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IL BARATTO Il baratto = scambio diretto di beni contro beni, senza uso della moneta. Il baratto ha origine nello scambio di doni, che cementa la vita della comunità o i rapporti tra comunità. E’ comunemente bilaterale, ma può essere anche plurilaterale o circolare. Lo scambio progressivamente è stato sostituito dallo scambio della moneta. Il baratto è la prima forma di commercio, consiste in uno scambio di merce contro merce. I presupposti del baratto sono: due soggetti devono possedere beni diversi; ognuno dei due deve attribuire maggiore utilità al bene posseduto dall’altro; entrambi i soggetti devono ritenere che al trasferimento del bene scaturisca un vantaggio economico. Il baratto successivamente viene sostituito dallo scambio monetario, esso presenta delle difficoltà nello stabilire il valore di scambio, cioè la quantità del bene, che deve essere ceduta in cambio di un’unità di altro bene.

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IL BARATTO

Il baratto = scambio diretto di beni contro beni, senza uso della moneta. Il baratto ha origine

nello scambio di doni, che cementa la vita della comunità o i rapporti tra comunità. E’

comunemente bilaterale, ma può essere anche plurilaterale o circolare. Lo scambio

progressivamente è stato sostituito dallo scambio della moneta. Il baratto è la prima forma di

commercio, consiste in uno scambio di merce contro merce.

I presupposti del baratto sono:

due soggetti devono possedere beni diversi;

ognuno dei due deve attribuire maggiore utilità al bene posseduto dall’altro;

entrambi i soggetti devono ritenere che al trasferimento del bene scaturisca un

vantaggio economico.

Il baratto successivamente viene sostituito dallo scambio monetario, esso presenta delle

difficoltà nello stabilire il valore di scambio, cioè la quantità del bene, che deve essere

ceduta in cambio di un’unità di altro bene.

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LE ORIGINI DEL BARATTO

Prima della nascita della moneta, lo scambio di beni e servizi avveniva facendo ricorso al

baratto: i beni venivano scambiati esclusivamente per il loro valore d’uso. Esso poteva

funzionare solo nell’ambito di un’economia primitiva.

A partire già dal terzo millennio avanti Cristo venivano usati, in Asia Minore e in Europa, i

metalli a peso negli scambi. I metalli preziosi vennero trasformati in monete d’oro,

d’argento o di altri metalli preziosi. La moneta veniva inizialmente usata solo per gli scambi

di un certo livello e non escludeva quindi la permanenza di forme di baratto.

LO SCAMBIO MONETARIO

Lo scambio monetario o compravendita è il trasferimento di un bene o di un servizio da un

soggetto a un altro in cambio di una quantità di moneta.

Esso è una fase che segue quella primitiva del baratto.

La moneta è il punto di arrivo di un’evoluzione dei mezzi di scambio: essa è l'unità di misura

del valore di un bene

Nel corso di questa evoluzione ci sono state varie forme di moneta che si sono susseguite: la

moneta naturale, i metalli, la moneta metallica, la moneta privata ed infine la moneta

cartacea.

Verso la fine dell’Ottocento quasi tutte le economie occidentali adottarono il Gold Standard:

l’oro si trasforma in riserva e viene detenuto nelle banche centrali.

Oggi c’è la Banca Centrale Europea con presidente Mario Draghi, fondata il 1° giugno del

1998 con lo scopo di mantenere sotto controllo l’andamento dei prezzi e, quindi, il potere

d’acquisto nell’area dell’Euro. La sede centrale si trova a Francoforte, Germania.

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Dopo la crisi del 1929 e il fallimento di metà del sistema bancario statunitense, il governo

U.S.A. impone il divieto di conversione, cioè il divieto di chiedere alla banca l’equivalente in

oro del proprio deposito. Nel 1994, gli accordi di Bretton Woods stabiliscono che solo il

dollaro può essere convertito in oro e tutte le altre monete in dollari. Vengono costituiti il

Fondo Monetario Internazionale e la Banca Mondiale.

Il Fondo Monetario Internazionale è stato fondato il 27 dicembre 1945.

La Banca Mondiale creata 27 dicembre 1945, ha a capo Jim Yong Kim ancora in carica Eletto

il 16 aprile 2012.

Un’organizzazione a sostegno delle popolazione anche con scambio di bene contro bene

invece di scambio di bene contro moneta, è, ad esempio, l’ UNICEF “Fondo delle Nazioni

Unite per l'infanzia” fondato l'11 dicembre 1946 per aiutare i bambini vittime della seconda

guerra mondiale. L’ UNICEF ha sede a New York è presente in 156 paesi e si occupa di

assistenza umanitaria per i bambini e le loro madri in tutto il mondo, principalmente nei paesi

in via di sviluppo. I bambini ed i ragazzi sotto i 15 anni sono circa 2 miliardi nel mondo.

L'UNICEF è finanziato con contributi volontari di paesi, governi e privati e ha ricevuto il premio

Nobel per la pace nel 1965.

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La FAO “Organizzazione delle Nazioni Unite per l'alimentazione e l'agricoltura”, è un'agenzia

specializzata delle Nazioni Unite con lo scopo di contribuire ad accrescere i livelli di nutrizione,

aumentare la produttività agricola, migliorare la vita delle popolazioni rurali e contribuire alla

crescita economica mondiale. La FAO lavora al servizio dei suoi paesi membri per ridurre la

fame cronica e sviluppare in tutto il mondo i settori dell'alimentazione e dell'agricoltura.

Fondata il 16 ottobre 1945 a Québec nel Canada, dal 1951 la sua sede è stata trasferita da

Washington a Roma presso il Palazzo FAO.

Da novembre 2007 ne sono membri 191 paesi più l'Unione Europea.

STORIA DELLA LIRA

La Lira nasce come moneta di conto con la riforma monetaria voluta da Carlo Magno Re dei

Franchi (742-814), fondatore e Imperatore del Sacro Romano Impero. Tale riforma stabiliva

che da una libbra o libra d’argento (434 grammi) fossero ricavati 240 Denari oppure 20 Soldi,

pertanto un Soldo valeva 12 Denari.

Parliamo di moneta di conto poiché, in effetti, per un lungo periodo furono coniati solo i Denari

il cui peso da grammi 1,809 col passare del tempo subì molte riduzioni fino a calare a un terzo

nell’Undicesimo Secolo. Tale sistema di divisione della Lira in Soldi e dei Soldi in Denari è

sopravvissuto, pur con molte modificazioni, fino a tempi recenti.

In Italia è stato completamente sostituito dopo l’Unificazione, mentre in Gran Bretagna ha

cessato di esistere nel 1971 anno in cui è stato introdotto il Sistema Decimale

Le prime vere Lire fecero la loro apparizione nella seconda metà del millecinquecento dopo tre

secoli nei quali la moneta più usata e gradita era il Grosso. I primi Grossi furono battuti a

Venezia sotto il Dogato di Enrico Dandolo (1192-1205), erano coniati in buon titolo d’argento

(965 millesimi) e pesavano grammi 2,18 cioè 10 Denari.

Sempre Venezia nel 1472 batte la prima Lira: la Lira d’argento da 20 Soldi di Niccolò Tron

(grammi 6,52 titolo 948 millesimi).

A Milano nel 1474, era allora duca Galeazzo Maria Sforza, fu deciso di battere una Lira in

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buon argento chiamata poi Testone.

Testoni furono battuti anche in Piemonte da Carlo I di Savoia e a Genova sotto la dominazione

milanese; in seguito questo tipo di moneta si diffuse su tutto il territorio italiano ed anche

oltralpe. Queste Lire non erano tutte uguali per contenuto di metallo fino poiché ogni città

faceva riferimento a libbre diverse e di conseguenza aveva un’unità di base differente.

Perciò troviamo la Lira milanese, la Lira moceniga a Venezia, la Lira genovese, la fiorentina, la

savoiarda, la toscana, la mantovana, la bolognese, ecc.

Sotto il Regno di Vittorio Emanuele II sono state emesse dieci diverse Lire in quattro diverse

Zecche: Firenze, Torino, Milano e Napoli con quattro diversi millesimi e con due diversi

rovesci: lo stemma oppure il valore.

Con Umberto I furono battuti sette diversi millesimi nel solo tipo testa/stemma in due sole

Zecche: Milano e Roma.

Vittorio Emanuele III con la sua passione per la numismatica ci ha lasciato ben cinque tipi

differenti di lire con ventisette millesimi, tutti coniati nella Zecca di Roma.

Se qualcuno avesse potuto accantonare durante il Regno D’Italia una lira nuova di Zecca per

ogni emissione (44 Lire), oggi col valore numismatico acquisito si troverebbe con un valore,

stimato sul catalogo Gigante 2001 di Lire 184.000.000; se avesse invece accantonato monete

provenienti dalla circolazione (BB), oggi avrebbe un valore di Lire 31.000.000 (16.092,44

Euro).

La Repubblica Italiana ha coniato Lire con quattordici diversi millesimi in due soli tipi e tutte a

Roma.

LA BANCA ROMANA

La Banca Romana fu costituita a Roma nel 1834 da investitori franco-belgi, con privilegio di

emissione di carta-moneta fiduciaria nello Stato Pontificio concesso da papa Gregorio XXI.

Nel 1841 il controllo della Banca fu acquisito da un gruppo di finanzieri romani (guidati dal

banchiere Agostino Feoli) con il sostegno finanziario della Cassa di Risparmio di Roma. Nel

corso degli sconvolgimenti politici del 1848 la Banca andò incontro ad una grave crisi di

liquidità determinata da un fenomeno di corsa agli sportelli. Per far fronte alla crisi,

nell'aprile 1848, il Governo dispose per tre mesi (poi rinnovati più volte) la sospensione della

convertibilità' delle banconote e la loro circolazione come moneta legale a corso forzoso.

Inoltre, al fine di supportare la fiducia del pubblico nel valore delle banconote, fu prevista la

loro convertibilità' in Buoni del Tesoro garantiti da ipoteca su beni ecclesiastici, mentre il

privilegio di emissione della Banca venne contestualmente limitato a 800.000 scudi. Durante

la Repubblica Romana del 1849 il Governo ordinò alla Banca di stampare moneta legale per

1,5 milioni di scudi al fine di finanziare l'erario pubblico. Successivamente, nel dicembre 1849,

il Governo pontificio annullò tali banconote, indennizzando comunque i possessori con titoli del

debito pubblico di pari valore. Allo stesso tempo, non volendo riconoscere il debito contratto

dalla Repubblica, manifestò l'intenzione di voler rivalersi sul patrimonio della Banca,

determinandone di fatto il fallimento (atteso che i mezzi propri della stessa sarebbero stati

largamente insufficienti ad assorbire le perdite). In considerazione delle ricadute sistemiche

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che si sarebbero prodotte, il Governo rinunciò tuttavia a rivalersi sulla Banca e, nell'ambito di

un complessivo piano di ristrutturazione, decretò la fusione per incorporazione della stessa in

un nuovo Istituto di emissione denominato Banca dello Stato Pontificio. Nel 1870, in seguito

all'annessione di Roma al Regno d'Italia, la Banca dello Stato Pontificio riprese la precedente

denominazione di Banca Romana. Da allora fu una delle sei banche centrali con facoltà di

emettere biglietti di banca intitolati al Regno d'Italia. Nel 1888, durante il Governo Crispi I, si

sparse la voce di irregolarità amministrative negli istituti di emissione. Il ministro Luigi

Miceli dispose un'inchiesta affidata al senatore Giuseppe Giacomo Alvisi e al funzionario

Gustavo Biagini. L'inchiesta riscontrò un disavanzo di nove milioni di lire, reintegrato il giorno

successivo. Alvisi non poté riferire in Senato i risultati dell'ispezione per l'opposizione del

presidente Antonio di Rudinì (30 giugno 1891); i risultati vennero tuttavia resi noti il 20

dicembre 1892 alla Camera da Napoleone Colajanni. Una successiva inchiesta parlamentare

presieduta dal primo presidente della Corte dei Conti Enrico Martuscelli rivelò che, a fronte di

60 milioni autorizzati, la Banca Romana aveva emesso biglietti di banca per 113 milioni di lire,

fra cui banconote false per 40 milioni emesse in serie doppia (20 gennaio1893). In seguito a

ciò, il governatore della Banca Romana Bernardo Tanlongo e il direttore Michele

Lazzaroni vennero arrestati, mentre il deputato Rocco de Zerbi, contro cui la Camera dei

deputati aveva concesso l'autorizzazione a procedere per l'accusa di aver appoggiato per

danaro la dirigenza della Banca Romana, morì improvvisamente, probabilmente suicida.

Lo scandalo assunse proporzioni inquietanti anche perché dal carcere Tanlongo affermò che

le anomalie erano conosciute anche da diversi presidenti del consiglio i quali non erano

intervenuti perché corrotti. Il 23 novembre 1893 la relazione di un comitato parlamentare

affermò che fra i beneficiari dei prestiti vi erano 22 parlamentari, fra cui Francesco Crispi. Il

processo del 1894 si concluse con l'assoluzione degli imputati; in seguito allo scandalo venne

tuttavia dato inizio al riordino del sistema bancario italiano con l'istituzione della Banca d'Italia:

alla fine del 1893 si approvò infatti la fusione della Banca Romana con la Banca Nazionale del

Regno, la Banca Nazionale Toscana e la Banca Toscana di Credito per le Industrie e il

Commercio d'Italia per dare origine alla Banca d'Italia (a cui tuttavia, fino al 1926, erano

affiancati, come istituti di emissione, il Banco di Napoli e il Banco di Sicilia).

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I MINIASSEGNI

I miniassegni furono un particolare tipo di denaro che circolò in Italia alla fine degli anni

settanta in sostituzione degli spiccioli che in quel periodo scarseggiavano e che fino ad allora

erano stati sostituiti da francobolli, gettoni telefonici e in alcune città anche biglietti di trasporto

pubblico.

I primi miniassegni fecero la loro comparsa nel dicembre del 1975 (il 10 dicembre 1975 e

avevano il valore di 100 lire) e successivamente vennero emessi da molte banche; avevano il

valore nominale di 50,100, 150, 200, 250, 300 e 350 lire. Furono chiamati così perché erano

assegni circolari ma più piccoli di quelli normali.

Per superare il divieto di emettere moneta (prerogativa esclusiva delle banche centrali), le

banche emisero dei veri e propri assegni circolari di piccolo taglio intestati ad enti e società già

muniti della loro girata; in pratica, essendo così dei titoli al portatore, venivano scambiati di

mano in mano come se fossero stati vera e propria moneta corrente.

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BANCA D’ITALIA

La banca d'Italia,nota come BANKITALIA, è la banca centrale della Repubblica italiana ed è parte del sistema europeo di banche centrali (SEBC) e dell'eurosistema. E' un istituto di diritto pubblico che svolge funzioni di controllo e vigilanza del sistema creditizio nazionale. L'assetto funzionale e governativo della Banca d'Italia si basa su un complesso di fonti articolate e di diverso livello: -sulla norma comunitaria che regola l'attività del sistema europeo delle banche centrali; -sulle principali disposizioni bancarie e finanziarie attinenti ai poteri di vigilanza; -su altre norme che disciplinano i rapporti con il ministero delle economie e delle finanze; -sul proprio statuto. La banca d'Italia fu costituita nel 1893,a seguito dello scandalo della banca romana. La sede della banca d'Italia è situata a Roma nel palazzo di koch. Il direttorio è un organo collegiale,costituito dal governatore, dal direttore generale e da tre vicedirettori generali. L'attuale governatore della banca d'Italia è IGNAZIO VISCO, egli ha il compito di rappresentare l'istituto bancario con i terzi,di presiedere l'assemblea e di informare il governo in materia di finanza estera o interna. La norma del governatore è disposta con decreto del Presidente della Repubblica,su proposta del Presidente del Consiglio dei ministri, che a sua volta deve possedere la deliberazione del Consiglio dei Ministri, che a sua volta deve sentire il parere del Consiglio superiore della banca d'Italia. Lo stesso procedimento si applica per la revoca del governatore, che fino al 2005, poteva essere richiesta solo in caso di atti non conformi all'etica del governatore o per sua incapacità. Oggi la carica del governatore dura 6 anni è può essere rinnovata una sola volta. Uno dei compiti del governatore è quello di relazionare sulla situazione economico-finanziaria nazionale.

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La relazione annuale è un'ampia analisi dei principali sviluppi dell'economia italiana e internazionale che riporta il bilancio dell'istituto e che viene pubblicata alla fine del mese di maggio in sede di assemblea ordinaria dei partecipanti dell'istituto. Successivamente viene pubblicata la relazione sulla gestione e sulle attività della banca d'Italia che fornisce un resoconto dell'attività istituzionale svolta. Nell'ambito dell'eurosistema la Banca d'Italia prende le decisioni di politica monetaria attraverso la partecipazione del governatore al Consiglio direttivo della Banca Centrale Europea e la partecipazione di propri esperti ai comitati. Le finalità principali dell'azione della banca d'Italia riguardano: -il mantenimento della stabilità dei prezzi; -la stabilità e l'efficienza del sistema finanziario. Inoltre,svolge le seguenti operazioni: di analisi e ricerca in campo economico,finanziario e giuridico; -di politica monetaria unica nell'area dell'euro sul territorio nazionale; -di gestione della liquidità,infatti è responsabile della produzione delle banconote in euro e regola il funzionamento del sistema dei pagamenti; -operazioni per conto dello stato; -operazioni in cambi conformi alle norme fissate dall'eurosistema, gestisce le riserve valutarie proprie e una quota-parte di quelle della BCE; -operazioni per conto del Ministero delle economie e delle finanze(MFE) -operazioni nel campo della regolamentazione bancaria e finanziaria attraverso la partecipazione ai comitati internazionali; -operazioni di gestione delle garanzie. La Banca d'Italia è organizzata in base ai tre livelli in cui opera l'Istituto: internazionale,nazionale e locale. L'organizzazione territoriale della banca d'Italia viene rappresentata dalle FILIALI situate nei capoluoghi regionali e in alcuni capoluoghi di provincia. La banca d'Italia è presente all'estero,con le delegazioni situate nelle città di Londra, New York e Tokyo e con funzionari distaccati con la qualifica di addetti finanziari presso alcune rappresentanze diplomatiche. Dunque, la Banca d'Italia è impegnata ad adeguare la propria organizzazione per accrescere la qualità, l'economicità e l'efficienza dei servizi offerti al paese. Le operazioni con le banche si suddividono in:

• operazioni di servizi;

• operazioni di finanziamento.

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In questi ultimi anni, le operazioni di servizio sono legate soprattutto al c/c di corrispondenza

che, giuridicamente viene definito «contratto atipico», in quanto non è regolato dal codice

civile. Inoltre non prevede una scadenza e si rinnova automaticamente in modo tacito. Il

rapporto può terminare solo per volontà della banca o del cliente correntista. Il c/c di

corrispondenza è un tipo di deposito che permette il confluire di un’infinità di operazioni di varia

natura, le quali determinano poi i movimenti in c/c. I movimenti di operazioni, a loro volta,

vanno a determinare i saldi del c/c che possono essere a favore della banca e a favore del

cliente. Se sono saldi a favore della banca, alla fine di ogni trimestre, possono determinare

interessi debitori; se invece sono saldi a favore del cliente o correntista possono determinare

interessi creditori. Gli interessi a favore del cliente sono soggetti ad una ritenuta fiscale alla

fonte del 20%. Per trimestre intendiamo la suddivisione periodica dell’anno solare in modo

seguente:

31/12- 31/03 dell’anno «n»

31/03- 30/06 dell’anno «n»

30/06- 30/09 dell’anno «n»

30/09- 31/12 dell’anno «n»

Le operazioni che confluiscono nel c/c di corrispondenza vengono registrati in due prospetti. Il

primo prospetto si chiama estratto conto in cui vengono elencate tutte le operazioni di

movimento, in ordine di data.

Successivamente, il riepilogo periodico trimestrale viene fatto su un altro prospetto chiamato

staffa o scalare interessi, in cui il riepilogo viene fatto in ordine di valuta e i giorni per i calcoli

degli interessi vengono fatti con un metodo chiamato «amburghese» che, avviene fra il saldo

precedente al saldo successivo.

Concetto di banca (azienda di credito): è un’impresa del settore terziario che opera nel

campo del credito e dei regolamenti monetari, esercitando delle attività di intermediazione e

delle attività finanziarie che si affiancano e si intrecciano alla prestazione di numerosi prodotti

e servizi.

Credito: fiducia, esso si può distinguere in credito diretto e indiretto. Quello diretto avveniva

direttamente tra creditore e debitore invece quello indiretto avviene tramite l’intermediazione di

un terzo soggetto ed è coperto da determinate garanzie. Il credito esprime una prestazione

attuale contro una controprestazione futura (remunerata).

Con il credito la banca attua la cosiddetta intermediazione bancaria. L’intermediazione bancaria avviene attraverso la funzione di raccolta e la funzione di impiego. La funzione di raccolta si determina tramite la raccolta del risparmio da parte dei soggetti in avanzo, che per tradizione si identifica nella famiglia. La raccolta può avvenire attraverso varie forme di deposito che sono: il libretto a risparmio e il conto corrente di corrispondenza (definiti anche depositi tipici), e i certificati di deposito (definiti depositi atipici nati verso la metà degli

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anni ’70 per fare concorrenza ai titoli di Stato definiti anche “beni rifugio”). La funzione di impiego è la concessione di finanziamento da parte della banca a determinati soggetti per soddisfare il proprio fabbisogno finanziario. I soggetti interessati sono le imprese e le famiglie infatti il credito può essere indirizzato alla produzione (imprese) e al consumo (le famiglie). I depositi a risparmio che si identificavano in modo particolare nei libretti a risparmio libero e vincolati hanno avuto un ruolo fondamentale fino alla metà degli anni ’70 soprattutto nel centro sud dell’Italia. Successivamente, grazie anche ad un livello culturale maggiore, e alla nascita di nuove esigenze legati ai nuovi prodotti e servizi che poteva offrire la banca (assegni, bancomat, carte di credito e con le nuove tecnologie internet, ecc.) la clientela ha rivolto sempre di più un interesse maggiore per i depositi in conto corrente di corrispondenza coinvolgendo tutte le categorie sociali dalle imprese, ai dipendenti, liberi professionisti, pensionati e alla famiglia in generale. Sia i depositi a risparmio (liberi e vincolati) e sia i conti correnti di corrispondenza periodicamente (in questi ultimi anni trimestralmente) calcolano in base ai saldi DARE e saldi AVERE degli interessi che possono essere a favore del cliente o a favore della banca. Se sono a favore del cliente essi vengono accreditati al correntista al netto delle ritenute fiscali (interessi Avere) e costituiscono per l’azienda dei proventi o ricavi finanziari; se sono a favore della banca vengono addebitati all’azienda sempre in conto corrente e costituiscono degli oneri o costi finanziari. Ricordiamo che la ritenuta fiscale calcolata sugli interessi a favore del cliente è del 20%. Strutturalmente il conto corrente di corrispondenza si compone di tre prospetti e sono:

a) l’estratto conto: dove confluiscono tutte le operazioni in ordine di data, raccogliendo anche le operazioni antergate e postergate. Le operazioni antergate sono tutte quelle che hanno valuta anteriore alla riapertura del conto corrente, mentre quelle postergate sono tutte quelle operazioni che hanno valuta posteriore alla chiusura periodica del conto corrente esse compaiono nell’estratto conto ma non nello scalare interesse in quanto non partecipano al calcolo degli interessi, ma vengono riprese nel periodo successivo come partite riprese;

b) scalare interesse o staffa: raccoglie tutte le operazioni in ordine di valuta (eccetto quelle postrergate) dando il via al calcolo dei giorni in base al metodo definito amburghese (saldo precedente al saldo successivo) e al calcolo dei numeri (saldo per i giorni). I numeri ottenuti permettono il calcolo degli interessi commerciali o finanziari;

c) prospetto delle competenze e delle spese: tale prospetto mette in evidenza il calcolo degli interessi AVERE e degli interessi DARE con aggiunta della ritenute fiscale, delle commissioni bancarie, della commissione del massimo scoperto,delle spese di tenute conto e del bollo fisso da versare allo Stato. Successivamente si pone la differenza fra il totale AVERE e il totale DARE determinando lo Sbilancio competenze del periodo (trimestrale o mensile).

Agli inizi degli anni Venti, il nostro Sistema Bancario, privo di un ordinamento ben preciso e

definito, svolgeva la sua attività identificandosi essenzialmente con un sistema di tipo liberista

o modello tedesco della Banca mista. Questo tipo di ordinamento collocato in quel

determinato periodo, fu l’origine del nostro Sistema Bancario. La crisi era dettata dal fatto che

le banche hanno rappresentato e costituito l’unica fonte per il riarmo bellico, dovuto al primo

conflitto mondiale. Per questa causa, la maggior parte dei finanziamenti o dei capitali investiti,

hanno trovato difficoltà nel loro ripristino.

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Una delle crisi più gravi, si verificò nel 1921 con il crollo della banca italiana di sconto. A

questa crisi, le autorità governative di allora, cercarono di porre rimedio. Infatti, si inizia a

parlare di disegni di legge, che divennero applicativi tramite dei decreti di legge nel 1926. Il

primo intervento fondamentale, fu la nascita della Banca d’Italia come unico Istituto di

emissione, al quale seguì l’abolizione del Banco di Napoli e del Banco di Sicilia.

La Banca d’Italia è nata con la finalità di dare un ordinamento ben preciso al nostro sistema:

vigilanza sulle banche;

autorizzazione della nascita di nuovi sportelli;

stampa di moneta;

attuazione di interventi di politica economica.

Per quanto riguarda il nostro sistema creditizio, legato anche alla crisi finanziaria mondiale,

partita dagli Stati Uniti D’America con il crollo della banca valori di Wall Street nel 1929, i

governi dei vari paesi e in modo particolare i paesi occidentali maggiormente coinvolti, tra cui

l’Italia, hanno cercato di porre interventi per uscire fuori da questa grande crisi.

La conseguenza (l’errore) più grave della crisi del 1929 fu la massimizzazione del profitto e la

cattiva distribuzione del reddito nei confronti della classe operaia. Tutto questo comportò una

riduzione drastica dei consumi, dovuta ad un forte calo della domanda interna ed esterna, che

provocò, in primo luogo, una grande recessione, e successivamente, una depressione

economica.

Le aziende, nel tentativo di recuperare la domanda, iniziarono a ridurre sensibilmente i prezzi

dei prodotti, vendendo al di sotto dei costi di produzione e attuando quel processo definito

“deflazione”.

Da questa situazione si delineò un quadro ben preciso: da un lato, le famiglie con la

contrazione del potere di acquisto e la difficoltà ad estinguere i propri debiti; dall’altro, le

aziende costrette a chiudere. Tutto ciò fece crollare diversi settori economici, come

l’agricoltura, l’edilizia e la grande industria influendo in modo determinante sui mercati

finanziari e provocando, nel Settembre del 1929, il crollo della Borsa di Wall Street (Borsa

valore di New York).

in Italia lo stato fascista attuò una decisa azione nell’economia.

Gli interventi attuati dall’Italia furono:

- controllo statale degli scambi monetari;

- grandi lavori pubblici (bonifica delle paludi Pontine, acquedotti, ecc);

- creazioni dei primi enti pubblici (Nel 1931 l’IMI, che aveva il compito di finanziare le

aziende in difficoltà, tramite la sottoscrizione di prestiti obbligazionari. Nel 1933 l’IRI,

che aveva il compito di attuare i piani di intervento nei vari settori economici sotto la

propria tutela);

- protezionismo spinto fino al varo del 1934 della politica autarchica;

- riarmo e aggressività internazionale, che ebbe modo di esprimersi già nel 1935 con

l’attacco all’Etiopia.

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Per quanto riguarda l’IRI, la sua costituzione, avvenuta in un momento in cui occorreva

risanare e riorganizzare il sistema creditizio e l’apparato produttivo scossi dalla grande crisi

economica mondiale, ha rappresentato una svolta per l’economia italiana ed ha costituito la

forma più incisiva dell’intervento dello Stato nell’attività produttiva, mediante lo strumento delle

partecipazioni azionarie e il meccanismo del mercato concorrenziale per perseguire finalità di

interesse sociale.

Dopo la nascita dei primi enti pubblici, il nostro sistema bancario cercò in tutti i modi di darsi

una nuova identità. Infatti nel 1936, si arrivò alla determinazione della prima vera riforma del

nostro sistema bancario. La riforma del 1936 si basava essenzialmente sulla

specializzazione del credito. Ciò significa che da un lato, vi erano le banche definite di

credito ordinario che avevano il compito essenziale di concedere finanziamenti nel breve

periodo, dall’altro lato vi era la nascita di Istituti definiti anche di credito speciale, che avevano

il compito di concedere finanziamenti a breve e medio periodo.

La specializzazione del credito inseriva nel suo insieme elementi di regolamentazione quali:

la riserva obbligatoria, ovvero una percentuale calcolata sui depositi e versata

presso la Banca d’Italia;

il plafond che costituiva il massimale sugli impieghi dei fondi, definito anche tetto

massimo dei finanziamenti che la banca poteva concedere all’azienda dietro

autorizzazione della banca centrale.

A partire dalla nascita della BANCA D’ITALIA e alla RIFORMA BANCARIA DEL 1936, il

nostro sistema bancario si presenta come segue:

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SISTEMA BANCARIO CON LA RIFORMA DEL 1936

C.I.C.R.

Comitato Interministeriale per il

Credito e il Risparmio.

Alta vigilanza su di essi

Governatore della Banca

d’Italia (partecipa alle sedute

del CICR)

Ministero del Tesoro

(presiede il CICR)

BANCA D’ITALIA

VIGILA SULLE BANCHE

Istituto di credito speciale (di

medio e lungo periodo)

Banche di credito ordinario o

commerciali

Istituto di diritto pubblico

Banche di interesse nazionale

Aziende di credito ordinarie

minori

Banche pubbliche cooperative

Casse di risparmio

Monti di credito su credito

Casse rurali ed artigiane

Istituti centrali di categorie

Istituto di credito mobiliare e

industriale

Istituto di credito fondiario ed

edilizio

Istituto di credito Agrario

Istituti di credito per opere

pubbliche

Cassa depositi e prestiti

Cassa per il mezzogiorno

IMI - IRI

Medio Banca

Banca d’Affari

Altri istituti Particolari

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LE BANCHE E IL SISTEMA BANCARIO OGGI Le banche svolgono un ruolo estremamente importante. La loro attività è fondamentale per l'economia moderna: svolgono il ruolo di raccogliere i fondi dai risparmiatori e trasferirli a imprese e privati. Oltre a concedere prestiti,le banche comprano titoli di aziende e stati,concedono finanziamenti ad altri intermediari finanziari. La costituzione di un'impresa bancaria è sottoposta ad autorizzazioni da parte della Banca d'Italia ,che svolge un'importante ruolo di controllo durante l'attività bancaria. Le principali entrate delle banche sono i guadagni sui servizi offerti, i quali sono garantiti da una percentuale di riserva obbligatoria dei depositi forniti dalla clientela. L'insieme delle banche ,origina il sistema creditizio-bancario che è parte o sottosistema del sistema economico. La principale legge italiana che regola il funzionamento dell'attività bancaria è il TESTO UNICO BANCARIO. Secondo l'art.10 di questo testo l'attività bancaria è definita come l'esercizio congiunto dell'attività di raccolta di risparmio tra il pubblico dell'attività di concessione del credito. In Italia ci sono circa 800 banche. Poco meno di 50 sono le banche popolari,più di 400 le banche di credito cooperativo e circa 80 le succursali delle banche estere. Oggi, la Banca Centrale Europea si prepara ad assumere nuovi compiti in materia di vigilanza bancaria, in quanto parte un meccanismo di vigilanza unica: infatti,dalla fine del 2014 sarà la BCE, la sola autorità di vigilanza per le maggiori banche dell'Unione Europea. Questo nuovo meccanismo sarà diretto da un Consiglio di supervisori, che avrà lo scopo di salvaguardare la sicurezza e la solidità del sistema bancario europeo nonché di accrescere l'integrazione e la stabilità finanziaria in Europea. Inoltre, i due giorni dell'ECOFIN, ossia la riunione del Consiglio Economia e Finanza dell'Unione Europea, ha portato uno storico accordo tra Germania e Italia: un meccanismo di gestione controllata dei fallimenti bancari, secondo cui gli stati dovranno dare vita ad un fondo salva-banche unico, il quale verrà finanziato da prelievi nazionali sulle banche ed entrerà in funzione nel 2016. L'accordo durerà 10 anni ma le banche che si troveranno in difficoltà, in un primo tempo dovranno cercare di coprire le eventuali perdite: la garanzia per i correntisti, in caso di liquidazione di una banca ammonta a 100.000,00 euro. In più si è stabilito che chi deciderà se le banche potranno o meno accedere al fondo unico sarà un BOARD, ossia un organismo formato dai rappresentanti degli stati, che cercherà di evitare che le crisi delle singole banche si riflettono sul debito pubblico dei singoli stati.

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BANCA CENTRALE EUROPEA

La Banca Centrale Europea (BCE o ECB - European Central Bank _ in lingua inglese ) è la

Banca centrale incaricata dell'attuazione della politica monetaria per i diciannove paesi

dell'Unione europea che hanno aderito all'euro. A partire dal 1° gennaio 2001, essi sono:

Austria, Belgio, Cipro, Estonia, Finlandia, Francia, Germania, Grecia, Irlanda, Italia, Lettonia,

Lituania, Lussemburgo, Malta, Paesi Bassi, Portogallo, Slovacchia, Slovenia, Spagna. In

passato per metonimia era chiamata Eurotower, dal nome del grattacielo dove fino all'ottobre

2014 aveva sede l'istituzione, a Francoforte.

DESCRIZIONE

La BCE è stata istituita in base al Trattato sull'Unione europea e allo " statuto del sistema

europeo di banche centrali e delle Banca Centrale Europea". La BCE può emanare decisioni e

formulare raccomandazioni e pareri non vincolanti. La sede della BCE è nel quartiere

Francofortese dell'Ostend. Dal 1° novembre 2011 il presidente della BCE è l'italiano Mario

Draghi succeduto al francese Jean-Claude Trichet.

SCOPO DELLA BCE

Lo scopo principale della Banca centrale europea è quello di mantenere sotto controllo

l'andamento dei prezzi mantenendo il potere d'acquisto nell'area dell'euro. Un ruolo analogo di

contenimento dell'inflazione è svolto in America dalla Federal Reserve; quest'ultima però, a

differenza della BCE, deve contemporaneamente perseguire l'obiettivo politico del pieno

impiego.

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IL SISTEMA DELLE BANCHE CENTRALI EUROPEE (SEBC) E L’EUROSISTEMA

Il Sistema europeo delle banche centrali comprende la Banca centrale europea e le banche

centrali nazionali dei 28 stati membri dell'unione europea a prescindere dall'adozione della

moneta unica; il cosiddetto eurosistema è infatti composto dalla BCE e dalle banche centrali

nazionali dei paesi che hanno introdotto la moneta unica; Il SEBC "sostiene le politiche

economiche generali nella Comunità al fine di contribuire alla realizzazione degli obiettivi della

Comunità" agendo "in conformità del principio di un'economia di mercato aperta e in libera

concorrenza".

Tali obiettivi sono:

- uno sviluppo armonioso ed equilibrato delle attività economiche nell'insieme della Comunità;

- una crescita sostenibile, non inflazionistica, che rispetti l’ambiente;

-il raggiungimento e il mantenimento di un elevato livello di occupazione e di protezione

sociale;

- la coesione economica e sociale;

- la solidarietà tra stati membri;

Le funzioni fondamentali del SEBC :

- il diritto esclusivo di autorizzare l'emissione di banconote all'interno dell'area dell'euro;

- la possibilità di acquisizione delle informazioni statistiche necessarie per lo svolgimento dei

propri compiti delle autorità nazionali competenti;

- la possibilità di intrattenere relazioni operative con istituzioni e organi dell'Unione europea, e

al di fuori dell'Unione europea, negli ambiti di competenza dell'Eurosistema.

L’ORGANIZZAZIONE DELLA BCE

Il processo decisionale all'interno dell'eurosistema è centralizzato a livello degli organi direttivi

della BCE, basata su quella della Bundesbank tedesca, prevede che tali organi direttivi siano

costituiti da un Comitato esecutivo, che ha a capo il Presidente della BCE, e il Consiglio

direttivo costituito dai membri del Comitato esecutivo e dai rappresentanti delle altre banche

appartenti all'eurosistema; dal momento che alcuni dei paesi appartenenti all'UE non hanno

ancora aderito alla moneta unica, esiste, dunque, un terzo organo decisionale, il Consiglio

Generale.

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COMITATO ESECUTIVO

Il Comitato Esecutivo comprende il presidente e il vicepresidente della BCE e quattro altri

membri, tutti scelti tra personalità aventi autorità ed esperienza professionali riconosciute in

materia monetaria o bancaria, nominate dal Consiglio Europeo.

Le funzioni principali del Comitato esecutivo comprendono:

- l'esercizio dei poteri delegati da parte del consiglio direttivo;

- la gestione corrente della BCE;

CONSIGLIO GENERALE

Il Consiglio Generale è composto dal presidente e dal vicepresidente della BCE e dai

governatori delle BCN dei 28 paesi membri dell'UE.

Il Consiglio Generale è un organo di transizione dal momento che, a norma dello "statuto del

sistema europeo delle banche centrali e della Banca Centrale europea", viene sciolto nel

momento in cui tutti gli stati membri dell'UE hanno introdotto la moneta unica.

Il Consiglio Generale si occupa, tra l'altro, dei seguenti compiti:

- assolvere le funzioni consultive della BCE;

- raccogliere le informazioni statistiche;

- redigere il Rapporto annuale della BCE;

- redigere le disposizioni per l'uniformazione delle procedure contabili delle Banche centrali

nazionali;

"l Presidente della Banca centrale europea, così come gli altri cinque membri del Comitato

Direttivo, dura in carica otto anni."

IMMUNITA’

L'articolo 40 del Protocollo sullo statuto del Sistema europeo di banche centrali e della Banca

centrale europea recita:

"La BCE beneficia sul territorio degli stati membri dei privilegi e delle immunità necessari per

l'assolvimento dei propri compiti, alle condizioni previste dal protocollo sui privilegi e sulle

immunità delle Comunità europee.

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CAPITALI

Le Banche centrali nazionali sono le uniche autorizzate alla sottoscrizione e alla detenzione

del capitale sociale della BCE.

Nel dicembre 2010, infatti, è stato deliberato, con affetto dal 29 dicembre 2010, un aumento di

capitale di 5 miliardi di euro, portando così il capitale sociale dai precedenti 5,76 miliardi agli

attuali 10,76.

QUOTE SOTTOSCRITTE E QUOTE VERSATE DALLE BCN DEGLI STATI

MEMBRI CHE NON HANNO ADOTTATO L’EURO

Le Banche centrali nazionali degli stati membri con deroga versano il 7% delle quote di

capitale rispettivamente sottoscritte, a titolo di contribuzione, ai costi operativi della BCE

connessi alla partecipazione al SEBC.

Come si evince dalle tabelle la maggioranza relativa delle quote è detenuta dalla Bundesbank;

seguita da Bank of England, Banque de France e Banca d'Italia.

QUOTE DALLE BCN DEGLI STATI MEMBRI LA CUI MONETA E’ L’EURO

Le BCN degli Stati membri la cui moneta è l'euro hanno dotato la BCE di riserve di cambio per

un valore equivalente a circa 40 miliardi di euro. Il contributo di ciascuna Banca centrale

nazionale è stato fissato proporzionalmente alla partecipazione nel capitale BCE ed è stato

versato in oro per il 15%, in dollari statunitensi e yen per il restante 85%.

EMISSIONE DI MONETA

Alla BCE spetta il compito di emettere l'8% della moneta emessa dal SEBC . La quota del

SEBC sul totale delle banconote in euro emesse trova contropartita nei crediti nei confronti

delle BCN, iscritti alla voce "crediti interni all'eurosistema: crediti derivanti dall'allocazione delle

banconote in euro all'interno dell'eurosistema".

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GLI STRUMENTI DELLA BCE

Il compito della Banca Centrale è regolare l'offerta di moneta e fissare il tasso di interesse,

detto tasso di rifinanziamento o tasso di sconto. Le operazioni di mercato aperto si svolgono

tramite acquisto (o vendita) di titoli in cui si crea (o assorbe) base monetaria. Le operazioni di

rifinanziamento principali sono le operazioni più importanti della BCE: infatti la maggior parte

della base monetaria offerta è fornita tramite questa modalità.

STRATEGIA DI POLITICA MONETARIA

Nel dibattito teorico esistono essenzialmente due diverse strategie per attuare la politica

monetaria: il monetary targetimg e l'inflation targeting. Il primo fa riferimento all'approccio

eseguito da alcune banche centrali nazionali, degli anni settanta, in cui per controllare

l'inflazione e l'attività economica si fa riferimento al tasso di crescita di uno o più aggregati

monetari. L'inflation targeting invece è inteso come l'obiettivo della banca centrale di

mantenere entro un certo intervallo l'inflazione, senza l'imposizione a priori degli strumenti da

utilizzare.

CARATTERISTICHE DELLA STRATEGIA

La strategia si basa su due pilastri : il primo è la quantità di moneta . Il consiglio direttivo della

BCE ha individuato un valore di riferimento per la crescita della moneta, che però non è

vincolante, riferito sull'aggregato monetario M3. Il secondo pilastro è invece una <<

valutazione di ampio respiro delle previsione dell'andamento dei prezzi nell'area euro. Questa

valutazione verrà compiuta facendo riferimento a un ampio ventaglio di indicatori economici>>.

OBBIETTIVI INFLAZIONISTICI

I critici affermano che gli obiettivi fissati e perseguiti dalla BCE siano inappropriati. Essi

sostengono che la BCE fisserebbe i tassi d'interesse con il solo obiettivo di controllare

l'inflazione senza prenderne in considerazione altri. L'obiettivo del pieno impiego deve essere

raggiunto attraverso altri strumenti che appartengono al campo della politica fiscale.

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L’EURO

L’euro è la valuta comune ufficiale dell’Unione Europea e l’ unica attualmente adottata da 19

dei 28 Stati membri dell’Unione aderenti all’Unione economica e monetaria dell’Unione

Europea.

Il complesso di questi Paesi, detto informalmente zona euro, conta una popolazione di oltre 335 milioni di abitanti. In aggiunta ai membri dell’eurozona, la moneta unica europea è utilizzata anche in altri sei

Stati europei, a seguito di accordi internazionali o a seguito dell’adozione unilaterale.

La nascita ufficiale della moneta unica europea avvenne il 1° Gennaio 1998, con un

comunicato del Consiglio dei Ministri europei.

Il debutto dell’euro sui mercati finanziari risale al 1999,mentre la circolazione monetaria ebbe

effettivamente inizio il 1° Gennaio 2002 nei dodici Paesi dell’Unione che per primi hanno

adottato la nuova valuta. La moneta è suddivisa in 100 centesimi.

L’euro è amministrato dalla Banca Centrale Europea, con sede a Francoforte sul Meno.

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NOME SIMBOLO

Il nome “euro” fu adottato dal Consiglio europeo di Madrid del 1995 per rimpiazzare la sigla

ECU, sino a quel momento utilizzata nei trattati e che dal 1978 indicava una valuta scritturale

di uso interbancario. Il nome doveva essere semplice, unico e invariabile.

Il “nome unico” ha in realtà due varianti:

la prima riguarda la lingua greca.

la seconda riguarda la lingua bulgara.

La Grecia ottenne subito di poter chiamare la moneta unica in caratteri ellenici. La Bulgaria

ottenne durante le negoziazioni per il Trattato di Lisbona di chiamare la moneta unica, in

caratteri cirillici.

MONETE E BANCONOTA

MONETA

Dal 2002 sono in circolazione monete metalliche con otto diversi valori:

monete da 1 centesimo, 2 centesimi e 5 centesimi, di colore rame, in acciaio ricoperto

di rame;

monete da 10 centesimi, 20 centesimi e 50 centesimi, di colore oro, in oro nordico;

monete da 1 euro e 2 euro, bimetalliche, di colore argento/oro.

Ciascuna moneta è caratterizzata da un lato comune a tutti i paesi che hanno adottato l’euro.

L’effigie sull’altro lato è di competenza sia dei singoli stati che hanno adottato l’euro sia di

quelli che possono coniare monete in virtù di accordi bilaterali con l’Unione Europea tramite

Italia e Francia, ovvero San Marino, Città del Vaticano, Principato di Monaco e dal 2015 anche

il Principato di Andorra.

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La Finlandia ha deciso di non produrre e di far circolare le monete da 1 e 2 centesimi, a

eccezione di piccole quantità per il collezionismo. Dal 2004 anche i Paesi Bassi non immettono

in circolazione monete da 1 e 2 centesimi.

BANCONOTA

Le banconote euro, a differenza delle monete, sono caratterizzate da un aspetto unico, valido

in tutta la zona euro e sono disponibili in sette tagli, ognuno di colore e dimensione diversi: 5,

10, 20, 50, 100, 200, 500 euro.

Ogni taglio presenta una particolare tematica architettonica e storica nel contesto europeo.

Ogni taglio reca la firma del presidente della BCE.

Ogni banca centrale dell’Unione monetaria europea è responsabile per la stampa di uno o due

tagli. Dal 2013 viene stampata la Serie Europa, che sostituirà la precedente serie, anno per

anno fino al 2019.

LA ZONA EURO

Al 2015 gli stati membri che partecipano all’euro sono diciannove: l’insieme di queste nazioni

viene frequentemente definito eurozona o eurolandia.

Al 2015, nove dei ventotto stati membri dell’Unione Europea non adottano ancora l’euro come

valuta ufficiale.

ALLARGAMENTO DELLA ZONA EURO

L’euro è entrato in vigore per la prima volta il 1°Gennaio 1999 in undici degli allora quindici

stati membri dell’Unione; a questi si aggiunge la Grecia, che rientrò nei parametri economici

richiesti nel 2000 e fu ammessa nell’eurozona il 1° Gennaio 2001. In questi primi dodici stati

l’euro entrò ufficialmente in circolazione il 1° Gennaio 2002 sotto forma di monete e

banconote.

Nel 2006 un tredicesimo stato, la Slovenia, entrata nell’Unione nel 2004, dimostrò di

possedere i parametri economici necessari per l’adesione alla divisa comune e fu ammessa

nella zona euro il 1° Gennaio 2007.

Nel 2007 Malta e Cipro, vennero a loro volta ammessi nella zona euro. L’introduzione della

divisa comune nelle due isole mediterranee è avvenuta il 1° Gennaio 2008.

Dal 1° Gennaio 2009 la Slovacchia ha adottato l’euro.

Nel 2010 l’Estonia è stata la prima delle repubbliche baltiche a soddisfare i requisiti economici

richiesti dall’Unione Europea.

Dal 1° Gennaio 2014 anche la Lettonia ha adottato l’euro come valuta ufficiale, diventando

così il diciottesimo paese dell’eurozona.

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L’EURO-GRUPPO E LA SEPA

Le questioni connesse strettamente all’unione economica e monetaria vengono discusse da

un organismo apposito chiamato Eurogruppo.

Dal Gennaio 2008 è poi entrata in vigore l’Area unica dei pagamenti in euro, detta anche

SEPA, iniziativa tesa ad armonizzare nell’area i bonifici, gli incassi e l’uso delle carte,

rendendo sempre più efficiente, sicuro e conveniente il mercato elettronico.

EFFETTI DELLA MONETA UNICA

Il beneficio principale dell’introduzione della moneta unica è l’eliminazione dei rischi e costi di

cambio.

Questo dovrebbe portare benefici a tutti i cittadini dell’eurozona, in quanto l’incremento dei

commerci è storicamente una delle forze guida della crescita economica.

Un secondo effetto è una riduzione nelle fluttuazioni dei prezzi, ovvero un maggior

contenimento dell’inflazione a vantaggio dei consumatori.

In qualche stato hanno preso piede movimenti politici cosiddetti Euroscettici che chiedono una

revisione dei Trattati internazionali oppure un ritorno alla valuta nazionale con svalutazione

della moneta per rendere competitivi, col tasso di cambio, i prodotti per l’esportazione.

TASSI DI CAMBIO DELL’EURO

Dopo l’introduzione dell’euro, il tasso di scambio con le altre valute, scese pesantemente. Alla

sua introduzione nel 1999, l’euro era scambiato a $1,18. Da lì scese a fine 2000 fino a $0,85,

per poi risalire all’inizio del 2001 fino a $0,95. Riprese a scendere fino al minimo storico sotto

$0,84 nel Luglio 2001.

Si è speculato che la forza dell’euro rispetto al dollaro potrebbe incoraggiarne l’uso come

valuta di riserva.

Il 23 Maggio 2003, l’euro sorpassò la quota iniziale di $1,18 e a Dicembre 2004 arrivò a superare gli $1,36. A seguito della decisione presa il 18 Settembre 2007 dalla FEDERAL RESERVE di ridurre il tasso di sconto di 50 punti base allo scopo di affrontare la crisi di liquidità dovuta ai mutui subprime, il dollaro si è avviato su un percorso di lenta discesa del suo tasso di cambio. A partire dall’inizio del 2008 l’euro ha intrapreso un sentiero di ascesa anche nei confronti della sterlina inglese che ha portato la valuta continentale a raggiungere diversi record storici.

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CRITICHE ALL’EURO

Le critiche alla moneta unica derivano da economisti appartenenti a diverse scuole di pensiero. Le loro considerazioni hanno portato molti partiti europei a schierarsi su posizioni euro-critiche, particolarmente dopo la grande recessione e le successive stagnazioni e stag-deflazioni in cui si sono trovate molte nazioni dell’Eurozona. Con le elezioni del 2014 si sono formati nel Parlamento europeo due gruppi chiamati Europa delle Nazioni ed Europa della Libertà e della Democrazia Diretta. Esponenti di spicco del primo gruppo sono il leader della Lega Nord Matteo Salvini e la segretaria del Front National Marine Le Pen; nel secondo gruppo sono confluiti fra gli altri Beppe Grillo e Nigel Farage, esponenti di spicco rispettivamente del Movimento 5 Stelle in Italia e del partito indipendentista britannico. Una delle principali critiche all’Euro è quella di non aver previsto trasferimenti fiscali fra i diversi stati che ne fanno parte. I differenziali di inflazione che si sono verificati già dai primissimi anni di adozione della moneta unica avrebbero portato una diminuzione della competitività in particolare dei paesi del sud Europa. L’altra grande critica alla moneta unica riguarda invece l’austerità che sarebbe implicitamente imposta dai trattati che la regolano. Secondo i critici, di stampo prevalentemente keynesiano, i limiti di spesa imposti dal Trattato di Maastrich prima e dal Fiscal compact poi renderebbero difficile per gli stati in recessione una futura crescita duratura, condannandoli ad una stagnazione e disoccupazione quasi strutturale.

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TRATTATO DI MAASTRICHT

Con il trattato di Maastricht che costituisce i fondamenti essenziali per la nascita dell’euro,

per quanto riguarda il sistema bancario, si delinea una struttura che presenta un

organigramma ben diverso rispetto ai precedenti, infatti, all’apice di tutto, non troviamo più la

Banca d’Italia, ma il sistema europeo delle banche centrali, definito anche SEBC, che è

costituito dalla BCE e da tutte le banche centrali nazionali.

Tale sistema ha il compito di delineare tutte le strategie possibili per quanto riguarda la politica

economica.

In base all’ordine gerarchico, dopo il SEBC, troviamo la BCE (banca centrale europea) che ha

il compito di applicare o condurre tutte le decisioni intraprese dalla SEBC. Dopo la BCE,

rispettando l’ordinamento gerarchico, troviamo la banca d’Italia, che ha il compito di perseguire

tutti gli obiettivi assegnati dalla SEBC e agire secondo le istruzioni impartite dalla BCE.

La BCE viene affiancata dal governatore della banca d’Italia. Il governatore della banca

d’Italia, partecipa al Consiglio direttivo del SEBC e alle sedute del CICR (comitato

interministeriale per il credito e il risparmio).

A sua volta il CICR affianca la banca d’Italia e ha il compito di vigilare in materia di credito e

tutela del risparmio. A sua volta, il Ministro delle economie e delle finanze ha il compito di

presiedere il CICR.

Come ultimo anello della gerarchia elencata, abbiamo le banche che agiscono sotto il controllo

e la vigilanza della banca d’Italia.

Le banche, come sappiamo, agiscono all’interno di un mercato globale, in un sistema

concorrenziale e vengono definite banche imprese. Il loro compito è quello di favorire

l’intermediazione bancaria che si determina tramite la funzione di raccolta e di impiego dei

fondi.

Il governatore della Banca d’Italia, ha il compito di relazionare, in presenza di tutte le autorità

governative e delle parti sociali, sulla situazione economica e finanziaria del nostro paese.

Tutto ciò avviene per tradizione nel mese di maggio. La valutazione nella logica si rifà a tutto

ciò che si è manifestato nell’anno precedente.

Il suo incarico non è più a tempo indeterminato, ma da qualche anno è a scadenza, per una

durata temporale di cinque anni e non è più rinominabile.

Può decadere anticipatamente quando si manifestano due presupposti essenziali che sono:

incapacità e atti amorali.

L’attività di vigilanza, che in base al nuovo ordinamento, rimane sempre nelle mani della banca

d’Italia, è accompagnata anche dalla collaborazione di altre autorità nazionali che sono la

CONSOB (commissione nazionale società e borse) e l’ANTITRUST.

La CONSOB ha il compito di vigilare soprattutto sui mercati finanziari e tenere sotto controllo i

bilanci delle varie società quotate in borsa.

L’ANTITRUST, invece, deve vigilare su eventuali irregolarità di mercato, al fine di eliminare

qualsiasi forma di monopolio tentato da qualunquei azienda all’interno di un sistema di

mercato.

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Il trattato di Maastricht è stato firmato il 7 febbraio 1992 a Maastricht, sulle rive della Mosca,

dai dodici paesi membri dell'allora Comunità Europea, oggi Unione Europea. Esso fissa le

regole politiche e i parametri economici necessari per l'ingresso dei vari Stati aderenti alla

suddetta Unione. È entrato in vigore il 1º novembre 1993.

I parametri di Maastricht o criteri di convergenza sono i requisiti economici e finanziari che

gli Stati dell'Unione europea devono soddisfare per l'ingresso nell'Unione economica e

monetaria dell'Unione europea (UEM). Essi sono:

A) La stabilità dei prezzi, infatti il trattato prevede che "Il raggiungimento di un alto grado di stabilità dei prezzi risulterà da un tasso d'inflazione prossimo a quello dei tre Stati membri, al massimo, che hanno conseguito i migliori risultati in termini di stabilità dei prezzi".

In concreto, il tasso d'inflazione di un dato Stato membro non deve superare di oltre l'1,5% quello dei tre Stati membri che avranno conseguito i migliori risultati in materia di stabilità dei prezzi nell'anno che precede l'esame della situazione dello Stato membro.

B) La situazione della finanza pubblica. Il trattato stabilisce che: "La sostenibilità della situazione della finanza pubblica risulterà dal conseguimento di una situazione di bilancio pubblico non caratterizzata da un disavanzo eccessivo.

In pratica, al momento dell'elaborazione della sua raccomandazione annuale al Consiglio dei Ministri delle Finanze (Ecofin), la Commissione esamina se la disciplina di bilancio sia stata rispettata in base ai due seguenti parametri:

il disavanzo pubblico annuale: il rapporto tra il disavanzo pubblico annuale e il prodotto interno lordo (PIL) non deve superare il 3 % alla fine dell'ultimo esercizio finanziario concluso. In caso contrario, tale rapporto deve essere diminuito in modo sostanziale e costante e aver raggiunto un livello prossimo al 3% (interpretazione tendenziale a norma dell'articolo 104, paragrafo 2) o, in alternativa, il superamento del valore di riferimento deve essere solo eccezionale e temporaneo e il rapporto deve restare vicino al valore di riferimento;

il debito pubblico: il rapporto tra il debito pubblico lordo e il PIL non deve superare il 60 % alla fine dell'ultimo esercizio di bilancio concluso. In caso contrario, tale rapporto deve essersi ridotto in misura sufficiente e deve avvicinarsi al valore di riferimento con ritmo adeguato (interpretazione tendenziale a norma dell'articolo 104, paragrafo 2).

C) Il tasso di cambio. Il trattato prevede "il rispetto dei margini normali di fluttuazione previsti dal meccanismo di cambio del Sistema monetario europeo per almeno due anni, senza svalutazione nei confronti della moneta di qualsiasi altro Stato membro".

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SISTEMA BANCARIO LEGATO ALLA NASCITA DELL’EURO

SEBC

Persegue la stabilità dei prezzi

BCE

Conduce la politica monetaria

BANCA D’ITALIA

Persegue gli obiettivi assegnati al SEBC e

agisce secondo gli indirizzi e le istruzioni

della BCE

BANCHE

Sono imprese, appartenenti al settore terziario dell’economia, la cui attività principale

consiste nella raccolta del risparmio tra il pubblico e nella concessione di prestiti alle

imprese (credito alla produzione) e alle famiglie (credito al consumo). Possono

inoltre, quando il loro statuto lo prevede, esercitare ogni altra attività finanziaria, le

attività connesse e strumentali ed emettere obbligazioni. Devono essere autorizzate

dalla Banca d’Italia, risultare iscritte all’albo da essa tenuto e sottostare alla sua

vigilanza informativa, regolamentare e ispettiva.

GOVERNATORE DELLA BANCA

D’ITALIA

Partecipa al Consiglio direttivo del

SEBCE e alle sedute del CICR

COMITATO INTERMINISTERIALE

PER IL CREDITO E IL RISPARMIO

(CICR)

Vigila in materia di credito e di tutela del

risparmio

MINISTRO DELL’ECONOMIA E

DELLE FINANZE

Presiede il CICR

Page 29: IL BARATTO - itcgtacri.gov.ititcgtacri.gov.it/attachments/article/50/DAL BARATTO ALLA MONETA... · IL BARATTO Il baratto = scambio diretto di beni contro beni, senza uso della moneta.

DIRITTO

Nel Codice Civile Italiano,il baratto, ossia lo scambio di bene contro bene, viene chiamato

“Permuta”.

L’articolo che interessa proprio la Permuta è il 1552 c.c.:

“La permuta è il contratto che ha per oggetto il reciproco trasferimento della proprietà di cose,

o di altri diritti, da un contraente all'altro.”

(1) Nonostante nella permuta si abbia lo scambio di un bene con un altro bene essa è un

contratto consensuale e non reale (1376 c.c.); è un contratto ad effetti reali e, per definizione,

oneroso. Rispetto alla vendita (art. 1470 c.c.) il pagamento di un prezzo in denaro è sostituito

dal trasferimento della proprietà di una cosa; come per essa, possono essere necessarie una

certa forma e la trascrizione a seconda dell'oggetto ( artt.1350, 2643, primo comma, n. 1 c.c.).

L’articolo 1470 del Codice Civile,recita: “La vendita è il contratto che ha per oggetto il

trasferimento della proprietà di una cosa o il trasferimento di un altro diritto, verso il

corrispettivo di un prezzo.”

(1) La vendita è un contratto consensuale ( art. 1376 c.c.) e traslativo, con il quale si attua il

trasferimento o la costituzione di un diritto; non è, per sua natura, aleatoria. Il trasferimento

può interessare anche una universalità (di diritto) come, ad esempio, un'eredità (invero si

preferisce estrapolare tali ipotesi dalla compravendita ex articolo 1470 c.c.). Il codice prevede,

dopo una disciplina generale e valevole, essenzialmente, per ogni tipo di vendita (artt. 1470 -

1509 c.c.), una serie di specificazioni in ragione delle valenze programmatiche del contratto.

(2) Il prezzo è elemento essenziale della fattispecie e, di regola, consiste in una somma di

denaro. Esso distingue tale fattispecie dalla permuta (1552 c.c.),in cui vengono scambiati due

beni. Inoltre, esso non deve essere meramente simbolico poiché altrimenti si ha una

fattispecie che, secondo l'inquadramento odierno, costituisce un'ipotesi di donazione.

Il nostro Ordinamento conosce sia il contratto di compravendita e sia il contratto di permuta.

Soltanto la prima fattispecie contrattuale conosce il prezzo quale suo elemento oggettivo.

Conseguenzialmente le regole disciplinanti la permuta non sono informate alle valenze

economiche tipizzanti, per come detto, il negozio di vendita. La disciplina normativa nel

contratto di vendita è stata tratteggiata dal legislatore in modo esaustivo. La disciplina

normativa del contratto di permuta, invece, si è risolta in un numero esiguo di disposizioni. La

possibilità di colmare in via analogica le lacune ordinamentali inerenti alla permuta, con le

regole proprie della compravendita, è condizionata da quanto segue.

Le regole della compravendita per essere estese al negozio della permuta devono “perdere”

tutti quegli aspetti inerenti all’idea di una prestazione avente per oggetto una somma di

denaro.