«Il 90% dei migranti vittima di violenze» - caritascomo.it · schiave del sesso per i militari...

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7 Sabato, 17 settembre 2016 Migranti D a settimane la situazione dei migranti accampati nel parco della stazione S. Giovanni di Como si è guadagnata l’attenzione dei giornali, non solo italiani ma di mezza Europa. Ma come spesso accade accanto alla Storia con la “s” maiuscola e al tentativo di trovare risposte politiche ed umanitarie all’emergenza, ruotano le storie, piccole ma altrettanto importanti: quelle dei migranti, dei volontari e di tanti comuni cittadini. Definizioni che finiscono per confondersi nel caso di Christian Unanam, richiedente asilo nigeriano arrivato a Como nell’aprile del 2015 e divenuto nelle scorse settimane uno dei tanti volontari impegnati nell’assistenza al popolo di San Giovanni. Lo incontriamo durante una pausa del tirocinio che sta svolgendo presso la cooperativa sociale Symploké, la stessa che lo ha accolto al suo arrivo in città, dopo cinque mesi di viaggio attraverso il Sahel e due “interminabili” giorni in mare. “Dovrebbe fare venti ore di servizio alla settimana, ma è praticamente sempre presente nel nostro centro di via Sirtori, non lo vediamo mai fermo” , racconta l’operatrice Martina Schillaci. è così che in poco tempo è diventato un punto di riferimento per gli altri richiedenti asilo ospitati nella struttura (oltre che il parrucchiere ufficiale). Una sorta di fratello maggiore data anche la sua età non giovanissima: 37 anni, dieci o quindici in più rispetto all’età media dei presenti. “In Nigeria vivevo a Nto Eton nello stato di Akwa Ibom, nel sud, – racconta – avevo un negozio da parrucchiere e lavoravo molto, dalla mattina alla sera senza mai fermarmi, poi sono iniziati i problemi e sono dovuto scappare” . Christian non dice altro, ma lascia intendere che senza quei pericoli non avrebbe mai rischiato la vita per arrivare fin qui, a quel magazzino ricolmo di cibo e vestiti per i ragazzi della stazione. La sede della cooperativa sorge, infatti, a pochi passi dal magazzino in cui la Caritas della diocesi di Como gestisce la raccolta promossa per l’emergenza e lui è diventato uno dei punti di riferimento. “Persone arrivano ad ogni ora del giorno a portare materiale e dobbiamo gestire tutto” , racconta. Le eccezioni al suo impegno vengono fatte per il corso di italiano che frequenta tre volte alla settimana, anche se ammette di aver ancora qualche problema con la lingua di Dante. “Cerco di fare quello che posso per aiutare chi ha bisogno – continua Unanam -, molti di questi sono giovani scappati da guerre e persecuzioni; cercano solo un modo per proseguire il loro viaggio. Per me, invece, il viaggio è già finito: mi trovo bene in Italia e non ho motivi per voler proseguire. Qui ho trovato la sicurezza che cercavo, la sicurezza per cui sono scappato” . Per lui, come per tanti altri migranti arrivati in Italia, il futuro è però ancora una grande incognita. E lui stesso non lo nasconde. “Il futuro lo lascio al futuro – conclude – perché la vita si costruisce un passo alla volta. Credo però nella determinazione e nel lavoro duro, così come nell’impegno per gli altri. Ai ragazzi che sono arrivati dopo di me dico sempre: non è restando seduti che le opportunità vi verranno incontro” . MICHELE LUPPI In fuga dalla Nigeria al fianco degli ultimi La storia di Christian Il richiedente asilo, accolto dalla cooperativa Symploké, è impegnato da settimane nell’assistenza dei migranti “bloccati” a San Giovanni 20 settembre “Migrantini perché?” , a Como con Raffaele Masto L’ associazione ASCI Don Guanella Onlus e la Casa Divina Provvidenza organizzano nella serata di martedì 20 settembre, presso l’Auditorium “San Luigi Guanella” in via T. Grossi, 18 a Como (ampio parcheggio interno) un incontro dal titolo “Migranti perché. Strumenti per capire il fenomeno migratorio”. La serata vuol essere un’occasione di approfondimento per cercare di comprendere le origini e lo sviluppo delle ragioni che inducono sempre più persone a cercare una speranza di vita in Europa, nonostante le tante difficoltà da affrontare e le incertezze sugli esiti del viaggio e sul futuro. Un fenomeno che da tempo coinvolge in maniera significativa anche il nostro territorio e che interrogandoci quotidianamente, ci deve spinge ad approfondirlo, per portare avanti una riflessione comune. Relatore della serata sarà Raffaele Masto, scrittore e giornalista della redazione esteri di Radio Popolare e della rivista Africa dei Padri Bianchi, che nella sua carriera da più di vent’anni come inviato visita il Medio Oriente, l’America Latina e soprattutto l’Africa. L’ingresso è libero. Per informazioni: Segreteria ASCI don Guanella Onlus, via T. Grossi 18 Como; tel. 031.296.787; e-mail ascicomo.segreteria@ guanelliani.it. 22 settembre “Rifondare l’Europa” incontro con Guido Viale R ifondare l’Europa - Insieme a Profughi e Migranti (NdA Press, 2016) è il nuovo libro del sociologo Guido Viale che affronta il tema della ricostruzione dell’Europa dalle fondamenta, a partire dalla ridefinizione dei suoi confini. Quella che abbiamo si sta sfaldando, incapace di fronteggiare tre principali sfide: quella ambientale, quella economica e quella dei profughi, che si spostano in cerca di una vita migliore fuggendo da guerre, stragi, morte per fame e schiavitù. Queste tre crisi interconnesse richiedono una visione, senza la quale anche istituzioni sovranazionali come l’Unione europea non possono che risultare inadeguate. Appuntamento giovedì 22 settembre, alle 18.30, alla libreria Feltrinelli di via Cesare Cantù a Como. INCONTRI L’ apertura del campo di accoglienza per migranti nello spazio ex Rizzo a Como, prevista per la metà di settembre, slitterà con tutta probabilità di qualche giorno. Nell’area di via Regina Teodolinda continuano, infatti, i lavori per la sistemazione dei container che ospiteranno i circa 300 migranti accampati alla stazione S. Giovanni e la posa delle tendostrutture per la mensa e i momenti di socialità. La scorsa settimane la Croce Rossa ha diffuso un documento contenente alcune indicazioni operative sulla gestione del campo per cercare di rispondere alle preoccupazione dei migranti precisando come “il centro non potrà essere un luogo di detenzione del migrante” o, peggio, di “deportazione”. Il documento conferma come non vi sarà registrazione dei presenti nel circuito EURODAC (l’annosa questione delle impronte digitali e del sistema Dublino), ma solo un’ “auto-identificazione” per la concessione del badge che permetterà l’entrata e l’uscita dal campo (fino alle 22.30). Tutti pasti verranno gestiti all’interno del campo stesso, così come sarà garantita l’assistenza medica e legale. L’unica grande incognita resta quella dei tempi di permanenza nella struttura: sarà garantito ai migranti un periodo di tempo nel quale “potrai liberamente scegliere se richiedere asilo in Italia e, in quel caso, sarai inserito nel circuito dell’accoglienza”. Ma non è dato sapere se vi sarà un termine massimo. VERSO IL NUOVO CAMPO: APERTURA SLITTA DI ALCUNI GIORNI A lmeno il 90% dei migranti dall’Africa sub-sahariana sono stati vittima di violenze, torture, stupri, trattamenti inumani e degradanti. Il luogo peggiore è la Libia (ma non solo), e la catena di sfruttamento coinvolge trafficanti, criminali, privati cittadini. Su 162 pazienti l’82% aveva segni fisici. Ma la vera emergenza sono i traumi psicologici, più subdoli e invalidanti, che necessitano di cure specializzate e mediatori culturali. è la situazione descritta da Medici per i diritti umani (Medu), che ha presentato a Roma una mappa web interattiva sulle rotte dei migranti africani verso l’Europa. Il 30% dei migranti assistiti da Medu nei centri in Sicilia e a Roma sviluppano disturbi mentali e sofferenza psicologica: disturbi da stress post traumatico, disturbi del sonno, depressione. “Spesso non vengono diagnosticati o diagnosticati male e il nostro servizio sanitario non è attrezzato – ha denunciato Alberto Barbieri, coordinatore di Medu -. Spesso nei reparti psichiatrici il personale non è preparato, non hanno mediatori culturali. è una epidemia nascosta che ha bisogno di risposte” . Anna Dessì, di Medu, segue nello specifico le donne al Cara di Mineo e nei centri di accoglienza straordinaria di Ragusa: “Le donne lasciano il Paese per maltrattamenti familiari, perché sono vittime di tratta – ha raccontato -. Affrontano i viaggi in condizioni disperate. Nei check point nel deserto del Niger subiscono controlli e stupri. Si salvano solo quando hanno le mestruazioni perché gli arabi in quei giorni le considerano impure. In Libia vengono sequestrate e rimangono per giorni nelle mani degli aguzzini, che le costringono a chiamare casa per ottenere un riscatto. Oppure diventano schiave del sesso per i militari libici. Ci sono madri che subiscono violenza e vedono violentare le proprie figlie” . La città dove regna la follia più assoluta è Sabha, in Libia. Strade pericolosissime, persone armate, colpi di arma da fuoco in strada. E i terribili “foyer”: case gestite dai trafficanti, con 30/40 migranti ammassati in piccole stanze, senza luce, poca acqua e cibo, senza bagni, con una scatola come lettiera. Qui vengono picchiati per ottenere un riscatto, chiamati “animali” , violentati. “Lo scopo è annichilire la dignità umana – hanno spiegato gli operatori di Medu -. Perciò le persone che arrivano in Europa hanno bisogno di tutto l’aiuto e il supporto possibile per ricostruire le loro vite” . La denuncia dei medici del “Medu” «Il 90% dei migranti vittima di violenze»

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7Sabato, 17 settembre 2016Migranti

D a settimane la situazione dei migranti accampati nel parco della stazione S. Giovanni di Como si è

guadagnata l’attenzione dei giornali, non solo italiani ma di mezza Europa. Ma come spesso accade accanto alla Storia con la “s” maiuscola e al tentativo di trovare risposte politiche ed umanitarie all’emergenza, ruotano le storie, piccole ma altrettanto importanti: quelle dei migranti, dei volontari e di tanti comuni cittadini. Definizioni che finiscono per confondersi nel caso di Christian Unanam, richiedente asilo nigeriano arrivato a Como nell’aprile del 2015 e divenuto nelle scorse settimane uno dei tanti volontari impegnati nell’assistenza al popolo di San Giovanni. Lo incontriamo durante una pausa del tirocinio che sta svolgendo presso la cooperativa sociale Symploké, la stessa che lo ha accolto al suo arrivo in città, dopo cinque mesi di viaggio attraverso il Sahel e due “interminabili” giorni in mare.“Dovrebbe fare venti ore di servizio alla settimana, ma è praticamente sempre presente nel nostro centro di via Sirtori, non lo vediamo mai fermo”, racconta l’operatrice Martina Schillaci. è così che in poco tempo è diventato un punto di riferimento per gli altri richiedenti asilo ospitati nella struttura (oltre che il parrucchiere ufficiale). Una sorta di fratello maggiore data anche la

sua età non giovanissima: 37 anni, dieci o quindici in più rispetto all’età media dei presenti.“In Nigeria vivevo a Nto Eton nello stato di Akwa Ibom, nel sud, – racconta – avevo un negozio da parrucchiere e lavoravo molto, dalla mattina alla sera senza mai fermarmi, poi sono iniziati i problemi e sono dovuto scappare”.Christian non dice altro, ma lascia intendere che senza quei pericoli non avrebbe mai rischiato la vita per arrivare fin qui, a quel magazzino ricolmo di cibo e vestiti per i ragazzi della stazione. La sede della cooperativa sorge, infatti, a pochi passi dal magazzino in cui la Caritas della diocesi di Como gestisce la raccolta promossa per l’emergenza e lui è diventato uno dei punti di riferimento. “Persone arrivano ad ogni ora del giorno a portare materiale e dobbiamo gestire tutto”, racconta.Le eccezioni al suo impegno vengono fatte per il corso di italiano che frequenta tre volte alla settimana, anche se ammette di aver ancora qualche problema con la lingua

di Dante.“Cerco di fare quello che posso per aiutare chi ha bisogno – continua Unanam -, molti di questi sono giovani scappati da guerre e persecuzioni; cercano solo un modo per proseguire il loro viaggio. Per me, invece, il viaggio è già finito: mi trovo bene in Italia e non ho motivi per voler proseguire. Qui ho trovato la sicurezza che cercavo, la sicurezza per cui sono scappato”.Per lui, come per tanti altri migranti arrivati in Italia, il futuro è però ancora una grande incognita. E lui stesso non lo nasconde.“Il futuro lo lascio al futuro – conclude – perché la vita si costruisce un passo alla volta. Credo però nella determinazione e nel lavoro duro, così come nell’impegno per gli altri. Ai ragazzi che sono arrivati dopo di me dico sempre: non è restando seduti che le opportunità vi verranno incontro”.

MICHELE LUPPI

In fuga dalla Nigeria al fianco degli ultimi

La storia di Christian

Il richiedente asilo, accolto dalla cooperativa Symploké, è impegnato da settimane nell’assistenza dei migranti “bloccati” a San Giovanni

■ 20 settembre“Migrantini perché?”, a Como con Raffaele Masto

L’associazione ASCI Don Guanella Onlus e la Casa Divina Provvidenza organizzano nella

serata di martedì 20 settembre, presso l’Auditorium “San Luigi Guanella” in via T. Grossi, 18 a Como (ampio parcheggio interno) un incontro dal titolo “Migranti perché. Strumenti per capire il fenomeno migratorio”. La serata vuol essere un’occasione di approfondimento per cercare di comprendere le origini e lo sviluppo delle ragioni che inducono sempre più persone a cercare una speranza di vita in Europa, nonostante le tante difficoltà da affrontare e le incertezze sugli esiti del viaggio e sul futuro. Un fenomeno che da tempo coinvolge in maniera significativa anche il nostro territorio e che interrogandoci quotidianamente, ci deve spinge ad approfondirlo, per portare avanti una riflessione comune. Relatore della serata sarà Raffaele Masto, scrittore e giornalista della redazione esteri di Radio Popolare e della rivista Africa dei Padri Bianchi, che nella sua carriera da più di vent’anni come inviato visita il Medio Oriente, l’America Latina e soprattutto l’Africa. L’ingresso è libero. Per informazioni: Segreteria ASCI don Guanella Onlus, via T. Grossi 18 Como; tel. 031.296.787; e-mail [email protected].

■ 22 settembre“Rifondare l’Europa” incontro con Guido Viale

Rifondare l’Europa - Insieme a Profughi e Migranti (NdA Press, 2016) è il nuovo libro

del sociologo Guido Viale che affronta il tema della ricostruzione dell’Europa dalle fondamenta, a partire dalla ridefinizione dei suoi confini. Quella che abbiamo si sta sfaldando, incapace di fronteggiare tre principali sfide: quella ambientale, quella economica e quella dei profughi, che si spostano in cerca di una vita migliore fuggendo da guerre, stragi, morte per fame e schiavitù. Queste tre crisi interconnesse richiedono una visione, senza la quale anche istituzioni sovranazionali come l’Unione europea non possono che risultare inadeguate.Appuntamento giovedì 22 settembre, alle 18.30, alla libreria Feltrinelli di via Cesare Cantù a Como.

INCONTRI

L’apertura del campo di accoglienza per migranti nello spazio ex Rizzo a Como, prevista per la metà di

settembre, slitterà con tutta probabilità di qualche giorno. Nell’area di via Regina Teodolinda continuano, infatti, i lavori per la sistemazione dei container che ospiteranno i circa 300 migranti accampati alla stazione S. Giovanni e la posa delle tendostrutture per la mensa e i momenti di socialità. La scorsa settimane la Croce Rossa ha diffuso

un documento contenente alcune indicazioni operative sulla gestione del campo per cercare di rispondere alle preoccupazione dei migranti precisando come “il centro non potrà essere un luogo di detenzione del migrante” o, peggio, di “deportazione”.Il documento conferma come non vi sarà registrazione dei presenti nel circuito EURODAC (l’annosa questione delle impronte digitali e del sistema Dublino), ma solo un’ “auto-identificazione” per la concessione del

badge che permetterà l’entrata e l’uscita dal campo (fino alle 22.30). Tutti pasti verranno gestiti all’interno del campo stesso, così come sarà garantita l’assistenza medica e legale. L’unica grande incognita resta quella dei tempi di permanenza nella struttura: sarà garantito ai migranti un periodo di tempo nel quale “potrai liberamente scegliere se richiedere asilo in Italia e, in quel caso, sarai inserito nel circuito dell’accoglienza”. Ma non è dato sapere se vi sarà un termine massimo.

veRsO Il NuOvO CampO: apeRTuRa slITTa DI alCuNI gIORNI

almeno il 90% dei migranti dall’Africa sub-sahariana sono stati vittima di violenze, torture, stupri, trattamenti

inumani e degradanti. Il luogo peggiore è la Libia (ma non solo), e la catena di sfruttamento coinvolge trafficanti, criminali, privati cittadini. Su 162 pazienti l’82% aveva segni fisici. Ma la vera emergenza sono i traumi psicologici, più subdoli e invalidanti, che necessitano di cure specializzate

e mediatori culturali. è la situazione descritta da Medici per i diritti umani (Medu), che ha presentato a Roma una mappa web interattiva sulle rotte dei migranti africani verso l’Europa. Il 30% dei migranti assistiti da Medu nei centri in Sicilia e a Roma sviluppano disturbi mentali e sofferenza psicologica: disturbi da stress post traumatico, disturbi del sonno, depressione. “Spesso non vengono diagnosticati o diagnosticati male e il nostro servizio sanitario non

è attrezzato – ha denunciato Alberto Barbieri, coordinatore di Medu -. Spesso nei reparti psichiatrici il personale non è preparato, non hanno mediatori culturali. è una epidemia nascosta che ha bisogno di risposte”. Anna Dessì, di Medu, segue nello specifico le donne al Cara di Mineo e nei centri di accoglienza straordinaria di Ragusa: “Le donne lasciano il Paese per maltrattamenti familiari, perché sono vittime di tratta – ha raccontato -. Affrontano i viaggi in condizioni disperate. Nei check point nel deserto del Niger subiscono controlli e stupri. Si salvano solo quando hanno le mestruazioni perché gli arabi in quei giorni le considerano impure. In Libia vengono sequestrate e rimangono per giorni nelle mani degli aguzzini, che le costringono a chiamare casa per ottenere un riscatto. Oppure diventano schiave del sesso per i militari libici. Ci sono madri che subiscono violenza e vedono violentare le proprie figlie”. La città dove regna la follia più assoluta è Sabha, in Libia. Strade pericolosissime, persone armate, colpi di arma da fuoco in strada. E i terribili “foyer”: case gestite dai trafficanti, con 30/40 migranti ammassati in piccole stanze, senza luce, poca acqua e cibo, senza bagni, con una scatola come lettiera. Qui vengono picchiati per ottenere un riscatto, chiamati “animali”, violentati. “Lo scopo è annichilire la dignità umana – hanno spiegato gli operatori di Medu -. Perciò le persone che arrivano in Europa hanno bisogno di tutto l’aiuto e il supporto possibile per ricostruire le loro vite”.

La denuncia dei medici del “Medu”

«Il 90% dei migranti vittima di violenze»