Il bosco sacro di Luserna di strega dopo la morte del marito e vi contribuirono il suo sguardo fiero...

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1 memoria. Alcune rappresentazioni tradotte in figure vivono nel bosco immaginario di Luserna. La più importante è la Frau Berchta. All’inizio del Novecento a Luserna c’era l’ultima delle sue eredi: “in tanti altri luoghi del Trentino non ci sono più streghe dal tempo del Concilio di Trento. «Soto el sacro Conzilio streghe e spiriti no ghen regna» dice il vecchio Giovanni Pallaver di Montevaccino, assicurando che se in vita sua vide qualche indemoniato, e precisamente in Pinè, era gente «de zo lì», del Bellunese, mai trentina. A Luserna però le streghe ci furono sempre ed una ce n’è adesso in carne ed ossa; è la «strega Sabina» nata a Ossana in Val di Sole nel 1833 ed accasatasi a Luserna con un certo Nicolussi nel 1866. Cominciò ad aver fama di strega dopo la morte del marito e vi contribuirono il suo sguardo fiero e duro, l’esser ella straniera e sicuramente la sua astuzia. Gli uomini ridevano, ma le donne credevano e dicevano che faceva incanti con l’aiuto del diavolo, che prevedeva il futuro e conosceva la ventura degli uomini. Specialmente le mamme le regalavano tutto ciò che chiedeva perché non capitasse male a qualcuno dei loro figli; i ragazzi poi, quando l’incontravano, per timore facevano in fretta tre croci sul ginocchio destro e poi se la davano a gambe”. Berchta è una mana/santa alpina, erede di una divinità femminile nordica e della rappresentazione di una società matriarcale. Tra Berchta e i i futuri padri si stabilisce un contratto speciale di compravendita. I neonati più belli costano di più: “a Luserna la Frau Klafter o Frau Perchtega conserva i bambini in una caverna sul torrente Üasn (Il Rio Pissavacca, a Sud del paese) e in botti piene d’acqua. Quando tuona, è segno che le sta risciacquando. [CONTINUA IN SECONDA] In questo numero: Editoriale Oltre il confine di Paolo Zammatteo Educazione Siberiana di Alessio Marchiori Franco Gabban di Mauro Margoni di ALESSIO MARCHIORI Delle Alpi esiste una accezione mitizzata, prevalentemente dove esistono precisi riferimenti storici a figure particolarmente suggestive. Ci si muove in una storia fatta di violazioni dei territori, di spostamenti sofferti, di malinconia per le tradizioni perdute e di sfide verso il nuovo: l’immaginazione sa spostarsi dall’esteriorizzazione – della natura fisica dei luoghi come delle convenzioni – verso l’estetizzazione del comune sentire. Questa, comunque la si osservi, è spiritualità. Tra essa e la e magia si collocano alcune narrazioni lusernesi che spingono il senso del confine verso il suo estremo, la morte. È un ambito tematico, che contrappone al termine materiale la continuità del clan attraverso la traduzione in figure fantastiche dietro cui si celano le origini dell’intera stirpe. La morte è un confine che non possiamo affrontare da vivi e di fronte ad essa anche un popolo che conserva un passato identitario ricco di migrazioni e di limiti fisici ed ideologici infranti, può solo presentarsi forte di tutte le sue, pur millenarie, fragili vite precedenti. Di esse rimangono le antiche religioni e le tracce dettate dalla Povere statue. Mai state scolpite mai state toccate da arte o scalpello scaricate dalla stiva sull’asfalto bollente dell’estate stese e per le storte pose degli arti derise. Statue del gelo nel gelo che ci avvolge. Impresse nel display di qualche telefonino quale ricordo vacanziero da mostrare ai mostri amici le angurie fresche a fette nei tavoli il ghiaccio nei cocktail a cubetti quel ghiaccio triturato dai sorrisi. Fabio Franzin (Da: Canti dell’offesa) Il 14 luglio 2007, nell’area di servizio Bazzera, a Mestre, da un camion tedesco che trasportava angurie, furono estratti i corpi congelati di tre clandestini iracheni. I giornali raccontarono le risa divertite dei turisti di passaggio, Le foto ricordo fatte coi telefonini. di PAOLO ZAMMATTEO Il bosco sacro di Luserna dubbia natura. Se non quella, piuttosto profonda, di stravaganti alchimie socio politico – economico – finanziarie. Nel contempo ci possiamo consolare con informazioni di fiducia nell’avvenire: ci sono organizzazioni che giurano sul loro onore e sui loro lauti compensi che la recessione sta rallentando, prospettando scenari ed orizzonti più rosei. Le famiglie stanno recuperando potere d’acquisto. Che i loro euro stiano lasciando definitivamente la loro residenza? 2010, via da Monopoli strasse? Chi lo sa … chi vivrà vedrà. Lo spettacolo deve andare avanti nonostante tutto e tutti. Con buona pace di benpensanti e di detrattori. Mentre a noi, nel nostro piccolo, formichine operaie ci si permetta una libertà, piccina, piccina: “Ad altiora e ad maiora, Presidente. Buon compleanno!” “L’autunno venne alla porta, l’impermeabile piegato sul braccio ed i fiori nella destra, bussò, l’estate arrossì, esitò, resistette all’estremo delle proprie forze, non gli volle aprire … poi cedette”. Avanti signori, la giostra è per qui per voi, salite, divertitevi e fate divertire i vostri bimbi, dimenticate l’ansia del quotidiano, a quelli ci pensiamo noi. Magari non noi direttamente, bensì i nostri consiglieri, i nostri delegati, i nostri … Così è, anche se non vi pare. L’estate se ne sta andando con il suo fascino languido ed un fascio di stranezze: veline, velone, polemiche orfane di profondità ed argomenti. Scontri politico – giornalistici in salsa religiosa. Non verde. Con tutor indesiderati. Osservatori “Super Partes”, di equilibri, però, di

Transcript of Il bosco sacro di Luserna di strega dopo la morte del marito e vi contribuirono il suo sguardo fiero...

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memoria. Alcune rappresentazioni tradotte in figure vivono nel bosco immaginario di Luserna.

La più importante è la Frau Berchta. All’inizio del Novecento a Luserna c’era l’ultima delle sue eredi: “in tanti altri luoghi del Trentino non ci sono più streghe dal tempo del Concilio di Trento. «Soto el sacro Conzilio streghe e spiriti no ghen regna» dice il vecchio Giovanni Pallaver di Montevaccino, assicurando che se in vita sua vide qualche indemoniato, e precisamente in Pinè, era gente «de zo lì», del Bellunese, mai trentina. A Luserna però le streghe ci furono sempre ed una ce n’è adesso in carne ed ossa; è la «strega Sabina» nata a Ossana in Val di Sole nel 1833 ed accasatasi a Luserna con un certo Nicolussi nel 1866. Cominciò ad aver fama di strega dopo la morte del marito e vi contribuirono il suo sguardo fiero e duro, l’esser ella straniera e sicuramente la sua astuzia. Gli uomini ridevano, ma le donne credevano e dicevano che faceva incanti con l’aiuto del diavolo, che prevedeva il futuro e conosceva la ventura degli uomini. Specialmente le mamme le regalavano tutto ciò che chiedeva perché non capitasse male a

qualcuno dei loro figli; i ragazzi poi, quando l’incontravano, per timore facevano in fretta tre croci sul ginocchio destro e poi se la davano a gambe”.

Berchta è una mana/santa alpina, erede di una divinità femminile nordica e della rappresentazione di una società matriarcale. Tra Berchta e i i futuri padri si stabilisce un contratto speciale di compravendita. I neonati più belli costano di più: “a Luserna la Frau Klafter o Frau Perchtega conserva i bambini in una caverna sul torrente Üasn (Il Rio Pissavacca, a Sud del paese) e in botti piene d’acqua. Quando tuona, è segno che le sta risciacquando.

[CONTINUA IN SECONDA]

In questo numero: Editoriale Oltre il confine

di Paolo Zammatteo Educazione Siberiana

di Alessio Marchiori Franco Gabban

di Mauro Margoni

di ALESSIO MARCHIORI

Delle Alpi esiste una accezione mitizzata, prevalentemente dove esistono precisi riferimenti storici a figure particolarmente suggestive. Ci si muove in una storia fatta di violazioni dei territori, di spostamenti sofferti, di malinconia per le tradizioni perdute e di sfide verso il nuovo: l’immaginazione sa spostarsi dall’esteriorizzazione – della natura fisica dei luoghi come delle convenzioni – verso l’estetizzazione del comune sentire.

Questa, comunque la si osservi, è spiritualità. Tra essa e la e magia si collocano alcune narrazioni lusernesi che spingono il senso del confine verso il suo estremo, la morte. È un ambito tematico, che contrappone al termine materiale la continuità del clan attraverso la traduzione in figure fantastiche dietro cui si celano le origini dell’intera stirpe. La morte è un confine che non possiamo affrontare da vivi e di fronte ad essa anche un popolo che conserva un passato identitario ricco di migrazioni e di limiti fisici ed ideologici infranti, può solo presentarsi forte di tutte le sue, pur millenarie, fragili vite precedenti. Di esse rimangono le antiche religioni e le tracce dettate dalla

Povere statue. Mai state scolpite

mai state toccate da arte o scalpello

scaricate dalla stiva sull’asfalto

bollente dell’estate stese e per le

storte pose degli arti derise. Statue

del gelo nel gelo che ci avvolge.

Impresse nel display di qualche

telefonino quale ricordo vacanziero

da mostrare ai mostri amici

le angurie fresche a fette nei tavoli

il ghiaccio nei cocktail a cubetti

quel ghiaccio triturato dai sorrisi.

Fabio Franzin

(Da: Canti dell’offesa)

Il 14 luglio 2007, nell’area di servizio Bazzera, a Mestre, da un camion tedesco che trasportava angurie, furono estratti i corpi congelati di tre clandestini iracheni. I giornali raccontarono le risa divertite dei turisti di passaggio, Le foto ricordo fatte coi telefonini.

di PAOLO ZAMMATTEO

Il bosco sacro di Luserna

dubbia natura. Se non quella, piuttosto profonda, di

stravaganti alchimie socio politico – economico – finanziarie.

Nel contempo ci possiamo consolare con informazioni d i f iducia nell’avvenire: ci sono organizzazioni che giurano sul loro onore e sui loro lauti compensi che la recessione sta rallentando, prospettando scenari ed orizzonti più rosei.

Le famiglie stanno recuperando potere d’acquisto.

Che i loro euro stiano lasciando definitivamente la loro residenza? 2010, via da Monopoli strasse?

Chi lo sa … chi vivrà vedrà. Lo spettacolo deve andare avanti

nonostante tutto e tutti. Con buona pace di benpensanti e di

detrattori. Mentre a noi, nel nostro piccolo,

formichine operaie ci si permetta una libertà, piccina, piccina:

“Ad altiora e ad maiora, Presidente. Buon compleanno!”

“L’autunno venne alla porta, l’impermeabile piegato sul braccio ed i fiori nella destra, bussò, l’estate arrossì, esitò, resistette all’estremo delle proprie forze, non gli volle aprire … poi cedette”.

Avanti signori, la giostra è per qui per voi, salite, divertitevi e fate divertire i vostri bimbi, dimenticate l’ansia del quotidiano, a quelli ci pensiamo noi.

Magari non noi direttamente, bensì i nostri consiglieri, i nostri delegati, i nostri …

Così è, anche se non vi pare. L’estate se ne sta andando con il suo

fascino languido ed un fascio di stranezze: veline, velone, polemiche orfane di profondità ed argomenti.

Scontri politico – giornalistici in salsa religiosa. Non verde.

Con tutor indesiderati. Osservatori “Super Partes”, di equilibri, però, di

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nella maniera più evidente e naturale con l’arrivo e la colonizzazione di genti esterne.

La narrazione germanica attorno alle due dee, o ad una d’esse figurata in entrambe, non ignora i loro mutamenti d’indole e d’aspetto: Holda assumeva le vesti di condottiera del fantastico esercito sterminatore o della caccia selvaggia; alla guida d’un cocchio trainato da due gatti, tra una turba di spettri a cavallo di mostruose, fantastiche fiere, fendeva l’aria rasente a terra con rumore infernale, travolgendo e uccidendo quanti incontrava o si opponevano alla sua corsa nelle misteriose notti al solstizio invernale”.

Berchta e Holda si incontrano persino in una invocazione

finlandese. La memoria, i miti, i significati di tante leggende e la loro dimensione universale vi sono accomunati, mentre nella mappa di un mondo minerario mitizzato compaiono anche le cinque valli del Sella nelle Dolomiti Orientali, dove con la Delibana si celebra lo stesso importante rito di immersione: “Quale è il segreto per interpretare la lingua muta del tempo? Un angolo di tempo ormai sepolto, con i suoi significati, i suoi segreti? Un tempo differito, conservato nel fluire del presente e nell’ombra del futuro? Il segreto è quello di accostare i grandi misteri del passato, così passato da diventare mito. Il segreto è quello di trovare, in culture molto lontane, almeno per quanto riguarda le distanze, analogie e significati e verità, sempre le stesse”.

Emergono misteriose forze telluriche che alimentano leggende e timori

[DALLA PRIMA]

Frau Per(ch)tiga porta lei stessa i piccoli dalla caverna sotto il villaggio denominata Stanza della vecchia Orsola”.

L’evento atmosferico ricorda l’immagine arcaica del Bovaro, la divinità che si muove lungo la Via Lattea su un carro trainato da buoi. Il tuono è la sua voce e desta la Terra affinché prolifichi.

La Frau Pertica abita nelle grotte: il Bus della Vecia Pempa a Pedemonte e il Bus della Fraoperta sopra Z o r e r i i n V a l Ter ragno lo . A Giazza la Grotta della Frau Pertica è sulla Parete Rossa, poi considerata il nascondiglio di un tesoro protetto dal diavolo.

I n a m b i t o cimbro Frau Berchta (Perchta , Percht ica , Froberta, ecc.), inquadra tre personaggi.

La prima è la buona s p o s a d e l l ’ U o m o Selvatico (Folgaria): mentre il s u o c o m p a g n o ( d i s c en d en te dalla divinità c e l t i c a d i Kernunnos) è generoso e leale verso gli uomini (a cui trasmette preziosi segreti della natura come la metallurgia e l’arte casearia), Berchta insegna alle donne l’arte della filatura e le aiuta nello svolgimento di quel lavoro. È la personificazione della divinità silvestre, da ingraziarsi a scanso d’infortuni. Un relitto del mondo mitologico germanico, per molti versi legato ai miti classici, può essere il Laghetto de la Bèrta, sulla china selvosa del monte Rive in vista della piana lacustre. Con Berchta c’è Holda, dea del sole e delle nubi piovose, abitatrice dei monti e delle selve presso le fonti e i laghi, allo specchio dei quali intrecciava le chiome dorate; era giovane, bella e benefica e trovava il suo parallelo classico in Diana. A Caldonazzo la presenza di due toponimi marcatamente vicini al nome e agli attributi delle due dee (nel bosco c’è una via Olda), non può essere trascurata: il culto pagano a Diana è testimoniato dall’ara votiva di Calceranica. Ciò induce a credere che la connessione tra i miti d’Oltralpe e i preesistenti culti locali si sia manifestata

ancestrali di riti barbarici, di sacrifici umani alla grande Madre, la Terra e al suo utero, la Miniera, con suoni di invocazioni antiche: «E voi Berchta e Stempa, Isar dagli occhi di nebbia, Li-Li dalla voce di lava, Frigga dal grembo di pietra, Holda dalle mille forme» .

Berchta è depositaria di conoscenze magiche, cui vengono iniziate una serie di figure: streghe e stregoni del temporale; uomini e donne selvagge; le streghe guaritrici come quella descritta in “La madre che piangeva il bambino morto” dopo essersi prodigata nell’usare “ogni medicina che conosceva”.

Tra i racconti di Luserna incontriamo i membri della sua orda. Il più notevole è la Trut, il vampiro, una donna che ha la

facoltà di cadere in uno stato di non morte, mentre la sua anima si

riveste di un aspetto animale (calabrone, cavallo, gatto) ed esce dal corpo per

andare a succhiare il sangue fra i vivi. Lei rivela che Berchta è il corrispondente al femminile del

Watan nordico. “Nel folklore nordico è a m p i a m e n t e testimoniato che chi pratica la magia o la

stregoneria durante la vita è destinato a risorgere dalla

morte come vampiro. Si parla di hugr (pl. h u g i r ) c h e

“designa in antico nordico l’insieme degli

aspetti spirituali di un essere: animo, m e n t e , c u o r e , s e n t i m e n t o ,

desiderio. In esso è espresso il carattere interiore, la vera

natura. I casi in cui il hugr assume aspetto animale

sono senz’altro prevalenti. Il hugr può infine apparire sotto forma di vento, nebbia, fumo o vapore”.

Frau Berchta e Holda hanno forti connessioni con Diana e la Giunone lucina della tradizione latina, cui era dedicato il lucus, il bosco sacro. Non è azzardata l'ipotesi che l'insolita tribù di spiriti che popolano i dintorni di Luserna, giunti qui nel Basso Medioevo assieme ai boscaioli bavaresi protagonisti della colonizzazione verde, abbia trovato terreno fertile per insediarsi in un'area già interiorizzata dai locali come uno spazio “speciale”. L'oronimo neolatino Summum Luxernae, usato per la prima volta in un documento del 1202 ad indicare l'altopiano, potrebbe risalire all'epoca dell'insediamento latino. La memoria di Luserna come bosco sacro all'arrivo dei tedeschi avrebbe indicato ancora la località come la più adatta all'insediamento delle loro figure magiche.

INIZIATIVE EDITORIALI

Porte d’Eurasia Il Grande Gioco a vent’anni dalla caduta del Muro di Berlino

È di prossima uscita il nuovo lavoro a cura del C.S. “Vox Populi”. La presentazione ufficiale si terrà a:

Roma Campidoglio

(Palazzo Senatorio)

venerdì 6 novembre ore 16:30

entrata libera

si prega confermare la presenza all’indirizzo e-mail

[email protected] […] la definitiva eclisse dell’egemonia unilateralista statunitense, non ancor giunta a completa maturazione e tanto meno còlta dall ’opinione pubblica mondiale nella sua irreversibile sostanza, eppure già accettata e legittimata dalla l u c i da ammis s i one de l presidente Barack Hossein Obama, comporta per forza di cose anche una ridefinizione di equilibri ed alleanze. Questo libro mira alla definizione d’uno spazio eurasiatico in rapporto alle realtà e alle esigenze emerse negli ultimi anni: sarebbe molto riduttivo definirlo una raccolta di saggi a carattere geostorico o geopolitica. Alla b a s e c ’ è u n ’ e s i g e n z a progettuale che definirei civica. Non è per nulla poco. Di quanto qui è esposto, magari addirittura per la prima volta, il XXI secolo dovrà tornar a parlare: e molto.

[dall’introduzione di F. Cardini] CON IL CONTRIBUTO DI: Franco Cardini, Aldo Ferrari, Fabrizio Vielmini, Alexander Dugin, Daniele Lazzeri, Andrea Marcigliano, Alberto Micalizzi, Ermanno Visintainer, Federico Prizzi, Andrea Forti, Salvatore Santangelo, Claudio Tessaro de Weth, Marco Cochi, Tonino Puggioni.

L ’ A N G O L O D E L L A C U L T U R A

criminale di chi viene educato a divenire un “Criminale onesto”. Una contraddizione. Ma solo apparente, perché l’Educazione Siberiana è costruita su questo ossimoro.

E Nicolai, autore di questo volume, di assoluto valore letterario nonché umano, forma il proprio Sé, fluttuandovi con temperanza e sapienza.

In un Paese fantasma, proclamatosi indipendente, ma mai riconosciuto da alcun stato, la Transnistria, terra di deportazioni passate e violenza, criminalità presente, da cui scappare, semplicemente per avere il diritto al giorno dopo.

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VOX POPULI trimestrale d’informazione www.vxp.it Anno VI • n. 3 • settembre 2009 Direttore responsabile: ALESSIO MARCHIORI Hanno collaborato: NICOLAI LILIN, ALESSIO MARCHIORI, MAURO MARGONI, PAOLO ZAMMATTEO. Autorizzazione del Tribunale di Trento Registro Stampa n. 1175 decreto del 17/4/03 Sede: Zivignago di Pergine Valsugana (Tn) via alla Cargadora, 3 - C.P. 113 Ufficio postale di Pergine Valsugana Stampa: Tipografia Pasquali Fornace (TN)

di ALESSIO MARCHIORI

Il caso del libro di Nicolai Lilin

L ’ A N G O L O D E L L A C U L T U R A

inferno, perché gli sbirri ammazzavano gli angeli”. È in questo passo tanto diretto, schietto che intenso e struggente che s’addensa l’Educazione Siberiana, degli Urka siberiani, deportati dalle loro sperdute lande in un territorio fantasma, la Transnistria, al confine con la Moldavia, depositari irriducibili di millenarie tradizioni: il rispetto animistico del debole, sebbene da parte di paladini della violenza, bardati di scudo e corazza. Un mondo straordinario. Per durezza, asprezza ed onore. E’ questo il microcosmo in cui Nicolai Lilin forma la propria personalità ed identità: Identità

“… Boris non sapeva niente di questa situazione, perché la sua mente di bambino non contemplava la realtà, tanto più la realtà fatta di violenza brutale e di logiche politico – militari. Lui voleva il suo treno, e lo faceva anche di notte, perché come altri treni in tutto il mondo, pure il suo treno a volte andava avanti di notte … Una sera, mentre andava verso la ferrovia, i militari gli hanno sparato alla schiena come dei vigliacchi, senza neanche uscire dalla macchina blindata e l’hanno lasciato morto sulla strada. Quando l’ho saputo mi sono sentito subito adulto, qualcosa dentro di me è morto per sempre … Mio nonno è impallidito e tremava dalla rabbia, non è stato così male neanche quando hanno ammazzato mio zio, suo figlio. Continuava a ripetere che quella gente era maledetta, che la Russia stava diventando un

Nicolai Lilin è nato nel 1980 a Bender, in Transnistria. Nel 2003 si è trasferito in provincia di Cuneo, dove fa il tatuatore, avendo studiato per tanti anni i tatuaggi della tradizione criminale siberiana e imparato le tecniche e i codici complessi che li regolano www.nicolaililin.com

Dopo essere cresciuti sullo sfondo della più stretta ed osservante Educazione Siberiana: fasci di tradizioni, al passo coi tempi, con la religione ortodossa miscelata al più profondo animismo, a dettare regole e condizioni. Di comportamento. Di Vita. Di rispetto degli uomini e delle regole criminali, tramandate da “nonni” perfettamente inseriti nella società criminale, con il loro bagaglio di esperienze e sofferenze, da offrire alle giovani leve. Con l’amorevolezza del criminale onesto, del nonno al giovane Tradizioni criminali, incredibili al primo sguardo, bensì frutto di complessi rituali e simbolismi. Su tutti il tatuaggio, la sintesi espressiva di un modo di esistere, raccontare la propria vita e la propria Identità. Di essere. Nicolai Lilin Educazione Siberiana (2009 Einaudi Editore, 20 €)

del tatuaggio. Per un Urka, tutto ciò è riscoperta o meglio ricerca di identità? Ne uno ne l’altro, era una forma di comunicazione interna. Attraverso immagini si comunicavano propri informazioni. Religione, tra ortodossia ed animismo, base di comunicazione profonda, pressoché codificata per pochi eletti. In Russia. Cosa le rimane di tutto questo patrimonio nel nostro Paese? Un bagaglio di memorie, sentimenti … Tradizione degli Urca è molto esotica anche per la Russia moderna, perche deriva dalla cultura antica, dai cacciatori, pagani del bosco, quali hanno abbracciato cristianesimo e hanno sviluppato loro propria cultura, diversa da tutte le altre. Per questo nella tradizione degli Urca si intreccia la violenza, rispetto per le armi, filosofia del’omicidio con Sacra Parola di Dio, immagini iconografiche e potere di chiesa ortodossa. Ritengo che la sua opera sia l’inizio di un ciclo importante di scritti. Le confesso che quel suo periodare diretto è incisivo ed al tempo stesso accattivante. Di chi ha altre, molte cose da trasmettere e raccontare: in cantiere ci sono altre opere? Ho già scritto e consegnato secondo libro, quale uscirà nelle librerie fine marzo di 2010. Sto lavorando sul terzo libro e scrivo anche alcuni racconti per diversi festival, riviste. Scrivo a tempo pieno e sono contento di farlo.

[A.M.]

Educazione Siberiana è duro, diretto, un po’ crepuscolare: cosa è rimasto di questo suo mondo antico? Non è rimasto niente,

tutto morto con generazione di anziani, quali hanno cominciato di scomparire partendo dagli anni ottanta e fino agli anni novanta. Generazioni giovani non li sostenevano e non seguivano le loro regole, cosi loro non appoggiavano i giovani e non trasmettevano a nessuno la loro tradizione. Nella mia infanzia ho vissuto l’alba della loro società. Tutto il suo scrivere è un sentire profondo, permeato di partecipazione, di senso di appartenenza Per lei, nell’attualità del quotidiano, cosa significano questi due concetti? L’anima umana è molto complessa, per convivere con altri uomini e con il resto del mondo, per sentire equilibrio universale è necessario di contenere propria integrità e non dimenticare proprio passato, storie di antenati, essere liberi nella ricerca di verità assoluta. Nella mia vita quotidiana cerco il senso nel rapporto stretto con la fede, con mia famiglia, con amici, attraverso confronti con diverse realtà, a volte contrari e pericolosi. Sono convinto, che cosi si può sviluppare valori veri e non rimanere vittime di idee e correnti dannosi e sbagliati. Pelle segnata, disegnata, tatuata: esperienze di vita e messaggi codificati attraverso l’arte

INTERVISTA ALL’AUTORE Riportiamo di seguito l’intervista originale nel linguaggio diretto dello scrittore, per dare al lettore una versione autentica e diretta del suo messaggio

fattispecie, creando quadri materici a tinte sovrapposte. Agli inizi frequenta corsi di disegno a m a t i t a e a c a r b o n c i n o soprattutto natura morta ma anche il nudo lo affascina e a l l o r a a t a l proposito frequenta prima un corso di d i s e g n o e ultimamente un seminario. Oltre alle tele si dedica

alla scultura, lavora infatti con la ceramica raku.

Crea da solo la sua fucina artistica, trasforma insieme al padre gli scantinati di casa sua in un vero e proprio laboratorio, crea degli spazi d’esposizione e, laddove soleva insieme agli amici trovarsi per far due chiacchiere e bere un buon bicchiere di vino, espone le sue opere e da loro luce con piccoli faretti, utilizza e sperimenta per lavorare la creta un tornio artigianale. È un artista semplice, genuino che ama la casa e la famiglia, la sua arte ha forti radici che affiorano nelle sue opere come specchio delle sue fondamenta interiori.

Come dicevamo sperimenta la creta, ritorna a modellare con le mani, trasforma o per meglio dire dà forma, modella e crea la sua visione del mondo, sprigiona la forza delle emozioni a colpi d’arte, usa i colori e le proprie mani come fossero parole, parole rivolte verso l’alto, verso la luce, verso la vita anche se a volte disturbate, attraversate da ombre oscure.

Nelle sue opere possiamo riconoscere sagome e figure che emergono dall’abile mescolanza dei colori e l’intersezione delle linee, a volte è l’autore a mostrarcele appositamente, sembra quasi che ci avverta della presenza a tratti inquietante di un supervisore.

Spesso ci rassicura, ci consola con personaggi che si innalzano e planano delicati verso la luce in un vortice, in un orizzonte luminoso, direi divino.

È un’artista che si muove libero tra le montagne, le vallate e i pregiudizi del vivere paesano e il suo modo di muoversi è questo, le sue parole sono i colori, le forme, a volte astratte a volte più tangibili. È l’intento di un uomo d’arte del nostro tempo di mostrare e mostrarci la spiritualità del vivere quotidiano mentre camminiamo distratti senza più guardare.

L ’ A N G O L O D E L L ’ A R T E

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Franco Gabban nasce a Trento 42 anni fa. Cresce a Pergine Valsugana ed ora risiede a Barco di Levico con la sua famiglia, la moglie e i tre figli maschi.

Lavora come parucchiere da più di vent’anni, finisce infatti all’epoca le scuole professionali “Barelli” di Levico Terme.

Sin da bambino si diverte come ci confessa a tagliare i capelli usando come modelli i propri genitori, la sua mano è spinta dalla passione per le forme, i volumi, ama giocare con i colori per dare ad ogni pettinatura unicità.

Quando inizia a lavorare nei vari saloni della zona per “emparar el mister” come si dice da queste parti, sente che ogni imposizione gli sta stretta, quello che ha scelto non è un lavoro ma è una forma d’espressione, quello che vuole è realizzare le sue acconciature, è dare la sua pennellata alle teste del paese, è trasmettere ciò che sente.

Infatti ben presto apre il suo salone che gestisce ormai da 22 anni con successo, anni belli, creativi che forgiano nell’animo dell’artista virtù e capacità che hanno però ben presto bisogno di trovare una nuova dimensione, anche il “salone” inizia a stargli stretto, il volere e le necessità del cliente lo condizionano.

Riscopre quindi il gusto per il disegno, i colori e passa dalle acconciature alle tele con soggetti per lo più astratti o figurativi astratti. Franco è prevalentemente un autodidatta e come tale è l’istinto che lo conduce, lo guida e allora si appassiona dapprima agli impressionisti come Edward Munch, osserva e ama un talento locale come Aldo Caron, si ispira e interpreta un espressionista astratto come Mark Rothko; è un artista pindarico che sperimenta materiali e tecniche diverse, passa dall’olio agli acquarelli con i quali lavora soprattutto nei primi anni, si concentra poi sull’utilizzo dell’acrilico a tecnica mista, lo spatolato nella

di MAURO MARGONI

Per suggerimenti e segnalazioni CP 113 - Ufficio Postale di Pergine

Tratti di un artista perginese

a destra: "ORIZZONTI FUTURI" (1999)

sotto: "UNIONI" (2008

“Giacché l’intelligenza avendo sopra di sè un velo che la separa dalle altre cose, ripiegandosi nella sua interiorità, senza vedere niente, contempla una luce che non è in altra cosa se non in essa, sola, pura in sè stessa, apparsa così all’improvviso che l’intelligenza si domanda da dove sia apparsa, se da fuori o da dentro e quando questa luce si allontana dice: ‘era sicuramente dentro e allo stesso modo non dentro’”.

Plotino, Enneadi V 5,7 (32)

8-16 ottobre 2005 mostra collettiva "ATELIER" Pergine Valsugana Luglio 2005 partecipazione al concorso PREMIO ARTE Giorgio Mondadori mensile d’arte 3 maggio 2006 PERCORSI IN ARTE: DANZA MUSICA E PITTURA A TEATRO Teatro Don Bosco Pergine Valsugana Luglio 2006 Partecipazione al concorso PREMIO ARTE 2006 G. Mondadori mensile arte 26 agosto al 4 sett 2006 Mostra collettiva IMMAGINE SAGRA S. ANZOI Mattarello 20-22 ott 2006 Mostra collettiva alla MOSTRA DEI MERLOT ALDENO

20 al 30 novembre 2006 MOSTRA DEI SOCI ATELIER Pergine Valsugana 25 novembre al 2 dicembre Esposizione al concorso "CONCILIO DELL'ARTE" Aldeno 28 aprile al 1 maggio 2007 Partecipazione al "PREMIO AGAZZI" 2007 Bergamo 9 al 13 maggio 2007 Mostra d’arte "TRA CIELO E MARE" Pergine Valsugana 25 al 28 aprile Partecipazione ed esposizione al "PREMIO AGAZZI" 2008 Bergamo 25 aprile al 3 maggio 2009 LE CREATIVITÀ SOMMERSE Pergine Valsugana