Il Brasile dopo Lula

8
Anno ventunesimo, numero quattro/cinque 4/5 4/5-2010 -2010 4/5-2010 Anno XXI - Numero 4/5-2010 - Periodico bimestrale - luglio/ottobre 2010 - Euro 5,16 - Poste Italiane S.p.A. - Spedizione in Abbonamento Postale - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 N° 46) art. 1, comma 1, CNS VE - Tassa Pagata/Taxe Perçue Europe L’integrazione dei Rom nella Ue Eurasia Il triangolo USA, Russia e Iran Asia Il futuro della Corea del Nord Gli attori internazionali del conflitto afgano America Latina Il Brasile del dopo Lula Le elezioni politiche venezuelane Africa Verità e giustizia in Sierra Leone e Liberia Interdipendenze La nuova guerra ora è nella rete Italian/English Text Stephen Blank Francesca Bocchino Giorgio V. Brandolini Glyn Ford Stefano Gatto Michele Genovese Robert K. Knake Ferdinando Riccardi

description

paper by Stefano Gatto

Transcript of Il Brasile dopo Lula

Page 1: Il Brasile dopo Lula

Ann

o v

entu

nesi

mo

, num

ero

qua

ttro

/cin

que

4/54/5-2010-20104/5-2010Anno

XXI

- Nu

mer

o 4/

5-20

10 -

Perio

dico

bim

estra

le -

lugl

io/o

ttobr

e 20

10 -

Euro

5,1

6 - P

oste

Ital

iane

S.p

.A. -

Spe

dizi

one

in A

bbon

amen

to P

osta

le -

D.L.

353

/200

3 (c

onv.

in L

. 27/

02/2

004

N° 4

6) a

rt. 1

, com

ma

1, C

NS V

E - T

assa

Pag

ata/

Taxe

Per

çue

EuropeLL’’iinntteeggrraazziioonnee ddeeii RRoomm

nneellllaa UUee

EurasiaIIll ttrriiaannggoolloo UUSSAA,, RRuussssiiaa ee IIrraann

AsiaIIll ffuuttuurroo ddeellllaa CCoorreeaa ddeell NNoorrdd

GGllii aattttoorrii iinntteerrnnaazziioonnaalliiddeell ccoonnfflliittttoo aaffggaannoo

America LatinaIIll BBrraassiillee ddeell ddooppoo LLuullaa

LLee eelleezziioonnii ppoolliittiicchheevveenneezzuueellaannee

AfricaVVeerriittàà ee ggiiuussttiizziiaa iinn

SSiieerrrraa LLeeoonnee ee LLiibbeerriiaa

InterdipendenzeLLaa nnuuoovvaa gguueerrrraa oorraa

èè nneellllaa rreettee

Italian/English Text

Stephen BlankFrancesca BocchinoGiorgio V. Brandolini

Glyn FordStefano Gatto

Michele GenoveseRobert K. Knake

Ferdinando Riccardi

Page 2: Il Brasile dopo Lula

34 Acque & Terre 4/5-2010

AM

ER

ICA

LA

TIN

A Il Brasile dopo Luladi Stefano Gatto *

Il primo turno delle elezioni presidenziali brasiliane non ha ancor svelato ilnome del vincitore finale, ma le probabilità che la candidata appoggiata daLula, la sua ex-ministra Dilma Rousseff PT, (Partido dos Trabalhadores)s’imponga al secondo turno su José Serra, candidato dell’oppositore PSDB(Partido da Socialdemocracia Brasileira) sono notevoli.La ragione per cui Dilma, che ha ottenuto 47.651.434 voti (46.91%) alprimo turno, praticamente gli stessi che aveva avuto Lula nel 2006, non èriuscita ad imporsi al primo turno come i sondaggi indicavano sino a pochesettimane fa, è stata l’emergenza impetuosa della candidata ecologistaMarina Silva, senatrice dello stato amazzonico di Acre ed ex-ministradell’Ambiente di Lula dal 2003 al 2008. Marina, che ruppe, con Lula conte-standone la poca attenzione ai temi dello sviluppo sostenibile, specie inAmazzonia, ha ottenuto 19.636.359 voti, corrispondenti ad un 19,33% bensuperiore a quanto previsto dai sondaggi e del 6.5% ottenuto dalla candida-tura di Heloisa Helena nel 2006, paragonabile alla sua (cioè alla sinistra diLula).Marina è stata probabilmente avvantaggiata dai recenti scandali sorti nel-l’entourage immediato di Dilma e dall’appoggio delle chiese evangeliche,potentissime elettoralmente nel religioso Brasile (a Dilma hanno nuociutole sue posizioni in favore della libera scelta in materia d’aborto). José Serra, l’ex-ministro della Sanità di F.H.Cardoso e candidato sconfittoda Lula al secondo turno nel 2002, ottiene 33.132.283 voti, pari al 32,61%.Sette punti in meno di Alckmin, candidato del PSDB nel 2006, e più omeno gli stessi voti che ottenne al secondo turno nel 2002 (ma allora vota-rono 25 milioni di persone in meno). Questo risultato non si traduce perònella temuta débâcle del partito tucano, che ottiene successi importantinelle elezioni statali, imponendosi nei due stati – chiave di São Paulo e

Minas Gerais, nei quali i candidati elettisuperano nettamente i consensi ottenutiin loco da Serra.Due considerazioni elettorali: il Brasileha dimostrato ancora una volta di dis-porre di una delle macchine elettoralipiù efficienti al mondo, capace di farvotare elettronicamente 111 milioni dipersone (la terza popolazione elettoraleal mondo, dopo India e Stati Uniti e leg-germente superiore ai 104 milioni divotanti dell’ultima elezione indonesiana)in maniera ordinata, senza contestazionie con pubblicazione di risultati definitivie non contestati nel giro di poche ore.Elezioni che tra l’altro non erano solopresidenziali, ma anche statali (governa-tori di 27 stati), parlamentari e comunali(i municipi in Brasile sono 5565).Ebbene, la macchina elettorale brasilianaha funzionato ancora una volta benissi-

Page 3: Il Brasile dopo Lula

35Acque & Terre 4/5-2010

mo, suscitando molte invidie anchein paesi del Nord del mondo. C’èsolo da complimentarsi e studiarel’esperienza brasiliana in materia(pensiamo alla diffidenza con cui siguarda al voto elettronico inEuropa).D‘altro canto, gli elettori brasilianihanno confermato una partecipa-zione superiore all’80%, elevata intermini internazionali, che dimostrala loro fiducia nel sistema, a frontedi tassi di partecipazione quasisempre calanti nelle democraziecosiddette mature.In entrambi i casi, si tratta dibuone notizie.La chiave del secondo turno saran-no ovviamente i votanti di MarinaSilva, che però dovrebbero propen-dere soprattutto verso DilmaRousseff: sembra davvero difficileche Serra possa recuperare lo svantaggio accumulato, se teniamo contoanche del profilo ideologico dei candidati. Le prime dichiarazioni post-elettorali sembrano preannunciare una Dilmapiù centrata su messaggi propri, che la distinguano da Lula pur nella conti-nuità delle sue politiche.Dilma, che nonostante il suo passato guerrigliero che l’ha anche portata incarcere durante la dittatura militare, non è in politica da molto, fu nomina-ta da Lula come ministro “tecnico” all’Energia nel suo primo mandato, perpoi passare all’assai più politica “Casa Civil“ (una specie di capo gabinet-to, incaricato del coordinamento del governo).Da quel posto Dilma è stata catapultata con insistenza da Lula alla candida-tura presidenziale per la coalizione che ha appoggiato il presidente uscen-te, composta da 11 partiti. Oltre al PT, l’altro partito chiave nella coalizioneè il PMDB (Partido do Movimento Democrático Brasileiro), erede delpartito che si impose con Tancredo Neves nelle prime elezioni post – ditta-toriali e che, pur non presentando da molti anni un candidato proprio allepresidenziali continua ad essere il primo partito nazionale per numero dieletti. Il PMDB è stato rappresentato nel ticket presidenziale da MichelTemer, una vecchia volpe della vita parlamentare brasiliana (Dilma,62enne, non aveva mai concorso ad alcuna elezione).La campagna elettorale di Dilma ha puntato sinora esclusivamente su un’i-dentificazione totale con Lula, che si è impegnato al 100% al lato della suaprescelta (prendendosi anche cinque multe dalle autorità elettorali perpartecipazione non imparziale nella campagna elettorale) ed è arrivato adire che votare Dilma era come votare per lui, che non poteva ripresentarsi(ed avrebbe stravinto se lo avesse potuto fare...).Dilma ha probabilmente interesse a differenziarsi un poco dal presidenteuscente in vista del secondo turno, pur confermando il messaggio di conti-nuità con l’operato del presidente più popolare della storia del paese, chelascia la carica con indici d’approvazione dell’80%.

AM

ER

ICA

LA

TIN

A

Page 4: Il Brasile dopo Lula

36 Acque & Terre 4/5-2010

AM

ER

ICA

LA

TIN

A Un indicatore significativo dello straordinario successo politico di Lula è ilfatto che nessuno dei tre principali candidati, che hanno raccolto insieme il99% dei voti, abbia osato criticare il presidente uscente: tutte e tre le can-didature si presentano come di centro- sinistra, progressiste ma rispettosedei fondamenti del mercato: esattamente la ricetta che Lula ha saputocucinare magistralmente nei suoi otto anni, divenendo un riferimento mon-diale e regionale.Proprio la sintonia assoluta con Lula è stato il principale vettore della can-didatura di Dilma, una manager più che una politica, fedelissima al suomentore agli occhi degli elettori.E proprio la poca chiarezza di Serra nel differenziarsi dalla socialdemocra-zia di Lula (non dimentichiamo che Serra è esponente autorevole propriodel partito socialdemocratico, che con F.H.Cardoso nel 1994 – 2002 avviòquelle riforme strutturali poi portate avanti da Lula nel suo periodo) lo hapenalizzato. Il poco magnetismo personale del pur competente Serra, cheebbe successo sia come ministro della Sanità con Cardoso che successiva-mente come Governatore dello Stato di San Paolo, (il più importante delBrasile, con un peso economico di molto superiore ad ogni altro paesed’America del Sud) ha poi contribuito a limitare il suo consenso elettorale,che come abbiamo visto non ha spiccato il volo rispetto a precedentiappuntamenti elettorali.Che Brasile si ritroverà a governare il successore di Lula? Su questa rivistaabbiamo seguito con attenzione la politica brasiliana dal 1994. L’articoloche commentò l’elezione di Cardoso nel 1994 s’intitolò “Il Brasile diCardoso tra speranze ed incertezze”. I successivi sempre allusero alle fragi-lità del sistema brasiliano, da sempre caratterizzato da un grande potenzia-le mai pienamente realizzato. Come si soleva dire scherzosamente inBrasile: il nostro è il paese del futuro, e… sempre lo rimarrà.Gli ultimi sedici anni sono stati caratterizzati da una chiarissima linea diret-trice, che, poggiando sulle riforme economiche portate avanti da Cardoso,che permisero al paese di sconfiggere l’iper-inflazione degli anni ottanta ela cronica instabilità finanziaria,e poi a Lula di approfondire l’azione socialesenza volgere le spalle al rigore economico.Il Lula-spauracchio divenne col tempo un candidato accettabile da partedelle élites economiche e poi il migliore gestore possibile del paese emer-gente: attento non solo all’azione sociale, ma anche ai fondamentali neces-sari per la crescita economica, necessaria per promuovere quelle riformesociali di cui un paese per secoli rimasto un campione assoluto di disegua-glianza aveva tremendamente bisogno.La sensazione degli anni di Cardoso fu che si fece molto per modernizzarel’economia e la gestione della cosa pubblica, ma non abbastanza per i dueterzi meno abbienti del paese.Negli anni di Lula, il cocktail sapiente tra economia e sociale, tra nazionali-smo economico e mercato, tra progressismo e rigore ha permesso al paesedi approfittare a fondo delle ottime condizioni esistenti nell’economia mon-diale prima della crisi: il Brasile, paese industriale competitivo ma ancheimportantissimo esportatore di prodotti agricoli e materie prime, ha ali-mentato una crescita economica impetuosa che anche nel 2010 si assesteràintorno all’8%. In questi anni, il Brasile ha poi anche avuto la fortuna dilocalizzare importantissime riserve di petrolio off-shore, gestite oculata-mente dall’impresa statale Petrobras.I due fattori trainanti dell’economia brasiliana sono stati da un lato l’espan-

Page 5: Il Brasile dopo Lula

37Acque & Terre 4/5-2010

sione del mercato interno, mediante oculate politiche di trasferimento direddito che hanno permesso a ben venti milioni di persone d’abbandonarela povertà per entrare nella classe media: una delle migliori performance

mondiali, comparabile solo a quanto ottenuto da Cina ed India, gli altri dueBRIC cui il Brasile si può paragonare.Tali politiche sono state accompagnate da una pianificazione economicaleggera, un grande sforzo infrastrutturale ed un miglior equilibrio nellagestione delle differenze tra i diversi stati che compomngono quest’immen-so paese.Il secondo fattore-chiave, che può costituire anche il tallone d’Achille delBrasile se non valutato nella sua importanza, è il notevole peso che hannoavuto le esportazioni di prodotti primari ed energetici, specie verso i paesiemergenti. Il Brasile è molto lontano dall’essere dipendente dalle esporta-zioni di materie prime, comedel resto anche la crescita nel2010 dimostra, ma sarebbepericoloso dimenticare quantonella crescita economica bra-siliana abbiano pesato gli ele-vati corsi delle materie primeprima della crisi del 2008 el’insaziabile sete di risorse daparte dei paesi emergenti.Questo sì, il Brasile di Lulanon è incorso nell’errore ditanti altri paesi dotati di risor-se, che finiscono per diventa-re un ostacolo per la crescitaeconomica, ma ha saputousarle al meglio per moderniz-zare il paese.Negli anni di Lula si è definiti-vamente avverata quella cheera da anni l’aspirazione delBrasile, quello di divenire unapotenza con status mondiale:la stabilizzazione finanziaria(non dimentichiamo che Luladovette firmare, prima d’esse-re eletto nel 2002, una dichia-razione d’intenti con l’FMI perassicurarne l’ortodossia eco-nomica: ebbene, durante ilsuo mandato non solo si sonoestinti i debiti con il Fondomonetario, ma addirittura ilBrasile ha partecipato alpiano di salvataggio dellaGrecia, diventandone paesecreditore, un qualcosad‘impensabile sino a pochianni fa), accompagnata da

AM

ER

ICA

LA

TIN

A

Page 6: Il Brasile dopo Lula

38 Acque & Terre 4/5-2010

AM

ER

ICA

LA

TIN

A significativi tassi di crescita ha gettatole basi per fare del Brasile un paesedi riferimento non tantodell’America latina quanto delmondo emergente.Lula ha impostato la sua azioneesterna, portata avanti dall’impeccabi-le Itamaraty, il ministero degli esteribrasiliano guidato da Celso Amorim,confermatosi in questi anni comeuna delle più prestigiose diploma-zie mondiali, su due principiessenziali: l’emergenza delBrasile come potenza di primagrandezza e la diplomazia Sud-Sud, in chiave culturale edeconomica, specie con i paesidell’Africa e di lingua porto-ghese.In chiave d’affermazione del-l’importanza del Brasile comeattore globale, ha avuto moltaimportanza il ruolo brasiliano nella missione ONU ad Haiti e nella successi-va crisi legata al terremoto, nella quale il paese sudamericano ha avuto unruolo importante al lato degli Usa (e dell’Ue, che pecca però sempre di suf-ficiente visibilità per la propria azione).Ancora più significativo il ruolo centrale assunto dal Brasile in tutti i grandidibattiti internazionali: dal cambio climatico allo sviluppo delle energiealternative (il Brasile è leader in produzione d’alcool da biomassa), dalDoha round alle nuove architetture internazionali.Nessuno dubita che il Brasile otterrà un seggio permanente al Consiglio diSicurezza ONU quando avverrà una riforma, né che sia un membro fonda-mentale di quel G-20 che ha reso ridondante l’una volta importantissimo G-7.Il recente ruolo del Brasile nell’accordo nucleare tra Iran e Turchia ha poidimostrato il successo di Brasilia nel giocare un ruolo mondiale eterodossoalternativo agli schemi tradizionali del potere internazionale e in zone nellequali il paese non aveva presenza sino a poco tempo fa.Il prestigio internazionale del Brasile negli anni di Lula è quindi aumentatomoltissimo: quando io vissi in Brasile, dal 1998 al 2002, era ancora del tuttoimpensabile che una candidatura internazionale del Brasile potesse averechances di successo: la doppietta 2014-2016 (mondiali di calcio – olimpia-di) è la dimostrazione di quanto le cose siano cambiate in poco tempo.È forse in America latina dove, paradossalmente, il Brasile ha avuto menosuccesso in questi anni. Se la socialdemocrazia alla Lula è divenuta il riferi-mento ideologico di moda di molti governi (prendendo il passo sulla boc-cheggiante socialdemocrazia europea), il Brasile non ha sempre usato almeglio le proprie armi nella sua regione.Il Mercosur, processo d’integrazione di gran successo negli anni 90, si èinceppato in questo decennio, a causa dei problemi argentini ma anchedegli eterni dissidi tra Buenos Aires e Brasilia: il Brasile, che aveva usato ilMercosur come un fattore d’apertura e stimolo delle riforme economiche,

Dilma Rousseff

Page 7: Il Brasile dopo Lula

39Acque & Terre 4/5-2010

ha dato l’impressione di nondare più particolare importanzaall’integrazione con i suoi vicininel momento in cui la domandamondiale dopava la sua crescita.D’altro canto, i rapporti con unvicino come la Bolivia non sonostati gestiti al meglio, e questoha penalizzato gli interessi d’en-trambi i paesi.Il maggior peso brasiliano non siè automaticamente tradotto inuna maggior leadership regiona-le, e l’integrazione latinoamerica-na non ha fatto sostanziali passiavanti in questo periodo, anchese la nascita d’UNASUR ha crea-to un nuovo foro politico d‘inte-grazione.La reazione brasiliana alla crisiin Honduras, molto importantein America Latina anche se poco

seguita in Europa, è stata forse un po’ troppo rigida, ed è curioso comeancora oggi Brasilia non abbia riconosciuto un governo d’unione nazionaleformatosi dopo elezioni che è azzardato non riconoscere come legittime.L’equilibrismo nei rapporti con i paesi dell’ALBA, in particolare con ilVenezuela di Chávez che ne è il leader, sono molto condizionati dai recipro-ci interessi economici e strategici, a volte a scapito d’una maggiore chiarez-za.E l’atteggiamento di Lula nei confronti del regime cubano e della sua inter-pretazione restrittiva dei diritti umani ha causato molta sorpresa.Un’altra politica nella quale sussistono delle ombre è quella portata avantidai governi di Lula in Amazzonia: il Brasile è sempre stato molto sensibile aevitare che facesse presa l’idea, cara ad alcuni ambienti, dell’internaziona-lizzazione dell’Amazzonia, considerato un anatema in Brasile. Al tempostesso, è chiaro che la presenza della più grande foresta tropicale delmondo nel suo territorio condiziona molto le posizioni di Brasilia in materiadi cambio climatico e ambiente. Se il primo governo Lula ebbe successo nelridurre la deforestazione, questo trend si è rallentato negli ultimi anni(uscita di Marina Silva dal governo) e l’attuale revisione del codice foresta-le sembra impostata ad una maggiore attenzione nei confronti degli inte-ressi economici degli allevatori, propensi a permettere quote maggiori dideforestazione, piuttosto che a quelli dei fautori dello sviluppo sostenibile,che di per sé fa parte dell’agenda del Brasile ma per cui non è sempre faci-le trovare soluzioni ottimali.I successi di Lula nel ridurre i livelli di povertà non devono però far dimen-ticare che le disuguaglianze sociali, l’accesso alle opportunità economiche(i cittadini brasiliani si confrontano ai più alti tassi d’interesse bancari almondo), la criminalità e il miglioramento continuo degli standard educativi,sanitari e scientifico/tecnologici rimangono questioni aperte: i miglioramen-ti di questi anni devono essere seguiti da ulteriori rafforzamenti delle poli-tiche in tutti questi ambiti, senza i quali il Brasile, che è paese potentemen-

AM

ER

ICA

LA

TIN

A

Luiz Inácio Lula da Silva

Page 8: Il Brasile dopo Lula

40 Acque & Terre 4/5-2010

AM

ER

ICA

LA

TIN

A te emergente ma non ancora sviluppato nel senso classico del terminepotrebbe soffrire in futuro per mantenere le posizioni raggiunte.Importante quindi che al successo di questi anni non faccia seguito l’autocompiacimento, che fa parte del carattere brasiliano.Non c’è dubbio che anche una seria riforma dei partiti politici, che ovviassealla sempiterna confusione della vita legislativa nazionale e statale, potreb-be beneficiare il paese (anche Lula ne soffrì, pur senza vedere intaccata lasua credibilità personale): se ne parla da anni, ma con scarsi risultati.Comunque, i risultati ottenuti da Lula l’hanno reso senza dubbio un perso-naggio-chiave nella storia del XXI secolo e, senza tema di smentite, pensia-

mo che, nonostante i rischi evidenziati inalcuni settori, il Brasile non torneràindietro, essendo ormai evidenti a tutti ibenefici di un modello equilibrato tracrescita economica e distribuzione.D’altronde, non è un caso che i dati del-l’ultimo Latino-Barómetro 2009 evidenzi-no il Brasile come il paese nel quale lafiducia dei propri cittadini è maggiore:alla domanda “il paese va nella direzionegiusta?” risponde positivamente il 75%dei brasiliani, a fronte di una media con-tinentale del 45% ed del dato argentino,il peggiore, del 19%.Dopo molti tentennamenti, il Brasile ha

finalmente imboccato una strada maestra che lo sta portando in alto, ed alivello internazionale non v’è un solo dibattito nel quale la posizione diBrasilia non conti. Il Brasile che lascia di Lula non è più quello delle eternepromesse, ma delle realtà concrete.

* Stefano Gatto,diplomatico Ue attualmente in America Centrale, fu consigliere economicodella Commissione Europea a Brasilia dal 1998 al 2002.