Identificazione dei criteri per le lesioni infette: biofilm, colonizzazione critica, riconoscimento...
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Identificazione dei criteri per le lesioni infette:
Biofilm, colonizzazione critica, riconoscimento dei segni e sintomi locali di infezione
Mario ANTONINI (Infermiere Stomaterapista/Wound Care – Ambulatorio Stomie e Lesioni Cutanee
– ASL11 Empoli [email protected]
Corso d’aggiornamento
Lesioni acute e croniche: dalla diagnosi al Trattamento Prato – 23 ottobre 2012
INFEZIONE
• L’INFEZIONE è stata definita come l’acquisizione di un microbo da parte di un ospite, per distinguerla dalla malattia, che è la manifestazione clinica di un danno derivante
dall’interazione ospite-patogeno.
Catena delle INFEZIONI
AGENTI: Batteri Virus
Funghi Parassiti
SERBATOI PERSONE: Malati (noti o
meno), Portatori AMBIENTE: Attrezzature, strumentario, dispositivi medici, soluzioni, acqua,
aria, superfici
VIE DI TRASMISSIONE: Per contatto (diretto e
indiretto) Per via aerea Per droplets
Tramite veicoli Tramite vettori
PORTE D’INGRESSO: Mucose (congiuntive)
Cute lesa Tratto gastrointestinale
Tratto respiratorio
OSPITI SUSCETTIBILI
“NIL BY MOUTH9”
• Prevenire nausea e vomito nel post-operatorio
• Protezione dell’anastomosi chirurgica
• Il digiuno diminuisce la quantità di Collagene presente nella ferita anastomotica
ALIMENTAZIONE PRECOCE
• Il piccolo intestino recupera le sue funzioni dopo 4-8 ore
• L’alimentazione entro le 24 ore è tollerata e gli alimenti vengono assorbiti
• L’alimentazione aumenta la forza ed il deposito di collagene nella ferita anastomotica
• L’alimentazione Enterale è associata ad un miglioramento della guarigione delle ferite
• L’alimentazione Enterale precoce riduce la frequenza delle setticemie
1. Lewis SJ, Egger M, Sylvester PA, Thomas S. “Early enteral feeding versus ‘Nil by mouth’ after gastrointestinal surgery: systematic
review and meta-analysis of controlled trials”. BMJ 2001; 323: 1-5.
L’Apparato Gastro-Intestinale è anche un organo
metabolico ed immunologico che serve come una
barriera contro gli organismi e gli antigeni che vivono
nel suo interno11.
La concentrazione batterica all’interno del cieco
raggiunge la cifra di 1012 organismi per millilitro di feci.
Sangue portale e linfonodi mesenterici sono solitamente
sterili e questo sottolinea l’efficacia della barriera
intestinale.
2. BIBLIOGRAFIA: MACFIE J. “Current status of bacterial translocation as a cause of surgical sepsis”. British Medical Bullettin 2004; 71: 1-
11.
Cellule Umane Agenti Patogeni
10 100
1 : 10
RAPPORTO AGENTI PATOGENI/CELLULE UMANE
Apply tube feeding in patients in whom early oral nutrition cannot be initiated, with special regard to those8:
• Undergoing major head and neck or gastrointestinal surgery for cancer
• In whom oral intake will be inadequate (<60%) for more than 10 days
Placement of a needle catheter jejunostomy or naso-jejunal tube is recommended for all candidates for TF undergoing major abdominal surgery.
3. BIBLIOGRAFIA: A. Weimann, M. Braga, L. Harsanyi, A. Laviano, O. Ljungqvist, P. Soeters, K.W. Jauch, M. Kemen, J.M. Hiesmayr, T. Horbach, E.R. Kuse,
K.H. Vestweber “ESPEN Guidelines on Enteral Nutrition: Surgery including Organ Transplantation”. Elsevier, Clinical Nutrition 2006, 25,
224-244.
Il confezionamento di una DIGIUNOSTOMIA in ambito
operatorio consente una ripresa precoce DELL’ALIMENTAZIONE
ENTERALE in pazienti che non saranno in grado di alimentarsi
per un lungo periodo dopo la Chirurgia addominale (es. HIPEC
CHEMIOIPERTERMIA INTRAPERITONEALE INTRAOPERATORIA).
• TRASLOCAZIONE BATTERICA: è definita come il passaggio di BATTERI dal
tratto GASTROINTESTINALE verso siti EXTRA-INTESTINALI STERILI, come ad
esempio il COMPLESSO DEI LINFONODI MESENTERICI, Fegato, Milza, Reni e
Torrente Ematico2.
4. Berg RD, Garlington AW. “Translocation of certain indigenous bacteria from the gastrointestinal tract to the mesenteric lymph
nodes and other organs in a gnotobiotic mouse model”. Infect Immun 1979; 23:403-11.
1. La Traslocazione Batterica si verifica negli umani.
2. Prevalenza del 15% nella chirurgia d’elezione; più frequentemente nei pazienti con occlusione intestinale e immunocompromessi
3. La Traslocazione Batterica è associata con un incremento dell’incidenza delle complicanze settiche.
4. Associazione tra flora batterica intestinale e infezioni nosocomiali (Apparato Gastro-Intestinale come riserva di batteri ed endotossine).
3Sedman PC, MacFie J, Sagar P et al.
(1994) “The prevalence of gut
translocation in humans”.
Gastroenterology, 107, 643-649.
4MacFie J, O’Boyle CJ, Mitchell CJ et al. (1999)
“Gut origin of sepsis: a prospective study
investigating associations between
bacterial translocation, gastric microflora
and septic morbidity”. Gut, 45, 223-228.
5Emori TG, Gaynes RP (1993) “An overview of nosocomial
infections, including the role of the microbiology laboratory” Clin
Microbiol Rev, 6, 428-444.
6Marschall JC, Christou NV, Meakins JL (1993) “The gastrointestinal tract; the undrained abscess of multiple
organ failure”. Ann Surg, 218, 111.119.
MECCANISMI
Traslocazione Batterica7
Eccessiva crescita della flora batterica
intestinale
Fame (nulla x os) Malnutrizione proteica Occlusione intestinale …..
Immunodeficienza
Immunosoppressori Leucemia Limfoma Shock emorragico
Incremento della permeabilità intestinale
Lesione termica Shock emorragico …..
5. Berg RD “Mechanism promoting bacterial translocation from the gastrointestinal tract”.
Protesi Biologica
1. Nutrizione Enterale (nulla x os)
Catetere Vescicale
Catetere Venoso
Centrale
2. Traslocazione Batterica
E’ un sistema di regolazione trascrizionale dipendente dalla densità cellulare, ovvero un meccanismo che molte
cellule batteriche della stessa specie utilizzano per comunicare tra di loro. Questo meccanismo viene attivato
quanto la concentrazione di molecola segnale all'interno di cellule della popolazione batterica è alta. In questo modo la molecola si legherà all'attivatore trascrizionale, che a
sua volta attiverà o reprimerà una serie di geni, determinando l'attivazione o lo spegnimento di vie
metaboliche o processi cellulari specifici13.
QUORUM SENSING
6. Spoering AL, Gilmore MS “Quorum Sensing and DNA release in bacterial biofilms”. Current opinion in microbiology, Elsevier 2006, 9:
133-137
QUORUM SENSING
Quorum
Sensing14
Virulenza
Colonizzazione
(interazione
con l’ospite)
Cellula
Batterica
Biofilm
(formazione)
7. Thomas CM, Nielsen KM “Mechanism of, and barriers to, horizontal gene transfer between bacteria”. Focus on horizontal gene
transef review. Volume 3. Settembre 2005.
1. Nutrizione Enterale (nulla x os)
Catetere Vescicale
Protesi Biologica
Catetere Venoso
Centrale
2. Traslocazione Batterica
3. Quorum Sensing
Gli organismi unicellulari solitamente mostrano due distinte
modalità di comportamento.
1. La prima è la familiare forma fluttuante, o
PLANCTONICA, nella quale le cellule separate fluttuano
o nuotano indipendentemente in un supporto liquido.
2. La seconda è lo stato AGGREGATO, o sessile, in cui le
cellule sono strettamente vincolate e fermamente
attaccate l'una all'altra ed anche, di solito, ad una
superficie solida.
La modifica del comportamento è attivata da un meccanismo
di comunicazione chimica che differisce tra le specie (Quorum
Sensing). Alcune specie, ad esempio, possono produrre segnali
di "quiescenza", che inducono le cellule planctoniche
circostanti al cambiamento verso lo stato sessile, attraverso
una differente espressione dei geni della cellula.
• Il BIOFILM è meglio descritto come un derivato
microbico, caratterizzato da una comunità sessile di
cellule irreversibilmente attaccate ad un substrato, ad
una interfaccia oppure tra loro, immerse in una matrice
di Sostanza Polimerica Extracellulare (EPS) che loro
stessi hanno prodotto. Le cellule del Biofilm esibiscono
un fenotipo alterato con riguardo al tasso di crescita ed
al gene trascrizionale quando si confronta con le loro
libere controparti15.
• I Biofilms proteggono i microrganismi dalle
perturbazioni esterne, permettendo la comunicazione
tra microbi e maggiore virulenza.
BIOFILM
8. Rodney MD, Costerton JW “Biofilms: survival mechanism of clinically relevant microrganisms”. Clinical Microbiology Reviews, April
2002.
• La formazione di un biofilm inizia con l'ancoraggio di
microrganismi liberamente fluttuanti ad una superficie. I primi
"coloni" aderiscono alla superficie inizialmente attraverso deboli
e reversibili.
• Se i batteri colonizzatori non sono immediatamente separati dalla
superficie, possono ancorarsi più stabilmente utilizzando
molecole di adesione cellulare, come i PILI.
• I primi colonizzatori facilitano l'arrivo di altre cellule mettendo a
disposizione diversi siti di ADESIONE CELLULARE e iniziano a
costruire la matrice che permette l'integrità del biofilm. Alcune
specie non sono in grado di attaccarsi autonomamente ad una
superficie, ma spesso riescono ad ancorarsi alla matrice o ai
colonizzatori precedenti. Una volta che la colonizzazione ha avuto
inizio il biofilm cresce tramite divisioni cellulari e integrazione di
batteri esterni, anche di altre specie.
BIOFILM
BIOFILM E LESIONI CRONICHE
Alcuni studi hanno dimostrato che nei biofilms delle lesioni croniche, i batteri
sono aggregati in una matrice extracellulare nella forma di microcolonie
con alcuni microrganismi planctonici evidenti9.
9. Kirketerp-Moller K, Jensen P, Fazli M, Madsen KG, Pedersen J, Moser C, Tolker-Nielsen T, Hoiby N, Givskov M, Bjarnsholt T. “Distribution,
organisation, and Ecology of bacteriain Chronic Wounds”. Journal of Clinical Microbiology, Agosto 2008, p. 2717-2722.
1. Nutrizione Enterale (nulla x os)
Catetere Vescicale
Protesi Biologica
Catetere Venoso
Centrale
2. Traslocazione Batterica
3. Quorum Sensing
4. Biofilm
La presenza di capsule
protegge i batteri dalla
distruzione mediata da
Fagociti o
dall’attivazione del
complemento.
Pseudomonas Aeruginosa
Klebsiella Pneumoniae
Pseudomonas Aeruginosa
Escherichia Coli
La presenza
dei Pili
permette
l’adesione alle
cellule
bersaglio
(primo passo
del processo
di infezione).
Stafilococco Aureus
Streptococco I componenti Polisaccaridici
facilitano l’adesione alle cellule
bersaglio
VIRULENZA E PATOGENICITA’
• L’INFEZIONE è stata definita come l’acquisizione di un microbo da parte di un
ospite, per distinguerla dalla malattia, che è la manifestazione clinica di un danno
derivante dall’interazione ospite-patogeno.
PATOGENICITA’: capacità del microrganismo di provocare una malattia
VIRULENZA: capacità del microrganismo di provocare effetti nocivi nell’ospite
• Trovare un ospite suscettibile
• Accesso a un tessuto bersaglio idoneo
• Evadere i meccanismi di difesa
L’INFEZIONE
1. Nutrizione Enterale
(nulla x os)
Catetere Vescicale
Protesi Biologica
Catetere Venoso
Centrale
2. Traslocazione
Batterica
3. Quorum Sensing
4. Biofilm
INFEZIONE
INFE
ZIO
NE
CONTAMINAZIONE
Tutte le ferite possono acquisire microrganismi. In assenza di idonee condizioni nutritive e fisiche per ciascuna specie microbica, o in caso di incapacità di evadere le difese dell’ospite, esse non si riprodurranno e non potranno persistere, e quindi la loro presenza è soltanto temporanea e la guarigione della ferita non risulterà ritardata.
COLONIZZAZIONE
Le specie microbiche crescono e si riproducono con successo, ma non provocano danni nell’ospite e non provocano l’infezione della ferita.
INFEZIONE
La crescita, la proliferazione e la penetrazione nei tessuti dell’ospite provoca lesioni cellulari e reazioni immunologiche manifeste nell’ospite. La guarigione della ferita è interrotta. Fattori locali possono fare aumentare il rischio di infezione.
COLONIZZAZIONE CRITICA
Condizione in cui la carica
batterica raggiunge un livello
in cui interferisce con la
guarigione, ma non produce i
classici segni e sintomi di
infezione.
- Fase di passaggio dalla
colonizzazione all’infezione
- Transizione verso una
persistenza batterica /
infiammazione cronica
WOUND INFECTION CONTINUUM
La diagnosi di COLONIZZAZIONE CRITICA1 è fatta in base a due principali segni:
• Cessazione nella progressione verso la guarigione (nonostante la ferita riceva ciò che è considerato
una terapia efficace);
• Assenza di cellulite.
Altri segni a sostegno di questa definizione sono:
• Tasso di essudato presente sulla ferita;
• Odore anormale;
• Variazione nel colore dell’essudato (spesso macchie verdi/blu);
• Eccessivo tessuto di granulazione (discolorazione, rosso opaco/rosso brillante);
• Letto della ferita pallido, edematoso che non appare granuleggiante;
• > del dolore.
10. Kingsley A. “The Wound Infection Continuum and its Application to Clinical Practice”. Ostomy Wound Manage. 2003 Jul;49(7A Suppl):1-7.
WOUND INFECTION CONTINUUM
EPIDEMIOLOGIA
PIEDE DIABETICO: incidenza annuale delle ulcere 2,5 – 10,7%
ULCERE ARTI INFERIORI: 1% negli adulti; 3,6% nelle persone oltre i 65aa
ULCERE DA PRESSIONE: incidenza nei soggetti anziani 10-25%
FERITE CHIRURGICHE: circa il 22%
FATTORI DI RISCHIO
IL RISCHIO DI INFEZIONE DELLA FERITA AUMENTA CON:
Qualsiasi fattore che debiliti il paziente, comprometta la resistenza immunitaria o riduca l’irrorazione dei tessuti, ad esempio:
• Comorbilità – diabete mellito, immunocompromissione, ipossia/scarsa irrorazione dei tessuti dovuta ad anemia o malattia arteriosa/cardiaca/respiratoria. Insufficienza renale, neoplasia, artrite reumatoide, obesità, malnutrizione.
• Farmaci – corticosteroidi, agenti citotossici, immunosoppressori, antibiotici.
• Fattori psicosociali – ricovero in ospedale/casa di cura, scarsa igiene personale, stile di vita poco sano.
Determinate caratteristiche della ferita oppure bassi standard di igiene nella cura della ferita:
CARATTERISTICHE DELLA FERITA CHE POSSONO AUMENTARE IL RISCHIO DI INFEZIONE
FERITE ACUTE FERITE CRONICHE
Intervento chirurgico contaminato
Tessuto necrotico o corpo estraneo
Procedura operatoria di lunga durata
Lunga durata
Trauma con trattamento ritardato
Grandi dimensioni e/o profondità
Tessuto necrotico o corpo estraneo
Localizzazione anatomica nei pressi di un sito potenzialmente contaminante (es. zona anale)
Paziente portatore di UCS bilaterale
In prossimità della sostituzione mensile di tutori ureterali, terapia antibiotica preventiva (sempre lo stesso
antibiotico)
Svillupo di una alterazione cutanea (assenza di infiltrazioni di urine)
Tampone (positività per Candida)
Resistenze agli antibiotici
DIAGNOSTICA
INDICAZIONI PER IL PRELIEVO DI CAMPIONI PER ANALISI MICROBIOLOGICHE DALLA FERITA
Ferite acute con segni di infezione1
Ferite croniche con segni di infezione2 in propagazione o sistemica1
Ferite croniche infette che non hanno risposto al trattamento o mostrano di deteriorarsi malgrado un
trattamento antimicrobico adeguato
Se richiesto dal protocollo locale di monitoraggio per microrganismi farmacoresistenti 1In pazienti che mostrano segni di sepsi sono importanti le colture ematiche, e andrebbero prese in
considerazione anche colture di campioni provenienti da altri probabili siti di infezione 2Considerare anche ad alto rischio le ferite croniche con segni di infezione localizzata, p. es. guarigione
ritardata (o bloccata), in pazienti che soffrono di diabete mellito o arteropatia periferica, o che prendono
farmaci immunosoppressori o cortisonici
DIAGNOSTICA
PRELIEVO
Tamponamento della ferita
Ago-aspirazione
Biopsia
Esame fuorviante; identificazione di microrganismi colonizzanti la superficie invece di patogeni.
Tecnica di LEVINE. Pr
oced
ure
inva
sive
Evitare di interpretare un referto microbiologico isolatamente – considerare sempre il contesto formato dal paziente e dalla ferita e, nel caso, consultare un microbiologo o uno specialista di malattie infettive
TRATTAMENTO
Non è stato ancora chiarito quali siano il metodo e l’agente più indicati per la pulizia delle ferite infette. Tuttavia, per contribuire a ridurre la carica batterica della ferita può essere opportuno usare con giudizio
l’irrigazione con soluzione antisettica (a temperatura corporea)
In determinate circostanze, e specialmente nelle ferite chirurgiche, può bastare l’aggiunta di misure di controllo dell’infezione, oltre a pulizia, debridement e drenaggio, per riportare la carica batterica ad un livello
che permetta la guarigione
Generalmente andrebbe evitato l’uso topico di antibiotici nella gestione delle ferite infette, per minimizzare il rischio di allergia e lo sviluppo di
resistenze batteriche
Nella cura delle ferite infette gli antibiotici topici vanno usati solo in determinate circostanze e solo da parte di medici esperti (p. es. il
metronidazolo topico può essere usato per il trattamento del cattivo odore nelle ferite neoplastiche)
FERITE ACUTE P.es. ferite chirurgiche o traumatiche, oppure ustioni
Infezione localizzata Infezione in progressione
Segni e sintomi classici:
-Insorgenza o aumento del dolore
-Eritema
-Calore localizzato
-Essudato purulento
Piressia – nelle ferite chirurgiche di solito da 5 a 7
giorni dopo l’intervento
Guarigione ritardata (o bloccata)
Ascesso
Cattivo odore
Come per l’infezione localizzata e in più
Ulteriore propagazione dell’eritema
Linfangite
Crepitus nei tessuti molli
Degenerazione/deiscenza della ferita
Note
Ustioni – anche rigetto dell’innesto cutaneo; nelle ustioni a tutto spessore il dolore non è sempre una
caratteristica dell’infezione.
Ferite profonde – indurimento, estensione della ferita, inspiegabile aumento della conta dei leucociti o segni di
sepsi possono essere indizi di infezione profonda di una ferita (cioè subfasciale).
Pazienti immunocompromessi – segni e sintomi possono essere alterati e meno evidenti
• I criteri ‘cellulite’ e ‘pus/ascesso’ sono stati identificati dallo studio Delfi come i più importanti
e possono essere considerati come diagnostici di un’infezione.
• La CELLULITE è definita come una ‘infezione diffusa della cute e dei tessuti sottocutanei,
caratterizzata da dolore locale, irritazione, edema ed eritema’.
• Un ERITEMA DI GRADO SEVERO può essere definito come un arrossamento doloroso diffuso intorno
ad una ferita.
0
5
10
15
20
25
30
Cellulite/eritema
Secrezione purulenta
• L’identificazione del tasso di infezione dipende dai
criteri utilizzati4.
11. Ayliff GAJ, Brightwell KM, Collins BJ, et al. Surveys of hospital infection in the Birmingham region. J Hygiene (Cambridge). 1977;79:299–314.
FERITE CRONICHE P.es. ulcere del piede diabetico, ulcere venose degli arti inferiori, ulcere arteriose degli arti inferiori o del piede, o ulcere da pressione
Infezione localizzata Infezione in progressione
Insorgenza, aumento o variazione del dolore
Guarigione ritardata (o bloccata)
Edema perilesionale
Tessuto di granulazione sanguinante o friabile (facilmente
lesionabile)
Caratteristico cattivo odore o cambiamento nell’odore
Discolorazione del letto della ferita
Essudato in aumento, alterato o purulento
Indurimento
Pocketing
Bridging
Come per l’infezione localizzata ed in più:
Degenerazione della ferita
Eritema che parte dal margine della ferita
Crepitus, calore, indurimento o discolorazione che si propagano
nell’area perilesionale
Linfangite
Malessere o altro peggioramento aspecifico delle condizioni
generali del paziente
Note
In pazienti immunocompromessi e/o con neuropatia motoria o sensoriale, segni e sintomi possono essere alterati e meno evidenti. Ad
esempio nei pazienti diabetici con ulcera infetta al piede e neuropatia periferica il dolore può non essere molto pronunciato.
Ulcere arteriose – ulcere originariamente asciutte possono divenire bagnate in corso di infezione.
Bisogna tenere presente che nel piede diabetico l’infiammazione non è necessariamente un segno di infezione, e potrebbe invece essere
associata ad esempio all’artropatia di Charcot.
Identificazione dei criteri per le lesioni infette:
Biofilm, colonizzazione critica, riconoscimento dei segni e sintomi locali di infezione
Mario ANTONINI (Infermiere Stomaterapista/Wound Care – Ambulatorio Stomie e Lesioni Cutanee
– ASL11 Empoli [email protected]