IL BAMBINO CON AUTISMO A SCUOLA · IL BAMBINO CON AUTISMO A SCUOLA Promuove le interazioni sociali...

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IL BAMBINO CON AUTISMO A SCUOLA 29 APRILE 2016 Dott.ssa Marta Bernardini

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IL BAMBINO CON AUTISMO A SCUOLA

29 APRILE 2016

Dott.ssa Marta Bernardini

IL BAMBINO CON AUTISMO A SCUOLA

Promuove le

interazioni

sociali

Amplia il

repertorio di

autonomie

personali

Favorisce la

generalizzazione

degli

apprendimenti

Incrementa e

rafforza gli

apprendimenti

didattici

L’APPROCCIO DI EQUIPE

Individuazione e valorizzazione delle differenze tra i membri del gruppo di lavoro

Riconoscimento e consapevolezza che l’altro ha competenze diverse dalle proprie e che entrambe sono necessarie per raggiungere

l’obiettivo comune

Conoscenza e condivisione dei metodi educativi utilizzati con il bambino:

ALLEANZA EDUCATIVA

Figure specialistiche

Famiglia

(genitore/genitore

genitori/parenti)

Scuola

(insegnante/insegnante)

L’APPROCCIO DI EQUIPE

Intervista a genitori e terapisti

Ci permette di capire le competenze del bambino, cosa gli piace, cosa detesta, da cosa è rinforzato,

cosa lo spaventa ecc…

Incontri mensili

Per organizzare la nuova programmazione, valutare gli obiettivi raggiunti, confrontarsi

e scambiare idee, ecc..

Diario giornaliero: fornisce un feedback del lavoro scolastico e del comportamento del bambino, è un mezzo immediato di scambio di

informazioni, ecc…

COME INIZIARE?

CHI È IL BAMBINO CON AUTISMO…

“Se persone normali si trovassero su un altro pianeta con creature aliene,

probabilmente si sentirebbero spaventate, non saprebbero cosa fare per

adattarvisi e avrebbero sicuramente difficoltà a capire che cosa pensano,

sentono e vogliono gli alieni e a rispondere correttamente a tutto questo.

L’autismo è così…” (Therese Joliffe)

[…] ho sperimentato il mio autismo come un cesto, con molti puzzles diversi,

tutti mescolati fra loro e a ciascuno manca qualche pezzo, ma c’è qualche pezzo

in più che non appartiene a nessuno di quei puzzles. (Donna Williams)

Pairing Contatto oculare

Controllo istruzionale

STEP 1: LA RELAZIONE

Nello specifico….

Associare la nostra presenza a

oggetti/attività rinforzanti per il bambino

affinchè si crei il piacere a stare e lavorare

con noi

CHE COS’È IL PAIRING?

È l’associazione di uno stimolo

NEUTRO con uno stimolo

rinforzante

Lo stimolo neutro assume le

caratteristiche rinforzanti

1

• Identificare i potenziali rinforzatori • Attraverso intervista famiglia terapisti,

osservazione libera (cibi, oggetti, giochi senso motori, attività all’aperto, canzoni, video…)

2

• Controllare l’ambiente • Rinforzatori accessibili solo in nostra presenza,

non dare libero accesso ad essi

3

• Presentarsi costantemente con i rinforzatori

•Associare sempre la nostra presenza all’accesso ai rinforzatori

COME FARE PAIRING?

Associate la vostra presenza GRADUALMENTE

In fase iniziale non è necessario parlare

Non fare richieste

Successivamente aggiungere esclamazioni piacevoli tipo

“che bello! Bravo! …”

Seguire la motivazione dello studente: non forzarlo a

continuare a giocare con lo stesso gioco

Fare in modo che un gioco “solitario” diventi più

divertente se fatto insieme (es: spinge un camioncino per

la stanza? Spingerne uno anche noi per fare le gare e gli

scontri)

Riporre i giochi fuori dalla portata del bambino a fine

sessione

COME FARE PAIRING? STRATEGIE

PRATICHE…

Acuità visiva: distinguono un numero maggiore di dettagli. Guardare “di traverso” fa diminuire le informazioni in entrata riducendo il sovraccarico. Attenzione al particolare e non al globale

Diffcoltà di integrazione sensoriale: hanno difficoltà a guardare e ascoltare contemporaneamente. Limitatissimi tempi di attivazione.

Mancanza di feedback sociale: non percepiscono il valore sociale del contatto oculare ne le variazioni della mimica facciale associate all’emotività

Pensiero per immagini: diminuire gli stimoli afferenti con lo scopo di tradurre in immagini le parole ascoltate

IL CONTATTO OCULARE

“… cosa è pensare per immagini? Letteralmente è il cinema

nella testa. La mia mente funziona come Google per le

immagini. Allora, quando ero bambina non sapevo che il

mio modo di pensare fosse diverso. Pensavo che tutti

pensassero per immagini. Ed è stato sconvolgente scoprire

che il mio modo di pensare era parecchio diverso. Io vedo

solo immagini specifiche. Mi lampeggiano nella memoria,

proprio come Google per le immagini..”

(Temple Grandin)

PENSARE PER IMMAGINI

Stimolare il contatto oculare rinforzando il comportamento

adeguato

Attirare l’attezione del bambino intorno ai nostri occhi

Limitare l’uso del “GUARDAMI”

Fare richieste solo DOPO aver ottenuto il contatto

Bolle di sapone

Occhiali divertenti

Rotolo carta assorbente

Rinforzatore tenuto in prossimità dei nostri occhi

…………………affidatevi alla vostra fantasia!!!!

IL CONTATTO OCULARE: COSA FARE?

Controllo istruzionale

Rinforzo costante, poi intermittente

Contingenza del

rinforzo-linguaggio imperativo

Estinzione comportamenti

inadeguati

Rinforzo positivo ma

imprevedibile

IL CONTROLLO ISTRUZIONALE

Organizzare e strutturare gli spazi di lavoro al fine di ridurre i fattori di disturbo sensoriale

Assegnare uno spazio per ogni tipo di attivtà (area gioco strutturato, lavoro 1:1, area gioco sensomotorio, mensa…)

Procedere con un inserimento graduale all’interno della classe e insegnare il rispetto delle routine giornaliere

Rendere comprensibile e accessibile il momento della pausa

Strutturare la giornata

scolastica secondo fasi ben

precise che si susseguono

Usare supporti visivi per la

comprensione della

sequenzialità dell’azione e per

la successione temporale

Alternare sessioni di lavoro

strutturato a sessioni di

socializzazione e sviluppo

autonomie

SPAZI/TEMPI ATTIVITA’

PAROLA D’ORDINE: ORGANIZZAZIONE

PAROLA D’ORDINE: STRUTTURA

RENDE CHIARO E EVIDENTE, QUINDI COMPRENSIBILE,

quello che si richiede al bambino

Organizzare la successione delle attività e dei momenti di pausa e riposo

Organizzare spazi e materiali di lavoro

Organizzare tempi e durata di lavoro e riposo

PAROLA D’ORDINE: STRUTTURA

Struttura non significa

rigidità: deve essere flessibile e

suscettibile di continue modifiche

Utile proprio nelle

transizioni da un’attività

all’altra e per la gestione e

prevedibilità dei

cambiamenti

ORGANIZZAZIONE DELLO SPAZIO

AGENDA VISIVA

ORGANIZZAZIONE DEL TEMPO

sequenza di immagini (foto o

disegni) e/o di parole scritte, per

scandire visivamente la sequenza

delle attività proposte/dei luoghi

dove andranno svolte/delle persone

coinvolte.

aumenta la prevedibilità e il controllo della

situazione, e diminuisce l’incertezza fonte di

ansia e di comportamenti problematici.

ORGANIZZAZIONE DEL TEMPO: L’AGENDA

VISIVA

ORGANIZZAZIONE DEL TEMPO: L’AGENDA

VISIVA

ORGANIZZAZIONE DEL TEMPO: L’AGENDA

VISIVA

Sistema di rinforzamento a gettoni: viene consegnato un gettone dopo l’emissione del comportamento

appropriato o dopo un intervallo di tempo pre-stabilito

Dopo un pre-determinato numero di gettoni accumulati è possibile scambiarli con un rinforzo (oggetto, attività…)

I vantaggi: è un sistema di rinforzo più gestibile in classe, è meno vistoso, allunga i tempi di attesa del bambino per l’accesso al

rinforzo più potente, crea possibilità di condivisione con il gruppo dei pari

LA TOKEN ECONOMY

Qualche esempio…

LA TOKEN ECONOMY

Qualche esempio…

LA TOKEN ECONOMY

Qualche esempio…

LA TOKEN ECONOMY

• Vestirsi/svestirsi

• Andare in bagno

• Soffiare il naso

• Apparecchiare per la merenda/pranzo

• Riordinare lo zaino

• Mangiare

• Lavare le mani

AUTONOMIE: comportamenti quotidiani che

portano al soddisfacimento

di neccessità fisiologiche e

cura della persona

LE AUTONOMIE A SCUOLA

TASK ANALYSIS

(ANALISI DEL COMPITO)

LE AUTONOMIE A SCUOLA

È la frammentazione in una

abilità in fasi specifiche.

Stabilisce cosa il bambino è in

grado o meno di fare

Scomponendo il compito

permette di identificare e

affrontare più facilmente le

difficoltà

Ogni step va promptato

sfumando l’aiuto gradualmente

fino all’autonomia

CONCATENAMENTO ANTEROGRADO: il prompt viene sfumato dal primo step della catena

CONCATENAMENTO RETROGRADO: il prompt viene sfumato dall’ultimo step della catena

TASK ANALYSIS: LA PROCEDURA

1) SCOMPORRE L’ABILITA’

2) VALUTARE OGNI STEP

3) SCEGLIERE IL TIPO DI

CONCATENAMENTO

4) PROCEDERE

ALL’INSEGNAMENTO

TASK ANALYSIS: LA PROCEDURA

Abilità adatte all’età

Preferire aiuto fisico o

imitativo

Utilizzare i pari come

modello

Evitare aiuto verbale

Sapersi organizzare in modo piacevole e socialmente adeguato

Intraprendere e mantenere attività piacevoli limitando la possibilità di

autostimolazioni

Sviluppare interesse relazionale partendo SEMPRE dai loro interessi

ORGANIZZAZIONE TEMPO LIBERO: IL

GIOCO INDIPENDENTE

Il bambino con

autismo in classe

Mancanza di empatia

isolamento

Assenza di gioco in comune

stereotipie

LE ABILITÀ SOCIALI

Collaborazione e condivisione dello

sguardo

Attenzione congiunta

Riduzione comportamenti inappropriati

Condivisione di semplici giochi

simbolici e strutturati (in

parallelo e a turno)

Valorizzare il bambino agli dei pari attraverso le

sue abilità

LE ABILITÀ SOCIALI: OBIETTIVI

Lavorare in piccolo gruppo

Fare in modo che presti attenzione agli altri bambini

“ guarda cosa sta facendo x, vai ad aiutarlo…”

Usare il modello dei pari per ottenere comportamenti adeguati

“ siediti come è seduto x…”

Aiutare sempre a chiedere quello di cui ha bisogno

Correggere se infrange le regole come si fa con gli altri bambini

Essere sempre presenti, ma lavorar e

per renderlo autonomo (adulto ombra)

LE ABILITÀ SOCIALI: COSA FARE?

Usare gli aiuti meno intrusivi possibile

Lodate gli altri bambini che lavorano con

lui esattamente come fate con il vostro

bambino

Aiutate il gruppo classe a conoscere e

avvicinarsi alla diversità del vostro

bambino

Usare consigli positivi per redigere

comportamenti socialmente poco funzionali

“ parla più piano” anziché “NON urlare”

LE ABILITÀ SOCIALI: COSA FARE?

Non permettere al bambino di usare

comportamenti inadeguati per attirare

l’attenzione dei pari

Non tendere ad evitare a priori situazioni

difficili per il bambino, lavorare proprio

sulle sue difficoltà

Non sostituirsi al bambino, pensare alla sua

indipendenza

LE ABILITÀ SOCIALI: COSA NON FARE?

IN CONCLUSIONE…. “Assistere ed educare sono prestazioni differenti, spesso

incompatibili, e bisogna imparare a comprenderlo. In fondo

è ovvio: una prestazione assistenziale si riduce al vigilare

affinchè all'assistito non succeda nulla. Fare educazione

significa invece fare di tutto perchè all'educando succeda

qualcosa." (I. Salomone - Il setting pedagogico)