Il brivido sportivo n. 45 2011

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Settimanale di critica e attualità sportiva Fondato nel 1927 E’ solo un accenno di luce, di alba. Un battito, ma nella Fiorentina si è tirato co- munque un piccolo sospiro di sollevo. Non parliamo delle tre reti alla Roma, del- la prima vittoria su una grande, neppure del festeggiatissimo primo gol di Silva o di quello di Gamberini. Non parliamo nean- che del ritorno ad un calco di rigore, per la verità due, dal febbraio scorso, e neppu- re di una ripresa di posizione di classifica meno avvilente. Parliamo di quel sussulto di vita avvertito di nuovo in giocatori come Vargas, in quel sapersi riprendere di De Silvestri, in quel sapersi proporsi di Nastasic. Parliamo della continuità che sembra aver trovato fra mille tarli anche Montolivo. Parliamo di una Fiorentina che ci appare finalmente di nuovo viva pur nelle sue contraddizioni, nei suoi tanti problemi, in quel suo cerca- re affannosamente un gioco senza anco- ra riuscire a trovarlo. CAMPI BISENZIO Via Tosca Fiesoli, 58 tel/fax 055 8979050 LE CURE FIRENZE Via Madonna della Querce 87/r tel. 055 576073 SOFFIANO FIRENZE Via G. Da Milano 6 (ang. Arcipressi) tel. 055 713916 DA 25 ANNI QUALITÀ/PREZZO SENZA CONFRONTO NOLEGGIO BIANCHERIA per piccole strutture (anche 2 camere) B&B LAVASECCO RAPIDO anno 85 - n. 45 - Martedì 6 Dicembre 2011 COPIA OMAGGIO Continua in ultima BIBBIENA 393.0198169 Via Torcicoda, 56/a - Firenze Tel. 055 7331040 Fax 055 5121879 [email protected] AUTO - MOTO TUNING di Vettori Valter Sformatino di cavolo nero con scampi e zabaione all’aceto balsamico Patata schiacciata con calamaretti, pesto di olive verdi e colatura di alici Mezzelune di pasta ripiene di caprino con moscardini, seppioline in guazzetto e basilico Ravioli fatti in casa ripieni di patate con scorfano e concassé di pomodori Filetto di ricciola alla pistra con pomodorini, cipolle di Tropea, crema di melanzane e gambero panato alle nocciole Mini pie di cotechino con sugo di lenticchie Delizie nostrane Panettone e spumante - Degustazione di dolci Vini della “Fattoria Il Lago” Costo della cena 80 euro bevande incluse; i bambini fino agli 8 anni sono i nostri ospiti; i bambini dai 9 anni ai 12 anni -30%. Cerchiamo di realizzare piatti dallo stile raffinato, dove l’eccellenza è sempre ricercata, consapevoli che sono i dettagli a fare la DIFFERENZA... I nostri veri ingredienti sono: passione, ricerca, creatività. RISTORANTE CAVOLO NERO Via dell’ Ardiglione, 22 - Firenze, tel. 055 294744 www.cavolonero.it [email protected] CENONE DI SAN SILVESTRO 31 Dicembre 2011 ore 21.00 8 DICEMBRE 2011 Ore 20.30 “Cacciagione e vini francesi” Chartreuse di piccione con “cofanetto” di cavolo verza Straccetti di lepre al forno su disco di patata croccante, lenticchie e arancia sanguinella Ravioli fatti in casa con farina di castagne ripieni di patate con ragù bianco di fagiano, pappa al pomodoro e crostone di pane al timo Quaglia brasata al Merlot con confettura di mirtilli e cime di rapa Tarte tatin di pere caramellate In collaborazione con Slowfood Costo della cena vini inclusi 40,00 euro; soci slowfood (presentando la tessera) 35,00 euro. JOVETIC E QUELL’ACCENNO DI ALBA CHE FANNO CREDERE AD UNA FIORENTINA DI NUOVO VIVA di Alessandro Rialti

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Il brivido sportivo n. 45 del 6 dicembre 2011

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Settimanale di critica e attualità sportiva Fondato nel 1927

E’ solo un accenno di luce, di alba. Un battito, ma nella Fiorentina si è tirato co-munque un piccolo sospiro di sollevo. Non parliamo delle tre reti alla Roma, del-la prima vittoria su una grande, neppure del festeggiatissimo primo gol di Silva o di quello di Gamberini. Non parliamo nean-che del ritorno ad un calco di rigore, per la

verità due, dal febbraio scorso, e neppu-re di una ripresa di posizione di classifica meno avvilente.Parliamo di quel sussulto di vita avvertito di nuovo in giocatori come Vargas, in quel sapersi riprendere di De Silvestri, in quel sapersi proporsi di Nastasic. Parliamo della continuità che sembra aver trovato

fra mille tarli anche Montolivo. Parliamo di una Fiorentina che ci appare finalmente di nuovo viva pur nelle sue contraddizioni, nei suoi tanti problemi, in quel suo cerca-re affannosamente un gioco senza anco-ra riuscire a trovarlo.

CAMPI BISENZIO Via Tosca Fiesoli, 58 tel/fax 055 8979050

LE CURE FIRENZE Via Madonna della Querce 87/r tel. 055 576073

SOFFIANO FIRENZE Via G. Da Milano 6 (ang. Arcipressi) tel. 055 713916

DA 25 ANNI QUALITÀ/PREZZO SENZA CONFRONTO

NOLEGGIO BIANCHERIA per piccole strutture

(anche 2 camere) B&B

LAVASECCO RAPIDO

anno 85 - n. 45 - Martedì 6 Dicembre 2011 COPIAOMAGGIO

Continua in ultima

BIBBIENA393.0198169

Via Torcicoda, 56/a - FirenzeTel. 055 7331040 Fax 055 5121879

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AUTO - MOTOTUNING

di Vettori Valter

Sformatino di cavolo nero con scampi e zabaione all’aceto balsamico

Patata schiacciata con calamaretti, pesto di olive verdi e colatura di alici

Mezzelune di pasta ripiene di caprino con moscardini, seppioline in guazzetto e basilico

Ravioli fatti in casa ripieni di patate con scorfano e concassé di pomodori

Filetto di ricciola alla pistra con pomodorini, cipolle di Tropea, crema di melanzane

e gambero panato alle noccioleMini pie di cotechino con sugo di lenticchie

Delizie nostranePanettone e spumante - Degustazione di dolci

Vini della “Fattoria Il Lago”Costo della cena 80 euro bevande incluse;

i bambini fi no agli 8 anni sono i nostri ospiti; i bambini dai 9 anni ai 12 anni -30%.

Cerchiamo di realizzare piatti dallo stile raffi nato,

dove l’eccellenza è sempre ricercata,consapevoli che sono i dettagli

a fare la DIFFERENZA...I nostri veri ingredienti sono:passione, ricerca, creatività.

RISTORANTE CAVOLO NERO Via dell’ Ardiglione, 22 - Firenze,

tel. 055 294744www.cavolonero.it

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CENONE DI SAN SILVESTRO 31 Dicembre 2011 ore 21.00

8 DICEMBRE 2011 Ore 20.30

“Cacciagione e vini francesi”

Chartreuse di piccione con “cofanetto” di cavolo verza

Straccetti di lepre al forno su discodi patata croccante, lenticchie

e arancia sanguinella

Ravioli fatti in casa con farina di castagne ripieni di patate con ragù

bianco di fagiano, pappa al pomodoro e crostone di pane al timo

Quaglia brasata al Merlot con confettura di mirtilli e cime di rapa

Tarte tatin di pere caramellate

In collaborazione con Slowfood

Costo della cena vini inclusi 40,00 euro;

soci slowfood (presentando la tessera) 35,00 euro.

JOVETIC E QUELL’ACCENNO DI ALBA

CHE FANNO CREDERE AD UNA FIORENTINA DI

NUOVO VIVA di Alessandro Rialti

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Francesco Toldo: vi racconto IL mIO DERBY DEL CUORE

Viaggio con il grande ex portiere protagonista con le maglie di Fiorentina e Inter

L’esclusivadi Michela Lanza

Sono passati pochi mesi dall’ultima gara a San Siro contro l’Inter. Era l’8 maggio scorso e l’unica cosa che torna alla mente, al di là del primo gol in Italia del diciannovenne Coutinho (specialità della Fiorentina quella di regalare la gioia della prima rete ad un giovane), è senza dubbio quel saluto prima del fischio d’inizio fortemente voluto da Fran-cesco Toldo. L’ex portierone di Fiorentina e Inter, dopo il suo addio al calcio, ha deciso di scendere in campo prima di quel match per avere la possibilità di salutare i tifosi delle sue squadre del cuore. Così, microfono alla mano, ha ringraziato tutti i presenti (viola e neroazzurri) per gli anni meravigliosi vissuti in entrambe le piazze. Senza voler fare torti a nessuno. Senza mettere in posizione di privilegio nessuno. Sono stati due percorsi professionali e umani diversi, ma in egual misura prolungati e importanti. E oggi, che ricopre il ruolo di preparatore dei portieri della Nazionale Under 20, ricorda con un pizzico di nostalgia e immensa gioia i suoi anni da campione.Francesco, sabato ci sarà Inter-Fiorentina. Il suo der-by del cuore. Non vogliamo farla parlare della situa-zione attuale delle due squadre, bensì dei suoi ricordi legati a Firenze e Milano. Iniziamo dalla Fiorentina?«E’ difficile tirarne fuori qualcuno, perché sono tantissimi. Otto anni vissuti intensamente. Indubbiamente i tre ricordi principali sono legati alle tre vittorie: due Coppe Italia e una Supercoppa italiana. E ai rientri in città dopo le parti-te più significative, quelle che abbiamo sempre condiviso con i nostri tifosi. Ma andiamo a ritroso nel tempo e riper-corriamoli quei momenti. Ricordo con immenso piacere la stagione 1993-94 sinonimo di risalita. La Fiorentina dove-va giocare un campionato di serie B e all’inizio c’era una grande confusione, poi le cose si misero a posto. Eravamo una banda di ragazzini. Giovani, vogliosi, dalle grandi mo-tivazioni e con tanta voglia di fare bene. E così fu. Ritor-nammo subito in serie A. La stagione successiva, sempre con Ranieri in panchina, fu la stagione in cui sistemammo la squadra. Ricordo in particolar modo la vittoria di Napoli, il record di Batistuta (al San Paolo Batigol eguagliò il re-cord di Ezio Pascutti andando in rete per la decima giornata consecutiva, record poi superato la domenica successiva in casa contro la Sampdoria) e il ritorno a Firenze dove all’ae-roporto, ad aspettarci, erano accorsi un sacco di tifosi mu-niti di bandierine del calcio d’angolo per festeggiare noi e il bomber. Indelebile nella mia mente (sorride ancora Toldo a ripensarci ndr) quei tifosi che avevano preso in prestito dai campi di periferia tutte quelle bandierine per imitare il gesto del conquistatore di Bati. Poi iniziammo a vincere e la sta-gione successiva arrivò la prima Coppa Italia».Un successo importante per Firenze…«Importantissimo, tant’è vero che di ritorno da Bergamo

trovammo 40.000 persone al Franchi ad aspettarci per festeggiare insieme quel trofeo. Quel periodo (1995-96) fu importante per me non solo perché la Fiorentina stava crescendo e iniziando a togliersi grandi soddisfazioni, ma anche perché arrivò la mia prima convocazione in Nazio-nale maggiore. Era l’8 ottobre 1995 quando esordii nella gara Croazia-Italia. Ricordi incancellabili».Dalla Coppa Italia alla Supercoppa italiana...«Altra grande vittoria. Quella Fiorentina che nel frattempo continuava a crescere con l’arrivo di campioni e a matu-rare era diventata una realtà. Iniziammo a farci temere su qualunque campo. Si avvertiva che ogni avversario aveva grande rispetto di noi. Un po’ come quello che è accaduto al Napoli negli ultimi anni, una squadra che ha avuto una crescita costante fino ad essere temuta in Italia e, adesso, anche in Europa. Sì, il Napoli di oggi assomiglia molto alla Fiorentina di Cecchi Gori».Parlando di Europa, è impossibile non menzionare quelle partite che sono entrate di diritto nella storia della Fiorentina.«Assolutamente sì. L’ultimo anno di Ranieri a Firenze sia-mo arrivati alla semifinale di Coppa delle Coppe eliminati solo da un Barcellona stellare. E non dimentico la partita quasi perfetta che disputammo al Camp Nou ( 1-1 il risul-tato finale) con Spadino (Robbiati ndr) lanciato a rete in contropiede e fermato dal triplice fischio finale dell’arbitro che ancora oggi ci fa pensare che avremmo potuto dispu-tare quella finale… e poi gli anni del Trap».Un titolo di campione d’inverno e le soddisfazioni in Champions.«Esatto. Arrivavamo sempre a dare fastidio alle grandi al punto, nella stagione 1998-99, di rimanere primi in clas-sifica a lungo e diventare campioni d’inverno. Facevamo sognare i tifosi. Era lecito che lo facessero. C’era un gran-de entusiasmo e i risultati arrivavano, così come le grandi prestazioni in Champions. Riuscimmo a fare bella figura in Europa andando a conquistare Wembley e battendo i campioni in carica del Manchester United con un secco 2-0. Tutto merito di una grande squadra, ma soprattutto di un grande spogliatoio…».Quanto eravate uniti?«Tantissimo. Il gruppo era fondamentale. Una volta alla settimana ci riunivamo per andare a cena tutti insieme. Poi non mancava qualche scazzottata, ma rendeva an-cora più forte il nostro rapporto perché dopo eravamo ancora a cena insieme a ridere e scherzare. Il nostro spo-gliatoio era così unito che ancora oggi ci sentiamo. Siamo rimasti legati da ricordi incancellabili, anni memorabili e un’amicizia vera. Talvolta per telefono emerge la nostal-gia e tendiamo a ricordare quei tempi tra di noi».Con chi è rimasto particolarmente in contatto?«Con i portieri, Mareggini su tutti, c’è un’amicizia solida come una roccia. Ma mi sento spesso anche con Robbiati, mentre con Bati e Rui non ci sentiamo e non ci vediamo a causa della distanza, ma quando ci incrociamo non mancano mai abbracci veri e sinceri. Poi, sopra tutti c’è Antognoni, colui che ha fatto da chioccia a tutti noi in quegli splendidi anni».

Poi l’addio…«Purtroppo sì. L’entusiasmo svanì a causa di problemi che esulavano da questioni tecniche. E il conseguente addio non voluto».Dalla Fiorentina all’Inter: i suoi ricordi in neroazzur-ro?«I ricordi nell’Inter sono più freschi e sono legati alle grandi vittorie. Agli scudetti, alle gare internazionali, alle grandi battaglie. Tutto messo in evidenza dalla cassa di risonanza del blasone neroazzurro che personalmente mi ha messo davanti a responsabilità maggiori. Quando arri-vi in un club come l’Inter, poi, devi accettare le differenze caratteriali e di mentalità di tanti campioni provenienti da tutto il mondo. È una realtà diversa da quella di Firenze».A proposito: il Ranieri che oggi è allenatore dell’Inter è lo stesso dei tempi fiorentini?«Non lo so, non avendo più compiti nell’Inter e essendo ormai lontano dalle questioni tecniche, non posso giudica-re. Quello che è sicuro è che oggi ha molta più esperienza di allora. È arrivato a Milano da poco ma è chiaro che è un allenatore da grande club. Non è un caso che abbia allenato tante grandi squadre: dal Valencia all’Atletico Madrid, dal Chelsea alla Juventus, dalla Roma all’Inter».Infine una domanda su un altro allenatore che è un doppio ex della partita Inter-Fiorentina e che continua a far parlare di sé alla faccia dei suoi 72 anni: Gio-vanni Trapattoni, uno dei pochi vecchi del calcio che riescono a rimanere al passo coi tempi. Vuole darci un giudizio sul lavoro del Trap con la nazionale irlan-dese?«Alla base di tutto, al di là della sua immensa simpatia, conta l’essere una persona perbene. Se lo si è, si riesce a reggere nel tempo. Se c’è un valore umano, si può con-vivere con lo sviluppo continuo del calcio. E Trapattoni, oltre ad essere un grande allenatore che ha sempre avuto voglia di rimettersi in discussione, è anche una grande persona. Non è un caso che si è sempre seduto su pan-chine prestigiose. Per quanto riguarda la nazionale irlan-dese del Trap che al prossimo Europeo se la dovrà vede-re con Italia, Spagna e Croazia… penso che sarebbe un sogno se fossero gli azzurri in primis e gli uomini del Trap poi a passare il turno. Lo vorrebbe tutta l’Italia per la stima che tutti abbiamo nei confronti dell’allenatore e dell’uomo Trapattoni. Però ho dei dubbi. Speriamo che la Spagna si addormenti un po’. Il derby Italia-Irlanda? Prima ci si strin-gerà la mano, poi sarà battaglia vera sul campo».

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Nonostante abbia trovato finalmente una giornata di calcio ordi-nato ed un arbitraggio equo, non è stata comunque una giornata fortunata per la Fiorentina quella della vittoria contro la Roma. Non lo è stata per due motivi: il primo è che, dopo aver sospirato per tanto tempo e reclamato a gran voce una vittoria contro una grande, è arrivato il successo contro una Roma che, vista in campo, tutto è sembrata fuorché una grande, ed il secondo è che per tutta la sera si è stati ammorbati dai commenti sulla crisi esistenzial-calcistica di Luis Enrique, che ha oscurato del tutto il primo successo in viola di Delio Rossi in campionato. Al di là delle battute, è indubbio che la confusione tattica della Roma abbia dato un bel contributo a questo franco successo, e che

comunque una partita così contro i tradizionalmente antipatici giallorossi i tifosi viola comunque se la sono goduta alla grande, ma è anche altrettanto vero che passi avanti nella Fiorentina ce ne sono stati, e segnali di un progetto tecnico e di credibilità impostato con l’esonero di Mihajlovic e l’arrivo di Delio Rossi se ne sono visti. Certo è che questi segnali vanno corroborati con le prestazioni dei singoli che fanno la differenza, e su questo la gara di Jovetic ha letteralmente spaccato in due gli

avversari e la partita. Il montenegrino ha qualità immense e, dopo due giornate di stop forzato, aveva una voglia ed un’energia che si è visto su-bito che poteva fare la differenza. Troppo evidente la differenza tra gli infiniti tocchettii di palla dei giovani talenti, o presunti tali, della Roma e la devastante praticità di Stevan, campione vero con margini di crescita ancora esponenziali. Partendo dalle recenti polemiche si potrebbe dire che a uno che gioca così lo perdo-neresti il fatto di portare il gatto al guinzaglio o se sbaglia l’orario del volo di ritorno, ma forse è vero il contrario, e cioè che giochi così se queste cose non le fai. Un ragionamento, questo, che ci porta ovviamente a parlare di Cerci, con un rammarico grande come una casa dovuto al fatto che, dopo la partita con il Napoli, non c’era commentatore sulle tv nazionali che non ne reclamasse la convocazione in Nazionale e che ora, dopo due mesi, è già tanto se riuscirà a farsi convocare nella Fiorentina. Dilapidare in così poco tempo un patrimonio di credibilità tanto grande è un’impresa, anche se al contrario, e Cerci è indubbiamente uomo da grandi imprese. Ora dovrà darsi da fare, se ne ha voglia, per recuperare questa credibilità prima in casa propria e poi tra quegli stessi com-mentatori che lo vedevano già in azzurro, altrimenti rischia davvero che portare a spasso il gatto diventi la sua principale occupazione dell’annata. Siccome i numeri Cerci indubbiamente ce li ha, si impegni per non diventare una delle tante occasioni perdute del calcio italiano.

La 25a oradi Luca CaneschiQuelle differenze tra JOVETIC E CERCI

(dietro la Renault, vicino alla nuova misericordia, zona Piazza San Francesco linee ataf 2-96-97-64)dal martedi al sabato 10.00- 12.30 / 15.30 - 19.30

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Ha proprio ragione Delio Rossi, per ora ha lavorato per mettere tutti in riga sul modo di scendere in campo e inter-pretare la gara. Per vedere il gioco dovremo aspettare an-cora qualche settimana di dure sedute tattiche a cui i gio-catori viola non erano abituati ormai da un anno e mezzo. E poi le partite si decidono con episodi e da quelli si dipa-nano in modo positivo o negativo. Col Milan non ci erano stati concessi un rigore né un gol valido contro, a Palermo ci era stato negato un rigore evidente, con la Roma è stato concesso e realizzato. E da lì è stata costruita una buona partita che ha portato a Firenze tre punti basilari, direi qua-si esistenziali per poter costruire una stagione decente. Non ci sono solo episodi, c’è anche qualche spunto tattico da sottolineare: intanto Delio Rossi ha studiato bene la partita contro una Roma “bellina” ma troppo leziosa e pri-va di finalizzatori. Possesso palla ai giallorossi, verticaliz-zazioni dei viola che dopo soli 13 secondi erano già al tiro con Behrami. Non ha costruito molto la squadra di Rossi, ma ha costruito bene. Ha chiuso in difesa con un De Silve-stri che sta tornando a galleggiare dopo un periodo deci-

samente oscuro e con il giovane Nastasic che ha l’autorità di un trentenne e non ha fatto rimpiangere “Babbo” Natali. E poi Gamberini che quando vede giallorosso ‘sente’ la rete. Su tutti infine Jovetic: quando non c’è si vede. Con lui in campo la Fiorentina guadagna subito un 30% di pe-ricolosità sotto porta e averlo rimesso in campo nella po-sizione di seconda punta dà alla Fiorentina quell’ossigeno e quelle reti che ancora non vengono dal Gila, ancora una volta sostituito dopo un’ora dal Tanque. E proprio al cen-travanti sudamericano è stato assegnato dai compagni il compito di calciare (anche bene) il rigore del 3-0. Il Tanque si è sbloccato e adesso aspettiamo di vedere il centrat-tacco sfondareti visto nel campionato argentino. Chiusura per Vargas: primo tempo anonimo. Ripresa in crescendo seguito secondo dopo secondo da un Delio scatenato in panchina che lo “teleguidava” da bordo campo. E con il mister concentrato su di lui, anche El Loco ha ripreso vigo-re e dato una mano alla causa gigliata giocando benino a centrocampo e mostrando un paio di sgroppate sulla sua fascia. Bentornato.

PER IL gIOCO OCCORRE ASPETTARE ma intanto sfruttiamo gli episodi

O’ Professoredi Saverio Pestuggia

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Hai voglia a dire che in una squadra tutti i giocatori sono ugualmente importanti. E’

falso. Ci sono dei giocatori che sono degli au-tentici fuoriclasse, dei campioni veri. E alla fine sono

quelli che fanno la differenza. E’ così nel caso di Stevan Jo-vetic, alla sua prima partita sotto la gestione di Delio Rossi. Si era infortunato con la sua Nazionale proprio nei giorni in cui l’ex allenatore del Palermo era arrivato a Firenze. E così ha dovuto saltare le sfide di campionato con il Milan e con il Palermo. Una casualità se in entrambe le gare la formazione gigliata non è andata a segno, mentre con la Roma ha rea-lizzato tre reti, cosa mai avvenuta in questa stagione? Forse no. Cerci, il sostituto di Jo-Jo, con tutta la sua buona volontà non è in grado di fare l’attaccante puro. Con la Roma, invece, Jovetic finalmente è tornato. E i frutti si sono visti subito sin dall’inizio del match. Schierato al fianco di Gilardino come se-conda punta, nel ruolo che predilige e nel quale sicuramente rende meglio, il talento montenegrino si è calato immedia-tamente nella partita. E’ lui che l’ha pilotata verso il rotondo successo gigliato. Già sullo 0-0 aveva impegnato severa-mente Stekelenburg con un gran tiro, respinto dal portiere olandese in due tempi. Era solo l’inizio. Poi al quarto d’ora si è procurato il calcio di rigore che ha decretato nel contempo anche l’espulsione di Juan. Jovetic è stato anche bravo a

trasformare il penalty con un preciso rasoterra alla destra di Stekelenburg. I centrali della Roma non riuscivano a fermarlo. Dopo l’espulsione di Juan, in coppia con Hein-ze arretrava De Rossi. Ma anche il centrocampista della Nazionale faticava a trovare le contromosse per bloccar-lo. E’ evidente che giocando

in posizione centrale e più avanzata aumentano per Jo-Jo le possibilità di rendersi pericoloso. Non da prima punta come è avvenuto a Napoli e a Torino ma con un centravanti accanto che gli crea gli spazi giusti, il talento montenegrino diventa devastante. Così è arrivata un’altra conclusione difficile nel primo tempo e in un’altra circostanza nella ripresa solo un tempestivo recupero di De Rossi gli ha negato la possibilità del gol del 3-0. Jovetic, libero di cercarsi la posizione migliore senza dare un punto di riferimento agli avversari, diventa im-prendibile. E così poco dopo la mezz’ora del secondo tempo ha procurato l’espulsione di Gago per doppia ammonizione. Su di lui il fallo che è costato il secondo giallo al centrocampi-sta argentino e che ha di fatto chiuso la partita. Per la Roma in nove e sotto di due reti la rimonta a quel punto era solo un sogno. La gara in pratica è finita lì. Per lui poteva bastare così. E allora con un gesto davvero bello e che gli fa onore (suggerito da Montolivo) ha lasciato che fosse Santiago Silva a battere il secondo rigore concesso da Damato. Non è da tutti comportarsi in questo modo, perché spesso soprattutto gli attaccanti sono molto egoisti. E’ stato bello poi che nel giorno in cui il Franchi ha onorato la prematura scomparsa del fuoriclasse brasiliano Socrates che a Firenze nel 1984/85 indossava la casacca numero otto, ab-bia dato spettacolo un altro numero otto. Chissà se da lassù il Dottore si sarà divertito a vedere le giocate da campione del montenegrino. Un fatto è comunque evidente: la formazione gigliata è Jovetic dipendente. C’è poco da fare. Almeno al momento bisogna ammetterlo. E i numeri d’altronde sono lì a testimoniarlo. Nelle undici partite di campionato da lui giocate fin qui il talento montenegrino ha realizzato sei reti eguaglian-do il suo record personale ottenuto nella stagione 2009/10, l’ultima di Cesare Prandelli in panchina. E sarebbe bello se lo superasse già sabato prossimo a San Siro con l’Inter in uno stadio che negli ultimi anni ha regalato alla Fiorentina per lo più grandi delusioni.

L’uomo in piùdi Ruben Lopes Pegna Lo dicono i numeri: la Fiorentina

E’ JOVETIC-DIPENDENTE

L’ultima vittoria è anche la più bella. Non regala

soltanto i tre punti ma anche qualcosa di molto più importante.

Di fatto regala il passaporto per l’Europa. Ecco perché è proprio il caso di dire che non tutte le vittorie sono uguali. Quella dà il signi-ficato a una stagione intera che altrimenti po-trebbe considerarsi quasi fallimentare. Il fasci-no dipende poi dalla squadra avversaria con cui le ottieni e naturalmente dal punteggio. Il successo ottenuto dalla Fiorentina a San Siro con l’Inter (l’ultimo a Milano) oltre undici anni e mezzo fa, il 7 maggio del 2000, è sicuramente da incorniciare e da custodire con cura nel libro dei ricordi dei tifosi gigliati.La gara si disputa alla penultima di campiona-to. I viola di Giovanni Trapattoni sono ottavi in classifica e ancora in corsa per il settimo po-sto occupato dall’Udinese che vale un piazza-mento in coppa Uefa. Le possibilità di andare in Europa, però, sembrano scarse, anche per-ché i bianconeri friulani hanno due punti in più. E poi c’è l’insidia della trasferta contro l’Inter,

quarta insieme al Parma con cui compete per un piazzamento che le consenta di partecipa-re ai preliminari di Champions League. A San Siro il Trap manda in campo la seguente for-mazione, schierata con il 3-4-1-2: Toldo; Repka, Adani, Pierini; Tarozzi, Rossitto, Cois (Bressan dal 71’), Di Livio; Rui Costa (Balbo dal 75’); Ba-tistuta, Chiesa (Amoroso dal 61’). Nelle file dei nerazzurri, guidati da Marcello Lippi, ci sono fior di campioni: il portiere Peruzzi, Javier Zanetti, l’attuale capitano, Cordoba, Blanc, Seedorf, Michele Serena, Recoba e Roberto Baggio. Adrian Mutu parte dalla panchina e sostituirà nella ripresa Baggio. Inter e Fiorentina hanno entrambe grandi motivazioni e si presentano in campo concentrate. Trapattoni schiera la difesa di fatto a uomo. Pierini va su Recoba e Repka su Baggio. La mossa si rivela azzeccata. I ne-razzurri attaccano ma i viola si difendono con ordine. Al 23’, però, Toldo è straordinario a de-viare in angolo un gran diagonale dell’ex Miche-le Serena. Otto minuti più tardi Rui Costa sale in cattedra. Pennella un lancio da quaranta metri sui piedi di Enrico Chiesa. L’attaccante genove-

se ferma il pallone con un stop a seguire e batte imparabilmente Peruzzi, portando in vantaggio la Fiorentina. E’ un gol da antologia. Esplodono di gioia i numerosi tifosi gigliati presenti a San Siro. La reazione dell’Inter è veemente. Toldo prima blocca una conclusione dalla lunga di-stanza di Recoba. Quindi si supera respingen-do un forte di Seedorf e poi ribattendo quelli di Recoba e Baggio. E’ un’autentica saracinesca il portierone viola. E’ grazie a lui se all’intervallo la squadra del Trap conduce per 1-0. Appena co-mincia la ripresa la Fiorentina raddoppia. Dopo il calcio d’inizio la palla arriva a Zanetti che sbaglia un appoggio all’indietro verso Peruzzi. Sulla sfera si avventa Batistuta che offre l’assist a Chiesa per la rete del 2-0. L’ex giocatore del Parma sigla così la sua doppietta personale. E’ un tripudio in campo e tra i tifosi viola. L’Inter ac-cusa il colpo. Lippi che già all’inizio del secondo tempo aveva tolto un difensore, Simic, inse-rendo una punta, il cileno Zamorano, fa uscire anche Baggio e mette al suo posto il giovane Mutu, arrivato a Milano nel mercato di genna-io. Trapattoni, dal canto suo, si cautela e poco

dopo il quarto d’ora fa uscire il goleador della giornata, ovvero Chiesa, sostituendolo con un centrocampista di copertura, Christian Amoro-so. E nel frattempo sposta più avanti Rui Costa. L’Inter, però, non sfonda. Al 25’ così arriva il gol che chiude davvero la partita. Proprio Rui Costa calibra il secondo assist della gara per Gabriel Batistuta. Il centravanti argentino dribbla Peruz-zi e realizza la rete del 3-0. Poi entrano anche Bressan e Balbo al posto rispettivamente di Cois e Rui Costa. E proprio Bressan, a tre mi-nuti dalla fine, sigla di piatto il gol del 4-0. E’ un trionfo quello della Fiorentina a San Siro. Mai fino a quel momento nel corso della sua storia l’Inter aveva perso in casa per 4-0. L’Udinese vittoriosa al Friuli sul Perugia, intanto, continua a precedere i viola in classifica di due punti. Ma all’ultima giornata di campionato arriverà anche il settimo posto grazie al successo sul Venezia nel giorno dell’addio di Batistuta a Firenze, e alla contemporanea sconfitta dell’Udinese a Milano con il Milan. L’Inter, dal canto suo, si classificherà quarta ma solo dopo il vittorioso spareggio con il Parma a Verona.

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Robbiati doppio ex: l’Inter non e’ imbattibileI VIOLA POSSONO gIOCARSELA FINO IN FONDO

gLI ULTRAS NON TRAmONTANO mAIQuando la passione è intoccabile il cemento trema

Qualcuno lo considerava un vero e proprio amu-leto quando entrava in campo e la situazione era in bilico. Per molti partire dalla panchina poteva rappresentare una sconfitta ma per Anselmo Robbiati detto Spadino era il punto di forza. L’in-credibile accortezza di analizzare la gara fuori dal rettangolo di gioco, accumulare energia e farla esplodere nel momento in cui scendeva in

campo. Pochi accettavano la panchina come lui e quasi nessuno riusciva a essere così decisivo a gara in corso. Era la Fiorentina dei vari Batistuta e Rui Costa, ma soprattutto di Ranieri, allenato-re in grado di dosare le potenzialità tecniche e fisiche di Robbiati come nessun altro. E Spadi-no entrava e si divorava gli avversari con la sua rapidità dovuta anche al fisico esile e con quel sinistro pungente e preciso che aveva poco da invidiare ai mancini più famosi del calcio dell’e-poca. Una dote, quella di Robbiati, che poteva far comodo alla Fiorentina di oggi, in crisi sotto molti punti di vista soprattutto su quello della finalizza-zione. Sabato, dopo la salutare vittoria contro la Roma, la squadra viola si troverà di fronte ad una nuova sfida, in quel di San Siro, ospite dell’Inter allenata proprio da Ranieri che ha scritto pagine importanti della storia gigliata. Spadino, doppio ex di turno, fantasista viola a metà degli anni 90, ma con un piccolo trascorso anche con l’Inter du-rante le stagioni 2000/01 e 2001/02, commenta l’attuale momento viola indicandoci poi il giocato-re che potrebbe essere il suo erede in quel gio-chino di entrare a partita in corso e riuscire ad essere determinante.La Fiorentina è tornata al successo ma prima nonostante il nuovo allenatore le difficoltà non erano diminuite. «Vero, nelle due partite prima di quella con la Roma le cose non erano troppo cambiate. Con il Milan ho visto una squa-dra concentrata solo nella fase difensiva, a Pa-lermo si sono evidenziati i soliti problemi. Questa

squadra ha bisogno di tempo per lavorare e per mettere in atto le indicazioni di Delio Rossi».La Fiorentina è legata alla qualità dei giocato-ri? «Credo proprio di sì, l’allenatore conta il 20%, la differenza la fanno i giocatori, sono loro che determinano il risultato e al momento la Fiorenti-na non ha una rosa di alto profilo».A complicare la situazione finora c’è stato an-che il comportamento non propriamente ligio al dovere di qualche giocatore, con scappa-telle notturne e via dicendo. «Penso che la società debba ancora essere più severa. Questi comportamenti continuano da troppo tempo e vanno condannati. Non fanno parte dell’atteggia-mento professionale di un atleta».Come vede la squadra sotto il profilo mentale e fisico? «Dal punto di vista mentale meglio, il cambio alla guida tecnica genera sempre nuovi stimoli e maggiore impegno, fisicamente non è ancora al massimo».A gennaio o a fine campionato le strade tra la Fiorentina e Montolivo si separeranno. Si è fatta un’opinione sulla vicenda? «La Fioren-tina ha fatto il possibile per trattenerlo. A giugno, nel momento in cui il giocatore aveva espresso il desiderio di andare via, la società doveva ven-derlo. Il momento attuale non gioca a favore di nessuna delle parti».Non è un buon momento per gli attaccan-ti. Santiago Silva, al di là del gol su rigore di domenica, ha deluso le attese? «Jovetic è un giocatore importante, con il suo recupero di

condizione la situazione nel reparto offensivo si risolverà. Santiago Silva non mi sembra ad ora all’altezza della situazione».Se fosse stato Corvino, lo avrebbe acquista-to? «Avrei fatto una scelta diversa. L’attaccante argentino ha trentuno anni e poche prospettive future. Babacar rappresenta un giovane talen-tuoso sui cui la Fiorentina dovrebbe puntare».Sabato la Fiorentina è attesa a San Siro dall’Inter in una partita importante per en-trambe le squadre. «Queste partite danno gran-di stimoli, fare una buona gara contro una grande squadra può cambiare il corso del campionato».La squadra viola può sperare nell’impresa?«Nel calcio tutto è possibile, l’Inter non è la squa-dra imbattibile di qualche anno fa. La Fiorentina dovrà giocarsela fino alla fine».Ljaijc è un giocatore che con Rossi può tor-nare utile. Può diventare il nuovo Spadino, ovvero quell’uomo che entra a gara in corso e riesce ad essere determinante? «Ljaijc è un giovane che ha molto talento, dotato di buona tecnica e visone di gioco. Impiegato nella manie-ra giusta può fare la differenza».Questo discorso può valere anche per Cer-ci? «Sono due giocatori che non hanno un fisico ingombrante. Possono scaldarsi velocemente e subentrare con il ritmo giusto nella gara. L’e-sterno di Valmontone ha dimostrato di essere un giocatore incredibile nel suo ruolo».Insomma, chi la spunterà al Meazza? «Di una cosa sono certo, non finirà con un pareggio».

C’è un gruppo, nel cuore della Fiesole, che morde il freno e che non vuol saperne di adagiarsi sul divano. Vecchi tifosi storici ed irriducibili? Stavolta no: sono tifosi nuovi ma già irriducibili, con l’ambizione di diventare storici. Sono gli “Intoccabili”, un club fon-dato da Lorenzo e Matteo meno di un anno fa. Nel loro sito si definiscono ultras, una parola mica da poco, che rievoca i ricordi più suggestivi.Lorenzo, cosa significa per voi questa parola? «Per cer-ti versi è difficile fare l’ultras oggi. Io negli anni 80 non c’ero,

posso solo apprendere da chi ha vis-suto quel periodo e mi rendo conto che molte cose sono cambiate. E sono cam-biate sempre più in fretta. Anche sol-tanto quattro anni fa, quando venivo già allo stadio, la situazione era diversa». Addio fumogeni, niente tamburi e stri-scioni pedantemente censurati. Come quel “Gattuso-Cassano occhio non vede cuore non duole”, preparato dalla tifoseria contro il Milan ma sequestra-to. Insomma, allora cosa vi rimane? «Ci rimane la passione, che non dura novanta minuti ma tutta la settimana. E’ una cosa che viviamo quotidianamente, ci ritrovia-mo e parliamo di Fiorentina, buttiamo giù le nostre idee sul club e sugli striscioni». Qual è l’età media dei vostri soci? «La stragrande maggioranza di noi va dai quattordici ai vent’anni. Io ne ho sedici». Come ti è sembrato il tifo nella gara con-tro la Roma? Allo stadio c’erano solo 22mila persone ma appassionate. «E’ vero, anche se si può sempre migliorare. Nell’intervallo la Curva è stata fantastica. Pioveva a dirotto e tutta la Fiesole si è ritro-vata sotto ai gradoni, cantando a squarcia-gola e sbandierando ininterrottamente». Il cemento ha tremato in quel quarto d’ora. La gente cantava “ci vogliamo così!”, quasi stupita di se stessa… «Bellissimo, avrei voluto estendere quei quindici minuti a tutta la partita. Non mi è piaciuta invece l’interruzione della sciarpata nel finale, a causa di una sostituzione. La gente ha posato la sciarpa per applaudire il giocatore che usciva. Beh, ti sembrerà una stupidaggine ma…». … Ma le sciarpe e le bandiere hanno la priorità sui singoli. E’ un vecchio caposaldo, non una stupidaggine. «Ed è il nostro pensiero, che vale anche per quando dicono di abbassare le ban-diere perché coprono la visuale, magari anche in una fase morta della partita. Secondo noi le bandiere in Curva Fiesole ci devono essere e ogni tanto devono sventolare».Comunque, dopo la “risolata” alla Roma il pubblico è uscito finalmente contento. Rapporto ricucito fra tifoseria e squa-dra? «Il 3-0 risolleva il morale, non c’è dubbio. Credo che nei giorni scorsi la gente fosse infastidita anche da alcuni atteggiamenti dei calciatori fuori dal campo. In effetti, anch’io nel mio piccolo gioco

a calcio, e non vado in discoteca la sera prima di giocare. Ma non voglio far polemica, ripeto, noi allo stadio ci andiamo lo stesso». Secondo voi chi è l’intoccabile della Fiorentina? «Di in-toccabile, secondo noi, c’è la fede nella nostra squadra». Ci aspettavamo che rispondessi Behrami… «Behra-mi merita tutta la stima che si è guadagnato. Ma i giocato-ri e gli allenatori passano, la maglia e la tifoseria restano». La tifoseria resta, ma tornerà mai a riempire il Franchi come ai vecchi tempi? «I tifosi adesso hanno molte alternative. Possono abbonarsi alla pay-tv, o usare una carta ricaricabile, non lo so, non sono molto esperto in materia… Quando pio-ve, come in occasione di Fiorentina-Roma, hanno la possibili-tà di guardarsi il match comodamente a casa senza bagnarsi. Quello di cui sono convinto, però, è che non sarà mai la stes-sa cosa. Chi va allo stadio è parte attiva dello spettacolo, può incitare la sua squadra del cuore. Lo dico sempre ai miei ami-ci che scelgono la tv. Non scherziamo, non è la stessa cosa». Benvenuti, giovanissimi all’antica. Crescete e moltiplicatevi…

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L’imminente sessione invernale di calcio-mercato potrebbe rivoltare come un calzi-no l’attacco della Fiorentina, reparto che fino alla gara contro la Roma era nell’oc-chio del ciclone per le scadenti prestazioni dei suoi interpreti (Jovetic, ovviamente, a parte). L’attenuante degli infortuni di Gi-lardino e del fuoriclasse montenegrino è senz’altro da tenere in considerazione, ma il giudizio diventa all’istante negativo quan-do balza agli occhi la classifica dei gol fatti dalle squadre di serie A. La Fiorentina è in-fatti al quindicesimo posto, con soli 13 gol realizzati (12 in casa e 1 uno in trasferta). Peggio hanno fatto solo Cesena, Lecce, Bologna, Chievo e Cagliari. Il dato è ov-viamente aggiornato alla bella prestazione (condita da 3 gol) offerta contro la Roma, perché prima della sfida contro i gialloros-si la Fiorentina era in zona retrocessione in questa speciale graduatoria. Detto dei problemi fisici di Gilardino (un solo gol per lui in stagione), cominciamo da Santiago Silva (reduce dal primo gol su rigore in maglia viola e nel calcio italiano) la nostra analisi sul reparto avanzato.POCO TANQUE. L’attaccante uruguaiano, nono-stante l’impegno quotidiano che gli riconoscono il tecnico e i compagni, non ha convinto in questi primi mesi a Firenze. Il solo pregio di lavorare per la squadra non può bastare ad un club con am-bizioni europee (per adesso abbastanza sopite, ma comunque vive sotto la cenere). Per questo motivo Pantaleo Corvino sta pensando di asse-condare le richieste di Ramon Diaz, che vorreb-be portare Silva all’Independiente per rinforzare il reparto offensivo al fine di disputare un dignitoso torneo di Clausura. La concorrenza maggiore ar-riva però dallo stesso campionato argentino, per-ché su El Tanque è vivo l’interesse del glorioso Boca Juniors. Gli Xeneizes possono far leva su un paio di aspetti per convincere il giocatore. In primo luogo ci sarebbe un posto da titolare pra-ticamente certo visto l’infortunio che ha colpito

Lucas Viatri. In seconda battuta c’è la partecipa-zione alla prossima Coppa Libertadores (l’equi-valente della Champions League europea), che per il Boca è ormai praticamente certa. A parità di offerta Corvino farà scegliere la destinazione al giocatore, che nel post partita contro la Roma ha risposto con un “Vedremo” a chi gli chiedeva del suo futuro.BABACAR SI’ E NO. Facciamo adesso un pas-so in avanti e proviamo a vedere quali potrebbe-ro essere le alternative all’attaccante argentino. La prima fa già parte della rosa e porta il nome di Khouma El Babacar. Sulle potenzialità del giovane attaccante senegalese non si discute neanche, resta però da capire se sia pronto (so-prattutto a livello mentale) per fare il vice Gilardi-no. La sua storia recente è molto particolare. Lo scorso anno è stato aggregato in pianta stabile alla prima squadra (ha raccolto complimenti ma

anche tirate d’orecchie da parte di Mihajlo-vic), prima di opporsi con forza a qualun-que tipo di cessione nel mercato estivo. Il Bari lo avrebbe accolto a braccia aperte, ma Baba non ne ha voluto sapere: “Mi voglio giocare le mie carte a Firenze, tra squalifiche e infortuni ci sarà posto anche per me”. Disse così, prima di essere dirot-tato in Primavera. La sua ‘retrocessione’ nella squadra di Semplici ha avuto l’effet-to di far vincere ai baby viola una Super-coppa italiana e ha garantito una partenza sprint in campionato, ma in questa stagio-ne le sue convocazioni in prima squadra si contano sulle dita di una mano. Il limite maggiore dell’attaccante è senz’altro la mancanza di continuità. Nel campionato Primavera il suo strapotere fisico e tecnico fa la differenza, ma solo quando decide di rimanere concentrato per novanta minuti e di giocare al massimo delle sue potenzia-lità. Qualche volta la sua indolenza ha l’ef-fetto di far infuriare Semplici, i cui resoconti arrivano puntuali sulle scrivanie di Rossi e Corvino. Da qui il punto interrogativo più grande. E’ giusto puntare di nuovo su Ba-

bacar come vice Gilardino o è meglio convincerlo ad andare in prestito per sei mesi, magari in serie B? La sensazione è che un prestito nel campio-nato cadetto sarebbe la soluzione ideale, ma tutto dipenderà dal mercato che condurrà Corvino. Se in giro ci dovesse essere una buona occasione in attacco, il ds viola sarebbe pronto a coglierla e a cedere la giovane punta senegalese in prestito secco. In caso contrario Babacar potrebbe conti-nuare ad alternarsi tra Primavera e prima squadra.SOGNO LUIS FABIANO. A proposito di occasioni in attacco, qualcuna potrebbe davvero esserci. Il campionato italiano propone i ‘soliti’ nomi in chia-ve Fiorentina. Andrea Caracciolo non ha trovato la giusta dimensione in quel di Genova. La scar-sa propensione al gol ha deluso Enrico Preziosi, che vorrebbe cederlo già a gennaio. Il club ligure potrebbe presto rivolgersi alla Fiorentina perché il

discorso Gilardino non è affatto chiuso. Preziosi a giugno torne-rà alla carica per il Gila (dovrà sforzarsi meno della scorsa estate visto che, in assenza di rinnovo del contratto, la Fiorentina dovrà cedere l’attaccante per non creare un nuovo caso Mon-tolivo) e potrebbe quindi proporre Caracciolo ai viola già a gennaio (come una sorta di acconto) per avere il centravanti ex campione del mondo in estate. Oltre all’Airone rimangono sul taccuino di Corvino i vari Pinilla e Floccari (che anche Mihajlovic avrebbe molto gradito). Ma è di nuovo dal Sudamerica che potrebbe arrivare qualche sorpresa. Teofilo Gutierrez è un funambolo che ha un feeling pazzesco con la porta. Lo parago-nano a Tino Asprilla e con il Racing Avellaneda ha già messo a segno 16 gol in 29 presenze. Il problema del ventisettenne colombiano è il costo del cartellino (problema comune per tutti i giocatori sudamericani, che dopo sola mezza stagione gio-cata ad alti livelli vedono schizzare in alto la loro quotazione). Per strapparlo alla squadra di Sime-one ci vogliono circa 10 milioni di euro e la con-correnza non è per niente di secondo piano. Inter, Napoli e Atletico Madrid sono sulle sue tracce. Ma il colpo a sensazione per l’attacco della Fiorenti-na potrebbe essere Luis Fabiano. Il centravanti brasiliano (con passaporto spagnolo, e quindi comunitario, al pari di Gutierrez) non è più quello appetito dai top club europei, ma resta comunque un vero e proprio sogno per i tifosi gigliati. Redu-ce da un grave infortunio che lo ha fatto tribolare per diversi mesi, O Fabuloso ha cominciato a se-gnare i primi gol per il San Paolo, che per averlo dal Siviglia ha sborsato circa 18 milioni di dollari. L’ostacolo maggiore è proprio questo, ma se la Fiorentina deve fare un sacrificio in attacco lo farà solo per un giocatore di un certo livello come il bra-siliano. D’altra parte Corvino deve cominciare ad alzare l’asticella e nel mercato invernale potrebbe portare a Firenze non un vice Gilardino qualsiasi, ma un giocatore che da giugno in poi possa esse-re in grado, eventualmente, di sostituire al centro dell’attacco il bomber di Biella.

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nale un vecchio singolo di Aleandro Baldi e France-sca Alotta, “Non amarmi”. Ascoltò la traccia più e più volte. Fino a che non si decise di trascrivere il testo e segnarsi il numero di telefono che i due ave-vano lasciato nella mail di presentazione. Di colpo,

gli ven-ne di chiamare una persona.“Pronto direttore? Mi scusi se la disturbo...”, iniziò cauto Charlie.“Maledetto Pettini. Sono le due del mattino, che vuoi?”, rispose sec-cato il direttore Calderone.“Volevo farle ascoltare questa, re-

sti in linea...”.DvD: Dimmi perché fumi... MM: Di continuità DvD: E perché non mangi? MM: Ranieri è ancora là... DvD: Dimmi perché stringi forte le tue mani e con Zarate dallo scu-detto ti allontani.... MM: Io ti voglio bene... DvD: Questo non lo so. MM: Stupido testone dubbi non

ne ho. Anche se il futuro ha dei muri enormi, io non ho paura e voglio il Campionato... DvD: Non chiamarmi per il gu-sto di qualcosa di diverso... MM: Ma tu credi che sia giusto fare il tavolo a tempo perso. DvD: Non chiamarmi e mi accor-go quant’è vera una bugia...MM: L’Argonauta io non l’ho messo, non chiamarmi e vendimi Toni via.DvD: Non chiamarmi perché devi spiegare, non chiamarmi per cam-biare Calciopoli tanto Calciopoli non si cambia e con te per primo, per vincere Coppe e Campionati a tavolino. MM: Non chiamarmi per morire dentro, in una guerra di rimpianti e di ripensamenti, non chiamarmi per quattro chiacchiere inutili in-vece di parlare se Montolivo me lo

vuoi dare o no.DvD: Piovono parole su questa città, se l’intercettazione vuole ma quanto male fa... MM: Noi ne siamo fuori e loro sono fermi, ancora pensano che siano ventinove inverni.DvD: Non tentarmi, non tentarmi, ho sbagliato voglio dire non chia-marmi. MM: Non spezzare le mie sigarette e il mio telefono con questi non chiamarmi... DvD: Non chiamarmi per il rosso della rabbia che c’è in noi. MM: Tu lo sai che non posso esser giudicato nemmeno se lo voglio.DvD: Non chiamarmi ti farò soffrire chiedendoti i lati oscuri di Calcio-poli con Facchetti.MM: Non chiamarmi per ricomin-ciare né per vendicarti, ma soltan-to per chiarire.DvD: Non chiamarmi e ci voliamo incontro e ci caschiamo l’uno den-tro l’altro discutendo. MM: In questo tavolo bello come Nagatomo gli scudetti io non li mollo.D&M: Eppure siamo ancora qui, stretti per la mano.D&M: Non chiamarmi... non chia-marmi...“Dobbiamo assolutamente man-

darla per primi. Hai preso i loro numeri?”.“Si, direttore. Anche se sarà un po’ difficile contattarli”.“Come mai?”.“Uno è di Milano, l’altro è di Caset-te d’Ete. E, a breve, dovranno pre-sentarsi a Roma per un incontro stile quattro amici al bar”.“Appena possono, vedi di chiamar-li. Per il resto, hai risolto?”“Bè, vede, direttore...”I due iniziarono a parlare come due vecchi amici, che nonostante il pas-sato a volte teso riescono a stare bene insieme perché si trovano, si capiscono, si conoscono. Senza curarsi dell’ora e delle inevitabili occhiaie che avrebbero mostrato solo qualche ora più tardi in ufficio. Ma, almeno, ci sarebbero arrivati con un sorriso in più.

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Zanetti e gamberini: CAPITANI (DIVERSI) A CONFRONTO

Un leader, una figura che dovrebbe es-sere un esempio per i compagni e che, nei momenti di crisi, ha il compito di cari-carsi la squadra sulle spalle per riportarla sulla ‘retta via’: questo è quello che, te-oricamente, dovrebbe fare un capitano. Da una parte Alessandro Gamberini, dall’altra Javier Zanetti, due personag-gi così diversi che metterli a confronto è quasi impossibile. Il primo, nominato capitano viola da questa stagione, succe-dendo a Riccardo Montolivo che dal pros-simo campionato non vestirà più questa maglia, è ancora alle prime armi in questo ruolo con la fascia al braccio e fino ad ora ha dimostra-to di non essere ancora carismatico. Il ‘Gambe-ro’, così simpaticamente soprannominato dai ti-fosi viola, non è riuscito, almeno per ora, a fare la voce grossa con i compagni di squadra visto che negli ultimi tempi a Firenze si parla più di quello che i giocatori gigliati combinano fuori dal campo che sul campo. Nessuno chiede a questo ‘gio-vane trentenne’ di attaccare qualcuno al muro, come si faceva un tempo anche non troppo lon-tano, ma di tirare fuori gli attributi questo sì, per-

ché la Fiorentina, a causa di tutti questi problemi extra calcistici, ha rischiato e rischia il tracollo e non se lo può permettere. Bisogna però ricono-scere che il nostro capitano è stato catapultato in una situazione già difficile che anche il più esperto avrebbe avuto difficoltà a gestire.Zanetti è invece un veterano di questo ruolo vi-sto che alle spalle ha ben vent’anni di carriera agonistica di cui ben dodici da capitano dell’In-ter (squadra nella quale milita da 17 anni, ovve-ro dall’arrivo di Massimo Moratti come patron). Un uomo da prendere come esempio, corretto, leale, educato e soprattutto carismatico, che non è mai uscito fuori dalle righe e che riesce sempre a far tornare il ‘sereno’ intorno ai neraz-zurri che, da quando lui ha la fascia al braccio,

ne hanno passate di tutti i colori. Peccato che ‘El Tractor’, questo è il suo soprannome, nel match di sabato sera contro la Fiorentina non potrà essere presente, visto che nella scorsa partita con l’Udinese ha rimediato, dopo 551 presenze (compresi gli spareggi per l’accesso alla Uefa nel 1998-98 e per il quarto posto l’anno dopo), il suo primo rosso in serie A (e secondo in carriera nelle sue 1026 presenze sui campi): questo a dimostrazione di quanto quest’uomo sia costan-te per comportamenti leali e rispettosi.IL VECCHIO E IL ‘BAMBINO’. L’argentino Javier

Zanetti è lo straniero con più presenze in Serie A (ben 548) e anche quello con più presenze nella storia dell’Inter, 770. Proprio con i nerazzurri ha raggiunto un record, quello di essere il capitano più vincente nella storia della squadra milanese con la quale ha vinto sedici trofei: 4 Coppe Italia, 4 Supercoppe italiane, 5 scudetti, 1 Coppa Uefa, 1 Champions League, 1 Coppa del mondo per Club. Un palmarès veramente ricco quello de ‘El Tractor’ che esordì nel mondo del calcio nel 1991 con la squadra argentina del Talleres che lo schierò titolare nel campionato giovanile. L’anno successivo passò in prima squadra per poi ap-prodare nel ‘93, nella massima serie, al Banfield, con cui giocò ben 37 partite segnando anche una rete. Dopo due stagioni con gli argentini viene ac-quistato dall’Inter su precisa richiesta del presi-dente Moratti. Da qui la sua carriera sarà tutta in discesa. Esordisce in Serie A con i nerazzurri il 28 agosto del 1995 a soli 22 anni, per poi, dopo solo 4 anni, diventarne il capitano, succedendo a Giuseppe Bergomi. Con l’Inter il difensore centrale si è tolto molte soddisfazioni tirando su ben 3 coppe nelle competizioni internazionali: una Coppa Uefa nel ‘97-‘98, una Champions League nel 2009-10 e nello stesso anno una Coppa del Mondo per club. ‘El Tractor’ è però anche l’uomo simbolo della Nazionale Argenti-na (con la quale ha collezionato 145 presenze). Esordì all’età di 21 anni con la maglia albicele-ste, ma sono poche le soddisfazioni che si è tol-to indossandola: 1 oro nei giochi panamericani e 1 argento olimpico. Per completare al meglio la sua brillante carriera Zanetti dovrebbe riusci-re a conquistare un Campionato del Mondo, e considerando che i prossimi Mondiali saranno nel 2014 e che lui è ancora in piena forma, chissà che all’età di quarantuno anni non ci ri-esca… Alessandro Gamberini rispetto a Zanetti ha una carriera molto più discreta, ciò è dovu-to anche al fatto che il ragazzo ha giocato solo in due squadre che sicuramente non hanno la fama dei nerazzurri. Il ‘Gambero’ nasce come difensore centrale nelle giovanili del Bologna, squadra con la quale esordisce in Serie A il 9 gennaio del 2000 grazie a Francesco Guidolin;

il ragazzo riuscirà subito a conquistarsi un posto da titolare arrivando a vestire anche la maglia della Nazionale Under 21. Successivamente non scendendo più in campo con la stessa continuità viene ceduto in prestito all’Hellas Verona in Serie B con la quale colleziona ben 20 presenze pri-ma di fermarsi a causa di un infortunio. Tornato nella sua città diventa nuovamente titolare grazie al tecnico Carletto Mazzone che crede molto in lui. Il Bologna però nella stagione 2004-2005 re-trocede in Serie B e Gamberini viene acquistato dalla Fiorentina per una cifra vicina ai 3 milioni di euro. Con i viola il ‘Gambero’ riesce finalmente a trovare la continuità e a diventare insieme a Dario Dainelli il perno della difesa gigliata. Con i viola giocherà in Coppa Uefa, arrivando fino alla semifinale, e per ben 3 volte conquisterà il quarto posto in campionato e quindi la qualifi-cazione ai preliminari di Champions League. Il ‘Gambero’ si è tolto anche qualche piccola sod-disfazione con la maglia della Nazionale con la quale può vantare una vittoria dell’Europeo Un-der 21 nel 2004, e ventotto convocazioni (e otto presenze) con la Nazionale maggiore, l’ultima il 7 giugno 2011 per la partita amichevole Italia-Irlanda finita 0-2.PRIMA O POI IL SOLE SORGERA’. Zanetti non sarà del match, ma la sua ‘impronta’ sulla squadra ci sarà comunque: un’ombra positiva che accompagnerà i ragazzi di Ranieri per i no-vanta minuti di San Siro. Certo è che giocare in quello stadio non sarà facile per i viola, ma ci aspettiamo che questa Fiorentina prima o poi possa ‘risorgere ad albe migliori’. Siamo convin-ti che Gamberini, reduce tra l’altro dal bel gol segnato contro la Roma domenica scorsa (il suo terzo gol ai giallorossi sui sei totali segnati in A) farà del suo meglio per diventare un vero capi-tano se non gli verrà meno l’aiuto dei compagni che, in verità, fino ad ora non gli hanno reso il compito così facile. L’augurio che facciamo al ‘Gambero’ è quello di riuscire ad entrare nella rosa di quei capitani che hanno fatto la storia della Fiorentina, anche se sulla fascia del futuro c’è scritto sempre più a caratteri cubitali il nome di Jovetic, vero leader di questa squadra.

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Le puncicata si tira questa volta ai soliti telecronisti di Sky TV che fanno sempre più oscenamente tifo per le squadre strisciate o di Roma. Non sappiamo se sia per blandire frotte

che si immaginano più numerose di tifosi o per convinzioni per-sonali che, però, non dovrebbero trasparire nel lavoro di professio-

nisti. Stavolta, sarà anche un’impressione, ma ci è sembrato un continuo gufare a favore della Roma, ad esempio, prendendo spunto dal maggior possesso palla, sterile, che avevano i giallorossi nel primo tempo, anche in inferiorità numerica. Ringraziamo Gamberini che, con quel fantastico colpo

di testa, li ha chetati per un po’ ma ringraziamo ancora di più Jovetic che, involandosi in contropie-

de ha costretto Gago al secondo cartellino giallo. In nove contro undici e su 2-0 si son finalmente placati, hanno smesso di far piani di recupero, di contare quanti minuti mancavano, di raccontare quanto era che la Fiorentina non vinceva una partita. Ci son sembrati solo più tristi e rassegnati, tanto che quasi ci è dispiaciuto (meno male che non c’è la macchina della verità in funzione!). Che si diano una regolata, il canone si paga anche a Firenze, lo pagano anche i tifosi fiorentini di fuori le mura e non è giusto che siano costretti a passare le partite toccando ferro, ne va anche della salute.

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I’ritorno di Nasello! Gli ha fatto tutto lui! L’ispanico e se lo sogna tutta la settimana, come un incubo dopo una mangiaa di ribollita. Loro titicche-titocche come quello che si facea noi a’ tempi della bonanima, e lui, Nasello, via a partire a sciabolae con quelle farcate alla Kempesse, a taglia’ come i’burro la difesa di que’ pellegrini, a uccella’ Juan, a costringe’ Gago (ma che è un nome da giohatore di carcio? O che lo sapete che ‘n brasiliano e vor di’ barbuziente?) a potallo e a prendere anche lui la strada delle docce. ‘Nsomma e ci ha dao l’1-0 e li ha ridotti ‘n nove, o se si dice che l’ha vinta lui o che si va dimorto lontano da i’vero?I’ Biasciha e dice che dee migliora’ dimorto nella fase di non possesso… Tutti discorsi da professori, se quando e ce l’ha la palla e fa icche gli ha fatto oggi, quando un ce l’ha e po’ anda’ anche ‘n discoteha! No lì no, perché se no e si va contro e regolamenti ‘nterni ma, ‘nsomma, for che lì ‘ndo e vole. Ora i’ tenniho e lo dice perché gli è tenniho e perché lo dee fa’ vola’ un po’ basso, ma un c’è periholi, Nasello ortre che bravo e gli è anche un bon figliolo, un n’è miha uno scapato come tanti e ce n’è. I’difficile e sarà tenello. Meno male che lui e un n’ha fatto tanti fihi come Caravaggio e gli ha firmao subito così, armeno pe’ un pochino, e si sta tranquilli. Speriamo.Sehondo punto ‘mportante la prova d’una artro “icce”. Nastasicce. Come e gni garba a i’ nonno questo ragazzo. E un n’ha paura di nulla, e gli ha diciott’anni (beato lui) e sembra che n’abbia dieci di piue. Oggi e potea fare anche go’ se qui bischero di Bogan e un gliela pigliaa con le mani pe’ fassi butta’ fori. E se lo sarebbe meritao. Brao davvero. I’ go’ ‘nvece e l’ha fatto i’Gambero, e che go’! E gli è rimasto fermo pe’ l’aria che sembraa Jordanne, qui’ negrone di baskette e poi verga una capaa ni bagi-gi, e 2-0 pe’ chiudila lì. E go’ e l’ha fatto anche i Tanche. E sarebbe roba da edizione speciale se un fosse stao un rigore a du’ minuti dalla fine che e compagni e gni han-no fatto battere pe’ sverginallo! Gli è segno bono, che gni voglian bene, ma volessi bene che basterà? E un facciam tanti sofismi, i’nonno e volea e tre punti e son venui anche tre go’, ora che vo’ anda’ a cerca’ dimorto i’ pelo nell’ovo? ‘Ntanto sabato e c’è gli strisciati malati. Un’occasione così di lascialli a bocca asciutta anche loro quando e la ci ricapita? E allora? O che ci si pensa? Tre punti anche a Milano così poi e si rifiata. Ricordaevi che son loro che gli hanno provao a smerdacci con Carciopoli, loro co’ i padrone di telecomme, con tutte quelle ‘ntercettazioni pilotae. E allora pietà l’è morta, tre punti a noi e loro zitti. E pe’ augurio, visto che gli ha portao bene, e frego la solita boccia a i’ gobbo e brindo: Forza Violaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa!

E SOTTO L’ALBERO DI NATALE ARRIVA IN DONO LA NAZIONALE

Quasi in silenzio sono passati 100 anni dal giorno in cui la Nazionale di calcio scese in campo nel lontano 1910. 100 anni compiuti che vogliamo festeggiare con un piccolo accenno per illu-strare ai lettori del Brivido Sportivo un’opera editoriale che sarà presentata al Centro Tecnico di Coverciano dalla casa editrice Pa.MELA, con il patrocinio della Federazione Italiana Giuo-co Calcio, dove si racconta la sua storia attraverso i tre autori Pier Luigi Brunori, Paolo Mela-ni, e Italo Cucci. 100 anni nel novero dei centocinquant’anni dell’unità d’Italia, 100 anni di pre-stigiosa appartenenza compiuti da uno dei più collanti motivi nazionalistici che una Nazione possa mai compiere, il giuoco del calcio. Sotto silenzio forse dovuto a quei venti anni di fasci-smo che la Nazionale ha trascorso conquistando ben due Campionati Mondiali 1934-1938/, una Olimpiade1936, due coppe internazionali. Un’onta per l’attuale presidente della Repub-blica che disconosce la storia, anche se si tratta di calcio e non di politica. La storia è storia, ci piaccia o no. Una storia che da protagonista contribuì e non poco a quella unità consolidata. Tre volumi ricchissimi di documentazione fotografica (1350 foto, incluse quelle dell’archivio di Vittorio Pozzo, allora CT della squadra azzurra), e di tutte quelle gesta compiute dai nostri valorosi Azzurri. L’attuale presidente della Federazione ne scrive la prefazione affermando che quest’opera non può mancare nelle librerie degli appassionati di calcio, in quanto opera re-

alizzata con acu-me e competenza editoriale, realiz-zata appunto in occasione delle festività natalizie dove la sua origi-nalità si adatta ad un regalo di asso-luta originalità. Nella foto uno degli autori Paolo Melani insieme a Cesare Prandelli, Fino Fini e l’ex azzurro e Vice Presidente Fede-rale Albertini. Paolo Melani

Bravo Nasello ci ha dao l’1-0 e li

ha ridotti in nove

I’ nonno Piladedal nostro

inviato in cantina

Nessuno più di Michele Campore-se sembrava predestinato, fin dai primi

calci al pallone, a vestire la maglia viola. Alla Polisportiva Garzella di Marina di Pisa

hanno il suo poster in primissimo piano. Accan-to ad altri talenti che ce l’hanno fatta ad entrare nel

mondo difficile del calcio professionistico. Eppure Campo-rese, nonostante sia ancora giovanissimo, riesce a fatica a con-quistarsi un posto tra i grandi, nonostante la breve ma prestigiosa parentesi di campionato che Sinisa Mihajlovic gli concesse nello scorso campionato.GLI INIZI. Per un ragazzino del 1992 approdare in una società come quella viola a soli 11 anni poteva essere deleterio. Un ca-rattere ancora da formare avrebbe forse assimilato troppo presto la coscienza di essere già arrivato, di essere un campioncino. Ma Michele ha conservato da allora una freddezza e una impassibili-tà che lo fanno sembrare più che mai leader del gruppo. La stoffa c’era in quel ragazzino biondo di Pisa. E non solo tecnicamen-te. Si capì quando, da capitano degli Allievi Nazionali, trascinò la squadra alla vittoria dello scudetto, spiccando per il senso di responsabilità e professionalità. Non a caso i selezionatori della Nazionale italiana Under 16 lo aggregarono al gruppo di ragazzi-ni talentuosi. Da questa prima esperienza, si è assicurato un po-sto da titolare in tutte le Nazionali minori, fino all’Under 21, dove ha giocato proprio lo scorso 15 novembre. Michele può vantare ben 45 convocazioni in Nazionale, 34 presenze e 2 gol. L’EMOZIONE DELL’ESORDIO. L’occasione di mostrarsi alla

maggioranza dei tifosi viola, arriva come spesso accade grazie all’infortunio di un titolare. Cesare Natali infatti, fu costretto ad uscire nel primo tempo di Milan-Fiorentina il 20 novembre 2010 e Camporese, l’unico centrale difensivo a disposizione di Mihajlo-vic, si vide all’improvviso costretto a marcare Ibrahimovic. Dal Poggioloni delle Caldine al Meazza di Milano. Un salto mica da poco per un ragazzo di diciotto anni. La determinazione non gli manca, il fisico nemmeno, il biondo pisano non si lascia impres-sionare. Certo, la tecnica è migliorabile, qualche imprecisione in fase di appoggio e di smistamento palloni per il centrocampo fa rischiare molto la squadra. L’affidabilità nella marcatura e lo stac-co di testa sono i suoi pregi principali, senza dimenticare che, su palla inattiva, non disdegna di salire in area e sfruttare il suo colpo di testa. Dopo l’esordio col Milan, Camporese si trovò tito-lare anche con la Juventus a Torino. Come se non bastasse nel febbraio 2011 realizzò il suo primo gol in serie A contro il Palermo nella partita terminata poi 2-4 per la Fiorentina. La sua esultanza aggrappato alla rete e la corsa sotto lo spicchio del settore ospiti furono un riscatto alle critiche piovutegli addosso dopo il rigore causato contro il Parma. DALLE STELLE ALLE STALLE. Dopo 11 presenze con la prima squadra, il difensore toscano torna a dare man forte ai compa-gni della Primavera in occasione del Torneo di Viareggio e delle fasi finali della Coppa Italia nel marzo 2011. Finiti gli impegni con la squadra di Renato Buso, Camporese sperava in un ritorno in prima squadra, almeno come sostituto di Gamberini o di Natali, nel finale di stagione i giocatori dal rendimento più costante. Il mo-

mento era più che mai delicato per i ragazzi di Mihajlovic. I punti non arrivavano, la squadra faticava a trovare un assetto di gioco, quindi l’allenatore preferiva non rischiare. Poi l’infortunio alla spal-la lo scorso aprile, mentre vestiva la maglia della Nazionale, gli chiude definitivamente la strada per le ultime partite rimaste. Dopo l’operazione chirurgica, Camporese viene inserito nella lista dei 32 giocatori che sono partiti per il ritiro estivo di Cortina, nonostante il divieto assoluto di avere contatti fisici e quindi di non poter lavorare con la palla. Il ritardo nella preparazione però c’entra poco con il mancato utilizzo nell’inizio del campionato 2011-12. E neanche la tendinopatia achillea che tormenta Kroldrup. Quanto piuttosto l’acquisto di Matija Nastasic che, oltre ad essere un diretto concor-rente nel ruolo, è un altro ottimo giovane giocatore dalle potenzia-lità importanti (di recente messe in mostra contro Milan e Roma), pagato circa 2,5 milioni di euro. Nessuna squadra del massimo campionato può permettersi due centrali difensivi non ancora ven-tenni. Certo, l’arrivo di Delio Rossi ha rimesso in gioco Camporese insieme ad altri giovani. Nella partita di Coppa Italia contro l’Empoli è stato utilizzato nella fase finale in sostituzione di Ashong. Proprio in questo periodo non brillantissimo per il giovane ragazzo di Ma-rina di Pisa è arrivato il rinnovo contrattuale con la Fiorentina fino a giugno 2016. Un rinnovo che calma solo momentaneamente le voci di mercato, di una sua esperienza in prestito in una squadra di A, prima tra tutte il Novara. Chissà se questa potrebbe essere una valida soluzione per la formazione della sua esperienza. Oppure restare alla Fiorentina gli darebbe la possibilità di mettersi in luce agli occhi di Delio Rossi.

CAmPORESE: alla ricerca del tempo perduto mattinata Fiorentinadi Chiara Baglioni

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Possono essere decisamente soddisfatte le pic-cole ginnaste della squadra di serie C di ginna-stica artistica femminile del Centro Ginnastica Fi-renze: la nuova formazione con Giorgia Banchi, Anita Bartolozzi, Ginevra Gai, Elena Gensini, Saramay La Rocca, Lisa Menghini ha debutta-to nel panorama nazionale a Jesolo (VE), per la finale del campionato italiano di serie C, disputan-do un’ottima gara, senza grossi errori o cadute. Inserite nel turno serale di venerdì 2 dicembre, le atlete fiorentine hanno dovuto vedersela con altre 99 squadre provenienti da tutta Italia; solo 20 sa-rebbero poi entrate nella finalissima di domenica 4 dicembre. Tranne che per la Bartolozzi (classe 2001) e la Menghini (1999, all’ultimo anno tra le allieve, da gennaio in categoria junior), si trattava per tutte del primo anno in serie C; le ginnaste sono nate negli anni 2002/2003, e la bella prova in campo nazionale fa ben sperare per il futuro,

quando la squadra avrà maturato un po’ più d’e-sperienza. 180.400 lo score finale, frutto delle prove al volteggio (Bartolozzi-Gai-Menghini), alle parallele asimmetriche (Bartolozzi-Gensi-ni-Menghini), alla trave (Banchi-Bartolozzi-Menghini) e al corpo libero (Bartolozzi-Gai-Menghini).E’ già in azione – intanto – la macchina orga-nizzativa per la 3a prova del campionato na-zionale di serie A1/A2 di ginnastica artistica maschile e femminile e del campionato di so-cietà di trampolino elastico. Per il terzo anno consecutivo, infatti, la società di Sorgane ha ri-cevuto – da parte della Federazione Ginnastica d’Italia – l’incarico di organizzare una delle quat-tro prove del massimo campionato a squadre. L’appuntamento, da segnare fin da ora, è per il 24 marzo 2012 al Nelson Mandela Forum di Fi-renze.

Niente finalissima a 20 ma ottimo debutto della nuova squadra di allieve

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Girone A - Una sola squadra è rimasta a punteggio pieno dopo 4 giornate: si tratta de I’Blues che, grazie al

pareggio (2-2) nel big match della giornata fra I.G.M. ed I Ter-roni C5, sono rimasti da soli al comando della classifica. La capolista (che si è imposta per 6-1 sull’A.C. Derbolina) vanta il miglior reparto offensivo del girone (grazie alle 34 reti messe a segno) e rimane la favorita per la vittoria del girone. Tuttavia I’Blues dovranno prestare molta attenzione in un raggruppa-mento competitivo, nel quale le inseguitrici sono pronte ad approfittare di un eventuale passo falso dei primi della classe. I Terroni C5 infatti hanno perduto la vetta della classifica, ma mantengono l’imbattibilità nel girone. Stempiaz FC C5 (che ha la difesa meno battuta del girone, al pari dei campioni provin-ciali dell’I.G.M.) e Real Cerveza (che nelle prime gare ha già affrontato tre delle prime cinque squadre in classifica) sono a tre lunghezze dal primo posto, mentre l’I.G.M. è a quota 7 punti in classifica (ma ha già affrontato I Terroni C5 e Real Cerveza). Chi sarà la principale antagonista de I’Blues?Girone B - Tre squadre sono appaiate in vette grazie alle 4 vittorie ottenute nelle 4 gare disputate: Antella 92, La Sele-ste e Gelateria Dalmazia La Portuguesa. Sarà lotta a 3 per la vittoria del campionato? L’Antella 92 (semifinalista nella Top League lo scorso anno) ha il favore del pronostico, ma al mo-mento La Seleste è la formazione che ha segnato di più (43 gol) e subìto di meno (6 reti) nel girone. Infine la Gelateria Dalmazia La Portuguesa che, al suo primo campionato, si sta mettendo in bella evidenza; nel prossimo turno dovrà affron-tare il Real Prosekko che insegue il trio di testa a sole tre lun-ghezze. Una vittoria della capolista diminuirebbe notevolmen-te le possibilità del Real Prosekko di agguantare le posizioni nobili della classifica.Girone C - Dopo 5 giornate sono I’Sgemenaurs a farla da pa-drona: 15 i punti conquistati dalla capolista e la bellezza di 46 reti segnate (più di tutte le altre squadre). Con 12 punti segue

l’Amico Pane, formazione favorita per la vittoria finale. Per la vice ca-polista, dopo la sconfitta all’esor-dio con l’Atletico Micatanto, sono arrivati 4 successi consecutivi. In un girone che vede almeno 6-7 squadre potenzialmente in grado di lottare per la vittoria del cam-pionato, si sono portate al terzo posto La Taverna (che ha una gara da recuperare) e l’Atletico Micatanto che nell’ultimo turno si è imposto su Gli Imprevedibili. E proprio Gli Imprevedibili, nono-stante il terzultimo posto in classi-fica (ma con una gara da recupe-rare), vantano il primato di essere la squadra meno perforata del girone (con 15 reti al passivo). Il Firenze Gardenia, vincitore dell’ul-timo Torneo Mondial, è al quinto posto con 7 punti, mentre sono un po’ attardate FC Barrettino (vinci-trici del Torneo PreCampionato di calcio a 7) e CS Sorgane C5 che hanno totalizzato 6 punti in 5 gare.Girone D - Il pareggio (6-6) nel big match fra Stella Rossa C5 ed Auto Atelier ha permesso a questi ultimi di mantenere la vetta del girone con 10 punti dopo 4 giornate. La capolista è anche la squadra che ha messo a segno più reti di tutti (ben 31). La Stella Rossa C5 segue con 7 punti, ma ha una partita da recuperare; sempre a quota 7 punti si trovano i Cani Al Sole (che però hanno giocato 4 gare), mentre un punto in meno ha

il Firenze Sud. Prima vittoria della Polis Multietnic C5 (vincitrice del gi-rone nella passata stagione) che ha sconfitto gli Old Boys andando ad affiancarli in classifica. Infine il pa-reggio (2-2) fra 20TH Century Boys ed I Sorelli ha permesso ad entram-be le squadre di conquistare il primo punto in classifica, in un girone che così non vede più nessuna squadra ferma a quota 0.Girone E – E’ terminato 10-4 il testa-coda fra Deportivo Chiesa-nuova VP ed Atletico Magari. Per la capolista che guida la classifica con 12 punti (dopo 4 giornate) un successo che le permette di man-tenere tre lunghezze di vantaggio sulla coppia formata da Spartans FC e F.C. Invicta. La compagine che milita nel campionato di serie C1 non avrà problemi a vincere anche quest’anno il campionato: a recrimi-nare saranno quelle squadre che si vedranno private della possibilità di poter lottare per il successo finale, in quanto non è pensabile un con-

fronto alla pari fra squadre che giocano a livello amatoriale ed una formazione che milita in un campionato di serie C1! Unica formazione imbattuta (oltre alla capolista) è il Club 70 che con 8 punti (frutto di 2 vittorie e 2 pareggi) occupa il quarto posto della classifica. Invece la sola squadra rimasta senza punti è l’Atletico Magari che dopo la sfida improba contro il Deportivo Chiesanuova VP, proverà a togliersi la prima soddisfazione nel match che la vedrà impegnata a I Mongoli.Girone F - Una coppia al comando a punteggio pieno dopo 4 turni: Secretkick 08 C5 e Zanzibar tengono a 3 punti di di-stanza un’altra coppia, quella formata da Istopanasto F.C. e Nastyboys FC. Il Secretkick 08 C5, oltre al primato in classifi-ca, detiene anche il record della difesa meno battuta di tutti i gironi del calcio a 5 (appena 2 le reti incassate dai primi della classe che avranno un bel vantaggio nella lotta per la vittoria del campionato se riusciranno a mantenere questa solidità di-fensiva). Lo Zanzibar invece è la squadra col migliore attacco del girone: con 41 reti segnate (una media di oltre 10 reti a partita) sarà difficile per le rivali riuscire a contrastare la furia offensiva dello Zanzibar. Questo è un girone nel quale le squa-dre vanno a braccetto. A 6 punti infatti ci sono Pes United e FCS San Giustao, mentre a quota 3 insegue la coppia formata da Staff Magnum e Diamante9. E per finire sono ancora ferme al palo altre due formazioni, si tratta di Torracchione e Mucho Sbucho che si sfideranno nel prossimo turno, e così (almeno) una delle due potrà abbandonare la casella degli 0 punti.Girone G - I Final Blow hanno già lanciato la prima fuga: la capolista comanda a punteggio pieno (12 punti) e benché sia-no appena 3 i punti di vantaggio sulle inseguitrici (un terzetto composto da Atletico Ragnaia, Body Star ed AB Ceres), sap-piamo come questo margine non sia semplice da rimontare ad una formazione le cui sconfitte in una stagione si contano davvero sulle dita di una mano. I Final Blow hanno già realiz-zato più del doppio delle reti messe a segno dalla Steaua (se-condo attacco del girone) e sarà davvero un’impresa per le al-tre squadre riuscire a sfilare alla capolista il titolo conquistato consecutivamente nelle ultime 10 stagioni! L’Atletico Ragnaia nell’ultimo turno, sconfiggendo la Steaua, si è presa la rivin-cita della finale del Torneo PreCampionato di Sesto Fiorenti-no; il Body Star vanta la miglior difesa del raggruppamento; invece l’AB Ceres proverà a migliorare il terzo posto ottenuto nella passata stagione. Un po’ attardati i campioni del Torneo precampionato di Sesto Fiorentino: la Steaua ha conquistato 4 punti ed ora non potrà più sbagliare se vorrà conquistare una delle posizioni utili per accedere alla Top League.Steto

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Segue dalla prima

Non poteva scegliere un posto

diverso per chiudere i suoi conti con la vita.

Il Dottor Socrates - considerato uno dei giocatori

più intelligenti, dentro e fuori dal campo, della storia del calcio - è infatti morto domenica mattina all’ospedale Albert Einstein di San Paolo, in Brasile. E chissà che prima di essere ricoverato per l’ultima volta non abbia suggerito lui il posto dove andare, quasi come ultimo omaggio a un’esistenza forse disordinata, ma anche geniale e certamente fuori dagli

schemi. Qualcuno dirà che la sua morte ricorda quella di altri geni e sregolatezza del pallone. Da Best a Garrincha per esempio, che però non avevano il piglio e la cultura politica del Dottor Socrates, doti che ne avevano fatto una sorta di punto di riferimento per tutti coloro che, ai tempi della dittatura militare in Brasile degli anni Settanta, avevano visto in lui un simbolo di democrazia. E non a caso, quando venne in Italia, decise di prendere casa proprio qui a Firenze, città ricca di cultura e di idee. La Fiorentina, allora, era reduce dallo scudetto mancato (per alcuni rubato) del 1981-82 e dalla “rivoluzionaria” stagione successiva,

in cui il tecnico De Sisti si era inventato la difesa a tre (con Contratto, Pin e Passarella), che solo molti anni dopo avrebbe trovato altri proseliti. Socrates (il cui ingaggio, comunque, consentì alla Fiorentina di stabilire il record di abbonamenti) arrivò in Italia più con la voglia di osservare, e parlare, che con quella di giocare. Le lunghe nottate passate a bere birra e a discutere di politica lasciarono infatti il segno sulla resa in campo del giocatore. Poi la squadra si divise in fazioni e clan, una situazione lontanissima dalle idee di un giocatore che, anni prima, si era inventato l’autogestione dei giocatori al Corinthias.

Se ne tornò in Brasile l’anno successivo, quasi alla chetichella, da insalutato ospite. Molti di coloro che avevano negli occhi e nel cuore gli straordinari gol fatti con l’Italia e con l’URSS nei Mondiali dell’82, non capirono cosa fosse successo. La spiegazione la dette lui poco dopo il suo ritorno al Flamengo: “Me ne sono andato soprattutto per nostalgia”. O magrao, come lo chiamavano i suoi primi tifosi, giocò alla grande anche i Mondiali dell’86. Poi disse addio al calcio. Qualche giorno fa ha detto addio alla vita ma, sicuramente, non al nostro ricordo.

ADEUS DOUTOR SOCRATESFuorigiocodi duccio Magnelli

Questo sussulto, questo accenno d’alba comunque riportano nel cuore della Fiorentina e dei suoi tifosi una speranza.Piano con gli ottimismi, condividia-mo la voglia di sperare nell’Europa di Della Valle ma in questo caso siamo perfettamente d’accordo con Delio Rossi: c’è ancora molta strada da fare. Conosciamo però la squa-dra viola e i giocatori meglio del loro stesso allenatore tanto da sapere che se Vargas tornerà davvero Var-gas, se Montolivo avrà la forza e l’orgoglio per restare Montolivo fino al fischio finale della sua storia fio-rentina, se pure Gilardino dovesse ritrovare il meglio di sé allora forse questa stagione che fin qui è stata solo amara potrebbe consegnare ai tifosi viola qualcosa di intrigante.Intanto accontentiamoci di questo sussulto, di questo saper ritrovarsi ancora in piedi e capaci, finalmen-te, di sferrare un colpo da ko ad una grande. Certo la Roma ci ha favoriti, ci ha aiutati, ci ha spianato la stra-da. Ma la Fiorentina impaurita di poco tempo fa probabilmente non avrebbe trovato neppure la lucidità per chiudere il match. Per arrivare a questo punto occorreva un leader, vero talento, un giocatore che des-se il via. E l’unico non poteva non essere Stevan Jovetic, cresciuto progressivamente, recuperato dopo un anno di infortunio, paziente nel ricercare il meglio di sé, pronto co-munque sempre a dare tutto. Ha fat-to bene la società a legarlo ancora alla maglia viola, bene ha fatto lui a prendersi per intero il peso della squadra. Ora ha le spalle forti e que-sta è l’altra garanzia di cui la Fioren-tina aveva bisogno. Gioca, diverte, è diventato anche concreto. E’ finito il tempo dei colpi di tacco, del bello ma non decisivo, adesso Stevan bada al sodo tanto è vero che dei 13 gol fatti finora dalla squadra viola ben 6 li ha segnati lui. E pensare che non è un bomber.Con questo accenno di alba la Fio-rentina si appresta ad un altro match molto difficile, quasi proibitivo: tenta-re di sferrare un colpo durissimo ad un’altra grande in difficoltà, l’Inter. Solo crederlo fino a pochi giorni fa sarebbe apparso impensabile. Ora dopo la vittoria sulla Roma l’ipotesi resta assai difficile ma sognare è di-ventato possibile.Ps: un saluto al ‘Dottore’ con il quale, con affetto, berremmo volentieri una pinta di birra.

Alessandro Rialti