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notiziario CIRCOSCRIZIONE SPECIALE PIEMONTE E VALLE D’AOSTA MARIA AUSILIATRICE 41 2004 50 C A N O N I Z Z A Z I O N E S . D O M E N I C O S A V I O 1954 2004 Sommario Lettera dell’Ispettore PAG.1 Editoriale PAG.3 Cronaca di un viaggio PAG.4 Capitolo Ispettoriale IV PAG. 12 Pastorale Giovanile PAG. 17 Formazione PAG. 19 Formazione - COSPES PAG. 22 Formazione permanente PAG. 25 Oratori - Centri giovanili PAG. 27 Speciale San D. Savio PAG. 28 Universitari PAG. 30 CNOS-Scuola PAG. 33 CNOS-FAP PAG. 35 PGS PAG. 38 ADMA PAG. 40 Missioni PAG. 43 Notizie e curiosità PAG. 47 Salesiani defunti PAG. 53 L’urna di San Domenico Savio alla Casa Generalizia durante la Messa del Rettor Maggiore.

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n o t i z i a r i oCIRCOSCRIZIONE SPECIALE PIEMONTE E VALLE D’AOSTA

MARIA AUSILIATRICE

41

2004

50CANONIZZAZIONE S. DOMENICO SAVIO

19542004

SommarioLettera dell’Ispettore

PAG. 1

EditorialePAG. 3

Cronaca di un viaggioPAG. 4

Capitolo Ispettoriale IVPAG. 12

Pastorale GiovanilePAG. 17

FormazionePAG. 19

Formazione - COSPESPAG. 22

Formazione permanentePAG. 25

Oratori - Centri giovaniliPAG. 27

Speciale San D. SavioPAG. 28

UniversitariPAG. 30

CNOS-ScuolaPAG. 33

CNOS-FAPPAG. 35

PGSPAG. 38

ADMAPAG. 40

MissioniPAG. 43

Notizie e curiositàPAG. 47

Salesiani defuntiPAG. 53

L’urna di San Domenico Savio alla Casa Generaliziadurante la Messa del Rettor Maggiore.

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Lettera dell’Ispettore

Carissimi confratelli,

stiamo vivendo il ricchissimo tempo di Pasqua e sono passati pochi giorni dal-la conclusione del nostro 4° Capitolo Ispettoriale.

1. Questi eventi mi permettono di ricollegarmi al cammino ispettoriale di que-st’anno per sottolineare l’importanza di vivere nelle nostre case “una vita co-munitaria risorta con Cristo che è dunque fraternità, adorazione, assiduità al-la Parola di Dio”, con una tensione spirituale forte.

L’Eucarestia, il centro della vita dei “risorti con Cristo”, è il riferimento e ilsostentamento della nostra missione di consacrati. In Domenico Savio e nellanuova Beata Alessandrina Da Costa troviamo due esempi eloquenti della ne-cessità di diventare persone “eucaristiche”, che sanno esprimere tutta la forzadella loro unione con Dio e dell’azione apostolica a partire dall’unione profon-da con Cristo che si realizza nell’Eucarestia.

La Pasqua che abbiamo celebrato, è la vera ricchezza della vita che si com-pie nell’amore, che è chiamata alla santità e possibilità di una “vita da santi”.

2. A partire dalla santità pasquale dobbiamo avere il coraggio di “ridire” l’e-semplarità della nostra vocazione. Occorre far capire a tutti, come ci ha piùvolte richiamato il nostro Rettor Maggiore, la “differenza profetica” a cui è chia-mata la vita religiosa.

Dobbiamo dunque saper dire con la forza convincente della vita:• Che la nostra consacrazione a Dio è anzitutto motivata da una positiva scel-

ta di amore per Gesù Cristo. Questo, è il principale messaggio da comuni-care a tutti e prima di tutto al mondo giovanile: Dio è il primo da amare eda imitare rispondendo alla chiamata alla santità.

• Che la contemplazione e il continuo riferimento alla Parola di Dio liberano lanostra vita e le danno un respiro veramente significativo perché “profetico”.

• Che le nostre comunità debbono essere fraternità cordiali che condividonoinsieme la sequela del Signore.

• Che la testimonianza del servizio è la mediazione concreta, il lavoro quoti-diano attraverso cui passa il primato della consacrazione.

• Che l’audacia della missione, da comunicare con efficacia in questo nostromondo un po’ spento e senza grandi ideali, è contemporaneamente passioneper il Signore e per l’uomo, ed esprime il respiro grande dello Spirito.

3. Infine il Capitolo, giunto al termine, ci ha aiutati a riflettere sulle linee di fu-turo espresse nel Progetto Organico della nostra Ispettoria: è la nostra rispostaal disegno di Dio su di noi oggi; sono le linee di impegno che dovranno suggeri-re ogni nostra scelta legata alla comunità, alla missione e alle strutture.

Solo se sapremo incamminarci su questa strada avremo futuro; la nostalgiache tende a farci volgere indietro è sicuramente improduttiva se non addiritturadistruttiva.

Affidiamoci a Maria nostro aiuto e alla sua presenza discreta di mamma checi conduce per mano: ci guidi ad essere autentici educatori e ci doni numerosevocazioni.

I giovani cercano negli educatori, la sintesi tra giovinezza del cuore ed espe-rienza di vita. Il giovanilismo, lo sappiamo, diverte, ma non converte; suscita

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Lettera dell’Ispettore

compagnia, ma non autentici cammini di Fede. Ogni relazione educativa chie-de perciò la verità di sé e la salvaguardia della differenza educativa; ogni pa-storale vocazionale esige la testimonianza di una presenza dialogica e la signi-ficatività di modelli che sono anzitutto coloro che propongono cammini voca-zionali.

San Domenico Savio ci accompagni verso la conclusione di questo anno sco-lastico e il Signore ricompensi le nostre fatiche.

Torino, 24 aprile 2004Don Pietro Migliasso - Ispettore

Congratulazioni

L’Ispettoria Salesiana del Piemonte e della Valle d’Aosta e la famiglia Formigoni annunciano con gioia l’Ordinazione Presbiterale di

EDOARDO FORMIGONI sdbper l’imposizione delle mani e la preghiera di ordinazione di Mons. Pier Giorgio Debernardi vescovo di Pine-rolo - Sabato 22 maggio 2004 - ore 15,30 - Basilica di S. Maurizio - Pinerolo (TO)

Professione religiosa

– 75° –

P Callegari Bruno EmilioP De Bernardi SecondoP Maggioni VirgilioP Mazzoleni LuigiL Pepati Enrico

– 70° –

L De Plano SalvatoreP Faletti NicolaP Patron LeonzioL Sersen GiuseppeL Tonini Alfonso

– 60° –

P Carniel EgidioP Colombo MarioP Dell’Oro FerdinandoP Fasano TeresioP Ferasin EgidioP Morgando GiacomoP Mussa LuigiP Pederzani Camillo Enrico

P Pertusati EligioP Rosa CarloP Sandrino CarloP Strizzolo BenitoP Vinai AgostinoP Zailo VirgilioP Zulian Luigi

– 50° –

P Aprilis ElioP Arrobbio RenzoL Avalle GiovanniP Bertorello GiuseppeL Bombarda GuidoP Bruna ErvinoL Cagnoli GiuseppeP Cassano GiovanniP Filippi MarioP Giaime GiuseppeP Lanza GiuseppeP Ottaviano PiergiuseppeL Piacenza Luciano

– 25° –

P Fonio EzioP Pelizza Giuseppe

Ordinazione Sacerdotale

– 60° –

P Faletti NicolaP Patron Leonzio

– 50° –

P Bartolini BartolinoP Colombo MarioP Croci AntonioP Morgando GiacomoP Mussa LuigiP Pertusati EligioP Revolon VirgilioP Stefani AlfonsoP Tagliero GiovanniP Vettori TeobaldoP Zailo Virgilio

– 25° –

P Demarie CiprianoP Gribaudo FrancoP Gualdoni RobertoP Melzani LucioP Moriondo GiovanniP Papagni GiuseppeP Pasquero RobertoP Pazzini EraclioP Tarditi Francesco

RICORRENZE GIUBILARI

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Editoriale

Cinquant’anni fa, e precisamenteil 12 giugno 1954, Pio XII canonizza-va il più giovane Santo, non martire,della storia della Chiesa: San Dome-nico Savio. Nato a San Giovanni diRiva presso Chieri il 2 aprile 1842,trasferitosi con la famiglia a Morialdo,frazione di Castelnuovo d’Asti (l’at-tuale Castelnuovo Don Bosco) e suc-cessivamente a Mondonio, era entra-to nell’oratorio di Valdocco nel 1854 perinteressamento del suo parroco. In so-li tre anni (cessò di vivere il 9 marzo1857), sotto la guida esperta di DonBosco, raggiunse le vette della santità,intesa come “misura alta della vita cri-stiana ordinaria”.

Mentre vi scrivo, le spoglie morta-li di San Domenico Savio vengono por-tate di regione in regione in quasi tut-ta l’Italia, suscitando ovunque sincereed entusiastiche manifestazioni di de-vozione e di affetto. Domenico Savioè senza dubbio il capolavoro del siste-ma educativo di Don Bosco, che hafatto del primo oratorio di Valdoccouna vera e propria fucina di santità.

Un episodio, forse poco conosciuto,che coinvolge anche Domenico Savio,ci rivela in maniera molto eloquentequal era il clima che vi si respirava.

Giovanni Roda, un ragazzo orfanoche fu compagno di Domenico Savioall’oratorio, nel 1933, raggiunta la bel-la età di 91 anni, fu ricevuto dal Pa-pa Pio XI nel giorno in cui Domeni-co Savio era stato dichiarato venera-bile. Ecco come un testimonio ocula-

re racconta la scena: «Giovanni Ro-da s’inginocchiò davanti al Papa e tentòdi spiccicare qualche parola: ma fu so-praffatto dalla commozione. Pio XI,per incoraggiare il vecchietto, gli miseamorevolmente la mano sul capo, lofece alzare e gli disse: “Voi avete co-nosciuto Domenico Savio?” – “Sì, sì,Santo Padre. Era mio grande amico edella stessa età. Ma egli era tanto buo-no e io invece... povero orfano... DonBosco aveva l’abitudine di mettere ac-canto ai più scapestrati i più buoni, eio dovevo essere ben cattivo se in scuo-la, in chiesa, in refettorio, ovunque,mi collocò a fianco di Domenico, checome angelo custode mi seguiva, miaiutava, mi ammoniva. Un giorno,durante la ricreazione, scusate SantoPadre, mi scappò una brutta parola.Mi diedi un colpo con la mano sullabocca, ma era scappata. Domenico misi avvicinò e disse: ‘Ti sei dimentica-to dei nostri proponimenti? Va’ subi-to da Don Bosco, raccontagli la di-sgrazia che ti è capitata. È tanto buo-no, vedrai che aggiusterà tutto. Io in-tanto andrò a pregare per te’. Andaidifilato. Don Bosco era in parlatorioattorniato da alcuni signori. Da ma-leducato che ero mi intrufolai nel croc-chio. Don Bosco, sorpreso, mi disse:‘Vedi, sono occupato, non potresti,aspettare un momentino?’. Quelle per-sone credettero che avessi una com-missione d’urgenza, si misero in di-sparte e dissero: ‘Lo ascolti, Don Bo-sco; noi aspetteremo’. Allora mi alzai

SAN DOMENICO SAVIO

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Editoriale

in punta di piedi e dissi all’orecchio del buon padre:‘Savio mi manda da lei perché ho detto una be-stemmia’. Tremavo come una foglia. Don Bosconon mi sgridò, ma vidi sul suo volto disegnarsi unapena tanto profonda! Capii la gravità della mia col-pa. Quegli occhi perforavano il cuore. ‘Non farlopiù, caro figliolo, non farlo mai più. È un’offesa diDio, sai! Il Signore non ti benedirebbe. Andrai inchiesa e dirai tanti Padre Nostro e farai tre segni dicroce con la lingua per terra’. Corsi dinanzi all’al-tare, recitai i Padre Nostro, spolverai il suolo, gi-rai lo sguardo intorno e poi, lesto, feci i tre segni di

croce con la lingua sul pavimento. Scappai di cor-sa, alleggerito come se mi avessero tolto un matto-ne dallo stomaco. Dimenticai il numero dei PadreNostro, ma le tre croci e lo sguardo di Don Bosco,mai. Posso assicurarla, Santo Padre: ebbi dodici fi-gli e molti nipoti, ma a casa mia non si è mai be-stemmiato!”».

San Domenico Savio ottenga a tutte le famigliecristiane di oggi di rispettare e di amare così il Signore.

Don Domenico Rosso - Direttore

Cronaca di un viaggio

L’URNA DI SAN DOMENICO SAVIO ATTRAVERSO L’ITALIA SALESIANA

Domenico Savio pellegrino fra i giovani di oggi

Torino, 3 febbraio 2004

In questi giorni, nella chiesa di S. Francesco diSales in Valdocco, a Torino, in occasione dei 50anni della canonizzazione di Domenico Savio, si so-no svolte la ricognizione dei resti del giovane san-to e la successiva traslazione in una nuova urna. Lanuova urna è stata eseguita dall’artista milaneseMauro Baldessari ed è formata di due parti: la pri-ma, in basso e sigillata, conserva le ossa del santo;la seconda è una teca in cristallo, contenente la ri-produzione del corpo di Domenico Savio. I re-sponsabili delle Ispettorie Salesiane d’Italia, hannochiesto di poter ospitare le reliquie del giovane san-to nel loro territorio, dal 5 febbraio al 5 aprile pros-simi. Sarà un’occasione privilegiata per pregare in-sieme e per trarre nuova linfa e nuove ispirazioni perle iniziative giovanili, oltre che un’opportunità perriproporre san Domenico Savio come modello airagazzi e ai giovani d’oggi. L’urna attraverserà qua-si tutte le regioni italiane, con manifestazioni anchecivili che richiameranno l’attenzione dell’opinionepubblica sul mondo giovanile. Si prevede la parte-cipazione di almeno 200 mila giovani e di molti ve-scovi. A Civitanova Marche, per esempio, sarà de-dicata una piazza a san Domenico Savio. A Nuoroporterà il suo nome una nuova parrocchia. A Mi-lano l’urna sarà esposta in Duomo e, per l’occasio-

ne, il card. Dionigi Tettamanzi presiederà una so-lenne celebrazione per tutta la città e in particola-re per i giovani.

Partito il tour di San Domenico Savio

Torino, 5 febbraio 2004

È iniziato ieri sera dalla basilica salesiana di Ma-ria Ausiliatrice il “tour” che per due mesi porterà at-traverso l’Italia le reliquie di san Domenico Savio.In occasione dei 50 anni di canonizzazione del gio-vane santo, infatti, si sono svolte la ricognizionedei resti e la successiva traslazione in un una nuo-va urna. Il santo, riposto in una teca di cristallo, èstato raffigurato nella posizione estatica assunta almomento della morte. Grazie alle più moderne tec-nologie, le rivelazioni sulle ossa hanno permesso di“ricostruire” il corpo e soprattutto il volto del gio-vane. Come molti ricorderanno, Domenico nacqueil 2 aprile del 1842, fu accolto dodicenne da Don Bo-sco nel suo Oratorio a Torino, e morì il 9 marzo del1857, neppure quindicenne. Papa Pio XI lo definì“Piccolo, anzi grande gigante dello spirito”. Fu bea-tificato da papa Pio XII il 5 marzo 1950 e proclamatosanto il 12 giugno 1954. Da Torino, l’urna raggiun-gerà decine di località seguendo questo itinerario(sono citate solo le città dove l’urna farà sosta ladomenica): Varazze (8 febbraio), Scandicci-Firenze

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Cronaca di un viaggio

(15 febbraio), Civitanova Marche 22 febbraio, Je-solo Chioggia (29 febbraio), Milano (7 marzo), Pa-lermo-Monreale (14 marzo), Messina (21 marzo),Cagliari (28 marzo), Roma (4 aprile) e rientro aTorino (5 aprile).

L’Urna di San Domenico Savio in Liguria e Toscana

Carissimi Confratelli,in una breve pausa della totale immersione nel ba-

gno di spiritualità provocato dal pellegrinaggio delle re-liquie di S. D. Savio, è doveroso e caro per me scri-vervi velocemente due righe.

Il passaggio dell’urna è un trionfo! A pochi giornidall’inizio devo ricredermi pubblicamente circa le per-plessità presentate all’inizio.

La risposta della gente è commovente, per il nume-ro, per la qualità della presenza, per l’attenzione e lacommozione che vengono manifestate. Tutte le età,bimbi, ragazzi, giovani, adulti e anziani manifestano ap-prezzamento per l’iniziativa e per l’opera stessa (Urnae raffigurazione dei Santo).

Si denota ovunque una risposta al di là delle più ot-timistiche previsioni.

Aveva ragione chi ha insistito per volere questa raf-figurazione e quest’urna!

Sì! è eccessivamente pesante ma con un po’ di at-tenzioni, si impara bene a maneggiarla e poi si riescea superare ogni ostacolo (abbiamo fatto due gradinateassurde Vallecrosia e Sampierdarena!).

Certo dove ci sono i percorsi in orizzontale il car-rello risolve ogni problema e diventa piacevole e facilefare ingressi solenni in Piazze, strade, paesi, città eChiese.

Tra qualche giorno vi comunicherò nuovi dettagli e,se riesco un breve VADEMECUM dell’accompagna-tore fidato dell’urna di Minot.

Ma per ora volevo tranquillizzarvi e comunicarvi lagioia e l’entusiasmo della nostra Ispettoria per questoevento.

Nell’incontro al Sassone darò ad ogni Ispettoria undischetto con alcuni interessanti power point che abbiamopreparato utili per presentazioni di Domenico e della suaUrna.

Buon cammino!

Vi abbraccio: Don Valerio Baresi ILTLa Spezia, 09-02-2004

Migliaia di persone in visita all’urna di Domenico Savio

Genova, 9 febbraio 2004

“La risposta della gente è stata assolutamente su-periore alle più rosee previsioni”. Sono le parole delsalesiano don Valerio Baresi, responsabile del pel-legrinaggio dell’urna di San Domenico Savio nel-l’Ispettoria Ligure -Toscana (ILT). “Ero tra quelliche pensava che sarebbe stato sufficiente portare inpellegrinaggio la cassa piccola con i resti del santo,ed invece mi sono dovuto ricredere: l’urna con la ri-produzione del santo attira la gente”. Migliaia dipersone al passaggio dell’urna a Vallecrosia, Alassio,Varazze, centinaia rimaste fuori dalle chiese senza riu-scire ad entrare. Ed anche i giovani hanno accoltol’urna con grande partecipazione. La sera del 5 aVallecrosia si è svolta la veglia diocesana giovani-le alla presenza del vescovo. La chiesa era piena.“Domenico Savio è molto più conosciuto tra la gen-te di quanto ci potessimo aspettare – dice don Ba-resi – decine di mamme mi hanno fermato raccon-tandomi come la sorte del loro figlio sia nelle ma-ni del santo”. Devozione popolare e fede si sonomanifestate allo stesso modo ieri e oggi al Don Bo-sco di Genova-Sampierdarena, dove l’urna si trovain questo momento. Dopo aver terminato il suo gi-ro nell’ispettoria Ligure-Toscana, i resti mortali ela riproduzione del piccolo santo si sposteranno nel-l’Ispettoria Adriatica.

Termina il pellegrinaggio dell’urna di DomenicoSavio in Liguria

La Spezia, 10 febbraio 2004

Con oggi si conclude il pellegrinaggio in Liguriadell’urna di Domenico Savio. L’urna ha percorsol’intero arco ligure, da Vallecrosia (IM) a La Spe-zia, facendo tappa ad Alassio, Savona, Varazze, Ge-nova Sampierdarena e Quarto, ove hanno sede i sa-lesiani. Migliaia di persone hanno onorato l’urna,affollando le Chiese all’inverosimile. Lo testimo-niano i parroci che hanno ammesso: “C’era più gen-te che nelle grandi solennità liturgiche, Natale, Pa-squa o nelle feste del Santo Patrono”. Quello chemaggiormente ha colpito è stata la risposta dei gio-vani. A centinaia, ora dopo ora, hanno animatomomenti di preghiera, proiezioni video, hanno rap-presentato di fronte all’urna momenti della vita diSan Domenico Savio. Canti e riflessioni si sono al-ternati per tutta la giornata in ogni tappa. Grandepartecipazione anche delle scuole, sia cattoliche che

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Cronaca di un viaggio

statali, che, a gruppi di classi, hanno fatto visita alpiccolo santo. La dimostrazione di affetto verso Do-menico si coglieva già dal momento in cui le reli-quie giungevano sul sagrato delle chiese. Decine divolontari si sono resi disponibili per portare intrionfo, verso l’altar maggiore, la pesantissima arca(più di quattro quintali); ad ogni ingresso solenneapplausi, il suono festoso delle bande musicali, ilcanto a Domenico Savio composto per l’occasionedal salesiano don Giovanni Lubinu. Da domani l’ur-na lascerà la Liguria e giungerà a Livorno, primatappa del pellegrinaggio in Toscana, dove sosterà fi-no al 18 febbraio (ultima tappa: Arezzo). Da quiproseguirà poi per le Marche.

L’Ispettoria Adriatica accoglie con gran calore le reliquie di San Domenico Savio

Civitanova Marche, 23 febbraio 2004

Continua il pellegrinaggio dell’urna di Domeni-co Savio. Domani sarà a Vasto ultima tappa nell’I-spettoria Adriatica. Era giunta ad Ancona lo scor-so 19 febbraio accolta dal vescovo della diocesi diAncona-Osimo mons. Franco Festorazzi e da tuttoil clero locale. Dopo l’incontro al mattino col cle-ro e i fedeli, nel pomeriggio le scolaresche hannoavuto modo di far visita all’urna. Il passaggio adAncona si è concluso con una sentita veglia di pre-ghiera prolungatasi sino all’una di notte, animata dal-la musica del salesiano don Carlo Russo. Dovun-que l’urna arrivi riceve sempre una grande acco-glienza. Particolare per i modi e il numero di per-sone è stata quella a Civitanova Marche (22-23 feb-braio), dove è stata trasportata per le vie della cittàsu un carro. I palazzi è le strade erano state addob-bate per l’occasione, e dalle finestre delle scuole iragazzi si sono affacciati per salutare il suo arrivonella città. Giunti nella parrocchia salesiana di SanMarone i giovani delle scuole vicine sono scesi perle strade ad accogliere e salutare Domenico Savio.I salesiani a Civitanova sono una parte fondamen-tale della città e per questa ragione l’amministrazionepubblica ha voluto dedicare ieri una piazza al nomedi San Domenico Savio.

Tre giorni indimenticabili con San Domenico Savio

Civitanova Marche, 24 febbraio 2004

Il commiato con l’urna di San Domenico Savioè stato festoso e commovente al tempo stesso: la

gioia di averlo avuto per tre giorni negli spazi piùsignificativi della grande famiglia dei salesiani, co-me l’oratorio, la chiesa, le vie del quartiere, e ildolore per il distacco. «Ci dispiace un po’ lasciar-lo andare – ha detto, a tale proposito, l’Ispettore del-l’Ispettoria Adriatica, don Arnaldo Scaglioni, nel-la messa conclusiva di stamani – ma siamo al tem-po stesso contenti perché i giovani del mondo han-no bisogno, Domenico, della tua presenza». Tantisono stati i momenti di fede di queste tre giorna-te, come l’arrivo dell’urna proveniente da Ancona,accolta nel grande tendone alzato all’interno del-l’oratorio, con il parroco don Alvaro Forcellini,che visibilmente commosso, lo ha accolto con la fra-se: «Benvenuto Domenico nel tuo oratorio». Pre-sente una moltitudine di bambini delle scuole cit-tadine, che hanno cantato, fatto festa e hanno se-guito con attenzione l’illustrazione della vita delsanto fatta da don Ezio Rossi e da don Mario Per-tile. La messa solenne, poi, celebrata il secondogiorno, nello stesso tendone dall’arcivescovo di Fer-mo, mons. Gennaro Franceschetti, con la parteci-pazione di oltre 1.500 fedeli, e tante altre occasio-ni di fede come le veglie notturne e altro ancora.In definitiva, un dono grande per la città e per lecomunità salesiane vicine. E anche la città ha fat-to un omaggio a San Domenico Savio, dal mo-mento che gli è stata intitolata una nuova piazza edue vie adiacenti ricorderanno per sempre due mar-tiri salesiani, monsignor Luigi Versiglia e don Cal-listo Caravario trucidati in Cina: un segno enco-miabile di condivisione del lavoro straordinario chei salesiani stanno facendo per la città e per i suoigiovani. Programma rispettato alla lettera e alle12,30 la partenza alla volta di Vasto. «Grazie SanDomenico Savio per la gioia che ci hai portato»,hanno detto un po’ tutti nel salutarlo mentre l’ur-na riprendeva il suo pellegrinaggio di fede e d’a-more.

L’urna con le reliquie di San Domenico Saviogiunge nell’Ispettoria Nord-Est

Trieste, 27 febbraio 2004

Saranno dieci giorni senza nemmeno una pausa,ricchi e carichi di appuntamenti, e sicuramente daricordare per le comunità salesiane, i giovani e i fe-deli tutti. Giunge infatti questa mattina a Trieste,nell’Ispettoria Nord-Est, l’urna con le reliquie diSan Domenico Savio, vi rimarrà sino al 6 marzoper poi passare alla Lombardo-Emiliana. Dopo Trie-ste giungerà ad Udine e la sera stessa a San Donà

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Cronaca di un viaggio

e poi il 29 a Jesolo e Chioggia, il 1° marzo a PortoViro e Pordenone, e ancora Mogliano Veneto (2marzo), Trento (3 marzo), Verona (4 marzo) e in-fine ripartirà il 6 pomeriggio in direzione dell’Isti-tuto Sant’Ambrogio di Milano. Dalla mattina allasera per ogni luogo dove passerà l’urna sono previ-sti incontri con le scolaresche, i gruppi parrocchia-li e dell’oratorio, le veglie con i giovani e la parte-cipazione della diocesi con la celebrazione eucari-stica del vescovo. Domenica 29 febbraio San Do-menico Savio sarà accolto a Jesolo dal MovimentoGiovanile Salesiano, lì radunato per la loro FestaGiovani, l’urna verrà collocata in una sala predi-sposta per il pellegrinaggio e la preghiera.

San Domenico Savio tra i salesiani, i giovani i fedeli dell’Ispettoria Nord Est

Jesolo, 4 marzo 2004

“Una persona che parla a me”. È una della fra-si lasciate da un giovane accanto all’urna di SanDomenico Savio nel corso della Festa Giovani diJesolo a cui hanno preso parte 3.000 giovani. L’ur-na era messa in una stanza a parte e lì i giovani so-no andati a fargli visita. “Gli animatori hanno la-sciato dei messaggi accanto l’urna”, dice don Ro-berto Dal Molin, delegato ispettoriale per la Pa-storale Giovanile. “Alcuni hanno affidato i lororagazzi al piccolo Santo”. Il pellegrinaggio è iniziatonell’Ispettoria Nord Est il 26 febbraio scorso toc-cando nove opere salesiane e ricevendo sempreun’accoglienza superiore alle attese. Alcuni diret-tori non sospettavano la popolarità del Santo spe-cie tra i fedeli. Numerose sono state le coppie giun-te di fronte l’urna per affidargli la gravidanza e laloro vita matrimoniale. “Anche i ragazzi delle no-stre scuole e delle altre scuole cattoliche ci han-no sorpreso – aggiunge don Dal Molin – hannoaccolto Domenico Savio in silenzio e con rispet-to mettendosi all’ascolto. Le stesse insegnanti nonpotevano crederci”. I responsabili del pellegrinag-gio del Santo hanno notato come in tutte le dio-cesi in cui è passata l’urna, la Chiesa locale si èstretta attorno al Santo, i vescovi l’hanno accol-to e hanno celebrato l’eucaristia ad hoc. Chi viha preso parte ha avuto modo di entrare a con-tatto con la spiritualità giovanile salesiana. In-somma San Domenico Savio non è solo patrimo-nio dei salesiani, ma dell’intera Chiesa. Il pelle-grinaggio continua in questi giorni a Verona dadove riprenderà il cammino per l’Italia. Sabato se-ra partirà alla volta di Milano.

Le reliquie di San Domenico Savio a Milano per rinnovare: l’impegno e la gioia della santità

Milano, 8 marzo 2004

Con l’arrivo dell’urna di San Domenico Saviopresso la parrocchia salesiana di Milano “S. Ago-stino”, si è ufficialmente aperta la settimana di ce-lebrazioni e di incontri per la Famiglia Salesianadella Lombardia e dell’Emilia-Romagna, dove le re-liquie del santo si fermano per una settimana, dasabato 6 scorso, sino a sabato 13 marzo prossimo.Al suo arrivo, l’urna è stata accolta dalla gente del-la parrocchia intervenuta numerosa per la messaprefestiva. Successivamente, 400 giovani circa, in-sieme a salesiani, Figlie di Maria Ausiliatrice e al-tri membri della Famiglia Salesiana, si sono raccol-ti per un momento di veglia e di preghiera. Il temache accompagnerà la settimana è: “S. DomenicoSavio, l’impegno e la gioia della santità”, e prendespunto dalla proposta che il Rettor Maggiore ha fat-to con la strenna per l’anno 2004. La giornata di do-menica 7 si è caratterizzata per il continuo flusso digruppi e di devoti venuti a onorare il giovane San-to e a pregare davanti alle sue reliquie. Nel pome-riggio si è svolta la grande celebrazione per i mini-stranti e i gruppi di FS presieduta da don AdrianoBregolin, vicario del Rettor Maggiore. Don Brego-lin ha portato il saluto e l’augurio del Rettor Mag-giore e ha invitato i ministranti accorsi numerosi afare propri tre atteggiamenti di San Domenico Sa-vio: la testa, il cuore e le mani per imparare a co-noscere, amare e donare. Si è rivolto poi ai nume-rosi rappresentanti della FS ricordando che la san-tità di Domenico Savio è stata possibile grazie allapresenza di un educatore santo: Don Bosco. La gior-nata si è conclusa con un tempo di preghiera per lecomunità dei salesiani e delle FMA attorno all’ur-na del Santo.

Milano

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Cronaca di un viaggio

L’urna delle reliquie di Domenico Savio nella Cattedrale di Milano

Milano, 10 marzo 2004

Non poteva ricevere una accoglienza migliorel’urna con le reliquie di Domenico Savio nel gior-no anniversario della morte del piccolo santo, av-venuta proprio il 9 marzo del 1857. Circa 7.000 ra-gazzi, provenienti da tutta la Lombardia salesiana,si sono stretti attorno al loro Pastore, il CardinaleDionigi Tettamanzi, per rendere onore a Domeni-co Savio e per esprimere la loro grande devozione,nella splendida cattedrale di Milano. Ragazzi chefrequentano le elementari, le scuole medie e il bien-nio superiore fino ai 16 anni. Con Il cardinale Tet-tamanzi ha concelebrato don Adriano Bregolin, vi-cario del Rettor Maggiore, l’ispettore della Lom-barda-emiliana, don Eugenio Riva, e tanti altri sa-lesiani delle case di Milano e della Lombardia. Era-no presenti tantissime Figlie di Maria Ausiliatriceaccompagnate dalla loro ispettrice, suor GabriellaScarpa. Nel suo intenso intervento, il cardinale Tet-tamanzi ha espresso la sua gioia di aver accolto unsanto tra i santi che abitano nella cattedrale di Mi-lano. Si è quindi rivolto ai piccoli fedeli, ai quali hadetto che “La santità, miei cari ragazzi, è puntare inalto, è librarsi in volo per vivere la vera comunio-ne con il Padre che è nei cieli e con il Figlio uni-genito Gesù Cristo per mezzo dello Spirito Santo”.Sulla scorta della Strenna per il 2004 del RettorMaggiore, ha esortato gli educatori a continuare aessere “modelli e guide di santità”. Ritornando aparlare in modo diretto ai ragazzi, il cardinale hachiesto loro di mettersi “con Domenico Savio sul-la strada della santità”, preparandosi a esser dei “lot-tatori” allenati con la Parola di Dio che rende for-ti, e operando per guadagnare dei “clienti”, cioèquei compagni da introdurre nella strada della san-tità così come aveva fatto Domenico Savio con l’im-pegno della “Compagnia dell’Immacolata”. L’ulti-mo consiglio infine che ha rivolto ai ragazzi è quel-lo di scegliere un proprio “Don Bosco” dal quale la-sciarsi guidare con fiducia. Il viaggio delle reliquiedel giovane santo continuerà ancora per il resto d’I-talia catalizzando una consistente attenzione da par-te di molti fedeli non esclusivamente appartenentialla Famiglia Salesiana. In una sua lettera al RettorMaggiore, don Bregolin, suo vicario, così scrive:“Domenico Savio è dovunque accolto con grandefestosità e risveglia attenzione al cammino spiritualenei nostri salesiani, nei ragazzi e nei giovani, non-ché in genitori ed educatori. Questo pellegrinaggioè un vero dono di Dio”.

Domenico Savio accolto da 3.000 ragazzi in Sicilia

Palermo, 15 marzo 2004

Con la puntualità che è propria dei santi, Do-menico Savio è sbarcato ieri in Sicilia nel porto diPalermo proveniente da Civitavecchia. Alle 10,30ha fatto il suo ingresso nella casa del Gesù Ado-lescente. Suor Giuseppina Barbanti, Ispettrice del-le FMA di Sicilia, ha rivolto un breve e significa-tivo messaggio ai 3.000 ragazzi provenienti dalle ca-se SDB, FMA, e SOSC (Salesiane Oblate del Sa-cro Cuore) di Sicilia, che hanno dato vita alla Fe-sta Ragazzi regionale. Un caldo e prolungato ap-plauso, e cori quasi da stadio che scandivano il no-me Domenico, Domenico, hanno accolto l’Urna.Nel Paladonbosco della stessa casa, gremitissimo,è stata celebrata l’eucaristia presieduta dall’Ispet-tore don Luigi Perrelli. Lasciato il Gesù Adole-scente l’Urna ha fatto tappa nella Cattedrale diMonreale. Anche qui grande affluenza di adulti edin particolare tante mamme, diverse si sono sof-fermate in preghiera presso l’Urna. Alle 18,00 l’Ar-civescovo Mons. Cataldo Naro ha celebrato l’Eu-caristia. Ultima tappa del soggiorno palermitano diDomenico Savio è stata la casa del Don BoscoRanchibile, alle 21,00 ha avuto luogo la veglia dipreghiera conclusasi alle 22,30. Anche qui si è re-gistrata una massiccia affluenza di adulti con tan-te mamme e rispettivi bambini a far da corona aquesto piccolo gigante di santità. Domani l’urna diDomenico Savio toccherà il lembo più occidenta-le dell’isola, farà sosta a Marsala, da qui muoveràverso il centro dell’isola con destinazione Calta-nissetta.

Il tributo della Sicilia salesiana e “non” a Domenico Savio

San Cataldo, 17 marzo 2004

Continua a sorprendere un po’ tutti il pellegri-naggio dell’urna di Domenico Savio. Anche in Si-cilia si sono ripetute scene di entusiasmo e di pre-senza oltre ogni previsione. Ieri nel piccolo paesedi San Cataldo, circa 25.000 anime, sono giunteoltre 6.000 persone in visita del Giovane Santo. Isalesiani hanno una lunga storia nel paese e perl’occasione hanno organizzato insieme ai giovaniun percorso di avvicinamento all’urna. I pellegrinisono stati accolti nel teatro che contiene 300 per-sone, lì, attraverso un Power-point, è stata presen-tata la figura di Domenico Savio, poi sono stati

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Cronaca di un viaggio

condotti nel cortile dell’Oratorio per giungere inchiesa per un momento di preghiera. I gruppi en-trati nel teatro sono stati 22, riempiendo ogni vol-ta il teatro, quindi il numero di 6.000 è stato arro-tondato per difetto. Ma anche l’incontro nella cat-tedrale di Caltanisetta, piena di ragazzi e presiedu-to dal vescovo mons. Mario Russotto rimarrà unodei momenti indimenticabili. Le parole sulle spiri-tualità di Domenico Savio pronunciate dal vesco-vo hanno colpito tutti. Questa mattina l’urna ha fat-to sosta nella cittadina di Butera, dove, nonostan-te non ci siano presenze salesiane, c’è una chiesadedicata a Don Bosco e Maria Ausiliatrice. La gen-te è accorsa per visitare e onorare l’urna, molte lemamme in attesa con i loro bambini, a dimostra-zione di quanto sia diffusa la devozione oltre il mon-do salesiano. Da Butera l’urna del Santo è stataportato a Gela dove, inutile dirlo, si sono ripetutele stesse scene di entusiasmo e di devota acco-glienza.

RMG - L’urna di Domenico Savio nella Casa del Rettor Maggiore

Roma, 22 marzo 2004

Visita lampo dell’urna di san Domenico Savioalla Casa Generalizia di Roma. Questa mattina al-le 8,20 il reliquiario del Santo è arrivato alla Pisa-na accolto dal Rettor Maggiore don Chavez insie-me alla comunità salesiana. Di seguito, la comunitàsi è ritrovata in preghiera nella veglia alla qualehanno preso parte i direttori di alcune ispettoried’Italia presenti per gli esercizi spirituali con il Ret-tor Maggiore. Alle 11,30 il Rettor Maggiore presie-de l’Eucaristia. In serata è prevista una messa conle FMA delle case Auxilium, Madre Ersilia Cantae Suor Valsé-Pantellini. A chiusura l’urna sarà vi-

sitata dalla comunità dei diaconi salesiani del SanTommaso dell’UPS. L’urna proveniva dalla Sicilia edè diretta in Sardegna dove sosterà qualche giornoper ritornare a Roma alla fine del mese di marzoprima di continuare la sua peregrinazione nelle Ispet-torie d’Italia.

Freddo, pioggia, neve ma poi il sole: ecco i primi due giorni in Sardegna di Domenico Savio

Sassari, 25 marzo 2004

Grande accoglienza per san Domenico Saviogiunto in Sardegna martedì 23 dopo un viaggioin nave da Civitavecchia a Olbia. Ma dopo il so-le della Sicilia... ecco vento, pioggia e neve! Qual-cuno ha detto: “è un figlio degno di suo padre!Don Bosco è patrono degli ombrellai e le proces-sioni sono sempre accompagnate da abbondantepioggia e freddo! Sembra che Domenico Savionon sia da meno...”. Ma questo non ha impeditoun’accoglienza calorosa a Sassari nella Parrocchiadella Madonna del Latte Dolce dove alle ore 11,00c’è stata una solenne concelebrazione eucaristicapresieduta da Mons. Ferrandu, Vicario Generaledella Diocesi di Sassari. La chiesa era gremita ditanti ragazzi, bambini delle scuole, mamme in at-tesa e diverse coppie che hanno riposto in sanDomenico Savio le loro speranze. Nel pomerig-gio alle 17,00, l’urna è giunta a Lanusei e con unaccompagnamento festoso di macchine, è statascortata fino al tempio Don Bosco dove una so-lenne concelebrazione eucaristica, presieduta dalVescovo Mons. Piseddu, ha visto la partecipazio-ne di tantissime persone, ex-allievi della casa diLanusei, cittadini e tante altre provenienti daipaesi della diocesi. Molti hanno partecipato nel-la tarda serata alla veglia di preghiera animata daigiovani. Ieri 24 in mattinata, partenza per Nuo-ro. All’ingresso della città festosa accoglienza daparte delle autorità cittadine che hanno scortatol’Urna adagiata su un mezzo dei vigili del fuoco.E proprio oggi, esperienza forse unica, la Parroc-chia Salesiana San Domenica Savio è stata so-lennemente dedicata al suo santo patrono duran-te la concelebrazione eucaristica presieduta dalVescovo Mons. Meloni. Foltissima la partecipa-zione, dedicata, attenta e sentita la preghiera con-tinua dei presenti davanti all’Urna, con turni dipreghiera anche durante tutta la notte. Oggi l’Ur-na lascerà Nuoro e proseguirà per Arborea e nelpomeriggio per Guspini.

Casa Genaralizia

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Cronaca di un viaggio

Italia - L’urna di Domenico Savio lascia la Sardegna e da oggi è nell’ispettoria romana

Selargius, 29 marzo 2004

“Dopo il passaggio dell’Urna nell’isola sarda, Do-menico Savio è più conosciuto, amato e invocatodalla gente del posto”, dice il coordinatore di Pa-storale Giovanile della Visitatoria Sarda (ISA), donAntonello Sanna. Lasciata la comunità di Nuorolo scorso giovedì, l’Urna ha proseguito il suo cam-mino verso la pianura dell’oristanese, giungendo adArborea. Qui una grande folla, proveniente dal cir-condario e dalla diocesi, si è raccolta in piazza Ma-ria Ausiliatrice per fare festa intorno al giovaneSanto. La messa è stata presieduta da mons. MarioCarrus, vicario generale della diocesi di Oristano.Tante le mamme commosse e felici di poter dire“grazie” a chi le ha protette e benedette. Da Arbo-rea a Guspini, piccola cittadina con parrocchia eoratorio salesiano dedicato a Domenico Savio. Al-la processione per le vie di Guspini è seguita la ce-lebrazione eucaristica, al termine della quale l’i-spettore don Giovanni Lilliu ha ringraziato di cuo-re tutti e, in particolare la Diocesi di Ales -Terral-ba, che per la lungimiranza del Vescovo Tedde, e didiversi preti secolari, ha in San Domenico Savionon sono il titolare di diversi oratori, ma il riferi-mento costante per la pastorale giovanile. Nella pri-ma mattinata di venerdì 26, l’Urna è giunta a Ca-gliari presso la Parrocchia San Paolo. Domenico èstato accolto dai più piccoli, 600 bambini tra ma-terne ed elementari. Per tutta la giornata, e unaparte della notte, si sono susseguite le celebrazioni.Sabato mattina trasferimento presso l’Istituto Sale-siano “Don Bosco” per l’omaggio e la preghiera deiragazzi e dei giovani delle medie e dei licei. Nel po-meriggio nella Basilica di Bonaria, dove in fremen-

te attesa rumoreggiavano 2000 cresimandi della dio-cesi con in testa un illustre ex-allievo: l’arcivesco-vo Giuseppe Mani. La giornata di domenica si èsvolta presso la Parrocchia S. Giovanni Bosco -Opera Salesiana San Domenico di Selargius. Alleore 18 del tardo pomeriggio si è concluso il pelle-grinaggio di San Domenico Savio in terra sarda. Lanave “Aurelia” è salpata regolarmente per giunge-re alla tappa romana.

L’urna di Domenico Savio nell’Ispettoria romana

Roma, 2 aprile 2004

Il pellegrinaggio dell’Urna di Domenico Savionell’Ispettoria romana è iniziato bene. A Civita-vecchia lo scorso 29 marzo si è celebrata una mes-sa nella cattedrale (piena), presieduta dal vescovomons. Grillo e con la presenza dei salesiani e altripreti della diocesi. Buona la partecipazione di ra-gazzi e adulti. Al termine della messa un gruppo digiovani portuali hanno spinto le reliquie fino al-l’oratorio salesiano, dove un incessante fluire dipersone si è recato in visita del Santo. Lo stessogiorno, scortato da due carabinieri in motociclet-ta, l’Urna ha raggiunto l’opera salesiana di Latina,dove è stata accolta nella parrocchia di Santa Ma-ria Goretti. È seguita la processione fino alla Cat-tedrale salesiana di San Marco e alle ore 21 Pre-ghiera presieduta dal Vescovo di Latina -Terracinamons. Petrocchi. Anche a Latina la partecipazio-ne di fedeli e giovani è stata buona. L’urna ha la-sciato la Cattedrale di Latina il 31 diretta a Terra-cina. All’ingresso di Terracina, l’urna è stata postasu un fuoristrada per poter essere subito ammirata.Circondata da un gruppo di atleti, ha percorso duekm, ed è giunta in una piazza dove è stata accoltada ragazzi e fedeli. Si è composto un corteo fino

Nuoro Roma

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Cronaca di un viaggio

alla chiesa parrocchiale dedicata a san DomenicoSavio (non affidata ai salesiani). Ieri l’urna si è di-retta verso Roma, prima però ha sostato per un’o-ra circa a Le Ferriere, “ospite” di Santa Maria Go-retti. In serata è giunta presso la Basilica di Don Bo-sco (Cinecittà), lì alle 21,00 c’è stata la concele-brazione presieduta da mons. Luigi Moretti, Vice-gerente di Roma, per i consacrati e le consacratedella Famiglia Salesiana.

Concluso il pellegrinaggio delle reliquie di Domenico Savio nella ispettoria salesiana romana

Roma, 5 aprile 2004

“Tanta gente, moltissimi giovani”, sono le paro-le con cui l’Ispettore della romana, don Luigi Pus-sino, riassume gli ultimi giorni dell’Urna di Dome-nico Savio nel Lazio. Venerdì scorso circa 900 gio-vani, provenienti da tutti i Centri di FormazioneProfessionale dei Salesiani e delle Figlie di MariaAusiliatrice, si sono ritrovati presso l’opera salesia-

na “Don Bosco Cinecittà” di Roma, per un mo-mento di festa e di preghiera, attorno all’Urna. Altermine dell’itinerario preparatorio, che illustraval’urna e la vita del santo, ogni gruppo si è trovato“a tu per tu” con le reliquie di Domenico, e ogni gio-vane ha potuto sostare per qualche attimo in pre-ghiera. La mattinata di festa si è conclusa con laconcelebrazione Eucaristica, presieduta da don Sil-vano Missori, Economo dell’Ispettoria Romana, epreparata da tempo dai giovani, nei diversi Centridi provenienza. Si respirava un clima di festa, tipi-camente salesiano, unito a preghiera e partecipa-zione spontanea, tipiche dei giovani della forma-zione professionale che, almeno in Italia, sono spes-so tra i più bisognosi dell’opera salesiana. Il pelle-grinaggio nell’ispettoria si è concluso ieri con la“Marcia della fede” dall’Istituto Pio XI alla basilicadi Don Bosco. Anche questa ha riscosso una gran-de partecipazione. Sono stati distribuiti 600 fou-lards (oltre quelli che hanno camminato senza) aipartecipanti. La Marcia si è conclusa con una con-celebrazione eucaristica per i giovani.

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Capitolo Ispettoriale IV

Il Capitolo 2004 dei Salesiani Pie-monte e Valle d’Aosta ha concluso lasua terza tappa.

Come noto, il Capitolo è la riu-nione dei responsabili delle case e de-gli istituti di una congregazione reli-giosa o, come in questo caso, di unaIspettoria salesiana. Che per quest’e-dizione ha come titolo e tema: “Ri-manete nel mio amore”.

Sabato 13 marzo, dunque, nel Tea-tro Grande a Valdocco, a partire dal-le ore 9,00, si è svolta una mezza gior-nata dedicata alla figura del coadiuto-re nell’Ispettoria. La congregazione sa-lesiana è formata, infatti, sia da sacer-doti, sia dai “fratelli” coadiutori, che

hanno gli stessi impegni dei sacerdo-ti, ma compiti diversi (per esempio,non celebrano la Messa ma sono ne-vralgicamente presenti sul territorio).

Nella prima parte della mattinata,dopo la preghiera e un video, c’è sta-ta la conferenza del coadiutore dott.Gianpietro Pettenon. Dopo, i parteci-panti si sono riuniti in cinque com-missioni, per confrontarsi su: comeviene sentita la dimensione laicale nel-le esperienze e nelle comunità del Pie-monte e Valle d’Aosta; la dimensionelaicale della missione salesiana; le li-nee operative. Sono seguiti la Messa eil pranzo insieme.

Si è concluso alle ore 15 circa.

“RIMANETE NEL MIO AMORE”

Capitolo Salesiano (terza tappa)

4CAPITOLO ISPETTORIALE ICP

O

La dimensione laicale della missione salesiana

Torino-Valdocco, 13 marzo 2004

Affrontare il tema della nostra mis-sione guardandola dalla prospettivalaicale non è un compito semplice nédi breve analisi, poiché tutto quanto

facciamo noi salesiani è profondamenteradicato e incarnato nelle realtà tem-porali anche se esse non costituisconoil fine ultimo per cui esistiamo e ope-riamo (anche per noi salesiani, Gesùelevava al Padre la grande preghierache troviamo in Gv 17 “sono nel mon-do... ma non del mondo”).

La missione salesiana

I primi articoli delle Costituzioniindicano chiaramente qual è la nostramissione “... essere segni e portatoridell’amore di Dio ai giovani, special-

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Capitolo Ispettoriale IV

mente ai più poveri” (Cost. art. 2) e quale relazio-ne ha la missione con la nostra consacrazione “Lamissione dà a tutta la nostra esistenza il suo tonoconcreto...” (Cost. art. 3).

I giovani, specialmente i più poveri, sono certa-mente i nostri destinatari ma non solo, essi sono pernoi “grazia” cioè dono di Dio per la nostra santifi-cazione come religiosi consacrati. “La nostra vita didiscepoli del Signore è una grazia del Padre che ciconsacra col dono del suo Spirito e ci invia ad es-sere apostoli dei giovani” (Cost. art. 3). Questo con-cetto è riproposto anche dal CG23 al punto 95 quan-do si dice che “Noi crediamo che Dio ci sta atten-dendo nei giovani per offrirci la grazia dell’incontrocon Lui... il momento educativo diviene il momen-to privilegiato del nostro incontro con Lui”. I gio-vani dunque, plasmano la nostra consacrazione, larendono possibile e visibile al mondo intero. Non esi-ste vita consacrata senza una missione.

Leggendo l’Esortazione Apostolica Vita Conse-crata ho colto il tentativo di andare al nucleo del-la vita religiosa per vedere qual è il denominatorecomune di ogni esperienza di consacrazione. Mi pa-re però che questa lettura rischi di portare qualchesalesiano ad un’interpretazione errata, se si arrivapoi a teorizzare che può esserci consacrazione al dilà della missione, o ancora più sottilmente se sivuole parlare di castità, povertà e obbedienza o,perché va tanto di moda in questi tempi, di vita co-munitaria salesiana senza la prospettiva della mis-sione giovanile. Non esiste la povertà, esiste il sa-lesiano povero, il francescano povero, la suora diMadre Teresa povera... e ciascuno vive in formadiversa e con elementi specifici propri del fonda-tore i consigli evangelici, la vita comune, la pre-ghiera.

Dentro la missione giovanile, l’obiettivo da rag-giungere l’ha indicato Don Bosco e lo ha lasciato co-me eredità a tutti i salesiani ... miriamo a formare“onesti cittadini e buoni cristiani” educando edevangelizzando secondo un progetto di promozioneintegrale dell’uomo orientato a Cristo, uomo perfetto(Cost. art. 31).

Vediamo come in un solo articolo delle nostreCostituzioni sono espressi tre binomi paralleli: edu-cazione ed evangelizzazione, uomo e Cristo, citta-dini e cristiani. Ma non sono gli unici nelle Co-stituzioni:• della comunità si dice che è inserita nella Chie-sa e nel mondo (Cost. art. 6-7);• del salesiano che è educatore e pastore;• del socio che può essere laico o sacerdote (Cost.art. 45).

Sono tutti binomi che intendono esprimere lapienezza, la complementarità, la totalità; mai lacontrapposizione, la distinzione, l’alternativa. Vi èsempre una “e” che aggiunge qualcosa, non una “o”che esclude. Persino nell’ultimo binomio indicato,quello del socio laico o sacerdote non c’è alterna-tiva perché nel testo delle Costituzioni il soggettonon è il confratello ma la vocazione salesiana cheè unica e che si esprime con la ricchezza dei donie delle caratteristiche laicale e sacerdotale (Cost.art. 45).

Don Viganò su questo tema ha scritto paginebellissime. “La nostra è una Congregazione di vitaattiva, particolarmente inserita nella storia e quin-di interessata a determinati valori temporali e spa-zi profani. La nostra missione è evidentemente re-ligiosa, dedita all’evangelizzazione, ma è vincolatanecessariamente alla grande area culturale umana,specialmente nel settore dell’educazione... Com-porta, infatti, una profonda compenetrazione traVangelo e cultura, tra sacro e profano, tra Chiesa emondo, tra spirito delle beatitudini e promozioneumana; siamo impegnati a vivere una santità di im-patto, che coinvolga la gioventù e influisca nella

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Capitolo Ispettoriale IV

costruzione di una nuova società. Questa sfida, an-che se fatta con specifica missione religiosa, impli-ca conoscere e coltivare la densità caratteristica ditanti valori profani. La nuova cultura emergenteporta con sé la scoperta del profano con al centrouna civiltà del lavoro in cui il cittadino si applicaad umanizzare la natura e le forze del cosmo” (DonViganò in ACS n. 298, 1980).

La scelta dell’educazione

La nostra missione di evangelizzatori passa at-traverso la scelta educativa. Corriamo il rischio diperdere la nostra identità se non evangelizziamoeducando e non superiamo il dissidio fede-cultura ri-stabilendo un vincolo saldo tra fattore educativo epastorale.

La carità pedagogica è il nostro specifico, un amo-re che sa creare un rapporto educativo e sa farsiamare. L’educazione richiede capacità di incontro,di accoglienza, di famigliarità e confidenza, ma an-che un accompagnamento sereno e prolungato fat-to di continuità e sistematicità.

Dobbiamo tornare, se ce ne fossimo allontanati,alla necessità di una cordiale e costante conviven-za con i ragazzi. Il nostro habitat naturale, come sa-lesiani di Don Bosco, è il vivere quotidiano a fian-co a fianco con i giovani, abilitandoli alla concre-tezza della vita, sia sociale sia ecclesiale. L’impegnoeducativo richiede di dedicare ampi spazi e tempiprolungati alla presenza in mezzo ai giovani. È ilduro prezzo da pagare se si vuole tenere salda la scel-ta dell’educazione come via maestra per far cresce-re i giovani.

Don Vecchi sul tema del rapporto educativo per-sonale fra salesiano e giovane ha fatto una bella sin-tesi in occasione della predicazione degli EserciziSpirituali ai direttori delle ispettorie venete nellaprimavera del 2000.

L’amicizia nasce dalla familiarità e provoca con-fidenza (la confidenza è tutto in educazione, perchésolo se c’è confidenza si può educare, altrimenti siistruisce). Nel salesiano l’amicizia si concretizza nel-l’assistenza, cioè nella volontà di stare con i ragaz-zi e condividere la loro vita, i ragazzi allora non so-lo sono amati, ma si accorgono di essere amati (l’as-sistenza è figlia dell’amorevolezza). L’amicizia e l’as-sistenza culminano nella paternità: essa è amore eautorità. Capacità di prendere il giovane al puntoin cui si trova la sua libertà e portarlo ad impararecome si affronta la vita, il salesiano insegna così algiovane “il mestiere di essere persona”, come ha fat-to nostro padre con noi.

Il clima di famiglia in cui si vivono l’amicizia,assistenza e paternità è il presupposto perché i va-lori proposti siano comprensibili e le esigenze ac-cettabili, evitando due pericoli che minacciano il no-stro intervento educativo: 1. Il rifugio in rapporti prevalentemente istituzionali,centrati sul ruolo o sull’organizzazione e gestionedelle attività, con poca disponibilità, quando non c’èaddirittura la paura dell’incontro e della condivi-sione con i giovani. L’assunzione di questa forma direlazione può portare all’autoritarismo che non in-cide nell’animo dei ragazzi e crea repulsione. 2. Il tentativo, a volte penoso altre patetico, di es-sere simili ai giovani per sentirci accettati a tutti icosti, con poca capacità di proposte significative,dimenticando la nostra identità di educatori-pasto-ri. Questo può portare ad un permissivismo amica-le che non trasmette valori e in cui l’amicizia ri-sulta passatempo inconsistente che non aiuta a cre-scere.

Siamo a fianco dei ragazzi per affrontare la sfi-da della vita. Ci è chiesta la disponibilità ad assu-mere e promuovere tutta la realtà umana dei gio-vani. A volte capita che tutto quanto si pone nel-l’area della promozione umana, da alcuni è consi-derato come una perdita di tempo o un interven-to di serie B. A questo proposito riprendo un pas-saggio della relazione fatta dal mio Ispettore nel-l’apertura del Capitolo Ispettoriale INE che dice“Sempre all’interno di questa tematica trovo unatendenza che incomincia a preoccuparmi: vedo chenon mancano confratelli che per progetti individualio di comodo si stanno allontanando dalla realtàgiovanile. Si arriva sempre più ad assumere l’im-pegno di celebrazioni di messe e altro ministerofuori della propria realtà, e in compenso facciamofatica a trovare confratelli disposti ad essere pre-senti in un gruppo, in una polisportiva... A volte

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Capitolo Ispettoriale IV

mi domando se impegnarci e sentirci gratificati intante celebrazioni non diventi un modo per fuggi-re da quella che è la nostra missione di condivide-re un cammino educativo con i nostri giovani, co-sa che ci risulta sempre più difficile. Colgo il peri-colo della fuga e dell’assorbimento in attività lon-tane dal rapporto diretto con i giovani. Pericoloquesto che i capitoli ispettoriali precedenti hannorilevato a più riprese”.

Con tutto quanto finora indicato penso di aversottolineato abbastanza quanto la nostra missione siapermeata di laicità, perché l’educazione non è unacosa da preti... i primi e principali educatori sonosenza ombra di dubbio i genitori, dei laici. Nem-meno abbiamo l’esclusiva o la parte più consisten-te delle agenzie educative: in Italia la scuola catto-lica in termini numerici è un topolino rispetto al-l’elefante della scuola statale, le nostre associazioniper il tempo libero sono, nell’ambito sociale, una pre-senza fra mille che possono offrire occasioni di sva-go, di sport, di cultura.

Una delle caratteristiche degli stati odierni sulmodello occidentale è quella di garantire ai citta-dini un sistema di servizi alla persona, il cosiddet-to Welfare, che ci pone immediatamente in con-correnza con altre agenzie educative rivolte al mon-do dei giovani. Questo non è per noi un limite, an-zi ci deve stimolare a cercare le soluzioni più buo-ne per servire i giovani.

Ringraziamo il Signore che possiamo operare nel-l’ambito educativo in piena libertà e con abbon-danza di mezzi. La Congregazione non ha, o nonha avuto, ovunque la stessa possibilità. Mi riferiscoalle ispettorie nei paesi dell’Europa dell’est dove perpiù di quarant’anni è stata proibita ai salesiani ogniopera educativa ed erano autorizzate solo le cele-brazioni dei sacramenti. Quando ho avuto la possi-bilità di un confronto con alcuni di loro ho coltola sofferenza e il rammarico per l’impoverimentoche ne è derivato al carisma salesiano.

Penso in questo momento alla scelta fatta dai sa-lesiani di Tirana di aprire un liceo (la prima scuo-la cattolica in Albania), motivato dal fatto che laChiesa in questi anni si è esclusivamente occupatadi interventi di prima assistenza (ambulatori e so-stegno ai poveri) trascurando il fronte dell’educazionesistematica, cosa che hanno fatto subito i musul-mani aprendo ben trenta scuole private in Albania.

Ho presente anche la buona notte dell’economoispettoriale del Vietnam, fatta il mese scorso allaPisana durante il corso di formazione per i neo eco-nomi ispettoriali, che definiva un autentico miracolol’autorizzazione da parte del loro governo a gestire

una scuola professionale e per contrasto pensavo aduna scuola che noi in ispettoria riteniamo una “pal-la al piede” da cui sperare di liberarci in fretta pernon “perdere tempo a fare quello che può fare lo sta-to”! Lo dico con ironia!

Il salesiano coadiutore

Il CG21 afferma che “la dimensione laicale è laforma concreta con cui il salesiano coadiutore vivee agisce come religioso salesiano. È, questa sua ca-ratteristica specifica, un valore rilevante ed essen-ziale della sua identità” (CG21, 178). Non vorreiche questa affermazione ci traesse in inganno col-legando direttamente la figura del salesiano coa-diutore al titolo di questa nostra riflessione “la di-mensione laicale della missione salesiana”. Se cosìfosse più di qualcuno avrebbe motivo di sbuffare edomandarsi perché tutte queste premesse per arri-vare a parlare dei coadiutori!

Quanto il CG21 afferma è detto in riferimentoalla componente laicale della comunità, non in ri-ferimento alla missione. Come salesiano coadiuto-re io incarno il valore della laicità in riferimento al-la mia identità di consacrato, che mi distingue dallaico nel mondo (l’indole secolare per cui i laicitrattano le cose temporali della famiglia, del lavo-ro, della cultura e della politica secondo Dio) e midistingue anche dal consacrato secolare, che viveun apostolato individuale. Per me che sono sale-siano coadiutore è fondamentale e indispensabilela dimensione comunitaria, così fortemente affer-mata nelle Costituzioni.

È bello vedere come spessissimo nelle Costitu-zioni gli articoli sono scritti al plurale “noi, cre-diamo, curiamo, testimoniamo, annunciamo...” ein questi stessi articoli mi ci ritrovo io confratellocoadiutore e tu confratello sacerdote, in piena com-plementarietà e corresponsabilità. Le Costituzioni

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Capitolo Ispettoriale IV

mi danno un’enorme responsabilità, perché comereligioso salesiano a pieno diritto sono portatore ditutto lo spirito e di tutta la missione affidata allamia comunità. Scrive don Rinaldi che “i coadiutorisono veri salesiani obbligati alla medesima perfe-zione, e ad esercitare, ciascuno nella propria pro-fessione, arte o mestiere, l’identico apostolato edu-cativo che forma l’essenza della Società salesiana”(ACS n. 40).

Alla luce di queste riflessioni io colgo che nelladimensione laicale in cui si esprime la mia vita, èfondante non tanto il compito che sto svolgendo –il lavoro che faccio non dice chi sono – ma la con-sacrazione religiosa nella congregazione salesiana.

La consacrazione religiosa esprime il primato diDio nella mia vita.

La congregazione mi apre alla dimensione co-munitaria.

E quando dico salesiana intendo la scelta dellamissione giovanile sull’esempio di Don Bosco. Ènella comunità che si ricompone la completezza esi manifesta la pienezza di vita della vocazione sa-lesiana nelle sue dimensioni laicale e sacerdotaleed è alla comunità che è affidata la missione sale-siana di essere segni e portatori dell’amore di Dio ai

giovani affinché diventino degli onesti cittadini e deibuoni cristiani.

Don Viganò nella lettera su “La componente lai-cale della comunità salesiana” afferma che il verocontrassegno del salesiano coadiutore è il senso d’ap-partenenza comunitaria: «Solo partendo dalla ca-ratteristica specifica della nostra comunità come untutto o una comunione di figure di soci comple-mentari... possiamo impostare rettamente un ap-profondimento della figura del coadiutore. È sinto-matico che non si possa spiegare la figura di un sa-lesiano senza partire dalla nostra comunità e senzaarrivare ad essa... esaminare la “dimensione laicale”del confratello coadiutore ci rimanda all’ideale uni-tario percepito e voluto alla luce del carisma sale-siano. Tale ricerca dimostra ancora una volta chenon ci troviamo in presenza di una crisi esclusiva diuna categoria di soci, ma a quella della tipologiastessa della nostra comunità di fronte alla sfida del-la nuova cultura».

La memoria liturgica del Beato Artemide Zatti siaancora una volta l’occasione per una preghiera al Si-gnore, per la fedeltà di tutta la Congregazione alcarisma di Don Bosco.

Giampietro Pettenon

Il Capitolo Ispettoriale 4° si è concluso il 13 aprile a Valdocco.

Adesso si tratta di vivere il Capitolo. Ecco l’impegno dell’Ispettoria al termine dei lavori:

Ora, come i discepoli di Emmaus, ritorniamo ai nostri luoghi di vita e di azione, sa-pendo di incontrare comunità di fratelli con i quali condividere questa fede. Confor-tati dal dono dello Spirito, risponderemo insieme all’invito del «Duc in altum!» peruna missione ancor più coraggiosa, certi che il primo e fondamentale appello èquello della santità: “Cari salesiani, siate santi! È la santità il vostro compito essenziale,come lo è del resto, per tutti i cristiani!”, e convinti che l’impegno più urgente èdi vivere e comunicare una spiritualità di comunione: “fare della Chiesa la casa ela scuola di comunione: ecco la grande sfida che ci sta davanti se vogliamo esserefedeli al disegno di Dio e rispondere anche alle attese del mondo”.

Santità e comunione: ecco i doni che vogliamo condividere con i giovani.

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Pastorale giovanile

Negli scorsi anni girava una e-mail,che sicuramente avranno ricevuto an-che alcuni di voi, che iniziava così:

Sei fortunato, amico!Se si potesse ridurre la popolazione

del mondo intero, in un villaggio di100 persone mantenendo le propor-zioni di tutti i popoli esistenti al mon-do, tale villaggio sarebbe composto inquesto modo. Ci sarebbero:57 Asiatici21 Europei14 Americani (Nord Centro e

Sud America)8 Africani

52 sarebbero donne48 uomini70 sarebbero non bianchi30 sarebbero bianchi70 sarebbero non cristiani30 sarebbero cristiani89 sarebbero eterosessuali11 sarebbero omosessuali

6 persone possiederebbero il 59%della ricchezza del mondo interoe tutti e 6 sarebbero statunitensi

80 vivrebbero in case senza abitabi-lità

70 sarebbero analfabeti50 soffrirebbero di malnutrizione

1 starebbe per morire1 starebbe per nascere1 possiederebbe un computer1 (sì, solo 1 avrebbe la laurea)...

Sicuramente uno scritto del gene-re ti fa pensare, ti aiuta ad aprire gli oc-chi, ad andare oltre alle cose che so-no sotto il nostro diretto interesse econtrollo.

Uno scritto così ti obbliga ad apri-re gli occhi!

Quest’articolo, che presenta un con-vegno sui minori stranieri, non per-ché ci sono, ma per confrontarci sucome sono integrati nei nostri am-bienti, e su come il “sistema preven-tivo” entri dentro queste dinamiche,vuole aiutarti nell’aprire gli occhi.

La nostra congregazione nel feb-braio 2003 ha celebrato un convegnoeuropeo sull’immigrazione e la pasto-rale salesiana. Come ispettoria abbia-mo voluto avviare da alcuni anni unariflessione non tanto sull’immigrazio-ne in sé, quanto sul lavoro educativocon i minori immigrati che già sononei nostri ambienti e con i quali ciconfrontiamo.

Un evento, quindi, molto impor-tante, per una frontiera che abbiamogià in casa da tempo, ma che ci ri-guarda profondamente. Don Bosco siè mosso sovente lavorando con gli im-migrati: La storia continua, abbiamoil mondo in casa e dobbiamo render-cene educativamente conto.

Per svolgere questa riflessione si èpensato e costruito questo giorno diconvegno promosso dall’AssociazioneGiovanile Salesiana per il Territorio(AGS) nell’ambito del Progetto de-nominato “Un oratorio a colori”. IlConvegno si terrà il 28 maggio 2004in Via Maria Ausiliatrice n° 32, a Val-docco.

Il titolo è suggestivo ed oltremodoimpegnativo:

Società globali… nuovi coloriMinori stranieri:

– Tutela dei diritti– Percezione delle differenze– Accompagnamento educativo.

IL MONDO IN CASA

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Pastorale giovanile

Dalla lettera di convocazione si legge:“In un contesto di progressiva e inarrestabile glo-

balizzazione, con la sensazione di sentirsi continua-mente sotto assedio, l’iniziativa vuole porre un’at-tenzione particolare ai minori stranieri di prima e se-conda generazione presenti nella città di Torino eProvincia. Gli interventi a vario titolo di questi an-ni, l’attenzione educativa che si fa sempre più ur-gente per chi vuol stare con i ragazzi e i giovani, rap-presentano per la realtà salesiana del Piemonte una

chiara e responsabile prospettiva di futuro. Il conve-gno è reso possibile anche grazie al contributo dellaFondazione CRT e della Provincia di Torino”.

Stiamo affinando il programma degli interventidi studio, ricerca pedagogica, scelte istituzionali.Sarà dato spazio alla presentazione di esperienze, inTorino e all’estero, alla voce degli immigrati. Undibattito che ha come prima pretesa allargare la pre-sa di coscienza, stimolare le fantasie, realizzare l’e-terna fedeltà a Don Bosco.

SCS-CNOS

Giovani per i giovani europei.Cittadini attiviRoma, 20-23 aprile 2004

Giovani d’Europa si incontrano. Dal 20 al 23aprile, si è svolto l’incontro di formazione dei gio-vani italiani che hanno aderito al servizio civile na-zionale all’estero nell’ambito del progetto Spagnagiovane, promosso dal SCS-CNOS (Servizi Civilie Sociali - Centro Nazionale Opere Salesiane). Ivolontari sono stati selezionati per svolgere un ser-vizio negli oratori salesiani della Spagna. Nel pro-gramma dell’incontro sono intervenuti il dott. An-drea Sebastiani, che ha parlato sullo spirito e il si-gnificato del Servizio Civile, e il salesiano don Ma-rio Pertile, che ha presentato Don Bosco e il suo si-stema preventivo. La dott.ssa Baldini ha affrontatoinvece il tema della gestione dei conflitti, mentre ladott.ssa Sara Bernabei ha messo in luce gli aspettiinterculturali del progetto e ha guidato i lavori digruppo su motivazioni e aspettative dei giovani inpartenza. Sempre sul fronte dello scambio solidaletra giovani di diversi paesi europei, la federazioneSCS promuove il progetto: Legami di solidarietà.Si tratta di un programma di cooperazione tran-sfrontaliera che ha lo scopo di creare una rete traItalia e Slovenia. La controparte slovena è l’asso-ciazione “Mladinska Ceh”, anch’essa impegnata arealizzare sul proprio territorio interventi a favore deigiovani. Il progetto, che partirà nel mese di maggio2004, ha inoltre come finalità quella di consolida-re i legami tra i due enti e di migliorare le attivitàda questi concepite per incrementare il senso di cit-tadinanza attiva europea nonché le opportunità e leproposte formative per i giovani svantaggiati.

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Formazione

Che confusione!È vero, ma questi sono i verbi ri-

correnti nei discorsi dei giovani cheseguiamo e che cercano affannosa-mente di scegliere qualcosa di grandeper la loro vita. Sono espressioni chedovrebbero trovare come luogo natu-rale di accoglienza, le nostre comunitàe in particolare le comunità parroc-chiali che sono chiamate ad esseregrembo materno di tutte le vocazioni.

È questo il tema della 41° GIOR-NATA MONDIALE DI PREGHIERA PERLE VOCAZIONI, che celebreremo ilprossimo 2 maggio 2004:

IN PARROCCHIA: LA TUA VOCAZIONE

NELLA SUA...Come ogni anno questa giornata

sarà per ciascuno di noi e per i nostrigiovani l’occasione per pregare, primadi tutto, perché le nostre comunità sia-no realmente quel grembo maternoche favorisce il nascere e il maturaredi ogni vocazione. Poi offrirà l’oppor-tunità di verificare ogni nostra situa-zione a partire proprio dalla realtà co-munitaria. Non dimentichiamo che lenostre comunità sono anche «parroc-chia che evangelizza» (art. 40). In que-sto senso dobbiamo con costanza e sen-za mai stancarci operare delle scelteche rendano le nostre fraternità veriluoghi di “comunione” dove i giovanipossono fare esperienza intensa di spi-ritualità, incontrare il volto di Cristo,innamorarsi di Lui e seguirlo.

La prima cosa da chiedersi pensoche sia questa: le nostre comunità espri-mono il senso dell’essere comunità o losmentiscono non tanto a parole, ma neifatti del loro modo di porsi? Cercano di

essere o divenire comunità, o più spessone sono una contro-testimonianza, an-che piuttosto esplicita?

Penso che dalla “qualità” della no-stra vita comunitaria dipende moltoanche l’intensità, la vitalità e la con-vinzione per testimoniare la scelta vo-cazionale.

Quando parlo di “qualità” penso so-prattutto ad un ricupero della dimen-sione del Mistero nella vita di tutti igiorni. Purtroppo, non nascondiamo-celo, siamo condizionati in modo esa-gerato dalla “mentalità del mondo”: dauna parte il mondo computerizzato ciporta ad assolutizzare la razionalità delnostro essere, in una sorta di ricercadi perfezionismo e di chiarezza tipicadi un mondo automatizzato, dall’altraparte l’esagerato spontaneismo portaad uno stile di vita dove è fondamen-tale dire sempre e comunque quelloche si sente, le proprie emozioni, i pro-pri sentimenti... Sappiamo bene che èimportante imparare a conoscere e ge-stire i propri sentimenti! E farlo alla lu-ce del Mistero, della Parola di Dio!

Questo equilibrio tra l’eccessivo ra-zionalismo e il totale spontaneismodovrebbe salvarci dalla superficialità edal rischio di conformarci alla men-talità di questo mondo, per seguire efidarsi del Mistero. Le nostre comu-nità hanno bisogno di nutrirsi co-stantemente e specificatamente delMistero!

La domande che sorge a questo pun-to potrebbe essere: come far emergereil volto vocazionale delle nostre comu-nità?

Le vocazioni non nascono dal nul-la, ma crescono e sbocciano dal terre-

RISPONDERE, SERVIRE, VIVERE, CONFRONTARSI, ESSERE, CONOSCERE, CERCARE, AMARE, SCOPRIRE, TROVARE, INCONTRARE, SCEGLIERE...

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Formazione

no fertile di una comunità che si pone interamen-te alla sequela di Cristo, vivendo la dimensione co-munionale e ponendosi in ascolto di Dio che chia-ma, che rende capaci di discernere e decifrare i se-gni della chiamata (i nostri saggi direbbero... l’ac-qua bolle a 100 gradi perciò... anche le nostre co-munità o sono “calde” spiritualmente o non produ-cono nulla!).

In particolare, affinché la comunità possa mo-strare questo suo volto vocazionale ed essere real-mente suscitatrice e sostenitrice di vocazioni, devediventare sempre più una:

– comunità fraterna– comunità orante– comunità evangelizzatrice– comunità testimone.

Certamente se le nostre comunità, parrocchieche evangelizzano, «non dimenticano la qualità cri-

stiana della proposta pastorale» saranno capaci di«una evangelizzazione profonda abbastanza da fa-re incontrare davvero il Signore Gesù, e da nutrireuna motivazione robusta di “rischiare la vita” perLui» (Don Pascual Chavez, Atti CG, n. 385).

Preghiamo, dunque, in questa giornata perchédavvero si realizzi tutto questo nelle nostre comu-nità.

Preghiamo soprattutto perché i giovani ricono-scano i nostri sforzi comunionali.

Preghiamo il padrone della messe perché mandioperai nella sua messe (Lc 10,2).

Preghiamo perché la nostra speranza nel Dio chenon delude, sia gioiosa e contagiosa.

Preghiamo e viviamo con intensità questa giorna-ta mondiale di preghiera per le vocazioni in tutte lenostre comunità!

Don Carlo Maria Zanotti

MESSAGGIO DEL SANTO PADREPER LA XLI GIORNATA MONDIALE DI PREGHIERA

PER LE VOCAZIONI2 MAGGIO 2004 - IV DOMENICA DI PASQUA

Venerati Fratelli nell’Episcopato, carissimi Fratelli e Sorelle!

1. “Pregate dunque il padrone della messe per-ché mandi operai per la sua messe” (Lc 10,2)

Da queste parole di Gesù indirizzate agli Apo-stoli emerge la premura che il Buon Pastore sempremanifesta per le sue pecore. Tutto Egli compie per-ché esse “abbiano la vita e l’abbiano in abbondan-za” (Gv 10,10). Dopo la sua resurrezione il Signoreaffiderà ai discepoli la responsabilità di proseguire lasua stessa missione, perché il Vangelo sia annun-ziato agli uomini di ogni tempo. E tanti sono colo-ro che con generosità hanno risposto e continuanoa rispondere al suo costante invito: “Seguimi!” (Gv21,22). Sono uomini e donne che accettano di por-re l’esistenza a totale servizio del suo Regno.

In occasione della prossima 41a Giornata Mon-diale di Preghiera per le Vocazioni, tradizionalmentefissata per la IV Domenica di Pasqua, tutti i fedelisi uniranno in una fervente preghiera per le voca-zioni al sacerdozio, alla vita consacrata e al servizio

missionario. È infatti primo nostro dovere pregareil “Padrone della messe” per quanti già seguono piùda vicino Cristo nella vita sacerdotale e religiosa, eper coloro che Egli, nella sua misericordia, non ces-sa di chiamare per tali importanti mansioni eccle-siali.

2. Preghiamo per le vocazioni!

Nella Lettera apostolica Novo millennio ineunteho osservato come “si registri oggi, nel mondo, no-nostante gli ampi processi di secolarizzazione, unadiffusa esigenza di spiritualità, che in gran parte siesprime proprio in un rinnovato bisogno di pre-ghiera” (n. 33). In questo “bisogno di preghiera” siinserisce la nostra corale richiesta al Signore perché“mandi operai per la sua messe”.

Con gioia constato che in molte Chiese parti-colari si formano cenacoli di preghiera per le voca-zioni. Nei Seminari maggiori e nelle Case di for-mazione degli Istituti religiosi e missionari si tengonoincontri a questo scopo. Numerose famiglie diven-tano piccoli “cenacoli” di preghiera, aiutando i gio-vani a rispondere con coraggio e generosità allachiamata del Divin Maestro.

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Formazione

Sì! La vocazione al servizio esclusivo di Cristo nel-la sua Chiesa è dono inestimabile della bontà divi-na, dono da implorare con insistenza e confidenteumiltà. Ad esso il cristiano sempre più deve aprir-si, vigilando per non sprecare “il tempo della gra-zia” e “il tempo della visita” (cfr Lc 19,44).

Riveste particolare valore la preghiera legata alsacrificio e alla sofferenza. La sofferenza, vissuta co-me compimento di ciò che manca nella propria car-ne “ai patimenti di Cristo, a favore del suo Corpoche è la Chiesa” (Col 1,24), diventa una forma diintercessione quanto mai efficace. Tanti ammalati inogni parte del mondo uniscono le loro pene allacroce di Gesù, per implorare sante vocazioni! Essiaccompagnano spiritualmente anche me nel mini-stero petrino che Iddio mi ha affidato, e rendono al-la causa del Vangelo un contributo inestimabile,anche se spesso del tutto nascosto.

3. Preghiamo per i chiamati al sacerdozio e alla vita consacrata!

Auspico di cuore che si intensifichi sempre piùla preghiera per le vocazioni. Preghiera che sia ado-razione del mistero di Dio e ringraziamento per le“grandi cose” che Egli ha compiuto e non cessa direalizzare, nonostante la debolezza degli uomini.Preghiera contemplativa, pervasa di stupore e digratitudine per il dono delle vocazioni.

Al centro di tutte le iniziative di preghiera stal’Eucaristia. Il sacramento dell’Altare riveste un va-lore decisivo per la nascita delle vocazioni e per laloro perseveranza, perché dal sacrificio redentore diCristo i chiamati possono attingere la forza per de-dicarsi totalmente all’annuncio del Vangelo. AllaCelebrazione eucaristica è bene che si unisca l’a-dorazione del Santissimo Sacramento, prolungan-do così, in un certo modo, il mistero della SantaMessa. Contemplare Cristo, presente realmente esostanzialmente sotto le specie del pane e del vino,può suscitare nel cuore di chi è chiamato al sacer-dozio o a una particolare missione nella Chiesa lostesso entusiasmo che indusse Pietro sul monte del-la Trasfigurazione ad esclamare: “Signore, è belloper noi restare qui” (Mt 17,4; cfr Mc 9,5; Lc 9,33).Questo è un modo privilegiato di contemplare ilvolto di Cristo con Maria e alla scuola di Maria,che per il suo atteggiamento interiore ben può qua-lificarsi “donna ‘eucaristica’” (Lett. Enc. Ecclesia deEucharistia, 53).

Possano tutte le comunità cristiane diventare“autentiche scuole di preghiera”, dove si prega per-ché non manchino operai nel vasto campo di la-

voro apostolico. È poi necessario che la Chiesa ac-compagni con costante premura spirituale quelli cheDio ha già chiamato, e che “seguono l’Agnello do-vunque va” (Ap 14,4). Mi riferisco ai sacerdoti, al-le religiose e ai religiosi, agli eremiti, alle verginiconsacrate, ai membri degli Istituti secolari, in-somma, a tutti quelli che hanno ricevuto il dono del-la vocazione e portano “questo tesoro in vasi di cre-ta” (2 Cor 4,7). Nel Corpo mistico di Cristo esisteuna grande varietà di ministeri e carismi (cfr 1 Cor12,12), finalizzati tutti alla santificazione del popo-lo cristiano. Nella vicendevole premura per la san-tità, che deve animare ogni membro della Chiesa,è indispensabile pregare perché i “chiamati” ri-mangano fedeli alla loro vocazione e raggiungano lapiù alta misura possibile di perfezione evangelica.

4. La preghiera dei chiamati

Nell’Esortazione apostolica post-sinodale Pasto-res dabo vobis ho sottolineato che “un’esigenza in-sopprimibile della carità pastorale verso la propriaChiesa particolare e il suo domani ministeriale è lasollecitudine che il sacerdote deve avere di trova-re, per così dire, qualcuno che lo sostituisca nel sa-cerdozio” (n. 74). Sapendo che Iddio chiama quel-li che vuole (cfr Mc 3,13), deve pertanto essere cu-ra di ogni ministro di Cristo pregare con perseve-ranza per le vocazioni. Nessuno meglio di lui è ingrado di comprendere l’urgenza di un ricambio ge-nerazionale che assicuri persone generose e santeper l’annuncio del Vangelo e l’amministrazione deiSacramenti.

Proprio in questa prospettiva, è quanto mai ne-cessaria “l’adesione spirituale al Signore e alla pro-pria vocazione e missione” (Vita consecrata, n. 63).Dalla santità dei chiamati dipende la forza della lo-ro testimonianza, capace di coinvolgere altre personespingendole ad affidare la propria vita a Cristo. È que-sta la maniera di contrastare il calo delle vocazionialla vita consacrata, che minaccia l’esistenza di mol-te opere apostoliche soprattutto nei Paesi di mis-sione.

Inoltre, la preghiera dei chiamati, sacerdoti epersone consacrate, riveste uno speciale valore, per-ché si inserisce nella preghiera sacerdotale di Cri-sto. Egli in loro prega il Padre perché santifichi emantenga nel suo amore quelli che, pur essendo inquesto mondo, ad esso non appartengono (cfr Gv17,14-16).

Lo Spirito Santo renda la Chiesa intera un po-polo di oranti, che elevano la loro voce al Padreceleste per implorare sante vocazioni per il sacerdozio

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“Indicare una direzione verso una meta”

Ordinariamente quando si parla di orientamen-to ci si riferisce alla scelta della direzione (o delledirezioni possibili) da prendere per raggiungere me-glio un punto di arrivo desiderato. Questo punto diarrivo rappresenta allora la meta che dà senso alleindicazioni di percorso presentate, purché questesiano percepite (o fatte percepire) come passagginecessari, percorribili e adeguati (o almeno conve-nienti), al raggiungimento delle mete di chi si av-via a percorrerli.

Ora, le scelte di vita che la società moderna cipropone, nella varietà delle sue espressioni esisten-ziali, rappresentano dei punti di arrivo talmente di-versificati e complessi (e spesso anche assai proble-matici) da imporre un effettivo problema di educa-zione alla scelta di questi punti di arrivo.

Tale è appunto il compito dell’intervento orien-tativo operante nei vari livelli di formazione scolasti-ca (dall’infanzia all’università) e di formazione profes-sionale (anche a sostegno dell’adulto per tutto l’ar-co della vita) per aiutare a scegliere significative me-te di vita.

Parliamo di “mete”,perché l’azione orientati-va è frutto di “interventicontinuativi di formazionead abilità conoscitive edoperative”, dirette pro-gressivamente a conflui-re in quelle scelte finali divita (mete che rappresen-teranno la sintesi dei pre-cedenti modi di essere ac-quisiti, in cui si è venutagradualmente a struttura-re la vita di ciascuno.

“Educare a libere scelte di vita”

È un’espressione che rappresenta direttamenteuna “meta pedagogica” che non può non identifi-carsi anche se non come meta pedagogico-orienta-tiva di educazione all’esercizio di una “vera libertà”,dato che ragionevolmente non si può essere liberi discegliere o di contribuire a far scegliere, se non ciò checontribuisce positivamente allo sviluppo armonico

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Formazione

e la vita consacrata. Preghiamo perché quelli che ilSignore ha scelto e chiamato siano fedeli e gioiositestimoni del Vangelo, al quale hanno consacrato l’e-sistenza.

5. A Te, Signore, con fiducia ci rivolgiamo!

Figlio di Dio,mandato dal Padre agli uomini di tutti i tempie di ogni parte della terra!Ti invochiamo per mezzo di Maria,Madre tua e Madre nostra:fa’ che nella Chiesa non manchino le vocazioni,in particolare quelle di speciale dedizione al tuo Regno.Gesù, unico Salvatore dell’uomo!Ti preghiamo per i nostri fratelli e sorelleche hanno risposto “sì” alla tua chiamata

al sacerdozio, alla vita consacrata e alla missione.Fa’ che le loro esistenze si rinnovino di giorno in giorno,e diventino Vangelo vivente.Signore misericordioso e santo,continua ad inviare nuovi operainella messe del tuo Regno!Aiuta coloro che chiami a seguirtiin questo nostro tempo:fa’ che, contemplando il tuo volto,rispondano con gioia alla stupenda missioneche affidi loro per il bene del tuo Popolo e di tutti gli uomini.Tu che sei Dio e vivi e regni con il Padre e lo Spirito Santonei secoli dei secoli. Amen.

dal Vaticano, 23 novembre 2003GIOVANNI PAOLO II

ORIENTARE VERSO UNA SCELTA DI VITA

COSPES - Scuola Superioredi Psicologia

Piazza Rebaudengo, 22 10155 Torino

Tel. 011/203562 - 2427193 faxwww.cospes.it

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Formazione - COSPES

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Formazione - COSPES

della persona; diversamente non si tratterebbe chedi “falsa” libertà (quindi di “non libertà”).

Ora essendo l’orientamento un processo educa-tivo diretto alla promozione di libere scelte nell’af-frontare i vari compiti che la vita presenta, in tut-ta la ricchezza delle sue manifestazioni e prospetti-ve, esso non può non identificarsi se non come unospecifico processo di accompagnamento della personaal conseguimento di mete, sia immediate che pro-gressive, che le permettano poi di vivere bene e li-beramente le sue scelte di vita.

In questa linea prospettica di formazione, con-fluiscono (indirettamente) anche:a) le recenti indicazioni della Commissione Euro-

pea agli Stati membri per l’inizio del nuovo mil-lennio, di “preparare gli europei ad una transizionemorbida verso una società fondata sull’acquisi-zione di conoscenze e nella quale non smetta di ap-prendere ed insegnare per tutta la vita”, e ciò insintonia con l’affermarsi di una società del-l’informazione e della conoscenza tendente al-l’acquisizione, allo sviluppo e all’organizzazionedi nuove “competenze” adatte a gestire le nuo-ve conoscenze teoriche (= il sapere), integrando-le operativamente con il “saper fare” ed il “saperessere” = frutti della teoria;1

b) gli orientamenti della nuova legge sul riordino deicicli scolastici proposta dal Ministro Moratti (n°1306-B) (definitivamente approvata dal Senato(Marzo 2003).All’art. 1, si afferma: “È promosso l’apprendimen-to in tutto l’arco della vita e sono assicurate a tut-ti pari opportunità di raggiungere elevati livelliculturali e di sviluppare le capacità e le compe-tenze, attraverso conoscenze ed abilità generalie specifiche, coerenti con le attitudini e le scel-te personali adeguate all’inserimento nella vita sociale e nel mondo del lavoro, anche riguardoalle dimensioni locali, nazionali ed europea” (NB: le sottolineature sono nostre).Ed in particolare, al comma f, si specifica che:“la scuola secondaria di primo grado, attraversole discipline di studio, sviluppa progressivamen-te le competenze e le capacità di scelta corri-spondenti alle proprie attitudini e vocazioni, stru-menti adeguati alla prosecuzione delle attività diistruzione e formazione”.

Cosa implicano questi vocaboli: conoscenze, capacità, competenze?

Chiaramente implicano delle “mete” e dei “pun-ti di arrivo” che globalmente permettono di eviden-

ziare progressivamente le direzioni del processo diorientamento che si va sviluppando durante il per-corso scolastico dell’allievo, contribuendo in con-creto alla definizione delle varie fasi del suo pro-cesso evolutivo di sviluppo attitudinale, di perso-nalità e di apprendimento scolastico, in funzionedella formazione della sua decisione di scelta fina-le. Conoscerle, svilupparle e farne oggetto di rifles-sione (con convergenza di interventi: della scuola,dell’individuo e della famiglia) è un tipico ed es-senziale impegno di attuazione di quell’orientamentoglobalizzante (che tiene conto di tutte le potenzia-lità presenti nel soggetto e delle loro possibili vie disviluppo) alla cui attuazione è chiamata ogni équi-pe orientativa.

La conoscenza di cui si parla nei documenti eu-ropei e ministeriali, non è semplicemente da ri-condursi al “sapere”, all’acquisizione-memorizzazio-ne di un dato contenuto disciplinare di regole, con-tenuti, fatti, idee, ma deve rapportarsi ad una co-noscenza astratta nata da un confronto di idee e di-venuta convinzione, indipendentemente dalla suarealizzazione concreta.

La capacità fa parte del patrimonio attitudinaledell’individuo, di cui specifica le possibilità di riu-scita in speciali compiti o prestazioni tecniche benprecise, in presenza di condizioni ambientali favo-revoli. Si riferisce al “saper fare”.

La competenza rappresenta invece un insiemedi risorse nell’uso delle capacità, che unite alle co-noscenze e alle esperienze di vita e di lavoro, favo-risce l’adattamento ed il successo nella ricerca diuna adeguata soluzione di un problema.2

Parlare di competenza, non vuol dire allora ilsemplice “saper fare” ma anche il “saper essere” edil “saper divenire” come qualità perfettibili di con-tinuo, a contatto con le risorse della persona e conil contesto in cui ella si esercita, fino al consolidarsigradualmente in uno stile caratteristico di identitàpersonale di competenza della persona. Stile checomporta nel suo insieme una triplice connotazione:quella di un sapere (costituito dal complesso delleinformazioni e nozioni generali e tecniche, possedutedall’individuo), un saper fare (consistente nella ca-pacità di saper mettere in pratica nozioni ed abilitànella soluzione di un compito), ed un saper essere (diuno che sa adattarsi all’ambiente venendo incontroalle esigenze di comprensione e di rapporto con lepersone).

Per un professore, ad esempio, non basta saperee saper fare bene (didatticamente parlando) la spie-gazione di una lezione, ma occorre anche che sap-

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Formazione - COSPES

pia essere l’insegnante dei suoi allievi, che ne com-prenda le difficoltà di apprendimento e sappia adat-tarsi pedagogicamente a ciascuno di essi.

Ne consegue, come fa giustamente osservare Da-rio Nicoli,4 che nella prospettiva olistica dei model-li di orientamento che si vanno profilando, “paionoormai superati i modelli che comportano:a) la concezione “disciplinare” dell’orientamento che

fa coincidere successo degli studi e successo delprogetto personale;

b) la visione “dualistica” che propone una separazio-ne tra la cosiddetta cultura di base e la cosid-detta cultura specialistica, viste come due fasi insequenza;

c) la visione “procrastinante” che concepisce l’espe-rienza degli studi come un periodo nel quale sirinviano continuamente le scelte dei giovani;

d) la visione “patologistica” che concepisce l’istru-zione e la formazione professionale come estre-mo rimedio per i ragazzi “difficili” oppure sem-plicemente incompatibili con il modello di istru-zione imperante.

Orientare verso una scelta di vita (nei nuovimodelli di orientamento) più che un impegno diconoscenza di punti di partenza e di arrivo, adeguatialla soddisfazione di progetti personali, dovrebbepertanto diventare (anche con il coinvolgimentodelle famiglie e dell’opinione pubblica) un impe-gno flessibile di adattamento al variare delle nuo-ve esigenze di insegnamento, all’evoluzione tecni-co-socio-economico del mondo del lavoro e allesituazioni etnico-ambientali, familiari e di svilup-po (evolutivo, fisico, intellettuale, affettivo, so-ciale, scolastico) della persona, in modo da riu-scire a valorizzare tutte le competenze di cui essaè portatrice (evidenziate dal relativo portfolio dicompetenze), al fine di evitare inutili rinvii di for-mazione, di lavoro o di carriera, dovuti alla man-canza di un personale progetto di vita e ad una su-perficiale conoscenza di sé, del mondo del lavoroe del sapere.4

A questo punto, appare facilmente intuibile chel’attuazione di un impegno orientativo globale, qua-le quello descritto, rappresenta un compito educa-tivo di notevole entità che non può realizzarsi senon con l’intervento e la collaborazione di più agen-zie formative, familiari e scolastiche soprattutto, so-ciali e istituzionali, economiche, mediche, e psico-logiche, operanti in sinergia, in funzione della co-struzione di progetti personali di scelta e di ac-compagnamento nella loro attuazione.

ORIENTARE VERSO LA LIBERA SCELTA DI UNA ME-TA DI VITA DIRETTA ALLO SVILUPPO E PERFEZIONA-MENTO DELLA PERSONA non può che tradursi inuna condizione di progresso e di equilibrio indi-viduale e sociale, alla cui attuazione tutti sonochiamati.

Don Mario Viglietti

Note:1 SALATIN ARDUINO, “La centralità delle competenze nello sviluppoorganizzativo e personale” in “ISRE”, 2/2003 - pp. 49-65. Viene pro-posta una chiarificazione circa l’uso dei due termini: “conoscenzae competenza”: conoscenza denota l’acquisizione/memorizzazionedi un contenuto: (è una padronanza mentale fatta di concetti, re-gole, teorie, ecc. che attiene al sapere – e anche al saper come fa-re –, ma non al “saper fare” e al “saper essere”; competenza è daintendere “come l’integrazione delle conoscenze, delle capacità, deivalori/comportamenti che consentono di realizzare l’output diun’attività richiesta in una specifica situazione (di fruizione, diproduzione ecc.): riguarderebbe il saper fare e il saper essere. Si ve-da anche il Decreto del Ministero del Lavoro relativo al ricono-scimento delle competenze (31 Maggio, 2001).2 Calonghi Luigi, Coggi Cristina, Valutazione dinamica delle com-petenze, in “Orientamenti Pedagogici”, 48, (2001), 793-802.3 Dario Nicoli, “Riforma del sistema educativo di orientamento”, Con-ferenza al Convegno COSPES di Roma (Settembre 2003).4 Sintomatici sono alcuni rilievi di G. Piccolboni in una ricerca(1994) sull’adolescenza prolungata circa il passaggio all’università:a) “per alcuni l’università appare come una “selva oscura”, delle“sabbie mobili” oppure “un labirinto”. Gli studenti che vivono intal modo il primo inizio (ma talvolta pare sia la sensazione che liaccompagna per tutto il corso degli studi) della esperienza uni-versitaria, sembrano essere soggetti passivi e immaturi, che han-no ancora bisogno che qualcuno li prenda per mano come bam-bini, che si sentono troppo piccoli rispetto alla realtà che li cir-conda”; b) “Il vivere all’università, una volta avvenuto l’ingresso,spesso senza sapere perché e in vista di quale obiettivo, alcuni vi-vono l’esperienza universitaria come un supermercato, dove l’en-trata è libera... dove ci si reca quando non si sa come passare iltempo, sperando di trovare in esso qualche stimolazione... oppu-re come una necessaria moratoria prima di entrare nella vita... c)appare chiaro anche che per alcuni sia difficile lasciare l’universitànon per mancanza di voglia di lavorare, ma perché “si bloccanoall’ultimo esame o addirittura al momento di fare la tesi: i moti-vi sono diversi e variano dall’incapacità di affrontare il definiti-vo, alla paura delle responsabilità, alla difficoltà di procedere nelprocesso di separazione-individuazione, all’angoscia di scoprirsi‘nudi’ nella vita reale”. (da “Studenti che non riescono a diventareadulti” in ISRE, n. 2/2003, p. 97-98).

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Formazione permanente

Noi viviamo nell’attesa!L’attesa è fatta di speranza.Che significa? Aspettiamoancora? Che cosa speriamo?

Aspettiamo non la decrepitezza,ma la Pasqua in fiore!

Speriamo non nella notte buia, manella luce di un orizzonte nuovo!

«L’universo è un’eternità che si tra-sforma... e l’uomo è un frammento diquesto universo, e quindi di questaeternità. Come l’universo, egli si tra-sforma.

La morte, questo punto in cui la vi-ta esplode, è un passaggio, perché la vi-ta nell’universo non si arresta, è eter-na, e la morte non è che la fine di unaforma di vita che rinasce altrove sot-to mille forme nuove». (Martin Gray).

• Non si può acquisire il senso del-la vita, senza uno sguardo al destinodell’uomo!

La paura della morte, sentimentouniversale, è una reazione del tuttonaturale, risultato del nostro percepi-re il volto repellente della morte. Lenostre percezioni dettano il nostro mo-do di agire. Una giusta percezione por-ta verso un progressivo addomestica-mento.

• Esaltare la vita, per addomesticarela morte!

Fu domandato allo scrittore PierreRey se pensasse alla morte. «Se non cipensassi – rispose senza battere ciglio –non avrei una vita così intensa, né cosìfeconda, né così bella».

Il pensiero della morte non rattri-sta, ma spinge a prestare attenzione al-la vita e le conferisce il suo prezioso si-gnificato.

Anche don Bosco la pensava così.Infatti educava i giovani ed i Salesia-ni a vivere ogni istante della propriaesistenza, alla luce di questa grandeverità, che dà maggior concretezza alvivere quotidiano, in prospettiva dieternità.

La consapevolezza della morte aiu-ta a scoprire il carattere prezioso del-la vita, l’urgenza di non sprecarla in ine-zie e banalità. Ogni istante assume al-lora un importanza particolare. Si sco-pre la qualità, la congruenza della vi-ta ... Ci si aggrega a ciò che è essen-ziale.

Un pericolo da evitare

Uno scrittore, riflettendo sulla suamorte, ha lasciato scritto una bella ri-flessione, che può diventare uno sti-molo a ridimensionare il nostro mododi pensare.

«Fino ad oggi non avevo mai guar-dato veramente in faccia la morte. Essanon mi era mai apparsa come parte in-tegrante della vita. Non avevo mai fat-to entrare la prospettiva della morte nel-la mia visione della vita. L’avevo sempreconsiderata come una conclusione fata-le di cui bisognava mascherare l’inelut-tabile realtà».

Così ragionando, si ha certamentepaura del giorno in cui arriveremo altraguardo della vita. Non arriveremocontenti e gioiosi perché abbiamo rag-giunto la meta, ma giungeremo ansi-manti e stanchi, perché abbiamo esau-rito tutte le nostre forze per evitarequanto non abbiamo mai sentito co-me parte integrante della nostra esi-stenza.

PER VIVERE IN PIENEZZA LA PROPRIA ANZIANITÀ... COLTIVAREL’ATTEGGIAMENTO DELL’ATTESA

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Ad un tratto videro Gesù che camminava sul lago e siavvicinava alla barca e si spaventarono...

Ma Gesù disse: ‘Sono io; non abbiate paura’!Allora fecero salire Gesù nella barca, e subito giunse-

ro là dove erano diretti (Gv 6,16-21).

Dal Vangelo di San Giovanni...

«Verso sera i discepoli scesero in riva la lago: preserola barca e si avviarono verso la riva opposta...

Ormai era notte e Gesù non li aveva ancora raggiun-ti...

Il lago era agitato perché soffiava un forte vento...

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Formazione permanente

Una vita da «vivere» nello splendore dell’amore

Con uno sguardo, illuminato dalla fede, la mor-te diventa maestra di vita e ci insegna che chi impa-ra a vivere bene, saprà morire bene.

Dietro a te c’è un abisso di tempo, davanti a te l’in-finito.

In questa vastità, quale la differenza fra quelloche ha vissuto tre giorni o ha vissuto tre secoli?

La differenza per noi credenti sta in una vita splen-dente di amore e ricca di speranza, sempre nell’attesadella sua venuta.

Di amore e di speranza ciascuno di noi ha estre-mamente bisogno, per riscoprire il senso della vita,che forse abbiamo smarrito, perdendoci tra le cose...edimenticando l’essenziale...

Coltiviamo, allora, ogni giorno, l’atteggiamentodell’attesa e vivremo, di conseguenza, in pienezzala nostra anzianità.

Vieni, Signore Gesù!Don Piero Ponzo

Delegato Ispettoriale per i confratelli anziani e ammalati

PREGHIERA per ottenere la canonizzazione del venerabile Don ANDREA BELTRAMI

Dio, nostro Padre, che hai fatto risplendere un raggio di infinito amore nel tuo sa-cerdote Andrea Beltrami, salesiano, noi ti ringraziamo.Sostenuto da grande fervore eucaristico, Egli ti ha offerto generosamente la sua gio-vane vita nel lavoro apostolico e nella sofferenza dei suoi ultimi anni, vissuta conCristo sulla croce.Tu gli hai donato di sperimentare gioia nell’abbandono fi-liale alla tua volontà.Concedi a noi di seguire il tuo Figlio Gesù, nei giorni del-la gioia e in quelli della prova, con lo stesso amore che hacaratterizzato la breve e intensa vita di questo tuo fedeleministro.Per Cristo nostro Signore. Amen.

Imprimatur - Torino, 5 aprile 1997✠ Pier Giorgio Micchiardi Vicario Generale

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Oratori - Centri giovanili

CAMPI FORMAZIONE ANIMATORI

Compilare la scheda di iscri-zione e consegnarla per Faxallo 011.5224665 o per e-mail:[email protected] oppu-re a mano: PG - Piazza MariaAusiliatrice, 9 - Torino.

Per informazioni:PASTORALE GIOVANILE

011.5224238 - 011.5224506www.pastorale.valdocco.it

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L’urna, che contiene le ossa di SanDomenico Savio, è un grande reli-quiario che si presenta come una te-ca trasparente con al suo interno unafigura distesa raffigurante san Dome-nico.

Ispirazione

L’urna ha la forma geometrica di uncristallo puro, dalle facce ben definiteche ricordano il taglio e le sfaccetta-ture del diamante : operazione che sifa con le pietre preziose e che qui si èfatta per ricordare e sottolineare il va-lore e l’importanza di San Domenico.

Materiali

I materiali usati per l’urna sono:– il bronzo nella parte inferiore– il cristallo nella parte superiore– la vetroresina per la figura– tessuti veri per i vestiti– il raso in seta per il rivestimento.

Tema

Lungo la parte in bronzo vengonopresentati degli “episodi” della vita delsanto e alcune sue caratteristiche.

A destra e a sinistra troviamo duepannelli figurativi rettangolari, sotto cisono tre pannelli non figurativi triango-lari davanti e altri tre dietro.– Nel primo rettangolo, dalla partedella testa, la “spiritualità” con SanDomenico in atteggiamento di racco-glimento e di preghiera rivolto versoi simboli dell’Eucaristia e con alle spal-le l’Immacolata e Don Bosco. Quali

pilastri e riferimenti: la preghiera, l’Eu-caristia, la Madonna, Don Bosco.– Nel secondo rettangolo, dalla partedei piedi, l’ “azione” con San Dome-nico che accoglie e accudisce un am-malato, un bisognoso e a destra lui chesi interpone tra due compagni violen-ti fino a farli desistere. Concretezzanella costruzione di uno stile di vitapositivo. Impegno sociale, attenzioneagli altri.– Sotto, nei triangoli, sono incise emosse le dinamiche (per me princi-pali) del modo d’essere di San Dome-nico:a sinistra: l’attenzione alla chiamata,l’ascolto;al centro: l’adesione piena nella ri-sposta, il proprio sì;a destra: la grande determinazione nelperseguire il fine, la concretizzazione.

Il corpo

San Domenico, pur disteso, è raf-figurato vivo, in atteggiamento esta-tico e dinamico (... che bella cosa iovedo...).

L’età rappresentata è quella dei 15anni. Gli abiti riproducono il model-lo e la fattura di quelli dell’epoca edell’ambiente di San Domenico.

Le dimensioni del santo sono sta-te ricavate dalla visione delle ossa du-rante un’ispezione delle stesse e dalverbale medico nel quale sono ripor-tate anche le misure delle ossa lun-ghe.

L’osservazione, lo studio e il calco ingesso del cranio mi hanno permessola conoscenza della forma della testa.

&Speciale San Domenico Savio

L’URNA DI SAN DOMENICO SAVIO

Opera dello scultore Mauro Baldessari

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Speciale San Domenico Savio

Questi dati, più tutte le descrizioni del santo chesi conoscono, fatte da persone che l’hanno cono-sciuto, mi hanno guidato nella ricostruzione del cor-po e del ritratto.

Il modello del corpo l’ho ricavato, tramite uncalco in gesso, da un ragazzo della stessa età, cor-poratura e altezza di San Domenico, il quale era al-to verosimilmente 150 cm.

Per la testa e il ritratto le misure e la forma de-rivano dallo studio del cranio.

Per la somiglianza, massima attenzione e sforzosono stati messi nel mediare tutta l’iconografia pre-cedente con i dati oggettivi del cranio senza ri-

nunciare ne all’uno ne all’altro dato, il tutto perevitare un salto troppo forte tra le due cose.

Note tecniche

L’urna misura circa 200 u 75 u 110 cm e pesacirca 400 kg. I cristalli sono in vetro extra chiaro,antivandalismo (5+5 PVB 1,52).

La fusione in bronzo è a cera persa, tecnica an-tica usata per le sculture artistiche.

La patina del bronzo è stata ottenuta con acidiappositi.

Mauro Baldessari

5 venerdì Verona6 sabato Verona - Milano S. Agostino (Via Rovino, 11 - arrivo al po-

meriggio)7 domenica Milano8 lunedì Milano9 martedì Milano (in Duomo - dalle 9,30 circa - in serata ritorna in

S. Agostino)10 mercoledì Milano11 giovedì Milano - Bologna S. Cuore (Via Jacopo della Quercia,1)12 venerdì Bologna (in mattinata e pomeriggio nel Duomo - in serata

rientro in Chiesa S. Cuore)13 sabato Bologna - Palermo (arrivo alla sera)14 domenica Palermo (mattino) - Monreale (pomeriggio e sera)15 lunedì Palermo (mattino) - Marsala (pomeriggio)16 martedì Marsala - Caltanissetta (arrivo attorno alle 9/10)17 mercoledì Caltanissetta - Gela (arrivo attorno alle 9/10)18 giovedì Gela - Ragusa (arrivo attorno alle 9/10) - Modica (pome-

riggio)19 venerdì Modica – Catania (arrivo al mattino)20 sabato Catania – Messina (arrivo al mattino)21domenica Messina - Roma (in Via della Pisana 1111 - a meno di un

km dal raccordo)22 lunedì Roma – Civitavecchia (imbarco per la Sardegna in serata)23 martedì Sassari (fino alle 12) - Lanusei (arrivo in tardo pomeriggio)24 mercoledì Lanusei - Nuoro25 giovedì Nuoro - Arborea - Guspini26 venerdì Cagliari27 sabato Cagliari28 domenica Cagliari - Selargius (in serata imbarco per Civitavecchia)29 lunedì Civitavecchia - Latina (arrivo in serata)30 martedì Latina31 mercoledì Latina - Terracina (arrivo al pomeriggio)

• APRILE •••••••••••••••••••••••••••1 giovedì Terracina - Roma (arrivo in serata)2 venerdì Roma3 sabato Roma4 domenica Roma5 lunedì Roma - Torino

• MAGGIO ••••••••••••••••••••••••••1 sabato Colle Don Bosco (TO)6 giovedì Torino7-9 Colle Don Bosco (TO)14-16 Lecce

TORINOSalesiani Don Bosco - Basilica di Maria Ausiliatrice Circoscrizione Speciale “Piemonte e Valle d’Aosta”

Pellegrinaggio dell’urna di San Domenico Savioin Italia

• FEBBRAIO •••••••••••••••••••••••••5 giovedì Torino (Via Maria Ausiliatrice, 32) - Vallecrosia6 venerdì Vallecrosia - Alassio7 sabato Alassio - Varazze (con tappa a Savona)8 domenica Varazze - Genova Sampierdarena9 lunedì Genova – Quarto

10 martedì Quarto – La Spezia11 mercoledì La Spezia – Livorno12 giovedì Livorno – Pisa13 venerdì Pisa – Prato14 sabato Prato – Scandicci15 domenica Scandicci - Firenze16 lunedì Firenze - Figline17 martedì Figline - Colle Val d’Elsa18 mercoledì Colle Val d’Elsa - Arezzo19 giovedì Arezzo - Ancona20 venerdì Ancona21 sabato Ancona - Civitanova Marche (arrivo per le 9,30 circa)22 domenica Civitanova Marche23 lunedì Civitanova - Vasto (arrivo attorno alle 16)24 martedì Vasto25 mercoledì Vasto26 giovedì Vasto - Trieste (partenza attorno alle 12 - arrivo in serata)27 venerdì Trieste - Udine (arrivo al mattino)28 sabato Udine - San Donà del Piave (arrivo al mattino) - Jesolo (ar-

rivo alla sera)29 domenica Jesolo - Chioggia (arrivo alla sera)

• MARZO •••••••••••••••••••••••••••1 lunedì Chioggia - Porto Viro (arrivo al mattino) - Pordenone (ar-

rivo alla sera)2 martedì Pordenone - Mogliano V.to (arrivo alla sera)3 mercoledì Mogliano - Trento (arrivo alla sera)4 giovedì Trento - Verona (arrivo alla sera)

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Universitari

Della vita di Etty prima della guer-ra sappiamo ben poco. Esther (il suonome anagrafico) era nata il 15 gennaio1914 a Middelburg, dove il padre in-segnava lingue classiche. Nel 1924 lafamiglia si trasferisce a Deventer, unacittadina dell’Olanda orientale. Qui ilpadre divenne preside del GinnasioMunicipale. La mamma Rebecca Bern-stein, nata in Russia, era fuggita inOlanda dopo l’ennesimo pogrom. Ettyebbe due fratelli: Mischa e Jaap, mol-to intelligenti e dotati.

Lei era una ragazza brillante, inten-sa, che aveva la passione della letturadegli studi di filosofia. Nel ’32 si tra-sferì ad Amsterdam dove conseguì lalaurea in giurisprudenza e poi si iscris-se alla facoltà di lingue slave.

Il fratello Mischa era un musicista digenio, che a 6 anni suonava Beetho-ven in pubblico. Era considerato unodi più promettenti pianisti d’Europa.

Il fratello Jaap a 17 anni scoprì unnuovo tipo di vitamina e si guadagnòl’accesso a tutti i laboratori accademi-ci. Più tardi divenne medico.

Poi in Germania Hitler prende ilcomando e inizia il movimento nazi-sta con tutto quello che sappiamo;scoppia la guerra; l’Olanda resta neu-trale, ma viene occupata dai tedeschie gli ebrei cominciano a essere de-portati.

Il cerchio si stringe anche per Ettye infatti nell’agosto del ’42 viene de-portata a Westerbork, dove lavora nel-l’ospedale locale; nel settembre ’43 sa-le sul treno con suo padre, sua madree Mischa per Auschwitz. Da un fine-strino di quel treno gettò una cartoli-na che fu raccolta: “Abbiamo lasciato

il campo cantando”. Un rapporto dellaCroce Rossa afferma che Etty morì il30 novembre 1943.

Etty amava scrivere e scriveva mol-to: lasciò alla sua amica Maria Tuin-zing i suoi manoscritti (oltre 400 pa-gine fitte fitte, scritte con una grafia didifficile decifrazione) e all’inizio nes-sun editore ebbe il coraggio di pub-blicare un malloppo del genere.

L’Editore J. G. Gaarlandt “a poco apoco si accorse di essere di fronte ad unodei documenti più importanti del nostrotempo” e decise di pubblicare il Diario,togliendo solo le ripetizioni e parec-chie citazioni. Era il 1983!

Da allora il libro ebbe un’enormerisonanza e un interesse di pubblicosempre crescente che ha portato il dia-rio in tutto il mondo.

“È la reazione spontanea a una storiache ci tocca nel profondo e al vigore let-terario di Etty!”.

Etty Hillesum, DIARIO 1941-1943,Adelphi Edizioni, Milano 1985

Etty e la sua ricerca di senso

“Com’è possibile che quel pezzetto dibrughiera recintato dal filo spinato, dovesi riversa e scorre tanto dolore umano,sia diventato un ricordo quasi dolce? [...]Come potrò descrivere tutto ciò? E farsentire quanto la vita sia bella e degna diessere vissuta e giusta, sì, proprio giu-sta?”. “Vorrei congiungere le mani e di-re: ragazzi, sono così felice e riconoscen-te e trovo la vita così bella e ricca di si-gnificato” (parole pronunciate davanti

BREVE SCHEDA SULLA FIGURA DI ETTY HILLESUM

Il 18 marzo, in collaborazio-ne con il SERMIG, abbiamocelebrato una giornata di stu-dio e di commemorazione diuna ragazza straordinaria, EttyHILLESUM, morta ad Au-schwitz nel 1943.Allego una breve scheda bio-grafica e poi una delle tre re-lazioni tenute ai 350 giovaniche affollavano il salone. È unpo’ lungo il tutto, ma ne va-le la pena.

Don Gianni Ghiglione

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Universitari

al suo amico morto prematuramente). “Se sopravvi-verò a questo tempo, dirò: la vita è bella e ricca di si-gnificato, e bisognerà pur credermi”.

Etty non è sopravvissuta, ma il suo diario sì e lesue parole sono per noi una grande testimonianza disperanza e di senso, proprio perché pronunciate daun luogo e da un tempo di non senso.

Che cosa hanno visto gli occhi di Etty nel cam-po di Westerbork tra il filo spinato e le baracche? Trai volti sfigurati dei deportati, dei sofferenti nella ba-racca dell’infermeria, dei bambini, delle mamme, deipoveri e indifesi vecchietti?

Gli occhi di Etty vedono la realtà tutta intera, isuoi sensi e il suo cuore sono aperti sul mondo, nonè una visionaria, vede bene il dolore, la sofferenza,l’assurdità di tutto quel male.

Ma vede anche qualcosa di più, vede e gusta qual-cosa che gli altri non vedono e non sentono, vorrebbedescriverlo, dirlo, ma le parole non bastano. “Una co-sa è certa: non potrò mai scrivere le cose come la vitale ha scritte per me, in caratteri viventi. Ho letto tutto,con i miei occhi e con tutti i miei sensi, ma non sapròmai raccontarlo allo stesso modo”.

Etty vede la bellezza, la bontà e la giustizia diquesto mondo. Una bellezza sfigurata dal male, mache non viene annientata da esso, anzi si mostra aisensi e all’anima di Etty ancora più splendente esublime. Una bellezza che ci riconduce alle primepagine della Bibbia, la Genesi, quando Dio creò l’u-niverso e dopo ogni sua opera si compiace dellabontà e della bellezza che in essa traspare.

La bellezza salverà il mondo afferma il principeM. nell’“Idiota” di Dostoevskij – libro che Etty staleggendo in quegli anni –. E di che genere è que-sta bellezza? Dostoevskij sembra risponderci: è labellezza di un amore che accoglie e condivide ildolore. Un amore che è più grande dello scandalodel male: non lo rifiuta, non lo nega, non lo com-batte con le sue stesse armi, ma lo vince acco-gliendolo. Il male diventa così l’occasione di unamore ancora più grande. “Se tutto questo dolore nonallarga i nostri orizzonti e non ci rende più umani, li-berandoci dalle piccolezze e dalle cose superflue di que-sta vita, è stato inutile”.

Etty vede la realtà tutta intera perché accoglie la vi-ta tutta intera: “Accetto tutto [...] una cosa è certa dob-biamo accettare tutto dentro di noi [...] l’uomo occi-dentale non accetta il DOLORE come parte di questavita, per questo non riesce mai a cavarne delle forzepositive”. Etty non decide a priori che cosa sia vitae che cosa non lo sia: la vita è grande e miserabileallo stesso tempo, rifiutarne una parte è perderlatutta (come un fiore: è bello nei suoi colori, nella

sua forma, nel suo profumo, ma devo anche accet-tare che appassirà, trasformarlo in un fiore di pla-stica è perderlo, non conservarlo). “Non vogliamopensare, non vogliamo sentire, vogliamo dimenticare ilpiù possibile, la cosa migliore è diventare insensibili a tut-ta questa miseria. E questo – afferma Etty – mi sem-bra molto pericoloso. Come se il dolore, in qualsiasiforma ci tocchi incontrarlo, non facesse veramente par-te dell’esistenza umana”.

Etty non ha un cuore e una mente anestetizza-ti di fronte alla vita e agli aspetti dolorosi di essa...“Se sapessero come sento e come penso, molte perso-ne mi considererebbero una pazza che vive fuori dallarealtà. Invece io vivo nella realtà che ogni giorno por-ta con sé”.

A questo sguardo aperto sul mondo e sulla vita,Etty ci giungerà attraverso un processo interiore chela porterà ad aprire e dilatare sempre più nuovi spa-zi della sua interiorità. È un cammino, descritto dal-le prime pagine del suo diario, che ha richiesto im-pegno costanza e lotta interiore (parola che ritornaspesso all’inizio del diario).

“Le mie forze interiori hanno potuto organizzarsi, es-se hanno cominciato a lottare contro il mio desideriodi avventure, contro la mia curiosità erotica” [...] “que-sta mattina mi sono proprio guadagnata questa gioiainteriore, ho dovuto lottare contro l’irrequietezza delmio cuore che batteva all’impazzata” [...] “la vita è dif-ficile davvero, è una lotta di minuto in minuto, ma unalotta invitante” [...] “ho provato a guardare in facciail dolore dell’umanità coraggiosamente e onestamente[...] è stata un’altra breve ma violenta battaglia, nesono uscita con un pezzetto di maturità in più”. Ser-ve poco fare dei saggi ragionamenti da adulti, nel no-stro strato superiore, quando in quello inferiore pullu-lano piante velenose che devono essere sradicate”. “Avolte mi sento come una pattumiera: sono così torbi-da, piena di vanità, irrisolutezza, senso di inferiorità.Ma c’è anche dell’onestà e un desiderio appassionato,quasi elementare di chiarezza, di armonia tra esternoe interno”.

Il male deve essere vinto prima di tutto dentronoi stessi, va riconosciuto, stanato e combattuto.Etty ha capito che la rabbia e l’odio del carnefice ela rabbia di vendetta della vittima sono dello stes-so segno, “il marciume che c’è negli altri c’è anche innoi, ... non vedo nessun’altra soluzione che quella diraccoglierci in noi stessi e di strappar via il nostro mar-ciume...”.

La lotta che Etty affronta nella sua interioritànon è una sorta di repressione dei suoi istinti, bisognie desideri, ma un riordinare, integrare, purificare,riconoscere, chiarire e liberare gli spazi e le forze

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Universitari

spirituali del suo mondo interiore. Èuna lotta di liberazione per mante-nersi libera nello spirito.

Lotta contro un io possessivo,sensuale, “erotico” che tenta di pos-sedere ciò che desidera e ama, maproprio per questo lo perde. “Millecatene sono state spezzate... ora chenon voglio più possedere nulla e orache sono libera, ora possiedo tutto e lamia ricchezza interiore è immensa”.Rinunciare a “possedere” è aprire laporta per liberare l’io interiore chevede il mondo a partire da sé e infunzione di sé; comincia per Ettyuna nuova e più autentica relazio-ne con il mondo.

Le cose dello spirito che abita-no la nostra carne e attraverso diessa si rivelano, non sono territoriodi conquista di un’anima predace,esse si comunicano solo in una re-lazione libera e amante. La vita e ilmondo che mi circonda è più di mestesso, è altro da me e io sono par-te di esso, ma non il suo centro; larinuncia ad inglobare l’altro, a car-pirlo, a conquistarlo libera la rela-zione e apre l’interiorità. Libera lo spirito “dall’ag-grapparsi fisico a ciò che fisico non è [...] ora vivo e re-spiro con la mia anima”.

Per Etty inizia un nuovo modo di percepire, dipensare, di gustare la vita, una nuova relazione conil mondo, dove gli eventi della vita, la natura, ciòche la circonda, sono percepiti come linguaggio,espressione e rivelazione di un “soggetto vivente” indialogo con il suo cuore, ora libero e sempre più ca-pace di ascoltare e di comprendere. “Dovrei impa-rare... imparare ad ascoltare, ascoltare dappertutto,ascoltare in profondità gli esseri, le cose...”.

Etty ci insegna attraverso la sua esperienza chenon è l’uomo a dare un senso alle cose, esso c’è già,noi possiamo scoprirlo se sappiamo leggerlo dentrogli eventi della vita. “Gli uomini sono per me anco-ra geroglifici, ma pian piano imparo a decifrarli”. “Cam-minando per le strade ho da riflettere molto sul mondo;riflettere non è la parola giusta, è piuttosto approfondi-re le cose con un nuovo organo o senso”.

Trovare il senso della vita è possibile nella misura in cui io apro il mio mondo interiore alla vi-ta e la accolgo tutta intera. Etty con la sua esperienzaci dice che se non conosciamo il senso delle cose,non è perché esso non esiste, ma perché il nostro

“organo di senso” è chiuso, ripiega-to su di sé e incapace di vedere.

“Ecco la tua malattia: pretendi dirichiudere la vita nelle tue formule, diabbracciare tutti i fenomeni della vitacon la mente, invece di lasciarti ab-bracciare dalla vita. [...] va bene chetu affacci la tua testa in cielo, ma nonche tu cacci il cielo nella tua testa.Ogni volta vorresti rifare il mondo in-vece di goderlo com’è. È un atteggia-mento alquanto dispotico. [...] La vi-ta non può essere imprigionata in po-che formule [...] Non può essere im-prigionata né semplificata. Ma sem-plice potresti esserlo tu...”.

Un pensiero raziocinante che nonha fatto i conti con il suo cuore, nonpuò comprendere il senso della vita,ne coglierà una piccola parte, super-ficiale, e la scambierà per il tutto.Solo un intelletto amante, un “cuo-re pensante” può instaurare il giustodialogo con la vita e leggerne i si-gnificati profondi velati in ogni co-sa, ma svelati e rivelati a chi sa guar-dare con umiltà e amore sincero l’al-tro che gli sta di fronte.

Il senso della vita è la vita stessa che conti-nuamente mi viene offerta e donata attraverso tut-te le cose che costituiscono l’universo della mia esi-stenza; la mia anima attraverso i suoi sensi si nutredella vita e la cerca con infinito desiderio. Pur-troppo, capita spesso, che questa vita mi scorra ac-canto mentre io sono impegnata a fare altro chiu-sa nei miei schemi e progetti. La sofferenza e il do-lore che inchioda, blocca e sgretola i miei progettipuò essere il luogo propizio per questo incontro, trame e la vita. Ma a condizione che io mi “af-fido” adessa e la accolga così com’è con un cuore semplice:“Si deve diventare un’altra volta (forse come quando siera bambini) così semplici e senza parole come il granoche cresce, o la pioggia che cade. Si deve semplicemen-te essere”.

E concludo con una frase tratta da un altro dia-rio, di Chiara Biscaretti, morta a ventisei anni di leu-cemia: “A settembre torno a casa, con dieci chilogrammiin meno, senza capelli, ma molto felice. Felice di poterandare al mercato, di poter passeggiare, di poter lava-re i piatti. Chi l’avrebbe mai scoperto che la vita ècosì bella”.

Don Giampaolo Paulettocappellano alle Molinette di Torino

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CNOS-Scuola

Con settembre 2004 nelle PrimeMedie di tutta Italia verrà introdottala Riforma. A questo appuntamentoanche le nostre scuole si stanno pre-parando con il supporto nazionale eispettoriale. In aprile sono stati orga-nizzati due incontri: uno con la pre-senza di due ispettori ministeriali e l’al-tro tra noi presidi per confrontarci sul-le modalità applicative e sulle proble-matiche che sono state ulteriormentesottoposte ad un esperto. In maggioun incontro allargato a tutti i respon-sabili delle nostre scuole anche conl’economo ispettoriale, che è stato no-minato rappresentante della Cisi pres-so l’AGIDAE nazionale, sulle varie im-plicanze contrattuali della Riforma.

Dopo questi accenni organizzativi,illustriamo alcuni aspetti importantidella Riforma.

Essa si basa sulla centralità dell’a-lunno con il suo diritto/dovere all’i-struzione fino a 18 anni. Al centro nonci sono più le discipline, i programmie nemmeno l’insegnamento. Al centroviene collocato il ragazzo da far cre-scere in umanità secondo un profiloideale definito sotto l’aspetto educati-vo, culturale e professionale. Questoprofilo, dato dalle indicazioni nazio-nali, va tenuto presente in tutte le at-tività curricolari ed extracurricolariche la scuola programma ed attua an-nualmente nel suo Piano di offerta for-mativa elaborato, attuato e verificatocon le varie componenti della Comu-nità educativa. Tutto quindi è funzio-nale all’educazione e ruota attorno al-l’apprendimento dell’alunno.

Perché non restino pure enuncia-zioni di principi, l’impostazione di-

dattica è conseguente. I docenti a li-vello individuale e collegiale realizza-no il Piano di studi personalizzato. Es-so è costituito dall’insieme delle unitàdi apprendimento di ogni disciplina,che deve contribuire a realizzare il pro-filo dell’alunno. Queste unità di ap-prendimento prendono l’avvìo dallasituazione di partenza degli alunni, tra-ducono gli obiettivi generali e speci-fici di ogni disciplina in obiettivi for-mativi, descrivono l’attività didatticaconcreta (cosa fa il docente e cosa fal’alunno), indicano le modalità di va-lutazione del raggiungimento degliobiettivi prefissati. Il portfolio dellecompetenze raggiunte (sapere, saperfare, saper essere) è il nuovo strumen-to per la valutazione individuale e perle indicazioni di orientamento.

Ora alcuni accenni su vari aspettisignificativi e concreti della Riforma:

L’autonomia della scuola resta fon-damentale; lo Stato si limita a detta-re le norme generali e gli standard diapprendimento; molte sue competen-ze vengono trasferite alle Regioni; gliorganismi pubblici svolgono un com-pito di supporto più che di controllo.

Il sistema nazionale di valutazione(INVALSI) fornirà a tutte le scuole de-gli strumenti per valutare i livelli diapprendimento degli alunni e la qua-lità del servizio offerto.

La scuola diventa sempre più co-munità educante; gli organi collegia-li stanno per essere riformati e resipiù semplici ed efficienti; compare lafigura del docente-tutor con il com-pito di coordinare il lavoro dei colle-ghi e seguire meglio gli alunni e lefamiglie.

PARTE LA RIFORMA SCOLASTICA

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CNOS-Scuola

Le ore sono calcolate su base annuale per un to-tale di 891 ore di 60' che corrispondono a 27 ore set-timanali (ora sono 30 o 31 con le 2 ore di religio-ne). A queste ore riservate agli insegnamenti oc-corre aggiungere 6 ore di attività opzionali per glialunni ma obbligatorie per la scuola. L’educazionealla convivenza civile e l’informatica sono obbliga-tori e trasversali alle altre discipline. Tra le novità

l’introduzione della II lingua comunitaria e la ridu-zione delle ore di tecnica.

È una Riforma impegnativa, non certo esente dalimiti, ma indubbiamente significativa: una sfida perle scuole italiane chiamate ad un profondo rinno-vamento, con la gradualità e l’impegno necessari, peril bene delle nuove generazioni.

Teresio Fraire

Gentilissimo Direttore,

intervengo in merito all’articolo di M.T.Marti-nengo “Buoni scuola, scoppia la guerra di cifre”comparso su La Stampa del 24 aprile. L’ho lettocon interesse e mi complimento con lei e con lagiornalista per l’equilibrio e l’equidistanza tra le po-sizioni.

Comprendo il ragionamento del consigliere Con-tu e lo condividerei in pieno se per giustizia lo si ap-plicasse a tutti. È giusto che lo Stato, cioè noi con-tribuenti, paghiamo la scuola statale anche per i fi-gli dei ricchi che la frequentano? E i costi sono mol-to alti: circa 6.000 euro all’anno per alunno. Con-cordo con l’assessore Leo secondo cui Contu misti-fica la realtà sostenendo che la legge regionale “to-glie ai poveri per dare ai ricchi”. La verità è che loStato dovrebbe “togliere a tutti i ricchi per dare atutti i poveri” che frequentano le scuole pubbliche,sia statali che paritarie. Certamente beneficia di piùdel buono scuola chi frequenta la scuola paritaria,che per legge del precedente governo è anch’essapubblica, perché lo Stato, che è di tutti, in Italia pa-ga solo per le sue scuole e non dà quasi nulla per lemedie e le superiori paritarie, creando di fatto unagrave discriminazione tra cittadini, cosa che Con-tu non dovrebbe volere.

Questa legge non è scandalosa: viene incontro achi la scuola deve pagarsela due volte, una con letasse e l’altra con la retta, con notevoli sacrifici pertante famiglie. Il buono scuola, come sostiene Leo,è semplicemente una forma perfettibile di parzialerimborso, che non finisce ai ricchi, ma ai meno ab-bienti in base alle fasce di reddito. Inoltre vienerimborsata solo una parte dei costi ammissibili, che

LETTERA A “LA STAMPA”

ammontano a 2200 euro annuali per la scuola me-dia. Rispetto ai 6000 euro di cui sopra, risulta an-cora un notevole risparmio per i contribuenti e perla Repubblica (Stato, Regione, Comune...); men-tre la chiusura di scuole non statali comporta one-ri maggiori per tutti. Non continuiamo a discrimi-nare i cittadini in due categorie: chi può pagarsi lascuola che vuole scegliere per i propri figli e chinon può permetterselo. Il diritto alla libertà di scel-ta e alla conseguente equità fiscale non è un lussoo un privilegio, ma un diritto naturale e costituzio-nale che va onorato anche in Italia. “È dovere e di-ritto dei genitori mantenere, istruire ed educare ifigli” (Cost. art. 30).

Non facciamo una guerra tra poveri. C’è biso-gno di più fondi per tutte le scuole, distribuiti conequità e intelligenza, senza sprechi, per migliorarela qualità didattica ed educativa, che resta l’obiet-tivo prioritario. Se una Repubblica sottrae ai suoi cit-tadini spazi di libertà e di giustizia, anche per riser-vare i fondi solo per le scuole statali, percorre la fa-cile scorciatoia di soffocare una minoranza, cioè lascuola paritaria, considerata scomoda concorrente in-vece di valida risorsa per la collettività; ma così fa-cendo perde credibilità perché calpesta i valori sucui si fonda una democrazia. Perciò o la scuola la pa-gano tutti (per fasce di reddito), o la paga nessuno.Diversamente il problema non si risolverà mai. Uncordiale saluto.

Torino, 25-04-2004

Teresio FraireUfficio Scuola Diocesi di Torino

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Idee introduttive

L’alternanza formativa – scuola elavoro – appartiene alle metodologiedi apprendimento di carattere attivo,dove il focus risiede nelle capacità dimobilitare nel percorso formativo lerisorse dell’esperienza lavorativa.

Le esperienze si concretizzano inmolteplici modalità: stage, tirocinio,apprendistato, formazione-lavoro, scuo-la-bottega, simulazione di impresa.

A sostegno di questo importante erinnovato processo formativo – poi-ché di formazione si tratta – ci stannodelle motivazioni che possiamo sinte-tizzare così:• lo sviluppo cognitivo della societàodierna nella crescente importanzadella cultura come fattore della vitaeconomica; in altri termini i saperi siconnettono alla vita reale (come lascienza del management, dell’infor-mazione e comunicazione, dell’orga-nizzazione);• la ricerca di forme di interazionee integrazione culturale tra l’ambitodei saperi classici a matrice umanisti-co-letterario e l’ambito delle scienze edelle tecniche, specie quelle connesseal modello di sviluppo attuale (infor-matica e telematica); in altri terminidiviene importante la strategia peda-gogica delle connessioni tra ambiti emondi di saperi differenti, perché sti-molano nell’allievo le capacità di con-fronto e ricerca di legami, di soluzio-ni dei problemi tramite strategie inte-grate;• le pratiche di didattica attiva si so-no imposte dalla crisi dei processi diapprendimento basati sulla mera tra-

smissione di conoscenze e abilità, sche-ma usuale dell’insegnamento; viceversatutte le metodologie che mettono l’al-lievo nelle condizioni di prendere par-te ad un compito reale danno mag-giore possibilità di successo perché su-scitano motivazioni, interesse, parte-cipazione, e quindi apprendimento.

L’alternanza formativa rappresentapienamente una strategia in grado diassumere profili educativi, culturali eprofessionali propri dei molteplici si-stemi formativi.

L’ efficacia dell’alternanza formati-va presuppone almeno due condizioni:• dal lato dell’impresa: emerge la ne-cessità di delineare un contributo espli-cito del suo ruolo formativo. Cioè ol-tre all’affiancamento occorre sia espli-citata la dimensione culturale del-l’impresa, la definizione dei percorsi diapprendimento, l’individuazione deiruoli e profili degli operatori, l’elabo-razione di metodologie e strumenti damettere in gioco l’intesa con gli altriattori;• dal lato degli organismi formativi:nel nostro caso nei centri di forma-zione professionale va riscoperto il va-lore educativo della propria attivitàsuperando la visione disciplinare del-la didattica, l’autoreferenzialità dei mo-delli di intervento formativo per deli-neare un nuovo profilo.

Il modello Stage

Nella nostra realtà si presentanodue istituti tipici dell’alternanza for-mativa:• da un lato troviamo lo stage ed i

ALTERNANZA E STAGE: METODOLOGIA DI APPRENDIMENTO ATTIVO

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CNOS-FAP

tirocini, all’interno di percorsi ordinari della for-mazione professionale, ed attualmente anche dellascuola ed università;• dall’altro riscontriamo l’apprendistato come mo-dalità di accesso al mondo del lavoro.

La formazione professionale possiede una tradi-zione consolidata in materia di alternanza formati-va, potendo contare su una tradizione ultra ven-tennale per le esperienze attuate attraverso lo sta-ge, tanto da superare in diversi casi la logica pret-tamente operativa svolta in azienda, per dirigersiverso una prospettiva di ampio coinvolgimento del-l’impresa stessa, sia nella definizione dei profili di ri-ferimento, che nella corresponsabilità in rapporto aiprocessi di apprendimento, nella valutazione e va-lidazione degli esiti.

Il modello di stage formativo che consente diconseguire qualifiche e diplomi di formazione, al-ternando formazione e lavoro, si basa essenzialmente:• sull’attenzione ai processi di apprendimento delsoggetto, al modo con cui la persona sviluppa e con-solida le proprie competenze;• sul riconoscimento del ruolo formativo della si-tuazione lavoro;• sull’attenzione alle funzioni diverse delle docen-ze, quali la progettazione e il tutoring.

La cooperazione tra impresa e centro formativonel modello stage risulta essere la chiave di volta delsuccesso professionale dell’allievo. Grazie ad un con-fronto ed una elaborazione congiunta del progettoche consente di giungere ad una condivisione delpiano formativo, con riferimenti ai livelli essenzia-li, con obiettivi specifici di apprendimento, sullabase dei quali si stipula un protocollo di intesa.

Il dispositivo del modello stage, come appare dalmanuale elaborato opportunamente dal Cnos-Fap,prevede le alcune fasi operative e i relativi stru-menti:• la fase previa (scelta dei soggetti e condivisionedel profilo), • la fase dell’analisi (conoscenza dell’allievo e delcontesto operativo), • la fase progettuale (elaborazione del piano for-mativo, delle unità di apprendimento, individua-zione delle risorse), • la fase della erogazione (gestione del processo diapprendimento, verifica intermedia), • e la fase della valutazione conclusiva.

Gli strumenti previsti per ogni fase riguardano

il profilo del tutor aziendale, la tipologia delle atti-vità, il profilo dell’allievo, il piano formativo per-sonalizzato, le unità di apprendimento, il diario dibordo, la scheda autovalutativa e la scheda dellavalutazione finale delle competenze.

Dati esperienziali

Le testimonianze degli operatori dei centri di for-mazione professionale di Bra, Colle Don Bosco, Fos-sano e Vigliano, confermano quanto accennato inprecedenza.“In linea con la procedura del sistema qualità, ven-gono contattate dal referente del progetto varie im-prese. Verificata la idoneità (disponibilità, coeren-za, presenza di un tutor) l’impresa viene inseritanell’elenco di quelle abilitate”.“L’abbinamento allievo-impresa avviene per la co-noscenza o per la vicinanza geografica dell’allievo”.“Le imprese impegnate per un corso sono numero-se almeno quante gli allievi, perché se ne colloca unosolo per postazione”.“In maggioranza sono piccole e medie imprese chedanno l’appoggio”.“A seguito dell’accordo stipulato tra impresa e or-ganismo formativo, l’allievo viene presentato al tu-tor aziendale; l’accordo sulla figura professionale esul progetto con lui è concordato previamente; men-tre all’allievo si presenta il calendario, i rientri peril confronto, il monitoraggio e la chiusura”.“Generalmente lo stage è vissuto in modo positivo.Le molteplici relazioni centro/impresa superano ilrapporto puramente formale e si traducono in unascolto vicendevole; da qui emergono indicazionitecniche, prenotazioni di progetti, proposte di as-sunzioni, e un buon clima di collaborazione”.“Anche le visite per il monitoraggio del tutor delcentro, sono accolte volentieri”.“L’indice di soddisfazione da parte degli imprendi-tori è rilevato secondo i moduli del manuale qua-lità, e risulta molto positivo: 80%”.“Desiderio delle imprese è di avere stagisti svegli, ca-paci, educati, corretti nel comportamento”. “Dopo il periodo dello stage l’organismo formativofa pervenire alle imprese il ringraziamento per ladisponibilità dimostrata. Con l’occasione vengonorilevati i fabbisogni formativi dell’impresa, ai qualisi offre l’appoggio”.“Il contatto con le imprese diventa molto frequen-te per causa dello stage (a volte in più periodi in un

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CNOS-FAP

anno), ma anche per gli eventuali inserimenti la-vorativi. Si ritiene che la maggioranza degli allievitrovi impiego grazie allo stage (dal Follow-up del2002-2003 risulta il 92%)”.“Quando si effettua uno stage nel secondo anno evi è maggiore soddisfazione da entrambe le parti;spesso succede che nella pausa estiva si organizzinoaltri periodi di tirocinio o stage volontario, cherafforza il rapporto tra allievo e impresa”.“Oltre agli stage dei corsi di qualifica si realizzanocorsi in alternanza scuola e formazione (PAL eIAPP), dove il 50% delle ore corsuali sono svoltein stage: questi percorsi – per giovani a rischio –realizzano nella quasi totalità l’inserimento lavora-

tivo o anche la prosecuzione formativa in altri per-corsi di qualifica”.

Insomma si può tranquillamente constatare chel’alternanza formativa costituisce un fatto di note-vole rilevanza, non solo sotto l’aspetto tecnico, maanche per il coinvolgimento di vari attori socialipubblici e privati.

Si sta attuando quindi una stagione nella qualel’educazione e formazione del giovane rappresentaun impegno ed una competenza condivisa, nella re-te di soggetti che si ritrovano in un quadro di rife-rimento e che procede nella collaborazione vicen-devole allievo-impresa-centro di formazione pro-fessionale.

Guido Bombarda

In riferimento all’attuazione della riforma della scuola porgiamo all’attenzione degli educatori salesianialcuni tratti di qualità della formazione professionale attuati nel sotto-sistema del secondo ciclo, ora in spe-rimentazione, cosiddetto

della ISTRUZIONE e della FORMAZIONE PROFESSIONALE(IeFP)

per aiutare nella conoscenza e facilitare la scelta ai giovani 14enni in possesso della licenza media.

La FORMAZIONE PROFESSIONALE

è una componente essenziale del secondo ciclo delsistema educativo di pari dignità al percorso del sot-to-sistema dei licei, per le seguenti ragioni:– la qualità pedagogica e didattica, dove la perso-

na viene posta al centro dell’attenzione;– la qualità del risultato, perché si rispettano gli

obiettivi standard della qualifica;– la qualità dell’organizzazione, per la propria ri-

sorsa umana e la struttura tecnologica;– la qualità del processo: dall’analisi del contesto

territoriale all’orientamento, dalla erogazione for-mativa alla realizzazione partecipata.

La FORMAZIONE PROFESSIONALE

è finalizzata al conseguimento di una qualifica spen-dibile:– per l’inserimento attivo nel mondo del la-

voro;– per la prosecuzione del percorso formativo nel-

la formazione professionale superiore e continua;– per la ulteriore prosecuzione nel sistema della

istruzione dei licei e dell’università;– per la formazione ricorrente e permanente.

Gli Enti di FORMAZIONE PROFESSIONALE

intrattengono rapporti costruttivi e continui congli attori istituzionali, sociali e produttivi, li coin-volgono e si lasciano coinvolgere, per costruire ilpercorso formativo appropriato ed offrire opportu-nità diversificate di esperienze e occupabilità.

PROMOZIONE PUBBLICITARIA

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PGS

Per chi è vissuto per tanti anni ac-canto a Don Gino condividendo tan-te fatiche, prove, gioie e speranze que-sta data è indimenticabile, è stampa-ta bene nella mente e soprattutto nelcuore.

Si fanno tante commemorazioni. Ilmiglior modo per ricordarlo è quello ditanti salesiani, laici, collaboratori, cioèquello di continuare la sua opera. Tan-ti giovani gli hanno voluto bene per-ché ha saputo e voluto spendere ogniistante della sua esistenza per loro. Ese ne sono accorti. Lo hanno circon-dato del loro affetto e della loro col-laborazione. Anche loro si sono la-sciati ammaliare dalla sua passione peri giovani. Ma sanno che oggi ancoratanti salesiani e persone di buona vo-lontà continuano a volere loro beneanche nell’ambito dello sport.

Le PGS si trovano nella fase piùdelicata: continuare a educare nello/losport, a dare ai giovani speranze, idea-li, fiducia. È una eredità che ci vieneaffidata. Non possiamo tradire questaconsegna.

Far crescere ed educare i giovanigrazie al nostro amore, simpatia e fa-tica quotidiani, che generano gioia eserenità e costruiscono uomini e cri-stiani che camminano verso la santitàè la sfida che accettiamo.

Assemblea Nazionale

17 e 18 aprile a Roma, La Pisana,250 rappresentanti di tutte le PGSd’Italia sono convenuti per l’Assem-blea ordinaria e straordinaria PGS.

Sono intervenuti personaggi im-portanti del mondo salesiano: Don

Adriano Bregolin, Vicario del RettorMaggiore e Sr. M. del Carmen Cana-les Calzadilla, Consigliera FMA per laPastorale Giovanile. Il CONI era pre-sente col suo Presidente, Petrucci Gio-vanni.

Il tema di attualità: “Educare at-traverso lo sport: missione possibile!”.

Don Bregolin ha ricordato nel suointervento le scelte di fondo delle PGS,dei giovani poveri e abbandonati; del-l’educazione globale del giovane in unavisione cristiana della persona, dell’e-vangelizzazione e della scelta del ter-ritorio in cui collaborare con le altreforze a favore dei giovani.

Occorre operare con coraggio nel-l’ambito della cultura sportiva econo-micistica, commerciale e salutistica dioggi; fare i conti con la diminuzione dianimatori e di educatori.

È urgente tornare alle idealità de-gli inizi.

Il sig. Pescante ricordava i rischidel Non-Sport: branco, emozioni for-ti del sabato sera, noia, disagio. Le80.000 società che fanno sport e gli800.000 volontari sono un patrimonioper la nostra società.

Lo sport senza valori non educa. Losport è un grande investimento edu-cativo. Persino dagli arabi si sente ri-volgere un appello: “Non abbandona-teci. Per evitare nuove leve di terro-risti, aiutateci a educare i nostri gio-vani!”. Lo sport può mettersi a servi-zio di una gioventù che vuole cresce-re sana.

Lo sport è stato sempre un pilastrodella pedagogia salesiana. Lo sport èmalato oggi: Manca l’etica e senza eti-

LE PGS IN PIENA ATTIVITÀ

21 APRILE 2002: DON GINO BORGOGNO tornava alla Casa del Padre

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PGS

ca non si vince. Il “troppismo” rischia di rovinaretutto: rivalità, risultato a tutti i costi,violenza, l’a-lienazione, mercato. Il “vuoto” di valori, di proget-ti educativi, di relazioni vere destituisce lo sport dalsuo ruolo educativo.

Creiamo un nuovo umanesimo nello sport, perl’uomo e con l’uomo. Restituiamo al ragazzo la gioiadel giocare.

Piano di formazione dei Quadri

Ogni anno la PGS offre la possibilità di forma-re i suoi operatori.

I nostri Campi scuola:

a) REGIONALI: 1° livello (minimo 17 anni)Piemonte: 21-28 agosto 2004Lombardia: 17-24 luglioLiguria -Toscana: 22-29 agostoEmilia Romagna -Veneto: 21-28 agosto Abruzzo - Marche - Umbria: 19-27 luglioCampania: 23-30 luglioPuglia: 22-28 luglioSicilia: 26 luglio-2 agosto.

b) CORSI PER ADULTI: 1° livelloSono Corsi riservati ad adulti oltre i 25 anni che

per motivi di lavoro e di famiglia non possono fre-quentare i Campi Regionali estivi. Sono struttura-ti in due moduli, uno formativo (15 ore) uno tec-nico (25 ore), svolti durante l’anno e sono equipa-rati a quelli Regionali residenziali. È una opportu-nità per qualificare i nostri collaboratori allenatorie dirigenti.

I prossimi moduli: 24-25 aprile 2004 (formati-vo) e in novembre-dicembre 2004 quello tecnico.

c) NAZIONALI:(occorre aver frequentato il Campo di 1° livello)2° livello: Genzano 4-14 luglio

Genzano 15-25 luglio3° livello: Genzano 19-29 agosto(specializzazione per il settore Mini e/o Giovanile).

Negli ultimi 5 anni (1998-2003), in Piemonte, icampisti in totale sono stati 545 così suddivisi:

1° livello (aiuto allenatori): 2802° livello: 1803° livello (specializzazione): 85.

Finali Nazionali - Don Bosco Cup 2004

– 13 Specialità sportive – 25 Sedi di Finali in tutta Italia

– Tutte le categorie: Mini Propaganda Under 15, Under 17, Under 19, Libera

– Totale squadre partecipanti: 203– Totale atleti e dirigenti: circa 2800 persone(Nb.: Pattinaggio 302 atlete; Danza 245; Ginn. rit-mica 322; Ginn. artistica 344; Judo 180).

Squadre dei nostri Oratori ai Nazionali:– Leo Chieri (Volley Libera M. - Alba)– Auxilium Monterosa (Danza Moderna - Rimini)– Olimpia Rivoli (Ginnastica artistica - Cesenatico)– D. B. Lanzo (Volley U15 a Pescara e Calcio 5

Propaganda ad Alassio)– D. B. Crocetta (Basket U15 ad Alassio)– Ciao Vercelli (Volley U17 a Pescara e Ginnasti-

ca ritmica a Cesenatico).

Finali Internazionali 2004 a Rimini

• Date: 29 aprile - 4 maggioSi prevedono circa 2000 giovani (Scuole superiori)18 nazioni (tra le quali anche Tunisia, Egitto, Libano)dell’Europa e del Bacino del Mediterraneo.• Località: Rimini• Edizione: XVI Giochi Internazionali PGS• S. Messa: presenzia Don Domenech.

Riunione con i Direttori di Oratorio

– È in programma una Riunione con i Direttoridei nostri Oratori della ICP nella quale si parlerà del-la Associazione PGS.– All’O.d.G. l’argomento della Associazione PGS:si vuole insieme esaminare con serenità e luciditàla validità dello sport nei nostri ambienti e come pos-sa ancora oggi educare e a quali condizioni.– È uno sforzo notevole che ci permetterà di ade-guare tutti i mezzi a nostra disposizione per rende-re valido il nostro lavoro educativo e pastorale, nonsempre facile, nei nostri ambienti.– Ringrazio la Pastorale Giovanile di questa op-portunità che speriamo di utilizzare al meglio.

Don Beppe Papagni

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ADMA

La Santa Sede approva il nuovo regolamento dell’ADMA

Il PRIMO Regolamento dell’AD-MA lo scrisse Don Bosco fondandol’“Associazione de’ Divoti di Maria Au-siliatrice” eretta canonicamente dal-l’Arcivescovo di Torino Mons. Ago-stino O. Riccardi il 18 aprile 1869 qua-le “monumento vivente” a Maria Au-siliatrice nel “monumento in muratu-ra” a Lei dedicato a Valdocco il 9 giu-gno 1868, per vivere e diffondere ladevozione a Maria Ausiliatrice e la ve-nerazione a Gesù Sacramentato.

Questo Regolamento è stato revi-sionato, dietro richiesta del Rettor Mag-giore, Don Egidio Viganò durante il 1ºCongresso Internazionale di Maria Au-siliatrice e Torino-Valdocco nel 1988,Centenario della morte di Don Bosco,per adeguarlo alle richieste del Conci-lio Ecumenico Vaticano II e alle nor-me del Codice di Diritto Canonico del1983 ed entrò in vigore “ad experi-mentum” nel 1992.

Nel 1997 si fece una seconda revi-sione con alcune modifiche a quellaprecedente per giungere alla stesura de-finitiva nel 2003 illustrata al IV Con-gresso Internazionale di M. A. a Tori-no-Valdocco dal 1° al 4 agosto. Dopol’approvazione del Rettor Maggiore,Don Pascual Chávez, fu presentato al-la Santa Sede e alla “Congregazioneper gli Istituti di Vita Consacrata e leSocietà di vita apostolica” e fu appro-vato il 7 ottobre 2003 Festa della Bea-ta Vergine Maria del Rosario, in viadefinitiva.

Vediamo come Don Bosco arrivò afondare l’Associazione di Maria Ausi-liatrice - ADMA.

Don Bosco il 9 dicembre 1859 co-municò la decisione di fondare la Con-gregazione Salesiana e il 18 dicembredello stesso anno costituì il “CapitoloGenerale” (i Superiori Maggiori dellamedesima). Il 23 luglio 1864 la SantaSede diede il primo riconoscimento(“Decreto di lode”) della Congrega-zione Salesiana.

Ma si tratta solo dei Salesiani sa-cerdoti e coadiutori, consacrati laici,con i voti di obbedienza, povertà e ca-stità, che vivono assieme in comunitàregolarmente costituite.

Don Bosco aveva messo da parte ilsuo primo progetto di avere nella Con-gregazione anche dei “Salesiani ester-ni”, uomini e donne, anche coniugati,che vivevano nelle loro rispettive fa-miglie, appartenendo però alla Con-gregazione salesiana, impegnati, essipure, in una costante crescita di vitacristiana e nell’apostolato salesiano infamiglia e nella società ecclesiale e ci-vile, conforme al regolamento loro pro-prio fatto da Don Bosco... E Don Bo-sco, pur rinunciando a questo suo pro-getto, non abbandonò questo suo pen-siero.

Con l’inaugurazione del Santuario diMaria Ausiliatrice a Valdocco (9 giu-gno 1868) ricevette sempre più nume-rose richieste, già iniziate durante lacostruzione del tempio, di fondare una“Associazione” di devoti di Maria Au-siliatrice, con sede nella nuova chie-sa, per cui Don Bosco fondò l’“Asso-ciazione de’ Divoti di Maria Ausilia-trice” il 18 aprile 1869 “eretta canoni-camente” dall’Arcivescovo di Torino,Mons. Alessandro O. Riccardi, che an-che approvò il “Regolamento” scritto

ASSOCIAZIONE DI MARIA AUSILIATRICE

REGOLAMENTO RINNOVATO luglio 2003

ASSOCIAZIONE DI MARIA AUSILIATRICE

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ADMA

da Don Bosco, molto semplice e breve, ma, soprat-tutto nei primi 7 articoli, in cui, oltre alla espressionevalida e concreta di “devozione a Maria Ausiliatri-ce e di venerazione a Gesù Sacramentato”, contenevaimpegni di crescita personale nella vita cristiana edesercitando l’“apostolato salesiano” soprattutto nel-le proprie famiglie, nell’ambiente di lavoro e nellasocietà civile ed ecclesiale.

Il 5 aprile 1870 Don Bosco ottiene dal Papa PioIX, ora Beato, la facoltà di estendere l’Associazio-ne, con “sezioni” in tutta l’arcidiocesi di Torino “ag-gregandole” alla “Primaria” del Santuario di Val-docco, facendo un tutt’uno con essa: un gruppo dipersone, che si stava allargando e i cui membri era-no impegnati a vivere in sintonia di vita e di apo-stolato dei “Salesiani” negli impegni loro possibili.

E questo la Congregazione Salesiana lo ha rico-nosciuto e codificato ufficialmente: “Don Bosco die-de vita all’Associazione di Maria Ausiliatrice coin-volgendola, con impegni accessibili alla maggioran-za della gente semplice, nella spiritualità e nella mis-sione della Congregazione Salesiana” (CG 24, nº80 “Salesiani e Laici: Comunione e condivisionenello spirito e nella missione di Don Bosco”).

Ma a Don Bosco non... è bastato: il 20 marzo1877, essendo già stati riconosciuti i CooperatoriSalesiani dalla Santa Sede il 9 maggio 1876, ottie-ne ancora da Pio IX la facoltà di aggregare alla Pri-maria le ADMA locali di tutte le Diocesi del Pie-monte.

Don Rua, primo successore di Don Bosco, in tretappe successive, ottiene da Leone XIII (25 febbraio1889; 19 gennaio 1894 e 25 febbraio 1896) di poterestendere l’ADMA in tutto il mondo!

Il 7 luglio 1989 il Rettor Maggiore, Don EgidioViganò riconosce ufficialmente l’ADMA quale Grup-po della Famiglia Salesiana, il 2° in ordine di tem-po, fondato direttamente da Don Bosco.

Oggi, l’ADMA nel mondo, è formata da oltre1.500 “Associazioni locali” aggregate alla Primarianei 5 Continenti e con oltre 40.000 Associati, chefrequentano “regolarmente” e sono attivi nella vitadell’Associazione secondo il Regolamento.

Non teniamo conto degli oltre 60.000 Associatinon frequentanti né attivi con regolarità e a un nu-mero ancor maggiore di “Devoti”, che frequentanosaltuariamente: l’Ausiliatrice e Don Bosco benedi-cano tutti!

In Italia l’ADMA oltre il Piemonte ha circa 40ADMA attive: 3 in Lombardia, 3 nel Veneto, 1 inLiguria, 4 nell’Adriatica, 6 nella Romana, 12 nellaMeridionale, 14 in Sicilia...

In Piemonte, attualmente, sono attive 6 ADMA

in Opere Salesiane (Primaria, Casale Mon.to, Chie-ri, Colle Don Bosco, Novara, To-Crocetta); 4 inOpere FMA (To-Agnelli, To-Stura, Mappano, Mor-nese; 1 Diocesana (Parr. San G. Cafasso, animatadalle FMA).

Sino ad alcuni anni fa erano attive una ventinadi ADMA nelle Opere FMA e altre 6 in Opere SDB,ma o sono defunti/e gli/le Animatori/trici o sonostati trasferiti/e e non sostituiti/e.

Il Rettor Maggiore Don Pascual Chávez nella let-tera indirizzata ai “Membri dell’Associazione di Ma-ria Ausiliatrice” con la quale “presenta” il NuovoRegolamento riconosce il lavoro di molte persone egruppi – in modo particolare della Primaria – ai qua-li va la mia gratitudine.

Gli “Atti del Consiglio Generale” dei Salesiani ri-badisce “l’impegno della Primaria nella revisione delRegolamento e mette in evidenza quanto riguarda”i nuovi soci e la specificazione della Primaria a livellomondiale (art. 15).

Desideriamo aggiungere che viene confermatoche sempre e solo l’Ispettore SDB, competente perterritorio, erige canonicamente le Associazioni locali

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ADMA

e che queste devono essere aggregate alla Primariaper appartenere all’ADMA fondata da Don Bosco e,quindi, godere dei benefici spirituali elencati nel Re-golamento (art. 7 e 8).

È perciò motivo di grande gioia che uno dei 4gruppi fondati dallo stesso Don Bosco abbia sede eautorità nella Casa Madre e nella nostra Ispettoria!

Formazione e apostolato

Formazione

RIUNIONI OGNI 24 DEL MESE, commemorazio-ne di Maria Ausiliatrice:– ore 15,30 in sala Don Bosco: catechesi cristiana,

mariana, salesiana;– ore 16,25: Basilica di Maria Ausiliatrice: Rosario,

benedizione di Maria Ausiliatrice, Santa Messa;– ore 21,00 (in alternativa per lavoratori) in Sala

Gesù Maestro: catechesi cristiana, mariana, sale-siana.

– ore 22,00 in Cappella Pinardi: Rosario, primi 3 mi-steri; Santa Messa, 4° e 5° mistero; benedizione di Maria Ausiliatrice.

RITIRI DI 1 GIORNO:– IV domenica di Avvento con auguri natalizi.– Domenica delle Palme con auguri pasquali.– Giornata Mariana: 1a o 2a domenica di ottobre:

animazione della devozione di Maria Ausiliatri-ce estesa ai Gruppi F. S.

ESERCIZI SPIRITUALI fuori Valdocco:– dal venerdì pomeriggio alla domenica sera.

PARTECIPAZIONE ALLA SOLENNITÀ di MariaAusiliatrice:– Santa Messa, processione.

PARTECIPAZIONE ALLA FESTA di Don Bosco:– Santa Messa.

Apostolato

• In famiglia... sul lavoro... con la gente: educato-ri con il sistema preventivo di Don Bosco.Ottima occasione di proposta ai genitori dei ra-gazzi/e e giovani di scuole e oratori salesiani!;

• aiuto nelle chiese e parrocchie in cui è erettal’ADMA;

• visite ad ammalati e anziani;

• collaborazione con i Gruppi della F. S.;• interventi a livello mondiale con visite richieste

e materiale di animazione ADMA.

CONGRESSI INTERNAZIONALI decisi dalla Pri-maria e organizzati dalle ADMA nazionali:– Luglio 6-11 a Valdocco: Primaria 1988– Dicembre 27-29 1995 a Cochabamba (Bolivia)– Dicembre 27-29 1999 a Siviglia (Spagna)– Agosto 1-4 2003 a Valdocco.

REGOLAMENTO:– Il 1° è di Don Bosco: 18 aprile 1869– 1a Revisione ad experimentum 1992– 2a Revisione ad experimentum 1997

DEFINITIVO:Approvato dalla Santa Sede il 7 ottobre 2003,

presentato dal Rettor Maggiore, Don Pascual Chá-vez il 31-01-2004.

Beatificati

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APRILE

2004

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Missioni

Roma, 15 marzo 2004

Carissimo Direttore,

da più parti ti è giunta notizia delciclone che ha colpito il Madagascar.Con un diametro di 400 km, ha im-perversato nell’isola con venti che han-no soffiato ad una velocità di 200 chi-lometri orari, devastando in manieraparticolare il centro nord del paese.Ancora imprecisabile è il numero divittime.

Il Centro nazionale di sicurezza par-la di 50 morti, 47 dispersi, 20 feriti,quasi 12.000 senza tetto e oltre 1.200ettari di coltivazione distrutti nelletre regioni maggiormente colpite dalpassaggio del ciclone: Mahajanga, Ta-matave e Diego Suarez.

È un bilancio ancora del tutto par-ziale a cui vanno aggiunte le 125 vit-time dell’affondamento di un traghet-to e di un peschereccio.

Il distretto missionario di Bema-neviky, affidato ai Salesiani e tutta lavallata del fiume Sambirano sono di-ventati un immenso bacino di raccol-ta dell’acqua riversata dal ciclone. Lecase, per lo più di argilla, sono state di-strutte al 100%. La gente è riuscita arifugiarsi sulle montagne vicine, la-sciando tutto in balia delle acque. Sipensa che il villaggio di Bemanevikysia almeno sotto tre metri e mezzo diacqua.

Duecento persone sono state bloc-cate per giorni nel primo piano dellamissione e le riserve di riso e di cibodella missione sono andate comple-tamente distrutte dall’inondazione. I danni sono ingenti: le attrezzature,i gruppi elettrogeni, le automobili, gli

strumenti del dispensario, i banchi del-le aule, tutto è stato sommerso dal-l’acqua e dal fango. Le difficoltà sonoaumentate dall’isolamento dovuto al-la mancanza di elettricità, alle stradee linee telefoniche interrotte.

Il Direttore Don Gianni Corselli èriuscito a raggiungere Bemaneviky suun’imbarcazione per portare un po’ diviveri. Il villaggio è tutto fango e mol-tissime sono le carcasse di buoi o ani-mali annegati. Si temono epidemienon essendoci acqua, medicine, vive-ri e vestiti per coprirsi.

Il Governo ha definito il tifone “unaemergenza nazionale” e per bocca delMinistro degli Interni ha lanciato unappello alla comunità internazionaleperché venga in soccorso dell’isola.

Invito tutte le Comunità Salesianea far conoscere tale situazione, apren-do una sottoscrizione a favore dellecomunità malgasce più colpite.

È un appello urgente. È un impegnoconcreto per vivere la Quaresima.

Don Pier Fausto FrisoliConsigliere Regionale per l’Italia

e il Medio Oriente

Inviare la propria offerta a:

Conto Corrente bancario n. 000002520X76

Intestato a: Direzione Generale Opere Don Bosco - RomaBanca Popolare di Sondrio - Agenzia 2 - Roma Cin U - ABI 05696 - CAB 03202

Causale: Madagascar, ciclone Gafilo

AI DIRETTORI DELLE CASE SALESIANE D’ITALIAÞß

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Missioni

EMERGENZA MADAGASCAR

Bemaneviky, 14-03-2004Carissimi,

invio questa lettera a tutti voi amici e benefat-tori e non vi nascondo che la scrivo con le lacrimeagli occhi dopo aver fatto un giro per il villaggioed aver sentito le novità dei villaggi vicini.

Io mi trovavo a Tananarive per gli Esercizi Spi-rituali e sono rientrato a Bemaneviky venerdì 12Marzo. Il ciclone Gafilo è passato a Bemanevikydomenica 7 marzo. Un vento forte al mattino hadanneggiato e abbattuto diverse capanne e alberi.Nel pomeriggio dello stesso giorno il fiume Sambi-rano è straripato in diversi punti e l’acqua ha co-minciato ad entrare nel villaggio. Sul far della seral’intero villaggio si era trasformato nel letto di unfiume in piena. La gente non si aspettava una cosasimile (effettivamente è da più di settanta anni chenon accadeva), non si è mossa ed ha cercato di met-tersi in salvo nei posti più alti della casa. I morti ac-certati a Bemaneviky sono 9 mentre in tutta la val-le del Sambirano sono una ventina. I primi piani del-le case della nostra Missione (scuola, oratorio, ca-sa religiosa) si sono trasformate in rifugio per circa600 persone.

La gente ha perduto quasi tutte le sue povere co-se ed anche il riso da loro coltivato è rimasto sep-pellito da uno strato di fango.

Giovedì 11 marzo quando sono arrivato ad Am-banja sono rimasto esterrefatto. Nel villaggio nonc’era riso buono, niente zucchero e nulla con cuiaccompagnare il riso. Il primo giorno la gente hamangiato carne abbondante perché moltissimi buoierano morti e quasi tutti i polli sono stati portati viadalla corrente. Anche i nostri 3 confratelli e le suo-re mangiavano il riso marcio.

Non sapevo cosa fare: avrei voluto comprare unsacco di cose ma era impossibile farle arrivare a Be-maneviky perché la strada si era trasformata in unaforesta impraticabile, con grossi alberi abbattuti dalvento; un ponte si è staccato dalla terra ferma ed unospesso strato di fango che in diversi punti raggiun-ge la profondità di un metro e mezzo impedisce ilpassaggio dei trattori. Le uniche vie erano quelledel cielo (un elicottero) o quella del fiume. Sono an-dato a parlare con le autorità che per fortuna si sta-vano muovendo: avevano ricevuto un poco di risoda distribuire ai molti villaggi e stavano cercando

una barca a motore. Mi sono offerto di contribuirefacendomi promettere che avrebbero anche tra-sportato tutto il riso che avrei comprato. Nel frat-tempo ho telefonato all’ispettore il quale si è mes-so subito a disposizione assicurandomi l’appoggiodell’ispettoria.

Venerdì 12 marzo alle 14,30 eravamo pronti perpartire (il sindaco di Bemaneviky, il deputato, undottore con qualche scatola di medicine, il sotto-scritto e 6 sacchi di riso). Io avevo messo in vali-gia alcune scatole di sardine ed alcuni filoni di pa-ne per i confratelli e le suore. Fortunatamente ilviaggio è andato bene ed adesso la barca continuaa fare viaggi trasportando del riso e portando alla cli-nica di Ambanja i malati gravi o le donne parto-rienti.

Quando siamo arrivati a Bemaneviky tutta lagente infangata ed emaciata (tutti ora sono inten-ti a ripulire le case rimaste in piedi e le loro cosedal fango) si è riversata sulla riva del fiume ad ac-coglierci. Si vedeva nei loro occhi la stanchezza,la delusione e la voglia di non cedere. Io incorag-giavo tutti e molte persone amiche al vedermi pian-gevano e facevano a gara a raccontarmi quello cheera avvenuto e come avevano perso tutto. Quan-do sono arrivato a casa ed ho visto lo sfacelo e co-me bisognava rinnovare tutto e ripartire da zero,mi è venuta voglia di tornare indietro, ma è statosolo un momento: ho offerto tutto al Signore e so-no pronto a ricominciare con i miei confratelli chesono stati meravigliosi (e continuano ad esserlo)nel soccorrere e nel cercare di ripulire tutto.

Anche per la scuola è un problema: tutto il ma-teriale si è bagnato ed è andato perso, le aule sonopiene di fango, molti banchi sono stati danneggia-ti, i ragazzi non hanno quaderni e non hanno i sol-di per comprarseli, i libri della biblioteca sono tut-ti rovinati (il livello dell’acqua ha raggiunto da noi– il posto più alto del villaggio – un metro e mez-zo di altezza). Le automobili, il trattore, il gruppoelettrogeno devono essere riparati (speriamo chesarà possibile farlo) perché l’acqua li ha seriamen-te danneggiati, per cui non possiamo muoverci, sia-mo senza luce e senza acqua pulita ed in compen-so siamo circondati da un mare di fango!

In tutto ciò nessuno perde la speranza e tutti civengono ad aiutare. Ci raccomandiamo alle vostrepreghiere e vi confesso che ora come non mai ab-

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Missioni

MADAGASCARINIZIA A FIORIRE LA SPERANZA DOPO IL CICLONE GAFILO

Ivato, 24 marzo 2004 - Segnali di speranza dalMadagascar. Pur rimanendo critica la situazione delpaese dopo il passaggio del ciclone Gafilo, inizianoad affiorare alcuni importanti segni di ripresa. Lotestimonia per noi don Cosimo Alvati, direttore diRadio Don Bosco di Ivato: “La gente non si è arre-sa e ha ricominciato la ricostruzione delle capanne,delle scuole, della missione! È vero: occorrerà rico-minciare tutto da capo ma con l’aiuto della prov-videnza e della solidarietà concreta che sta affluen-do dall’Italia si può sperare bene”. Gli aiuti comin-ciano ad arrivare nella zona con maggiore facilità,il riso e i medicinali inviati dal governo vengono di-stribuiti. La strada che collega Ambanja ad An-doharano è di nuovo praticabile, ma solo ai fuori stra-da. Un ponte crollato è stato riparato però i trattorie i camion non possono ancora passare per cui oc-corre trasbordare il materiale da una sponda all’al-tra. L’emergenza cibo e medicinali, e così sarà per iprossimi mesi ancora, rimane una priorità. Per ilmomento il pericolo di epidemie è stato sventato.Un altro segno di speranza: anche se ancora tra ilfango e le macerie la scuola è ripresa a Bemaneviky.

Madagascar - Primi passi verso la normalità

Ambanja, 29 marzo 2004 - I vari collegamen-ti radio avuti con Don Giovanni Corselli (diretto-re della comunità) nella settimana tra lunedì 22 evenerdì 26 marzo, hanno permesso di delineare unquadro più preciso della situazione nella missione diBemaneviky. I salesiani stanno bene e per essi nonc’è alcuna preoccupazione: solo il lavoro è aumen-

tato in maniera smisurata, sono stanchi, tutto è sot-tosopra, ma sono sereni. La situazione si normaliz-za lentamente. È tutto da rifare nel villaggio: rico-struire le case (capanne), quasi tutte distrutte. In-tere zone sono rase al suolo. Il problema più gravee preoccupante è costituito dalla totale distruzionedella raccolta del riso: tutti i terreni sono inonda-ti, non vi è più riso, e il problema si ripropone pertutto l’anno prossimo. Il gruppo elettrogeno piùgrande ha ripreso a funzionare, anche la Toyota puòcamminare, ma non è ancora possibile raggiungereAmbanja. I pozzi sono ancora rovinati e inquinati,l’acqua non è potabile. Le persone del posto sonostate sollecitate a bollire l’acqua e trattarla con amu-china. I più deboli, soprattutto i bambini, soffronodi diarrea e vomito. Il governo locale ha promesso90 tonnellate di riso: non è ancora arrivato quasi nul-la. Don Giovanni deve assistere e sfamare centi-naia di persone. In questa fase di emergenza ha spe-

biamo bisogno del vostro aiuto e del vostro soste-gno, per poter venire incontro alle necessità enor-mi della nostra gente. Non solo Bemaneviky è co-sì, ma anche Ambodifinesy, Morafeno, Manamba-ro, Andranomandevy, Mahatera, Mahavanona pernominare i villaggi più colpiti.

Per ora chiudo non perché non avrei cosa dire(ho il cuore pieno di piccole e grandi cose che vor-rei comunicarvi) ma perché voglio farvi giungerepresto questa lettera.

Approfitto per fare a tutti i miei auguri per unaSanta Pasqua. Non dobbiamo dimenticare mai chela vita con Cristo è il frutto di un cammino duro,di sofferenza e di morte, che però uniti insieme conLui ci portano alla vera vita.

Buona continuazione della quaresima e BuonaPasqua.

Sosteneteci con la preghiera, ne abbiamo biso-gno.

Don Giovanni Corselli e la comunità salesiana

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Missioni

so più di 40 milioni di Franchi Malgasci, 4.800 €(1 € = 9.000 FM). Servono ancora soldi per com-prare riso e fagioli e capi di vestiario. Si spera sul-la solidarietà generosa di quanti vogliono aiutare arisollevare la pesante situazione di quell’angolo diMadagascar. È possibile farlo attraverso la FondazioneDon Bosco della Direzione Opere Don Bosco, Sa-lesiani Casa Generalizia.

Madagascar - Don Nicola: i salesiani si prodigano a sfamare la gente

Ivato, 2 aprile 2004 - “Si sta tornando lenta-mente ad una situazione di normalità, l’acqua si èritirata, il fango sta un po’ dappertutto, e si lavo-ra per portarlo via”. Sono le ultime informazioni ri-cevute dal salesiano don Nicola Pecoraro, in con-tatto via radio con don Giovanni Corselli, diret-tore dell’opera missionaria di Bemaneviki, dura-mente colpita dal passaggio del ciclone Gafilo.Inoltre don Nicola conferma che sinora non è ar-rivato nessun aiuto da parte del governo malgascioper sostenere le popolazioni colpite: “I danni sonogravi con ripercussioni che si protrarranno ancoraper molto tempo, si pensi solo al raccolto di riso an-

dato perduto per quest’anno. Non ho molte speranzenella possibilità di un intervento del governo, re-gna molta disorganizzazione e una seria mancanzadi mezzi per sostenere una tale crisi”. Secondo donNicola sarebbero stati gli stessi salesiani, attraver-so il vescovo di Antananarivo, ad avvisare il go-verno della distruzione provocata da Gafilo nellazona nord del Paese. E poi aggiunge ancora: “I sa-lesiani coinvolti dall’emergenza si prodigano a sfa-mare la gente”.

Madagascar - Dopo il ciclone c’è bisogno della solidarietà di tutti

Antananarivo, 22 aprile 2004 - La rete inter-nazionale della Caritas ha avviato, in collaborazio-ne con Caritas Madagascar, un piano di interventoper sostenere il Paese dopo il passaggio di due cicloniil mese scorso. Secondo le stime presentate da FI-DES sarebbero centinaia i morti: 774mila le perso-ne coinvolte dalla furia dei cicloni; 216mila senzatetto; 117mila ettari di coltivazioni stagionali inva-se dall’acqua. Particolarmente colpita è stata la zo-na dell’Andoharano, nel nord del Paese, dove il fiu-me Sambriano è straripato allagando anche il vil-laggio e la missione salesiana di Bemaneviky. Il pia-no di intervento della Caritas prevede un impegnoeconomico di 522mila euro. Distribuiti in: aiuto ali-mentare per 26.500 bambini e 13.500 adulti, delle14 Diocesi colpite su un totale di 20; aiuti sanitariper 18.750 persone, grazie al coinvolgimento di 36dispensari e centri di salute della Chiesa cattolica;sostegno alla ricostruzione di 430 case e 237 scuo-le in 12 Diocesi; sostegno alla ripresa economicacon la distribuzione di sementi a 1.365 famiglie. Ilsostegno salesiano al Madagascar può essere fattoattraverso la “Fondazione Don Bosco nel Mondo”.Maggiori informazioni per il sostegno possono essererichieste: [email protected].

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Notizie e curiosità

Il Gruppo Musicale si presenta

Per andare a ritroso nel tempo e quindi tracciarequella che è stata la nostra storia, dobbiamo dire chele nostre origini sono state strettamente bandistiche,nate e sviluppate sotto il tetto salesiano della scuo-la di Bra. Alternando periodi felici ed un po’ meno,ma sempre supportati dalla Casa e da validissimimaestri, abbiamo maturato un’esperienza quaran-tennale costellata da cose importanti.Seguendo le nuove tendenze, gusti musicali e ren-dendoci conto che le “bande” avevano uno spaziosempre più ridotto, abbiamo formato questo nuo-vo gruppo con lo scopo di dare una nuova improntamusicale; inizialmente si è pensato di rafforzarel’organico inserendo nuovi validi strumentisti di-plomati e dopo, con l’assunzione di una nuova gio-vane direttrice, molto preparata, il rinnovamento èstato consolidato.Inoltre è stata ammodernata la strumentazione, con

l’inserimento di chitarre, tastiera e batteria. Ancheil repertorio è stato ringiovanito con brani di mu-sica swing, jazz, colonne sonore di film, musicaleggera e parti cantate.Ora stiamo procedendo con il massimo impegno,crediamo fermamente in quello che stiamo facen-do e siamo sicuri dì offrire un buon prodotto mu-sicale; veniamo quindi a proporci per la realizza-zione di concerti che potranno essere inseriti nel-l’ambito di manifestazioni , o momenti particolari,organizzati dalle Vostre case.Siamo totalmente autonomi dal punto di vista im-piantistico e siamo coperti da SIAE: serve però unasede opportuna che possa ospitare circa 20-25 stru-mentisti.

Rimanendo a disposizione per qualsiasi chiarimen-to, porgiamo distinti saluti.

Il PresidenteGerbaldo Cortado

GRUPPO MUSICALE SAN DOMENICO SAVIO - BRA

COSPESSCUOLA SUPERIORE DI PSICOLOGIAPiazza Rebaudengo, 22 - 10155 Torino

Sabato 17 aprile 2004Orario: 9,30 - 17,00

Piazza Rebaudengo 22 - Torino

Convegno per l’inaugurazione della nuova sede del cospes

con la partecipazione di

Mario VigliettiOrientamento e valutazione

Modalità educativa permanente

Mario ComoglioProfessione insegnante nel XXI secolo

9.30 Accoglienza e iscrizione10.00 “Elementi di storia del cospes” Prof. Risatti

10.10 “Orientamento e valutazione. Modalità edu-cativa permanente” Prof. Viglietti

11.10 “Orientarsi tra scuola e lavoro. La parola al-le istituzioniî Tavola rotonda con rappre-sentanti di Regione, Provincia, Comune,Università, MIUR Piemonte, Industriali

12.00 Video di presentazione del COSPES12.10 ìProfessione insegnante nel XXI° secolo”

prof. Comoglio 13.00 Suddivisione dei gruppi di lavoro e pausa

pranzo14.00 Workshop in aula: L’orientamento e il coo-

perative learning15.45 Workshop plenario. Prof. Comoglio

17.00 Conclusione lavori e consegna attestati

È consigliata la prenotazione attraverso e-mail [email protected] o telefonando allo 011.203562Convegno gratuito, posti limitati.

Gli attestati di presenza saranno rilasciati solo alle persone che presenzieranno a tutta la giornata.Possibilità di parcheggio in cortile.

In attesa del patrocinio del M.I.U.R. e della Provincia di Torino

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Notizie e curiosità

1º aprile 2004

29º TOCCO D’ORO

Una bella pagina per la formazione professionaleHo avuto la gioia di essere presente alla cena offerta dall’Istituto Al-berghiero G. Colombatto di Torino, presso il quale si è svolta la ga-ra per il miglior piatto sul tema delle Olimpiadi del 2006.È stata una cortesia del Direttore del centro Carlo Vallero, che mi hainformato come il Centro CNOS-FAP di San Benigno, essendosi clas-sificato tra i primi dieci, ha potuto partecipare a tale concorso, e con-frontarsi dignitosamente con gli altri allievi di istituti professionali...quinquennali, per creare il miglior piatto.Accompagnato dal sig. Paolo, insegnante e formatore del nostro cor-so, ho ammirato i dieci capolavori, e, ancor prima di identificare dichi fosse, sono rimasto colpito da un piatto che riproponeva fine-mente il simbolo delle Olimpiadi, i cerchi olimpici... con le giuste co-lorazioni. Ed era proprio dei nostri artisti.Porgendo le mie congratulazioni a Sara e Paola, autrici del piatto, hoconstatato che avevano lavorato veramente tanto e, nello stesso tem-po, mi dicevano di essere contente di aver partecipato, indipenden-temente da come sarebbe andata la classifica.

Ho apprezzato il modo di valutare l’eventuale esito del loro capola-voro, in quanto dimostravano maturità e saggezza.Quando giunse il momento della esposizione della classifica, il Di-rettore della giuria, dichiarò il suo grazie ai ragazzi per il coraggioavuto nel concorrere e definendo tutti i piatti “bellissimi”. Elencò iparametri che hanno guidato nella graduatoria: la pulizia durantel’esecuzione del piatto e il sapore del cibo; nell’assaggio hanno va-lutato se il piatto era caldo o freddo, se la dosatura del sale era giu-sta, se la quantità del cibo era equilibrata rispetto alla dimensionedel piatto.Dopo di che dobbiamo subito dire che la classifica, che enunciava so-lo i primi tre, ha deluso parecchio: primo perché è sembrato che il mi-glior risultato sia stato per chi ha giocato in casa; secondo chi nonha rispettato le norme del concorso è stato egualmente premiato; ter-zo chi si è seriamente impegnato al nuovo, al sapore e alla presen-tazione è rimasto... a vedere.Che il miglior classificato, sia stato il piatto con un nido di fieno(sic), lascia proprio l’amaro in bocca.A me, come responsabile del CNOS-FAP, rimane comunque una gioiaprofonda e un ringraziamento da porgere agli attori prima di tutto(allievi e insegnanti) perché dalle due ragazze e dal loro insegnante,ho avuto la prova di grande intelligenza e di amore alla propria pro-fessione. Questo lo considero il premio e il tesoro vero da diffonde-re ai giovani d’oggi.Grazie carissimo Carlo. Guido Bombarda

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Notizie e curiosità

AL TEATRO VALSALICE TORNA “LA PRIMAVERA” DI DON MAZZOLENI

Quarant’anni fa Mario Parodi – rac-conta il figlio Andrea – e RenatoUglione erano allievi della IV Gin-nasio A dell’«Istituto Salesiano Val-salice». Per tutti e cinque gli annidi corso trovano un insegnante cheli segnerà per tutta la vita. Italia-no, latino, greco, filosofia e storia.Don Renato Mazzoleni, originariodi Cisano Bergamasco, entra nei lo-ro animi. Mario Parodi si laurea inlettere moderne e diventa inse-gnante e scrittore. Soprattutto saràl’autore della sua biografia (La la-ma di Pascal, Velar 1994). RenatoUglione si laurea in lettere classichee, in un certo qual modo, diventa il suo discepolo a Valsalice, eredi-tandone la cattedra, e diventando infine presidente dell’«Associa-zione di Cultura Classica».Parodi e Uglione sono, oggi, i cuori pulsanti di un incontro definito«cultural-soft» che ricorderà il loro grande professore, in occasione deldecimo anno della sua scomparsa. Parodi e Uglione sono soltanto duedei centinaia di allievi di Don Renato. Ma quale caratteristica avevaquesto religioso bergamasco per avere trasmesso tutto questo entu-siasmo? La risposta è unanime: prima di essere un religioso Don Re-nato aveva un’umanità straordinaria. Un aneddoto che si ricorda sem-pre volentieri di lui? In primavera, quando sulla collina si avvertiva ilsuo avvento, Don Renato era solito interrompere la lezione per esal-tare la gioia del ritorno della bella stagione. «Guardate – diceva – legemme che si aprono! E sentite, il cinguettìo degli uccelli!». Da quila decisione di intitolare l’incontro: «Sorpresa! È arrivata la Primave-ra!» e di collocarla in una data non a caso, il 20 marzo. Quel saba-to, alle ore 16, presso il teatro di Valsalice, in viale Thovez 37 a To-rino, ci saranno, si spera, proprio tutti.Tutti gli ex allievi, tutti i salesiani del Piemonte (previsto, tra gli al-tri, Don Luigi Testa, direttore del «Colle Don Bosco» e già ispettoredei Salesiani del Piemonte). Da Cisano Bergamasco arriveranno duepullman, una rappresentanza dell’«Associazione Culturale Don RenatoMazzoleni», (capeggiati dai familiari, dal sindaco di Cisano e, so-prattutto, da Mons. Giovanbattista Roncalli, nipote di Papa Giovan-ni XXIII). Mentre Renato Uglione parlerà di Seneca ne «Il mestiere divivere», Mario Parodi regalerà emozioni recitando celebri passi dan-teschi («Il piacere del sublime»), accompagnato al sassofono da Si-mone Garino, giovane promessa jazz. Il pomeriggio di Valsalice in ono-re di Don Renato, infine, sarà impreziosito dalla Corale «Phoneiron»di Torino con gli Anthems di John Rutter e dalla testimonianza di Lu-ca Borrione, giovane insegnante di Valsalice, altro ex allievo di DonRenato. Dice Mario Parodi: «Don Renato era solito fare sorprese. Que-st’incontro rientra in pieno nel suo modo di essere. È un’occasioneirripetibile per ricordarlo a ben dieci anni dalla sua scomparsa. Se lasperanza di essere davvero tutti a questo evento si attuerà, si abbat-

Don Renato Mazzoleni, do-cente all’Istituto Salesiano diValsalice.

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Notizie e curiosità

terebbero, in un certo senso, le frontiere del tempo, sotto l’ala be-nedicente di Papa Giovanni XXIII».Don Renato Mazzoleni ha insegnato a Valsalice dal 1951 al 1993. Isuoi allievi sono stati in tutto più di 4000. A Valsalice non esiste piùun’associazione di ex allievi e non è possibile riuscire a contattarli tut-ti. Mario Parodi e Renato Uglione stanno cercando i loro ex compa-gni, ma mancano del tutto i contatti con le loro classi. «Da un pri-mo giro di telefonate stiamo ottenendo un’ottima risposta», afferma

Mario Parodi. «La nostra idea è supportata anche dal fatto che mol-ti di noi non si rivedono dalla maturità, cioè dall’estate del 1969. L’in-contro culturale per Don Renato – conclude – è anche una scusa perrivederci tutti assieme dopo quasi 35 anni. Ma siamo ambiziosi, evorremmo ricreare una grande famiglia con tutti gli ex allievi di DonRenato».

Per qualunque informazione: tel. 347.84.12.769

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IL MARE:NATURA, SIMBOLI,PROTEZIONINELLE IMMAGINETTEDEVOZIONALI

Museo di Storia Naturale “Don Bosco”Istituto Salesiano “Valsalice”Viale Thovez, 37 - 10131 Torino16 gennaio - 28 marzo 2004

Inaugurazione 16 gennaio 2004, ore 18

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Notizie e curiosità

Foto di gruppo dei Cooperatori.

Promessa del Cooperatore

O Padre, Ti adoro perché sei buono e ami tutti.

Ti ringrazio per avermi creato e redento, per avermi chiamato a far parte della tua Chiesa e fatto conoscere in essa la Famiglia apostolica di Don Bosco, che vive per Te

al servizio dei giovani e dei ceti popolari.

Attratto dal tuo Amore misericordioso, voglio riamarti facendo del bene.

Per questo, dopo essermi preparato,

PROMETTO

di impegnarmi a vivere il Progetto evangelico dell’Associazione dei Cooperatori Salesiani e cioè:

– a essere fedele discepolo di Cristo nella Chiesa Cattolica;

– a lavorare nel tuo Regno, specialmente per la promozione e la salvezza dei giovani;

– ad approfondire e testimoniare lo spirito salesiano;

– e a collaborare, in comunione di Famiglia, alle iniziative apostoliche della Chiesa locale.

Donami, o Padre, la forza del tuo Spirito, perché io sappia essere fedele a questo proposito di vita.

Maria Ausiliatrice, Madre della Chiesa, mi assista e mi guidi.

Amen.

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Don MARIO ROSSI03-04-1935 – 17-01-2004

Nato a Ghigo di Polonghera (CN), era andato a Lombriasco per glistudi di Perito Agrario, conclusi con il diploma nel 1955. Entrò nellostesso anno al Noviziato di Pinerolo ed emise la prima professione re-ligiosa il 16 agosto 1956.Completati gli studi filosofici a Foglizzo (56-59), svolse il tirociniopratico a Cuorgnè (59-62). Frequentò la teologia a Bollengo (62-66)e fu ordinato sacerdote il 26 marzo 1966.Iniziò la sua attività educativa e sacerdotale proprio a Lombriasco,dove aveva studiato prima di entrare in Congregazione (66-67). Pas-sato poi a Torino-Valsalice, vi rimase otto anni (67-75), prima comeinsegnante e assistente (67-72), poi ricoprì l’incarico di Direttore del-l’Oratorio e per due anni (73-75) fu anche Consigliere del Triennio. Tra-sferito a Torino-Agnelli svolse la mansione di Economo dell’Istituto(75-79) e dall’ottobre ’76 fu anche Vicario del Direttore.Ritornato a Lombriasco ebbe l’incarico di Vicario e di Economo (79-87). Poi fu sempre Economo: a Fossa-no (87-92), Torino-Monterosa (92-95), Colle Don Bosco (95-98) e infine a Torino-Agnelli (1998-2003).Aveva ricevuto l’obbedienza di andare ad Avigliana, quando si ammalò seriamente per un tumore. Vissecon fede e serenità gli ultimi mesi della sua vita, fino a che il Signore lo chiamò nella gioia del cielo.Don Mario Rossi ha vissuto la sua vita salesiana con totale affidamento a Dio e donazione al prossimo. Èstato un salesiano sacerdote convinto, fedele e testimone, totalmente realizzato ad imitazione di Gesù BuonPastore: cordiale e disponibile si è preoccupato delle necessità quotidiane dei confratelli e dei giovani, cheha servito in varie comunità; sacerdote zelante, nel suo ministero, ha cercato di orientare verso il bene co-loro che ha incontrato con la parola e la testimonianza.È stato un servitore buono e fedele ed ora, nella Casa del Padre, con Maria, intercede per tutti noi dinan-zi a Dio Padre, al Figlio e allo Spirito Santo.

Don ANTONIO PARLANTI07-06-1932 – 22-01-2004

Nacque a Carpegna (PS). Venne a Penango (46) per gli studi ginnasialie di qui, dopo un difficile anno di scuola, passò al Colle Don Bosco(47-51), per frequentare l’Avviamento professionale in campo grafi-co. Entrato a Villa Moglia per il Noviziato (51), lo concluse con laprima professione religiosa come coadiutore il 15 agosto 1952. Tor-nato al Colle Don Bosco frequentò il corso di Magistero professiona-le grafico. Nel 1960 assunse l’incarico di Vice Direttore tecnico afianco dell’allora Direttore tecnico Sig. Pietro Vespa. Frequentò uncorso universitario, affiliato al Politecnico di Torino, e conseguì (64)il titolo di Dirigente grafico. Quando il Sig. Vespa fu trasferito a Ro-ma, il Sig. Parlanti assume la responsabilità di Direttore tecnico del-la tipografia (65-68).Nel 1968 fu colpito da una seria malattia ai polmoni che lo ridussein fin di vita. Quando convalescente ritornò al Colle Don Bosco, gli fu affidato un incarico meno gravoso.Intanto sorgeva in lui nuovamente, perché già da ragazzo aveva questo sogno in cuore, il desiderio di di-ventare sacerdote. Nel 1973 gli fu permesso dai Superiori di iniziare gli studi teologici, ma solo nei ritaglidi tempo, perché fu inviato a Roma come responsabile della Tipografia Poliglotta Vaticana. Finalmente potécoronare il suo sogno il 16 dicembre 1978, quando fu ordinato sacerdote a Torino-Crocetta.Rimase ancora due anni alla Pontificia Università Salesiana di Roma (78-80), poi fu trasferito al Noviziatodi Pinerolo - Monte Oliveto come Socio del Maestro (80-82). Trascorso un anno (82-83) a Cumiana, tornòsempre come Socio a Pinerolo (83-88). Designato Direttore dell’Istituto San Callisto a Roma, vi rimase fi-no al 1996, quando venne trasferito alla Casa Generalizia come aiuto nell’Economato della Congregazio-ne (96-2001). Quando morì a Valdocco don Romeo Tavano, fu chiamato a Torino don Antonio per sosti-tuirlo nell’ufficio patrimoniale. Svolse con fedeltà e impegno questo incarico, spesso arido e poco appari-scente, finché lo colpì la malattia ai polmoni che lo portò alla morte. Trascorse gli ultimi giorni della vitacon rassegnazione e profonda fede nell’infermeria dell’Università Pontificia Salesiana di Roma.

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La vita di Don Antonio Parlanti fu un cammino di perfezione cristiana, religiosa salesiana a gloria di Dioe di donazione al prossimo. Religioso fedele, convinto, pastorale, educativo secondo il cuore e lo stile diDon Bosco. La sua vita salesiana si può dividere un due periodi:

– fino al 1978 come confratello laico, impegnato in campo tipografico, dove si specializzò con ricono-scimento universitario e svolgendo con competenza varie mansioni di responsabilità in campo educativo,nell’insegnamento, in relazioni pubbliche editoriali a Torino e a Roma-Vaticano;

– dopo il 1978 chiese di poter donare la sua vita anche come sacerdote, dimostrandosi degno ministronell’apostolato, nel sacramento della riconciliazione e come ricercato direttore spirituale.Una improvvisa malattia lo chiamò nella Casa del Padre, accompagnato dalla Madonna, all’inizio dellanovena di Don Bosco.

Sig. BERNARDO FERRERO09-11-1919 – 07-02-2004

Era nato a Savigliano (CN). Dopo le scuole elementari, andò a Cu-miana per frequentare l’Avviamento agrario (37-41). Entrato nel No-viziato di Chieri – Villa Moglia (41-42), emise la prima professionereligiosa il 16 agosto 1942. Compì il Magistero per coadiutori a Cu-miana (42-44) e al Colle Don Bosco (44-45). Rimase al Colle undicianni (45-56) come addetto alla libreria e alle filmine. Dopo due an-ni passati nella Casa capitolare a Valdocco (56-58), venne trasferitosempre a Valdocco alla Elledici come Capo reparto dei fotografi (58-60) e come Capo reparto del settore filmine (60-63). Approdò quin-di a Torino-Leumann dove svolse gli incarichi di Capo reparto setto-re filmine (63-80), di Economo della comunità religiosa (80-97) e in-fine di aiutante dell’Economo (97-2001). Ammalatosi venne trasferitoalla casa di Torino-Andrea Beltrami fino alla morte.Il sig. Bernardo Ferrero fu nella Congregazione Salesiana la mano lai-cale di Don Bosco. Figlio di una famiglia numerosa e ricca di fede, religioso salesiano di pietà profonda esentita, disponibile con generosità nei vari impegni che l’obbedienza gli affidava. Di inventiva e vivacitànella sua professione, fu pioniere nell’arte grafica e nella tecnica dell’audiovisivo. Il suo nome è legato al-la storia gloriosa della “Filmine don Bosco” diffuse in tutto il mondo dalla Elledici.Negli ultimi anni la malattia accompagnò la sua vita e il Signore l’accolse nella casa del Padre “quale ser-vo buono e fedele”.

Don GIOVANNI DEL COL23-06-1928 – 24-02-2004

Nato a Casarsa della Delizia (PN), entrò ad Ivrea nel 1939 per com-piere l’aspirantato e il ginnasio. Di qui nel 1943 passò al Noviziatodi Novi Ligure (AL) e divenne salesiano con la prima professionereligiosa il 16 agosto 1944. Frequentò gli studi filosofici a Foglizzo (44-46) e a Torino-Rebaudengo (46-49). Svolto il tirocinio pratico aTorino-Agnelli (49-52), andò a Beckford in Inghilterra per gli studi teo-logici (52-55) e a Melchet Court (55-56). Tornato in Italia fu ordina-to sacerdote a Torino il 1° luglio 1956.Iniziò il suo apostolato educativo e sacerdotale a Mirabello comecatechista e insegnante di Inglese (56-62). Poi fu al Colle Don Bosco(62-65) ancora come insegnante e catechista. Passato a Torino-Leumannsvolse l’incarico di addetto alla rivista Catechesi. Nel 1966 fu trasferi-to a Torino-Casa Lemoyne come economo, preside e insegnante (66-69), quindi passò alla Casa Apostolica di Valdocco come economo einsegnante (69-70). In seguito fu mandato a Torino-Rebaudengo come Direttore e insegnante (70-76), a To-rino-Crocetta in qualità di Economo (76-80) e sempre alla Crocetta (80-84) come Economo ispettoriale. Nel1984 venne trasferito a Roma- Opera PAS come Economo e in seguito nella casa di San Callisto (84-2001).Tornato in Piemonte fu ancora Economo nella parrocchia di Torino -San Giuseppe Lavoratore, dove ri-mase fino agli ultimi mesi di vita, quando ammalatosi venne trasferito alla casa Andrea Beltrami di To-rino, dove morì.

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Don Giovanni Del Col, nato in una famiglia profondamente cristiana, seguì la chiamata del Signore nellaCongregazione Salesiana, donandosi con generosità e sacrificio a Dio ed ai fratelli, nei vari impegni di re-sponsabilità che la Provvidenza gi affidò. Quanti lo hanno conosciuto lo ricordano: salesiano fedele, os-servante e fervoroso, ma buono e sempre comprensivo; sacerdote convinto, apostolico e profondo nel mi-nistero della Parola, della Riconciliazione e della Direzione spirituale; uomo retto, di carattere forte, solidoed esigente con se stesso, ma gioioso ed accogliente con tutti.La Vergine Ausiliatrice, che Don Giovanni tanto amò e fece amare, nel suo ricordo mensile, lo accompa-gnò con Don Bosco, nella Casa del Padre.

Sig. GIUSEPPE AIMAR08-12-1914 – 13-03-2004

Nato a Busca (CN), venne ad Avigliana come vocazione adulta (45-46), di qui passò al Noviziato di Pinerolo - Monte Oliveto, ed emi-se la prima professione religiosa il 16 agosto 1947.La sua vita salesiana fu molto semplice e lineare: terminato il Novi-ziato rimase a Pinerolo come addetto alla sartoria (47-68), poi ven-ne trasferito a Foglizzo sempre continuando il suo lavoro di sarto (68-73) e svolgendo anche il compito di infermiere per un anno (72-73).Infine approdò a Torino - San Giovanni Evangelista dove lavorò nellaguardaroba e fu incaricato dei Cooperatori, fino a che le forze glielopermisero (73-2000). Passò gli ultimi anni della sua vita con serenitànella casa di Torino - Andrea Beltrami, dove morì.Il sig. Giuseppe Aimar seguì Don Bosco nella Congregazione salesia-na in età adulta con una donazione totale, gioiosa e serena nellemansioni che gli furono affidate. Fu religioso fedele, buono, generoso, disponibile; salesiano semplice, la-borioso, sacrificato.Così al seguito di Don Bosco ha offerto a Dio la sua vita, vissuta con fede profonda e coerente, donandoa tutti una scintilla della sua serenità spirituale.Negli ultimi anni la malattia lo purificò per il Cielo. Maria Ausiliatrice, che amò con devozione filiale, l’ac-colse e l’accompagnò nella Famiglia Salesiana, già nella Casa del Padre.

Sig. REMO BALCONI21-09-1923 – 30-03-2004

Il signor Remo era nato a Cambiago (MI). Dopo le scuole elementa-ri al suo paese natio, lavorò come elettricista. Venuto ad Ivrea (44),dopo due anni passò al Noviziato di Chieri -Villa Moglia, dove con-cluse con la prima professione religiosa il 16 agosto 1947.Rimase ancora un anno a Villa Moglia, poi andò a To - Rebaudengoper frequentare il Magistero professionale (48-50). In seguito venne no-minato Capo degli elettromeccanici, mansione che svolse al Rebau-dengo per sei anni (50-56).Trasferito a To -Agnelli, vi rimase dal 1956 al 2000 con l’incarico diCapo elettromeccanici. Nel 1960 conseguì la Licenza tecnica in Elet-tromeccanica. Lavorò con impegno e competenza, formando schie-re di giovani ad un lavoro professionale serio. Per sei anni (83-89)fu anche Consigliere ispettoriale dell’Ispettoria Subalpina, alla qua-le era stato trasferito nel 1964 dalla Centrale. Gli ultimi anni dellasua vita li trascorse infermo a Casa Andrea Beltrami, conservando la sua serenità pur tra le sofferenzedella malattia.Il sig. Balconi seguì il Signore nella Congregazione salesiana quando aveva circa ventitré anni e fu la ve-ra “mano laicale” esperta e buona di Don Bosco. Religioso convinto, fedele testimone del Signore nella suadonazione a Dio e al prossimo, salesiano buono, operoso a servizio dei giovani nello stile di Don Bosco,agì sempre come costruttore di comunione con la gentilezza nel tratto, la serenità e la disponibilità contutti. Fu esperto elettromeccanico, responsabile di laboratori e aperto al mondo del lavoro.La sua vita offerta pienamente al Signore e ai fratelli, si concluse nella sofferenza con Cristo per le voca-zioni e per la redenzione del mondo.

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Don RENATO MONCHIETTI17-06-1937 – 31-03-2004

Nato a Verrua Savoia (TO), era venuto a Chieri per il corso ginna-siale. Entrato nel Noviziato di Pinerolo (54), emise la prima professionereligiosa il 16 agosto 1955. Frequentò gli studi filosofici a Foglizzo(55-59) e svolse il tirocinio pratico a San Mauro Torinese (59-60) ea Fossano (60-62).Conseguita l’Abilitazione magistrale (64) a Cuneo, ottenne l’Autoriz-zazione ministeriale per l’insegnamento dell’Educazione artistica (65).Più avanti acquisì anche la Laurea in Architettura. La sua vita di edu-catore salesiano iniziò a Fossano (62-64) come assistente e insegnante,ugualmente a Perosa Argentina (64-66). A Lanzo Torinese insegnò ilDisegno (66-67). Per motivi personali posticipò il corso di Teologia.Frequentò il primo anno a Salerno (67-68) e gli altri tre a Castellam-mare di Stabia (68-71). Divenne sacerdote il 3 aprile 1971 nella Basi-lica di Maria Ausiliatrice a Valdocco.Come sacerdote, fu inviato a Châtillon per svolgere l’incarico di catechista della Scuola media e per inse-gnare (71-72). In seguito fu insegnante e assistente prima a Cuorgnè (72-81), poi nella casa di To-San Pao-lo (81-92), di qui con lo stesso incarico fu trasferito a To-Monterosa (92-96). Trascorso un anno a Ivrea(96-97), tornò a To-San Paolo, dove rimase fino alla morte svolgendo la sua attività nella parrocchia Ge-sù Adolescente.Don Renato, nella festa di Maria Ausiliatrice del 1954, chiede di entrare in Noviziato per iniziare il primopasso nella vita salesiana. Fu religioso convinto, fedele, impegnato in una tensione umile e continua permigliorare la sua adesione al progetto del Signore su di lui. Salesiano generoso e disponibile, aveva buonecapacità artistiche che donò con impegno ai giovani, che ha incontrato nel suo lavoro educativo e forma-tivo di insegnante. È stato un sacerdote apprezzato per il suo ministero pastorale e di guida spirituale. La-vorò con umiltà perché il Signore fosse accolto e vissuto nelle anime dei giovani e fra gli adulti degli am-bienti popolari.Il Signore lo chiamò nella Casa del Padre a ricevere il premio del servo buono e fedele nel ricordo mensiledi Don Bosco.

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PARENTI DEFUNTI DEI SALESIANI

Sorella del Sig. Francesco Zampieron (Comunità di Lombriasco)

Mamma di Don Fausto Tarasco (Comunità di Borgomanero)

e di Don Genesio Tarasco (Comunità di Lombriasco)

Mamma di Don Giuseppe Actis (Comunità di To - San Giovanni Evangelista)

Papà di Don Giorgio Gramaglia (Comunità di To -Valdocco S. Francesco di Sales)

Mamma di Don Giovanni Di Maggio (Comunità di To-Agnelli)

Sorella di Don Egidio Carniel (Comunità di Fossano)

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Pastorale Gio vanile: www.pastorale .valdocco.it

Sito ICP: www.salesiani-icp.net