi-

che che si scontrano tra di loro, soprattutto in tema di immigrazione e lavoro, e spesso alcuni

rappresentanti mettono i propri interessi prima del bene comune. Nonostante questo, sono con-

tento che ci siano le elezioni, perché credo che siano espressione della democrazia.

Avete già deciso chi votare? Se sì, quanto pensate vi rappresenti il candidato che avete scelto?

E: Non ho ancora un’idea precisa di chi votare, ma farò affidamento alla mia morale (anche se

questa potrebbe scontrarsi con opinioni diverse) e non voterò un candidato solo perché lo fanno

anche i miei genitori.

F: Sono indeciso, non condivido pienamente le idee dei vari candidati, quindi cerco di capire chi

tra di loro sia il più vicino alle mie idee.

Quali sono le questioni e le tematiche che vi stanno più a cuore?

E: Quello che cerco in un candidato è la speranza in un futuro più radioso per noi giovani: ne

abbiamo bisogno e credo anche che ce lo meritiamo.

F: Immigrazione e lavoro. Credo che dovremmo avere un peso maggiore in Europa, per confron-

tarci con gli altri Stati membri su questioni come accoglienza e gestione degli immigrati e coope-

rare per porre fine al traffico di esseri umani condotto dagli scafisti.

Flavia Fabrizi, V A classico

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P A G I N A 9 F E B B R A I O 2 0 1 8

Il calcio in Italia, un calcio all’Italia

l’Italia aveva sempre raggiun-

to negli ultimi 60 anni.

Passando all’aspetto tecnico,

un altro errore del sistema e

quindi del presidente Tavec-

chio è stato quello di non

esonerare Ventura dopo la

disfatta del 2 settembre a

Madrid contro la Spagna.

Voci di corridoio riportano

che dopo quella partita i

senatori della squadra, tra

tutti Buffon, Barzagli e De

Rossi, si siano scontrati du-

ramente con Ventura, per la

scelta del modulo 4-2-4 che

a detta di molti è troppo

offensivo per affrontare la

Spagna. Da quel 2 settembre

fino al 13 novembre la na-

zionale italiana è in caduta

libera, peggiora di partita in

partita: pareggia con la Ma-

cedonia a Torino, perde la

prima partita degli spareggi

in Svezia e il 13 novembre,

in un San Siro gremito, non

riesce a segnare una rete

contro la modesta Svezia. La

domanda rimane sempre la

stessa: si poteva evitare que-

sta debacle? Ai posteri l’ar-

dua sentenza. Ad oggi, 7

gennaio 2018, non è stato

ancora scelto il presidente

della FIGC né il commissario

tecnico della nazionale italia-

na. La speranza di tutti gli

italiani è di uscire al più pre-

sto da questo medioevo del

calcio italiano, tentando di

dimenticare quel dannato 13

novembre 2017 e di ritorna-

re in alto, dove l’Italia è soli-

ta stare.

Leonardo Santini,

IV A Classico

Restano molti interrogativi

sulla questione: può un mo-

vimento calcistico come

quello italiano, che annovera

ben 4 coppe del mondo

vinte, fallire a tal punto da

non riuscire a battere la

modesta nazionale svedese?

E ancora: a che cosa è dovu-

ta questa crisi profonda del

calcio italiano? La risposta

non va cercata tanto negli

elementi a disposizione della

nazionale, nonostante siano

di livello nettamente inferio-

re ai calciatori che hanno

vinto la coppa del mondo

del 2006, quanto nel sistema

che è alla base del calcio

italiano: Fabio Caressa, di-

rettore di Sky sport e gior-

nalista, sottolinea la crisi dei

vivai italiani, dai quali non

escono più giocatori di valo-

re e propone come soluzio-

ne un cambiamento di men-

talità, a partire dalle piccole

società, che a suo parere

devono mirare a creare dei

calciatori di livello.

Lo stesso Caressa aggiunge

che la catastrofe era già sta-

ta preannunciata con le due

clamorose eliminazioni nella

fase a gironi dei mondiali

2010 e 2014 e che quindi nel

2017 si è soltanto raggiunto

il culmine di questa catastro-

fe. Che in Italia non nascano

più giocatori di talento co-

me i Totti o i Del Piero non

sembra una risposta plausi-

bile, quindi le risposte a tutti

gli interrogativi vanno ricer-

cate nel sistema, che ha falli-

to completamente nel rag-

giungere un obiettivo che

Disastro, apocalisse. Queste

le parole apparse sui princi-

pali quotidiani sportivi italiani

il mattino del 14 novembre

2017. Alle 22:30 circa del

giorno precedente era acca-

duto quello che nessun italia-

no avrebbe mai pensato po-

tesse accadere: la nazionale

di calcio italiana non accede

alle fasi finali del campionato

mondiale, per la seconda

volta nella sua storia, a di-

stanza di 60 anni dall’ultima

volta. Come di consueto av-

viene in Italia, comincia la

ricerca del capro espiatorio

cui addossare tutte le colpe,

e a rigor di logica il maggior

indiziato è l’ormai ex com-

missario tecnico della nazio-

nale, Giampiero Ventura, reo

forse di aver commesso qual-

che errore di formazione,

sebbene oggettivamente l’or-

ganico a sua disposizione

scarseggiasse di talento. L’at-

tribuzione della colpa a Ven-

tura acquista ancora più vigo-

re quando il commissario

tecnico, al contrario del suo

predecessore Cesare Pran-

delli, non rassegna le dimis-

sioni ma dice di voler rimane-

re in carica fino alla scadenza

del suo contratto nel giugno

del 2018. L’altro personaggio

su cui si scaglia la critica della

stampa italiana è l’ex presi-

dente della Federazione Ita-

liana Giuoco Calcio Carlo

Tavecchio, che è da molti

riconosciuto come il simbolo

del decadimento del movi-

mento calcistico in Italia. La

vicenda si chiude il 20 no-

vembre 2017 con l’esonero

di Ventura e le seguenti di-

missioni di Tavecchio.

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P A G I N A 1 0

La Scarzuola

(città sacra) e le fabbriche

del teatro (città profana),

sovraccariche di simboli e

segreti, di riferimenti e di

citazioni.

La “macchina teatrale”

realizzata da Buzzi, voluta-

mente lasciata incompiuta

nel 1978 secondo la cor-

rente del rovinismo, si

presenta come un’allego-

ria escatologica dell'esis-

tenza dal linguaggio erme-

tico e massonico.

La realizzazione di questo

complesso ispirò anche

quella del Giardino dei

Tarocchi di Capalbio da

parte di una amica dello

stesso architetto.

Secondo quanto afferma-

to dall’attuale assai eccen-

trico proprietario e ni-

pote di Buzzi, Marco Sola-

ri, la trasmissione televisi-

va Voyager a breve pro-

porrà una puntata dedica-

ta alla Scarzuola e ai suoi

misteri.

Da Moro a Bacone, da

Campanella a Berry, pas-

sando per gli assai noti

quadri rinascimentali, il

tema della Città ideale ha

sempre avuto un grande

fascino. Quella di Buzzi ne

è un brillante esempio

recente.

Maria Elena Carlomagno,

IV C Classico

vi rimasero fino agli ultimi

anni del Settecento,

quando ne presero pos-

sesso i marchesi Miscia-

telli di Orvieto.

Nel 1956 il famoso ar-

chitetto e designer mila-

nese Tomaso Buzzi ac-

quistò la Scarzuola e vi

realizzò un complesso

architettonico fantastico

delle forti valenze esote-

riche ispirandosi

all'Hypnerotomachia Poli-

phili di Francesco Colon-

na del 1499, testo da cui

trae origine la tradizione

dei giardini rinascimentali.

La città Buzziana che

comprende un insieme di

7 teatri (la Barca delle

Anime, la Balena di Pietra,

la Torre della Dispera-

zione, la Scala della Vita, il

Tempio di Eros, il Pozzo

della Meditazione, il Tea-

tro delle Api, il Termi-

taio) ha il suo culmine

nell'Acropoli: una monta-

gna di edifici costituiti da

una numerosa serie di

archetipi. Una relazione

di tipo iniziatico viene a

stabilirsi tra il convento

La Scarzuola

In provincia di Terni, tra

Montegabbione e Monte-

giove, si trova un luogo

dove le lancette del tempo

sembrano essersi fermate.

O impazzite. Percorrendo

impervie stradine di cam-

pagna frequentate solo dai

cacciatori e dai loro cani,

si scopre alla vista qualco-

sa che lì non dovrebbe

esistere: le mura di una

città, estremi limiti di un

magico non-luogo, di una

Città ideale. Ma partiamo

dal principio.

Si narra che nel 1218 San

Francesco dopo aver fatto

sgorgare miracolosamente

una fonte d’acqua costruì

in questo posto una ca-

panna servendosi unica-

mente di una pianta pa-

lustre detta “scarza”. Nei

secoli successivi vennero

eretti una chiesa e un con-

vento di Frati Minori, che

“La Scarzuola rappresenta il Mondo in generale e in particolare il mio Mondo - quello in cui ho avuto la sorte di vivere e lavorare - dell'Arte, della Cultura, della Mondanità, dell'Eleganza, dei Piaceri (anche dei Vizi, della Ricchezza, e dei Poteri ecc.) in cui però ho fatto posto per le oasi di raccoglimento, di studio, di lavoro, di musica e di silenzio, di Grandezze e Miseria, di vita sociale e di vita eremitica, di contemplazione in solitudine, regno della Fantasia, delle Fa-

vole, dei Miti, Echi e Riflessi fuori dal tempo e dallo spazio perché ognuno ci può trovare echi di molto passato e note dell'avvenire...”

-Tomaso Buzzi