Ignaciana, Rivista Di Ricerca Teologica, 8-2009

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Ignaziana es una revista online gratuita, con ediciones semestrales (mayo y noviembre). Es expresión del Centro de Espiritualitad Ignaciana de la Pontificia Universidad Gregoriana (Roma), bajo la responsabilidad del Instituto de Espiritualidad de la misma universidad. Publica artículos y noticias con la intención de estimular y profundizar la investigación en la tradición cristiana inaugurada por San Ignacio de Loyola. Realizando esta finalidad, la revista aspira a ser un punto de referencia para convertirse en un eficiente puente de diálogo entre autores y lectores en el presente momento histórico. En el panorama editorial que comprende las revistas de espiritualidad ignacianas actuales, los artículos de investigación y estudios en profundidad no encuentran un espacio adecuado y los autores prueban dificultad para publicar sus trabajos normalmente. Las revistas en circulación orientan sus contenidos al interés del mayor número de lectores posible; esta situación inhibe la labor de los investigadores, que se ven invitados a publicar estudios más breves, a evitar el lenguaje especializado, y, con frecuencia, a presentar sus trabajos en revistas que no están especializadas en espiritualidad. Esta situación favorece, aunque sea involuntariamente, la dispersión editorial y el dispersión literaria de quienes quisieran profundizar su experiencia espiritual teológica e ignacianamente. Acogiendo e integrando en un espacio familiar la producción especializada que encuentra su inspiración en la experiencia de san Ignacio, Ignaziana aspira a satisfacer este vacío.

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  • ignazianarivista di ricerca teologica

    www.ignaziana.org rivista web semestrale edita dal Centro Ignaziano di Spiritualit di Napoli n.8-2009

    ROSSANO ZAS FRIZ DE COL S.I.Il presbitero religioso

    della Compagnia di Ges

    JOS CARLOS COUPEAU S.I.Espiritualidad Ignaciana:Gua para Investigadores

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    8 (2009) presentazione

    2PRESENTAZIONE

    In occasione dellanno sacerdotale presentiamo un articolo di Rossano Zas Friz sulpresbitero religioso della Compagnia di Ges. Lautore presenta unultima versione del-la sua ricerca. Si tratta di una rielaborazione sintetica degli articoli precedenti sul mini-stero ordinato ignaziano, inquadrato qui allinterno di una concezione ecclesiologicadel ministero ordinato nella Chiesa, mettendo in rapporto il carisma ignaziano con ilsacramento dellOrdine.

    Lo studio si compone di due parti. La prima una revisione bibliografica aggiornatafino al 2008 di quanto autori gesuiti (con qualche eccezione) hanno scritto dopo il Vati-cano II sul ministero ordinato ignaziano. La seconda parte offre invece unintroduzionea una teologia del ministero ordinato della Compagnia di Ges.

    Il secondo articolo nasce dellattivit di Jos Carlos Coupeau che per lincontro in-ternazionale di ricercatori che si occupano di spiritualit ignaziana, Synergias ignacia-nas, svoltosi a Barcellona (24-30 agosto 2009), ha preparato una relazione dove intenderendere conto della situazione attuale delle pubblicazioni ignaziane e lo fa tenendo con-to della bibliografia pubblicata nel periodo 1999-2009.

    Nellintroduzione lautore avverte come il termine spiritualit ignaziana sia presoin senso ampio e non pretende di elaborare un elenco esaustivo, anche se questo risultapoi molto completo. In effetti, divide il suo contributo in tre parti principali. Nellaprima presenta pubblicazioni di rango accademico (opere di riferimento, fonti, ricer-che, dissertazioni dottorali, tesine di licenza, centri di ricerca); la seconda dedicata aSantIgnazio (biografie e studi); mentre la terza si occupa di libri, articoli, traduzioni,temi vari (discernimento, storia, mistica, bibbia, sacerdozio, sacramenti, donne, leader-ship) cos come della presentazione di diversi ricercatori defunti o in attivit.

    Con questi contributi Ignaziana spera di essere di aiuto a coloro che da una pro-spettiva accademica, sia essa riflessiva o metodologica, vogliano approfondire le ric-chezze del carisma ignaziano nellattuale contesto storico.

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    Il presbitero religiosodella Compagnia di Ges

    di ROSSANO ZAS FRIZ DE COL S.I.

    al p. Peter-Hans Kolvenbach S.I., con affetto

    Introduzione

    La Compagnia di Ges, come qualsiasi altro istituto della Chiesa, ha una tradizioneche occorre continuamente rinnovare perch si mantenga viva, affinch lidentit delcarisma si conservi operante nel servizio alla missione di Cristo nella Chiesa1. Nellattua-le contesto ecclesiale ci si interroga particolarmente sullidentit del carisma della Com-pagnia in rapporto al ministero ordinato.

    Un primo approccio allargomento stato tentato nellagosto dellanno 2000, quan-do un gruppo interprovinciale di teologi spirituali dellAssistenza gesuitica dellEuropaMeridionale, comprensiva delle provincie dellItalia, del Portogallo e della Spagna, siraduna per costituire il Grupo de Espiritualidad Ignaciana (GEI), facendo risultare subitoprioritario il tema del sacerdozio in Compagnia. Due anni dopo il GEI pubblica undossier dal titolo: Sacerdotes en la Compaa de Jess nellultimo numero dellanno2002 della rivista Manresa. In questa occasione viene presentata una prima raccolta bi-bliografica sul presbitero religioso nel postconcilio2, a cui fa seguito una seconda pubbli-cazione, in Rassegna di Teologia3, frutto di una ricerca pi approfondita sullargomento.

    In particolare, sul ministero ordinato della Compagnia, stata pubblicata una ricer-ca bibliografica nella rivista Estudios Eclesisticos (2003)4, completata da una versioneitaliana lanno successivo, pubblicata in Rassegna di Teologia5. La ricerca prosegue negli

    1 Cf 34 CONGREGAZIONE GENERALE, Decreto 2: Servitori della missione di Cristo, Provincia dItaliadella Compagnia di Ges, Roma 1996, 39-53.

    2 R. ZAS FRIZ, Ministerio Ordenado y Vida Consagrada. Reflexiones teolgicas en torno a una revisinbibliogrfica in Manresa 77 (2002) 371-400.

    3 R. ZAS FRIZ DE COL S.I., La condizione attuale del presbitero religioso nella chiesa, in Rassegna diTeologia 45 (2004) 35-7; cf ID., Lidentit ecclesiale del religioso presbitero, in La situazione del ReligiosoPresbitero nella Chiesa oggi. Atti del Seminario di studio (Conferenza Italiana di Superiori Maggiori),Roma, 31 marzo 2005. A cura di A. MONTAN, Il Calamo, Roma 2005, 91-119; ID., Carisma ecclesiale delsacramento dellOrdine. Verso una comprensione pluriforme del sacramento dellOrdine, in Rassegna diTeologia 48 (2007) 83-96.

    4 R. ZAS FRIZ DE COL, El ministerio ordenado en la Compaa de Jess. Revisin de la bibliografapostconciliar, in Estudios Eclesisticos 78 (2003) 483-519.

    5 R. ZAS FRIZ DE COL, Lidentit del presbitero religioso. Il caso dei gesuiti, in Rassegna di Teologia 45(2004) 325-360.

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    anni successivi incentrata sul carisma ignaziano del ministero ordinato6 e sullidentitpresbiterale della Compagnia di Ges nella Chiesa7.

    Il lavoro che segue non una semplice raccolta degli articoli elencati, trattasi piutto-sto della rielaborazione di unultima versione sintetica e aggiornata sulla condizione ec-clesiale del presbitero gesuita, intento perseguibile soltanto prendendo in considerazio-ne la condizione ecclesiale del presbitero religioso nella Chiesa e, di conseguenza, ilrapporto del carisma della Compagnia con il sacramento dellOrdine.

    Il contenuto dello studio presentato in due parti: la prima una revisione biblio-grafica, aggiornata allanno 2008, su quello che diversi autori gesuiti hanno scritto sulministero ordinato della Compagnia durante il post-concilio, a cui segue una breve sin-tesi; ed una seconda parte, a modo di introduzione a una teologia del ministero ordinatodella Compagnia di Ges, divisa in cinque sezioni: nella prima si elencano alcuni pre-supposti da prendere in considerazione; nella seconda si offre una riflessione storica eteologica sul rapporto tra carisma religioso e ministero ordinato; nella terza, invece, se-guendo lo stesso percorso storico e teologico, si offre una riflessione sul carisma ignazia-no; nella quarta si accostano propriamente carisma ignaziano e sacramento dellOrdine,per concludere, con la quinta ed ultima sezione, sul carisma presbiterale della Compa-gnia di Ges nella Chiesa.

    Tengo, infine, a precisare che il presente studio non sarebbe stato possibile senzalaiuto diretto e indiretto di alcune persone. Per cui ringrazio, in primis, Sua SantitBenetto XVI che ha indetto lanno sacerdotale 2009-2010, iniziativa che mi ha stimolatoa una nuova sintesi; P. Adolfo Nicols S.I., Superiore Generale della Compagnia, perlinteresse che ha mostrato sullargomento; e, last but non least, Marcos Recolons e i mieiconfratelli napoletani per il loro fraterno incoraggiamento ad affrontare questa fatica.

    6 R. ZAS FRIZ DE COL, Il carisma ignaziano del ministero ordinato, in Rassegna di Teologia 47 (2006)389-423.

    7R. ZAS FRIZ DE COL S.I., Lidentit presbiterale della Compagnia di Ges nella Chiesa, in Ignaziana(www.ignaziana.org) 4 (2007) 149-161; ID., La identidad de la Compaa, el sacramento del Orden y laCongregacin General 35, in Ignaziana (www.ignaziana.org) 6 (2008) 50-57.

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    PARTE PRIMA

    Lapproccio postconciliare al ministero ordinatodella Compagnia di Ges: raccolta bibliografica

    Non si pu affermare che questa sezione offra una bibliografia esaustiva su quelloche i gesuiti hanno scritto in rapporto al ministero ordinato della loro vocazione, perchmanca, per esempio, laccesso alla bibliografia di diversi regioni, come lOriente euro-peo e asiatico. importante considerare questo limite, cio la circoscrizione della raccol-ta alle lingue pi diffuse dellEuropa occidentale.

    1. 31 Congregazione Generale (1966)

    Il decreto 23 dedicato al nostro apostolato sacerdotale8. Nella parte introduttivasi constata la trasformazione che la societ civile e la vita ecclesiale stanno subendo, e, diconseguenza, la funzione sacerdotale si deve adeguare a tali cambiamenti. Senza entra-re nel dibattito teologico dove si scontrano opinioni diverse, la Congregazione vuolericordare alcuni principi. Ricorda la dottrina conciliare sul sacerdozio (nn. 391-395) epoi la regola suprema dellapostolato sacerdotale in Compagnia: il maggior serviziodi Dio e il bene pi universale delle anime nella pi grande disponibilit verso la volontdi Dio manifestataci nella Chiesa e dalle circostanze dei tempi, specialmente per mezzodel Romano Pontefice (n. 396). Si prende atto della diversit di membri che formano laCompagnia e riporta la Formula dellIstituto (n. 1), secondo la quale tale diversit dipen-de dalla grazia speciale che lo Spirito Santo concede a ciascuno e dal grado speciale dellavocazione del singolo gesuita.

    La Congregazione stabilisce, a partire dal principio citato, alcuni criteri da tenerepresente per lattivit del servizio sacerdotale. Cos, si deve distinguere tra la naturaintima e dogmatica del sacerdozio e le sue diverse forme storiche (cf n. 401); gli scolasticie coadiutori temporali partecipano, in quanto membri del corpo sacerdotale della Com-pagnia, al suo apostolato sacerdotale (cf n. 402). Inoltre, il sacerdote gesuita deve inte-grare in modo personale i diversi aspetti che confluiscono per dare forma alla sua voca-zione, evitando le sintesi unilaterali (cf nn. 403-404).

    Il testo del decreto (nn. 406-413) orientato in modo pratico alla scelta dei ministerisacerdotali. Si prende atto del nuovo ruolo dei laici nellapostolato, del bisogno di colla-borare con loro e della necessit di riformulare la formazione e lapostolato dei fratellicoadiutori (cf 410).

    8 DECRETI DELLA CONGREGAZIONE GENERALE XXXI. Testo latino e versione italiana. Presso il PrepositoProvinciale. Roma s.d., 333-349; citiamo secondo il numero dei paragrafi.

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    2. 32 Congregazione Generale (1974-1975)

    Nel n. 5 del decreto dintroduzione la Congregazione ricorda lallocuzione di PapaPaolo VI (3/12/73) in cui il Santo Padre chiede di ribadire e di dichiarare ancora unavolta che la Compagnia un corpo sacerdotale, apostolico, religioso, unito al Sommo Pon-tefice con vincolo speciale mediante il voto circa le missioni9. In effetti, il Papa ha detto:

    Sacerdoti, poi, siete: anche questo carattere essenziale della Compagnia, pur nondimenticando lantica e legittima tradizione dei benemeriti Fratelli, non insigniti del-lOrdine sacro, che pure hanno sempre avuto un ruolo onorato ed efficiente nella Com-pagnia. La sacerdotalit stata formalmente richiesta dal Fondatore per tutti i reli-giosi professi; e ben a ragione, perch il sacerdozio necessario allOrdine da lui istitu-ito con la precipua finalit della santificazione degli uomini mediante la Parola e i Sa-cramenti. Effettivamente, il carattere sacerdotale richiesto dalla vostra dedizione allavita apostolica, ripetiamo pleno sensu: dal carisma dellOrdine sacerdotale, che con-figura a Cristo inviato dal Padre, nasce principalmente lapostolicit della missione, acui, come Gesuiti, siete deputati10.

    La Congregazione afferma, nella dichiarazione I Gesuiti oggi, n. 22, che la Com-pagnia , nella sua totalit, una compagnia sacerdotale. Non solo nel senso del sacer-dozio comune dei fedeli, ma di un corpo di ministri del Vangelo insigniti dallordinesacro. Nel n. 24 la Congregazione sostiene che il carattere distintivo della Compagnia quello di essere un ordine religioso, apostolico, sacerdotale e unito col Romano Pon-tefice da uno speciale vincolo di amore e di servizio.

    3. F. Andreu

    Nellarticolo del Dizionario degli Istituti di Perfezione, F. Andreu11 considera i chieri-ci regolari come chierici che appartengono a istituti religiosi clericali nati tra il 500 e il600, fanno professione solenne dei consigli evangelici, ma non seguono nessuna regolamonastica e compiono le pi svariate forme di apostolato (i primi sono stati i teatini, nel1524, e gli ultimi i piaristi, nel 1617). Lautore elenca i gesuiti come chierici regolari, mariconosce che nessun documento pontificio, dalla fondazione della Compagnia a LeoneXIII, li chiama cos. Tuttavia nellAnnuario Pontificio essi sono considerati chierici rego-lari e ne ricevono la denominazione12.

    9 DECRETI DELLA CONGREGAZIONE GENERALE XIII. Roma 1977.10 Ib., 170-171.11 F. ANDREU, Chierici regolari, in Dizionario degli Istituti di Perfezione, vol. II, Roma 1975, coll. 897-

    909. Lautore non gesuita.12 Cf Annuario Pontificio 2004, Citt del Vaticano 2004, 1337. La Compagnia fa parte dei chierici

    regolari e il suo fine la difesa e propagazione della fede, per il bene delle anime, nella vita e nella dottrinacristiana per mezzo della predicazione, amministrazione dei sacramenti, scuole, stampa, ecc. I teatini, peresempio (cf pagina precedente, 1336) hanno come fine quello di restaurare nella Chiesa la regola primitivadella vita apostolica.

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    Alla voce Compagnia di Ges dello stesso Dizionario, essa definita come unordine religioso di chierici regolari13, anche se nelle Costituzioni questa terminologianon viene utilizzata14.

    4. M. Buckley (1976)

    Per lautore15 il significato specifico di ministero ordinato si definisce per contrastocon quello del monaco: si tratta di una consacrazione ecclesiale a servizio del mondo,allinterno del mondo stesso. il ministero ordinato a caratterizzare la Compagnia, e alcontempo la Compagnia caratterizza lesercizio del ministero ordinato, conferendogli lasua identit specifica; infatti, il modo concreto in cui ogni istituto esercita il ministeroordinato costituisce lo stile proprio di quellistituto, la sua tradizione viva che si trasmet-te di generazione in generazione.

    In questo senso, per lidentit del ministero ordinato nella Compagnia, fondamen-tale non solo quanto si dice nella Formula dellIstituto, ma anche il modo in cui dettoministero esercitato e, in maniera particolare, il modo in cui il fondatore lo esercita. Lostile gesuitico ha le sue radici nello stile ignaziano di esercitare il ministero ordinato16,uno stile, quello di Ignazio, che si pu definire normativo, vale a dire profetico e noncultuale, itinerante e non residenziale. Un ministero dedito alla predicazione, allinterio-rit e allapostolato sociale prima che ad altre dimensioni17.

    5. M. Ledrus

    Nello stesso anno dellarticolo menzionato prima (1976), Michel Ledrus pubblica unostudio in cui stabilisce che sia per lapostolo Paolo sia per SantIgnazio, il significato del-

    13 Cf M. FOIS, Compagnia di Ges, in Dizionario degli Istituti di Perfezione, vol. 2, Roma 1975, coll.1262.

    14 Cf Costituzioni della Compagnia di Ges annotate dalla Congregazione Generale 34 & Norme Com-plementari, Adp, Roma 1997, NC, 2, 2. Nel n. 7 delle NC si legge: Con il nome di Istituto della Compagniasi intende tanto la nostra forma di vivere e di operare, quanto i documenti scritti nei quali questa forma vieneesposta autenticamente e legittimamente. Nellattuale Codice di Diritto Canonico vigente (can. 588, 2),listituto clericale definito cos: Institutum clericale illud dicitur quod, ratione finis seu propositi a fonda-tore intenti vel vi legitimae tradictionis, sub moderamine est clericorum, exercitium ordinis sacri assumit, etqua tale ab Ecclesiae auctoritate agnoscitur. Questi istituti si identificano col ministero sacerdotale, eserci-tato secondo lintenzione del fondatore e come tali sono riconosciuti da parte dellautorit ecclesiale.

    15 M. BUCKLEY, Jesuit Priesthood: Its Meaning and Commitments, in Studies in the Spirituality of theJesuits 8 (1976) 135-166.

    16 Il fondamento di questaffermazione il fatto che secondo Lanez, compagno di SantIgnazio, il santofondatore avrebbe sostenuto il principio secondo il quale si aspetta che Dio guidi i membri di un dato istitutonello stesso modo in cui guid il fondatore; cf ib., 139.

    17La comprensione originale e primitiva della Compagnia fu quella di un gruppo di predicatori inpovert che si facevano strada di paese in paese (ib., 149).

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    lopera evangelizzatrice condurre gli uomini a glorificare il sacrificio redentore, a realiz-zarlo, a completarlo in loro stessi con la vita di fede ecclesiale18. Ancora laico, Ignazioesercita il suo apostolato in questo senso, aiutando le anime a prendere parte attiva nellavoro spirituale della loro redenzione. Questo significa, per Paolo come per Ignazio, stac-carsi radicalmente dal conformismo mondano ed entrare nellintimo rinnovamento dellatrasformazione cristiana, per discernere familiarmente quello che Dio gradisce; in concre-to, lasciare da parte le ricchezze e la promozione personale. La devozione non altro chequesto spirito di oblazione, che trova nel sacrificio di Cristo non solo la sua fonte, maanche linvito alla riconciliazione con Dio: la gloria di Dio il Cristo crocifisso e parteciparedi questa gloria costituisce la gloria delluomo. Lapostolato di Ignazio orientato intera-mente a promuovere questa partecipazione; perci realizza unopera eminentemente sa-cerdotale; prolunga, modestamente da parte sua, i lavori apostolici, in filiale dipendenzadal Vicario universale dellApostolo e Sommo Sacerdote della nostra confessione di fede19.

    Secondo Ledrus, prima di parlare di sacerdozio ministeriale, bisogna parlare di sa-cerdozio spirituale della Compagnia, strutturato in due poli: la disciplina e la missio-ne evangelica, a cui corrispondono rispettivamente, negli Esercizi Spirituali, la medita-zione del Re eterno e quella delle due Bandiere. In questo consiste la ragione di esseredella Compagnia, che altro non che aiutare le anime. Ma da questo non si deducenecessariamente la condizione strettamente sacerdotale della Compagnia, perch nonbisogna dimenticare che paradossalmente vero che uno stesso spirito di servizio haintrodotto lordinazione presbiterale e la cooperazione laicale dei religiosi nel corpo del-la Compagnia20.

    In effetti, lautore interpreta il sacerdozio di Ignazio e dei suoi compagni come unaqualificazione sacramentale e cultuale della vocazione di aiutare le anime: Il sacerdo-zio permetter di realizzare molto meglio, cio, pi assiduamente, pi liberamente, pifruttuosamente lassistenza caritativa del prossimo: dato che chiamato a moltiplicare icontatti vitali nella Chiesa, che contribuiscono alla crescita del corpo. Il sacerdozio portacon s una consacrazione organica pi perfetta. Il servizio si converte in ministero uffi-ciale e in professione21.

    Quando i primi compagni decidono di formare un gruppo religiosamente obbe-diente per garantire istituzionalmente laiuto alle anime, ci avviene in forza di quelloche il Signore ha gi operato in loro prima dellordinazione: Nellanima di Ignazio ilcarisma di aiutare le anime esige ed esalta nella sua modestia il senso del ministerosacerdotale. Aiutare le anime un lavoro completamente divino. Dio, il primo, ci aiutain tutto e totalmente, specialmente a ogni bene salutare e alla realizzazione del nostrosacrificio cristiano22.

    18 M. LEDRUS, El ministerio sacerdotal ignaciano, in Centrum Ignatianum Spiritualitatis (CIS) 7 (1976)18-34, qui 19.

    19 Ib., 22.20 Ib., 29-30.21 Ib., 25 (corsivo dellautore).22 Ivi.

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    Per Ledrus questo atteggiamento si armonizza perfettamente con il senso paolinodella diakonia delle anime, nella quale la caratteristica spirituale dominante la mode-stia o la propensione cristiana a diminuirsi nellappropriazione dei beni della terrae nella scala sociale23.

    6. M. Rondet

    Nel 1981, al Centro Svres di Parigi, M. Rondet S.I. tiene una conferenza sulla spe-cificit del sacerdozio nella Compagnia24, in cui si chiede: Noi, gesuiti, religiosi, preti,chi siamo?25. Egli rifiuta di situare il gesuita nella polarit religioso-sacerdote o di sce-gliere uno dei due poli per definire la sua identit. Il gesuita non soltanto un profeta oun prete onesto, riformato. Per rispondere alla domanda, bisogna ritornare alle origini,a Ignazio: Adesso Ignazio che arrivato al sacerdozio e alla vita religiosa, non parte ndi un progetto religioso n di un progetto sacerdotale. Egli stato continuamente guida-to da una vocazione a un genere di vita che si presenta come originale, difficile da inten-dere e da mantenere. E di fatto egli dovr impiegare molta della sua energia a farloriconoscere e a difenderlo26.

    Il progetto di Ignazio si definisce come aiuto alle anime mediante il ministero dellaParola, nella sequela di Cristo che porta la sua croce nel mondo, cercando il bene piuniversale, che il pi divino. Rondet definisce tale progetto come vocazione apostolica,in cui il sacerdozio si inserisce in funzione del rapporto che esiste tra lapostolato e laChiesa: il gesuita sacerdote non perch ministro della Parola, ma perch vuole diffon-dere la Chiesa, quella Chiesa che si deve costruire nel futuro. Il sacerdozio di Ignazio non il sacerdozio delle comunit (stile Tito o Timoteo), quello degli inviati, di Paolo e Barna-ba: Ignazio sar uno dei rari uomini della storia della Chiesa di Occidente che cercherdi fare recepire un tipo paolino di sacerdozio27. Secondo Rondet questo il contributoproprio e significativo di Ignazio: un sacerdozio missionario legato a Pietro, dal qualericeve la missione per i pagani. Il problema per il santo pellegrino che non trova lateologia che gli permetta di esprimere la sua proposta sacerdotale, giacch la teologiadominante si orienta verso unaltra modalit: quella del sacerdozio installato nel cuoredel popolo cristiano, concentrando in esso la quasi totalit dei ministeri delle comunit28.

    23 Ib., 28.24 M. RONDET, Spcificit du Sacerdoce dans la vie religieuse jsuite. Comunication au Week-end de

    rentre, 11-12 Octobre, Centre Svres. Dattiloscritto.25 Ib., 2.26 Ivi.27 Ib., 5.28 Certamente, non c da opporre diametralmente ministero della comunit e ministero inviato. Il

    ministero sempre frutto dello Spirito che opera nella e per la comunit, per la Chiesa. Ma la Chiesa non soltanto quella comunit di credenti di cui si fa carico, si organizza per la vita e la santificazione dei suoimembri, anche e fondamentalmente la comunit che esplode, quella che lo Spirito non cessa di disperdereai quattro angoli del mondo in un soffio di Pentecoste. Il ministero inviato il ministero della comunit, madella comunit che invia, della comunit rivolta verso il futuro, verso la missione (ib., 5).

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    7. 33 Congregazione Generale (1983)

    La Congregazione Generale si riferisce alla Compagnia come un corpo sacerdotale(d.1, 31) e ripropone il concetto, citando la Congregazione Generale XII (d.2, 9), secon-do cui la missione non un ministero tra gli altri, ma il fattore integrante di tutti inostri ministeri. Da ci si pu dedurre che il corpo sacerdotale si realizza nel compi-mento della missione ricevuta.

    Trattandosi di una Congregazione Generale che ha come scopo lelezione di un nuovosuperiore generale, sul ministero ordinato non si discusso se non indirettamente riguar-do alle sfide apostoliche e alla scelta dei ministeri (cf la seconda parte del primo decreto).

    8. J.W. Harmless

    Secondo J.W. Harmless S.I.29 (1987), nella Congregazione Generale XXXII (1975), igesuiti sono arrivati a un consenso sul loro carisma e sulla loro missione, pur riconoscen-do che, negli anni successivi, il sacerdozio continui ad essere un elemento di crisi del-lidentit del gesuita. Harmless propone la tesi che il sacerdozio in Compagnia non tanto costitutivo della Compagnia, quanto strumentale per il compimento della missio-ne: lelemento centrale, costitutivo del carisma della Compagnia, la sua missione, lasua vita apostolica30.

    In questo senso, il gesuita non il leader di una comunit stabile di fedeli nella qualeesercita stabilmente il suo ministero e non nemmeno il consulting advisor del vescovo; piuttosto lattivista che nelle strade guarda dove c bisogno di annunciare Cristo, siconcepisce come un missionario, la cui spiritualit quella di essere compagno di Ges.Tradizionalmente, la Compagnia ha dato priorit ai suoi ministeri e non soltanto a quelliche si riconoscono come propri del ministero ordinato.

    Se i gesuiti sono presbiteri per amministrare i sacramenti, la missione e non laleadership sacramentale quella che rimane al centro 31. In un certo senso, il ministeroordinato per i gesuiti un mezzo per muoversi allinterno della Chiesa, un mezzo che daccesso al forum pubblico e al servizio pubblico a favore della stessa Chiesa. Per questaragione lautore sostiene che il ministero ordinato non tanto costitutivo quanto stru-mentale: il ministero ordinato del gesuita al servizio della sua apostolicit (cf 47). Sipu comprendere questa visione soltanto se non si perde la memoria della primitivaidentit della Compagnia e della tradizione viva che con essa ha avuto inizio: una Com-pagnia che prima di essere compagnia di sacerdoti compagnia di apostoli. Lautorericonosce che le caratteristiche proprie del ministero ordinato dei gesuiti non vengono

    29 J.W. HARMLESS, Jesuits as Priests, Crisis and Charism, in Studies in the Spirituality of the Jesuits 19(1987) 1-47.

    30 Ib., 6.31 Ib., 46.

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    riconosciute immediatamente dai fedeli come quelle pi note del presbitero, ma sono,invece, fondamentali per essere presbitero gesuita. In poche parole: essere gesuita cambiail significato (meaning) di essere sacerdote32.

    9. D.L. Gelpi

    Lautore33 considera la particolare vocazione presbiterale del gesuita nel contesto piampio della riflessione sul presbitero dal punto di vista biblico e teologico. Soltanto nellaterza parte tratta il rapporto tra ministero ordinato e vita consacrata, affermando che lapeculiarit del presbitero religioso consiste nellesercitare il suo ministero in comunit,condividendo vita e lavoro secondo una particolare tradizione spirituale (cf 81).

    10. A. Manaranche

    In riferimento a quanto dice A. Manaranche S.I.34, la genesi del sacerdozio nella Com-pagnia dovuta allesperienza mistica di Ignazio e dei primi compagni, esperienza che siconcretizza in uno stile apostolico-universale che ne fa un corpo sacerdotale nel quale siprofessa la consacrazione religiosa per il servizio della Chiesa agli ordini del Papa. Ilquarto voto di obbedienza al Santo Padre segna questo indirizzo dellintero corpo apo-stolico: la missione non qui unopera: essa una struttura. Il quarto voto il primo,fondamentale rispetto agli altri tre emessi a Venezia prima dellordinazione. Allora, quandoun giovane gesuita dice: Per essere fedele alla prima intuizione di Ignazio, io voglioessere religioso, non sacerdote egli sbaglia, non conosce la genesi dellIstituto35.

    La vita dei primi compagni diviene religiosa in modo congiunturale, pi come risulta-to degli eventi che di un desiderio stabilito in precedenza. E diviene apostolica perch essisi vincolano al Signore a modo degli Apostoli, a modo dei vescovi, come afferma Nadal: il loro vincolo alla Sede Apostolica che li converte in apostoli e le loro vite divengonoapostoliche, cio dello stesso tipo sacerdotale. La vita apostolica ignaziana sacerdotale36.

    Secondo lA., lintuizione di SantIgnazio che i gesuiti siano pi che semplici chie-rici regolari, essendo costoro pi dediti alla vita liturgica, con uno stile di vita pi raccol-to e ritirato e vivendo in gruppi dispersi senza formare un corpo apostolico. Mentre ichierici regolari si fanno religiosi per essere migliori sacerdoti mediante i tre voti (sono

    32 Ib., 44.33 D.L. GELPI, Theological reflections on the priestly character of our Jesuit vocation, in Studies in the

    Spirituality of the Jesuits 19 (1987) 49-84.34 A. MANARANCHE, Le ministre sacerdotal dans la Compagnie de Jsus, in Cahiers de Spiritualit

    Ignatienne 34 (1985) 75-91.35 Ib., 81.36 La situazione della Compagnia non quella degli ordini monastici, non si esercita per luso interno del

    monastero: la professione solenne del gesuita la professione di un religioso gi ordinato presbitero, percila Compagnia si pu chiamare corpo sacerdotale (cf ib., 81-82).

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    sacerdoti riformati), i gesuiti si fanno sacerdoti per farsi migliori apostoli nelle mani diColui che ha a suo carico la missione universale:

    Non prima il desiderio di essere sacerdote quello che ha spinto i compagni alla vitareligiosa: piuttosto il desiderio di essere in primo luogo apostoli quello che li ha spintial sacerdozio vissuto in una forma inedita di vita religiosa e li ha spinti a costituirsi in uncorpo apostolico unificato. Questa costituzione in corpo li distingue da un ordine apo-stolico come quello di San Domenico, dove sussistono ancora le abitudini federative diPrmontr e di Ctaux37.

    Lorientamento che Ignazio d alla Compagnia come corpo di professi pensato inbase al modello episcopale, seguendo un indirizzo gi presente in San Tommaso e cheNadal riafferma38.

    Cos Manaranche, che interpreta Nadal, dellavviso che il sacerdozio della Compa-gnia un sacerdozio mistico ed evangelizzatore, che si definisce per la missione in sensospirituale, personale ed ecclesiale evangelico. Proprio a partire dalla distinzione di Nadal,Manaranche specifica sei caratteristiche essenziali del sacerdozio nella Compagnia: (1) LaCompagnia un corpo sacerdotale apostolico al servizio della Sede Apostolica; (2) tuttaviasi esercita in modo differenziato, secondo il livello dincorporazione nel corpo apostolico;(3) i coadiutori spirituali (i fratelli) fanno parte della missione del corpo; (4) la distinzionetra coadiutori spirituali e professi si concepisce come distinzione della capacit dei sogget-ti per la missione; (5) la chiave di lettura di questa distinzione la concezione ignazianadel sacerdozio, secondo la quale il professo la vetta del corpo sacerdotale nella Compa-gnia; (6) anche se il quadro di riferimento del corpo sacerdotale una concezione teologi-ca episcopale, SantIgnazio stabilisce che il professo rifiuti la nomina a vescovo (85-87).

    In ultimo, per comprendere meglio in che misura sia oggi realizzabile lintuizionedel sacerdozio di Ignazio, lautore fa un paragone tra la situazione del ministero ordina-to attuale e quella del XVI secolo. Una somiglianza fondamentale che in entrambe lesituazioni si contesta la concezione teologica del ministero ordinato, ma il contesto at-tuale secolarizzato e conflittuale, borghese, dominato dai mass-media e con una pro-fonda crisi demografica in atto; un mondo ingiusto, nel quale il sacerdote non vedechiaro il suo ruolo che messo in discussione dai miscredenti. In questo contesto, ladomanda sulla questione del sacerdozio nella Compagnia pu sembrare superflua eanche offensiva per il resto del clero, dato che viviamo in un mondo che tende allunifor-mit. Loriginalit dei gesuiti non consiste nelle forme, che sono ogni volta pi comunia tutti: essa sta anzitutto nella nostra spiritualit39.

    37 Ib., 83.38 Per San Tommaso i religiosi somigliano ai vescovi in quanto si dedicano a tutti gli uomini per la carit

    pastorale, caratteristica dei pastori della Chiesa (Summa Theologica IIa-IIae, q. 185, a. 7, ad 2; ib., a. 8, ad5). Per Nadal la vita del gesuita un dono per coloro ai quali lobbedienza lo ha inviato: in questo modoimitano i vescovi nella carit pastorale, ma anche nel ministero della parola (H. NADAL, Commentarii deInstituto Societatis Iesu, Monumenta P. Nadal, vol. V, Romae 1962, 171 e 124); cf A. MANARANCHE, Leministre sacerdotal, cit., 84.

    39 Ib., 90-91 (corsivo dellautore).

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    11. J. ODonnell e S. Rendina

    Negli anni Novanta viene pubblicato il libro Sacerdozio e Spiritualit Ignaziana diJ.O. Donnell S.I. e S. Rendina S.I.40. Il primo cura la riflessione teologica sul sacerdozioe il secondo la specificit storica e spirituale del sacerdozio dei gesuiti.

    Nella prima parte, O.Donnell presenta il sacerdozio dalla prospettiva di unecclesio-logia di comunione, in armonia con gli sviluppi biblici e conciliari degli ultimi decenni.Lautore sottolinea limportanza del rapporto del ministro con la comunit ecclesiale,dato che il ministero ordinato implica un ministero oggettivo per la Chiesa.

    Rendina, nella seconda parte del libro, presenta la tradizione ignaziana del ministeroordinato41; ribadisce lassenza di riferimenti espliciti alle motivazioni per le quali Ignaziosi fa sacerdote, mentre invece presente sin dallinizio della sua conversione la preoccu-pazione di aiutare le anime, come si evince da quanto segue:

    Guardiamoci dal ritenere sacerdotali soltanto gli atti che per la validit esigono i po-teri conferiti mediante il sacramento dellordine: praticamente, lamministrazione dellapenitenza e la celebrazione dellEucaristia. Cio il sacerdote non va considerato in astrat-to solo secondo le sue componenti essenziali ed esclusive. Ma piuttosto cos come siconfigura concretamente nelle circostanze e nei bisogni del contesto storico e culturaledella chiesa e della societ di un determinato periodo, pur con la consapevolezza chetale incarnazione storica va sottoposta a discernimento evangelico42.

    importante aver presente questa precisazione perch Ignazio, dopo lordinazione,si dedica al governo della Compagnia, che per Rendina un ministero eminentementepresbiterale43. Tuttavia il fondatore ha tempo per predicare, insegnare ai bambini, de-dicarsi ad opere sociali e di carit.

    Se questo il percorso sacerdotale di Ignazio, Rendina si domanda di conseguenzaquale sia la sacerdotalit del gesuita. La Compagnia un corpo sacerdotale, tutti i suoimembri professi sono sacerdoti. Il fatto che il religioso gesuita sia anche sacerdote signi-fica che lintenzione di consacrazione religiosa e il fine apostolico-sacerdotale sono invicendevole e stretto rapporto: la prima presupposta, ma il secondo la specifica e leconferisce la sua forma concreta. Ne risulta non una duplicit di fini, ma una piena inte-grazione, anche se la realizzazione pratica non risparmia certe inevitabili tensioni44.

    Lesercizio del ministero ordinato il mezzo mediante il quale il gesuita cerca la suasantificazione e quella degli altri: aiutando le anime aiuta se stesso. Ma questo ministero

    40 J. ODONNELL - S. RENDINA, Sacerdozio e spiritualit ignaziana, PUG, Roma 1993.41 Vogliamo confrontarci con il presbiterato cos come oggettivamente proposto dalla Compagnia di

    Ges (ib., 88). Il suo studio ha quattro capitoli: lelezione sacerdotale dIgnazio; il sacerdozio della Com-pagnia secondo la Formula dellIstituto e le Costituzioni; il sacerdozio dei gesuiti; i pi recenti e autorevoliinterventi delle Congregazioni Generali e della Santa Sede. Include due appendici: la gratuit dei ministerie la conversazione spirituale secondo la tradizione ignaziana.

    42 Ib., 106.43 Ib., 107.44 Ib., 119 (corsivo dellautore).

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    pi profetico cio legato al ministero della parola che cultuale: esso implica lessereinviato a predicare, ragione per cui linvio papale risulta fondamentale per il ministeroordinato della Compagnia, altrimenti sarebbe un auto-invio, e non una missione. Perquesto motivo SantIgnazio e i compagni vanno dal Papa: per essere pi sicuri di essereinviati dove c realmente bisogno45. Perci lo stile del ministero dei primi gesuiti se-gnato principalmente dalla mobilit e dalluniversalit della predicazione in povert46.

    Per laggiornamento dello stile sacerdotale dIgnazio, doveroso un atteggiamentopi attento ed equilibrato che si concretizza in un va-e-vieni continuo tra documentifondazionali e storia per verificare lautenticit e omogeneit della nostra evoluzione47.Con Ignazio ancora Generale si sviluppa lapostolato dei collegi una novit, comelapostolato intellettuale e lattivit artistica cos come le missioni oltreoceano. Di fron-te a questo sviluppo, Rendina si domanda fino a che punto i gesuiti siano stati fedeli allaspecificit sacerdotale della Compagnia. La risposta allinterrogativo dellautore diffi-cile da trovare, giacch fino a pochi anni fa era convinzione comune che la sacerdotalitdel ministro rendesse sacerdotale il suo apostolato, senza ulteriormente precisare di chetipo di apostolato si trattasse. Oggi la situazione diversa. Qualsiasi professione richiedesempre di pi una rigorosa specializzazione e dedizione, esigendo molte volte lapparte-nenza ad associazioni e imprese che sono in conflitto con lappartenenza a una comuni-t gesuitica. Tuttavia, per Rendina, lunico criterio valido per giudicare la storia passatae presente lomogeneit degli sviluppi storici con la Compagnia delle origini48.

    45 Cos la Formula dellIstituto approvata da Giulio III (n. 3): E bench apprendiamo dal Vangelo,sappiamo per fede ortodossa, e crediamo fermamente che tutti i fedeli cristiani sono sottomessi al RomanoPontefice come a capo e a Vicario di Ges Cristo, tuttavia, per una maggiore devozione allobbedienza allaSede Apostolica e una maggiore abnegazione delle nostre volont, e una pi sicura direzione dello SpiritoSanto, abbiamo giudicato sommamente opportuno che ognuno di noi e chiunque far in seguito la medesi-ma professione, oltre che dal vincolo dei tre voti sia legato da un voto speciale. In forza di esso, tutto ci chelattuale Romano Pontefice e gli altri suoi successori comanderanno come pertinente al progresso delleanime, ed alla propagazione della fede, ed in qualsivoglia paese vorranno mandarci, noi, immediatamente,senza alcuna tergiversazione o scusa, saremo obbligati ad eseguirlo, per quando dipender da noi; sia chegiudicheranno inviarci presso i Turchi, sia ad altri infedeli, esistenti nelle regioni che chiamano Indie, siapresso gli eretici, scismatici o fedeli quali che siano.

    46 Ignazio esclude la preghiera in coro dellOfficio Divino, le lunghe celebrazioni eucaristiche con cantie musica (Formula dellIstituto 8; Costituzioni 586-587), i ministeri fissi (come essere confessore ordinarioo direttore spirituale di monasteri, cura stabile di anime, ecc.; cf Costituzioni 324-325, 589-590, le dignitecclesiastiche (Costituzioni 817, 756, 771-772, 786, 788).

    47 J. ODONNELL - S. RENDINA, Sacerdozio..., cit., 137 (corsivo dellautore).48 Non un criterio di facile applicazione, come limmergere una cartina di tornasole in una soluzione

    per giudicarne lacidit o la basicit, per a noi sembra lunico valido (ib., 143; corsivo dellautore).

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    12. L. de Diego (1991)

    La decisione sacerdotale di Ignazio , secondo lautore49, una chiamata alla radicalitdella vita nella sequela di Ges, povero e umiliato, una sequela nella quale sacerdozio eapostolato sono praticamente sinonimi. Tuttavia sar soltanto nella visione della chieset-ta della Storta che il sacerdozio di Ignazio e compagni acquister il suo senso pieno,perch in quella visione si compie il suo desiderio. Essa sar punto di arrivo e di parten-za del suo ministero sacerdotale50.

    Per lautore, la novit dello stile ignaziano cercare la santit nellesercizio del mini-stero pluriforme e aperto, nel tentativo unico di aiutare le anime. Un ministero apostoli-co che anche sacerdotale perch porta Dio al mondo e avvicina il mondo a Dio. Ignazioha saputo dare alla Chiesa del suo tempo quello di cui aveva bisogno: un nuovo stile diformazione religiosa, un nuovo stile di vita sacerdotale e una nuova spiritualit.

    Se il sacerdozio di Ignazio scaturisce dallimmediatezza del suo rapporto con Dio edal suo desiderio (derivato) di aiutare le anime, ci significa che il ministero ordinato uno strumento valido per servire Dio, visto che offre alle anime la stessa salvezza diGes. In questo senso, la validit apostolica del ministero ordinato non si appoggia suragioni sociologiche o su probabilit di successo umano, ma su un lasciarsi portare conCristo fino alla croce, in un riferimento esistenziale alla persona di Ges (cf 97).

    13. A. de Jaer

    Larticolo di A. de Jaer S.I.51 rimanda allesperienza sacerdotale di Ignazio, a partiredal contesto ecclesiale e gesuitico della fine degli anni 80, focalizzando lattenzione spe-cialmente sullimpegno assunto dalla Compagnia per la difesa della fede e la promozio-ne della giustizia dopo le Congregazioni Generali 32 e 33. Secondo lautore, Ignazioscopre progressivamente come vivere ed esercitare il ministero ordinato, e questo mododi procedere viene poi fissato e trasmesso nella Formula dellIstituto. Anche se veroche in essa il sacerdozio non viene esplicitamente menzionato, tuttavia, al numero 8, siafferma categoricamente che tutti devono essere sacerdoti. Il fine sacerdotale della Com-

    49 L. DE DIEGO, Ignacio de Loyola sacerdote: de ayer a hoy, in Manresa 63 (1991) 89-102. Cf ID., Laopcin sacerdotal de Ignacio de Loyola y sus compaeros (1515-1540). Estudio histrico e interpretacinteolgico-espiritual, Caracas 1975.

    50 E, al contrario di Lutero, che vede nel sacerdozio ministeriale una trappola e un attentato controlunico mediatore, Cristo, Ignazio e i suoi compagni lassumeranno come lorientamento di una vita aposto-lica che possa riprodurre limmagine di Ges fino alle ultime conseguenze: con la donazione immediata alleprofonde necessit religiose degli uomini del suo tempo e anche allesperienza della loro miseria sociale. Inseguito, il piccolo progetto personale (andare a Gerusalemme) si cambier in un progetto di maggioridimensioni, pi universale e coinvolgente (L. DE DIEGO, Ignacio de Loyola sacerdote..., cit., 94).

    51 A. DE JAER, Ignace de Loyola et le ministre des prtres, in Nouvelle Revue Thologique 109 (1987)540-553.

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    pagnia si chiarisce quando si considera il suo scopo: quello di annunziare la fede e aiu-tare le anime nella vita e nella dottrina cristiana mediante il ministero della Parola, ladiaconia dello Spirito e la diaconia della misericordia. Certamente tutti e tre gli aspettiformano ununit, ma de Jaer sottolinea il fatto che il ministero della misericordia ilprimo ad apparire storicamente, anche se viene nominato per ultimo nella Formula.Perci essere sacerdote, per Ignazio, fa appello alle opere di misericordia spirituali ecorporali; i modi sono molteplici e mai esauriti, qualsiasi fosse la missione confidata, maqueste opere, lungi dallessere estranee alla vita sacerdotale, ne sono parte integrante52.

    14. P.-H. Kolvenbach

    Il Padre Generale della Compagnia, Peter-Hans Kolvenbach, nella sua allocuzioneconclusiva alla Congregazione di Provinciali tenutasi a Loyola nellanno 1990, sottolineail fatto che, appena nata, la Compagnia si trova a totale disposizione di Paolo III53: almomento dellapprovazione pontificia (il 27 settembre 1540, con la bolla Regimini mili-tantis Ecclesiae), dei primi compagni soltanto Ignazio, Salmeron e Codure si trovano aRoma, mentre Francesco Saverio e Simon Rodrguez sono gi in Portogallo, Favre inGermania, Bobadilla nel sud dellItalia mentre Lanez si trova al nord, e Brot e Jay tra ilnord e il sud. Questa constatazione fa pensare a un presbiterio del Papa a servizio dellaChiesa universale, perch effettivamente i primi gesuiti sono tutti sacerdoti quando sipresentano da Paolo III e lui a disperderli per tutto il mondo allora conosciuto. PerciP. Kolvenbach non esita ad affermare che nellesperienza di Ignazio il desiderio dicontinuare lopera degli apostoli precede e ingloba un presbiterato che si imposto pitardi e progressivamente [...]. I primi compagni dIgnazio sono allinizio e prima di tuttodegli inviati in missione per un pi grande servizio di Dio nostro Signore e un pigrande bene delle anime54.

    Certamente per questo servizio alla apostolica (cio come gli apostoli) non neces-sario diventare presbiteri, ma indubbiamente i primi gesuiti scoprono la loro vocazionepresbiterale come progresso compiuto nello Spirito, nella loro ricerca della volont diDio al servizio delle anime. In questo senso si pu affermare che la vocazione di esserecome gli apostoli il marchio che definisce lessere presbiteri nella Compagnia.

    Il P. Kolvenbach sottolinea anche il fatto che nella Compagnia non tutti sono effetti-vamente preti, e questo richiama il fatto che ognuno dei gesuiti risponde personalmentealla sua chiamata divina allinterno di un corpo apostolico che trova la sua unione nellastessa vocazione e nella stessa missione. Perci bisogna parlare di unione e non diunit: soltanto nella misura in cui si adotti questa visione di fede, la diversit essenzia-

    52 Ib., 550-551.53 H.-P. KOLVENBACH, Allocution finale du P. Gnral, in Acta Romana 20 (1990) 491-506, special-

    mente per il nostro argomento pp. 492-495.54 Ib., 492.

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    le del sacerdozio battesimale e del sacerdozio presbiterale non causa nessuna rottura nnel popolo di Dio n nella Compagnia55. Se la Compagnia un corpo sacerdotale,nonostante la diversit di vocazioni, lo perch

    tutti insieme partecipano a un unico apostolato, quello che la Compagnia esercita inquanto corpo sacerdotale: intendendo per questo termine non soltanto il senso pienodel sacerdozio battesimale, ma il senso specifico del sacerdozio presbiterale, ricevutoin origine dai primi compagni per essere, al seguito degli apostoli, dei ministri del Van-gelo, e per offrirsi insieme come corpo presbiterale al pi grande servizio di Dio soloe del suo Vicario nella terra56.

    15. J. OMalley

    Argomento specifico di una pubblicazione di John OMalley S.I. sono i ministeri deiprimi gesuiti57. Al momento della fondazione della Compagnia (settembre del 1540), lasituazione apostolica ancora molto duttile, nel senso che si risponde creativamente aiproblemi concreti e alle opportunit nuove che si presentano a un corpo apostolico informazione. Perci lautore afferma che lo stile di vita dei primi gesuiti prende forma apartire dalla prassi, ma radicato nellesperienza di Ignazio e degli Esercizi Spirituali. Suquesto asse si articola lo stile dei gesuiti fino allelezione di Giacomo Lanez come suc-cessore di Ignazio. Con Lanez lo stile ignaziano si afferma e si conferma, traducendosiin una tradizione che le generazioni successive rispetteranno, ma che dovranno ancheinnovare e adattare alle nuove condizioni storiche. Cos lo stile ignaziano si converte ingesuitico, pur restando normativo lo stile del fondatore.

    OMalley dedica un paragrafo al ministero ordinato dei primi gesuiti (cf 174-176).Egli constata che il tema del sacerdozio non sviluppato n nelle Costituzioni n daNadal, incaricato da Ignazio per la promulgazione di queste nelle prime province euro-pee58. Lutilit apostolica del ministero ordinato evidente in quanto permette al gesuitadi celebrare la Messa e confessare. Ma anche vero che nella Compagnia, al di fuori diquesto, tutti gli altri ministeri sono realizzati da persone non ordinate, come gli scolasti-ci, per esempio. Perci la garanzia per tutti i ministeri derivava secondo loro non dal-lordinazione, ma dallaccettazione della chiamata ad essere membro della Compagniadi Ges. I gesuiti discussero spesso e diffusamente di questa chiamata, ma molto rara-mente parlarono di una chiamata al sacerdozio59. Nondimeno, la realt psicologicache primariamente fond le loro vite e il loro ministero era lappartenenza alla Compa-

    55 Ib., 494.56 Ib., 495.57 J. OMALLEY, The First Jesuits, Cambridge (MA) 1993. Citiamo secondo la traduzione italiana: I Primi

    Gesuiti, Vita e Pensiero, Roma 1993.58 OMalley cita linizio di unesortazione di Nadal: Devo dire a proposito che ieri ho dimenticato di

    menzionare il fatto che il padre Ignazio fu ordinato sacerdote (ib., 174-175).59 Ib., 174.

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    gnia, non il fatto di essere preti60. Infine, nelle prime fonti gesuitiche il ministero ordi-nato non viene mai posto in rilievo come tema a s stante61, anche se per definizioneera un ordine di chierici regolari62.

    16. 34 Congregazione Generale della Compagnia di Ges (Roma 1995)

    La 34 Congregazione Generale della Compagnia di Ges (Roma, 1995) ha elabora-to un decreto sul gesuita sacerdote63. Il documento non ha la pretesa di offrire unateologia del sacerdozio, ma piuttosto quella di proporre un modo di considerare la di-mensione sacerdotale dellidentit e della missione del gesuita.

    Mediante lordinazione sacerdotale, il gesuita partecipa al sacerdozio ministeriale aservizio della Chiesa: In tal modo, da un lato la Compagnia inserisce il proprio carismaapostolico nel dinamismo dei ministeri ordinati della Chiesa, dallaltro la Chiesa accettatale servizio apostolico offertole dalla Compagnia e riconosce lapporto dei gesuiti comeun arricchimento dellufficio sacerdotale esercitato al suo interno (n. 7).

    La Congregazione Generale riconosce che, fin dalla nascita della Compagnia, leser-cizio del ministero sacerdotale stato centrale per la sua identit e per il compimentodella sua missione64 e ritiene che i ministeri dei primi gesuiti65 sono i modelli archetipiai quali lattuale Compagnia si deve ispirare nel suo proposito di evangelizzazione inte-grale, l dove le necessit sono maggiori66.

    Questo atteggiamento apostolico si collega con la tradizione della Compagnia: I no-stri primi compagni si sono proposti un ministero universale fatto di evangelizzazioneitinerante, di insegnamento, di opere di carit e di povert di vita: una evangelica imitatio

    60 Ib., 176.61 Ib., 175.62 Ivi.63 DECRETI DELLA 34 CONGREGAZIONE GENERALE DELLA COMPAGNIA DI GES. Decreto 6: Il gesuita sacer-

    dote: sacerdozio ministeriale e identit del gesuita, Roma 1996, 99-116.64 I sacerdoti gesuiti ricevono lordinazione cos che, in forza di essa, la Compagnia possa pienamente

    realizzare la missione apostolica, specifica dei gesuiti, di servire soltanto il Signore e la Chiesa sua sposa, adisposizione del Romano Pontefice, Vicario di Cristo in terra (n. 8). Nel numero seguente afferma: Ilsacerdozio gesuitico pertanto un dono di Dio per la missione universale (n. 9).

    65 Ministeri della Parola e dello spirito, ministeri di riconciliazione e di istruzione, ministeri di serviziodei sacramenti, insegnamento del catechismo ai bambini e agli incolti, ministeri in ambito sociale (n. 10).

    66 Questo stesso spirito continua ad informare ci che i gesuiti fanno in quanto sacerdoti: il loroministero particolarmente indirizzato a chi non ha ancora ricevuto lannuncio del Vangelo; a chi aimargini della Chiesa o della societ; a chi calpestato nella sua dignit; a chi senza voce e senza potere; achi debole nella fede o di essa privato; a chi vede i propri valori sminuiti dalla cultura contemporanea; a chivive situazioni pi grandi delle proprie forze. Il mondo il luogo dove il sacerdote gesuita deve esseremaggiormente attivo, in nome del Cristo che guarisce e riconcilia (n. 12). In realt: Alla luce della nostratradizione, possiamo affermare che nessun ministero che prepari la venuta del Regno o che aiuti a farecrescere la fede nel Vangelo al di fuori del campo di azione di un sacerdote gesuita (n. 15).

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    apostolorum, una forma radicale di discepolato apostolico doveva essere la sorgente diquanto avrebbero fatto come sacerdoti (n. 16). In questa linea: I sacerdoti gesuiti dioggi dovranno essere come loro [i primi compagni] nellassumere i compiti apostolicigiudicati pi urgenti e fruttuosi, in un orizzonte apostolico non limitato da divisioni diclasse o di cultura, e non curandosi affatto della propria personale gratificazione (n. 17).

    Evidentemente il ministero ordinato dei gesuiti si svolger nel segno della collabora-zione con la Chiesa locale, con il vescovo e il clero diocesano, ma tenendo presente che,in ogni Chiesa locale, il clero diocesano che possiede lo specifico carisma di esserelagente primario della cura pastorale del vescovo; non facendo parte di tale clero, ilgesuita dovr esercitare il proprio ministero in maniera complementare. I gesuiti, per-tanto, cercheranno di rivolgere la loro azione sacerdotale verso chi meno facilmenteraggiungibile dal ministero ordinario della Chiesa (n. 18, corsivo del documento).

    17. A. Demoustier

    Nello stesso anno della Congregazione Generale (1995), A. Demoustier S.I. pubbli-ca un saggio sul sacerdozio e il ministero nella Compagnia67. Il punto di partenza dellasua riflessione la constatazione di un paradosso:

    Da una parte, lordinazione al sacerdozio e lesercizio del ministero sacramentale cheessa autorizza sono di unimportanza considerevole. Numerosi tratti della vita dei pri-mi gesuiti ne rendono testimonianza. Il Diario di Ignazio, per esempio, sottolinea ilrapporto stretto tra la celebrazione dellEucaristia e la sua esperienza mistica. Daltraparte, il riferimento al sacerdozio totalmente assente dalla definizione che la Compa-gnia d di se stessa ed secondario nella struttura a gradi che la organizza. Il ministerosacerdotale appare soltanto ed esclusivamente ordinato allespressione sacramentaledellesperienza ecclesiale. Lordinazione sacerdotale non sembra sollevare nessuna que-stione, come se non fosse necessario n illuminante situarsi in rapporto ad essa. LeCostituzioni la evocano soltanto in modo allusivo, per stabilire che sia prevista alla finedegli studi; in nessuna altra parte se ne fa menzione68.

    Lautore afferma limportanza dellordinazione per i primi gesuiti e conferma il fattoparadossale che essi non ne hanno lasciato traccia diretta, ma indiretta: le motivazionidellimportanza si devono presupporre. Non se ne pu chiedere una manifestazioneesplicita perch, allinterno della societ europea della prima met del 500, si avviatoun processo di distinzione nel rapporto tra sacro e profano che non rende possibileunidentificazione del sacerdozio come istituzione. preferibile un approccio apostoli-co religioso e non sacerdotale gerarchico, sulla scia delluomo religioso, delluomo diDio: Il loro silenzio non significa assolutamente una minore stima del sacerdozio, ma

    67 A. DEMOUSTIER, Le sacerdoce et le ministre. Le cas singulier de la Compagnie de Jsus, aux origineset aujourdhui. Essai, Mdiasvres, Paris 1995.

    68 Ib., 8-9.

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    piuttosto linadeguatezza dei concetti e del vocabolario teologico per esprimere quelloche essi volevano dire69.

    Per capire meglio questa situazione che suscita sorpresa e nel tentativo anche dicomprendere levoluzione successiva fino ad arrivare alla nostra situazione attuale, De-moustier riprende la distinzione di M. Rondet70 tra ministero sacerdotale paolino e ago-stiniano, interpretando cos levoluzione storica del ministero ordinato, annoverandoIgnazio nel primo gruppo (35-36). Ma oggi ci troviamo in una situazione che richiamaun nuovo modello di ministero non ancora chiaramente configurato: Le due figureprincipali che noi abbiamo distinto possono servire da criterio di discernimento. Non siescludono. Anzi, la loro combinazione pu permettere di orientarci e di rischiare uninserimento rinnovato del ministero nella societ contemporanea in evoluzione71.

    Demoustier propone due criteri per discernere le nuove figure ministeriali: il primospiega che, comunque sia concepito il rapporto tra comunit di fedeli e ministro, biso-gna continuare a operare una distinzione tra di loro perch vivono in un mutuo rappor-to di capo-corpo: lidentit annullerebbe la comunit in quanto cristiana perch sarebbesenza testa o lascerebbe il ministro senza corpo. Il secondo criterio mantiene la dimen-sione del ministro come servitore della comunit e della missione. E in questo contestolautore cerca uninterpretazione della qualifica data dalla 32 Congregazione Generalealla Compagnia in quanto comunit sacerdotale.

    Prendendo spunto dallultimo criterio appena accennato, cio del ministro comeservitore della comunit e della missione, Demoustier articola la sua interpretazione del-la Compagnia come comunit sacerdotale, in quanto consente a tutti i suoi membri,ordinati e non ordinati, di vivere pienamente il loro sacerdozio comune. Certamente ilsacerdozio ordinato compie una funzione allinterno della stessa comunit gesuitica ver-so i membri non ordinati: offre a tutti i mezzi di santificazione, inclusa la celebrazioneeucaristica come cuore della vita non solo interiore, ma interna alla Compagnia.

    Tuttavia, questo servizio ad intra si rapporta con il servizio ad extra, la missione allaquale si subordina la vita interna della comunit sacerdotale. Una missione che indirizzalintero corpo sacerdotale l dove il Papa, in quanto supremo pastore della Chiesa, vuoleorientarla. In questo senso non deve sorprendere che lautore affermi: La Compagnia libera da ogni figura predeterminata del ministero ordinato, perch essa interamenteordinata alla possibilit che appaiano figure nuove, esprimendo cos le realt, i bisogni eil dinamismo spirituale delle comunit per vivificare o per creare72.

    Dallappello alla missione presbiterale risulta chiaro che nella Compagnia si devedare lordinazione sacerdotale al maggior numero possibile di gesuiti, ma ci non signi-

    69 Ib., 26.70 Cf M. RONDET, Spcificit du Sacerdoce dans la vie religieuse jsuite, cit., 4-6.71 A. DEMOUSTIER, Le sacerdoce et le ministre., cit., 41.72 E ancora: La Compagnia in se stessa comunit di tale maniera che il ministero libero, lo ripetiamo,

    da ogni figura comunitaria determinata previamente. Il missionario gesuita pu cos trovare e suscitare ogniforma possibile di comunit. Il gesuita non ordinato per una comunit previamente esistente; ordinato inuna comunit istituita specialmente per il servizio di tutte le comunit reali o possibili (ib., 43).

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    fica che tutti debbano essere sacerdoti. Il servizio ministeriale qualifica la missione dellaCompagnia, tuttavia per realizzarlo c una distinzione di gradi (non di qualit). Nelcaso di un gesuita ordinato che non eserciti il suo ministero direttamente, da auspicareche desideri e preghi il Signore di celebrare lEucaristia con quelli con cui lavora, anchese sono non credenti. A questo punto si pu arrischiare questa formulazione: nellaCompagnia lordinazione al ministero presbiterale non necessaria, ma pi conve-niente73. Il fatto che sia pi conveniente significa che la Compagnia desidera ordinarei suoi membri nella libert di un discernimento rispettoso del singolo gesuita e adattoalle sue condizioni. Un discernimento del quale la Compagnia ha la responsabilit giac-ch deve agire come un corpo che obbedisce alla Testa. Pu succedere che in una situa-zione determinata sia pi conveniente non ricevere lordinazione. In questo caso tanto ilgesuita quanto la Compagnia discernono quello che pi conveniente:

    La non necessit dellordinazione deve essere mantenuta con forza e non soltanto perpermettere lesistenza di ministri della missione che non siano ordinati. Lesercizio delministero non nellordine della necessit, ma nellordine della convenienza. Quelloche pi conveniente, non come una possibilit che dovr essere esercitata costi quelche costi, secondo una legge che farebbe ricadere nella necessit, ma come una possi-bilit che si potr esercitare o non esercitare, secondo la richiesta che lo Spirito suscitae lappello della comunit reale o virtuale74.

    18. H. Roeffaers e F. J. Van Beeck,

    Nellambito di lingua olandese ognuno di questi autori pubblica, nellanno 1995, unarticolo nella rivista Cardoner sullessere prete (priester) nella Compagnia. Per ragionilinguistiche non si commentano, ma si segnala soltanto lesistenza di questi scritti75.

    19. M. Daz Mateos

    Lanno dopo la Congregazione Generale, la rivista di spiritualit dei gesuiti peruvianidedica un numero al commento della Congregazione. M. Daz Mateos si riferisce alrapporto tra identit e sacerdozio nella Compagnia, nel decreto 6 sul sacerdozio delgesuita76.

    Secondo lautore, questo decreto dovrebbe essere posto alla fine del primo gruppodi decreti che definiscono la missione odierna della Compagnia perch nostra missio-ne, come direbbe san Paolo, il servizio sacerdotale del vangelo (Rm 15,16; cf Decr.

    73 Ib., 45.74 Ivi.75 F.J. VAN BEECK, Priester zijn in de Sociteit van Jezus. Enkele Gedachten in Cardoner 14 (1995) 19-

    24; H. ROEFFAERS, Priester in de Sociteit van Jezus, in Cardoner 14 (1995) 25-29.76 M. DAZ MATEOS, Sacerdocio e identidad, in Cuadernos de Espiritualidad (Per) 74 (1996) 7-18.

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    6,6)77. Un servizio sacerdotale che va inteso in una prospettiva apostolica: missione eservizio definiscono meglio la nostra identit e il nostro carattere sacerdotale [...]. Sacer-dozio, identit e missione sono inseparabili78. La fonte unica di questa trinit, nellaquale si definisce la nostra identit sacerdotale, si trova nel desiderio di riallacciarsi, daun lato, alla nostra esperienza di fondazione, e dallaltro, allesperienza apostolica deiprimi compagni di Ges79. il servizio alla missione a radicare il sacerdozio del gesui-ta nel Vangelo, a promuovere la sua identificazione con Cristo e a dare continuit allasua opera: la missione un nuovo modo di comportarsi e di vivere80, un nuovo stile disacerdozio, condizionato dalla dimensione apostolica della vocazione alla Compagnia eche si caratterizza per tre aspetti.

    Il primo non legato ad un luogo specifico ma, piuttosto, ad una disponibilit totale; aperto allorizzonte universale della Chiesa. Il secondo un sacerdozio non legato alculto, ma a unevangelizzazione integrale della persona umana: vedere il sacerdoziodalla missione e non dal culto, allarga lorizzonte del nostro servizio sacerdotale, come lopropone il Papa Giovanni Paolo II nella Redemptoris Missio81. Ci significa rompere lebarriere e aprire nuove strade a nuovi orizzonti, mettendo in evidenza la dimensioneintegrale dellevangelizzazione; questo include la dimensione profetica, anche con il ri-schio di destabilizzare la societ e perfino la stessa Chiesa, giacch pu rompere lo sche-ma religioso tradizionale nel tentativo di unire religione e vita, l dove si gioca veramentequalcosa di sacro come lesistenza e la dignit degli esseri umani, specialmente dei pipoveri. Per amore di questo servizio si pu anche fallire nella vita, come Ges, pro-prio perch pu suscitare delle incomprensioni e far scattare persecuzioni che possonoportare fino al martirio, come la storia dellordine ci insegna (cf 14).

    La terza caratteristica di questo ministero viverlo in atteggiamento di servizio alsacerdozio comune dei credenti e non come una dignit ecclesiale. Daz Mateos cita ilCatechismo della Chiesa riportato dalla CG (Decr. 6,19), dove si afferma che il sacerdozioministeriale al servizio del sacerdozio comune per lo sviluppo della grazia battesimaledi tutti i cristiani. Si tratta di uno dei mezzi mediante i quali Cristo non cessa di costrui-re e condurre la sua Chiesa82. Il sacerdote non superiore al laico perch ha un poteresacro dal quale scaturisce una speciale dignit. Il suo piuttosto un servizio. Nella Com-pagnia si vive un particolare mutuo rapporto dunit tra sacerdoti e fratelli laici consa-crati perch le differenze di stato si integrano in un unico servizio alla stessa missione.Una prima conseguenza di questo atteggiamento la promozione del sacerdozio comu-ne dei laici in modo che essi assumano nella Chiesa le loro irrinunciabili responsabilit,a cui ne segue una seconda, quella di rispettare lazione di Dio nella storia e nelle perso-ne: Prendere sul serio la dimensione apostolica del sacerdozio e la vocazione di servizio

    77 Ib., 8.78 Ib., 9.79 Ivi.80 Ib., 10.81 Ib., 13.82 CCC 1547.

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    implica prendere sul serio gli altri perch sono loro gli importanti e quelli che dannosenso al nostro ministero83.

    Nello stesso numero della rivista, larticolo di J.A. Ubills, presbitero vincenziano,tocca direttamente la dimensione sacerdotale della Compagnia, anche se il tema nonappare nel titolo84. Secondo lA., la convinzione fondamentale di SantIgnazio che lavita di Ges pu e deve rinnovare lesistenza del cristiano. Con questo presupposto, ilsacerdozio dei gesuiti un sacerdozio esistenziale, nel quale importante percepire,discernere e assumere la novit oggettiva della situazione storica attuale, conoscendointeriormente Ges e seguendolo nel compimento della propria missione evangelizza-trice nella Chiesa. A questo riguardo, lA. afferma che, nella situazione attuale della vitareligiosa da alcuni definita caotica la Compagnia ha molto chiaro il suo essere e ilsuo che fare (qu hacer) nella Chiesa e nel mondo. E conclude: Perci il compitoprincipale del gesuita oggi, come lo vedo io dal di fuori, quello di assumere e percorre-re una via spirituale che gli consenta di essere e fare come Ges nella storia concretache deve vivere per aiutare la Chiesa a camminare verso la pienezza del Regno. Il suosacerdozio anzitutto esistenziale85.

    Un breve articolo uscito sulla stessa rivista, intitolato Identidad y misin, di J. Naci-mento, anche se non sviluppa direttamente il tema del ministero ordinato, tuttavia pre-senta un approccio interessante al nostro tema86, riportando un fatto molto attuale: laici,religiosi, preti diocesani e gesuiti condividono oggi attivit che fino a poco tempo fa eranodistinte. Perci esiste un desiderio di chiarezza sullo specifico di ogni vocazione e ildesiderio lecito ma credo che dobbiamo rivolgere lo sguardo ad aspetti pi fonda-mentali della nostra missione, dai quali, dopo, possiamo distinguere i tratti dellessergesuita nella Chiesa, dellessere sacerdote nella Compagnia, dellessere fratello gesuita87.

    Perch il concetto di identit sia chiaro bisogna che sia chiaro il concetto di missione;cos lA. si pone le domande: Dove andare? Che fare? Come farlo? E risponde che biso-gna andare dove c pi bisogno, dove il bene pi universale, per riconciliare le perso-ne con Dio e tra di loro, in gratuit (povert e castit).

    20. J.F. Conwell

    Nella prima parte del suo studio sulla lettera di approvazione papale della Compa-gnia Cum ex plurium88, J. F. Conwell dedica un capitolo alla scelta del sacerdozio dei

    83 M. DAZ MATEOS, Sacerdocio e identidad, cit., 18.84 Cf J.A. UBILLS, C.M., Apasionados por Cristo para la Misin. Congregacin General XXXIV, in

    Cuadernos de Espiritualidad (Per) 74 (1996) 51-59, qui 53.85 Ib., 59 (virgolette e corsivo dellautore).86 J. NACIMENTO, Identidad y misin, in Cuadernos de Espiritualidad (Per) 74 (1996) 60-64.87 Ib., 60 (virgolette dellautore).88 J.F. CONWELL, Impelling Spirit. Revisiting a Founding Experience: 1539 Ignatius of Loyola and His

    Companions, Loyola Press, Chicago 1997, 65-80.

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    primi compagni. LA. analizza il contesto storico immediato del sacerdozio ai tempi dIgna-zio e, in particolare, lorientamento che Ignazio riceve dalla sua famiglia per diventarechierico. Presenta poi la problematica dellopzione sacerdotale dIgnazio (non sappia-mo quando concep lidea di diventare sacerdote 81) e le circostanze della ordinazionedei compagni. Sono interessanti le riflessioni dellA. sul perch si siano chiamati sacerdo-tes invece di presbyteros e le sue considerazioni sullo spirito del loro sacerdozio. Perquanto riguarda questultimo punto, che riteniamo il pi suggestivo della nostra ricerca,Ignazio e i primi compagni vengono ordinati a due titoli: conoscenza sufficiente (suffi-cientis scientiae) e povert volontaria (voluntariae paupertatis). Sono preti secolari senzaposizione e rango, senza introiti di ogni tipo, senza diocesi o entit ecclesiale di ogni tipoper appoggiarli: sono nel senso pieno della parola mendicanti o, per dirlo semplicemen-te, barboni (beggars) che dipendono dalla carit degli altri per il loro sostentamento89.

    Non sono laici, n monaci, n canonici secolari, n chierici regolari90:

    Sono preti, preti secolari, non religiosi, senza mezzi di supporto in nessuna parrocchiao diocesi o comunit, in modo che il loro sacerdozio non cultuale, come quello delclero diocesano, portatore di un gregge. Il sacerdozio secolare dei compagni orientatomeno verso la diocesi che verso la chiesa universale, meno verso i bisogni particolari delgregge che verso i bisogni delle persone ovunque, meno verso il culto che verso il mini-stero della Parola: il predicare si completa nei sacramenti, nella catechesi, nel dare gliEsercizi Spirituali, e verso il ministero dei lavori di misericordia spirituali e corporali. un sacerdozio di carattere primariamente profetico, sia nella parola come nellazione91.

    Sono preti fuori dal sistema: non appartengono n allalto n al basso clero. Ma nonsono soli, sono una compagnia. Tuttavia, i compagni sono consci di non aderire allostampo dei preti contemporanei, sia appartenenti a un ordine religioso che appartenentialla diocesi. Il Papa Paolo III, riflettendo su quello che impara dagli altri e su quantoosserva per se stesso, anche profondamente conscio che i compagni sono diversi. Comeprimo discernitore (discerner) della Chiesa, il suo compito quello di vedere se la diffe-renza viene dallo spirito di Dio92.

    21. F. Taborda

    Nel 1999 Francisco Taborda S.I. pubblica un articolo nel quale tratta la situazionedel presbitero religioso, prendendo spunto dalla tradizione gesuitica93. Limitandosi aquesta tradizione e basandosi sulla bibliografia recente sullargomento, lA. afferma che,

    89 Ib., 79.90 I chierici regolari, come i teatini, conservano alcune pratiche monastiche, sono modelli sacerdotali,

    dedicati anzitutto al culto liturgico e allufficio divino e lasciano raramente le loro chiese (cf ib., 79).91 Ib., 80.92 Ivi.93 F. TABORDA, O Religioso Presbtero: Uma Questo Disputada: Reflexo Teolgica a Partir da Tra-

    dio Jesutica, in Perspectiva Teolgica 31 (1999) 363-382, qui 365-370.

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    agli inizi della Compagnia, non veniva posta in primo piano la vocazione sacerdotale, mala vocazione alla Compagnia stessa (cf 365). In qualsiasi forma, una cosa chiara: lispi-razione primitiva della Compagnia non risiedeva nel presbiterato. In ogni caso, noncome era esercitato dai religiosi o dai diocesani94.

    Per i quattro tipi di ministero svolti dai primi gesuiti (ministero della parola, ministe-ro dello Spirito, opere di misericordia e collegi), non occorre lordinazione sacerdotale95.Significa che la dimensione sacerdotale della Compagnia secondaria alla vocazione inquanto tale. Non costitutiva del carisma della Compagnia, ma strumentale96. Quelloche predomina nel loro animo la vocazione alla Compagnia. Con questa affermazionelA. ridesta il problema del fatto che, nellottica attuale della teologia del ministero ordi-nato, i fondamenti del ministero ordinato dei religiosi non sono affatto chiari.

    22. P. Trigo

    Lautore si propone di comprendere la specificit ignaziana del sacerdozio97.Egli fa una distinzione tra lIgnazio fondatore e lIgnazio Generale. Al primo Ignaziopreromano dellAutobiografia e degli Esercizi spirituali corrisponde il carisma in quan-to tale, mentre al secondo, quello delle Costituzioni, corrisponde lapplicazione del ca-risma nella situazione epocale della Riforma e Controriforma.

    Con questo criterio Trigo identifica il nucleo del carisma nella dedizione del primoIgnazio alla conversazione spirituale per il profitto dei fedeli98. una missione che nascespontaneamente (carismaticamente per Trigo) come risposta alla sua vocazione, e ne prova il fatto che quando lui costretto dalla gerarchia ecclesiastica a moderare questoimpulso, cambia citt. Ignazio convinto che Dio pu essere esperimentato e il suoapostolato precisamente fondato su questa convinzione: Dio parla ad ognuno ed ognunopu rispondergli. In questo senso il suo ministero contribuisce a questo incontro. Ma inche senso questo nucleo del carisma pu essere presbiterale?

    La missione carismaticamente ricevuta di evangelizzare in modo personalizzato un ministero ecclesiale, che, riconosciuto dalla gerarchia, dovrebbe essere esercitato daun fedele ordinato. Trigo confronta il caso di Ignazio con quello di Francesco dAssisi:Francesco esercita un ministero evangelizzatore allo stile apostolico, senza essere inclusonello status clericale. Ignazio, invece, chiede di essere ordinato e, a questo proposito,afferma lautore: Credo, tuttavia, che in una retta ecclesiologia, levangelizzazione apo-stolica includa sia la celebrazione eucaristica, sia la riconciliazione, che presuppongono il

    94 Ivi.95 Anche la predicazione durante la Messa poteva essere fatta da un non sacerdote ed era frequente

    che fosse tenuta da semplici studenti. Gi nel 1545 Paolo III concesse licenza a qualsiasi gesuita, in tutte leparti del mondo, di predicare in qualsiasi circostanza, con lapprovazione del superiore (ib., 366-367).

    96 Ib., 367 (corsivo dallautore).97 P. TRIGO, Especificidad ignaciana del sacerdocio, in Fe y Justicia (Quito) 7 (2001) 69-83, qui 69.98 Cf ib., 70.

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    ministero ordinato99. Anche se Ignazio riconosce nellintervento concreto dellautoritecclesiastica che lo costringe a studiare, lobbligo, bench indiretto, di ordinarsi sacerdo-te, tuttavia, il ministero ordinato pastorale e colto, ed egli lo esercita nella povert e peril mondo dei poveri, come testimoniano sia il suo costante soggiorno negli ospedali del-lepoca sia la sua preoccupazione per linsegnamento del catechismo ai bambini.

    Il carisma del primo Ignazio si deve difendere dalla sua istituzionalizzazione nel-lambiente della Controriforma in cui si inserisce il secondo Ignazio. Egli riesce a realiz-zare ci mediante il rifiuto di benefici ecclesiastici (parrocchie e diocesi) e di altre rendi-te, conservando in questo modo una pi larga libert pastorale nei confronti dei prelatie delle autorit civili e una maggiore libert di movimento con le missioni che devonoessere compiute in tempi brevi.

    Secondo Trigo, Ignazio paga un prezzo alto per incorporare il suo carisma nellastruttura della Chiesa poich cos facendo, perde il contatto orizzontale, fraterno e diret-to con il popolo di Dio e di conseguenza anche la dimensione aperta e personalizzantedel tratto pastorale, convertendosi sempre pi ad un rapporto verticale (da sacerdote afedele) e specialistico. il fenomeno del gesuitismo, una tentazione onnipresente nellastoria della Compagnia.

    Nonostante tutto, lautore riconosce il sacerdozio della Compagnia come cari-smatico100, come un apostolato evangelico il cui oggetto lazione di Dio nella genteconcreta, nel tempo101, con una preferenza per tre tipi di persone: coloro che voglionoprogredire di pi nella via del Signore, i pi bisognosi e quelli che hanno pi responsa-bilit.

    23. M. Buckley (2002)

    Nel 2002 M. Buckley pubblica, ventisei anni dopo il suo articolo precedente, unsaggio sul sacerdozio del gesuita102. Egli divide la trattazione in due parti: una primadedicata al sacerdozio ministeriale (ministerial priesthood) e una seconda al suo rappor-to con la Compagnia di Ges.

    Per quanto riguarda la prima parte, focalizza il ministero sacerdotale nella funzionericonciliatrice del Cristo come unico Sommo Sacerdote, in quanto Egli riconcilia conDio insegnando, santificando e guidando il popolo. La Chiesa continua storicamentequesto ministero, rendendo visibile il Cristo nel mondo e offrendo questa riconciliazio-ne a tutti. In questo senso, il ministero sacerdotale strumentale: al servizio dellaChiesa e del sacerdozio comune dei fedeli; cos il ministro serve alla riconciliazione al-linterno, nei confronti della Chiesa, ed allesterno, nei confronti del mondo (cf 16-17).

    99 Ib., 74.100 Ib., 81.101 Ib., 82.102 M. BUCKLEY, .Likewise You Are Priests..... Some Reflections on Jesuit Priesthood, in Spirit, Style,

    Story. Honouring Thomas M. Lucas S.I., John W. Padberg S.I. (ed.). Loyola Press, Chicago 2002, 3-31.

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    Nella seconda parte, Buckley sottolinea che la Compagnia lunico istituto ecclesialenel quale, contrariamente alla normale prassi, si riceve prima lordinazione sacerdotale edopo si emette la professione solenne. La spiegazione si trova nel processo attraverso ilquale Ignazio e i suoi primi compagni diventano sacerdoti e decidono di costituirsi comecorpo apostolico. In effetti, quando, a Parigi nel 1535, Ignazio e i compagni pronuncia-no i loro voti di povert e castit, soltanto Pierre Favre ordinato. Nel 1538 viene ordina-to il resto dei compagni i quali, lanno seguente, eleggono Ignazio a capo del loro piccolocorpo di apostoli, una volta chiaro che il Papa si serve di loro in un ministero itinerantenel quale la predicazione, nelle sue molteplici forme, ha un posto predominante. PercilA. afferma che il modo in cui essi dovevano servire la Chiesa doveva determinare lanatura del loro sacerdozio (21). In questo senso, si tratta di un ministero profetico, cheparte dellesperienza di Dio per un annuncio inculturato del Vangelo.

    24. GEIGEIGEIGEIGEI: Grupo de Espiritualidad Ignaciana

    Nellagosto dellanno 2000, si costituisce un gruppo di professori gesuiti di teologiaspirituale, italiani e spagnoli (GEI: Grupo de Espiritualidad Ignaciana) che, alla fine del2002, pubblica un dossier sulla rivista spagnola di spiritualit ignaziana, Manresa, daltitolo: Sacerdotes en la Compaa de Jess103.

    24.1. P24.1. P24.1. P24.1. P24.1. P. Cebollada. Cebollada. Cebollada. Cebollada. Cebollada

    Nella presentazione del dossier il tema del sacerdozio considerato cruciale per laCompagnia. Nel primo articolo P. Cebollada104 espone alcune considerazioni sul sacer-dozio del gesuita, precedute da una riflessione sul rapporto tra sacerdozio e vita consa-crata nella vocazione alla Compagnia. Lautore tratta del gesuita sacerdote e del sacer-dote gesuita. Nel primo caso il carisma religioso va vincolato al sacerdozio dal momen-to fondazionale: La vocazione gesuitica [religiosa] include da allora lelemento sacer-dotale come qualcosa di necessario per svolgere adeguatamente la sua funzione nellaChiesa, in modo che il carisma proprio possa arrivare interamente ai suoi destinatari.Detto negativamente: se tra i suoi membri [della Compagnia] non si contassero sacerdo-ti, non porterebbe avanti la missione raccomandata105. Ma questo esercizio del ministe-ro ordinato si realizza secondo il modo di procedere di Ignazio e della Compagnia.

    Per quanto riguarda il sacerdote gesuita, il suo ministero sacerdotale deve esprime-re il significato che il sacerdozio ha nellinsieme delle vocazioni ecclesiali. Cio dinanzialla comunit nella quale il presbitero esercita il suo ministero/servizio:

    questo significa lofferta definitiva della grazia di salvezza da parte di Dio, rivelata daGes Cristo, il quale offre se stesso come mediatore tra gli uomini e suo Padre. Nel

    103 Dossier: Sacerdotes en la Compaa de Jess, Manresa 74 (2002).104 P. CEBOLLADA, Consideraciones sobre el sacerdocio del jesuita, in Manresa 74 (2002) 309-320.105 Ib., 312.

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    configurarsi con Cristo capo, il presbitero vuole incarnare in se stesso e per la comuni-t ecclesiale la donazione del Buon Pastore fino alla fine della sua vita. Cos, lofferta disalvezza del Padre arriva effettivamente allessere umano. questo latteggiamento chedeve prevalere nellesercizio di qualsiasi delle tre funzioni classiche a lui assegnate: laparola, i sacramenti e il governo106.

    Dopo queste premesse, lautore presenta le sue considerazioni (cf 315-320). Oggi pi necessario sottolineare gli aspetti comuni nella sequela di Cristo al servizio dellacomunit, presenti sia nella vita consacrata che in quella sacerdotale, che badare alleloro differenze. Ma nello stesso tempo controproducente, perch non c chiarezzateologica al riguardo, nel discutere sugli stati di perfezione e la loro santit in rapportoal sacerdozio e alla vita religiosa. Anche per quanto riguarda le tre funzioni del sacerdotegi menzionate, il ministero del sacerdote gesuita non mai stato ristretto esclusivamen-te a queste funzioni: Se non definiamo la sacerdotalit principalmente per i compiti darealizzare, ma per quella configurazione con Cristo che impregna tutta lesistenza, allorale forme concrete di realizzazione della missione del presbitero non si riducono a questetre funzioni considerate strictu sensu107.

    Per Cebollada importante anche che il gesuita ordinato abbia sempre presente ladimensione universale della sua vocazione e la disponibilit che la caratterizza. Tuttavialautore ammette che molti gesuiti lavorano in stabilit in parrocchie ed opere educati-ve ed quindi evidente che vi sono sempre pi punti comuni con i presbiteri secolarinellesercizio del ministero. La ragione che, da una parte, esiste la figura dellesenzionepropria dei religiosi sia il gesuita che unopera della Compagnia dipendono dallordi-nario del luogo e, dallaltra, che sempre pi frequente, nel lavoro parrocchiale, las-sunzione di uno sguardo pi ampio e diocesano a beneficio della Chiesa universale. Sipotrebbe aggiungere che i documenti conciliari sul sacerdozio hanno in testa il sacer-dote diocesano e che, dopo lultimo Concilio, la teologia si molto impegnata a configu-rare una spiritualit sacerdotale del presbitero secolare centrata sulla carit pastorale.

    Infine, le due caratteristiche della vita consacrata, i tre voti e la vita comunitaria,vengono vissuti nella Compagnia con lo stile proprio del suo carisma. Ed precisamentenel carisma ignaziano che il sacerdote gesuita deve trovare il suo asse per realizzare unadeterminata missione, un carisma che ha il suo modo proprio di rappresentare Cristo ela Chiesa e di promuovere la carit pastorale tipica di ogni sacerdote. Perci il suo sacer-dozio non come il secolare, n migliore n peggiore108.

    24.2. C. Coupeau24.2. C. Coupeau24.2. C. Coupeau24.2. C. Coupeau24.2. C. Coupeau

    Lautore, nel secondo articolo, evita il dibattito teologico sul sacerdozio e segue piut-tosto il processo di maturazione del sacerdote gesuita in quattro tempi: candidato alsacerdozio, neo-sacerdote, sacerdote e presbitero, facendo delle considerazioni per ogni

    106 Ib., 314.107 Ib., 317.108 Ib., 320.

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    tempo. Per quanto riguarda il nostro argomento, ci interessano soltanto le riflessioniindirizzate al candidato al ministero ordinato. Costui deve ricordare che aspira a unministero religioso povero, profetico e societario109.

    24.3. J. Garca de Castro24.3. J. Garca de Castro24.3. J. Garca de Castro24.3. J. Garca de Castro24.3. J. Garca de Castro

    Il sacerdozio dei primi gesuiti, le ragioni della loro ordinazione, il senso dellordina-zione nel loro processo spirituale e le sue differenze dagli altri sacerdozi nel contestodel loro tempo, sono gli argomenti trattati da J. Garca de Castro nel terzo articolo deldossier citato110.

    Per quanto riguarda la vocazione sacerdotale dei membri del gruppo allorigine dellaCompagnia, forse, a eccezione dIgnazio, essa non ha inizio a Parigi. I primi compagnihanno individualmente un orientamento chiaro e definito verso il sacerdozio. A Parigi,Ignazio riesce a riunire questi individui in un gruppo con uno scopo comune, al puntoche quando egli lascia definitivamente la citt, il 15 novembre 1536, si pu affermareche la decisione di diventare un gruppo di sacerdoti ordinati in povert sia salda.

    Tuttavia, anche se essi non esprimono unopinione sul tema dellordinazione, risultamolto chiaro lo scopo del loro esercizio: aiutare le anime alla apostolica, cio al mododegli apostoli, con tutti i mezzi disponibili, tra i quali il sacerdozio appariva un elemen-to imprescindibile111. I ministeri nei quali si esercitano prima dellordinazione sono laconversazione spirituale, gli esercizi spirituali e il servizio ai poveri. Dopo lordinazionesi dedicano ai ministeri della parola e ai sacramenti (confessioni e comunioni)112.

    Secondo il parere dellA., lidentit del gruppo si definisce nel momento in cui approvata la Compagnia: Il loro fare diede essere al gruppo, perci consideravano cosimportante la selezione dei ministeri e i criteri per fare una cosa o per non farla. Essere efare sono strettamente uniti nel gruppo. Non c un essere primigenio, essenziale, origi-nale, rivelato dallalto che dopo si sviluppa nella storia113.

    In questo senso il sacerdozio dei primi gesuiti un sacerdozio in esercizio: Lonta-no da preoccupazioni per una determinata teologia del sacerdozio, quello che pi carat-terizz il gruppo fu, quindi, il suo modo di fare, il suo modo di procedere, la sua manie-ra peculiare di incidere religiosamente nella storia, di trasformarla, di aiutarla114.

    109 Cf C. COUPEAU, Una vocacin sacerdotal bajo cuatro luces, in Manresa 76 (2002) 329.110 J. GARCA DE CASTRO, Sacerdocio en ejercicio. Los primeros sacerdotes jesuitas, in Manresa 76

    (2002) 341-359.111 Ib., 351.112 Sembrerebbe che lordinazione stabilisca una svolta nel tipo dattivit alla quale si dedicano, da un lavoro

    pi assistenziale negli ospedali a un lavoro pi ministeriale e pubblico in piazze, chiese e universit (ib., 357).113 Ib., 359.114 E continua: Si tratta di un attivismo orizzontalista? No, credo che i primi compagni ci abbiano

    lasciato chiaro che tale modo di procedere affonda le sue radici in una esperienza religiosa, in un modoanche peculiare, originale, nuovo di avere inteso la relazione Dio-uomo-Dio secondo quanto proposto negliEsercizi e che si vide storicamente nella maniera propria (nuova?) di lavorare, che loro chiamarono ministe-ri in esercizio (ib., 359, corsivi dellautore).

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    8 (2009) 3-72

    ROSSANO ZAS FRIZ DE COL S.I.

    ignazianarivista di ricerca teologica

    24.4. J. Melloni24.4. J. Melloni24.4. J. Melloni24.4. J. Melloni24.4. J. Melloni

    Il quarto articolo, di J. Melloni, uno studio sul sacerdozio gesuitico preceduto daconsiderazioni antropologiche sul ruolo del sacerdote in genere, ma specialmente inIsraele. Come risultato di questo percorso, lA. distingue tra un sacerdozio di mediato-ri e un altro dintermediari. Il sacerdozio di Cristo e il sacerdozio cristiano rifiutanoentrambi la figura dellintermediario.

    In questo contesto, il sacerdozio gesuitico si avvicina di pi a un sacerdozio profeti-co, della parola, che assume la mediazione sacramentale, ma va ancora pi lontano,perch lideale della spiritualit ignaziana scoprire la sacralit di tutte le cose, cio,che la realt tutta si riveli come sacramento di Dio, come la sua diafania115. Questoimplica un atteggiamento di spoliazione e di libert, come mezzo indispensabile peraccedere al centro delle